I ricordi del ghiaccio

di HaguCHAN
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jack Frost ***
Capitolo 2: *** La fatina dei denti ***
Capitolo 3: *** Elsa di Arendelle ***
Capitolo 4: *** Elsa di Arendelle ***
Capitolo 5: *** Anna di Arendelle ***
Capitolo 6: *** Jack Frost ***
Capitolo 7: *** Jack Frost ***
Capitolo 8: *** Jack Frost ***



Capitolo 1
*** Jack Frost ***


Jack Frost 2014

Ormai era passato un anno da quando Jack Frost era diventato un guardiano. In realtà Jack, ancora prima di renderlo ufficiale era sempre stato in un certo senso un guardiano, lo era stato prima per sua sorella e poi per tutti i bambini del villaggio in cui era cresciuto, e per tutti quelli che vennero dopo che smise di crescere per sempre.

E lo era stato per lei...

già, pensò, chissà cosa avrebbe detto se avesse potuto vederlo ora...

Jack stava passeggiando sui fili del telefono, ma al pensiero di quella persona si fermò e si accasciò a terra. una stretta al cuore gli bloccò il respiro...

era così difficile vivere per sempre...

 

Elsa of Arendelle 1836

“papà ma perchè Elsa se ne deve andare?!”

“ormai è grande Anna, è ora che abbia una camera tutta sua...”

Anna guardò la sorella maggiore che le dava le spalle, aveva detto “perchè Elsa se ne deve andare”, e sembrava proprio che Elsa se ne sarebbe dovuta andare per sempre. Non poteva vederla in faccia, ma a volte se le persone sono molto tristi lo si vede anche dalle spalle e in quel momento quelle di Elsa sembravano schiacciate da un enorme peso.

Anna le si avvicinò. “Elsa? Cosa stai face...Ohhh i tuoi disegni!” Anna amava i disegni di sua sorella maggiore, le piacevano sopratutto le storie che le raccontava quando li faceva. Quelle storie che parlavano sempre di quel ragazzo dai capelli bianchi che chiamava Jack Frost e che diceva, aveva dei poteri magici come i suoi, e di tutte le notti che, quando lei dormiva, lui la veniva a prendere e insieme volavano sopra Arendelle.

Elsa guardò la sorellina che stava ammirando i suoi disegni. “li puoi tenere” disse passandogli i fogli gentilmente. “Davvero?!” il volto di Anna si riempì di gioia. “Si! Che bello!” Anna si mise a correre in cerchio per la camera con in mano il suo disegno preferito di Jack Frost urlando il suo nome, “grazie Elsa, grazie!” e si buttò sul letto felice, mentre Elsa la guardava divertita.

 

“Elsa, amore, è pronta la camera” la Regina chiamò sua figlia. Anna si alzò a sedere e guardò sua sorella uscire dalla stanza con un sorriso morto sulle labbra, istintivamente la seguì fuori dalla camera e fece cadere a terra il disegno che poco prima stringeva tra le sue mani come fosse il tesoro più prezioso al mondo.

Jack era rimasto a vedere la scena fuori dalla finestra, e nel momento in cui il foglio toccò terra, un freddo diverso si impossessò di lui.

A volte i bambini crescono troppo in fretta.

 

Elsa of Arendelle 1850

Erano trascorsi anni da quando Elsa aveva messo piede in quella camera, quella che una volta era stata la sua e di Anna, e che quando aveva otto anni aveva dovuto lasciare. Ora era il turno di Anna invece. Dopo il matrimonio avrebbe dovuto cambiare camera anche lei, e questo rendeva tanto Elsa quando Anna leggermente nostalgiche.

Elsa stava camminando silenziosamente nella stanza, quando improvvisamente lo vide. Un quadro di piccole dimensioni appeso alla parete, era un disegno, un suo disegno, uno di quelli che faceva quando ancora niente la preoccupava, l'aveva regalato ad Anna quando aveva cambiato camera e aveva chiuso la porta per sempre. Era un disegno di lui, quel ragazzo dal nome strano...

Si avvicinò per guardarlo meglio e leggere se per caso aveva scritto il suo nome sul foglio...

“Ti ricordi di Jack Frost?”

Anna la sorprese e per lo spavento Elsa sobbalzò.

“Anna!” sbottò Elsa che tornò coi piedi per terra.

“Quando eravamo piccole mi raccontavi un sacco di belle storie su di lui, ricordi? Ahh come ti invidiavo! Volevo vederlo anch'io Jack Frost sai? e invece...” disse Anna un po' malinconica.

“Erano solo favole Anna...” ma nel momento in cui Elsa disse queste parole, si accorse che c'era qualcosa di sbagliato in quell'affermazione, che suonavano false persino a lei...

qual'è la linea che separa un vecchio ricordo da un sogno?

“Già, ma quando le raccontavi tu non potevo fare a meno di crederci...infondo, da una sorella che ti fa nevicare in casa tutte le volte che vuoi cosa ti puoi aspettare?” rise.

Elsa guardò la sorella sorridendo, aveva ragione, pensò, quando erano piccole pareva tutto così vero, persino una creatura come Jack Frost era reale sotto la neve che faceva cadere nel salone del castello.

Allora forse quando era bambina l'aveva davvero incontrato...”Jack Frost” sussurrò Elsa, e il ricordo di una risata riempì la sua testa...

“Comunque ora dobbiamo pensare a preparare la tua nuova camera Anna! Ora è il tuo turno di lasciare questa stanza, su, su!” Elsa spinse Anna fuori, scherzando e ridendo, cercando di rimanere incollata al presente. Aveva molte cose da fare ora che era la regina, e benedire il matrimonio di sua sorella era in cima alla priorità; non c'era tempo per questi nostalgici ricordi d'infanzia.
 

Quando le due sorelle uscirono, Jack Frost si sporse un po' di più sulla finestra,per guardare meglio il disegno che anni fa, la piccola Elsie aveva fatto di loro due insieme.

Non aveva mai smesso di vegliare su di lei, che lo vedesse oppure no, lui c'era sempre stato, e oggi, appena pochi secondi fa, mentre Elsa stava guardando il suo vecchio disegno, per la prima volta dopo tanto tempo Jack sentì di nuovo quella sensazione di calore, che solo con lei, quando ancora poteva vederlo e parlargli aveva provato, e allora un sorriso immortale gli illuminò il volto...

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Capitolo 2
*** La fatina dei denti ***


Jack 2014

 

Il cielo cominciava ad imbrunire al palazzo di Dentolina, nascosto da qualche parte tra le alture dell'India.

I raggi obliqui del sole che stava tramontando si diramarono nel palazzo scavato nella montagna, facendo risplendere le costruzioni al suo interno di milioni di sfaccettature diverse di arancio e rosa. La calma e la serenità di quel momento erano in netto contrasto con il movimento all'interno del castello, dove le fatine di Toothiana continuavano affaccendante a fare il loro lavoro, agli ordini della loro regina.

Jack era seduto su una roccia, appena fuori dal palazzo, a osservava silenzioso il sole tramontare e lo spettacolo incandescente che offriva; anche se fuori l'aria era calda, dentro di se Jack continuava a sentire un po' di freddo, specialmente ora, alla vigilia di quel giorno.

Toothiana questo lo sapeva bene e per questa ragione gli aveva chiesto di venirla a trovare, nella speranza di poterlo consolare un po', anche se ancora non era riuscita a stare ferma per più di dieci minuti consecutivi.

