UMANA TRA I MOSTRI

di Pluma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I° CAPITOLO ***
Capitolo 2: *** II° Capitolo ***
Capitolo 3: *** III° CAPITOLO ***
Capitolo 4: *** IV° CAPITOLO ***
Capitolo 5: *** V° CAPITOLO ***
Capitolo 6: *** VI° CAPITOLO ***
Capitolo 7: *** VII° CAPITOLO ***
Capitolo 8: *** VIII° CAPITOLO ***
Capitolo 9: *** IX° CAPITOLO ***
Capitolo 10: *** X° CAPITOLO ***
Capitolo 11: *** XI° CAPITOLO ***
Capitolo 12: *** XII° CAPITOLO ***
Capitolo 13: *** XIII° CAPITOLO ***
Capitolo 14: *** XIV° CAPITOLO ***
Capitolo 15: *** XV° CAPITOLO ***
Capitolo 16: *** XVI° CAPITOLO ***
Capitolo 17: *** XVII° CAPITOLO ***
Capitolo 18: *** XVIII CAPITOLO ***
Capitolo 19: *** IXX° CAPITOLO ***
Capitolo 20: *** XX° CAPITOLO ***
Capitolo 21: *** XXI° CAPITOLO ***
Capitolo 22: *** XXII° CAPITOLO ***



Capitolo 1
*** I° CAPITOLO ***


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I° CAPITOLO

 

 

Driin. La campanella del primo giorno di scuola era suonata come al solito in orario, spaccando il minuto con la sua fastidiosa puntualità. L’ultimo anno di Liceo era finalmente iniziato, con tutto ciò che questo comporta.

Mi chiamo Vitani Bardini 18 anni; umana. Lo dico perché della mia razza non ne sono rimasti così tanti. La maggior parte di noi vive in gruppo come gli animali, in riserve o ghetti comunque li si voglia chiamare il risultato non cambia. Il mondo è divenuto proprietà di guerrieri, demoni, angeli, vampiri e tante altre specie il cui numero sfugge il mio controllo. Che schifo, non posso nemmeno considerarmi una rarità, faccio proprio pena.

No in realtà non è questo quello che penso di me, ma è ciò che hanno fatto i miei genitori biologici quando il 6 luglio 1989 mi hanno visto la prima volta e hanno scoperto che ero una semplice umana priva di talenti. La mia sorte, per mia fortuna, non è stata incerta per molto tempo. Mia madre era divisa dal naturale amore che una genitrice prova per la sua prole (questo è quello che dicono i miei genitori adottivi); o più probabile dal fastidio di dover uccidere una creatura dopo aver patito tante ore per poterla cagare fuori (questa è la mia versione). Il fatto fu che quella donna di cui l’aspetto mi è ignoto, pregò la famiglia Montreal di prendermi sotto la loro protezione e così fu.    

La famiglia Montreal è molto rinomata nella nostra città, si tratta per la maggior parte di vampiri; qua e là possono essere nate pecore nere, perché la razza è per lo più genetica, ma ogni tanto nascono bambini di specie diversa da quella dei genitori, cosa che è successa a me, ma il casato Montreal conta ben poche eccezioni nel suo albero genealogico.

Ho un fratello di nome Sky, ha la mia stessa età ed è un vero stronzo. Gli voglio bene però, e lui sommariamente ne vuole a me, a suo modo. Più e più volte mi ha proposto di diventare un vampiro:

“Cosa vuoi che sia Vitani, un morsetto e via.” Molti della mia razza quando gli viene fatta una proposta simile, accettano di buon grado, ma io sono soddisfatta di quello che sono. Per questo motivo ho sempre rifiutato.

Eravamo nella stessa classe, e quel primo giorno di scuola si era messo proprio di fianco a me. Non siamo mai stati una classe unita; fin dalla prima superiore si erano creati dei gruppetti. Io facevo parte dell’elitè, essendo sorella di Montreal. Insieme a noi c’era il miglior amico di Sky, Omari Phoenix, una fenice dall’aspetto di un ballerino nero di hip-hop, la mia passione da quando avevamo 13 anni, ovvero da quando i primi ormoni avevano cominciato a bussare alla porta. Infine c’era la coppia: Romir Art, guerriero della terra, e Bellatrix Thirona guerriera del cielo. Nonostante fossimo nel XXI° secolo i contratti di matrimonio venivano ancora stipolati tra le famiglie con un codice genetico puro. Ro e Bella erano stati fortunati, alla fine si erano innamorati davvero.

Le tre ore di quel primo giorno di scuola passarono velocemente. I professori si erano messi d’accordo evidentemente, perché fecero le stesse identiche cose: prima l’appello con annesse le solite domande stupide sulle vacanze, immergendosi poi con enfasi sul tema scottante dell’esame di fine anno. Le loro parole puzzavano leggermente di paternale, ma ben pochi di noi se ne curarono realmente.

Driin fine prima lezione dell’anno.

“Sono carico” affermò con un sorriso idiota Sky. Sapevo anche troppo bene cosa voleva sottointendere: aveva voglia di cacciare.

Tra le razze si era stipulato un accordo per evitare guerre che avrebbero decimato le popolazioni. Per gli esseri come i Montreal bravissime persone, ma che sentivano la necessita, di tanto in tanto, di “rivitalizzare le proprie doti” esistevano leggi che permettevano loro di cibarsi di criminali, condannati alla pena capitale. Il tizio veniva lasciato libero, con la promessa che se fosse riuscito a rimanere vivo per il tempo prestabilito, avrebbe guadagnato il perdono. Il problema è che si calcolavano le capacità del condannato e del cacciatore e in base a queste si decideva il periodo di caccia che poteva anche durare anni, ovviamente il mal capitato non poteva difendersi dal suo aggressore, l’unica cosa permessa era correre a gambe levate. Fino ad ora ha sempre vinto il cacciatore.

I criminali non mancavano mai nella nostra città, ma Sky  non era il tipo che aspettava diligentemente il suo turno. Aveva così trovato un modo tutto suo per ottenere il permesso, e lo aveva fatto sfruttando la legge che sta alla base della nostra società: “mai attaccare nessuno senza un regolare permesso, in modo particolare membri di altre razze. Pena: la morte.” Raggiare le leggi era nella natura dei Montreal, famiglia importante non certo per i canini, ma per il loro lavoro di politici.

“Sky oggi non mi va, e poi hai avuto la tua caccia ieri!” sbruffai.

“Ma era roba da poco, non ho potuto nemmeno divertirmici. E’ morto praticamente subito.” Si lamentò il vampiretto.

“Lo sai, prima o poi perderai il controllo e attaccherai anche me.”era solo una scusa per farlo desistere. Ci provavo, come tutte le volte, anche se ogni tentativo era sempre vano.

“Per questo O, Ro e Bella vengono con noi” rispose prontamente mio fratello “e sebbene il tuo collo è ciò che bramo di più da sempre, anche questo pomeriggio non succederà niente.”

Bellatrix provò a prendere le mie difese ricordando che lei era fuori gioco. In quel periodo era Venere che la guidava, ergo non poteva combattere perché come tutti i guerrieri del cielo sono gli astri a decidere le loro armi, ma quando era il pianeta di nascita a influire su di loro erano indifesi quasi quanto me. Lei era nata il 9 maggio, pianeta Venere.

“Visto?” dissi a Sky indicando con il pollice la ragazza.

“Sciocchezze bastiamo io e il signor Phoenix qui, a tener bada un pipistrello impazzito. E poi non è mai successo niente.” Rispose Romir, che in quel preciso istante odiai con tutto il mio cuore di umana.

Rinunciai e con malavoglia accompagnai Sky nel suoterritorio di caccia preferito: il bosco, nonché habitat naturale dei lican. Questa era una delle poche razze che solo dopo anni di esercizio costante riusciva a mantenere sotto controllo la loro natura. Sky non li sopportava. In realtà non era soltanto perché d’istinto li odiava, ma perché Sky era un grandissimo sadico pezzo di merda, il cui hobby preferito era quello di giocare con le sue vittime. I licantropi erano i suoi giocattoli preferiti perché sono tipi piuttosto orgogliosi e combattivi, apparentemente instancabili fino a quando l’ultimo brandello di vitalità non lasciava i loro muscoli. Sky si divertiva con loro.

Oh mettiamo in chiaro una cosa. Mio fratello non era un esibizionista come Romir, lui era veramente molto forte, non aveva bisogno di mostrarlo ai suoi amici né tanto meno a me che lo conoscevo meglio di tutti. Sky mi portava con sé a caccia, non per farsi bello davanti ai miei occhi, ma per usarmi come esca. Se un lican mi attaccava, cosa che succedeva sempre, Sky aveva il diritto di ucciderlo. Perché non facesse lui da formaggio per i topi, o per meglio dire toponi, non l’ho mai capito. Il mio sospetto è che gli piacerebbe vedere la mia reazione quando un grosso, peloso, puzzolente cagnaccio mi si avventa addosso. Se era veramente questo, poteva anche smettere, perché poverino cascava veramente male. Avevo imparato a non mostrare paura; sapevo bene che vivevo in un mondo di cacciatori più o meno esperti, ed era probabile che prima o poi (a seconda della mia fortuna)qualcuno mi avrebbe fatto fuori. Bè almeno non me la sarei fatta nei pantaloni.

Questo era quello che pensavo quando venni esortata ad entrare per prima nel bosco. Dopo qualche metro mi voltai, come facevo sempre, (lo ammetto sono una tipa abitudinaria e noiosa). Bellatrix mi sorrise incoraggiandomi, facile per lei mano nella mano con un guerriero della terra disposto a dare la vita per lei. Omari, bello come il fuoco che gli ardeva nelle vene, con lo sguardo strafottente, impertinente e pieno di sé. Sky non c’era già più. Non lo vedevo, ma sapevo che era vicino. Stronzo sì, ma mi aveva riconosciuto come sorella e su una cosa potevo essere sicura, mi avrebbe sempre protetta. Mi rigirai, ricominciando a camminare senza meta lontana dai margini della foresta: ed ecco quello che ero, un’umana tra i mostri; un’esca per i giochi perversi di un vampiro insaziabile. Beh dai, poteva andarmi peggio.       

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Capitolo 2
*** II° Capitolo ***


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II° CAPITOLO

 

La foresta della nostra città non era grandissima, il problema era che la luce non filtrava mai perché gli alberi erano molto fitti. Non c’era un albero solitario a pagarlo, tutti allungavano i loro braccini verso il compagno più vicino. Insomma non ci vedevo nada. Immaginatevi la scena: una cogliona che cammina a tastoni cercando di non inciampare in una delle radici che sporgevano dal terreno. Devo aver camminato per circa una mezz’oretta, quando finalmente cominciai a percepire la vicinanza di un pericolo. Non sono sensitiva, ma anche noi umani siamo provvisti di una sorta d’istinto di sopravvivenza. Era solo questione di affinare i cinque sensi a nostra disposizione,  anticipare ciò che avrebbe potuto danneggiarci, agire di conseguenza  per evitarlo il più possibile… un giochetto da ragazzi. Considerando i miei continui rifiuti alla proposta di Sky, aveva deciso di prepararmi appunto in tal senso con il risultato di una vista acuta, un udito finissimo, tatto sensibile e olfatto ottimo. Sembravo molto un cane, il piccolo, dolce, innocuo animale domestico dei Montreal.

Uno scricchiolio attirò la mia attenzione, inducendomi a fermarmi per annusare l’aria umida trovando quasi subito ciò che cercavo. Un forte odore di pelliccia. La caccia era cominciata, povero lican, quasi quasi mi facevano pena; però con tutte le volte che abbiamo fatto questo giochetto avrebbero dovuto capire. Ricominciai a camminare, intanto un formicolio si fece sentire partendo alla base del collo per diffondersi fino alle dita delle mani, intorpidendo i muscoli delle braccia. Il cuore mi batté nel petto sempre più forte, sempre più violentemente fino a farmi male. Avevo una paura del diavolo, anche se nessuno guardandomi avrebbe potuto immaginarlo. La cosa un po’ mi rincuorava, almeno il mio orgoglio era intatto e lo sarebbe rimasto fino alla fine di questa storia, peccato non potessi dire la stessa cosa, con altrettanta sicurezza, dei miei arti e della mia testa.

“Cosa ci fa una ragazza tutta sola nel territorio dei lican?” la voce era irritante, con il suo tono beffardo da essere superiore. Stupido, parlandomi aveva detto sia a me che a Sky, sebbene indirettamente, che si era già trasformato. Quando parlano i lican assomigliano ad un poveraccio torturato da una tosse orribile, sarebbe stato molto difficile da capire se non ci fossi stata abituata.

Indietreggiai, allontanandomi dal punto da cui proveniva la voce. Mi ricordai perché mai non fossi particolarmente disperata quando Sky li uccideva. La mia schiena incontrò il tronco di un albero aspettando la fine. Solitamente non sopportavo essere passiva, ma in quei momenti non potevo fare assolutamente il contrario. Sentii i passi felpati del lupacchiotto che si avvicinava sempre di più a me, inesorabile e fatale.

“Eh no ciccio, non si fanno queste cose! Possibile che la tua razza non riesca proprio a rispettare le leggi?” la voce di Sky risuonò nel buio tra me e il lican, era eccitato. Non avevo alcun modo per vederlo, ma sapevo che il suo volto pallido era cambiato; i lineamenti avevano sicuramente assunto una forma maligna, dalla bocca stirata in un ghigno perfido i canini avevano fatto la loro comparsa e gli occhi solitamente viola con una leggera sfumatura sul rosso, probabilmente erano diventati scarlatti. Stava andando tutto come al solito, almeno così pensavo, perché presto fu chiaro che qualche cosa non quadrava. In un attimo di illuminazione capii, avrei dovuto sentire il lican che scappava inseguito dal mio stronzissimo fratello, invece le mie orecchie sentirono altri passi che si avvicinavano, mentre il mio naso fu investito da un odore insopportabile.

“Sky Montreal, ragazzino impertinente. Pensi davvero che il tuo giochino sarebbe durato ancora per molto?” ringhiò la voce di prima.

“Beh a dire il vero sì. In fin dei conti è già durato un bel po’!”

‘Fanculo Sky, possibile che tu debba essere così arrogante persino ora? Eravamo circondati da un clan intero, considerando i rantoli continui e l’odore forte, e lui continuava, imperterrito, a divertirsi. Tanta grazia, lui poteva facilmente salvarsi, io no!

Cominciarono i ruggiti sia da parte dei licantropi che del vampiro. Fu questo a mettere in allerta i nostri compagni, che si materializzarono in un attimo, come dal nulla. I due maschi si affiancarono a Sky. Romir aveva sguainato la sua amata spada Damonland; era letteralmente nato con lei. Per questo le madri dei guerrieri era meglio che fossero loro stesse delle guerriere, sarebbero state più portate a sopportare il dolore di partorire sia il figlio che la sua arma. Damonland era una parte del corpo di Romir; come lui si poteva ferire più o meno gravemente, e aggiustare con adeguate cure. Omari non aveva cambiato aspetto, forse pensava che non ne valesse la pena; il suo corpo, però, era illuminato, incandescente e arrossato, emanava un calore tale che potevo sentirlo io nonostante la distanza che ci separava. Grazie a lui, ora potevo vedere anche io com’era lo stato delle cose, ed era meglio di quanto osassi sperare. Bellatrix si era messa davanti a me, suppongo per difendermi, cosa alquanto inutile essendo impossibilitata a usare le sue armi da lancio.

Lo scontro iniziò all’improvviso, non sapevo con precisione cosa stesse succedendo, perché Omari illuminava solo che gli stava vicino, sé stesso e il avversario. Non che mi dispiacesse, la sua tecnica era a dir poco particolare. Avrebbe potuto attaccare senza nemmeno fare un solo movimento, sarebbe bastato che concentrasse il suo calore e lo…non so come spiegarmi, lanciasse contro il nemico. Lui, invece, si divertiva a fare passi di hip-hop coi quali alternava gli attacchi. Ero in pericolo, ma non riuscivo a rendermene conto se avevo davanti agli occhi lo spettacolo di Omari Phoenix. Si trovò a fronteggiare una lican molto giovane dal pelo biondo; probabilmente nella sua forma umana era molto bella e, con mio rammarico mi scoprii ad essere gelosa di quella cagna malefica. Inizialmente Omari le girava semplicemente intorno con i suoi passi da ballerino, sfacciati e perfetti, pieni di energia. La cagna si stufò molto presto e sentendosi presa in giro, a ragione, lanciò un urlo rabbioso. Per tutta risposta Omari si piantò sulle gambe, piegando leggermente le ginocchia e muovendo il bacino avanti e indietro a tutta velocità, mentre con le mani si indicava in mezzo le gambe. La lupa venne investita da raffiche di calore, che dapprima le percossero il corpo per poi farla accasciare sul terriccio morta. Non riuscii a trattenere un sorriso soddisfatto. Dopotutto ero la sorella del sadico Sky, un po’ ne ero influenzata e poi Omari Phoenix era roba mia.

Come previsto lo scontro si risolse in nostro favore, almeno in apparenza. La maggior parte dei Lican scapparono appena cominciarono a vedere i primi caduti, anche il primo quello che mi aveva parlato; era corso via scomparendo quasi subito tra gli alberi. Sky, senza nemmeno pensarci, si buttò al suo inseguimento. Era la sua preda e non sarebbe tornato fino a quando non lo avesse preso. Solo un licantropo era rimasto; aveva puntato me e Bella, intuendo che eravamo più deboli di lui. Spiccò il balzo, ma il suo salto venne bloccato da Damonland. Era un lupo piuttosto forte e, vedendo che non sarebbe bastato un solo colpo per renderlo per lo meno inoffensivo, Romir lo allontanò da noi per evitare che fossimo coinvolte. Meno male, almeno uno sano di mente era rimasto in mezzo a quel caos. Bellatrix, però, era una guerriera e il suo istinto le ordinava le urlava di combattere. Pensando che per me non ci fosse più pericolo seguì il suo ragazzo, aiutandolo con sassi e bastoni; non aveva con sé le sue armi, ma la mira non aveva subito l’influenza da parte di astri volubili. Niente di più falso, non ero affatto fuori pericolo. Il primo lican, che ormai ero convinta fosse il capo, rispuntò fuori.

“Eh, Eh. Il tuo amichetto pensa che la mia razza sia stupida, ma oggi lo stupido è stato lui. Non è riuscito a capire le mie vere intenzioni e ora tu pagherai per tutti i miei fratelli e sorelle di cui hai causato la morte.” Avevo sbagliato a giudicarlo, non era affatto affamato, almeno non della mia carne, ma di vendetta. Occhio per occhio, compagno per compagno.

Una mano mi si avvinghiò intorno al collo stringendolo, impedendomi di respirare. Era intelligente la pelliccia ambulante. Aveva ripreso la sua forma umana, per evitare che Sky facesse meno fatica a rintracciarlo. La sua pelle nuda era fresca e bagnata di sudore; non avevo bisogno di tastarlo a fondo per capire che non aveva perso tempo a vestirsi, bastava la logica e quel superficiale contatto che ero costretta a subire. Avvicinò la bocca al mio orecchio, la sua barba e i suoi capelli, entrambi lunghi, mi facevano solletico al viso, ma proprio non mi sembrava quello il momento di ridere.

“Sarà un piacere per me trasformarti in una mia compagna.” A quelle parole sgranai gli occhi.

Morire, sì mi sarebbe dispiaciuto, ma era accettabile. Perdere la mia umanità, mai! Penso che fu questo a farmi reagire. Mi accucciai, e ringraziai mentalmente chi di dovere, quando quell’idiota mi lasciò fare; cominciai a tastare in giro fino a quando la mano non trovò una pietra con cui colpii la testa del capo clan. Il colpo ottenne l’effetto voluto. Libera dalla morsa della mano del lican, mossi i primi passi verso la città, ma avevo fretta e perciò non stetti molto attenta a dove mettevo i piedi. Inciampai in una radice. Imprecai a denti stretti, sanguinavo ovunque e la cosa era abbastanza fastidiosa. Fondamentalmente sono cresciuta in una famiglia di vampiri, per di più ricchi, immaginatevi quanto potessero essere fighetti. Era praticamente impossibile che io non diventassi almeno un po’ schizzinosa.

Un ringhio profondo alle mie spalle mi avvertii che il tipo era tornato peloso. Male, molto male, ora non avevo più possibilità di sfuggirgli. Rassegnata mi preparai a ricevere il morso che mi avrebbe iniettato il veleno, facendomi diventare inesorabilmente un mostro. Poi un angelo, un angelo di fuoco si mise in mezzo bloccando il mio aggressore che mostrò le zanne, contrariato. Omari dispiegò le sue ali infuocate per tutta la loro estensione. Mi stava salvando, ma era troppo vicino a me e il suo calore mi fece perdere i sensi.

Quando rinvenni, constatai che aprire gli occhi era decisamente difficile, ma sentivo il mio corpo levitare, quindi obbligai le palpebre ad alzarsi. Sky mi aveva preso in braccio, la mia testa contro il suo petto senza un cuore palpitante. Era arrabbiato, si vedeva. Piccolo, stupido, idiota, sadico. Ti sei spaventato per me? Bè ti stà bene. Avevo avuto la mia rivincita per tutte le volte che mi aveva fatto fare da esca. Si accorse che mi ero svegliata, posò i suoi occhi viola su di me; notai che erano leggermente più scuri del normale, quasi blu. Mi sorrise, dicendomi:

“Ritorna a dormire!” questo era uno dei poteri che avevano aiutato i Montreal ad ascendere al ceto sociale in cui si trovavano ora, la voce del comando. Di nuovo i miei occhi si richiusero. Quella fu la prima volta che non mi arrabbiai con Sky per avermi dato un ordine diretto. Poco prima che mi addormentassi sentii mio fratello alzare il mio corpo, come se non avesse alcun peso, e portare vicino alla bocca il mio viso. Rimasi sbalordita quando mi stampò un bacio sulla fronte, ma molto di più quando mi disse:

“scusa Vitani.”

Stop, scherzavo. Questo è quello che sarebbe successo se Sky fosse stato un fratello normale, ma visto che non lo è…: mi sorrise, mi impose di addormentarmi, ma quando si avvicinò a me non lo fece per baciarmi la fronte. Al contrario i suoi canini scintillarono pericolosi vicino alla mia pelle. Dovetti sforzarmi:

“provaci e quando sarebbe abbastanza forte ti staccherò la testa a morsi.”

Sky rise rumorosamente, mentre le mie forze scemavano sempre di più fino a quando non mi addormentai sul serio.

 

Greta91: wow quanto entusiasmo!! Spero di ispirartelo anche per i prossimi capitoli… mi raccomando aspetto con ansia altri tuoi commenti.

Lithia del sud: ciao, come avrai capito da questo capitolo Vitani non è propriamente un cucciolo indifeso. Spero che la storia continuerà a piacerti.

Elichan: grazie mille, sono contenta di sapere che pensi sia una ff originale. Baci baci!

Dracontessa: brutta cula ame? Ma dico ti sei visto il tuo? Occhio a quello che dici che mi rifiuto di darti ripetizioni di mate sai? Ah e adesso cosa dici?... cavolo, però se non ti do io ripetizioni tu me ne dai per inglese…porca paletta! Va bé fa niente per ‘sta volta ti perdono, ci vediamo a scuola. Ah ti voglio bene, sei la mia musa certi capitoli sono nati grazie a te!     

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Capitolo 3
*** III° CAPITOLO ***


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III° CAPITOLO

 

 

“Sei un ragazzino viziato e stupido! Possibile che tu non riesca a pensare prima di agire?” Papà Montreal era decisamente molto arrabbiato. Urlava come un ossesso e vi assicuro che non è per niente divertente vedere un vampiro incazzato.

Erano passati un paio di giorni dall’incidente alla foresta, i miei genitori addottivi erano fuori città, ma la notizia arrivò a destinazione, a discapito di Sky, molto velocemente. Ovviamente loro sentirono la versione ufficiale, ovvero che avevamo deciso di fare una scampagnata e un branco di lican ci aveva attaccato senza che noi li avessimo minacciati per primi. Come ogni bravo genitore, però, i Montreal conoscevano bene il loro bimbo sanguinario, esattamente come erano a conoscenza del nostro piccolo giochetto. Non avevano mai detto niente perché da bravi vampiri non fregava loro più di tanto se scompariva qualche cagnaccio in più; ma questa volta avevo rischiato troppo, per questo non poterono passarci sopra.

“Ma come potevo sapere che volevano farla diventare una di loro.” Al solo pensiero, il volto di Sky assunse un’espressione di disgusto. Sì probabilmente se fossi diventata un lupo mannaro non avrebbe più voluto avvicinarsi a me, anzi togliamo pure il probabilmente.

“Ti ho detto un sacco di volte di non usare tua sorella come esca.” Sbraitò papà.

Avrei sicuramente cominciato a tremare dal terrore se il fatto che parlasse come se io non fossi presente nella stanza, ignorandomi completamente, non mi avesse dato tanto fastidio. Porca paletta, insomma, io ero lì ok? Ero io che avevo rischiato di ululare alla luna, ma volete che mi considerassero? Come no; Vitani, chi è Vitani? Ma andate a cagare.

Non sono sicura, ma penso che sbruffai e molto rumorosamente, perché ad un tratto papà smise di urlare. Si era creata una situazione imbarazzante, perché papà si aspettava che dicessi qualche cosa, visto che avevo richiamato la sua preziosissima attenzione e per di più con poca educazione. Il problema era che se davo ragione a lui, Sky avrebbe passato guai ancora più grossi, se mi fossi schierata con mio fratello ci sarei andata sotto pure io e, a dire il vero, ero contenta che qualcuno facesse abbassare la cresta ogni tanto a Mr. Rampollo. Optai per una via più diplomatica, alzando semplicemente le spalle. Papà Montreal roteò gli occhi lucidi per la rabbia e sospirando esasperato ci chiese:

“Quand’è che diventerete più maturi?”

La strigliata era finita; ora ci avrebbe comunicato le punizioni, era quello che mi aspettavo, ma questa volta mamma si intromise.

“Vieni Vitani. Sono arrivati i tuoi amici per gli allenamenti. Lasci che Sky se la sbrighi da solo con papà.” Mamma Montreal era una persona molto interessante. Bellezza a parte, non riuscivo mai a capire se fosse sottomessa al marito o se, al contrario, se lo rigirasse a suo piacimento come una frittata. Quella volta, ero quasi sicura che fosse stato lui a farle un cenno, sebbene io non l’avessi visto. C’era anche la possibilità che, avendo passato tanto di quel tempo insieme, prima come colleghi, poi come compagni nella vita, fossero diventati veramente una cosa sola. Sebbene questa fosse un’ipotesi che non mi arrischiavo a scartare definitivamente, non ci credevo fino in fondo; non faceva parte del mio carattere credere che una coppia possa diventare unita al punto che riescano ad anticipare i desideri dell’altro.

Seguii mamma Montreal dall’altra parte della casa, fino ad arrivare alla palestra. Effettivamente Omari, Bellatrix e Romir erano lì ad aspettarmi, un po’ intimoriti dalla presenza di una donna potente qual’era la mia madre adottiva.

“Fate i bravi ragazzi e impegnatevi. Non so se Sky oggi verrà, voi intanto cominciate.” Disse sorridente. Poi mantenendo la sua tipica espressione sul viso bianco come i nobili di un’epoca lontana, si avvicinò a Omari: “grazie per aver salvato Vitani!” detto questo se ne andò. Gran madre quella donna capiva sempre quando era il momento di smammare, la mia non avrebbe saputo fare di meglio.

“Eh piccola oggi ti tocca lavorare.” Mi punzecchiò Romir. Ma dico ce l’aveva per caso con me in quel periodo? Stava cominciando a darmi altamente sui nervi, gli avrei volentieri risposto male, ma Omari mi precedette (forse eroe sì, ma quanto a cavaliere lasciava a desiderare).

“Tu e Bella starete in coppia. Io mi occupo di Vitani.” Fui troppo occupata a fare la linguaccia al guerriero della terra, per leggerci un doppio senso nella frase della mia fenice preferita.

Il mio bel cavaliere nero mi portò in fondo alla palestra, lasciando che i due piccioncini facessero ciò che volevano. Mi fece fare riscaldamento, aiutandomi a distendere i muscoli. Che mani calde aveva; il cuore batteva i mille e nonostante i miei sforzi per controllarmi avevo paura che se ne accorgesse.

“Non ti ho ancora ringraziato.” Gli dissi per fare conversazione, non che fosse importante informarlo della mia gratitudine, era solo per distrarlo da quel maledetto traditore che era il mio cuore.

“Non è necessario lo sai.” Mi sorrise fissandomi; alzai le spalle come ero solita fare quando non avevo più idee.

“Perché sei cambiata così tanto?”

La domanda mi sorprese a tal punto che non potei evitare di irrigidire i muscoli della schiena, che in quel momento lui mi stava massaggiando per sciogliermi i nodi.

“Calma Vitani o dovrò ricominciare da capo.”

“Scusa.”

“Visto? Perché mi ringrazi, perché mi chiedi scusa? Da quando abbiamo bisogno di essere così formali?” mi sentii attaccata e come al solito in questi casi, il mio catenaccio prese il sopravvento.    

“Non farmi il terzo grado” lo ammonii.

“Scusa, ma quando eravamo bambini giocavamo tranquilli. Insomma sei cambiata nei miei confronti.”

Sbruffai, non sapevo cosa rispondergli così decisi di dirgli la verità, almeno la prima parte.

“Siamo cresciuti Omari, non puoi pretendere che io rimanga la bimba che si azzuffava con te in mezzo alla polvere. E sappi che non è giusto nei miei confronti continuare imperterrito a vedermi così.”

Intanto che parlavamo ci eravamo alzati, per cominciare a tirare qualche calcio e qualche pugno. Fino a quel momento non avevamo fatto sul serio, ma dopo la mia risposta, che voleva essere un rimprovero, gli bastò prendermi le braccia e farmi lo sgambetto per farmi cadere. Non me ne accorsi subito, perché il colpo alla schiena mi bloccò per un attimo la respirazione, costringendomi a stringere gli occhi e digrignare i denti. Quando, però, rialzai le palpebre trovai Omari sopra di me. Le sue mani mi stringevano ancora i polsi, gli bastava una sola gamba per impedirmi di muovere le mie, l’altra era appoggiata di fianco a me per mantenere l’equilibrio ed evitare di volarmi addosso. Ero bloccata a terra. Mi stavo sciogliendo. A parte il fatto che la sua temperatura corporea era più alta della mia, i suoi bellissimi occhi marrone scuro mi fissavano, sembrava che cercasse di leggermi nella mente. Non che ne fosse realmente capace, ma quella era la sensazione.

“E come dovrei vederti Vitani?” mi chiese con la sua solita voce calma.

Porca miseria, ma si può essere così pazzi per un ragazzo? Se prima il mio cuore batteva veloce, ora minacciava di uscire dal petto. Non lo sopportavo, era una incontrollabile. Tutte le cellule del mio corpo urlavano che lo volevano. Adoravo la sue mani calde, la sua pelle bruna, la sua bocca, persino le sue due treccine che, per quanto mi ricordo, aveva sempre portato. Lo prendevo per il culo perennemente. Ma questo succedeva quando eravamo bambini, quando toccarci non era un problema perché i miei ormoni non andavano in subbuglio.

“Ti prego Omari” sussurrai “ti prego basta. Non hai la più pallida idea…”

“E se io c’è l’avessi?” mi interruppe.

Ero imbarazzata, e per niente a mio agio. Strano ma vero mi salvò Sky.

“Hei! Togliti di dosso da mia sorella, Omari o ti mischio le ossa!”

la fenice si alzò con eleganza, raggiungendo il vampiro, fronteggiandolo occhi negli occhi.

“Stò tremando.” Sibilò.

Non stavano scherzando, ma non litigavano per me in realtà. Il loro era un rapporto un po’ strano; erano migliori amici, ma erano anche due presuntuosi e questo li portava a scannarsi, scornandosi come due idioti. Il fatto che Sky avesse beccato Omari sopra di me, non gli aveva fatto un grande effetto. Sapeva che a me Omari piaceva, ma sapeva altrettanto bene che lui si stava solo allenando con me, non c’era nulla di più. Aveva bisogno di sfogarsi e in quella stanza considerava solo O al suo livello. Questo significava che si sarebbero picchiati sul serio, non sarebbe stato un semplice allenamento.

Come avevo previsto Sky spinse Omari con tutte le sue forze, il quale volò all’indietro senza scomporsi più di tanto; al contrario il suo corpo si bloccò a mezz’aria e in quel momento successe una cosa che mi ha sempre lasciata esterrefatta. O slanciò le braccia e le gambe, tirandole il più possibile verso l’esterno, allo stesso modo lasciò che la testa cadesse indietro, sgranando gli occhi e spalancando la bocca. In realtà successe molto tutto molto velocemente e in un attimo, dove prima c’era un ragazzo diciottenne comparve una specie di uccello del paradiso infuocato.

Sky stiracchiò le labbra in un sorriso cattivo. La sua trasformazione non fu altrettanto spettacolare e teatrale. In realtà quello dei vampiri non è un vero e proprio cambiamento. Semplicemente: i lineamenti diventano più duri, seri, cupi, da cacciatore.

Vampiro e fenice si squadrarono un attimo, poi contemporaneamente scattarono uno verso l’altro, scontrandosi. Se ci fossi stata io sarei morta, sia contro uno che con l’altro. Omari mi avrebbe incenerito prima che potessi sfiorarlo, mentre con Sky mi sarei rotta le ossa nell’impatto.

Era vero comunque che i due erano allo stesso livello, tanto quanto il fatto né Bellatrix né Romir avrebbero potuto affrontarli, nemmeno se fossero stati loro due contro uno. Non, per lo meno, furiosi come lo erano ora. Fu un combattimento lungo, ma non ci fu un vincitore, per il semplice fatto che non avevano usato nessuna tattica con il risultato che diedero fondo a tutte le loro energie senza ottenere niente. Caddero a terra insieme, stanchi, recuperando la loro forma umana. Prevengo: Omari non era nudo…purtroppo.

“Grazie!” disse tra un respiro e l’altro Sky.

“Figurati.”

I due si diedero il cinque, complimentandosi a modo loro, tacitamente a vicenda.

“Ah prima non scherzavo, stai lontano da mia sorella.”

Per tutta risposta Omari si mise a ridere. 

 

 

Greta91: già già la nostra protagonista ha una bella cottarella per Omari… a dire il vero sono io che go preso la cotta per l’attore di Street dance fighters, uno dei due protagonisti mooolto simile alla mia bellissima fenice!!! Ciao baci baci!

Elychan: sono molto contenta che la ff ti piaccia, e spero che continui così, fammi sapere. Per quanto riguarda Sky…effettivamente è molto particolare tanto per usare un eufemismo, però ti assicuro che non è cattivo anche se più si va avanti e più sembrerà così. Ma ora non voglio aggiungere altro, fammi sapere quale sarà la tua idea!

Kabubi: Ok parlando dei Lycan, mi serviva una razza discriminata e se devo scegliere tra vampiro e lupi preferisco i primi perché li trovo più affascinanti…comunque ci saranno altri episodi in cui tratterò tanto male i Lycan, ma ti assicuro che alla fine verranno premiati, fidati! Spero che continuerai a dirmi quello che pensi, ciao e grazie.

Seira: grazie del tuo complimento!

Cherrycherry: ho visto la tua fic, come idea non è niente male, non ho avuto il tempo di leggere tutto perché il computer non è il mio. L’unico suggerimento che ti posso dare è quello di fare dei cap. più lunghi perché i lettori riescono così ad entrare meglio nella storia. Grazie dei complimenti; ah e comunque sono una ragazza!^^

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Capitolo 4
*** IV° CAPITOLO ***


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IV° CAPITOLO

 

“Bene ragazzi, domani finalmente conoscerete il professore di matematica.”

Il brusio generale della classe fu la risposta a all’informazione: quell’anno avevamo cambiato un paio di insegnanti tra i quali appunto quello di matematica, che non avevamo ancora visto perché il preside non lo aveva ancora scelto.

“Professore di chi si tratta?” chiese un mio compagno di classe.

“Non so più di tanto sul suo conto. Le poche cose che mi hanno detto sono la sua giovane età e che è un cyborg.”

Le facce dei presenti si allargarono in un sorriso, tutte tranne la mia. Disprezzavo i cyborg, erano in origine esseri umani come me, a cui alla nascita avevano impiantato dei macinini per potenziare le loro capacità, come la forza fisica. Per me era inconcepibile l’idea che due genitori disprezzassero a tal punto il proprio figlio da decidere di fargli subire un intervento simile. Una delle poche cose per cui ero obbligata verso i miei genitori naturali è proprio la loro decisione di non sottopormi a questa tortura. A parte il fatto che essere semplici umani non è così terribile, l’operazione chirurgica usata in questi casi è molto rischiosa. Solo l’1% dei pazienti sopravvive. Per questo i miei compagni di classe erano tutti elettrizzati all’idea di avere come insegnante un cyborg: era una rarità molto più di quanto lo fossi io.

“Prof come si chiama?” chiesi mostrando apertamente il mio totale disinteresse per la razza di appartenenza.

“Si chiama Volano.”

La risposta, fu accolta da una grassa e fragorosa risata.

“Come la parte finale del motore delle automobili.” Ridacchiò Romir.

Solo io e Sky non ridemmo. Mi irrigidii al suono di quel nome e, probabilmente sbiancai, perché mio fratello si girò verso di me e senza dire una parola mi strinse la mano. Gli sorrisi per rassicurarlo che stavo bene, ma lui non fu molto convinto e continuò a fissarmi.

Finalmente suonò la campanella di fine giornata. Ci alzammo tutti molto rumorosamente, uscendo dall’aula felici di essere liberi dopo 5 ore studio.

“Allora Sky qual’è la tua punizione?” Si informò Bellatrix.

“Devo marchiare dei cuccioli di Lycan.” Rispose mugugnando il mio bel fratello.

Ridacchiai sotto i baffi. Papà Montreal aveva fatto tombola: se un vampiro marchiava qualcuno, questo non poteva essere ucciso dal suddetto vampiro. Era una tradizione della specie; solitamente quando un essere salvava un denti-appuntiti questo dimostrava la sua gratitudine assicurandogli che non sarebbe mai stato una sua vittima. Il problema è che i vampiri non hanno molta memoria per questo genere di cose, così è stato inventato l’espediente del marchio. Avevo subito anche io il marchio e sapevo bene quanto fosse disgustoso. Il tutto consisteva nel fare un taglietto sia al vampiro che all’altro, si mischiava successivamente il sangue in modo che la ferita del fortunato si rimarginasse grazie al potere curativo delle piastrine vampiresche. Quest’ultima parte è decisamente dolorosa, è come avere dell’acido sulla pelle. Le cicatrici sarebbero rimaste a vita, ricordando al vampiro il proprio impegno.

“E quanti anni hanno questi lupacchiotti?” chiese più pratico Omari.

“Dai 16 ai 20 anni, sarà un problema. Lo pensa anche mio padre, perciò mi ha permesso di avere qualcuno che mi aiuti. Non penso che dei lycan di quell’età si lasceranno marchiare facilmente da me. Soprattutto ora che hanno scoperto il mio piccolo hobby.”

