Grand Theft Auto: San Andreas - Epilogo Sconosciuto

di Rob_Peter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il matrimonio ***
Capitolo 2: *** Nemico pubblico ***
Capitolo 3: *** Liberty City ***
Capitolo 4: *** Contro il sistema ***
Capitolo 5: *** Il grande orecchio ***
Capitolo 6: *** I Want To Believe ***



Capitolo 1
*** Il matrimonio ***


ROB PETER
GRAND THEFT AUTO: SAN ANDREAS II
(GTA SA 2: THE UNKNOWN EPILOGUE, 2014)
 
15 Marzo 1993, Grove Street, sei mesi dopo
 gli avvenimenti già conosciuti
 
 
 
 
Capitolo 1
Il matrimonio
 
Siamo alle solite, Sweet era ancora geloso e a tratti contrario a questo matrimonio. Eppure Carl gli aveva parlato, aveva mantenuto la promessa fatta all’ormai suo amico Cesar. E Sweet gli era anche sembrato convinto, pensava di esserci riuscito, credeva di aver convinto quella mente chiusa di Sweet. Ma a quanto pare non era proprio così. Almeno non aveva fatto storie davanti a tutti, ma si vedeva chiaramente la gelosia.
Quel giorno, comunque, finalmente Kendl Johnson e Cesar Vialpando potevano sposarsi nella pace generale, proprio lì, a Los Santos. Certo, pace e Los Santos non sono due parole che possono coincidere facilmente ma dopo la “morte in un incidente stradale” dell’ (ex) ufficiale Tenpenny la pace regnava da ormai sei mesi. Nessun segno di Ballas e Vagos nel quartiere, solo OGF, e questo era un bene per tutti.
Fu un matrimonio molto particolare poichè il prete, come voluto da Cesar, era messicano. Nonostante ciò tutto andò per i versi giusti, Kendl era ormai una Vialpando.
Tornati a casa dopo una lunga giornata ecco le immancabili prediche di Sweet, come se quelle del prete messicano non fossero state abbastanza.
Dopo una sera di conflitti tra il “ragazzo ok” Cesar e il “fratello troppo geloso tanto che sembra il padre” Sweet, Cesar rivelò di voler portare Kendl in viaggio di nozze proprio in Messico. A Carl, ovviamente, stava bene ma Sweet dovette fare altre prediche prima di lanciare un “fate quello che volete” che era come una grazia dal cielo per entrambi Cesar e Kendl.
Il giorno dopo i due partirono per il Messico e a Carl venne un’idea di cui doveva assolutamente parlare con Sweet.
«Hey Sweet» attaccò Carl «secondo me sarebbe ora per te di lasciare per un pò da parte le OGF, comprarti dei vestiti nuovi e venire con me a San Fierro, fidati, vedrai tutto un altro mondo!»
«Cosa vorresti dire CJ?» replicò immediatamente il fratello «tutto un altro mondo? So che non ti è mai piaciuto vivere qui a Grove, ma pensavo che dopo gli avvenimenti dello scorso settembre avevi cambiato idea. Non se ne parla proprio, io sono nato qui e ci morirò.»
«Oh andiamo Sweet, mi piace ma devi capire che Grove Street non è il mondo intero. C’è tutt’altro lì fuori, mentre tu vivi ancora nella casa della mamma!»
«Ah, siamo arrivati a questo ora! Adesso te la prendi anche con l’anima della mamma, morte dal quale ti ricordo che sei scappato esattamente come con..»
«LO SO SWEET!» interruppe Carl «come con Brian, lo so. Pensavo che dopo gli avvenimenti dello scorso settembre queste accuse fossero finite! Io non me la sto prendendo con la mamma, solo con te, che vuoi restare qua fino alla morte. Insomma, l’unico posto in cui sei stato oltre a Los Santos è Las Venturas da piccolo, una volta sola! Non hai mai visto nè Liberty City nè San Fierro, andiamo, è ora di visitare un po’ il mondo, dannazione!»
«Non andrò da nessuna parte CJ, resterò qui, a casa.»
«Và al diavolo allora, io andrò a San Fierro in ogni caso, non ti aspettare che passerò tutta la mia vita qui»
«Sì bravo, scappa ancora CJ..»
«Non sto scappando da nulla, Sweet. Ormai a Los Santos sono rimaste solo le OGF, i Ballas si sono dileguati. Non c’è niente da cui scappare. Vado solo a godermi la vita, a differenza tua»
Meno di dieci minuti dopo Carl scese dal piano superiore, aveva nuovamente giacca e cravatta addosso, nessun segno delle OGF nei vestiti, e una valigia non tanto grande.
«Penso che andrò da Emmett per farmi dare qualche arma, ne ho poche»
«Pensi che importi qualcosa di dove vai tu, CJ?»
Carl uscì sbattendo la porta e senza salutare il fratello, ma era evidentemente dispiaciuto. Passò dal vecchio amico e fornitore Emmett e gli disse che era diretto a San Fierro ed aveva bisogno di qualche arma.
«CJ, ascolta amico» parlò Emmett «non sono tuo padre ma secondo me dovresti restare qui, con tuo fratello ecco. È qui la tua vita, non a San Fierro»
«Insomma Emmett, hai intenzione darmi delle armi o vuoi farmi la predica anche tu?»
«No, CJ. Io fornisco armi solo alle OGF e tu stai scappando da loro. C’è l’AmmuNation se vuoi armi»
Carl, chiaramente infuriato, aggredì Emmett e con un’aria di minaccia chiese ancora delle armi, ma Emmett si rifiutò ancora e dopo questo Carl prese una Desert Eagle sul bancone e sparò Emmett in testa uccidendolo sul colpo.
Carl si guardò intorno confuso, la sua testa stava scoppiando, non sapeva più a chi rivolgersi, si sentiva come se l’intero mondo si fosse messo contro di lui.
Fortunatamente nessuno aveva sentito il colpo, dunque nascose Emmett in un cassonetto, prese le migliori armi lì presenti e con una bomboletta spray dipinse sul muro il simbolo dei Ballas. Quando stava uscendo dal vicolo in cui Emmett si trovava si accorse che un giovane ragazzo di Grove Street l’aveva visto nascondere Emmett. Neanche il tempo per il ragazzo di correre via che Carl non ci pensò due volte a sparare e nascondere anche lui.
L’eroe di Los Santos smise di pensare. La sua testa ormai aveva smesso di funzionare, l’unica cosa che riuscì a fare fu prendere la macchina e dirigersi di corsa all’areoporto per prendere il primo aereo per San Fierro.
Doveva restare calmo, nessuno aveva visto o sentito niente. Non era successo niente. Emmett era stato ucciso da dei neo-Ballas e quel ragazzo si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