Dopo un intera giornata immerso tra denti sanguinanti e fatine colibrì a Jack aveva iniziato a girare la testa, e qualche minuti fa aveva deciso di andare a prendere fiato fuori, guardando il tramonto. Jack sapeva che Toothiana l'aveva chiamato per distrarlo un po', ma per quanto ci provasse non riusciva a non pensarci, a non pensare a lei. E anche se doveva ammettere che si odiava un po' per questo, non riusciva proprio a liberarsi da quella malinconia che come il ghiaccio lo congelava.

 

“oh scusami taaaanto Jack...” la voce di una Toothiana sfinita risvegliò Jack dai suoi pensieri, e sorridendo alla fatina dei denti le fece posto vicino a lui.

“tranquilla Thootie, sapevo bene a cosa venivo incontro quando ieri Dente da Latte è venuta a propormi di passare la giornata con voi, sono pienamente responsabile delle mie pene!” disse con un sorriso sghembo.

“Ah! Ma allora ti sei annoiato?!” sbottò sinceramente preoccupata la fatina dei denti, che avrebbe voluto tutto meno che annoiare il suo amico.

“ahah, ma no, no, ti stavo solo prendendo in giro!”

Vedendo Jack ridere così Toothiana si tranquillizzò, e per un istante pensò che fosse tornato il Jack spensierato ed allegro di sempre. Ma passato quel momento Jack tornò a guardare l'orizzonte, e il suo volto sprofondò di nuovo in quei ricordi che non riusciva a dimenticare.

“Jack...tutto bene?” Toothiana cinse delicatamente le spalle di Jack, persino più fredde del solito.

“Sai...” iniziò il ragazzo, “in tutta onestà non so dirti cosa sia preferibile: Se non avere più ricordi, o conservarli tutti, sia quelli maledettamente belli, che quelli...”

“Oh Jack!” Toothiana lo abbracciò forte, “ma certo che è preferibile ricordare! Questo non lo devi pensare mai!” disse prendendogli il viso tra le mani e guardandolo seria negli occhi.

“Cosa credi che lavoriamo a fare io e le mie fatine se no, eh?! Fa male quando ti cade un dente, ma proprio per questo quello è un ricordo che vale la pena conservare! È la prova che si cresce! una conquista, qualcosa che vale la pena ricordare! E lo stesso vale per te. Questo non devi dirlo più chiaro? Bisogna sempre ricordare...” Toothiana guardò ancora più profondamente Jack, tanto, che il ragazzo si sentì davvero colpevole di aver pensato una cosa simile, batté due volte le ciglia e subito il suo volto tornò ad illuminarsi del sorriso gentile e inimitabile di Jack Frost. “Si...” disse, “hai ragione. Scusami se ho detto una cosa così, proprio a te poi! la custode dei ricordi più preziosi dei bambini di tutto il mondo. Come ho potuto essere così scemo!”

Toothiana sorrise mitemente, ma poi, tornò subito seria. Abbassò lo sguardo e prese le mani di Jack tra le sue.

“Jack sai...” iniziò, “in realtà c'è un'altra ragione per cui ho chiesto a Dente da Latte di chiamarti qui oggi...” lo guardò di nuovo, stavolta meno risoluta di prima, aveva paura, paura di fare o meno la cosa giusta, paura di ferirlo, che fosse ancora troppo presto, infondo lui non glielo aveva mai chiesto...

Jack la guardò. In realtà sapeva già cosa stava per dirgli, qualcosa di cui nessuno dei due aveva mai osato parlare ad alta voce, aspettando che qualcuno facesse la prima mossa.

Era da quando Jack le aveva raccontato di lei che si aspettava questo momento, e in qualche modo forse, solo ora si rendeva conto che era stata quella speranza a portarlo lì oggi.

Con un filo di voce e il cuore in gola Jack la esortò: “Dimmi...”

Toothiana capì allora che stava facendo la cosa giusta. Si voltò a prendere qualcosa che le stava accanto, e prima ancora che si riuscisse a vedere cos'era i raggi del sole fecero brillare l'astuccio dorato che la fatina dei denti teneva in mano...

 

“Jack...questi sono i suoi ricordi...sono i ricordi di...”

Elsa.

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Capitolo 3
*** Elsa di Arendelle ***


Jack 2014

 

“p-posso vederli?!” Jack aveva tra le mani i ricordi di Elsa che Toothiana gli aveva appena dato, non li stringeva forte, teneva l'astuccio tra le mani come se si trattasse di un oggetto vivo, con lo stesso riguardo che si ha per un uccellino con le ossa cave.

“di regola, io e le mie fatine non permettiamo che si vedano i ricordi di altri bambini...ma...” Toothiana guardò Jack con un sorriso, “infondo questi ricordi sono anche i tuoi.”

 

Elsa of Arendelle 1827

 

Il giorno in cui nacque la principessa Elsa, Arendelle vide abbattersi su di sé la più violenta tormenta di neve che il regno avesse mai visto da anni, e la cosa non avrebbe colto impreparati gli abitanti del fiordo se non fosse stato che la tempesta arrivò proprio nel cuore dell'estate. Il mese di luglio, il più caldo ad Arendelle.

 

Fuori il vento ululava forte e dentro al castello tutti erano in agitazione, quasi come se i due eventi fossero in qualche modo collegati.

La regina stava partorendo, ma le cose procedevano troppo bene. Le balie correvano avanti e indietro con acqua calda e stracci, cercando di assistere l'ostetrica e il medico. il re irrequieto camminava avanti e indietro sempre nello stesso punto, fermandosi solo al richiamo delle urla della moglie, che sentiva strazianti dietro alla porta chiusa. la donna ormai allo stremo delle forze credeva di non farcela a veder nascere la sua bambina, guardava con gli occhi annebbiati la bufera di neve che infuriava fuori dalle alte finestre in legno. Fu allora che alla regina sembrò di vedere fuori dalla finestra un ragazzo. Immaginò di sognare, non poteva essere vero: erano troppo in alto, solo Jack Frost, lo spirito dell'inverno, poteva volare fin lassù, in un tempo come quello poi! Jack Frost, la leggenda che sua madre le raccontava sempre da piccola...

Prima di perdere i sensi la regina chiamò con voce flebile sua figlia, nella speranza che se quelli fossero dovuti essere gli unici momenti con lei, almeno avrebbe mantenuto il ricordo, nascosto da qualche parte nella sua memoria della sua voce : “E-Elsa...”

 

Tutto ciò che accadde dopo successe molto in fretta: La regina perse i sensi, i vagiti della piccola principessa riempirono tutta la stanza quasi nello stesso instante in cui la bufera di neve entrò spalancando le finestre.Fu un attimo di panico generale, il medico urlava alla servitù di andare immediatamente a chiudere la finestra mentre cercava di proteggere la neonata dal vento gelido che entrava dirompente. Ma prima ancora che qualcuno potesse fare qualcosa la tempesta si placò, e i fiocchi di neve iniziarono a fluttuare danzando in tutta la stanza, come se cadessero dal soffitto. Il sole fuori bucò le nubi ed entrò nella stanza sciogliendo il gelo entrato col vento. la bambina non piangeva più: rideva, un fiocco di neve le si era sciolto sul suo nasino.

Fu allora che tutti la guardarono osservandola bene per la prima volta: La piccola principessa di Arendelle era un incanto! Di più: una magia! come se la neve le avesse lavato via tutto lo sporco, la neonata era ora completamente bianca, incantevolmente bianca! dalla punta delle piccole dita dei piedi a quella dei sottili capelli ancora un po' bagnati. Nessuno seppe per un momento che fare, o cosa dire, rimasero tutti in silenzio ad ascoltare i risolini della piccola Elsa.

