Twilight Since 1761

di Crumble
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. A PRIMA VISTA ***
Capitolo 2: *** 2. JAKE ***
Capitolo 3: *** 3. IL BALLO ***
Capitolo 4: *** 4. PARTENZA ***
Capitolo 5: *** 5. LE SETTE FATICHE DI BELLA ***
Capitolo 6: *** 6. LETTERE ***
Capitolo 7: *** 7. SEGRETO SVELATO ***
Capitolo 8: *** 8. GITA IN CITTA' ***
Capitolo 9: *** 9. I NEWTON ***
Capitolo 10: *** 10. ULTIMI PREPARATIVI ***
Capitolo 11: *** 11. MATRIMONIO ***
Capitolo 12: *** 12. INSIEME COMUNQUE ***
Capitolo 13: *** NON E' UN AGGIORNAMENTO! ***
Capitolo 14: *** 13. LUNA DI MIELE ***
Capitolo 15: *** 14. SANGUE ***
Capitolo 16: *** 15. TE’ DELLE CINQUE ***
Capitolo 17: *** 16. PARIGI ***



Capitolo 1
*** 1. A PRIMA VISTA ***


Faccio una premessa eh....

Allora, questa storia è un pò strana, particolare. E' ambientata nel 1700, infatti Edward è il principe d'Inghilterra e Bella la principessa di Francia.
Non c'è molto da dire...leggete e ditemi che ve ne pare...

CAPITOLO UNO: A PRIMA VISTA

"Bella, svegliati!"
"…mm…ancora cinque minuti" bofonchiai.
"È già ora di colazione! Farai tardi!" insistè Angela, la mia personale damigella.
Non mi piaceva che fosse definita serva, benchè fondamentalmente lo fosse.
Angela mi strappò le coperte di dosso e fui costretta a svegliarmi.
"Va bene, va bene! Mi alzo!" brontolai stropicciandomi gli occhi.
"Tuo padre sarà qui a minuti! Devi incontrarlo a colazione, l'hai scordato?"
"Certo che no!" accidenti si!
Che figlia sbadata. Mio padre aveva passato gli ultimi sei mesi in guerra contro l'Inghilterra e adesso che stava per tornare dovevo accoglierlo!
Grazie ad Angela mi lavai, vestii e pettinai in pochi minuti. Scesi le scale tirando su il vestito, con la mia goffaggine, ci sarei arrivata rotolando fino al tavolo della colazione; infatti avevo già messo in programma di cadere un paio di volte in più del solito.
Quando raggiunsi il tavolo, per fortuna mio padre non era ancora arrivato.
"Alla buon'ora Isabella" mi riprese mia madre.
"Scusa mamma" risposi.
In quel periodo, mia madre era decisamente arrabbiata con me…
In quel momento, un servitore annunciò l'arrivo di mio padre. La porta si aprì e mio padre fece il suo ingresso accompagnato da altre sette persone.
Appena le vidi ne rimasi folgorata. Tutti di una bellezza unica, sovrumana.
"Bentornato, Charlie" disse mia madre baciandolo sulla guancia.
"Grazie cara" rispose. Sembrava stanco.
Si rivolse a me poi. "Ecco la mia bambina" mi abbracciò "Come stai?"
"Bene papà" risposi ricambiando l'abbraccio "Mi sei mancato"
"Anche tu cara" rispose accarezzandomi una guancia.
Poi, si rivolse a tutti. "Ho piacere di annunciare che oggi faranno colazione con noi Re Carlisle e la sua famiglia" disse rivelando chi fossero gli strani e bellissimi accompagnatori.
Ci sedemmo a tavola. Mia madre come sempre davanti a mio padre, mentre io mi ritrovai seduta davanti a uno dei figli di Re Carlisle.
Aveva i capelli rossicci e due occhi, anzi, due pozzi neri al posto degli occhi.
Incrociai un attimo il suo sguardo e lo vidi guardarmi con astio.
Spostai la mia attenzione su Charlie e Renee.
"…invece, che mi racconti di Bella? Che cosa ha fatto in questo tempo?" chiese mio padre a Renèe.
Sapevo bene cosa sarebbe successo.
"Tua figlia mi farà impazzire!" appunto.
"Perché? Che ha combinato?" chiese Charlie.
"Due settimane fa ha ricevuto la visita del principe Eric"
"Oh si! lo ricordo. Siamo andati ad una delle sue feste"
"Già. Bè, le ha chiesto di sposarlo" concluse Renèe.
Avvampai. Con che leggerezza lo diceva! Ricordo ancora l'imbarazzo che provai quando me lo chiese…
"Caspita…cosa ha risposto?" chiese mio padre.
"Di no!" urlò mia madre.
Mi accorsi che l'intera sala era ammutolita.
"Bè, cara" provò a dire mio padre che però venne bloccato.
"E sai cosa è successo due giorni fa? Il principe Tyler, quello della nobile casata dei Crowly, quello lì, le ha chiesto di sposarlo!"
"Caspita Bells, quante proposte" commentò mio padre.
Cercai di sorridere ma fallii miseramente.
"E sai cosa ha risposto tua figlia? Di no! Di questo passo mi farà morire"
"Mamma" cercai di richiamarla all'ordine vedendo i figli del Re inglese ridacchiare.
Bè, tutti tranne uno. Quello seduto davanti a me sembrava frustrato e mi guardava come se avessi la peste. Notai che si era spostato a destra, il più possibile lontano da me, come a voler evitare un'orrenda puzza.
Mia madre continuò, imperterrita. "Spero che saprai convincerla ad accettare una delle proposte"
"Mamma per favore" la ripresi.
Mi guardò storto. "Non so proprio che tu stia aspettando Isabella. Sei già in età da marito. A quest'ora dovresti già avermi dato un nipotino!" brontolò.
Arrosii mentre sentivo chiaramente delle persone ridere.
Incontrai di nuovo gli occhi del ragazzo davanti a me e lo vidi rigido, furente. Mi guardava male, mi lanciò uno sguardo che poteva uccidermi…
Eppure non potevo non notare la sua bellezza devastante.
Vedendo i suoi occhi squadrarmi con odio mi sentii ghiacciare e posai lo sguardo sul piatto. Cercando di tenerlo lì per tutta la colazione.
Solo alla fine mio padre prese parola.
"Sono felice di annunciare che dopo un'ostinata e dura guerra, finalmente Re Carlisle ed io siamo giunti ad un accordo. La pace sarà fatta tra i nostri regni e suggellata con il matrimonio di mia figlia Isabella e Edward, il figlio di Re Carlisle" annunciò.
Capii presto chi fosse, quando il duca seduto vicino a lui si congratulò.
Quando capii che Edward era il ragazzo seduto davanti a me, mi sentii mancare. Mi aveva studiata, ed era chiaro che non mi trovasse per niente di suo gradimento. Come potevo sposarlo?
Mio padre mi rivolse un sorriso di incoraggiamento, che non riuscii a ricambiare.
L'unica veramente contenta sembrava mia madre.
Guardai Edward un attimo e mi bastò a capire che la sua espressione non era cambiata di una virgola. Sempre rigido, freddo, distaccato.
Probabilmente si era aspettato di trovare una bella fanciulla, aggraziata. Invece io ero tutt'altro che aggraziata e neanche tanto speciale. Anzi, per essere una principessa ero abbastanza comune…
Dopo colazione, mio padre mi affidò il compito di mostrare il castello ai figli di Re Carlisle, mentre mio padre avrebbe trattenuto i sovrani Inglesi.
Fu così che mi ritrovai sola con cinque sconosciuti.
"Molto piacere, io sono Alice" si presentò una delle due ragazze.
"Io sono Emmett" si fece avanti il più nerboruto dei ragazzi.
"Loro invece sono Jasper, Rosalie ed Edward naturalmente" riprese parola Alice.
Feci un sorriso a Jasper che ricambiò cortesemente, Rosalie mi guardò furente ed Edward…
Se ne stette sull'angolo più lontano da me, senza sorridere né guardarmi.
L'unica conclusione a cui arrivai fu che entro la fine della giornata avrebbe disdetto il fidanzamento.
"Io sono Bella" risposi comunque "Venite, vi faccio vedere il castello"
Gli feci strada e fino all'ora di pranzo rimasi impegnata con loro.
Scoprii che Alice era molto simpatica, mentre Emmett, una volta conosciuto, era davvero divertente. Jasper rimase molto sulle sue. Mentre potei appurare con facilità e chiarezza che Rosalie mi trovava antipatica, mentre Edward…bè, lui semplicemente mi odiava.
Non mi parlò mai, non mi guardò e né mai sorrise. Sempre freddo, distaccato, soprattutto con me.
Non mi piaceva causare un simile rancore in una persona. Mi ripromisi che alla fine della giornata avrei rifiutato io di sposarlo. Così la colpa sarebbe stata mia e lui avrebbe potuto continuare la sua vita senza doversi legare a me per forza.
Solo una volta mi avvicinai a lui. Stavamo guardando il panorama dalla collina dietro il castello. Ovviamente erano tutti affascinati.
Osai avvicinarmi. "Bello vero?" mormorai permettendomi un lieve sorriso e uno sguardo nella sua direzione.
Me ne pentii all'istante. Edward serrò la mascella e mi fulminò, con uno sguardo pieno di rabbia. I suoi occhi, più neri che mai, mi fulminarono e io mi ritirai, senza parole per la furia del suo sguardo.
Abbassai il volto e mi scostai senza aggiungere altro.
Era palese. Mi odiava.

Mentre tornavamo al castello, io attenta a mantenere le distanze da Edward, Angela mi venne incontro, correndo. S'inchinò.
"Non preoccuparti Angela, non devi inchinarti, lo sai" la rassicurai.
Sorrise. "Il pranzo sarà servito tra breve. Tuo padre mi ha detto che devi far vedere le loro stanze agli ospiti…sai, se vogliono riposare un po’, prima"
"Certo, che sbadata" risposi. Solo dopo notai che Angela sembrava più pallida e anche più stanca.
"Angela stai bene?" chiesi.
Esitò. "Ecco…io…insomma…Bella, sono incinta" rispose.
Spalancai gli occhi per la sorpresa e poi l'abbracciai. "Oh mio Dio, congratulazioni!" esclamai "E Jhon? Lo sa?" era il suo fidanzato da anni ormai.
"Stavo andando a dirglielo" ammise.
"E allora corri! E fammi sapere com'è andata!" risposi.
Lei sorrise e corse via. Mi voltai verso i Cullen. "Andiamo, vi faccio vedere le vostre camere" dissi.
Annuirono.
Per fortuna erano tutte sullo stesso corridoio.
Inutile dire che appena indicai la camera di Edward, lui ci si fiondò dentro e chiuse la porta senza dire niente.
"Ci vediamo dopo a pranzo" disse Alice baciandomi sulla guancia.

A pranzo, il posto davanti a me era vuoto. Carlisle si scusò dicendo che Edward non si era sentito bene e che non sarebbe sceso.
A questo eravamo arrivati.
Mi passò l'appetito. Perché doveva farne una tragedia? Non gli piacevo, mi odiava anche senza conoscermi, non voleva sposarmi. Benissimo. Avrei disdetto tutto io per lui. Non c'era bisogno che si comportasse come se fosse morto qualcuno!
Giocai un po’ con il cibo che avevo sul piatto, senza mettere in bocca niente.
"Bella tutto bene?" chiese mio padre portando attenzione su di me.
"Si certo" mi affrettai a rispondere.
"Non hai mangiato niente" osservò Emmett.
"Non ho fame" chiusi il discorso.

Dopo pranzo, Alice volle fare una passeggiata a cavallo, sebbene il tempo non fosse dei migliori.
Eravamo sole, io e lei, e finalmente mi sentii un po’ meglio. Almeno sapevo che intorno a me non c'erano persone che mi detestavano.
"È bellissimo qui" disse Alice.
"Già. E l'Inghilterra com'è?" chiesi curiosa.
"Bella, bellissima. La vedrai con i tuoi occhi" rispose.
Distolsi lo sguardo. "Già, forse" mormorai.
"Sei brava a cavallo" cambiò argomento.
"È una delle poche cose che so fare senza cadere" ammisi con imbarazzo.
"È un bene. A Edward piace tanto cavalcare" rispose.
Mi morsi un labbro. "Alice… io non gli piaccio vero?" chiesi infine.
"Come? E perché pensi una cosa del genere?" chiese allibita.
"È che…lui mi detesta…" ammisi "in fondo, è costretto in questo matrimonio quanto me e posso capire se non vuole sposarmi… se può farlo stare meglio, posso annullare il fidanzamento" proposi.
"Bella! Edward non ti detesta! E non annullerai il fidanzamento!" disse Alice.
"Ma Alice, lui non vuole" protestai.
"Te l'ha detto?" chiese.
"No"
"E allora non è vero! Il matrimonio si farà!" decretò.
Si, ma questo non vuol dire che lui mi voglia, o perlomeno che mi accetti…
"Non deve sentirsi costretto, ecco. Non sarà bello passare il resto della vita con una donna a cui non potrà mai voler bene" spiegai.
"Parli come se ti avesse rifiutata" commentò.
"Digli pure che può farlo"
"Bella, il matrimonio si farà. E credimi, Edward non ti odia. Ora, torniamo al castello. La tua amica, Angela, vuole parlarti" disse.
Non ebbi il tempo di chiarire come lo sapesse che già era partita al galoppo.

Bene...emm...che vi sembra?...ditemi pure apertamente quello che pensate...anche cose brutte, non mi offendo affatto...^^

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Capitolo 2
*** 2. JAKE ***


CAPITOLO DUE: JAKE
"Bella, io e John ci sposiamo" annunciò Angela.
Mi congratulai di nuovo con lei. Aveva trovato un bravo ragazzo che le voleva bene e con cui poter costruire una famiglia.
Lasciai ad Angela la serata libera perché potesse festeggiare con il suo fidanzato.
Mi preparai per la cena e scesi prima dell'ora stabilita. Feci una passeggiata in giardino.
Mi fermai alla fontana, ammirandola.
Sentii dei passi e mi voltai, solo per trovare Edward intento a fissare la fontana, come stavo facendo anche io.
Non sapevo che fare. Restare in quell'imbarazzante e teso silenzio, oppure andare via di lì?
Bè, non avevo molta scelta. Visto che non ero gradita, mi voltai e, senza emettere suono, feci per andarmene.
"E' bello qui" disse all'improvviso.
Fu la prima volta che sentii la sua voce melodiosa. Era calda e mi sciolse.
Mi fermai e azzardai a tornare indietro.
"Si, è bello" risposi. Rimanemmo in silenzio. Decisi d'interromperlo. "E l'Inghilterra?"
Lo vidi sorridere. "L'Inghilterra è bella. Diversa. Più piovosa, più fredda…eppure incantevole" rispose.
"Non sei costretto a sposarmi lo sai?" chiesi infine.
"Neanche tu" rispose.
"Non potrei rifiutare una cosa del genere a mio padre…ma se tu non vuoi, possiamo cancellare tutto" mormorai.
Scosse la testa. "Mi sono preso un impegno anche io e non lo cambierò. Ci sposeremo, solo, non credi che dovremmo conoscerci meglio?" sorrise.
Mi sciolsi. Era la prima volta che vedevo un sorriso sincero sulle sue labbra; e come era diverso da quella mattina! Sembrava un'altra persona.
"Si, lo credo anche io" annuii.
"Sei sempre vissuta qui?" chiese.
"Si, sempre. Non ho visto quasi niente all'infuori di queste mura. Mia madre aveva paura che mi succedesse qualcosa" risposi "E tu? Sempre vissuto in Inghilterra?"
"Si, però ho viaggiato molto. Ho visitato diversi posti. Ti dispiacerebbe viaggiare?"
"Affatto…mi piacerebbe poter vedere nuovi paesi" ammisi.
"Bene, perché a me piace molto" sorrise ancora.
"Avete dei cavalli?" chiesi cambiando argomento.
Mi guardò, un po’ sorpreso dal cambio di discorso. "Si, abbiamo una splendida tenuta dove cavalcare e lasciarli liberi" rispose "A te piacciono molto?"
"E' una delle poche cose che so fare senza cadere più del dovuto" ammisi arrossendo.
Lo vidi irrigidirsi e per un attimo temetti che fosse tornato quello scontroso del mattino.
"Anche a me piace molto cavalcare" ammise.
"Quando partirete?" chiesi.
"Dopodomani. Vorrei…vorrei portarti con me, se per te va bene. vorrei farti vedere il posto dove vivo" propose.
Vedendolo esitare sorrisi. "Mi farebbe piacere, se per i miei genitori va bene"
Sorrise. "Bene, allora lo proporrò. Ah…mm… credo che tuo padre voglia dare una festa domani sera, per annunciare il nostro fidanzamento"
M'irrigidii. Fantastico. Un'altra occasione per mettermi in ridicolo…
"Ah…fantastico" commentai.
"Non ti piace ballare?" chiese.
"Io non posso ballare" lo corressi.
"Perché cadi?"
"Ovviamente" risposi mortificata.
"Non è un problema dipende da chi guida" rispose "Andiamo, la cena è pronta" disse prima che potessi ribattere.

Arrivammo appena prima che fosse servito il cibo. Notai mia madre e la regina Esme palesemente soddisfatte nel vederci insieme.
Mi sedetti davanti a Edward che questa volta, mi parlò.
"Ti piace leggere?" chiese mentre servivano le patate.
"Moltissimo. E a te?" chiesi di rimando.
"Si, molto. Abbiamo una biblioteca fornitissima" rispose.
Sorrisi. "Sarà la prima stanza che mi mostrerai!"
Rimanemmo in silenzio per un po’.
"Avete animali? Oltre ai cavalli intendo" chiesi una volta arrivati al dolce.
Scosse la testa. "No. Ma se ne vuoi qualcuno, possiamo prenderne" disse.
Sorrisi. "Sei molto gentile"
Poi, mio padre attirò l'attenzione per annunciare il ballo della sera successiva. Tutti accolsero la notizia con applausi e mormorii d'approvazione.
Tutti tranne me. Mi morsi il labbro e guardai nel piatto. Cosa sarebbe successo? Semplice: avrei rifiutato ogni cavaliere e nel caso di emergenza, avrei finto di stare male… tutto, pur di non ballare.
Trovai Edward intento a fissarmi, mi scrutava con un sorrisetto di scherno.
Si sporse sul tavolo. "Ballerai?" chiese sottovoce.
Scossi la testa.
"Neanche con me? Che sono il tuo fidanzato?" chiese ancora.
Arrossii e scossi ancora la testa, badando bene a non guardarlo negli occhi.
"Se ti prometto di non farti cadere, mai, balli con me?"
"Non so…" balbettai.
Feci l'errore d'incontrare il suo sguardo. Mi persi all'istante nei suoi occhi di topazio, il mio cervello non fece più un pensiero coerente, andò in vacanza praticamente.
"Non ti farò mai cadere, lo prometto. Balli con me?" la sua voce era miele.
Come faceva? Poteva abbacinare chiunque in quel modo!
Annuii inerme e incantata dal suo sguardo.
Mi diede il colpo di grazia quando fece un sorriso sghembo che mandò il mio cuore a mille e mi fece arrossire.

Dopo cena, Alice mi trascinò in camera sua. Mi sedetti sul letto.
"Allora Bella, tu ed Edward finalmente vi siete parlati" esordì sedendosi vicino a me. Mi limitai ad annuire.
"E come ti è sembrato?" chiese curiosa.
"E' gentile" risposi vagamente. Sebbene ogni volta che puntava i suoi occhi nei miei sembrassi perdere il lume della ragione.
"Tutto qui?" chiese delusa.
"Okay…è molto gentile…e, sembra anche simpatico…ci ho parlato poco"
Sorrise a 32 denti. "Sapevo che ti sarebbe piaciuto"
Arrossii. "Non-non è che mi piace…" biascicai.
"Peccato che dopo domani partiamo…mi piace stare in tua compagnia" cambiò discorso.
Sorrisi. "Anche a me piace. E comunque, Edward mi ha proposto di partire con voi e io ho accettato. Devo solo attendere il consenso di mio padre"
Alice s'illuminò e battè le mani insieme, come per applaudire.
Qualcuno bussò alla porta.
"Si, avanti" rispose Alice.
Rosalie entrò nella stanza. "Senti-" si bloccò, vedendomi.
Mi fulminò con lo sguardo. Nei suoi occhi vedevo rabbia.
Rimanemmo a guardarci tutte e tre per qualche secondo; Rosalie sempre sulla porta, la teneva aperta e mi guardava.
"Emm…è tardi, è meglio se vado via" annunciai alzandomi velocemente.
Mi diressi alla porta, e come mio solito, inciampai proprio davanti a Rosalie. Caddi per terra ma mi rialzai subito.
"Bella stai bene?" chiese Alice preoccupata.
"Si, certo. Buonanotte" risposi rossa come un peperone.
Incrociai di nuovo lo sguardo con Rosalie e la vidi ridacchiare della ma caduta. Abbassai lo sguardo, ancora rossa, e a passo svelto, mi dileguai.
Come poteva odiarmi così? Non ci eravamo neanche mai parlate! Forse dipendeva da me. Si, doveva essere così. Infondo, anche Edward mi aveva odiata a prima vista.
Girai l'angolo e andai a sbattere contro qualcosa. Alzai lo sguardo e vidi che era qualcuno. Edward.
"Stai bene?" chiese.
Annui. "Si, si certo" mi affrettai a dire.
"Sei sicura?" insistè scostandomi una ciocca di capelli dal viso.
Sentii dei passi dietro di noi. Mi voltai, per trovare Alice e Rosalie venire verso di noi. Rosalie mi guardava ancora male.
Mi voltai verso Edward, sentendomi avvampare.
"Buonanotte" mormorai correndo via.
Non me la sentivo di affrontare Rosalie. Per quel giorno avevo già avuto abbastanza emozioni.
Mi rifugiai in camera, dove mi lavai e andai a letto. Feci un po’ fatica ad addormentarmi, infatti non me ne accorsi quando ci riuscii. Probabilmente mentre mi rigiravo nel letto per l'ennesima volta.