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Capitolo 2
*** Nemico pubblico ***


Capitolo 2
Nemico pubblico
 
Carl sentiva di avere bisogno di parlare con qualcuno, ma con chi? Denise? No, non era la persona migliore con cui parlare, Cesar? Lo conosiderava il suo migliore amico ma era in Messico con Kendl, una discussione del genere avrebbe preoccupato Kendl e rovinato la loro luna. Era diretto a San Fierro, l’unica persona con cui poteva parlare di ciò era Wu Zi Mu.
Arrivato a San Fierro andò direttamente da Wu Zi Mu, chiese a tutti i presenti nella stanza di uscire e chiese a Wu Zi Mu di parlare a quattrocchi, o meglio due.
«Ascolta Woozie... Prima di tornare a San Fierro sono successe diverse cose a Los Santos... Innanzitutto mia sorella si è finalmente sposata con Cesar..»
«Beh sono contento per lei, auguri»
«Ma poi ho litigato con Sweet.. Volevo farlo venire qui, ma lui vuole restare a Grove Street fino alla morte e quindi dopo una lunga discussione sono venuto qui da solo. Ero incazzato nero, sono andato da un vecchio fornitore delle OGF per farmi dare delle armi ma lui ha cominciato a farmi le stesse prediche di Sweet e non ha voluto darmi delle armi. A quel punto io non ci ho visto più, ho preso una Desert Eagle e l’ho sparato in testa.»
«COSA?!» gridò Wu Zi Mu alzandosi.
«Poi l’ho nascosto in un cassonetto, ho disegnato il simbolo dei Ballas sul muro e andando via ho ucciso un altro ragazzo che mi aveva visto.»
«CJ, stai scherzando?»
«No, affatto..»
«Ma se volevi confessarti andavi dal prete non da me! Ti credevo un eroe! Tutti ti ci credevano. Non avrei mai pensato di vederti fare una cosa del genere! Io... io penso che dovrò denunciarti.»
«No, non lo farai.»
«Si, CJ, devo.»
Carl allora prese di nuovo la Desert Eagle e sparò Wu Zi Mu al braccio.
«Cosa stai facendo CJ? Cosa ti è successo?»
 «Tu non denuncerai nessuno, vero Woozie?»
Ma entrò un Mountain Cloud Boy e puntò la pistola contro Carl. Ma quest’ultimo si spostò e centrò in pieno l’uomo. Entrarono altri uomini delle triadi ma fecero tutti una brutta fine per mano di Carl. Wu Zi Mu da dietro cercava la sua arma per fermare Carl, ma venne intercettato e ucciso all’istante.
Carl scappò dall’edificio uccidendo tutti i Mountain Cloud Boys che si mettevano sulla sua strada, rubò l’auto di Wu Zi Mu e fuggì per le vie di San Fierro con le lacrime agli occhi.
Rapidamente la notizia della morte di Wu Zi Mu per mano di Carl Johnson si espanse e CJ divenne nemico pubblico in quel di San Fierro.
Carl rubò una carta d’identità ad un ragazzo di colore che gli somigliava in una via di San Fierro e affittò un appartamento dove cercò di dormire ma restò sveglio per tutta la notte. Aveva molto da pensare. Anche a San Fierro era considerato un eroe ma ora la sua reputazione era stata rovinata per sempre. Non avrebbe mai dovuto parlare con Wu Zi Mu, avrebbe dovuto tenersi l’accaduto per sè. E se la notizia dell’uccisione di Wu Zi Mu per mano sua si sarebbe divulgata fino a Los Santos? La sua vita sarebbe finita all’istante.
Questi pensieri lo tennero con gli occhi aperti fino alla mattina seguente in cui qualcuno bussò alla porta.
«Il signor Carl Johnson è lì?» gridò l’uomo dall’altra parte della porta, Carl si sentiva più spaesato che mai. Come avevano potuto mai trovarlo?
«C-chi è?» chiese titubante.
«Polizia.»
Sentendo quelle parole Carl si girò intorno in cerca di una finestra ma quando la trovò notò che c’erano altre auto della polizia di sotto. Era circondato. Carl aprì la porta con la pistola in mano nascosta dietro la schiena.
«Allora era vero, le tecnologie di Zero funzionano. Abbiamo trovato Carl Johnson al terzo piano.»
Zero l’aveva tradito. Carl sparò l’ufficiale e senza pensarci si buttò dalla finestra andando contro tutti. Rubò un auto della polizia e sfrecciò via di lì. Andò dritto al negozio di Zero.
Una volta arrivato entrò e sparò tutti i clienti e dipendenti presenti e appena individuato Zero gli sparò ad una gamba.
«Zero, brutto figlio di puttana, come hai potuto dire alla polizia dov’ero? Ti ricordo che mi sei debitore. Così mi ripaghi»
«C-CJ? C-cosa ti è successo? Non ti riconosco più... Io..»
Carl non diede a Zero neanche il tempo di dire le sue ultime parole perchè lo colpì dritto al cuore. Si sentivano le sirene, la polizia sarebbe arrivata nel posto da un momento all’altro. Carl però non piangeva più. Nei suoi occhi c’era solo odio, niente più lacrime. Si sentiva tradito, tutti i suoi amici gli avevano voltato le spalle. Nella sua vita aveva fatto diversi errori, pochi ma gravi, ma secondo lui ciò non bastava per essere trattato come un nemico pubblico da tutti, dagli sconosciuti ai più cari. In quel momento Carl avrebbe potuto uccidere chiunque si fosse trovato davanti a lui.
Ma doveva scappare. Non poteva restare a San Fierro, ormai l’eroe non esisteva più, tutti lo odiavano e lo volevano morto. Era l’unico momento nella storia in cui un uomo doveva scappare da San Fierro.
C’era solo un posto in cui Carl poteva andare, un posto in cui aveva potuto vivere in pace per 5 anni in passato, Liberty City.
Era la sua fuga verso la libertà.
Salì nuovamente sull’auto rubata e sfrecciò verso l’areoporto, la polizia gli stava alle calcagne. Andava a più di cento all’ora sulla corsia opposta seminando così gli inseguitori.
Arrivato davanti all’areoporto notò che c’erano anche degli elicotteri della polizia dietro di lui. Prese il lanciarazzi che si era portato dietro e sparò fino alla fine delle munizioni. Della polizia non restava neanche il ricordo.
Era ora di lasciare San Fierro.
La licenza di pilota non gli serviva più, neanche l’areoporto di San Fierro lo riconosceva più. Rubò un aereo nell’hangar più vicino e volò dritto verso la costa orientale.
Purtroppo la polizia lo individuò e subito incontabili elicotteri Hunter lo inseguirono. Per fortuna sua Carl aveva preso un aereo armato e quindi riuscì a difendersi discretamente ma un Hunter lo colpì facendolo precipitare.
Carl trovò un paracadute e riuscì a salvarsi atterrando sano e salvo vicino ad un abitazione. Riconosceva il posto, ce l’aveva fatta, era a Liberty City.
«Non può essere sopravvissuto all’esplosione. Carl Johnson è morto. Ripeto, Carl Johnson è morto.»

