Now i am a warrior, thank to you.

di TeenAngelita_92
(/viewuser.php?uid=503013)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Thank you. ***
Capitolo 2: *** I don't need help. ***
Capitolo 3: *** Now I'm here,with you. ***
Capitolo 4: *** I will be rising from the ground, like a skyscraper. ***
Capitolo 5: *** Don't leave me. ***
Capitolo 6: *** I'm in love, with you. ***
Capitolo 7: *** In your arms I'm safe. ***
Capitolo 8: *** I'm your mother. ***
Capitolo 9: *** I don't believe. ***
Capitolo 10: *** I need you. ***
Capitolo 11: *** A letter for you. ***
Capitolo 12: *** I need to hear your voice. ***
Capitolo 13: *** Too far away. ***
Capitolo 14: *** I came back, for you. ***
Capitolo 15: *** Now i stay with you, believe me. ***
Capitolo 16: *** You make me happy. ***
Capitolo 17: *** Now I am strong. ***
Capitolo 18: *** I need your help. ***
Capitolo 19: *** I'm not changed, believe me. ***
Capitolo 20: *** Forgive me. ***
Capitolo 21: *** Our first time. ***
Capitolo 22: *** The best night of my life. ***
Capitolo 23: *** I promise. ***
Capitolo 24: *** Get out of my life. ***
Capitolo 25: *** I don't want to lose you. ***
Capitolo 26: *** Hug me and everything will be fine. ***
Capitolo 27: *** I'm broken again. ***
Capitolo 28: *** I'm not strong. ***
Capitolo 29: *** I'm not afraid. ***



Capitolo 1
*** Thank you. ***


Image and video hosting by TinyPic
Now i am a warrior,thank to you. 
                                
Prologo:
"I sogni a volte fanno male" diceva sempre Jonathan. Era un ragazzo di 17 anni,sveglio e intelligente,forse anche troppo. Lo era a tal punto che era consapevole del fatto che il suo sogno non si sarebbe mai avverato. "Incontrare il mio idolo. Avanti,chi voglio prendere in giro? Non ci riuscirò mai" si diceva sempre,quasi come se volesse indurre se stesso ad arrendersi perchè qualunque cosa avesse fatto non ci sarebbe riuscito. Ma questo a lui dopo un po' non faceva più male. "Ti rassegni e vai avanti, tutto qui" continuava a dire a tutti quelli che spesso gli chiedevano del suo sogno e di ciò che desiderava davvero. 
Ma ora era diverso. Ora era li, davanti agli studi di X-Factor, stava aspettando che il suo idolo arrivasse, che liberasse uno di quei meravigliosi sorrisi che a lui piacevano tanto, uno di quelli che gli salvavano la vita. "E tutto questo grazie a mia zia" pensò tra se e se. Doveva ringraziare sua zia se ora era li, lui non aveva buoni rapporti con i suoi genitori, solo lei riusciva davvero a capirlo e per questo aveva deciso di portarlo via dall'Italia. Lei era malata di una grave forma di tumore, erano anni che ci conviveva ormai. Tanti dottori dicevano che non ce l'avrebbe fatta, che tutti gli sforzi sarebbero stati inutili ma Jonathan non si arrendeva, lui sapeva che sua zia era forte e che non si sarebbe mai arresa, mai. E poi era stato proprio il suo idolo ad insegnargli di non arrendersi mai, di non abbattersi, di "Rimanere forti".
Esatto, il suo idolo, la sua forza, la sua vita... era Demi Lovato. 


1.
Ora era li, davanti agli studi di X-Factor, erano le 3:15. Demi sarebbe arrivata a momenti. Ad aspettare insieme a lui c'erano milioni e milioni di persone, una folla incredibile. 
"Come riuscirò ad avvicinarmi a lei?" si chiese preoccupato, aveva paura che ora, dopo tutto ciò che aveva fatto per arrivare li, una grande folla gli avrebbe rovinato il suo grande sogno, quello che da tempo aspettava di realizzare. L'ansia si faceva sentire, le mani gli tremavano e l'aria usciva ed entrava dai suoi polmoni a fatica. "Dio, cadrò a terra, mi sentirò male, lo so!" si diceva. L'eco dei suoi pensieri venne spazzato via da un rumore più forte, era un'auto che stava entrando. 
"E' lei! E' lei dannazione!" si disse e gli occhi diventarono lucidi. Ma tutto sembrava troppo semplice, due secondi dopo il rumore dell'auto, urla e pianti lo risvegliarono dalla grande emozione che stava vivendo. Se voleva realizzare il suo sogno doveva sbrigarsi!
Iniziò a correre dirigendosi verso l'auto ma le persone erano troppe e lui sembrava quasi una formica. Improvvisamente cadde a terra, qualcuno per sbaglio lo aveva colpito sul naso e iniziò a sanguinare. Per un momento pensò di arrendersi, non ci sarebbe riuscito "No! Non posso mandare all'aria tutto ciò che ho fatto!" urlò e si rialzò deciso. Il naso continuava a sanguinare ma non ci faceva più caso ormai. Corse il più veloce possibile, anche a costo di dover buttare a terra le altre persone, lui doveva arrivare a quell'auto.
"Demi! Demi!" ulrò rendedosi conto di essere ormai vicino. Si ci era riuscito, era arrivato all'auto insieme ad altre 10.000 persone. Cercò di farsi spazio e alzando lo sguardo la vide,era lei. Il suo viso angelico coperto da una ciocca di capelli e un piccolo sorriso quasi nascosto.
"Demi! Demi!" iniziò ad urlare. Quelle urla uscivano dalla sua gola come un suono strozzato, forse a causa delle lacrime che avevano iniziato a scendere. 
Demi non potè fare a meno di notarlo, alzò lo sguardo e lo vide. Aveva il viso sporco di sangue a causa del naso e le lacrime che scendevano senza sosta. I loro occhi si incrociarono e a Jonathan sembrò quasi di svenire, tutti i suoni intorno a loro all'improvviso non esistevano più e neanche quelle migliaia e migliaia di persone. 
Purtroppo quel momento di pura pace e serenità venne spezzato quando il corpo abbastanza robusto di un bodyguard tagliò il loro contatto visivo. Demi cercò con le braccia di spostarlo cercando di avvicinarsi meglio a Jonathan.
"Hey, ragazzo tu stai sanguinando!" urlò preoccupata.
Lui la guardò stupito, non ci poteva credere! Demi Lovato gli aveva rivolto la parola!
"Non... non mi importa" ulrò balbettando " Ciò che è davvero importante è che sono qui e sono riuscito a vederti."  I suoi occhi continuavano a lacrimare e Demi non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo volto. "Grazie per tutte le volte che mi hai salvato, per ogni sorriso che mi hai ridato" disse il ragazzo stringendole le mani.
Lei si accorse che erano gelide, forse troppo e notò sotto la manica della maglia dei tagli molto evidenti.
"Vieni qui" disse abracciandolo. Lo strinse forte a se nonostante la folla e i bodyguard spingessero da tutte le parti. Jonathan chiuse gli occhi cercando di imprimere nella sua mente ogni secondo di quel meraviglioso momento. Finalmente quel freddo che c'era in lui forse da troppo tempo era stato sciolto da quel meraviglioso abbraccio. 
"Dimmi il tuo nome" gli chiese velocemente mentre un bodyguard si affrettava a dividerli da quel dolce abbraccio.
"Jonathan"
"Il tuo cognome, dimmi il tuo cognome!" urlò lei mentre si allontanava.
"Gordon! Jonathan Gordon!" ulrò lui ancora più forte.



Spazio Autrice: 
Salvee.
Allora questa è la mia prima fan fiction, cioè non proprio "prima". Ne ho scritte altre ma sono rinchiuse nella mia cartella perchè non credo siano cosi belle da poter essere pubblicate. L'ho fatta su Demi perchè sono una sua fan e ascoltando una sua canzone mi è improvvisamente apparsa davanti agli occhi (?) Non siate troppo cattivi con me,vi prego ahah, so perfettamente che non sono brava a scrivere e poi questa è la mia prima FF che pubblico (che emozione!)
Beh che dire, spero vi piaccia e vi incuriosisca,fatemi sapere!
Baci. 
TeenAngelita_92
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I don't need help. ***


Image and video hosting by TinyPic
2.
Demi sparì dalla sua vista. Una fitta gli attraversò il cuore ma dopotutto era riuscito ad incontrarla e lei lo aveva anche abbracciato. Cosa poteva desiderare di più?
Ritornò indietro facendosi sempre spazio tra la folla che ora sembrava essersi calmata.
Improvvisamente il cellulare suonò,era sua zia.
"Zia Janet!" rispose felice il ragazzo.
"Jonathan! Allora, come è andata?"
"Mi ha abbracciato zia" disse sorridendo mentre qualche lacrima continuava a scendere lungo il suo viso "Mi ha abbracciato ed è stato bellissimo. La mia Demi mi ha reso felice ancora una volta zia"
"Figliolo sono cosi felice per te, torna a casa, sarai stanco"
"Sono cosi felice zia, è una scarica di emozioni incredibile" ammise Jonathan ridendo.
"Ti aspetto a zia, a dopo"
"A dopo" disse riattaccando.
Si portò una mano al naso rendendosi conto che stava ancora sanguinando. " Ho preso proprio un bel colpo" si disse ridendo. Era cosi felice.
Stava per dirigersi verso il cancello d'uscita, ormai quasi tutti erano andati via. Improvvisamente un uomo alto e robusto con un vestito nero lo fermò, doveva essere un bodyguard.
"Sei tu Jonathan Gordon?" chiese.
"Si, non si preoccupi stavo per andarmene e..." il ragazzo pensava di dare fastidio ma il bodyguard non gli fece finire la frase.
"Tranquillo, sono solo venuto a chiamarti. Demi mi ha chiesto di portarti nel suo camerino, vuole parlarti e poi... beh faresti meglio a farti controllare il naso, sta ancora sanguinando."
"C-cosa?" chiese il ragazzo sorpreso, non poteva crederci.
"Hai capito bene. Vieni ti accompagno. Tieni la testa alzata, vedrai che il sangue si fermerà"
Jonathan non poteva credere a ciò che stava succedendo. "E' un sogno, andiamo! Svegliati Jonathan!" continuava a dirsi. 
Continuando a cercare di dare un senso a tutto ciò che gli stava accadendo,senza accorgersene il bodyguard lo aveva portato a destinazione davanti al camerino di Demi. 
Le sue emozioni erano tante,troppe. Erano completamente confuse, avrebbe voluto piangere, ridere, urlare, neanche lui riusciva a capirlo. Il bodyguard bussò e dall'altra parte una voce dolce e tranquilla rispose.
"Si?"
"Demi, c'è il ragazzo"
Uno secondo dopo la risposta del bodyguard, vide la porta aprirsi e dietro c'era lei, una luce la illuminò o forse era l'immaginazione di Jonathan. "E' cosi bella" si disse.
"Hey, vieni entra" gli disse aiutandolo ad entrare, poi chiuse la porta alle sue spalle. 
Jonathan stava tremando, non capiva il perchè ma il suo corpo aveva ricominciato a tremare, proprio come pochi minuti prima.
"Siediti li, stai continuando a sanguinare" gli indicò il divanetto nell'angolo del camerino.
Lui titubante si spostò lentamente, senza mai staccare gli occhi da Demi. Si sedette,sembrava che le sue mani non ne volessero sapere di fermarsi. 
Lei era rivolta verso lo specchio e quando si voltò verso il ragazzo, aveva in mano del disinfettante e un po' di ovatta. 
Si sedette accanto a lui e gli prese delicatamente il viso.
"Ti hanno dato una bella botta eh?" notò lei con espressione preoccupata.
Lui restò in silenzio fissandole gli occhi, era come se si stesse immergendo in un altro mondo, uno migliore, quello che lui tanto desiderava e che solo lei poteva dargli. Il contatto con le sue mani lo aveva fatto rabbrividire, gli aveva dato la conferma che quello non era un sogno, era la meravigliosa realtà.
"Brucerà un pochino" lo avvertì prima di appoggiare la piccola quantità di ovatta sulla ferita.
"Ah!" finalmente pronunciò un suono, da quando era entrato non era riuscito neanche a mettere insieme una frase di senso compiuto.
Strizzò leggermente gli occhi per il bruciore.
"Ho finito" disse lei tirando un sospiro, sembrava dispiaciuta di avergli procurato dolore. 
Si alzò e prese un fazzolettino bagnato per pulirgli il viso.
"Allora Jonathan, quanti anni hai?" chiese mentre con delicatezza cercava di cancellare ogni traccia di sangue.
Jonathan non rispose, era troppo occupato a fissare il suo volto "Avanti, rispondile! Non fare figure di merda, se ne potrebbe accorgere che stai continuando a fissarle il viso!" si diceva cercando di nascondere l'evidente rossore sulle guance. 
"Hey ma puoi parlare, non ti mangio mica" disse lei ridendo. "Oh, la sua risata, la sua meravigliosa risata, forza Jonathan, rispondile" 
"Io..." iniziò balbettando "Ho 17 an...anni."
"Sei di queste parti?"
"No... io sono italiano" rispose timidamente il ragazzo.
"Sei italiano? Non dirmi che sei venuto fin qui dall'Italia solo per me! E' cosi lontano."
"No, io vivo qui con mia zia. Ma se anche sarei dovuto venire fin qui dall'Italia solo per te... io lo avrei fatto!" la conversazione stava diventando più fluida e Jonathan stava iniziando a controllarsi.
"Che dire, allora sei matto!" disse lei ridendo. 
La sua risata era cosi bella, avrebbe voluto tanto dirgli: "No, non smettere di ridere, fallo per me. Sei cosi bella quando ridi."
"E i tuoi genitori?" chiese curiosa.
Jonathan abbassò lo sguardo. Per lui era difficile ricordare i genitori e non perchè fossero morti, ma perchè in un certo senso lui li odiava, non sopportava sentir parlare di loro ne tantomeno gli piaceva parlarne con altre persone.
"Sono morti? Dio, scusa non volevo, io..." iniziò lei cercando di scusarsi ma Jonathan la fermò.
"No, non sono morti. Semplicemente non amo parlare di loro,non lo sopporto"
Lei lo guardò perplessa, cosa potevano avergli mai fatto i suoi genitori per farsi odiare in questo modo? 
"Io li odio,con tutto me stesso" proseguì il ragazzo, continuando a tenere lo sguardo basso.
"Hey" lei gli alzò il viso con la mano, cercando di far incrociare i loro occhi. "Facciamo un patto. Io ora non sono Demi Lovato, la famosa cantante, l'attrice di Camp Rock. Io sono Demi, una tua amica, una che vuole aiutarti"
"Io... non ho bisogno di aiuto" rispose pronto Jonathan. Non voleva farsi vedere debole dalla persona che per anni era stata la sua ispirazione, non voleva dimostrare al suo idolo, proprio quello che gli aveva insegnato ad essere forte, che ora stava cadendo a pezzi anche se non lo dimostrava.
"E questi? E' stato il gatto, giusto?" disse prendendogli il braccio e spostando la manica della maglia.


Spazio Autrice:
Salvee. Beh questo è il secondo capitolo, ci tenevo a pubblicarlo cosi presto perchè... in un certo senso mi piace,non lo so perchè. Ringrazio - 
drewsjde - per aver letto e recensito il primo capitolo. Spero che vi incuriosisca e vi piaccia, se ci sono errori o per eventuali consigli fatemi sapere perchè come ho già detto non sono brava a scrivere. Ah, credo che il prossimo capitolo lo metterò a almeno 2 recensioni.
Baci.
TeenAngelita_92
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Now I'm here,with you. ***


Image and video hosting by TinyPic
3
"Questi non significano niente" lo ritirò subito bruscamente ricoprendosi i tagli. "Io sto bene"
"E allora dimmelo guardandomi negli occhi,avanti alza lo sguardo e dimmi che stai bene" Demi si avvicinò per cercare di costringerlo a guardarla.
"Sto bene!" continuò Jonathan alzando leggermente il volume della voce, con gli occhi che fissavano i suoi polsi.
"E allora non aver paura di dirlo! Alza gli occhi e guardami! Stai davvero bene?" gli ripetè lei decisa, alzando la voce. Non voleva ferirlo, voleva solo fargli capire che stava sbagliando, non doveva tenersi tutto dentro, non doveva far finta di essere felice mentre stava chiaramente cadendo a pezzi.
"Io..." finalmente sollevò lo sguardo ma i suoi occhi erano rossi, rossi come di qualcuno che aveva tanta voglia di piangere dopo essere stato forte per troppo tempo. "Io non sto bene..." confessò e una lacrima gli rigò il viso. 
Demi allora lo guardò per qualche secondo, le sembrava tanto di rivedersi in quel ragazzo, anche lei aveva passato quel terribile periodo e più di tutti poteva capire cosa si provava.
Lentamente gli accarezzò una guancia, asciugandogli le lacrime che arrivarono subito dopo quella terribile quanto vera frase: "Io non sto bene".
"Hey, ora ci sono anche io" disse lei abbracciandolo. Lo strinse forte a se lasciando che le sue lacrime le bagnassero il colletto della giacca. "D'accordo?" sospirò chiudendo gli occhi. Le faceva male sentire il rumore quasi assordante dei singhiozzi di Jonathan e il tremolio del suo corpo che da quando era li non lo aveva lasciato in pace neanche un momento. "Devi stare tranquillo,capito?" gli strofinò le mani sulla schiena e lui sembrò calmarsi.
Era cosi felice quanto triste. Quell'abbraccio, anche se in piccola parte, lo aveva risanato. Avrebbe tanto voluto che quel meraviglioso gesto d'affetto fosse durato per sempre perchè avrebbe avuto la certezza di stare sempre bene tra le braccia della persona che ora più di tutti riusciva a capirlo. 
"Non lasciarmi anche tu, te ne prego" disse lui scandendo le parole tra una lacrima e l'altra. 
Da una parte aveva paura di ricadere ancora una volta nello stesso sbaglio, gli risultava difficile fidarsi ora, dopo tante promesse che numerose persone gli avevano fatto ma che alla fine nessuno aveva saputo mantenere.
"No, io non ti lascio. Voglio aiutarti Jonathan." gli disse dolcemente lei, mentre con le braccia lo strinse più forte per fargli sentire quanto gli fosse vicina in quel momento cosi difficile. "Permettimi di aiutarti, d'accordo?" Lui annuì, lei non lo vide ma riuscì a sentire il movimento della testa. 
Avrebbe voluto continuare a stare tra le sue braccia, a sentirsi protetto e forse anche lei, ma non poteva rubargli cosi tanto tempo, dopotutto era una persona famosa, aveva tanti impegni e cose da fare per la testa.
"Scusami, ti ho disturbato già abbastanza" disse il ragazzo staccandosi un po' bruscamente.
"Ma no, sta tranquillo, non mi hai assolutamente disturbato"
"Beh credo che dovrei andare, tu hai tante cose da fare ed io devo ritornare da mia zia, sarà preoccupata" ammise con una punta di tristezza.
"Va bene" sorrise lei "Aspetta" si alzò per andare a prendere un fogliettino di carta. "Questo è il mio numero" disse consegnandoglielo. "Per qualunque cosa tu abbia bisogno, chiamami. Voglio aiutarti ma solo se tu lo vuoi davvero, sarai tu stesso a chiamarmi"
"Demi, io non voglio darti impiccio e..." lei lo fermò prima che potesse finire la frase.
"Jonathan, se avrai bisogno di me voglio che tu mi chiami. Non mi dai nessun impiccio" rispose decisa.
Lui allora lo prese stringendolo tra le dita "Grazie... davvero" disse infine.
"Non devi ringraziarmi" gli sorrise.
Il suo sorriso,cavolo il suo sorriso era meravigliosamente perfetto. Era capace di rendere una persona felice solo sorridendogli, pensò Jonathan.
La guardò un ultima volta per poi voltarsi e uscire dal camerino.
Una volta uscito dall'edificio sospirò. Non poteva ancora credere che Demi volesse davvero aiutarlo, insomma lui era un fan come tutti gli altri, di certo non pensava di poter diventare addirittura un suo "amico". 
Ritornò a casa e ad aspettarlo c'era sua zia Janet.
"Oh finalmente. Che fine avevi fat..." stava per chiedere la donna preoccupata, ma poi si fermò vedendo l'evidente ferita sul naso.
"Santo cielo! Che hai fatto?" si avvicinò per controllare.
"Zia..." iniziò sorridendo "Demi Lovato è la persona più meravigliosa che possa esistere al mondo." La zia lo guardò perplessa, non aveva mai visto un sorriso cosi vero sul viso del suo amato nipote.
Lui la fece accomodare restando per quasi 2 ore a raccontargli tutto ciò che era successo.
"E questo è il suo numero,mi ha detto di chiamarla per qualunque cosa io avessi bisogno" disse Jonathan mostrandogli il foglietto che aveva in tasca.
Dall'inizio della conversazione sua zia non aveva aperto bocca, continuava a guardarlo con occhi stupiti, sorpresi... Neanche lei poteva crederci.
"Ah ragazzo mio, è una cosa stupenda. Quella ragazza è davvero fantastica."
Lui ovviamente saltò una parte di quella lunga storia, non voleva far sapere a sua zia il male che si faceva ogni volta che soffriva. Lei non lo sapeva, lei sapeva soltando che era stato un periodo ma poi tutto era passato. Jonathan non avrebbe mai avuto il coraggio di dirgli una seconda volta che era ricaduto in quel vortice, in quella terribile abitudine che lo stava distruggendo, non avrebbe mai avuto il coraggio di dirgli: "Zia, ho ricominciato a tagliarmi ed è come se il mondo mi stesse cadendo addosso ancora una volta" Non voleva deluderla e procurarle altre preoccupazioni oltre a quelle che già aveva. 
Quella notte,per quanto poteva essere felice, per uno strano motivo che neanche lui sapeva, non riuscì a dormire. Ogni volta che cercava di chiudere gli occhi, qualche incubo lo terrorizzava,facendolo svegliare zuppo di sudore. Una... due... tre volte. Lo stesso sogno, le stesse paure.
Erano le 2:00. Si decise ad alzarsi, pensò che forse dormire con sua zia gli avesse fatto bene.
Entrò e la vide svegliarsi di soprassalto.
"Jonathan, che succede? Non riesci a dormire?" chiese la donna con voce assonnata.
"Non lo so, io..." improvvisamente le gambe sembravano non reggere il suo corpo. 
"Io non..." non riusciva a parlare, la lingua sembrava essersi incollata al palato. Improvvisamente cadde, il rumore del suo corpo a terra sembrò quasi assordante.
"Jonathan! Jonathan!" La zia si affrettò a soccorrerlo e un minuto dopo i suoi occhi si chiusero.


Spazio Autrice;
Eccomi qui c: Ho visto che il secondo capitolo è piaciuto e ne sono felicissima, vi ringrazio tanto per aver letto e recensito. Spero vi piaccia anche questo (scusate se ci ho messo un pochino ad aggiornare) Ovviamente per eventuali errori o consigli recensite.
Baci.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I will be rising from the ground, like a skyscraper. ***


Image and video hosting by TinyPic
4.
Il ragazzo si risvegliò il giorno dopo. Erano le 21:00, aveva dormito cosi tanto a causa dei tranquillanti che il dottore aveva consigliato a sua zia. Apri leggermente gli occhi notando con tristezza che sul suo braccio c'era una flebo. Tutto ciò che era successo la sera prima gli tornò alla mente come un flashback. Era in camera sua e dalla porta si sentivano chiaramente delle voci, ma non capiva bene chi potesse essere oltre a sua zia. 
Cercò più volte di alzarsi ma ogni tentativo risultò inutile, le gambe non volevano saperne di reggere il suo corpo. "Che ti succede? Avanti non ti sei mai arreso, ora perchè stai cosi male?" si disse, non sopportava la sensazione di impotenza che ora lo devastava.
Improvvisamente la porta si aprì, era sua zia.
"Oh Jonathan,finalmente ti sei svegliato." si avvicinò a lui e gli accarezzò dolcemente la testa.
"Zia... io devo alzarmi..." provò lui.
"No, no ragazzo mio" lo fermò la donna rigettandolo delicatamente sul cuscino "Il dottore ha detto che devi riposare, sei molto debole ed è per questo che ieri notte sei svenuto"
"Io sto bene zia e poi devo aiutarti a fare tante cose e..."
"Shh,ora devi solamente riposare" disse stringendogli la mano "C'è una persona che vorrebbe parlarti"
Ecco perchè sentiva più di una voce prima, c'era anche un altra persona.
"Di là c'è Demi."
"Stai scherzando?" chiese incredulo Jonathan. "Non dirmi che..."
"L'ho chiamata io, si."
"Zia perchè lo hai fatto? Non voglio darle troppo impiccio, sembrerò solo un bambino patetico!" disse con una punta di rabbia.
"Perchè dici cosi? Quella ragazza vuole davvero aiutarti ed io sono sicura che riuscirà a farti stare bene"
"No zia,no! Io non voglio aiuto, non ne ho bisogno ne tantomeno da lei! Dannazione lei è Demi Lovato! Non può stare dietro ad uno come me! Uno che non sa neanche essere forte come vorrebbe, uno che non riesce a smettere di tagliar..." si fermò,stava dicendo troppo.
"Di tagliarsi, giusto?"
Jonathan spalancò gli occhi, no, lei non doveva saperlo.
"Perchè è questo il problema, no? Credevi che io non lo sapessi? Credevi che io non avrei mai notato quei tagli sul polso? Credevi che non sapendolo mi sarei sentita meglio?"
Il ragazzo si senti una coltellata allo stomaco, per quanto avesse provato a nascondere il suo dolore a sua zia non ci era riuscito, ed ora in un certo senso si sentiva in colpa, non voleva dargli altre preoccupazioni.
"Smettila di pensare a me! Io sto bene per il momento, ora tu devi pensare a te stesso! Lascia che quella ragazza ti aiuti, io sono sicura che lei può farlo e se ti ha dato il suo numero di telefono un motivo ci deve essere!"
"Zia io..."
"Tu ora pensa a te stesso, io sto bene capito?" la zia lo strinse a se lasciando che le sue emozioni venissero fuori attraverso le lacrime. Voleva davvero bene a Jonathan e non si sarebbe mai perdonata se gli fosse successo qualcosa.
"Ora ti lascio, Demi è di là che aspetta. Mi raccomando, non diventare tutto rosso come è tuo solito fare quando sei agitato" disse asciugandosi qualche lacrima mentre sulle labbra un nuovo sorriso nasceva.
"Ci proverò" rispose sorridendo il ragazzo. 
Gli lasciò un bacio sulla fronte ed uscì. Jonathan come previsto iniziò a tremare. Non capiva perchè ma quando era con Demi gli succedeva, gambe,mani e braccia iniziavano a tremare e non c'era niente che potesse fermarle.
Dopo qualche minuto la porta si riaprì ed il solo rumore che emise aprendosi fece scattare il cuore del ragazzo che iniziò a battere più veloce del normale.
Una meravigliosa figura si intravedeva, era Demi. Entrò chiudendosi la porta alle spalle. "Dio è cosi bella, cosa ci fa qui insieme ad un patetico ragazzo come me?" pensò Jonathan.
"Hey ragazzo dal naso rotto" disse scherzando. Si sedette sul letto accanto a lui.
"Cosa mi combini eh?" un altro sorriso era apparso sulle sue labbra e fu come se una luce, chissà da dove, stesse illuminando la stanza.
"Demi..." riuscì solo a pronunciare il suo nome continuando a fissarla. "Ma che cazzo, sai solo pronunciare il suo nome? Andiamo dille che sei felice che lei sia qui, o che hai bisogno di lei o altro ma dille qualcosa!" 
"Hey, sono qui" disse la ragazza accarezzandogli la mano.
Il solo contatto con la sua pelle lo fece rabbrividire, decise quindi di ricambiare la carezza.
"Come stai? Tua zia mi ha raccontato ciò che è successo ieri"
"Mi dispiace, non doveva chiamarti, davvero è che..."
"Hey no, no" lo fermò stringendogli ancora la mano "Non dire stupidaggini. Se non fosse stata tua zia a chiamarmi tu non lo avresti fatto mai ed io non sarei venuta a sapere di ciò che è successo."
"Sarebbe stato meglio... Io non voglio sembrare un patetico bambino in cerca di attenzioni che..."
"Ma vuoi smetterla? Non fai altro che insultarti. Non sei ne un bambino ne patetico, sei solo una persona che sta male ed ha bisogno d'aiuto. Ed io voglio aiutarti, voglio aiutarti ad eliminare definitivamente questi dalla tua vita" disse poggiando delicatamente la mano su i suoi tagli.
I suoi occhi iniziarono ad arrossirsi, succedeva ogni volta che qualcuno gli faceva notare che stava male e che aveva bisogno di aiuto, e i suoi occhi lacrimavano perchè sapeva che era maledettamente vero anche se cercava di nasconderlo.
"Ah, dio perchè non riesco a..." disse voltando il viso, affondandolo nel cuscino per nascondere le lacrime. 
Lei allora gli e lo prese con una mano cercando di costringerlo a guardarla. 
"Non puoi riuscire a controllarti, devi liberartene di tutte queste lacrime, non ricacciarle dentro di te."
Lui strizzò gli occhi coprendosi il viso con una mano.
"Hey, ascoltami, ti va di parlare un po' con me?" chiese la ragazza.
Jonathan restò in silenzio per qualche minuto cercando di fermare le lacrime, poi rispose.
"D'accordo" rispose tirando su con il naso.
"Bene" disse lei sorridendo "Tua zia mi ha parlato un po' dei tuoi genitori, mi ha detto che è stata lei a volerti portare via dall'Italia a causa loro. Cosa ti hanno fatto per farsi odiare cosi tanto da te?"
Il ragazzo aspettò qualche secondo prima di rispondere, giusto per rimettere insieme le idee.
"Fin da piccolo per loro sono sempre stato al secondo posto, dopo il lavoro. Qualunque cosa bella io facessi non se ne accorgevano, se magari avevo preso un bel voto a scuola non facevano altro che sorridermi e dirmi 'Amore non ora, devo lavorare'. E beh poi se facevo qualcosa di male, se a scuola non andavo bene o mi comportavo male, contro di me si scatenava la terza guerra mondiale. Continuavano a ripetermi: 'Noi ci ammazziamo di fatica per te! Per crearti un futuro e tu? Tu ci ringrazi cosi?' Ero cosi... arrabbiato perchè pensavo 'Dannazione ogni volta che cerco di rendervi fiero di me non mi calcolate e quelle piccole volte che mi capita di sbagliare mi uccidete con le parole!' Mi chiudevo in camera per giorni interi e loro non se ne accorgevano nemmeno, era già tanto se mangiavo grazie a mia nonna che mi portava in camera il cibo. Con il passare del tempo sono cresciuto ed ho iniziato a capire. A loro non importava di me, a loro importavano i soldi, solo quelli. Se mi avvicinavo per un semplice maledetto abbraccio loro dicevano 'Jonathan non ora,su'. Io avevo solo bisogno di un po' di affetto, solo quello capisci? Non avevo bisogno di oggetti costosi o una camera strabella o cretinate varie. Mi resi conto di voler andar via solo quando mia zia tornò dall'America per passare il natale con noi e mi raccontò di come si stava bene. Ci pensai per giorni e giorni e quando lei dovette ripartire, feci le valige di fretta e furia, senza pensarci due volte, all'epoca avevo 9 - 10 anni. In un certo senso scappammo insieme."
"E i tuoi genitori? Quando se ne accorsero non fecero niente?"
"Si, chiamarono mia zia dicendole che aveva sbagliato, che doveva riportarmi in Italia, che l'avrebbero denunciata ecc... Lei mi disse di non preoccuparmi perchè non avrebbe permesso a nessuno di riportarmi li e cosi fece. Si certo, la denunciarono e la portarono in tribunale ma vinse la causa e da allora... eccomi qui."
Lei lo guardò stupita, era strano sentire cose del genere.
"Cos'è allora ciò che ti fa star male?"
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
"Ho paura di dover tornare li da un giorno all'altro"
"E perchè dovresti tornarci? Tu ora vivi con tua zia, nessuno può portarti via!"
"Mia zia è malata di tumore" disse lentamente per poi alzare lo sguardo "Se mia zia non ci fosse più io dovrei tornare in Italia perchè sono ancora minorenne" 
Gli occhi di Jonathan tornarono a farsi rossi, ed ora guardavano quelli di Demi come per implorarla, per dirgli "Non lasciarmi, ti prego"
"Continuo a fare incubi su incubi e non riesco più a dormire, ma ieri notte è stato peggio delle altre volte, sembrava tutto cosi reale" disse con voce tremante. "Io voglio solo che lei stia bene e non perchè non voglio tornare in Italia, semplicemente perchè lei l'unica che riesce a capirmi, lei mi ha sempre aiutato, lei è la mia vera mamma"
"Ed è per questo che non le hai detto dei tagli?"
"Non volevo darle ancora più preoccupazioni di quante già non ne ha."
"Sei cosi protettivo con lei, fai di tutto per proteggerla da ciò che potrebbe farle del male" notò Demi, le sembrava una cosa cosi dolce.
"Senza di lei io non sarei qui a parlare con te, senza di lei non avrei potuto avere l'opportunità di conoscerti e di abbracciarti come è successo l'altro giorno. Grazie a lei il mio sogno si è avverato" ammise il ragazzo con gli occhi che gli brillavano.
"Ci tenevi davvero cosi tanto a conoscermi? Insomma l'altro giorno ti sei addirittura fatto rompere il naso pur di avvicinarti a me."
"Credo che tutti i tuoi fan si sarebbero fatti rompere il naso pur di conoscerti" un piccolo sorriso dominava le labbra di Jonathan.
"Si,forse è vero ma tu avevi uno sguardo... cosi triste ma felice. Non so come spiegarlo, è come se tu avessi aspettato quel momento da una vita. E' stato quello a colpirmi, insomma a te sarebbe bastato anche solo vedermi e allora saresti potuto anche andare via, ma quando ti ho abbracciato ho sentito che non te lo aspettavi di certo, ho subito capito che era molto di più di ciò che desideravi, mi sbaglio?"
In poche righe aveva descritto parola per parola tutto ciò che Jonathan aveva provato quel giorno, come poteva essere possibile? Forse aveva provato lo stesso anche lei?
"Esatto!" rispose il ragazzo guardandola con stupore "Tu... tu hai capito tutto questo e... io pensavo che nessuno avrebbe mai compreso quanta importanza avesse quell'abbraccio e quando mi hai parlato e..." il ragazzo si fermò, come per cercare le parole.
"E' una tua abitudine o lo fai solo quando sei con me?" chiese la ragazza guardandogli la mano tremante.
"A cosa ti riferisci?" 
"Al continuo tremolio delle mani e l'evidente rossore sul viso" disse ridendo.
"Oh, ehm..." il rossore sul viso ora era ancora più evidente.
"Tranquillo, scherzavo." gli disse regalandogli un sorriso.
"Il fatto è che... mi metti agitazione" ammise timidamente.
"Io metto agitazione?" chiese la ragazza scoppiando in una bellissima risata.
"Si! Non prendermi in giro!" sorrise anche lui.
"Eh allora vediamo se cosi ti metto agitazione ragazzino!" disse avvicinandosi a lui.
Iniziò a fargli il solletico ovunque e quello era proprio il punto debole di Jonathan che scoppiò a ridere come non faceva da tempo.
"No,no ti prego!" implorava il ragazzo ridendo.
"Ti metto ancora agitazione?" chiese la ragazza fingendo di essere arrabbiata.
"No, no, giuro!"
"Ah ecco, cosi va meglio" disse sorridendo.
Era da tanto che Jonathan non rideva in quel modo e la cosa che più lo rendeva felice è che era stata proprio lei, Demi, a farlo sentire bene per un'istante.
"Demi..." interruppe Jonathan
"Hey,dimmi"
"Posso abbracciarti?" chiese timidamente.
Ora aveva solo bisogno di un suo abbraccio per 'completare' la sua felicità.
"E da quando c'è bisogno di chiedere? Avanti, vieni qui" disse la ragazza stringendolo a se.
Ora Jonathan si era convinto, solo lei sarebbe riuscita ad aiutarlo, gli e lo aveva dimostrato in quei pochi istanti in cui era riuscita a farlo sorridere e lui lo apprezzava tanto. Avrebbe accettato il suo aiuto e sarebbe riuscito ad essere felice come voleva.