 

Prima che il re iniziasse a battere sulla porta di legno richiamando tutti alla realtà passarono circa cinque secondi. Cinque secondi in cui Jack Frost, entrato veloce col vento aveva fatto in tempo ad avvicinarsi alla bambina, guardandola aprire gli occhi e tendere le sue manine verso l'alto, come se lo potesse vedere, come se le tendesse verso...possibile? Verso di lui. Jack avvicinò le sue dita fredde come il gelo al viso della bambina, cauto, ma subito lei le afferrò divertita stringendole con le sue piccole mani. Rimase immobile, incredulo,lasciando che le persone intorno a lui continuassero a muoversi, passandogli attraverso, finché anche la balia a cui era in braccio Elsa non si spostò. Quando Jack sentì le manine di quella strana bambina staccarsi dalle sue ebbe il moto involontario di seguirla, allungando un braccio verso la vaschetta dove la stavano portando. Ma poi entrò il re, passandogli fulmineo attraverso, dirigendosi verso la moglie in cura dalle balie che stava lentamente riprendendo i sensi, e di nuovo riattraversandolo verso la sua preziosa primogenita. La sala cominciava a rianimarsi, ancora un po' sconvolto così Jack si lasciò trasportare di nuovo dal vento fuori, in alto sopra il castello. Rimase lì immobile aspettando, cosa di preciso non lo sapeva nemmeno lui, ma poi le campane suonarono e il re uscì acclamato dalla folla, dentro ai cancelli con in braccio la sua bambina completamente bianca, immersa in una cornice completamente bianca, che il sole faceva risplendere, tutto era coperto di neve: il castello, il villaggio e i campi intorno, tutto il fiordo bianco, innevato, incantevole...come lei, Elsa di Arendelle, la piccola principessa delle nevi.

 

Jack volò via col vento del Nord, ma sarebbe tornato presto, e sopratutto, sarebbe rimasto per un bel po' di tempo...


N.d.F
Salve a tutti, innanzi tutti vorrei ringraziare di nuovo tutti quelli che hanno recensito positivamente questa storia -eccetto la Gioia e il suo commento inutile per far numero, tvb Gio- e anche tutti quelli che la stanno seguendo, mi spiace di essere così lunga coi tempi e di metterci così tanto per arrivare alla parte clue in cui forse jack ed elsa ci daranno dentro  mangieranno sandwitches insieme, ma i capitoli vanno sempre per i cavoli loro e quando inizio a scrivere non so mai dove e come finirò la storia ehehe 
perdono.
Comunque ho deciso di importunare i lettori con una mia nota per una serie di motivi. Il primo è che come ho spiegato nell'anteprima della storia, il mio intento era quello di far coicidere il più possibile le due storie di rise of the guardians e frozen, andando avanti a scrivere però mi sono resa conto che, per come la immaginavo io, questo era impossibile. per cui all fine alcuni elementi, tra cu i ricordi che toothiana da a jack non so quanto in realtà si possano defnire fedeli alla storia originale. Ma, sempre per questo fatto,-e questo è l'altro punto importante- ho deciso di far nascere Elsa a luglio. Nel film è il mese dell'incoronazione dove la regina "ha raggiunto la maggiore età" cito testualmente. ma è anche vero che -come mi hanno fatto notare poi- Frozen Heart potrebbe parlare proprio della nascita di Elsa e dice esplicitamente "Born of cold and winter air". quindi ho pensato di unire le due cose, anche perchè infondo l'idea che la "regina delle nevi" nascesse a Luglio -essendo io nata ad agosto e avendo un amore profondo per Elsa- non mi dispiaceva per niente. un po' come dire "cuore caldo, mani fredde" ehehe 
Bene, spero che questa cosa possa piacere lo stesso anche a voi, grazie per l'attenzione, spero di riuscire a scrivere un po' di più questa settimana.
saluti
xxx
Franny

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Capitolo 4
*** Elsa di Arendelle ***


Elsa of Arendelle

 

Ad Arendelle il paese fu in festa per un intera settimana, celebrando la nascita della bambina con ingenti quantità di granite, offerte dall'insolita neve estiva che aveva addobbato tutto il fiordo.

Non passò molto tempo che il re e la regina si accorsero che la loro piccola principessa era nata con dei poteri particolari: quando piangeva, fiocchi di neve iniziavano a scendere dal soffitto, nonostante tutte le finestre fossero chiuse. La pelle della bambina iniziava a prendere un colorito più roseo, ma rimaneva sempre fredda come il ghiaccio. Ogni tanto nella nursery, per terra, le balie trovavano bagnato, e se all'inizio credettero si trattasse solo di qualche 'incidente' molto comune ai neonati, presto fu chiaro che in realtà erano solo pozzanghere d'acqua, come se si fosse sciolto del ghiaccio in mezzo alla stanza.

Il re e la regina decisero quindi che il dono della piccola Elsa doveva essere tenuto segreto, e non permisero più a nessuno al di fuori di loro, di avvicinarsi alla loro preziosa bambina. Ma questo non rappresentava un problema per Jack Frost. Cavalcando il vento, il ragazzo si ritrovava più spesso di quanto volesse ammettere ad Arendelle. Dopo quell'enorme bufera che l'aveva attirato lì il giorno della nascita della principessa, il tempo nel fiordo era tornato mite e soleggiato, quale scusa aveva dunque lo spirito del gelo per trovarsi in un posto simile?

Dalle finestre del castello Jack spiava ogni nuovo, piccolo, prezioso, momento della piccola Elsa, quell'insolita creatura che gli assomigliava tanto pur rimanendo umana.

Più il tempo passava, più il ragazzo trovava il coraggio di avvicinarsele, così come aveva fatto quel giorno. E più le stava intorno più era certo che non era stato un caso, quella bambina inspiegabilmente riusciva davvero a vederlo.

 

Un giorno accadde che Elsa venne lasciata sola.

La regina, che era stata tutta la notte sveglia a cercare di far addormentare la sua bambina; vedendo che ora finalmente si era assopita, si era ritirata nelle sue camere, non sopportando il gelo che si era creato nella stanza. Aveva lasciato detto alle guardie davanti alla porta di non far entrare nessuno, e al minimo rumore di chiamarla immediatamente.

Jack Frost, dopo aver osservato la scena dalle finestre, entrò come sempre accompagnato dal vento, nella nursery vuota. Elsa stava dormendo nella sua culla e piccoli fiocchi di neve cadevano dal soffitto, leggeri ed effimeri.

Il ragazzo si guardò intorno: la stanza vuota, la luce soffusa, quel silenzio quasi sacrale, e quella neve così soffice che sembrava aver preso il posto della sabbia di Sandman. un'atmosfera irreale, magica aleggiava intorno alla bambina, pensò, 'era lei che faceva le magie'. Jack si avvicinò alla culla di Elsa, cercando di non rompere quell'incanto, anche se in fin dei conti pensò, non era 'davvero' lì.

Non era mai stato solo con lei, vederla così lo faceva sentire...strano, gli regalava un grande senso di pace, come se da qualche parte, nascosto nella sua memoria che non riusciva a recuperare, si fosse acceso ora uno spiraglio di luce.

Il volto di Elsa iniziò a contorcersi in una serie di smorfie infastidite, la neve smise di cadere, 'stava per mettersi a piangere?', Jack di istinto la prese in braccio, e iniziò a cullarla “whoa, whoa Snowflake non vorrai svegliare tutto il castello vero? Rimaniamo ancora un po' qui..”. Quando la bambina aprì gli occhi e vide Jack le smorfie divennero risate e allora il ragazzo capì perchè era stata così indisponente in quei giorni: Elsa stava mettendo i dentini.

