With you is always a wonderful life - Klaine Week 2014

di sakuraelisa
(/viewuser.php?uid=144070)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1 - Engaged!Klaine/Proposal ***
Capitolo 2: *** Day 2 - Favorite Moment of Affection ***
Capitolo 3: *** Day 3 - Then and Now ***
Capitolo 4: *** Day 4 - Favorite Klaine Moment Pre-Relationship ***
Capitolo 5: *** Day 5 - Favorite Moment During Their Break Up ***



Capitolo 1
*** Day 1 - Engaged!Klaine/Proposal ***


Klaine week 2014: Day 1

Engaged … Klaine/proposal
 

Erano cinque anni che Kurt e Blaine abitavano nella stessa casa, condivevano lo stesso letto, la stessa cucina, la stessa doccia, la stessa poltrona ma c’era una cosa che volevano più di tutto, ed era quella di voler condividere la propria vita insieme, per sempre.
Kurt ci pensava da settimane, lui e Blaine avevano rispettivamente ventisei e venticinque anni, due ottimi lavori, lui era costumista in una compagnia di teatro e il suo fidanzato era uno dei banchieri più affascinanti della east coast. Era arrivato il momento si diceva ogni giorno da un mese a questa parte.
Ogni mattina si svegliava accanto a quell’uomo che lo amava e che lo faceva sentire al sicuro, gli accarezzava una guancia e con le dita gli sistemava quei riccioli sudati che gli incorniciavano la fronte e ogni volta che i suoi occhi si posavano su quella visione pensava: questo uomo è mio, solo mio.
Anche quella mattina accadde la stessa cosa, lui si sporse e lasciò un bacio sulle sue labbra per augurargli il buongiorno senza svegliarlo, si sedette sul letto stiracchiando in alto le braccia, si sollevò in piedi e prese la sua vestaglia posata sulla poltrona, si avvicinò all’armadio e aprendolo decise subito cosa indossare quel giorno, non che ci volesse molto, ogni notte preparava l’outfit per il giorno successivo, era sempre stato un tipo attento e preciso e il suo aspetto contava molto per lui, voleva sempre essere perfetto per se stesso e per Blaine. Lo notava negli occhi del suo compagno ogni volta che uscivano insieme, voleva essere sempre il centro dei suoi pensieri, il suo orgoglio e adorava lo sguardo fiero che vedeva sempre nelle sue iridi nocciola quando lo presentava alle persone: “questo è Kurt, il mio fidanzato”.
Era arrivato il momento di cambiare quell’ ultima parola. Non vedeva l’ora che Blaine lo presentasse agli altri come suo marito. Arrossiva al solo pensiero.
Qualche tempo più tardi era pronto, andò in cucina, si preparò un caffé e mangiò uno dei muffins che aveva preparato il giorno prima con il suo fidanzato. Era una delle tante cose che amavano fare insieme, già immaginava il loro futuro come coppia sposata in quella cucina, e magari se sognava ancora più lontano riusciva a vedere una piccola figura paffuta tra le braccia del suo futuro marito che allungava le braccine per farsi prendere in braccio, sorrise al pensiero che potesse diventare tutto così bello, almeno nella sua testa era così. Ma lui sapeva bene che la realtà era semplicemente perfetta e che poteva divenirlo ancora di più.
Finì di bere il suo caffé, sciacquò la tazza nel lavello e rimise tutto in ordine. Qualche minuto più tardi era già fuori dalla porta dove una sfavillante Rachel lo stava aspettando. Appoggiata ad uno dei pilastri del palazzo con la schiena rivolta verso il muro e uno sguardo assorto, Kurt sapeva bene il motivo di tanta tristezza ma erano passati anni ormai ed entrambi erano andati oltre, solo che ogni tanto capitava ancora che si perdessero nei loro pensieri, come in quel momento. Si avvicinò a lei e senza farsi notare si abbassò leggermente e le baciò la guancia.

“Hey, eccoti” fece lei voltandosi verso di lui e sorridendogli appena.

“Eri assorta nei tuoi pensieri” le fece notare Kurt.

“Lo sai come sono fatta” rispose lei tranquilla, posando per un secondo lo sguardo sulla collana scendeva nell’incavo del suo petto. Quelle
semplici quattro lettere che ormai erano anche incise sulla sua pelle da anni: Finn.

“Ma basta essere tristi. Allora, cosa mi dovevi dire? Ieri sei stato molto vago al telefono” gli disse, cercando di non farsi sopraffare dai tristi pensieri.

Kurt le diede un lieve buffetto sulla guancia, avvicinandosi maggiormente e incrociando il suo braccio a quello di lei.
Iniziarono a camminare vicini e kurt iniziò a raccontarle tutto, nei minimi dettagli, come faceva sempre.

“Penso sia arrivato il momento”

“Che momento?” chiese lei curiosa, guardandolo negli occhi.

“Io e Blaine, sai ... stiamo insieme da cinque anni e voglio che sia tutto più ... come dire ...”

“Ufficiale” finì rachel per lui

“Sì, esatto”

“Vuoi sposarti Kurt?” gli chiese lei, sicura della sua risposa affermativa.

Lui la guardò con occhi spalancati, anche se sapeva benissimo che Rachel avrebbe capito subito cosa gli stava passando per la testa. Lei lo conosceva a tal punto da sapere cosa stesse pensando in quell’esatto momento.

“Sì” riuscì solo a sussurrare.

Lei fece un piccolo saltello e gli strinse più forte il braccio, si alzò sulle punte dei piedi e gli diede un bacio casto e delicato sulle labbra.

“Sono così felice Kurt. E come glielo vorresti chiedere?” domandò emozionata.

“Non lo so ancora, pensavo di fare qualcosa di romantico, ma sai io e Blaine ormai siamo entrati in quella fase del nostro rapporto dove ci basta stare insieme per essere felici” ammise con un piccolo ma fermo sorriso dipinto sul suo viso.

“Devi solo trovare il modo giusto” gli disse Rachel.

Kurt ci pensò su, pensò alle parole della sua amica e riflettè sul modo in cui doveva chiedere a Blaine di diventare suo marito.
La mattinata passò velocemente e venne presto la sera. La sua giornata era stata impegnativa, al lavoro era stato tutto talmente frenetico che una volta uscito dal teatro voleva solo andare a casa e dormire, ma in testa aveva ancora le parole della sua amica. Doveva trovare un modo.
Arrivò a casa e quando aprì la porta notò che non era tutto come al solito, le luci erano spente e non si sentiva il familiare odore di buono che profumava la cucina ogni volta che rientrava. Accese la luce e si levò la giacca appendendola insieme alla borsa nell’appendiabiti al suo fianco.
Si guardò intorno e si accorse che c’era qualcosa di diverso, ma non sapeva cosa fosse.

“Blaine? Sei in casa?” chiamò il nome del suo fidanzato senza però ricevere nessuna risposta

Decise di provare in cucina, ma quando arrivò trovò tutto spento, tutto in ordine. Girando per il tavolo notò un piccolo foglietto posato vicino al vaso di fiori posto al centro. Lo prese in mano e riconobbe subito la calligrafia del suo Blaine.
 
“Un giorno ti svegli, guardi la persona che dorme al tuo fianco e ti accorgi che la sola cosa che vuoi è poterla chiamare con un nome diverso. Quando oggi mi sono alzato, ho guardato e osservato il tuo viso e ho desiderato solo poterti chiamare mio marito. Vai nella nostra stanza e cercami.”    
 
Kurt strinse tra le mani il biglietto e corse verso la loro stanza. Non riusciva a credere che Blaine lo avesse battuto anche stavolta. Quando arrivò, respirò a fondo prima di aprire la porta. Era così emozionato all’idea che dentro la stanza lo stava forse aspettando la sorpresa più bella della sua vita.
Posò la mano sulla maniglia e la mosse aprendo cosi la porta davanti a lui. La stanza era poco illuminata, solo le loro aba-jour erano accese. Il letto era intatto e sul copriletto blu notte era posato un altro biglietto. Kurt entrò all’interno e si avvicinò, si abbassò per poter prendere il biglietto e lo lesse.
 