“Vuoi che ti venga a dare una mano?” si informò la fenice, contento per la possibilità di un po’ di movimento.

“Volentieri. Purtroppo non conosco ancora l’orario, quindi dovrai venire a casa mia il prima possibile, altrimenti dovrò andarci da solo.”

Omari annuì, guardando il marciapiede sotto le scarpe.

“Vado agli scogli. Dì alla mamma che non torno a casa per pranzo.” Dissi a Sky.

Mio fratello si fermò studiandomi attentamente. Sbruffai, e con un’occhiataccia gli imposi di non chiedermi nemmeno come stavo, ma di andare sempre dritto fino a casa. Era insopportabile quando si preoccupava troppo.

Mi allontanai dagli altri, dirigendomi verso la spiaggia. Il mio posto preferito era quello. Mi arrampicavo sempre sulle rocce che sporgevano sull’acqua e lì mi ritiravo in me stessa, cercando un po’ di solitudine. Non la trovavo mai, anche perché ogni volta, pochi minuti dopo, arrivava Ariel, la mia migliore amica dall’età indecifrabile. Anche quella volta, la mia sirena personale non si fece attendere. Mi ero appena messa a sedere, quando la sua testa verde comparve dall’acqua.

“Ciao Vitani!” mi salutò gaia come sempre.

Le sorrisi, era sempre una gioia vederla. Sarà il suo carattere solare, o perché se avessi una sorella vorrei che fosse come lei, comunque sia io la adoravo.

“Sorridi con le labbra, ma non con gli occhi.” Mi fece notare, aggrappandosi con le mani al mio scoglio e issandosi fuori dal suo habitat naturale. “Allora cos’è successo oggi? Sky ti ha fatto ancora arrabbiare, dì la verità.”

Scossi la testa; il fatto che Ariel avesse attribuito il mio malcontento a Sky mi faceva sorridere.

“Domani conosceremo il prof di matematica.” Risposi semplicemente guardando l’acqua che si infrangeva contro la roccia.

“Ah ora comprendo.”

“No, questa volta hai toppato. E’ il nome di questo prof che mi ha spiazzato.” Finalmente mi voltai a guardarla, i suoi occhi blu oceano erano come due grossi punti interrogativi. “Si chiama Volano.”

Il volto di Ariel cambiò, aveva capito veramente ora. Poche persone lo sapevano: Ariel, Sky, mamma e papà Montreal.

“Si chiama come il tuo vero fratello.”

Alzai le spalle, mostrando come la cosa mi importasse poco, peccato che non fosse propriamente così e Ariel mi conosceva troppo bene. Probabilmente avrebbe cominciato a chiedermi come stavo. Prima che cominciasse, però, sorpresa delle sorprese comparve il mio ballerino preferito.

“Cosa ci fai qua?” chiesi voltandomi verso di lui, schermandomi gli occhi con la mano per proteggerli dal sole.

“Facevo un giro.” Rimase sul vago.

Ariel richiamò il mio sguardo, per poi regalarmi un sorriso malizioso.

“Oh devo proprio andare.” Mi disse, dandomi un bacio sulla guancia e salutando Omari, riemergendosi nel suo regno.

“Allora?” chiesi.

“Allora!”

“L’ho detto prima io.” Gli feci notare.

“No, tu hai fatto una domanda, io un’affermazione.” Mi prese in giro, meritandosi una bella linguaccia.

Mi porse la mano, tirandola fuori dalla tasca della felpa.

“Andiamo a fare un giro?” mi propose.

“Non devi andare a casa mia?”

“Ci vado alle quattro, non penso che tuo padre lo porti via prima.”

Avevo due ore e mezza a disposizione per stare da sola con Omari; mi ero praticamente scordata  del famoso cyborg, professore di matematica, che aveva lo stesso nome del mio fratello biologico. Passeggiammo lungo la spiaggia, parlando, ridendo, giocando. Mi piaceva, ogni tanto, spruzzargli l’acqua con il risultato di bagnargli le treccine che subito cominciavano a emanare vapore; lui cominciava a rincorrermi avanti e indietro, alzando un sacco di sabbia al nostro passaggio e riempiendo l’aria con i nostri schiamazzi.

Verso le quattro mi portò a casa. Eravamo arrivati davanti al mio portone, quando mi afferrò il gomito facendomi girare verso di lui.

“Visto? Oggi è stato bello, perché tutto è tornato com’era prima.”

Abbassai gli occhi, avevo perso. Oramai era chiaro, non sarebbe mai riuscito a vedermi come una ragazza , la sua per lo meno no. Mi stavo arrendendo, 5 anni erano veramente troppo lunghi, ora basta!

“Ho l’impressione che mi stai fraintendendo.” Disse. Scossi la testa, rialzando gli occhi e fissandolo.

“Vitani, non ti vedo come la bimba che giocava con me e non piangeva mai, nemmeno quando le bruciavo i capelli. Per me sei una ragazza, bellissima. E stò male se ti allontani da me.”

Ero confusa, ma in fondo anche contenta. Avevamo cominciato il discorso finalmente, ma proprio in quel momento Sky uscì, spalancando la porta. Era furioso, non avevo mai visto i suoi occhi così rossi, come lo erano in quel momento. Si intromise in mezzo a noi con prepotenza facendomi perdere l’equilibrio. Caddi all’indietro andando a sbattere con la schiena contro una delle colonne che abbellivano il nostro portico. Mi accasciai a terra con il dolore che mi si propagava per tutto il corpo.

“Ti è andato il cervello in pappa?” urlò Omari, venendo verso di me per aiutarmi.

Sky gli si parò davanti.

“Stronzo, mi hai tradito! Guarda, guaaarda.” Strillò come una donna isterica, mentre si tirava su le maniche della maglia grigia; le sue braccia erano piene di tagli che faticavano ancora a rimarginarsi.

“Per colpa tua sono stato aggredito da tutto il clan e non sono riuscito a marchiarne neanche uno. Mio padre mi ha obbligato a rinunciare a quattro turni, sai cosa significa? Che passeranno mesi prima che io ritorni a cacciare.” Era impazzito, faceva veramente paura. “Cosa credevi di fare? Sono 5 anni che ti muore dietro, e solo ora ti accorgi di lei? Vai via, hai chiuso! Capito? Chiuso con me e con lei. Non ti voglio veder vicino a nessuno dei Montreal, in special modo vicino a Vitani. Via da casa mia!”

Omari era rimasto tutto il tempo a bocca aperta. Alla fine fece come voleva Sky, se ne andò senza dire una parola.

Vedevo le spalle di Sky che si alzavano e abbassavano con un ritmo sorprendente. Dopo un po’ si girò verso di me, i suoi lineamenti erano ancora tremendamente orribili, anche se si stava visibilmente calmando. Mi si avvicinò, inginocchiandosi davanti a me e con mani tremanti mi accarezzò i capelli e con uno sforzo enorme cercò di addolcire la voce.

“Vitani basta non fa per te. Non è affidabile, non ti tratterà mai come vorresti e come meriteresti.”

Fece la mossa di tirarmi su, ma subito raccolsi tutto il fiato che avevo nei polmoni urlando come mai avevo fatto prima, tanto ero sconvolta. Richiamati dal mio sfogo, uscirono di casa anche mamma e papà Montreal. Senza chiedere spiegazioni inutili papà afferrò per una spalla Sky, spingendolo con forza dentro la villa, orinandogli con un sibilo di chiudersi in camera sua e seguendolo con la sua solita calma elegante.

La mamma, invece, si occupò di me. Mi tirò su, prendendomi in braccio e portandomi nella camera matrimoniale, nel tentativo di evitarmi la discussione tra padre e figlio. Cosa molto, molto inutile.

“Ma non hai un po’ di rispetto per lei? Se vuole provarci con Omari tu non sei nessuno per impedirglielo. Pensa a cose molto più importanti, non vi hanno detto chi è il vostro professore di matematica?”

“Sì che lo so, si chiama Volano.” Rispose con arroganza Sky.

“Non si chiama solo Volano. Il suo nome completo è Volano Bardini: il vostro nuovo insegnante è il fratello biologico di Vitani.”

Non sentii quando papà disse a Sky che era ora che crescesse e che si rendesse conto della differenza tra i pericoli in cui avevo bisogno del suo aiuto e quelli in cui ero capacissima di sbrigarmela da me. Me lo disse la mamma il giorno dopo, perché a sentire quelle parole svenni.

 

Lithia del Sud: se pensi che Vitani stà sopportando troppo aspetta di vedere cosa gli accadrà da qui in avanti…sicuramente non si annoia mai!!!

Kabubi: io odio gli zombie, sono utili solo nei giochi per la play a mio avviso, mentre i Lycan sono belli e quindi “degni” di partecipare alla mia storia…tiriamocela un po’, no ok scherzo! Comunque non ti posso assicurare niente, solo che prima o poi verranno ricompensati, anche più poi che prima!

Grazie per aver dato un’opinione sulla frase “Omari non era nudo…purtroppo” perché ho deciso di metterla solo all’ultimo minuto. Volevo essere divertente, ma non volgare almeno non troppo e mi sono buttata. Grazie, grazie, grazie. Ciao, ciao. Baci, baci.

Cherrycherry: chiedo umilmente perdono per averci messo così tanto, ma tra la quinta superiore e scuola guida non ho mai tempo di aggiornare con più velocità. Sorry, sorry e ancora sorry.

Roby88: grazie mille per i complimenti, continuerò di sicuro, anche perché mi piace molto come mi stà venendo, se è bella o no è vostro compito deciderlo. Anche per questo sono molto contenta delle recensioni. Grazie ancora!

Greta91: sì forse hai ragione tu, più che una cotta è un incendio…e aspetta di vedere più avanti, ma ora non anticipo nada! Continua a dirmi cosa ne pensi, ci tengo!         

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Capitolo 5
*** V° CAPITOLO ***


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V° CAPITOLO

 

Quando mi risvegliai era già mattina. Ero ancora in camera dei miei genitori e al mio fianco c’era mamma Montreal che mi abbracciava con un braccio con fare protettivo.

“Ti sei svegliata finalmente.”

Annuii svogliata, senza dire una parola.

“Vuoi rimanere a casa?”

Uh quanto ero tentata. In un attimo, e senza nemmeno chiederlo, mia madre mi aveva dato una via di uscita, ma dopo cos’avrei fatto? Non potevo starmene a casa d’ora in poi, per tutti i giorni della mia vita. Cambiare scuola era assolutamente fuori di discussione, non potevo certo trasferirmi all’ultimo anno. Alla fine scossi la testa, sempre in silenzio, cominciando ad alzarmi con movimenti molto lenti e pesanti.

Matematica era all’ultima ora di quella mattinata iniziata malissimo. Non vedevo l’ora che arrivasse, in modo che tutto finisse il più velocemente possibile, allo stesso tempo però, lo stomaco mi si attorcigliava al pensiero di vedere Volano. Per evitare di incrociarlo nei corridoi, non mi schiodai dalla mia sedia nemmeno per la ricreazione. Ero nervosa e irritabile, e l’eccitazione generale per il cyborg non mi aiutava. Stupidi mostri!

Finalmente l’ultima ora arrivò; al suono della campanella il mio corpo si irrigidì e scelsi per lui la posizione più composta che mi riuscì. Accavallai le gambe, appoggiai le braccia sul banco e aspettai. Con la coda dell’occhio vidi Sky che allungava una mano verso di me, ma lo bloccai facendogli no con la testa. Non volevo dare nessuna soddisfazione a quell’uomo, sarebbe rimasto solo e soltanto il mio professore di matematica. Mio fratello era Sky Montreal, un vampiro sadico ed egoista, ma che non mi aveva mai abbandonata.

Tutte le mie sicurezze svanirono appena il cyborg entrò in classe, era uguale a me. Gli stessi lineamenti marcati, capelli biondi che, a differenza di me, portava corti e arruffati. Le stesse espressioni degli occhi marroni, circondati da ciglia lunghe che caratterizzavano anche i miei occhi. Sembrava di guardarsi ad uno specchio leggermente imperfetto, per il semplice fatto che, invece di riflettere una ragazza di 18 anni, rispecchiava un  uomo di 11 anni più vecchio.

Cercando di tenere sotto controllo il tremito alle mani, aprii il quaderno alla prima pagina, presi la matita e cominciai a tracciare i primi segni della scritta “matematica”. Era più facile non cedere ad un attacco isterico se non lo guardavo. Volano Bardini, 29 anni, cyborg, professore di matematica cominciò a parlare:

“ Buon giorno ragazzi. Come penso avrete già capito, sono il vostro nuovo professore di matematica. Vi avranno già raccontato tutto di me, perciò se siete d’accordo direi di cominciare.”

Una mano saettò verso l’alto, obbligando Volano a rimanere girato verso di noi.

“Professore, sa non che il cognome sia importante, ma a meno che non voglia essere chiamata per nome dovrebbe dircelo.”

Il mio cuore prese l’ascensore, fece una breve visitina all’alluce sinistro per poi ritornare al suo posto nel petto. Maledetta oca secchiona, ma è così difficile non perdere un’occasione per tacere?

“Bardini, il mio nome completo è Volano Bardini.”

L’intera classe si voltò a guardarmi, non che io potessi vederli perché continuai imperterrita a impegnarmi sulla mia scritta artistica senza alzare gli occhi dal quaderno. Sentivo i loro sguardi su di me, e il rumore fastidioso che fecero spostando le sedie per studiare meglio la mia reazione. Non poterono continuare a irritarmi per molto a lungo: Sky emise un ringhio profondo che, sebbene fosse fatto a bocca chiusa era ugualmente molto minaccioso. Alzai la testa verso  mio fratello adottivo e vidi che non era l’unico a fare qualche cosa per non prolungare la mia presenza al centro dell’attenzione. Omari stava mostrando un accenno di trasformazione, emanando piccole fiammelle blu dalle spalle. Sentendosi minacciati dai ragazzi più forti della classe, gli altri si girarono, delusi verso la lavagna, permettendo a Volano di cominciare la sua lezione. Non fu una cosa sconvolgente, il professore si impegnò semplicemente nel ripasso generale degli argomenti fatti in quarta, per capire a che livello fossimo. In definitiva l’ora passò velocemente.

Come ogni giorno, appena la campana suonò, la classe si svuotò. Io, invece, feci solo la cartella, ma non mi alzai, al contrario rimasi immobile a fissare Volano. Anche lui stava facendo la stessa cosa, seduto alla cattedra con le braccia inermi appoggiate ai braccioli della sedia. Eravamo soli, Sky era uscito per parlare con un ragazzo di un’altra sezione, illuso dal mio fare la cartella che lo avrei aspettato fuori da scuola. Vitani e Volano Bardini, due fratelli che non si vedevano da 17 anni. muti, immersi nei nostri pensieri. Non conosco quelli di mio fratello, ma nemmeno dei miei sono sicura, anche ora. Avevo la testa in completo subbuglio, non capivo niente.

Odiarlo, sì sarebbe stata la cosa più facile, tanto quanto disprezzarlo, ma non ci riuscivo almeno non completamente. L’aria era carica di tensione, entrambi non avevamo la più pallida idea di come comportarci con l’altro. Era una situazione alquanto patetica, perché tra fratelli non dovrebbe funzionare così; era imbarazzante a tal punto che più il tempo passava più il mio volto si riscaldava infiammandosi. Il problema era che non riuscivo a prendere una decisione, era difficile rimanere lì e tentare di dire “ciao”, quanto alzarmi e chiudere quella scena insensata.

Fu lui a fare la prima mossa. Si alzò dalla sedia, avvicinandosi e cominciando a parlare:

“Vitani…”

Non ci riuscii, non lo sopportavo. Fin tanto che spiegava matematica era facile vederlo solo come insegnante; fin tanto che ci limitavamo a guardarci mantenendo un religioso silenzio era facile non scappare via. In quel momento non riuscivo a fare di più, solo l’idea di affrontarlo faccia a faccia mi spaventava, come se mi sentissi in colpa per qualche cosa, come se fosse colpa mia il suo esilio. Alzai una mano spalancando le dita:

“ No, mi dispiace.” Presi al volo la cartella, muovendo i primi passi per uscire dalla classe, dalla scuola, lontano, lontano da lui e da qualsiasi altra cosa che mi faceva sentire così; a casa e al sicuro da sentimenti che non riuscivo a gestire.

La mia fuga fu bloccata da un suo braccio che circondò la mia vita, intrappolandomi in un abbraccio tanto goffo quanto ferreo.

“Dobbiamo parlare Vitani.” Sussurrò quasi pregandomi.

Abbassai il volto, lasciando che i miei capelli lisci lo coprissero:

“Lo so” dissi con fatica “ma non qui e non adesso.” Scostai il suo corpo dal mio, senza usare vera forza, tanto se avesse deciso tenermi lì non sarei riuscita a impedirglielo.

Corsi di filato a casa, rinchiudendomi in camera senza parlare né salutare nessuno. I Montreal mi lasciarono in pace per tutto il pomeriggio, rispettando il mio stato d’animo. Tentai di non pensare, ma era più facile deciderlo che metterlo in pratica. Decisi di guardare un dvd di quando io, Sky e Omari eravamo piccoli. Ci stavamo azzuffando, io e la fenice contro il vampiretto. Non eravamo cambiati molto, magari i lineamenti si erano fatti un po’ più adulti, ma alla fine la vera differenza tra noi e quei cosini che si muovevano dietro ad uno schermo era l’altezza. Sky era già un fighetto con i capelli curati e perfetti con il gel, gli occhi all’epoca erano di un colore indefinito tra il rosa e il bianco, faceva impressione guardarlo. Omari con le sue tipiche treccine che balzavano di qua e di là, e le sue movenze da ballerino, passione che aveva praticamente da sempre. Io piccola e impotente in un gioco in cui non avevo possibilità di vittoria, ma con loro non era divertente vincere, ma stare insieme. Ok ero ufficialmente scema, ero passata dalla tensione di vedere Volano, alla malinconia per la perdita di Omari e tutto consapevolmente.

Verso sera papà Montreal venne a chiamarmi per la cena.

“ Non ho fame.”

“Scendi Vitani, non ha senso.” Non usò “la voce del comando”. Non ne aveva bisogno, quell’uomo era sufficientemente autoritario anche senza la sua dote vampiresca. Di malavoglia scesi dal letto spegnendo la tv e lanciando il telecomando sul cuscino. Aprii la porta e trovandomi davanti papà gli sbruffai volontariamente in faccia, chissà magari avevo voglia di suicidarmi quel giorno. Al contrario di ciò che mi aspettai, il capofamiglia mi abbracciò baciandomi la fronte.

Non capii veramente il suo comportamento strambo fino quando non scesi in sala da pranzo e non vidi che la tavola di legno laccata e rivestita da una tovaglia ricamata a mano, era apparecchiata per cinque. Guardai mamma Montreal, chiedendole in silenzio delle spiegazioni, ovviamente la donne non fece fatica a sostenere il mio sguardo senza aprire bocca, fino a quando il campanello non suonò. La vampira scomparve dietro la porta, dirigendosi verso l’entrata per accogliere l’ospite.

Mi raggiunse Sky che ebbe la mia stessa reazione vedendo cinque piatti sulla tavola. La mamma ritornò subito dopo, dirigendosi verso la televisione per spegnerla, seguita dall’ospite, rimasto un po’ in dietro fermatosi ad appoggiare la giacca. Dalla porta apparve Volano, che vedendomi accennò un sorriso, ma avendo imparato qualche cosa dalla mattina decise di fermarsi al fianco di Sky.

Davanti a me c’erano i miei due fratelli. A sinistra Sky, mio fratello adottivo: vampiro sanguinario oltre ogni dire che per molti anni mi aveva usato come esca per i suoi sadici giochi, ma allo stesso tempo mi aveva insegnato a difendermi. A destra Volano, mio fratello biologico: un cyborg che insieme ai nostri genitori mi aveva abbandonato e di cui non conoscevo assolutamente nulla, ma per cui sentivo qualche cosa che non riuscivo a definire e mi impediva di odiarlo. Se pensavo che quella mattina avevo raggiunto il massimo livello di confusione possibile, era perché non mia spettavo una situazione come quella.          

 

Kabubi: ok devi sapere che io sono un essere molto curioso, ma su certe cose mooooolto ignorante quindi, non è che potresti dirmi cosa significano “Konbawa” e “Konnichiwa”? Punto numero due, mi hai sinceramente colpito. Tu sei l’unica che non ha pensato: “povero Omari, quanto è bastardo Sky”, ma il contrario. Non fraintendermi, io adoro Omari, però in questo capitolo non si è comportato molto bene! brava, brava!

Greta91: sinceramente non c’è niente tra Sky e Vitani, lui è proprio possessivo così. Un po’ rompiscatole, ma vuole bene a sua sorella nonostante non lo sia biologicamente, e nonostante sia umana e lui vampiro, una delle razze più prepotenti della mia storia. Comunque non sei l’unica che me lo ha chiesto…bè tanto meglio mi piace insinuare qualche dubbio!

Cherrycherry: wow ti devo troppo fare i complimenti per il tuo entusiasmo. Sono contentissima che ti piaccia la mia storia e spero che ti continui ad entusiasmare. Mi raccomando continua a recensire. Baci, baci.

Lithia del Sud: sembra che ti piaccia Vitani…comunque mi sa che la tratterò un altro po’ male! Alla fine però non gli è andata poi tanto male. Nella sfiga ha avuto la fortuna di finire in una famiglia rispettabile e grazie a questo non è tenuta ai margini della società. Bè un po’ di problemi le movimentano un po’ la vita.

Imnotalive: sì è vero la mia storia può ricordare la saga della mitica Stephenie Meyer, però non è poi così uguale. E’ probabile che la storia d’amore tra Edward e Bella mi abbia influenzato, ma a dire la verità mi sono ispirata leggendo una ff in cui c’erano pochi mostri e tenti umani e mi sono accorta che non avevo mai letto una storia in cui erano gli esseri umani ad essere quelli diversi. Sono contenta che ti piaccia il mio stile comunque e continua a recensirmi mi raccomando.

Roby88: eh ma con tutti questi complimenti stuzzichi la mia vanità. Grazie, grazie, grazie, sono troppo contenta che questa ff ottenga consensi quindi continua a dirmi quello che pensi. Grazie ancora e tanti baci.

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Capitolo 6
*** VI° CAPITOLO ***


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VI° CAPITOLO

 

Mamma Montreal aveva preparato la carne. Io adoro mangiare, è una cosa bellissima; sono un’inguaribile golosona mangiona. Quella sera, però, lo spezzatino che avevo davanti non aveva una grande attrattiva per me, le papille gustative sembravano morte. Non riuscivo né il vero gusto della pietanza, né un gusto falsato come l’amaro, provocato dal mio stato d’animo. Ero a dir poco scocciata di tutto ciò, tanto che per tutta la cena aggredii la carne tagliandola con frenesia e masticandola con cattiveria nel tentativo, disperato, di estrapolarne il gusto.  

Volano era più composto, dritto con la schiena contro lo schienale della sedia, ogni tanto mi guardava, faceva per parlare, ma tutte le volte cambiava idea e richiudeva la bocca torcendo il naso. Anche io lo guardavo, ma non così apertamente come faceva lui. Lo stavo studiando e più lo guardavo più mi rendevo conto di quanto gli somigliassi. Come me, il biondo dei suoi capelli, non era come quello che i poeti erano soliti descrivere con aggettivi iperbolici come dorati; eravamo molto più a un biondo cenere, simpatico come colore più che bello. Pensandoci comunque, era una tonalità che stava un tot bene con i nostri occhi marroni.

Mentre cercavo qualche cosa che avessimo di completamente diverso, mi accorsi del tutor meccanico che gli circondava per circa ¾  l’occhio sinistro. “Ecco cosa c’è di diverso tra noi” pensai soddisfatta, ma una consapevolezza mi si gettò addosso come una doccia fredda. Se lui era un cyborg, alla nascita era un essere umano come me. Il divertente della scena fu che, per me, era una doccia fredda metaforicamente, per Sky lo fu realmente: stavo bevendo e quando il mio cervello si accese e fece quel facile ragionamento, non resistetti e sputai tutta l’acqua che avevo in bocca, bagnando Sky che rimase sbalordito.

Mio padre mi fulminò con lo sguardo, era fatto così non poteva soffrire certi comportamenti a casa sua. Lo guardai ritirando il collo tra le spalle e sussurrando una leggera scusa. Questo, però, non mi fece dimenticare.

“Tu eri un umano!” esclamai.

“Sì Vitani, mi sembra normale non si può nascere cyborg.” Corrugò la fronte, unendo le sopraciglia.

“Ok lo so, ma non ci avevo pensato.” Mi scusai. Era effettivamente una cosa ovvia, tanto che ci avrei dovuto pensare subito. Mi irritai come spesso accadeva, soprattutto in quei tempi:

“Oooh insomma, ti sembra una cosa normale rivederti dopo 17 anni? Non sono da biasimare così tanto, se non sono propriamente lucida.” Sbottai.

“Sì effettivamente…” ammise Volano. Non furono le sue parole che mi fecero calmare, non tanto quanto la sua faccia colpevole.

“Ok evitiamo di parlare di questo. Anche perché non era mia intenzione introdurre questo argomento. Quello che volevo sapere è perché quelle persone ti hanno fatto diventare un cyborg, mentre io sono stata abbandonata. Non che io sia scontenta, tra le due preferisco di gran lunga la mia sorte.” Avevo cominciato a parlare a macchinetta. Non so bene perché, ma non ero più imbarazzata. Probabilmente la curiosità era più forte delle mie paure.

“Quelle persone?” mi chiese alzando un sopraciglio, lo fulminai. Allora ciccio io chiamo come cavolo mi pare quei due esseri che mi avevano abbandonata. Dovette aver capito quello che pensavo, perché si limitò a rispondermi senza aggiungere altre polemiche.

“Volevano sottoporti al mio stesso trattamento, ma tutte le volte che ne parlavamo, qualsiasi cosa stessi facendo, smettevi per cominciare a piangere e urlare.”

Spatatrack! Sentii l’ultima cosa che mi impediva di desiderare la morte di quelle persone, rompersi come una pila di piatti di porcellana che cadono sul pavimento, frantumandosi in migliaia di piccoli pezzetti.

Sorrisi, quasi soddisfatta, non avevo più legami né debiti nei confronti dei miei genitori biologici. Mi alzai:

“Grazie professore, ora non ho più niente a che spartire con i Bardini.” Detto questo lasciai la stanza.

Mi andai a sdraiare sulla poltrona a dondolo che avevamo sotto il portico della villa. Chiusi gli occhi lasciando che il vento giocasse con i ciuffi della mia frangia, non c’era ancora troppo freddo, si stava ancora bene ed era bello godere della frescura di settembre, dopo un’estate di completa arsura. Da ogni parte veniva un odore diverso. L’odore di sale dal mare, la polvere della foresta…i gas della città. Con una gamba spinsi la poltrona in modo che mi cullasse nel suo dondolio. Non so quanto tempo passai da sola, comunque ad un certo punto sentii il portone aprirsi e dei passi avvicinarsi. Repressi una delle mie solite espressioni di irritazione e rimasi zitta aspettando.

“Posso?” chiese la voce di Volano.

Sarebbe stato bello dire: “no vattene!” ma il problema era che verso di lui avevo ancora qualche cosa in comune. Se volevo sbarazzarmi di lui dovevo parlarci, e poi a dirla tutta, non riuscivo ad essere cattiva con lui, alla fine quindi cedetti. Feci forza sugli addominali, alzando le gambe perpendicolarmente al mio corpo, con una mano lo invitai a sedersi, per poi riappoggiare i piedi sulle sue cosce.

“Fa male sentirsi parlare così!” mi confidò.

“Non è un mio problema. Esattamente come non è stato un problema per i tuoi genitori e per te quando io stavo male.” Risposi alzando le spalle.

“Sei stata male?”

Sussultai, questo non era esattamente il genere di informazioni che avrei voluto lasciarmi sfuggire. Oramai il danno era fatto, rimangiarsi le parole avrebbe solo confermato che non avevo passato un gran bel periodo da bambina.

“Tempo fa. Ora non più. Ora sono contenta, mi sono resa conto che poteva andarmi molto peggio. Potevo finire in un ghetto e invece vivo con una delle famiglie più potenti del territorio.”

“Sei sempre stata contenta e soddisfatta della tua razza. A neanche un anno, da bambina dolce diventavi una pazza schizzata, quando mamma e papà parlavano dell’intervento.”

“Mh devono essere persone molto caparbie, se è bastato il pianto di una bambina di pochi mesi a farli desistere dalla loro scelta.” Li schernii ironica.

“Non sei stata tu.” Mi corresse Volano. Questo attirò la mia attenzione, facendomi finalmente aprire gli occhi. Mio fratello era in penombra, solo il lampione ci dava un po’ di luce. Io non vedevo lui, ma sapevo che lui vedeva me, grazie alla speciale vista notturna dei cyborg.

“Sono stato io. Li ho convinti che non era giusto farti una cosa simile.”

Rimasi sbalordita.

“No. Non ci credo!”

“Come vuoi.” Alzò le spalle, (altra cosa che avevamo in comune), mi spostò le gambe e se ne andò.

Mi girai su un fianco, giocando con un filo del cuscino che ricopriva il dondolo. Mi sentivo in colpa, per la prima volta non ero sicura di quello che stavo facendo. Possibile? Ci avevo impiegato 17 anni per capire che la mia vera famiglia mi aveva abbandonata, ma avevano loro un problema non io; e con la parola loro avevo sempre incluso anche Volano. Avrebbe potuto tenersi in contatto con me, scrivermi una che fossi stata abbastanza grande per rispondergli. Mi ero convinta che anche mio fratello biologico mi avesse abbandonata. Lui non aveva fatto mai niente per me, perché non essere incazzata anche con lui? Quella sera, però, molte delle mie certezze crollarono con la stessa semplicità che un soffio può far cadere un castello di carte.

Non resistetti. Mi alzai e gli corsi dietro, raggiungendolo solo al cancello che delimitava la proprietà dei Montreal. Prima che facesse un altro passo, uscendo dal giardino, lo abbracciai, allacciando le mani sulla sua pancia appoggiando la guancia sulla sua schiena. In tutto questo tempo non avevo mai sentito il mio bisogno di conoscere Volano. Pensandoci, in quel momento, capii che nell’effettivo credevo realmente che anche mio fratello maggiore non era stato contento della mia nascita, ma lo attribuivo inconsciamente alla gelosia. In fondo era vissuto 11 anni coccolato e viziato dai nostri genitori, e poi sono arrivata io e gli ho rubato la scena. La gelosia era una colpa che sarei riuscita a perdonare facilmente, appena mi fosse passato il senso di abbandono.

Non gli chiesi scusa per le mie parole, non potevo, non faceva parte del mio carattere e in fondo non avevo nulla di cui chiedere perdono. Volano si girò e solo in quel momento di primo contatto fisico mi resi conto di quanto fosse alto rispetto a me. Ricambiò l’abbraccio, circondando la testa con le braccia e baciandomi i capelli. Vista dall’esterno sarebbe potuto apparire una scena strappa-lacrime, una di quelle che caratterizzano quei filmuccoli da quattro soldi che io evitavo come la peste. Stavo bene comunque, era bello.

“Ci vorrà del tempo Vitani, ma se me ne dai la possibilità ritornerò ad essere tuo fratello e non solo per una questione di sangue.” Non risposi, preferii stare zitta, ma Volano capì che ero disposta a provarci, e non fu l’unico.

Sapete qual è il problema dei vampiri? Non puoi avere dei segreti perché sentono praticamente tutto! Il giorno dopo mamma Montreal mi disse che Sky, sentendo il discorso tra me e Volano, si era diretto con passo marziale verso la sua camera, chiudendosi dentro e sbattendo la porta.

 

Kabubi: capitolo di transizione? Dipende se pensi che da qui in poi le cose cambieranno radicalmente, arrivando alla fine no, anche perché la stò ambientando nel corso di un anno scolastico. Se pensi invece che Volano porterà del trambusto, allora sì. Anche perché Sky è un casinaro perciò… Tanti tanti baci.

Lithia del sud: grazie del complimento, spero che anche questo capitolo i piaccia,  fammi sapere mi raccomando.

Roby88: allora ti è piaciuto come ho impostato la serata? O sei rimasta delusa? Colgo l’occasione per chiedere perdono per il tempo che vi faccio aspettare. Ma veramente la scuola mi stà occupando tutto il tempo. Kiss, kiss.

Caffy: che bello sono contenta quando un’altra persona mi recensisce, è molto gratificante. Spero che anche i prossimi capitoli ti piacciano e che mi dirai ancora quello che pensi!

 

VISTO CHE SIAMO VICINI ALLE MIE FESTIVITA’ PREFERITE, VI AUGURO BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO!!! DIVERTITEVI!!!       

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Capitolo 7
*** VII° CAPITOLO ***


Nuova pagina 1

VII° CAPITOLO

 

 

Settembre passò velocemente e ben presto arrivo ottobre, con i suoi colori sempre più lontani da quelli solari dell’estate e sempre più vicini al marrone. Non posso dire la stessa cosa dei miei pregiudizi nei confronti di Volano. Come professore era bravo, spiegava con parole piuttosto tecniche a dire il vero, ma se ti dimostravi attento, era uno di quegli insegnanti disposti a ripetere anche 300 volte la stessa cosa. Come fratello? Non saprei. Non riuscivo ad aprirmi totalmente, mi sforzavo, ma non era abbastanza. Lui, al contrario di me, era più ottimista. Si diceva contento perché, anche se io non me ne accorgevo, le cose fra noi stavano cambiando.

Una mattina della seconda settimana do ottobre, alla fine delle lezioni, Volano mi si avvicinò, chiedendomi di passare il pomeriggio in sua compagnia.

“Non posso” gli risposi. La mia intenzione iniziale era quella di non dargli spiegazioni, poi però qualche cosa dentro il mio cervello mi ordinò di continuare: “ho promesso a Bellatrix Thirona  di allenarmi con lei. Poi devo studiare storia che domani il prof interroga sulle cause della prima guerra.” Chissà, forse mio fratello aveva ragione…stavo migliorando.

Volano ci rimase un po’ male, ma sapeva che dicevo la verità, nella nostra società allenarsi è molto più importante che creare dei rapporti con le altre persone. Anzi, questi legami è più facile che si creino proprio durante gli allenamenti. Forse fu questo a ispirarlo:

“Bè, magari un giorno potresti fare qualche esercizio con me” propose.

“VITANI” urlò Sky, richiamando la mia attenzione. Ecco un altro motivo che mi ostacolava ad attaccarmi a Volano: la gelosia morbosa di Sky. Non potevo evitare di essere influenzata da quel bel vampiretto dagli occhi magnetici; così, automaticamente, mi voltai verso l’uscita per andarmene, dimenticandomi di rispondere a Volano.

Fulmineo e quasi invisibile, mio fratello mi cinse la vita con il braccio destro, mentre con il sinistro mi prese la spalla obbligandomi a rigirarmi verso di lui, mi imprigionò in un abbraccio fraterno, sussurrandomi all’orecchio:

“chi tace acconsente. Ci conto.” Detto questo mi scoccò un bacio sulla guancia. Istintivamente mi alzai sulla punta dei piedi e ricambiai. Sentii alle mie spalle un ruggito sordo. Volano guardò in quella direzione con aria di sfida, ma questo pochi attimi, perché subito dopo riconcentrò la sua attenzione su di me, sorridendomi. Alzai le spalle rispondendo al suo sorriso, poi finalmente raggiunsi quel rompiscatole di mio fratello adottivo.

“Lo baci adesso?” mi chiese rimproverandomi.

“Basta Sky! Sei pesante quando fai così.” Gli risposi roteando gli occhi in alto.

“Ah è così quindi? Torna il fratellino biologico e io non esisto più; brava, complimenti Vitani, così si fa.”

Il sangue mi salì al cervello, non so come feci a trattenermi dall’urlargli in faccia, dall’ordinargli di smetterla di fare il bambino immaturo e che, per colpa sua stavo già perdendo qualcuno, molto importante per me e che non avevo intenzione di assecondarlo anche in questa storia con Volano. In fondo lui non c’entrava niente. Che si facesse i fattacci suoi. Mi trattenei sfruttando tutto il mio autocontrollo, rispondendogli semplicemente:

“muoviamoci, Bella è già fuori dalla scuola che mi aspetta!” allungai il passo, precedendolo, impedendogli di pronunciare qualsiasi cosa in più. In fondo non ero santa, la mia pazienza aveva un limite.

Bella abitava in una casetta piccolina ma graziosa, considerando che apparteneva ad un casato di guerrieri. Era elegante, forse perché i Thirona sono guerrieri del cielo, decisamente meno spartani rispetto ai guerrieri della terra come gli Art. le pareti erano arredate, per la maggioranza, da trofei che dimostravano il prestigio della famiglia. La madre di Bellatrix era una patita di art, e nei buchi dove non c’erano tributi in onore di qualche antenato, erano appesi quadri molto belli anche se, a dire il vero, il soggetto principale era sempre lo stesso: in guerriero in azione, e la cosa era alquanto noiosa. Tutto il contrario era la camera di Bella, molto più simile alla mia che a quella di sua sorella maggiore Diana. Oltre all’arma da lancio che utilizzava in quel periodo, nella sua stanza non c’era traccia di ciò che era. L’unica cosa che si capiva veramente, entrando nel suo piccolo universo personale, era che amava il cinema, ma ancora di più adorava il suo ragazzo Romir, dato che c’erano foto di loro due praticamente ovunque.

“Ciao Vitani” mi salutò cordialmente Diana, quando entrai in casa.

“Ciao, come stai?”

“Benone grazie. Sei venuta a fare da bersaglio a Bellatrix.?”

Già, io odiavo essere affidata nelle mani esperte di Bella, era noioso. Con lei l’unica cosa che potevo esercitare era la fuga. Le sorrisi senza fare commenti. Posai la giacca e la cartella dentro l’armadio a muro e seguii Bella che mi condusse in cucina, per un veloce pasto prima di iniziare la sudata.

In quel periodo Bella era influenzata dal pianeta Marte. Aveva, quindi, con se il suo magnifico arco bianco decorato con delle fiammelle argentate, e le sue frecce, le più semplici che avesse a sua disposizione. Questo perché il pianeta prendeva il nome da un dio della guerra del mondo classico, che non eccelleva per la sua astuzia o per la sua tecnica, bensì per la sua semplice e diretta ferocia. La ragazza stava proprio facendo girare una di queste frecce intorno alle dita della mano destra, come se fosse una semplice asticella, quando mi misi l’imbracatura di protezione. Ecco uno dei motivi per cui odiavo fare da bersaglio mobile, ero costretta ad usare pantaloni pesanti e una maglia a maniche lunghe, i guanti e un casco; il tutto ben imbottito e ricoperto da una maglia di ferro…questo anche d’estate, permettendo l’allevamento dei beghi.