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Capitolo 3
*** Liberty City ***


Capitolo 3
Liberty City
 
 
Evidentemente non li bastava arrestarlo, lo volevano proprio morto. La polizia infatti tornò a San Fierro incurante dell’aereo distrutto e dell’eventuale morte di Carl. Se avessero voluto arrestarlo sarebbero scesi a Liberty City e verificato se era sopravvissuto o no all’esplosione.
Ma per fortuna di Carl lo volevano morto, infatti era sopravvissuto senza nemmeno un graffio. Cosa poteva fare ora? Era lontano dalla strada, non aveva un veicolo e vicino a lui c’era soltanto un’abitazione. Certo, c’era l’auto dei proprietari di quell’abitazione, ma cosa fare? Rubarla e andare via? No, le malefatte a Los Santos e San Fierro erano abbastanza. Si sarebbe comportato come una persona comune. Avrebbe bussato alla porta e chiesto aiuto agli abitanti.
Così fece, era sicuramente la migliore delle sue idee, peccato che subito dopo aver bussato dall’altra parte aprirono la porta con violenza e gli puntarono un fucile contro. Carl non era neanche riuscito a vedere chi fosse.
Quando questi parlò Carl capì subito di non aver avuto una buona idea e che era definitivamente fottuto.
«Ne abbiamo piene le palle di voi, andate via»
Era Catalina, la sorella di Cesar che rese a Carl la vita impossibile dopo il loro incontro a Wheetstone.
«Catalina, sono io, CJ»
«Carl? CARL? CARL JOHNSON?»
«Si, merda.»
«Non ci posso credere, sei venuto fin qui perchè mi ami ancora»
«No io.. Cioè.. Sì, certo..»
«NON TI HO ANCORA PERDONATO, PERRO» gridò Catalina puntando ancora il fucile in faccia a Carl.
«Senti..» Carl si fermò all’improvviso perchè vide in lontananza elicotteri delle triadi. L’avevano raggiunto fino a Liberty City per vendicare Wu Zi Mu. Carl aveva avuto il presentimento che sarebbero arrivati fin da quando la polizia aveva lasciato Liberty City. Quelli delle triadi conoscevano Carl e sapevano, dopo tutte le sue avventure, che non poteva essere morto in un incidente aereo.
«CATALINA, presto! In casa, i Mountain Cloud Boys, stanno arrivando!»
Carl riuscì a convincere Catalina a rientrare con lui, ma sapeva che i Mountain Cloud Boys erano inarrestabili, soprattutto ora che Wu Zi Mu era morto, sarebbero stati capaci di controllare ogni casa di Liberty City.
Dalle finestre della casa Carl notò che si dirigevano verso il Saint Mark’s Bistro, nel frattempo entrava Claude Speed.
«TU, BRUTTO MUTO FIGLIO DI PUTTANA» gridò Carl aggredendo Claude.
Catalina riuscì a fermarlo e disse a Carl di non incolpare Claude per il garage poichè era stata una sua idea.
«Catalina, tu sei pazza, perchè l’hai fatto?»
«Te lo meritavi dopo avermi trattato come una delle tue troie»
«Ancora con queste paranoie..»
«Potrei ucciderti in questo momento, Carl. Siamo due contro uno. Cosa sei venuto a fare?»
«Volevo solo un aiuto per sistemarmi qui a Liberty City ma ormai hanno scoperto che sono qui, quindi dovrò andare da un’altra parte.»
«Chi ti ha scoperto?»
«Gli uomini di Woozie»
«Ma non erano tuoi amici?»
«Sì, lo erano, peccato che poi ho ucciso Woozie»
«Carl, penso di amarti»
In quel momento Claude avrebbe tanto voluto avere la voce.
«Io e Claude possiamo aiutarti a far fuori questi uomini. Dove sono andati?»
«Al Saint Mark’s Bistro. Se ci arriviamo in macchina facciamo ancora in tempo.»