“Se sei arrivato fin qua, vuol dire che sei nella nostra stanza, che mi stai cercando e che forse mi hai trovato, apri la finestra ed esci nel nostro balcone, io sono qui che ti aspetto”      
 
Kurt sorrise ancora e qualche lacrima iniziò già a cadere solitaria sul suo viso. Fece l’ennesimo respiro profondo di quella lunga giornata, si girò e andò verso la finestra, la spalancò e quello che trovò gli tolse il respiro.
Sul tavolino, nel loro balcone, erano posati una serie di petali rossi, che uniti formavano un cuore e al centro del cuore vi era posata una scatolina. Lui si avvicinò, allungò la mano e prese in mano la scatolina, se la rigirò un momento prima di aprirla.
Una fedina in argento risplendeva davanti ai suoi occhi e all’improvviso due forti braccia gli circondarono la vita e un respiro che conosceva fin troppo bene gli attraversò l’orecchio.

“Non vedevo l’ora che arrivassi” gli sussurrò Blaine.

Kurt non riusciva a dire nulla, nessuna parola usciva dalla sua bocca, la sola cosa che stava continuando a fare era stringere quella scatolina.

“Ho pensato a tanti modi in cui avrei potuto chiedertelo, ma non riusciva a venirmi in mente nulla” continuò il suo fidanzato.

Lo sentiva respirare sul suo collo, percepiva ogni minimo tocco e ogni candido bacio che depositava leggero sulla sua spalla.

“Avrei voluto chiedertelo con un gesto ecclatante, ma a noi non servono queste cose Kurt. Io e te siamo arrivati ad una fase dove la cosa importante, quello che conta davvero è ... ”

“ ... stare insieme” finì Kurt per lui.

Blaine sorrise, lo fece voltare tra le sue braccia e lo baciò d’istinto, e Kurt si lasciò trascinare da quel contatto, e portò le braccia intorno al suo collo tenendo sempre tra le mani la sua scatolina.
Quando si staccarono, Blaine gli sfiorò il naso con il suo e posò la fronte sulla sua.

“Ti amo così tanto Kurt. Voglio passare la mia vita con te, voglio passare ogni singolo secondo della mia esistenza a dirti che sei la ragione per cui mi sveglio ogni giorno”

“Blaine ... ”

“Fammi finire” gli disse sorridendogli.

Kurt lo assecondò dandogli un altro baciò a fior di labbra.

“Voglio potermi svegliare ogni mattina e poterti chiamarti con il mio nome preferito: come mio marito” gli disse Blaine, iniziando ad emozionarsi.

Kurt lo strinse di più a se facendo aderire ulteriormente i loro corpi. Baciò ancora e di nuovo la sua bocca e quando Blaine aprì le labbra e lasciò che le loro lingue si incontrassero, Kurt cercò di prolungare quel contatto per fare in modo che il suo sapere si imprimesse in lui.
Si separarono e si sorrisero, i loro sorrisi si unirono insieme in una risata che coinvolse entrambi.

“Sì” disse solo Kurt

“E’ un sì quindi?” chiese Blaine ridendo, sapendo bene la sua risposta.

Il suo fidanzato lo guardò negli occhi e sorrise teneramente a quell’uomo.

“Sì, Blaine. Voglio diventare tuo marito, e passare tutta la mia vita con te”

Blaine sorrise e lo abbracciò, lo strinse a se forte forte.
Si staccò da lui e si abbassò prendendo dalle mani la sua scatolina, estrasse delicatamente la fedina all’interno e la infilò al suo anulare.
Quella fedina significava tanto per loro. Era un simbolo del loro amore, del loro affetto reciproco, un simbolo di quella fiducia e di quel rispetto che li rendeva speciali l’uno per l’altro. Si sarebbero sposati e avrebbero passato la vita insieme, avrebbero condiviso ogni momento assieme, avrebbero costruito dei nuovi ricordi che li avrebbero sempre accompagnati, che avrebbero sempre fatto parte di loro, e sarebbero poi diventati parte della loro famiglia.
  

Note:

Ed eccoci qua, con una serie di one shot per celebrare la prima klaine week della stagione, per meglio dire dell'anno, spero che vi piaccia :) Grazie alla mia beta di soccorso, Cristina.
A domani per il giorno due :)   

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Day 2 - Favorite Moment of Affection ***


Klaine week 2014: Day 2
 
Favorite Moment of Affection

 
 
Fin da quando stavano insieme Blaine aveva notato che Kurt amava tanto essere preso per mano. Amava quando intrecciavano le loro dita mentre camminavano per le strade con due sorrisi stampati sul viso.
Più passavano gli anni e più questa cosa non cambiava. Ovunque fossero e chiunque fosse presente, loro si prendevano per mano, in qualunque momento. Era una cosa che li rendeva speciali. Bastava un solo sguardo tra di loro e tutto succedeva, come in quelle magie che accadono solo nelle storie di fantasia. Solo che nel loro caso si parlava della pura realtà.
Erano sposati da diversi anni, abitavano in un piccolo appartamento di fronte a quello di Rachel ed ogni volta che lei li vedeva ritornare dal lavoro notava sempre le loro mani unite. A volte li prendeva in giro bonariamente per quella loro stranezza nel dimostrarsi affetto in quel modo cosi banale, ma per loro non era così, trovavano solo naturale e giusto cercare sempre un contatto tra di loro.
Erano tornati a casa da poco, quando Kurt entrò nel salone con un foglietto in mano.

“Guarda qua” gli disse, sedendosi al suo fianco sul divano e porgendogli il foglietto.

Blaine scrutò il biglietto passatogli da suo marito e lo lesse a voce alta
 
“I coniugi Hummel – Anderson sono pregati di presentarsi alla prossima riunione di condominio che avverrà giorno 8 Aprile 2018”
 
“Insistono ancora” sussurrò Kurt.

“Penso che stavolta dovremo andarci” gli disse Blaine posando il biglietto nel tavolino di fronte a loro.

“Ti prometto che non sarà come l’ultima volta” gli sussurrò ancora, voltandosi verso di lui e prendendo una delle sue mani posate sulla sua coscia.

“E’ per questo che non ci voglio andare” brontolò Kurt adombrandosi un momento e lasciando che suo marito lo tirasse tra le sue braccia.

Blaine lo accolse e lo strinse a sé, portando una mano sulla sua schiena e tracciando lente carezze per cercare di farlo rilassare.

“Non ci voglio andare” protestò ancora suo marito, stringendo il tessuto della sua maglia con la mano.

“Vuoi dirmi il vero motivo?” lo intimò Blaine facendogli alzare il viso e perdendosi nei suoi occhi blu.

Kurt si ritrasse un momento ma alla fine iniziò a confessare. Era una cosa successa anni fa, quando si erano trasferiti in quella casa. Era accaduto alla prima e unica riunione condomiale alla quale erano mai andati.

“Ti ricordi quando ci siamo trasferiti qui?” gli chiese, mettendosi seduto completamente.

“Certo che lo ricordo”.

“E ti ricordi anche la nostra prima e unica riunione di condomio?”

“Sì” rispose Blaine con pazienza, portandogli un braccio intorno alle spalle.

“Ti sei mai domandato perchè non ci siamo più andati?”

“Beh, ci va Rachel al posto nostro, non c’è motivo di andarci” rispose con ovvietà.

Kurt gli sorrise, questo era l’uomo che aveva sposato, che riempiva tutte le sue giornate e lo rendeva la persona più felice di sempre. A volte poteva essere un po’ tonto ma era anche questo che lo rendeva perfetto ai suoi occhi.

“No, amore” disse Kurt, negando con la testa.

Prese la sua mano e la strinse sollevandola in alto proprio davanti ai loro occhi.

“Per questo”.

“Le nostre mani?” domandò suo marito sorpreso.

“Quando siamo andati, ci siamo presi per mani tutto il tempo, come facciamo sempre. Eravamo seduti vicini nelle seggiole e le nostre mani non si sono mai separate. Ricordo ancora la tua stretta fiera davanti a tutti Blaine, però non tutti sono stati felici di questo” gli rivelò Kurt, intristendosi all’improvviso.

“Che vuoi dire?”