“oh, oh guarda, guarda! Stai mettendo i dentini eh? Ma che brava!” le sorrise il ragazzo.

Ora che la piccola era più calma la rimise nella sua culla -non voleva rischiare di essere visto, o meglio, 'non visto' con in braccio la principessina. Elsa protese le manine verso il viso di lui, ma i dentini si fecero di nuovo risentire, e ritornarono le smorfie “oh! No, no! povera piccola, ti fa male eh?” Jack circondò con una mano il visino della bambina, sperando che il suo palmo gelido le desse un po' di sollievo, e la cosa evidentemente funzionò, perchè Elsa tornò presto a dormire beata, facendo di nuovo cadere la neve.

Jack sorrise, e rimase lì in piedi non seppe neanche lui per quanto, finchè non tornò la regina.

 

Gli anni passarono, e Jack Fost veniva sempre più spesso a trovare la piccola principessa delle nevi, ma più le sue visite aumentavano più si rendeva conto che Elsa perdeva la capacità di vederlo. Quando ancora era piccola, il ragazzo approfittava di ogni momento a disposizione solo con lei, per cercare di farla divertire, per tentare in qualche modo di segnare il suo ricordo nella fragile mente di quella bambina.

Quando aveva due anni, un giorno Jack la portò fuori dalla nursery, in cima alle scale, e controllato che non ci fosse in giro nessuno la fece scivolare giù per tutto il castello! divertito dalle grida di gioia di quella bambina senza paura “Allora Elsie, ti piace la velocità?” Lui creava il ghiaccio, lei faceva scendere la neve.

Ma più cresceva, più i momenti in cui la lasciavano sola diminuivano, e sopratutto, più cresceva e più i suoi poteri aumentavano, facendo aumentare con loro anche l'ansia del re e della regina.

 

Quando Elsa aveva tre anni poi, arrivò una 'vera', nuova compagna di giochi a prendere il posto Jack: sua sorella, la piccola Anna. Attraversando il lungo corridoio di corsa per andare a vedere la nuova arrivata, Elsa attraversò allo stesso modo anche lui. Tante volte era successo al ragazzo, ormai era convinto di averci fatto l'abitudine, ma quando fu Elsa a farlo il dolore che provò diventò quasi fisico: lei, la sua piccola Elsa che era sempre stata in grado di vederlo, che gli aveva fatto sentire per la prima volta di aver trovato un posto in quel gelido mondo, ora, passandogli attraverso così, fu come se si fosse portata via con sé quel nuovo 'mondo' appena conquistato. Un nuovo mondo di cui Jack non avrebbe più fatto parte.

Il ragazzo si voltò, guardando quell'idillica scena famigliare: un padre, una madre, due bellissime bambine, e nessuna strana, inspiegabile bufera di neve, nessuno spirito del gelo, solo loro quattro: felici.

Ancora una volta Jack tornò ad essere uno spettatore estraneo,guardando da lontano una felicità che credeva, non avrebbe toccato mai. Quella sera volò via con l'intenzione di non tornare più, ma presto si rese conto che anche se non esisteva più per la piccola Elsa, lei continuava ad esistere, e con prepotentenza quasi, nei suoi ricordi.

Così, presto, lo spirito del gelo tornò a cavalcare il vento del Nord, verso il fiordo, verso di lei, verso Elsa di Arendelle.

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Capitolo 5
*** Anna di Arendelle ***


Anna di Arendelle

 

Il giorno in cui nacque Anna il regno fu in festa per un'altra settimana intera.

Ma se fuori dalle mura del castello tutti sembravano felici, al suo interno i problemi erano appena iniziati. il re e la regina cominciarono a chiedersi come avrebbero fatto a tenere nascosto il segreto della loro piccola bambina, ora che quest'ultima aveva una nuova sorellina con cui passare tutto il tempo. Se era vero che da quanto era nata, Elsa aveva trascorso la maggior parte del tempo da sola, o in compagnia dei suoi genitori, per Anna era tutto il contrario. La piccola era sempre circondata da balie, e servitori, e sopratutto da Elsa, che non la lasciava mai un secondo, scalpitando come una matta all'idea di far divertire la sorellina con la sua neve magica.

Il re e la regina non sapevano quanto potessero fidarsi dei poteri della loro piccola principessa delle nevi, erano preoccupati per l'incolumità di Anna, ma Elsa aveva un'adorazione incondizionata per lei, voleva sempre cercare di prenderla in braccio, tediando tutti con le sue continue richieste:“posso prenderla in braccio io adesso?” “non ancora signorina Elsa” oppure, “faccio io il bagnetto alla sorellina!” “è troppo piccola principessina”. Elsa era stata abituata a tener nascosto il suo potere a tutti tranne che ai genitori, e le richieste più dirette erano rivolte sopratutto alla madre,“Posso far scendere la neve per Anna, madre? per favooooore!” “Non ancora amor mio, Anna è troppo piccina adesso”

Così la bambina dovette trovare nuovi modi per divertirsi con la sorella. Quando erano sole nella nursery con la madre, Elsa parlava ad Anna in continuazione, raccontandole storie inventate e promettendole che un giorno le avrebbe fatto vedere tutte le sue magie, la piccola Anna dal canto suo sembrava ascoltarla incantata, come se riuscisse davvero a capire tutto quello che la sorella maggiore le raccontava, nonostante avesse ancora meno di un anno.

La regina,che passava le sue giornate assistendo divertita a quelle tranquille scene familiari, decise che i poteri di Elsa non erano una reale minaccia per la piccola Anna, e a patto che ci fosse sempre qualcuno a vegliare sulle bambine, concordò col marito che presto avrebbero permesso ad Elsa di far nevicare per la sorellina.

Quando Anna compì un anno, la regina prese sulle ginocchia la sua primogenita e mettendole in ordine i capelli le disse: “Allora, amor mio, ora la tua sorellina ha un anno, e io e tuo padre crediamo che sia grande abbastanza per vedere le tue magie”, “Davvero?!” Elsa scattò come una molla con gli occhi che le si illuminarono, la regina annuì sorridendo, ma subito seria continuò: “ Però! Devi prometterci che non farai mai delle magie sola con lei, dovrà sempre esserci la tua mamma o il tuo papà con te, d'accordo?” la ammonì dandole un buffetto sul nasino e le guanciotte. Elsa era al settimo cielo “Si, si d'accordo!” non stava più nella pelle, scese di corsa dalle gambe della madre e arrivò col fiatone nella cameretta di sua sorella. Il re aveva in braccio la piccola Anna e vedendo entrare la sua primogenita in quel modo, intuì che la moglie le aveva parlato, così, sorridendole si sedette in modo da far vedere la piccola Anna alla sorella maggiore, e le chiese: “ allora Elsa, sei pronta a fare la magia?” “Si! Si! Si!” strillava la bambina scalpitando divertita, “Al tre allora! Uno...” il re guardò la moglie entrare nella stanza e chiudersi la porta alle spalle, “Due..” tornò a sorridere alla bambina e con un cenno la incoraggiò: “TRE” urlo Elsa felice!

La neve iniziò a scendere dal soffitto, seguendo in vorticosi veli di fiocchi incantati la piccola principessina che correva in giro per la camera urlando: “guarda Anna, guarda! La neve in estate, la neve in estate per te!” la stanza era piena delle grida felici della bambina, e della sua magia innevata che sembrava portare pace ovunque cadesse, il re e la regina si guardarono sorridendo.