Spazio Autrice:
Saalve. Ci ho messo un po' ad aggiornare ma avevo tanto da fare. Beh come sempre spero che questo capitolo vi piaccia e vi incuriosisca. Che dite, ci arriviamo ad almeno 3 o 4 recensioni? Vai, il prossimo capitolo lo metterò a 3 recensioni. Ah, quasi dimenticavo: ho provato a fare un piccolo banner che prima non avevo fatto, tanto per dare più l'idea dei personaggi, spero vi piaccia.
Baci.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Don't leave me. ***


Image and video hosting by TinyPic
5.
"Hey, sono ancora le 21:30, ti va di fare una passeggiata? Cambiare aria ti farebbe bene" disse Demi continuando ad abbracciarlo.
Al solo sentire di quelle parole Jonathan si staccò guardandola incredulo.
"F-fare una pa-passeggiata con te?" ripetè lui balbettando.
"Si, con me. Mi farebbe questo onore, ragazzo dal naso rotto?" disse scherzando.
"Io... io non..."
"Ma che ricominci a balbettare?" la ragazza scoppiò in una grande risata "Hey, non devi vergognarti con me, avevamo fatto un patto, ora non sono più Demi Lovato la famosa cantante, sono solo Demi, la tua amica" disse sorridendogli.
"Io... certo! Certo che mi va!" rispose felice riabbracciandola.
Non poteva ancora crederci, va bene che stava parlando con la persona che per anni lo aveva ispirato ma addirittura uscirci a fare una passeggiata! Gli sembrava di essere in paradiso.
Si affrettò a vestirsi, ormai la flebo che aveva sul braccio non gli serviva più, ora grazie a Demi si sentiva carico, forte in un certo senso. Lei lo aspettò in salotto, chiacchierando ancora un po' con sua zia. Decise di mettersi una semplice felpa blu col cappuccio e dei jeans: considerando che era un completo molto semplice gli stava bene, anche perchè aveva un bel fisico. Prese il suo profumo preferito, era da tempo non lo metteva perchè non ce ne era mai l'occasione. Finalmente uscì dalla stanza, Demi e sua zia si alzarono interrompendo la loro conversazione.
"Pronto?" chiese la ragazza.
"Si!"
"Mi raccomando, non fate tardi e..." iniziò a dire sua zia.
"Zia, per favore" la fermò lui.
"Non si preoccupi Signora Janet" disse avvicinandosi a Jonathan "Ci penso io a lui"
Sorrise scompigliandogli i capelli con una mano. In un certo senso gli davano un aria da "ragazzo figo" e senza dubbio lo era.
"Allora, andiamo?" chiese un ultima volta Demi.
"Si!"
"Si ma non fate tardi lo stesso" ripetè sua zia sorridendo.
"Arrivederci Signora Janet" salutò la ragazza.
"A dopo zia"
Si chiusero la porta alle spalle e si avviarono per il parcheggio, li c'era l'auto di Demi. 
"Allora, dove ti piacerebbe andare?" chiese lei.
"Ovunque tu voglia portarmi"
"Sei proprio sicuro? Sai potrebbe essere rischioso lasciare a me la scelta..." e appena fini la frase scoppiò a ridere. "Scherzo. Uhm... ti va se andiamo in un posto dove non c'è nessuno? Voglio dire meno visitato dalle persone ecco. Non vorrei che qualcuno mi riconoscesse e ci rovinasse la serata."
"Va benissimo" rispose il ragazzo sorridendo.
Salirono in macchina e si avviarono. Per tutto il tragitto Jonathan non fece altro che guardarla. Era perfetta in ogni sua piccola caratteristica, come poteva esistere cosi tanta bellezza al mondo? Continuava a chiederselo. "Io devo dirle quanto è importante per me, quanto mi ha aiutato e quanto ancora mi sta aiutando, io devo dirle ciò che provo quando la sua voce risuona nelle mie orecchie. Io ho la possibilità di poterle dire tutto ciò che rappresenta per me, devo farlo!" si disse.
Poter essere aiutato dal proprio idolo e addirittura uscirci per fare una passeggiata non era una cosa che accadeva tutti i giorni, ora aveva la possibilità di ringraziarla e di dirle quanto fosse importante per lui.
L'eco dei suoi pensieri venne spazzato via dal rumore dell'auto che si fermò, erano arrivati.
Il ragazzo cercò di sporgersi in avanti per capire dove si trovassero ma non si vedeva molto a causa del buio della sera.
"Siamo arrivati" lo avviso Demi.
"Dove siamo?"
"Beh ti spiego. Questo è un semplicissimo parco come puoi vedere. Può sembrare banale ma per me ha una grande importanza." spiegò la ragazza.
Aprì la portiera e uscì dall'auto.
"Vieni" disse invitando Jonathan a seguirla. Uscì anche lui.
Camminarono per qualche minuto per poi fermarsi davanti ad una panchina.
"Siediti qui, accanto a me" disse sedendosi sull'erba umida. Lui la segui sedendosi. Pensò che era strano, c'era una bella panchina davanti a loro, perchè sedersi a terra? Un brivido gli attraverso il corpo a causa di un soffio di vento.
"Guarda li" gli disse indicando la luna. "La vedi?"
"Si" rispose il ragazzo. Per qualche strano motivo si sentiva agitato, aveva la persona più importante della sua vita accanto e davanti a se la meravigliosa luce della luna, non era del tutto sicuro che quella fosse davvero la realtà.
"Sai quando stavo davvero male, la sera venivo qui. Ci sono sempre state pochissime persone per cui ero sicura che nessuno mi avrebbe mai riconosciuta. Portavo la mia chitarra e guardando la luna iniziavo a cantare. Era come se tutti i brutti pensieri sparissero, ero cosi tranquilla e calma, era una sensazione bellissima e ancora oggi quando qualche volta torno riesco a sentirla." cominciò a raccontare la ragazza.
Jonathan prese ancora una volta a tremare, non sapeva se era per il leggero venticello che lo faceva rabbrividire o per Demi.
"Jonathan" disse interrompendo i suoi pensieri "Smettila di tremare, va tutto bene"
Lentamente spostò la mano sulla sua e gli e la strinse, senza però togliere lo sguardo dalla bellissima luna davanti a loro. Se ne era accorta.
"Demi... sta succedendo davvero?" aveva bisogno di sentirsi dire che tutto era vero, che lei era li, accanto a lui.
"A cosa ti riferisci?" questa volta si voltò verso il ragazzo.
"A te, a questo posto, alla mia improvvisa voglia di stare bene, a tutto. E' davvero la realtà?"
La ragazza lo guardò per qualche minuto, capiva cosa aveva paura di sentirsi dire.
"Perchè me lo chiedi?"
"Perchè ho sognato cosi tante volte questo momento, troppe volte! Troppe da farmi immaginare che tutto questo sia realtà. Non voglio dovermi svegliare nel bel mezzo della notte e rendermi conto che è solo un sogno, un maledetto sogno. Alzarmi dal mio letto e guardarmi allo specchio mentre mi dico: 'Un altro sogno, nient'altro, sta tranquillo, non è la realtà. A te purtroppo non succederà mai' Non voglio dover ancora sognare quando ogni volta il dolore aumenta e si sente! Si sente" spiegò Jonathan guardandola negli occhi, li aveva lucidi.
"Questa volta il dolore si fermerà allora, perchè tutto questo è vero, è la realtà Jonathan, la realtà che tanto sognavi. Finalmente è arrivata."  liberò un piccolo sorriso per tranquillizzarlo.
"E perchè proprio a me allora? Cosa ho in più a tutti gli altri tuoi fan? Insomma anche loro farebbero quello che sto facendo io, anche loro stanno male per il fatto che non possono incontrarti eppure io ora ne ho la possibilità."
"Hai ragione sai, io amo i miei fan. Loro farebbero quello che stai facendo tu, loro vorrebbero tanto incontrarmi, c'è chi ci è riuscito e forse ci riuscirà e chi invece no. Ma sai una cosa? Io parlo con loro, con tutti loro attraverso la mia voce, le mie canzoni, cercò di aiutarli attraverso gli strumenti che ho a disposizione. A volte penso che sia difficile continuare a sognare la stessa cosa ed essere consapevole del fatto che non accadrà mai, ma io dico sempre che tutto è possibile, perchè non dovrebbe essere cosi anche per gli altri? Se anche non fisicamente, cercò di esserci sempre per le persone che mi amano perchè una volta erano loro ad aiutarmi, erano loro a sostenermi e tutt'ora! Ora tocca a me, ora io devo renderli forti come loro hanno reso forte me per tanto tempo. Credo che il destino abbia voluto che io ti vedessi li, tra tutta quella gente, con il tuo naso rotto e le lacrime che rigavano il tuo viso. Tu come tanti hai lottato per il tuo sogno! Ed io ho la possibilità di aiutarti, perchè non dovrei farlo?"
Jonathan restò in silezio aspettando che il suo cuore si calmasse.
"Ricordi quando ti ho detto 'Non lasciarmi' ?" chiese il ragazzo abbassando lo sguardo.
"Si" lei fece segno di continuare.
"Io ho solo paura di questo." 
Jonathan rialzò il capo e iniziò a guardarla negli occhi, era uno sguardo più intenso rispetto ad altri. Non era solo un 'contatto visivo' come si poteva definire. Era come una specie di posto segreto dove solo loro due potevano entrare. Potevano riuscire a parlare senza aver bisogno di parole, di voce, potevano restare in silenzio per ore senza parlare e si sarebbero capiti lo stesso. 
Improvvisamente degli schizzi d'acqua sempre più veloci li colpirono. Inizialmente credevano che stesse piovendo, ma avevano dimenticato che si trovavano in un parco pubblico con alberi e piante a volontà, ci doveva pur essere un sistema di irrigazione. Quando se ne accorsero però era troppo tardi, erano già zuppi d'acqua. 
"Oh dio" disse la ragazza alzandosi velocemente. 
Jonathan la seguì coprendosi con il cappuccio della felpa.
"Te l'ho detto che sarebbe stato rischioso lasciare a me la scelta" gridò Demi mentre correva.
Entrambi scoppiarono a ridere, la loro risata era cosi rumorosa, ma non un rumore fastidioso, anzi, era cosi vera.
"Te la farò pagare Lovato!" disse il ragazzo correndole dietro. 
Si stavano divertendo, anche se faceva abbastanza freddo, nessuno dei due aveva intenzione di ritornare all'auto. 
Jonathan continuò a rincorrerla. 
"Sto per prenderti!" disse prima di afferrarle la maglia.
"Guarda, sto tremando dalla paura"
Lui la tirò per la maglia, quasi come per abbracciarla da dietro. 
"Ora ti ho preso!" sorrise lui.
Non si accorsero che a pochi passi da loro c'era un legnetto, inciamparono e caddero a terra.
"Demi, tutto bene?" chiese il ragazzo preoccupato.
"Ci sei riuscito a farmela pagare eh?" disse la ragazza ridendo.
Impegnati a vedere se si erano fatti male, non si accorsero del mondo in cui erano caduti. Involontariamente Demi si trovava addosso a Jonathan.
"Oh, scusami ti sono caduta addosso e.."
L'acqua continuava a picchiare forte su i loro corpi ma non ci fecerò caso. I loro occhi si incrociarono ancora ma questa volta non erano del tutto sicuri che sarebbero riusciti a staccarsi. 
"D- Demi..." provò a pronunciare Jonathan ma dalla sua bocca non usciva neanche più un soffio d'aria. 
La distanza tra loro, in quel momento, era inesistente e fu proprio quello a far si che i loro battiti accelerassero come non mai. 


Spazio Autrice:
Saaalve. c: Scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare ma vedendo una sola recensione ho pensato che il capitolo non fosse piaciuto molto, solo dopo 4 giorni ho capito che alcune recensioni, se brevi, vengono mandate tramite messaggio privato. (Perdonate la mia ignoranza) Bene, spero come sempre che vi piaccia. Naturalmente sarei strafelice se riuscissi ad arrivare ad almeno 3 recensioni questa volta, sarebbe una gioia immensa per me.
Baci.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** I'm in love, with you. ***


Image and video hosting by TinyPic
6.
"Jonathan... non..." provò a bisbigliare Demi ma era a corto di fiato, le parole non riuscivano ad uscire dalla sua bocca.
Entrambi potevano sentire l'uno il respiro dell'altro. Un respirò affannato, caldo, l'unica fonte di calore tra tutta quell'acqua che continuava a bagnarli. 
Jonathan provò ad allontanarsi, a controllarsi, non voleva fare niente che a lei avrebbe dato fastidio.
Dopo qualche minuto, lui spostò lo sguardo sulle sue labbra.
"No Jonathan, non farlo, non puoi!" contiuava a dirsi, ma il suo corpo stava reagendo esattamente in modo contrario.
Si avvicinò lentamente al viso di lei, riusciva a sentire il tremolio del suo corpo, stavolta non era solo lui a tremare.
"Non lasciarmi, ti prego" gli sussurrò, quasi come una supplica.
Le sue labbra si poggiarono lentamente su quelle di Demi, ora il loro respiro era unico, ogni battito di un solo cuore che manteneva in vita due corpi. 
Le labbra di Demi tremavano e Jonathan se ne accorse subito. Lei gli poggiò le mani sul viso, come se avesse avuto paura di perderlo.  
Il bacio si intensificò, non erano più intimiditi da ciò che stava succedendo ma anzi, improvvisamente sembrava che entrambi avessero desiderato quel momento da tanto tempo.
Demi si stacco leggermente per riprendere fiato, Jonathan poteva sentire sul suo volto il suo respiro affannato.
"Questo non è un sogno, vero?" disse il ragazzo pronunciando lentamente ogni parola.
"Non lo so, ho paura di no"
Demi si riavvicinò per 'completare' quel meraviglioso e dolce bacio che in un attimo li aveva trasportati in un altro mondo.
Le loro labbra si cercavano disperatamente, era diventata una necessità, un bisogno importante per entrambi, uno di quelli che va soddisfatto.
Intanto l'acqua che proveniva dal sistema di irrigazione si era fermata ma loro non ci fecero tanto caso. 
Improvvisamente il cellulare di Jonathan squillò.
"Ah dio, non ora, non ora!" penso il ragazzo. 
Ai primi 3 squilli nessuno dei due si mosse, non avevano intenzione di staccarsi, causando un senso di vuoto, un freddo interno che nessuno avrebbe potuto sciogliere se non l'uno con l'altro. 
"De-Demi... il cellulare" provo a dire lui, ma era bloccato dalle labbra di lei che lentamente si spostarono verso la guancia. 
"Non rispondere" quasi implorò la ragazza.
"Demi..."
Neanche lui avrebbe voluto distruggere quella meravigliosa atmosfera che si era creata intorno a loro ma sapeva che se non avesse risposto, il cellulare avrebbe continuato a squillare.
Entrambi si staccarono lentamente, per cercare di alleviare, se anche piccola, la forza della distanza.
"Pronto" rispose il ragazzo quasi seccato. 
"Jonathan sono io" una voce roca rispose dall'altra parte del telefono.
"Zia Janet! Che succede?"
"Ascolta, sono in ospedale. Non preoccuparti, non mi è successo niente, solamente un calo di pressione. Volevo darti le chiavi di casa perchè stasera credo che non mi lasceranno tornare."
"Come un calo di pressione? Zia sta bene? Chi c'è li con te?" il viso del ragazzo si colorò improvvisamente di bianco.
"Tesoro mio, sta tranquillo, ci sono i dottori qui, tu vieni a prenderti solo le chiavi di casa, d'accordo?"
"Vengo subito" rispose prima di riattaccare.
Demi lo guardò perplessa.
"Jonathan che succede?" 
"Mia zia è... è in ospedale e..." aveva ripreso a balbettare.
"Hey, calmo, tranquillo" disse la ragazza stringendolo a se.
"Puoi portarmi da lei?"
"Certo, torniamo all'auto"
Si alzarono, ancora fradici e si avviarono all'auto. Per tutto il tragitto dal parco all'ospedale, nessuno dei due aveva aperto bocca. Neanche per parlare di ciò che era successo pochi minuti prima, niente. Questo preoccupava entrambi, perchè non riuscivano a parlarne?
Arrivarono in meno di 20 minuti all'ospedale. Entrarono e Jonathan fermò la prima infermiera che gli passò davanti.
"Mi scusi, sto cercando mia zia, Janet Gordon" disse agitato il ragazzo.
"Oh si. E' nella sua stanza, la numero 20, sempre diritto, a destra"
"Grazie mille" rispose Demi. 
Si avviarono, Jonathan si fermava ad ogni porta per vedere il numero a caratteri cubitali, nella speranza che ci fosse il 20.
Demi notò che aveva ricominciato a tremare e anche se lo conosceva da poco, si era resa conto che quando lo faceva non era un buon segno.
"Jonathan, cerca di calmarti" provò a dirgli poggiandogli una mano sulla spalla.
"Demi... eccola!" quasi gridò il ragazzo. 
Entrarono e videro la donna sveglia ma con un espressione stanca.
"Zia!" il ragazzo si precipitò al suo lato.
"Perchè non mi hai chiamato prima? Potevo portartici io qui, potevo aiutarti e..."
"Shh, dovresti respirare di più mentre parli sai." disse sorridendo faticosamente.
"Signora Janet come sta ora?" chiese Demi preoccupata.
"Ora molto meglio, grazie." 
Li guardò un attimo dalla testa ai piedi e si accorse che erano fradici.
"Ragazzi ma che avete fatto? Siete andati al mare per caso?" chiese ironica la donna.
Jonathan e Demi si guardarono per un secondo, come per ripensare a ciò che avevano fatto, poi abbassarono lo sguardo.
"Hey ma sono viva eh! Mi terranno qui stanotte e forse anche domani ma sto bene! Avanti!" disse la donna cercando di tranquillizzare entrambi.
"Mi hai fatto spaventare. Non farlo mai più, ti prego"
"Va tutto bene figliolo" gli accarezzò delicatamente la testa. "Tieni, ti ho fatto venire per darti le chiavi di casa." 
"No zia, io resto qui a dormire"
"No, non se ne parla, sarai stanco ed io non voglio che tu resti qui, va a casa a riposarti."
"Zia ma avrai bisogno di..." provò a dire lui ma il tentativo di farle cambiare idea si rilevò inutile.
"Ho bisogno solo di sapere che tu sei a casa a riposare, ricorda che il dottore che ha detto che sei ancora debole e devi recuperare le forze" 
"Potrei restare io con lui, almeno per non lasciarlo solo. A quanto pare sarebbe capace di ritornare qui a piedi" disse sorridendo Demi.
"Oh, sarebbe fantastico figliola. Starei ancora più tranquilla nel sapere che ci sei tu con lui."
"Ma certo, per me non è un problema"
"Mi spiegate cosa state pianificando voi due?" provò a chiedere Jonathan.
"Tesoro ora torna a casa, qui ci sono tante persone che si occuperanno di me"
Provare a contraddirla ancora una volta sarebbe stato inutile, pensò il ragazzo, per cui si rassegnò.
"D'accordo ma tu chiamami qualunque cosa succeda! Capito?"
"Avanti va! Sono io quella che deve badare a te, mica il contrario!" disse la donna ridendo.
"Ciao zia" le disse lasciandole un bacio sulla guancia. 
"Arrivederci Signora Janet." salutò Demi "Ah, per qualunque cosa ha anche il mio di numero, non ci pensi due volte a chiamarmi"
"Grazie infinite per tutto quello che stai facendo, mio nipote aveva ragione tutte le volte che mi diceva che eri fantastica, sei molto di più"
A quella affermazione Jonathan arrossì.
"E' un piacere per me"
Salutarono la donna lasciandola riposare e si avviarono verso l'uscita. Quel imbarazzante e triste silenzio si era rifatto vivo tra di loro.
Entrarono in macchina e la stessa atmosfera di prima si era ricreata.
Demi inserì le chiavi, fece per accendere ma poi si fermò.
"Che succede?" disse improvvisamente "Perchè non riusciamo più a parlare? Neanche a guardarci negli occhi?"
Era la stessa domanda che si faceva Jonathan ma il problema era che neanche lui sapeva darsi una risposta.
"Succede che mi sono innamorato di te, e questo non era previsto."
I loro occhi si incontrarono, si guardavano come se avessero commesso un peccato mortale.
Lentamente la mano di Demi si avvicinò al suo viso, entrambi avevano bisogno di riempire quel vuoto che prima, allo squillo del cellulare, si era instaurato tra di loro. 


Spazio Autrice:
Tipo che quando ho vito 4 recensioni stavo per svenire? *-* Ragazzi vi ringrazio tantissimo, in un solo giorno due capitoli! Grazie, grazie e ancora grazie! Sono strafelice che vi piacca. Eccone un altro, spero anche questo abbia successo come l'altro. Grazie ancora per aver letto.
Baci.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** In your arms I'm safe. ***


Image and video hosting by TinyPic
7.
"Già, non era previsto..." ripeté lei. 
Nessuno dei due lo aveva previsto e Jonathan non lo aveva neanche mai sognato, era una cosa che superava la sua immaginazione. Era successo, lui era sicuro di amarla ma mai fino a quel momento si era chiesto in che modo, fino a quanto si fosse esposto il suo amore. E lei, lei voleva aiutarlo, non avrebbe mai potuto immaginare di innamorarsi di un suo fan. Inizialmente era solo affetto, voglia di aiutare qualcuno che sta passando ciò che tu hai già passato, ogni abbraccio, ogni carezza, era un puro segno d'affetto, ma dopo? Cosa è successo? Forse gli abbracci erano diventati più frequenti? Si, forse per entrambi era diventato un bisogno troppo grande da contenere. Forse quell'atmosfera, forse la necessità di credere in qualcuno, di fidarsi di qualcuno li aveva spinti a qualcosa di più.
"E ora? Che succede?" chiese la ragazza.
"Non lo so..." rispose Jonathan fissandosi le mani.
"Hey" lei gliele strinse dolcemente "Ora torniamo a casa, sei anzi siamo fradici."
Gli sorrise prima di voltare l'attenzione alla strada e partire. 
Arrivarono a casa di Jonathan, era quasi mezzanotte. Entrarono e lui le fece strada.
"Vieni, entra." la invitò a sedersi sul divano.
"Beh credo che vorrai cambiarti, i vestiti sono zuppi" le disse sorridendo.
"Non è necessario, posso lasciarli asciugare e..." lui la interruppe prima che potesse finire la frase.
"Si che è necessario. Stasera fa freddo e quei vestiti bagnati addosso non ti faranno di certo bene." 
Andò in camera sua per cercare qualcosa di adatto a lei. Aprì l'armadio e si mise a cercare. Lui portava sempre giacche, felpe o maglioni molto più grandi rispetto alla sua taglia, gli erano sempre piaciuti. Gli capitò tra le mani una felpa col cappuccio, sempre molto grande. Lui ci teneva particolarmente perchè era stata sua zia a regalargliela. Portava una foto di Demi e sotto una scritta: "Stay Strong". Quella era la sua preferita. 
Per i pantaloni, beh lui portava sempre i pantaloncini ma non troppo corti, arrivavano al ginocchio e pensò che a Demi sarebbero arrivati molto più giù essendo molto lunghi. 
Ritornò in salotto e la vide tremare leggermente.
"Hai freddo?" chiese mentre gli porgeva gentilmente i vestiti.
"Un pochino." rispose la ragazza.
"Mi dispiace che non abbia trovato niente di un po' più pesante, io di solito la notte dormo in pantaloncini e..."
"E questa?" chiese indicando la maglia con la sua foto.
"Questa me l'ha regalata mia zia. Bella vero? Soprattutto quella meravigliosa ragazza nella foto, la conosci?" disse lui ridendo.
"Fammici pensare, Demi Lovato? Uhm... ne ho sentito parlare ma non la conosco." 
Entrambi scoppiarono a ridere, era cosi bello sentire l'uno la risata dell'altro. 
"Bene signorina Lovato, il bagno è li" disse indicandole la porta. "Stasera dormirà in camera mia."
"In camera sua signor Gordon? Ma è un onore!" disse la ragazza continuando a ridere. "No, apparte gli scherzi, posso dormire sul divano."
"Sul divano? Sei pazza se credi che io ti lasci dormire sul divano." 
"Cosa, cosa? Io pazza? Ma scherziamo!"
"Ah, vuoi vedere come ti convinco a dormire in camera mia?"
"Vediamo, come mi convinci?"
Il ragazzo si precipitò su di lei prendendola dal busto e gettandola delicatamente sul divano.
"Con la tortura più brutta di tutte, il solletico" disse prima di iniziare a solleticarle tutto il copro.
"No, no ti prego! Il solletico no!" gridò ridendo Demi.
"E allora, stasera dove dormi?"
"Sul divano..."
"Ah, ah, come? Non ho capito bene?" disse continuando a farle il solletico.
"In camera tua! In camera tua! Giuro!" disse sfinita.
"Ecco, ora hai capito"
"A volte sai essere molto convincente sai!"
"Me lo dicono spesso"
"Non mi sorprende" disse ridendo. "Beh vado a cambiarmi."
"Ti aspetto."
Il ragazzo andò nella sua stanza per cambiarsi, anche lui aveva i vestiti fradici. Demi invece andò in bagno. Uscì dopo più di mezz'ora.
"I vestiti ti hanno dato molto da fare o cosa?" chiese scherzando.
"No è che sembro un po' ridicola" disse uscendo, chiudendosi la porta alle spalle.
Lui la guardò per qualche secondo, come poteva essere possibile? Anche con dei vestiti esageratamente larghi e brutti lei era perfetta! Ma come faceva?
"Sei bellissima." disse lui fissandola.
"Spero tu stia scherzando. In questa maglia ci entreranno si e no 3 persone"
"Ma ammettilo che ti piace perchè c'è la tua foto." disse sorridendo.
"D'accordo, mi hai beccata"
"Beh il letto di là è pronto. Ho messo più di una coperta nel caso sentissi freddo, ma se ne hai bisogno di un altra, non esitare a chiamarmi."
"E se invece avessi bisogno di un abbraccio? Anche in quel caso non devo esitare a chiamarti?"
"Beh in quel caso è ovvio!" rispose ridendo. "Buona notte Lovato"
"Notte Gordon."
Quella sera l'atmosfera si era sciolta, come dire, le loro conversazioni erano diventate più fluide e soprattutto divertenti, da tempo Jonathan non rideva e scherzava in quel modo, era un evidente passo avanti. 
Entrambi si misero a letto e in poco tempo chiusero gli occhi. Tutta l'acqua che avevano preso al parco e l'insieme devastante di tutte quelle emozioni li aveva chiaramente distrutti in un certo senso. 
Quella notte Jonathan pensò che i suoi soliti incubi notturni lo avessero lasciato dormire in pace, ma non fu cosi. Dopo neanche un'ora che ebbe chiuso gli occhi, gli incubi iniziarono. Una... due... tre volte, sempre la stessa cosa. Si alzò zuppo di sudore, pensò che bere un po' d'acqua o sciacquarsi il viso gli avrebbe fatto bene ma neanche quello funzionò. Decise allora di sedersi sul divano e aspettare che fosse arrivato giorno, solo quello poteva fare. Si portò le mani alla testa, come dalla stanchezza.
Improvvisamente la porta della sua camera si aprì, inizialmente la figura dietro non si vedeva bene perchè era buio ma poi notò che era Demi.
"Hey, Jonathan, perchè non dormi?" disse la ragazza con voce un po' assonnata.
"Non ci riesco, non ce la faccio" disse lui con voce roca.
Era chiaramente stanco, la notte difficilmente riusciva a dormire e la mattina non aveva la forza per alzarsi.
"Hey, che succede?" la ragazza si sedette accanto a lui prendendogli la mano.
"Va tutto bene, avevo solo un po' di sete."
"Sei zuppo di sudore e le mani ti tremano, riesco a sentirlo. Ti conosco da poco ma è abbastanza per capire che quando tremi non è un buon segno. Avanti, che succede?"
"Io non... non riesco a dormire. Provo a chiudere gli occhi ma dopo nemmeno qualche ora gli incubi iniziano a non darmi pace. Non voglio chiudere gli occhi, ho paura che succeda ancora una volta e che..." si fermò, il battito del cuore stava andando troppo veloce.
"Jonathan, guardami" disse prendendogli il viso con una mano. "Io sono qui, sono qui accanto a te. Respira, va tutto bene" Demi gli poggiò delicatamente una mano sul petto per aiutarlo a respirare.
"Va tutto bene, sono solo incubi. Respira, cosi"
Il ragazzo provò a respirare cercando di dare stabilità ai battiti del cuore, ma ben presto alcune lacrime iniziarono a rigare il suo viso. 
"Non ce la faccio, basta, per favore." continuava a dire ormai allo stremo delle forze.
"Jonathan, hey!" Lei lo strinse forte a se, non sopportava vederlo piangere. 
Lui si rannicchiò al petto della ragazza, cercando di respirare più regolarmente.
"Vieni" 
Demi si alzò lentamente continuando a tenerlo stretto a se. Lo portò in camera sua, decise che quella notte gli sarebbe stata vicina, voleva aiutarlo e doveva riuscire a farlo dormire almeno qualche ora, ne aveva bisogno.
"Guardami un attimo" gli disse alzandogli il viso. "Ti va di dormire con me? Si?"
Lui annuì leggermente. Lo aiutò a sistemarsi e una volta averlo coperto, si distese accanto a lui. Cercò di coprire entrambi al meglio e lui si voltò prendendola si sorpresa. Appoggiò la testa su suo petto e con le mani le circondò il corpo. Era un momento cosi dolce e perfetto, l'unico modo che Jonathan aveva per stare bene. Demi prese ad accarezzargli delicatamente il viso ed i capelli mentre con l'altra mano il braccio. Quella notte, grazie a lei, Jonathan riuscì a dormire per qualche ora, accanto a lei sentiva che tutto il dolore, tutte le paure improvvisamente sparivano, lo sorprendeva come lei riuscisse a farlo stare bene, neanche sua zia ci era mai riuscita. Per la prima volta il ragazzo sperò che quella notte fosse stata infinita, avrebbe tanto voluto restare per sempre tra le sue braccia e sentire il suo tocco leggero e delicato sui suoi capelli, e il suo respiro calmo che lo riscaldava. 



Spazio Autrice:
So che sono le 23:50 ma non avevo sonno e visto che l'altro capitolo è arrivato a 4 recensioni, eccone un altro! Mi era venuta tanto l'ispirazione per un nuovo capitolo,si. Devo ringraziarvi immensamente, sul serio. In un giorno 3 capitoli. Non sapete quando mi avete fatto felice. Beh credo che alcuni lo leggeranno domani, o chi è ancora sveglio ora, boh. Spero solo che vi piaccia. Grazie, grazie, grazie e mille volte grazie a tutti quelli che hanno recensito. 
Baci.
TeenAngelita_92

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** I'm your mother. ***


Image and video hosting by TinyPic
8.
La mattina dopo Jonathan si svegliò tardi, erano le 10:30. Stiracchiandosi si rese conto che Demi non c'era, pensò che forse era in bagno o in cucina. Si alzò strofinandosi gli occhi e sul comodino accanto al letto notò un fogliettino. Lo prese per leggerlo.