“Mentre stavamo andando via ho sentito il commento di una vecchia signora ad una sua amica, sai quella che abita al quinto piano e che non vediamo quasi mai ... ecco lei ci guardò e poi disse rivolta alla sua amica: non dovrebbero trovarsi qui. E per l’amor di Dio quelle loro mani sempre unite, sono così sdolcinati ... ”

Dopo che Kurt ebbe finito di confessare quella triste verità, si buttò tra le braccia di suo marito che non poté far altro che stringerlo ulteriormente a sé. Si accorse che aveva iniziato silenziosamente a piangere, ma lui sapeva bene che aveva solo bisogno di sfogarsi e che quando avrebbe voluto coinvolgerlo in quella cosa, avrebbe alzato il suo viso e solo guardandolo gli avrebbe trasmesso tutto il suo dolore.

“Sono persone che non capiscono nulla”.

“Non capiscono che noi ci amiamo” disse Kurt tra le lacrime.

“Sono solo gelosi di quello che c’è tra di noi, che è più di qualunque cosa potranno mai avere nelle loro vite” gli sussurrò Blaine con fierezza.

Kurt ascoltò le parole di suo marito e riconobbe tutto il suo orgoglio mentre le pronunciava.

“Per questo motivo non ci sei più voluto andare?” gli chiese ancora Blaine.

Suo marito annuì e Blaine gli sorrise di nuovo stringendo ancora più forte la sua mano.

“Sai che c’è? Che dovremmo andare a questa riunione e fare vedere a tutti che noi non abbiamo nessuna vergogna a far vedere le nostre dita intrecciate e le nostre mani sempre unite”

“Come?”

“Sì, amore” gli disse Blaine alzandosi in piedi e tirandolo su con sé. Portò le braccia intorno alla sua vita e lo strinse.

“Vedrai come diventeranno gelosi” gli sussurrò ancora a pochi centimetri dalle sue labbra.

Si guardarono e Kurt lo abbracciò di slancio. Gli portò le braccia al collo e con le dita gli accarezzò i riccioli dietro la nuca. Suo marito si limitò a sorridere sul suo collo e a stringerlo ancora e ancora.
La settimana successiva come previsto si presentarono alla riunione di condominio, poco prima di entrare nella stanza, Kurt si voltò verso suo marito.

“Lo stiamo facendo davvero?” gli chiese, stringendo la sua mano.

Blaine se la portò alle labbra e ne baciò dolcemente le nocche.

“Certo amore. Vedo già le loro facce diventare verdi di gelosia” gli confermò aprendo la porta di fronte a loro ed entrando all’interno.

Quando entrarono tutti i presenti si voltarono a guardarli. C’erano delle facce nuove che li stavano osservando con una certa curiosità negli occhi e c’erano anche delle vecchie facce che erano sorprese di vederli, ormai non ci speravano più.

“Siete i coniugi Hummel – Anderson?” chiese una voce in lontananza. Kurt guardò verso la donna che aveva posto loro quella domanda e pensò che doveva sicuramente essere la capo – condomino.

“Sì. Sì, esatto” rispose Blaine per entrambi.

Trascinò Kurt fino alle postazioni dove erano seduti tutti gli altri e appena trovò due seggiole libere, si sedette portando suo marito a sedersi nella seggiola di fianco alla propria.
Tutte le persone continuavano a guardarli e Blaine si rese conto di non aver lasciato un secondo la mano di Kurt. Lui si accorse del suo gesto e sorrise senza rendersi conto.

“Finalmente vi vedo, io sono Barbara Steward la nuova capo – condomino” si presentò la donna che prima li aveva chiamati.

“Io sono Blaine Anderson – Hummel e questo è mio marito Kurt Hummel – Anderson” dichiarò Blaine presentando se stesso e Kurt con orgoglio.

“Siamo felici di avervi tra di noi” rispose Barbara sinceramente.

Kurt osservò tutte le persone davanti ai suoi occhi e riflettè sul fatto che ognuna di essa era legata al suo coniuge da qualche cosa di particolare. C’era una coppia di due ragazzi poco più giovani di lui e Blaine che si teneva a braccetto. Un uomo e una donna che si guardavano di soppiatto ogni cinque secondi. E ancora tutte le altre coppie, che avevano le mani posate sul grembo, ma si notava comunque che stavano insieme. E allora non capiva perchè lui non potesse tenere Blaine per mano, anche se lo stava facendo ovviamente, ma già sentiva lo sguardo di disapprovvazione della signora Roberts che lo stava osservando. Si accorse che era invecchiata dall’ultima volta e che era sola stavolta.

“Kurt? Il tuo nome è Kurt giusto?” gli domandò Barbara.

“Io ... ” rispose lui tentannante.

“Amore, tutto bene?” gli chiese con apprensione Blaine, continuando a stringergli la mano.

Kurt si voltò verso suo marito e notò nei suoi occhi quella luce che gli faceva sempre capire che l’amore che li legava era sempre vivo e reale. Pensò che non importava se una vecchia e burbera signora non approvava il loro rapporto. Lui amava Blaine. Era sempre stato innamorato di lui sin dal primo momento, e una delle cose che amava di più del loro sentimento era che ovunque fossero e chiunque fosse presente Blaine lo teneva sempre per mano. Lui non sapeva il perchè, ma forse incosciamente aveva la paura che lasciando la sua mano sarebbe volato via. Kurt sorrise a quella paura che era anche un po’ la sua, sapendo in cuor suo che mai si sarebbe allontanato da lui.

“Oh sì, tutto bene” gli rispose lui con il medesimo affetto nei suoi occhi blu.

“Scusami Barbara”.

“Non fa nulla”.

“Allora inziamo con la riunione di oggi ... ” iniziò.

La riunione proseguì distintamente bene a giudizio di Blaine. Barbara aveva letto l’ordine del giorno, ne aveva discusso con loro, ognuno aveva detto la sua opinione e poi si era parlato del problema del vicinato e di altri problemi facilmente risolvibili. Era stato interessante. Blaine si era divertito molto ad ascoltare le diverse opinioni dei suoi vicini di casa e non aveva lasciato un secondo la mano di suo marito che continuava a sorridere seduto al suo fianco.
Quando Barbara sciolse la riunione, poco prima di vederli andare via li fermò.

“Posso farvi una domanda?” chiese lei, con attenzione.

“Certo” rispose Blaine.

“Sapete è una cosa curiosa, ma è la prima volta nella mia vita che conosco personalmente una coppia come la vostra”.

“Intende una coppia gay?” le domandò Kurt, già adombrandosi per quella affermazione.

“Oh no no no, non volevo dire questo” si affrettò a dire Barbara.

“E solo che si vede che siete una coppia molto affettuosa. Vi amate molto e la gente lo nota, ma sopratutto c’è una cosa che ho notato, ed è il fatto che vi siete tenuti per mano tutto il tempo ... Beh, è una cosa molto bella da vedere” terminò con un sorriso sulle labbra.

“Beh, grazie” gli disse Blaine sorridendole allo stesso modo e continuando a stringere la mano di suo marito.

“Ti ringrazio molto, significa tanto per me” sussurrò Kurt a bassa voce, arrossendo.

Barbara sorrise loro, li salutò dandogli appuntamento alla prossima riunione e li congedò.   
I due coniugi stavano andando via quando per caso si scontrarono con la signora Roberts e la sua amica. Blaine stava quasi per dire qualcosa ma Kurt lo precedette.
Strinse più forte la mano di suo marito e in un secondo si girò verso di lui e lo baciò. Le sue mani volarono presto sul suo viso e accarezzarono le sue guance mentre il loro bacio si prolungava e diventava più intenso. Blaine si lasciò cullare da quel contatto  e quando si separarono guardò suo marito negli occhi e bastò un battito di ciglia per dirgli quanto lo amava in quel momento.
Kurt lo baciò un ultima volta e gli sussurrò tra le labbra che provava la stessa cosa.
Si voltò verso la signora Roberts e con un sorriso le disse

“Mi dispiace tanto per lei che non avrà mai tutto questo signora Roberts. E adesso se permette prendo mio marito per mano e lo porto via da qua, sa dobbiamo andare a fare shopping e staremo tutto il tempo con le mani legate, perchè sa ... questi siamo noi” lo disse tutto d’un fiato, trascinandosi dietro un Blaine sorpreso e lasciando le due signore a bocca aperta.