La piccola Anna protetta nell'abbraccio del padre rimase a bocca aperta, guardando in estati quei bellissimi fiocchi di neve cadere tutto intorno, quando alzò una manina paffuta per cercare di prenderne uno il fiocco incantato le rimase intatto sul palmo della mano, il padre fece avvicinare la primogenita alla sorellina, “guarda Elsa, ad Anna piace la neve” “Ti piace eh, Anna?” Elsa si accostò vicino alla sua sorellina, e le prese la mano che stringeva il fiocco di neve ancora intatto, “guarda qua...” ancora col fiatone la principessina si preparò per un ultima grande magia, facendo scoppiare nella sala un ultima cascata di fiocchi perfetti di cristallo, che brillavano nella penombra della camera. Il re e la regina al pari della piccola Anna guardarono incantati quello spettacolo privato che la loro straordinaria bambina aveva creato per loro, Elsa guardò felice le facce sorridenti dei genitori, poi, tornando a rivolgersi alla sorellina, le disse: “Ora ci divertiamo un mondo Anna, sai?!”

 

Mentre recitava ancora una volta la parte dello spettatore invisibile, Jack Frost si chiese perchè, nonostante in quel momento non ci fosse bisogno dell'Inverno ad Arendelle, lui si trovasse ancora lì, di nuovo. Ma poi vide la neve scoppiare nella stanza, e gli fu chiaro: Elsa era la Neve, e lui stava dove stava la Neve.

 

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Capitolo 6
*** Jack Frost ***


Jack Frost

 

 

Da dove vengono i miei poteri, madre?”

 

 

Gli anni passarono, Elsa diventava sempre più brava, e Anna sempre più impaziente. Un giorno Anna chiese alla sorella di farla scivolare giù per le scale, sul ghiaccio “sul ghiaccio?” chiese titubante la maggiore “Si! Si! Ghiaccio!” ripeté Anna, che anche a tre anni era già temeraria. “Mmh, non so Anna, la mamma e il papà potrebbero non essere d'accordo...” “ti preeeeeego!”

Jack Frost stava accanto ad Elsa, colpendo col bastone i fiocchi di neve perfetti che la bambina stava facendo vorticare, “oh avanti Elsie, lo so che sei capace, lo facevamo sempre quando eri piccolina! Non avevo mai visto una bambina più temeraria di te” il ragazzo soffiò allora uno dei suoi fiocchi di neve, che si sciolse sul nasino della bambina

“mmh...Ok! Ma mi raccomando! Non dobbiamo farci vedere!” Elsa prese Anna per mano e la condusse in cima alle scale dell'ala ovest, che era sempre vuota. Una sensazione strana la investì quando, sull'ultimo gradino si preparava con la sorella a scivolare, come se un ricordo stesse cercando di riaffiorare.

“ti ricordi eh, Fiocco di Neve?” sussurrò Jack pur sapendo di non poter essere visto o sentito, o comunque ricordato.

“Avanti Elsa, avanti!!” Anna stava già iniziando a scalpitare, “Si,si Anna, adesso andiamo, allora...” per prima cosa la bambina creò una pista di ghiaccio sopra scale e poi, stringendo forte la sorellina a sé: ”Pronta?” “Siiiiiiiiiiiiiiii!” si buttarono, scivolando veloci sopra lo scivolo ghiacciato.

Verso la fine della discesa però qualcosa andò storto e Elsa scivolò in avanti andando a sbattere con la faccia contro la vecchia cassapanca di frassino!

“Ouch” Jack Frost le si avvicinò in volo “Tutto ok, Elsie?”

“ELSA” Anna corse dalla sorella, richiamando con le sue gridolina la madre che fece in tempo a vedere lo scivolo di ghiaccio che la bambina aveva appena creato. “Elsa!” la sgridò, “cosa state facendo qua, voi due?!” ma la rabbia della regina svanì presto quando vide la bambina tenersi la mano chiusa sulla guancia contorta dalle smorfie.

“Mamma...” iniziò con occhi sgranati dal terrore la piccola Elsa, “Mi stanno cadendo i denti!” scoppiò allora a piangere la bambina, facendo vedere ciò che stava stringendo nel pugno alla madre, il suo primo dentino da latte.

Consapevole di essere invisibile a tutti i presenti, lo spirito dell'inverno scoppiò in una sonora risata.

Anna guardò la sorella incredula e poi cercò il viso della madre per venir rassicurata, 'I denti cadevano?!' pensò. Ma la madre si limitò a sorridere dolcemente, e prendendo la più grande in braccio la rassicurò, “tranquilla tesoro, non è niente, è normale, ti stano solo cadendo i denti da latte..” ma Elsa e Anna parvero ugualmente sconvolte.

 

La regina allora portò le bambine nella stanza accanto, dove seduta sul comodo sofà, controllò i danni della maggiore e si tirò fuori un fazzoletto con cui pulì il dentino appena caduto. “guarda che bel dentino tesoro” disse, mostrando il bianco dente da latte alla bambina, “se lo metti sotto il cuscino stanotte, la fatina dei denti verrà a prendertelo” “la fatina dei denti?!” fecero le bambine in coro, dimenticando l'incidente di poco prima, “chi è la fatina dei denti?” chiese la più grande con un tono deliziosamente curioso, ascoltando attenta e seria la spiegazione della madre, mentre la più piccola saltava dall'emozione.

 

Anna era entusiasta, quella notte una vera fata sarebbe entrata nella loro camera! e nonostante tutti gli ammonimenti della madre sul non rimanere alzata per vederla, la bambina segretamente covava già qualche speranza di riuscire a raggirarle entrambe: mamma e fatina. Ma Elsa dopo aver sentito parlare di quella storia di spiriti e folletti si era fatta un po' pensierosa e cupa, e mentre Anna dopo aver strappato alla madre il dente da latte della sorella maggiore, correva fuori dalla stanza per dirigersi di corsa in camera, a escogitare chissà quale piano diabolico, Elsa ancora un po' perplessa, rimase da sola con la madre.

“c'è qualcosa che ti preoccupa, bambina mia?” chiese dolcemente la regina sfiorandole il viso con una carezza.

Jack che si era seduto a guardare fuori, nel davanzale dell'alta finestra a triangolo, a quelle parole si voltò a guardare Elsa, notando ora anche lui la leggera sfumatura di malinconia che la stava preoccupando.

“Madre?” iniziò la bambina incerta, “da...da dove vengono i miei poteri?”

A quella domanda sia lo spirito dell'inverno che la regina sgranarono gli occhi. Non che la donna non fosse pronta ad una domanda del genere, lei stessa se l'era chiesto più volte, e anche se nella sua mente aveva già pensato ad una risposta, le era sempre sembrata troppo assurda per farne parola col marito; ma con una bambina...

“E' Jack Frost che te li ha dati bambina mia...”