- Hey dormiglione, sono in ospedale da tua zia. Appena ti svegli va in cucina, c'è la colazione.
Ah, quasi dimenticavo... Buongiorno.
Demi -

Sorrise vedendo accanto al suo nome un piccolo cuoricino disegnato, gli sembrava ancora impossibile pensare che la notte prima aveva dormito con lei. Improvvisamente gli passò davanti agli occhi il loro primo incontro, quasi come un flashback.
Si ricordava ogni più piccolo particolare, aveva voluto ricordare ogni particolare. Voleva imprimere per sempre nella sua memoria quel momento. Quando lei lo guardò per l prima volta, quando le loro mani si incontrarono e il suo corpo rabbrividì, quando lo abbracciò e per la prima volta in vita sua capì cosa significava "avere la felicità tra le braccia". Sentiva tante persone pronunciare quella frase ma non ne capiva mai il vero significato o forse non lo sapeva perchè semplicemente non lo aveva ancora mai provato. 
Ma ora che la sua felicità l'aveva avuta davvero tra le braccia, capiva tutto: gli occhi lucidi, le mani che ti sudano, il corpo che ti trema ed il cuore che inizia a battere forte contro il petto. 
"Grazie Lovato!" si disse ridendo, quasi come se lei potesse sentirlo. 
Si alzò e come c'era scritto sul foglietto che gli aveva lasciato Demi, andò a fare colazione. 
Si sentiva bene, era riuscito a dormire dopo tanto tempo e non si sentiva debole.
Una volta finito di mangiare, si diresse in camera sua per vestirsi. Sentì il letto vibrare, era il suo cellulare. Lo prese e vide che sullo schermo c'era scritto "Demi"
"Pronto"
"Heilà, finalmente ti sei svegliato."
"Sei ancora in ospedale?"
"Si, stavo per tornare a casa proprio ora."
"Come sta zia?"
"Sto benissimo Jonathan!" urlò la zia dal cellulare.
"Sentito?"
"Eh si. Ascolta volevo ringraziarti per..."
"Non devi ringraziarmi per niente. Aspettami li, arrivo e usciamo. D'accordo?" chiese felice la ragazza.
"D'accordo" disse riattaccando.
Rivolse un ultimo sorriso al cellulare e poi si precipitò all'armadio per preparasi. 
Questa volta decise di mettere una camicia di jeans con dei semplici pantaloni grigi di una tuta. Per le scarpe scelse le Vans, lui le adorava. 
Mentre era in bagno a sciacquarsi il viso, il campanello suonò.
"Eccola" si disse quasi correndo verso la porta.
"Buongiorno!" disse Demi entrando.
"Ho fatto il più presto possibile, sono pronto" disse lui aprendo un grande sorriso.
"Vedo che sei sorridente oggi, mi piace quando sorridi!"
"Se oggi sono sorridente è solo grazie a te."
"Sorridente e anche più dolce del solito... uhm, sai che potrei innamorarmi di te?"
"Ah ma perchè, non lo sei già?"
"Come siamo presuntuosi signor Gordon!" disse lei scoppiando a ridere.
"Ah io?" disse il ragazzo abbracciandola.
Si strinsero l'uno all'altro, quasi come se era da tempo che non lo facevano.
"Grazie Lovato!" le sussurrò ad un orecchio.
"Grazie a te"
Uscirono e si avviarono all'auto.
"Oggi è meglio se scegli tu dove andare, ieri ci siamo beccati tutta quell'acqua" disse lei ridendo.
"E se ti chiedessi di ritornarci?"
"Ci vuoi ritornare?" lo guardò con espressione interrogativa.
"Si! Quel posto mi piace"
"Beh, allora d'accordo"
Entrarono in macchina e partirono. 
Ritornarono in quel parco, certo di giorno era tutta un'altra cosa, non c'era la luna e poi non si sarebbe attivato il sistema di irrigazione che la sera prima aveva fatto si che si baciassero. 
"Eccoci" disse la ragazza voltandosi verso di lui.
"Vieni" stavolta fu Jonathan a guidarla. La prese per mano e cercò il punto in cui si erano fermati la sera prima.
"Eccolo" disse indicandoglielo.
Si accorse che dietro di loro c'era un albero abbastanza grande che prima non avevano notato. Lui si sedette li vicino, poggiando la schiena al tronco.
"Vieni" le disse battendo leggermente la mano sull'erba davanti a lui.
Lei lo segui sedendosi tra le sue gambe, facendo aderire perfettamente la schiena al suo petto.
"Perchè volevi tornare?" gli chiese la ragazza poggiando la testa nello spazio tra il suo collo e la sua spalla.
"Mi prenderesti in giro se ti dicessi il vero motivo per cui volevo tornare qui"
Il ragazzo poggiò delicatamente il mento sui suoi capelli riuscendo a sentire il suo profumo.
"Perchè dovrei prenderti in giro? Avanti" disse lei sorridendo.
"Perchè voglio aspettare che ritorni sera, che ritorni quella meravigliosa luna, che quel sistema di irrigazione si accenda di nuovo per rincorrerti per tutto il parco, cadere ed infine poterti baciare, proprio come è successo ieri."
La ragazza si girò di scatto ritrovandosi faccia a faccia con lui. Le sembrava una cosa cosi dolce e bella, proprio come lui.
"Dimmi, perchè dovresti aspettare tutto questo tempo?" chiese lei guardandogli le labbra.
"Perchè ho paura di farlo Demi, ho paura di diventare un perfetto imbranato e..."
"Shh" lo interruppe premendo con forza le sue labbra su quelle di Jonathan.
Quel bacio rispetto a quello della sera prima era completamente diverso, era dolce si ma andava ben oltre, sentivano quel grande desiderio che di solito capita di sentire a tutti gli innamorati, sentivano il bisogno di baciarsi, di abbracciarsi, accarezzarsi. Il bisogno di sentire il respiro affannato di quel momento in cui il cuore inizia a battere ad una velocità pazzesca che sembra quasi che da un momento all'altro possa scoppiare.
Lei gli accarezzò il viso allontanandosi leggermente. 
"Pero... non dovremmo" provò a dire lei ma Jonathan era troppo impegnato a stringerle tra le braccia il corpo continuando a baciarla.
"Shh"
Lei sorrise leggermente facendo aderire perfettamente le loro labbra. 
Era un momento cosi perfetto, sembrava davvero un sogno, uno di quelli che si fa ad occhi aperti mentre si è seduti su una panchina del parco sotto casa ascoltando musica, continuando a guardare due innamorati che si baciano. 
Forse a Jonathan era capitato ma mai fino a quel punto, dopo un po' ti accorgevi che quella era la meravigliosa realtà. I brividi su tutto il corpo e le sue labbra morbide e delicate lo facevano rendere conto del grande confine tra sogno e realtà e lui lo aveva superato da molto.
Lentamente cercò di scendere spostando le labbra sul collo di lei, lasciandole piccoli baci lenti e delicati. 
"Jo-Jonathan" provo a pronunciare, ma l'aria le mancava.
In quella bellissima atmosfera il telefono di Jonathan squillò, proprio come la sera prima.
Inizialmente nessuno dei due aveva intenzione di fermarsi, stavolta non avrebbero risposto.
Ma il suono dell'apparecchio si faceva mano mano sempre più insopportabile che alla fine Demi decise di fermarsi.
"No, ti prego" provò a supplicarla Jonathan tra i respiri affannati.
"Dovresti spegnerlo sai" rise leggermente lei.
"Lascialo squillare" 
"P-potrebbe essere tua zia, avanti rispondi"
Non avrebbe voluto mai consigliargli di rispondere ma poteva essere una cosa importante. Lui le stampò un ultimo bacio sulle labbra e si girò verso la tasca per prendere il cellulare.
"Pronto!" pronuncio quelle parole quasi urlando.
"Jonathan..." sentì una voce femminile rispondere dall'altra parte del telefono, ma era sicuro che non era sua zia, sapeva riconoscere la sua voce.
"Si, sono io. Chi parla?"
"Sono tua madre..."
Al solo sentire di quelle parole il viso di Jonathan si colorò di mille colori, spalancò gli occhi ed il cuore si fermò. Quella semplice affermazione lo aveva distrutto per un attimo. 


Spazio Autrice:
Buon salve (?) a tuttii! Allora, intanto so che vi ringrazio sempre, ma davvero sono felicissima delle recensioni, grazie infinite. Spero vi piaccia anche questo, ci ho messo un po' perchè non riuscivo a concentrarmi (?) Ma alla fine posso dire con soddisfazione che... ho partorito il nuovo capitolo! ahaha. Beh che dire, buona lettura.
Baci.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** I don't believe. ***


Image and video hosting by TinyPic
9.
"Sono tua madre". Quella semplice affermazione lo aveva distrutto per un attimo.
Tutto davanti ai suoi occhi quasi si oscurò e migliaia di pensieri vagavano nella sua mente, forse troppi.
"Se è uno scherzo, non è per niente divertente" Trovò il coraggio di rispondere dopo che il suo cuore si era fermato per un attimo. Il viso gli diventò rosso e non era più stupore ma rabbia.
"Sono tua madre Jonathan" ripetè la donna.
"Signora, chiunque lei sia, questo scherzo non è divertente" rispose con voce arrabbiata.
Demi solo guardandogli il viso capì che qualcosa non andava.
"E ora la prego di lasciarmi in pace, arrivederci" ripeté arrabbiato il ragazzo chiudendo la chiamata.
Quasi gettò il telefono a terra, tra l'erba umida. Si portò le mani alla testa strofinandosi il viso.
"Jonathan, chi era?" chiese preoccupata la ragazza.
"Nessuno, era solo qualcuno che oggi non aveva niente di meglio da fare che rompere le scatole a me" 
La sua espressione era un incrocio tra preoccupazione e rabbia, era indecifrabile.
"E cosa ti ha detto questo qualcuno?" 
"Demi niente! Sul serio era solo uno scherzo telefonico"
"Da quando uno scherzo telefonico procura una reazione del genere? Hai il viso in fiamme ed hai appena sbattuto il cellulare a terra, ti sei davvero arrabbiato solo per questo?"
"Ti dico di si! Perchè non mi credi?" disse alzandosi bruscamente.
La ragazza lo seguì fermandolo, prendendogli la mano. 
"Hey mi guardi un attimo per favore?" disse fermandogli il viso con le mani.
"Che ti sta succedendo tutto ad un tratto?"
"Non mi succede niente! Perchè dovrebbe essere successo per forza qualcosa?"
"Perchè da quando ti ho conosciuto non hai mai avuto un comportamento del genere, e deduco che questo ti succede solo quando qualcuno o qualcosa di disturba molto. Chissà perchè prima di quella telefonata eri completamente diverso da ora. Che ti hanno detto?"
"Demi ti dico..."
Lei lo fermò prima che potesse finire la frase.
"Non prendermi in giro! Mi stai mentendo e questo non lo sopporto, ti fidi di me o no?"
"Si che mi fido!"
"Eh allora dimmi chi diavolo era al telefono!"
La ragazza allentò la presa dal suo viso trasformandola in una dolce carezza.
"Ti prego, fidati di me"
Il ragazzo abbassò lo sguardo per qualche secondo, come per rimettere insieme le idee.
"Era una signora che... che dice si essere mia madre. Sono sicuro che era uno scherzo, non è lei!" Pronunciò le ultime parole con tale rabbia.
"Perchè ne sei tanto sicuro? Cosa te lo fa pensare?"
"Che? Ah, dici sul serio? Tu pensi che sia davvero mia madre? Andiamo! Non prendiamoci in giro!" disse ridendo.
"Sei tu che cerchi di auto-convincere te stesso perchè non sopporteresti l'idea che i tuoi genitori potrebbero avere contatti con te. Forse era uno scherzo o forse no, non puoi saperlo" 
Demi aveva già capito cosa gli stava succedendo. Solo ricordare i suoi genitori lo turbava, lo infastidiva in un certo senso, avrebbe quasi preferito sapere che loro non erano mai esistiti.
"Ah, mi prendi in giro? Io non sto auto-convincendo proprio nessuno! Quello era solamente uno scherzo e per me i miei genitori non esistono più, punto!"
Si staccò bruscamente da lei dirigendosi all'auto. Lei lo seguì, si era resa conto che se avrebbe continuato a parlargli in quel momento non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Entrarono in macchina e lui si mise a guardare fuori dal finestrino, c'era un terribile silenzio, quello che ti mette in mente pensieri su pensieri, domande su domande, quello a cui non puoi scappare. 
"Demi, perdonami è che..." finalmente lui stesso interruppe quel silenzio ormai loro amico. 
"Ti sei calmato?" 
"Mi dispiace, è che non riesco a controllarmi. Ho sempre odiato sentir parlare dei miei genitori figuriamoci parlarne con altri. Non volevo rispondere in quel modo. Voglio solo far capire alle persone che per me loro non esistono, mi fa rabbia quando pensano che io sia un ragazzino stupido e capriccioso che odia i genitori. Io non sono un ragazzino, so cosa ho sbagliato e cosa no e odiare i miei genitori non è stato e non sarà mai un errore per me."
"Non è solo rabbia, dico bene?"
Quella ragazza era incredibile. Riusciva a capire cose di lui senza neanche il bisogno di spiegargliele. Il ragazzo abbassò lo sguardo, sapeva perfettamente che aveva ragione.
"Come fai a saperlo?" chiese con espressione interrogativa.
"Non te ne accorgi? Non è solo rabbia nei loro confronti, tu hai anche paura, paura di dover ritornare in Italia, paura di dover rivivere ciò che hai vissuto da piccolo. Per questo cerchi di auto-convincerti che loro non esistono, cosi ti senti più tranquillo con te stesso e il pensiero di loro sparisce dalla tua vita." 
Lui spalancò leggermente gli occhi, aveva capito tutto. Aveva capito ogni cosa, aveva descritto parola per parola ciò che stava provando e non poteva essere un caso, lei aveva davvero capito. 
"Perchè sei riuscita a capirlo? Voglio dire, riesci a leggermi dentro o cosa?"
"Il tuo comportamento appena hai staccato la chiamata, è stato quello a farmi capire tutto."
Lui restò in silenzio. Questo da una parte lo preoccupava, se era riuscita a capire cosa gli stava succedendo significava che stava ritornando ad essere debole, significava che forse non era riuscito a mascherare i suoi brutti pensieri. Stava sbagliando a pensare quelle cose, Demi semplicemente era brava a capire i sentimenti delle persone e lui aveva solo bisogno di sfogarsi e di buttare fuori a calci in culo tutte le paure e i maledetti incubi che ogni notte lo tormentavano. 
Tornarono a casa. Appena entrato si diresse in camera sua, mentre Demi rimase in salotto, aveva acceso al tv, era chiaramente preoccupata per lui.
Voleva stare solo, ne aveva bisogno. Non riusciva ad ordinare i mille pensieri che aveva per la testa, era troppo confuso. 
Pensò che chiamare sua zia per chiederle informazioni sarebbe stata la cosa migliore.
Si affrettò a prendere il cellulare e a digitare il numero, dopo 2 squilli sua zia rispose.
"Pronto"
"Zia, sono Jonathan"
"Figliolo, come stai? Stamattina Demi mi ha detto che sareste usciti insieme, come è andata?"
"Bene, bene zia. Ascoltami devo parlarti di una cosa." il suo tono di voce diventava mano mano più cupo. "Oggi mentre ero con Demi, una signora mi ha chiamato al cellulare"
"Eh allora?" chiese la donna.
"Mi ha risposto dicendomi che lei era mia madre"
Per qualche secondo dall'altra parte del telefono la zia rimase in silenzio, si sentivano solo le voci dei vari medici e pazienti dell'ospedale, nient'altro.
"Zia..."
"Deve essere stato uno scherzo tesoro, sicuramente non era lei."
"Zia, non mi stai mentendo, vero?" chiese il ragazzo.
"Perchè dovrei mentirti tesoro? Se tua madre si fosse fatta viva ti avrei avvertito."
"D'accordo. Ascolta ora devo andare, ti richiamo dopo. Cerca di riposare, capito?"
"Sta tranquillo tesoro, a dopo"
"Ti voglio bene" disse prima di riattaccare.
Gli sembrava strano il silenzio di sua zia venuto subito dopo che lui gli aveva parlato della donna al telefono. Capì che continuare a pensarci non sarebbe servito a niente, gli avrebbe solo riempito la testa di preoccupazioni, nient'altro. Decise di uscire dalla sua camera per andare da Demi, si era comportato davvero male con lei.
"Hey" disse chiudendosi la porta della sua camera alle spalle.
"Hey" rispose la ragazza rivolgendogli un mezzo sorriso.
Lui le andò subito in contro per abbracciarla, la strinse forte a se.
"Ohw, come mai questo abbraccio?" chiese affondando il viso nello spazio tra il suo collo e la sua spalla.
"Perdonami, per prima. Sei la cosa più bella che mi sia capitata in questo periodo" disse stringendola ancora più forte. 



Spazio Autrice:
Ed eccomi qui anche oggii (?) aw, sono strafelice di tutte le recensioni, vi ringrazio immensamente! Chiedo scusa se ieri non ne ho messo un altro di capitolo, il fatto è che ero a cena di un amico di mio padre il quale non aveva neanche internet per cui non potevo fare niente D: Beh spero vi piaccia anche questo. Buona lettura.
Baci.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** I need you. ***


Image and video hosting by TinyPic
10.
Lei chiuse gli occhi, come per imprimere nella sua mente quel bellissimo gesto.
"Riesci sempre a farti perdonare con questi abbracci eh?" disse ridendo.
"Allora devo farti arrabbiare più spesso se questo è il risultato"
La ragazza si staccò gettando delicatamente Jonathan sul divano.
"Ah si?" prese un cuscino e iniziò a colpirlo "Vediamo se ora vuoi ancora farmi arrabbiare"
Iniziarono una vera e propria battaglia di cuscini, le loro risate erano cosi belle da sentire, cosi rumorose.
"Ahi, Lovato ora te la faccio pagare!" urlò Jonathan prendendola dal busto.
La tirò su di se iniziando a farle il solletico. 
"No, no, ti prego! Questo no!" gridava ridendo Demi.
"Ma non eri tu quella che doveva torturarmi?"
Era incredibile come da un momento all'altro Demi era riuscita a farlo sorridere. Mentre le faceva il solletico prese a fissarle gli occhi, erano ancora più belli quando rideva, pensò lui. 
Erano talmente occupati a ridere e a farsi il solletico che scivolarono dal divano, cadendo abbracciati a terra. Entrambi rabbrividirono toccando il pavimento freddo. 
"Stop! Stop!" disse ridendo a fatica la ragazza. "Momento di pausa, per favore!"
"Per un po' di solletico? Mamma mia come siamo fragili"
Lei lo colpì leggermente sulla testa con una mano.
"Demi..." disse lui leggermente affannato. 
Lei alzò lo sguardo su i suoi occhi sentendosi chiamare. I loro respiri erano cosi vicini, potevano sentirli. 
"Promettimi che qualunque cosa succederà, tu non mi lascerai."
Lei lo guardò perplessa, per un attimo vide nei suoi occhi la paura, paura di qualcosa che ancora non era riuscita a capire.
"Hey, perchè mi dici questo?" gli disse accarezzandogli il viso.
"Promettimelo, ti prego"
"Certo che te lo prometto,certo" gli avvolse le braccia attorno al collo e lo strinse a se chiudendo gli occhi.
"Jonathan perchè me lo hai chiesto?"
Il ragazzo si allontanò leggermente per poterla guardare negli occhi. 
"Perchè stasera mia zia tornerà a casa e di sicuro tu tornerai nella tua o avrai una marea di cose da fare. Non so se sia vicina o lontana, non so se avrai il tempo di vedermi, so solo che avrò un maledetto bisogno di vederti e stavolta non voglio doverlo sognare."
"Starò via solo un mese, il tempo di finire le registrazioni di XFactor."
Jonathan si alzò bruscamente e Demi lo seguì. Si sedettero sul divano ma l'atmosfera era completamente diversa rispetto a pochi minuti prima 
"Guardami" disse lei prendendogli il viso con una mano. "Mi hai detto che ti fidavi di me, di cosa hai paura?"
La guardò per un attimo cercando di trattenere la grande sensazione di tristezza e ansia che si stava abbattendo su di lui.
"Io sono solo un semplice ragazzo, un tuo semplicissimo fan, li fuori ce ne saranno migliaia che ti reclamano, che vogliono stringerti la mano e dirti: 'Tu sei la mia forza, grazie di esistere'.
Persone che vogliono ascoltare la tua voce, vogliono sentirsi protetti, proprio come me. Io non sono niente in confronto a loro, io non ho niente di speciale. Come potrei essere un motivo valido per tornare? Hai una vita meravigliosa, cosa ti spingerebbe a tornare da me? La verità è che... come si dice? E' troppo bello per essere vero. Quando ti ho incontrato per la prima volta, non pensavo minimamente di arrivare a questo, di arrivare a desiderare i tuoi abbracci, le tue carezze. Tu avrai sempre cose da fare più importanti di me ma non perchè tu lo voglia, perchè è cosi e nessuno dei due può farci niente. Per me già averti qui accanto a me è una vittoria, mi basta, mi basterà per vivere quando forse non potrò più rivederti."
Gli occhi di Demi iniziarono a farsi lucidi, non voleva sentirgli dire quelle parole, non erano vere, niente di tutto quello che stava dicendo sarebbe successo.
"Smettila... ti-ti prego smettila di parlare cosi" il sottile strato di lacrime su i suoi occhi si ruppe.
"Io... io ti amo. Sembra una frase copiata vero?" anche lui aveva iniziato a lacrimare ma cercava di nasconderlo aggrottando la fronte. "L'hanno detta tante persone che ora sembra banale, sembrano solo due parole messe insieme. Sappi che per me non sono solo due parole messe insieme, per me sono tutto ciò per cui fino ad ora ho cercato di essere forte, tutto ciò per cui ho lottato e credimi, questa volta ho vinto, ho vinto la cosa più bella che la vita potesse darmi, tu."
Faceva cosi male sentire quelle parole, sembrava quasi un addio, si, un maledetto addio.
"Fidati di me" Demi pronunciò quelle parole con voce tremante, le lacrime le impedivano di parlare. "Tu sei un motivo più che valido per tornare ed io voglio prometterlo. Ti prometto che ritornerò, sarà solo un mese, niente di più."
Gli prese il viso con una mano avvicinandolo al suo. Fecero aderire perfettamente la fronte l'uno all'altro mentre le loro lacrime continuavano a scendere.
"Anche io ti amo e neanche dette da me queste sono solo due parole messe insieme."
Jonathan strizzò gli occhi, aveva cosi paura di perderla, in un mese potevano cambiare tante cose e lui proprio di questo aveva paura.
Lentamente entrambi alzarono il viso, le loro labbra si cercavano. Lui si avvicinò strofinando dolcemente la guancia con la sua.
"Shh, va tutto bene" le sussurrò in un orecchio, la sua voce era un suono cosi caldo e dolce.
Le loro lacrime iniziarono a bagnare entrambi i volti, sembrava un momento cosi triste e brutto ma sapevano che era l'ultima occasione che avevano per poter stare ancora un po' insieme.
Jonathan sentiva il bisogno di baciarla, doveva farlo, doveva imprimere quel momento nella sua mente perchè sarebbe stato quello a cui avrebbe pensato costantemente in sua assenza. 
Le labbra di Demi tremavano e lui se ne accorse subito. Voleva tranquillizzarla e decise di farlo baciandola. Le loro labbra si unirono, potevano sentire il sapore quasi salato delle lacrime ed il respiro forse troppo veloce. Era un 'bacio disperato', come si poteva definire. Qualcosa che li faceva stare bene ma allo stesso tempo li lacerava dentro. 
Dopo qualche minuto, quel bacio perse completamente la sua dolcezza, era diventato solo un bisogno, una necessità, un desidero che andava soddisfatto, che andava saziato, qualcosa che doveva fargli dimenticare ciò per cui pochi secondi prima stavano piangendo. 
"Un mese" detto cosi sembrava una parola piccola, sembrava poco tempo ma per lui non lo era. Per lui sarebbe stata un'eternità, se lo sentiva. Ogni giorno senza di lei non avrebbe più avuto un senso, non sarebbe più riuscito a sorridere ne a dormire perchè i soliti incubi avrebbero ripreso a tormentarlo. Lui stava bene solo tra le sue braccia, stava bene solo quando riusciva a sentire il tocco delle sue mani su i capelli e le meravigliose carezze che gli dava, ma ora? Ora che sarebbe andata via per un mese, chi gli avrebbe dato tutto ciò che lei riusciva a dargli? Chi sarebbe riuscito a farlo stare bene? E cosa più importante, sarebbe riuscito a resistere? Sarebbe riuscito a rimanere forte e a non crollare?
Queste erano domande a cui lui non aveva ancora una risposta.
I due si staccarono leggermente per riprendere fiato. Lei d'istinto lo abbracciò forte, aveva bisogno di sentire il calore del suo corpo.
"Ti prego non stringermi cosi, altrimenti dopo non riuscirò a lasciarti andare" le disse Jonathan
Lei sorrise leggermente e lo strinse ancora più forte tra le sue braccia. 
"E' proprio questo che voglio"
Si stesero sul divano facendo aderire perfettamente i loro corpi in un unico, lungo e dolce abbraccio, decisero che non si sarebbero divisi fin quando Demi non fosse partita. 
Lei dopo un po' si addormentò tra le braccia di Jonathan ma lui non ci riusciva e per la prima volta non erano gli incubi, era un peso sul petto, qualcosa di pesante, quasi come un macigno. Ogni volta che gli capitava di pensare che mancavano solo poche ore alla partenza della persona più importante della sua vita, si sentiva male. Di tanto in tanto qualche lacrima si faceva vedere ma lui la asciugava velocemente con la mano, i suoi occhi erano diventati rossi a forza di strofinarli. 
Decise dopo un po' di alzarsi. Fece attenzione a non svegliare Demi e con un po' di difficoltà riusci a scendere dal divano. Si diresse in cucina per prendere un bicchiere d'acqua, aveva la gola secca. Mentre beveva, vide affianco alla bottiglia un foglietto di carta ed una penna. Ripensò a quello che gli aveva lasciato Demi, già gli mancava. Gli venne l'idea di scriverle una lettera, ma non una di quelle solite che si usano per salutare un persona o per dirle addio, lui non voleva dirle addio. Si sedette al tavolo e piano piano iniziò a riempire tutto lo spazio bianco. 


Spazio Autrice:
Buona sera a tuttiiii. c: Beh oggi avevo il tempo di farne due di capitoli per cui ho detto "Vai, facciamone un altro"
Non ditemi niente, so che è abbastanza triste ma oggi... boh mi veniva cosi e quindi. Le recensioni sono sempre di più, pubblico il capitolo e solo 5 secondi dopo me le ritrovo, aww *-* Vi devo ringraziare infinitamente anche se lo faccio sempre! Ahahah grazie, grazie e ancora grazie. Spero vi piaccia.
Buona lettura. c:
Bacioni.
TeenAngelita_92

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** A letter for you. ***


Image and video hosting by TinyPic
11.
Continuando a scrivere, il ragazzo non si accorse che fuori si fece sera, mancava poco e Demi sarebbe dovuta andare. Finì di scrivere l'ultima parola della sua lunga lettera e la piegò, la strinse tra le mani, sentiva già le lacrime pronte a rigargli il viso.
Bussarono alla porta, era sua zia che era ritornata. Si diresse verso il salotto e vide Demi che l'abbracciava dolcemente.
"Zia!" le disse con tono debole.
Le andò in contro per abbracciarla.
"Tesoro mio" gli disse accarezzandogli la testa.
"Sono felice di sapere che sta bene signora Janet" le disse Demi.
"Oh, figliola dammi del tu."
"Zia" disse Jonathan tossendo. "Demi tra poco partirà"
"Vai via?" l'espressione sul volto della donna si rabbuiò, anche a lei dispiaceva perchè sapeva quanta importanza avesse Demi per suo nipote.
"Si ma sarà solo per un mese, il tempo di finire le registrazioni del programma e poi tornerò"
"Mi fido di te e sono sicura che tornerai" 
Demi le rivolse un piccolo sorriso per poi voltarsi verso Jonathan.
"E' ora" disse lui.
"Già" la ragazza abbassò lo sguardo, non riusciva a guardarlo negli occhi.
"Ragazza mia, spero tanto che tornerai, qui la porta sarà sempre aperta per te, sei come una di famiglia per noi" disse la zia abbracciandola.
"Grazie mille signo... ehm Janet."
"Beh credo che abbiate bisogno di parlare, vi lascio soli, vado a riordinare la mia roba in camera. Ciao Demi"
La donna si allontanò salutandola. Ora c'erano solo lui e lei, in piedi, l'uno davanti all'altro.
Jonathan sospirò, il corpo gli tremava terribilmente, si chiedeva se sarebbe riuscito a trattenere le lacrime.
"Ti-ti accompagno fuori?" chiese lui.
"Va bene" la ragazza prese le sue ultime cose e si accorse che sul divano c'era ancora la maglia di Jonathan, quella che gli aveva prestato la sera prima. La strinse tra le mani.
"Prendila" disse lui guardandole gli occhi.
"Cosa?"
"Prendila, cosi avrai modo di ricordarmi quando non saprai che fare" le sorrise.
Lei la prese portandosela sul petto.
"Jonathan è solo un mese" gli disse accarezzandogli il viso.
Il ragazzo dentro di se pensava "Solo un mese! Certo! Che vuoi che sia?" ma sapeva che non poteva lamentarsi, dopotutto lei era Demi Lovato.
"Si, solo un mese" ripetè, quasi per cercare di convincere se stesso.
Si avviarono verso l'uscita e si fermarono al viale.
"Ok" disse lui sospirando ancora "Ce la posso fare"
Sentiva che le lacrime sarebbero scese, era solo questione di tempo.
"Jonathan..." provò a tranquillizzarlo ma lui la fermò.
"No, no aspetta. Se mi fermerai mi metterò sicuramente a piangere e non riuscirò a lasciarti andare, ti prego."
Lei gli rivolse un piccolo sorriso invitandolo a continuare.
"Questa..." tossi, le parole gli tremavano in bocca "Questa è una lettera che... che ho scritto oggi per te, mentre dormivi"
La tirò fuori dalla tasca, la stava stringendo troppo forte.
"E-eccola" gli e la porse e Demi la prese. "Voglio che tu la legga quando sarai in macchina, lontano da qui, lontano da me altrimenti sarò capace di correrti dietro."
Demi girò il viso cercando di guardare altrove per non far notare le lacrime che stavano scendendo. 
"Capito" disse asciugandosi velocemente "Ora?"
Ora neanche lui sapeva che fare.
"Ora tu partirai e... prenderai l'aereo giusto?" chiese cercando di cambiare discorso. "Dio ma che stupido che sei Jonathan, certo che prenderà l'aereo, che domande fai!" si disse.
"Si Jonathan"
"Bene."
"Ti chiamerò ogni giorno e se non risponderai saranno guai" disse sorridendo leggermente lei.
"Terrò il cellulare sempre con me"
Dopo quelle ultime parole, il silenzio calò. Non era imbarazzo, era paura, paura di non trovare più niente da dirsi perchè a quel punto lei avrebbe dovuto lasciarlo li e andare nella sua auto. 
Demi improvvisamente cercò di distruggere la piccola distanza che c'era tra di loro con un bacio. Le sue labbra premettero forte su quelle di Jonathan e no, non era un bacio dolce e romantico, era solo un modo per sentirlo vicino, per compensare tutti quei giorni senza di lui.
Lui aggrottò la fronte, non riusciva a goderselo ora che sapeva che quello sarebbe stato l'ultimo prima di lasciarla andare.
Si staccarono leggermente, i loro respiri, riuscivano a riscaldarli dal piccolo venticello che c'era fuori.
"Tornerò, te lo prometto" fece toccare la sua fronte con quella di Jonathan.
"Mi fido Lovato, mi fido di te"
Si diedero un ultimo bacio e si staccarono bruscamente, se lo avessero fatto più lentamente avrebbe fatto più male. 
"Ciao ragazzo dal naso rotto" disse lei allontanandosi.
"Arrivederci signorina Lovato" 
Il ragazzo aveva aperto leggermente le labbra per sorridere, ma ben presto quel sorriso venne bagnato da alcune lacrime.
"Arrivederci amore mio" si disse vedendola ormai lontana.
Restò li fuori finchè l'auto di Demi non ebbe superato la visuale di casa sua, finchè il rumore del motore non si fu affievolito.
Si, aveva pianto ma dopotutto era normale, come avrebbe potuto trattenersi? Come avrebbe potuto far finta di niente mentre vedeva la persona che amava cosi lontana da lui?
Rientrò a casa, si avviò subito in camera sua. Sua zia si era accorta delle lacrime ma non gli disse niente, capiva che aveva bisogno di tempo per abituarsi all'idea.
Demi intanto arrivò all'aeroporto, anche per lei sarebbe stata dura. Mentre era seduta ad aspettare che il suo volo arrivasse, prese dalla borsa la lettera di Jonathan, pensò che ora era abbastanza lontano per poterla leggere.
La prese tra le mani stringendola ed iniziò a leggerla:
 
"Hey signorina Lovato. Lo so potevo iniziare meglio ma io non sono bravo con le parole, non puoi immaginare quanti fogli ho strappato e buttato nel cestino oggi, se non altro ho imparato a giocare a basket. 
Vediamo se cosi va meglio: 
Hey amore mio, volevo ringraziarti. Si, avrei potuto farlo benissimo a voce ma non ci sarei riuscito, non avrei retto il confronto con i tuoi occhi, i miei già da ora si stanno preparando a lacrimare. E' possibile? E' possibile che io mi senta cosi male? Anzi, è normale? Non lo so.
Ricordi la prima volta che mi vedesti? 'Ragazzo, il tuo naso sta sanguinando' mi dicesti, sembravi cosi preoccupata per me, tutti gli altri non esistevano no? Non l'ho provata solo io questa sensazione, vero? Desideravo cosi tanto vederti dal vivo e alla fine ci sono riuscito. 
Sai ho sentito da tante persone una frase che mi è rimasta impressa: 'Quando mi abbraccia è come avere la felicità tra le braccia'  Se anche mi sia rimasta impressa io non mi meravigliavo più di tanto a sentirla e sai perchè? Perchè non riuscivo a capire il significato, o semplicemente non lo sapevo perchè non lo avevo mai provato. 
Sai quando ho iniziato a capirlo? Quando tu guardandomi negli occhi mi dicesti 'Vieni qui' e le tue braccia mi strinsero forte. Ora grazie a te so cosa significa, l'ho provato. 
Grazie a te sono forte, riesco ad esserlo, anche se ora non ne sono più sicuro. Ora ho paura di crollare e giuro sto cercando di fare il possibile per non deluderti. Non sono sicuro che una volta che tu avrai lasciato questo posto, io tornerò a sorridere, riuscirò a dormire la notte, riuscirò a non piangere, no forse non ci riuscirò.
Sei all'aeroporto ora, vero? Già, troppo lontano da me, troppo lontano per venire a prenderti, per poterti stringere forte e non lasciarti più. E' solo un mese, un solo maledetto mese, niente di più. Cercherò di non pensarci troppo anche se ogni giorno sembrerà un'eternità.
Hey aspetta, mica stai piangendo? No no, impossibile, semmai starai piangendo dalle risate perchè questa lettera è cosi banale! 
Lovato sappi solo che ti amo e che sarai l'unica ragione per cui ogni giorno mi sforzerò di alzarmi con il sorriso sulle labbra e affrontare la giornata. 
Spacca tutto, fai sentire la tua voce perchè è quella che riesce a far star bene tante persone. You are a lifesaver! My lifesaver. 
Ti aspetterò qui, sarò sempre qui, per te. Ti amo.
Jonathan."