«Ok, andiamo»
Carl, Claude e Catalina partirono dunque armati fino al collo per il Saint Mark’s Bistro.
Ma siccome non sto raccontando in prima persona e, come giusto che sia, voglio che sappiate tutti i fatti di questa storia vi riporterò un attimo a San Fierro.
The Truth chiamò uno dei suoi più grandi nemici del sistema, Mike Toreno. Truth, che ovviamente era venuto a sapere della situazione di Carl in qualche modo, disse a Toreno che era l’unica persona in grado di fermarlo poichè stava diventando un Hitman e in quel momento era a Liberty City pronto ad uccidere quanti più uomini delle triadi poteva. Toreno però informò Truth di non poter agire immediatamente a Liberty City ma che poteva monitorare la situazione. Gli uomini della triade dovevano morire e lui sapeva che Carl non sarebbe morto.
Per la seconda volta Carl era tornato a Liberty City e, sempre per la seconda volta, era tornato al Saint Mark’s Bistro.
«Quanto mi mancava questo posto»
Gli uomini delle triadi erano sparsi per il locale. Il primo colpo fu loro, per poco non colpì Carl. Ma non avrebbe mai potuto morire così e quindi iniziò una sparatoria degna delle migliori guerre in Vietnam.
Carl sparò l’aria fuori dal locale e con l’aiuto di Catalina e Claude sterminò la triade. Facce precedentemente amiche, gente a cui in passato aveva salvato la vita e a cui in quel momento la toglieva.
Ma non si vedeva un filo di tristezza nei suoi occhi, il vecchio CJ ormai non c’era più, questo era un’altra persona.
Carl scese giù nello spazio aperto dietro il Saint Mark’s Bistro dove trovò Su Xi Mu. Gli chiese cosa ci facesse lì anche lui ma questi tirò fuori una pistola e neanche il tempo di puntare Carl che quest’ultimo lo uccise all’istante.
«Che spreco...» disse Carl a bassa voce guardando l’uomo appena ucciso e non si accorse che dietro di se Ran Fa Li lo puntava con una Desert Eagle, un colpo di quella pistola sarebbe stato fatale per Carl.
Ma per fortuna Claude colpì Ran Fa Li alla gamba, dando a Carl la possibilità di farlo fuori.
Proprio quando Carl cominciava ad avere i sensi di colpa Claude gli puntò la pistola contro. Carl non fece neanche in tempo a chiedersi cosa diavolo stesse succedendo che Claude sparò ma lo mancò, Carl si spostò velocemente e sparò Claude in pieno petto. Lo guardò a terra inerme, gli era sembrato che avesse un giubotto antiproiettili ma non importava, doveva andare via da quel locale, la polizia di Liberty City sarebbe sicuramente arrivata da un momento all’altro.
Salì di sopra dove trovò Catalina che gli puntò una pistola contro dicendo che se non fosse rimasto a Liberty City lo avrebbe fatto morire lì. Ma Carl, chiaramente stancato, strappò la pistola via dalle mani di Catalina e gliela puntò contro
«Catalina, brutta puttana, ne ho le palle piene di te e le tue stronzate. Preparati ad incontrare il creatore.»
Ma proprio in quel momento rispuntò Claude, Carl ci aveva visto bene, aveva l’antiproiettili.
Carl sparò Claude al braccio e corse via.
La polizia era proprio davanti al Saint Mark’s Bistro, Claude e Catalina non avevano scampo.
Carl trovò il modo per non farsi vedere, rubò un auto e sfrecciò via da quell’inferno dritto all’areoporto, che ormai era diventato un tòpos nella sua vita.
Dove andare? C’era solo una città più fredda di lui ed era diretto proprio lì.