 

A quella risposta Jack scattò in piedi, raggiungendo in un balzo il fianco della regina, poco distante da Elsa che le stava ritta davanti con gli occhi spalancati, stupita della risposta tanto quanto il ragazzo.“Jack Frost?” chiese cautamente. “Io?! Ma cos-”. La regina sorrise, fece sedere la bambina sulle sue ginocchia e iniziò a raccontare: “ Quando sei nata era Luglio, il mese più caldo qui ad Arendelle, eppure un'improvvisa bufera di neve aveva avvolto tutto il reame. Il vento fuori dalle finestre ululava così forte, ma così forte! Che credevamo si sarebbe portato via il tetto!” “Ah” Elsa si mise la mani davanti alla bocca per lo spavento. “Ero molto stanca, ormai ero col dottore da ore,ma tu non volevi proprio uscire!” disse la regina sorridendole per far vedere alla bambina che bufera a parte, non c'era traccia di tristezza in quel ricordo, Jack guardò il volto della donna, ricordava bene anche lui quel giorno. “Ero così sfinita! per un momento persi addirittura i sensi!” Elsa preoccupata si prese il viso tra le mani in un espressione di spavento, ma la madre la tranquillizzò chiudendole le mani tra le sue, “Ma non devi preoccuparti amore, perchè fu in quel momento che lo vidi...che vidi Jack Frost...”

Nel momento in cui lo disse Jack si ritrasse velocemente 'l'aveva visto?!' 'l'aveva visto e CREDEVA che fosse lui la causa dei poteri di Elsa?!”

La bambina guardò la madre stupefatta, 'chi era Jack Frost?' ma prima ancora che Elsa potesse anche solo chiederlo, lo spirito dell'inverno volò via dalla finestra appena socchiusa portando con sé una folata d'aria gelida. Elsa e la madre si voltarono di scatto, e si guardarono “chi è Jack Frost?” allora la madre iniziò a raccontarle la leggenda dello spirito dell'inverno...

 

 

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Capitolo 7
*** Jack Frost ***


Jack Frost

 

Jack era volato via, lontano, non sapeva bene neanche lui perchè. Aveva desiderato così tanto che Elsa riuscisse di nuovo a vederlo, ma nel momento in cui la piccola aveva detto il suo nome, nel momento in cui questo finalmente sarebbe potuto accadere di nuovo, lo spirito dell'inverno non ce la fece, non seppe affrontarlo, e volò via. Si fermò ai margini del bosco, dove ancora il castello in mezzo al fiordo era ben visibile, si voltò, chiedendosi cosa avrebbe fatto ora.

Davvero Elsa avrebbe creduto in lui? Davvero sarebbe riuscita di nuovo a vederlo? E se davvero ci fosse riuscita cosa sarebbe successo poi? Se una volta che la bambina si fosse accorta che non era Jack il responsabile dei suoi poteri, come avrebbe reagito? Avrebbe smesso di credere in lui? Jack sarebbe tornato di nuovo invisibile? Poteva sopportare un'altra delusione?

Jack dava le spalle al bosco, guardando verso il castello, ma con i piedi però puntati verso l'inizio della foresta, senza sapere se tornare indietro, o scappare, se tornare da lei e affrontare tutti quei 'se', oppure sparire definitivamente, aspettando magari che la bambina crescesse abbastanza da smettere di credere a queste cose, in modo da poter continuare a starle vicino senza poter essere visto o toccato, o ferito.

 

 

Quel giorno, dopo che aveva sistemato la sua 'trappola per fate' Anna dovette rinunciare a giocare con la neve insieme alla sorella per tutto il pomeriggio, Elsa aveva preso molto seriamente quello che le aveva raccontato la madre e si era andata a rintanare nella biblioteca del castello alla ricerca di libri illustrati di favole, che parlassero di troll, elfi ma sopratutto di spiriti dell'inverno.

“Elsaaaaa, andiamo a giocare adesso?” si lamentava la piccola Anna che stava iniziando a spazientirsi, Elsa stava raccogliendo i libri che le interessavano per farseli leggere dalla madre prima di andare a dormire, ed era piuttosto concentrata.

“Anna guarda!” la bambina indicò alla sorella un bellissimo disegno: c'era un ragazzo dalle fattezze di un folletto che faceva nevicare sopra le case di bambini che correvano tutt'intorno felici.

“Ohhhh” fece Anna che si mise a guardare attentamente l'immagine che le aveva mostrato la sorella, “Chi è?!” chiese curiosa, “Jack Frost!” rispose la maggiore con una punta d'orgoglio, “la mamma dice che è da lui che vengono i miei poteri sai?” “Ah si?!” la piccolina sgranò gli occhi, e un'espressione di immenso stupore e meraviglia le illuminò il volto, “Ma chi è Jack Frost?” Elsa le iniziò quindi a raccontare quello che le aveva detto poco prima sua madre, incoraggiata dalle espressioni di stupore e meraviglia della sorella minore.

“Allora forse stasera verrà anche lui?” un lampo di gioia illuminò gli occhi di Anna: la fatina dei denti e Jack Frost nella stessa sera! Sarebbe stato fantastico! “Cosa? Perchè dovrebbe venire anche Jack Frost?” le chiese Elsa, che a questo proprio non aveva pensato, “Beh...se è vero che ti ha dato i poteri forse vorrà vedere chi ti porta via i denti...”. La logica ferrea di una bambina di tre anni a volte è più esatta di quella del più brillante stratega militare del mondo “Mmh...non credo...adesso è estate infondo, cosa ci farebbe qui Jack Frost in estate?” “Appunto!” la rimbeccò la sorella, “Non ha niente da fare! Si annoierà tutto il giorno a dormire!”

Elsa non sembrava troppo convinta, ma le intuizioni della sorella le fecero sorgere spontanea una domanda, quando era estate, dove finiva Jack Frost, lo spirito dell'inverno?

 

In realtà Anna non poteva avere più ragione. Jack Frost, lo spirito dell'inverno, durante l'estate per lo più si annoiava. C'erano sempre luoghi dove portare un po' di ghiaccio e neve, ma il più delle volte erano luoghi deserti, desolati, e senza tanti spettatori intorno a sé lo spirito dell'inverno non concedeva volentieri spettacoli.

In realtà poi, non era indispensabile la sua presenza perchè nevicasse, l'evento atmosferico in sé era fuori dalla sua giurisdizione, lui possedeva solo una parte dell'inverno, ma di certo non tutta. Non era suo il merito delle nevi perenni del Kilimangiaro, o del ghiaccio del Polo. Ciò che faceva davvero Jack Frost era cavalcare il vento in cerca di nuovi divertimenti, nuovi posti dove portare un po' di caos e confusione, ma da quando era nata Elsa il 'divertimento' aveva preso un'altra piega, e anziché ghiacciare tubature, lo spirito dell'inverno preferiva aiutare le bambine a creare lucenti scivoli di ghiaccio. E poi, in fin dei conti, dove c'era Elsa, c'era sempre la neve, e la Neve chiamava l'Inverno.

Ancora in bilico tra il bosco e la via per il castello, Jack Frost guardava ora silenzioso l'oceano, quella distesa infinita d'acqua,non si sarebbe mai abituato a quella vastità, a volte lo spaventava quasi, lui che era nato nelle acque di un piccolo lago di campagna, aveva paura del mare.

Jack si sentiva stanco, si alzò prendendo le correnti del vento, e si lasciò portare a Casa.

 

Tutti quei dubbi, tutto quel parlare di 'venute al mondo' lo avevano fatto pensare: proprio come Elsa, infondo neanche lui sapeva spiegarsi bene il mistero dei suoi poteri. Gli esseri umani spiegano l'inspiegabile con le leggende, con i miti, con le favole, ma le leggende, i miti e le favole?! Loro come si spiegano le loro origini? Era forse stato questo vuoto che lo aveva spinto lì, di nuovo al Lago? ma le risposte come al solito non arrivarono, Jack non le sapeva.