Richiuse la lettera stringendola tra le mani, mentre la leggeva qualche lacrima le aveva bagnato il viso ma lei l'aveva subito asciugata con la manica della maglia che Jonathan le aveva regalato, si l'aveva indossata. L'aveva indossata perchè riusciva a sentire ancora il suo profumo e sembrava che la stesse abbracciando. 
I suoi pensieri vennero spazzati via dalla voce al microfono dell'aeroporto che la avvertiva dell'arrivo del suo aereo. 



Spazio Autrice:
Buona seeraa! Come sempre ringrazio tutti per le recensioni, e anche chi ha messo la FF tra le seguite e tra le preferite, grazie immensamente, sono felicissima di sapere che piace. Eccone uno nuovo, spero con tutto il cuore che vi piaccia. Buona lettura.
Baci.
TeenAngelita_92


Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** I need to hear your voice. ***


Image and video hosting by TinyPic
12.
Era passata solo una settimana dalla partenza di Demi ma a Jonathan sembrava un'eternità. Di tanto in tanto si sentivano al cellulare ma sempre per pochi minuti a causa dei tanti impegni di lei. Lui cercava di fare il duro ma Demi sapeva benissimo che da un lato stava male. A volte questo era anche un motivo per ridere perchè lei lo prendeva sempre in giro dicendogli: "Come fai senza di me signor Gordon? Ti manco tanto vero?" Si, gli mancava proprio tanto.
Erano giorni che non faceva altro che starsene nel letto, con le cuffie sempre infilate nelle orecchie e la stessa canzone della sua playlist in ascolto. Si, la stava ascoltando, lo faceva sentire meglio la sua voce, come sempre d'altronde. La voce di Demi era sempre stato un rifugio per lui, e specialmente in quell'ultimo periodo: un posto dove poteva stare tranquillo perchè sapeva che lei era li, qualunque cosa sarebbe successa lei era li ad aspettare che cliccasse "play" e tutto andava bene. Questo lo rincuorava tanto.
Quel giorno decise di alzarsi però, pensò che aveva bisogno d'aria, voleva ritornare al parco dove era andato con Demi, sapeva che li tanti ricordi sarebbero riaffiorati. 
Si preparò per uscire e con se prese un paio di cuffie ed il suo inseparabile cellulare, era diventato un oggetto molto importante per lui perchè era l'unica connessione che aveva con Demi, in un certo senso. 
Si diresse in cucina per salutare la zia.
"Hey, come mai già sveglio a quest'ora?" 
Lei ormai era abituata a vederlo rinchiuso nella sua stanza, era felice che si fosse alzato.
"Oggi voglio uscire un po', in quella stanza penso a troppe cose e non va bene" disse il ragazzo prendendo un biscotto al volo. 
"Tu e Demi vi siete sentiti?" chiese la donna mentre preparava la colazione.
"Si, ieri."
"Come va?"
Il ragazzo restò in silenzio continuando a masticare il suo biscotto.
"Va tutto bene, mi manca è ovvio ma è solo un mese. Passerà in fretta" sembrava che lo stesse dicendo a se stesso più che a sua zia.
"Sai, non ti ho mai visto sorridere, si alcune volte ma sono più che sicura che quelli che mi facevi erano sorrisi falsi, dolorosi, giusto?"
"Che vuoi dire zia?" disse alzando lo sguardo verso di lei.
"Voglio dire che quella ragazza è stata la prima persona che è riuscita a farti sorridere, e PER DAVVERO!" la donna cercò di evidenziare con la voce le ultime due parole. 
"E' per questo che ho paura. Lei è stata la prima e l'unica, ho paura di perderla."
"Perchè dovresti perderla?"
"Perchè fino ad ora ho sempre perso tutto"
"Lei non la perderai, ne sono sicura"
Nel bel mezzo della conversazione, il campanello suonò. Entrambi erano sorpresi, erano davvero poche le persone che venivano a trovarli.
"Chi sarà?" chiese sua zia.
"Non lo so, vado a vedere."
Il ragazzo si alzò dalla sedia avviandosi verso la porta. Si avvicinò ed aprì.
"Salve, cerca qualcun..." le ultime lettere gli morirono in bocca quando i suoi occhi si resero conto di chi aveva davanti.
"Sto cercando mio figlio Jonathan"
Una donna abbastanza alta, bionda, sulla quarantina d'anni, era davanti a lui.
D'istinto gli occhi si spalancarono ed il biscotto che pochi secondi prima stava mangiando tranquillamente, gli si stritolò tra le mani. 
Dall'altra parte della casa arrivò sua zia, che non vedendolo tornare si era chiesta chi poteva essere alla porta.
"Jonathan ma chi..." anche lei rimase di stucco quando la sua visuale era arrivata alla donna.
"Tu?" notò il ragazzo. Il suo tono di voce era cosi cupo ed arrabbiato, i suoi occhi erano diventati rossi di rabbia.
"Quanto tempo è passato, sei cosi cresciuto" affermò la donna.
"Cosa ci fai qui Giulia?" anche il tono di sua zia era diventato cupo, avevano creato una barriera di protezione davanti a loro, fatta solo di sguardi.
"Volevo rivedere mio figlio, dopotutto il giudice non me lo ha proibito."
Il viso di Jonathan era diventato rosso fuoco, le sue mani tremavano e gli occhi erano coperti da un piccolo strato di lacrime. No, aveva deciso che mai più avrebbe pianto per loro, non meritavano le sue lacrime .
"Non so chi lei sia ne mi interessa, esca da qui" trovò il coraggio di parlarle ma sembrava terribilmente distaccato, per lui era come un perfetto estraneo.
"E cosi mi tratti? Ti ricordo che sono tua madre" una piccola risatina si sentì.
"Tu mia madre? Tu?" il ragazzo si avvicinò per poterla squadrare meglio "Ma non prendermi in giro, ritorna da dove sei venuta" le disse infine voltandosi per ritornare in cucina.
"E' per questo che il giudice ti ha affidato a tua zia? Per questo schifo di educazione?"
A quelle parole Jonathan si sentì avvampare, improvvisamente un terribile calore gli salì dalla punta dei piedi. Ritornò indietro voltandosi per poter guardare negli occhi quella donna che ora gli era davanti.
"Cerca di sparire dalla mia vita, e questa volta per sempre!"
La zia lo fermò prendendolo per un braccio, si stava avvicinando troppo.
"No Jonathan, non darle la soddisfazione di farti stare male"
Involontariamente gli aveva stretto un po' troppo il braccio scoprendo gli evidenti tagli del suo passato.
"E' quelli? Da quando sei un autolesionista?"
Li aveva visti, lui se li ricoprì subito. No, Jonathan era arrivato al limite della sopportazione, quel sorrisetto falso e quell'espressione da superiore sulla faccia della donna gli stava facendo saltare i nervi.
"Te lo ripeto, sparisci dalla mia vita."
"Non me ne andrò tanto facilmente, se sono venuta qui un motivo c'è. Ci rivedremo figlio mio." sorrise un ultima volta e poi se ne andò.
Dalla rabbia Jonathan chiuse violentemente la porta.
"Perchè è qui? Cosa vuole da me?" gridò.
"Jonathan cerca di stare calmo. Siamo riusciti a combatterla già una volta, se ha in mente qualcosa ci riusciremo ancora, non preoccuparti."
"Come zia? Come! Tu,tu..." non riuscì a finire, si intrecciò le mani nei capelli e scoppiò in lacrime. "Era lei quel giorno al telefono! Era lei! Era lei maledizione!"
La zia gli andò vicino per abbracciarlo, sentiva che non era solo paura quella che stava provando, era anche rabbia, dolore. 
"Tu non ti muoverai da qui, è una promessa!" gli disse infine stringendolo forte. 
Improvvisamente il suo passato si era catapultato nel presente, sentiva che tutto stava per succedere di nuovo, proprio come quando era piccolo. Rabbia, dolore, paura, neanche lui sapeva cosa stava provando, era un'ansia continua, un peso sul petto che non lo lasciava respirare. Avrebbe tanto voluto avere Demi al suo fianco, si, in quel modo si sarebbe sentito davvero al sicuro. Ora era in camera sua, ancora una volta, quel piccolo passo che era riuscito a fare da solo era andato a farsi benedire, si era arreso, sentiva di non potercela fare. Le lacrime arrivarono di nuovo, con le mani si stringeva il viso cercando di fermare per un attimo tutti i suoi pensieri, cercando di dire BASTA a tutto, tutto.
Improvvisamente sentì il letto vibrare, era il suo cellulare. Lo prese e lesse il nome sul display "Demi".
Per un attimo leggere il suo nome gli aveva ridato serenità. Si asciugò in fretta le lacrime, respirò profondamente e rispose.
"P-pronto"
"Jonathan sono io" la sua voce era sempre cosi allegra.
"Hey... Demi" cercava di far notare il meno possibile la sua voce strozzata dalle lacrime.
"Allora, come è andata oggi? Sei uscito un po'?"
Restò in silenzio, involontariamente gli aveva ricordato l'incontro con sua madre.
"Jonathan, sei ancora li?"
Il ragazzo strinse le labbra, doveva farcela.
"S-si" era cosi brutto e difficile nascondere le lacrime.
"Jonathan, che succede?"
Ah beh perfetto, dopo tutto lo sforzo che aveva fatto se ne era accorta.
"Niente" cercò di schiarirsi la voce.
"Dimmi che non stai piangendo, dimmi che mi sbaglio"
No, doveva arrendersi, non sarebbe mai riuscito a nasconderglielo. 
"Non... non sto piangendo."
"Stai balbettando, me ne accorgo. Cosa diavolo sta succedendo?"
"Ti prego, resta al telefono con me, non staccare" quasi la supplicò lui.
"Jonathan che..."
"Ho solo bisogno di sentire la tua voce, resta con me fin quando la batteria del cellulare non si esaurirà."
"Non me ne vado, resto con te al telefono. Va tutto bene, non ti lascio Jonathan" gli disse per cercare di calmarlo.
Sentire quelle parole lo aveva davvero tranquillizzato, si era appoggiato al letto ed aveva chiuso leggermente gli occhi. Aveva solo bisogno di lei, la persona che amava, non voleva ne vedere ne sentire più nessuno, solo lei.



Spazio Autrice:
Sera​ a tuttii. Come sempre ringrazio tantissimo le persone che hanno recensito e che hanno messo la FF tra le preferite, è davvero fantastico per me. Oggi questo capitolo ciò messo più tempo del solito a farlo, non so perchè ma comunque alla fine è uscito! ahaha. Spero con tutto il cuore che vi piaccia. Buona lettura.
Baci.
TeenAngelita_92

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Too far away. ***


Image and video hosting by TinyPic
13.
"Va meglio?" chiese la ragazza, era cosi preoccupata. Era consapevole del fatto di non poterlo aiutare più di tanto perchè era lontano,troppo. Troppo lontano per poterlo abbracciare, troppo lontano per cercare di tranquillizzarlo, troppo lontano per potergli accarezzare il viso e questo le faceva male.
"Ora che ci sei tu, si."
"Jonathan, cosa è successo?"
"Niente, era solo un momento un po'... cosi. Lo sai meglio di me, a volte mi capita."
"Non ci credo. E' successo qualcosa a tua zia? A te? Per favore parlami, permettimi di aiutarti."
"Non è successo niente, davvero."
Dopo le ultime parole del ragazzo ci fu silenzio, nessuno dei due parlava o forse entrambi stavano pensando. Jonathan stava pensando a quanto gli sarebbe piaciuto averla accanto a lui, li, in quel preciso istante, con un suo abbraccio tutti i brutti pensieri sarebbero volati via come fumo al vento, si sarebbe sentito al sicuro, protetto, era una sensazione che solo lei sapeva e poteva dargli. Demi invece pensava ad altro, pensava a come tornare da lui, a come poterlo aiutare, a come poterlo riabbracciare senza dover aspettare tutto quel tempo. Ora che sapeva di essere lontano, le sue preoccupazioni si erano moltiplicate.
"Mi manchi tanto..." improvvisò lui.
"Anche tu." si fermò per sospirare "Mi manca il tuo solletico tutte le volte che volevi 'torturarmi', mi manca il tuo sorriso, mi manca il tremolio delle tue mani" disse lei ridendo leggermente.
"Anche il tremolio alle mani? Ma se sembro uno stupido" 
"No invece, sei cosi dolce, il viso ti diventa tutto rosso e non sai cosa fare."
"Smettila, mi vergogno se continui a parlarne."
Rise, si proprio cosi. Sulle sue labbra c'era un sorriso, se anche piccolo ma c'era!
"Hai sorriso, vero?"
"Tutto a causa tua Lovato"
"E' cosi bello sentirti ridere, dovresti farlo più spesso."
"E tu dovresti abbracciarmi più spesso, stai certa che io riderei più spesso."
"Quanto vorrei farlo ora."
Lui restò in silenzio, era cosi felice di sapere che anche lei desiderava abbracciarlo.
"Sai, ieri sera, mentre ascoltavo... la tua voce. Per un momento ho pensato di poter prendere un aereo e venire da te, scappare da tutto."
"Questo 'tutto' cosa comprende?" stava cercando di tirargli le parole da bocca, era il solo modo per capire cosa gli era successo.
"Tutto, semplicemente tutto" rispose lui.
"Non vuoi dirmi niente eh?"
"Demi cosa dovrei dirti? Non è successo niente."
"D'accordo, d'accordo. Ora devo andare, tu promettimi che qualunque cosa ti succeda mi chiami. Ho bisogno di sapere come stai, cosa ti passa per la mente, dopotutto sono lontana ed è questo a farmi paura."
"Sei stata proprio tu ad insegnarmi di non aver paura di niente, ed ora?"
"E' diverso, Jonathan quello che provo per te è diverso, non voglio che ti succeda niente e soprattutto ora che non sono li."
"Sta tranquilla, qui va tutto bene. Ti amo Lovato."
"Anche io Gordon, anche io"
Dopo quelle ultime parole entrambi chiusero la chiamata a malincuore. Jonathan si sistemò meglio sul letto e prima di chiudere gli occhi e cadere in un sonno profondo, pronunciò il suo nome, quasi come a volerla chiamare.
Demi non aveva chiuso la chiamata perchè aveva da fare, le era venuto in mente di chiamare la Signora Janet, fortunatamente aveva il suo numero. Pensò che forse lei avrebbe potuto dirle il perchè dello strano comportamento di Jonathan, aveva bisogno di saperlo. 
La donna era in camera sua, mentre ripiegava e ordinava i suoi vestiti. Il telefono squillò e lei si affrettò a rispondere, una strana sensazione le salì dallo stomaco in su, sperava che non fosse la madre di Jonathan, Giulia.
"P-pronto?" chiese, quasi spaventata della risposta che avrebbe avuto.
"Signora Janet, sono io, Demi"
"Oh, grazie al cielo sei tu."
"Tutto bene?" quella frase le risuonò strana.
"Si e a te? Come vanno le cose li?"
"Bene, bene, la ringrazio."
"Cercavi Jonathan?"
"No, in realtà cercavo lei, con Jonathan ci ho parlato qualche minuto fa."
"Ah, beh dimmi"
"Quando ci siamo sentiti al telefono, aveva un tono di voce strano anzi un comportamento strano. Ho sentito che stava piangendo ma quando più volte gli ho chiesto cosa era successo, non mi ha detto niente. Ho pensato che magari lei sa qualcosa."
La donna rimase in silenzio, cosa avrebbe dovuto fare? Dirgli tutto o dirgli semplicemente che andava tutto bene? Da un lato voleva raccontarle tutto, per uno sfogo, per una sorta di aiuto, perchè sapeva che lei sola poteva riuscire a far star bene suo nipote, ma dall'altro pensava a Jonathan, se non gli e lo aveva detto lui un motivo ci doveva essere.
"Signora Janet la prego, se è successo qualcosa, me lo dica."
Tirò un sospirò e trovo il coraggio di rispondere.
"Si Demi" Finalmenete la ragazza aveva la possibilità di sapere cosa era successo, da un lato questo l'aveva risollevata ma dall'altro ora aveva la certezza che Jonathan stava male e un motivo c'era.
"Cosa è successo?"
"Qualche giorno prima che tu partissi, Jonathan ricevette una telefonata da una donna che diceva di essere sua madre."
"Si, quando è successo era con me, per farlo calmare ci è voluto tanto."
"Quella donna..." iniziò tossendo "Era davvero sua madre, oggi si è presentata davanti alla porta dicendo che voleva rivederlo, che se era ritornata era perchè c'era un motivo, che si sarebbero rivisti."
"E Jonathan?"
"Jonathan puoi immaginartelo, appena l'ha vista ha iniziato a tremare, aveva gli occhi ed il viso rosso fuoco, la sua espressione era indecifrabile, non l'ho mai visto cosi."
"Lei cosa ne pensa? Quale potrebbe essere il motivo di questo improvviso ritorno di sua madre?"
"No so dirtelo figliola, quella donna potrebbe avere in mente di tutto ed è per questo che Jonathan sta cosi male, ha paura"
"Come può essere possibile? Il giudice lo aveva affidato a lei, no? Con che diritto ritorna?" nella voce di Demi si poteva benissimo notare un lieve senso di rabbia.
"Il giudice non le aveva proibito di vedere il figlio, quello lo avevo fatto io ma le mie parole non avevano e non hanno nessun valore giuridico."
"Perchè Jonathan non mi ha detto niente?"
"Non voleva crearti problemi, o almeno cosi mi ha detto. Ha cercato di trattenersi ma non ce la faceva a non piangere."
"Perchè non riesce ancora a parlarmi di quello che gli succede? Ora ha bisogno di aiuto e continua a nascondermelo. Come devo fargli capire che voglio aiutarlo? Che di me può fidarsi?"
"Lui si fida di te, credimi. E' solo che pensa di darti impiccio, crede che per te o per la tua vita possa essere d'intralcio e non vuole."
"Essermi d'intralcio? Come può essermi d'intralcio se per lui provo qualcosa che non ho mai provato prima?"
"Ha cosi tanto bisogno di vederti, oggi aveva provato ad alzarsi da quel maledetto letto e ad uscire ma l'incontro con sua madre lo ha distrutto."
"E' passata solo una settimana e manca ancora cosi tanto..."
"Vedrai che passerà in fretta"
"Non ne sono sicura, ho cosi tanto bisogno di vederlo"
Quella sera la conversazione durò molto, era un modo per sfogarsi sia per l'una che per l'altra e poi Demi aveva bisogno di avere notizie di Jonathan, lui non le diceva quasi niente e questo non faceva altro che far crescere la sua preoccupazione. Soprattutto ora, chi le dava la sicurezza che Jonathan si era ripreso come lui stesso le aveva detto a telefono? Chi le dava la certezza che tra qualche giorno non avrebbe ricominciato a farsi del male, a rivalutare quei tagli che aveva sul braccio? Era preoccupata, il solo pensiero che lui potesse ricominciare a tagliarsi la faceva star male, ora era legata a lui e in un modo o nell'altro capiva quando stava davvero bene e quando era una bugia. 
Ora era seduta sul salottino del suo camerino, guardava un punto fisso mentre continuava a pensare a Jonathan. Per un attimo gli passò per la testa l'idea di ritornare, pensò che mancavano solo una o due puntate alla fine del programma e avrebbe potuto benissimo farsi sostituire. Da semplice pensiero divenne poi una vera e propria idea, era l'unica soluzione che aveva. Si, aveva deciso, si sarebbe inventata una balla e si sarebbe fatta sostituire, ora la sua priorità era Jonathan, ormai non era più un semplice e normale fan, per lei era diventato molto di più, ne sarebbe valsa la pena. 



Spazio Autrice:
Seraa a tuttii (?) Perdonatemi ma ieri non sono riuscita ad aggiornare, ero piena di compiti, pensavo di finire prima ma alla fine... Beh eccolo qui, come sempre vi ringrazio immensamente, mi fa sempre felice vedere le bellissime recensioni, grazie, grazie e ancora grazie. Ah, ho rimesso un piccolo banner che avevo fatto tempo fa, per chi non lo aveva ancora visto o boh, tanto per dare più o meno l'idea dei personaggi. Spero con tutto il cuore che vi piaccia. Buona lettura.
Baci.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** I came back, for you. ***


Image and video hosting by TinyPic
14.
Un'altra delle tanti notti insonne aspettava Jonathan, quasi come un appuntamento quotidiano ma lui sapeva che ora sarebbe stato peggio delle altre volte. Chiuse gli occhi e provò a dormire. Dopo qualche ora dal suo profondo sonno, riaprì gli occhi, come sempre zuppo di sudore. Si alzò strofinandosi il viso e si diresse al bagno. Aprì il rubinetto, il contatto con l'acqua fredda lo fece rabbrividire, si sciacquò il viso e si affrettò ad asciugarlo con una soffice asciugamano. Era difronte al suo specchio ora, sul suo viso poteva ancora vedere i segni di una guerra che continuava a combattere da tempo, ogni giorno, ma che ancora doveva vincere, una guerra con se stesso, con ciò che lo aspettava lì fuori, con il suo passato, con tutto. Abbassò lo sguardo, si sentiva cosi impotente, come qualcuno che vuole combattere contro tutti, che ha dentro di se una furia e una rabbia troppo grande da fermare, qualcuno che vuole reagire ma che non ci riesce.
"Perchè?" si disse "Perchè non riesco a reagire? Cosa diavolo mi impedisce di reagire?"
Era questo ciò che non riusciva a capire. Forse era cosi stanco? Sia fisicamente che moralmente? Forse ne aveva abbastanza di tutto, quel 'tutto' che poche ore prima aveva detto a Demi, quel 'tutto' che purtroppo comprende tante cose, forse troppe.
Uscì dal bagno e si diresse in cucina, forse bere un po' d'acqua lo avrebbe aiutato.
Prese la bottiglia fredda dal frigo e versò l'acqua nel bicchiere.
Mentre beveva, vide sul tavolo un piccolo mucchio di carte, sembravano cose importanti. Si avvicinò per vedere di cosa si trattasse "Giulia Torres"
Gli bastò leggere il suo nome, si il nome di quella donna che diceva di essere sua madre per capire che erano le carte del tribunale, quelle di un bel po' di anni fa. Sua zia le aveva ritirate fuori per prepararsi, in un certo senso, a proteggere Jonathan da qualunque cosa sua madre gli avesse fatto. 
Improvvisamente il ragazzo sentì una strana sensazione partire dallo stomaco in su. Era la rabbia accumulata nel tempo, quella che non era mai stato capace di liberare, quella che teneva sempre dentro di se come qualcosa di segreto a cui nessuno poteva avervi accesso. 
Strinse gli occhi e d'istinto gettò violentemente il bicchiere d'acqua a terra, tirando un pugno contro il piccolo mobile all'angolo della cucina. Aveva fatto un rumore quasi assordante ma per fortuna sua zia non si era svegliata, forse perchè aveva sempre la porta della sua camera chiusa. Notò che si era fatto male alla mano, un lieve rossore iniziava ad espandersi sulle sue dita e incominciarono a fargli male, forse non era una stupidaggine. Si chinò per prendere velocemente i mille pezzi di vetro caduti pochi istanti prima ma prendendone uno si era tagliato. "Maledizione!" si disse stringendo le labbra, voleva proprio distruggersela la mano. 
Una piccolissima quantità di sangue cominciò a colare, troppi ricordi del suo passato gli stavano offuscando la mente, troppi pensieri sbagliati gli stavano venendo. 
Prese quel pezzetto con cui si era tagliato ed iniziò a fissarlo. 
"No Jonathan, no! Pensa a Demi, pensa a lei dannazione, resta forte." continuava a dirsi.
Sembrava quasi una preghiera ma non lo era, continuò a ripetersi quelle parole per un tempo quasi infinito fin quando decise di alzarsi, prendere una scopa e gettare tutti quei maledetti pezzetti di vetro. Ci era riuscito, era riuscito a controllarsi, grazie a Demi, grazie a ciò che lei gli aveva insegnato in un certo senso, ormai tutto dipendeva da lei.
Una volta finito di ripulire cercò di medicarsi la mano, sperando che il giorno dopo non si sarebbe notata l'evidente ferita che aveva, non aveva alcuna voglia di parlarne con sua zia. Si rimise a letto portandosi la mano dolorante al petto mentre con l'altra la stringeva, prese le sue cuffie ed il suo inseparabile cellulare, gli bastò cliccare "play" su quella canzone che tanto amava, quella di Demi, che all'improvviso tutto era sparito.
La mattina dopo, Demi, si svegliò molto presto, la sera prima in pochissimo tempo era riuscita a prenotare il volo di ritorno e si era accertata di essere sostituita nel programma. Era stato molto difficile perchè dopotutto quel programma aveva bisogno di lei e Simon aveva iniziato a farle domande su domande, quasi un interrogatorio. Dopo quasi un'ora sembrava essersi convinto per fortuna e se anche gli dispiaceva lo aveva accettato, e poi mancavano solo una o due puntate alla fine, la sua assenza se anche si sarebbe sentita comunque non sarebbe stata grave. 
Erano le 6:00. Il suo taxi era arrivato, si affrettò a salutare tutti e si avviò all'aeroporto.
Per Jonathan invece svegliarsi era stato semplice, per tutta la notte non aveva chiuso occhio e la sveglia non servì a molto visto che era già sveglio. Si spostò leggermente la benda che la sera prima aveva messo sulla mano, il bruciore non era passato ma anzi, si era esteso. Si ricoprì la mano cercando di nasconderla il più possibile, sapeva che se sua zia l'avesse vista gli avrebbe fatto una montagna di domande.
Lentamente si alzò, se anche debole non voleva restare a letto, da un po' di tempo era diventato un suo nemico. Si vestì ed uscì sforzandosi di sfoggiare davanti a sua zia il più bel sorriso che avesse mai avuto, ma non era una cosa semplice.
"Buongiorno" disse entrando in cucina. 
"Oh, buongiorno figliolo. Dormito bene stanotte?"
"Si, si..." già, aveva dormito davvero bene? "E tu zia?"
"Anche io. Mi fa felice vederti qui e non rinchiuso nella tua stanza"
"Te l'ho detto, li dentro penso troppo, preferisco respirare un po', tutto qui."
"Questo è il vero Jonathan che conosco" disse la donna abbracciandolo. 
"Ti voglio bene zia" disse il ragazzo, era stato un gesto istintivo, aveva bisogno di dirlo a qualcuno che amava davvero.
"Anche io tesoro, tanto" la donna si staccò leggermente, stava preparando la colazione.
"Allora, oggi uscirai un po'?"
"Beh sono le 9:00, credo che passeggiare un po' non mi farà male."
"Bene, allora va prima che qualcuno o qualcosa ti rovini la giornata, non voglio vederti chiuso qui dentro oggi, chiaro?" 
"Chiaro signor capitano" disse sorridendo lievemente.
"Ci vediamo dopo allora"
"Si, a dopo" Gli lasciò un bacio sulla guancia e uscì portando con se un paio di cuffie ed il cellulare.
Appena uscito le infilò nelle orecchie e diede inizio alla sua playlist preferita. Decise di andare nel parco dove era stato con Demi, il giorno prima non ci era potuto andare e beh ne aveva bisogno, almeno per ricordare quei bellissimi momenti che aveva passato con lei. 
Intanto Demi era arrivata a destinazione, il viaggio era durato 4 ore e dopotutto non era tanto stanca. Prese un taxi che l'avrebbe portata direttamente a casa di Jonathan, il cuore aveva iniziato a batterle ad una velocità pazzesca, era cosi felice di poterlo rivedere, anche se era passata solo una settimana e 3 giorni dalla sua partenza, per lei era stata un'eternità.