Il mattino seguente mi svegliai di buon ora; non avevo più sonno, quindi scesi e trovai mio padre a fare colazione.
"Ehi, Bells! Come mai così mattiniera?" chiese.
Alzai le spalle. "Non avevo più sonno" risposi sedendomi vicino a lui.
"Ieri sera, Edward mi ha chiesto una cosa" esordì.
Annuii. "So già cosa è" risposi spalmando del burro sul pane.
"E tu sei d'accordo? Ad andare con lui?" chiese.
Afferrai la marmellata. "Bè, mi piacerebbe vedere l'Inghilterra" ammisi.
"Bene, perché ho dato il mio consenso" rispose.
Sorrisi. "Grazie papà"
"Buongiorno" disse una voce melodiosa.
Mi trovai di fronte Re Carlisle e sua moglie. Si sedettero di fronte a me.
"Oh, buongiorno Carlisle. Esme" fece mio padre.
"Buongiorno" dissi a entrambi.
Sorrisero. Erano belli esattamente come i loro figli.
"Stavo giusto dicendo a Bella che ho dato il mio permesso per farla venire con voi a Londra" disse papà.
"E noi, saremo lieti di portarla con noi" disse Esme con un sorriso cordiale.
Alla porta d'ingresso vidi Jacob.
Jake era l'altro mio amico oltre ad Angela. Era il figlio del giardiniere e praticamente eravamo cresciuti insieme.
"Scusatemi" dissi alzandomi e dirigendomi da lui.
"Ciao Jake!" dissi abbracciandolo.
"Ehi, Bella. Ho sentito la grande notizia. Ti sei dovuta fidanzare…"
Mi colpì coma aveva aggiunto quel dovuta alla frase.
"Già, sai, per la pace" risposi vaga.
"Si, i soliti doveri…lui…lui l'hai visto? Come ti sembra?"
"C'ho parlato, si. Sono tutti molto gentili" a parte Rosalie "Domani partirò con loro" annunciai.
Sgranò gli occhi. "Cosa? Dici sul serio? Ma…ma Bella, non puoi!" protestò.
"Cosa? E perché no?" chiesi allibita.
"Perché…perché lui non mi piace…stai attenta…" rispose.
"Ma Jake, che dici?"
"Non andare Bella, rifiuta di sposarlo" disse.
Lo guardai attonita. "No, non lo farò!" risposi "Jake, ne va della pace del nostro paese"
Perché adesso faceva l'amico protettivo? Non aveva alcun senso!
"Bella. Non andare…quella famiglia, loro non mi piacciono…rifiuta"
"Dammi almeno una buona ragione per farlo"
"Non posso…"
"E allora…"
"Bella, mi rincresce, ma se sposerai uno di…loro, allora non potremo più essere amici" disse interrompendomi.
Aprii la bocca per ribattere, ma ero rimasta senza parole. Perché mi metteva davanti ad una scelta del genere? Perché mi faceva questo? Se era veramente mio amico, perché mi chiedeva una cosa del genere?
Sentii gli occhi bruciarmi per le lacrime di rabbia. Cercai di cacciarle indietro.
"Jake, lo sai che devo sposarlo" dissi stringendo i denti.
"Puoi rifiutare" insistè.
"No, non posso" sibilai.
"Bene, allora la nostra amicizia finisce qui" disse.
Lo fulminai. "Come puoi far finire la nostra amicizia così? Dopo tutti questi anni!"
"Non ho scelta" disse.
Poi, fece un inchino. "Principessa" e fece per andarsene.
A quel punto scoppiai. "BENE! VATTENE PURE! CODARDO!" gli urlai dietro.
Mi voltai e trovai i Cullen e i miei genitori che mi fissavano.
Rimasi impalata, rossa di vergogna. Una principessa non dovrebbe urlare a quel modo.
Abbassai lo sguardo e, a passo veloce, mi diressi verso la mia camera.
Entrai, sbattendo la porta.
Come aveva potuto comportarsi così? Avevamo trascorso la vita insieme! Era come un fratello per me! Adesso, buttava tutto al vento, per uno stupido matrimonio combinato! Come poteva farlo così alla leggera?
Dopo un paio d'ore la mia rabbia era sbollita, trasformatasi in delusione per il suo comportamento e consapevolezza perché sapevo che sarei partita senza più vederlo per molto tempo.
Bussarono alla porta.
"Avanti" mormorai sedendomi sul letto.
Alice fece capolino e poi si sedette vicino a me.
"Come stai?" chiese.
"Bene" risposi.
"Quello con cui parlavi stamattina…lui è…insomma, provi qualcosa per lui?"
Arrossii. "No! Siamo solo amici. Jake per me è come un fratello" risposi.
"Quindi, non rinunci a lui per sposare Edward" decretò.
"Affatto. Lui è solo un mio amico…o almeno fino a questa mattina"
"Avete litigato?" chiese mesta.
"Già…non approva il matrimonio. Poco importa, non è a lui che spetta questa decisione"
"Non vuoi fare pace con lui?" chiese.
Scossi la testa. "Siamo cresciuti insieme, Alice. E adesso, ha buttato via tutti questi anni di amicizia solo perché non gli va che mi sposo…non è giusto, forse non ha mai tenuto veramente a me…"
"Ma eravate amici" protestò.
"Adesso ho altro a cui pensare; Jake è l'ultimo dei miei pensieri" risposi.
"Va bene, come vuoi. Allora tuo padre ha dato il suo consenso perché tu venga con noi…puoi portare una dama di compagnia se vuoi"
Pensai subito ad Angela. Però poi, pensai che era incinta, e che stava per sposarsi con John. Come potevo portarla via da lui?
"No, non c'è nessuno che vorrei portare" risposi.
"Nemmeno la tua amica? Angela?" chiese.
"No…si sta per costruire un futuro, non la porterò via dalla sua casa" risposi.
Alice mi accarezzò una guancia. "Sei un'ottima principessa" disse.
Sorrisi. "Già, se fossi brava quanto aggraziata, sarebbe un bel problema per il mio popolo!" scherzai.
Rise. "Si, sono d'accordo. Ma dimmi…so che stasera ballerai con Edward"
Arrossii. "Si, ma solo perché ha promesso di non farmi cadere" puntualizzai.
Sorrise. "Fidati, non ti lascerà cadere"







WOW!!!! ODDIO VOI MI FATE MORIRE!!!! TUTTI QUESTI COMMENTI!!!!! SIETE COSI' GENTILI!!!!!! GRAZIE INFINITE RAGAZZE!!! *me arrossisce fino all'osso* UN BACIO GRANDISSIMO A OGNUNA DI VOI!!! ^^

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Capitolo 3
*** 3. IL BALLO ***


CAPITOLO TRE: IL BALLO
Angela chiuse la porta di camera e io mi avviai a passi lenti nel corridoio.
Stavo attentissima a non inciampare e la cosa si rivelava difficile a causa del vestito blu che indossavo.
Ero nervosissima. Stavo per andare al mio ballo di fidanzamento!
Arrivai a metà corridoio e mi voltai. "Io non vado" decretai.
Angela mi afferrò prontamente per il polso. Dopo la terza volta, aveva acuito i suoi riflessi.
"No! È il tuo ballo! Ci vai eccome! Cosa penseranno se non ti vedono?" disse.
"Sarà un completo disastro" mi lamentai.
"E invece andrà benissimo" rispose.
Si, ma chi pensava di convincere? Io che riuscivo a ballare? Solo nei miei sogni.
Comunque, feci un sospiro e scesi le scale, che portavano alla sala ormai piena di gente. Solo qualche testa si voltò verso di me, ma io ero troppo impegnata a scendere gli scalini per dar loro udienza.
Arrivata in fondo, trovai Edward intento a fissarmi. Indossava uno splendido smoking nero. Con il nero la sua pelle pallida risaltava ed era molto, molto più che bellissimo.
Mi sorrise e mi porse il palmo della mano dove appoggiai la mia. Le sue labbra sfiorarono appena il dorso della mia mano ma sentii chiaramente che erano fredde, proprio come la sua stretta. Eppure così rassicurante…
"Sei bellissima" sussurrò al mio orecchio.
Arrossii. "Grazie. Anche tu sei molto carino" risposi.
Poi, mi trafisse con un di sguardo miele e uno sorriso tentatore.
"Mi concedi questo ballo?" chiese.
Inerme, gli porsi la mano d'assenso. Lui, l'afferrò e mi portò fino al centro della sala. Mi circondò la vita con un braccio, mentre con la mano teneva stretta la mia.
Quando iniziammo a muoverci, mi feci prendere dal panico.
"Ti prego non farmi cadere" implorai.
"Stà tranquilla, te l'ho promesso" tentò di rassicurarmi.
"Non voglio andare a sbattere contro le altre persone"
"Ti prometto che non sbatterai contro nessuno finchè sarai con me"
Finchè sarò con lui…già, e dopo? Se qualcun altro mi avesse chiesto di ballare? Non avrei potuto rifiutare.
"A cosa pensi?" chiese al mio orecchio.
"A come evitare di ballare con qualcun altro dopo questo ballo…" ammisi.
Improvvisamente gli pestai un piede. Lui non mosse muscolo, ma continuò a danzare.
"Scusa…perdonami" mi affrettai a dire arrossendo e abbassando lo sguardo.
"Non fa niente, stà tranquilla. Stai andando benissimo"
Non feci in tempo a finire la frase che gli pestai un altro piede.
Arrossii fino a l'invero simile e sospirai.
"Sono un disastro…forse dovresti cercare una dama più brava" mormorai mortificata.
Sorrise. "No. Sei tu la mia fidanzata. È con te che voglio ballare"
Mio malgrado sorrisi alle sue parole.
Poi, vidi un giovane cavaliere avvicinarsi a noi. Voleva ballare con me, ce l'aveva scritto in faccia.
"C'è qualcosa che non va?" chiese Edward.
"E' che…c'è un cavaliere che si sta avvicinando…per ballare"
"Capisco" mormorò.
Intanto, mi preparavo alla brutta figura.
"Posso avere l'onore di averti tutta per me questa sera? Mi concederai ogni ballo della serata?" chiese Edward con mio grande stupore.
"I-io…certo" risposi.
"Scusate, posso avere l'onore di ballare con la vostra dama?" chiese il cavaliere quando ci raggiunse.
"Mi rincresce, ma lei questa sera mi ha promesso ogni ballo" rispose Edward.
"E' molto fortunato allora" rispose il cavaliere. Poi, fece un inchino e se ne andò.
Edward tornò a guardarmi, sorridendo.
"Grazie infinite" dissi "E scusa"
"Prego" rispose "Ma scusa per cosa?"
"Per averti costretto a ballare con me…e per tutti i pestoni che ancora ti darò" aggiunsi.
Con mia sorpresa, rise. "Figurati! Non è che mi fai male pestandomi! E poi, non mi hai neanche costretto. Sono io che te l'ho chiesto."
Sorrisi. "Grazie"

Fu così che ballai solo con Edward e, come mi aveva promesso, non mi fece mai cadere, tantomeno sbattere contro qualcuno.
"Ti va di prendere un po’ d'aria? Sarai stanca" disse alla fine di un ballo.
"Certo" risposi di buon grado, felice per la tregua concessa.
Mi accompagnò fuori, sulla terrazza. L'aria fresca che mi colpì era molto piacevole.
"Hai sete? Vado a prenderti qualcosa, tu aspetta qui" mi disse.
Mi appoggiai al balcone, guardando la luna risplendere nel cielo.
"Tieni" disse Edward porgendomi un bicchiere con lo champagne.
"Grazie" risposi sorseggiandone un po’. Dovevo stare attenta a non esagerare con l'alcool.
"Domani allora" mormorò all'improvviso.
"Già" sorrisi.
"Non sei triste? Dover lasciare i tuoi genitori, il tuo paese…i tuoi amici"
Scossi la testa. "I miei genitori possono vivere anche senza di me, il mio paese, lo conosco ormai e… gli unici due amici che avevo, bè, non potrebbero seguirmi e non lo vorrei. Angela sta per sposarsi e Jake…bè, con lui non credo più neanche di essere amica" ammisi.
"Avete litigato per colpa mia…mi dispiace" mormorò.
Scossi la testa e gli sfiorai la mano. "Non è colpa tua. È lui che ha deciso di non volermi più essere amico. Tu non c'entri davvero"
Sorrise. "Meglio così. Non mi piace l'idea di portarti via da qualcuno"
Spostai di nuovo lo sguardo sul cielo.
"Rosalie…" iniziai "Lei…non le piaccio" sussurrai.
"Ma no, è che deve conoscerti meglio. È sempre restia a far entrare qualcuno nella famiglia" rispose.
"Forse dipende da me…anche tu mi odiavi all'inizio" azzardai.
Sembrava impossibile che fosse passato solo un giorno.
Lo sentii irrigidirsi e temetti di aver detto qualcosa di sbagliato.
Stava per dire qualcosa, ma Alice arrivò.
"Qui eravate! Tuo padre Bella, sta per fare l'annuncio. Venite" ci prese per mano e ci riportò dentro.
"…sono quindi lieto di annunciare, che mia figlia Isabella e il figlio di Re Carlisle, presto si sposeranno!" annunciò Charlie.
Poi, tutti alzarono il bicchiere e brindarono a me ed Edward.
"Congratulazioni"
"Auguri"
Gente che non avevo mai visto si congratulò con me e Edward.
"Auguri e tanti figli maschi!" esclamò un'anziana contessa.
Arrossii. "Grazie" biascicai.
Edward, vicino a me, ridacchiò. Poi, inaspettatamente, mi portò di nuovo fuori. Questa volta nel giardino.
Lo guardai, sorpresa da quell'improvvisa fuga.
"Bene, sei ufficialmente la mia fidanzata" dalla tasca tirò fuori un piccolo anello d'argento con tre piccoli diamanti sopra. "Questo, ti spetta di diritto"
No.
Non potevo accettarlo. Quell'anello doveva stare al dito della donna da lui amata, non al mio.
Scossi la testa. "No" mormorai.
"Non ti va proprio il matrimonio eh?" chiese mortificato.
Gli strinsi una mano, fredda, tra le mia.
"Non è per questo. Questo anello, dovrebbe appartenere alla donna che ti ha rubato il cuore, che possiede il tuo amore. E non a me…tu non provi niente per me Edward…conserva questo anello per la donna che amerai con tutto te stesso" risposi. Sentii uno strano nodo allo stomaco.
Il mio cervello si rifiutava di immaginarlo con una donna che non fossi io.
"Ma Bella…"
"Va bene così Edward" lo rassicurai.
Con mia sorpresa, mi baciò sulla fronte. "Va bene, lo terrò…ma un giorno lo accetterai" sussurrò.
Sorrisi e tornammo al castello.











GRAZIE A TUTTE QUANTE, SIETE TROPPO GENTILI!!! *//////*
Himavari: siiii!!!! Jake è sempre lo stesso!!! XD
LyRa91: quante cose che vuoi sapere!! XD vedrai che piano piano saprai tutto!!
Elychan: ti piace Jake?? waa!! io lo detesto quasi! XD
albicoccacida: sono contentisssimisssima che ti piaccia la mia ff!! ^^
roby88: grazie!!! mi fai arrossire! >//////////////<
piper__73: grazie mille!!!! ^^
ROo cullen: siii!!! XD sempre il solito scacca maroni! XDXD
Vesuvium: grazie!!! tu leggi sempre tutte le mia ff!! come sei gentile.... ^/////////^
eddy: vedrò di aggiornare presto! sono contenta che ti piaccia!
Nalicia: grazie!!! ^///////^ Jake si toglierà di mezzo..... XD
Yuna Shinoda: grazie!!! *me tanto arrossita* >//////////<

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Capitolo 4
*** 4. PARTENZA ***


CAPITOLO QUATTRO: PARTENZA
"BELLA! SI PUO' SAPERE PERCHE' SEI ANCORA A LETTO?"
La mattina della partenza, ebbi la bella sorpresa di svegliarmi con i dolci ululati di mia madre.
Ammetto, che non aveva tutti i torti. Mancavano poco più di dieci minuti alla partenza e io ero ancora a letto.
Mi svegliai e mi alzai di colpo, gli occhi mi bruciarono subito per la troppa luce che proveniva dalla finestra. Davanti a me, mia madre, agitatissima.
"Si può sapere perché nessuno mi ha svegliata!" brontolai.
"PERCHE' NON TI SVEGLIANO NEANCHE LE CANNONATE! E ORA MUOVITI!" urlò mia madre uscendo dalla mia camera.
Bè, lei era così, arrivava come un uragano e quando se ne andava lasciava un disordine bestiale.
Mi lavai velocemente e mi infilai un vestito verde che avevo preparato la sera prima. Feci tutto in un tempo record per le mie abitudini.
Scesi di sotto dove orami avevano già fatto tutti colazione.
"Buongiorno" sbuffai, già sfinita di primo mattino.
"Bella!" esclamò Alice vedendomi. Mi baciò sulla guancia. "Finalmente!"
Arrossii. "Mi sono svegliata tardi" ammisi.
"E' ora di andare" annunciò Carlisle.
Abbracciai mio padre e mia madre. "Mi mancherete"
"Anche tu cara" rispose papà.
"Scrivimi presto" si raccomandò mia madre.
"Certo" li rassicurai.
Salimmo in carrozza. Mi sentivo bene, libera in un certo senso.
Arrivammo alla nave e vi salimmo. Edward non si staccò mai da me.
Il viaggio fino all'Inghilterra fu lungo e sulla nave, non c'era molto da fare.
Appoggiata al para petto, osservavo i delfini nuotare vicino ai bordi della nave.
"Sei triste?" chiese la voce melodiosa di Edward.
"No" lo rassicurai "Solo un po’ stanca, non sono abituata a fare viaggi lunghi come questo" ammisi.
Annuì. "Vuoi distenderti? C'è una sdraio qui vicino" propose.
"Va bene" mi distesi sulla sdraio e continuai a guardare il mare.
Edward rimase in piedi.
"Perché non ti siedi?" proposi facendogli un po’ di spazio.
Sorrise e si sedette.
"Alice e gli altri dove sono? Non li ho più visti"
"Sono nelle loro cabine" rispose semplicemente.
"Non sei stanco tu?" feci per conversare.
"No"
"Immagino tu sia abituato a questo genere di viaggi" continuai.
"Già" rispose senza staccare gli occhi dal mare.
"Manca ancora molto?" chiesi nel vano tentativo di fare conversazione.
Certo che lui non aiutava per niente. Rispondeva a monosillabi.
"Un po’"
A quel punto rinunciai. Non voleva parlare evidentemente.
Non sapevo mai come comportarmi con lui. Alcune volte era gentile e cortese, altre era freddo o mi rispondeva a monosillabi come in quel momento.
"A che stai pensando?" chiese.
"Niente" risposi in fretta. Troppo in fretta.
"Ti ho forse offesa in qualche modo?" chiese inaspettatamente.
Scossi la testa. "No…è colpa mia…faccio troppe domande" risposi.
Sorrise. "Figurati. Capisco la tua curiosità"
Già, mentre io invece non capivo le sue risposte.
"Ciao!" Alice apparì vicino a noi, in compagnia di Rosalie.
"Ciao" risposi mesta.
Rosalie non mi guardò neanche.
"Quest'oggi pranzeremo con il capitano!" annunciò Alice.
Poi, Alice guardò Rosalie come se dovesse dire qualcosa.
"Dopo devo dirti una cosa Edward" annunciò.
"Puoi dirmela adesso" rispose lui.
"No…dopo, quando siamo in…famiglia" rispose sottolineando l'ultima parola e lanciandomi uno sguardo glaciale.
"Rosalie…" ringhiò Edward.
"Emm…penso che andrò a fare un giro, sono stanca di stare seduta" dissi alzandomi e dirigendomi di nuovo verso il para petto.
Ovviamente, mi ero alzata per lasciarli…in famiglia, come aveva detto Rosalie.
Evidentemente, non mi sentiva come un futuro membro di essa. Così, per evitare discussioni imbarazzanti, preferivo assecondarla.
"Che ci fa qui una bella signorina tutta sola e triste?" chiese una voce vicino a me.
Mi voltai, per trovare un uomo relativamente giovane, intento ad osservarmi.
"Aspetto" risposi.
"Sta andando dal suo fidanzato in Inghilterra?" chiese.
Arrossii. "No, io…"
"Bene, allora posso avere l'onore di invitarla con me a pranzo oggi?" chiese.
"C-Cosa?" chiesi disorientata.
L'uomo mi prese per mano. "Prego mi segua" e mi costrinse a seguirlo.
Lancia un'occhiata verso Alice e la trovai intenta a discutere animatamente con Edward e Rosalie.
Ovviamente, nessuno dei tre guardava nella mia direzione. La mia solita fortuna.
"Aspetti!" ritrassi la mano dalla sua. "Non so neanche come si chiama" cercai di prendere tempo.
Sorrise. "Oh, che maleducato. Io sono Mitch" si presentò baciandomi la mano.
"Isabella" risposi.
"Adesso andiamo" disse riprendendomi per mano.
"No! Aspetti! Io non posso! Io…dove mi sta portando?" stava scendendo le scale che conducevano alla sala motori.
"Sssh. Fai la brava!" rispose strattonandomi.
Prima che potessi protestare, una mano fermò il polso di Mitch.
Una mano pallida. Perfetta.
"Mi scusi, dove sta portando la mia fidanzata?" chiese Edward.
Osservai il suo sguardo. Sembrava arrabbiato. I suoi occhi erano tornati neri come quando mi aveva vista il primo giorno.
"L'ho invitata a pranzo" rispose Mitch.
"Bè, mi rincresce, ma è già impegnata con me" rispose Edward.
Mitch lasciò il mio polso e afferrai la mano di Edward.
"Edward, vieni andiamo via" lo chiamai.
Stava guardando Mitch con fare minaccioso.
Poi, posò lo sguardo su di me e i suoi occhi tornarono caldi, di un dolce color caramello.
Mi baciò il dorso della mano. "Vieni Bella"
Lo seguii, di nuovo fino al ponte.
"Stai bene?" chiesi.
Sorrise. "Si, va meglio. Tu stai bene?" chiese preoccupato.
"si" risposi.
"Sicura?" mi sistemò i capelli dietro l'orecchia.
"Si…mi dispiace" aggiunsi.
"Non è colpa tua" rispose "Vieni, andiamo a pranzo"
Mi tenne per mano, conducendomi alla cabina del capitano.