Quando finalmente riuscii a infilarmi la mia divisa tanto ingombrante quanto pesante, Bella si alzò dalla sedia da cui mi guardava divertita, con quella freccia in mano che girava sempre più velocemente e che io le avrei volentieri infilato in un posto dove non batte il sole. Uscimmo nel suo giardino adibito come campo di tiro al bersaglio. Ce n’erano di diversa grandezza e diversamente distanti dal punto in cui i Thirona prendevano la mira. Da molto tempo Bella utilizzava il bersaglio più lontano, sebbene non quello più piccolo. Per quello non era ancora pronta, anche perché si trattava di un semplice spillino colorato, infilato nella corteccia di un albero; a dire il vero pochi guerrieri della famiglia erano riusciti ad arrivare ad un livello simile, nemmeno Diana, considerata un vero portento, c’era mai riuscita. Bè almeno la mia compagna di classe lo intravedeva, anche se non era sufficiente per centrarlo, io nemmeno quello.

“Bè su Vitani, sai cosa fare” disse Bella, invitandomi ad allontanarmi.

Con un sospiro profondo annuii; raggiunsi la mia postazione, chiusi gli occhi per concentrarmi un attimo, ma subito una freccia mi colpì in pieno petto, togliendomi il respiro. Non ero pronta e lei lo sapeva, era stronza così quando si trattava di esercitarsi. Alzai una mano guantata, tirando su il dito medio nella sua direzione. Misi un po’ a fuoco la mia visita e vidi che stava per scoccare una seconda freccia. D’istinto ritirai il braccio, spostandomi di un passo verso destra. Feci appena in tempo, perché un secondo dopo il dardo fischiò nel punto esatto dove c’era il mio dito. Bene, Bella voleva giocare duro, e io le avrei dato ciò che voleva. Senza perdermi i altre chiacchiere, flettei leggermente le ginocchia e aspettai, studiando ogni suo momento.

Inizialmente Bella scoccava una nuova freccia solo dopo che io mi ero rimessa in posizione; dopo un po’, però, cominciò ad aumentare la velocità. Ad ogni movimento che facevo per scartare il mio respiro si faceva sempre più affannoso e pesante. Ad un certo punto le gambe mi cedettero, fui così costretta ad accucciarmi, alzai comunque la testa sapendo che la mia debolezza non avrebbe intenerito la mia avversaria. Anche perché mi aveva colpito poche volte e questo era una grossa ferita nel suo orgoglio. Come avevo previsto, Bella aveva già incoccato la freccia; concentrai tutta la forza che mi era rimasta nelle gambe, che ora sentivo pesanti come macigni. Bella presa la mira, lasciò la corda tesa. Avevo intenzione di spostarmi all’ultimo secondo, ma agli estremi del mio campo visivo vidi Bella già pronta per tirare. Aveva capito che non avevo esaurito completamente le energie, la sua intenzione era quella di colpirmi nel salto, mi spostai velocemente, restando sempre accucciata a terra. Sorpresa Bella, ebbe un attimo di incertezza e anche se si riprese subito dopo, quel secondo mi diede il tempo di controllare quanto frecce le erano rimaste. Era l’ultima, dopo quella avremmo finito il gioco. Bella rilassò la corda e la freccia obbediente, prese la direzione da lei indicata. Non ancora, non ancora…adesso! Spiccai un salto verso l’alto, fissando con un sorriso stampato sulle labbra, il dardo che si sarebbe conficcata nel mio casco; la mia felicità e il mio orgoglio, però, durarono poco, perché appena ritoccai, a terra, con la freccia conficcata nel terreno tra i miei piedi, mi raggiunse un’altra che mi colpì nel punto dove, sotto i vestiti e sotto la pelle, c’era il mio cuore. Guardai sbalordita, quell’asticella fatale e traditrice, sentii uno “yeah” urlato con tutta la felicità che aveva in corpo Bella. Alzai lo sguardo sulla mia amica che piegò il braccio destro spingendolo verso il basso, mentre il ginocchio venne spinto verso l’alto.

Alzai le spalle e la raggiunsi camminando e togliendomi il casco.

“Pensavo fosse l’ultima” mi giustificai.

“Lo so; era l’ultima, ma ne avevo un’altra appesa alla cintura, quella con cui giocavo prima. Ho deciso solo dopo di usarla, quando ho visto che avevi schivato l’altra.”

Spalancai la bocca, allibita dal suo gioco sporco. Lei ritornò a ridere, tirandomi indietro alcuni ciuffi che erano sfuggiti dalla mia coda bassa, appiccicati alla pelle dal sudore.

“Ok, ok ho barato. Avresti vinto, anche perché a parte la prima, non ti ho mai colpito in punti vitali. Sei stata brava e furba.”

Mi circondò le spalle con un braccio, accompagnandomi dentro casa. Mi lasciò fare la doccia nel suo bagno. Che cosa assolutamente fantastica togliersi il sudore dalla pelle e massaggiarsi i muscoli indolenziti. Ritornai nella camera di Bella, profumata grazie alla schiuma da bagno agli estratti di rose selvatiche. Mi vestii velocemente, frizionandomi i capelli con un asciugamano.

“Potevi rimanere per fare l’idromassaggio, non ci sarebbero stati problemi.”

“Tranquilla, non ti preoccupare, devo andare a casa a studiare.”

“Ok” mi rispose accompagnandomi alla porta.

“Ciao.”

“Ciao.”

Corsi via, verso il cancello di ferro. Stavo già pensando a come organizzare i miei studi di storia quando mi bloccai davanti ad un ragazzo che mi stava aspettando, appoggiato al recinto: Omari. Scusa Sky, giuro che non lo feci apposta, ma appena lo vidi e capii che stava aspettando me, sentii il mio viso illuminarsi e allargarsi in un sorriso. La sua amicizia con Sky era incrinata, ambedue erano troppo orgogliosi per ricominciare a parlare con l’altro; per la nostra compagnia era straziante. Romir e Bella avevano la possibilità di vederli entrambi, ma non insieme. Stavano già cominciando a stancarsi di giocare a flipper, e il sabato sera tendevano ad uscire da soli. Io non potevo vedere Omari, figuriamoci parlarci, ma siccome ho sempre avuto un comportamento alquanto ribelle, non parlavo nemmeno più con Sky. Il mio egoista fratello aveva cominciato a frequentare vampiri più grandi, con il risultato di essere diventato più odioso e fighetto. Omari, da quello che sapevo, preferiva rimanere da solo, e per questo tutte le volte che poteva volava fino alle montagne, al di là della foresta. Non so bene a fare cosa, nessuno lo sapeva; era diventato molto taciturno e musone.

“Ciao…” cominciai a dire, l’intento era quello di fare una battuta spiritosa, ma nel momento non mi veniva in mente niente di divertente. Il ballerino, con un colpo di reni si alzò dalla ringhiera, avvicinandosi; mi prese la testa tra le mani calde dalle dita lunghe e forti, avvicinò il suo volto al mio.

Sentivo il suo respiro a un centimetro dalla mia bocca, era un odore buono di freschezza, come se avesse appena mangiato una caramella. Percorse la distanza che ci separava legandomi a sé con un bacio. Avevo la consapevolezza di ogni centimetro del mio corpo che aveva un contatto diretto con il suo, le lingue giocavano e lo facevano con una familiarità, che se una delle due non fosse stata mia , avrei pensato che non fosse stata la prima volta. Sentivo i polpastrelli e i palmi delle sue mani sul mio volto infreddolito e sui capelli ancora bagnati.

Quanto avevo sognato quel bacio. Non so bene quanto durò, so solo che mi piaceva perdermi tra le sue braccia. Desideravo che non si staccasse più, forse per questo le mie braccia lo circondavano e mi mani si aggrappavano con forza alla sua maglietta. Ma le cose stupende non durano mai così a lungo come si spera e, a mio avviso, troppo presto, si allontanò da me lasciandomi così, senza una parola di più, semplicemente girò i tacchi e se ne andò.

Poco dopo la sua scomparsa un vuoto alla stomaco mi aggredii. Fu una sensazione alquanto spiacevole, anche perché era accompagnata da un giramento fortissimo della testa che in quel momento era nel caos totale. Mi appoggiai con una mano ad un muretto, mentre l’altra la portai alla fronte. Con le dita sfiorai i capelli e sentii che erano asciutti. Non so bene perché ci misi così tanto a capire cos’era successo, ma solo in quel momento elaborai l’accaduto. Un brivido di felicità mi percorse la spina dorsale come un fulmine improvviso, rendendo più piacevole il volo delle farfalle nel mio stomaco.

Fui felice fin tanto che non arrivai a casa, come una stupida non potevo fare a meno di sorridere, tanto che ben presto le guance cominciarono a dolermi. Incrociai Sky ancora immusonito dalla mattina. Stava uscendo con i suoi nuovi amichetti dai denti aguzzi. Lo capivo perché quando doveva vedersi con loro si tirava più del solito. Quel giorno, per esempio, aveva una camicia nera con il collo alto, perfettamente stirato senza nemmeno una piega; dei jeans scuri, stretti, ma morbidi portati esattamente sopra le anche. Devo ammettere però che il tutto gli stava bene. i capelli che una volta li lasciava liberi di mettersi come volevano, ora ogni punta creata con il gel era ben distinta e separata dalle altre, tendenti all’indietro. Guardandolo mi accorsi di quanto fosse diverso da Omari. Tanto per cominciare Phoenix prediligeva il bianco che risaltava a meraviglia il colore della sua pelle, e poi non si sarebbe mai sognato di mettersi vestiti così stretti.

Mi chiusi in camera, aprendo il libro di storia, pensando che se Sky era arrabbiato con me perché gli avevo risposto male senza dargli la possibilità di replicare, figuriamoci cos’avrebbe fatto se avesse saputo del bacio rubato di pochi minuti prima.

 

Caffy: povero Sky, ormai lo stanno odiando (in senso buono) un po’ tutti. Dici che non te la racconta giusta? Bè l’unica cosa che posso dirti è che c’è un motivo se lui si comporta così, però non chiedermi qual è perché è una sorpresa. Spero comunque che prima o poi riesca a riabilitarsi. Grazie per la recensione, Buon Natale.

Kabubi: giocattolino dici? Non avevo mai pensato a Vitani in questi termini, ovviamente con la visuale di Sky…non saprei dire! Bè alla fine ti rispondo come a Caffy, c’è un motivo se si comporta così nei confronti di Omari e presto lo scoprirai, per quanto riguarda Volano bè è ovvio gli stà portando via la sorella che a modo suo ha sempre adorato. Che dici soddisfacente come risposta? Dimmi cosa ne pensi mi raccomando, baci, baci.

Dianta: sono molto contenta che ti piaccia, ma soprattutto sono contenta che la reputi originale, perché il mio intento era quello di fare qualche cosa di diverso, spero di esserci riuscita e di continuare fino alla fine di questa ff. magari anche tu continua a recensirmi, per le opinioni altrui sono molto importanti.

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Capitolo 8
*** VIII° CAPITOLO ***


Nuova pagina 1

VIII° CAPITOLO

 

Il giorno dopo del bacio accettai l’invito di Volano ad andare a casa sua. Non ero completamente convinta del fatto che mio fratello volesse realmente allenarsi con me. Era più facile che la sua vera intenzione fosse parlare, e fare così un altro passo in avanti nel nostro rapporto tra fratelli ricongiunti.

Stavo preparando la cartella quando Sky mi si avvicinò.

“Ho detto alla mamma che nessuno dei due va a casa oggi. Mi ha chiesto di passarti a prendere a casa del prof quando ho finito le mie cose, però sinceramente non so quanto ci metterò, perciò è meglio se rientri da sola.” Aveva un tono pacato mentre mi parlava e questo mi allarmò, e non poco.

Non era cambiato solo nel modo di vestirsi, ma anche il suo comportamento e la sua personalità avevano subito delle metamorfosi. Quando alzai lo sguardo su di lui, mi resi conto che non stava bene. Sembrava a disagio, più bianco del solito in viso e più nervoso nei movimenti, in special modo delle mani che sembravano impossibilitate a stare fermi e inermi lungo i fianchi. I suoi occhi erano di un rosso acceso ma tra tutto, quella fu la cosa che mi preoccupò decisamente meno, dato che era un mesetto buono che non si nutriva.

“Va bene Sky” risposi, ma subito dopo cedetti all’impulso “sei sicuro di stare bene? vuoi che dica a Volano di rimandare e andiamo sugli scogli a parlare?”

Una volta, prima dell’inizio dell’ultimo anno di liceo, era una cosa normale per noi due, una specie di tradizione, andare in riva al mare e parlare. Poteva succedere che uno di noi passasse un brutto periodo e quindi si discuteva di cose serie, ma a volte si parlava di niente, di cose stupide e senza senso, che a nessuno dei due fregava veramente qualche cosa, era solo il gusto di parlare.

Alla mia proposta le sue labbra si stiracchiarono in un sorriso triste, ma anche cattivo:

“E’ tardi Vitani. Per carità, vai, vai pure a fare la brava sorella.” Gli avrei sicuramente risposto malese fosse stato il vecchio sadico, sborone Sky; ma non avevo lui davanti a me. Era una copia esatta fisicamente del mio fratello adottivo, ma non era lui. Guardandolo mi veniva in mente un cane bastonato con le orecchie basse.

“Cosa stai dicendo?” chiesi sbalordita.

Giuro che non usai un tono arrogante e che non lo attaccai, ero sinceramente scioccata. In un attimo mi ero resa conto che mio fratello era cambiato e non lo conoscevo più bene come prima. Un lampo di ira gli trapassò lo sguardo che divenne ancora più ardente. Sapevo che questo voleva dire pericolo per tutti, ma non pensavo che questa regola valesse anche per me; non feci i conti del fatto che non si trattava più del vecchio rampollo dei Montreal. Sky mi afferrò le braccia, stringendo forte le dita intorno ai miei bicipiti, che confronto alla sua potenza erano duri come dei budini, strattonandomi poi con violenza avanti e indietro.

“Io cosa stò dicendo? Tu cosa stai facendo Vitani?! Mi hai lasciato solo, e ora ti permetti di rimproverarmi!” mi urlò in faccia.

Avevo paura, non ero abituata ad essere trattata in quel modo, e anche se me lo potevo aspettare da altri di certo non da lui.

“Basta Sky, ma fa male.” Lo pregai disperata.

“Non è un problema mio. A te non è fregato niente in questo mese se hai fatto del male a me.” Continuò a urlare.

Fu in quel momento che mi accorsi che non era arrabbiato con me, cioè sì lo era, ma non era questo il sentimento più forte che si leggeva nella sua espressione. Era disperato, l’unica cosa che stava facendo era chiedermi aiuto, sebbene nel modo più sbagliato possibile. Non riuscivo a ragionare, non riuscivo a capire. Sky aveva smesso di strattonarmi, ma continuava a stringare le dita intorno alla mia pelle, che stava diventando sempre più bianca, grazie alla morsa ferrea del vampiro che mi bloccava la circolazione.

“Lasciala Montreal!” ordinò una voce imperiosa, dalla porta.

Era Volano, che con le mani nelle tasche dei jeans sbiaditi, guardava minaccioso il suo alunno più indisciplinato. Dio ti prego no, fa che non si picchino, sperai. Questo fu esattamente ciò che non accadde. Sky lasciò la presa, abbassò lo sguardo e guardando il pavimento sporco della scuola uscì dall’aula, con la cartella in spalla.

Volano mi si avvicinò, circondandomi le spalle con un braccio, proteggendomi da un pericolo passato.

“Stai bene?” mi chiese con una leggera sfumatura di apprensione.

Con la bocca aperta e gli occhi sgranati nella direzione da cui Sky era scomparso dal mio campo visivo sussurrai:

“Cosa gli ho fatto?”

Per tutto il tragitto da scuola a casa sua, mio fratello fece di tutto per farmi sorridere. Inutile dire che non ci riuscì; ero troppo concentrata nella ricerca di una spiegazione che non si faceva vedere. Qualcosa non tornava in Sky, non riuscivo a stargli dietro e non concepivo il suo cambiamento. Alla fine Volano rinunciò, sbruffando leggermente:

“Sei preoccupata per Montreal?”

“Sky, il suo nome è Sky; e sì Volano sono preoccupata.” Risposi, rimanendo comunque concentrata sulle mie riflessioni, a cui non riuscivo a trovare né un capo né una coda.

“Non volevo offenderlo, mi viene naturale chiamarlo per cognome” si difese, ma subito dopo capì che il mio non voleva essere un rimprovero nei suoi confronti, così continuò il suo discorso.

“Sai Vitani, forse non lo sai, perché non hai mai conosciuto bene un vampiro di 18 anni, ma la tua prima esperienza è quella di Mon…Sky. Ma ti assicuro che è normale per quella specie cambiare carattere alla vostra età. Passano un periodo burrascoso, in cui fanno cose stupide, molto stupide.”

“Ah grazie, ora sì che mi hai rassicurata.” Gli risposi sarcastica, riferendomi alle ultime due parole.

“Bè dovresti. Dopo questo periodo la loro personalità si forma e si completa. Non durerà molto vedrai, e quando gli sarà passata potrebbe riscoprirsi il vampiro migliore di questo mondo.”

“O il peggiore.” Conclusi la sua frase con un sospiro. “Tu non li hai visti i suoi nuovi amici. Sono solo dei babbei succhiasangue. Non hanno nulla a che fare con la nobiltà che emanano i miei genitori adottivi. Sono assolutamente sicura che se ci fossero Omari e Romir con lui ad aiutarlo, ritornerebbe lo Sky Montreal con cui sono cresciuta.”

“Pensi che una fenice e un guerriero della terra riuscirebbero a capire ciò che gli passa per la testa, meglio di chi ci è già passato?” mi chiese scettico.

Mi fermai, guardando Volano dritto negli occhi:

“Nessuno, a parte me forse, conosce meglio Sky di Omari Phoenix e soprattutto, benché anche lui si diverta a fare cose altamente stupide, lo frenerebbe nelle cose troppo stupide, sarebbe capace di tenergli testa.” Dissi decisa.

La questione si chiuse lì, finalmente arrivammo a casa di Volano. Mio fratello viveva in un condominio, cosa che non mi stupì considerato il suo stipendio di insegnante. Mi lasciò sbalordita, al contrario, il suo appartamento. Aveva buon gusto, e una capacità inimmaginabile di abbinare i colori. Era piccolo, ma decisamente accogliente. Aveva una cucina, che faceva anche da sala da pranzo, una camera da letto e un bagno.

Volano preparò un pranzo veloce, tipica di uno scapolo, ma del resto se avessi scoperto che oltre a sapersi arredare la casa, era anche un cuoco decente, mi sarei data un pizzicotto per svegliarmi. Fu durante il pasto che mio fratello reintrodusse l’argomento:

“Ti piace vero?” mi chiese con curiosità malcelata.

“E tu cosa ne sai?” era abbastanza inutile tentare di fare la finta tonta, tanto valeva essere sinceri.

“Bè sai, le poche volte che ti attenti a guardarlo ti si illuminano gli occhi e se lui se ne accorge e si gira verso di te, imbarazzata diventi rossa e abbassi lo sguardo.”

Però non c’era che dire. Volano Bardini, oltre ad essere un casalingo quasi perfetto, un professore eccellente, era anche un ottimo osservatore.

“E’ per questo che Omari e Sky non si parlano più, vero?”

Annuii, senza stupirmi più di tanto se Volano aveva colto subito nel segno; stava vivendo in prima persona la gelosia di Sky, chi meglio di lui poteva immaginare perché due amici così uniti ora non si potevano più vedere. Era deprimente essere la causa della rottura di un’amicizia tanto forte; e se era possibile mi sentivo ancora di più in colpa se pensavo che Sky aveva bisogno di O ora più che mai. Per questo ero determinata a fare qualche cosa, prima che quello squadrone di bambocci mi portasse via mio fratello.

“Non è colpa tua Vitani.” Cercò di rincuorarmi Volano, guardandomi da sopra il bicchiere da cui stava bevendo. Decisi di voler cambiare discorso, quello mi stava mettendo troppo in imbarazzo.

“Come fai a sapere tante cose sui vampiri?” mi informai sinceramente interessata.

“Dove siamo andati a vivere dopo che…” entrambi sapevamo troppo bene come continuava la frase, e sapevamo che non era un discorso facile da affrontare, nemmeno accennarlo riusciva spontaneo. Era una delle conseguenze delle scelte dei miei genitori biologici, una delle tante che io dovevo subire, e ora insieme a me anche Volano.

“dopo che ce ne siamo andati, c’erano dei lycan decisamente pieni di loro stessi che cercarono di rendere la loro razza più apprezzabile, denigrando i cyborg. Non che la cosa mi desse fastidio, ma alle superiori prima, e poi all’università, fui quasi costretto ad entrare in una specie di organizzazione antilycan; composto per la maggioranza da vampiri. Considera che dalla prima superiore fino all’ultimo anno di università le persone crescono moltissimo. Ho avuto le mie belle esperienze con i vampiri.”

Ero letteralmente affascinata, solo ora mi rendevo conto di quante poche esperienze avevo fatto io in confronto a Volano, ero incantata a sentire parlare Volano delle sue avventure. Nonostante fossi stata adottata da due politici molto importanti, ero uscita dalla mia città, che alla fine dei conti non era nemmeno così tanto grande, solo per le gite scolastiche e le vacanze estive con gli amici, senza andare mai troppo lontano. Cosa decisamente diversa era stata la vita di Volano; proprio di quella stava parlando quando suonò, inaspettato, il citofono.

Volano si alzò dalla sedia per andare a rispondere, ma pochi attimi dopo mi chiamò vicino a sé. Raggiunsi veloce mio fratello all’ingresso, che mi porse la cornetta.

“Pronto?” pronunciai incerta.

“Vitani?” dall’altra parte mi arrivò la voce di Romir decisamente molto preoccupato. “VITANI MUOVITI SKY E’ IN GUAI GROSSI!”

 

Kabubi: “rimarrà da solo contro i lycanucci ucci ucci…” ma di un po’ non è che per caso sei un vaggente? No perché non ti puoi neanche immaginare quanto ci sei andata vicino alla verità? Dimmi la verità qual è il tuo segreto? Per quanto riguarda Omari, devo ammettere che, inizialmente, lo facevo parlare e diceva qualcosa di carino, però mi sembrava troppo fuori posto e alla fine l’ho fatto tacere lasciando che si baciassero così! Forse il tuo odio per Omari diminuirà nei prossimi capitoli, ma se lo sopporti poco ora dovrai vedere dopo ancora… ah ah ah sono famelica, ok basta se no ti faccio diventare troppo curiosa! Baci, baci.

Caffy: già Bellatrix ha barato, ma era bello così, divertente soprattutto! No sai qual è la verità? E’ che non volevo far passare Vitani per un’inetta che non sa fare niente, però non potevo farla vincere contro una guerriera che si allena da una vita per essere la migliore, così ho trovato una via di mezzo. Alla fine si può decidere di vederla come si vuole: s si tifa per Vitani si può pensare che abbia vinto lei dato che Bella ha barato; se si tifa per la guerriera si può dire che alla fine in un combattimento non ci sono regole! Tu per chi hai tifato tra le due donne? Bacioni!

Roby88: no a Sky non piace Vitani. E’ molto possessivo, questo è vero, ma non è solo per questo che si comporta così, la spiegazione è in questo capitolo e la dice Volano, stà solo passando l’adolescenza ed è un po’ irritabile! Comunque grazie della recensione baci baci.    

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Capitolo 9
*** IX° CAPITOLO ***


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IX° CAPITOLO

 

Scesi precipitosamente dalle scale rischiando di inciampare più di un paio di volte; inciampavo continuamente nei miei stessi piedi, facendomi imprecare a denti stretti contro quel cavolo di edificio senza ascensore. Finalmente arrivai al portone d’ingresso, al quale mi buttai contro con tutto il mio peso spalancandolo.

“Cos’è successo?” chiesi con il fiatone.

“Sky e il suo nuovo gruppo hanno deciso di andare al centro del bosco.” Mi informò svelto.

Ci misi un po’, come sempre quando accadevano cose gravi, a capire. Il centro era il posto più pericoloso del bosco, lì vivevano gli individui più istintivi e rissosi. La vita dei lycan poteva paragonarsi ad una increspatura sulla superficie di un lago. I lycan più giovani non hanno un auto-controllo sufficiente per resistere agli odori allettanti dei corpi delle altre specie, vengono perciò relegati al centro, appunto, della foresta dove vengono controllati da elementi più adulti che hanno ottenuto il permesso di aggirarsi in ogni dove nella selva, fino all’ultimo ramoscello, ma non oltre. L’ultimo stadio, che pochi raggiungono a dire il vero, è la loro entrata nella nostra società; hanno il permesso di vivere in città, come un comunissimo cittadino.

“Scherzi, vero?”è vero, era una domanda alquanto stupida, ma ero sbigottita e al momento non avevo niente di meglio da dire. Non ero comunque l’unica ad essere spaesata, anche Romir non riusciva a prendere l’iniziativa.

Sky ha bisogno di aiuto, datti una mossa razza di stupida bambina, mi dissi e finalmente mi svegliai.

“Ok, tu e Volano andate al bosco e intanto che ci siete chiamate anche Bellatrix. Io vado a cercare Omari, poi vi raggiungeremo insieme. Mi raccomando non fate gli eroi. Sono nel loro habitat e se questo non basta a frenarvi siete in minoranza.” Ordinai. Mio fratello e Romir cominciarono a correre verso la foresta, io invece, mi diressi nella direzione opposta verso la casa dei Phoenix.

Impiegai circa un quarto d’ora, maledicendo la mia lentezza di essere umana; per la prima volta in vita mia sentii l’ineguatezza della mia razza. Quando finalmente vidi in lontananza la villa accelerai il passo nonostante fossi abbastanza stanca. Varcai il cancello e percorsi, sempre di corsa, il giardino ben curato di famiglia. Mi appoggiai di peso contro il campanello e non lo mollai fino a quando non vidi comparire la madre, irritata, di Omari. Appena si accorse della mia faccia stravolta capi che non era stata disturbata in malo modo per niente.

“Vitani?”

“Signora Phoenix, la prego, mi dica dov’è Omari!”

“Tesoro mi dispiace molto, ma Omari è appena uscito, è andato alla montagna e non tornerà fino a questa sera.” Mi rispose con una voce di mamma apprensiva.

A quella notizia gli occhi mi si riempirono di lacrime di rabbia e disperazione. Perché quel giorno stava andando tutto storto? Non era nemmeno venerdì 17! In quel momento ci raggiunse il signor Phoenix  con la figlia minore. Il trio mi guardò, cercando di capire il motivo della mia agitazione. Non era ancora il momento di piangere, e nemmeno quello per avere un attacco isterico, così, di botto, raccontai tutto il più velocemente possibile senza scendere nei particolari.

“Flame, vai chiamare tuo fratello.” Ordinò il signor Phoenix.

La bimba, che aveva assunto un’aria troppo seria per la sua età, mi superò di corsa di qualche passo per poi spiccare un balzo in aria, in quel momento il suo corpo prese fuoco, trasformandosi in una fenice molto più piccola di Omari.

“Cara, lascio a te il compito di portare Vitani.” Data l’ultima istruzione, il signor Phoenix si diresse a tutta velocità verso il cancello e soltanto dopo averlo varcato si trasformò in un uccello immenso. Non era difficile capire perché si era allontanato così tanto, anche da quella distanza avevo percepito chiaramente il calore che aveva emanato il suo corpo che si infiammava.

La mamma di Omari tirò fuori dalla tasca dei jeans un astuccio piccolino, non avevo capito che cosa le servisse, e in realtà mi importava poco, per me stava solo perdendo tempo, ma rimasi zitta ad aspettare. Quando lo aprì vidi che era un specie di porta foto, con una quantità considerevole di immagini di animali. La signora Phoenix era un mutantropo, poteva trasformarsi in qualsiasi animale lei volesse, a patto che avesse la forma davanti agli occhi. Inizialmente pensai che avrebbe scelto un voltile, per raggiungere gli altri più velocemente, al contrario scelse la foto di una grossa tigre dal manto scurissimo. Ragionando aveva più senso la sua scelta che la mia, dato che per la trasformazione aveva bisogno di qualche minuto, era meglio scegliere un animale da combattimento fin da subito.

La donna si concentrò sulla foto, e il tempo passava, e più passava più io facevo fatica a trattenermi dal mettermi ad urlare la mia impazienza, ma la trasformazione è pericolosa per i mutantropi, perché non avendo un’unica forma a disposizione, il loro corpo non si modificava con la facilità che impiegavano le fenici. Il mio udito cominciò a sentire le prime ossa che si rompevano e vidi davanti a me la bellissima mamma dell’uomo dei miei sogni, piegarsi e mettersi a quattro zampe. Sentivo il mio stomaco rivoltarsi contrariato, fui costretta a girarmi, non avrei retto un secondo di più. Qualche minuto dopo qualche cosa di bagnato mi tocco la mano, guardai in basso e vidi una tigre bella nella sua poderosa muscolatura, emanava potenza in ogni piccolo movimento. Senza perdere tempo le saltai in groppa, affondando le dita nella pelliccia morbida del collo per reggermi e tenermi il più stretta possibile. Con un ruggito la tigre si slanciò in avanti cominciando a correre all’impazzata; ben presto arrivammo alla foresta e a mio malgrado la signora Phoenix fu costretta a rallentare, a causa del terreno poco favorevole.

Cominciammo a sentire il frastuono della battaglia molto prima che raggiungessimo il centro. Si sentivano urla e ruggiti terrificanti, senza accorgermene mi irrigidii aggrappandomi con ancora più forza al pelo che avevo tra le mani e stringendo le gambe contro i fianchi del felinocce brontolò poco contenta. La signora Phoenix non mi portò in mezzo alla bolgia, lasciandomi, invece, ai margini.

Riuscivo a vedere bene cosa stava succedendo, primo grazie alla presenza del padre di Omari; secondo perché lì, gli alberi più radi, permettevano alla luce del sole di filtrare. Vedevo Bellatrix che incoccava e scoccava una freccia dietro l’altra, con fatale precisione. Era ancora influenzata dal pianeta Marte e per questo utilizzava lo stesso arco e le stesse frecce con cui il giorno prima si era allenata con me. Non sbagliò mai e mi resi conto che con me era stata decisamente clemente, nonostante il suo gioco sporco. Se avesse utilizzato tutto il suo potere, sarei diventata in breve tempo un porcospino di frecce. Mi ricordai che Marte la costringeva a utilizzare armi molto semplici, ma allo stesso tempo aveva una percentuale di errore quasi uguale a zero, se si considerava che i bersagli erano in movimento e che avevano un’agilità e una velocità nettamente superiore alla mia.

Mentre facevo questo ragionamento, un lycan riuscì a scartare le cinque frecce che Bella gli lanciava contro, una dietro l’altra. la mia amica era in grande pericolo, il lupacchiotto fulvo, era poco più di un cucciolo al massimo all’inizio dell’adolescenza umana, il che lo rendeva più pericoloso di un esemplare adulto, essendo più spericolato rispetto ad un lycan esperto. Probabilmente questa era la sua prima battaglia, sentiva l’adrenalina circolagli nelle vene, l’odore del sangue gli aveva allargato le narici e le urla di dolore, sebbene dei propri compagni, lo stimolavano a battersi senza cautela. Era scatenato e forte per essere così giovane, era così riuscito a oltrepassare la linea difensiva de Bella, oltre la quale le era difficile proteggersi.

La sua salvezza fu il suo amore che con un fendente tagliò di netto la testa del lycan. Romir lottava come un leone con l’eccitazione per la battaglia dipinta in volto; faceva mulinare velocemente Damonland, per abbatterla con forza su ogni essere con il pelo che gli capitava a mano. Quando combatteva seriamente, quel ragazzo era spettacolare tanto quanto la trasformazione delle fenici. Damonland, in mano sua non era una semplice spada, ma il prolungamento del suo braccio, e dire che la sua era una delle armi più pesanti che io abbia mai visto. Persino il fischio che produceva quando tagliava l’aria, si confondeva con il grido di battaglia di Romir.

 Il terreno era pieno di cadaveri insanguinati, c’erano molti lycan, ma insieme a loro c’erano gli amici di Sky immobili. Con lo sguardo cercai mio fratello. Dopo un po’ lo trovai sdraiato con il volto appoggiato al terreno. Mi diressi verso di lui, ma subito una pelliccia mi si parò davanti.

“Lasciami passare, razza di lupacchiotto imberbe.” Ringhiai.

Abbassai gli occhi e vidi a fianco del piede un bastone, ritornai ad affrontare il cucciolo, lui lo era veramente, con il pelo arruffato. Senza aver capito le mie intenzione si avventò su di me, pronta lo schivai inginocchiandomi sul terreno molle, afferrai il pezzo di legno con cui colpii la nuca del mio avversario. Raggiunsi Sky, e preoccupata lo voltai con fatica, accertandomi poi che fosse ancora vivo. Il fatto che respirasse, però, non mi diede alcun sollievo era troppo debole e io da sola non sarei riuscita ad alzarlo in piedi e portarlo via.

Sempre più agitata cercai un’idea, la più semplice per riuscire a metterlo almeno al sicuro. Ad un tratto sentii una fonte di calore che mi sia avvicinava. Mi girai speranzosa, per com’era la situazione qualsiasi soluzione sarebbe andata più che bene, a meraviglia. Omari stava scendendo dal cielo con sua sorella, lui già in forma umana, lei ancora fenice. Poco male Flame era troppo piccola perché mi potesse fare del male, provavo solo un leggero bruciore sulla pelle scoperta ma al momento non è che mi importasse più di tanto.

“Flame, vai a casa dei Montreal e avvisa che stiamo arrivando, spiega la situazione con tatto mi raccomando.” La ragazzina ubbidiente sbattè le ali, alzando il proprio corpo verso l’alto.

“Papà” urlò Omari “papà formate un cerchio per proteggerci, è necessario portarlo a casa alla veloce.”

Il signor Phoenix, che era stato costretto a lottare con la sua figura umana, per non appiccare un incendio, si avvicinò, imitato dagli altri, circondandoci completamente. Un po’ perché era impossibile che riuscissero a toccarci e quindi non avevano possibilità, un po’ perché i sopravvissuti erano stanchi, i lycan ci lasciarono uscire dalla foresta senza ulteriori scontri. Sky si era appoggiato di peso a Omari, che cercava di aiutarlo il più possibile per uscire dalla foresta. Quando vidi la luce, ringraziai mentalmente il destino.

Mamma e papà Montreal ci stavano già aspettando, e senza dire una parola papà prese in consegna Sky.

“Dobbiamo portarlo a casa.” Come se ci fosse bisogno di dirlo.”

“Io vado a casa mia, magari telefonami per dirmi come stà.” Mi disse Volano, dandomi un bacio sulla fronte e allontanandosi dal gruppo.

“Anche noi andiamo.” Disse il signor Phoenix.

“Papà io vado con loro.” Lo informò Omari.

Fatti in fretta e furia i ringraziamenti e i saluti d’obbligo, papà prese in braccio Sky precedendoci lungo la strada per casa. Mi trovavo al fianco di Omari, e solo allora la sorta di incantesimo che mi aveva fatto restare calma si spezzò. Non riesco nemmeno a descrivere quanto mi faceva male vedere la testa di Sky  penzolante e inerme. I suoi occhi magnetici chiusi e la sua espressione, solitamente arrogante, ora era di sofferenza. Aveva ferite ovunque lungo il corpo: in volto, sul tronco, sulle braccia, persino le gambe non erano state risparmiate dalla furia dei lycan.

Circondata dai miei amici, camminavo con passo lento ed incerto, prostata sia nella mente che nel corpo. L’unico pensiero che si era formulato nel cervello era quanto fossi stata stupida per tutto quel mese a non capire quanto fosse in pericolo Sky, e quanto ancora di più lo ero stata quella mattina, quando mio fratello mi chiese aiuto. Una richiesta non molto diretta, ma che io avrei dovuto capire.

 

Caffy: lo salvo? Lo salverò? Ma e chi lo sa…no aspetta io lo so! Ok basta sono un po’ sadica lo ammetto. Chiedo perdono, ma a volte non riesco proprio a trattenermi. Per sapere il destino di Sky bè devi aspettare solo il prossimo capitolo. Giuro che proverò a fare il prima possibile ok? Baci, baci.

Roby88: grazie, mille sono contenta che la mia ff continua a piacerti. Sky, sì era un ragazzo spensierato e felice, ma infondo che problemi aveva? Omari era tutto suo, Vitani idem. Poi arriva Volano che a parere suo (perché non è così) gli stà fregando la sorella, mentre Vitani e Omari lo stanno estromettendo dal “fantastico trio”, sempre a parere suo. Insomma i problemi che ha ora se li è creati di sana pianta, però non è colpa sua povero il mio piccolo vampiretto, stà solo passando l’adolescenza. Continua a scrivermi, baci baci.

Kabubi: Sky ti ringrazia per averlo difeso con tanta foga…(il bazooka??? *faccia perplessa*). Davvero ti piace l’idea dell’antilycan? Però scommetto che questo capitolo non ti ha divertito più di tanto, mi dispiace. Spero che ti sia piaciuto ugualmente! Dimmi tutto quando lo leggerai! Bacioni!

oOLeylaOo: grazie mille dall’autrice, spero che la storia continui a piacerti, scrivimi ancora ok? Baci baci.     

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Capitolo 10
*** X° CAPITOLO ***


Nuova pagina 1

X° CAPITOLO

 

Arrivati a casa, papà Montreal portò Sky direttamente sul divano. Andare nella sua camera avrebbe richiesto di salire le scale, e per quanto fosse forte il nostro capo famiglia, non sarebbe mai riuscito ad evitare a suo figlio gli urti inevitabili che lo avrebbero fatto soffrire di più. Mio fratello era conciato veramente male: il dolore alle ferite profonde non gli dava un attimo di tregua, non gli permetteva nemmeno di svenire. La camicia nera di tessuto era lacerata e da ogni taglio usciva una grande quantità di sangue; le ferite alle gambe erano più “tranquille”, semplici graffi che si stavano già rimarginando, sebbene con qualche problema. Era proprio questo che non capivo, perché mai il suo corpo ci metteva così tanto a rigenerarsi e guarire. Volano aveva ragione: non conoscevo poi così bene la razza dei vampiri.

Mamma ritornò nella stanza con una ciotola di acqua in mano, delle garze sterilizzate con cui disinfettò il petto e la schiena del ferito, dopo aver fatto togliere la camicia al marito. Finita l’operazione di pulizia, marito e moglie, applicarono sulle ferite nuove garze per tamponare i fiotti di sangue che non accennavano a diminuire, fissandole con delle bende. Una volta terminata la medicazione, mamma e papà Montreal si fissarono a lungo, immergendosi, credo, in uno dei loro taciti dialoghi. Ero irritata, mi sentivo completamente impotente davanti alla sofferenza di Sky.

“Insomma perché non si guarisce da solo?” chiesi con voce tra il disperato e il furioso.

I miei genitori adottivi mi guardarono, con uno sguardo compassionevole, come di chi la sa lunga e deve cercare di spiegare una cosa importante ad uno che, poveraccio, non ci poteva arrivare. Fu mamma Montreal a rispondermi.

“Perché ha perso troppo sangue, ed è questo ciò che dà la possibilità alle nostre cellule di rigenerarsi, e se questo non bastasse non si nutre da circa un mesetto, quindi è ancora più debole.” Mi spiegò paziente.