Spazio Autrice:
Lo so, vi avrò rotto le... ehm scatole (?) perchè vi ringrazio sempre ma davvero, sono felicissima, questa è la mia prima FF e vedere che piace mi fa davvero felice, grazie infinite a tutti perchè la seguite ogni giorno, grazie, grazie, grazie. Beh eccone uno nuovo, spero con tutto il cuore che vi piaccia. Buona lettura.
Bacioni.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Now i stay with you, believe me. ***


Image and video hosting by TinyPic
15.
Arrivò dopo una ventina di minuti, pagò il tassista e scese dall'auto prendendo la sua valigia.
Si avvicinò alla porta, respirò profondamente e spinse il bottoncino del campanello alla sua destra. Dopo qualche secondo vide la porta aprirsi, sperava ci fosse Jonathan ma forse era giù uscito. Ad aprirle fu la signora Janet.
"Oh mio dio, non posso crederci, Demi!" disse gettandole le braccia al collo.
"Salve signora Janet" disse ridendo, era sorpresa di quel caloroso abbraccio che le aveva dato.
"Ma tu che ci fai qui? Non dovevi tornare tra un mese?" disse la donna staccandosi leggermente per farla respirare.
"Si, ma ieri sera ho fatto il possibile per farmi sostituire. Avevo bisogno di rivedere Jonathan e non ce l'avrei fatta ad aspettare tutto quel tempo."
"Oh, sarà cosi felice di vederti, gli mancavi tanto."
"E' uscito?"
"Si, ma non so dove sia di preciso, mi ha detto solamente che sarebbe andato in un posto che gli hai fatto conoscere tu tempo fa."
"So dov'è. La ringrazio."
"Sono io a ringraziare te" disse la donna sorridendo "Da a me la valigia, la tengo io. Prendi le chiavi della mia auto, la tua ora sarà al tuo appartamento."
"Oh, la ringrazio." disse la ragazza porgendogli la valigia e prendendo le chiavi.
"Ora che sei qui, tutto sarà diverso, Jonathan sarà diverso. Sono cosi felice che tu sia tornata."
La ragazza la abbracciò un ultima volta per poi voltarsi ed avviarsi all'auto. Un sorriso le si aprì sulle labbra, era solo questione di tempo e l'avrebbe rivisto, avrebbe potuto riabbracciarlo come desiderava ogni volta che pensava a lui, come ogni volta che sognava di farlo.
Entrò in macchina e arrivò a quel famoso parco in meno di 20 minuti. Parcheggiò l'auto e prese il cellulare, voleva fargli una sorpresa.
Scese e digitò il suo numero.
"Pronto" dopo alcuni squilli, una voce familiare le rispose, era lui.
"Hey Jonathan, sono Demi"
"Hey Demi... come vanno le cose li?" il suo tono di voce era leggermente cupo.
"Tutto bene,e a te? Va meglio?"
"S-si, tutto bene" quelle parole uscirono dalla sua bocca con insicurezza, era una bugia.
"Devo crederci?"
"Si, tutto bene, credimi."
Dopo la sua ultima affermazione ci fu silenzio, Demi stava aspettando il momento giusto per dirgli che era dietro di lui, a pochi centimetri, che era solo questione di tempo e si sarebbero riabbracciati e stavolta non si sarebbero divisi. Jonathan invece continuava a pensare alla grande bugia che le aveva appena detto, sapeva perfettamente che se ne era accorta, non era il tipo che si beveva certe stupidaggini.
"Prima ho parlato con tua zia mi ha detto che sei uscito, dove sei ora?" disse, cercandolo con lo sguardo tra i vari alberi e le varie panchine.
"Vuoi davvero saperlo?"
"Certo."
"Sono nel posto più bello del mondo, quello in cui ti ho baciato per la prima volta."
Mentre parlava, la ragazza finalmente lo trovò, era seduto sulla 'loro' panchina, quella dove si erano seduti insieme a guardare la luna, quel posto cosi perfetto dove erano riusciti a sciogliere l'uno il freddo interno dell'altro, quel posto che gli aveva dato la possibilità di guardarsi negli occhi e capire che si erano innamorati, che erano pazzi l'uno dell'altro. 
"E ti piacerebbe rifarlo?" disse, cercando di avvicinarsi senza farsi vedere.
"Mi stai tentando Lovato? Se anche lo vorrei... tu ora sei lontana kilometri e kilometri da me, non è importante se lo vorrei o no."
"Si invece, per me è importante. Ti piacerebbe rifarlo o no?"
"Certo che mi piacerebbe" disse lui chiudendo leggermente gli occhi, voleva provare ad immaginarsela accanto in quel momento.
"Bene allora girati indietro e guarda."
"Cosa?"
"Hai capito bene, girati lentamente indietro e guarda. Qualunque cosa vedrai corrile in contro, senza fermarti."
"Andiamo, hai voglia di scherzare oggi? Dietro di me ci sono solo alberi e cespugli, in contro a chi dovrei correre?" disse lui ridendo leggermente, non capiva.
"Fidati di me, fai ciò che ti dico."
Il ragazzo obbedì, si girò molto lentamente indietro, aveva lo sguardo basso ma quando lo rialzò davanti a se non vide gli alberi ed i cespugli di cui parlava prima, vide la persona che per tante notti aveva sognato, quella di cui aveva bisogno per vivere, quella che ogni giorno desiderava abbracciare per sentirsi sicuro, protetto.
"D-dimmi che non è un'allucinazione, che non sto sognando altrimenti è grave." pronunciò lentamente ogni parola, non ci credeva.
"Non stai sognando Gordon, non stai sognando amore mio."
Il ragazzo si staccò bruscamente il telefono dall'orecchio e lo mise velocemente in tasca. Il viso gli si illuminò, sulle sue labbra ora c'era uno splendido sorriso e i suoi occhi stavano brillando. Iniziò a correre il più veloce possibile verso quella figura familiare, una figura che gli dava sicurezza, protezione, pace, si, un senso di pura pace.
"Demi! Demi!" iniziò ad urlare una volta vicino. Si, come la prima volta che si erano incontrati, come quando tra tutte quella gente lui continuava ad urlare il suo nome mentre le lacrime gli rigavano il viso, era lo stesso esatto momento, quel momento in cui lei non era riuscita a fare a meno di guardarlo perchè i suoi occhi azzurri e pieni di lacrime l'avevano ipnotizzata e senza neanche rendersene conto aveva già creato con un lui un legame, se anche piccolo ma un legame molto importante fatto inizialmente solo di sguardi. 
"Jonathan!" disse la ragazza prima di gettargli le braccia al collo.
Si strinsero, facendo aderire perfettamente i loro corpi in un bellissimo abbraccio. Jonathan la strinse forte a se, gli sembrava impossibile, tutte le notti sognava di poterla riabbracciare, di poter sentire il suo meraviglioso profumo ed ora lo stava facendo, ora lei era li e non poteva essere un sogno perchè il calore del suo corpo, il suo profumo, la delicatezza della sua pelle, erano tutte cose che riusciva a sentire!
"Dio! Demi!" ripetè chiudendo gli occhi, desiderava cosi tanto abbracciarla che ora aveva paura di staccarsi. "Ti prego, non andare più via, non lasciarmi. Resta" era quasi una supplica, aveva bisogno della certezza che ora non lo avrebbe più lasciato solo.
"Shh, non ti lascio, ora sono qui, non me ne andrò, sta tranquillo" e mentre gli diceva questo, lo stringeva forte a se, godendo di quel semplice contatto che aveva saputo rimetterli al mondo.
"Ti... ti prego resta con me, non lasciarmi"  Ora alcune lacrime avevano iniziato a rigargli il viso ma per la prima volta non piangeva per tristezza, ma per gioia, gioia di rivedere la persona che amava.
"Io sono qui, va tutto bene, sono qui. Ora ci sono io con te, andrà tutto bene." quelle parole che risuonavano cosi dolci erano l'unica motivazione per cui Jonathan cercava di essere forte, per cui ora riusciva a vivere liberando qualche volta dei sorrisi veri, sorrisi che non hanno bisogno di essere decifrati, sorrisi che non sanno di dolore, ma solo di gioia, pura gioia. 
"Non lasciarmi più, promettimelo..." il ragazzo si staccò leggermente, le parole uscivano a fatica dalla sua bocca che ora si trovava a pochi centimetri da quella di Demi. I loro respiri cosi caldi li facevano rabbrividire. Il suo corpo aveva preso a tremare, era a causa delle troppe emozioni e del cuore che gli batteva a gran velocità.
"No, non ti lascio, lo prometto. Non tremare, va tutto bene." Demi pronunciò lentamente ogni parola mentre il suo respiro si faceva mano mano più affannato.
"Ti... ti amo, io..." tra quelle lacrime, Jonathan riusci a liberare un altro sorriso, ora sorridere non era mai stato cosi facile e bello. "Io non posso vivere senza di te."
"Ho bisogno di te, ho bisogno di..." iniziò lei ma le ultime parole gli morirono in bocca quando lui premette forte sulle sue labbra. Ora i loro baci avevano ripreso ad essere dolci, se anche rappresentavano un bisogno grande per entrambi.
Le loro labbra si cercavano disperatamente, lei gli poggiò le mani sul viso per avvicinarlo sempre più. 
"Resta, resta, ti prego..." le sussurrò tra le labbra.
"Resto qui... con te,credimi" gli rispose lei.
Improvvisamente tutto quel tempo in cui non si erano più visti, era sparito in un attimo, quel vuoto che in entrambi si era creato con la distanza, ora si era riempito, era una sensazione semplicemente stupenda. Si staccarono una seconda volta.


Spazio Autrice:
Salve a tuttii (?) Vi chiedo scusa se non ho continuato ieri sera, io avevo anche intenzione di farlo ma il computer aveva deciso di no, ha iniziato a darmi problemi, si bloccava ogni 5 secondi e alla fine non ho potuto fare niente. D: Ahh, vabbè. Come sempre devo ringraziarvi infinitamente, voi non sapete quanto mi fa felice leggere ogni volta le vostre bellissime recensioni, grazie davvero. Chiedo ancora scusa e spero con tutto il cuore che ne sia valsa la pena di aspettare. Buona lettura.
Bacioni.
TeenAngelita_92

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** You make me happy. ***


Image and video hosting by TinyPic
16.
"Ho aspettato cosi tanto questo momento! Come hai fatto a tornare prima? Avrai..."
"Shh" disse lei poggiandogli delicatamente un dito sulla bocca "Non è importante come ho fatto, importante è che ora sono qui."
"Io... io.." Jonathan stava ridendo, si, stava tornando a ridere dopo tempo ed era cosi bello sentirlo. "Dio, sei tornata, sei qui!" le disse, portandosi le mani alla testa, quasi non ci credeva.
"Si, sono qui" vedendo il suo meraviglioso sorriso, anche lei scoppiò a ridere, era buffo vedere come si comportava quando era felice, sembrava un bambino. Gli prese le mani e le strinse dolcemente, aveva tanto bisogno di farlo.
"Ah" In quel meraviglioso momento, Jonathan aveva dimenticato completamente la ferita alla mano.
"Che hai? Ti fa male qualcosa?" chiese la ragazza alleggerendo un po' la presa.
"No, no tranquilla."
"E' la mano? Te l'ho stretta troppo?" gli chiese con la paura di avergli fatto male.
"No, non..." non riuscì a finire in tempo la frase che Demi la prese dolcemente per controllare.
"Avanti, fa vedere." la scoprì lentamente dalla manica della maglia e notò l'evidente rossore sulle dita, la pelle aveva piccoli tagli. "Dio, cos'è questo? Come te lo sei fatto?" 
Jonathan chiuse gli occhi, cercò di prepararsi al meglio al solito lungo interrogatorio che ora Demi gli avrebbe sicuramente fatto. 
"Non è importante, ora importante è che tu sia qui, giusto?" ripetè la stessa frase che pochi istanti prima aveva detto lei.
"Si ma..."
"Ma niente, sto bene, sono sano e salvo, di che ti preoccupi? Ti prego non iniziare a farmi il solito interrogatorio da 'mamma preoccupata'." disse ridendo leggermente.
"D'accordo, cercherò di non farti il terzo grado ma dobbiamo tornare a casa, devi disinfettarla, e non opporti perchè altrimenti ti ci porterò con la forza."
"Ai suoi ordini signorina Lovato."
"Ma la smetti di chiamarmi signorina Lovato? Avanti muoviti!" ridendo, la ragazza lo spinse leggermente avanti con le mani mentre lui cercava di opporsi.
"Devo ricorrere al solletico signor Gordon?" gli sussurrò ad un orecchio.
"Oh no, oggi non ho proprio la forza" disse scoppiando a ridere.
Ridendo e scherzando arrivarono all'auto. Durante tutto il tragitto Jonathan non fece altro che guardare Demi, continuava a fissarle il viso e mentre lo faceva sorrideva, sembrava che all'improvviso avesse avuto bisogno di farlo.
"Anche se sto guardando la strada me ne sono accorta sai." disse sorridendo leggermente lei.
Lui si affrettò a distogliere lo sguardo e a spostarlo su un qualsiasi punto dell'auto.
"A cosa ti riferisci?"
"Lo sai benissimo, è da quando siamo partiti che continui a guardarmi sorridendo."
Un improvviso rossore apparve sul viso del ragazzo.
"Avanti, dimmi perchè stai sorridendo, ho qualcosa di buffo in faccia?"
Lui esitò a rispondere, alzò lentamente lo sguardo e riprese a fissarla, era cosi dannatamente perfetta, pensò.
"Sto sorridendo perchè continuo a chiedermi come possa esistere tanta bellezza al mondo, e come sia possibile che io possa vederla a pochi centimetri da me."
La ragazza al solo sentire di quelle parole si immobilizzò. Sentiva cosi tante persone farle tantissimi complimenti ogni giorno anche se ogni volta non ci credeva perchè si riteneva normale, ma le parole di Jonathan... Era diverso, improvvisamente era diverso. In qualche modo le facevano credere che erano vere, si, che lei era davvero meravigliosa anche se non ci credeva.
"Ti... ti ringrazio tanto ma non esagerare, la bellezza vera e un'altra credimi." ecco, come ogni volta, quasi come un allarme, la sua mente aveva iniziato a farle pensare che non era bella, ma lei lo era, si che lo era, anzi era molto ma molto di più ma non riusciva a rendersene conto. 
"Invece è vero purtroppo, e dico purtroppo perchè non riesco a smetterla di guardarti, a smetterla di desiderare di abbracciarti in qualunque momento della giornata, a smetterla di desiderare di baciarti."
Jonathan pronunciò lentamente ogni parola, ogni lettera per farle capire quando fosse stupenda in ogni sua più piccola caratteristica.
"E'..." disse la ragazza deglutendo "E' una cosa che neanche io riesco a controllare." disse infine, cercando di distogliere la mente da altri pensieri e prestare attenzione alla strada.
Arrivarono a casa di Jonathan dopo una ventina di minuti e dopo le ultime cose che si erano detti, il silenzio era tornato, non per imbarazzo o per altro, semplicemente perchè ognuno di loro due stava pensando a cose diverse anche se Jonathan non aveva smesso di guardarla, era davvero qualcosa di cui non poteva fare a meno. 
Scesero dall'auto e si avvicinarono alla porta, come sempre fu sua zia ad aprirgli.
"Stavo per chiamarvi, pensavo che non sareste più tornati." disse facendoli entrare, con entusiasmo noto il bellissimo sorriso sulle labbra del nipote, aveva avuto la conferma che Demi era l'unica che, come si poteva dire, sapeva 'rianimarlo'. 
"Perchè zia? Stai uscendo?"
"Si, ho alcune cose da sbrigare quindi dovevo lasciarvi le chiavi."
Il ragazzo si avvicinò, aveva già una mezza idea di dove dovesse andare.
"Dimmi che non è niente che riguardi quelle carte che erano sul tavolo ieri sera."
La donna spalancò gli occhi, le aveva viste.
"Bene, io vi lascio, mi raccomando comportatevi bene" alzò il volume della voce sorridendo, fece finta di non aver neanche sentito l'affermazione del ragazzo. 
"Zia, aspetta..." provò a fermarla ma lei gli sorrise una seconda volta uscendo dalla porta.
"A dopo tesoro" gli disse lasciandogli un bacio sulla fronte.
Era sicuro che l'ipotesi che aveva fatto pochi istanti prima era vera, o almeno lo sarebbe stata.
"Tutto bene?" chiese Demi, si era accorta del suo improvviso comportamento strano e senza volere aveva sentito le sue parole.
"S-si. Tutto bene" le sorrise, ma non era un sorriso sforzato, era vero.
"Va in camera, vado a prendere qualcosa per disinfettare la ferita alla mano, d'accordo?"
"D'accordo." disse e si avviò per la sua camera. 
Si sedette sul letto e ripensando a ciò che pochi istanti prima gli aveva detto sua zia, tutto a un tratto, il pensiero della donna che il giorno prima gli aveva detto di essere sua madre, gli tornò in mente.
"Non oggi, non oggi Jonathan, non può rovinarti la giornata proprio oggi." si disse.
Intanto Demi era entrata, aveva con se una benda, del disinfettante ed una piccola quantità di ovatta.
"Eccomi" gli disse sorridendo, e lui ricambiò.
Si sedette accanto a lui e gli prese lentamente la mano cercando di non fargli male. Già, come quando era successo nel suo camerino, improvvisamente tutto le apparve davanti agli occhi come un flashback.
"E' la seconda volta che mi 'curi'. Sto iniziando a pensare che tu non sia solo una cantante ma anche un'infermiera, nel tempo libero" le disse scoppiando a ridere nelle ultime parole. 
"Beh non sarebbe male se tutti i pazienti fossero come te"
Iniziò a bagnare l'ovatta nel disinfettante e piano gli e la poggiò sulla zona rossa della mano.
"Come me come? Cioè in che sen.." le ultime lettere vennero sostituite da un piccolo lamento causato dal bruciore "Ah!"
"Lo so, mi dispiace" gli disse finendo di asciugare.
"No, non preoccuparti" strinse leggermente le labbra "Ma non hai ancora risposto alla mia domanda." le fece notare.
La ragazza gli soffiò leggermente sulle dita e posò il disinfettante sul piccolo comodino alla sua sinistra. Prese la benda che aveva portato con se prima ed iniziò a fasciargli la mano.
"Come te, uhm... Cosi dolci, timidi e soprattutto che quando sono agitati iniziano a tremare ed il viso gli diventa tutto rosso." disse ridendo.
"Ma la smetti di tirar fuori sempre il mio tremolio? E' una cosa privata" le disse facendo finta di mettere il broncio. 
"No ti sbagli, per me non è privata perchè ogni volta che sei con me ti succede, e sei cosi dolce!" gli portò una mano al viso per accarezzarlo.
"Dai smettila, mi vergogno" le disse girando leggermente la testa.
"Lo vedi? Stai diventando rosso di nuovo!"
"Ah! Tutta colpa tua!" 
Era un momento cosi perfetto, ridere non era mai stato cosi facile e bello per entrambi, gli veniva naturale, senza alcuno sforzo.
"Hey." gli disse la ragazza prendendogli il viso con le mani. "Ora ti va di dirmi come te la sei fatta quella ferita?"
Jonathan esitò a risponderle, non voleva raccontarle un suo momento di debolezza, lui odiava raccontare agli altri quando stava male e perchè, ma sapeva che prima o poi lei l'avrebbe capito, o almeno in un modo o nell'altro ci sarebbe arrivata. 



Spazio Autrice:
Rieccomi quiii (?) Lo so, sto ogni giorno qui a rompere le scatole, ne sono consapevole ahah. Beh ecco un nuovo capitolo, come ogni volta devo ringraziare tutti quelli che ogni giorno lasciano una recensione, grazie davvero, per me è molto importante sapere cosa ne pensate e vedere le vostre bellissime recensioni mi fa davvero felice. Beh vi lascio, buona lettura.
Bacioni.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Now I am strong. ***


Image and video hosting by TinyPic
17.
"E'..." iniziò, le parole gli morivano in bocca. "E' stato solo un momento di debolezza, ero arrabbiato ed ho tirato un pugno contro il mobile della cucina, tutto qui."
"Perchè eri arrabbiato?" gli chiese accarezzandogli una mano. 
Jonathan sapeva che più sarebbe andato avanti, più le lacrime si preparavano ad uscire. La gola gli bruciava, il naso lo pungeva e gli occhi iniziavano a farsi lucidi mentre provava ad alzare il capo per cercare di rigettare dentro le lacrime. E' come quando ti viene da piangere ma sai di non poterlo fare perchè ci sono troppi motivi ad impedirtelo: perchè sei davanti a troppe persone e queste ti farebbero domande su domande a cui neanche tu sai dare una risposta, perchè non vuoi dimostrare la tua debolezza o ancora perchè non vuoi che nessuno sappia che tu stai male. Ma per lui non era per nessuno di questi motivi, lui voleva solamente essere felice una buona volta! Voleva fregarsene degli altri come gli altri facevano con lui, voleva essere solo lasciato in pace, ne aveva abbastanza di piangere, ne aveva abbastanza della sua debolezza o del suo dolore, ne aveva abbastanza di tutto. 
"Ero arrabbiato perchè mi era caduto il bicchiere a terra e prendendolo mi sono tagliato." provò ad inventarsi l'ennesima scusa, ma Demi ci avrebbe davvero creduto?
"No non può essere stato per un bicchiere, no, c'era e ancora c'è qualcos'altro, giusto?"
Il ragazzo si alzò di scatto, senza guardarla, le lacrime ormai avevano iniziato a scendere ma per quanto potesse riuscirci, lui cercò di nasconderle. Si avvicinò alla finestra della stanza e si appoggiò leggermente, quasi come qualcuno che è stanco di lottare.
"Già, l'ennesima bugia inventata, giusto? Non ne sono mai a corto. Era una delle tanti notti in cui i soliti incubi mi tormentano, mi sono alzato nella speranza di riprendere a respirare in un modo più umano ma come tu stessa hai notato in precedenza, quando mi succede non riesco a calmarmi. Mi sono sciacquato il viso, mi sono asciugato, ma niente, niente maledizione! Ho pensato e mi sono detto che forse bere un po' d'acqua mi avrebbe fatto bene, ed ho fatto anche quello! Sono andato in cucina, ho preso un bicchiere e dell'acqua e l'ho versata. Ho iniziato a bere ma il mio sguardo si era poggiato su qualcosa che non avrei mai dovuto vedere o almeno non quella sera. Un mucchietto di carte del tribunale: 'Giulia Torres' Si, la donna che diceva e tutt'ora dice di essere mia madre. Mia madre capisci? Mi viene solo da ridere a pensarci. Come può definirsi mia madre? Dove trova il coraggio di venirmelo a dire in faccia? E beh lo ha fatto! Si Demi, l'ho ha fatto. E' venuta qui e mi ha chiaramente detto in faccia che lei è mia madre! Ti rendi conto? Pazzesco no? Ed è stato questo quello che ho pensato in quel momento, una strana sensazione aveva improvvisamente preso il sopravvento su di me e d'istinto ho gettato il bicchiere a terra, ha fatto un rumore quasi assordante, dopo di che ecco un pugno, si, un pugno contro il mobile all'angolo della cucina ed il rossore che iniziava a bruciare, sempre più. La rabbia, quella strana cosa che per anni ho tenuto nascosta dentro di me! Era quella. Mi sono subito chinato a raccogliere i mille pezzi di vetro sparsi sul pavimento, ma lo stavo facendo troppo velocemente, mi sono tagliato ed una piccola quantità di sangue ha iniziato a colare dal dito. Voglio dirti la verità, voglio che tu sappia cosa stavo per fare. Tutti i ricordi del mio passato hanno iniziato ad offuscarmi la mente, lentamente, uno dopo l'altro. Quel pezzetto di vetro che avevo in mano poteva essermi fatale quanto d'aiuto, stava a me deciderlo. Se l'avrei fatto..." disse fermandosi come per trovare le parole giuste "Nessuno se ne sarebbe accorto, avrei nascosto i tagli sotto uno di quei tanti maglioni che ho nell'armadio e tutto sarebbe continuato, avrei ricominciato, avrei mandato all'aria tutto ciò che sono riuscito a fare fino ad ora, avrei ripreso a fare una guerra contro me stesso ben peggiore di quella che vivo ora tutti i giorni, eppure... eppure non l'ho fatto, non l'ho fatto, credimi. Ho preso quei maledetti pezzetti di vetro e li ho gettati nel cestino. Ho vinto! E sai come? Grazie a te, si grazie a te. Continuavo a ripetermi 'pensa a Demi, pensa a lei, resta forte, non mollare'. Era quasi come una preghiera, è stata la mia unica ancora di salvezza quando nessuno era accanto a me, quando potevo scegliere che fare della mia vita, che fare dei mie poveri polsi. Ecco cosa è successo, ecco perchè questa ferita ora è qui sulla mia mano, ecco perchè ora ho paura di perderti, perchè so che senza di te potrei crollare! Senza di te io..."
Non finì, Demi lo blocco alzandosi e abbracciandolo forte.
"Basta, basta, non dire più niente."
Lo strinse forte a se cercando di fermare tutti quei brutti pensieri che ora lo stavano confondendo.
"Io ora sono qui, per te. Se crollerai io ci sarò, ti aiuterò a rialzarti. Se cadrai in pezzi io ci sarò, ti aiuterò a ricomporre ogni pezzo di te. Se piangerai io ci sarò, ti asciugherò le lacrime ed insieme andremo avanti vincendo, capito? Vincendo!"
"Sapevi tutto dell'incontro con mia madre, vero?" le chiese affondando il viso tra la sua spalla e il suo collo.
"Si, lo sapevo. Ma voglio che tu sappia una cosa, ora non siete solo tu e tua zia, ci sono anch'io e non permetterò che ti facciano del male o ti portino via"
Il loro abbraccio era diventato ormai un posto sicuro per Jonathan, solo tra le sue braccia si sentiva protetto e tranquillo, non aveva più paura di niente.
"Ho cercato di essere il più freddo possibile ma non ce l'ho fatta, non ci riesco io..."
"Shh, smettila di darti colpe che non hai. Sei stato cosi forte! Sei riuscito a non crollare e credimi, sono cosi fiera di te. So che non è facile, so quanto sia dura ma tu ci sei riuscito."
"Ma non ci riuscirò ancora se tu non ci sarai, ho bisogno di te."
Lei lo strinse ancora più forte. "Sarai sempre forte ed io non ti lascerò, credimi amore mio, non ti lascerò."
Le sue parole, solo quelle bastarono a fargli credere che lui era forte! Lui poteva esserlo, puoi poteva vincere contro tutto e tutti se solo voleva! Poteva farlo.
"Ti amo, lo sai?" gli disse Demi, staccandosi leggermente e alzandogli il mento con la mano.
"Anche io" sembrava cosi banale rispondere in quella maniera ma non lo era.
Lei si avvicinò e lentamente poggiò le sue labbra su quelle di Jonathan. Come sempre, quel bacio era inizialmente dolce, pieno d'amore.
"Ti amo... ti amo..." le sussurrò Jonathan tra le labbra, ogni suono usciva dalla sua bocca a fatica.
"Ti amo" gli rispose Demi. 
Cosi com'era iniziato quel loro bacio, ben presto diventò altro, non era più cosi tanto casto in realtà. Jonathan teneva le mani poggiate sulla sua schiena per avvicinarla sempre più mentre lei gli teneva il viso come per paura di perderlo. Non era più solo un bacio ormai. Le loro labbra erano costantemente legate per permettere alle loro lingue di darsi battaglia, un vero e proprio scontro. Lei si stacco leggermente per riprendere fiato e in quel frangente riuscì solo a pronunciare il suo nome.
"Jonathan" ed il respirò aumentò notevolmente.
Lui riprese a baciarla con molta più passione, sentiva che doveva compensare tutto quel tempo che era stato senza di lei, la sua mancanza l'aveva distrutto. Iniziò a spostare le mani sotto la sua maglia, accarezzando ogni angolo della sua pelle nuda, era cosi liscia e delicata, pensò. Demi gli sbottonò i primi 5 bottoni della camicia che indossava, il contatto tra le sue mani ed il suo petto la fece rabbrividire. Lui la condusse lentamente al letto distante pochi centimetri da loro, la fece stendere dolcemente e si sistemò accanto a lei.
Fece in modo di eliminare la sua maglietta per poter sentire il contatto con il suo corpo, lei gli aveva già tolto la camicia. Ci riuscì, delicatamente le tolse la maglia lasciandola solo in intimo. 
Entrambi rabbrividirono l'uno a contatto con l'altro, era una sensazione nuova che non avevano ancora mai provato. Jonathan spostò le labbra sul suo collo baciandone ogni singola parte, il suo meraviglioso profumo era qualcosa di meraviglioso. Le lasciò piccoli baci ovunque e ad ogni bacio le sussurrava una parola: "Ho.bisogno.di.te"
Era un ritmo dannatamente meraviglioso che non lasciava a Demi neanche il tempo per respirare, ogni respiro si accorciava ad ogni suo bacio. 
In quella meravigliosa atmosfera, il campanello della porta suonò. Quel suono parve a entrambi un rumore cosi fastidioso e assordante, quasi come quello delle unghie su una lavagna. 
"Ti prego non andare" lo supplico lei, non voleva perdere il contatto con il suo corpo e le sue mani che erano capaci di farla stare bene. 

 

Spazio Autrice:
E rieccomi qui a rompere le scatole una seconda volta in un giorno (?) ahaha. Beh oggi avevo tempo per 2 capitoli ed ho visto che quello precedente è piaciuto per cui mi sono detta "Perchè no? Facciamone un altro". Come sempre devo ringraziare voi, siamo arrivati a 6 recensioni per capitolo e sono strafelice! Grazie infinitamente, davvero. Spero con tutto il cuore che anche questo vi piaccia. Buona lettura.
Baci.
TeenAngelita_92


Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** I need your help. ***


Image and video hosting by TinyPic
18.
"D-Demi..." riuscì solo a dire lui cercando di fermarsi.
Non avevano distrutto del tutto il contatto tra le loro labbra, ma quando il suono del campanello si fece insistente, entrambi si staccarono bruscamente. 
"Ti prego..." gli chiese lei.
"Shh" le poggiò un dito sulle labbra "Torno subito, te lo prometto" e dopo le ultime sue parole, la baciò un ultima volta prima di staccarsi del tutto. 
Si affrettò a rimettersi la camicia ma non aveva pensato a riabbottonarla, non gli importava molto in realtà. Si diresse verso la porta, poggiò le mani sulla maniglia ed aprì. 
"Chi è?" chiese aprendo, ma subito dopo quella sua domanda lo scoprì. Gli occhi si spalancarono e come ogni volta il passato si ripresentava improvvisamente nel presente, si, come il giorno prima. 
"Ti ho detto che ci saremmo rivisti." era lei, la donna bionda ed alta che il giorno prima si era presentata davanti alla porta di casa sua dicendogli che era sua madre, proprio come in quel momento. L'espressione da superiore e quel sorrisetto isterico erano qualcosa che Jonathan aveva sempre odiato, lo mandavano in tilt. 
"Mi ricordo di averti chiaramente detto di sparire dalla mia vita. A quanto pare non hai capito." Avrebbe voluto stare zitto perchè non c'era bisogno di parlare, i suoi occhi erano già abbastanza chiari nel rappresentare al meglio ciò che stava succedendo dentro di lui, erano rossi e lucidi, risaltavano il viso anch'esso rosso, ma non di imbarazzo o vergogna, no... Quella era rabbia. 
"Perchè ti ostini ad odiarmi?"
"Hai davvero bisogno che te lo spieghi? Non riesci ad arrivarci da sola?" disse il ragazzo avvicinandosi.
Dall'altra parte arrivò Demi, stava ancora finendo di vestirsi.
"Jonathan, chi è?" chiese alzando il viso, guardò la donna avanti a se ma non sapeva chi era ne perchè fosse li.
"Alla fine sei riuscito a realizzare il tuo sogno, vedo. E sei riuscito anche a fare molto di più eh?"
La ragazza la guardò perplessa, che stava succedendo?
"Nessuno ti ha chiesto un parere, non sono affari che ti riguardando"
Demi aveva già una mezza idea di chi potesse essere quella donna, ma non ne era del tutto sicura. Vide il viso di Jonathan arrossire sempre più e le sue mani tremare, aveva certamente capito che la sua visita non era stata gradita.
"Jonathan, che succede? Chi è questa donna?" chiese gentilmente la ragazza.
"Io sono la madre di Jonathan, non ti ha parlato di me, giusto? Beh non mi meraviglia!" quel sorrisetto falso e isterico era di nuovo sulla sua bocca.
"Continui a definirti mia madre, ma sai cosa significa davvero almeno?" la sua voce aveva un qualcosa di strano, il suo comportamento era completamente cambiato, non era più il dolce, timido e romantico Jonathan di pochi istanti prima, quello che la stava baciando ed abbracciando con tanto amore. 
"Jonathan..." la ragazza gli prese la mano per fermarlo, doveva farlo calmare.
"Tu quindi lo sai, giusto?" gli rispose la donna.
"Lo so e di certo tu non corrispondi minimamente a quella definizione."
"Tu devi essere Demi Lovato, giusto?" le chiese la donna guardandola.
"Si, sono io" ora era tutto chiaro, sapeva chi era quella donna e cosa aveva fatto, l'unica cosa da scoprire era il perchè fosse tornata improvvisamente.
"Mio figlio mi parlava sempre di te, quando ancora eravamo una famiglia." quel tono di voce, sembrava che ora fosse colpa di Jonathan se non erano più una famiglia.
"Vuoi per caso dare la colpa a me di ciò che è successo?" no, qualcosa in lui si stava ingrandendo mano mano e Demi si stava preoccupando, era come una bomba che sarebbe potuta scoppiare da un momento all'altro. 
"Perchè, è colpa mia?" gli rispose la donna.
Bastarono quelle semplici 4 parole per mandarlo completamente in tilt, non era più lui.
"Colpa mia? MIA?" urlò "Avanti, vuoi prendermi in giro? Devo ricordarti ogni dannata volta che mi trattavi come una merda? Ogni volta che mi facevate sentire un peso? Si, un peso perchè per voi era il lavoro a contare davvero, era lui vostro figlio, giusto? Andiamo non prendiamoci per il culo! Quale altra cazzata hai preparato per venire qui? Eh?"
Si, stava gridando, era la prima volta per Demi vederlo in quello stato, era un'altra persona, forse le faceva quasi paura.
"Jonathan, ti prego..." gli strinse la mano nella speranza di calmarlo, ma non servì a molto.
"Io lavoravo per dare un futuro a te, non mi divertivo di certo, ci hai mai pensato?" quell'espressione da superiore sul viso della donna non fece altro che peggiorare le cose.
"Eccola, la solita patetica e indimenticabile scusa! Ma per quanto ancora pensi di poterla usare? Eh? Sai è diventata vecchia ormai, a forza di sentirla ne ho abbastanza, potevate darmi un futuro migliore anche solo abbracciandomi! Ma no, certo, per voi i soldi ed il lavoro erano troppo importanti, talmente importanti che non vi accorgevate neanche di quando mi chiudevo in camera senza mangiare per un giorno intero, mi sbaglio?"
"Non sei riuscito ad apprezzare quello che io e tuo padre abbiamo sempre fatto per te e neanche ora. Sei scappato con tua zia, siete stati degli incoscenti entrambi!"
"Non azzardarti a chiamarla cosi, lei è stata l'unica a farmi da madre, una madre vera, ciò che tu non capirai mai e poi mai! Eh poi quell'altro dov'è? Non è venuto? Ha mandato te?"
"Non parlare cosi di tuo padre!"
"Ma per favore, avete perso il mio rispetto già tempo fa ed ora lo pretendete? Ah, ma dai" 
Rideva per non piangere, era una reazione inspiegabile e Demi avrebbe tanto voluto sapere cosa fare in una situazione del genere.
"Jonathan, basta, lascia perdere" provo a dirgli lei tirandolo per un braccio, ma lui era più forte e non si mosse di un millimetro. 
"Avete solo saputo rovinarmi la vita!" riprese a gridare, quasi come se la rabbia che aveva tenuto dentro per anni, improvvisamente avesse deciso di uscire.
"Ora non sei nelle condizioni per parlare con me, posso solo assicurarti che ci rivedremo e la prossima volta non sarà qui, credimi" disse infine uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
Il ragazzo si scaraventò sulla porta prendendola a pugni, era cosi arrabbiato, notò con dispiacere Demi.
"Jonathan! Jonathan, basta! E' andata via! Va tutto bene!" disse mentre con le mani cercava di fermarlo.
"Cosa vuole ancora da me? Perchè è tornata? Deve sparire!" gridò mentre alcune lacrime iniziarono a scendere. Il debole, timido e romantico Jonathan di prima stava ritornando.
"Shh, calmati, sta calmo, calmo" gli disse mentre cercò di circondarlo con le mani per abbracciarlo. 
Inizialmente oppose resistenza, era cosi arrabbiato e stanco che voleva solo sfogarsi, la rabbia che aveva dentro lo stava distruggendo.
"Basta, basta Jonathan! Sta calmo, calmo... va tutto bene, è andata via, sei con me ora!" quasi gli gridò lei e mano mano abbassava la voce per tranquillizzarlo, se anche era un modo un po' duro, era l'unico che aveva per calmarlo. 
"Ti prego...aiutami" pronunciò affondando il volto tra le sue braccia. 
Era una supplica, una specie di preghiera forse? Sapeva solo che aveva bisogno d'aiuto e mai come in quel momento ne era convinto. In passato lo aveva sempre rifiutato, non voleva che qualcuno lo aiutasse, diceva di non averne bisogno, ma in quella situazione, era evidentemente cosi stanco, sia moralmente che fisicamente, era obbligato a chiedere aiuto, voleva solo che qualcuno lo aiutasse ad essere felice, ad abbattere quel muro di solitudine ed indifferenza che tirava su con tutti, solo quello.
"Non devi neanche chiedermelo, sono qui con te Jonathan, va tutto bene, è andata via" gli ripetè infine baciandogli dolcemente la testa.
Quella sua reazione l'aveva sconvolta, lei conosceva solo una parte del dolce ragazzo di cui si era innamorata, mentre l'altra era stata sempre nascosta dentro di lui per anni e anni, una specie di museo fatto solo di ricordi che portano rancore e rabbia a cui nessuno poteva avervi accesso, nessuno che ci avesse almeno mai provato, ma lei era pronta a farlo, non gli faceva timore tutto questo, era pronta ad aiutarlo qualunque cosa sarebbe successa. 