Il pranzo non fu per niente come lo immaginavo.
Appena seduti, Edward fece portare dell'acqua e mi ordinò di bere.
"Sto bene" gli bisbigliai portando un sorso d'acqua.
"Dopo aver mangiato ti sentirai ancora meglio" rispose passandomi del pane.
"Ti assicuro che sto benissimo" ribadii mangiando un grissino.
"Mangia e basta Bella" rispose.
"Allora, voi siete la principessa di Francia?" chiese il capitano.
Annuii. "Si"
"E' molto bella" osservò, lanciando un'occhiata alla mia scollatura.
Arrossii. "G-grazie"
"Ha mai pensato di sposare il capitano di una nave?" chiese.
"Bè…ecco…io…" biascicai.
"Anche se ci avesse pensato, è fidanzata con me" buttò là Edward.
"Oh, certo. Ma è un matrimonio di comodo, nessuno qui l'accoglie in famiglia perché è amata" obiettò.
Abbassai lo sguardo, sentii un nodo allo stomaco.
Edward mi strinse la mano. "Se volete scusarci"
Si alzò e, sempre tenendomi la mano, lo seguii di nuovo sul ponte.
Ci sedemmo. Il cielo aveva cambiato colore. Adesso era coperto da nuvoloni intrisi di pioggia.
"Bella, mi dispiace" iniziò.
"Per cosa?"
"Per quello che ha detto" rispose.
Aprii la bocca per dire qualcosa, ma la richiusi.
"Se, se ti stai scusando…vuol dire che quel che ha detto è vero? Cioè, lo so che non mi volete bene, ma pensavo che con il tempo…"
Mi strinse le mani nelle sue. "Bella, certo che ti vogliamo bene. Diventerai mia moglie, sei la mia fidanzata! Sei la ben venuta nella famiglia"
Sorrisi. "Grazie…a volte mi sento di troppo" ammisi.
"Non voglio che ti senta così. Per me, fai già parte della famiglia" disse.
Poi, mi prese il viso tra le mani e mi accarezzò le guance con i pollici.
Rimasi imbambolata come una stupida, incantata nei suoi occhi di miele.
Una goccia di pioggia mi arrivò diritta sulla fronte. Poi un'altra sulla guancia arrossata per il contatto con lui.
Edward portò via le gocce con le dita e ci alzammo.
"Vieni, andiamo prima che ti bagni tutta" mormorò.
Mi sorprese come avesse detto 'ti' anzi che un 'ci'; che non gli importasse di bagnarsi? In effetti, sembrava che non si preoccupassero di nulla, tantomeno della loro sicurezza.
Da quando eravamo saliti sulla nave, neanche una guardia aveva fatto la sua comparsa. Non avevano un gruppo speciale come ce l'avevo io al mio castello in Francia.
Edward mi accompagnò a quella che doveva essere la nostra cabina. Entrammo e mi sedetti sul bordo del letto matrimoniale.
"Vado a prendere qualcosa da mangiare, tu resta qui" mormorò.
Mi alzai. "Vengo anche io!" nel cielo rimbombò un tuono.
"No, resta. Non voglio che tu incontri qualche altro idiota" sbottò uscendo.
Mi lasciai cadere di nuovo sul letto. Quello che non sapeva, era che avevo paura di stare in una barca durante una tempesta…
Il boato di un altro tuono mi fece rabbrividire. Afferrai un cuscino e lo strinsi, sperando che Edward tornasse presto.
Passarono dei minuti interminabili. Mi ero rannicchiata contro la spalliera del letto, sempre stringendo il cuscino. A occhi chiusi, attendevo.
Non cambiai posizione neanche quando sentii la porta aprirsi.
"Bella? Ti ho portato da mangiare" disse Edward.
Lo sentii posare il vassoio sul tavolino, per poi rivolgersi a me.
"Bella? Che succede?" chiese preoccupato.
Si sedette vicino a me e mi accarezzò una guancia.
"I-io" ma non finii la frase che un altro tuono rimbombò, facendo saltare la luce della cabina. Richiusi gli occhi e li strinsi.
Le braccia forti di Edward si chiusero intorno a me e mi tirò contro il su petto. Vi appoggiai la guancia.
"Sssh. Stà tranquilla, va tutto bene" bisbigliò al mio orecchio.
Attesi qualche minuto, prima di dire qualcosa. Feci dei bei respironi per calmarmi.
"Grazie. Ora va meglio" mormorai.
Ma lui continuò a stringermi. Potevo sentire il suo corpo freddo contro la mia guancia. Il freddo attraversava anche la camicia. Come era possibile che fosse così glaciale il suo corpo? Eppure, nel suo abbraccio mi sentivo salva, sicura e invasa da un senso di calore.
"Non sapevo avessi paura dei tuoni. Ti avrei portata con me altrimenti"
"Non ho paura dei tuoni…è che mio nonno è morto sulla sua barca, proprio a causa di una tempesta. Da allora ho paura di stare su una barca in piena tempesta" spiegai.
"Mi dispiace" mormorò "Ma non devi avere paura. Non lascerei mai che qualcuno o qualcosa ti facesse del male"
Sorrisi. "Grazie Edward"
Poi, con mio grande imbarazzo, il mio stomaco brontolò.
Arrossii e sentii Edward ridacchiare.
"Vieni, mangia qualcosa" disse.
Andò a finire che mangiai tutto quello che mi aveva portato. Solo dopo mi accorsi che lui era rimasto in piedi a guardarmi.
"Emm…tu non hai fame?" chiesi.
Scosse la testa. "No, ho mangiato poco prima di portarti il vassoio"
Annuii e mi pulii la bocca con il tovagliolo.
Fu quella la prima volta che mi chiesi perché non avesse mangiato con me…

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Capitolo 5
*** 5. LE SETTE FATICHE DI BELLA ***


CAPITOLO CINQUE: LE SETTE FATICHE DI BELLA
Una volta arrivati al porto, fummo travolti da una marea di gente. Mi ritrovai ad essere spinta a destra e a manca, concentrandomi per tenere gli occhi su Edward o un altro membro della famiglia per non rischiare di perdermi.
Pestai un piede a qualcuno e biascicai uno 'scusa' in direzione di un bambino piccolo.
Quando alzai gli occhi, non c'erano più.
"Oh no…" mormorai. Mi guardai intorno freneticamente, in cerca di uno dei Cullen. Persino Rosalie poteva andare bene.
Inutile, non c'era nessuno.
La gente continuava a spingere e decisi di allontanarmi da lì. Mi appoggiai a un lato di una casa, finalmente libera di respirare.
Poi mi guardai ancora intorno, in cerca di quel magnifico rossiccio che erano i capelli di Edward. ma di lui, non c'era traccia.
Fantastico, mi ero persa.
"Scusi signorina? Ce l'ha qualche spicciolo?" chiese una bambina.
Era secchissima e tremava di freddo.
Tirai fuori dalla tasca una monetina. "Ecco. Però tu sai dirmi dove si trova il castello del Re?" chiesi in cambio.
Sorrise e vidi che le mancava un dente. "Certo, tutti lo sanno. Ecco, è proprio lì" rispose puntando un dito verso le mie spalle.
"Grazie" mi voltai e lo vidi.
Il castello era lì, in cima ad una collina; dovevo solo raggiungerlo.
M'incamminai verso il castello, senza prendere una strada precisa e mi ritrovai in un quartiere poco raccomandabile.
Praticamente ad ogni angolo, c'era una persona che chiedeva l'elemosina.
Mi misi quasi a correre per la paura. Mi guardavano perché ero l'unica 'ricca' in un quartiere di poveri. Sentii qualcuno tirarmi per la gonna e vidi un uomo, praticamente in fin di vita, chiedermi soldi. non glie li diedi perché mi avrebbero assalito.
"Non ho soldi" risposi.
"Ma io ho fame…e tu sei una così bella signorina" rispose.
Rabbrividii. Era orribile. Volevo uscire da lì al più presto.
Mi misi a correre e finalmente sbucai in una strada piena di gente. Ero sudata fradicia. Mi portai i capelli dietro le orecchie e m'incamminai di nuovo.
All'ora di pranzo, avevo raggiunto un buon punto. Ora il castello era molto più visibile, molto più grande.
Con i pochi spiccioli rimasti, comprai un po’ di pane e un pezzo di carne da una bancarella.
Continuai a camminare, solo dopo mi accorsi di essere seguita da un gatto. Era carino, seppur affamato. Gli allungai un pezzettino di pane che mangiò volentieri. Poi, si aggrappò alla mia gonna, che non resistette agli artigli della bestiaccia.
Era impressionante come un tenero gattino, si fosse trasformato facilmente in una bestia.
Ammetto che gli allungai un paio di calci, ma lui non desisteva!
Continuò a tagliuzzarmi la gonna finchè non gli lancia tutto il mio pranzo. Solo allora potei scappare via. Già, che fifona, scappare da un gatto! Però, mi aveva lasciato un bel ricordo la bestiaccia!
Mi aveva graffiata sul polpaccio prima di avventarsi sulla carne!!
In quel momento, feci un errore. Pensai che il peggio fosse passato…
"Signorina? Lo vuole un anello? Guardi che belli" mi disse un uomo mostrandomi la giacca piena di anelli d'oro. Di sicuro rubati.
"Emm…no grazie, non sono interessata" risposi diplomaticamente.
Fece una smorfia. "E certo! Tutti così voi ricchi! Noi poveri uomini, non possiamo comprare un pezzo di pane e voi vivete nel lusso!"
In effetti, un po’ di ragione ce l'aveva.
"Senta, perché non prende il mio cappello?" chiesi porgendoglielo.
"Ma no, varrà moltissimo, con quanto l'ha pagato, sarebbe un guaio se lo perdesse" rispose l'uomo.
Scossi la testa. "Ma che dice! Posso averne quanti ne voglio! Tenga, lo venda a un buon negozio e sfami la sua famiglia" risposi.
L'uomo s'illuminò e, con le lacrime agli occhi, prese il cappello.
"Grazie signorina. Lei si che è generosa. Voglio sdebitarmi! Venga, penso di sapere come fare!" mi trascinò fino ad una stalla, piena di maiali. Ebbene si. quell'uomo, che scoprii chiamarsi Smith, mi regalò un maialino! Con addirittura un guinzaglio per non perderlo!
"Ma no! Serve più a lei che a me!" cercai di rifiutare.
"Scherza? Lo sa quanti posso comprarne io con questo cappello?"
Così, diventai padrona di quella…cosa… che mi avrebbe portato alla rovina più totale.
Infatti, con un maiale a carico, mi ci voleva il doppio del tempo per percorrere la strada.
Si fermava ad ogni cumulo di spazzatura per cercare di mangiare e grugniva quando cercavo di portarlo via.
Il fondo però, lo toccai davvero quando il maialino prese a correre come una furia e mi trascinò con sé in una pozza di fango. Vi caddi perché il mio equilibrio fece cilecca come al solito.
Praticamente mi ci rotolai insieme a lui.
Quando riemergemmo, il mio vestito era nero, non più verde, la mia faccia una maschera di terra, i miei capelli un ammasso indistinto di fango e il mio odore…no, adesso puzzavo.
Cercai di pulirmi con un fazzoletto, ma senza un bagno, era tutto inutile. Appioppai il maialino alla prima persona che trovai. Una vecchia. Ma non una qualunque. Una cartomante.
Mi costrinse ad ascoltare il mio futuro. Era incredibile come ognuno pensava di dover dare qualcosa in cambio.
Comunque sia, il mio futuro si rivelò…corto.
"Oh cara, è terribile! Entro una settimana sarai divorata da un mostro!"
No, entro la settimana sarò sposata con un principe… avrei potuto rispondere.
Però, mi affrettai ad annuire e appena potei, corsi via da quella vecchia pazza che voleva cospargermi d'aglio.
Mi ritrovai così, vicino alla strada che portava al castello. Dopo un paio di indicazioni, riuscii a incamminarmi su per la collina.
Fu allora, e solo allora, che mi chiesi se Edward e gli altri si fossero preoccupati per me. Di sicuro, si erano accorti della mai assenza. Ma mi avevano cercata?
Mi accorsi anche di essere un disastro. Non assomigliavo neanche lontanamente ad una principessa. Mi avrebbero riso in faccia oppure, sarebbero stati tanto arrabbiati da rimandarmi a casa e disdire il matrimonio.
Quando arrivai davanti alla porta del castello, ero pronta ad ambedue le possibilità.
Quello che non mi aspettavo, erano le guardie.
"…no signorina. Non può entrare nel castello senza permesso" disse una.
"ma io ho il permesso! Sono-" mi bloccò l'altra guardia.
"Si, si, la principessa di Francia, e noi siamo Hansel e Gretel" risero di me.
"Ma io…io" non sapevo cosa dire.
"Chi vuoi che ti creda? La principessa di Francia non si presenterebbe mai così davanti al nostro principe" disse una.
"Posso parlare con il Re?" chiesi.
"Certo!" mi schernì l'altra "Quando riceverà il popolo!"
Risero ancora, mentre lacrime di rabbia mi pulsavano negli occhi.
"VOGLIO VEDERE IL RE!" urlai.
"TI HO DETTO DI NO! E ORA VATTENE!" disse una guardia puntandomi la lancia contro.
"Chi vuole vedermi?" chiese una voce dietro le guardie.
Loro subito s'inchinarono.
Incontrai gli occhi stupiti di Carlisle e subito abbassai la testa facendo un piccolo inchino.
"Non ce n'è bisogno. Meno male che stai bene" disse.
Sembrava davvero sollevato.
Mi accarezzò una guancia sporca. "Non sai quanto eravamo in pensiero"
"Mi dispiace" mormorai.
"Vieni" mi prese per mano e mi condusse dentro al castello, lasciando indietro due guardie allibite.
"Aspetta" tornai indietro da loro.
"Ci dispiace molto Principessa. Noi…"
"Non importa. Fate un ottimo lavoro" le rassicurai.
Poi, tornai da Carlisle che mi guardò, sorridendo.
Mi accompagnò fino ad una sala enorme, dove c'erano diversi divani bianchi e per terra un grosso tappeto.
"Carlisle?" mormorai. Mi aveva praticamente ordinato di dargli del tu.
"Si?" rispose.
"Sono tanto arrabbiati?" chiesi.
"No. Edward un po’ però…" ammise.
Sospirai. Lo sapevo. "Mi dispiace"
"Non è arrabbiato con te. Piuttosto con se stesso" rispose.
"E perché mai?" chiesi sorpresa.
"Secondo lui, doveva stare più attento. Tenerti d'occhio"
"Ma…non li vedrò adesso vero?" chiesi con orrore.
"Bè, si. Sono tutti preoccupati" rispose.
Mi agitai più del dovuto. "Ma sono un disastro! Non posso farmi vedere in queste condizioni!" protestai.
"Bella" mi appoggiò le mani sulle spalle. "L'importante è che tu sia tornata, sana e salva"
"Io…"
"BELLA!" mi voltai e mi trovai di fronte una preoccupatissima Alice.
Mi abbracciò di slancio. Appena respiravo.
"Alice…non..respiro!"
"Scusa" mi lasciò "Oh, eravamo così preoccupati! Dov'eri finita?"
"Mi sono presa" risposi.
"BELLA!" poi, mi ritrovai stretta nell'abbraccio di Esme.
Rosalie, mi squadrò con aria d'orrore, mentre Emmett e Jasper risero vedendomi conciata a quel modo.
"Ma che ti è successo?" chiese Esme.
Ripensando a tutto quello che avevo passato, scoppiai a ridere.
"Bella…" sentii una voce mormorare.
Mi voltai, per trovare un preoccupatissimo Edward intento a guardarmi.
Era bello, bellissimo. I suoi occhi tristi facevano male.
Volevo che ridesse sempre, ogni momento. Questo avrei fatto. Lo avrei fatto ridere ogni momento della sua vita.
Incurante degli altri, lo abbracciai. Che avrebbe potuto fare? Al peggio respingermi.
Invece mi strinse a se, cullandomi in un abbraccio dolce.
"Mi dispiace Edward" dissi guardandolo negli occhi.
Mi accarezzò le guance. "Stai bene?" chiese.
"Si. Ho solo avuto qualche problema per venire qui" risposi arrossendo lievemente.
"Nessuno ha cercato di farti del male vero?" chiese spostandomi i capelli dietro l'orecchia.
"No. Mi hanno persino regalato un maialino!" esclamai.
"Davvero? E adesso dov'è?" chiese Emmett.
Mi sarei voltata verso di lui, ma Edward mi teneva il viso in una presa ferrea. "L'ho regalato ad una vecchia pazza dopo che mi ha trascinato in una pozza di fango"
"Pazza?" chiese Jasper.
"Già. Ha voluto predirmi il futuro e ha detto che questa settimana sarei morta, mangiata da un mostro! Voleva cospargermi d'aglio!" risposi.
Con mia sorpresa, nessuno disse niente. Edward s'irrigidì.
"…emm…e la gonna? Come l'hai ridotta a brandelli?" chiese Alice.
"Bè, un gatto. Mi ha inseguito finchè non gli ho dato quello che stavo mangiando…mi ha distrutto il vestito" risposi "Mi ha anche graffiato!" mormorai.
"Dove?" chiese Edward. Di nuovo preoccupato, allarmato.
"Non è niente, sto bene. Non esce neanche più il sangue!" lo rassicurai.
"Dove, Bella" insistè.
"Sul polpaccio" risposi con un sospiro.
Edward si accucciò e mi alzò la gonna. "Ma che fai!" arrossii fino alla punta dei capelli.
Fece una smorfia. "Hai la ferita tutta sporca. Vai a fare un bagno che poi la medichiamo"
Annuii sempre rossa in viso.
Alice mi prese per mano. "Vieni Bella"
Mi condusse in un bagno e mi aiutò a sciacquare via ogni residuo.
Dopo un quarto d'ora ero di nuovo pulita e profumata.
"Grazie Alice" mormorai mentre mi faceva una treccia nei capelli.
"Figurati. Rosalie non mi permette mai di giocare con i suoi capelli…" rispose.
Mi distesi sul letto, felice del riposo consentito dopo una giornata impegnativa.
"Posso entrare?2 chiese la voce di Carlisle da dietro la porta.
"Certo" risposi.
Teneva in mano una scatola. "Sono venuto a vedere la tua ferita"
Annuii e gli mostrai il polpaccio. Effettivamente, non aveva un bell'aspetto.
La pulì accuratamente e la fasciò con una benda.
"Ecco, domani la medichiamo di nuovo. Vedrai che ci vorrà poco a farla guarire" mi rassicurò.
"Grazie" risposi prima che uscisse dalla stanza.
Era strano, come il Re in persona si era preoccupato e scomodato per curare una lieve ferita. Certo, Carlisle era un Re gentilissimo, ma di solito queste cose, non le fanno i dottori? Mah…
Un leggero bussare alla porta mi distolse dai miei pensieri.
"Posso?"
"Si, certo" risposi subito.
Edward entrò e si chiuse la porta alle spalle.

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Capitolo 6
*** 6. LETTERE ***


CAPITOLO SEI: LETTERE

"Come va?" chiese sedendosi sul bordo del letto.

"Bene. Tutto bene" risposi.

"Che ti è successo?" chiese.

Cominciai a raccontare quello che avevo fatto, dall'inizio alla fine. Edward ogni tanto sorrideva, altre volte scoppiava a ridere con mio imbarazzo.

Dopo che ebbi finito, mi raccontò lui quello che era successo.

"Mi sono alterato moltissimo quando ho visto che eri sparita" ammise "Ho urlato praticamente contro tutti e ti ho cercata al porto. Ma non c'eri. Ero preoccupato" terminò.

Vedendo la sua espressione, non potei che sorridere. Gli sfiorai la mano, sempre ghiacciata, con la mia.

"Mi dispiace averti fatto preoccupare così, sono un disastro"

"L'importante è che tu adesso sia qui" mi rassicurò.

Non so bene come, ma mi ritrovai a parlare di me, della Francia, della mia infanzia e dei miei genitori. Poi, ascoltai lui raccontarmi un pò di se; ma poco riguardo alla sua famiglia.

Nel mezzo della notte, lo invitai a distendersi sul letto con me, per stare più comodo. Ovviamente, le mie guancie andavano a fuoco; comunque accettò.

Continuammo a parlare. Mi chiese dei miei compleanni, dei libri che avevo letto, se avessi mai avuto animali e quando confessai di aver ucciso due pesci rossi in pochi giorni, scoppiò a ridere.

Mi piaceva sentiorlo ridere. Aveva una voce calda e sensuale che faceva sembrare la sua risata una melodia.

Quasi all'alba cacciai fuori uno sbadiglio enorme.

"Dovresti dormire un pò Bella. Ti ho trattenuta sveglia"

Scossi la testa. "Figurati, non ho così sonno"

"Dormi Bella" insistè.

Mi tirò a se, facendomi appoggiare la testa sul suo petto. Mi circondò con le braccia e mi cullò, mormorando una dolce melodia al mio orecchio; non l'avevo mai sentita, eppure era bellissima.

Nonostante quel contatto fosse così ravvicinato, lo accettai di buon grado e mi addormentai.

Mi svegliai di pomeriggio. Edward era ancora con me.

Sbadigliai e trovai due bellissimi occhi intenti a fissarmi.

"Buon pomeriggio"

Sorrisi. "Ciao"

Poi, mi voltai dall'altra parte e trovai tutta la famiglia che mi fissava. Ognuno di loro aveva un sorriso sulle labbra che mi aiutò a diventare rossa come un pomodoro.

"Ben svegliata cara" disse Esme.

"mm...buongiorno" risposi timidamente.

"Hai fame? Immagino di si" disse "Ti ho portato la colazione"

"Grazie" risposi mettendomi seduta e afferrando il vassoio.

"Dormito bene?" chiese Emmett con un gran sorriso.

Arrossii. "Si...bene" biascicai.

"Su ragazzi, lasciatela mangiare in pace" lo riprese Esme.

Uscirono dalla camera, e Edward, dopo un 'ci vediamo dopo' li seguì.