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Capitolo 4
*** Contro il sistema ***


Capitolo 4
Contro il sistema
 
 
Carl era sull’aereo quando ebbe finalmente un momento per pensare. Poteva essere ricordato da tutti come un eroe e invece aveva mandato tutto a puttane, ma forse era meglio così. Lui quella vita non la voleva. Difendere il quartiere, guardarsi le spalle ogni giorno ed essere considerato un eroe per aver ucciso gente che credeva amica dall’infanzia non facevano per lui. Voleva una vita serena e tranquilla, come quei 5 anni a Liberty City.
Ci aveva provato, era tornato a Liberty City ma si era accorto che quella vita ideale lì non esisteva più. Era stato anche a San Fierro ma i suoi sensi di colpa avevano rovinato tutto.
Se pensate che ne aveva altri vi sbagliate. Aveva ucciso Emmett, Wu Zi Mu, gli uomini delle triadi e persino Zero. Era anche andato molto vicino ad uccidere Catalina e Claude Speed, ma nonostante tutto ciò i sensi di colpa invece di aumentare erano spariti.
In cuor suo pensava di essere stato tradito da tutti i suoi amici. Pensava che un errore che aveva fatto gli aveva messo tutto il mondo contro e tutti gli amici non erano più tali a causa di questo. Ma di amici, o vecchi amici, a Las Venturas non ne aveva ed era lì che era diretto. Avrebbe potuto vivere tranquillamente anche se le persone erano le peggiori (ma non avrebbero mai potuto essere peggiori di lui).
Quando erano sopra il deserto di Las Venturas, Bone Country, il pilota si accorse di essere inseguito da degli Hydra che gli sparavano contro.
Carl era infuriato. Era arrivato lì per una vita tranquilla e invece neanche era atterrato che già lo volevano uccidere.
Erano stati colpiti. L’aereo stava precipitando. Carl trovò un paracadute e si buttò.
Atterrò sano e salvo nella cosidetta città fantasma.
Ma atterrarono anche dei militari e uomini dell’FBI che gli spararono contro immediatamente, ma Carl contrattaccò, trovò delle granate lì e le lanciò.
Aveva fatto fuori tutti.
Squillò il telefono di uno degli uomini uccisi, Carl rispose e parlò Toreno.
«Allora l’avete ucciso? Avete ucciso Carl Johnson?»
«Sì, Toreno. Ti piacerebbe, brutto figlio di puttana.»
«Carl, non sai cosa stai facendo. Ti consiglio di arrenderti. Stanno per arrivare altri uomini. Gli uomini del generale Linker che ha le mie stesse conoscenze. Non hai scampo. Darò loro ordine di non ucciderti se ti arrendi.»
«Toreno, ti consiglio di andare affanculo. Chi cazzo ti ha raccontato di ciò che ho fatto?»
«Lo sai Carl, io posso controllarti.»
«Stronzate. Avevi promesso di farti i cazzi tuoi dopo aver liberato Sweet. CHI TI HA DETTO DELLA SITUAZIONE, TORENO?!»
«Davvero pensi che te lo direi?»
«Vaffanculo Toreno, appena ti trovo sei morto, lo giuro.»
«Addio Carl.»
In quel momento arrivarono gli altri uomini ma Carl li uccise all’istante. Rimase il generale Linker ma Carl decise di tenerlo vivo.
«Allora, “temibilissimo” generale Linker, parla. Chi ha informato Toreno sulla mia situazione?»
«Perchè dovrei dirtelo, Carl Johnson?»
«Perchè altrimenti questo posto diventa la tua tomba.»
«Tsk. Vuoi farmi credere che uccideresti un generale?»
«Sono il responsabile della morte di Tenpenny e Pulaski a Los Santos, non so se mi conosci.»
«Due poliziotti non sono niente in confronto ad un generale.»
«Sono andato vicino ad uccidere Toreno.»
«Non lo conoscevi ancora.»
«Va bene, muori allora, mi sono rotto le palle.»
«Non lo farai.»
Carl sparò il generale al braccio.
«SEI UN PAZZO. SAI COSA STAI FACENDO?» urlò quest’ultimo.
«Certo, benissimo. Allora vuoi parlare o domani dovremo leggere di un generale ucciso a sangue freddo sui giornali di Las Venturas?»
«Un pazzo hippie che si fa chiamare The Truth, ecco chi ha informato Toreno»
«TRUTH?! No, ti sbagli.»
«Non mi sbaglio per niente. È stato proprio lui.»
«PORCA PUTTANA» urlò Carl furioso sparando un colpo di pistola in testa al generale Linker. Giustamente non poteva tenerlo vivo.
Se prima aveva il presentimento che tutti i suoi amici l’avessero tradito ora ne era sicuro. Persino Truth l’aveva tradito.
Intanto però il suo desiderio di una vita tranquilla in quel di Las Venturas era svanito completamente. Uccidendo il generale Linker, Carl si era messo contrò l’intero sistema. Toreno l’avrebbe spiato in ogni momento. La situazione non si sarebbe potuta risolvere in nessun modo, se non con la morte.
Carl avrebbe dovuto uccidere Truth e chiunque si sarebbe messo sulla sua strada e infine trovare e far sparire Toreno.