Spazio Autrice:
Finalmente ce l'ho fatta! Chiedo davvero scusa se ci ho messo tanto ad aggiornare, ma oggi tra scuola e colloqui si era fatto proprio tardi, il capitolo l'ho praticamente scritto in autobus (?) ahah. Beh come ogni volta, anzi stavolta più di tutte devo ringraziarvi immensamente, 9 recensioni! Grazie infinite, davvero! Chiedo ancora scusa e... beh spero con tutto il cuore che sia valsa la pena di aspettare. Buona lettura.
Baci.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** I'm not changed, believe me. ***


Image and video hosting by TinyPic
19.
"Hey, guardami" disse la ragazza prendendogli il viso tra le mani "Usciamo, ti va? Andiamo ovunque tu voglia, qui troppi ricordi ti opprimono." 
Era più che certa che stare ancora li non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose, se Jonathan avrebbe ricominciato a chiudersi in camera sua senza parlare con nessuno, come faceva sempre, troppi pensieri l'avrebbero confuso e assillato e lei non voleva questo.
Lui la guardò per qualche secondo per poi abbassare lo sguardo. In realtà non gli importava dov'era ne dove voleva andare, qualunque posto al mondo sarebbe stato il migliore se ci fosse stata lei.
"In qualunque posto di questo mondo, mi basta che ci sia tu." le disse e la strinse a se una seconda volta, rannicchiandosi contro il suo petto. Lei ricambiò circondandogli il corpo con le braccia. Era come un posto tranquillo per lui, un posto dove stare sicuro, dove nessuno poteva fargli del male. 
"Vado a prendere le chiavi e andiamo, d'accordo?" lei si staccò leggermente e gli sorrise. Era cosi meraviglioso vederla sorridere, gli fece venire in mente tutte le volte che con quel sorriso l'aveva salvato, si, ogni giorno con un semplice suo sorriso riusciva a stare bene. 
Demi si affrettò a prendere le chiavi dell'auto mentre Jonathan finì di chiudersi la camicia.
"Andiamo" lo prese dolcemente per mano ed insieme uscirono.
Non sapevano ancora dove andare, non avevano una meta, ma di una cosa erano sicuri, volevano "scappare" da quella realtà, anzi, Jonathan voleva scappare e Demi voleva solo aiutarlo e sapeva che lei era l'unica a poterlo fare.
Entrarono in macchina, ad entrambi bastò solo guardarsi per decidere dove andare, un solo sguardo e si erano detti più di mille parole. Sarebbero andati in quel famoso parco che ora non aveva più solo importanza per Demi, ma anche per Jonathan. 
Durante il tragitto, di tanto in tanto si guardavano e Demi gli sorrideva, era anche un modo che aveva per tranquillizzarlo, per fargli capire che lei era li è che andava tutto bene. 
"Va meglio?" gli chiese interrompendo quel silenzio ormai loro amico.
"Si" si limitò a dire lui, il suo sguardo era fisso sul finestrino.
"Cosa è successo prima? Perchè hai avuto quella reazione?" Demi odiava toccare argomenti che magari l'avrebbero messo in difficoltà ma aveva bisogno di capire se voleva aiutarlo.
Il ragazzo abbassò lo sguardo, come era suo solito fare.
"Non lo so neanche io cosa mi è successo... non lo so" disse scrollando le spalle.
"Per un momento ho temuto che..." lui la fermò.
"Che io potessi fare una pazzia? Giusto?"
"Jonathan non eri più tu!"
"Questa è un'altra parte di me, tutto qui, è stata ed è quella parte che loro hanno creato, che loro hanno fatto nascere in me, che loro hanno voluto, non è una cosa che posso controllare"
"Avevi cosi tanto rancore dentro, si vedeva, eri cosi arrabbiato. Forse avresti solo bisogno di sfogarti, di cacciare fuori tutto ciò che hai li dentro" disse facendogli segno sul petto.
"Ho solo bisogno di essere lasciato in pace, ciò che è dentro di me c'è sempre stato e potrà restarci ancora."
"Prima o poi scoppierai, lo sai?"
"Ho tenuto duro tutti questi anni, cosa c'è di diverso ora?"
"Io, ora ci sono io e di certo non permetterò che ciò che hai dentro ti rovini la vita."
Dopo quelle sue ultime parole, il silenzio era tornato, forse Jonathan non sapeva che dire o semplicemente stava pensando.
"Siamo arrivati" disse lei spegnendo l'auto. 
Uscirono e lei gli andò vicino. Gli prese la mano e si avviarono verso il parco, stavolta non si sarebbero seduti se anche era una meravigliosa serata e la luna splendeva nel cielo, decisero di fare una passeggiata.
"E' cambiato qualcosa dopo l'incontro di prima con tua madre o è solo una mia impressione?" chiese la ragazza continuando a camminare.
"Non è cambiato niente Demi, sono sempre io." il suo sguardo era fisso a ciò che era davanti a lui, sembrava quasi che non volesse guardarla.
"Questa la aggiungiamo a tutte le altre bugie che mi hai detto? Che ne dici?" Il suo comportamento era cambiato, qualcosa in lui era cambiato. Demi rivoleva quel ragazzo dolce e timido di cui si era innamorata, non quello che ora le era davanti.
"Ma tu pensi sempre che ti dica bugie? Questa è la verità, se ci credi bene altrimenti non so che dirti."
Aspetta un attimo, che razza di risposta era quella?
"Vuoi sapere perchè penso che sia una bugia? Si?" disse lei prendendolo per le braccia e girandolo verso di lei.
"Si, mi piacerebbe saperlo!" finalmente il suo sguardo era rivolto a lei.
Improvvisamente Demi lo baciò con forza così, senza preavviso ne niente, gli prese il viso e lo avvicinò a se.
Jonathan, inizialmente sorpreso, strizzò gli occhi, poi si stacco bruscamente fermandole i polsi con le mani. Non era stato un bacio romantico, dolce o quant'altro e sinceramente neanche lui aveva capito perchè l'avesse fatto.
"Che significa? Perchè mi hai baciato?" chiese, la sua espressione era indecifrabile.
"Ti sei reso conto che non è stato come le altre volte?"
"Dove vuoi arrivare?"
"Se ti avessi baciato prima di questo tuo strano comportamento o cambiamento, chiamalo come vuoi, di certo non mi avresti respinto come hai appena fatto." ecco, ora era tutto chiaro, era una prova.
"Alla fine sono io quello che è cambiato? Tu piuttosto?"
"Dov'è il Jonathan che ho conosciuto quel giorno agli studi di X-Factor? Quel ragazzo che pur di abbracciarmi si è fatto rompere il naso? Quello che ha lottato per il suo sogno e alla fine lo ha realizzato? Quello che poco fa mi ha chiesto aiuto stringendomi in un abbraccio? Dov'è quel meraviglioso ragazzo di cui mi sono innamorata?"
"E' sempre qui! Davanti a te! Maledizione, cosa è cambiato?"
"No, davanti a me non c'è quel ragazzo, ce ne un'altro che dentro ha troppe emozioni contrastanti che non riesce a controllare e si comporta in questo modo. Riflettici e fammi un fischio quando l'avrai capito." disse la ragazza ritornando all'auto. 
"Demi! Demi ti prego fermati!" provò a gridale ma risultò inutile, solo dopo si rese conto di essersi comportato come un deficiente, si, era questo ciò che pensava di se stesso. 
La vide allontanarsi mentre ad ogni passo che faceva il cuore perdeva un battito.
"Ma che diavolo sto facendo? Dio mio che stupido e vigliacco! Che stupido!" continuava a ripetersi mentre si batteva le mani contro la testa. Se la stava prendendo con l'unica persona che voleva aiutarlo davvero e non riusciva neanche a capirne il motivo, che stava succedendo? Sua madre gli portava cosi tanto rancore? Cosi tanto rancore da cambiarlo fino a quel punto? 
I suoi pensieri vennero interrotti dallo squillo del telefono, era sua zia.
"Pronto!" involontariamente aveva risposto male anche a lei.
"Jonathan sono io, che hai tutto ad un tratto?"
"Zia scusami è che... lascia perdere, qualcosa non va?"
"Sei con Demi?"
"Si, si." disse ripensando alla figura da stupido che aveva fatto pochi istanti prima.
"Tornate a casa, devo parlarti di una cosa importante."
"E' successo qualcosa?" chiese preoccupato.
"Non voglio parlarne a telefono, preferisco aspettare che torniate"
"D'accordo, d'accordo, arriviamo" disse chiudendo la telefonata.
A parte tutto, il tono di sua zia lo aveva fatto preoccupare, era successo qualcosa di grave? Forse voleva solo dirgli qualcosa di poca importanza? No, impossibile, aveva detto che era molto importante. I suoi pensieri erano più confusi, come se non ne avesse già abbastanza per la testa. 




Spazio Autrice:
Ah, finalmente sono tornata, perdonatemi, davvero. Questo capitolo l'ho praticamente scritto in 3 giorni, ci ho messo tanto ad aggiornare a causa dei compiti, interrogazioni ecc... voi potete immaginarlo. Ma finalmente ce l'ho fatta! Come sempre devo ringraziarvi immensamente, non mi ero accorta di essere arrivata addirittura a 10 recensioni! Mi fate ogni giorno sempre più felice! *-* Beh spero vi piaccia e che ne sia valsa la pena di aspettare, mi scuso ancora. Buona lettura.
Bacioni.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Forgive me. ***


Image and video hosting by TinyPic
20.
Si affrettò a tornare da Demi, ora che aveva fatto quella figura da stupido e vigliacco non era sicuro che avrebbe ripreso a parlargli, e questo lo preoccupava, non voleva perderla. 
"Demi..." riuscì solo a dire, ma lei era già dentro l'auto.
Entrò anche lui, rassegnandosi a quella non - risposta da parte della ragazza. 
Per tutto il viaggio non fece altro che guardarla, come sempre dopotutto, ma sentiva che qualcosa era davvero cambiato, avrebbe voluto parlarle, stingerle la mano ma aveva paura di peggiorare tutto, non poteva permetterselo. Dopo 20 interminabili minuti, finalmente arrivarono a casa. 
Uscendo dall'auto Demi gli passò davanti, quasi come se nulla fosse, come se lui non esistesse. Anche per Jonathan era una situazione nuova, non l'aveva mai vista cosi. 
Lei si affrettò a bussare e sua zia le aprì invitando entrambi ad entrare.
"Allora zia, di cosa devi parlarmi?" chiese il ragazzo chiudendosi la porta alle spalle. 
"Tua madre" disse tutto d'un fiato, sembrava quasi come una fitta al cuore per il ragazzo, come una coltellata data cosi velocemente da non riuscire a capire più niente. 
"Ah, ancora? Dobbiamo per forza parlarne? Perchè invece di perdere tempo non mi lascia in pace? Quella donna per me non ha più importanza e al momento non ho alcuna voglia di discuterne." eccolo, lo strano Jonathan di poche ore prima stava tornando.
Demi si limitò a guardarlo reagire, seduta sul divano.
"Vorrei tanto non dovertene parlare ma è importante. E' per le emozioni che ti controllano che hai paura di affrontare l'argomento ogni volta?"
"Le mie emozioni non centrano un bel niente, ma pechè ne siete cosi convinti? E' solo quel sorriso isterico e quell'espressione da superiore a mandarmi in tilt e non è una cosa che posso controllare!"
"Voglio creare un discorso con te civilmente, non voglio vederti arrossire dalla rabbia e tremare dalla paura ogni volta!"
"Ah, ma che..." stava per dire ma sua zia lo fermò iniziando a raccontare, sapeva che una volta fermato non sarebbe più andato avanti. 
"Ho parlato con l'avvocato e siamo giunti alla conclusione che una possibile ipotesi del suo ritorno è... per portarti via da qui, per riportarti in Italia. E' l'unica, altrimenti perchè fare tutto ciò che sta facendo?"
Jonathan spalancò gli occhi, gli incubi che ogni notte faceva si stavano rivelando realtà. Anche Demi, per quanto fosse ancora arrabbiata con lui, non poté fare a meno di nascondere la sua reazione, anche per lei era stata quasi come una coltellata al petto.
"Ma potete difendervi? Giusto?" chiese la ragazza, ormai si sentiva parte di quella questione.
"Si, ma possiamo solo provarci. E' comunque suo figlio e può decidere di allontanarlo da me in qualunque momento."
Jonathan era ancora senza fiato, gli occhi erano... erano cosi strani e la sua espressione era indecifrabile.
"Ho... ho bisogno di dormire. Dormirò sul divano."
"Jonathan tutto..." stava per chiedergli sua zia ma lui la fermò.
"Sto bene, voglio solo dormire."
La reazione che aveva avuto a quella notizia era stata troppo strana, Demi e sua zia si erano seriamente preoccupate, il suo volto pallido e le sue mani tremanti non erano normali.
"D'accordo, vado a prenderti delle coperte e..."
"T-tranquilla, faccio io" le rispose il ragazzo avviandosi verso la sua stanza.
"Demi..." la chiamò la donna. "Ti prego, stanotte resta qui. La reazione che ha appena avuto non mi è piaciuta per niente. Non te lo chiederei se tu non fossi l'unica a poterlo aiutare, ti prego, tu sola può tranquillizzarlo"
La ragazza aveva capito benissimo ciò che voleva dire la donna, aveva avuto la stessa impressione anche lei.
"Si, va bene, non si preoccupi" le disse dolcemente.
"Ah, grazie!" l'abbracciò, fu un gesto istintivo, aveva bisogno di farlo.
Quella notte quindi, Demi la passo lì, Jonathan le aveva lasciato la stanza libera, aveva detto di voler dormire sul divano e contraddirlo non sarebbe stata una buona idea. 
Nel cuore della notte però, le venne sete, la gola era molto secca, era strano, non era una cosa le che succedeva spesso. Si alzò lentamente strofinandosi gli occhi, era ancora un po' assonnata. Uscì dalla stanza e vide che Jonathan stava dormendo, tirò un sospiro di sollievo, era convinta che non ci sarebbe riuscito quella notte ma vedendolo dormire dolcemente, era contenta, finalmente poteva riposare un po'. Dopo avergli dato un ultimo sguardo, si diresse in cucina per prendere un bicchiere d'acqua. Aprì il frigo ed il contatto con la bottiglia fredda la fece rabbrividire. Versò l'acqua in un bicchiere ed iniziò a berla. 
Improvvisamente da dietro sentì qualcuno avvicinarsi e posarle delicatamente le mani sui fianchi. Era Jonathan.
"Sono io." le sussurrò ad un orecchio.
"Mi hai fatto paura" disse la ragazza appoggiando lentamente il bicchiere sul tavolo.
"Scusa, non volevo" 
Con una mano le spostò leggermente i capelli dal collo ed iniziò a baciarla.
"Jonathan, ti prego" provò a dirgli, ma era inutile. Anche lei desiderava baciarlo, in fin dei conti aveva bisogno di sentire le sue labbra, le sue mani ed il suo corpo su di se.
"Perdonami, perdona quel ragazzo che hai conosciuto agli studi di X-Factor, quello che si è fatto rompere il naso per abbracciarti, quello di cui ti sei innamorata, perdonalo perchè credimi, è tornato, io sono tornato." Le disse interrompendo ogni parola con un bacio, era un ritmo maledettamente meraviglioso e sensuale. "Ho bisogno di te, nient'altro."
Le sue labbra continuavano libere il loro percorso sul suo collo mentre le sue mani vagavano sul suo corpo, accarezzandone ogni più piccolo angolo. 
"Jonathan ti..." le ultime lettere vennero sostituite da un piccolo gemito. 
"Shh" mentre le sue labbra continuavano a farla impazzire, posò delicatamente una mano sul suo ventre salendo lentamente sempre più su.
Per istinto, Demi inchinò la testa leggermente all'indietro, facendola combaciare perfettamente con lo spazio tra il collo e la spalla di Jonathan. Erano come due pezzi di un puzzle, perfettamente unibili e facilmente distruttibili, tutto dipendeva da loro. 
"Ti amo e nessuno potrà mai cambiare ciò che provò." le sussurrò in un orecchio mentre le sue mani salivano sempre più su, erano già arrivate sotto i suoi seni. "Perdonami amore mio, perdonami, ti prego" quasi la supplicò, ma dopotutto non era una vera a propria supplica, i suoi baci e le sue mani la stavano confondendo. 
La ragazza si girò lentamente per baciarlo e finalmente premette con forza sulle sue labbra, quel bacio non aveva niente di casto: le loro labbra rimasero costantemente legate per permettere alle loro lingue di darsi battaglia, una battaglia che forse nessuno dei due avrebbe vinto, una battaglia di pura passione e piacere.
"Ti perdono amore mio, ti perdono" il suo respiro si era fatto più pesante a causa delle troppe emozioni. Jonathan riprese a baciarla, ma stavolta con molta più passione. Nessuno avrebbe potuto fermarli, anzi, nessuno avrebbe dovuto!
"Si, mi hai perdonato" continuava a sussurrarle mentre le loro labbra erano ancora legate. 
Iniziò a spostare le mani sotto la sottile maglia di lei che aveva indossato per andare a dormire, accarezzò ogni angolo della sua pelle liscia e delicata.
"Si... ti ho perdonato amore mio, l'ho fatto" il suo respiro sempre più pesante ed il suo cuore sempre più veloce, era tutto incredibilmente stupendo.
Le loro labbra iniziarono a staccarsi e riattaccarsi velocemente per permettere ad ognuno di sbarazzarsi dei vestiti dell'altro. Demi era solo in intimo ora, la sua maglia era scivolata lentamente per terra e la stessa fine aveva fatto quella di Jonathan. Una volta avuto il completo contatto con la sua pelle nuda, la spinse lentamente verso la porta mentre con le mani le teneva i polsi, non le stava facendo male, era forse solo un modo per farle capire che non voleva perderla, che non voleva che se ne andasse. Demi rabbrividì al contatto della schiena contro la porta, si spinse leggermente in avanti a causa della forte sensazione di piacere che mano mano stava crescendo in lei. Jonathan si compiacque, ora poteva farla stare bene come tante volte aveva fatto lei con lui, in qualche modo aveva bisogno di ringraziarla ma non era solo per quello, era un desidero che aveva da troppo tempo, un desiderio grande che prima o poi non avrebbe più potuto nascondere. Posizionò la testa nello spazio tra la spalla e la testa di Demi, continuando a baciarla sempre nella stessa zona, aveva capito che forse quello era il suo punto debole. Le sue mani invece vagavano ancora libere sul suo corpo, partirono dalla gamba per poi arrivare lentamente sempre più su. Quel ritmo non riusciva neanche a farla respirare, era un miscuglio di emozioni meraviglioso ma allo stesso tempo letale.
"Voglio fare l'amore con te" le sussurrò infine all'orecchio. Quella non era una supplica, un bisogno o altro, era solo una frase piena di desiderio, passione, la necessità di dimostrarle l'amore che provava per lei e darle la conferma che nessuno avrebbe mai potuto cambiarlo in quello.



Spazio Autrice:
Buongiorno a tuuttii (?) Oggi finalmente avevo più tempo e ne ho approfittato. Ho cercato di scrivere questo capitolo nel miglior modo possibile (anche se ovviamente questa è solo una parte c;) e boh, ci tengo particolarmente, non chiedetemi il perchè ahah. Come sempre devo ringraziarvi, grazie per la pazienza nell'aspettare gli aggiornamenti, davvero, grazie infinite. Buona lettura.
Baci.
TeenAngelita_92

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Our first time. ***


Image and video hosting by TinyPic
21.
Dopo quelle sue ultime parole, le loro labbra ripresero a baciarsi, con sempre più passione e forza. Un piccolo brivido sulla schiena di Demi si era fatto spazio tra i suoi mille pensieri quando Jonathan le aveva sussurrato quelle 5 dolci parole.
"Anche io amore mio, anche io" gli rispose lei, ormai senza più aria per respirare.
I loro baci non erano mai stati cosi passionali, le loro mani non si erano mai spostate oltre il viso e i loro desideri mai cosi bisognosi di essere realizzati. 
Jonathan decise allora di portarla in camera sua, il letto sarebbe stato sicuramente molto meglio della porta fredda dietro la sua schiena. Senza staccare minimamente il contatto delle labbra, la prese in braccio a mo di sposa, e lei gli circondò il collo con le braccia. 
Il tragitto dalla cucina a camera sua sembrava quasi infinito. Quando si avvicinarono alla porta, Jonathan la spinse leggermente con il gomito per aprirla, facendo sempre attenzione a non distruggere quel loro lungo e meraviglioso bacio. Si avvicinò al letto e con delicatezza rilasciò Demi, facendola cadere lentamente.
Lei sciolse quel 'nodo' che aveva fatto con le braccia intorno al suo collo, mentre lui si allontanò leggermente.
"Il mio cellulare è spento, il tuo?" le sussurrò mentre le accarezzava leggermente le labbra.
"Spento" rispose contenta. Sapevano che sarebbe stato molto raro che qualcuno li avesse chiamati all'una di notte, ma non si poteva mai sapere, non volevano che nessuno li disturbasse ancora. I loro respiri cosi caldi e pesanti, a causa delle emozioni, erano distanti un niente, potevano sentirli.
Mancava solo la porta, pensò lui. Si allontanò per andarla a chiudere ma Demi lo fermò prendendolo per un braccio.
"Chiudo solo la porta, tranquilla" e dopo averle detto ciò, la baciò di nuovo, con tutta la passione possibile. 
Si staccò sorridendole e si diresse verso la porta per chiuderla. Una volta fatto ciò che doveva fare, tornò da lei, ora più niente e nessuno poteva rovinargli quel meraviglioso momento. 
Si distese su di lei facendo attenzione a non farle male. Strusciò delicatamente le sue labbra contro quelle di lei, voleva davvero farla impazzire. Demi alzò leggermente la testa per unire definitivamente ancora una volta le loro labbra. Gli teneva una mano tra i capelli per avvicinarlo sempre più. Le mani di Jonathan invece vagavano lentamente sulle sue gambe, tracciando una linea perfetta sul pantalone del pigiama, era impossibile non rabbrividire a quel fantastico tocco. Decise che doveva sbarazzarsene, desiderava troppo sentire la delicatezza della sua pelle sotto la sua mano. Lentamente slegò il piccolo nodo dell'elastico attorno ai pantaloni, allargandoli leggermente, permettendo cosi alla sua mano di entrare più facilmente.
Mentre con una le accarezzava il viso, con l'altra le accarezzava la coscia, e stavolta non stava tracciando una semplice linea. Mentre tutto questo succedeva sulla parte inferiore del corpo di Demi, le loro labbra erano ancora, costantemente legate. Il petto di Jonathan era appoggiato leggermente a quello di Demi, potevano sentire il cuore battere e i piccoli brividi trattenersi sotto la pelle perchè le loro maglie erano ormai sul freddo e umido pavimento della cucina. Jonathan iniziò a spostare le labbra sotto il mento della ragazza, e lo stesso fece con le mani portandole sempre più giù, doveva sbarazzarsi di quel pantalone.
Demi alzò il petto a causa della grande sensazione di piacere che mano mano cresceva sempre più, non riusciva a controllare il suo respiro ed il suo cuore sotto il tocco delle sue labbra e delle sue mani che la stavano facendo impazzire. Jonathan si decise, iniziò a spostare sempre più giù il bordo dei pantaloni, facendoli, infine, finire per terra. Ora Demi era completamente in intimo.
In tutto ciò, le labbra del ragazzo erano arrivate al suo petto, ritrovandosi nel centro dei due seni. I suoi baci lenti e delicati la indussero ad accarezzargli i capelli con le mani mentre inarcava leggermente il petto per dargli più facile accesso. Anche lei decise di sbarazzarsi dei pantaloni di Jonathan. Gli posò le mani sul bacino e lui poggiò le sue su quelle della ragazza, capì subito cosa voleva fare. Insieme quindi, si sbarazzarono anche del suo pantalone. Ora entrambi erano in intimo.
"T-ti amo" riusci solo a dire il ragazzo riportando le sue labbra su quelle di Demi, ma stranamente lei notò che stavano tremando.
"V-va tutto bene, tranquillo" gli disse portandogli una mano sul viso.
Era forse nervoso, era comunque la sua prima volta ma apprezzò molto quel suo gesto che sembrò averlo tranquillizzato. Jonathan non aveva mai provato prima quell'emozione cosi forte, quella sensazione di pace, di puro benessere, non aveva mai provato ciò che significa "Fare l'amore". A volte quando i suoi amici coetanei gli raccontavano che la sera prima lo avevano fatto con una bionda "gnocca" come di solito definivano le belle ragazze, era sempre disgustato. Lo prendevano spesso in giro perchè dicevano che aveva 17 anni e non l'aveva ancora fatto, ma lui non ci pensava tanto. Preferiva aspettare anche fino all'eternità ma non l'avrebbe mai fatto con una che nemmeno conosceva, con una che lo attirava solo perchè era "gnocca", con una per cui non provava niente, assolutamente niente. Lui non voleva fare "sesso" come tutti gli altri suoi amici lo chiamavano, lui preferiva fare "l'amore" che era ben diverso, molto diverso. Con Demi era certo che sarebbe stato meraviglioso, lui la amava più della sua stessa vita e non era solo desiderio, non era solo attrazione fisica, l'amava davvero, era un qualcosa che andava molto oltre tutte le motivazioni superficiali che usavano i suoi amici per "scopare" con qualcuna. 
I loro respiri erano sempre più affannati e questo rendeva tutto ancora più meraviglioso e perfetto. Ora mancavano solo pochi indumenti pensò lui. Velocemente cercò di toglierle il reggiseno, posizionò le mani dietro la sua schiena accarezzandone ogni angolo, per poi arrivare al gancetto. Inizialmente ci giocò un po' continuando a baciarla appassionatamente, poi decise di slegarlo e lo fece. Demi si alzò leggermente per permettergli di toglierlo e in un attimo, il reggiseno era sul pavimento.
Ora i loro corpi nudi si spingevano l'uno contro l'altro, in una unione perfetta. Lui riprese a baciarla sul collo, ritornando sul suo punto debole, mentre con una mano le accarezzava un seno, sapeva per certo che sarebbe riuscito a farla stare bene, anche solo per un po'.
Per Demi quello fu già il colpo di grazia, il tocco delle sue mani, il suo respiro affannato, il suo petto nudo, era tutto troppo grande per lei, erano cose che non aveva mai provato prima.
Ben presto si sbarazzarono anche dei boxer di lui e degli slip di lei, non ci volle molto. Si coprirono con il lenzuolo del letto ed in quella meravigliosa e calda notte, si abbandonarono al destino, al desiderio, alla passione. Ogni spinta era lenta e delicata e a fargli compagnia c'erano i piccoli gemiti, i respiri affannati e quelle poche gocce di sudore di entrambi. Quello non era solo sesso, quello era amore, solo puro e sincero amore e a loro bastava per essere felici. 



Spazio Autrice:
Buonaseraa! (?)  "FINALMENTE!" credo che qualcuno di voi avrà sicuramente pensato ahahah. Volevo ringraziarvi infinitamente, come sempre dopotutto, devo ringraziarvi davvero. Giuro che ci ho messo tutto il giorno per scrivere questo capitolo, non lo so ma improvvisamente ho avuto un blocco e non sapevo più che scrivere, cioè come scrivere (?) D: Mi sono impegnata e spero davvero con tutto il cuore che vi piaccia, sul serio. Buona lettura! *-*
Bacioni.
TeenAngelita_92

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** The best night of my life. ***


Image and video hosting by TinyPic
22.
La mattina dopo, Jonathan si svegliò presto, erano le 6:30. Aprendo gli occhi diede uno sguardo alla finestra accanto al letto: fuori era ancora un po' buio, si intravedeva il cielo leggermente bianco coperto ancora dal nero della notte che stava per finire, era una sfumatura davvero meravigliosa. Lui amava quel momento, adorava svegliarsi e vedere quel cielo perchè significava che era ancora presto per alzarsi ed affrontare la giornata, poteva benissimo restare ancora un po' a letto. 
Si girò e vide con sua immensa felicità il viso di Demi. Stava ancora dormendo dolcemente appoggiata al suo petto. 
"Sei bellissima" le sussurrò sottovoce sorridendo, quasi come se potesse sentirlo. 
Ripensò a poche ore prima guardando il soffitto. Tutto gli passò davanti agli occhi quasi come un flashback. Si rese conto che quella era stata la notte più bella di tutta la sua vita e non l'avrebbe mai dimenticata. Si strinse ancora un po' a lei per poterle sfiorare il naso con il suo, mentre con una mano cercava di coprire meglio entrambi con le coperte. Era un momento cosi perfetto e meraviglioso. Avrebbe tanto voluto rimanere li per sempre, sotto quelle coperte, accanto al suo corpo, accanto alla persona che più di tutte sapeva renderlo felice. 
"Buongiorno" disse lei aprendo gli occhi. Era cosi dolce, pensò lui appena la vide svegliarsi.
"Buongiorno a te" le disse stampandole un piccolo bacio sulla fronte. 
"Uhm... non c'è risveglio migliore di questo" un piccolo sorriso sulle sue labbra aveva letteralmente illuminato la stanza. 
"Dici davvero?"
Quella semplice affermazione aveva reso Jonathan improvvisamente felice, più di quanto non lo fosse già. Lui le aveva offerto solo ciò che aveva, era convinto che fosse poco rispetto a quello che lei davvero meritava, rispetto a ciò che magari qualche altro ragazzo poteva offrirle, ma per Demi il suo amore valeva più di ogni altra cosa. 
"Perchè me lo chiedi? Non ci credi?" gli chiese accarezzandogli il viso.
"No, non è questo, è che..." improvvisamente il volto gli diventò rosso, era in imbarazzo.
Demi rise leggermente mentre con un dito tracciava i contorni del suo viso.
"No non ridere, davvero, credevo di essere stato... ecco vedi io..." il rossore sul volto era sempre più evidente. Lei si avvicinò annuendo ad ogni sua parola.
"Hey" provò a dirgli per farlo smettere di parlare.
"No, sul serio, se sono stato..." continuava a bisbigliare ma lei lo fermò baciandolo. Con le mani lo tirò a se e lo baciò dolcemente, fu il bacio più dolce che si erano mai dati.
"Parli troppo signor Gordon" gli disse staccandosi leggermente. "Stanotte è stata la notte più bella di tutta la mia vita, se era questo che volevi sapere." gli sorrise ancora.
Jonathan aveva paura di non essere stato all'altezza, si insomma era la sua prima volta, aveva paura di aver sbagliato qualcosa, ma il sorriso di Demi e quelle poche, semplici ma dirette parole lo avevano rimesso al mondo, era il ragazzo più felice della terra. 
"Non stai mentendo vero?" gli chiese incredulo.
"Non ti sto mentendo, credimi" gli assicurò mentre un'altra risata le scappò.
"A-aspetta un attimo" le disse alzandosi. 
Inizialmente Demi non capì cosa volesse fare, lo guardò perplessa. Lui si alzò affrettandosi a rimettere i pantaloncini. Si avvicinò alla finestra e l'aprì. 
"Signore! Signore!" gridò vedendo un uomo sulla strada.
Era un uomo sulla quarantina che ogni mattina si svegliava a quell'ora per andare a lavoro. Ogni volta che Jonathan si svegliava presto, lo vedeva camminare per la strada, tra il vento e la nebbia mattutina e si chiedeva come facesse a non desiderare di tornare a casa, magari sotto le lenzuola calde con una tazza di cioccolata. Sentendosi chiamare, lo sconosciuto si girò di scatto notando Jonathan muovere le braccia dalla finestra. Il viso gli parve familiare, lo aveva visto già alcune volte.
"Hey ragazzo!" gli gridò a sua volta.
"Mi scusi, lei sta andando a lavoro, vero?"
"Si."
"Come ogni mattina alle 6:30, giusto?"
"Si"
"E' questo non è un sogno, giusto? Lei davvero sta andando a lavoro, vero?"
L'uomo lo guardò perplesso, aveva quasi pensato che per fare colazione, al posto del solito latte avesse bevuto una bottiglia di vino o altro. 
"Ragazzo, se fosse un sogno io ora sarei a casa mia, sotto le lenzuola del mio caldo letto. Tu piuttosto, stai bene?" gli chiese gridando.
Sulle labbra di Jonathan un meraviglioso sorriso nacque, pensava davvero di essere in un sogno, ma quella era realtà.
Demi si alzò leggermente per capire cosa stesse facendo. Quando sentì la risposta dell'uomo, scoppiò a ridere. Era cosi buffo vedere la reazione di Jonathan, aveva gli occhi lucidi ed il viso rosso. 
"Grazie! Grazie signore! Ah, e buona giornata!" disse chiudendo la finestra.
"Buona giornata anche a te" borbottò l'uomo tra se e se. L'aveva capito, quell'espressione sul suo viso la riconosceva. Era la solita espressione che tutti i ragazzi hanno quando sono innamorati, ti fanno sembrare stupido, un po' scemo, ma è la cosa più bella che possa capitare, pensò lui mentre tanti ricordi della sua giovinezza tornavano con malinconia. 
"Ma tu sei pazzo o cosa?" gli chiese Demi scoppiando a ridere.
"Non è un sogno! Hai sentito quell'uomo? Non è un sogno! No, non lo è!"
"Vieni qui" gli prese dolcemente il polso tirandolo sul letto accanto a se.
"Ho passato la notte con Demi Lovato!" iniziò a gridare lui con un sorriso costante sulle labbra, si, era diventato letteralmente scemo, anzi no, innamorato.
"Smettila! Sveglierai tua zia!" gli disse tappandogli la bocca con una mano. 
Entrambi scoppiarono in una risata, una di quelle a crepapelle, di quelle che ti fanno piangere. 
"Ma come ho fatto ad innamorarmi di un pazzo come te?" chiese scherzosamente la ragazza accarezzandolo.
"Non lo so, so solo che ti amo più di ogni altra cosa al mondo e se sono pazzo è colpa tua."
Dopo quelle sue ultime parole, rimasero ancora un po' a letto, abbracciati, mentre fuori il nero della notte nel cielo era completamente sparito. 
La zia di Jonathan si era svegliata, sentirono i rumori dei passi, forse come ogni mattina stava preparando la colazione. Decisero di alzarsi anche loro, si affrettarono a rivestirsi e uscirono dalla stanza.
"Buongiorno" disse Jonathan entrando in cucina, il suo tono di voce era quasi squillante.
"Oh, buongiorno!" rispose con la stessa allegria sua zia. 
"Buongiorno Signora Janet" la salutò Demi sedendosi.
"Oh tesoro, quante volte devo dirti che non devi chiamarmi signora? Chiamami solo Janet, d'accordo?" le disse, stampandole un bacio sulla guancia. "Stanotte avete dormito insieme? Perchè quando mi sono alzata Jonathan non era sul divano."
"Ehm... beh si. Il divano era parecchio scomodo e la signorina Lovato mi ha fatto il favore di dormire con lei." rispose il ragazzo, sorridendo mentre guardava Demi. Sembravano due complici che stavano tramando qualcosa.
"Il divano scomodo eh?" chiese la zia con sguardo malizioso. "Va bene, ho capito. Cambiando discorso, cosa farete oggi?"
"Non saprei, tu invece?"
Lo sguardo della donna divenne improvvisamente cupo, Jonathan si immaginò la risposta.
"Ho un appuntamento con l'avvocato." sforzò un sorriso per nascondere la sua grande preoccupazione.
"Ancora lei, giusto?" chiese, era una domanda retorica, lui sapeva già la risposta.
Demi gli strinse dolcemente una mano da sotto il tavolo, era stato un gesto istintivo.
"Jonathan tu non devi preoccuparti di niente, te l'ho già detto, a lei ci penso io."
"E a te chi ci pensa? Zia tutto questo andare e venire dall'avvocato non ti fa affatto bene."
"Sto bene Jonathan, s-sto bene" improvvisamente la donna iniziò a balbettare, il viso era chiaramente pallido. Stava succedendo esattamente il contrario di ciò che aveva appena detto.
"Signora Janet, che ha? Che succede?" chiese Demi andandole vicino.
"Zia! Zia che hai?"
"Sto- sto be..." le ultime lettere non riuscirono ad essere pronunciate che la donna svenne cadendo tra le braccia di Demi.
Jonathan la soccorse cercando di rialzarla.
"Zia! Zia, che succede? Ti prego rispondi!" le disse prendendole il viso tra le mani.
"Signora Janet! Jonathan chiama un'ambulanza, presto!"