Mangiai tranquillamente e poi Carlisle mi medicò di nuovo la ferita al polpaccio.

Edward tornò dopo un bel pò con in mano un pò di lettere.

"Queste sono per te" me le porse "Ti lascio leggere in pace"

"Puoi restare se vuoi" risposi.

Sorrise. "Con piacere" si sedette sul letto.

La prima lettera era di mio padre.

Cara Bella,

come stai tesoro? Qui tutto bene. Ci manchi molto ma sono felice di saperti al sicuro con la famiglia reale Cullen. E' una buona famiglia, probabilmente non ne esistono di migliori. Angela si sposerà tra due settimane. So che è tua amica, pensavo che ti facesse piacere saperlo.

Scrivimi presto tesoro, con affetto Tuo padre

La lettera di mia madre era pressochè uguale, solo che lei mi pregava di sposarmi presto e di dare un bell'erede maschio. Risposi alla lettera di mio padre, informandolo che la data del matrimonio era vicina: cinque giorni.

Poi aprii la lettera di Angela, che confermava il matrimonio e mi diceva di avere la pancia già un pò gonfia. Era in cinta già da tre o quattro mesi.

Cara Angela,

sono proprio felice per te e per il tuo matrimonio. John è un bravo ragazzo, sono sicura che sarà un ottimo padre per i tuoi figli. Mi piacerebbe vederti con il pancione! Non potrò partecipare al tuo matrimonio purtroppo, sarò in luna di miele! L'Inghilterra è bellissima! Fammi sapere quando nascerà il piccolo.

Con affetto, Bella.

L'ultima lettera mi sorprese. Era di Jacob. Dopo la litigata con cui ci eravamo lasciati, mi sorpese ricevere una sua lettera. L'aprii, era piuttosto lunga.

Cara Bella,

mi dispiace per come ci siamo lasciati. Non mi piace litigare con te, dopotutto, siamo cresciuti insieme, sei come una sorella. Eppure, non posso rimangiarmi quello che ho deto. Non mi piacciono quelle persone, non sono niente di buono e non hanno una buona reputazione tra la mia gente.

Voglio raccontarti una storia.

Tu lo sai, faccio parte di una tribù: i Quileutes. Si narra che la mia gente discenda dai lupi. I miei antenati, si trasformavano in lupi, in quelli che voi chiamate licantropi. E c'è solo un vero, importante e naturale nemico per noi: i freddi. Questi freddi sono pericolosi, si chiamano così per la loro temperatura sempre glaciale. Loro sono mostri, sono bevitori di sangue. La tua gente li chiama vampiri. Saprai sicuramente cosa sono e se ti stai chiedendo cosa abbia questo a che fare con i Cullen bè, sono loro i freddi di cui ti parlavo. Sono loro i nostri nemici. Capisci ora perchè ti ho chiesto di rinunciare al matrimonio? Non posso sopportare di vederti legata a uno di loro; se per te la nostra amicizia è importante, se tieni alla tua vita, torna a casa, torna in Francia Bella.

E' pericoloso per te stare con loro, sono veramente preoccupato. Capisci quello che voglio dire? Potrebbero farti del male; ti prego, torna a casa.

Con affetto, Jake.

Rimasi a fissare la lettera per diversi minuti. Jake mi aveva raccontato proprio una bella storia. Ma potevo affermare che fosse veramente solo una storia? Che non ci fosse un fondo di realtà?

Che i Cullen avessero delle strane abitudini, era cosa appurata. Si comportavano in modo strano e non si avvicinavano mai più di tanto.

Per non parlare della loro temperatura. Edward era freddo e lo era anche Alice; per quanto ne sapevo, anche Carlisle ed Esme lo erano. Perchè avrebbero dovuto fare eccezione gli altri?

Ammesso che fossero qualcosa di diverso da un essere umano, sarei davvero dovuta tornare in Francia? Rischiavo davvero la vita stando con loro?

Non mi avevano mai fatto niente di male, anzi, erano sempre gentili e protettivi nei miei confronti; poi, dovevo sposare Edward.

Se erano così premurosi, potevano essere pericolosi?

"Bella? C'è qualche brutta notizia?" chiese la voce di Edward.

Probabilmente la mia espressione doveva essere preoccupata perchè mi rivolgesse quella domanda.

"No" risposi "Anzi, Angela si sposerà presto" improvvisai.

"Bene, sembra una brava ragazza" disse.

Sorrisi. "Si, lo è" ammisi "Senti, non è che agari possiamo mangiare qualcosa? Non...avrei fame" azzardai.

Si alzò. "Certo! Ti porto da mangiare"

Uscì e rientrò con un vassoio pieno di cibo. Ovviamente solo per me. Come poteva essere altrimenti se non mangiava cibo umano?

"Tu non hai fame?" indagai innocentemente.

"No" rispose guardando fisso davanti a se.

"E gli altri non mangiano?" chiesi.

"Si...più tardi" biascicò.

Annuii. Per quanto Jacob avesse detto cose assurde, il comportamento di Edward non lo smentiva...

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Capitolo 7
*** 7. SEGRETO SVELATO ***


CAPITOLO SETTE: SEGRETO SVELATO

Il giorno seguente, Edward mi fece fare un giro nel castello che si rivelò, come già avevo notato, molto più che meraviglioso. Più grande di quello in cui avevo vissuto in Francia.

"Spero che questa stanza ti piaccia" disse Edward guidandomi davanti all'ultima porta.

L'aprì e io feci tanto d'occhi. Davanti a me c'erano scaffali e scaffali di libri; mi aveva portato nella biblioteca e ne rimasi subito affascinata; era stupenda.

"Wow" fu tutto quello che riuscii a dire.

Edward, vicino a me, ridacchiò.

Mi persi tra le centinaia di libri che erano messi in ordine sugli scaffali. Alcuni erano antichissimi, sembravano rompersi al solo sfiorarli.

"Bella?" disse Edward.

"Si?" risposi.

"Mio padre vuole vedermi" disse con aria di scuse.

"Vai pure Edward" lo rassicurai "Io resto qui"

Sorrise e mi baciò sulla fronte. "Va bene" poi andò via.

Mi avventurai di nuovo tra i libri, leggendo un pò di titoli, ma perlopiù sconosciuti. Solo uno attirò la mia attenzione: 'Creature magiche, l'edizione più aggiornata!' il fatto che fosse un libro del 1400 era un dettaglio.

Era molto vecchio e quando lo presi in mano dovetti stare attenta che non si rompesse la copertina. Le pagine ingiallite erano a malapena leggibili. Riuscii a capire che parlava di creature mitologiche di ogni genere. Cercai il capitolo sui vampiri.

'I vampiri sono creature deplorevoli che si nutrono di sangue. Amano in particolar modo quello umano, sebbene non rifiutino nessun tipo di sangue. Per più di mille anni hanno popolato queste terre, nutrendosi di esseri umani come unica fonte. Attirati dal loro aspetto (perfetto sotto ogni punto di vista) gli umani venivano facilmente catturati. Da quasi 100 anni non si hanno notizie certe su di loro, tuttavia, sembra che le morti siano diminuite notevolmente. Non si ha la certezza che siano di ancora vivi, ma ci sono state testimonianze che parlavano di vampiri buoni...'

Mi fermai, perchè il resto non mi interessava. Vampiri. Ancora vampiri.

Vanivano dipinti come tipi pericolosi, che sono capaci solo a fare del male. Eppure i Cullen non erano così, anzi, si preoccupavano della mia incolumità; soprattutto Edward.

Però, se le mie supposizioni erano giuste, si spiegava lo strano comportamento che ogni tanto Edward assumeva. Forse, si tratteneva dal bere il mio sangue? Rabbrividii.

In ogni caso, che avrei dovuto fare io? Le possibilità erano solo due: avrei potuto rifiutare di sposarlo e tornare in Francia, ma il mio cervello si rifiutava di accettarlo; oppure avrei continuato a stare con loro. Benchè non fossero umani, non mi avevano mai fatto del male e mi sentivo molto più al sicuro tra le braccia di Edward che da sola, lontana da loro e dal loro castello.

Questa teoria, spiegava anche perchè non si preoccupassero delle guardie: non ne hai bisogno quando sei un vampiro.

Ma io che avrei dovuto fare? Dirlo? Chiedere spiegazioni? Spiegazioni di cosa? Loro erano quello che erano e non potevano cambiare.

La soluzione che accettai fu una sola: non avrei detto niente e avrei continuato la mia vita. Avrei sposato Edward e forse un giorno, magari quando si sarebbe fidato abbastanza di me, allora forse mi avrebbe detto la verità lui stesso.

Sospirai e richiusi il libro, lo riposi sullo scaffale e uscii. Edward non era ancora tornato, e io mi avviai verso il soggiorno.

Arrivata alle scale, stavo per scendere quando Rosalie mi colpì; stava correndo e probabilmente non mi aveva vista.

Però, io sentii il colpo al braccio; fu come sbattere contro un muro. Alla faccia del vampiro!

Caddi per terra per il contraccolpo e guardai Rosalie che ricambiò il mio sguardo, solo che i suoi occhi erano pieni d'odio.

Restammo a fissarci per qualche secondo, poi mi alzai.

"S-scusa" mormorai, nonostante la colpa con fosse mia.

"Tsk, cosa vuoi che me ne faccia delle tue scuse? Quello che vorrei è che tu uscissi dalle nostre vite" sibilò.

"Non posso...devo sposare Edward" risposi mesta.

"Già, questa farsa...mi fai ridere. Edward ti sposa solo perchè deve portare la pace nel paese. Credevi davvero che ti sposasse per qualche altro motivo?" chiese.

Deglutii a fatica, non volevos sentire le sue parole.

"Lo credevi? Bè, sappi che non è così! Pensaci, come potrebbe Edward innamorarsi di una come te? Sei goffa, attira guai e anche brutta" disse con un ghigno.

Gli occhi mi si appannarono per le lacrime. Perchè mi sentivo così...male? Forse perchè aveva ragione?

Sentii dei passi dietro di me, ma non mi voltai. Abbassai lo sguardo e feci per andarmene.

"Oh, e per di più, tu puzzi" terminò Rosalie.

Tanto per darmi il colpo di grazia.

Non volevo più sentire una sola parola, volevo stare sola, andare via.

"Rosalie!" sentii la voce di Emmett riprendere sua sorella.

"Bella?" chiamò Alice.

Non diedi ascolto a nessuno, corsi verso la mia camera e mi chiusi dentro. Dovevo pensare.

Quello che Rosalie aveva detto era in parte verità. Non potevo negare di essere goffa, di attirare disastri e nemmeno che fossi brutta. Cioè, non mi sentivo brutta, solo che non ero una gran bellezza e accanto a loro, ero ancora più nermale.

E poi, c'era tutto quello che aveva detto su Edward; lui era perfetto certo, era bello, forte, intelligente senza ombra di dubbio. Io, ero niente in confronto a lui; ero stupida, debole e brutta: umana.

Rosalie aveva solo dato voce ai miei stessi pensieri, Edward non avrebbe mai provato niente per me.

In ultimo, ma non meno importante, Rosalie aveva detto che io puzzavo. Mi aveva sorpreso, perchè nessuno mai me lo aveva detto prima di allora.

Mi feci prendere dal panico.

Era per questo che Edward ogni tanto s'irrigidiva? Perchè non me lo aveva detto prima accidenti!

Presi dei vestiti puliti e corsi in bagno, aprii l'acqua calda e mi ci immersi quando ancora era freddina.

"Bella posso entrare?" chiese la voce di Alice.

"No!" singhiozzai mentre mi sfregavo la pelle con la spugna.

"Bella, per favore" implorò quasi.

Non risposi, ma continuai a piangere e a lavarmi. Poi, la porta si aprì e Alice mi fissò, sconvolta.

"Bella!" esclamò avvicinandosi "Tesoro, non così, ti farai male!"

Mi aiutò ad uscire e mi coprì con l'asciugamano.

"Bella...che hai fatto al braccio?" chiese.

"I-io...sono andata a sbattere contro Rosalie" risposi.

Alice sospirò. "Mi dispiace, Bella, ma credimi, niente di quello che ha detto è vero" cercò di rassicurarmi.

"Mi dispiace" dissi.

Alice mi aiutò a rivestirmi e mi assicurò che non avevo un cattivo odore.

Il mattino seguente mi feci il bagno ancora una volta, per essere sicura...

Uscii dalla mia camera e nel corridoio incontrai Edward.

"Buongiorno Bella" disse.

"Buongiorno" risposi esitante.

"Come ti senti oggi?"

"Bene, stavo andando a fa-" mi bloccai vedendo Edward irrigidirsi al movimento della mia mano per portare i capelli dietro l'orecchia.

Feci un passo indietro, scuotendo la testa.

"Bella" fece Edward.

"Non è possibile...mi sono fatta il bagno cinque minuti fa...devo avere qualcosa che non va" dissi nel panico. Cominciai anche a piangere.

"Bella" mormorò ancora Edward.

Mi asciugai le lacrime con il palmo della mano. "Forse è il vestito...va-vado a cambiarlo" mormorai.

Mi ritrovai stretta nell'abbraccio di Edward, un abbraccio dolce.

"Sssh...non dire niente Bella...il tuo odore è molto più che buono...non farti strane idee, non c'è assolutamente niente che non vada in te" mormorò accarezzandomi i capelli.

"Ma...ma...Rosalie ha detto che"

"Rosalie" ringhiò "Non ascoltarla, tu sai di buono, di veramente buono"

Mi cullò per un pò, finchè non smisi di piangere del tutto. Allora mi prese il viso tra le mani.

"Io e Carlisle andiamo due giorni a caccia, il Lussemburgo...ma se tu hai dei problemi, se non vuoi restare qui con Rose, allora resto"

"No, vai pure; ci sarà Alice no?"

"Si" rispose.

"Allora posso resistere" dissi.

"Sicura?" chiese conferma.

"Si" risposi.

Mi accarezzò le guance con i pollici, i nostri occhi legati da un filo invisibile.

Mi baciò sulla fronte, le sue labbra fredde erano fantastiche.

"Ti voglio bene Bella" mormorò al mio orecchio.

"A-anche io" stavo per svenire, il suo profumo era divino.

Sorrise. "Sta attenta" e poi, se ne andò.





GRAZIE A TUTTE QUANTE RAGAZZE, SIETE GENTILISSIME!! VORREI RISPONDERE A UNO PER UNO DEI VOSTRI COMMENTI, MA DEVO CORRERE A STUDIARE!! :( PERO' GRAZIE DI CUORE A TUTTE!! ^^

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Capitolo 8
*** 8. GITA IN CITTA' ***


CAPITOLO OTTO: GITA IN CITTA'

"Buongiorno Bella" disse Alice allegramente.

"Buongiorno Alice" risposi.

Sembrava più contenta del solito e non mi convinceva.

"Allora, visto che lo sposo è andatoa divertirsi, oggi andiamo a fare un giro in città. Così prendiamo il vestito da sposa" annunciò.

Appunto, lo sapevo che non dovevo fidarmi.

"Va bene, Alice" tanto prima o poi avrei dovuto scegliere l'abito.

Uscimmo subito dopo la colazione. Prendemmo una carrozza, eravamo solo io e Alice; non che mi apsettassi la partecipazione di qualcun altro.

"Vedrai, troveremo un vestito adatto a te" esclamò.

Ci fermammo lungo la strada e scendemmo velocemente dalla carrozza; la gente sorrideva ad Alice, sembrava molto amata dai suoi sudditi.

"Vai spesso a fare compere in città?" chiesi.

"Si, mi piace molto" rispose.

"La gente...sembra che le piaci molto" osservai.

Sorrise. "Mi piace camminare in mezzo a loro" rispose "Tu non andavi mai in giro?" chiese.

"Si, mio padre dicecva sempre che per essere buoni sovrani, bisogna conoscere il proprio popolo. E il modo migliore per farlo, è stargli vicino...camminare tra la gente" risposi.

"Tuo padre ti ha insegnato bene, è un bravo Re" osservò.

"Anche Carlisle lo è" risposi.

Nelle tre ore successive, Alice mi accompagnò in ogni tipo di negozio. All'ora di pranzo, avevamo comprato solo la stoffa che desideravo per il mio abito, infatti, alla fine avevamo deciso di farmelo cucire a mano.

"Avrai fame bella" disse Alice.

"Un pò in effetti" risposi. Tanto lo sapevo che Alice non avrebbe mangiato.

Mi accompagnò in un piccolo ristorante dove, ovviamente, mangiai sdolo io.

"Esme mi ha consigliato una sarta bravissima" disse Alice.

"Oh..e perchè esme non è venta?" chiesi disinvolta.

"Doveva preparare gli inviti insieme a Rosalie" rispose.

Deglutii a fatica. "rosalie?...Alice, perchè Rosalie mi odia tanto?"

"Non accetta facilmente che qualcuno entri nella famiglia" disse.

Spostò lo sguardo da me, evidentemente c'era dell'altro.

"Ma non è solo per questo vero?" insistei.

Sospirò. "Dopo il matrimonio saprai tutto, te lo giuro...vorrei dirti la verità adesso ma non posso"

Quello che non sapeva, era che io sapevo già tutto su di loro...

La sarta si rivelò una vecchietta sdentata ma molto simpatica. Prese tutte le misure necessarie e mi ascoltò quando le dissi come volevo il vestito.

"Bè, stavo pensando a qualcosa di semplice, magari un corpetto con qualche rosa sopra e la gonna lunga fino ai piedi"

"Mi sembra una buona idea principessa" rispose "Torni tra due giorni e lo troverà pronto" disse la vecchietta.

"La ringrazio molto" risposi.

Uscimmo e ci dirigemmo di nuovo verso la carrozza. Finalmente potevamo tornare al castello.

Mi sentii tirare per la gonna. Mi voltai e mi trovai davanti la stessa bambina che avevo incontrato al porto.

"Ciao!" esclamò sorridendomi.

Il dentino che le mancava, stava rcrescendo, notai però che era sempre molto secca.

"Ciao!" risposi sorridendole di rimando.

"Tu sei la principessa di Francia?" chiese.

"Si" risposi.

"Ohooo" i suoi occhi si allargarono "Come sei bella"

Sentii Alice ridacchiare. "Grazie piccolina" risposi accarezzandole la testa.

"La tua mamma dov'è?" chiese Alice.

Scosse la testa. "La mia mamma è lassù" disse puntando un dito verso il cielo.

"E il tuo papà?" chiesi.

"LIdsey! Tesoro, quante volte ti ho detto di non dare fastidio alla persone che passano?" disse un ragazzo sui 23 anni. Era identico alla bambina.

"Scusa papà, ma ho incontrato la ragazza gentile dell'altro giorno" rispose la bambina allungando le braccia verso suo padre che la prese in braccio.

"Mi dispiace molto, ma Lidsey è così curiosa" disse suo padre.

"Si figuri! è una bimba molto simpatica!" risposi.

"vieni amore andiamo, papà deve lavorare" disse asua figlia.

"Va bene, ciao" disse Lidsey rivolta a me e Alice.

"Ciao" risposi salutandola con la mano.

Salimmo sulla carrozza.

"Dove hai conosciuto quella bambina?" chiese Alice.

"Al porto, il giorno che mi sono persa. Mi ha indicato la strada per il castello" risposi.

"Che gentile"

"Già" concordai.

"Tu...vooi dei bambini?" chiese all'improvviso.

"Non so...non riuscirei ad essere una buona madre. Ma suppongo che Edward ne voglia qualcuno"

Alice non disse nulla, non ero del tutto certa che i vampiri potessero avere figli.

"Edward è felice con te Bella" buttò la.

"Sei sicura?2 chiesi arrossendo.

"Si, non l'ho mai visto così protettivo nei confronti di nessuno" disse "Ti ha detto che ti vuole bene?" chiese.

Arrossii ancora. "Si" ammisi.

Sorrise raggiante. "E' così bello vederlo finalmente felice; e siete così carini insieme!"

Ridemmo entrambe e continuammo a parlare fino all'arrivo al castello.

Alice trovò un invito ad aspettarci.

Lo lesse e fece una smorfia. "Anche quest'anno siamo stati invitati al ballo dai Newton" annunciò.

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Capitolo 9
*** 9. I NEWTON ***


CAPITOLO NOVE: I  NEWTON

Edward tornò a casa due giorni prima del matrimonio.

Sembrava più rilassato e i suoi occhi erano di un caldo color caramello.

Appena entrato nel castello, mi venne incontro, abbracciandomi.

"Ciao...come stai?" chiese facendo un sorriso sghembo.

"Bene...e tu?" ero già abbagliata da lui.

"Tutto bene" rispose spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchia.

Lo abbracciai di nuovo, posando la testa sul suo petto. "Mi sei mancato..." mormorai, non potendomi più trattenere dal dirlo.

Mi accarezzò la testa. "Anche tu, piccola" rispose.

"Mi dispiace interrompervi, ma...siamo stati invitati di nuovo dai Newton" disse Alice.

Sentii Edward ringhiare e poi sbuffare, innervosito.

"Cosa c'è?" chiesi cauta.

"Non sono proprio simpatici i Newton; ogni anno ci invitano alle loro feste e non rifiutiamo per non essere scortesi, sai, affari di nobiltà. Però ti assicuro che sono insopportabili" rispose.

"Edward non sopporta il loro primo genito: Michael" intervenne Alice.

"E' antipatico?" chiesi.

"E' un ragazzino fissato con il golf. Ha fatto promesse a metà ragazze del regno e non ne ha mantenuta una" spiegò Edward.

"Già, non mi stupirebbe se ci provasse anche con te Bella" buttò là Alice.

Edward ringhiò piano e i suoi occhi diventarono neri. "Vedremo se ci proverà" sibilò minaccioso.

"Stà tranquillo, non succederà niente" mi affrettai a dire.

Edward mi accarezzò la guancia sorridendo.

"Bella? Dobbiamo andare aprendere il tuo vestito ricordi?" disse Alice.

"Oh, si certo"

La vecchietta gentile dell'altra volta, mi aveva confezionato un abito bellissimo. Esattamente come lo volevo. Me lo provai subito.

Il corpetto rigido e senza spalline, accentuava un pò il mio seno, mentre la gonna scendeva lunga fino ai piedi.