“Bene, allora vorrà dire che mi farò un taglio. Non vedo dove sia il problema.” Risposi sempre più isterica.

“Cara, il problema è che Sky non ha bisogno di bere, ma di nutrirsi. Capisci la differenza?”

Eccome se la capivo, era già successo che Sky sentisse il mio sangue. Una volta, quando avevamo circa sei anni ero scappata di casa. Il motivo era semplice: un bambino mi aveva offeso, me e i miei genitori naturali. Arrabbiata come una furia avevo cominciato a girovagare, senza rendermi conto che stavo uscendo dalla città. Quando me ne accorsi era troppo tardi, mi ero persa e non avevo la più pallida idea di dove fossi e di conseguenza non sapevo come fare per tornare a casa. Mi sedetti sul ciglio della strada e cominciai a piangere in silenzio, troppo spaventata per strillare come una dannata. Mi ritrovò Sky verso sera. Mi disse che avevo fatto preoccupare tutti e queste non erano cose da fare. Quando vide che sgridandomi aveva ottenuto solo l’effetto di agitarmi di più, mi disse con un sorriso.

“Basta Vitani di piangere, non ti preoccupare ci penserò io a proteggerti d’ora in poi.”

A quella frase smisi di piangere, rassicurata ma con un’ombra d’ incertezza che a quanto pare Sky percepì. Dal canto suo, mio fratello mi prese una mano e con un’unghia mi fece un taglietto sull’indice, prese poi sul suo dito la goccia di sangue che ne uscì e se la portò alla bocca assaporandola attento. Rimase assorto e concentrato per qualche attimo, poi il suo viso bianco si illuminò.

“Ora saprò sempre dove sei, seguirò il tuo odore.”

Non sapevo se questo era realmente possibile o se fece quel gesto solo per tranquillizzarmi e portarmi a casa senza usare la forza. Comunque quel giorno bevuto una goccia del mio sangue. Quando un vampiro si nutre è completamente diverso: diventa una bestia , perde qualsiasi contatto con la realtà che lo circonda, esistono solo lui e la sua preda  che stringe con le braccia forti allacciate attorno al collo, e a volte spezzandolo.

Mi scrollai dalla mente l’immagine macabra e ritornai a rivolgermi ai due adulti:

“allora lasciatevelo fare.”

“Magari potessimo” mi rispose papà Montreal, ricordandomi cose che sapevo già.

I vampiri non riescono a nutrirsi uno dell’altro. Il loro sangue è particolare, ogni individuo ne ha uno unico e personale. Se si nutrono di qualcuno di un’altra specie, il sangue della vittima si adatta al sangue predominante in circolo, nelle vene del predatore; ma con il sangue dei vampiri non funziona così. Ogni vampiro ha nel sangue qualche cosa che lo accomuna agli altri della sua specie, sono quindi troppo simili perché uno predomini sull’altro, ma troppo diversi perché possano coesistere all’interno dello stesso corpo. Il danno collaterale è il rigetto del liquido estraneo, in modi osceni, troppo per poterli descrivere. Personalmente non ne ho mai avuto esperienza, ma preferisco di gran lunga così.

Ritornai a guardare mio fratello. Aveva gli occhi socchiusi, a volte li stringeva forte, quando una fitta arrivava al cervello, mentre la bocca si schiudeva per lasciar passare un mugugno. Non urlava, non lo faceva neanche quando stava male; le uniche volte che si lasciva veramente andare urlava liberando tutta l’aria nei polmoni. Era sadico, era spavaldo, era arrogante e strafottente, ma quanto mi piaceva avere un fratello così, sebbene a volte dovessi subire il suo caratteraccio, era un piccolo prezzo da pagare per avere il privilegio di un fratello come Sky. Era geloso, era bello, era fiero, mi voleva bene…

In quel momento odiai con tutto il mio cuore quei vampiri che lo avevano cambiato così tanto, sperai che i lycan dilagassero i loro corpi, li martoriassero al punto da essere irriconoscibili persino alle loro madri. Odiai con tutta l’anima me stessa, che non avevo capito, che ero stata egoista abbandonandolo proprio nel periodo in cui era più vulnerabile. Fu proprio per questo che feci la scelta di punirmi. Cos’è che mi terrorizzava di più? Perdere ciò che sono, ciò che mi rende tanto orgogliosa e che mi fa sopportare l’idea di essere diversa dagli altri: l’umanità. Mi avvicinai al divano insanguinato.

“Cosa vuoi fare?” mi chiesero preoccupati Romir e Bellatrix simultaneamente.

Li guardai fredda, rispondendo con voce di ghiaccio:

“Perché, non lo vedete?”

Mi inginocchiai, presi la sua mano destra stando bene attenta a non muoverlo troppo, e con un’unghia mi ferii il polso. Quanto sangue quel giorno, ne fui quasi disgustata e nauseata, ma facendomi forza misi sotto il naso di Sky il mio braccio, sporcandogli la bocca. Al contatto Sky aprì gli occhi, mi spaventò: le sue pupille erano strette come degli spillini, l’iride chiara quasi appannata.

“Hai sentito la mamma, devo mordere” si sforzò, con una voce roca innaturale, che per poco non mi fece sfuggire le lacrime che avevo imbrigliato.

“Lo so, serviva solo per svegliarti e…”

“No, non lo so se riuscirei a fermarmi.”

“Mi hai marcato. Mi fido di te!”

“No! Non lo farò, non così, non ora. Lo devi volere per te stessa e non per salvare me!” mi disse quasi urlando e allontanandomi il polso con un gesto veloce, che gli provocò un’ennesima fitta.

Rimasi lì, inginocchiata con le mani giunte in mezzo alle cosce. La mamma mi tirò su con gentilezza, ma fermezza, conducendomi verso il tavolo dove mi mise a sedere su una delle sedie. Tirò fuori un fazzoletto dalla tasca, usandolo per fasciarmi il polso. Mentre mi curava, vidi Omari che si avvicinava a Sky.

“Cosa?” chiesi in un sussurro.

Senza nemmeno girarsi, ma continuando a guardare il suo ex-migliore amico rispose con aria assorta:

“Da me lo accetterà. Io non sono umano, se mi morde non diventerò un vampiro.”

“No che non lo accetterò. Tu non sei più mio amico.” Gli disse l’infermo ringhiando. Quella dimostrazione di orgoglio mi fece sperare, stava tornando lo Sky spavaldo di prima, ma cosa sarebbe servito se poi fosse morto.

Senza scomporsi più di tanto, Omari si inginocchiò con un sorriso.

“Appunto che non siamo più amici avrai più voglia di mordermi.”

“Ti ucciderò!” minacciò con più energia il vampiro.

“Forse…o forse no. Comunque vada ne sarà valsa la pena” rispose la mia coraggiosissima fenice. Detto questo Omari si tolse la felpa, rimanendo in maglietta, una t-shirt colorata, comprata ad uno dei concerti in cui, una volta, andavamo sempre insieme. O sporse il collo, proprio sulla bocca affamata di Sky. Il giovane vampiro era tentato, lo si capiva dalla sua espressione famelica, ma resisteva all’impulso, sebbene con notevole fatica. Omari si mise a ridere, un suono sadico che stonava sulla sua bocca.

“Bene Sky Montreal, crepa pure. Così potrò occuparmi liberamente della tua bella sorellina.”

Rimasi sconvolta dalle sue parole, se fossi stata a mente lucida avrei capito quello che stava facendo, voleva fare arrabbiare Sky per indurlo a perdere il controllo e attaccarlo. Fu esattamente quello che successe. Con un ruggito da belva feroce, Sky afferrò la testa di Omari tirandola verso si sé, e mordendo con cattiveria il collo bruno.

Inizialmente rimasero immobili, i due ragazzi, mio fratello non aveva abbastanza forza per muoversi; ma dopo un po’, quando aveva già succhiato abbastanza sangue, con un gesto di stizza si girò, cadendo sul pavimento sopra il corpo della fenice, che digrignava i denti per trattenere le urla. Sky continuava a inghiottire famelico, non accennava a fermarsi e in quel momento mi preoccupai per la vita di Omari. Mi alzai dalla sedia urlando a Sky di smetterla, di lasciarlo andare.

Omari alzò una mano verso di me per fermarmi.

“Va bene così Vitani, se è questo che gli serve per smettere di odiarmi e pareggiare i conti, andrà bene!”

Sì, ora non si trattava più di recuperare le forze, per quello mio fratello si era nutrito a sufficienza, ora si stava vendicando; Omari era stato stupido a usare me per istigarlo. Per un secondo Sky si staccò, giusto il tempo per chiedere a Omari se gli era passata la voglia di occuparsi di me, per poi riattaccarsi come una sanguisuga.

“Mai, Sky. Non mi passerà mai, non ho mentito prima. Ho solo usato un tono “particolare” per farti intendere che mi sarei approfittato di lei. Ma non è così, lo giuro! Le voglio bene e la difenderei con la mia vita, ma tra i due è meglio se sei tu a proteggerla.” Rispose con il poco fiato che aveva ancora, per poi svenire.

Quelle parole fecero il miracolo, la sincerità nella voce del ballerino ebbe il potere di resuscitare completamente Sky, il migliore amico di Omari, Sky il mio fratello buono e bastardo. Fu quel Sky che si accorse di star uccidendo Phoenix e decidendosi di bloccarsi, guardando sotto di sé la sua vittima volontaria e spaventandosi. Veloci e pronti papà e mamma Montreal scattarono in avanti, il primo spostò il figlio rimettendolo a seder sul divano, mentre la seconda cominciò a controllare il ragazzo svenuto.

Rimanemmo tutti con il fiato sospeso, fino a quando la mamma finalmente non disse:

“Vivrà. Se fossi rimasto un poco di più lo avresti ucciso, ma ti sei fermato in tempo e Omari Phoenix è forte. Vivrà!”

 

Roby88: contenta? Non è morto! Ti è piaciuto questo capitolo? Dimmi tutto mi raccomando. Baci.

Nixy: come puoi ben vedere Sky è sopravvissuto anche perché io lo adoro come personaggio e prima o poi gli avrei fatto fare pace con Omari, perché sono grandi amici. Comunque nel prossimo capitolo si vedrà ancora di più che hanno fatto pace. Mi chiedi di Volano, bè continua a leggere e saprai tutto! E mi raccomando recensiscimi ancora, ci tengo!

Caffy: ti piace come ho salvato il nostro bel vampiretto? Carino vero? Mi dispiace averti fatto stare sulle spine così tanto tempo, ma avevo verifiche una dietro l’altra e solo oggi ho avuto il tempo di scrivere! Bacionissimi!

Kabubi: ah tu hai la capacità di stuzzicare il mio narcisismo…ma continua, prego, fai pure! Parlando della bella signora Phoenix, la parola mutantropo l’ho presa dalla (per ora) trilogia del russo Luk’janenko, e dove ho preso l’ispirazione delle ossa che scricchiolano… mi raccomando continua a stuzzicare la mia vanità mi piace troppo!!! Bacioni, bacioni.

oOLeylaOo: già Vitani poteva essere più intuitiva, ma poverina compatiscila non capisce più niente in questo periodo…però dai le cose ora miglioreranno, per lo meno la sua stabilità mentale migliorerà! Continua a dirmi cosa pensi di questa storia.             

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Capitolo 11
*** XI° CAPITOLO ***


Nuova pagina 1

XI° CAPITOLO

 

Non provo nemmeno a tentare di descrivere il sollievo che provai quando, finalmente, la situazione si normalizzò. Sarebbe tempo decisamente sprecato, e io odio sprecare tempo!

Portammo in camera sua Sky, il suo organismo si stava riprendendo ad una velocità sorprendente, stimolato dal sangue che aveva succhiato da Omari. Papà Montreal rimise a letto mio fratello che, oramai del tutti fuori pericolo, cercò di sdrammatizzare:

“hai visto papà? Se non mi avessi punito non avrei avuto bisogno di Omari.” Disse con il suo solito sorrisetto arrogante.

“Se tu avessi rispettato la mia punizione non avresti avuto bisogno” rispose con altrettanta ironia papà, e questo non era un bene. Non so dire se sia più spaventoso un vampiro incazzato come una bestia, o sorridente…come un predatore che ha individuato una facile preda. Più o meno sono a pari livello.

“Sono nei guai vero?” chiese un poco più serio Sky che, come me, conosceva abbastanza bene il capofamiglia, da poter interpretare le sue espressioni.

“Eh già!” rispose semplicemente il signor Montreal, con un mezzo sorriso sadico, per poi andarsene, sebbene non prima di essersi avvicinato a me e avermi suggerito di seguirlo alla svelta ed evitare di stancare troppo il povero infermo.

“Arrivo subito” dissi obbediente.

Una volta che il vampiro chiuse la porta mi avvicinai a Sky, sedendomi sulla sponda del letto e guardando mio fratello dritto negli occhi.

“Ti prego, ti scongiuro, non guardarmi in quel modo” sbruffò, insofferente a qualsiasi tipo di predica.

“E come dovrei guardarti, razza di stupido idiota che non sei altro?” risposi seria, ma con una ben chiara sfumatura di sollievo nella voce.

“Ti voglio bene anche io sorellina.” Ci sorridemmo a vicenda, poi mi alzai e prima di andarmene gli scoccai un bacio sulla fronte.

“E’ ancora valida la proposta di prima?” mi chiese strafottente, avvicinando il viso per annusarmi meglio il collo. Gli diedi uno scappellotto, a dir poco blando, sul coppetto, poi mi voltai e uscii, accompagnata dalla risata ilare di Sky. Dio quanto mi era mancata.

Quando scesi nel salone trovai Omari ancora sdraiato sul divano; non aveva una bella cera, ma si stava riprendendo. Il colore della sua pelle stava tornando, molto lentamente, al solito bruno, mentre i suoi occhi color della notte si erano aperti in due fessurine.

Romir e Bellatrix erano seduti, uno di fianco all’altra, attorno al tavolo da the, muti e in religioso silenzio. Come sono strano i guerrieri: spavaldi, fieri e professionisti quando si tratta di infilzare qualcuno, ma assolutamente goffi e inadeguati quando sono obbligati a stare con le mani in mano ad aspettare e guardare un loro amico che cerca di riprendersi. Per un attimo il mio istinto mi spinse a prendermi gioco di loro, cosa che facevo ogni volta che potevo, per far abbassare la cresta ai miei arroganti amici; in una situazione diversa li avrei lasciati lì a cuocersi nel loro brodo, ma quello non mi sembrava il momento.

“Ro, Bella grazie per quello che avete fatto oggi. Siete stati magnifici, ma ora è meglio se tornate a casa.” I loro occhi mi diedero tutta la soddisfazione di questo mondo. Erano come bambini affamati, a cui un adulto ha offerto un semplice tozzo di pane, ben poca cosa, ma per loro un premio favoloso. Potevano anche essere più forti di me, ma in quel momento li avevo nelle mie mani, e lo ammetto ci ho goduto un po’. Dovetti fare un grandissimo sforzo per non scoppiare a ridere, cosa che avrebbe sicuramente offeso il loro orgoglio di guerrieri.

“Vitani ha ragione, ragazzi. Se non vi è di troppo disturbo, sarebbe molto cortese se passaste prima da casa Phoenix e diceste ai genitori di Omari, che questa notte dormirà da noi. Magari evitate di raccontare loro cos’è successo, meglio non farli preoccupare” aggiunse mia mamma accompagnandoli alla porta.

Rimasta sola nella stanza mi avvicinai ad Omari, inginocchiandomi al pavimento.

“Grazie” sussurrai.

“E di cosa piccola? Sky è il mio migliore amico. Avrei fatto di tutto per lui” mi sorrise. Ero felicissima che anche quella questione era risolta, anche se non riuscivo a capire, e non lo concepisco nemmeno ora, la stupidità dei due maschietti: era obbligatorio che qualcuno rischiasse di lasciarci le penne perché rinsavissero?

Ora che era tutto a posto, quella casa cominciava a soffocarmi, così decisi di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia, finendo ovviamente, e come al solito, sugli scogli in compagnia di Ariel. Ebbi, nell’effettivo, una buona idea; non me ne rendevo conto nel caos della situazione, ma l’aria nella villa si era impregnata dell’odore del sangue. La brezza fresca del mare fece il suo dovere, e mentre io respiravo a pieni polmoni, avida di odore di salsedine, la mia migliore amica mi raggiunse, sorridente e solare come sempre. Quando mi chiese il perché della mia faccia ancora un po’ stravolta e del tremolio che non voleva lasciarmi le mani, le raccontai per filo e per segno quello che era successo quel pomeriggio di inferno. Da brava ascoltatrice, quale era, Ariel non disse una parola lasciandomi parlare, parlare, parlare e solo quando ebbi finito si permise di dire:

“porca miseria, bel casino non c’è che dire!”

“Vero?!”

“Bé almeno Sky è rinsavito” osservò.

“Speriamo” risposi guardando verso l’orizzonte con un pensiero nella mente.

“Vediamo: stai pensando a cosa succederà tra te e Omari, ora che lui e Sky sono tornati amici.”

“Non me lo stò chiedendo. Non ci vogliono particolari doti per capire che devo levare bandiera bianca” sospirai.

“Ma dico sei scema, ti sei bevuta il cervello? Sky capirà. E’ uno stronzo cafone, ma ti vuole bene. Sì, forse all’inizio terrà un po’ il broncio…”

“No basta Ariel ci rinuncio” la interruppi bruscamente guardandola dritta negli occhi blu, per farle capire che non ammettevo repliche. Bene non mi fece, la mia decisione di lasciar perdere, ma era sicuramente la cosa più saggia. Omari non avrebbe mai rischiato di perdere nuovamente l’amicizia con mio fratello, soprattutto dopo quello che aveva fatto per riguadagnarsela. Il vero problema era che non sarei riuscita a sopportare un ennesimo rifiuto, tanto valeva mettersi in testa che non ci sarebbe mai stato spazio per me, nella vita di O, non con il ruolo che avrei voluto io.

Per un po’ la sirena rimase a bocca aperta, indecisa se andare contro il mio volere di non discutere o se sfidarmi, cercando di convincermi che sbagliavo, poi però i suoi occhioni furono attratti da un movimento alle mie spalle. Sempre senza guardarmi, mi disse sorridendo:

“magari lui non è d’accordo.”

Mi voltai e, come un dejà- vu, vidi Omari che mi fissava dall’alto.

“Cosa ci fai alzato, ritorna subito a casa” lo sgridai alzandomi di scatto dallo scoglio ed ergendomi in tutta la mia statura, che non era sufficiente a raggiungere la sua.

“Stò bene” provò a scusarsi.

“No che non stai bene, sei appena stato morso un vamp…” a quanto pare quel giorno era dedicato a non lasciar finire un discorso alle persone; io lo feci con Ariel, Omari lo fece con me, dandomi il nostro secondo bacio, se possibile più bello del primo. Proprio per questo mi chiedo ancora oggi il perché del mio gesto senza trovare una risposta; mi spostai. Esatto mi staccai quando il ragazzo dei miei sogni mi baciò in riva al mare. O mi guardò inebetito cercando di capire, anche lui sconvolto, tanto quanto lo sono io ora.

“Io credo a Sky.” Affermai convinta, convinzione che andò scemando di secondo in secondo. “Solo ora, dopo 5 anni ti accorgi che esisto? Come mai mi chiedo.” Continuai.

Omari alzò le spalle, scrollandole avanti e indietro, scimmiottando pateticamente il mio gesto di repertorio. La mia occhiataccia, che lo fulminò, gli fece capire che ero seria e pretendevo una risposta.

“Non so cosa dirti Vitani. Non intendo raccontarti una balla solo per farti contenta. E non mi puoi punire solo perché ti sono piaciuto prima di quando hai cominciato a interessarmi.” Cavolo il suo discorso non faceva una grinza. Sarebbe stato tutto più semplice se avesse inventato qualche cosa, avrei capito che non gliene fregava nulla di me, e che l’unico motivo per cui mi aveva puntata, era che non c’era una ragazza più carina di me ancora disponibile, tutte le altre erano fuori mercato da un po’. Invece così come facevo?

“E se tu non mi piacessi più?” lo sfidai.

“Mi dispiacerebbe, ma se fosse così capirei il perché” rispose calmo e comprensivo “ e così?”

Ci riflettei un attimo. Non ci guadagnavo nulla nel raccontargli una frottola, magari le cose potevano funzionare, se solo le avessi lasciate partire, forse persino Sky se ne sarebbe fatto una ragione, senza tornare ad impazzire. L’unica cosa che mi bloccava è che rischiavo, e di brutto. Non sarebbe stata la prima volta che Omari riusciva ad illudere una ragazza, era un DonGiovanni affermato oramai, ma proprio davanti a me avevo il modo per metterlo alla prova. Gli sorrisi maliziosa chiedendogli:

“Mi vuoi?” Cavolo le donne: quanto cambiano quando vogliono ottenere qualche cosa. Quasi non riconobbi la mia voce, sembrava più il miagolio di una gatta. Comunque servì allo scopo. Dovevo fargli abbassare la guardia, convincerlo che mi aveva persuaso, e solo dopo la micia avrebbe tirato fuori le unghiette per graffiare.

“Sì” rispose.

“Bene, allora provamelo.”

“Come allora provamelo e oggi che cosa ho fatto?” protestò.

“Ah-ah “ lo rimbeccai, alzando l’indice e muovendoglielo davanti da un lato e dall’altro “lo hai fatto per Sky!” gli ricordai.

Omari era sconfitto e lo riconobbe anche lui quando mi chiese:

“Cosa devo fare?” domandò guardingo, aveva alzato la guardia, ma oramai il gioco era fatto.

“Qui sotto c’è una grotta sotterranea. Vienici con me” gli proposi.

Quella fu una delle poche volte che vidi il primogenito dei Phoenix spaventato a morte. Ritornò a sbiancare, muovendo un passo indietro, cosa che mi fece venire un tuffo al cuore, sebbene non glielo dessi a vedere. Sapevo che glia avevo chiesto tanto, a confronto sarebbe stato più felice di ritornare al centro del bosco. Ma conoscevo già il suo coraggio, quello che mi serviva sapere era fin dove si sarebbe spinto per me. Le fenici odiano l’acqua, a meno che non sia corrente, di fatto nella villa Phoenix, non c’erano nemmeno una piccolissima vasca. La sola idea di immergersi in una poccia li fa cambiare di umore; non c’è un vero e proprio motivo visto che non succede assolutamente nulla, vapore acqueo emanato dal loro corpo a parte.

“Non so nuotare e lo sai” mi rispose imbronciato.

“Non è un problema, ti riporterà Ariel. Sempre che tu mi voglia veramente.” Senza aspettare un accenno di risposta, mi tuffai nell’acqua fredda e cominciando a nuotare verso il fondale, raggiunsi in fretta l’apertura della grotta  nella quale entrai. Era il mio nascondiglio segreto, nessuno sapeva della sue esistenza, fatta eccezione per Ariel che me l’aveva indicata un giorno quando ero piccola e cominciavo a sentire l’esigenza di stare da sola ogni tanto. Mi dovetti allenare a trattenere il fiato e a nuotare velocemente, perché la fessura d’entrata non era propriamente vicino alla superficie e questo la rendeva perfetta. Oltre ad essere spaziosa era anche praticamente irraggiungibile.

Uscii dall’acqua e mi misi ad aspettare con il cuore colmo di aspettative, e che accelerava ad ogni secondo che passava in cui Omari non si faceva vedere. Lascio immaginare quello che provai quando vidi la sua tesa mora spuntare. Lo aiutai a salire, godendo della sua faccia intontita, portandolo lontano dall’entrata, e finalmente lasciandolo finire ciò che, qualche minuto prima, aveva cominciato. Non sentii nemmeno quando Ariel mi salutò, allontanandosi e scomparendo nel suo mondo emerso.

Le braccia della fenice mi circondavano la vita, stringendomi il più possibile a lui. Io, invece, non riuscivo a smettere di accarezzare il suo bel volto liscio con un piccolo accenno di barba sul mento. Assaporavo il sapore della sua bocca con gusto, cercando di non perdere nemmeno una cellula della sua lingua. Ad un tratto le sue mani si slacciarono da dietro la mia schiena, e prendendo una delle mie se la portò alle labbra, cominciando a baciarmi i polsi e provocandomi un scarica che partì da tutto il corpo per concentrarsi nel basso ventre. Sentivo la sua lingua muoversi con maestria sulla mia pelle fredda e ancora bagnata.

Mi sdraia sulla roccia umida, subito seguita dal mio amante che appoggiò un ginocchio al mio fianco ed uno in mezzo alle mie gambe per non farmi male con il suo peso. Subito, con foga, il ragazzo ricominciò a baciarmi mentre con una mano mi tirò fuori la maglietta dai jeans, accarezzandomi il ventre freddo gelido con i suoi polpastrelli caldi. Con la giusta pressione, ma con una lentezza quasi esasperante salì fino ad arrivare al seno. Era bravo, fin troppo bravo, così tanto che non riuscii a trattenere un sospiro, quando mi lasciò libera la bocca per mordicchiarmi il collo. Avvicinandomi la bocca all’orecchio mi sussurrò:

“ resisti piccola il bello deve ancora venire.”

Eh già, a quanto pareva Omari era arrogante anche nei momenti più intimi e romantici. Come al solito voleva dimostrare quanto la sapesse più lunga, così decisi di prendere l’iniziativa. Facendo forza sulle cosce e sui polpacci, alzai il bacino in modo che mi sentisse e, soprattutto, che io sentissi lui. La risposta del suo fisico fu immediata. Da lì in poi fu tutto molto più veloce. Non resistemmo un secondo di più, e presi dalla foga, per poco non ci strappammo i vestiti per cavarceli di dosso.

Sentivo sotto le mani muscoli della sua schiena, che si contraeva per poi rilassarsi ad ogni spinta; più li sentivo più mi eccitavo. Quando percepii che il piacere, il bello come lo aveva definito la mia fenice, stava arrivando alle stelle, seguii l’impulso di allacciare le gambe intorno alla sua vita, quasi per evitare che si tirasse indietro, cosa che ovviamente non accennò a fare. Al contrario i suoi movimenti divennero più veloci, più famelici e meno controllati.

In un attimo la mia testa esplose in una miriade di scintille, il mio corpo era un completo tremore. Non riuscii a trattenere i gemiti che divennero sempre più acuti, insieme a quelli di Omari, che mi fece compagnia nell’apice del piacere. Omari si sdraiò accanto a me, sulla pietra umida della grotta, le cui pareti echeggiavano ancora. Mi prese tra le braccia, forse per farmi capire che non era iniziato e finito tutto quel giorno. Ci addormentammo così, nudi con l’odore dei nostri umori che si spargeva nell’aria salmastra della grotta sotterranea.

 

Caffy: grazie per l’interessamento. Le mie verifiche sono andate bene a parte un 5 in inglese, e le perenne insufficienze in spagnolo…insomma vado abbastanza bene a scrivere, ma per le altre lingue faccio una fatica inimmaginabile! Scuola a parte, dimmi un po’ ti è piaciuto questo capitolo? Baci baci!

Kabubi: innanzitutto ti spiego la mia frase. Io non sono narcisista sul mio fisico, ma sul mio modo di scrivere sì, e anche tanto. Semplicemente sono molto contenta quando una persona dimostra di gradire il mio stile, e tutti i tuoi complimenti mi fanno tanto tanto piacere! Perciò grazie di cuore! Tornando alla storia, sì anche secondo me Vitani e Sky erano pucciosissimi da bambini. Vitani, però, fino all’età di 11 anni era una bimba complessata a causa dell’abbandono della sua famiglia (lo è anche un po’ ora che è cresciuta!). Sky era cuccioloso, proprio per le piccole zannine che spuntavano fuori di tanto in tanto… Dato che a te non stà propriamente simpatico Omari, come ti è sembrato questo capitolo? Mi dispiace, ma ce li vedevo troppo bene insieme questi due, comunque le cose non si normalizzeranno nemmeno un pochino. Baci, baci!

Roby88: dimmi un po’ se eri contenta perché Omari ha detto a Vitani di volerle bene cosa ne dici ora? Hanno fatto un bel passo avanti vero? Sky, ora starà benone. Non potevo lasciarlo morire, ci sono troppo affezionata!!

oOVaLAn°SOo: sempre più possessivo Sky? Ma non ne hai avuto abbastanza? Comunque direi che da ora in poi sarà più che altro protettivo nei confronti di Vitani. Ora a impazzire sarà Omari…vuoi sapere come? Continua a leggere e sappimi dire se ti piaceranno anche i prossimi capitoli!               

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Capitolo 12
*** XII° CAPITOLO ***


Nuova pagina 1

XII° CAPITOLO

 

Non so per quanto tempo dormii, comunque quando mi svegliai sentii la strana sensazione di essere osservata; ricordavo perfettamente dove mi trovavo e cosa avevo appena fatto, anche perché, me lo fossi dimenticata, c’era il corpo e muscoloso di Omari attorcigliato con il mio, a ricordarmelo. Inizialmente mi rifiutai di aprire le palpebre, in fondo stavo divinamente in quel momento, poi però decisi di controllare se la mia era solo una sensazione o se, effettivamente, O si era svegliato. Mi concessi, prima, di stiracchiarmi leggermente, muovendo le caviglie per farle scrocchiare, abitudine che avevo preso da piccola. Quando aprii finalmente gli occhi costatai che avevo ragione.

“Mi guardi” dissi ricambiando lo sguardo della fenice.

“Ti guardo.” Pensa che razza di brutta abitudine che aveva quel ragazzo, ripetere come un pappagallo le cose che gli erano appena state dette.

“Sei sicuro di essere figlio di una fenice?” chiesi ironica.

“Sicurissimo; mia madre, però, si era mutata in una cocorita quando mi hanno concepito” rispose prendendomi in giro.

“Ti prego, risparmiami” lo scongiurai, ridendo, facendo il gesto di allontanarmi, ma Omari pronto mi riacchiappò, stringendomi a sé più vicino di prima. Ora avevo l’orecchio proprio sopra il suo cuore, che sentii battere ritmico e calmo. Mi portai la mano sul petto e notai che eravamo all’unisono. La cosa mi fece sorridere, ma no quanto, quando mi resi conto di star facendo la stupida. Solitamente io ero quella che prendeva in giro le ragazzine che facevano cose simili, ma ora mi ritrovavo nella stessa situazione e potevo finalmente capirle.

“Dimmi una cosa” richiamò la mi a attenzione “questa non è la prima volta per te, vero?”

Oh-oh, campo minato!

“No effettivamente” risposi sincera “da cosa l’hai capito?”

“Niente sangue e poi eri troppo…” si fermò in cerca della parola giusta.

“Brava?” lo aiutai nel tentativo di tirarmela un po’.

“Sicura” mi demolì, per poi ridere della mia finta espressione imbronciata, baciando il labbro inferiore che avevo capovolto per fare il broncio. “Chi?” ritornò serio.

“E’ importante?” chiesi cercando in tutti i modi per evitare una risposta.

“No, sono curioso però. Dai Vitani, guarda che non cambia niente” mi assicurò.

“Seth Gami.”

“Chi? Il negromante secchione della hs?” si stupì.

“Proprio lui” confermai.

“Sei stata con quel tipo? Certo che hai fatto un bel salto di qualità!”

Gli tirai il naso per riportarlo sulla terra date le arie che si dava, ma in un certo senso aveva ragione. Seth non era un brutto ragazzo, ma niente paragonabile a Omari. Aveva una faccia pallida, ma non così tanto da essere particolare come quella di Sky; era una persona comune, una come tante altre, indistinguibile in mezzo alla folla. Nella scuola nessuno lo aveva mai visto utilizzare i suoi poteri, per questo si pensava che non fosse molto potente, era considerato una nullità all’interno della nostra scuola, come lo erano i suoi genitori nella città. Nemmeno io lo avevo mai visto richiamare uno spirito, ma un giorno mi confidò che, in realtà, si vergognava delle sue doti; le trovava macabre a tal punto che avrebbe preferito nascere umano. Per questo avevo accettato di stare con lui, per questo e per tentare di ingelosire Omari, che in quel periodo si vedeva con una studentessa universitaria più grande di tre anni.

Nessuna delle motivazioni mi tenne legata a Seth per lungo tempo, ma a sufficienza per finire a letto insieme. La prima volta fu molto strana, forse perché ambedue non avevamo un granchè di esperienza, anzi proprio nessuna. Nonostante tutto Seth fece del suo meglio, non posso definire quello che successe in maniera più romantica perché non lo fu, non fu nemmeno eccessivamente eccitante. A suo e a mio favore posso dire che già la seconda volta fu molto diverso, anzi diciamola pure tutta, mi piacque tanto, che per un paio di mesi non mi staccai dal mio personale negromante secchione.

I problemi cominciarono il giorno in cui preferii uscire con mio fratello e gli altri, piuttosto che andare al suo compleanno. Il giorno dopo facemmo una scenata da manicomio a casa sua; a conti fatti ci mollammo in modo orrendo, e la maggior parte della colpa fu mia. Fece anche lui i suoi errori: si era permesso di evocare uno spirito che mi aveva seguito tutto il giorno precedente, raccontandogli poi che ero talmente cotta di Omari che non c’era bisogno di un fantasma per capirlo. Altro che nullità, forse lo erano i suoi, ma un negromante che aveva la capacità di parlare con uno spirito, debole debole non lo era.

Quando uscii dalla casa di Seth per la sua confessione mi urlò dietro la promessa che sarei tornata da lui nel giro di un anno, strisciando e pregando di riprendermi e lui lo avrebbe fatto; si sarebbe rimesso con me, ma mi avrebbe trattata da essere inferiore quale ero. Sentendo l’epiteto con cui mi aveva chiamata mi girai infuriata. A me essere inferiore? Brutto, maledetto, bastardo, razza di sottospecie di pifferaio di Hamelin degli spiriti.

Con uno scatto lo raggiunsi, con uno spintone lo misi al muro. Alzai la gamba destra, sbattendo forte il piede, proprio a fianco della sua faccia, sfiorandogli l’orecchio. Non avevo paura di lui, per lo meno fisicamente ero più forte io. Guardandolo in cagnesco gli ringhiai:

“Provaci!”

Da quel giorno, passata la rabbia , smisi di pensare a Seth e alla sua minaccia, ma in quel momento, tra le braccia di Omari, che aveva ricominciato a baciarmi il collo, ebbi paura.

Omari sembrò non badare al brivido che mi percorse la schiena, probabilmente pensò che fosse stato lui, con le sue carezze che mi toccavano ovunque e i suoi baci che mi ricoprivano di tenerezza. Ben presto mi dimenticai di Seth Gami, non era quello il momento di pensare agli ex-fidanzati. Facemmo di nuovo l’amore. Sembravamo due ubriachi che non riescono a controllarsi e a dire basta, io dovevo recuperare 5 anni di aspettative, ma nemmeno lui scherzava.

Solo con molta riluttanza ci rialzammo, decidendo finalmente a vestirci. Quando fummo nuovamente vicini all’acqua Omari ritornò pallido, cominciò a tremare e a sudare, mi girai verso di lui sorridendogli e dicendo:

“Non ti preoccupare, ritornerai in superficie.” Mi annotai mentalmente che, all’occasione, il suo terrore per l’acqua poteva essere utile. Presi la collana che avevo al collo e la immersi.

“Cosa fai?” domandò Omari tremante.

“E’ una conchiglia gemella. L’altra ce l’ha Ariel, così sa sempre quando mi trovo sulla spiaggia. Più che all’acqua reagisce alla salsedine; per questo mi raggiunge sulla spiaggia anche quando non vado in acqua.”

“E se non ce l’ha al collo oggi?”

Mi rialzai facendo spallucce.

“Vorrà dire che resterai qui, mentre io vado a casa a mangiare” lo presi in giro, sebbene lui non si divertisse molto.

Il problema, come avevo previsto non si pose, perché veloce come sempre, qualche minuto dopo la testa della mia amica sirena spuntò dalla superficie. Io e Omari ci tuffammo insieme, mi tenne la mano e poco prima di lasciarmi per farsi trasportare a riva me la strinse, come in uno spasmo.

Rimasi in acqua cinque minuti a parlare con Ariel, mentre Omari si allontanava il più possibile dall’acqua cattiva. La mia mica mi fece molte domande, a cui rispondevo unicamente con delle smorfie, primo perché lei per capirmi non aveva bisogno di tante parole, secondo erano riservate perciò meno dettagli sapeva e meglio era. Quando raggiunsi Omari all’ombra di un albero i suoi vestiti erano completamente asciutti, mentre io ero completamente fradicia e sporca di sabbia che mi si era appiccicata ovunque. Vendendo il mio stato, la mia fenice mi si avvicinò, abbracciandomi:

“qualche volta sono utile pure io.” In effetti, la vicinanza a lui e al calore che emanava mi asciugò un po’. Passai da effetto spugna a umidiccia nel giro di qualche minuto.

Lungo la strada del ritorno parlammo come se non fosse mai successo niente. Era strano, Omari si comportava come avrei sempre voluto, però se ci pensavo bene, se analizzavo la scena dall’esterno sembrava che fossimo appena stati a mangiare un gelato. Probabilmente era valsa la pena aspettare così tanto che arrivasse il mio turno, essere amici d’infanzia, ci aveva portato ad avere il dialogo che ora avevamo: tranquillo, senza imbarazzi o marinerie e sdolcinature che né io né lui sopportavamo di buon grado. Con Seth non c’era mai stato questo rapporto, era tutto molto più fisico, difficilmente riuscivamo ad avere una conversazione che durasse più di cinque minuti. Di fatto l’unica volta che abbiamo veramente parlato ci eravamo mollati.

Ridemmo, scherzammo, ci prendemmo in giro…fino al momento in cui non arrivammo al portone di casa mia. Ci zittimmo e, sempre senza proferire una parola, varcammo la soglia dirigendoci immediatamente verso la stanza di Sky. Era meglio toglierci subito. Entrammo nella camera di mio fratello fermandoci davanti al letto, dove Sky era comodamente semi seduto, intento a leggere un libro di scuola. Sky alzò lo sguardo dalle pagine che aveva in mano, studiandoci con i suoi occhi attenti e indagatori. Rimanemmo in silenzio un paio di minuti; per me e Omari era difficile aprire bocca, non sapevamo cosa dire tanto che, sia io che la fenice dovemmo guardarci per darci un po’ di sostegno morale.

“Ah!” pronunciò Sky, con un sorriso maligno, bene o male era troppo presto per affermarlo. “Bè mi sembra abbastanza superfluo dire qualche cosa no? Tanto da quello che vedo siete andati fino in fondo.”

A quelle parole il sangue fluì, sbattendo, in testa e non fui l’unica ad avere una reazione, sentii perfettamente il calore che Omari emanava dalla pelle. Lo presi per mano, ma non resistetti e fui costretta a lasciarlo da tanto che era bollente.

“Spero che quello sia l’unico male che tu le possa fare” affermò il vampiro, facendo un cenno della testa verso di noi.

“Sky” lo ammonii.

“No, no non fraintendermi. Ho capito, non sono fatti miei” si difese, alzando le mani. “Tu però sei bagnata!”

“Siamo andati sott’acqua” rispose depresso e imbronciato Omari.