Appena uscirono dalla stanza, Kurt iniziò a ridere. Continuarono a camminare finchè non arrivarono al loro appartamento.

“Sai avevi ragione” disse voltandosi verso Blaine.

“Su cosa?” gli chiese lui continuando a stringere la sua mano.

“Tra me e te c’è un qualcosa di speciale, fatto di tanti baci, di tante tenerezze. Ma c’è qualcos’altro che è sempre stato parte di noi, il nostro tenerci per mano. Amo quando stringi la mia mano e sono così fiero di poterlo fare davanti al modo intero” gli rispose Kurt.

Blaine lo guardò e per un momento si perse nel suo sguardo, in quegli occhi che tanto amava e di cui si era innamorato sin dal primo momento, e vide la stessa fierezza che c’era nei suoi stessi occhi e sorrise nel constatare che finalmente anche Kurt lo aveva capito. Si sporse e gli lasciò un candido bacio sulla guancia.

“Entriamo dentro”  gli disse, aprendo la porta e trascinandolo con sé.

Kurt si lasciò trasportare ancora una volta da quel marito che continuava a trattarlo con amore e rispetto e mentre stavano entrando il suo occhio cadde su quelle loro mani, sempre intrecciate, perennemente unite e legate. In cuor suo sapeva che sarebbe potuto capitare di tutto tra di loro, ma quel solido legame creato dalle loro mani non si sarebbe mai e poi mai sciolto, sarebbe durato per sempre.
 

Note:

Ed eccoci qua anche con il giorno due, vi chiedo scusa per il ritardo. Ho avuto un po' di difficoltà con questo prompt ma alla fine ce l'ho fatta, quello per domani è invece già pronto nella mia testa, spero che vi piacerà :)
Un grazie alla mia beta di soccorso, Cristina :)  

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Day 3 - Then and Now ***


Klaine week 2014: Day 3
Then and Now 
 

Si stava guardando allo specchio da ormai dieci minuti, si stava sistemando il suo papillon in quella maniera maniacale che suo marito adorava. Oggi erano già cinque anni che lui e kurt erano sposati. A volte ci pensava e gli sembrava solo ieri quando in quella scalinata accompagnato dai suoi amici aveva chiesto al suo Kurt di diventare suo marito. Lo doveva ammettere all’inizio non era stato facile, la convivenza a vent’anni non è mai una passeggiata, c’erano stati tanti battibecchi, tante incomprensioni ma ogni notte andavano a dormire nello stesso letto e bastava un solo sguardo per far tornare l’armonia.
Si ricordava anche che davanti a quello specchio suo marito lo abbracciava spesso. Amavano guardarsi oltre il riflesso e vedere i splendidi sorrisi sui loro volti.
Blaine ci stava riflettendo già da un po’, ormai erano settimane che stava pensando di chiedere a suo marito una cosa importante. Ogni giorno si rendeva conto che tutto doveva cambiare, che mancava qualcosa nel loro rapporto. Avevano bisogno di crescere ancora e a volte, quasi sempre ormai, lui sentiva la mancanza di qualcosa che completasse quel meraviglioso legame che univa lui e Kurt. Sentiva in cuor suo che era arrivato il momento di fare un altro passo. Di far entrare nella loro vita una piccola creatura che riempisse le loro vite. Doveva solo parlarne a Kurt.
Era questo il motivo per cui quella mattina, poche ore più tardi, doveva incontrarsi con il suo amico Sam. In quel momento si trovava proprio seduto di fronte a lui in uno dei tavolini del loro bar preferito vicino a Central Park.

“Ecco perchè ho pensato che sia arrivato il momento” stava dicendo al suo amico, che sembrava sulle nuvole come sempre.

“A cosa stavi pensando?” gli chiese lui guardandolo con sguardo curioso.

“Sam, ma mi ascolti quando ti parlo?” gli domandò Blaine esasperato.

Sam si sedette meglio sulla sedia e incrociò le braccia sul tavolino.

“Sono tutto orecchi”

“Ok. Mi stai ascoltando allora?”

“Certo amico che ti ascolto” gli rispose Sam sorridendogli.

“Ok, allora sto pensando di chiedere a Kurt di avere un figlio” gli disse Blaine, tutto emozionato solo all’idea.

“Blaine ... lo sai che non si può, vero?”

“Cosa?”

“Sai, io non sono mai stato bravo in anatomia ma non hai ... insomma ... quel qualcosa che serve a produrre bambini, ecco”.

Blaine arrossì immediatamente, non sapendo neanche lui il perchè, e negò con la testa dandosi un colpo sulla fronte.

“Sam, ci sono tanti modi per avere bambini” continuò esasperato.

“Tipo?” domandò Sam curioso.

“L’adozione, per esempio ... o richiedere una madre surrogato” gli spiegò Blaine.

“E tu pensi possa funzionare?” gli chiese improvvisamente serio.

“Devo prima parlarne a Kurt, ma sono sicuro che ce la possiamo fare” gli sussurrò con un po’ di titubanza nella voce, ma anche sicuro della sua decisione.

“Sono felice per te Blaine. Lo sai che ti voglio bene e che tengo a te e a voi e sono sicuro che sarete degli ottimi genitori” gli disse Sam con un sorriso dipinto sul volto.

“Lo pensi davvero?” gli chiese Blaine, abbassando il capo e facendosi piccolo davanti a lui.

Sam si accorse che il suo amico aveva bisogno di un incoraggiamento, avvicinò la mano al suo braccio e glielo strinse.

“Certo che lo penso davvero, sarete due genitori favolosi”.

Blaine guardò i suoi occhi e ciò che vi vide fu la convinzione, la sicurezza che il suo amico era in grado di trasmettergli. Si convinse che in effetti non doveva dubitare, lui e Kurt sarebbero stati dei genitori perfetti. Dovevano solo parlarne, decidere sul da farsi e dare una famiglia an un bambino che ne aveva bisogno.
Poco tempo dopo lui e Sam si salutarono, il suo amico doveva andare allo studio fotografico per un nuovo servizio, e lui doveva correre allo studio legale. Blaine era diventato un avvocato, dopo aver frequentato il primo anno alla NYADA si era reso conto che quello non era esattamente ciò che voleva fare per il resto della sua vita. Così, il secondo anno aveva lasciato la scuola di canto e danza e si era iscritto ad una facoltà di legge, e quando aveva voglia di cantare poteva sempre andare al piano bar, ogni sabato alle otto in punto. Kurt invece era diventato un cantante di teatro, non aveva spesso ruoli da protagonista ma ogni volta che Blaine lo vedeva su un palco, fremeva d’orgoglio per lui.
Arrivò al suo studio in poco tempo, entrò nell’edificio e quando arrivò al suo piano, la sua segretaria lo accolse calorosamente come sempre.

“Bentornato signor Anderson, tutto bene?” gli chiese dalla sua scrivania.

“Certo Ellen, ci sono chiamate o messaggi per me?”

“No, nessuno. Ma qualcuno la aspetta nel suo ufficio, mi sono permessa di farla entrare”.

“Di chi si tratta?” le domandò Blaine.

“Una giovane donna, sulla trentina credo. Ha detto che la conosceva e mi sono fidata, lasciandola entrare nel suo ufficio. Mi dispiace, signor Anderson” gli disse lei con tono di scuse.

“Oh, tranquilla Ellen, non importa ... adesso andiamo a scoprire chi è, se ci sono messaggi o chiamate passamele subito”.

“Sì, signor Anderson”.

Lui le sorrise e lei arrossì come ogni volta. Era conscia che Blaine fosse gay e sposato, ma era più forte di lei, ogni volta che il suo capo le sorrideva lei arrossiva come una quindicenne alla prima cotta.
Blaine entrò nel suo ufficio e vi trovò una graziosa signorina, seduta in una delle due poltrone di fronte alla sua scrivania. Aveva i capelli castani lasciati lunghi sulle spalle coperte da uno scialle nero sopra ad un vestito bianco. Si avvicinò a lei e le sfiorò la spalla per farle sentire che era arrivato. Lei se ne accorse e alzò il viso. Lui le sorrise e lei ricambiò il saluto.