Poi, avevo anche uno scialle da mettere sopra le spalle per ripararmi. Guardandomi allo specchio ne rimasi incantata.

"Grazie infinite! E' perfetto" esclamai.

"Sei bellissima Bella" disse Alice tutta sorridente.

Dopo aver pagato la vecchietta, Alice mi accompagno a comprare le scarpe. Dovetti supplicarla un pò, ma alla fine dovetti cedere a un paio di tacchi di quasi dieci centimetri che mi avrebbero impedito qualsiasi movimento di sicuro.

"Sei consapevole che cadrò?" la informai una volta tornate in carrozza.

"Basta che dici a Edward di stare attento" disse alzando le spalle.

Arrivate al castello, Alice mi concesse un paio di ore di libertà, prima di prepararci per il ballo dai Newton.

Senza protestare, andai in camera e mi sedetti sul letto.

Passò qualche minuto prima che sentissi bussare.

"Bella? Posso entrare?" chiese la voce di Edward da dietro la porta.

"Certo, vieni pure" risposi.

Entrò e si sedette vicino a me. "Trovato il vestito?" chiese.

Arossii lievemente. "Si...è bello...spero che ti piaccia" risposi.

"Sono sicuro che sarà bellissimo" mormorò. Poi, mi scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchia, e puntualmente il mio cuore accelerava i battiti.

Si avvicinò, piano, e mi baciò, leggero, la guancia.

Arrossii, mentre il mio cuore impazziva del tutto.

"Mi sei mancata piccola" alitò al mio orecchio.

Rabbrividii, un pò per il suo alito fresco, un pò per il 'piccola'.

Appoggiai la gancia sulla sua spalla. "Mi sei mancato anche tu"

Con mio imbarazzo, Edward mi tirò a sedere sulle sue gambe e io affondai il viso sul suo collo, come lui affondò il suo sul mio.

Il suo odore dolce, squisito, mi colpì il naso e feci un respirone, riempiendo i polmoni di quel profumo meraviglioso.

Sentii lui fare lo stesso.

Avrei dovuto scostarmi da lui, per la vicinanza dei suoi denti, ma quello che provavo era ben altro. Volevo, anzi, che mi stesse sempre più vicino.

Sentii le sue labbra traccare una linea di baci dalla gola fino alla tempia, per poi scendere sulla guancia di nuovo e arrivare alle labbra.

Si fermò un attimo, mi prese il mento con la mano e mi guardò dritto negli occhi. Quanto era bello...

Attese qualche saecondo, poi appoggiò le sue labbra fredde sulle mie. Sentii come un'onda travolgermi; non erano brividi di freddo quelli che mi scuotevano dentro.

Fu un attimo, prima che si staccasse e tornasse a respirare sul mio collo. Affondai una mano tra i suoi capelli morbidi. Ero emozionata ed eccitata per il lieve bacio di poco prima.

"Edward?" sussurrai.

"Mmm"

"Mancano solo due giorni" sussurrai.

"Già" alitò sul mio collo.

"Sull'altare...mi-mi bacerai?" chiesi arrossendo.

"Si...ti bacerò" confermò.

Mi strinsi a lui. "Ti voglio bene Edward"

"Anch'io te ne voglio, tesoro" rispose.

"Senti, Alice mi ha costretta a comprare un paio di scarpe altissime...non mi lascerai cadere il giorno del matrimonio vero?" chiesi supplichevole.

Mi guardò, sorridendo. "No, mai" mormorò.

Sorrisi e, prendendo coraggio, lo baciai io. Velocemente e trattenendo il respiro. Non sapevo bene come comportarmi.

Edward mi baciò di rimando e poi tornò ad immergersi nel mio collo.

Restammo lì a coccolarci ancora un pò.

Era bello stare con lui, sentirlo così vicino. Tra le sue braccia mi sentivo salva, sicura e amata.

Per la prima volta, fui davvero felice di sposare Edward.

Purtroppo anche il migliore dei momenti deve finire.

Alice aprì la porta di scatto, entrando.

"Bussare no eh!?" sbottò Edward senza però scansarsi dal mio collo.

"Scusate, ma Bella deve prepararsi" annunciò Alice.

Edward sbuffò sonoramente. Sorrisi, quanto era carino!

Ci alzammo. "Suvvia Edward, te la restituisco tra poco" ironizzò Alice.

"Si certo" rispose Edward alzando gli occhi al cielo.

Lo bacia sulla guancia, alzandomi in piedi e lui ricambiò il bacio. "Ci vediamo dopo" sussurrai.

"Va bene" rispose uscendo.

Mi voltai e trovai Alice a fissarmi con un ghigno.

 

 

 

 

Mi voltai e trovai Alice a fissarmi con un ghigno.

"Come siete carinii!" esclamò.

"Dai..." arrossii.

"Dico sul serio! Vi siete baciati, che so, sulla guancia?"

Arrossii di nuovo. "S-Sulla guancia? S_si..." ammisi.

Alice s'illuminò. "Oh.Mio.Dio. Ti ha baciata!" urlò.

"Ssssh, non urlare!" la implorai.

"Allora?" insistette.

Abbassai lo sguardo e annuii. Ovviamente rossa come un pomodoro.

Alice cominciò a battere le mani e a saltare. "Che bello!" urlò di nuovo.

"Alice ti prego...non dovevamo cambiarci?" le ricordai.

"Oh si! Coraggio. Stasera sarai bellissima!" esclamò aprendo poi l'armadio.

 

M'infilai il vestito verde dopo un'ora di trucco. Alice mi aveva arricciato i capelli e li aveva appuntati con delle forcine; solo qualche ciocca lasciata libera. Il vestito, di un verde smeraldo, mi fasciava il corpo, mettendo in risalto le mie poche curve.

"Sei bellissima, Edward rimarrà senza parole!" assicurò Alice.

"Grazie Alice" l'abbracciai.

"Figurati. Coraggio, ora andiamo!" disse aprendo la porta.

Scendemmo le scale, dove tutti ci stavano aspettando. Edward rimase davvero senza parole, e potrei giurare che trattenne anche il respro.

Mi baciò la mano, da vero gentiluomo. "Sei bellissima piccola" sussurrò.

Arrossii. "Anche tu sei molto carino" mormorai riferendomi al suo smoking nero.

Sorrise e mi condusse fuori, dove ad aspettarci c'era una carrozza più grande delle altre, per trasportarci tutti.

Edward mi aiutò a salire, quando vedendo l'altezza della carrozza mi preparai a spiccare il salto. Mi afferrò per la vita e mi alzò con un solo braccio.

Rosalie, seduta davanti a me, non mi degnò di uno sguardo; era perfetta nel suo abito di velluto rosso.

Edward mi strinse a se e io arrossii, mi sentivo in imbarazzo quando c'era qualcuno che ci osservava fare certe cose; eppure, nessuno ci faceva caso, anzi, Esme ci guardava con un sorriso d'approvazione.

La carrozza partì e presto arrivammo al castello dei Newton che era bello ma non quanto quello dei Cullen.

Edward mi aiutò a scendere e mi offrì il braccio che io afferrai di buon grado.

La sala da ballo era già piena di ospiti; un uomo e una donna non molto giovani vennero ad accoglierci.

"Buona sera Re Carlisle. E' un piacere averla qui" disse l'uomo facendo un inchino.

"Grazie" rispose Carlisle sorridendo.

"Quelli sono i baroni Newton" bisbigliò Edward.

"Oh...sembrano gentili" dissi.

Non mi andava subito di ballare, cosa che invece fecero Alice e Jasper. Edward, per fortuna, dovette notarlo perchè mi propose di sederci.

Mi portò poi da bere e si sedette davanti a me mentre io bevevo lentamente.

"Adesso mi concedi un ballo piccola?" chiese sorridendo.

"Ti piace chiamarmi così?" cercai di prendere tempo.

Il sorriso sghembo che apparve sulla sua bocca quasi non mi fece pentire della domanda che avevo fatto; rischiava di uccidermi così!

"Non è che mi piace...mi viene naturale" disse "Ma se non ti piace, posso smettere"

Scossi la testa. "No, mi piace che mi chiami così, mi fa sentire..."

"Come?"

"Amata" terminai.

Mi baciò sulla fronte. "Allora, adesso mi concedi questo ballo?" chiese.

Sorrisi e lo presi per mano. "Certo, tesoro"

Mi portò dove le coppie ballavano e guidò le mie braccia dietro al suo collo, mentre mi circondò la vita con le sue.

"Dillo ancora" sussurrò al mio orecchio.

"Cosa?" mi ero persa.

"Come mi hai chiamato prima" rispose.

Sorrisi. "Tesoro" Edward sospirò "Tesoro" ripetei, solo per sentire un lieve bacio sul collo. "Tesoro, tesoro, tesoro..." lo ripetei ancora e ancora.

Edward ridacchiò. "Mi fai sentire...amato" disse.

Arrossii. La verità era che io lo amavo sul serio. Non m'importava se era un vampiro, se doveva essere pericoloso. Io ero totalmente e follemente innamorata di lui.

"Scusa?" una voce interruppe il nostro momento.

Davanti a me si parò un ragazzo con i capelli biondi e l'espressione da ragazzino.

 

 

Davanti a me si parò un ragazzo con i capelli biondi e l'espressione da ragazzino. Un sorriso stampato in faccia. Era carino, certo, niente a che vedere con il mio Edward.

S'inchinò e mi baciò la mano. "Perdonami Cullen, posso rubarti la tua dama per la prossima danza?" chiese.

Edward mi guardò, palesemente nervoso, eppure cercava il mio consenso.

Riluttante annuii.

"Va bene" disse Edward allontanandosi.

Per fortuna la canzone era un lento, magari non sarei caduta.

"Come ti chiami?" chiese.

"Isabella, ma preferisco Bella" risposi.

"Io sono Michael. E' un vero piacere conoscerti Bella, non vedevo ragazze così carine da un pò" commentò con un sorrisetto.

Arrossii. "Grazie" risposi incerta.

"E' molto che sei qui?" chiese innocentemente.

"Non molto" ammisi.

"Potrei portarti a fare un giro della città" propose.

"Emm...grazie, ma Edward ha già provveduto" deviai.

"Capisco...allora, posso invitarti a vedere una partita di golf?" propose.

Non sapevo come rifiutare cortesemente, sicchè cicischiai.

Una mano fredda afferrò la mia e mi tirò verso il tavolo; era Edward che era venuto a salvarmi da quel Michael così appiccicoso.

Ci sedemmo. "Grazie" gli dissi.

Sorrise. "Prego" rispose.

"Cullen? Scusa tanto, ma hai portato via la ragazza con cui IO stavo ballando!" disse Michael una volta al nostro tavolo.

Edward lo guardò, l'ombra di un sorriso sulle labbra.

"Mi rincresce, ma tu stavi danzando con la MIA fidanzata" rispose.

Micgael mi guardò allibito. "La-la tua fidanzata?" balbettò.

"Già" annuì Edward.

"Che cosa le hai promesso per incantarla?" sbottò. Poi mi guardò. "Posso offrirti ricchezza e castelli a volontà, se diventassi la mia fidanzata"

"Pensi che io non possa darle tutto questo?" intervenne Edward prima che io potessi rispondere.

"Posso darti anche due campi da golf" disse.

Edward stava per ridergli in faccia, quindi ritenni opportuno intervenire.

Presi una mano di Edward. "Mi rincresce Michael. Qualunque cosa tu abbia da offrirmi non basta...io amo il mio fidanzato" dissi arrossendo come un peperone e non avendo il coraggio di guardare Edward in faccia.

Michael fece una smorfia e se ne andò.

Ancora però, non ebbi il coraggio di guardare Edward.

"Ti va una passeggiata?" alitò al mio orecchio.

"Si, certo" risposi timidamente.

Sempre tenendoci per mano uscimmo in giardino, dove non c'era nessuno.

Camminammo per un pò, poi Edward puntò un dito verso una panchina sotto un piccolo gazzebo. "Sediamoci" propose.

Si sedette e mi tirò a sedere sulle sue gambe. Al buio e da soli mi sentivo più a mio agio.

Mi abbracciò teneramente e affondammo il volto l'uno sul collo dell'altro.

"Sei stanca?" chiese quando sbadigliai sul suo collo.

"Un pò" ammisi "Ma posso stare qui anche tutta la notte..." non c'era altro posto in cui volessi stare.

"Si, è piacevole il silenzio" concordò.

"Ti voglio bene Edward" mormorai.

"Anch'io te ne voglio piccola" rispose.

Mi baciò sul collo e poi sul mento. Scostai appena la testa per rendere più facile il contatto con le mie labbra.

Le desiderava quanto io desideravo le sue.

Fu un lieve bacio, eppure il mio cuore saltò un battito. Le sue labbra così fredde, eppure belle...desiderabili...

Tornò a baciarmi sul collo. "Fra due giorni saremo sposati"

"Già...cercherò di essere una buona moglie" dissi.

"Sarai perfetta. Proprio come sei una perfetta fidanzata" disse.

Arrossii. Eppure, prendendo un pò di coraggio lo baciai sul collo.

Edward si scostò per guardarmi negli occhi. Solo dopo notai che in mano aveva l'anello che mi aveva proposto in Francia.

"Questa volta non puoi rifiutare piccola. Sei tu. Ne sono sicuro. Tu hai rapito il mio cuore, è a te che appartiene" disse baciandomi lievemente.

Arrossii e sorrisi; titubante gli porsi la mano e lui, illuminandosi, mi infilò l'anello al dito.

Lo abbracciai, riempiendolo di baci sulla guancia. "E' bellissimo, grazie"

"Ti voglio tanto bene, tesoro" sussurrò.

"Anche io...pulcino"

Rise, una risata meravigliosa. "Pulcino? E' così che mi vedi? Piccolo e indifeso?" chiese.

Sorrisi con lui. "No...però sei tenero e dolce quanto un pulcino" dissi.

"Nessuno mi aveva mai chiamto così"

Annuii. "Meglio così! Vuol dire che sono la prima!" dissi.

Lo baciai piano sulle labbra e sbadigliai di nuovo.

"E' ora di portarti a letto piccina" annunciò.

"Ma è presto" biascicai "Non voglio andare a casa"

"E allora che vuoi fare?" chiese.

"Restiamo ancora un pò qui...sto bene con te" dissi.

"Come vuoi" sussurrò.

Chiusi gli occhi e in breve mi addormentai, a dispetto della mia buona volontà per rimanere sveglia.

Sentii vagamente Edward coprirmi con la sua giacca e poi portarmi fino alla carrozza.

Una volta in camera, biascicai un "Resta con me"

Poi, sentii un braccio intorno alla vita e un respiro freddo sulla nuca.

Quella notte dormii tra le braccia di un angelo.

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Capitolo 10
*** 10. ULTIMI PREPARATIVI ***


CAPITOLO DIECI: ULTIMI PREPARATIVI

Il mattino seguente, mi svegliai ancora tra le braccia di Edward.

Trovai i suoi meravigliosi occhi color topazio intenti a fissarmi. Appena mi vide sveglia sorrise e mi accarezzò la guancia con il naso.

"Ben svegliata piccolina" mormorò "Dormito bene?"

"Si, magnificamente" risposi abbracciandolo di slancio.

S'irrigidì un attimo e credetti di aver esagerato. Avevo orami capito da tempo che cercava di trattenersi dal farmi diventare il suo spuntino. Sicchè attesi un attimo prima di baciarlo sulla guancia.

"Che facciamo oggi?" chiesi.

Mi scompigliò i capelli. "Oggi andiamo a scegliere le fedi e vediamo come procedno i preparativi per domani...se per te va bene" disse.

"Certo! E' il nostro matrimonio e io non so niente!" borbottai.

Rise e mi baciò sulla fronte. "Cambiati, ti aspetto di sotto, piccola"

Sorrisi dopo che mi baciò lievemente sulle labbra ed uscì. Dio, c'era di rimanere imbambolate per mezz'ora ad ogni suo bacio!

Mi vestii velocemente, con un abito azzurro che mi piaceva molto e scesi di sotto per fare colazione. Edward mi attendeva.

"Alice viene con noi?" chiesi infilzando del bacon.

Ormai non chiedevo neanche più se aveva fame, tanto sapevo che non mangiava.

Scosse la testa. "No, è indaffarata con i preparativi per la cerimonia" rispose.

"Va bene, allora andiamo" dissi.

Uscimmo e c'era già una carrozza pronta per noi. Mi fermai.

Edward mi guardò confuso. "Bè? Non ti va più?" chiese.

Sorrisi. "Certo che mi va! Solo che...perchè non andiamo a piedi?" chiesi.

"Come vuoi" rispose annuendo e porgendomi il braccio.

Lo afferrai e mi alzai in punta di piedi per baciarlo sulla guancia, incurante del cocchiere che sorrideva.

Dopo un'ora arrivammo in città. Come Alice, anche Edward era conosciuto e ben voluto dal popolo; tutti infatti, lo salutavano con inchini.

"Vieni, per di qua" disse conducendomi in una stradina.

Mi portò fino ad un negozietto piccolo, piccolo che vendeva gioielli. A capo del negozio c'era un vecchietto gentile e sdentato.

"Buongiorno principe Edward" esordì inchinandosi.

"Buon dì Alphonse" rispose Edward cortesemente.

Aphonse mi squadrò. "La fanciulla in vostra compagnia..." iniziò.

"Lei è la mia fidanzata. Bella" concluse Edward per lui.

Arrossii lievemente. "Buongiorno signore" biascicai.

Mi sorrise. "Buongiorno principessa, mi dia pure del tu" rispose.

"Siamo qui perchè vorremmo vedere delle fedi" disse Edward.

"Certo, ve le porto subito" disse sparendo nel retrobottega.

Intanto, sbirciai tra anelli e collane in bella mostra.

"Ti piacciono?" chiese Edward.

"Si, sono bellissimi. E' davvero bravo" risposi affascinata.

"E' qui che ho preso il tuo anello" alitò al mio orecchio.

Sorrisi, mentre il suo alito mi accarezzava la guancia. "Grazie tesoro" mormorai.

Edward s'illuminò di un sorriso smagliante e mi baciò la fronte proprio mentre Alphonse tornava.

Arrossii violentemente, come ogni volta che qualcuno ci beccava in quei momenti solo nostri.

Il vecchietto sorrise. "Ecco qua, questo è il migliore dei miei assortimenti" spiegò porgendoci un piano di egno contenente molte fedi.

Erano tutte meravigliose, tempestate di diamanti, rubini o in semplice oro.

"Fai delle cose bellissime" mormorai prendendo in mano una fede d'oro.

"Grazie principessa, è molto gentile" rispose.

Edward mi corcondò la vita con le braccia e mi tirò indietro contro il suo petto. Arrossi lievemente. Poggiò il mento sulla mia spalla e la sua guancia contro la mia mi fece rabbrividire.

"Scegli tu, quella che vuoi, mi fido del tuo gusto" disse.

"Come? Ma, se poi non ti piace?" protestai.

"Mi fido di te" ripetè semplicemente.

"...mm..."

Ne provai alcune; con gioielli, rubini e ietre preziose. Alla fine decisi di andare su qualcosa di semplice. Edward nel frattempo mi accarezzava la guancia con il naso. Era un movimento lentissimo, quasi impercettibile, eppure capace di sconvolgermi.

Un paio di semplici fedi d'argento catturarono la mia attenzione. Non avevano niente di particolare, erano solo un pò più alte delel solite fedi. Mi venne un'idea. "Ecco le vincitrici!" annunciai.

Edward mi guardò dubbioso. "Ma sei sicura? Niente diamanti ne rubini?"

Annuii. "Fidati, ho un'idea" gli risposi. "E' possibile scrivere dei nomi all'interno?" chiesi ad Alphonse.

Annuì. "Certo, ci metterò un paio d'ore, ditemi i nomi"

"Edward su una e Bella nell'altra" risposi.

"Bene, tra un paio d'ore troverete tutto pronto" rispose Alphonse.

"Grazie mille!" gli sorrisi.

Uscimmo e riprendemmo a passeggiare per strada.

"Ciao!" sentì esclamare. Poi, mi sentii stringere le gambe in un abbraccio. Mi voltai e trovai Lidsey che mi abbracciava forte.

Sorrisi. "Ciao Lidsey" risposi al saluto.

"Lidsey tesoro, non dare fastidio alla signorina!" esclamò il padre della bambina.

"Non si preoccupi, ormai Lidsey ed io siamo amiche!" lo assicurai.

"Principe Edward" s'inchinò.

"Ciao Alex, ciao Lidsey" rispose Edward educatamente.

"Conosci proprio tutti eh!" lo provocai.

"Certo, Alex fa il fabbro, le sue spade sono le migliori" rispose Edward.

"Grazie principe" rispose Alex compiaciuto.

"Tu sei la fidanzata di Edward?" chiese Lidsey.

"Lizzy! Tesoro, non si fanno certe domande!" la riprese suo padre.

Edward intervenì prendendo in braccio Lizzy. "Si, lei è la mia fidanzata" le sussurrò "Ti piace?"

Arrossi mentre gli occhi di Lizzy si allargavano. "Ohooooo...è molto bella"rispose.

Edward le scompigliò i capelli. "Sono d'accordo"

Arrossi ancora e li sentii ridacchiare.

"Dobbiamo andare, devo lavorare" disse Alex riprendendosi Lizzy.

Ci salutammo, Lizzy continuò a salutarci con la manina; era davvero una bella bambina.

"La conoscevi già?" mi chiese Edward.

Gli raccontai dove l'avevo vista. "Ma cosa è successo a sua madre?"

EDward riprese a camminare e lo seguii riprendendolo a braccetto. "La mamma di Lizzy è morta dandola alla luce. Erano già un pò di mesi che cercavano di avere un figlio e quando hanno scoperto di aspettare Lizzy erano feliccissimi" spiegò.

"Deve esere difficile per Alex crescerla da solo" osservai.

Edward annuì. "Già...come è difficile per Lizzy crescere senza una madre. Però, credo che Alex stia facendo un ottimo lavoro. Ha un amore sconfinato per quella bambina" rispose.

Ci fermammo in un piccolo locale per il pranzo. Mi correggo, per il mio pranzo.

Ci sedemmo ad un tavolino ed ordinammo da mangiare.