Spazio Autrice:
Sera a tuttiii (?) Beh sono tornata a rompere le scatole ahah. Chiedo davvero perdono se ci ho messo tanto ad aggiornare ma ho cosi tante verifiche ogni settimana che non ho neanche il tempo di respirare e in più avevo già scritto il capitolo sul cellulare ma ovviamente si è cancellato ed ho dovuto riscriverlo di nuovo, ci ho messo tanto perchè ho dovuto cambiare tutto. Come sempre vi ringrazio immensamente, sia per le meravigliose recensioni, sia perchè avete tanta tanta pazienza, grazie davvero. Spero con tutto il cuore che vi piaccia e che, come sempre, ne sia valsa la pena di aspettare.
Buona lettura, baci.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** I promise. ***


Image and video hosting by TinyPic
23.
"Dobbiamo portarla in sala rianimazione! Presto!" urlò uno dei 4 medici che stava spingendo la barella. 
Quelle quattro parole rimbombarono come un eco infinito nella testa si Jonathan. Le sue mani erano "attaccate" alla struttura di ferro della barella dove c'era sua zia, un materiale cosi freddo che lo fece rabbrividire riportandolo alla realtà delle cose. Demi era accanto a lui. L'ospedale non era molto affollato, si sentivano in eco le voci dei medici che parlavano e i suoni dei macchinari. Per ogni corridoio che percorrevano, 2 o 3 persone erano sedute su quelle solite sedie incolori da ospedale, i loro sguardi ogni volta cadevano sulla barella e dopo poco si alzavano su di lui. Gli mettevano agitazione, gli facevano ricordare che era sua zia la donna stesa su quel maledetto lettino e non c'era niente di peggio che esserne consapevole.
"Ragazzo ora lascia fare a noi" lo stesso medico di prima lo fermò con le mani appena arrivarono alla sala. Il ragazzo spalancò gli occhi, il solo pensiero di doverla lasciare andare fu quasi come una pugnalata nello stomaco.
"No, no per favore, io devo entrare!" disse, mentre altri infermieri si affrettavano a sciogliere la sua presa dalla barella. Il suo viso era pallido e le sue mani tremanti e fredde.
"Ragazzo non puoi fare più niente, hai già fatto tanto. Fidati di me, la rivedrai." gli disse poggiandogli una mano sulla spalla per allontanarlo. 
"Devo entrare! Io devo starle vicino! Vi prego!" iniziò ad urlare ma il medico era già entrato mentre due infermieri lo avevano tenuto lontano per chiudere la porta. Demi cercò di fermarlo prendendolo per le braccia ma fu inutile.
"Io devo entrare! Fatemi entrare!" iniziò a battersi contro la porta azzurra della sala prendendola a pugni, nella speranza che qualcuno si accorgesse di lui.
"Jonathan!" la ragazza lo afferrò con forza per le braccia girandolo verso di se. "Basta, basta!" gli disse avvolgendogli il corpo con le braccia. Lo abbracciò stringendolo forte a se per fermarlo.
"No, no, ti prego..." continuava a gridarle mentre con le mani cercava di allontanarla.
"Shh, basta, basta, calmati" gli sussurrò infine riavvicinandolo. Il ragazzo si arrese, si appoggiò a lei sfinito, distrutto, come qualcuno che dopo tempo non ha più la forza di lottare, di rimanere forte, solo il pensiero di esserlo all'improvviso gli sembrava impossibile. 
"Calma. Sono qui con te, andrà tutto bene, credimi, andrà tutto bene!" 
Demi strinse gli occhi quando le prime lacrime di Jonathan iniziarono a bagnarle il collo. Se anche glielo stava dicendo, non era sicura che tutto sarebbe andato bene e ciò che gli faceva più male era vederlo in quello stato, vederlo distrutto perchè si sentiva impotente, sapeva che se anche avrebbe cercato di tranquillizzarlo non ci sarebbe riuscita stavolta. Non voleva che il suo passato tornasse a tormentarlo, non voleva che i suoi tagli tornassero ad aprirsi, si esatto, la sua più grande paura era quella. 
"Demi ti prego, io devo... devo andare da lei" la supplicò lui tra le lacrime.
Al solo sentire di quelle parole, lei si senti male. Vederlo in quello stato era un colpo al cuore. 
"Shh, andrà tutto bene, fidati di me" 
"Promettimelo, ti prego"
Quella parola appena pronunciata da Jonathan diventò subito dopo l'eco che iniziò ad assillare la sua mente. "Promettimelo" pensò lei, non voleva promettergli qualcosa di cui non era sicura, non voleva deluderlo, non voleva prenderlo in giro, ma altre scelte non ne aveva.
"Te lo prometto, andrà tutto bene" gli disse infine stringendolo ancora più forte. Stinse gli occhi come per cacciare via quel piccolo senso di colpa che aveva, sentiva che stava mentendo. 
Restarono cosi abbracciati, contro il freddo muro azzurro dell'ospedale per un tempo quasi infinito, Jonathan non aveva nessuna intenzione di alzare il viso dall'incavo del collo di Demi, non aveva nessuna intenzione di aprire gli occhi e sentirsi schiavo delle realtà delle cose che mai, come in quel momento, lo stava distruggendo, gli stava imponendo di essere forte difronte ad una situazione del genere e lui non ci riusciva, no, non ce l'ha faceva.
Alcune persone, di tanto in tanto, passavano e iniziavano a guardarli. Tutti erano cosi stupiti da quel loro semplice abbraccio, se anche era un gesto cosi semplice avrebbero tanto desiderato che qualcuno l'avesse fatto con loro.
"Hey, come va?" disse lei interrompendo quel terribile silenzio.
Lui non rispose, si aggiustò meglio tra le sue braccia stringendola ancora un po'.
"Ti va di mangiare qualcosa? Hai il viso cosi pallido." gli disse accarezzandogli dolcemente la testa con una mano.
Ancora nessuna risposta, le prese solamente la mano stringendola dolcemente.
"Hai le mani cosi fredde..." notò con dispiacere "Jonathan ti prego rispondimi, va tutto bene?"
"Sto bene" un filo di voce finalmente uscì dalla sua bocca.
"Hai bisogno di mangiare, hai il viso troppo pallido, mi preoccupa." provò ad allontanarlo leggermente per guardarlo negli occhi ma lui non si mosse.
"No, ti prego. Non lasciarmi" disse riavvicinandola a se. 
"Hey, tranquillo. Non voglio lasciarti, voglio solo che tu prenda qualcosa da mangiare."
"Non ho fame"
In quel preciso istante, finalmente quella porta che per ore avevano continuato a fissare nella speranza di vedere qualcuno uscire, si aprì.
"Gordon?" chiese il medico, era lo stesso di prima.
Solo al suono della sua voce, Jonathan si girò di scatto, staccandosi bruscamente da Demi. La luce artificiale gli arrossì leggermente gli occhi.
"Sono io! Come sta mia zia?" rispose pronto.
"Ragazzo, per il momento non so dirti niente di sicuro o concreto. E' ancora in sala e le sue condizioni non sono molto favorevoli. Sappi che stiamo cercando di fare il possibile, tutto ciò che è nelle nostre possibilità."
"N-no, a-aspetti, che significa?" la bocca iniziò a tremare.
"Significa che non possiamo essere sicuri che si risveglierà." rispose l'uomo tutto d'un fiato, quelle parole avevano fatto male anche a lui.
Gli diede una leggera pacca sulla spalla, quasi come un segno di comprensione. Il ragazzo rimase immobile, senza muovere un muscolo, gli occhi erano spalancati ed il viso ancora più pallido.
Demi da dietro aveva sentito tutto, ogni singola parola e pensò che se per lei fosse stato orribile, per Jonathan era stato ancora peggio. Il ragazzo si portò le mani alla testa stringendola, quasi come se volesse strizzare via tutti quei pensieri che l'opprimevano. 
"No, no, no... non lei... non adesso, non lei, ti prego" la sua voce sembrava disperata. "No ora! Non lei! Non può mollare, non può lasciarmi! Lei è forte, lei è mia zia! Non può lasciarmi! Me lo ha promesso!" continuava a ripetersi come per convincere se stesso che tutto ciò che stava succedendo era solo un incubo. 
Demi gli andò vicino, prendendogli le mani per toglierle dalla testa, si stava facendo male.
"Vieni qui" disse stringendolo a se ancora una volta.
"Ti prego Demi, non lei, per favore, non può lasciarmi"
"Non ti lascerà, lei è forte, non ti lascerà" gli sussurrò mentre con le mani gli accarezzava dolcemente la testa. Era il solo modo che aveva per stargli vicino, per tranquillizzarlo. Se non fosse stata li, cosa sarebbe potuto succedere?
In quel frangente, un'infermiera si avvicinò a loro.
"Perdonatemi, Gordon?" chiese cortesemente dispiaciuta di averli interrotti.
"Si, siamo noi" rispose Demi, Jonathan non riusciva neanche a parlare.
"C'è una donna che chiede di Jonathan. Prima di farla venire volevo accertarmi che potevo farla entrare"
"Può dirmi il suo nome per favore?" chiese la ragazza.
"Giulia Torres."




Spazio Autrice:
Vi chiedo davvero di perdonarmi, davvero. Perdono, perdono, perdono. Mi scuso davvero tanto se ultimamente ci metto più di 2 giorni ad aggiornare ma come già avevo detto, le professoresse hanno "ovviamente" deciso di rompere le scatole l'ultima settimana di scuola prima delle vacanze e quindi non riesco mai a collegarmi. Ma oggi, per farmi perdonare, ho deciso di pubblicarne 2 di capitoli, giuro! Spero con tutto il cuore che vi piaccia e come sempre vi ringrazio infinitamente per la pazienza. Buona lettura.
Baci.
TeenAngelita_92

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Get out of my life. ***


Image and video hosting by TinyPic
24.
Al solo sentire di quel nome, Jonathan si irrigidì. Demi riusci a sentirlo, le sue mani avevano ripreso a tremare insieme a tutto il suo corpo.
"Giulia Torres ha detto?" chiese il ragazzo, staccandosi bruscamente da Demi.
"Si."
"Dov'è ora?"
"Le ho detto di aspettare all'entrata, devo dirle qualcosa?"
"No non si preoccupi, ci penso io, grazie dell'informazione" rispose gentilmente lui cercando di nascondere la grande rabbia che gli ribolliva dentro.
"Di niente, arrivederci" salutò l'infermiera andandosene.
Demi prese a fissarlo, cercava di capire a cosa stesse pensando. Aveva terribilmente paura della sua reazione, sapeva perfettamente che stavolta non sarebbe stato facile calmarlo e non fargli fare pazzie, dopotutto aveva ragione. Quella donna era sempre dietro l'angolo, pronta a rovinargli la giornata.
"E' sempre lei, ovunque vada, qualunque cosa succeda! Questa storia deve finire!" disse lui incamminandosi per il corridoio. Voleva andare da lei è chiudere la questione una volta e per sempre.
"Jonathan! Ti prego fermati" lo fermò afferrandogli il braccio. "Non è il momento, non fare stupidaggini"
"Voglio solo parlarle, che stupidaggini dovrei fare?" chiese con una risata incredula. La sua espressione era completamente cambiata, era indecifrabile.
"Quando c'è lei tu cambi, non riesci più a controllarti."
"Mi prendi in giro? Io sono sempre lo stesso, voglio solo chiarire questa maledetta situazione perchè ne ho abbastanza."
"Ecco, lo stai facendo ora. Guardati un attimo ti prego, riflettici. Quando si parla di lei, è la rabbia del tuo passato a controllarti. Tu cambi, non sei più il Jonathan che conosco."
"Demi stai..."
La ragazza si avvicinò improvvisamente a lui prendendogli il viso tra le mani.
"Ti prego, non voglio che questo succeda ancora, non voglio vederti tremare come proprio ora stai facendo, non voglio vedere i tuoi occhi bruciare dalla rabbia ed il tuo viso diventare rosso. Non voglio che lei riesca a cambiarti. Jonathan ti prego ascoltami, non è il momento ora. Tua zia è ancora in quella sala e andare da lei non farebbe altro che peggiorare il tuo stato d'animo." 
Stava succedendo ancora una volta, Jonathan stava completamente cambiando, solo il nome di quella donna riusciva a mandarlo in crisi.
"E' venuta qui, ora, soprattutto ora. Sono sicuro che sa perfettamente che zia Janet è in quella maledetta sala, l'ha fatto apposta. Non chiedermi di non reagire, non chiedermi di rimanere qui con le mani in mano quando mia zia è li dentro rischiando la vita e tutto ciò che ha saputo fare quella donna è stato presentarsi per ricordarmi quanto io sia stato male per anni. Non chiedermi questo perchè non posso farlo." le disse allontanandole le mani al suo viso. 
Era cosi freddo, il suo sguardo, il suo comportamento, le sue parole... Era freddo, gelido. 
Si affrettò ad arrivare all'entrata e Demi lo seguì. Si, forse aveva fallito il primo tentativo ma doveva proteggerlo, non doveva permettergli di fare uno sbaglio.
Il ragazzo arrivò, la vide. La donna era di spalle, aveva dei fogli nella mano destra e nella sinistra una sigaretta ancora da accendere, forse stava aspettando di uscire per fumare. Quei semplici elementi permisero a tanti ricordi di Jonathan di rifiorire piano piano e ciò non fece altro che peggiorare le cose.
"Cosa vuoi ancora?" urlò per farsi sentire. La donna si girò di scatto, la sua espressione era quasi sorpresa.
"Non si ha più l'abitudine di salutare?" le poche persone presenti iniziarono a guardarli perplessi, ma loro non ci fecero tanto caso. In quell'ospedale ora esistevano solo loro due, era quasi una guerra, uno scontro di cui i soli protagonisti erano loro.
"Pretendi ancora questo? Ma ti prego!" rispose il ragazzo ridendo.
"Ti vedo allegro..." il solito sorrisetto da superiore non ci mise molto ad apparire sulle labbra della donna.
"Cos'altro vuoi ancora?"
"Parlare. Ho saputo che stamattina Janet è stata ricoverata."
"Ci fai spiare per caso?"
"E chi te lo dice che vi faccio spiare? Sono tua madre e lei dopotutto è una mia parente, no?"
Il ragazzo rise abbassando lo sguardo. Anche Demi era arrivata.
"Demi Lovato! Beh ora ci siamo tutti." sorrise la donna.
"Jonathan ti prego, torniamo da tua zia" gli sussurrò all'orecchio.
"Di cosa volevi parlare?" chiese il ragazzo facendo finta di non aver neanche sentito ciò che gli aveva detto Demi.
"Voglio che tu torna in Italia, con me e tuo padre."
A quelle parole, Jonathan non potè fare altro che ridere.
"E questi che sono? Sensi di colpa? Volete rimediare riportandomi in Italia?"
"Sei nostro figlio e come tale dovresti essere con noi, con la tua famiglia."
"Famiglia? F A M I G L I A? Ah, questa si che è bella, quando mai noi siamo stati una famiglia?"
"Non sai cosa stai dicendo Jonathan."
"Io? E tu? Stai dicendo solo stronzate. La mia vera famiglia sono loro, Demi e zia Janet, tu non sai neanche minimamente cosa significhi."
"Eppure quei tagli sul braccio non li hai fatti in Italia. Scommetto che hai iniziato qui." gli disse guardandogli i polsi.
Il ragazzo se li strinse cercando di coprirli meglio. I suoi occhi erano completamente rossi e forse non era solo rabbia.
"Tu non sai niente di me, ne di questi tagli. Non sai il motivo per cui l'ho fatto, non sai che sono il risultato di tutti quegli anni di maledetto inferno che VOI mi avete fatto vivere. Sei venuta qui senza neanche pensare che mi zia ora è in una maledetta sala rianimazione, che sta rischiando la vita! Lei sta rischiando la vita per colpa tua mentre tu? Non sai fare altro che rovinare la mia."
Sentendo le sue parole, Demi si avvicinò per stringergli dolcemente una mano. Voleva dimostrargli che lei era li, accanto a lui, pronta ad aiutarlo qualunque cosa sarebbe successa. Lui ricambiò stringendola e portandosela al petto, aveva capito ed apprezzato il suo gesto.
"Tu non sai niente, evita di parlare." una volta dette quelle ultime parole, fece per andarsene ma forse sua madre non era ancora del tutto soddisfatta.
"Hai preferito una perfetta sconosciuta a me" disse riferendosi a Demi " Sappi solo che lei non riuscirà a darti più di quanto io avrei potuto e nemmeno tua zia."
Jonathan si rigirò di scatto, con una estrema velocità cercò di rivoltarsi su di lei ma il corpo di Demi gli si mise davanti facendo da ostacolo.
"No, no Jonathan, non reagire, non darle questa soddisfazione." gli disse fermandolo con le mani sul petto.
"Vattene, sparisci dalla mia vita, non farti più vedere" le gridò alzando un dito e puntandoglielo contro. Alcuni infermieri, notando l'imbarazzante situazione, invitarono la donna ad uscire. Quel suo sguardo appena uscì dalla porta fu estremamente irritante per Jonathan che non smise di guardarla negli occhi fin quando le porte non si chiusero.



Spazio Autrice:
Ecco il secondo capitoloo. Aww *-* vi devo ringraziare davvero tanto, avete recensito appena 5 secondi dopo che ho pubblicato il capitolo. Grazie infinitamente, spero con tutto il cuore che anche questo vi piaccia, e vi prometto di aggiornare il più presto possibile, se ce l'ha faccio forse anche stasera. Buona lettura.
Baci.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** I don't want to lose you. ***


Image and video hosting by TinyPic
25.
"Maledizione! Mi dispiace che ti abbia detto quelle cose, io non volevo che accadesse, davvero non..." provò a dirle lui, ma Demi lo fermò.
"Shh, tranquillo. Non c'è bisogno che tu dica niente. Mi importa solo che tu ora stia bene."
"Ha avuto il coraggio di venire qui e..." iniziò a dire portandosi le mani alla testa.
"No, Jonathan, no. Non tormentarti ora, va tutto bene. E' andata via, ed io sono cosi fiera di te." gli sorrise. Come ogni volta, il suo meraviglioso sorriso era riuscito a farlo stare bene, anche solo per un attimo. 
"Ti ho messo in una situazione imbarazzante, lo so, tutto questo è... Scusami davvero. Credo che sia meglio che tu vada a casa a riposare, sei qui da stamattina e non hai dormito neanche un po' per starmi dietro, che idiota che sono..."
"No, no. Hey, guardami un attimo" disse prendendogli il viso tra le mani "Non sei un idiota e non mi hai messo in nessuna situazione imbarazzante."
"Si invece, ti sto solo facendo perdere tempo e..."
Demi lo abbracciò improvvisamente interrompendolo.
"Se stare accanto a te significa perdere tempo, allora voglio perdere tempo per sempre" gli sussurrò la ragazza ad un orecchio. "Ora ritorniamo da tua zia, d'accordo?" gli chiese staccandosi leggermente.
Era accaduto tutto cosi velocemente, il ricovero di sua zia in ospedale, l'incontro con sua madre, tutto in un giorno. Sentiva che stava quasi per esplodere a causa delle tante, forse troppe emozioni che provava. Demi gli prese la mano ed insieme tornarono al corridoio n°8, quello dov'era sua zia.
Ormai da li non passava più nessuno, nessun infermiere che potesse aiutarli a sapere di più sulle condizioni della zia, nessun medico che potesse tranquillizzarli o allarmarli. Erano del tutto allo scuro di ciò che stava succedendo in quella stanza, è quella era la cosa più brutta perchè a quel punto, tante ipotesi e pensieri brutti offuscavano la mente.
Non potevano fare altro che aspettare. Decisero di sedersi e provare a riposare.
"Ti va di riposare un po'? Oggi è stata una giornata abbastanza difficile."
"Non ci riesco, non riesco a chiudere gli occhi pensando che lei è li dentro ed io non so neanche cosa le stanno facendo" disse lui strofinandosi il viso "Tu avresti bisogno di riposare, sei stata dietro di me e le mie stupidaggini tutto il giorno" la guardò stringendole la mano. "Avanti, vieni qui"
Le fece segno sulle sue gambe e lei sorridendo ci appoggiò la testa, stendendosi completamente sulle altre due sedie affianco.
Jonathan prese ad accarezzarle i capelli, sentiva che in qualche modo doveva ripagarla di tutto ciò che lei stava facendo per lui, ma non era solo quello, pensò. Desiderava tanto starle vicino, accarezzarle il viso e tenerle la mano, erano gesti che gli mancavano e che a causa delle vicende accadute, non aveva potuto fare.
"Va tutto bene?" gli chiese lei prendendogli la mano e portandosela al viso.
"Si, perchè me lo chiedi?"
"Perchè le tue mani stanno ancora tremando."
Il ragazzo restò in silenzio, neanche lui se ne era accorto.
"Deve essere ancora per prima, non lo so perchè mi succede."
"C'è ancora qualcosa che ti mette agitazione?"
"Mia madre ora sa dei miei tagli e... Non voglio che sappia che sono debole, o almeno lo sono stato. Non voglio darle la soddisfazione di sapere che è riuscita a distruggermi."
"Non devi vergognarti dei tuoi tagli, fanno parte del tuo passato, si, ma sono anche una parte di te. Ogni volta che li guarderai, ricorderai che sei stato debole, che sei crollato a pezzi ma che poi ti sei rialzato, sei diventato forte ed hai imparato ad esserlo. Sarai orgoglioso di te stesso."
La ragazza si avvicinò la sua mano alle labbra e lentamente cominciò a lasciargli piccoli baci. 
"Mi mancavano cosi tanto le tue labbra, le tue carezze..."
Demi sistemò meglio la testa sulle sue gambe per poterlo guardare negli occhi. "Anche tu mi sei mancato" I loro occhi si incontrarono, avevano di nuovo creato una sorta si passaggio segreto, a cui solo loro due potevano avere accesso.
"Riesci a calmare la tempesta di emozioni che c'è dentro di me ora, come è possibile? Riesci solo sorridendomi a farmi stare bene, con un tuo semplice abbraccio riesco ad essere felice e tutto questo è strano perchè nessuno ci è mai riuscito. Come fai?" le chiese, mentre le sue mani tracciavano i contorni del suo meraviglioso viso.
"Non lo so, io faccio solo ciò che sento di fare, ciò che tu mi fai provare ogni volta che sono con te. All'inizio era solo aiuto, volevo solo aiutarti ad essere forte, ma col tempo ho imparato ad amarti, ogni tuo piccolo gesto mi faceva innamorare, non era solo aiuto, era un senso di protezione nei tuoi confronti. Volevo e ancora ora voglio proteggerti, farti forte, tranquillizzarti, voglio riuscire a farti felice, è una cosa importante per me."
"Come hai fatto ad innamorarti di me? Cosa ho di tanto speciale? Insomma tu mi hai conosciuto solo come un semplice fan, come sono riuscito a colpirti al punto tale da volermi aiutare?"
"Il tuo sguardo, avevi le lacrime agli occhi e non ti importava di quanto il tuo naso stava sanguinando. Non la smettevi di fissarmi, anche se la folla spingeva da tutte le parti, tu eri li che lottavi. Quando ho toccato per la prima volta le tue mani, ho notato che erano fredde e sotto la manica non ti sei accorto che si vedevano benissimo i tagli. Anche se ancora non ti conoscevo, fu un colpo al cuore per me. Sapevo che potevo aiutarti e sentivo che dovevo farlo, era il mio compito e volevo davvero farlo. Non mi sarei mai immaginata di innamorarmi a tal punto. La tua storia, la tua sofferenza... riuscivo ed ancora ora riesco a capirti. Il tuo modo di raccontarmi le cose, il tuo viso ed i tuoi meravigliosi occhi. Come potevo non dare spazio a questi sentimenti? Come potevo far finta di niente?"
"Perchè ho sempre paura di perderti allora?" le chiese Jonathan mentre la sua mano incrociava quella di Demi.
"Non lo so, non so perchè tu abbia paura di perdermi, sappi solo che questo non succederà mai. Io non ti lascerò e tu non mi perderai. Io non voglio perderti, non ora che dopo tempo riesco ad essere felice, riesco a provare quelle emozioni di un tempo che pensavo non esistessero più. "
"Ti amo cosi tanto e..." 
La ragazza gli poggiò una mano sul viso accarezzandolo dolcemente. Si stavano rendendo conto che ormai si desideravano, nessuno dei due poteva fare a meno dell'altro, erano una sola cosa. 
"Anche io Jonathan, non ho mai amato cosi in vita mia" gli disse infine, avvicinando i loro volti.
Le loro labbra si unirono delicatamente, lei alzò leggermente la testa per far combaciare perfettamente le due parti. Fu un gesto istintivo, che entrambi desideravano fare, un bisogno troppo grande da nascondere. In un attimo tutto intorno a loro era sparito. Se anche Jonathan stava male per sua zia, sentiva il bisogno di baciarla, doveva farlo perchè sapeva perfettamente che sarebbe stata l'unica cosa che l'avrebbe aiutato in un momento del genere, qualcosa che l'avrebbe rimesso al mondo, qualcosa che anche solo per poco, l'avrebbe reso felice. Entrambi sapevano che quel meraviglioso senso di benessere sarebbe durato poco. Quel bacio gli diede la possibilità di immaginare un modo fatto apposta per solo, solo ed esclusivamente per loro. Era cosi bello pensare per un attimo che tutto ciò che era successo era solo un sogno, ma quando si staccarono riaprendo gli occhi, si accorsero che non lo era. La luce artificiale nel corridoio gli arrossì leggermente gli occhi riportandoli purtroppo alla realtà delle cose. 
"Scusa, ti ho tenuta già troppo sveglia" le disse riprendendo d accarezzarle il viso.
"Non preoccuparti."
"Beh, forse è meglio che proviamo a dormire."
"Allora stenditi accanto a me"
"Ma come facciamo? Le sedie sono abbastanza strette" le rispose lui ridendo.
"C'è un meraviglioso modo per entrarci."
"Sarebbe?"
"Abbracciarci e tenerci stretti per tutta la notte"
"Oh ma questo non è meraviglioso, è semplicemente la cosa più stupenda che possa capitarmi oggi" le disse e cercò di sistemarsi meglio sulle sedie, stendendosi anche lui.
Per quanto poteva sembrare strano e impossibile, riuscirono a starci entrambi, l'uno abbracciato all'altro in una perfetta unione.
"Notte amore mio" gli sussurrò dolcemente Demi.
"Notte" le disse stringendola ancora un po' per poter sentire il suo meraviglioso profumo.
Non passò molto prima che entrambi chiudessero gli occhi cadendo in un lungo e profondo sonno.