“Io sono Blaine Anderson, la mia segretaria mi ha detto che mi stava cercando” le disse lui levandosi la giacca, poggiando la sua valigetta vicino alla scrivania e sedendosi alla sua poltrona.  La guardò negli occhi di un bellissimo color smeraldo su un incarnato molto chiaro.

“Io mi chiamo Susan Philips”  gli rispose la giovane donna guardandolo negli occhi.

“Buon pomeriggio Susan, cosa posso fare per te?” le domandò lui cordiale.

“Ecco, io .... ho una richiesta un po’ strana da farti. Posso darti del tu?”

“Certo”.
.
“Ok, allora Blaine ... devi sapere che io sono incinta”.

“Oh, congratulazioni! Ma ... non capisco perchè tu voglia assumermi. Il mio studio non si occupa di adozioni ma di tributo societario, quindi a meno che tu non sia l’erede di una grande società, non so come aiutarti. Mi dispiace”.

“Oh, ma io non ti voglio assumere” disse lei negando subito.

“E allora per quale motivo mi hai cercato?” le domandò lui curioso.

“Io ... io sono una tua fan in realtà?” gli confessò lei, arrossendo un poco.

“Una mia fan?”

“Ogni fine settimana tu suoni in un piano bar ed io vengo a sentirti ogni volta. All’inizio non badavo molto alle persone che vedevo, ma sai, devo dare in adozione il mio bambino perchè non me la sento di rovinare la mia carriera di giornalista appena iniziata. E voglio cercare qualcuno di adatto che gli voglia bene e che lo cresca con amore ... ci ho pensato bene e so che questa è la scelta giusta. So che non me ne pentirò”.

“E’ una bella cosa Susan, ma ancora non ho ben capito io cosa c’entro in tutto questo”.

Lei gli sorrise e si toccò il ventre dolcemente. Rialzò il viso e i suoi occhi erano brillanti mentre rivelava a Blaine il motivo della sua visita.

“Sai, sono stata in quelle agenzie che si occupano di queste cose, ma sono tutte popolate da persone fredde che vogliono solo che io compili dei documenti. Ma so che a loro non importa che io voglia il bene del mio bambino, per questo quando ti ho visto suonare, quando ho visto quello sguardo nei tuoi occhi l’ho capito, ho capito che vorrei che fossi tu. Sì, io voglio che sia tu, o meglio che siate tu e tuo marito a crescere il mio bambino o bambina” gli rivelò lei con uno sguardo sicuro e deciso.

Blaine la guardò sorpreso, aveva la bocca aperta per la sorpresa e non riusciva a credere che al mondo esistessero coincidenze così grandi.

“Come dici? Sei seria? Parli seriamente?” le chiese lui interessato a saperne di più.

“Certo” annuì lei, convinta.

“Ma come sai che siamo delle brave persone?”

“In uno dei tuoi ultimi concerti, c’è stato un momento in cui hai alzato lo sguardo e hai sorriso a tuo marito. Vi siete guardati e c’era un tale amore nei vostri occhi che sono sicura sia quello adatto a crescere un figlio. Il figlio che io sono disposta ad affidarvi”.

“Io ... io ... io non so cosa dire” sussurrò solamente, forse più a se stesso che a lei.

“Pensaci su. Parlane con tuo marito, e poi richiamami” gli rispose lei sicura delle sue parole.

“Questo è il mio numero” continuò prendendo uno dei post – it posati sulla scrivania di Blaine e scrivendoci sopra il suo numero.

“Ecco, tieni” lo porse a Blaine e lui lo prese tra le mani.

“Adesso devo andare” fece ancora alzandosi dalla poltrona e raggiungendo la porta dell’ufficio.

“Spero di avere presto vostre notizie” disse prima di lasciare la stanza.

Blaine la guardò allontanarsi e chiudere la porta. Non riusciva a credere a quello che era appena successo. Era capitato tutto così in fretta che ora non sapeva bene cosa fare. Non aveva ancora chiesto a Kurt se voleva diventare padre come lui ... e adesso. come un’occasione precipitata giù dal cielo, gli era successa questa cosa. Una sua fan voleva affidargli il suo bambino o bambina e lui non sapeva come spiegarselo, ma in cuor suo aveva già deciso. Doveva solo dirlo a suo marito, sperando che lui la pensasse allo stesso modo.
La giornata era volata via in fretta, Blaine alle sei precise saluto la sua segretaria e volò fuori dal suo ufficio. Voleva preparare una sorpresa a suo marito e parlargli della proposta di Susan.
Arrivò a casa tempo dopo, si cambiò d’abito mettendosi in abiti comodi e poi iniziò a preparare la cena. Suo marito sarebbe arrivato in poco tempo e lui era così emozionato di riverlargli ogni cosa.
Kurt entrò in casa qualche ora più tardi, stanco per le prove svolte durante la giornata.  La prima del nuovo spettacolo si stava avvicinando e il regista era uno tipo pignolo che gli faceva ripetere le sue scene almeno cento volte. Posò il suo cappotto sull’appendiabiti e posò le chiavi sul mobile vicino alla porta d’ingresso.
Andò verso il salotto e posò la sua borsa sul divano. Sentì un profumo provenire dalla cucina e si avvicinò per vedere cosa suo marito stava cucinando. Appena prima di entrare si poggiò allo stipite della porta e si perse qualche minuto a guardarlo. Mentre stava girando il sugo nella pentola, alcune parole uscivano dalla sua bocca intonando una canzone che ormai conosceva quasi a memoria. Passò qualche istante e Blaine si voltò di scatto sentendo delle mani applaudire quando terminò di cantare.

“Da quanto tempo sei lì?” gli chiese sorridendogli.

“Da un po’. Sai, mio marito è un tipo molto affascinante” gli rispose avvicinandosi a lui. Blaine posò il mestolo vicino alla pentola, spense quello che stava cucinando e gli dedicò tutta la sua attenzione. Kurt gli portò le mano sui fianchi e lo attirò a sé. Suo marito ci mise poco a portargli le braccia intorno al collo e a baciarlo.

“Anche tu sei sempre bellissimo” gli sussurrò sulle labbra.

E Kurt, come accadeva sempre, arrossì di colpo e lo baciò di nuovo, forse per mascherare il suo imbarazzo anche se sapeva che non ce n’era bisogno.
Quando si separarono, Blaine lo fissò negli occhi e suo marito ci vide una strana luce che lo incuriosiva e agitava allo stesso tempo.

“Ti devo dire una cosa. Vieni con me” gli disse, trascinandolo fuori dalla cucina per condurlo in salotto dove lo fece sedere sul divano insieme a lui.

“Dimmi”.

“Non so come dirtelo” tentennò Blaine, improvvisamente in difficoltà.

“Provaci” lo intimò suo marito, prendendogli la mano e stringendogliela forte.

“Kurt, io e te siamo sposati da cinque anni e ...”

“Cinque meravigliosi anni” gli confermò.    

“Ecco, sai io e te ci amiamo e penso che sia arrivato il momento” continuò guardandolo negli occhi e cercando di trasmettergli tutto il suo amore.

“Che momento?”

“Io voglio, o meglio vorrei diventare padre. Vorrei che diventassimo dei genitori” gli rivelò. E per un attimo ebbe paura di un suo rifiuto, il suo sguardo cadde e si soffermò sulle loro mani unite.

“Parli seriamente?” gli chiese Kurt, alzandogli il mento con l’altra mano e accarezzandogli quella guancia un poco ruvida dove amava tanto posare le sue dita.

“Sono settimane che ci penso e quando ti guardo vedo solo il nostro futuro insieme e in questo futuro ci siamo io, te e una piccola creatura che ci rende le persone più felici del mondo”.

“Io non so che dire, Blaine”.

“Dimmi solo di sì. Dimmi solo che ci proveremo, che ci proveremo insieme” gli sussurrò Blaine trovando il coraggio di dirgli finalmente quelle parole.