"Principe Edward! Che piacere vederla!" disse una ragazza avvicinandosi a noi.

Si vedeva chiaramente che era ricca e anche un pò smorfiosa. Aveva capelli riccioli ed era un pò più bassa di me.

"Jessica, lei è Bella. Bella, lei è Jessica Stanley" presentò Edward.

"Molto onorata" risposi educatamente.

Jessica mi sqadrò da capo a piedi.

"Ci sposiamo domani" precisò Edward.

"E così alla fine hai ceduto pure tu" commentò.

Edward sorrise. "Non si può restare soli per sempre, basta trovare la persona giusta"

"Si, suppongo sia così" brontolò Jessica "Adesso debbo andare, spero di conoscerti meglio Bella" s'inchinò e uscì.

Dopo pranzo tornammo da Alphonse che aveva finito di sistemare le nostre fedi come promesso. Il risultato fu perfetto.

"Ti piacciono?" chiesi ad Edward.

"Sono perfette" rispose baciandomi la mano che teneva stretta tra le sue.

Dopo aver pagato Alphonse, tornammo verso il castello. Parlammo del più e del meno, Edward mi raccontò di averlo fatto impazzire Alphonse per l'anello di fidanzamento!

Prima di entrare al castello, Edward mi tirò verso un piccolo parco deserto.

Si fermò solo quando raggiungemmo un piccolo stagno. Al centro c'erano dei cigni bellissimi.

Ci sedemmo su una panchina, dove Edward mi abbracciò e baciò teneramente il collo. "Domani arrivano i tuoi genitori" alitò sul mio collo.

"Lo so... ma andranno via domani sera" sussurrai al suo orecchio.

"Dopo il matrimonio...ecco noi... andremo in luna di miele" bisbigliò.

"Dove?" chiesi curiosa.

"Ti porto in un'isola deserta...solo tu ed io" alitò baciandomi il collo.

"Soli?"

"Si"

Non riuscii a trattenere una risatina. L'idea di passare del tempo sola con lui mi piaceva più del dovuto. Avrebbe dovuto spaventarmi, invece mi piaceva.

Affondai il viso sul suo collo e accarezzai l'altra parte. Inspirai a fondo il suo profumo fantastico. Dolce, intenso, travolgente.

Mi tempestava di piccoli baci collo e guancia. Con mio disappunto non mi baciò per niente sulle labbra.

"Senti ma...qui sposo e sposa si possono vedere prima del matrimonio?" chiesi.

Mi guardò confuso. "Si, perchè in Francia no?"

Scossi la testa. "No"

"Va bene, vorrà dire che stasera non ci vedremo" decretò.

"Cosa? NOOO!!!" mi opposi.

Alla fine vinsi io!


























RAGAZZE, SONO LUSINGATA DI TUTTI I VOSTRI COMMENTI E COMPLIMENTI!!! SIETE TUTTI TROOOOOOOPPO GENTILISSIMI!!!! VI RINGRAZIOE DI CUORE E AGGIORNERO' PRESTO LA PROSSIMA VOLTA!!! ^^ VI VI BU!!! UN BASINO A OGNUNO DI VOI!!! ^^

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Capitolo 11
*** 11. MATRIMONIO ***


CAPITOLO UNDICI: MATRIMONIO

Quando mi svegliai, mia madre stava discutendo animatamente con Alice.

Mi tirai a sedere e mi stropicciai gli occhi.

"Oh Bella! Come sono felice di vederti, tesoro!" mia madre mi saltò addosso stringendomi in un abbraccio di ferro.

"Si mamma...anche io sono contenta" riuscii a dire.

Si staccò e si sedette sul letto vicino ad Alice. "Ti trovo bene tesoro. Mangi a sufficienza?" chiese, accarezzandomi la guancia.

"Si mamma, sto benone" la rassicurai.

"Bene. Alice mi stava giusto dicendo che tra ed Edward è nato qualcosa" disse.

Arrossii e mi alzai dal letto. "Ecco..noi...ci siamo affezionati" la blandii.

"Oh sono così felice! Edward è proprio il ragazzo giusto!" esclamò.

Sapevo dove sarebbe arrivata con quel discorso, così mi vestii velocemente.

"E dopo il matrimonio, mi aspetto tanti nipotini!" disse.

Appunto. Arrossii ancora. "Mamma, dov'è papà?"

"Di sotto, con Carlisle" rispose Alice.

Me la svignai. Ebbene si, corsi fuori dalla stanza andando di sotto.

"Papà!" esclamai correndogli incontro.

"Bella!" rispose, invitandomi a braccia aperte.

Lo abbracciai di slancio, nonostante l'ottima compagnia della famiglia Reale, mi era mancato.

Mi accarezzò la testa. "Come stai?" chiese.

"Bene papà. E tu?" chiesi.

"Bene, spero tu ti sia comportata bene" disse dopo avermi baciata sulla fronte.

"Si è comportata benissimo Charlie, credimi, siamo molto felici di averla qui" rispose Carlisle sorridendomi.

"Buongiorno" disse una voce melodiosa dietro di me.

Mi voltai e trovai un angelo sorridente. Il mio angelo personale.

Ci avvicinammo automaticamente e ci abbracciammo per un attimo.

"Buongiorno" risposi al suo saluto.

Alice scese le scale di corsa e mi afferrò la mano. "Vieni Bella, devi cominciare a prepararti" disse, trascinandomi su per le scale.

Prima che potessi dire niente, ero di nuovo in camera mia.

Nelle ore successive, Alice mi preparò per il matrimonio. Prima i capelli, poi il trucco e infine il vestito. Quando infine mi guardai allo specchio fui senza parole.

I capelli erano tirati su e due piccole rose bianche erano appuntate ai lati dell'acconciatura, mentre due ciocche arricciate mi ricadevano giù.

Il trucco era leggero e mi faceva apparire più fragile e delicata. Le labbra rosse e gli occhi contornati di nero.

Poi, c'era il vestito, perfetto e incantevole come quando lo avevo comprato.

"Allora come sto?" chiesi, voltandomi verso Esme e mia madre.

Rimasero entrambe senza parole. Esme mi baciò. "Sei bellissima, cara" disse.

Sorrisi, sentendomi veramente bella.

"Edward rimarrà senza parole" ridacchiò Alice.

Arrossii.

Attesi altre due ore, ero nervosa. In fondo, era il mio matrimonio!

Esme e Alice cercavano di distrarmi, dicendo che andava tutto bene.

Bussarono alla porta. Era mio padre.

"Sei pron-...oh" mi guardò "Sei incantevole, tesoro" disse.

"Grazie papà" risposi.

"Emm...se sei pronta, è il momento" annunciò.

Annuii. "Si" risposi, prendendo un buquet fatto di rose bianche.

Charlie mi prese a braccetto e mi guidò fuori, fino al giardino.

Tutti i membri della famiglia erano già seduti e Edward mi aspettava all'altare. Era perfetto il mio angelo.

Vesitot di nero era bellissimo. Il nero faceva risaltare la sua pelle pallida e poi, i suoi occhi di miele, più caldi che mai.

Charlie passò la mia mano a Edward, che la strinse in una morsa fredda e rassicurante.

Fece un mezzo sorriso da sogno mentre il prete cominciava a parlare.

Ero nervosa, avevo paura di commettere qualche errore vista la mia goffaggine, c'era da aspettarsi di tutto.

Ogni volta che incrociavo lo sguardo di Edward, lui mi sorrideva, rassicurante.

Al momento di dire 'Lo voglio' ero emozionatissima. Misi la fede al dito di Edward, quella con scritto il mio nome dentro, e gli baciai il dorso della mano.

Edward fece lo stesso, con tocco delicato e leggero, senza mai staccare gli occhi dai miei.

Ero felicissima, potevo sposare la persona che amavo e non desideravo altro che stare con lui.

Quando il prete disse 'puoi baciare la sposa' le labbra di Edward si posarono sulle mie gentilmente, scatenandomi una tempesta dentro.

Dopo la cerimonia ci spostammo dall'altro lato del giardino, dove tutto era pronto per il rinfresco. Mi sedetti ad un tavolo vicino a Edward.

Il cibo fu servito. Mi vergognavo un pò ad essere solo io quella che mangiava, lui mi fissavae avevo una gran paura di sporcarmi il vestito.

"Tutto bene, piccola?" chiese Edward.

Annuii. "Si, devo solo stare attenta a non sporcarmi l'abito" risposi.

Edward ridacchiò. "Tranquilla, stai andando benone"

Alice arrivò saltellando al nostro tavolo. "Ragazzi, è l'ora di aprire le danze!" esclamò.

Deglutii a fatica ma comunque mi alzai. Edward mi prese per mano e mi guidò in uno spazio vuoto del giardino. Posai una mano sulla sua spalla e l'altra la intrecciai con la sua, mentre la sua mano sul mio fianco mi attirò più vicina a se.

"Stà tranquilla, non cadrai, fidati di me" mi sussurrò all'orecchia.

Annuii. Cominciammo a muoverci lentamente e mi sentii più che sicura tra le sue braccia. Mi rilassai notevolmente.

"Quando partiamo?" chiesi.

"Stasera se per te va bene" rispose.

"Si, benissimo" dissi. Mi sorrise, un sorriso bellissimo. "Sei molto carino...ti sta bene il nero"

Lo vidi sorridere mentre affondava il volto sul mio collo e mi baciava lievemente.

"Sei molto più che bellissima oggi" alitò sulla mia pelle.

Arrossii e sorrisi per il suo complimento.

Edward mi baciò lievemente le labbra e, al contrario di quello che mi aspettassi, mantenne la bocca sulla mia.

Portò le mie braccia dietro al suo collo, mentre le sue stringevano gentilmente la mia vita; poi, le nostre labbra si mossero lentamente, una sopra l'altra; le nostre bocche unite come mai prima.

Troppo presto, si staccò da me e appoggiò la fronte sulla mia.

"Prima che tu diventi di tutti i colori, ci stanno osservando" alitò sulle mie labbra.

Arrossii violentemente. "T-Tutti?" chiesi.

"Si, sta così, non muoverti, comportati come se niente fosse e vedrai che sarà tutto come prima" alitò ancora.

Così facemmo. Rimanemmo abbracciati fino alla fine della canzone.

"Bella... ti amo" sussurrò al mio orecchio.

Lo abbracciai ancora più stretto, sentendo il cuore colmo di gioia. "Anche io ti amo Edward" risposi.

Rimanemmo così ancora per un pò, poi ci sedemmo di nuovo.

Andò avanti così per tutta la sera. Mio padre ballò con Renèe, Esme e con me. Fui costretta a ballare con quasi tutti gli uomini presenti e, benchè non fossero molti, alla fine ero esausta.

Alice aveva già provveduto a preparare tutte le mie valigie e a farle sistemare nella carrozza pronta per la partenza.

Abbracciai i miei genitori. "Vi voglio bene" dissi loro.

"Anche noi, tesoro. Comportati bene e scrivici tante lettere!" rispose mia madre per entrambi.

Salutammo anche gli altri. Jasper fece un cenno con la mano, Esme ed Emmett mi abbracciarono togliendomi il respiro, mentre Carlisle mi tenne stretta a se qualche minuto prima di baciarmi sulla fronte.

Rosalie non mi salutò, ma neanche fece qualche smorfia, perciò suposi fosse abbastanza.

Alice quasi avrebbe pianto. "Mi mancherai" disse.

"Anche tu" risposi con sincerità. Era la mia migliore amica.

Poi partimmo. Solo noi due per sette giorni in un isola deserta.

La carrozza ci portò fino al porto, dove la nostra nave ci aspettava.

Edward e io avevamo una cabina in comune, con uno splendido letto matrimoniale e una finestra da cui si vedeva un magnifico cielo coperto di stelle.

"Bella, devo parlarti" esordì Edward.

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Capitolo 12
*** 12. INSIEME COMUNQUE ***


CAPITOLO DODICI: INSIEME COMUNQUE

"Bella devo parlarti" esordì Edward.

Annuii e ci sedemmo sul bordo del letto.

"Non sono stato completamente sicenro con te" disse "C'è una cosa che devo dirti e probabilmente dopo non vorrai più vedermi"

Era visibilmente impacciato e teso; nei suoi occhi c'era una nota triste e tetra. Gli accarezzai la guancia per rassicurarlo. Sapevo già cosa stava per dirmi. La sua natura, le sue abitudini e quelle della sua famiglia. Vedevo la sua esitazione, la sua paura. Stava per aprirsi completamente e dopo avrei potuto ferirlo in qualsiasi modo.

Ma potevo alleviare il suo dolore, rassicurarlo. "Va tutto bene Edward" mormorai.

Mi guardò, spiazzato. "Come?" era confuso.

"Non preoccuparti, so già tutto. So quello che sei" risposi sorridendo.

Spalancò gli occhi. "L-lo sai? Ma com'è possibile?" la sua sorpresa era palese.

"Mi ha aiutato un pò il mio amico Jacob Black e poi, un libro.... infine, ho fatto due più due" sorrisi per rassicurarlo.

Nonostante il mio tentativo di tranquillizzarlo, lo vidi chaiaramente irrigidirsi. Mascella tesa, pugni serrati, sguardo fisso davanti a se. "E cosa ci fai ancora qui?" parlò velocemente, quasi non lo capii.

"Dove dovrei essere?" chiesi confusa.

"Se sai quello che sono, che sono un mostro, perchè non scappi?" spiegò.

Sorrisi. "Tu non sei un mostro... e poi, sei mio marito" risposi.

Scosse la testa. "Dovresti fuggire" insistè "Non hai spirito di sopravvivenza"

"Io voglio stare con te" decretai "Lo so da un pò Edward, ho avuto il tempo per pensare e prendere le mie decisioni"

"Quali decisioni?" chiese sospettoso.

"Non m'importa. Quello che sei intendo. Per quanto mi riguarda non sei un mostro, non mi hai mai fatto del male, anzi, mi hai sempre protetta"

"Mi sopravvaluti" disse acido.

"Io so quello che dico. Sono umana, hai avuto occasione di uccidermi, eppure sono qui, con te, tua moglie" gli ricordai.

"Bella io... non so che dirti... da una parte vorrei che restassi con me, dall'altra vorrei che scappassi" ammise.

"Ho avuto occasione di andarmene, ma ti ho sposato Edward, e ora non ti libererai di me tanto facilmente" mi buttai tra le sue braccia senza pensarci troppo.

Volevo che capisse veramente quanto desiderassi stare con lui. Mi era bastato poco per decidere cosa fare, una vita senza di lui accanto il mio cervello non riusciva neanche ad immaginarla perciò era fuori questione che scappassi da lui.

Edward rispose al mio abbraccio e mi tirò con se sul letto. Ci distendemmo e appoggiai la guancia sulla sua spalla mentre con un braccio gli circondavo la vita.

Aveva un profumo dolce, che mi faceva girare la testa ed era la sua pelle ad emanarlo. Era così perfetto il mio angelo.

"Raccontami, dimmi cosa hai fatto dopo che l'hai scoperto" mormorò.

Sembrava molto più rilassato e felice. Non l'avevo mai visto così felice e mi piaceva moltissimo.

Gli raccontai ogni cosa, della lettera di Jake, del libro e del mio rifiuto di andarmene. Lui ascoltava, rapito dalle mie parole.

"Toglimi una curiosità" dissi dopo un pò "Voi non vi nutrite di sangue?"

Scosse la testa. "Di quello animale, non di esseri umani" rispose.

Ero ammirata da ognuna delle singole parole che uscirono dalle sue labbra. Non uccidevano esseri umani, non volevano essere mostri. Erano migliori di quanto pensassi, migliori di molte altre persone.

"Ti ho spavenatat?" chiese preoccupato.

"Affatto, piuttosto, sono fiera della vostra scelta" risposi.

"Non ti ripugno?" chiese pungente.

Alzai gli occhi al cielo. "Anche io mi nutro di animali, solo perchè tu mangi una parte che io di solito scarto non è che mi fai schifo" risposi.

Scoppiò a ridere e poi mi strinse a se. "Non so cosa ho fatto per meritarmi un angelo come te" sospirò.

Lo baciai piano sul collo. "Vedo che ci facciamo le stesse domande"

Restammo distesi e abbracciati. Sentivo il corpo freddo di Edward sotto al mio.

Purtroppo, da perfetta umana quale ero, avevo anche isogno di dormire, perciò, non ricordo bene quando ma mi addormentai.

 

Un pò di ore dopo, ci ritrovammo da soli in una piccola isola. Era buio ma si stava bene, la foresta intorno alla spiaggia era tranquilla e pacifica.

Edward mi prese in braccio e si mise a correre. Credetti di morire. Sembrava che gli alberi potessero venirci addosso da un momento all'altro, ad una velocità assurda.

Chiusi gli occhi e mi strinsi a lui, per ripararmi da quel terrore che mi faceva contorcere lo stomaco.

Si fermò di colpo e mi mise in piedi, sorreggendomi perchè non stavo bene in equilibrio. "Stai bene?" chiese preoccupato.

"Si, scusa, non mi aspettavo che sapessi correre così" ammisi.

"Forse era un pò troppo veloce per te" si scusò.

Scossi la testa. "No, tranquillo, sto bene" sorrisi.

Mi prese per mano e mi condusse davanti a uno dei più meravigliosi castelli che avessi mai visto. 

 

 

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Capitolo 13
*** NON E' UN AGGIORNAMENTO! ***


Allora, mi dispiace, so che vi aspettavate un aggiornamento e vi prometto che ci sarà prestissimo! Ma questo non è un aggiornamento!! ^^
Non che io abbia moltissimo da dire, ma comunque credo di dover lasciare un post apposta per voi, voi che recensite e siete sempre così gentili con i complimenti! Mi fate pensare che sono davvero brava!!! XD
Comunque, non so bene cosa dire, se non GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE…
Siete tanti che leggete e tanti che commentano, è davvero un piacere scrivere per voi! Mi fa piacere che la storia vi piaccia e che continuiate a leggerla nonostante io aggiorni lentamente!
Comunque, il fatto è che mi sentivo davvero in dovere di ringraziarvi tutte quante perché mi fate davvero felice! :D
Ogni volta che aggiorno vorrei avere il tempo di rispondere a ognuna di voi, magari per chiarire i vostri dubbi… invece non ci riesco mai… perciò, adesso rispondo ai commenti dell’ultimo capitolo che ho postato, e poi vi ringrazio a tutte, perché mi fate contenta e anche se spesso non rispondo ai commenti, sappiate che vorrei rispondere a uno per uno sempre!!!




Himeno chan: si guarda, sono convintissima anche io che sono carinissimi! XD Ti dico solo che devono succedere ancora un sacco di cose! :D Un bacione ^^

_Zexion_: grazie infinite! Sei molto gentile! :D

Ciiiii: grazie, sono felice che ti piaccia la fic! ^^

Gotely: grazie grazie grazie!! XD Il prossimo capitolo sono sicura che ti piacerà! :D

Magicrossy: uuuuh una lettrice fresca fresca!!!! XD che bello!!!! Grazie!!! Un bacetto sbavicchioso! :D

Yuna Shinoda: waaaa!!! Una delle mie lettrici più accanite!!!! XD Grazie per leggere e commentare!!! :D sai che hai fatto proprio una bella domanda! Chissà che succede nel castello…. Eheh… aspettati di tutto!!! ^^

Silvy49: grazie!! ^^ si, l’ho già scritta ma solo altri due capitoli! È una faticaccia! XD

Sunsunset: siiii! Edward è testarduccio!!! XD fila liscio per il momento tranquilla! Poi vedremo…. ^^ un bacino!

Elychan: un’altra delle mie lettrici incallite!!!! XD quando leggo i tuoi commenti sono proprio soddisfatta!!! Grazie di cuore!! ^^ Lo so, forse ha accettato il tutto troppo velocemente… il fatto è che non posso scrivere anche dalla parte di Edward per far capire bene bene come mai è stato così incline ad accettare! Il fatto è che lui si sposava principalmente per la pace dei regni, poi, la sua paura era che lei non accettasse quello che era, invece Bella l’ha accettato eccome! XD perciò, forse è rimasto sorpreso anche lui! XDXD Comunque, sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo ciccia ^^ un baciotto sbavicchioso!!!

Kanon16: waaaaaaaaaaaaaa grazieeeeee!!!! Sei troppo gentile! Va a finire che ci credo!!! XD grazie davvero!!! :D

ROo cullen: quante domandeeee!!! XD devi aspettare la risposta!!! XD

eddy: grazie!!! Continuo continuo!!! XD

gold eyes: grazie per aver recensito, gentilissima! ^^ Continuerò presto, ringraziare era di dovere! :D Vedrai, vedrai che cosa succederà!! Ihihihihi…. XD

Matydreamer: davvero ti sarebbe piaciuto che lo approfondissi di più? O.o e io che pensavo di diventare noiosa!!!! Grazie per avermelo detto… grazie, pensavo sul serio che approfondirlo lo avrebbe fatto diventare noioso!!

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Capitolo 14
*** 13. LUNA DI MIELE ***


CAPITOLO TREDICI: LUNA DI MIELE

Mi rigirai nel letto cercando di evitare la luce accecante che entrava dalla finestra.

Sentii una risata leggera e poi due braccia mi circondarono i fianchi.

Sorrisi, stirandomi. "Buongiorno" biascicai.

"Buongiorno mia principessa" sussurrò al mio orecchio.

"Sei stato con me tutta la notte" constati.

"Certo, non potevo lasciare mia moglie da sola"

Sorrisi. "Ho fame maritino" esclamai.

Ridacchiò e mi baciò sul naso. "Va a cambiarti, quando avrai finito troverai la colazione pronta"

Lo abbracciai, appoggiando la testa sul suo petto. "No, voglio stare con te" dissi.

Rise ancora. "Avremo tutta la settimana per stare insieme amore mio"

Mi accarezzava la guancia, scostandomi i capelli dal viso.

"Una settimana da soli" constatai.

"Si" concordò "Approposito, dentro all'armadio c'è una valigia, scegli quello che ti piace di più e indossalo sotto al vestito. Poi faremo colazione"

"Cosa c'è dentro alla valigia?" chiesi sospettosa.