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Capitolo 5
*** Il grande orecchio ***


Capitolo 5
Il grande orecchio
 
 
«Hey Truth, sono Carl Johnson»
«H-Hey Carl»
«Hai saputo della situazione, vero? Ascolta ci sono stati diversi equivoci, dove possiamo incontrarci per parlare?»
«Non lo so, Carl. Non mi fido tanto..»
«Io non ho ucciso nessuno, come avrei potuto? Ci sono stati dei rumors errati. Cosa posso fare per tornare ad essere fidato?»
«Non so, le cose che ho saputo erano molto realistiche..»
«Avanti, c’è qualcosa di cui hai bisogno che posso fare per te? Come i vecchi tempi.»
«Sì, in effetti una cosa c’è, ma è un pò complicata..»
«Oh, suvvia.»
«Va bene. C’è un’enorme stazione radar a Bone Country chiamata Big Ear. Voglio che la distruggi.»
«E come?»
«Troverai una dinamite con ritardo di 2 minuti lì vicino, dovrai posizionarla nel centro di comando principale all’interno.»
«Va bene Truth, allora ci vediamo dopo, quando Big Ear non ci sarà più.»
«Lo spero Carl.»
Quindi Carl si avviò verso la stazione radar ma si accorse di essere seguito. Erano delle auto dell’FBI e gli stavano dietro.
Cercò di seminarli ma quando arrivò davanti al Big Ear li aveva sia davanti che dietro. Cominciò a sparare chiunque e a nascondersi dietro alla stazione. Chiamò Truth e lo informò che aveva gli uomini di Toreno dietro e che “non era riuscito a far capire l’equivoco a Toreno”.
Uccisa la maggior parte degli agenti prese la dinamite e sfondò la porta della stazione radar, entrò ma altri agenti lo seguirono all’interno.
Ci fu una sparatoria degna dei migliori film d’azione e Carl sopravviveva sempre grazie alla sua immensa fortuna in queste situazioni.
Quando era nel centro di comando si accorse di essere rimasto solo, quindi posizionò la dinamite ma quando stava per attivarla sentì una voce:
«Fermo Carl»
Si voltò e vide Ken Rosenberg.
«Ken? Ma che cazzo?»
«Carl, mi dispiace ma devi arrenderti»
Ken Rosenberg era diventato famoso a Las Venturas grazie a Madd Dogg e in seguito entrato a far parte dell’ FBI grazie alla considerazione di Mike Toreno.
«Non vorrei farlo Carl ma devo. Quando sei nell’FBI non ci sono amici e devi fare solo ciò che è giusto.»
«Quindi tu pensi che dopo aver fatto fuori migliaia di agenti e poliziotti mi arrenderò per te?»
«Uccidendo me faresti un torto a Toreno e l’intero sistema»
«Ahah, il torto a Toreno penso di averlo già fatto. Ho ucciso il generale Linker, mi sono già messo contro l’intero sistema»
«Non ucciderai un tuo amico»
«Ahahah, ma sei diventato il comico dell’FBI? Ho ucciso Woozie, Zero, gli uomini delle triadi e altri miei amici, davvero credi che ci penserei due volte prima di uccidere te? Inoltre non posso neanche considerarti un mio grande amico, io lo sono per te, anzi lo ero, perchè ora, da là sopra, mi ricorderai per sempre come il tuo peggior nemico»
Ma dietro Rosenberg arrivarono due agenti dell’FBI, Carl li uccise entrambi e Rosenberg lo sparò da dietro colpendolo al braccio.
Immediatamente Carl si voltò e sparò Rosenberg alla gamba.
«No, Carl, ti prego, scusami, non volevo»
«Dammi un motivo per cui non dovrei spararti proprio ora brutto traditore di merda»
«Te l’ho detto Carl, non volevo farlo! È colpa di Toreno, me l’ha imposto lui! Ti voleva morto, mi aveva promesso una cifra che avrebbe fatto la mia fortuna e per cui non avrei più avuto bisogno di lavorare nell’FBI. Accecato dall’idea di quel denaro non ho avuto neanche il tempo di pensare a te, al mio grande amico Carl Johnson, uomo a cui devo la vita e grazie al quale sono ancora qui oggi.»
«Mi hai quasi emozionato Rosenberg, peccato che non piango da quando avete cominciato a tradirmi tutti.»
«No CJ! Io non ti ho tradito, per me sei ancora un amico, è colpa di Toreno!»
«Va bene Ken, ti lascerò vivo solo se mi dirai dove si trova Toreno.»
«Non posso dirtelo, ci sta osservando, mi ucciderà lui.»
«Non può arrivare all’interno di una stazione radar, qui siamo protetti dalle sue spie.»
«E va bene. Si nasconde nel Four Dragons Casinò in una specie di magazzino.»
«Il Four Dragons Casinò? Wow è esattamente il luogo dove io e Woozie avevamo programmato la rapina al Caligula’s Casinò. Va bene Rosenberg, preparati a vedermi farlo a pezzi di là sopra.»
«Carl, avevi detto che mi avresti lasciato vivo»
«Beh, non ti hanno mai insegnato a non fidarti?»
«Uccidendomi avrai problemi con tutto il mondo, Carl!»
«Ahah, nessuno saprà della tua morte, Ken. Quando attiverò quella dinamite dopo essere passato sul tuo cadavere entro 2 minuti esploderà tutto e di te non rimarranno neanche le ceneri. Addio, Ken.»
«CJ, ti prego, NO!”
Ken Rosenberg venne colpito in pieno e morì sul colpo.
Carl passò poi letteralmente sul suo cadavere ed innesco la bomba.
In 2 minuti era già abbastanza lontano e poteva godersi i fuochi d’artificio. L’esplosione fu impressionante e i danni erano irreparabili.
Carl chiamò Truth per informarlo.
«Hey Truth, sono Carl. Hai sentito?»
«Come avrei potuto non sentirlo. Era il suono della vittoria sul sistema. Musica per le mie orecchie!»
«Il Big Ear è storia»
«Grandioso»
«Allora dove possiamo incontrarci per parlare un pò, amico?»
«Incontriamoci all’areoporto abbandonato a Verdan Meadows.»
«Ok, a dopo»
Ora che Truth si fidava di lui, Carl avrebbe potuto ucciderlo senza nessuna difficoltà e poi poteva andare al Four Dragon’s Casinò e far sparire Toreno, non poteva fallire.