Kurt lesse quel qualcosa che leggeva ormai da anni nei suoi occhi color  nocciola. Ci leggeva dentro l’immenso amore che Blaine provava per lui e quel rispetto che caratterizzava da sempre il loro rapporto. Nei suoi occhi stava osservando quel futuro che Blaine gli aveva proposto prima e adesso vedeva interamente quanto lui era il protagonista di quella visione futura.

“Sì” disse solamente prima di buttarsi tra le sue braccia e farsi stringere da suo marito.

“Ma come faremo? Ci vuole tempo per tutte le pratiche e ... ”

Blaine gli sorrise dolcemente e gli posò le mani sulle guance.

“Il destino ci ha voluto dare una mano. Oggi in ufficio è venuta una donna, si è detta una mia fan, e ci vuole affidare il suo bambino”.

“Mi prendi in giro?”

“No amore, è tutto vero. Ho il suo numero e la possiamo chiamare e dirle che accettiamo, se vuoi”.

“Certo che voglio” gli rispose suo marito prendendo una delle sue mani e baciandone lievemente le nocche.

Blaine sorrise alla sua risposta e dopo averlo baciato ancora, si alzò e corse al telefono, chiamò Susan e le diede un appuntamento per il giorno dopo nel suo ufficio.
Quella sera Kurt e Blaine cenarono insieme, parlando del loro futuro come coppia e come genitori di una futura bambina o bambino.
Quella notte si amarono intensamente e se possibile Kurt si innamorò un po’ di più di quell’uomo che gli faceva battere il cuore e lo faceva sempre sentire importante.
La mattina seguente andarono insieme in ufficio e aspettarono, seduti vicini nel divanetto dell’ufficio di Blaine, l’arrivo di Susan. La donna arrivò alle dieci come previsto e quando Kurt la vide capì subito che lei era speciale.

“Io sono Kurt Hummel” subito si presentò andandole incontro.

Lei fece altrettanto e Blaine la invitò a sedersi nella poltrona di fronte a loro.

“Allora, cosa avete deciso?” domandò lei curiosa ma felice che Blaine l’avesse richiamata.

“Ho parlato con mio marito della tua proposta” iniziò Blaine guardando per un secondo kurt che era arrossito alla parola marito e prendendo la sua mano.

“E abbiamo deciso per un sì” finì Kurt per lui, iniziando a commuoversi.

“Quindi siete disposti a diventare i genitori della creatura che porto in grembo?” chiese Susan improvvisamente molto felice.

“Ne saremmo onorati” le sussurrò Blaine allungando la mano.

Susan la prese subito e la strinse forte, si allungò e prese anche la mano di Kurt. Sorrise guardando quei due uomini che gli avrebbero salvato la vita. Per lei non era importante diventare madre, non era mai stata adatta, ma non voleva nemmeno abortire. C’era voluto un po’ ma alla fine aveva trovato le persone giuste, due uomini adatti a diventare i genitori della sua bambina o bambino, che l’avrebbero sempre protetta, e che lo avrebbero sempre tenuto al sicuro. Lei era sicura di questo. Era sufficiente guardare i loro sguardi, sempre innamorati, per capire che questo bambino sarebbe sempre stato amato.
Kurt e Blaine quella mattina divennero genitori, certo la futura creatura doveva ancora nascere, ma in ogni caso in quel giorno una donna aveva affidato loro quella che in futuro sarebbe diventata la loro figlia o il loro figlio. Era stato un passo importante da intraprendere nella loro relazione, avevano sempre saputo sin da quando erano ragazzi che sarebbero diventati genitori, e adesso che la cosa stava divenendo realtà era tutto ancora più bello, sopratutto perchè sarebbero sempre stati vicini, e perchè avrebbero intrappreso questo cammino insieme, a mani legate e con un amore che li avrebbe legati per sempre.


Note:

Ed eccomi qua, scusatemi immensamente per il ritardo, stasera vi prometto che pubblico anche la one shot del giorno cinque, questa è venuta un po' lunga ma spero che vi piacerà. Un grazie alla mia beta di soccorso Cristina :)   

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Day 4 - Favorite Klaine Moment Pre-Relationship ***


Klaine Week 2014: Day 3
Favorite Klaine Moment Pre-Relationship

 
 
“Papà, allora, me lo vuoi dire?” gli disse Melanie.

“Amore, ma te l’ho detto cento volte” le rispose Blaine dolcemente, accarezzandole la testolina.

“Ma voglio che me lo ridici” insistette lei

Blaine sorrise e le prese la mano, la fece scendere dal divano sul quale erano seduti e la portò di fronte ad una fotografia posta sulla scrivania vicino alla finestra.
All’interno della cornice c’era una fotografia che lo ritraeva da giovane, quando era ancora uno studente della Dalton, vi erano ritratti lui e suo marito poco prima di essere scelti per cantare il loro primo duetto insieme, di fronte a mille persone.
Prese in mano la cornice e per un momento la guardò, si perse in quel ricordo lontano, e quasi si commosse pensando a quanto era stato felice di aver capito al tempo quanto Kurt contasse per lui. Ci aveva impiegato tanti mesi per capirlo, poi un giorno era andato da lui e gli aveva rivelato i suoi sentimenti, e quando Kurt lo aveva ricambiato ricordò che il suo cuore aveva iniziato a battere veloce e quello era stato un momento felice per lui. Sì, ovviamente c’erano stati dei momenti belli nella loro relazione, dopo tutto erano passati quasi dieci anni ed adesso erano due uomini adulti, avevano passato tante difficoltà, si erano lasciati una volta, una sola volta e a Blaine era bastata per capire che quella senza Kurt non era vita, non aveva respirato un singolo giorno senza di lui, era stato malissimo tutto il tempo, ma poi proprio grazie a quest’ultimo aveva capito il suo errore.

“Ecco, guarda tu stessa” le disse porgendole la foto, che Melanie prese delicatamente tra le mani.

“Eravate piccoli piccoli” sussurrò sorridendo, mentre osservava i suoi papà così giovani.

“Sai, io e il tuo papà eravamo due stupidi all’inizio. O meglio, ero io quello stupido. Ho fatto aspettare il tuo papà tanti mesi, però adesso ti voglio raccontare una cosa”.

“Cosa papà?” gli chiese Melanie curiosa.

“Se adesso vieni con me lo scoprirai” le rispose.

Prese dalle sue mani la cornice e la ripose sulla scrivania, stando attento a rimetterla esattamente come era messa prima, e poi prese la sua manina.
La condusse al divano dove si sedette e la fece poi sedere sulle ginocchia.
Melanie lo guardava attenta e curiosa mentre Blaine si apprestava a raccontarle un piccolo aneddoto della sua storia con Kurt. Voleva rendere partecipe la loro bambina di quel bel ricordo che lo legava a suo marito. Il giorno esatto in cui era stata scattata quella foto che insieme avevano ammirato poco prima.
 

*****


10 anni prima
Dalton Academy
Parco centrale della sede di Westerville
 
Kurt se ne stava seduto sul prato, su una tovaglietta che si era portato per non sporcarsi la divisa, con la schiena poggiata contro un albero e con il viso rivolto verso l’alto. Il suo sguardo era perso chissà dove. Stava pensando a tutto quello che era successo nei giorni scorsi, allo strano comportamento di Blaine e a quelle sue parole che ancora adesso, dopo ore, lo facevano sentire tremendamente confuso.

“Niente è mai come sembra Kurt. Le cose belle possono sempre capitare, quando meno te lo aspetti”.