Sky lo guardò per un po’, sconcertato. Ad un tratto cominciò a ridere di gusto con tanto di lacrime agli occhi e applaudendomi disse:

“sì, forse non dovevo aver paura per te, ti sai difendere. Ora però mi chiedo se non sia il caso di mettere in guardia Omari.”

Ok aveva capito. Mi sentii molto più sollevata, più di quanto avessi mai immaginato; chissà forse avevamo qualche speranza io e O.

“Ci vediamo per cena allora.” Mi avviai alla porta.

“Ehi” mi fermò mio fratello “ha telefonato Seth Gami, ci ha invitato per la sua festa.”

 

Lithia del sud: sono contenta che sei soddisfatta. E’ vero l’ho bistrattata abbastanza la poveretta che ha avuto la sfiga di diventare la protagonista di questa storia…bè ho pensato che le servisse un minimo di riposo anche perché le sue sfighe non sono nemmeno a metà…hihihihihi!!!!  Baci baci

Kabubi: a volte mi spaventi! No scherzo, in realtà sono contenta che a qualcuno stia antipatico Omari perché vuole dire che è realistico e il suo carattere potrebbe essere veramente quello di un ragazzo della mia età. Come un ragazzo normale, Omari, stà simpatico ad alcune persone e antipatico ad altre. Per questo grazie e spero che continui a starti antipatico…anche se no, non lo farò morire, almeno per ora. Sai una cosa? Ora che ci penso sono sicurissima che ti starà più antipatico nei prossimi capitoli! Grazie ancora della tua fantastica recensione!

Caffy: dici che è troppo presto? Eppure Vitani sono anni che aspetta e Omari…è un maschio molto, diciamo orgoglioso, per non essere troppo volgari. E poi il nostro povero ragazzo ha superato una sfida bella pesante, un premio era quasi d’obbligo. Tu che dici? Bè nell’attesa che tu mi risponda con un’altra recensione, ti auguro buona lettura, baci baci!

Dracontessa: fattelo dire dalla tua cara compagna di banco…non sei normale! Per fortuna che oggi a scuola mi hai avvisata altrimenti avrei cominciato a ridere e non avrei più smesso e tu sai che quando comincio è veramente un problema poi… sappi poi che se continuerai così, prima o poi Omari deciderà di uccidersi. Poverino lo stai mandando in manicomio!!! Ci vediamo domani. Te quiero muchisimo y besos!              

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Capitolo 13
*** XIII° CAPITOLO ***


Nuova pagina 1

XIII° CAPITOLO

 

“Non accettate!”

“E perché mai dovremmo? Sarebbe molto scortese da parte nostra. I Gami sono stati molto cortesi a invitarci alla festa di Seth.”

“Non sono stati gentili, sono subdoli. Almeno lui è subdolo.”

“Ora esageri.”

“Io esagero? Bene andateci voi, io non vengo.”

“Oh sì che verrai signorina. Ci puoi scommettere quella capoccia dura che hai sulle spalle. Tu verrai con me, la mamma e Sky e senza fare storie!”

questo è il riassunto di tutte le discussioni che io e papà Montreal affrontammo durante l’ultima settimana di ottobre. Ero sicura che Seth aveva in mente qualche cosa, era passato esattamente un anno da quando ci eravamo lasciati, anzi, per essere perfezionisti sarebbe stato un anno il 2 novembre: il giorno successivo il suo compleanno. Maledetto negromante, proprio ora doveva ricominciare a rompere, ora che finalmente avevo Omari. Non volevo andarci, ovviamente, alla fasta, ma il capofamiglia e più che dirgli che non volevo vedere Seth, non sapevo cosa inventarmi. Alla fine cedetti, e il giorno prima del party accettai la carta di credito di mamma Montreal per fare un po’ di shopping con Bellatrix.

“Non sei mai stata più riluttante a comprare un vestito nuovo!” mi schernì Bella. Lei non era a conoscenza di tutta la storia, anzi nessuno sapeva della minaccia di Seth, ma andava molto meglio così. Se avessi raccontato qualche cosa a lei non avrebbe potuto tacere con Romir il quale non sarebbe riuscito a tenersi la cosa per sé e tacere, avrebbe spifferato tutto a Sky e a Omari. Insomma alla fine di questa interminabile catena vedevo solo dei gran guai. Tanti, troppi guai. Decisi quindi di lasciar perdere, l’unica mia risposta fu un sorriso, poi tempestivamente vidi un bel vestito da sera in una vetrina.

“Oh guarda entriamo là.”

Inizialmente bella mi guardò male, ma non ci feci caso e senza considerarla più di tanto entrai; non mi voltai nemmeno per vedere se era rimasta in mezzo alla strada o se, invece, mi stava seguendo; decidesse lei cosa volesse fare. Andai diritta dalla commessa, una bela streghetta elegante nel suo completo firmato. Le indicai il vestito in vetrina che aveva attirato la mia attenzione dalla strada e, molto gentilmente, dopo essere sparita dietro in magazzino, me lo portò della mia taglia. Da vicino era molto più bello di quello che avevo pensato vedendolo dietro al vetro. Era di un bel tessuto grigio perla, senza maniche con un laccetto sottile che passava dietro il collo, utile per tener su il vestito. Il seno era completamente coperto, al contrario della schiena e delle spalle; aveva anche un spacco che partiva da metà della coscia sinistra. Mentalmente scorsi le scarpe eleganti che usavo nelle occasioni particolari e non ne trovai un paio che potesse abbinarsi bene con il vestito; in compenso, mi ricordai di un paio di decolté di mamma Montreal che aveva comprato solo per togliersi uno sfizio, e rimaste inutilizzate. Queste scarpe erano una tonalità di grigio diversa dal vestito, ma pensai che forse non ci stavano poi tanto male.

Andai nel camerino a cambiarmi e quando uscii, trovai ad aspettarmi Bellatrix incuriosita da un paio di pantaloni a vita bassa e con lei, il mio bellissimo moroso. Quando feci la mia apparizione Omari mi guardò studiandomi con occhio critico, era talmente serio che pensai il peggio.

“Che c’è, mi fa i fianchi larghi?” chiesi preoccupata.

“Non può farti i fianchi larghi, non ce li hai” rispose Bella. Era ancora visibilmente scocciata da prima, ma non la presi sul serio, così dopo averla guardata male per un attimo ripetei la domanda a Omari.       

“Sei bellissima.”

Non tentai nemmeno di trattenere il sorriso a cinquantadue denti che mi si aprì in viso, ma non mi fidai completamente, così, per sicurezza, controllai coi miei occhi allo specchio. Effettivamente non mi stava troppo male e per dove dovevo andare andava fin troppo bene. semplice, elegante per nulla pacchiano…era quello decisi. Continuando a osservarmi decisi di raccogliermi i capelli con qualche acconciatura non troppo elaborata. Giudicai che una collana non ci sarebbe stata particolarmente bene dato che avevo già il laccetto, ma nemmeno un braccialetto o un anello mi ispiravano; optai quindi di finire l’opera con un paio di pendenti, sempre di mia madre.

Quando riferii le mie decisioni ai presenti la commessa si limitò a fare un cenno di assenso; Bella senza sprecarsi troppo si dichiarò d’accordo. Solo Omari ebbe qualche dubbio:

“Non sei un po’ troppo seria ed elegante per un compleanno?”

“Sull’invito c’erano severe indicazioni sulla tipologia del vestito. A proposito tu ce l’hai un vestito da pinguino?”

“Uh che?” mi chiese alzando un sopraciglio.

“Lo smoking” precisai paziente.

“No Vitani, e ti anticipo che non lo compro per accompagnarti alla festa di compleanno di quel Seth Gami!” affermò.

L’informazione mi lasciò spiazzata, ma non in senso negativo…anzi. Se Omari non veniva Seth non avrebbe potuto fare nessun tipo di cavolate, e la cosa non poteva che farmi piacere. A quanto pare, però, dalla mia espressione si capiva tutto il contrario, perché subito dopo Omari si accertò che non fossi arrabbiata.

“Per così poco? Me la caverò” risposi cercando di rimanere seria, mentre mi dirigevo verso il camerino. Quando fui protetta dalle tendine, però, feci un silenzioso gesto di contentezza sorridendo, felice come una pasqua. La sera successiva si prospettava molto più tranquilla di quanto avessi temuto, peccato che non fu proprio così.

Io e la mia famiglia arrivammo puntuali, sulla nostra bella macchinona tirata a lucido per l’occasione. La famiglia Gami, probabilmente con i risparmi di una vita dato il loro stipendiuccio mensile, erano riusciti a permettersi di affittare una piccolissima casina, poco fuori città. A onor del vero, avevano creato una bellissima atmosfera, spargendo per tutto il mini cortile delle candele profumate, unica fonte di luce se si escludeva quella artificiale che proveniva dalla villetta, e per concludere una musica in sottofondo. Il cibo fu servito dentro, ma subito dopo cena all’unisono decidemmo di uscire, non essendo una serata particolarmente rigida.

Per mia fortuna e per mio ingegno riuscii ad evitare Seth per gran parte della serata, un po’ immergendomi in fitte chiacchierate con mio fratello di cui il mio ex aveva timore, un po’ sgattaiolando via tutte le volte che il negromante si avvicinava pericolosamente. Ero ben attenta e in allerta, lo osservai per tutto il tempo, non abbassando mai la guardia almeno fino a quando qualcuno non mi toccò la schiena nuda e un po’ infreddolita. Era una mano impossibile da non riconoscere per il suo calore e per il suo tocco che oramai conoscevo a sufficienza da poterlo distinguere fra tanti. Mi girai incredula, trovandomi davanti un Omari che non avevo malvisto in vita mia. Si era messo lo smoking, e tutto elegante com’era sembrava un altro ragazzo. Anzi con quei vestiti si poteva proprio scambiare per un uomo adulto. Non che mi dispiacesse, anzi il suo fascino emergeva anche in quelle vesti, ma nonostante le apparenze si vedeva che era sforzato e per nulla a proprio agio. Apprezzai comunque tantissimo il suo gesto, glielo dimostrai aggrappandomi a lui e dandogli  un bacio immenso.

Fu in quel momento che il maledetto mi arrivò alle spalle.

“Ciao Vitani, grazie per essere venuta al mio compleanno. Tu sei Omari Phoenix, non è così?”

“Già” rispose cortese il mio moroso, stringendo con una mano quella di Seth e con l’altra cingendomi la vita con fare possessivo.

“A quanto pare alla fine siete finiti insieme, vorrà dire che mi tirerò indietro. Sinceramente, però, non l’avrei mai detto.”

Fulminai con tutta la mia forza quella carogna in putrescenza, immaginando i mille modi in cui avrei potuto ucciderlo, partendo da quelli più rapidi indolori e benevoli, per finire a quelli più lenti tremendi e sadici.

“Ah sì e perché?” chiese con sfida la fenice.

“Oh bè quando stavamo insieme, non ti sopportava molto. Non faceva altro che parlare male di te e del tuo comportamento da gigolo con le ragazze. Avrà cambiato idea” disse con noncuranza la serpe, finendo con un sorriso falsamente innocente, che avrei voluto cancellare con tutta la violenza di cui ero capace.

Sbiancai. Era vero, purtroppo, quello che aveva detto Seth. A mia difesa posso dire che in quel periodo Omari non faceva altro che frequentare tutti i tipi di ragazza, tutte tranne me. Io, per lui, ero la donna invisibile; anzi nemmeno, ero il nulla dato che uscì anche con lei, sebbene non capissi cosa ci vedesse in lei…in tutti i sensi. Omari si scostò, abbassando lo sguardo serio su di me.

“E’ vero?”

Potevo mentire ok, ma dal momento che Seth aveva concluso il suo breve ma tagliente monologo. Omari gli aveva creduto. Non sarebbe servito a niente negare tanto non mi avrebbe creduto.

“Sì” risposi abbassando la testa.

“Tse, e io che mi sono vestito da pinguino per te” detto questo se ne andò, con falcate rapidi e veloci verso l’uscita.

Senza perdere il tempo mangiando la faccia a Seth, sputandogli in faccia tutti gli improperi che avevo in testa, corsi dietro a Omari. Mi scontrai anche con Sky che rimase zitto a osservare passare prima Omari furioso, poi me disperata.

 

Seth mi dava le spalle. Dopo aver compiuto il suo misfatto si era allontanato dagli invitati, godendo il momento della rivincita. Lo osservai per un po’ con malcelato disprezzo. Gli ero vicino, molto molto vicino. Era stato facile seguirlo senza farmi sentire, sapevo fin troppo bene come fare. Aspettai il momento in cui mi parve rilassato e lo applaudii. Con uno scatto, nemmeno troppo reattivo, si girò verso di me e spalancando gli occhi sussurrò il mio nome:
”Sky!”

“Piacere che ti ricordi come mi chiamo” gli sorrisi avvicinandomi. Sapevo quanto quel ragazzo mi temesse, più o meno da sempre. In quel momento aveva talmente tanta paura che non riuscì nemmeno a indietreggiare.

“Ti faccio i miei complimenti” continuai fermandomi proprio davanti a lui, seccandomi un po’ del fatto che superasse di dieci centimetri buoni la mia altezza, sebbene poco importava in fondo. Io ero il più forte, su questo non c’era ombra di dubbio. “Sei riuscito a far litigare una coppia neo morosata. Cosa che pensavo impossibile dato l’affiatamento che hanno dimostrato in questi giorni. Ora, mi trovo in una brutta situazione, però. Tu sai quanto io apprezzi certi comportamenti cattivi, però qui si parla di mia sorella.” Mi zittii nel caso avesse recepito subito il messaggio, ma a quanto pare la paura gli stava mandando in tilt il cervello. Dovetti essere più diretto.

Negli occhi di Seth lessi lo stupore e la paura più cupa, come risposta alla mia trasformazione. Non è che sia qualche cosa di particolare, ma effettivamente noi vampiri siamo osceni quando i lineamenti del nostro volto si induriscono e le zanne spuntano fuori, come dal nulla. Sibilai, tanto per fare un po’ di scena, che sarebbe rimasta tale fino a quando lui avesse deciso di fare ciò che gli dicevo.

“Te lo dico ora e poi più: lasciali in pace! Il tuo momento con lei lo hai avuto. Se non l’hai saputo sfruttare, non scaricarti sugli altri.”

Forse fu la minaccia, o forse era veramente uscito di testa per Vitani, o forse la paura lo aveva fatto ammattire, stà di fatto che deglutì a vuoto e prendendo un respiro profondo mi rispose:

“Tu non sai quello che io potrei fare” mi ammonì. “Ti posso scatenare contro tutti i lycan che hai ucciso!”

Alle sue parole non potei fare a meno di ridere di gusto, come non mi capitava da mesi.

“Semplici spiritelli che non farebbero male ad una mosca. Tu non sei tanto potente da permettere a quei disgraziati di nuocermi, non lo sarai mai. Io, al contrario sono abbastanza forte, da romperti la testa e prosciugare tutte le vene del tuo corpo, se non farai ciò che ti ho gentilmente consigliato di fare, prima che sparassi le tue cazzate.”

L’immagine di cosa gli avrei potuta fare, gli fece ritornare un po’ di buon senso; così, pallido come un cencio, annuì sottomesso. Ritornai com’ero prima, rilassando l’espressione .

“Bene, bravo. Ah, e buon compleanno”lo salutai.

Trovai i miei genitori e gli raccontai quello che era successo, tralasciando la mia chiacchierata con Seth Gami. Da una persona che aveva visto uscire Omari e Vitani, scoprimmo che i due piccioncini erano saliti su una macchina che, dalla descrizione, era quella di O; decidemmo che anche per noi, la serata era finita. Appena scesi dalla macchina corsi in camera di Vitani.

Quando entrai la vidi coperta fin sopra la testa ed ebbi paura che stesse piangendo. Mi avvicinai e con cautela la scoprii, chiedendole dolcemente:

“Dormi?”

“No” rispose scocciata.

“Allora, vi siete messi a posto?”

“Sì, certo. Però se quel Seth Gami ci riprova lo impicco!”  

A quella promessa risi, per la seconda volta in quella serata, e gli risposi:
”Secondo me, dopo questa serata, lascerà stare.” Cercai di rimanere vago, ma Vitani mi conosceva bene perciò, più curiosa che preoccupata, si alzò a sedere accendendo la luce.

“Cosa hai fatto?”

“Chi? Io? Niente!” risposi mettendo in avanti i palmi. “E’ solo che sono fiducioso, io vede sempre del buono in tutti” risi malizioso per la mia frase a doppio senso. Mi alzai e dopo aver scoccato un bacio sulla fronte di Vitani e averle augurato la buona notte, me ne andai nella mia stanza da letto.

 

Caffy: grazie per i complimenti, sempre gentilissima! A quanto pare, comunque, Omari non è propriamente amato. Bè pazienza. Piuttosto qual è il tuo personaggio preferito? Sono curiosa di sapere chi stà ottenendo più successo! Bacioni e grazie ancora!

Kabubi: no scherzavo non mi spaventi anzi, se devo essere sincera, aspetto sempre la tua recensione, primo perché sono belle e hai un modo di scriverle che mi fa sentire apprezzata, secondo perché sono divertenti. Per quanto riguarda Seth…bè come hai visto ha messo ko Omari con le parole, anche perché lui è molto permaloso. Baci baci!

Lithia del sud: sai anche la mia betaridear (spero si scriva così, in caso contrario chiedo umilmente perdono) si è messa a ridere quando ha letto che Omari non sopporta l’acqua, ha detto che era cuccioloso e dolce! Non pensavo che avrebbe fatto così effetto, comunque sono contenta che sia piaciuta l’idea! Grazie della recensione baci baci!

Roby88: non ti preoccupare di Seth, alla fine abbaia ma non morde, la dimostrazione è in questo capitolo dove Sky lo mette al suo posto con poche difficoltà. A me, però, mi fa anche un po’ pena, in fondo Vitani non si è comportata con gentilezza. Questo è un suo grandissimo difetto, sfrutta un po’ le persone a cui non tiene tanto, per soddisfare i suoi bisogni e i suoi complessi. Ciao, ciao!  

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Capitolo 14
*** XIV° CAPITOLO ***


Nuova pagina 1

XIV° CAPITOLO

 

Come si può ben capire i primi giorni di novembre non furono il massimo dell’ispirazione e della felicità. Il secondo giorno di quel mese lo sfruttai quasi completamente a far passare i dubbi a Omari. Non avevo mentito a Sky la sera precedente, ma nonostante ci fossimo riappacificati, io e la mia orgogliosissima fenice, quando andai a casa sua lo trovai più freddo del solito.  Quella fu la prima litigata da morosi e considerata la mia ultima esperienza di bizze da fidanzati ebbi una grandissima paura di perderlo. Ero terrorizzata che un’idiota come Seth fosse riuscito, in modo così blando, a mettere zizzania. 

Anche quella volta dovetti ringraziare la precedente amicizia che c’era stata, fin da bambini, tra me e Omari. Anche all’epoca avevo questo brutto carattere che mi spingeva a parlare a vanvera quando ero arrabbiata e questo, il mio nuovo moroso lo sapeva perfettamente, nonostante non accennasse a perdonarmi completamente. Avevo una mezza idea che il suo comportamento fosse solo una tattica o qualche cosa di simile, forse voleva semplicemente tirarsela un po’, prendersi del vantaggio da sfruttare contro di me. Questi pensieri mi facevano infuriare, ma purtroppo non potevo sfogarmi. Il compleanno di Seth mi aveva insegnato una cosa molto importante: ponderare bene prima di dire qualche cosa che potrebbe portare dei casini. Intendiamoci io adoro i guai, quella volta, però, dovetti trattenermi da cercarne di nuovi. L’unica cosa su cui potevo sperare era che quel rapporto non mi cambiasse troppo, anzi, diciamola pure tutta, che non mi rammollisse troppo.

Il giorno dopo, il tre novembre, all’uscita da scuola sentii una voce familiare che reclamava la mia attenzione; quando mi girai verso l’edificio da cui ero appena uscita vidi Volano che mi salutava con ampi gesti del braccio, davanti la porta d’entrata. Guardai gli altri, tanto per rassicurarli che sarei tornata subito e lasciando la mano di O,  mi diressi verso l’ingresso.

“Allora com’è andata la festa di Seth?” mi chiese mio fratello. La settimana precedente, oltre ad aver tentato in tutti i modi di convincere papà Montreal a risparmiarmi, avevo costretto Volano a sopportare le mie lamentele e i miei sfoghi.

“Mica tanto bene” confessai. “All’inizio pensavo che sarebbe andato tutto liscio come l’olio, perché Omari mi aveva detto che non aveva intenzione di venire. Poi però me lo sono ritrovato alla festa e quello stronzo di un richiama spiriti ha colto la palla al balzo e ci ha fatto litigare.”

“Bè, però, ora le cose vanno meglio, vero?” mi domandò accennando con la testa verso il mio gruppetto di amici.

“Ne stiamo parlando” risposi alzando le spalle evasiva, scuotendole aventi e indietro come al mio solito. “Sono convita che si sistemeranno” aggiunsi alla fine, con un poco di sicurezza in più.

“Ne sono sicuro.” Volano mi si avvicinò e come per suggellare un augurio mi baciò la fronte mettendomi la mano dietro la nuca. Cose come questa ormai, tra noi due, erano all’ordine del giorno; non c’era più imbarazzo e nemmeno un motivo per vietargliele. Ci eravamo avvicinati, soprattutto dopo che aveva dato volontariamente il suo contributo per salvare Sky.

Non potevo essere altrettanto ottimista con il rapporto tra i miei due fratelli, che non accennavano a sotterrare l’ascia di guerra. Tra i due c’era sempre un’aria ostile, come se si volessero scotennare con la sola forza del pensiero. I loro modi, però, erano sempre molto educati, falsi ma civili e questo non è che mi dispiacesse più di tanto. In classe, per esempio, Volano trattava Sky come tutti i suoi studenti, esattamente come trattava me. Lo interrogava alla lavagna né più né meno degli altri, e nel giudicarlo non si faceva influenzare dall’astio che provava per lui. Sky, a sua volta, rispondeva con il suo solito tono arrogante che usava con tutti i professori e se non capiva una cosa, non si faceva problemi ad alzare la mano e chiedere. Quando però suonava la campanella…le cose mutavano, visibili solo a me e a pochi altri.

Dandomi ragione, il vento mi portò un leggero brontolio, più impaziente che minaccioso, proveniente dalle mie spalle; non avevo bisogno di volarmi per capire chi era. Anche Volano se ne accorse e per un breve istante colsi un bagliore nei suoi occhi che al momento non riuscii a decifrare con precisione. Non avevo mai visto un cambiamento simile sul volto del mio fratellone biologico. Scambiai un altro paio di battute con lui, tornato velocemente normale, sdrammatizzando quello che avevo appena visto con un sorriso innocente. Lo salutai con un bacio e finalmente tornai dai miei amici che mi avevano aspettato pazienti dove li avevo lasciati.

Ripresi la mano di Omari, che ricambiò la mia stretta, sebbene non con troppa enfasi, cosa che mi fece alquanto male. Per non pensarci più del dovuto decisi di introdurre un discorsetto con Sky. In realtà bastò guardarlo storto per istigare una sua reazione.

“Cosa?” mi chiese ricambiando il mio sguardo con astio.

“Come cosa? Pensi che non ti abbia sentito, o vuoi farmi credere che quel brontolio non eri tu ma magari il mio stomaco?”

“Perché hai fame?” mi schernì.

“Non ci provare” lo ammonii. Ero seria e scocciata, ma non arrabbiata. Non era nelle mie intenzioni obbligare Sky a diventare amico con il suo professore di matematica; volevo solo capire il perché di tanta antipatia. Alla fine sospirai “pensavo che il periodo di gelosia acuta ti fosse passata.”

“Infatti,”

“E allora?” gli domandai.

“Allora non è una questione di gelosia. Si tratta piuttosto di sfiducia, ecco non mi fido. E ti anticipo, non c’è un motivo in particolare è una questione di pelle. Non provare chiedermi di fare il bravo, tanto sai che non ti accontenterei.”

Non potevo certo definirmi insoddisfatta, in fondo mi aveva dato tutte le risposte che volevo. Per la mia possibile richiesta di comportarsi in modo, per lo meno, accettabile…bè sinceramente non mi si era formulata neppure nel cervello. Lo sapevo fin troppo bene che avrei potuto mettermi in ginocchio, tanto non lo avrei smosso comunque.

Anche novembre passò e con l’odore di dicembre divenne più forte l’atmosfera delle festività. Ma anche se si trattava di ricorrenze in cui tutti dovevano essere più buoni, bè le cose non cambiarono un granché. Sky continuava a irritarsi, come ad un gatto a cui si pesta la coda, ogni volta che vedeva Volano, senza contare quando io e lui ci parlavamo. Quando rivolgevo la parola a mio fratello e mi capitava di intercettare l’espressione di Sky, sembrava che ogni particella del suo corpo fosse teso o all’erta, pronto per attaccare nel caso Volano avesse fatto qualche cosa che non gli andava a genio. Non gli chiesi altre spiegazioni, non avrebbe avuto senso. Ero abbastanza sicura che nemmeno il signorino capisse le sue reazioni. Non rispondeva alle mie domande perché non conosceva nemmeno lui le risposte.

Omari e io ci eravamo messi a posto, almeno in apparenza, perché anche in un rapporto di coppia il suo schifoso orgoglio doveva influenzare le sue azioni. Tanto per fare un esempio, non perdeva occasione per rinfacciarmi la pessima opinione che avevo avuto di lui poco più di un anno prima. Non che non ci fossero dei bei momenti, e non parlo solo di quelli intimi, anzi quelli non erano mai soddisfacenti fino alla fine. C’erano giornate, comunque, che sembrava si fosse dimenticato di Seth Gami, comportandosi come il ragazzo migliore di questo mondo. Il fatto, però, che nell’effettivo, di quell’episodio, non si fosse dimenticato nemmeno una virgola, non permetteva al nostro rapporto di progredire. Era statico, i nostri sentimenti lo erano. In poche parole non permetteva alla mia cotta di trasformarsi in qualche cosa di più, non mi permetteva di innamorarmi.   

Un giorno, verso l’inizio delle vacanze, trovai la scuola in completo subbuglio. C’erano gruppetti ovunque, un chiacchiericcio informe e confusionario, talmente fitto da non permettere nemmeno a Sky di capire qualche cosa. D’un tratto la voce del preside risuonò per i corridoi:

“Ragazzi vi prego di prestarmi la vostra attenzione. E’ stata denunciata la scomparsa del vostro compagno Seth Gami. Il nostro amato sindaco ha disposto che tutti i cittadini maggiori di venti anni dovranno collaborare nelle ricerche. Vi invito a far ritorno nelle vostre case. Per ovvi motivi le lezioni per oggi saranno sospese.”

Una concessione simile sarebbe stata accolta con grida di gioia, se non fosse che la causa era la scomparsa di un ragazzo. Quella non era una città tranquilla. Troppo spesso, quando qualcuno spariva, si ritrovava il suo corpo privo di vita. Guardai Sky e Omari che mi si erano affiancati, uno a destra e l’altro a sinistra. Avevano lo sguardo serio e concentrato, sapevo che ambedue, come Romir del resto, sentivano il desiderio di aiutare gli adulti. Non tanto perché gli importava trovare più velocemente Seth, piuttosto cose simili li elettrizzavano e soddisfacevano la loro natura. Avrebbero potuto proporsi, nessuno li avrebbe rifiutati ma, almeno per quanto riguardava i miei due uomini, il loro primo istinto era quello di proteggermi e portarmi a casa. Non sarebbe stata la prima volta che, ad una sparizione si aggiungesse una seconda e magari anche una terza. Lasciammo l’edificio per avviarci con passo veloce verso la villa, ma immediatamente due poliziotti ci affiancarono.

Erano due hunter, una specie di elfi solo molto più grossi e muscolosi, ma non per questo meno veloci e letali. Guardandoli dovetti trattenermi dal ridere loro in faccia, mi facevano pena dal gran che era ovvio quanto stessero scomodi nelle loro divise. A causa dei pettorali sovra-sviluppati, la camicia era tirata la massimo e i bottoni minacciavano di partire. In teoria sarebbero dovuti sembrare seri, soprattutto in occasioni simili, ma erano troppo buffi nella loro divisa, decisamente troppo piccola. Dal cappello d’ordinanza, spuntavano due orecchie lunghissime e appuntite, molto utili per la caccia all’uomo in cui erano maestri, gli hunter erano capaci di percepire il più piccolo e lieve movimento.

“Ragazzi siete voi Sky Montreal, Vitani Bardini e Omati Phoenix?”

“Sì!” rispose per noi mio fratello.

“Siete pregati di seguirci” disse il poliziotto più giovane. Non sembrava molto propenso a darci ulteriori spiegazioni; non era un comportamento molto educato ma, probabilmente, avevano ricevuto ordini tassativi: prelevare e portare. Nessuno di noi tre, comunque, capì il motivo.

“Perché?” chiese Sky mettendosi davanti a me.

“Venite!” rispose perentorio quello più vecchio, con una voce calma ma molto più minacciosa del collega, una voce che non ammetteva repliche. Non avevamo molta scelta, disubbidire avrebbe significato l’arresto immediato, e non valeva decisamente la pena. Con un gesto della mano che invitava i due hunter a precederci, Sky diede segno di essersi sottomesso.

Un po’ storditi dall’inizio della giornata, fummo condotti alla centrale, dove già mamma e papà Montreal aspettavano dentro una stanza degli interrogatori e lì finalmente ci spiegarono cosa volessero da noi. In poche parole l’ispettore, responsabile delle indagini e delle ricerche, era riuscito a scoprire cos’era successo durante la festa; sapeva che Seth aveva fatto litigare me e Omari, ma in più un testimone aveva visto Sky avvicinarsi a Seth e parlare con lui.

“Cosa vi siete detti?”

“Gli ho detto che se non lasciava in pace mia sorella lo avrei ucciso” rispose tranquillamente e con noncuranza Sky, sotto il mio sguardo sconcertato.

Anche l’ispettore rimase sbalordito dalla disponibilità di Sky, ma si riprese quasi subito e ricominciò a studiare con attenzione mio fratello, per non perdere nemmeno la più piccola reazione.

“E lo hai fatto?” riprese con voce zuccherosa. Fu quel cambiamento d tono che mi fece capire che avevamo davanti un incantatore, in realtà non era tanto forte. Gli incantatori sono capaci di costringerti a dire la verità facendo leva sulla morale della persona, ma i vampiri sono una razza che ne è praticamente sprovvista. Contro uno come Sky Montreal quel povero ispettore non aveva nessuna possibilità, e lo sapeva perfettamente, ma stava comunque usando tutto il suo potere su di lui per assicurarsi che mio fratello non smettesse di collaborare con sincerità.

Prima si era stupito anche lui della risposta di mio fratello, di certo non pensava che sarebbe riuscito a imbambolare così facilmente un vampiro della famiglia Montreal, come se la risposta di Sky fosse merito suo. Ora, però, convinto com’era di essere vicino alla soluzione finale, stava dando fondo a tutte le sue abilità. Anche io pensavo che la confessione di Sky fosse opera di quell’incantatore, ma proprio non riusciva a capire come ci fosse riuscito, non aveva alcun senso, un idiota di quel livello al massimo sarebbe riuscito a vincere su un bambino. Comunque non mi soffermai troppo su queste stupidaggini, al contrario mi arrabbiai e non poco; ero indignata dal trattamento che la polizia stava riservando ad un Montreal. La mano bianca dalle dita lunghe e affusolate di Sky si posò sulla mia tremante, stringendomela sotto il tavolino.

“No! Non me ne ha dato il motivo.” Fece spallucce mio fratello.

Si caro incantatore, continua a crederci di essere riuscito a rimbecillire un vampiro, così potrai andare a casa e raccontarlo alla tua mogliettina, che come regalo ti farà sentire la forte anche all’interno del tuo focolare. Tanto solo questo potrà rimanere: un racconto di tua fantasia. Ora che sapevo che Sky non era sotto il controllo di nessuno mi rilassai, deridendo insieme ai miei due ragazzi, il povero ispettore che si era fatto prendere per il naso da un diciottenne.

“Dovrei crederti?” chiese sinuoso il poliziotto, perdendo però qualche millimetro del suo sorriso.

“Faccia come vuole. Io non ho nessun interesse a fare del male ad un insetto come Seth Gami. I primi giorni di novembre infastidiva mia sorella, io l’ho solo avvisato. Si è comportato come gli avevo consigliato, che gusto ci avrei ricavato uccidendolo?” Il ragionamento di Sky non faceva una grinza, tutti sapevano che a nessun vampiro piaceva cacciare una preda troppo inferiore a lui, ma il povero incantatore continuò imperterrito a mettere nel sacco Sky

“Allora l’hai ucciso. Nessuno ha mai parlato di omicidio, solo di scomparsa, tranne te!”

“Bè signore, la mia fama è conosciuta un po’ ovunque, quindi non ci provi. Io non rapisco le persone io le uccido. Quindi sa bene anche lei che, se trovate Seth vivo allora, poco ma sicuro, non sono stato io.”

In quel momento entrò di corsa uno degli hunter che ci aveva prelevati da scuola, sbattendo rumorosamente e fastidiosamente la porta, in realtà ero irritata da tutto quel giorno. Era il più giovane, quello che da solo, non era riuscito a convincere noi tre a seguirlo senza fare storie.

“Abbiamo trovato il copro di Seth Gami.”

L’ispettore impiegò qualche secondo per connettere, ma quando il suo cervello elaborò il messaggio la sua reazione fu spropositata, tanto che rischiò di inciampare nei suoi stessi piedi. Ed ecco le persone che la società paga per proteggerci dai pericoli. Incidente e pessima figura a parte, lo seguimmo tutti, uscendo dalla stanza. L’hunter ci condusse alla fine della città, dove cominciava il bosco, a noi molto familiare.

Seth era lì, irriconoscibile. La sua pelle già molto bianca per natura, era diventata quasi trasparente a causa della mancanza di sangue nelle vene, che bagnava il terreno. I vestiti erano maciullati, come la sua carne martoriata da ferite profonde da cui si poteva scorgere le ossa. Non resistetti a lungo davanti a quella scena e ben presto dovetti girare lo sguardo, accettando, di buon grado, il petto di Omari che me lo offrì per nascondervi il viso, proteggendomi tra le sue braccia.

Era sceso un silenzio innaturale intorno al corpo di Seth, persino la foresta taceva. Quando aveva fatto la sua bella sceneggiata, al suo compleanno, gli avevo augurato di fare quella fine, ma ora che avevo il suo cadavere davanti, la cosa non mi sembrò tanto equa come, invece, avevo pensato un mesetto prima.

Papà Montreal si avvicinò all’ispettore, facendo finta di essersi dimenticato come aveva trattato il proprio figlio disse con le braccia incrociate al petto:

“lei lo sa bene che i vampiri non uccidono in questo modo.”

L’incantatore orripilato dalla scena che aveva davanti agli occhi, nauseato dall’odore emanato dai liquidi che il corpo morto di Seth stava ancora rilasciando e, secondo me, anche spaventato dalla inevitabile retrocessione per aver accusato così apertamente Sky, annuì lentamente con la testa, pallido tanto quanto il morto.

“Sì, lei ha ragione. Sono i lycan che uccidono così.”

Mi girai scioccata, ero contenta perché Sky era stato scagionato senza alcun problema, ma non riuscivo a non essere sbalordita. Non è vero che i lycan uccidono così. erano istintivi, per niente elegati, un tripudio di semplice forza fisica pria di tecnica, ma si nutrivano di ciò che uccidevano. Non cacciavano per divertimento loro, se fossero stati loro sarebbero rimaste le ossa Seth, invece era intero, a parte le ferite; e poi, lo avevano dimostrato ampiamente, non sono stupidi i licantropi, lo avrebbero seppellito il povero negromante. Mi trattenei dal parlare, per ora andava bene così; la cosa importante era che Sky fosse lasciato in pace. I problemi dei clan dei licantropi non erano fatti miei.

 

Caffy: e pensare che ero praticamente convintissima che Omari avrebbe ottenuto più successo di Sky. Comunque vedrai ora, ci saranno grossi motivi in più per odiarlo definitivamente. Grazie per la recensione.

Kabubi: ok dovrò fare uno sforzo inumano per non saltare subito all’ultimo argomento di questa risposta, che se non stò attenta c’è il caso che diventi gigantesca. Allora partiamo dall’inizio. Innanzi tutto mi dispiace averti fatta morire il tuo alleato, ma era necessario te lo assicuro! E poi hai visto? Vitani prende la parte dei lycan, anche se al momento non se ne preoccupa troppo ma lo farà! Tra Vitani e Omari come viene chiarito in questo capitolo non è che le cose si siano tanto sistemate…come andrà a finire? Bè leggere, leggere, leggere! E ora arriviamo all’ultimo argomento! Argh! Ti piace “Il gladiatore”? io ne vado matta, lo so praticamente a memoria. E’ in assoluto il mio film preferito! Ok ora la smetto di scriverti altrimenti parto per la tangente e non mi fermo più! Grazie ancora delle recensioni! XD

Roby88: sì è vero Seth è alquanto antipatico(tranquilla ti passo tutti i termini che vuoi), invece per Vitani e Omari, mi sa che sono ancora in crisi però ho fatto di tutto perché alla fine la crisi sia utile per una bella scena. So di non essere stata molto chiara, ma più di così non posso dirti, altrimenti che sorpresa è? Grazie dei complimenti, baci baci.

Lithia del sud: bè a quanto pare qualcuno ti ha ascoltata! Seth effettivamente è stato maciullato. Però ho notato che ha riscontrato un ottimo successo lo spezzone raccontato da Sky, bè mi sembrava molto carina come cosa ed era l’unico modo per raccontarla, anche perché Vitani non era lì. Comunque grazie mille e bacionissimi!

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Capitolo 15
*** XV° CAPITOLO ***


Nuova pagina 1

 

XV° CAPITOLO

 

I funerali sono tristi per definizione, ma quello che fu celebrato in onore di Seth Gami lo fu in particolar modo, per il semplice motivo che parteciparono pochissimi persone. Dalla mia posizione non potevo vedere in viso la madre di Seth, ma ne sentivo i singhiozzi. Penso che non si può nemmeno immaginare i sentimenti di una madre vestita a lutto per il proprio bambino. Il signor Gami era impassibile, l’unica cosa che faceva era tenere stretta a sé la consorte, dandole un sostegno morale, ma anche fisico nei momenti in cui, alla povera donna mancavano le forze.

Non immaginavo che i negromanti piangessero ai funerali, fu mamma Montreal a spiegarmi che la loro era stata una delle razze più forti al mondo. Con i loro poteri erano in grado di creare eserciti interi di anime al loro servizio, ma proprio per la loro potenzialità il governo mondiale aveva limitato il loro campo d’azione, con il risultato inevitabile della perdita di alcuni talenti. I negromanti odierni sono capaci, sì e no, di richiamare dall’al di là un’anima tranquilla; una agitata e violenta non riuscirebbero a controllarla. In ogni caso il richiamo è inutile dato che non la maggior parte degli individui di questa razza non hanno la capacità comunicare con gli spiriti.