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Capitolo 6
*** I Want To Believe ***


Capitolo 6
I Want To Believe
 
 
Verdan Meadows, areoporto abbandonato. In quel paesaggio desolato troviamo un furgone che dire “fuori luogo” è dire poco. Era la cosidetta “Nave Madre” di The Truth, un furgoncino economico dipinto con tutti i colori possibili in puro stile hippie. Accanto ad esso troviamo un personaggio che, a dire il vero, non era fuori luogo solo a Verdan Meadows, Truth.
In pochi minuti Carl Johnson, colui che era conosciuto come l’eroe di Los Santos ma ora forse come l’uomo più pericoloso del mondo, arrivò in una moto molto probabilmente rubata nelle vicinanze.
I due si abbracciarono e Truth attaccò «Carl, amico mio. Sono davvero dispiaciuto per non essermi fidato di te prima, in cuor mio sapevo che il buon vecchio CJ non avrebbe mai potuto fare certe cose! Allora, cos’è che volevi dirmi? Vuoi raccontarmi come sono davvero andate le cose?»
«Sicuro, Truth. Vedi, ho ucciso il fornitore di armi di Los Santos, nonchè mio vecchio amico, Emmett. Tutto ciò ha portato al tradimento di tutti i miei amici e me costretto ad ucciderli tutti. Incluso te Truth, preparati ad incontrare il Creatore, sempre se per te esiste»
Due secondi prima dello sparo della pistola di Carl, Truth si alzò in volo, aveva il Jetpack (o Black Project) alle spalle.
«Oh Carl, posso sembrare stupido, ma ti assicuro che non lo sono. Non ti dirò che mettendoti contro di me avrai problemi con tutto il mondo, vedi. Mettendoti contro di me... avrai problemi con l’INTERA GALASSIA!»
Carl sparò in aria come un cacciatore che cerca di sparare ad un uccello ma invano, poiche Truth si spostava troppo velocemente. Decise quindi di lanciare oggetti, prese prima una spranga di metallo ma era troppo pesante, quindi trovò la poltiglia verde che lui stesso aveva in precedenza rubato al sistema per Truth, e gliela lanciò contro.
Truth la prese al volo e gridò «Grazie per l’assist CJ, era proprio ciò di cui avevo bisogno».
Carl non poteva credere ai suoi occhi, Truth ne fece un’arma da fuoco e cominciò a sparare una specie di laser verde. Riuscì a spostarsi e il laser colpì la Nave Madre che venne disintegrata e non ne rimase neanche il ricordo.
«Porca puttana.» esclamò terrorizzato Carl che scappò il più lontano possibile da Truth.
Mentre questo sparava ovunque, Carl fece partire un aereo vicino all’hangar verso Truth. Per schivare l’aereo Truth fece cadere la poltiglia e immediatamente Carl la prese, ma notò che non era semplicemente caldissima, bruciava proprio, e la buttò.
Notò un’ombra molto ingombrante sul terreno, guardò in alto dalla parte opposta a Truth ma notò che il sole c’era ancora. Quindi guardò verso Truth e notò sconcertato che sopra Truth c’era la Nave Madre; No, non il furgoncino, la NAVE MADRE.
C’era un maledetto UFO gigantesco dalla forma strana. Al centro c’era una specie di capsula gigante dalla forma ovale. Da essa partivano sei tubi che si collegavano ad una circonferenza maestosa che circondava l’intera struttura; Sotto questa circonferenza c’erano 6 piedi, molto probabilmente per l’atterraggio. Carl non potè non notare che all’interno dei tubi e della circonferenza c’erano dei movimenti; Numerosi dischi volanti più piccoli si muovevano avanti e dietro velocissimi in quella struttura.
E non era finita qui. Alcuni di quegli UFO più piccoli erano usciti dalla Nave Madre e la circondavano dall’esterno. Cominciarono ad uscire dei figuri. Lo stile di discesa con corda e arma in mano ricordava molto quello degli agenti della polizia, ma il problema era che... Non erano affatto agenti della polizia. Questi esseri non avevano alcuna divisa, erano grigiastri, magrissimi e con braccia molto lunghe che arrivavano fino alle ginocchia. La testa non era tonda, aveva una forma quasi esagonale, non avevano un capello, la mandibola ricordava quella di una scimmia ma gli occhi quelli di un serpente. E le loro armi... Carl non aveva mai visto quelle armi prima d’ora.
Senza pensarci un secondo Carl sparò a quegli esseri, ma invano. I proiettili sembravano rimbalzare sui corpi grigiastri, magrissimi e all’apparenza viscidi degli alieni.
Notò che ne stavano scendendo altri, era spacciato. Senza pensarci neanche prese il mingun e sparò verso uno degli UFO e riuscì a farlo precipitare. Questo andò in fiamme coinvolgendo anche alcuni alieni. Questi, con il fuoco alle spalle, scappavano avanti e dietro come assatanati e in pochi secondi si accasciarono a terra inermi.