Non riusciva a capire. Lui voleva una sola cosa bella, ed era lui. Era innamorato di Blaine ormai da Natale e quei cinque mesi erano letteralmente volati e lui non era riuscito ancora a dirgli nulla. Passavano ogni momento libero insieme, ridevano per ogni stupida cosa e lui continuava ad arrossire ogni volta che Blaine lo sfiorava in qualsiasi maniera, che fosse la mano, la spalla o i fianchi, ma non succedeva mai nulla più di quello. E poi c’erano state quelle parole di Blaine, quella sua confessione mascherata che Kurt non riusciva proprio a comprendere.
Chiuse gli occhi per un solo momento, voleva perdersi in quella brezza primaverile quasi estiva. Un solo istante.
Blaine arrivò al parco poco tempo dopo. Jeff gli aveva detto che Kurt era lì tutto solo e lui non vedeva l’ora di poterlo rivedere. Gli era mancato per tutta la mattina. Era tremendamente preso da lui. O per meglio dire, era innamorato del suo migliore amico e non sapeva proprio come dirglielo. Lui era sempre stato talmente sbadato con le storie d’amore e non voleva rovinare tutto. Poi gli era capitato di leggere quel libro di letteratura, dove era segnata una frase in particolare, poche parole evidenziate: quando meno te lo aspetti.
Ed era stato automatico per lui parlarne con Kurt, decorare la sua frase con quelle altre poche parole, sentendosi quasi stupido quando la disse ma così felice di aver fatto un passo avanti. Erano giorni che aveva deciso che Kurt doveva sapere cosa provava per lui. Tutti gli dicevano che anche il suo migliore amico era innamorato di lui e lui credeva loro, ma voleva esserne sicuro. Non era uno sciocco, lo vedeva anche da se come Kurt arrossiva ogni volta che, quasi di proposito, gli sfiorava la mano per vedere quale sarebbe stata la sua reazione. A volte gli piaceva scoprire quale tonalità di rosso era in grado di raggiungere il suo volto, tanto simile a quello di un angelo.
Lo vide in lontananza, l’oggetto dei suoi desideri, e si avvicinò lentamente a lui. Camminando piano e senza farsi accorgere, si abbassò e si sedette di fronte a lui con le ginocchia piegate e una sua mano arrivò lenta sulla sua e quando Kurt sentì il suo tocco aprì di scatto gli occhi e tutto divenne più bello.
Il cuore di Kurt prese a battere in maniera incontrollata, mentre Blaine non voleva lasciare la sua mano e continuava a stringerla. I loro occhi si incontrarono e le sue guance divennero rosse e Blaine sorrise nel constatare che stavano raggiungendo una nuova tonalità di rosso.
Abbassò per un istante lo sguardo sulle loro mani e per paura di cambiare idea lo fece senza pensare, senza riflettere che forse non avrebbe dovuto osare tanto. Ma era stato il suo cuore a sussurrarglielo: fallo e non cambiare idea. Così intrecciò le sue dita con quelle del suo migliore amico che ricambiò il suo gesto con la stessa intensità.
Quando Blaine risollevò lo sguardo aveva tanta paura di trovare i suoi occhi delusi, ma appena si soffermò a guardare quel ragazzo di fronte a lui, di cui era tanto innamorato, il mondo perse improvvisamente importanza e tutto intorno a loro scomparve. C’erano solo loro due, seduti vicini di fronte a quell’albero di ciliegio, con le loro mani unite e i loro sguardi imbarazzati ma felici.

“Ti stavo cercando” gli disse Blaine.

“Mi hai trovato” gli rispose Kurt, con le gote rosse.

“Hai delle belle mani. Te l’ho mai detto?”

“No” sussurrò l’altro negando con la testa.

“Mi sei mancato tanto oggi” si fece più audace Blaine.

Kurt arrossì di più ma non abbandonò i suoi occhi mentre gli rispondeva che anche lui gli era mancato tanto.

“Pensavo a quello che mi hai detto giorni fa”.

“Ricordami. Cosa ti ho detto?” lo provocò Blaine, stringendogli più forte la mano.

“Che le cose belle capitano quando meno te lo aspetti”.

“E’ vero Kurt ... ti è per caso capitata una cosa bella?”

Kurt continuò a perdersi nei suoi occhi color nocciola, forse era convinto di trovare in essi il giusto coraggio per dirgli quello che provava. Non era mai stato un tipo da grandi gesti, a lui erano sempre piaciute le cose semplice e Blaine era tutto fuorchè quello, se ne rendeva conto e allo stesso tempo era tutto quello che aveva sempre voluto. Lui era speciale, lo faceva sempre sorridere e lo rendeva felice. Era il principe che aveva sempre cercato e aspettato e che ora aveva trovato.

“Tu”  gli sussurrò prendendo tutto il coraggio nel dire quella semplice parola formata da due lettere.

Blaine lo guardò come si guardano le cose belle, lo guardò come se fosse la persona speciale a cui ognuno è destinato. Lo guardò come si guarda la propria anima gemella.
Si sporse e gli baciò dolcemente le labbra. Un piccolo e lieve tocco che, anche se di bassa intensità per chiunque, per loro era abbastanza.

“Sei la mia cosa bella” gli sussurrò sorridendo sulle sue labbra.

Kurt arrossì ancora di più.

“Possiamo incorniciare questo momento?” gli chiese timidamente.

“Tutto quello che vuoi”.

Si staccò un momento da lui e dalla sua borsa prese il suo cellulare.

“Scattiamoci una foto” gli propose.

Blaine annuì alla sua idea, si avvicinò a lui e chiedendogli il permesso con un sorriso gli circondò le spalle con un braccio e lo attirò a se.
Kurt divenne di un colore tanto simile a quello che usava per colorare i cuori che disegnava sul suo quaderno di storia e con tutta la calma possibile scattò la fotografia.
 
*****


Una fotografia che dopo dieci anni era ancora uno dei loro ricordi più cari.
Così lo raccontò Blaine a Melanie, la loro bambina. Come un aneddoto che ancora oggi lo faceva sentire l’uomo più felice.
Non si erano resi conto che Kurt li aveva ascoltati tutto il tempo e che li stava guardando con uno sguardo tanto innamorato che lui stesso a volte si stupiva di quanto potesse innamorarsi ogni giorno di più della sua famiglia.

“Adesso posso andare a giocare papà?” gli chiese la sua bambina.

“Certo che puoi andare” le rispose lui sorridendole, non prima di averle baciato la guancia.

Quando Blaine si voltò per vederla andare via, si accorse che suo marito era fermo sul ciglio della porta e vide quel sorriso disegnato sul suo viso diventare via via più ampio.
Si alzò dal divano e lo raggiunse. Kurt gli andò incontrò e venne quasi naturale per entrambi allagare le braccia e abbracciarsi. Si strinsero così forte che a Kurt quasi mancò il respiro nel momento in cui Blaine gli baciò teneramente il collo e gli sussurrò all’orecchio.

“Sei la mia cosa bella”.

E Kurt quasi pianse a quelle parole, che erano stampate nel suo cuore con una scrittura ferma e delicata, protagoniste di quel caro ricordo che custodiva gelosamente e che mai nessuno gli avrebbe portato via, perchè Blaine sarebbe sempre stato tutto per lui. Sarebbe per sempre stato la sua cosa bella.

 

Note:

Ed eccoci qua anche con la one shot del giorno 4, scusatemi per il ritardo, spero che vi piaccia. Un grazie alla mia beta di soccorso Cristina e a chi legge. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Day 5 - Favorite Moment During Their Break Up ***


Klaine week 2014: Day 5
Favorite Moment During Their Break Up

 
Era notte fonda quando Blaine aprì gli occhi di colpo dopo aver sognato ancora quella scena, il momento in cui lui e Kurt si erano lasciati anni prima. Ogni anno sempre nello stesso giorno lui sognava quel brutto istante e si svegliava sempre dopo quell’incubo. Succedeva sempre ogni tredici novembre. Aveva provato a cercare su internet il significato di tale sogno ma non aveva trovato nulla e non se la sentiva di andare da un medico per una cosa sciocca come questa, quindi ogni anno sopportava questo incubo e il giorno dopo andava avanti come sempre.
Scostò le coperte, si voltò verso suo marito e si girò mettendosi su un fianco per poterlo osservare meglio mentre stava riposando, aveva un viso così tranquillo e rilassato.
Avvicinò lenta la sua mano e dolcemente gli accarezzò una guancia, ancora dopo anni non si era perdonato quel brutto errore successo tanti anni prima. Si ricordava perfettamente le lacrime sul viso di suo marito. Diventò improvvisamente triste a pensare che lui non sapeva questo e non sapeva nemmeno di questo incubo che faceva ogni anno sempre lo stesso giorno.
Le sue dita iniziarono a sfiorare la sua pelle e in poco tempo la sua mano raggiunse la fronte, fu proprio mentre passava la mano tra i suoi capelli che suo marito socchiuse gli occhi.