Poi ovviamente, esistono ancora le punte di diamante, come era Seth, capaci di farsi ubbidire da un’anima priva di conti in sospeso, come quella che aveva utilizzato per pedinarmi il giorno del suo diciassettesimo compleanno, l’anno prima. Ma nonostante avessero un figlio discretamente forte, i coniugi Gami non lo erano affatto. Per questo piangevano, non avrebbero mai più potuto parlare con Seth.

A scopi investigativi esisteva un gruppo di negromanti, nelle cui vene resistevano i i segreti dei loro potenti antenati. Una volta, quando ancora stavamo insieme Seth mi disse che i suoi genitori lo avevano sottoposto ad un esame per vedere se, per caso, non fosse abbastanza potente da entrare in questa specie di sètta. Lui fallì il test con sommo dispiacere dei Gami, ma la contrario lui si sentiva molto sollevato. Questi pochi e rari negromanti sono venerati e temuti, ma un prezzo decisamente alto. Questi poveracci vengono tenuti sotto controllo costante tutto il giorno, senza mai poter uscire dai collegi in cui vivono, a meno che non abbiano un regolare permesso difficilissimo da ottenere. I monaci più giovani, per un po’, continuano a cercare di mantenere un contatto con la vita sociale che avevo prima, ma ben presto si stancano e vi rinunciano, accettando di pagare il prezzo della loro potenza.  I G.E.N., così vengono chiamati. Erano le iniziali del fondatore di questo ordine: un russo di nome Grigorij Efimovich Novykh, un tipico un po’ fanatico secondo l’opinione di Seth.

I GEN sarebbero riusciti a chiamare in dietro Seth e permettere alla sua famiglia di dargli un ultimo saluto, ma questo, da solo, non era un motivo sufficiente. Sarebbe stato diverso se l’assassino fosse ancora ignoto, e per me lo era, ma tutta la città era sicura che a provocare la morte di Seth Gami fossero stati i licantropi. Ridicolo, ma vero. Seth era uno de tanti nomi che riempivano le liste dell’anagrafe, nessuno lo conosceva. La prova era che, al funerale, c’eravamo, oltre alla sua famiglia, solo io, Sky, mamma e papà Montreal, Romir e Bellatrix, che avevo costretto a viva forza. Ma allo stesso tempo, e qui c’era la vera comicità per non dire stupidità delle persone, tutti erano disposti a giurare di essere infinitamente infelici per la brutta fine di Seth se questo serviva ad accusare i lycan.

Ci riuscirono. I lycan, secondo l’opinione pubblica, erano i responsabili della morte del ragazzo di cui pochi conoscevano il nome. La fortuna del lupacchiotti fu la mancanza di prove che portasse la polizia ad accusare un singolo esemplare; nessuno, quindi, venne incarcerato, o per meglio dire, nessuno finì in prigione, perché in fin dei conti vennero rinchiusi ugualmente. La loro prigione fu la foresta, anche gli esemplari che avevano dimostrato di sapersi controllare, furono costretti a far ritorno ai loro alberi dai quali erano riusciti ad uscire con molta fatica. Complimenti ispettore, incantatore dei miei stivali, in un secondo aveva rovinato interi anni di convivenza semi-pacifica; persino noi, con le nostre scorribande non eravamo riusciti a fare così tanto casino.

Era questo l’argomento di discussione nel pomeriggio dopo il funerale, giorno dell’antivigilia.

“Insomma tu pensi che non sia stato un lycan” disse Romir, in tono d’accusa.

“OH, Romir pensa! Io non sono una fan dei lycan, ma loro non uccidono così. Non è sato un lycan, punto e basta, non sono io che lo penso, è così!” risposi offesa dal tono con cui mi parlava il guerriero della terra.

“Guarda che lo so anche io, ma scusa ci abbiamo solo guadagnato da questa storia. Ora la città è pulita da quella feccia puzzolente.”

“Ma che sei stronzo?!” ero scandalizzata dalla mancanza di sensibilità di quel ragazzo. “Primo nemmeno i licantropi si meritano di pagare una colpa che non è loro. Secondo Seth si merita giustizia.”

“Seth si merita giustizia?”ripeté qualcuno alle mia spalle. Quando mi girai, vidi Omai appoggiato allo stipite della porta con una spalla, mi stava guardando con aria severa. Lui aveva deciso di non partecipare ai funerali per ovvi motivi, e io non avevo insistito perché ci seguisse, non volevo litigare e non lo volevo nemmeno in quel momento, ma non potevo permettergli di farmi cambiare idea su una cosa simile.

“Sì, mi sembra ovvio” sbruffai, pregando dentro di me, perché il presentimento che mi stava torturando lo stomaco rimanesse tale e non si tramutasse in realtà. Fui sfortunata. Omari alzò un sopraciglio, rimanendo impassibile sulla porta del salotto.

“Omari no. Non oggi…”

“No? No cosa?” mi domandò con voce sempre più alterata ad ogni soffio che emanava.

“Argh!” urlai scattando in piedi e con rapide e lunghe falciate lo raggiunsi, fronteggiandolo a braccia conserte. Ci guardammo in cagnesco, fino a quando non mi accorsi di una punta di senso di colpa nei suoi occhi. Se ne accorse perché abbassò lo sguardo, prima che io potessi veder qualche cosa di più. Si guardò le scarpe da ginnastica, ma rialzò il viso subito dopo, questa volta con le pupille piene di quel qualcosa che avevo appena scorto prima. Un brivido mi percorse la schiena.

“Omari?” lo chiamai incerta.

“Hai vistola coreografia che ha montato la mia insegnante” mi disse spostando continuamente lo sguardo dal mio volto alle sue scarpe. Annuii, incapace di emettere alcun tipo di suono. “Ecco la vuole portare alla gara di gennaio ma, lo hai visto anche tu, ci mancava qualche cosa e…bè abbiamo trovato il finale.”

Sinceramente non capivo, ero contenta. Omari ci teneva a quella gara, non aveva senso che si sentisse in colpa per la conclusione che la sua insegnante aveva trovato.

“E quindi?” chiesi , unendo le sopraciglia in un’espressione interrogativa.

“Devo baciare Zira, l’ultimo otto.”

A quel nome mi irrigidii, e non fui l’unica. Zira era una guerriera della terra, nonché ex fidanzata ufficiale di Romir, prima che si mettesse insieme a Bellatrix. Fu proprio lei a cambiare espressione insieme a me, non si era scordata dei primi mesi di fidanzamento in cui aveva dovuto passare le pene dell’inferno, grazie a quella bagarospa, che non aveva l’intenzione di mollare l’osso. Romir era molto più attratto dalla sua simile e, all’epoca, non sopportava l’idea di essere obbligato a stare con un’altra ragazza. Fortunatamente per quella coppia, ben presto fu ovvio a Zira che non aveva possibilità di competere contro il volere della famiglia Art. A Bella , però, non era mai andata giù questa faccenda, di fatto Ro non aveva scelto né una né l’altra ragazza. Per questo motivo Bella non sopportava che si parlasse di Zira. Vedendola irritata, Romir, fece una delle poche cose intelligenti in vita sua, la confortò stringendole la mano e scoccandole un bacio con cui chiarì quanto le cose fossero cambiate.

Io non potevo dirmi altrettanto sicura. Zira era stata una vecchia fissa di Omari, che non era mai riuscito a conquistare, il che la rendeva ancora più pericolosa per me.

“E tu?”

“Non l’ho baciata, ancora non ci siamo allenati. Mi hanno solo avvisato.”

“Va bene, ma ora cosa vuoi fare?” gli chiesi confusa, era come se mi stesse proponendo un problema di cui non conoscevo i fondamentali, che cosa voleva da me? Poi tutt’ad un tratto la risposta mi fu chiara, quasi tangibile. “Mi stai chiedendo il permesso.” Non era una domanda, non ce n’ era bisogno.

“Vattene!” gli ordinai.

“No aspetta. Dimmi cosa devo fare e lo farò.” Mentre mi pregava mi prese il viso tra le mani, obbligandomi a guardare la sua espressione. Aveva paura, paura di perdermi, di allontanarsi soprattutto ora che era arrabbiato con me. Leggevo disperazione, ero certa che se gli avessi detto di rifiutare lo avrebbe fatto, ma poi come potevo essere sicura di lui. Tutte le volte che fosse andato ad allenarsi se la sarebbe ritrovata davanti, con il dubbio sempre in testa di chi avrebbe preferito. Anche io mi ricordai i pomeriggi passati in camera di Bella, a consolarla mentre impregnava il cuscino di lacrime. Non volevo stare male come lo era stata lei.

“Fai come ti pare, non è giusto che tu mi chieda il permesso di tradirmi!” gli risposi alla fine cattiva, strappandogli dalle mani la mia faccia.

Lo avevo ferito, sperava di essere salvato, era venuto a casa mia per questo e io non lo avevo aiutato proprio per niente. Anche lui si incattivì, cominciando ad urlarmi contro parole di fuoco:
”Perché Vitani, fai e dici sempre le cose sbagliate? Perché prima non sei riuscita a trattenerti dal dire che Seth merita giustizia? Perché ora non lotti per me?”

Non resistetti, avevo passato un mese, anzi qualche cosa di più, a sopportarlo, ma ora aveva raggiunto il culmine e seguendo l’istinto gli tirai un calcio sul fianco. Non so se volessi fargli male, perché in quel momento non ero in me; comunque, un po’ per la forza che impiegai un po’ perché non se l’aspettava, Omari si ritrovò faccia a terra. Ero nei guai, lo avevo umiliato e questo non andava bene. Era ok avere un’amica umana, si poteva sopportare avere anche la morosa umana, ma una fenice non poteva essere atterrato da un’umana, ero pur sempre una razza inferiore. Quando O si rialzò era furioso, per un attimo temetti che mi avrebbe colpito e che non sarebbe stato piacevole, ma non lo fece. Alzò lo sguardo, dietro alle mie spalle. Forse Sky si era alzato, pronto per cacciare da casa sua il suo migliore amico, di nuovo; rinunciando alla sua amicizia, di nuovo; per causa mia, di nuovo. O sorrise rifissando i suoi occhi su di me.

“Fai e dici sempre le cose sbagliate!” detto questo se ne andò.

 

Passai un pomeriggio bestiale. Sapevo che quel giorno Omari aveva l’allenamento e questo significava che avrebbe visto Zira. Gli avevo praticamente dato quello che voleva: il permesso di baciarla. Se fosse stato un periodo normale mi sarei solo ingelosita, ma eravamo in crisi e sarebbe stato fin troppo facile per Omari provare qualche cosa durante quel bacio.

Non fui di molta compagnia per gli altri, ma capirono e continuarono a parlare tra loro, lasciando che decidessi quando introdurmi nella conversazione autonomamente. Solo verso sera mi chiesero se volevo rimanere sola cambiando il programma che era quello di mangiare la pizza e passare insieme la serata tra chiacchiere e qualche bel film. Li tranquillizzai cercando di essere più espansiva di quanto mi era riuscito prima. Ci facemmo portare la pizza in casa e ogni boccone era per me una pausa gradita dallo sforzo che facevo per non correre in camera mia, ma anche la cena finì alla svelta e con mio rammarico sia Sky che Romir non diedero segno di voler vedere un film, preferivano parlare, bè se non altro avevano creduto che stessi bene. Solo Bella mi lanciava ogni tanto sguardi ansiosi, senza lasciarsi ingannare dai miei sorrisi finti.

Quando finirono le bottiglie, mi offrii (con troppo entusiasmo a dire il vero) di andarle a prendere in cucina. Ci misi molto tempo, impiegando per ogni movimento svariati secondi, come se fossi in un film e qualcuno stesse mandando la pellicola al rallentatore. Vista dall’esterno dovevo sembrare molto buffa e goffa. Comunque sia, riuscii a prendere fiato, ma mi concessi qualche attimo prima di rientrare nel salotto, giusto il tempo per risistemarmi il sorriso di circostanza.

Ad aspettarmi c’era una sorpresa, gradita o sgradita che fosse non lo sapevo ancora. Sky, Bella e Ro erano a testa bassa, intenti a guardarsi le mani, silenziosi come non lo erano mai stati. Inizialmente avevo visto solo il trio, ma sapevo che c’era anche il quarto nella stanza. A stare con i mostri un po’ sensitiva lo ero diventata. Non lo cercai, ma mi diressi verso il tavolino concentrando lo sguardo sulla superficie di esso, non volevo che le bottiglie mi cadessero, nel caso avessi visto quello che volevo…o al contrario quello che non volevo. Appoggiai le bottiglie e finalmente guardai il caminetto, dove appunto trovai il mio fuoco.

“L’ho baciata.”

Le gambe cominciarono a tremarmi, chiusi le palpebre nel tentativo di bloccare le lacrime che stavano salendo pericolose. Non funzionò, sentì una lacrima prepotente che mi scese lungo la guancia. Nel tentativo di fermare le sue sorelline mi morsi il labbro inferiore. Mi girava la testa, così mi sedetti sulla poltrona.

“Però non lo rifarò mai più” aggiunse deciso, avvicinandosi di un paio di passi a me.

Riaprii le palpebre, incuriosita.

“Baciandola mi sono reso conto che potrei rifarlo all’infinito, perché non mi emoziona per niente. Cioè io non avrei problemi a baciarla voglio vincere quella gara e tu lo sai bene quanto lo desideri, ma mentre la stringevo non potevo fare a meno di pensare a quanto male ti avrei fatto. E non voglio, non posso, è come fare male a me.”

“E la coreografia?” chiesi schiarendomi la voce, per renderla il più possibile chiara.

“La mia insegnante si inventerà qualche cos’altro, non è un problema mio.

Era bello sentirlo parlare così, con quella voce in pensiero per me, ma la mia, diciamo anima, diciamo cuore, e forse anche la testa aveva bisogno di un’altra certezza, il problema era che non capivo quale fosse e per questo non potevo chiederla.

“Vitani non sono obbligato a non baciare quella Zira perché ho paura di rovinare la nostra coppia, ho paura di farti del male.”

Ecco esatto era quello che volevo sentirmi dire: non era obbligato a non scegliere lei, lui voleva stare con me. Come per incanto mi si snebbiò la testa, con una breve rincorsa spiccai un piccolo salto, lasciando che Omari mi prendesse al volo. Lo ringraziai baciandolo con tutta la passione che ero in grado di trasmettergli. Sempre senza staccarci, né congedarci dai nostri amici, Omari mi portò in camera mia dove ci chiudemmo a chiave. Fu come la prima volta, un amore urgente, gesti urgenti, le mie mani non riuscivano a stancarsi di percorrere i muscoli della sua schiena, del suo collo, delle spalle; la sua bocca non si saziava, doveva gustare ogni singola cellula del mio corpo. L’unica differenza dalla volta della grotta era che in quel momento eravamo più in sintonia. Mi ero sbagliata, gli anni di amicizia non avevano portato a tutto, a molto forse, ma ora era tempo di lasciar fare all’amore tutto il resto.

Quando stanco appoggiò la testa nell’incavo tra la mia spalla e la testa, annusando i miei capelli spettinati e dando ancora qualche bacio sulla pelle salata, mi disse all’orecchio:

“Vuoi sapere un segreto?”

“Mmmh” risposi abbracciandoli la testa.

“Mi sto innamorando di te…senza pretese.”

 

Roby88: bene, spero che con questo capitolo si riesca a entrare un po’ di più nell’ottica dei negromanti, non sono esserini molto ben trattati. L’unica cosa che posso aggiungere è che la morte di Seth non sarà inutile… però non aggiungo nulla di più, per ora bacionissimi.

Kabubi: mi dispiace deluderti, ma dopo mesi di crisi si sono riappacificati i due piccioncini. Non avercela con me però…la storia l’avevo già scritta (anzi sono felice di comunicare che almeno sul cartaceo ho finito “umana tra i mostri”), non è per fare un dispetto a te. Spero che ti piaccia ugualmente questo capitolo. Bè fammi sapere. Per quanto riguarda gli hunter è vero mi sono ispirata al gioco, più che altro mi sono ispirata su delle fan art di “World of Warcraft”. Mi erano piaciuti un sacco soprattutto quelle orecchie ablunghe…mi veniva voglia dargli dei cricchi!!! Visto, comunque, che avevo bisogno di una razza adatta per fare i poliziotti mi sono venuti in mente e mi sono sembrati perfetti! Aspetto la tua prossima recensione sii clemente nonostante abbia rimesso insieme Omari e Vitani. No scherzo preferisco che mi dica quello che pensi.

Lithia del sud: mi dispiace ma non potrò risponderti in modo esaustivo. Diciamo che sarà verso gli ultimi capitoli che si saprà chi ha ucciso il nostro povero negromante! Per ora non posso dirti do più. Per quanto riguarda Vitani, no lei non ha nessun tipo di poteri. Bacioni bacioni.

Faerie: sono contenta che ti piacciano i personaggi. Effettivamente questa è la prima ff in cui non avevo la più pallida idea di come sarebbe andata a finire; e i personaggi iniziali che avevo in testa li ho lasciti liberi di crescere con il risultato che alcuni sono il contrario di come li avevo pensati. Comunque mi sembra che il risultato sia soddisfacente. E, tanto per fare un po’ di sondaggio, chi è il personaggio che ti piace di più o quello di meno? Spero che questa ff continui a piacerti!

_Matthew_: ciao, sono molto contenta che ti siano piaciuti i capitoli precedenti, spero che i prossimi siano allo stesso livello. Sky, a quanto pare, è il personaggio che ha ottenuto il maggior successo e pensare che all’inizio nessuno aveva una gran opinione di lui, dato il periodo di pazzia adolescenziale. Per gli interrogativi che non hanno ancora una risposta…bè spero che alla fine tutto abbia una spiegazione, però se hai delle curiosità chiedi pure; prometto che, a eccezione che la mia risposta non rovini il finale, cercherò di essere il più esaustiva possibile. Bye, bye.

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Capitolo 16
*** XVI° CAPITOLO ***


Nuova pagina 1

XVI° CAPITOLO

 

Quanto fu grande la dimostrazione d’amore di Omari, mi fu chiaro solo il mese successivo, quando lui e il suo gruppo arrivarono secondi alla famosa gara. Non erano male ma sarebbero quasi sicuramente arrivati primi se Omari non si fosse rifiutato di baciare Zira. Tutta la coreografia era basata sulle emozioni, trasportava letteralmente lo spettatore facendogli vivere la situazione che i ballerini avevano inscenato. Era fantastica, l’insegnante di Omari era un vero e proprio portento, ma il finale troppo semplice e banale rovinò l’atmosfera.

Quando vidi Omari dopo le premiazioni sembrava soddisfatto e, infondo, non aveva motivi per non esserlo. Aveva ballato divinamente, come era suo solito fare, per questo era orgoglioso di sé steso, e anche io lo ero. La sua faccia felice, però, mi fece sentire ancora di più in colpa. Io, Sky, Romir e Bellatrix, eravamo seduti sulle tribune di ferro, quando il ballerino ci raggiunse. Sentivo il volto infuocato dal rossore, tenevo la testa bassa e le mani in mezzo alle ginocchia. Vedendo che ero l’unica a non essergli andato incontro per complimentarmi, venne lui da me. Mi alzò il mento con il suo indice per poi chiedermi:

“Che c’è? Non ti è piaciuto forse?” sorrideva, era troppo vanitoso per pensare seriamente che il problema fosse lui o come aveva ballato.

Scossi energicamente la testa, rimanendo sempre muta. Mi vergognavo troppo per parlare, ma lui non smetteva di puntarmi con quei suoi occhi scuri come la notte. Fui costretta a cedere.

“E’ colpa mia se siete arrivati secondi” dissi finalmente, sfuggendo al suo dito e ritornando ad abbassare la testa.

Passo qualche attimo di silenzio, poi sentii un risolino che mano a mano diventava sempre più forte, fino a quando non proruppe in qualcosa di molto più fragoroso. Alzai le pupille, guardando, attraverso il ciuffo biondo, il mio moroso che si stava prendendo gioco di me. In colpa sì, ma non per questo gli avrei dato il permesso di prendermi per i fondelli così apertamente.

“Cosa?” chiesi acida.

“Ah Vitani, quanto si vede che capisci poco dell’hip-hop.” Stava cominciando a tirasela; lo faceva sempre quando l’argomento di una discussione era il ballo. “Non si può non far vincere un gruppo solo per un finale osceno. Soprattutto se è stato il migliore. No, la verità è che Zira è sempre stata fuori tempo. Era praticamente ingestibile.”

“Davvero? Io non me ne sono accorta.” Ero visibilmente poco convinta della spiegazione.

“Questo perché non ne capisci niente, mentre i giudici sì.”

Non sapevo come risponderli a tono, però non volevo nemmeno dargliela vinta, così gli feci la linguaccia. Evidentemente interpretò male il mio gesto dato che mi si avvicinò ancora di più, accogliendo nella sua bocca la mia lingua.

“Hai tu ed io abbiamo qualche cosa da fare oggi” mi disse, staccandosi e strizzandomi l’occhio.

Già, già. Poco più di una settimana dopo il mio Sky compiva i suoi diciannove anni e il problema era che non avevo la più pallida idea di cosa regalare ad un ragazzo che aveva praticamente tutto. Ora che mi aveva ricordato dell’impegno urgente, scattai in piedi, accantonando la vergogna e i sensi di colpa. Salutammo gli altri e, con una scusa banale, facemmo per allontanarci, quando mio fratello, che aveva annusato odore di regalo, propose di andare a fare un giro tutti insieme. Accidenti a lui, io proprio non sono brava ad inventarmi le cose sul momento. Per raccontare una bugia, per quanto piccola, ho bisogno di mesi di preparazione. Per fortuna Omari aveva più presenza di spirito di me.

“Ok Sky, però noi avevamo intenzione di andare alla grotta.”

“Non ci credo tu odi l’acqua” rispose Sky, con la sua espressione spavalda immutata.

“Sì ma adoro fare l’amore con tua sorella. Vuoi assistere per capire il perché?”

Il suo tono era a dir poco convincente, ma per dare il colpo di grazia a quel saputone di Sky era necessario qualche cosa di più. Omari si mise alle mie spalle attaccando il suo corpo al mio; con una mano mi spostò i capelli, scoprendo un lato del collo baciandolo, mentre l’altra mano, sotto al maglione mi accarezzava il ventre salendo sempre più su.

“Argh, ok, ok. Ti prego non davanti ai miei occhi” urlò Sky coprendosi la vista con le mani.

“Mmmh, non sai cosa ti perdi” mugugnò. In quel momento non sapevo se stava continuando con la sceneggiata o se, per caso, non si era lasciato prendere la mano. In entrambi i casi la cosa non mi dispiaceva e, al contrario, stavo pensando se ci sarebbe potuto rimanere un po’ di tempo anche per quello.

“Ti svuoto se non la pianti” ringhiò Sky.

Sentii le labbra di Omari stiracchiarsi in un sorriso e staccarsi dalla pelle; peccato stava solo facendo la commedia. Ci mettemmo tutti quanti a ridere dell’espressione di mio fratello: un misto tra il disgustato e il divertito. Ci stavamo ancora sbellicando quando arrivò una persona sgradita. Zira, decisamente molto incavolata, mi si parò davanti in tutta la sua altezza che superava la mia, i muscoli del corpo tesi e una luce famelica negli occhi di ghiaccio.

“Avremmo potuto vincere se tu non ti fossi messa a fare la fidanzatina gelosa.”

“Che cos’è che ti rode? Essere arrivata seconda nella gara o nella lista delle preferenze di un ragazzo?”

“Come scusa?” sibilò, avvicinandosi di un passo e guardandomi dall’alto al basso.

“Io non lo voglio questa sottospecie di animale.”

“Questa sottospecie di animale intanto, non ti ha voluto. Ha preferito me a te! E poi lo sappiamo tutti che qui c’è qualcuno che volevi e ti ha scaricata come un bagaglio inutile.”

Zira si girò verso Romir, che guardava la scena divertito (è sempre stato un po’ strano quel ragazzo). Ritornando a girarsi verso di me, la guerriera della terra puntò quella del cielo con il pollice.

“Romir non si sarebbe mai messo di sua iniziativa con una fifona come lei, una che si protegge stando nelle retrovie con la scusa di dover usare le sue inutili freccettine, mentre veri guerrieri si fanno il culo in prima linea.”

Ecco, c’era una cosa solo che i Thirona proprio non possono sopportare. Un cosa che, da elefanti guerrieri quali sono, li fa diventare più volgari dei guerrieri della terra. Questa era esattamente la diffamazione che Zira aveva appena rivolto a Bellatrix. Può sembrare vero che quelli che usano le armi da lancio sono fifoni perché non possono stare in campo; ma i guerrieri della terra sono troppo orgogliosi per ammettere che non sono di certo le armi che usano a coprire loro le spalle quando, in battaglia, possono essere attaccati anche di schiena. Proprio in questo modo gli Art e i Thirona si erano conosciuti: combattendo insieme e salvando uno la pelle dell’altro.

“Queste freccette, come le chiami tu, ti aprono il tuo bel culo” la fulminò Bella, estraendo una freccia dalla sua faretra e, puntandogliela contro:

“Perché non ci provi?” la sfidò Zira.

“Bene, dopo di te.”

Rimasi sbalordita, non mi aspettavo la sua reazione così immediata e istintiva. Però quella Zira gliene aveva fatte passare davvero troppe, era giunto il momento di chiarire chi delle due era la migliore. A dire il vero, però, ero anche molto preoccupata; Zira era un’avversaria temibile, molto forte ed esperta. Aveva già combattuto molte volte, e non per gioco come facevamo noi. La sua famiglia, gli Iceen, venivano spesso chiamati quando c’era da sedare qualche rivolta. Nonostante avesse un comportamento tirannico, Zira non si dava delle arie per niente, lei ci sapeva fare.

Se tutto ciò non era abbastanza, c’è da aggiungere che quel gennaio, Bella era sotto la guida di Urano, e questo significava frecce di ghiaccio. Nonostante fossero più complesse di quelle di Marte, non potevano avere un grande effetto su Zira, dato che il suo elemento favorito era quello. Ad un guerriero diverso, una freccia di Urano avrebbe provocato oltre alla ferita, anche un’ ustione da freddo; questo compensava la precisione più bassa di Bella quando usava quest’arco. Anche sfiorare l’avversario sarebbe stato dannoso per lui, ma tutto questo non a Zira. Bella partiva svantaggiata, ma sul suo volto c’era una determinazione tale che era impossibile non sperare. Pregavo solo che sapesse cosa stava facendo.

Seguimmo le due guerriere fuori dall’edificio, erano diventate silenziose ora. Non c’era più spazio per le rivendicazioni e le minacce, l’unica cosa che avevano in testa era la concentrazione. Non pensavano più a quanto l’altra fosse debole, vigliacca, stronza o qualsiasi cosa si erano dette prima, i guerrieri erano fatti così. cambiavano anche loro quando c’era da tirare fuori le armi, magari la loro trasformazione non è così evidente non essendo esterna, ma lo spirito è diverso da prima. Fisicamente non ero molto diversa da tutti i ragazzi che mi circondavano, io però non cambiavo mai, ero sempre la stessa piccola umana; mentre i miei amici diventavano più forti io restavo indietro ad aspettare il loro ritorno.

Zira e Bellatrix si posizionarono ai lati opposti del cortile del palazzetto dove si era esibito il gruppo di Omari. Dalle tasche dei pantaloni, di una grandezza spropositata, Zira estrasse le sue Klinge Aus Eis, un paio di lame con il manico come i manganelli che, solo a guardarle, mi trasmettevano freddo. Le fece roteare per un po’, lasciandomi a bocca aperta con le figure che fu capace di fare. Dopo essersi riscaldata, Zira fermò le due lame lungo le braccia, con la punta rivolta verso sé stessa; si mise in posizione divaricando le gambe e piegando le ginocchia, portò il braccio destro davanti al viso, mentre quello sinistro copriva il fianco e il ventre. Però, mica male davvero. Non era per niente stupida, nonostante si considerasse migliore di Bella, sapeva che, dalla posizione in cui si trovava non avrebbe potuto fare niente, al contrario la guerriera del cielo avrebbe cominciato a scoccare le sue frecce.

Per niente impressionata dal riscaldamento di Zira, Bella si sfilò l’arco, controllando e sistemando meglio la faretra dietro la spalla destra. Impugnando saldamente tra le dita della mano sinistra l’arma, fatta di metallo gelido, bianco come l’arco di Marte ornato con ghirigori argentati; la corda sottile era tagliente e, per evitare di ferirsi, Bella si era dovuta infilare un guanto nella mano destra, lungo fino al gomito, fatto di un tessuto dello stesso colore dell’arco, con gli stessi disegni argento brillante.

Nello stesso momento in cui Zira si era posizionata, Bellatrix sfilò la prima freccia incoccandola. In quella posa, le due guerriere, erano a dir poco bellissime, alte e perfette nelle posizioni iniziali che loro conoscevano fin troppo bene. Zira sembrava un felino, con i muscoli contratti e la pelle d’oca per l’eccitazione; non mi sarei stupita se avesse cominciato a leccarsi le labbra. Bellatrx, invece, con i muscoli delle braccia ingrossati, le gambe tese e divaricate, la schiena diritta, la testa alta, sembrava la reincarnazione di una dea. Ora che ci pensavo, mi ricordai che sua sorella portava il nome di una dea del mondo classico. Diana, la dea della caccia e se la memoria non mi ingannava era anche la divinità della luna. Bellatrix, invece, era il nome di una costellazione, e quasi sicuramente aveva un significato anche quello. I signori Thirona saranno anche guerrieri, ma erano molto romantici, e i nomi che avevano dato alle loro figlie ne era certamente una prova.

La lotta cominciò quando Bella scoccò la prima freccia, l’avrebbe colpito se Zira non si fosse prontamente spostata, ma non in un punto che avrebbe assicurato la vittoria all’arciera. Imprecai mentalmente contro Urano, maledicendo che quella contesa non era nata a ottobre, quando era Marte a scoccare le frecce insieme alla mia amica. Mi accorsi che ero rimasta indietro, troppo occupata a pensare a dei se e dei ma, in quel momento completamente inutili. Riconcentrandomi, mi accorsi ben presto che Zira si stava avvicinando pericolosamente, con un ghigno di vittoria già dipinto sul volto. Era veloce, molto veloce. Scartava continuamente evitando, in questo modo, di farsi cogliere impreparata da una freccia di Bella, cosa  che aveva fatto solo due volte. Zira era in netto vantaggio, sebbene fosse ancora troppo lontana per balzare in avanti e fare il suo primo attacco, forse quello decisivo. Era talmente veloce, in confronto a Bella, che tremavo per quest’ultima.

Un attimo, perché Bella non scoccava quella freccia? Non aveva senso. Va bene che non ne aveva a disposizione un numero infinito, e doveva prendere la mira con più calma, ma ora esagerava. Non era possibile, qualcosa non quadrava.

In poco più di trenta secondi Zira fu vicina a Bella e, finalmente, le si avventò contro spiccando un balzo, portò in dietro il braccio destro per infondergli più forza e colpì Bella con la sua Klinge. Urlai senza contegno, coprendomi gli occhi con le mani e cercando il petto di Omari per nascondermi. Il mio moro mi abbracciò con un braccio, assecondando la mia ricerca di protezione. Tesi le orecchie, affamata di notizie che non arrivavano. Non fare la codarda, bella non se lo merita. Mi rimproverai tra me e me. Lottai contro la mia volontà e mi rigirai, emanando un sospiro di sollievo appena mi accorsi che Zira non era riuscita a ferire in modo irreparabile la guerriera del cielo. Non avevo visto la dinamica dell’azione, ma la situazione attuale era statica e questo mi permise di valutarla.

Le due ragazze erano di nuovo lontane. Zira guardava Bella con occhi carichi di sorpresa e ira che facevano brillare ancora di più le sue pupille di ghiaccio. Bella, indifferente ai lampi che le lanciava l’avversaria, si tolse il guanto graffiato, scoprendo la ferita alla mano, facendo una cosa stranissima. Si sporcò l’indice con il suo stesso sangue e se lo portò alla fronte scoperta. Si tracciò due linee parallele verticali unendole con un terzo segmento, più lungo, al centro esatto delle prime due. Posò nuovamente il dito sulla metà della linea orizzontale scendendo, e creandone una quarta. Il tocco finale fu una specie di circonferenza unita con l’ultimo segno che aveva tracciato. La mia amica  sorrise mentre si leccava via il sangue dal dito; Zira ringhiò scattando in avanti una seconda volta. Bella impugnò l’arco da una punta, mentre con la mano ferita accarezzò la superficie, sporcando di sangue i disegni argentati facendola scivolare fino all’altra punta che prese con la mano sanguinante. Zira si buttò d’istinto contro Bella, sicurissima che questa volta non le avrebbe fatto solo un graffietto. L’arciera parò la Klinge sporca del suo sangue, buttandosi poi a terra di schiena e infilando la corda dietro il collo di Zira tirandosela dietro. Prima che la guerriera della terra, troppo sbalordita per fare qualche cosa, le finisse addosso, Bella le mise i piedi sul ventre liberandole il collo dalla corda tagliente e scagliandola dietro di sé.

Come un vero e proprio felino Zira, riuscì a girarsi in volo cadendo in piedi; dovette, però, sgranare gli occhi, quando con quelli vide che Bella nella posa iniziale, con l’arco teso e due frecce incoccate. In un attimo, la mancata ballerina, si ritrovò contro ad un albero, bloccata dalle due frecce di ghiaccio dell’avversaria, la quale si incamminò lentamente verso di la guerriera sconfitta.

“Sei seconda a me…in qualsiasi campo” disse Bellatrix, con una voce che non le apparteneva. Poi, con un gesto fulmineo, tagliò la guancia sinistra di Zira con la corda dell’arco; le si avvicinò dicendogli: “e questo perché tu possa ricordartelo sempre.”

 

_Matthew_: sono contenta che la storia ti abbia coinvolto, ma ancora di più che la parte finale dell’ultimo capitolo sia riuscita. Sai descrivere queste cose, un po’ romantiche, non è tanto facile per me, diciamo che non sono scene che sono abituata a vivere, perciò ho sempre paura di esagerare con lo “zucchero” o il contrario non riuscire a dare bene l’idea. Comunque se ti è piaciuta significa che ho fatto un buon lavoro. Grazie ancora per le recensioni. Ciao, ciao!

Niis: ma quanti complimenti! Bè grazie, fa sempre piacere sentirsi dire cose piacevoli sul proprio modo di scrivere (quindi mi raccomando non smettere J )! Per risponderti in modo pi serio: no non sei la prima che sperava che Vitani e Sky si innamorassero, e anche se hanno smesso di ipotizzarlo, secondo me molte lo sperano ancora. Chissà magari mi sono sbagliata e come coppia sarebbe stata più bella quella di Vitani/Sky, piuttosto di Vitani/Omari. A dire il vero il mio ballerino dalle treccine buffe non era nemmeno nella mia testa quando ho cominciato a pensare a questa ff, è nato un po’ dopo. Volano, bè magari avete ragione a non sopportarlo! Per ora baci, baci.

Faerie: Omari: “oh grazie, grazie tante. Qui mi odiano tutte L!” Scusa è stato un momento di pazzia! Comunque meno male che a qualcuno stà simpatico anche Omari, anche se è il secondo in graduatoria. Romir, poverino. Pensa che mi ha ispirato un personaggio che mi ha appassionato tantissimo (e non è difficile capire di chi si tratta) avevo programmato di dargli un ruolo più rilevante, ma alla fine mi è uscito così. poverone! Chissà magari un giorno farò una ff con lui come protagonista, tanto per riscattarlo un pochino, ora come ora, però, non c’è in antiere niente! Ciao, ciao

Kabubi: devi sapere che io ho un grande limite, mi è impossibile scrivere direttamente sul computer, io adoro scrivere sui quaderni. Al contrario quando sono sulla tastiera non mi vengono assolutamente uno straccio di idee. Per fortuna che le risposte alle recensioni riesco a farle in “diretta” altrimenti sai te ricopiare anche queste? Ah sono proprio poco normale. Per l’ultima frase che hai detto: sono quasi completamente sicura che alla fine qualcuno mi chiederà se mi sono fatta influenzare dalle vostre preferenze, inutile dire che non è così. Comunque a tempo debito darò le mie spiegazioni. Non è che mi importa poco delle vostre opinioni, semplicemente la mia testa non è governabile, non riesco a gestire l’ispirazione a comando. Al contrario, però, mi interessa mooooltissimo quello che pensate…giurin-giuretto! E poi lo sai, io adoro le tue recensioni!

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Capitolo 17
*** XVII° CAPITOLO ***


Nuova pagina 1

XVII° CAPITOLO

 

Bella girò le spalle alla guerriera Zira Iceen, che si era rapidamente afflosciata a terra incredula, una volta che la vincitrice l’aveva liberata dalle frecce che l’avevano inchiodata al tronco. Contenta e con il viso illuminato da un sorriso orgoglioso, con la testa alta e passo sicuro, Bellatrix si incammino verso di noi. Incapace di aspettarla, Romir la andò incontro correndo come un forsennato, quasi saltellando per la felicità. Raggiunta la sua morosa la circondò con le braccia, riempiendo l’aria con la sua risata più fragorosa, e dopo averla riempita di baci una, due, tre volte la prese in braccio, mettendole sotto i glutei i forti avambracci e sollevandola senza sforzo alcuno. In quella posa, Romir, impazzito, cominciò a correre portando in trionfo la sua fidanzata, per tutto il cortile senza nemmeno pensare all’ex, che li guardava con un’espressione indecifrabile.

Finalmente, dopo qualche minuto, Romir si decise a far scendere Bella che rideva e urlava insieme a lui. La fece scivolare lentamente stando attento alla faretra e all’arco di Urano che non gli rendevano l’operazione facile. Una volta che ritornarono faccia a faccia, Romir prese il volto di Bella e avvicinandosi con il suo le soffiò sulle labbra, prima di baciarla:

“sei la migliore. L’ho sempre saputo.”

“Bugiardo” sussurrai piano. Come tutti i guerrieri della terra, inizialmente Romir considerava inferiori quelli come i Thirona. Prima di mettersi insieme a Bella, Ro non era molto diverso da Zira; anzi nei miei confronti si comportava ancora da essere superiore: arrogante, strafottente, superbo…ma almeno su di me aveva anche ragione. Mi sentirono solo Omari che mi tappò la bocca con una mano, dandomi una pacca con l’altra; Sky, invece, si mise a ridere trovandosi d’accordo con me.

Staccai a fatica la mano di O dalle mie labbra, guardandolo con occhi di fuoco che non ottennero altro successo se non quello di ridere, facendo compagnia al suo migliore amico. A volte mi veniva da chiedermi se, per caso, non fossi un pagliaccio; perché in questo caso avrei capito un sacco di cose.

Quando la coppia dei guerrieri ci degnarono della loro presenza, potei fare i miei complimenti a Bella, ancora eccitata per l breve duello.

“Ma spiegami una cosa, a che serviva quel simbolo?” le chiesi indicandole la fronte.

Se ne era completamente dimenticata e mentre si lavava con l’acqua della bottiglietta di Romir mi rispose con noncuranza:

“Oh, a niente. Solo un po’ di scena.”

“Eh?”