Sapeva però che il vuoto lasciato da quelle domande irrisolte pesava dentro di lui, come piombo. Chi era? Cosa ci faceva lì? Da dove veniva? Erano le domande che costantemente lo assillavano. Forse non erano esattamente quelle che avrebbero preoccupato Elsa, ma comunque il ragazzo sentiva che in qualche modo le loro incertezze erano simili, e pensò che se avesse potuto lenire un po' quelle della bambina, allora anche le sue si sarebbero almeno in parte, placate. Sentiva un certo senso di pace al pensiero che (nonostante non fosse vero) potesse essere lui la causa dei poteri di Elsa. Almeno in quel modo la sua 'esistenza' avrebbe trovato un senso: spiegare alla bambina ciò che lui stesso non sapeva spiegarsi, essere la sua Origine. Per un momento pensò addirittura che gli sarebbe bastato questo, essere definitivamente 'La causa dei poteri di Elsa'; a maggior ragione poi, se questo poteva evitarle i dubbi, le incertezze e le paure che in quegli anni lui aveva provato prima di riuscire a farci l'abitudine. In questo modo forse avrebbe trovato finalmente il suo scopo, la sua ragione d'essere Jack Frost, l'avrebbe trovata in lei, in Elsa.

Guardando la superficie del lago, Jack tornò a pensare ai suoi primi anni di 'vita', a quelli che riusciva a ricordare: Ricordava quella bambina dai capelli castani che tutti i giorni andava a piangere proprio lì, dove stava seduto ora, al lago, portando dei fiori. Era stata la prima bambina per cui aveva fatto nevicare, cercando di farla ridere. Le ricordava Elsa, come per lei aveva provato a custodire la sua felicità. Ed era quello che aveva sempre fatto in realtà Jack Frost, anche se lui ancora non lo sapeva, proteggere i bambini, farli ridere, renderli felici, era questo che lo rendeva davvero speciale, che lo rendeva qualcuno. Portare la neve era solo un mezzo, un accessorio, quello che faceva in realtà era ben più importante. E anche adesso mentre rifletteva se raccontare alla bambina (ammesso che potesse vederlo) la verità, oppure diventare la sua leggenda 'personale', anche ora che pensava queste cose Jack dimostrava di essere già un Guardiano: era quello che lo rendeva davvero Jack Frost, ma a volte siamo così ciechi per le cose che ci riguardano, e questa poi è un'altra storia.

Sull'onda di queste riflessioni però lo spirito dell'inverno prese una decisione: sarebbe tornato ad Arendelle, e sarebbe tornato come Jack Frost, colui che aveva donato metà dei suoi poteri alla principessina delle Nevi.

Aveva deciso di nuovo di tornare per lei, come aveva già fatto in passato, ma questa volta però non sarebbe più stato solo a guardare, stavolta l'avrebbe protetta davvero, nella misura in cui ora poteva proteggerla, per non farla soffrire, per non lasciarla sola.

Non sapeva come sarebbero andate le cose, non sapeva se stesse facendo o meno la cosa giusta, come poteva d'altronde, lui che non sapeva niente persino di se stesso! Forse prese quella decisione un po' irresponsabilmente, forse persino egoisticamente, infondo non voleva essere solo neanche lui. Ma quello che sarebbe successo di lì a poche ore avrebbe segnato entrambi: spirito dell'inverno e principessa delle nevi, e nel bene o nel male, i ricordi che di lì a poco avrebbero iniziato a creare insieme li avrebbero uniti per sempre, attraverso il tempo e lo spazio, contro ogni logica, finché almeno uno dei due avrebbe continuato a vivere.

 

 

SALVE A TUTTI! \(@ ̄∇ ̄@)/

Lo so, non mi piace rompere con questi postilli ma a scanso di equivoci vorrei chiarire qualche punto (シ_ _)シ

prima di tutto vorrei ringraziare di nuovo tutti coloro che mi hanno scritto commenti positivi alle storie, e scusarmi per la lentezza con cui pubblico, ma ogni tanto mi tocca anche studiare eheh, finiti gli esami di questa sessione cercherò di essere più puntuale prometto! o (◡‿◡✿)

secondo di tutto, il mio intento iniziale era quello di seguire la storia dei film, e come ho forse già detto mi sono resa conto di non riuscirci, almeno non qui ehehe (⌒_⌒;) per cui le cose stanno prendendo una piega inaspettata e non penso che sarò del tutto fedele ai film, anche se comunque cercherò di esserlo nei limiti del possibile.

Non so ancora quanto durerà questo 'prologo' di Elsa da piccola, e questo ci porta al terzo punto: mi scusa infinitamente per quanto questa storia stia diventando prolissa, sul serio! Mi stupisco sempre quando ricevo questi commenti positivi perchè mi rendo conto di scrivere davvero in modo molto 'concentrato', e a volte forse noioso, l'idea iniziale era leggermente diversa, ma credo di non avere il dono del sunto ehehe, e specialmente questo capitolo che trovo pesante e quasi inutile! Davvero se lo avete letto tutto vi meritate il mio più sincero rispetto! Io non so se avrei avuto tanta pazienza

(T∇T) comunque vi posso assicurare che era indispensabile! Che è indispensabile...credo, spero 【・_・?】

Altro punto da chiarire: Voglio che sappiate che non ho messo il rating giallo per attirare lettori senza mai soddisfarli, l'ho messo giallo perchè ho in programma di arrivare ad un effettiva scena da 'gialla', ma purtroppo non so quando questo accadrà, spero che ci sia chi ha la pazienza di starmi dietro, mi spiace ancora ヽ( ̄д ̄;)ノ

Credo sia tutto per ora. In realtà avrei sempre altre cose da dire ma nel momento di scriverle le dimentico sempre. Vabbè, non vi tedio oltre, grazie se avete letto sin qui e...

See you next chapter <3 ( ゚▽゚)/

 

P.S.

 

AH! e sopratutto mi scusa INFINITAMENTE per tutti gli errori che faccio nei capitoli! Dimenticare le lettere, le preposizioni etc etc. davvero mi spiace p(´⌒`。q) eppure rileggo sempre ottocento volte le cose ma non me ne accorgo mai! щ(゜ロ゜щ) quelli che vedo cerco poi di cancellarli e metterli a posto sempre, però a volte mi scappano, chiedo di nuovo perdono, cercherò di stare più attenta

(*´_ゝ`)

 

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Capitolo 8
*** Jack Frost ***


Elsa di Arendelle

 

Anna si alzava all'alba per giocare con la sorella, ma quando arrivava la sera crollava dal sonno molto presto, e alzarla era un'impresa titanica; così, verso le dieci e mezzo, con la candela ancora accesa e ormai consumata sul comodino, Anna era già partita per il mondo dei sogni, e alla povera Elsa non restava altro da fare se non guardarla dormire beatamente, nell'attesa di riuscire anche lei a chiudere occhio. Avevano parlato di Jack Frost e della fatina dei denti tutto il giorno, e ora Anna si era addormentata! Le due principessine erano andate a cercare di farsi leggere le favole trovate nel pomeriggio dalla madre, ma senza ottenere risultati: la regina stava infatti, assistendo il re in questioni di estrema importanza e non aveva tempo. Elsa stava iniziando ad imparare a leggere proprio in quell'anno, ma siccome era la madre ad insegnarle, e dal momento che in quel periodo doveva occuparsi di faccende più urgenti, la bambina era rimasta indietro, e ancora non aveva dimestichezza coi libri 'veri'. Quella sera la regina era molto stanca, e scusandosi con le bambine, promise ad entrambe che gli avrebbe letto le favole richieste il giorno seguente; ma la piccola Elsa era corrosa dalla curiosità, e la sua mente febbricitante non smetteva di pensare alle possibili nuove informazioni contenute in quei libri impilati sopra lo scrittoio della loro camera.