Percorse lentamente il profilo del mio mento con la punta del naso, facendomi rabbrividire. "Se te lo dico, poi ti lamenti e non lo indossi... perciò, è una sorpresa" sussurrò.

Il suo alito freddo contro la mia pelle era qualcosa di unico e indescrivibile, mi procurava brividi e il desiderio crescente di poter accarezzare la sua pelle, di poterla sentire sulla mia, di poter sentire il suo corpo sul mio.

Scossi la testa per distogliermi da quei pensieri.

Edward teneva gli occhi fissi sui miei, cercando di capire a cosa pensassi.

Arrossii moltissimo. "Dai, non guardarmi così" mi lamentai.

Fece un sorriso sghembo e credetti di sentirmi male. "D'accordo, però adesso alzati"

Sospirai. "Va bene, però allora voglio del cioccolato caldo per colazione" feci un sorriso angelico.

Mi baciò sulla fronte. "Sarà fatto mia amata"

Sorrisi. "Grazie"

Non so cosa vide nel mio sorriso, però fissò di nuovo gli occhi nei miei e con il pollice prese a percorrere piano il contorno delle mie labbra.

Restammo a fissarci per qualche minuto, mentre il battito accelerato del mio cuore sembrava riempire la stanza.

Mi sembrava che una dolce nebbia mi stesse avvolgendo dolcemente.

Ridacchiò. "Respira Bella"

Non mi ero accorta di aver smesso di respirare.

Il suo dolce profumo mi riempì i polmoni, mentre o vedevo sorridere e alzarsi.

"Ci vediamo di sotto" disse prima di chiudere piano la porta dietro di se.

Dovevo essergli sembrata una stupida con la faccia da pesce lesso.

Mi affrettai ad aprire l'armadio e a prendere la valigia di cui aveva parlato.

Dentro c'erano varie vesti. Tutte molto benne e molto corte. Il genere di vesti che si usa quando si ha in programma di fare un bagno in un lago o al mare.

Diventai scarlatta. Lui voleva che indossassi una di quelle!?

Restai attonita a fissarle e poi, riluttante, scelsi quella che a parer mio era la meno appariscente.

Mi fiondai in bagno per lavarmi e pettinarmi. Infine, mi infilai la veste e la coprii con l'abito che avevo scelto, come aveva detto lui.

Era di sotto che mi aspettava con un'abbondante colazione.

M'invitò a sedermi a tavola e rimase a guardarmi mentre mangiavo. Ormai era un'abitudine.

"Bene" annunciò appena ebbi finito di mangiare "Andiamo in spiaggia"

Mi prese per mano e mi portò fuori, sotto il sole accecante. Presto però, mi resi conto che non era solo il sole accecante, ma lo era anche Edward.

Teneva lo sguardo fisso davanti a se mentre il suo corpo brillava come cosparso di piccoli diamanti.

Ne rimasi incantata fin da subito. Possibile che un angelo di tale bellezza avesse accettato di sposare me, così anonima e normale? Per giunta sostenere anche di amarmi? Se quello era un sogno, sperai davvero di non svegliarmi mai.

Allungai una mano ad accarezzare la sua. Mi stupii un pò a trovarla fredda e dura come sempre, forse mi aspettavo qualcosa di diverso vista la luminosità.

Gli sorrisi e lo trascinai con me verso il mare.

L'idea di noi due da soli su quella spiaggia mi eccitava più del dovuto.

Sotto l'ombra di una grande palma c'erano sistemate due sdraio, un tavolino e dei teli per distendersi. Edward si fermò lì davanti e si tolse i vestiti, rimanendo solo con i pantaloni che arrivavano appena sotto le ginocchia.

Arrossii e aprii bocca per dire qualcosa, ma davanti alla figura così perfetta e brillante di quel Dio nessun suono uscì dalle mie labbra.

Ridacchiò divertito, sembrava euforico di un qualcosa che non riuscivo a cogliere.

"Che aspetti? Dai, togliti il vestito" incitò.

Arrossii e sarei stata pronta a scavarmi una buca per nascondermici dentro. "A-Adesso?" chiesi come una stupida.

Alzò gli occhi al cielo. "Dai amore, sei mia moglie, non dovresti vergognarti di me" disse sprezzante.

Sbuffai e mi affrettai a togliere il vestito. Pregai di poter raggiungere presto l'acqua per nascondermi del tutto.

Mi tolsi il vestito velocemente e sempre tenendo la testa bassa per l'imbarazzo. Sapevo di avere i suoi occhi puntati addosso, li sentivo percorrere ogni centimetro del mio corpo.

"Bene, ora che facciamo?" la mia voce, all'inizio sicura, si fece tremula e roca quando alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi.

Dire che erano affamati e bramosi è riduttivo, ma lo stesso erano stati i miei poco prima, quando per la prima volta lo vedevo mezzo nudo.

Rimase a fissarmi per qualche altro secondo e io allungai una mano a sfiorare il suo viso.

Con i polpastrelli sfiorai delicatamente la sua guancia liscia e ghiacciata. Chiuse gli occhi e fece un passo nella mia direzione.

Desideravo così tanto essere stretta da quelle braccia forti, aderire perfettamente a quel corpo così perfetto da sembrare un sogno e le sue labbra.

Avrei potuto parlare per ore delle sue labbra senza riuscire a descrivere esattamente l'effetto che avevano su di me. Cominciavo a tremare quando erano vicine o mi avevano appena sfiorata. Lasciavano una scia bollente sul mio collo ad ogni carezza, ad ogni tocco.

Le sue mani erano perfette, delicate come ali di farfalla. Il suo tocco, sempre gentile, mi faceva desiderare molto più del consentito.

Sentii il sangue imporporarmi le guancie, mentre mi avvicinavo e lo abbracciavo.

Le sue braccia si strinsero intorno ai miei fianchi come desideravo e nascose il viso nell'incavo del mio collo per respirare il mio profumo.

Intreccia una mano nei suoi capelli cercando di stringerlo di più a me. Avrei voluto stare così per sempre.

D'un tratto mi sentii afferrare per i fianchi e posare sopra al tavolino. Allargò le mie gambe per avvicinarsi di più e, mentre una mano dietro la schiena mi teneva stretta, l'altra mandava giù la spallina della veste.

"E-Edward" ansimai.

Le sue labbra non si fermarono, scivolarono sulla pelle fino alla mia spalla ormai nuda, lasciando una scia bollente.

Brividi di piacere mi percorrevano il corpo mentre cercavo di trattenermi dal tirarlo di più contro di me e dal baciarlo per fargli capire quanto lo amassi.

Cercavo però di trattenermi, per lui, non per me. Sapevo che molte cose non potevamo farle ed essere troppo irruenta non lo avrebbe aiutata.

E far finire quel momento era proprio l'ultima cosa che volevo.

Allentò la presa della mano dietro la schiena e mandò giù anche l'altra spallina della veste.

"Edward" ansimai con voce roca.

Cercai di stringermi a lui per evitare che mi vedesse.

"Ssssh" sussurrò.

Sembrava sicuro di se, sembrava avere tutto sotto controllo.

Con il naso mi percorse la spalla, sfiorò la clavicola e poi arrivò fino all'altra spalla, annusando la pelle e facendomi quasi impazzire.

Ero totalmente impotente davanti a lui, ero come la sua schiava, poteva chiedermi di fare qualsiasi cosa.

La mia forza di volontà era pari a zero.

"Ti amo" sussurrò sulla mia pelle.

"A-Anche io" risposi con voce arrochita.

Poi, come tutto era iniziato, finì, e mi ritrovai stretta a lui che correva verso il mare.

"E-Edward" balbettai.

Lo sentii ridacchiare e poi l'acqua ci avvolse.

Non mi lasciò neanche un attimo, continuò a stringermi a se anche mentre spostavo i capelli bagnati che mi ricadevano sul viso.

"Sei bellissima" disse con un sorriso che illuminava il mondo e mostrava denti bianchissimi.

"Potevi avvertirmi" borbottai.

Rise e mi lasciò andare. Sentii subito la mancanza delle sue braccia intorno ai miei fianchi.

Si allontanò un pò, nuotando.

Lo seguii, nuotando vicino a lui, anche se probabilmente il mio stile assomigliava più a quello di un gatto mezzo annegato. "Non ci sono squali da queste parti vero?" chiesi preoccupata.

Rise. "Si certo, ma non stanno vicini alla riva"

"Mm" sentii qualcosa sfiorarmi la gamba e mi avvinghiai al suo collo. "Aiuto!"

Rise di nuovo. "Bella, tesoro, sta calma, sono solo piccoli pesciolini"

Non mollai la presa però. "Va bene, ma non li vglio intorno"

Alzò gli occhi al cielo. "Va bene" riprese a nuotare tranquillamente tenendomi stretta e mi portò fino agli scogli.

Mi aiutò a salirci e poi si mise al mio fianco.

Ci distendemmo sulla pietra dura e rimanemmo lì per un pò, a goderci il calore.

La sua mano giocava con le dita della mia, i suoi occhi erano chiusi ma sentivo che stava mormorando una canzone.

Sospirai. Era così bello stare lì con lui, sentirlo mio, avere tutta la sua attenzione. Era lì per esaudire ogni mia richiesta e mi amava. Cosa molto importante e la più incredibile da credere. Un angelo in quel modo che amava me era un sogno; speravo solo di non svegliarmi mai.

"Un penny per i tuoi pensieri" sussurrò.

I suoi occhi mi scrutarono, quasi a volermi entrare nell'anima.

Fece una smorfia per concentrarsi di più.

Scoppiai a ridere.

"E' frustrante non sapere cosa pensi" brontolò.

Gli strinsi la mano. "Ma amore, ti dico sempre cosa mi passa per la testa"

Fece un mezzo sorriso. "Lo so... ma è frustrante lo stesso"

Sorrisi. "Grazie per avermi portata qui Edward, è un posto stupendo e, cosa ancora più importante, siamo soli, il che vuol dire che tutta la tua attenzione è per me"

Rise. "Amore, è sempre per te la mia attenzione" precisò.

"Che ne dici di tornare al castello?" chiesi.

Annuì. "Si, tra poco è ora di pranzo per te"

Mi misi seduta e lentamente, cercai di scendere dagli scogli.

Edward scese tranquillamente e allungò le braccia per prendermi.

Scivolai. Le sue braccia mi sorressero prima che sbattessi la testa da qualche parte.

"Ahi!" esclamai. Avevo battuto la caviglia contro la pietra degli scogli.

Abbassai gli occhi e notai un piccolo taglietto. Niente di grave, se non hai un vampiro vicino.

Alzai gli occhi e ne trovai un paio neri a fissarmi.

Non gli occhi d'oro dell' Edward che amavo, ma gli occhi neri dell' Edward cacciatore.

"E-Edward" balbettai.

In un unico, rapido e armonioso movimento mi circondò la vita con un braccio, tirandomi al suo petto.

I suoi denti sul mio collo.

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Capitolo 15
*** 14. SANGUE ***


CAPITOLO QUATTORDICI: SANGUE

Mi risvegliai qualche giorno dopo, su un letto. Descrivere quello che provai durante quei giorni è impossibile. Mai nella mia vita avevo provato un dolore del genere, non ne avevo mai neanche sentito parlare.

Fu come se ogni piccolo millimetro della mia pelle si aprisse in una ferita e vi ci fosse stato buttato del sale. Tanto sale.

A dire il vero poi, credevo che fossero passati un paio di annoi, non un paio di giorni.

All’inizio la gola mi faceva male per le troppe grida, poi non più, sembrò guarire improvvisamente. Smisi di gridare comunque, sembrava che nessuno fosse disposto ad ascoltare la mia richiesta di morte.

Si, avevo chiesto di morire non so quante volte. Non c’era nient’altro a mio parere, che potesse fermare quel dolore.

Mi alzai dal letto lentamente e fui sorpresa di sentirmi bene, come non lo ero mai stata. Non un muscolo che mi facesse male, non un taglietto dove ne avevo immaginati.

Tutto alla perfezione, persino meglio di prima se possibile.

Riconobbi subito la stanza del castello, quello di Londra, non eravamo più nella nostra isola deserta, niente più luna di miele.

Ogni dettaglio mi appariva molto più chiaro, come se i particolari si fossero ingranditi.

Non erano loro ad essere più grandi, ero io diversa.

Difficile non accorgersene, mi sentivo stranamente forte, capace di fare qualsiasi cosa, persino di conquistare il mondo.

“Sei sveglia” la sua voce era melodiosa esattamente come la ricordavo.

“Ciao” la voce mi uscì sicura e non roca come mi aspettavo.

“Come ti senti, cioè, che domanda stupida, è ovvio… hai sete?” chiese.

Sembrava stranamente nervoso. “In effetti, mi sento un po’ affamata… cioè, non so se è questa la sensazione che intendi tu…”

“Più o meno è quella” confermò.

Sentii qualcosa in bocca, un liquido per la precisione. Non avevo bevuto niente e fino a poco fa non ce l’avevo, mentre adesso mi riempiva la bocca.

Mi toccai i denti davanti e il polpastrello rimase viscido.

“Cosa è?” borbottai tra me.

“È veleno” rispose Edward “Esce dai tuoi denti… dai canini per la precisione. È il primo vero sintomo della sete” spiegò.

“Quindi dovrei… bere?” azzardai.

Annuì. “Esatto, tieni” mi porse una tazza piena di un liquido rosso e viscido.

Ad essere sinceri, la vista di quel coso mi fece rabbrividire e feci una faccia schifata. Era proprio l’ultima idea che avevo riguardo al bere qualcosa per dissetarmi.

Evidentemente, i miei canini non la pensavano così perché cominciarono a far sgorgare veleno peggio delle cascate del Niagara e automaticamente mi portai la tazza alle labbra.

Mi facevo ribrezzo da sola. Possibile che stessi davvero bevendo quella cosa viscida e schifosa? La mia bocca non voleva saperne di staccarsi però e le mie papille gustative collaboravano facendomi sembrare quel liquido vischioso come qualcosa di estremamente paradisiaco, tipo un nettare divino.

Mi staccai a forza. “Edward portalo via, non lo voglio, che schifo!”

Mi guardò come se fossi rincitrullita. “Non ti piace?” chiese allibito.

“Al contrario, mi piace moltissimo, troppo, solo che mi fa schifo, voglio dire, andiamo, è sangue mi piace il sangue! Che schifo!” rabbrividii.

Edward mi guardò confuso. “E allora cosa vorresti bere?”

Ci pensai su. “Credo che per il momento una semplice spremuta d’arancia vada bene”

Convinta com’ero che mi piacesse, quando Edward me la mise davanti, presi il bicchiere e ne bevvi un bel sorso.

Dire che riempii la stanza di sputacchi è riduttivo. Quel coso si che faceva ribrezzo!! Era la cosa più cattiva che avessi mai bevuto!

“Puah!! Ma sei sicuro che sia quello che ti ho chiesto? Sa tipo di… rifiuti” commentai.

Qualcuno scoppiò a ridere come un matto appena fuori dalla porta della camera.

Edward alzò gli occhi al cielo, visibilmente divertito anche lui. “Tesoro, ti avevo portato il sangue apposta, lo so che non ti piaceva questo”

Feci una smorfia. “Emmett puoi smettere di ridere? Sai, non è divertente” brontolai.

La risata si allontanò ma non cessò affatto.

Edward mi accarezzò la guancia. “Tesoro, lo so che fa…schifo, ma è così che funziona… noi beviamo sangue…” 

Queste cose le sapevo già, insomma, dopotutto ero sposata con un vampiro; ma viverle sulla mia pelle aveva un altro effetto.

Il pensiero di bere sangue, di qualunque tipo, mi aveva sempre fatto venire grossi dubbi, tuttavia, adesso che provavo in prima persona, mi rendevo conto della scelta che avevano fatto tutti i Cullen.

Edward mi guardò negli occhi improvvisamente. “Bella… mi dispiace… non sono riuscito a resistere”

Sorrisi, un sorriso sincero, il più sincero di tutti. “Non preoccuparti, va bene così… quel che è fatto è fatto, mi rendo conto che non era affatto facile resistere”

A dire il vero, mi chiedevo perché c’avesse messo tanto a mordermi, cioè, era pressoché impossibile resistere!

“Si ma avrei dovuto! Sono uno stupido!” rispose.

Lo abbracciai. “Io sono contentissima così amore” lo rassicurai.

“Mh” biascicò.

Lo guardai negli occhi per qualche secondo. “Mi devi una luna di miele signorino!” lo rimproverai.

“Come? Ma se l’abbiamo appena fatta!”

Scossi la testa. “Solo un giorno, io voglio la mia settimana” risposi.

Alzò gli occhi al cielo. “L’ho trasformata in un mostro e questa pensa alla luna di miele”

Ridacchiai. “Okay, che si fa?”

“Non hai più sete?” indagò.

Annuii mio malgrado. “A dire il vero si… ce ne hai dell’altro di… sangue?”

“Si certo, te lo porto subito” uscì dalla stanza.

Tornò poco dopo con un’altra tazza di sangue.

La bevvi tutta, lentamente.

“A cosa pensi?” mi chiese dopo un po’.

Decisi di essere sincera. “Adesso che sono così… quando vedrò una persona, la vedrò tipo un grosso contenitore di sangue?”

Sorrise. “Si più o meno. Non ti preoccuperai di sapere se ha moglie e figli, o se ha un nome. La vedrai tipo un grosso contenitore che tiene al caldo e sempre fresco del sangue… ottimo sangue”

“Come questo?” indicai la tazza.

Scosse la testa. “No, molto meglio… quello è sangue di animale… il sangue umano è molto più saporito” spiegò.

Annuii sebbene la cosa mi mettesse una certa preoccupazione.

“Scusa, dovrei scoraggiarti dal bere sangue umano invece sembra che stia facendo il contrario”

Scossi la testa. “No, figurati… solo che sono un po’ preoccupata, insomma, chi mi garantisce che appena incontro un umano non gli salterò addosso e me lo scolerò come una bottiglia di wisky?”

Fece il sorriso sghembo. “Ti prometto che non ti lascerò attaccare nessuno”

Annuii. “Grazie”

“Prego”

 

Matydreamer: sono contenta che la storia ti piaccia, nonostante tutto. Forse è vero che Edward non la morderebbe così, però non è che per questo ho stravolto tutto il personaggio. Cioè, d’accordo, forse non è così, ma comunque Edward è sempre Edward. Forse non l’avrebbe portata sugli scogli, ma se non sbaglio in twilight la porta nella foresta e sono soli… avrebbe potuto morderla, in quel momento credo che se avesse sentito l’odore del suo sangue la avrebbe morsa. E poi nella mia fic, è tutto molto improvviso. Tutto succede in poche righe appunto per rendere l’idea di come le cose siano improvvise e di come Edward non abbia il tempo di controllarsi. Il fatto che ho stravolto troppo Edward devi spiegarmelo. Cioè, apparte questa cosa che ti sembra assurda, cos’altro ha che non va? Io credo che Edward non lo conosciamo affatto fino in fondo, Twilight è raccontato da Bella, noi conosciamo Edward come lo vede lei, non com’è nella realtà, seppur si avvicina molto. Poi ovviamente questa è solo una fic, ognuno fa i personaggi come vuole. Ma non c’entra, vorrei davvero sapere in cosa è così stravolto rispetto al personaggio della Meyer… grazie comunque per aver commentato ^^ grazie a tutte!! ^^

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Capitolo 16
*** 15. TE’ DELLE CINQUE ***


CAPITOLO QUINDICI: TE’ DELLE CINQUE
“Non voglio che vada, Alice” sbottò Edward per la terza volta.
Alice alzò gli occhi al cielo. “Ma scusa, è stata invitata, perché non dovrebbe?” protestò.
“Perché è presto, Alice, non è ancora abbastanza sicura di se” rispose.
Alice parve arrabbiarsi sul serio. “Dovresti lasciar valutare a lei se è pronta o no Edward, d’accordo che sei suo marito, ma non puoi decidere per lei”
Edward mi guardò. “Bella? Cosa intendi fare?” chiese.
“Ehm… bè, io… io credo che sia meglio che vada… non ho trovato una buona scusa Edward, e chissà cosa penserebbe se non andassi! No, non posso, e poi andrà tutto bene, siamo già usciti un paio di volte in città e mi sembra che sono andata benissimo no?” lo aveva detto lui stesso.
Edward annuì contro voglia. “E va bene, va pure, ma non dare retta a una sola parola di quello che ti diranno quelle galline”
Lo guardai sorpresa e Alice iniziò a ridacchiare. Non credo di aver mai sentito Edward dare della gallina a nessuno.
Sperai davvero che andasse tutto bene. Alice aveva una fiducia smisurata in me, a mio avviso decisamente troppa. Avevo fatto del mio meglio fino a quel momento per non azzannare nessuno e c’ero riuscita, non senza sforzi.
Era proprio come aveva detto Edward, appena vedevo una persona pensavo al sangue che contenevano le sue vene, me ne infischiavo se aveva moglie, figli e amici, quello che importava veramente erano i litri di sangue che potevo ricavarne, sangue buono, gustoso.
Mentre vedevo tutto quello, Edward mi parlava di quella persona, mi diceva come si chiamava, che lavoro faceva, la sua famiglia cosa pensava di lui.
Mi aiutava. Diventava come un conoscente e non volevo fare male a nessuno, perciò mi trattenevo.
Due giorni prima però, Jessica Stanley, la contessina che aveva cercato di sposare Edward più e più volte, mi aveva mandato un invito a bere un thè con lei e le sue amiche.
Il primo impatto fu quello di rifiutare. Insomma, io non sopportavo Jessica quando era da sola, figuriamoci in compagnia delle sue amiche. Però poi che avrei detto? Avrei rifiutato per quale motivo? E lei cosa avrebbe pensato? Di sicuro avrebbe messo in giro varie voci sul conto mio e di Edward. Già, non sapevamo bene come, si era sparsa la voce della nostra luna di miele interrotta. Avevo pensato che era meglio non creare ulteriori voci. Perciò, avevo detto che ci sarei andata e Edward ne fu entusiasta quanto me.
Alice mi assicurò che sarebbe andato tutto alla perfezione, ma si sa, le sue parole vanno lette in vario modo. Sicuramente si riferiva al fatto che non avrei morso nessuno, ma per il resto, chi lo sa.