“Vitani, a volte per vincere si deve sviare l’avversario. Zira pensava che con questo, richiamassi non so quali forze, ma la verità è che Urano mi ha dato quest’arma e non sarà disposto a darmi di più. Altrimenti lo pregherei come un dio, non ti pare?”

Mi stupii ancora una volta di quanti trucchetti usassero i guerrieri del cielo. Non si considerano invincibili e per vincere non si curano dell’orgoglio e quando ne hanno la possibilità barano senza farsi troppi probemi; a loro non interessa nulla se non il risultato. Da un certo punto di vista erano più furbi i Thirona, rispetto agli Art, ma per capirlo bastava guardare Bella e Romir.

“Va bene. grazie per il pomeriggio divertente, ma io e Vitani abbiamo da fare.” Salutò Omari circondandomi la vita con un braccio.

“ok. Qualsiasi cosa farete sappi Vitani che non ho cambiato idea. Se non sai cosa regalarmi per il mio compleanno, la cosa che voglio è che tu divenga come me.”

Sorrideva mentre mi parlava, ma lo sapevo bene quanto, in realtà, fosse serio. Non potevo rispondere per le rime, gli avrei svelato che io e Omari avevamo in programma di comprare il suo regalo. In un certo senso lo aveva detto proprio per questo motivo, perché sapeva che non gli avrei risposto, ma quello che non immaginava era che la mia impossibilità mi diede il tempo, sebbene forzato, di ragionare. Da quando Sky aveva recuperato il nume della ragione, si era riappacificato con Omari sempre di più, ogni giorno che passava, capendo che lui non era una minaccia. Non era riuscito a fare lo stesso con Volano. Non me lo aveva mai detto, ma sapevo bene che il vampiro vedeva mio fratello biologico come un usurpatore. Le sue paure non avevano un fondamento, ma era impossibile fargli cambiare idea, anche perché, su questo argomento, non si confidava con nessuno. Per questa sua paura era diventato ancora più insistente. Probabilmente pensava che se fossi stata più simile a lui non avrebbe più subito la concorrenza di Volano. Ora sapevo cosa fare e cosa regalargli: due piccioni con una fava.

“Lasciagli pensare quello che vuole” dissi a Omari che tentava di convincere Sky. “Abbiamo qualcosa di meglio da fare.” Cominciai ad allontanarmi, alzando un braccio in segno di saluto e con O che mi camminava a fianco.

“Cos’hai in mente?” mi chiese una volta lontani dall’udito di Sky.

“Gli regalo la mia umanità, solo che devo trovare l’oggetto giusto.”

“Cos’è che vuoi fare?” domandò stupita la fenice fermandosi di scatto, tirandomi indietro e obbligandomi a guardarlo negli occhi. Con un sospiro cercai la parole più adatte con cui farmi capire:

“Sky si sente minacciato da Volano. Penso che se diventassi come lui si metterebbe tranquillo.”

“E a te cosa dovrebbe fregare? Sono problemi suoi non tuoi!”

“No, sono anche miei. Se Flame stesse male non faresti di tutto per lei?”

“E’ diverso.”

“Non lo è affatto!” tagliai corto. Girai lo sguardo e venni attirata da un fiore che era cresciuto, coraggioso, sul ciglio della strada. “Non mi fraintendere. Non ho intenzione di rinunciare alla mia umanità. Fidati di me, è l’unica soluzione che ho trovato per fare contenti tutti.”

Omari non rispose, rimase in silenzio a guardarmi, come se fosse l’ultima volta che mi avrebbe vista. Mi preoccupai e gli chiesi:

“ma se mi sbagliassi, se Sky mi trasformasse, tu non vorresti più stare con me?”

la fenice ci pensò un po’.

“No ti vorrei ancora. Di questo puoi stare certa, ma so che per te significherebbe perdere te stessa. E questo no, non mi farebbe piacere per niente” mi rispose abbracciandomi forte e accarezzandomi i capelli.

“Grazie” sorrisi. “Ma fidati lo conosco, so che quando Sky ha il controllo della situazione è propenso a capire le ragioni degli altri, oltre che le proprie.”

“Mi fido. Facciamo come dici tu. Ora, però, dobbiamo trovare l’oggetto, ed è meglio se ci mettiamo all’opera.”

Sciogliemmo l’abbraccio e ricominciammo a camminare. Passammo davanti ad una miriade di negozi, alcuni più interessanti di altri, ma ogni volta che trovavo qualche cosa non mi convinceva a pieno e alla fine lasciavo perdere. Stavo cominciando a disperarmi, quando passammo davanti ad una gioielleria e Omari mi convinse che avremmo potuto trovarci qualche cosa. Il negozio era piccolo e stretto, sinceramente l’ambiente mi ispirava poco, guardandomi intorno non mi veniva nemmeno voglia di avvicinarmi ad una vetrina e cercare seriamente. Fu Omari a richiamare la mia attenzione su un ciondolo. Mi avvicinai al vetro e capii subito, senza che lui me lo indicasse, quale voleva farmi vedere.

Sembrava che nel cartoncino, al posto del prezzo, ci fosse il nome di Sky. Riuscii a immaginarmi facilmente mio fratello con quel gioiello al collo. Era una piccola spirale d’argento, con l’estremità esterna che saliva verso l’alto, dando al ciondolo una vaga idea di goccia d’acqua. Era semplice, la superficie non aveva ghirigori o simili, era liscia e perfetta. L’unica cosa che lo impreziosiva era il rubino, incastonato nell’estremità centrale della spirale. Non era una patacca oscenamente grande, al contrario, era molto piccolo, ma ugualmente brillante e bello. Mi ricordava tremendamente le pupille scarlatte di Sky e quello fu l’elemento che mi convinse definitivamente. Mi girai verso il proprietario del negozio e puntando la collana con l’indice dissi con convinzione:

“Quello!”

Quando uscimmo dal negozio, soddisfatti della nostra scelta, io e Omari ci dirigemmo verso casa Phoenix, per nascondere il pacchetto, protetto da sguardi indiscreti dalla sportina.

“Ciao Vitani” strillò contenta Flame.

Non avevo impiegato molto tempo a conquistare le grazie della sorellina minore di Omari. Molto più spesso di quanto lui avesse voluto, io e Flame ci coalizzavamo contro di lui per farlo impazzire, e quel giorno non andò diversamente. Omari stanco, ma solo per gioco, prese in braccio Flame per farle il solletico, mentre io gli saltai in groppa per liberare la mia piccola alleata. La lotta fu breve, si concluse con Omari che cercava, invano, di proteggersi dalle mie cucinate e da quelle di Flame che rideva divertita. Era furba e aveva un’adorazione infinita per suo fratello e, a parte quando era girata male, ubbidiva sempre quando lui le chiedeva di lasciarci soli. Quel giorno era girata bene.

Stremato Omari si sdraiò sul letto, con una mano sulla faccia e una appoggiata sul ventre che si alzava e abbassava ritmato. Sorrisi e, dopo aver messo la preziosa sportina dentro l’armadio, mi sdraiai sopra di lui senza considerare quanto potesse pesargli il mio corpo. Intrecciai le mani sul petto, appoggiandoci sopra il mento aspettando che si degnasse di prendermi in considerazione.

“Scusa, mi è venuto in mente solo ora che non ti ho chiesto il tuo parere per il ciondolo.”

“Ma dai Vitani; te l’ho fatto vedere io” mi ricordò ridendo.

“Oh lo so, è che non mi caghi. Sto solo cercando di fare conversazione.”

“Non ti cago? Vitani sei sicura che non ti sto cagando?” mi chiese, togliendo le dita dagli occhi e guardandomi. Solo in quel momento mi accorsi che l’altra mano si stava facendo un giretto lungo la mia schiena.

“Omari c’è Flame” lo sgridai, senza però scordarmi della pelle d’oca che avevo sentito davanti al palazzetto.

“Certe cose si fanno anche in silenzio” disse ridendo e girandosi.

In un attimo mi ritrovai con la testa sul cuscino morbido e il volto di Omari incastrato nell’incavo della spalla. Le sue labbra baciavano, i sui denti mordevano, la sua bocca succhiava e la sua lingua leccava. Come una droga, Omari mi fece perdere completamente il controllo e ben presto fui più malleabile della creta nelle mani di un vasaio esperto.

Quando tornai a casa con i segni indelebili sul collo, trovai ad aspettarmi Sky che ridendo mi stuzzicò:

“fai tante storie con me che ti darei un piccolo morsetto e ti lasci fare quello da Omari…sei proprio strana!”

Faerie: scusa sono un po’ tarda di comprendonio non ho capito se la scena del combattimento ti è piaciuta oppure no…comunque per Twins. Devi sapere che quella ff l’ho scritta in un momento in cui ero veramente a terra, sempre incazzata dalla mattina alla sera, più o meno con tutti; Twins è stato la mia scarica di thanatos (oddio si scrive così?). Non so se la finirò mai, ma penso che per non rovinarla devo scriverla solo nei periodi in cui non sto bene.

_Matthew_: sono contenta che la battaglia ti sia piaciuta anche perché non è stato facilissimo, non volevo che fosse troppo lunga, ma nemmeno eccessivamente corta e poi la cosa più importante si dovevo far capire che Zira non era  meno forte di Bella solo più spavalda. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, anche se non lascia con il fiato sospeso. Però, dai ci sono altre novità!!             

Kabubi: ok dai ammettilo sono carini quei due insieme. Non potrebbero vincere il premio della simpatia, ma questo riguarda tutti e due. Io voglio bene ai miei personaggi, ma sinceramente se li incontrassi per strada non ci parlerai molto volentieri. Comunque, come ti è sembrato, sinceramente, il combattimento? Ci tengo anche perché ci ho messo un po’ per scriverlo.

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Capitolo 18
*** XVIII CAPITOLO ***


Nuova pagina 1

XVIII CAPITOLO

 

La settimana che mi separava dal compleanno di Sky passò come un fulmine, esattamente con la stessa velocità con cui i giorni di quell’ultimo anno di liceo passavano, uno dopo l’altro, sempre più veloci e irrefrenabili. Da un certo punto di vista ero elettrizzata dall’idea che dopo un paio di mesi sarei uscita da quella scuola. Ero anche molto spaventata. Ero ben cosciente del fatto che la vita, al di fuori di quelle quattro mura, sarebbe stata più seria. Ogni giorno il liceo assumeva, ai miei occhi, le sembianze di una prigione, ma come dice il saggio: “si conosce quello che si lascia, ma non quello che si trova”. Fino ad ora avevo avuto la vita facile, nonostante tutto, ero stata cresciuta da una famiglia rinomata e grazie a questo non avevo mai dovuto proteggermi da razzismi vari; non mi ero mai dovuta vergognare della mia diversità. Non c’era ragione di pensare che mamma e papà Montreal, una volta presa la maturità, avrebbero deciso di abbandonarmi al mio destino; ma ci avrebbe pensato il tempo a obbligarmi a lasciare il comodo e sicuro nido.

Presto, quindi, arrivò il 18 gennaio. Sky era eccitatissimo, tanto che quando si svegliò non resistette alla tentazione di tirarmi giù dal letto, per offrirmi la colazione al bar. Mi trascinai, prima del dovuto, fuori dalle coperte e, dopo essermi lavata, pettinata e vestita, con mio fratello sempre in mezzo ai piedi che mi incitava a muovermi, uscii di casa assonnata e irritata. L’intera giornata ebbe lo stesso ritmo del mattino; Sky sembrava un bimbo che non aveva mai potuto festeggiare in modo dignitoso il suo compleanno ( cosa assolutamente non vera) e con una forza inesauribile e invidiabile, mi trascinò per tutta la città sapendo, che per quel giorno, la casa era tabù.

“Sei sicura di non voler andare da Omari?” mi chiese ad un certo punto mentre passeggiavamo, fianco a fianco, lungo il portico.

“No, e perché?” alzai le spalle “tanto o vedo questa sera.”

Anche se avessi voluto, comunque, non avrei comunque visto il mio bel ballerino nero quel pomeriggio, dato che insieme a Bellatrix e a Romir, si trovava a casa mia per aiutare la mamma ad addobbare la villa.

Tanto per passare il tempo andammo anche in riva al mare, preferendo una passeggiata sulla spiaggia, piuttosto che sederci su uno scoglio. Ci togliemmo le scarpe da ginnastica, facendo poi l’orlo ai jeans; i granellini di sabbia, freddi e bagnaticci, si appiccicavano sulla pelle nuda dei piedi, mentre quelli trasportati dal vento si impigliavano tra i capelli. Quel giorno c’era vento e anche il mare ne era influenzato, non solo i nostri vestiti che svolazzavano impazziti. Sembrava che i cavalloni schiumati avessero rubato tutta l’eccitazione del bel vampiro, che ora era calmo e sereno, con un bel sorriso stampato in volto. Accortosi di come lo stavo studiando, Sky si girò verso di me, togliendomi dal viso un ciuffo ribelle:

“adesso di che colore ho gli occhi?” chiese senza mutare espressione.

I vampiri sono come libri aperti, almeno da giovani, dato che il loro umore si ripercuote sul colore delle pupille. Lo osservai per un attimo:

“sono bronzei. Nei contorni sono addirittura tendenti all’arancione. Ci sono, però, ancora dei puntini piccoli, ma visibili, rosso fuoco.”

“Bè è normale. Oramai sono mesi che non tocco più sangue.”

“Astinenza: che cosa brutta” lo presi in giro.

“A proposito, hai deciso? Sarai tu la mia prima dose dopo tutto questo tempo?”

“E’ inutile che ci provi, non te lo dico cosa ti ho regalato” risposi, incrociando le braccia al petto.

“Uffi” si lamentò.

“Perché sei così insistente?”

“Fatti miei!” simpatico, vero, mio fratello?

“Come fatti tuoi?! Il collo è il mio”

“Il collo è tuo, ma le motivazioni sono mie!” sorrise quasi con dolcezza.

“E suppongo che tu non voglia dirmele…”

“…perspicace la ragazza.”

Sospirai, arrendendomi, tanto era, l’unica cosa da fare.

“Dai, torniamo a casa” dissi alla fine, prendendo Sky per una manica e tirandolo verso la strada.

 

Vedendo com’era tutta agghindata la villa, non mi stupii del tempo che la mamma aveva impiegato, aiutata dai miei amici. I colori predominanti erano i preferiti di Sky: il rosso scarlatto e il viola scuro. Il risultato era a dir poco macabro; invece di una casa assomigliava di più ad un mausoleo gigantesco, una specie di piramide moderna. Persino i bagni non erano stati risparmiati; entrando in quello del pianterreno, per poco, non mi stroncava un infarto a causa dell’atmosfera lugubre. Dopo essermi ripresa schiacciai l’interruttore, ma la luce non si accese, riprovai due o tre volte prima di rendermi conto che tutta la casa era illuminata solo da candele da morto o la massimo da torce, sparse in luoghi strategici. Maledissi mentalmente la mia vista limitata, imprecando a denti stretti contro mamma Montreal. Non ero veramente arrabbiata, infondo era il compleanno di Sky e la villa, per quella sera, era il suo regno.

La cena era a base di carne, per Sky meno cotta rispetto alla nostra, un po’ al sangue come piaceva a lui. Nonostante i colori, le ombre che scivolavano e si scuotevano ad ogni movimento delle torce o delle candele, la serata fu all’insegna della gaiezza e del divertimento. Molto interessato papà Montreal chiese i particolari del duello tra Zira e Bella, la quale, ben presto, lasciò che fosse Romir a raccontare, stanca di essere continuamente interrotta. Ascoltando le parole enfatiche del ragazzo mi stupii ancora una volta nel vedere quanto Ro fosse preso da Bella; ogni giorno che passava sembrava l’amasse sempre di più. Sorrisi, immersa nei miei pensieri; non mi accorsi del tempo che passava fino a quando l’indice di Omari non sfiorò il dorso della mia mano. Mi voltai verso di lui, che avvicinando la bocca al mio orecchio mi sussurrò:

“dagli il nostro regalo.” Mi strinse la mano, intrecciando le sue lunghe dita alle mie, per infondermi un po’ di forza, nel caso la mia scemasse.

Presi la sportina dalla spalliera e la allungai dall’altra parte del tavolo verso Sky che, famelico, allungò le mani, quasi con voracità, come se volesse divorare il regalo. Scartò il pacchetto…rimanendo visibilmente deluso dal contenuto.

“Cos’è, non ti piace?” lo stuzzicai.

“No è bello” borbottò, rigirandosi tra le mani il ciondolo d’argento e accarezzando il rubino incastonato, visibilmente affascinato da esso, nonostante tutto.

Speravo che fosse così, era necessario che gli piacesse, tutto quello che ero dipendeva da questo, ma non potevo far a meno di tramare: era evidente quanto Sky avrebbe preferito ricevere quello che aveva richiesto. Sforzandomi mi girai verso Omari, con cui mi ero messa d’accordo. Se volevo raggirare in una qualche maniera il mio furbissimo fratello avevo bisogno di tutto l’aiuto possibile.

“Eppure è quello che volevi” catturò l’attenzione del festeggiato. “Esattamente quello che avevi chiesto” continuò serio.

“Davvero?” chiese incuriosito Sky puntando gli occhi su Omari, per poi rivolgerli verso di me.

Un po’ per l’eccitazione della festa, un po’ per la curiosità per il regalo che, aveva capito, non era solo quello che appariva, il colore delle pupille del vampiro era cambiato. Erano di un rosso brillante, sembravano due rubini come quello incastonato nel ciondolo. Era magnetico; se avesse voluto avrebbe potuto ammaliarmi al punto che mi sarei tirata giù il colletto della mia dolcevita viola e, in ginocchio, lo avrei pregato in mille lingue diverse di mordermi. Senza pretendere il suo autocontrollo, lo avrei lasciato fare, qualsiasi cosa sarebbe potuto accadere.

Inspirai profondamente e parlai:     

“quando staccherai quel rubino dal ciondolo avrai il mio permesso di farmi diventare come te.”

“Come scusa?” chiese sbalordito, ma anche emozionato. Non risposi, la mia faccia, però, fu sufficiente per fargli capire quanto fossi seria. “Bè è un peccato. E’ bellissimo come gioiello, e sicuramente il rubino gli dà un tocco in più, ma rimarrebbe comunque bellino.”

Quando le dita di Sky si apprestarono a staccare la pietra il mio cuore accelerò, martellandomi nel petto. Lo bloccai appena in tempo:

“Vorrei, però, farti notare che se lo farai dovrai buttare via tutto il ciondolo.”

“Ma non è necessario” mi contestò.

“No! Queste sono le condizioni. Staccalo e perderai il ricordo di questo giorno” risposi seria.

Sky si fermò, osservando nei suoi dettagli il ciondolo, che gli donava più di quanto avrei mai immaginato. Poi però alzò le spalle. “Cosa vuoi che sia un giorno solo, se paragonata all’eternità.”

“Ti sbagli, non ci sarà nessuna eternità, né per me e nemmeno per te. Tu, è vero, sei un vampiro, ma da quando hai cominciato a lottare non hai fatto altro che cercare qualcuno più forte di te che ti sconfiggesse…e prima o poi lo troverai!” feci una pausa, per richiamare il più possibile la sua attenzione, capricciosa tanto quanto lui.

Lo spirito di festa era rovinato e da una parte ne ero dispiaciuta, ma quello che stavo facendo mi sembrava troppo importante. Le facce dei presenti erano tutte rivolte verso di me, l’unica che mi interessava veramente, però, era quella di mio fratello.

“Per quanto riguarda me, sono come quel ciondolo: puoi togliermi la cosa che mi rende speciale, ma la natura non cambia. Il tuo regalo ne verrebbe imbruttito, ma rimarrebbe un gioiello.

“Sono nata umana e da quel giorno il mio destino fu scritto. Prima o poi morirò e se anche tu mi dessi l’immortalità, potrei forse vivere cento, duecento, anche trecento anni in più, ma prima o poi la mia ora verrà. Non sarò mai capace di vivere in eterno.”

Sky era senza parole, sapeva che avevo ragione che ciò che ero non avrebbe potuto trasformarlo come, invece, poteva fare facilmente con il mio corpo, rendendolo più forte, più veloce, persino più affascinante. Ero sicura che facendolo ragionare, la pensasse esattamente come me. Era il momento di dargli il colpo di grazia.

“E anche se per te è sufficiente il tempo che mi darai mordendomi, ricordati che questo regalo è anche da parte di Omari, e lui non è eterno.” Quante cose avrei potuto aggiungere. Avrei potuto sottolineare che avrebbe perso qualcosa che lo legava al suo migliore amico, ma era molto più efficace lasciare in sospeso la frase, che tirasse da solo le sue somme. Mi girai verso Omari, l’unico che non guardava me ma Sky, con la stessa intensità con cui io stessa osservavo il mio fratello vampiro. La stanza in penombra rendeva più scuri gli occhi gia neri di O, dando al suo sguardo una sfumatura cupa.

Liberandomi dal mattone che non mi lasciava respirare, Sky aprì il gancino del cordone, mettendosi con eleganza la collana al collo. Dio quanto gli stava bene, Omari era stato proprio bravo a scegliere.

“Allora, hai deciso di desistere?” chiese Romir, in tensione. Dovetti usare tutta la mia buona volontà per trattenermi dal lanciargli un coltello in mezzo agli occhi. Per mia e sua fortuna, Sky si limitò a ghignare commentando:

“Sì, ma solo per oggi.”

Nonostante le sue parole, sapevo che aveva recepito il messaggio, e anche se non lo avrebbe mai ammesso, si sentiva lusingato dal potere che gli avevo donato. Non avrebbe mai staccato quel rubino, ne ero totalmente certa.

“Bene e ora che Sky ha scartato tutti i regali, Vitani vieni con me a prendere la torta” mi sorrise mamma Montreal, rompendo l’incanto che si era creato.

Come avevo intuito era solo una scusa per dirmi qualche cosa. Di fatto, appena cambiammo stanza, mamma Montreal prese un foglietto su cui scribacchiò velocemente qualche cosa, con la sua grafia fine ed elegante, da nobildonna dell’800. quando me lo passò lessi:

“da quand’è che sei diventata donna? Brava, hai imparato a rigirarti gli uomini a tuo piacimento:”

Le sorrisi, allungando la mano per farmi dare la biro con cui scrissi la risposta con lettere sbilenche, decisamente più scomposte rispetto a quelle della vampira.

“Ho imparato dalla migliore!”

Appena letto, mamma Montreal, cominciò a ridere, cercando di trattenersi il più possibile. Si mise il bigliettino il bocca, masticandolo e impastandolo con la saliva. Mi strizzò l’occhio e, sempre ridendo con la torta in mano, ritornammo nella sala da pranzo, intonando l’inizio della canzoncina d’auguri.

 

_Matthew_: come sempre grazie per i complimenti, sempre molto graditi. Allora, in questo capitolo ho cercato di mettere in gioco il rapporto che hanno i due rampolli della famiglia Montreal, penso che solo una sorella che conosce molto bene il fratello possa tentare di rischiare in questo modo. Spero di essere riuscita nel mio intento e di aver trasmesso qualcosa. Molto importante, per me, è anche essere riuscita a descrivere in modo decente la casa, spero di sì. Dimmi un po’ tu, ho raggiunto gli obbiettivi? Baci, baci.

Faerie: sono contenta che ti piaccia la coppia Vitani/Omari, anche io li trovo molto carini. Sono una bella coppia soprattutto perché non sono la coppia perfetta di innamoratini, piccioncini che non litigano mai. Spero di riuscire a non renderli pallosi, questo è una delle mie preoccupazioni più grandi, il giudizio stà a voi! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Bacionissimi.

Kabubi: no, non sono romana…ma mi piacerebbe tanto esserlo: io impazzisco per Roma è la mia città preferita! Per quanto riguarda il ciondolo è stato creato nello stesso modo del vestito di Vitani, quello per la festa di compleanno di Seth, ovvero ho chiesto alla mia beta-reader che è fantastica a disegnare, di farmi uno schizzo. Purtroppo, vederlo sarebbe molto più bello, ma spero di aver reso bene. L’unica cosa che posso dire è che mi sono impegnata moltissimo per descriverlo nel modo migliore. Ci sono riuscita?

Iside5: bè cosa dirti? Più o meno ti ho già risposto a tutto nell’e-mail in risposta alla tua. L’unica cosa che tengo a ripetere è che sono contenta che mi hai scritto delle critiche: è il modo migliore per migliorare e poi sei stata educatissima, perciò perché dovrei lamentarmi, sarebbe ipocrita accettare solo le critiche positive! A dire il vero accetterei anche gli insulti, anche quelli servono a una crescita, più personale che stilistica, ma pur sempre una crescita. Ciao.

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Capitolo 19
*** IXX° CAPITOLO ***


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IXX° CAPITOLO

 

Febbraio, quanto tempo mancava ancora alla fine di tutto? Cinque mesi, se vogliamo contare anche luglio, tanto perché non confidavo molto nella fortuna di venir estratta tra le prime per gli orali. I giorni a scuola erano sempre uguali, c’era sempre meno voglia di stare attenti alle parole del professore e prendere appunti era sempre di più un grande sforzo. Ad ogni verifica mi aspettavo che la mia media calasse; quella media che, finalmente, dopo 13 anni di scuola era decente, dato che andavo bene in tutte le materie, fatta eccezione per una in particolare. I voti, però, continuavano ad essere sufficienti, alcuni erano addirittura alti e la cosa mi lasciva sempre più allibita. L’unica spiegazione che riuscivo a darmi era che il mio cervello doveva, per forza, essere scoppiato! Non era importante, comunque, non riuscivo a dare peso a tutti quei numeri sui fogli delle verifiche.

I pomeriggi li passavo fuori casa: o ad allenarmi con Bellatrix, o con Omari e di tanto in tanto si aggiungeva, con mio rammarico, anche Sky pronto a brontolare o ringhiare ogni volta che il suo migliore amico mi accarezzava. Una volta gli saltò addosso, per gioco, mandandolo gambe all’aria e cominciando a rotolare sul pavimento, dimenticandosi completamente di me.

Ogni tanto, più spesso di quante avrebbe voluto Sky, decidevo di “smollare” i miei amici per preferire la compagnia di mio fratello Volano. In classe tutti lo adoravamo, persino sky dovette ammettere che era molto bravo a insegnare; soprattutto considerando la sua materia, sicuramente non facile da far entrare nella testa di disperati come noi. Quando eravamo soli, invece, fuori dalla classe, senza una cattedra a dividerci e a delineare i limiti invalicabili tra professore e alunna, era diventato un po’ strano. Tutto andava bene fino a quando parlava di sé e delle sue esperienze, in giro un po’ di qua e un po’ di là, oppure quando mi faceva delle domande personali per colmare le gli anni di separazione. Insomma, sembrava che facesse di tutto per avvicinarsi a me, e meritarsi il titolo di fratello.

I problemi iniziavano quando pronunciava i nomi dei nostri genitori. Non volevo nemmeno sentirli nominare dal fastidio che mi davano. A volte litigavamo per questo, mi irritava la sua mancanza di rispetto nei confronti delle mie decisioni; se io non volevo parlare di loro non aveva senso che ci provasse tutte le volte. Per questo suo comportamento insistente mi allontanai un po’ da Volano, con grande gioia di Sky, non accettando sempre i suoi inviti. A volte, però, mi sentivo quasi obbligata, guardando quegli occhi così simili ai miei, che quasi mi imploravano e alla fine rinunciavo e accettavo.

Quel giorno andò esattamente in questo modo.

Finita l’ultima ora mi alzai prendendo la cartella in spalla e avviandomi verso la spalla, quando Volano mi si parò davanti fermandomi.

“Ciao Vitani.”

“Hei.”

“Senti, lo so che l’ultima volta ti ho fatta arrabbiare, ma se giuro, ti prometto che non spiccicherò parola su…quelle persone, mi dirai di sì?” disse tutto d’un fiato senza respirare , come se avesse paura che lasciandomi spazio gli avrei dato un secco rifiuto, senza possibilità di appello. Persino quando fece una pausa per dar modo al suo cervello di trovare un’alternativa alla parola genitori, le sue mani continuavano a gesticolare e a muoversi, sostituendo le labbra.

Sembrava sincero e, in fondo, il mio non era un comportamento corretto. Avevo lasciato che si avvicinasse così tanto in un periodo in cui non vedevo Omari ed ero arrabbiata con Sky. Volano era apparso proprio nel momento più opportuno e io ne avevo approfittato senza farmi troppi scrupoli, per non sentirmi sola. Ora che le cose, non solo erano tornate come prima, ma erano addirittura migliorate, praticamente non avevo più bisogno di lui. E non era molto simpatico questo. Sicuramente se lui non avesse insistito con i Bardini, forse sarei stata più sensibile e avrei continuato a comportarmi bene; comunque quel giorno mi fece sentire i sensi di colpa, così, dopo qualche secondo di riflessione, accettai.

Mi allontanai da Volano per uscire dall’aula ritrovandomi faccia a faccia con Sky e Omari, il primo già immusonito dato che aveva sentito perfettamente.

“Dimmi una cosa, ma è corretto andare a pranzo con il proprio professore?”

Chiese sarcastico e irritato, con le braccia incrociate al petto e la schiena appoggiata al muro.  

“Non ci devo andare a letto. E’ mio fratello.”

“Io sono tuo fratello” alzò la voce.

“Nessuno lo ha mai messo in dubbio” ribattei decisa, puntandogli contro due occhi di fuoco.

“A quanto pare quello là sì” disse, facendo un cenno con la testa. “Forse dovrei mettere in chiaro le cose.”

“Cosa vuoi fare? Picchiare un professore? A no, perché non lo uccidi direttamente, così fai prima” lo schernii nel tentativo di farlo ragionare, per salvarlo da un’idiozia da cui non lo avrebbe salvato nemmeno il nome dei Montreal.

“Io non devo lottare per cose già mie” disse, portandosi una mano al collo. “Devo solo rendere pubblica la mia proprietà.” Le sue dita sfilarono dalla maglietta il ciondolo d’argento a forma di lacrima. “Ti ricordi? Tu stessa mi hai dato questo potere.” Sorrideva compiaciuto, mentre seguiva con l’indice la spirale fino a raggiungere il rubino, che cominciò a stuzzicare con l’unghia.

“Io chiarisco una cosa a te!” mi avvicinai, alzandomi sulla punta dei piedi per avvicinarmi il più possibile al suo naso. “Ti ho dato il potere di decidere di cosa fare della mia umanità! Nessuno ha mai parlato di diritto di proprietà, perché io sono mia e di nessun altro. Nessuno ti ha dato il permesso di ricattarmi, quindi evita.” Detto questo riappoggiai i talloni a terra, mi avvicinai ad Omari e prendendolo per il bavero lo tirai verso di me per salutarlo.

Fu un bacio un po’ frettoloso, sicuramente arrabbiato e, di conseguenza, anche aggressivo. Omari reagì ridendo, ma prima che mi allontanassi troppo mi riacchiappò, circondandomi con le sue braccia e ritirandomi verso di lui. Cascai letteralmente contro il suo petto e quando rialzai il viso me lo ritrovai ad un centimetro di distanza.

“Salutami decentemente, grazie.” Mi costrinse a rimanere lì, inchiodata a lui fino a quando non sentì un po’ di dolcezza sulle mie labbra. Quando mi lasciò lo salutai con una voce più gentile, ma con Sky ero sempre arrabbiata, perciò salutai mio fratello con un cenno.

A casa di Volano, mentre apparecchiavo la tavola, il padrone di casa mi chiese spiegazioni sui gesti e sulle parole di Sky.

“Oh, niente di ché” rimasi vaga.

“Scusa se insisto, ma Sky sembrava piuttosto sicuro di sé stesso” urlò dalla cucina per farsi sentire.

“Non è niente, te lo assicuro.

Volano lasciò incustodita la pentola sul fuoco per raggiungermi nel salotto dove avevo apparecchiato la tavola. Si appoggiò allo stipite della porta con le mani nelle tasche dei pantaloni, in silenzio, con una smorfia dipinta in volto che non lasciava molto spazio all’interpretazione. Dopo un po’ che ci guardavamo m stancai e sospirando gli raccontai del regalo di compleanno.

La faccia di Volano mutò in modo straordinario, più parlavo più le sue sopracciglia si inarcavano e la fronte si ricopriva di rughe; le mascelle si indurirono muovendosi a scatti sotto la pelle. le guance divennero rosse, per il sangue che saliva sempre più al cervello. Quando finii di parlare, senza mai essere interrotta, la sua faccia era spaventosa. Capì quanto mi stesse spaventando, così si costrinse a chiudere gli occhi e rivolgendo in basso il volto, portò una mano alle tempie comprimendole, come se si stesse concentrando. Quando ritornò a guardarmi, i suoi lineamenti erano più distesi, ma qualcosa non mi quadrava; c’era ancora qualche cosa di inquietante, ma non feci in tempo a rendermene conto, perché Volano cominciò a parlare con calma distraendomi.

“Non prenderla male Vitani ma…sei impazzita?”

“No, non lo sono.”

“E’ esattamente quello che vorrebbe farti Sky. Gli hai dato la tua umanità su un piatto d’argento. Mi stupisce che non abbia già tolto il rubino.”
”E il fatto che non lo ha staccato non ti pensare a qualcosa?” gli chiesi con una vocina infantile e cantilenante, ma me ne pentii subito: “senti, lo so che non vi piacete e io non posso farci niente, ma fidati lo conosco. Sapevo che non lo avrebbe fatto per il suo compleanno se giocavo bene le mie carte, ora è impossibile che faccia qualcosa.

“E oggi? Le minacce che ti ha fatto le ho sentite solo io?”

“Oggi voleva solo tirarsela un po’.” Alzai le spalle, mostrando il poco peso che aveva quello che era successo fuori dall’aula.

“A inizio d’anno ti ha mostrato ampiamente quanto può essere instabile. Non dico che sia colpa sua, ma non sai come possa reagire. Fidati tu di me se ti dico che i vampiri di quell’età non sono affidabili.”

“Smettila Volano!” lo ammonii, alzando l’indice e puntandolo verso di lui. “Sky è mio fratello. Sarà anche diverso da me biologicamente, ma anche tu lo sei dato quello che ti hanno fatto i tuoi genitori. Sky è mio fratello, mentre tu ci stai ancora provando e con scarsi risultati, a dire il vero. Non dirmi cosa devo o non devo fare con il mio vero fratello!” dissi tutto consapevolmente, sapevo che parlando in quel modo avrei ferito Volano, ma non mi importava. Ero stata cresciuta e protetta da persone potenti, molto influenti all’interno della nostra città. La famiglia di quel bambino che a sei anni mi aveva offesa facendomi scappare, fu costretta a trasferirsi. Non ho mai pensato veramente che qualcuno potesse farmi del male, perciò non mi sono mai fatta dei grossi problemi a dire tutto quello che mi passava per la testa. Per questo non mi aspettai quello che successe dopo.

Non riuscii a capire cosa mi inquietasse di Volano fino a quando, finita la mia sfuriata, non fu ovvio. L’occhio che era circondato per ¾ dal macinino meccanico era diventato viola, mentre il bulbo bianco era segnato da tante piccole venine ingrossate. Non potei seguire il suo scatto improvviso: un attimo prima era davanti a me, nuovamente infuriato; un attimo dopo era scomparso dal mio campo visivo. Sentii la sua presenza alle mie spalle, il suo respiro che mi sfiorava l’orecchio e la pelle del collo, facendomi rizzare i capelli in testa. Non feci in tempo a girarmi di un millimetro che un dolore assurdo, dalla zona occipitale, mi trapassò il cervello.

Sentii le mie ginocchia cozzare contro il pavimento, ma quello stimolo non arrivò; lo sguardo mi si offuscò e poi più niente. A parte la sicurezza di essere viva e l’ossigeno che continuava a entrare nei polmoni.

 

Iside5: se nel capitolo precedente eri preoccupata per il destino di Vitani ora cosa fai? Grazie per i complimenti, spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo. Devo essere sincera, non l’ho riletto questa volta, perciò suppongo che ci saranno un bel po’ di errori. Chiedo scusa in anticipo, spero che non rovini il capitolo, al massimo se è tremendo lo aggiusterò.

Kabubi: chiedo scusa per averci messo del tempo a scrivere il capitolo precedente. Suppongo che succederà la stessa cosa per il prossimo, ma questa volta ho una scusa valida…vado a Monaco con la scuola! Perciò augurami buona gita e buona lettura!    

_Matthew_: sempre molto carine le tue recensioni! Mi fanno proprio piacere. Comunque eri tu quello che mi aveva fatto i complimenti per la suspance, giusto? Bè mi sa che in questo capitolo ve ne sia moooolta di più J! Mi raccomando dimmi tutto quello che hai pensato leggendo! Baci, baci!

Faerie: io penso una cosa: se consci bene il carattere di una persona puoi “giostrartela” quando l’occasione lo richiede. Sky è un vampiro è vero, ma è anche cristallino, non ha doppie facce, perciò è facile raggirarlo. Non è stupido, ma Vitani aveva bisogno di trovare una soluzione alla situazione, perciò si è dovuta ingegnare. L’unico problema della poveretta è che la sottoscritta le fa risolvere un problemuccio per farla cadere in uno ancora più grande!! Hi, hi, hi, è divertente! Ciao, alla prossima.

Arianrhod: a quanto pare se facessi una lista dei personaggi preferiti suppongo che Sky sarebbe al primo posto, mentre il povero Omari all’ultimo, non stà molto simpatico. E va bè, peggio per lui! Per quanto riguarda le tue domande…non posso svelare niente, anche perché da come puoi aver capito leggendo questo capitolo non manca molto alla fine di questa fic. Però ti prometto che risponderò a tutto, non ti lascerò nemmeno un mezzo dubbietto. Per i guerrieri del cielo e i guerrieri della terra, sinceramente, non so qualcuno ha mai scritto qualche cosa al riguardo; non posso dirti con convinzione che sono una mia creazione (quasi sicuramente non lo è) però l’idea è originale nel senso che Romir, Bellatrix e Zira li ho creati dal nulla. Se vuoi delle informazioni su di loro chiedi pure senza fare complimenti. Ciao, ciao a presto! 

  

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Capitolo 20
*** XX° CAPITOLO ***


Nuova pagina 1

XX° CAPITOLO

 

Ripresi conoscenza e fu terribile. Non sentivo alcun tipo di suono, non c’era neanche un fischio acuto causato dalla botta. Cercai di aprire gli occhi, ma fu impossibile. Mi ritrovai in uno stato di isolamento totale dal resto del mondo. Per la paura di essere morta il mio cuore cominciò a battermi forte contro il petto; grazie a lui e alla nausea che presto mi prese mi convinsi di essere ancora viva…in pessime condizioni, ma viva. Cercai di calmarmi e per distrarmi pensai a cosa fare per prima cosa.