La campana della cappella reale suonò undici rintocchi, Elsa era ancora sveglia, anzi! Più che sveglia! Si alzò a sedere sul letto e provò, invano a chiamare “Anna...”

Niente.

Provò di nuovo con un tono un po' più alto: “Anna!”

Niente di nuovo.

'Accidenti a lei' pensò la bambina, sua sorella la svegliava sempre all'alba per giocare, e non c'era verso di farla andare via finchè anche la maggiore non si fosse svegliata, e invece quando era Elsa a chiamarla di notte...beh questi erano i risultati! La bambina sbuffò, si guardò intorno, nella speranza magari di vedere almeno la fatina dei denti, ma niente. Vicino alla candela accesa sul comodino di Anna c'era ancora aperto il libro che quel pomeriggio la sorella le aveva mostrato. Elsa si alzò e lo andò a prendere, prese anche la candela e si mise seduta sotto la finestra triangolare da cui entrava la luce della luna, che illuminava la stanza quasi a giorno. Guardò di nuovo la figura disegnata dello spirito dell'inverno, studiandola con gli occhi e con le mani: aveva la pelle chiara come la sua, forse di più! chiara come la luna...Elsa guardò fuori dalla finestra. 'neanche Jack Frost era venuto quella sera alla fine...' pensò, poi guardò bene la finestra, la finestra CHIUSA! Quel pomeriggio nella stanza della mamma la finestra era aperta, forse allora doveva aprire anche la sua perchè lo spirito dell'inverno entrasse. La bambina si precipitò di corsa ad aprirla; una brezza gelida entrò nella camera, ma a lei il freddo non aveva mai dato fastidio; era estate, ma lo stesso ad Arendelle di sera l'aria era fresca, la bambina chiamò, scrutando con gli occhi le profondità del bosco dietro il castello: “Jack Frost...?”

Jack era lì. Sotto il davanzale della finestra, col cuore in gola. Allora sarebbe successo davvero. Sentì chiamare di nuovo, solo il suo nome stavolta: “Jack...” Era ora di iniziare, sapeva esattamente cosa fare.

Niente. Forse Elsa si era sbagliata anche su quello. La bambina stava per chiudere la finestra quando improvvisamente dei fiocchi di neve iniziarono a cadere, e non era stata lei a crearli! I suoi occhi si riempirono di gioia, si sporse ancora di più dalla finestra, guardando in alto, in basso, a sinistra, a destra, ovunque! Alla ricerca del suo nuovo 'amico'. “Jack Frost! Jack Frost! So che sei qui! Vieni fuori, fatti vedere! Non ti farò niente...” Elsa sentì una risata provenire dalle sue spalle, una risata che era sicura, non era quella di sua sorella, quando si girò lo vide lì: seduto vicino a lei intento a far cadere fiocchi di neve da un grosso bastone dalla forma bizzarra che teneva con una mano, mentre usava l'altra come poggiatesta guardandola di traverso “Finalmente riesci a vedermi Fiocco di Neve! Tranquilla non ho paura che tu possa farmi male”

“Ahhh!” Elsa urlò per lo spavento, e quasi cadde all'indietro spostandosi troppo velocemente; era convinta di trovare un omino formato folletto, non un...ragazzo!

Tutto quel trambusto smosse appena Anna, che dal suo letto mugugnò qualcosa e diede le spalle alla finestra. Dopo un primo momento di confusione, Elsa si ricompose e ancora incredula chiese, “S-sei tu? Sei Jack Frost?” avvicinandosi di più al ragazzo. Jack ora la guardava dritto, sorridendo “Si, in persona! E dimmi...sei tu la Regina delle Nevi?” “Io? La Regina?! Io sono solo una principessa!” disse Elsa, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Anna dal suo letto si mosse ancora, la bambina avrebbe voluto svegliarla, ma prima voleva accertarsi per bene di che tipo fosse questo 'grosso' Jack Frost, così lo prese per un braccio e lo fece alzare, “Andiamo!” disse, “Non voglio svegliare mia sorella adesso!”, Jack sorrise, cercando di trattenere la gioia: era bello sentire di nuovo che Elsa riusciva a prendergli la mano, proprio come aveva fatto da piccola.

“Aspetta”la fermò il ragazzo, “Conosco un posto più bello dove andare” si chinò a prenderla in braccio e si avvicinò alla finestra ”Pronta?” chiese, felice di sentire come la piccola si stava 'aggrappando' a lui “S-si” rispose la bambina guardando leggermente preoccupata, in basso fuori dalla finestra, “Non ti preoccupare Elsie” la rassicurò Jack “Ci divertiremo un mondo, vedrai!” e detto questo con un balzo saltò giù dal davanzale.

Il grido spaventato e divertito insieme di Elsa era accompagnato dalla risata di Jack, lo spirito dell'inverno si lasciò cadere giù fino a pochi centimetri dal suolo, e poi, con una leggera spinta tornò su, più veloce a volare in alto nel cielo, raggiungendo la cima del castello, Elsa gli stava aggrappata stretta stretta, gridando di gioia. Il ragazzo trovò un posto sicuro per la bambina dove sedersi, e la fece scendere. “Allora? Avevo ragione? Ti piace Elsie?” La bambina si era coricata sopra il tetto e aveva gli occhi pieni delle stelle che brillavano nel cielo, terso, senza neanche una nuvola, rischiarato dalla luce pallida della luna. “E' bellissimo!” fu tutto quello che riuscì a dire. Jack si coricò vicino a lei, con le mani dietro la testa, ci sarebbero state un sacco di cose da dirsi, ma per ora il momento era più importante. Fu Elsa a rompere il silenzio, diretta già all'ora “Jack, è vero che sei tu che mi hai dato questi poteri?” chiese come se se ne fosse appena ricordata. Il ragazzo esitò per qualche secondo, era davvero la cosa giusta da fare? Ma poi la guardò in volto: gli occhi della bambina erano pieni di speranza, lo poteva vedere persino lui, Elsa si aspettava un 'si', sperava in un 'si', e lui non voleva deluderla, lei non sarebbe rimasta senza una risposta.

“Si...” le sorrise mitemente, “Sono io che ho fatto nevicare per te il giorno della tua nascita...”

La bambina sorridendo contenta disse “Lo sapevo! Sapevo che eri tu!” e tornò a guardare le stelle.

 

Rimasero lì sul tetto quasi tutta la notte, a parlare, Elsa gli fece vedere il buco dove prima c'era il dente da latte e gli raccontò di quella giornata, e di come la mamma era arrivata a parlargli di lui; il ragazzo allora le disse che aveva visto tutto, che era stato lì con lei tutto il tempo, svelandole che quel soffio di vento che aveva sentito nella stanza della mamma quel giorno era proprio lui. Le raccontò anche di quando era più piccola, e di tutte le altre volte che le era stato vicino, senza che lo sapesse. La bambina lo ascoltava attentamente, ma le palpebre le si chiudevano da sole su un viso che ancora sorrideva, mentre lottava per non crollare dal sonno. Quando Elsa proprio non ce la fece più e si addormentò Jack la prese in braccio e la riportò a letto. Prima di uscire dalla finestra però si voltò di nuovo a guardarla. La luce della luna fece brillare un soldino nascosto tra il cuscino e il materasso.

Sorrise.

Da qualche parte una fatina dei denti stava ammirando il ricordo legato a quel piccolo dentino bianco, come la neve appena caduta.

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