Alice mi aiutò a infilarmi l’abito che avevamo scelto, cioè, che lei aveva scelto per me.
Per fortuna che ero sposata e non dovevo far bella figura davanti a qualche pretendente, altrimenti avrebbe cominciato ad acconciarmi i capelli una settimana prima.
“Alice ti prego lasciami andare, sta diventando un incubo” sbottai.
Sospirò, rassegnata. “E va bene, vai. Mi raccomando attenta alle maniche che sono lunghe”
Come se non me ne accorgessi da sola. “Si, lo so” le ricordai che avevo delle facoltà mentali anche io.
Scesi le scale lentamente, in fondo c’era Edward ad aspettarmi. Mi offrì la sua mano e vi posai la mia.
“Fai attenzione”
Sorrisi. “Non preoccuparti più di tanto, quello di cui dovresti preoccuparti sono i discorsi che fanno Jessica e le sue amiche”
Fece un sorriso sghembo che avrebbe steso persino un Troll imbestialito. “Infatti mi riferivo a quello” rispose.
Lo fissai per qualche minuto. “Edward, amore, cosa c’è che ti preoccupa?” chiesi infine.
Sospirò. “Faranno un sacco di battutine… Jessica ti considera una smorfiosa… vuoi che venga con te?”
Lo baciai lievemente. “Tesoro sta tranquillo, non c’è alcun problema, so cavarmela” gli feci un bel sorriso rassicurante e mi accompagnò fuori, aiutandomi a salire sulla carrozza.
Il viaggio durò poco, come tutti i viaggi che vorresti durassero ore e invece si arriva a destinazione sempre troppo presto.
Scesi e guardai il modesto castello che mi si presentava davanti. Non c’era paragone con quello dei Re ovviamente, ma non si poteva negare che era bellissimo.
Il maggiordomo mi fece strada fin dentro, lungo tutto un corridoio e poi aprì le porte di una stanza. Entrai e la porta si chiuse dietro di me.
In un’altra occasione avrei esclamato: sono in trappola! Ma forse questo non era il caso… o si?
I mobili lucidati alla perfezione erano ricoperti da pizzi e merletti bianchi e blu; tutto sommato un bell’arredo. Proprio davanti a me, la vetrata era aperta sul terrazzo, dove stava un tavolo rotondo e vi erano sedute tre ragazze.
Una era, inconfondibilmente, Jessica; la padrona di casa –per così dire- indossava un bell’abito bianco tutto gale e svolazzi.
L’altra che riconobbi fu Angela Weber; da quello che avevo sentito e dal sorriso che fece nella mia direzione, non la consideravo antipatica.
La terza ragazza non la conoscevo.
Jessica fece un ghigno appena mi vide. “Oh sei arrivata! Vieni avvicinati!” m’invitò.
Non potendo rifiutare e non essendoci vie di fuga, mi avvicinai sfoggiando il sorriso più convincente che avessi nel mio repertorio.
Mi sedetti di fianco ad Angela. “Buon pomeriggio” esordii educatamente.
Angela mi sorrise. “E’ un piacere rivederti Bella” non mi ero sbagliata, era davvero gentile.
Jessica mi presentò la ragazza che non conoscevo, si chiamava Lauren ed era sua amica d’infanzia. M’immaginai quindi che carattere potesse avere e confesso che rabbrividii al solo pensiero.
“Allora, Bella, sei l’unica sposata tra di noi” ammiccò Jessica.
Ecco che cominciava. “Già, ma sono sicura che presto troverete anche voi il vostro marito ideale”
Lauren ridacchiò. “Si, ti sei presa il pesce più grosso del mare, ma ci sono molti pesci liberi adesso”
Si riferiva a Mike Newton?
“Si, pensate che sono stata invitata a una partita di golf con Mike Newton” scoccodò Jessica.
Bingo! “Ah, che fortuna” commentai.
“Si, proprio una bella fortuna, io ho il giovane Crowley che mi corteggia” confessò Lauren. Non aveva capito il mio sarcasmo evidentemente.
Presi in mano la tazza di thè imitando Angela, ma senza berne una goccia. Un tempo il thè mi piaceva molto, ma adesso il sapore appariva come mangiarsi una tazzina di spazzatura.
Non fu una buona idea. Jessica mi afferrò la mano facendomi quasi cadere la tazza di mano.
“Ooh ma guarda che gioiello!” esclamò con gli occhi che brillavano.
L’anello di fidanzamento. Ecco cosa aveva colpito la sua attenzione. Mi avrebbe staccato un dito? Forse si.
Lauren non smentì affatto quello che avevo pensato quando afferrò anche lei la mia mano per guardare meglio. “Oh, chissà quanto è costato”
“Bè, Edward non me lo ha voluto dire” ironizzai. Possibile che la prima cosa che avessero pensato fossero stati i soldi?
Jessica fece una smorfia. “Davvero? Che peccato, non c’era nulla di male”
Che qualcuno mi salvi! Fui davvero tentata di alzarmi e buttarmi di sotto. Ma ti pare che Edward mi avrebbe detto il prezzo dell’anello di fidanzamento?!
Notai che Angela cercava di trattenersi dal ridere e gli feci un gran sorriso. Per fortuna qualcuno di sano c’era.
“Allora Bella” cominciò Jessica; non mi aspettavo niente di buono “Come la mettiamo con i pargoli?”
Appunto. Perché finiamo sempre su quel discorso? Cos’ero, un’attira domande inopportune?
“Ehm… bè, ci siamo sposati da poco tempo… non credo che siano ancora in programma” cercai di essere disinvolta e sperai davvero che cambiasse argomento.
“Ehm… davvero ti corteggia il giovane Crowley, Lauren?” fui seriamente e profondamente grata ad Angela che cercò di cambiare argomento.
“Com’è il bel principe Edward, Bella? Proprio come appariva?” tentativo miseramente fallito dal momento che Jessica non voleva desistere.
Decisi di farla finita. Non mi stavo divertendo, aveva ragione Edward quando gli aveva dato delle galline. Tutte tranne Jessica ovvio.
“Oh no, non è affatto in quel modo” risposi “E’ diecimila volte meglio; dovete credermi, sempre premuroso e gentile, si preoccupa di non farmi mancare niente e poi… molto virile” si come no, e le mucche volano.
Non fraintendete, io amo Edward, lui è davvero gentile e premuroso e tutto il resto; e ad essere sinceri, emanava davvero una certa aura di virilità, ma nel senso che avevo inteso io non ne sapevo niente.
Ammettiamolo, non eravamo mai andati oltre i baci e non sapevo minimamente come fosse… sotto le coperte diciamo.
Fare allusioni di quel genere era proprio mentire, ma cos’altro avrei potuto fare? Stavo odiando Jessica.
Per mia soddisfazione personale, rimase sorpresa dalle mie affermazioni, sembrava quasi in collera, come una bambina che non può avere il giocattolo che le piace.
“Jess, quando andrai alla partita di Mike Newton? Ci andrai vero?” ancora una volta fui grata ad Angela per aver anche solo provato a spostare l’attenzione su un altro argomento.
Quando vidi gli occhi di Jessica e Lauren illuminarsi, capii che stavolta aveva avuto successo; quanto a me, feci del mio meglio per mantenere la conversazione sull’argomento.
Per le due ore successive, parlarono solo Jessica e Lauren. Dei loro spasimanti, di Mike Newton, di passeggiate, e di vestiti alla moda; dicevano che quella parigina era proprio strana.
Avrei voluto parlare di più con Angela, sapere qualcosa in più, ma non poteva ripagarla attirando attenzione su di lei; avevo capito che non le piaceva come non piaceva a me.
“Edward cosa ne pensa dei vestiti di Parigi? Ci sarete andati immagino” di nuovo a punzecchiarmi, stava diventando insopportabile.
“Ehm… a dire il vero ci andremo la prossima settimana, adesso, se volete scusarmi, dovrei tornare a casa… si sta facendo tardi” mi alzai.
Si alzarono anche loro, salutandomi cordialmente. Ad essere sincera, l’unica che avrei voluto rivedere era Angela. Le mimai un ‘grazie’ con le labbra prima di uscire.
Si, la volevo proprio rivedere e salendo sulla carrozza tirai un sospiro di sollievo. Era andata bene no? Ne ero proprio convinta.




MI SCUSO ASSOLUTISSIMAMENTE PER IL RITARDO!!!! SCUSATE SCUSATE SCUSATE!!!

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Capitolo 17
*** 16. PARIGI ***


QUESTO CAPITOLO E' A RATING ROSSO!!!!!



CAPITOLO SEDICI: PARIGI

Il viaggio durò un giorni intero. Se fossi stata umana sarei arrivata a Parigi sfinita, invece ero fresca come una rosa.

Edward era con me e sorrideva. “Ti porterò in giro” gli avevo detto.

Ero stranamente entusiasta di tornare in Francia; mi era mancata più di quanto pensassi. In Inghilterra mi ero trovata molto più che bene e Edward mi faceva dimenticare tutte le cose brutte e fastidiose che c’erano. Non mi ero proprio accorta di quanto mi mancasse casa.

Non vedevo i miei genitori da qualche mese e i miei pensieri erano fissi su di loro, sulla mia amica Angela che aveva avuto un bambino; il castello dove abitavo, la mia camera, erano forse cambiati? E Jack mi odiava ancora?

“A cosa pensi di così importante che ti fa corrucciare tesoro mio?”

La voce di Edward mi riportò alla realtà e alla nostra camera di albergo.

“Ai miei genitori… è un po’ che non li vedo, ma sembra passato così poco tempo” risposi.

Annuì. “Avrai occasione di rivederli tranquilla” assicurò.

Uscimmo dall’albergo dove alloggiavamo e ci dirigemmo in città a piedi. Avevo rifiutato la carrozza, avevo così tanto da vedere che attraverso un vetro non sarebbe stata la stessa cosa. Edward ovviamente mi seguì; assecondava sempre i miei desideri.

Le strade, i palazzi, le persone erano come le ricordavo. Sembrava che non fosse cambiato niente.

“Amore, dobbiamo andare al Palazzo Centrale o faremo tardi” annunciò Edward.

“D’accordo” ci incamminammo tenendoci a braccetto.

Quel pomeriggio, al Palazzo Centrale, c’era una sfilata di abiti della nuova collezione di un nuovo stilista. A me sinceramente non importava molto, non ero mai stata una fanatica della moda, ma Rose ed Alice avevano minacciato di disconoscermi come cognata se non ci fossimo andati.

“Perché non può decidere Edward?” avevo protestato.

“Perché sai perfettamente che lui ti accontenterebbe in tutto e per tutto” aveva risposto Alice e non potei ribattere visto che era ampiamente verificato.

Perciò, non c’era altra soluzione che andare, anche perché se non fossimo andati Alice avrebbe visto.

Il Palazzo Centrale era antico e gigantesco; il giardino era curato e vi erano fiori colorati che lo rendevano molto più vivace.

All’entrata stavano due guardie che controllavano gli invitati. Ci avvicinammo.

“Siete nella lista?” chiese svogliatamente una delle due.

Edward annuì. “Si, Cullen” rispose.

La guardia scorse la lista con il dito e si fermò in un punto. Ci osservò. “Si, ci siete” rispose.

Edward fece un mezzo inchino e io lo imitai, poi ci dirigemmo all’interno.

Il Palazzo Centrale era famoso per la sua bellezza e antichità. All’interno era freddo perché i muri di pietra non trattenevano il calore; per terra c’era, per l’occasione ovviamente, un tappeto rosso che percorreva tutta la navata centrale fino al palco dove si sarebbe svolta la sfilata.

Tende rosse di velluto erano legate ai lati delle porte e numerose sedie di legno erano sistemate davanti al palco.

“Dimmi che non siamo in prima fila” brontolai.

Edward ridacchiò. “Non lo so, faremo in modo di non esserci”

Gli sorrisi e vidi in lontananza la contessina Jessica Stanley che parlava con la sua amica. Sperai che non ci vedesse o non si sarebbe più staccata da noi.

Andò a finire che ci sedemmo in terza fila mentre Jessica era in prima con la sua amica Lauren. Per fortuna non ci videro.

Quando le luci si spensero tirai un sospiro di sollievo; odiavo essere sotto gli occhi di tutti ed era inevitabile facendo parte della famiglia reale.

Mi attaccai al braccio di Edward e appoggiai la testa sulla sua spalla, guardando la passerella dove sfilavano ragazze giovani e carine. Cercai di guardare almeno un po’ gli abiti, in modo che una volta a casa, avrei saputo rispondere alle domande di Alice.

Osservai bene la ragazza che stava passando proprio davanti a noi: giovane e carina, indossava un abito lungo con gale e pizzi viola su uno sfondo verde. Voto all’accozzamento di colori: zero.

La cosa mi interessava ben poco e infatti distolsi subito l’attenzione, pensando a tutt’ altro. Il giorno dopo saremmo andati a trovare i miei genitori, non vedevo l’ora.

“A che pensi?” chiese Edward.

Alzai gli occhi e li fissai nei suoi. “A domani” ammisi.

Sorrise. “Non vedi l’ora di rivedere i tuoi genitori eh?”

Annuii. A volte sapeva capirmi davvero bene.

“Senti, che ne dici se ce ne andiamo di qui?” propose.

“E la sfilata?”

“T’interessa quanto interessa a me” cioè molto poco.

“Dove vorresti andare?” chiesi interessata.

“A fare un giro, ho visto un bel parco da queste parti” mi fece l’occhiolino.

Accettai senza pensarci troppo. Tutto era meglio che stare lì non solo per la sfilata di per sé, ma anche per Jessica Stanley e tutti gli occhi puntati addosso.

Ci alzammo e uscimmo silenziosamente dalla sala, in modo che nessuno potesse sentirci.

“La sfilata non è di vostro gradimento?” ci chiese la guardia che ci aveva fatto entrare.

“La mia signora non si sente molto bene, ha bisogno di una boccata d’aria” rispose Edward prontamente.

La guardia annuì e ci lasciò uscire.

Facemmo una passeggiata lungo la Senna e poi rientrammo all’Hotel.

Era tutto calmo e tranquillo, tornammo in camera e ci restammo per tutta la notte.

“Vado in bagno a rinfrescarmi” annunciai.

Edward stava guardando fuori dalla finestra. “D’accordo”

Andai in bagno e mi liberai del vestito ingombrante. Mi rinfrescai il collo con l’acqua fresca e limpida.

Non ero sudata, essendo una vampira, non avevo proprio bisogno di rinfrescarmi, ma l’acqua fresca che scorreva sulla mia pelle diafana era un piacere vero e proprio.

Presi il vestito e lo portai in camera, lo posai ai piedi del letto.

“Ti eri stancata di quella specie di tenda eh” ridacchiò.

Sorrisi. “Sto molto meglio così” ammisi. La sottoveste di seta bianca era molto meno ingombrante e molto più comoda.

Mi avvicinai alla finestra e guardai fuori.

La città sotto di noi era illuminata e bellissima, viva.

“La notte che vive” sentii Edward mormorare.

Appoggiai la testa sulla sua spalla. “Si… è bellissima la città… ma mi manca Londra” ammisi.

Mi guardò. “Ti manca? Ma Bella, sei a casa qui tesoro”

Scossi la testa. “La mia casa ormai è con Alice e tutti voi… si, qui mi piace, mi è mancata questa casa, ma non la sento più come mia”

Le sue braccia circondarono la mia vita. “Sai che mi rende felice questo? Mi sono spesso domandato se fosse giusto strapparti a questo posto, alla tua famiglia”

Appoggiai il mento sul suo petto. “Non chiedertelo, non mi hai strappata a niente. Ti amo e voglio stare con te”

Avvicinò le sue labbra alle mie in un bacio dolce e lieve. Non mi bastava, volevo di più.

Mi alzai sulla punta dei piedi e lo bacia con trasporto, assaporando le sue labbra dolci; il suo alito afrodisiaco.

Sentivo il suo respiro nella bocca e un brivido risalire lungo la schiena.

La sua mano si posò sul mio fianco, leggera, mentre le sue labbra morbide si muovevano sopra le mie, con le mie. Gli passai una mano tra i capelli; prima li intrecciai alle dita, poi spinsi la sua testa verso la mia, lo volevo più vicino.

Le sue braccia mi cinsero i fianchi e le sue labbra divennero urgenti, più sicure. Sentii la sua lingua umida sfiorarmi e la mia risposta fu pronta. Mi lascia andare contro di lui e intrecciai la lingua alla sua, assaporandolo, invadente.

Le mie mani percorsero il suo collo, le sue spalle. Vagavano senza controllo in quel corpo perfetto, in quella statua.

Lo presi per la giacca e lo tirai sul letto, sopra di me. Con le labbra percorsi il suo mento, la mascella e il collo.

“Bella” sospirò “Mi stai provocando”

Un senso di soddisfazione montò dentro di me e non potei non sorridere. Era quello che stavo provando a fare e sembrava che ci riuscissi bene.

Gli mordicchiai piano l’orecchio e con la punta della lingua percorsi il lobo. “Edward” alitai.

Lo sentii sospirare sul mio collo e le sue labbra si dischiusero magicamente, leccando ogni centimetro in cui posava un bacio. La sua lingua umida lasciava una scia rovente dove passava.

Gli tolsi la giacca e la gettai a terra. Sospirò di nuovo. Ad ogni mio gesto sospirava o gemeva.

Da quanto aspettava che mi facessi avanti?

Presi la sua mano e la portai sul mio seno. Lo strinse gentilmente e con il pollice stuzzicò il capezzolo ormai turgido.

Sospirai. Le sue mani sul mio corpo erano un brivido continuo. Ogni gesto faceva crescere un desiderio smodato di sentirlo vicino, su di me, dentro di me.

Le sue labbra percorsero più volte il mio collo e, arrivate alla gola, presero a scendere piano.

Infilai le mani sotto la sua camicia e percorsi la sua spina dorsale con un dito: su e giù. Sentii i suoi muscoli tremare sotto al mio tocco lieve.

Con una mano percorse il mio fianco, la mia gamba e arrivò al lembo della sottoveste. Lo afferrò e tirò su la veste, fino a toglierla. Con un fruscio cadde a terra.

Se fossi stata umana le mie guance sarebbero state rosse, infuocate, invece in quel momento la mia mente era piena di lui, dei suoi baci, del sentimento che ci univa, di noi. E non m’importava se per la prima volta mi vedeva nuda, dei miei difetti, della sua perfezione. C’eravamo solo io e lui, nella nostra bolla privata.

La sua bocca nel frattempo era scesa fino al mio seno, baciava la mia pelle come fosse la più preziosa. Ogni centimetro assaporato come stesse assaggiando miele.

E quando le sue labbra si chiusero intorno al mio capezzolo affondai le dita sulla sua schiena, quasi graffiandolo. Ora più che mai stuzzicava quell’onda vogliosa che dentro di me aspettava di esplodere.

Mi stuzzicava con la lingua, con i denti. Gli strappai la camicia.

Toccare il suo petto, passare le mani sui suoi addominali era diventato urgente e a sbottonare la camicia per toglierla mi sembrava di impiegare un’eternità. La ridussi a brandelli.

La sua pelle profumata e liscia era assolutamente stupefacente, tutto il suo corpo lo era.

Le nostre mani vagavano sui nostri corpi libere e istintive. Non sapevo niente sull’argomento e anche Edward non aveva certo più esperienza di me, eppure i nostri movimenti erano istintivi, gesti naturali.

Lo bacia sul collo, assaporandolo e scesi giù, verso il suo petto che tante volte mi aveva stretta e protetta. Lo adoravo così tanto.

Accarezzai ogni centimetro di quella pelle setosa, stringendolo a me spasmodicamente, come se potesse scappare da un momento all’altro.

Incrocia il suo sguardo e fui sorpresa: vi leggevo passione, lussuria e voglia.

Ovunque mi sfiorasse il mio corpo si accendeva di un calore nuovo e sempre maggiore. Mi accarezzava con una delicatezza infinita.

Le sue mani vagavano senza sosta, sentii il suo tocco leggero sulla pancia; mi accarezzava l’interno coscia, lieve.

Mi sembrava di stare per impazzire; le sue labbra, le sue mani, la sua lingua… ogni parte del suo corpo mi chiamava, gridava il mio nome.

“A-ah…” aprii bocca per dire qualcosa ma ne uscii un gemito che sembrava un ulteriore invito, se mai ne avesse avuto bisogno.

Le sue labbra lasciarono il mio seno per catturare di nuovo le mie in un bacio pieno di passione.

Con mani tremanti gli slacciai i pantaloni e con il suo aiuto li tolsi. Ero emozionata, agitata eppure tremendamente felice. Una delle sue mani scivolò tra le mie gambe; mi stuzzicava con voluttuose carezze. Sul suo viso c’era stampato un sorriso di compiacimento.

Ci baciavamo come se fosse la prima volta; sentii la sua erezione premere sul mi interno coscia e ne fui eccitata.

Lo strinsi per le spalle, tirandolo a me e le sue labbra all’orecchia mi sussurravano parole dolci, d’amore.

Entrò in me piano, cercando di essere il più delicato possibile e quando mi sfuggì un debole lamento si fermò per qualche secondo, nel tentativo di lenire il dolore.

Fu come fondersi in una cosa sola, un solo corpo, una sola anima. Eravamo uniti fin nel profondo e in quel momento sembrava che niente e nessuno potesse mai dividerci. Le nostre anime si appartenevano.

Lo sentivo gemere sommessamente, sospirare contro la mia pelle; il suo sguardo colmo di piacere e lussuria era per me un’immensa gioia. Ed ero sicura di avere lo stesso sguardo. I nostri gemiti si confondevano e divenivano una dolce melodia intorno a noi.

Era così bello sentirlo mio, dentro di me; così giusto. Potevo esprimergli finalmente tutto il mio amore, ogni singolo centimetro di me era per lui, cantava il suo nome.

E l’onda di piacere dentro di noi cresceva e cresceva, fino a inondarci e trascinarci all’orgasmo.

Mi avvinghiai a lui, nel tentativo di mantenere vive quelle sensazioni e di prolungarle. Lui fece lo stesso.

Rimanemmo sfiniti, sul letto, abbracciati e uniti per sempre.

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