Decisi che era meglio preoccuparmi per il vomito che saliva sempre più, minaccioso, ogni secondo che passava. Respirai profondamente, inspirando ed espirando l’aria che avevo a disposizione. Quando, finalmente, quello che avevo mangiato era al sicuro nel mio stomaco, mi concentrai sull’olfatto continuando a respirare lentamente. Sentii che l’aria non era propriamente pulita, di conseguenza non potevo trovarmi all’esterno, ma in un posto chiuso chissà dove. Cercai di muovere le braccia indolenzite, legate dietro la schiena, ma la corda si strinse intorno ai polsi facendomi digrignare i denti per il male. Quel dolore, però, ebbe la proprietà di farmi ragionare. Solo due dei cinque sensi erano “bloccati”, ma ne avevo altri tre a disposizione che potevo usare per capire dove mi trovavo. Uno lo avevo sfruttato il più possibile, ma più di capire che mi trovavo in un posto chiuso non potevo fare. Mi restava il gusto e il tatto, ma non mi sembrava molto il caso leccare in giro, così mi concentrai sulle cellule della pelle non legata e non protetta dai vestiti. Mi accorsi che la mia testa era appoggiata su un tessuto peluccoso, sembrava un cuscino duro. Ad un certo punto percepii delle vibrazioni sul volto e alla fine capii: mi trovavo in macchina. Non potevo essere sicura, ma i pochi indizi che avevo a disposizione mi portavano solo a questa conclusione.

Inizialmente mi sentii sollevata nel sapere dove mi trovavo, ma ben presto mi colse il panico, mi stava portando via. Ed ecco nuovamente il cuore che cominciò a battere impazzito in gola. Cercando di controllare il tono della voce, sia il volume per non costringere chi mi aveva rapita a non tapparmi la bocca, sia il tremore per non far capire quanto fossi spaventata.

“Volano, sei ti alla guida vero?”

Non ci fu un singolo movimento di risposta da parte del mio rapitore.

“Volano liberami!” alzai un po’ di più la voce. Ero sicura che prima mi avesse sentito, ma mi stavo arrabbiando e non riuscii a trattenermi. Ma ancora lui non mi considerò.

“Volano, maledizione, rispondimi brutto stronzo!” urlai questa volta, furiosa più che disperata.

Un brusco cambio di direzione mi fece scivolare e sbattere la testa contro lo sportello, mi lasciai sfuggire un imprecazione. Ci fermammo e qualche secondo dopo sentii due mani forti che mi afferrarono per le braccia con brutalità, tirandomi su a sedere. Terrorizzata cercai di ritirarmi in un angolo, lontana da quel maledetto che mi aveva rapita e che mi stava portando via da casa. Non ci riuscii nonostante i miei sforzi, Volano (chi altri poteva essere?) aveva una forza ferrea; poco mi importò, però, continuai a lottare per rendere il suo lavoro il più difficile possibile. Probabilmente ai suoi occhi potevo sembrare un cucciolo davanti ad un adulto arrabbiato. Mi sentii scuotere come una maracas, le mie ossa tremarono, e solo allora mi calmai. Meglio rapiti con le ossa intatte che rapita con le ossa fratturate.

Quando fu sicuro che non mi sarei più mossa, portò le sue dita al mio orecchio sinistro tirandomi via il tappo con cui mi aveva reso sorda. Sentii la sua voce, ora ne ero sicura: era Volano. Era la versione maschile della mia voce, ma il suo tono era freddo e altero perciò faticai a convincermi che era lo stesso fratello che mi aveva abbracciata a settembre.

“Sì, sono io Vitani. Ti do un consiglio: stai qui, stai buona e non fare baccano o te ne pentirai. Non hai possibilità di migliorare la tua situazione, se non evitando di peggiorarla dandomi fastidio.

“Quando arriveremo a destinazione saprai tutto.”

Mi rimise il tappo all’interno dell’orecchio, richiudendomi nel mio mondo, isolato da tutto il resto. In quel momento sentii una carezza fresca. Non erano dita, sembrava una brezza leggera che scivolava sulla pelle del viso. Non capivo da dove potesse arrivare, di sicuro quel maledetto non si sarebbe arrischiato ad aprire il finestrino per cambiare un po’ l’aria rarefatta. Lasciai perdere, tanto era inutile stare lì a scervellarsi per una cosa per cui non avrei trovato risposta, qualsiasi sforzo facessi.

Mi riaddormentai, credo. Feci un sonno senza sogni. Nemmeno il mio cervello era libero di spaziare e darmi l’illusione di essere ancora a casa, tra i miei genitori, con mio fratello, con Omari e i miei amici. Ogni tanto la macchina sobbalzava e io mi svegliavo con una botta in più sulle spalle. Andammo avanti così per non so quanto tempo, fino a quando Volano non si fermò.

A causa dei tappi nelle orecchie non sentii quando il cyborg aprì lo sportello, perciò sussultai quando, all’improvviso, le sue mani mi presero le spalle trascinandomi fuori. Cominciai a scalciare, anche se non era un vero e proprio tentativo di fuga. Spalancai anche la bocca per urlare, ma Volano mi prevenne tappandomela, prima con una mano e poi con un fazzoletto. Mi caricò in spalla, senza preoccuparsi troppo dei miei calci.

Mi sentivo un sacco di patate e, alla lunga, la spalla di Volano, che avevo piantata nel ventre, cominciò a farmi male. Mi lasciai andare, stanca di lottare, rilassando tutti i muscoli indolenziti per il viaggio a dir poco scomodo. Volano, forse per ricompensarmi di essermi calmata, mi spostò dalla sua spalla, liberando i miei addominali dalla tortura della sua clavicola. Mi prese in braccio senza nemmeno fermarsi per cambiarmi di posizione. Un semplice movimento delle sue braccia e mi ritrovai nella posizione di una sposina che stà per entrare in casa con il neo-marito. Ero più comoda, ma mi sentivo troppo umiliata dalla mia impotenza; delle lacrime di rabbia cominciarono a uscire dalla benda che avevo sugli occhi.

Dopo un po’, Volano mi appoggiò su una sedia che scricchiolò leggermente sotto il mio peso. Mi liberò le mani da dietro la schiena, ma solo per rilegarmele ai braccioli ruvidi e poco levigati. Anche le caviglie mi vennero strette attorno ai piedi della sedia; avrei riso se fosso stata una situazione diversa. In fondo c’era un non so che di comico negli atteggiamenti di Volano che, probabilmente, aveva visto troppo film di spionaggio.

Quando le dita del cyborg liberarono le mie orecchie dai tappi e gli occhi dalla benda, non mi rallegrai del recupero dei due sensi di cui mi aveva privata. Ero troppo occupata a gestire il tremore che mi attraversava il corpo. Volano prese una sedia, mettendosi davanti a me.

“Allora Vitani, sei pronta per la verità?”

“Vaffanculo!” gli ringhiai con gli occhi gonfi di lacrime, ma con il fuoco nella voce.

“Mmh, carina…

“Ok sorellina, ora taci e ascoltami. Sarò breve dato che sia io che te non amiamo gli sprechi di fiato e i giochi di parole per girare intorno ad una questione molto semplice.”

“Stai parlando anche troppo!” gli feci notare con cattiveria, ma lui non ci badò, limitandosi ad accennare un piccolo sorriso.

“Quello che tu pensi di sapere sui NOSTRI genitori è irrilevante, in realtà non sai nemmeno un decimo di ciò che è veramente importante.

“Sia la mamma che papà erano cyborg, proprio come me. La tua città è troppo piccola perché venga a conoscenza del progetto a cui loro due lavoravano. Si è scoperto un gene che favorisce la sopravvivenza all’operazione che trasforma voi semplici esseri umani in una razza superiore.”

Ero sbalordita. Non tanto dalle parole quanto il tono con cui Volano parlava, ma soprattutto la sua espressione. Era solo un esaltato e mi stupii di me stessa per non essermene accorta prima.

“Entrambi i nostri genitori erano portatori di questo gene. Io e te siamo la quinta generazione e prima di noi non erano mai nati due fratelli entrambi umani. Per questo sei così importante. Pensiamo che siamo giunti alla perfezione e se tu, come me, sopravvivverai all’operazione, ne avremo la conferma e potremmo dire di aver creato una nuova razza!”

mi accorsi di avere la bocca spalancata, non riuscii nemmeno a rispondergli prontamente; non sapevo se ridergli in faccia o essere indignata. Al momento né l’uno né l’altra mi venne naturale.

“Sei pazzo!”

“No tu sei stata una pazza! Prima hai costretto mamma e papà ad abbandonarti, poi volevi diventare un vampiro. Stavi per mandare a puttane secoli di studi.” Urlava ed era spaventoso, per mia fortuna avevo alle spalle quasi due decenni di “allenamento” con papà Montreal. A suo confronto Volano era un pivellino.

Riuscii a mantenere la calma, fermai le lacrime che erano continuate ad uscire asciugandomele contro la spalla; ancora una volta sembravo più un cane che una persona.

“Se l’operazione non mi ucciderà, cosa ne farai di me?”

“Per creare una razza ci vogliono dei pupilli. Esistono altre famiglie, ma non hanno raggiunto il nostro livello di perfezione. Hanno bisogno del nostro sangue e del nostro dna.”

“Vuoi farmi accoppiare come una cagna di razza pura ad uno dei tuoi amichetti?”

“Non essere ridicola! Se anche tu diventerai un cyborg vorrà dire che la nostra generazione avrà sviluppato perfettamente il gene, ma sarebbe un suicidio rovinarlo con delle famiglie minori…” sorrise.

Inizialmente non capii cosa stava dicendo; per me erano solo parole senza senso. Poi, però, l’illuminazione arrivò veloce e brutale come un pugno nello stomaco. Doloroso, ma senza lasciare segni. Spalancai gli occhi indignata e inorridita:
”Vuoi avere un figlio da me?”

Non mi rispose e forse fu meglio così, i miei nervi erano abbastanza sotto stress. Non c’era bisogno di una spiegazione più chiara, perché non c’era nessuna ambiguità. 

 

Lithia del sud: l’hai proprio detto povera cosina J bè dai è anche divertente così! comunque che in questo capitolo ci sia la risposta alla tua domanda su cosa Volano vuole fare a Vitani… chiedo umilmente perdono per il tempo immenso che ho impiegato per mettere su il XX°. Spero che ne sia valsa la pena attendere!

_Matthew_: grazie ancora una volta della tua recensione. Mi fa piacere che tu abbia notato l’ammissione di Vitani che si è sempre molto ben nascosta tra le gonnelle dei Montreal. Ha tantissimi difetti questa tipina, ma almeno è obbiettiva anche quando si parla di lei!

Iside5: a quanto pare sono riuscita a sorprenderti dato che a Volano non frega più di tanto dimostrare di essere lui il fratello di Vitani. La mia paura più grande era proprio quella di non far vedere troppo quanto Volano in realtà sia invasato, volevo che fosse una sorpresa fino a questo capitolo…bè un po’ ci sono riuscita, no?

Sophonisba: innanzitutto ben venuta e grazie. Mi fa molto piacere che la mia storia ti abbia preso fin da subito, spero solo che con l’andare dei capitoli non ti stufi! A quanto pare abbiamo una cosa in comune preferiamo entrambe la buona vecchia carta e penna. Io non sono mai riuscita ascrivere niente direttamente a computer, fatta eccezione per le risposte alle recensioni, ma anche per queste ci metto sempre moooltissimo tempo. Bè mi raccomando continua a dirmi quello che pensi di “Umana tra i mostri”.

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Capitolo 21
*** XXI° CAPITOLO ***


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XXI° CAPITOLO

 

“Scusami” sussurrai abbassando il viso e lasciando che il ciuffo mi coprisse agli occhi del cyborg.

“Di niente, ma a cosa ti riferisci con precisione?”

“Ti chiedo scusa per averti dato del pazzo. Ora so che non lo sei.” Ritornai a guardarlo, furiosa come non lo ero mai stata. “Sei un dannato maniaco depravato!” urlai. Non mi importava più di essere colpita, non mi avrebbe fatto paura nemmeno il suo occhio meccanico. Per quanto mi riguardava poteva trasformarsi nell’essere più osceno di questo mondo, succhiarmi l’anima dal corpo; niente al mondo mi avrebbe fatto desistere dal sputare in faccia a Volano ciò che pensavo di lui.

Mio fratello, però, si comportò in un modo che proprio non avevo previsto: rise. Una grossa, grassa risata di scherno. Si stava prendendo gioco di me e senza un minimo di ritegno.

“Scusami tu sorellina, per non essermi spiegato. Avevo dato per scontato che ci saresti arrivata da sola. Ma, effettivamente, sei in una situazione che bloccherebbe anche il mio cervello.

“Sì voglio un figlio da te. Non voglio copulare; questo no, mi sembra ovvio. Avremo un bambino tramite l’inseminazione artificiale. Se vuoi ti farò scegliere il nome, tanto io non sono bravo in queste cose.” Era raggiante.

“Oh grazie tante, sei veramente misericordioso” risposi con sarcasmo, volutamente mal celato.

“Però è meglio fare un passo alla volta” si ricosse, scuotendo la testa a destra e a sinistra, ritornando dal futuro radioso che stava progettando.

“Ora pensiamo all’operazione, cosa dici?”

“Ho qualche scelta?” gli risposi alzando un sopraciglio.

“No, effettivamente no.”

Mi si avvicinò, inginocchiandosi ai miei piedi e lavorando sui lacci per slegarmi. Un lampo mi trapassò il cervello, un’idea, una speranza di liberazione.

“Vitani, hai due possibilità” disse Volano senza alzare il volto da quello che stava facendo. “Puoi tentare di colpirmi, oppure farti un favore e lasciarmi lavorare senza ostacolarmi. Pensa a questo: posso usufruire del tuo corpo anche senza la tua testa. Anzi se tu fossi un vegetale mi agevoleresti.”

Lasciai perdere. Preferivo diventare una cavia da laboratorio. Chissà, magari, in futuro avrei potuto recuperare la dignità di cui, in un giorno, ero stata privata. Mi appoggiai allo schienale, chiudendo gli occhi per dominare l’istinto e far prevalere la ragione. Dopo che ebbe slegato mani e piedi, Volano mi prese in braccio, sempre senza il minimo sforzo.

“Posso camminare da sola” dissi irritata.

“Ne sono sicuro, però sorellina se non ti faccio camminare ci sarà un motivo. Ora taci o ti rificco il fazzoletto in bocca.”

“ ‘fanculo” ringhiai.

“Bene, come vuoi tu! Hai detto la tua ultima parola da umana.”

Mi fece scendere dalle sue braccia, ma subito si arrotolò tra le dita i miei capelli per impedirmi di fare qualche passo lontano da lui, mentre con la mano libera tirò fuori dalla tasca il fazzoletto. Serrai le labbra, ma quando sentii uno strappo nel cuoio capelluto non riuscii a trattenere un urlo, che diede la possibilità a Volano di rificcarmi il pezzo di stoffa in bocca con violenza. Con la mano sinistra mi strinse entrambi i polsi dietro la schiena e, senza fare troppi complimenti, mi riprese in braccio.

Mi condusse in una stanza adiacente. Era asettica e spoglia, e questo mi inquietò. Al centro della stanza c’era un lettino ospedaliero con quattro lacci di cuoio sui lati; un paio a livello delle braccia e l’altro in fondo, per le caviglie. Lasciai fare, oramai ero completamente inerme, sebbene facesse male; non tanto fisicamente quanto moralmente. Non era l’umiliazione dell’impotenza, rinunciare a lottare era facile, anche perché non avrei potuto fare niente contro la forza di un cyborg, ma non potevo concepire l’idea che un’umana non può sopravvivere all’interno di questo tipo di società. Avrei tanto voluto trovare uno spazio tutto mio, un posto dove non era necessario vivere sotto il tetto di una famiglia come i Montreal per essere rispettata. Lacrime di rabbia, angoscia e frustrazione ricominciarono a scendere, seguendo i lineamenti del viso, mentre Volano stringeva le cinghie.

“Mi dispiace sorellina ma, purtroppo, non posso addormentarti. Non dispongo di una equipe pronta a rianimarti, sarebbe troppo pericoloso.” Detto questo, Volano si girò per avvicinare un tavolino su cui erano appoggiati degli strumenti chirurgici puliti.

Quando il mio rapitore ne prese in mano uno molto tagliente e dall’aria pericolosa quasi svenni. Il cuore, il cervello, tutte le cellule del mio corpo impazzirono davanti al terrore. A causa della paura, poco ci mancò che non sentissi il rumore che fece fermare la mano del mio carnefice; Volano piegò di lato la testa, in posizione d’ascolto. Dopo qualche attimo di concentrazione il suo volto assunse una maschera d’irritazione. Appoggiò quello che, ai miei occhi inesperti, poteva essere un bisturi, per poi andarsene in una terza stanza sbuffando rumorosamente. Non capii cosa cavolo stesse facendo quel maledetto fino a quando non mi giunse il suono di una voce familiare.           
”Vitani” disse la voce preoccupata.

Omari mi si affiancò con un sorriso di circostanza sul volto che, penso, dovesse servire a calmarmi.

“Vitani, è stato Seth. Seth ci ha detto che Volano ti aveva rapita e dove ti aveva portata. Sky e i tuoi genitori stanno arrivando.”

In quel momento due occhi di colore diverso spuntarono alle spalle della mia eroica fenice. Uno era marrone come il mio. L’altro era viola acceso, circondato per ¾ da un tutore meccanico. La mano destra di Volano tappò la bocca di uno dei suoi alunni, mentre l’altra la portò dietro la testa del ballerino, schiacciando ambedue le treccine. Quelle due treccine che, da bambina, mi avevano fatto tanto ridere e che ora, invece, avevo imparato ad amare. Vidi gli occhi scuri di Omari sgranarsi, per la prima volta carichi di paura.

“Pivello” sussurrò Volano.

Con uno scatto le braccia sovraumane del cyborg torsero il collo di Omari, spezzandolo fatalmente. Il corpo del mio amore cadde a terra con un tonfo che rimbombò, come un tuono nelle mie orecchie. Urlai, urlai con quanto fiato avevo in gola, fregandomene del fazzoletto che bloccava il mio sfogo, riducendolo ad un semplice e sordo strillo. Cominciai a dimenarmi come un animale, incurante del fatto di peggiorare la situazione. Poteva fare quello che voleva, tanto nulla aveva più importanza.

Volano mi ignorò, guardava corrucciato il morto ai suoi piedi, per poi alzare semplicemente le spalle e dirmi:

“Scusa del contrattempo sorellina, direi che ora potremmo anche cominciare.”

Riprese in mano il bisturi di prima avvicinandomelo all’occhio sinistro.

“Stai ferma ora, o ti farai male.”

No, non sarei stata ferma, avrebbe potuto cavarmi entrambi gli occhi, poteva amputarmi gli arti, avrei avuto comunque un pezzo di corpo da poter agitare contro di lui, contro quel bastardo. Urlavo, strillavo con quel maledetto pezzo di stoffa in bocca che minacciava di scivolarmi in gola soffocandomi, ma nemmeno quello era importante.

Non mi calmai nemmeno quando, alle mie grida, si sovrappose un ruggito che fece voltare Volano di scatto. Il corpo di un ragazzo si slanciò contro l’assassino, come un proiettile, facendolo sbattere contro il tavolino. Si trattava di Sky, impazzito tanto quanto me, alla vista del suo migliore amico steso a terra, morto. I miei due fratelli rotolarono sulle mattonelle del pavimento, scambiandosi colpi che mi avrebbero uccisa all’istante se fossero stati indirizzati a me. Con mio grande orrore vidi che, sebbene di poco, fra i due stava prevalendo Volano e calcolai che non ci sarebbe voluto molto tempo, prima che anche Sky soccombesse sotto la potenza mostruosa del cyborg.

Pregai per un miracolo e maledissi il 18 gennaio, il compleanno di Sky, quando lo convinsi a rinunciare al suo desiderio di farmi diventare un componente della sua razza; se fossi stata un vampiro, avrei potuto essere di qualche aiuto a mio fratello, non quello che aveva il dna simile al mio, il mio vero fratello. Avrei tanto voluto che quella sera , non avessi fatto in tempo a parlare, prima che Sky staccasse il rubino dal ciondolo. La lacrima d’argento mi fece ricordare, come in uno di quei flash-back da film cinematografici, il pomeriggio della gara di Omari. La nostra passeggiata, mano nella mano, tra i negozi e poi, finalmente, quello giusto: la gioielleria dove il mio amore aveva trovato il regalo per sky. Avrei potuto diventare un vampiro e aiutare il mio fratellino a rompere le ossa a Volano. Invece ero lì, su un lettino sghembo, un’umana che non poteva fare altro che aspettare il compiersi del suo destino. Avrei anche potuto accettare quello che il fato aveva in serbo per me, ma non ad un prezzo così alto, le vite delle due persone più importanti del mio cuore.

In quel momento il cyborg atterrò Sky, oramai privo di forze, con la faccia coperta di sangue e le mani gonfie per i pugni che aveva inferto. Volano gli si mise a cavalcioni sullo stomaco, alzò il pugno in aria e disse ridendo del rampollo dei Montreal:

“IO sono suo fratello!”

Ricominciai a dimenarmi, questa volta con più forza. Le corde vocali bruciavano in gola per lo sforzo, sentii il sangue che fluiva al cervello, che pulsava, impazzito. No, basta! Non mi puoi portare via anche lui! Non ti è bastato tutto il male che mi hai fatto? Devi per forza infierire ancora? Le cinghie resistettero ai miei strattonamenti, tentai anche di capovolgere il lettino, ma scoprii che i piedi erano saldati nel pavimento. Quando tutto mi sembrava perduto avvenne quel miracolo che stavo aspettando. Sentii il fischio di un oggetto che fendette l’aria e, subito dopo, un pugnale dalla lama ondulata si conficcò nel braccio che Volano voleva usare per dare il colpo di grazia a Sky.    

Stralunata, vidi Volano urlare dal dolore strappandosi l’arma dal braccio che cominciò a sputacchiare sangue, si alzò girandosi verso la porta da dove era partito l’ arma. Guardai anche io in quella direzione e vidi Bellatrix pronta per un secondo lancio, entrambe le mani occupate da un pugnale di Nettuno. Romir era al suo fianco, gambe divaricate e leggermente flesse con Damonland in pugno. Volano urlò, spalancando la bocca e cominciando a correre, ma fece appena in tempo a fare due passi che una sesta figura apparve all’improvviso davanti a lui, mettendosi in mezzo. Papà Montreal fermò la corsa del cyborg usando semplicemente la mano destra. Gli afferrò la gola, infilandogli le unghie nella pelle. Lo sollevò a mezz’aria e con gli occhi tipici del vampiro in caccia gli giurò:

“La pagherai!”

Nel frattempo era comparsa anche mamma Montreal che ordinò a Romir e a Bellatrix di liberarmi,  mentre lei si affiancava al figlio, aiutandolo ad alzarsi sulle sue gambe. Scesi dal lettino con foga e per poco non travolsi Ro che, per la prima volta da quando ci eravamo conosciuti, non disse nulla fuori luogo. Mi accovacciai sul pavimento, prendendo tra le braccia il collo spezzato di Omari. I suoi occhi bruni mi guardavano, ma erano vuoti. Non avevano più quella vitalità che O possedeva in abbondanza, e in quel momento mi resi conto che non lo avrei più rivisto. Non avrebbe più ballato, il suo corpo non avrebbe più assunto la forma di una fenice, il suo abbraccio non avrebbe più scaldato la mia pelle.   

Guardai mio padre e lo pregai:

“Uccidilo, papà uccidilo!”

“No, Vitani. Subirà la caccia, è la legge. Ti assicuro che farò di tutto perché sia io il cacciatore. Morirà, puoi starne certa.”

Riabbassai il volto e guardando di nuovo il collo di Omari mi ricordai anche di un altro ragazzo che era morto quell’anno. Chiusi pietosamente gli occhi della fenice, baciando le sue labbra fredde, mi alzai affiancando mio padre.

“Non sarai tu ad ucciderlo, papà” dissi guardando Sky.

 

Per tutti: vorrei spiegare a tutti il perché ho deciso di far morire Omari…anche perché non vorrei che qualcuno pensasse che mi sono lasciata influenzare dalla vostra antipatia per la mia piccola fenice. Dovevo trovare un bel finale, anche perché penso che “Umana tra i mostri” sia la ff più bella che io abbia mai scritto (mio pensiero personale!) e non mi andava quindi di scrivere una conclusione banale. In quei giorni ho finito di leggere Harry Potter  nel quale è morto uno dei miei personaggi preferiti; mi sono accorta che i finali che a me piacciono di più sono quelli un po’ amari e non i soliti e vissero per sempre felici e contenti, così ho deciso di far morire uno dei personaggi della storia. Gli unici esclusi erano Vitani perché è lei che racconta e l’altro era Sky perché ho scritto un pezzo dove è lui a raccontare. I nomi c’erano tutti persino i parenti di Omari che sono comparsi solo un paio di volte, ma una mia amica ha estratto il suo nome…sigh, sigh. Ci tenevo a farvelo sapere e spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Questa è più o meno la risposta che avrei dato a tutti quelli che mi hanno recensito, ho pensato di farne una unica per tutti. Ovviamente un mega bacione speciale a: Iside5, _Matthew_, Lithia del sud e Faerie.

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Capitolo 22
*** XXII° CAPITOLO ***


Nuova pagina 1

XXII° CAPITOLO

 

 

Oggi fa tanto caldo. Più che normale dato che siamo ad agosto. Sono appena andata a vedere i risultati dell’esame, insieme a Sky,Romir e Bellatrix. Siamo tutti maturi, nel senso che siamo stati tutti promossi; il punteggio più alto lo ha raggiunto Sky, ma guardandolo in faccia si vede perfettamente che non è felice. Non lo è più stato da quel pomeriggio.

Uscendo da scuola siamo venuti qui, ai bordi della foresta, insieme agli adulti e a Volano Bardini. Lo guardo con aperto disgusto, lui contraccambia senza paura, ah già lui non sa ancora niente. Questo mi fa sorridere. Il mio è un sorriso amaro, più sadico che felice, ma almeno sorrido.

Volano ha i polsi legati da due grosse manette, è circondato da tre hunter possenti e attenti ad ogni sua minima mossa. C’è anche un giudice con noi, un amico di mamma e papà. Un incantatore, ma non uno debole come l’ispettore che abbiamo conosciuto a dicembre, anzi, è decisamente molto più forte; lo si percepisce dall’aria che lo circonda, dallo sguardo limpido che volge intorno a sé stesso.

“Volano Bardini”comincia, “è stato giudicato colpevole dell’omicidio di Seth Gami e Omari Phoenix. Secondo la terza legge mondiale lo stato la condanna alla caccia capitale.” Il giudice parla piano, lentamente, con sicurezza, mentre io sono trepidante, ed è sempre peggio ogni secondo che stà passando. “La condanniamo a 24 mesi di caccia, conclusi i quali, se il suo cacciatore fallirà nella sua missione, sarà libero di reintrodursi nella società. Suppongo che non ve ne sia bisogno, ma è meglio rammentarle che per tutto il tempo della caccia non potrà, in nessun caso, rivoltarsi contro il suo cacciatore. Si ricordi che il perdono dipende anche da questo.”

Volano ride, è contento e si può immaginare facilmente il perché: l’incantatore ha dato due anni di tempo al cacciatore, quindi è ovvio pensare che si tratti di un pivello, forse alla sua prima esperienza, e non un individuo esperto come mio padre; spera di farla franca, forse è addirittura sicuro di salvarsi. Il giudice è apertamente disgustato dal cyborg e dalla sua reazione tanto che, lo percepisco perfettamente persino io, lo stà inducendo a controllarsi con il suo potere. Funziona, Volano ha smesso di ridere, ma un po’ mi dispiace. Mi volto verso il giudice, è arrivato il momento!

“Si faccia avanti il cacciatore” ordina.

Volano si stà guardando intorno, con quel suo occhio meccanico di colore viola, sorride soddisfatto. Sghignazzerebbe se potesse, ma è ancora sotto il controllo dell’incantatore. Mi tolgo finalmente gli occhiali da sole, anelando ad una, e una soltanto, reazione da parte della mia vittima, esattamente quella che ottengo. Nell’esatto momento in cui mi sono tolta gli occhiali Volano si è girato verso di me e ha visto i miei occhi. Il suo sorriso stà visibilmente scemando, e giuro che è impossibile dire quanto io ci stia godendo in questo momento. Hai capito ora? Hai visto? Non ho più i tuoi occhi, ora sono scarlatti come il rubino incastonato nella lacrima d’argento.

“Presentati” mi ordina il giudice.

“Vitani Montreal, vampiro” dico, sempre sorridendo, rivolta verso Volano.

 

Quando, quel giorno di febbraio, ritornammo a casa, dopo aver riportato il corpo di Omari ai suoi genitori, io e Sky parlammo molto seriamente di quello che sarebbe dovuto succedere.

“Quanto tempo pensi che durerà il processo?” gli chiesi.

“Qualche mese, per l’inizio di agosto ci sarà la caccia, almeno questo è quello che dice papà.”

Annuii pensando, facevo calcoli senza più badare a mio fratello, seduto sul letto davanti a me.

“Sei sicura di quello che vuoi fare?” mi riscosse d’un tratto.

“Sicurissima. E ora ascoltami, voglio che tu mi trasforma dopo l’esame.”

 

Povero Sky, non gli avevo dato tate possibilità di dire la sua. Ora è al mio fianco e guarda Volano; c’è odio nel suo sguardo e non lo si può certo biasimare. Quell’uomo gli ha ucciso il suo migliore amico e non ha nemmeno la possibilità di vendicarsi. So che non è in collera con me, anzi è stato proprio lui ad addestrarmi per questo giorno.

 

La mia rinascita avvenne il pomeriggio stesso in cui affrontai la prova orale. Non ero andata molto bene; feci fatica a concentrarmi su quello che mi chiesero i professori. Non che mi importasse più di tanto, volevo solo finire il prima possibile, tornare a casa e affrontare una cosa che avevo sempre temuto. Perdere la mia umanità, di cui ero sempre andata molto fiera, non mi faceva più paura perché ne valeva la pena.

“Bene signorina, penso che con lei abbiamo concluso. Le auguro buona fortuna” disse il commissario congedandomi.

Strinsi frettolosamente la mano degli esaminatori, salutai e scappai a gambe levate verso casa.

Ad aspettarmi, in salotto, c’era tutta la mia famiglia, seduti lungo il tavolo, silenziosi e seri. Il primo ad alzarsi fu papà Montreal, il quale, appoggiandomi le mani sulle spalle, mi disse:

“stai per fare una cosa che ti segnerà per sempre. Non sarai più la stessa. Per quanto ci riguarda, noi siamo contenti della tua scelta, ma devi esserne completamente sicura.”

“Lo sono papà.”

Il vampiro uscì, annuendo.

Mamma Montreal si alzò per seconda. Non aggiunse altre parole a quelle che aveva già pronunciato suo marito, si limitò semplicemente a baciarmi la fronte, regalandomi poi un sorriso d’incoraggiamento. Sempre silenziosa raggiunse papà Montreal, lasciando da soli nella stanza me e Sky. Mio fratello non aveva ancora dato segno di volersi muovere o dire qualche cosa. La morte di Omari lo aveva cambiato molto. Non era più l’esaltato di prima, era diventato un ragazzo serio, era invecchiato.

Aveva le braccia appoggiate al tavolo, teneva tra le mani un oggetto che fissava intensamente senza nemmeno sbattere le palpebre. Rispettai il suo silenzio tacendo, fino a quando non fu lui a parlare:

“Sei sicura che Omari sarebbe stato d’accordo?” sussurrò.

“Non ha più importanza, è morto. Non può più dire la sua opinione e io voglio punire chi gli ha tappato la bocca per sempre.”

“E non pensi che anche io ho il diritto di vendicarlo? Tanto quanto ne hai tu?”

“Sì, lo credo. Ma mai, come in questo periodo, sono stata tanto egoista. Ho provato a pensare ai tuoi sentimenti, ma sento solo i miei. Mi dispiace” risposi sincera.

“Va bene Vitani, sarò io a mettere da parte il mio dolore per dare la precedenza al tuo, ma voglio qualche cosa in cambio.”
”Tutto!”

“Intanto mi devi promettere di ucciderlo e poi dovrai tornare e dimenticarti di essere stata umana. Voglio che tu ti scorda di essere stata una mortale e dovrai prendere seriamente in considerazione l’idea dell’eternità. Ho perso il mio migliore amico, mi sei rimasta solo tu. Se mi togli la possibilità di vendicare Omari, allora devi restare per sempre con me.” Era una richiesta pesante, ma come avevo già detto, avrei fatto di tutto. Annuii quando Sky alzò gli occhi su di me. Si alzò in piedi avvicinandosi e con un solo, semplice gesto staccò il rubino dal ciondolo.

 

Due hunter stanno togliendo le manette a Volano, mentre il terzo lo tiene fermo. Ora è libero, ora è mio. Sembra che lui non abbia intenzione di entrare nella foresta, è lì voltato verso di me. Il suo sguardo mi dà sui nervi, stringo i pugni e sento le unghie delle dita affondare nella pelle. Quell’uomo mi ha stancato:

“Vuole un consiglio professore? Scappi, perché non le lascerò un grosso margine di vantaggio. Non me ne frega niente di fare una caccia divertente. Io voglio ucciderla!”

Devo averlo convinto, perché ha cominciato a muovere i primi passi verso gli alberi. Io sbuffo, devo aspettare il via del giudice prima di partire. Chiudo gli occhi per non perdere la calma, e ritorno con il ricordo al pomeriggio dopo la fine dell’esame della maturità.

 

Dopo aver tolto il rubino dal ciondolo, Sky lo rimise in tasca, sempre senza fermare i suoi passi che lo avvicinavano sempre di più a me. Mi abbracciò con il braccio destro, mentre con la mano sinistra mi spostò di lato la testa, tirandomi la pelle del collo. Serio e silenzioso, avvicinò la bocca alla mia vena pulsante e, senza alcun tipo di preamboli, vi conficcò i suoi appuntiti canini da vampiro. Ben presto sentii le forze scemare, insieme al mio sangue che sgorgava dal mio corpo a quello di Sky, occupato a sorreggermi. Persi i sensi a causa del dolore cocente che partiva dal morso e si propagava in ogni tessuto del mio corpo.

Mi risvegliai all’interno di una stanza, silenziosa e buia. D’istinto controllai le orecchie e gli occhi, perché per un attimo credetti di essere ancora nelle mani di Volano, nella macchina con cui mi aveva rapita. Ci avevo sperato, avrebbe voluto dire che Omari era vivo. Ma ero libera e tutto quello che era successo non era stato solo un sogno.

“Come ti senti?” chiese la voce di Sky in apprensione.

“Bene, ma perché sono qui dentro?”

“Perché non sei abituata ai tuoi nuovi sensi. Se ti portassi in mezzo alla strada la luce del sole ti accecherebbe, i rumori ti farebbero impazzire e gli odori ti toglierebbero la volontà di respirare.”

Cominciai a scorgerlo in mezzo alle ombre. I miei sensi erano più sensibili di prima, ma il mio cervello non aveva ancora imparato a riconoscere e catalogare le sensazioni.

“Dunque è così che vedi al buio.”

“Già, ti piace?”

Inizialmente mi facevano uscire solo di notte, quando i miei occhi neonati non potevano essere colpiti dalla luce, e le mie orecchie non venivano violentate da rumori molesti. Sull’olfatto Sky non aveva esagerato; una sera disubbidiente avevo tolto la molletta che mi aveva messo al naso e subito persi il controllo sulla mia respirazione. Ben presto, però, le cose migliorarono ed ebbi il permesso a uscire anche di giorno. Papà e mamma mi fecero i loro complimenti per la mia capacità di adattamento, io accettavo le loro parole senza rispondere. Non mi interessavano, ma ero contenta, perché questo mi dava la possibilità di cacciare Volano. L’addestramento fu la parte più semplice. Dovevo limitarmi a fare quello che facevo prima senza cambiare niente, era il risultato che cambiava. 

 

“Signorina Montreal, può partire.”

Era ora!

Le mie gambe si muovono, prima la destra, poi la sinistra, una dopo l’altra. Non ho fretta, dove vuoi che corra quel morto che cammina. Sono sicura di me, non ho paura di lui. Voglio aspettare che l’eccitazione e l’adrenalina mi invadano le vene e mi sballino il cervello. Voglio impazzire, giusto il tempo di raggiungerlo e distruggerlo. Sarà solo un dolore fisico, purtroppo niente in confronto a quello che lui ha fatto a me, ma giuro che sarà sufficiente a fargli maledire il giorno in cui è nato.

Sono entrata tra gli alberi ed è buio, per lo meno sarebbe buio se non avessi gli occhi di un vampiro. Lo seguo ancora con tutta calma, lui invece corre e anche veloce, ma nonostante la distanza che aumenta tra noi, lo sento ancora distintamente. Se mi concentrassi riuscirei persino ad ascoltare il battito del suo cuore accelerato.

I miei occhi rossi sono stati attratti da un albero familiare. Mi ricorda un giorno di settembre, l’ultima volta che Sky mi ha usata come esca per i lycan. Vedo, come se stesse accadendo di nuovo in questo momento, Omari mentre si trasforma in fenice, salvandomi la vita. In questi secondi riesco a rivivere i mesi dell’ultimo anno e la rabbia mi stà invadendo. Non ricordo di aver mai provato nulla di simile.

Ora, oltre al rumore dei passi, riesco a sentire l’odore del suo sangue racchiuso nelle vene e l’acquolina mi riempie la bocca. E’ un odore forte e dolce, è buono e invitante. Sento i miei occhi che si stanno scurendo, da rossi sono diventati scarlatti; riesco a percepire anche i lineamenti del mio viso indurirsi. Mi sono trasformata…molto bene: la caccia è iniziata.  

 

Lithia del sud: sono contenta che tu sia rimasta soddisfatta del capitolo precedente…io, lo devo ammettere, ho versato qualche lacrimuccia scrivendolo! Questo è il capitolo finale, spero che sia di tuo gusto e che non abbia rovinato l’opinione che hai dell’intera ff!

Faerie: esatto Vitani si è vampirizzata, in realtà avrei voluto che la cosa non fosse così scontata, ma era un po’ impossibile dato che per vendetta io avrei fatto questo ed altro…comunque spero vivamente che questo sia un capitolo finale dignitoso, mi dispiacerebbe scoprire che ho rovinato l’intera ff, anche perché mi sono divertita veramente moltissimo a scriverla.

Darcontessa: mi sa che proprio non puoi fare a meno di quel pazzo scriteriato del tuo alter-ego…sei una psicotica…per questo sei la mia betareader…non mi uccidere se l’ho scritto male ok? Comunque ti devo fare i miei ringraziamenti, in fondo sei la mia musa, ricordatelo! Ti voglio bene paciuga!

Per tutti: siamo arrivati alla fine, che questo sia un bene o un male stà a voi deciderlo. La prima cosa che voglio dirvi è che ci tengo a rispondere alla vostre recensioni, ma visto che questo è l’ultimo capitolo pensavo di rispondervi sulle vostre e-mail…se per voi non è un problema. La seconda cosa è che mi sono divertita veramente tantissimo a scrivere “Umana tra i mostri” e questo lo devo anche a voi, che mi avete sostenuto e apprezzata (ringrazio tantissimo anche per le critiche che non fanno mai male), spero di avervi trasmesso tante emozioni, o magari anche solo un minimo di interesse! Tantissimi baci a tutti quanti voi! 

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