Carl capì subito che era quello l’unico modo per ucciderli, il fuoco. Ricordava che Truth aveva un lanciafiamme dietro la torre abbandonata, quindi evitando i proiettili nemici e sparando inutilmente si avviò verso il retro della torre.
Trovò il lanciafiamme, sapeva come usarlo, ci aveva bruciato un intero campo di erba in precedenza, e lanciò il fuoco verso gli esseri extraterrestri. Questi ebbero la stessa reazione dei precedenti e in pochi minuti Carl li fece fuori tutti.
A quel punto dunque prese di nuovo il minigun e sparò dritto contro gli UFO, distruggendoli uno dopo l’altro sotto gli occhi increduli di The Truth. Quest’ultimo con il jetpack alle spalle volò più in alto ed entrò nella Nave Madre.
Carl sparò con il minigun la nave madre ma senza alcun effetto.
Molto probabilmente l’unico modo per distruggere la Nave Madre era lo stesso degli alieni, il fuoco. Ma senza jetpack non aveva modo di arrivare là sopra con il lanciafiamme. Allora doveva far esplodere qualcosa, salì su un aereo nell’hangar e partì dritto verso la Nave Madre.
Proprio quattro secondi prima di schiantarsi contro l’oggetto non identificato si buttò con il paracadute in Verdan Meadows.
Mentre lui atterrava sano e salvo l’aereo da lui appena lasciato si schiantava contro la Nave Madre, distruggendola.
Sarebbe precipitata proprio sulla pista dove si trovava Carl, quindi in preda al panico andò verso la moto con cui era venuto e sfrecciò via di lì.
Vide da lontano la Nave Madre schiantarsi al suolo completamente distrutta. Nessuno avrebbe mai pù parlato di quegli UFO e di Truth.
Ma Carl non ebbe neanche il tempo di pensare queste ultime osservazioni che Truth sfrecciò verso di lui volando con il Jetpack mezzo distrutto e armato di poltiglia verde.
Carl si spostò e Truth andò avanti dritto dietro di lui, verso l’Area 69, fino a schiantarsi al suolo in una piccola esplosione.
Il Jetpack era andato distrutto ma Truth era ancora vivo. Era lì, sembrava in fin di vita, che cercava di rialzarsi e di recuperare quella dannata arma. Ma Carl lo fermò, prese la politiglia verde coprendosi le mani con dei guanti e la puntò verso Truth
«E io che pensavo che eri solo un idiota buffone» attaccò «tsk... Devo ammettere di averti sottovalutato, Truth. Non pensavo che avessi davvero queste amicizie... come dire.. di terzo tipo ecco. Ma come vedi niente al mondo.. anzi, niente nell’universo può fermarmi e questa è la prova che io sono l’unico nel giusto qui e che tu, insieme a tutti i miei so-called AMICI, siete solo dei brutti traditori figli di puttana che non vedono l’ora di morire per l’ormai universalmente conosciuto Carl.. Johnson.»
«Una vita passata ad essere un personaggio alternativo, a combattere contro il sistema e alla fine non mi sono accorto di stare combattendo PER il sistema. Ho sbagliato tutto, io non sono la verità che dico di essere, sei tu la verità Carl. Ora vedo le cose chiaramente»
«Truth, puoi farti ripagare, vieni con me e uccidiamo insieme Toreno, il sistema sarà battuto una volta per tutte!»
«Ti ringrazio Carl, ti ringrazio davvero. Passami la poltiglia.»
«Sicuro.»
Carl sparò un colpo del laser dell’arma costituita dalla poltiglia verde e colpì in pieno Truth, che stranamente non si smaterializzò. «Brutto figlio di puttana, pensi che sono un idiota, eh? Pensavi davvero che ti avrei servito la vittoria su un piatto d’argento? Avevo ragione in ogni caso, sei solo un idiota buffone, ti ho dato una seconda possibilità.. e tu hai provato a sputarmi in faccia!»
Detto questo sparò altri colpi del laser «e ora perchè non muori, bastardo!», sparò fino a scaricare l’arma, la poltiglia si dissolse e Truth cadde al suolo inerme.
Carl si avvicinò puntando la sua normale pistola per vedere se era morto. Non respirava più, ma notò che stava diventando verde. No, non era lui che stava diventando verde, bensì si stava formando una specie di guscio melmoso attorno al cadavere di Truth.
Intanto un aereo della polizia stava atterrando proprio lì ma i missili SAM dell’Area 69 gli spararono e precipitò proprio vicino a quella tomba artificiale di Truth. Il pilota all’interno dell’ormai relitto si disintegrò all’improvviso insieme a tutto ciò che era all’intero ed esterno. Ne restò soltanto la sagoma che diventò completamente nera e i vetri verdi come il guscio che copriva il corpo di Truth.
Carl comiciò a sentirsi male, quella roba era radioattiva, prese la moto e scappò via di lì lasciandosi alle spalle l’inferno e dirigendosi dritto verso Las Venturas.
Aveva un’ultima missione da compiere e non poteva fallire.

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