“Blaine?” lo chiamò a bassa voce

“Sono qua” rispose cercando di non far trasparire la tristezza dalla sua voce e continuando ad accarezzargli il viso per poi trascinare e posare la sua mano sulla coperta proprio di fronte al polso di suo marito.

“Tutto bene? Che ci fai ancora sveglio?” gli chiese ancora strofinandosi gli occhi con le dita

“Nulla, tranquillo, ho solo fatto un brutto sogno” cercò di dirgli

Kurt si accorse che qualcosa non andava bene, conosceva Blaine, sapeva a memoria ogni espressione del suo viso e quello che stava intravedendo in quel momento non gli piaceva per niente. Guardò la sua mano vicino al suo polso, normalmente suo marito gli avrebbe stretto la mano, se non lo aveva fatto è perchè qualcosa non andava, stava succedendo qualcosa.

“Non mentirmi”

“Ma io-” cerco di spiegargli

“Blaine dimmi che succede” gli sussurrò avvicinandosi a lui e prendendo la sua mano per poterla stringere

“È stato solo un incubo”

“Tu non fai mai brutti sogni, c’è qualcosa che ti preoccupa? Puoi dirmelo”

Blaine abbassò il viso e pensò alle parole da dire, cercando di non far pensare male a Kurt che lo stava guardando aspettandosi una sua risposta.

“Ogni ... ogni anno in questo giorno faccio un incubo”

Kurt annuì facendogli segno di continuare

“Sogno il giorno in cui ci siamo lasciati”

“Blaine è passato cosi tanto, adesso siamo cresciuti, siamo due adulti e siamo sposati”

“Lo so” cercò di dirgli ma non sapeva spiegarsi nemmeno lui perchè si faceva così male sognando ogni anno quel brutto giorno

“Non ti starai ancora colpevolizzando vero?”

Blaine lasciò la sua mano e si girò dall’altra parte.

“Tesoro, ti prego, parlami” gli disse Kurt posando la mano sulla sua spalla.

All’inizio Blaine non si lasciò trascinare ma suo marito insistette forzando la presa e facendolo infine voltare verso di lui.
Kurt fu sorpreso in verità di vedere delle calde lacrime fuoriuscire dai suoi occhi color nocciola adesso così tristi. Non pensava di certo che la situazione fosse così grave.

“Non me lo vuoi dire”

Blaine negò con la testa. Kurt si mise seduto con le ginocchia piegate, gli prese il braccio, lo tirò su e lo prese tra le sue braccia stringendolo forte.

“Sù, sfogati”

Suo marito si fece stringere, portò le mani sulla sua schiena e lo attirò a se, avendo quasi paura di poterlo perdere con le sue parole. Kurt posò un dolce bacio sulla sua fronte e lo fece continuare. Blaine ascoltò in silenzio il suo battito cardiaco prima di iniziare.

“Sogno ... ogni anno in questo giorno sogno il giorno in cui ci siamo lasciati, sogno il tuo viso rigato dalle lacrime e il momento in cui ti allontani da me”

“Sono qua” gli sussurrò Kurt iniziando a cullarlo dolcemente

“E io sono là che ti vedo mentre ti allontani e voglio seguirti ma sono come immobile e proprio quando urlo il tuo nome, mi sveglio”

“E cosa vedi quando ti svegli?” gli disse suo marito alzandogli il viso e guardandolo negli occhi

“Che io sono sempre qua vicino a te e ci sarò ogni giorno della nostra vita”

Blaine quasi si commosse di nuovo ascoltando quelle parole, leggendone la sicurezza nei suoi occhi resi più scuri dal buio, ma non per questo meno luminosi.

“Io-”

“Non dire nulla, lascia che sia io a farti una confessione” gli sussurrò

Blaine annuì e lo vide lasciare il loro letto e alzarsi in piedi. Lo vide indossare la sua vestaglia ma soprattutto vide nitida la sua mano che lo stava invitando a fare lo stesso. E Blaine accettò, lui avrebbe sempre preso la sua mano, una delle cose che rendeva il loro rapporto unico e speciale era la totale fiducia che l’uno aveva nell’altro.
Blaine si alzò e prese dalla poltrona vicino alla finestra la sua maglia e la indossò lasciando per un momento la sua mano che riprese pochi istanti dopo. Insieme lasciarono la stanza e lui si lasciò condurre da suo marito fino alla cucina. Appena arrivarono nella stanza Kurt accese la luce. Lo fece accomodare ad una delle sedie della tavola e lui senza dire nulla attese una sua prossima mossa. Kurt accese il fornetto mettendo a bollire un pentolino d’acqua, in silenzio e continuando ad osservare attese finchè non si accorse che stava bollendo, spense la fiamma e aprì gli sportelli del mobile sopra la sua testa e prese due tazze. Le prese per i manici e le portò alla tavola. Finalmente si voltò verso suo marito che non si era perso nemmeno una sua mossa. Le posò sulla tavola e dal davanzale prese la scatola del the, aprendola e prendendone due bustine che mise opportunamente in ognuna delle tazze, poi si girò, prese il pentolino e verso l’acqua al loro interno e subito dopo lo rimise al suo posto. Infine prese una sedia e si sedette al fianco di suo marito porgendogli la sua tazza.
Blaine poso le mani ai bordi della tazza circondandola e prendendone il giusto calore e si soffermò a guardare quel contenuto scuro. 

“Non mi domandi cosa ti volevo dire?” lo incitò Kurt dandogli un lieve colpetto con il gomito e sorridendogli lievemente

“Non devi dirmi nulla, non sei tenuto, stai tranquillo ... è solo per un giorno ... domani mi passerà”

“Blaine voltati”

Lui insisteva a non farlo ma Kurt, con pazienza, glielo chiese di nuovo

“Ti prego Blaine voltati per me” gli sussurrò ancora questa volta prendendo la sua mano e stringendola.

Blaine a quell’ennesimo richiamo si voltò e si perse in quegli occhi che da sempre lo avevano affascinato e che continuavano dopo anni a fargli venire i brividi lungo la schiena per la loro intensità

“Sai una cosa bella di quando ci eravamo lasciati?”

“C’erano cose belle? Perchè io sono stato male tutto il tempo”

“Non dire così Blaine, c’eravamo sempre l’uno per l’altro nonostante tutto e così che abbiamo capito che non potevamo stare lontani”
gli sussurrò intrecciando le sue dita alle sue.

Blaine sorrise anche se per pochi secondi e suo marito approffittò di questo per poter continuare.

“Ricordo la tua sorpresa di Natale ancora oggi” continuò avvicinandosi un poco

“Ricordo che ero cosi concentrato nell’aspettare mio padre alla pista di pattinaggio che quando ti ho visto è stato come un sogno divenuto realtà”

“Volevo solo passare il Natale assieme a te” ammise Blaine arrossendo

E Kurt sorrise piacevolemente osservando questa sua rara debolezza, che non vedeva quasi mai. Blaine non arrossiva quasi mai, si imbarazzava spesso ma tra i due era lui quello che diventava rosso ogni volta che suo marito lo faceva sentire la persona più importante nella stanza.

“Ed è stato bello averti con me quel Natale”

“Anche per me” gli sussurrò Blaine guardando suo marito arrossire ancora e sorridere di più.

“Chiedimelo di nuovo” gli disse

“Cosa?” gli chiese ingenuamente suo marito

“Quello che mi domandasti allora?”

A Blaine bastò un secondo per capire, un secondo per comprendere cosa Kurt intendesse e bastò un solo istante per ricordarsi le esatte parole che usò quella sera.
Si sporse e lo baciò e in quel lieve ma significativo contatto mise tutto il suo amore per lui.

“Sei felice di vedermi?” gli sospirò tra le labbra

Kurt sorrise non prima di essere arrossito come accadde quella sera d’inverno.

“Sempre”
 

          
Note:

Ed eccoci qua anche con la one shot del giorno cinque, spero che vi piaccia :) Un grazie alla mia beta di oggi Livia.   

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2386308