Spazio Autrice:
Ecco il 3° capitoloo, spero di non averlo pubblicato troppo tardi. :D  Non avevo molto sonno e come accennavo prima, mi sono messa a scriverlo ed eccolo qui, 3 in un giorno. Spero davvero con tutto il cuore che vi piaccia e che sia riuscita a farmi perdonare. Come sempre vi ringrazio immensamente, mi fate sempre strafelice con le vostre meravigliose recensioni. Buona lettura.
Baci.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Hug me and everything will be fine. ***


Image and video hosting by TinyPic
26.
Il piccolo corridoio dove ora stavano dormendo era sempre costantemente silenzioso, si sentivano di tanto in tanto i vari rumorosi macchinari e di sottofondo le voci di alcuni medici. 
Jonathan si svegliò presto. Diede uno sguardo all'orologio appeso "Sono le 6:30" si disse strofinandosi il viso, ma la sua attenzione venne attirata completamente da altro. Un po' più lontano c'erano una ragazza ed un medico. Stavano parlando ma il ragazzo non capì molto.
"Mi dispiace ma non ce l'ha fatta" solo quello sentì e subito dopo vide la sconosciuta accasciarsi contro il muro con le mani che coprivano il suo viso ormai invaso dalle lacrime.
Si sentì morire dentro, per un attimo si era messo nei panni di quella ragazza e un peso sul petto aveva iniziato ad opprimerlo. Gli occhi erano diventati rossi, come poteva essere possibile? Non stava succedendo a lui!
"Jonathan" lo chiamò Demi svegliandosi. Si preoccupò quando si rese conto che era sul punto di piangere, non poteva di certo immaginarsi il perchè. "Amore mio, che succede?"
Il ragazzo rimase in silenzio mentre con lo sguardo continuava a seguire i passi della ragazza in lacrime che ormai si facevano sempre più lontani.
"N-niente" le rispose abbassando lo sguardo mentre con una mano si affrettò ad asciugarsi gli occhi.
Demi provò a guardare cosa avesse attirato la sua attenzione, vide la ragazza in lacrime ma ancora non riusciva a capire perchè Jonathan avesse avuto quella reazione.
"Jonathan guardarmi, che è successo?"
"Niente, davvero. Devo aver fatto un brutto sogno, tutto qui"
"Perchè quella ragazza stava piangendo? E perchè lo stai facendo anche tu?" gli chiese mentre con le mani gli prese il viso.
"Non... Non lo so, ho sentito un medico che le diceva che... che qualcuno non ce l'aveva fatta ed ha iniziato a piangere ed io..." si fermò, non aveva il coraggio di dirle che stava piangendo solo perchè si era immaginato che tutto quello fosse successo a lui. 
"Va tutto bene" gli disse abbracciandolo. "Ti sei messo nei suoi panni, è normale. Hai provato a capire il suo dolore ed hai avuto paura che accadesse anche a te. Va tutto bene, non devi vergognartene."
In quel preciso istante, passò davanti a loro un'infermiera.
"Scusate, tu sei Jonathan Gordon giusto?"
"Si, sono io" rispose il ragazzo staccandosi leggermente da Demi.
"Prima un medico è venuto ad avvertirti che potevi vedere tua zia, ma stavate entrambe dormendo e ha preferito lasciarvi riposare."
"Possiamo vederla?" le chiese incredula Demi.
"Certo"
Jonathan era rimasto a guardare la donna con una faccia incredula, era felice di poter finalmente vedere sua zia, ma nello stesso tempo aveva paura.
"La ringrazio" le rispose Demi con un sorriso stampato sulle labbra.
"Di niente" le disse allontanandosi.
Jonathan era ancora immobile, con lo sguardo fisso nel vuoto.
"Jonathan! Hey,puoi vederla!" gli disse la ragazza prendendogli le spalle. "Non sei contento?"
"S-si.." provò solo a balbettare.
Si alzarono insieme per dirigersi verso la porta.
"Hey..." lo fermò un attimo lei "Hai aspettato tanto questo momento, dovrai dirle tante cose ed io sarei di troppo, vai tu. Io ti aspetto qui, va bene?" 
"N-no, Demi tu non sei di troppo, io ho bisogno di te, noi abbiamo bisogno di te." i suoi occhi raffiguravano la grande paura che aveva dentro, non era del tutto sicuro che avrebbe retto il confronto con quella situazione. "Ho bisogno di sapere che tu sei accanto a me ora più che mai. Ti prego, ho bisogno di stringerti la mano altrimenti ricomincio a tremare. Ho bisogno di te." le disse mentre con le mani le prese dolcemente il viso.
"Jonathan io..."
"Ti prego"
"D'accordo, vengo con te" gli disse sorridendo.
Si strinsero ancora una volta le mani per unirle definitivamente. Respirarono profondamente e aprirono lentamente la porta, quella che per ore ed ore avevano fissato, quella sempre chiusa, quella che gli metteva cosi tanta agitazione.
Il cuore di Jonathan si fermò improvvisamente al solo vedere il corpo di sua zia steso sul lettino. Uno di quei soliti lettini da ospedali con le lenzuola bianche e accanto un insieme di macchine rumorose. D'istinto strinse ancora di più la mano di Demi e lei se ne accorse subito.
"Va tutto bene, sono qui" gli disse lasciandogli un bacio sulla guancia.
Il ragazzo si avvicinò lentamente. Non sapeva cosa fare ne come muoversi, troppi fili gli facevano da ostacolo, aveva paura di toccare qualcosa di sbagliato. Un suono continuo risuonava nella sua testa, era il battito cardiaco della donna monitorato da una delle tante macchine. Posò lo sguardo su quegli aggeggi, era cosi impaurito, impotente, si sentiva una nullità  tutto ad un tratto.
"Z-zia..." sussurrò con voce tremante, aveva gli occhi rossi ma si stava sforzando per non piangere, questa volta non l'avrebbe fatto. Gli accarezzò leggermente la mano, sembrava cosi fredda, ed i suoi occhi chiusi gli facevano paura, troppa paura, paura che forse non si sarebbero più riaperti. 
"Lo so che mi senti, lo so che stai bene e che sei qui dentro solo perchè avevi bisogno di un po' di risposo" la sua voce era ancora tremante. "Avanti, so che ti sveglierai, so che tu sei forte, cosa ci fai qui dentro? Eh? Avanti alzati e mostra il tuo meraviglioso sorriso! Mostralo a tutti, dimostragli che non hai bisogno di questi stupidi macchinari!"
Quelle sue parole facevano davvero male, soprattutto per Demi. Sentiva che stava cercando di convincere se stesso che tutto andava bene, che sua zia stava bene, ma era solo un illusione, la sua illusione.
"Jonathan..." lo chiamò portandogli delicatamente una mano al viso.
"Demi lei sta bene! Giusto? Perchè è qui dentro? Io lo so, lo so che sta bene, perchè allora non apre gli occhi?" le disse con occhi lucidi, il sottilissimo strato di lacrime che copriva i suoi occhi si stava distruggendo. 
"Jonathan, lei non sta bene" provò a dirgli, se anche era dura da accettare, voleva riportarlo alla realtà delle cose. 
"No, lei sta bene, perchè mi dici questo?" le chiese aggrottando la fronte, anche le sue labbra ora avevano preso a tremare.
"No Jonathan, ora ha bisogno di cure e..."
"Mi hai promesso che sarebbe andato tutto bene, perchè allora lei è ancora li? Stesa su quel maledetto letto?" ecco, era successo, Demi era sicura che sarebbe successo. Era vero, gli aveva detto che tutto sarebbe andato bene ma lei stessa sapeva che era una bugia, sapeva che gli stava mentendo ma era l'unica scelta che aveva, l'unica possibilità per farlo stare bene, almeno solo per un po'.
"Io..."
"Tu mi hai detto che sarebbe andato tutto bene, che succede ora?" le lacrime avevano iniziato a scendere sul suo viso, non poteva riuscire a fermarle.
"No Jonathan, no" gli disse portandogli le braccia al collo. Lo strinse forte a se stringendo gli occhi. "Non ti ho mentito, credimi, se anche ora non sembra, io sono certa che lei è forte e sono sicura che tutto andrà bene."
"Perchè non apre gli occhi? Perchè non si alza? Perchè non mi abbraccia? Demi, perchè?"
La ragazza lo strinse ancora più forte lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia. 
"Lo farà molto presto, abbi fiducia, lei ce l'ha farà, lo farà per te!"
"Come posso avere fiducia quando ho perso anche quella? Come posso averne se ogni cosa che più amo al mondo mi viene portata via? Non puoi chiedermi questo."
Quei suoi pensieri, per quanto tristi, erano giusti, veri. 
"Non devi pensare questo, ti prego smettila di farti del male in questo modo"
Era vero, si stava facendo del male solo pensando, quei pensieri lo stavano distruggendo.
"Demi..." provò a sussurrarle tra le lacrime ma lei lo fermò.
"Shh, sono qui e ci sarò sempre. Non aver paura, non permettere alle tue mani di tremare perchè le mie sono e sempre saranno pronte a calmarle."
Con estrema dolcezza rese le sue parole realtà, gli prese le mani portandosele alle labbra. Gli lasciò alcuni baci per poi portarsele al petto.
"Lei è tutto ciò che mi rimane al mondo, non voglio perderla" le disse asciugandosi le lacrime con la manica della maglia.
"Non la perderai, no, non succederà."



Spazio Autrice:
Salve a tuttiii (?) Finalmente libera, oggi ho finito tutte le interrogazioni e verifiche a scuola e da domani, ogni giorno aggiornerò regolarmente, giuro. Come sempre oltre a ringraziarvi immensamente devo anche scusarmi perchè ci ho messo tanto ad aggiornare, ma questa è l'ultima volta che succede, promesso. Spero tanto che ne sia valsa la pena di aspettare e con tutto il cuore, che vi piaccia. Buona lettura.
P.s: Quasi dimenticavo. E' da un bel po' che sto scrivendo un altra FF, sempre su Demi, ma completamente diversa da questa. Mi piacerebbe tanto farvi leggere l'inizio, giusto per sapere come vi sembra e se piace la continuo. Se posto l'inizio, voi lo leggereste? Fatemi sapere, mi piacerebbe davvero tanto avere un parere.



Baci.
TeenAngelita_92

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** I'm broken again. ***


Image and video hosting by TinyPic
27.
"Ti va di tornare a casa?" gli chiese la ragazza accarezzandogli dolcemente il viso "Solo per riposare qualche ora, ne hai bisogno. Stanotte hai fatto incubi su incubi, riuscivo a sentirti piangere nel sonno."
"Mi dispiace se non ti ho lasciato dormire, sc-scusami. Comunque no, non preoccuparti, sto bene. Non posso lasciarla sola, cercherò di riposare un altro po' nel corridoio su quelle due sedie" le rispose allontanandosi.
"Cosa conti di fare? Stare male ogni volta che qualcuno ti passa davanti piangendo? Proprio come prima? Come pretendi di riuscire a riposare in questo modo?"
"Devo farlo per lei, non voglio che..."
"Non è sola Jonathan, ci sono tante persone qui a prendersi cura di lei e poi ci sono io, resto qui, non mi allontanerò un solo attimo."
A quelle parole, Jonathan la guardò con espressione stupita, sorpresa.
"Perchè stai facendo tutto questo per me? Perchè ti impegni tanto a sopportare tutte le stronzate che fino ad ora ho fatto? Tu non meriti questo, meriti qualcuno che ti faccia stare bene ed io sto facendo esattamente il contrario."
"Hai mai provato a pensare per un attimo che tu mi fai stare bene veramente? Hai mai provato a pensare che se ora sono qui c'è un motivo valido?"
"Un motivo cosi importante da farti sopportare questa situazione in cui IO ti ho messo? Nah, non credo neanche che possa esistere."
"Esiste credimi, esiste. Ti amo Jonathan, ti amo e questo è più che un motivo valido. Io non sto sopportando niente, sto solo cercando di aiutare la persona che amo, sto solo cercando di dimostrargli tutto il mio amore. Perchè pensi che io debba sopportare qualcosa? Perchè pensi che non stia bene con te?"
"Perchè tu hai una vita meravigliosa davanti! Sei Demi Lovato! Per Dio! Cosa posso darti io? Si il mio amore, e poi? Niente, ti ho solo allontanato dalla tua carriera, ti ho allontanato da i tuoi fan in questo momento. Per tornare da me hai abbandonato X-Factor, per colpa delle mie stupidaggini maledizione! Cosa dovrei pensare?"
"Da quando ti interessi della mia carriera?"
"Da quando ho capito che ormai non sei solo 'Demi', quella famosa mia amica che voleva aiutarmi, sei la ragazza che amo ma non solo, sei 'Demi Lovato', la famosa attrice di Camp Rock, la famosa cantante. Come me, ci sono altre migliaia di persone che hanno bisogno di te. Tu puoi avere di più, devi avere di più, meriti di più!
"Ah, pazzesco, qual'è il problema?"
"Il problema è che il ti sto rovinando la vita in questo modo, e non devo permetterlo."
"Mi prendi in giro? Tu non mi stai rovinando la vita. Tu mi stai facendo provare emozioni che da tempo avevo seppellito, che pensavo non esistessero neanche più. Con te io sto bene, con te sono in pace con il mondo, tu mi hai salvata una seconda volta e... Dio come devo spiegartelo?"
"Sei tu ad aver salvato me e... ti devo la vita per questo."
"Jonathan allora qual'è il problema? Perchè hai cosi paura di stare con me?"
"Sei e sempre sarai Demi Lovato, l'ispirazione e la vita di tante persone. Ho paura solo di cosa gli altri possano pensare pensare di me, anzi nemmeno di quello, ho paura di non poter avere più il tempo di abbracciarti, di stringerti a me, di..."
Demi lo fermò. Jonathan aveva solo paura di perderla. Sapeva di non poter competere con le cose importanti delle sua vita, sia privata che pubblica, sapeva che forse non avrebbe più avuto tanto tempo per starle vicino, sapeva che non voleva essere un peso per lei. Si sentiva un intruso. 
"Hai paura che io possa dimenticarmi di te? Che possa metterti da parte?"
In una sola e semplice frase, Demi aveva racchiuso tutto ciò che Jonathan non riusciva a dirle.
"Dio, sono cosi stupido e banale... Si, è per questo, maledizione! Per questo."
"Vieni" gli disse prendendogli la mano. Uscirono dalla stanza e si fermarono nel lungo corridoio di prima. Lentamente la ragazza gli portò le mani al viso avvicinandolo a se.
"Voglio che tu ora vada a casa. Voglio che ti metta a letto e che chiuda gli occhi. D'accordo?"
"Demi..."
"No, Demi niente. Per favore, va a casa. Ci sono io qui con lei."
"Vieni anche tu con me allora."
"Jonathan..."
"Hai detto tu stessa che ci sono tante persone che le stanno vicino. Se proprio devo andare a casa, voglio che tu venga con me. Se non ci sei, non servirebbe a niente allontanarmi da qui per farmi riposare, non riuscirei a farlo lo stesso. "
La ragazza lo guardò per qualche secondo prima di decidere.
"D'accordo, va bene. Avvertiamo l'infermiera"
Si affrettarono a riprendere la roba e si avviarono verso l'uscita.
"Mi scusi" disse Demi rivolgendosi all'infermiera.
"Si, mi dica"
"Siamo dei parenti della signora Janet Gordon. Stiamo per tornare a casa, volevo chiederle personalmente se per qualunque cosa, può chiamarci."
"Certamente, vi terrò informati di qualunque cosa succeda."
"Grazie mille"
"Di niente" rispose la donna sorridendo.
Uscirono e si avviarono verso l'auto. Quando entrarono, quel tanto lontano silenzio che tempo prima aveva governato tra di loro, ritornò. Demi era attenta a guidare mentre Jonathan prestava la sua attenzione fuori dal finestrino. Forse stavano entrambi pensando? Forse entrambi si stavano ponendo domande a cui non riuscivano a trovare una risposta? 
"Hai davvero paura che io possa dimenticarmi di te?" finalmente fu Demi ad interrompere quel terribile silenzio che gli permetteva di pensare troppo. Il ragazzo si limitò a guardarla per qualche secondo, per poi abbassare lo sguardo.
"E' stupido vero? Andiamo che mi succede?" gli rispose mentre una risata nervosa gli scappò. 
La ragazza lo guardò per un attimo senza dire niente, il silenzio tornò subito dopo quella sua affermazione. Dopo 20 interminabili minuti arrivarono a casa. Entrambi volevano quasi "evadere" da quella situazione. 
Uscirono e Jonathan si affrettò ad aprire la porta.
"Dannazione! Le chiavi!" quasi urlò accorgendosi di averle dimenticate nella borsa di sua zia.
"Le ho prese io." gli rispose con espressione neutra. Nessuno dei due sembrava esprimere niente, le loro espressioni erano neutre, indecifrabili e si chiedevano davvero cosa stava succedendo. Demi aprì la porta e Jonathan si affrettò ad entrare.
"Jonathan..." lo chiamo vedendolo dirigersi verso la sua stanza.
"Ascolta mi dispiace per ciò che ti ho detto, non so neanche io cosa mi sta succedendo e ti prego... non chiedermelo." le disse ma non la guardò negli occhi. Era di spalle, non aveva il coraggio di affrontare il suo sguardo.
"Da quando siamo entrati stai cercando di evitare i miei occhi. Perchè non mi guardi?" se ne era accorta, come le innumerevoli volte che il ragazzo cercava di nascondergli qualcosa.
"Sono stanco, d'accordo? Non sto evitando niente." le rispose chiudendosi la porta della sua stanza alle spalle.
"Oh certo, raccontala a qualcun'altro" entrò fermando con una mano la porta.
"Dio, che devo raccontare? Non sto evitando niente!"
"Eh allora dimmelo guardandomi negli occhi, dannazione!"
"Ma che diavolo vuoi? Perchè devo guardarti negli occhi? E perchè stiamo litigando?"
Urlò il ragazzo portandosi le mani al viso. Le maniche della maglia si abbassarono leggermente e Demi intravide dei tagli. No, non erano vecchi, non erano quelli del suo passato, si notava benissimo che erano recenti e solo quello bastò per farle spalancare gli occhi mentre il cuore cominciò a battere ad una velocità anormale, da un momento all'altro sarebbe scoppiato. 
"Jonathan, che sono quelli?" gli chiese e ad ogni parola il respiro si faceva sempre più pesante.
Il ragazzo si guardò i polsi affrettandosi a ricoprirli. Che significava? Aveva davvero ricominciato? Era caduto ancora una volta in quel vortice di dolore da cui non si esce facilmente?
"Non sono niente! Ora lasciami solo!" le rispose facendo finta di niente, in realtà anche il suo cuore aveva preso a battere ad una velocità non normale, non voleva dimostrargli che era crollato di nuovo, non voleva deluderla.
"Jonathan rispondimi! Cosa sono quelli?" gli ripetè, la sua espressione era chiaramente spaventata ed arrabbiata allo stesso tempo.
"Non sono niente! Niente! D'accordo?"
La ragazza non lo ascoltò, si avvicinò a lui velocemente prendendogli con forza un polso. Non voleva fargli del male, voleva solo essere sicura che l'avesse rifatto davvero, voleva solo capire perchè. Senza volere glielo strinse con una mano ed i suoi occhi arrossirono alla vista di quei tagli, quei maledetti tagli che dalla punta in poi si facevano sempre più rossi e profondi, sempre più spessi.
"Lo hai rifatto? Lo hai rifatto Jonathan?" gli chiese guardandolo negli occhi. "Ti prego dimmi che non è vero! Dio! Dimmi che non sono recenti!"




Spazio Autrice:
FINALMENTE! Lo so, lo so, lo avete sicuramente pensato ma stavolta non è colpa mia. Mi hanno tolto internet per una settimana e... non ditelo a nessuno ma sto usando la linea della vicina... No vabbe' la smetto, non sto usando quella della vicina ahah. Comunque ho fatto una fatica per trovare un modo per collegarmi ad internet e alla fine ci sono riuscita! Come sempre devo ringraziarvi, siete sempre pazienti e gentili con me (io mi sarei già mandata a quel paese da sola, sul serio) e poi per le vostre bellissime recensioni. Grazie infinite e davvero poco. Bene, me ne vado altrimenti questo spazio diventa un poema. Spero con tutto il cuore che vi piaccia e che ne sia valsa la pena di aspettare. Buona lettura. 
Baci.
TeenAngelita_92


Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** I'm not strong. ***


Image and video hosting by TinyPic
28.
La ragazza si ritrovò a pochi centimetri dal viso di Jonathan. Il suo respiro era affannato e le sue mani stavano tremando. Jonathan poteva sentirlo sul suo polso. 
"Demi..." provò solo a dirle ma neanche lui sapeva dare una spiegazione a ciò che aveva fatto.
"Lo hai rifatto Jonathan! Perchè?" gli chiese mentre con la mano, involontariamente, gli stringeva sempre più il polso.
"Io ci ho provato... ci ho provato ma non sono forte come te! Non lo sono e mai lo sarò!" le gridò quasi come un segno di ribellione. Cercò di allentare la sua presa ma niente, lei era troppo agitata ed arrabbiata allo stesso tempo.
"Jonathan i tuoi polsi..." gli sussurrò appoggiandosi completamente a lui. Anche lei ora era sfinita, stanca forse di lottare contro quel maledetto destino che li aveva portati a quello.
Poggiò la fronte contro la sua mentre i loro respiri si univano in una sola anima. 
"Credimi amore mio, ci ho provato..." le sussurrò stringendo le labbra per trattenere le lacrime mente le loro mani erano incrociate in una forte stretta.
"Lo hai rifatto Jonathan, lo hai rifatto..." continuò a sussurrargli mentre le prime lacrime iniziarono a rigarle il viso. Si sentiva colpevole, non era riuscita a salvare i suoi polsi da quella maledetta abitudine chiamata "lametta". Non era riuscita a salvare l'unica persona che fino a quel momento era riuscita a renderla felice e ciò la distruggeva.
"S-si... l'ho rifatto amore mio." le sussurrò lui mentre le loro labbra si avvicinavano sempre più.
Ora avevano maledettamente bisogno l'uno dell'altro. Dovevano sentirsi completamente, dovevano distruggere tutti quei problemi e quei pensieri che fino a quel momento gli avevano impedito di essere felici. Dovevano sentire l'uno il respiro caldo e affannato dell'altro, l'uno la pelle liscia e delicata dell'altro, l'uno le labbra tremanti dell'altro. 
"Io ho bisogno di te..." le sussurrò lui in un orecchio mentre lei cercò di fermare le lacrime ormai abbondanti.
"Non puoi averlo fatto... non..." provò a dire lei alzando lo sguardo. Le loro fronti non si erano staccate di un solo centimetro.
"Non è colpa tua... Non sei tu amore mio." le disse mentre con un dito cercò di asciugarle alcune lacrime "Ho provato ad essere forte ma ho fallito. Ho bisogno di te, ho bisogno di sentire il tuo respiro sulla mia pelle, ho bisogno di accarezzare le tue labbra con le mie. Ho bisogno di amarti, ti prego non lasciarmi." 
Dopo quelle sue ultime parole, le loro labbra si unirono. Le lacrime di entrambi bagnavano quel bacio cosi dolce e disperato, come si poteva definire. 
"Ti prego non tremare, va tutto bene" le sussurrò tra le labbra appena si accorse che tutto il suo corpo stava tremando. 
Ben presto quel loro bacio inizialmente dolce, perse completamente la sua castità. Jonathan iniziò lentamente a baciarle il collo mentre le sue mani vagavano libere sotto la sua maglietta, accarezzando ogni angolo della sua pelle. Demi sembrò aver apprezzato quel gesto. Piegò la testa leggermente all'indietro mentre con le mani iniziò ad accarezzargli i capelli.
"Jo-Jonathan" riuscì solo a dire e lui ritornò subito sulle sue labbra. Lentamente cercò di avvicinarla al letto facendola stendere dolcemente. Si appoggiò su di lei e con le labbra iniziò a lasciarle piccoli baci su tutto il viso, eliminando completamente quelle lacrime di pochi istanti prima. Lentamente fece scivolare la maglia della ragazza sul freddo pavimento della stanza e lo stesso fece Demi con la sua aiutandolo. Nonostante le lacrime minacciassero ancora di uscire, lei non lo fermò, rabbrividì al contatto con il suo petto e Jonathan decise di coprire entrambi con un lenzuolo. Stavolta sarebbe stata lei a farlo stare bene, ne aveva bisogno. Capovolse la situazione ritrovandosi sopra di lui.
"D-Demi..." riuscì solo a dire, nient'altro. Lei gli prese il viso con le mani mentre le sue labbra scendevano sempre più giù, lasciandogli baci lenti e delicati su tutto il petto. Le lacrime che prima minacciavano di scendere, qualche minuto dopo erano già scese, bagnando la pelle liscia di Jonathan. Ciò lo fece rabbrividire, si era accorto che lei stava piangendo. Le prese una mano stringendola e le alzò il viso facendoglielo ritrovare a pochi centimetri dal suo. 
"Guardami" le sussurrò continuando a baciarla "Ho solo bisogno di te per stare bene, solo di te. Tutto questo non è colpa tua" la rassicurò. Lei si sentiva in colpa per non essere riuscita a mantenere la promessa che tempo fa gli aveva fatto, in realtà non era colpa sua. Annuì leggermente dandogli un ultimo bacio e pochi secondi dopo, le sue labbra si ritrovarono sul collo di Jonathan. Ben presto si liberarono anche degli ultimi indumenti rimasti. 
Si, fecero l'amore. Avevano bisogno di essere salvati entrambi e solo l'uno con l'altro potevano farlo. Era stato l'unico momento di pura pace e benessere che avevano avuto dopo la loro prima volta. Tra il ricovero di sua zia e le questioni con sua madre, Jonathan non riusciva mai a dimostrarle quanto davvero l'amasse, ma quel giorno aveva deciso, doveva farlo, soprattutto perchè sentiva di averla delusa, sentiva di aver sbagliato ancora una volta ma era tutto più forte di lui, poteva dirle che era stato solo un momento di debolezza ma no, non avrebbe potuto crederci. Se fosse stato solo un momento di debolezza, lui sarebbe stato certo che non sarebbe più successo, ma non lo era, non era sicuro di riuscire ad essere forte come davvero voleva, lui non ci riusciva, non ce l'ha faceva. 
Quando ebbero finito, sfiniti ed al culmine delle loro emozioni, restarono abbracciati, nudi, per un tempo che gli sembrò quasi infinito. Demi era rannicchiata contro il suo petto mentre Jonathan le stringeva il corpo con un braccio e con l'altro le accarezzava i capelli.
"Quando è successo?" improvvisò lei mentre con le mani tracciava linee sul suo petto. Improvvisò quella domanda a cui neanche lui sapeva dare una risposta precisa.
"Non servirebbe a niente dirtelo, non voglio che tu..." provò a dirle ma lei lo fermò.
"Ho bisogno di saperlo, devo sapere come è successo"
Il ragazzo esitò a rispondere, non voleva raccontarle tutto, si sentiva male al solo pensiero.
"E'... è successo stanotte. E' vero, mi hai sentito piangere perchè ho cominciato come sempre ad avere incubi su incubi ma stavolta è stato peggio. Mi sono alzato senza farti svegliare, volevo andare al bagno per sciacquarmi il viso anche se sapevo che non sarebbe servito a niente. Mi sono guardato allo specchio e... non ero io. Quello che stavo vedendo non ero io, ero cambiato e tutto all'improvviso mi è venuto in mente. Mia madre mia zia e... non sono riuscito a..." si fermò.
"Avevi una lametta con te?" gli chiese e ad ogni parola il respiro si faceva più pesante.
"No, era da tempo che avevo chiuso con quella roba. C'era uno specchietto per terra, qualcuno l'avrà forse dimenticato. Per baglio l'ho pestato e..."
Demi lo fermò, non voleva sentire oltre. Si strinse ancora di più a lui affondando il viso completamente tra le sue braccia.
"Posso prenderti il polso?" gli chiese guardandolo negli occhi.
"Perchè?"
"Voglio contare i tuoi tagli, voglio sapere quante volte hai affondato quel maledetto oggetto nella pelle, ho bisogno di sapere quante volte hai ripensato a tutti i tuoi dolori ed in non c'ero."
Gli rispose prendendogli il polso. Con un dito iniziò a tracciargli lentamente i segni ancora aperti, si accorse che erano abbastanza profondi, troppo.
"Ah..." gemette lui, gli bruciavano ancora.
"Scusa." gli disse ed iniziò a lasciargli piccoli baci su ogni taglio facendo attenzione a non fargli troppo male. 



Spazio Autrice:
Eccomi di nuovo quii! Ho fatto il prima che potevo ma come già vi avevo detto, ho avuto problemi con la linea internet. Mi sono impegnata davvero tanto in questo capitolo perchè volevo farmi perdonare e spero con tutto il cuore che vi piaccia. L'ultimo capitolo non ha avuto molte recensioni ma lo capisco perchè ci avevo messo tanto. Che dite, con questo rimediamo? Mi fate questo regalo? Dai che è Natale e siamo tutti più buoni! ahaha, scherzo. Comunque lo spero davvero tanto, aw! Beh ora mi dileguo, giuro! Buona lettura
P.s: Quasi dimenticavo, ho iniziato a scrivere una nuova FF, sempre su Demi ma completamente diversa da questa. Mi farebbe tanto piacere avere un vostro parere, è molto importante per me. Ci date un'occhiata? Vi ringrazio immensamente in anticipo. Ora mi levo dalle scatole sul serio ahah, giuro, lo so che rompo. 
Bacioni.
TeenAngelita_92

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** I'm not afraid. ***


Image and video hosting by TinyPic
29.
"Demi" la chiamò fermandola. La ragazza alzò lo sguardo in cerca del suo. "Perchè dopo tutto ciò che ho fatto sei ancora qui? Ho fallito e non sono riuscito ad essere forte come volevi. Perchè continui a perdere tempo con me?
La ragazza avvicinò ancora una volta le sue labbra al polso di Jonathan ricominciando a lasciargli piccoli baci.
"Voglio. che. tu. sia. felice." gli sussurrò ad ogni bacio. "Voglio. aiutarti. ad. esserlo."
Jonathan strizzò leggermente gli occhi, l'insieme di dolore e piacere che stava provando era qualcosa che non aveva mai sentito. Affondò leggermente la testa nel cuscino per ricacciare dentro di se le lacrime che minacciavano di uscire.
"Jonathan" lo chiamò Demi prendendogli il viso. "Non voglio che tu mi nasconda il tuo dolore, non ora che possiamo superarlo insieme, non ora che non sei solo. Guardami, va tutto bene"
Il ragazzo continuò a guardare altrove, non voleva incontrare il suo sguardo perchè a quel punto non avrebbe retto il confronto. 
"Jonathan!"
"Sto bene." le rispose semplicemente.
"No, tu non stai bene, lo so. Non mentirmi, non puoi fingere che tutto vada bene. Lo vedo ogni giorno, ti sforzi di sorridere davanti a tua zia ma lei meglio di me sa che non è vero, lo sa Jonathan"
"Io sto bene..."
"No, tu vuoi stare bene" gli disse mentre con le mani riuscì ad avvicinare il suo volto.
"Voglio solo essere felice" le sussurrò lui tra le lacrime.
"Non piangere" gli disse e con una carezza spazzò via le prime lacrime uscite. "Tu puoi essere felice, devi essere felice, capito?"
Gli lasciò un piccolo bacio dolce sulle labbra e cercò di sorridergli, voleva aiutarlo ad essere felice e sapeva per certo che insieme ci sarebbero riusciti.
"Possiamo essere felici insieme, nessuno può impedircelo, d'accordo?" gli ripetè sorridendogli. "Voglio vederti forte, voglio vederti un guerriero di fronte a tutti i problemi che ora si presentano. Risolvi la questione con tua madre, con il tuo passato una volta per tutte..."
"Vuoi dire che dovrei andare da lei a chiarire le cose?" gli chiese riprendendosi.
"Se è cosi che vuoi metterla, si."
"Ah no, no, assolutamente. Sai perfettamente che odio solo la sua presenza e..."
"Shh" lo fermò poggiandogli le dita sulle labbra "Hai intenzione di continuare ad aver paura di tua madre o della sua presenza?"
"Io non ho paura di lei!"
"Eh allora perchè tremi ogni volta? Jonathan quella non è solo rabbia, è anche paura e solo tu sai di che cosa."
"Ma andiamo! Questo è stupido!" alzò leggermente il volume della voce e si alzò bruscamente dal letto. "Non voglio darle la soddisfazione di avermi convinto ad andare da lei! E' questo che vuole!" le disse mentre si affrettò a rivestirsi.
"Quindi preferisci darle la soddisfazione di farti stare male? Come ora?"
Il ragazzo si fermò, quelle poche parole di Demi bastarono a zittirlo e fargli capire che aveva ragione, in un modo o nell'altro sarebbe stato uguale ma di certo non avrebbe potuto continuare a stare male, a tremare al solo sentire della sua voce o del suo nome.
Alzò lo sguardo e rise leggermente, quasi come un segno di rassegnazione.
"Inutile che te lo dica, no? Hai ragione." le disse e riprese a vestirsi.
"A me non importa aver ragione, a me importa che tu stia bene."
"Demi, non voglio rivederla ancora, non lo sopporto, d'accordo?"
"Cosi non fai altro che nasconderti, vuoi proteggerti dalle tue paure, stai solo cercando di evitarle ma non riesci a capire che prima o poi torneranno e faranno più male di prima."
"Io non voglio evitare niente!"
"Si, lo stai facendo ora Jonathan!" quasi gli gridò alzandosi dal letto. "Dio, lo sai che odio litigare con te ma perchè non riesci a capire che voglio solo aiutarti? Ogni volta cerchi di difenderti da me. Perchè? Non ti fidi?"
"Certo che mi fido!" le rispose sospirando.
"Eh allora perchè continui a voler fare di testa tua? Non sopporto di vederti star male ogni volta, non sopporto quando cerchi di sforzare un sorriso... non sopporto che..." si fermò. "Lascia perdere, è inutile" gli disse e si affrettò a riprendere tutte le sue cose. Si rivestì e si diresse alla porta.
"Demi!" la chiamò fermandola per un braccio. "Demi! Aspetta!"
"Jonathan, lasciami." gli disse cercando di allentare la sua presa.
"No, non posso lasciarti."
"Ti prego." riuscì solo a dire e lui la spinse leggermente contro la porta richiudendola. Premette forte sulle sue labbra in un bacio per niente casto e dolce. La ragazza inizialmente non si oppose, sul suo volto si formò una smorfia di dolore e piacere, la stretta al suo braccio era troppo forte. Jonathan lo capì e cercò di allentarla mentre con una mano le accarezzò il viso.
"Jo-Jonathan.." disse e si allontanò bruscamente. 
"Shh, ti prego" le sussurrò riavvicinando le labbra.
"No, Jonathan" gli ripetè decisa fermandolo "Voglio solo aiutarti ma non ora, non in questo stato. Permettimi solo di aiutarti, quando sarai pronto per affrontare davvero ciò di cui hai paura, fammi un fischio"
Gli accarezzò dolcemente una guancia guardandolo negli occhi. No, non lo stava lasciando solo come tanti altri aveva fatto, voleva solo aiutarlo e sapeva che non era ancora pronto ad affrontare sul serio tutto ciò che gli faceva del male. Lo guardò come per dirgli "Io ci sono, devi solo chiamarmi e permettermi di aiutarti". Dopo di che si allontanò lentamente chiudendosi la porta alle spalle. Il ragazzo restò li, appoggiato con la schiena contro il muro per un tempo che gli sembrò quasi infinito. Cercò di riflettere su ciò che aveva appena fatto, appena detto o anche pensato. Ormai sapeva che Demi aveva sempre ragione, non aveva ancora la forza di affrontare tutto, non ne aveva voglia o semplicemente non voleva proprio farlo ma continuava a chiedersi: quando sarebbe stato il momento giusto? Quando ne avrebbe avuto la forza o il coraggio? Capì che forse aveva bisogno di prendersi qualche giorno per riflettere, stare solo e magari riuscire a farcela da solo, senza l'aiuto di nessuno. Voleva dimostrare a tutti ma soprattutto a Demi che avrebbe potuto farcela se solo l'avesse voluto davvero. 
Nei giorni seguenti, fece esattamente come aveva deciso. A casa passò molto poco tempo, la maggior parte della giornata la spendeva in ospedale con sua zia. Ogni singola volta si sedeva accanto a lei stringendole la mano ed iniziando a raccontarle tutto ciò che gli era capitato. Le raccontava di quanto le mancasse Demi, erano almeno 4 giorni che non si vedevano ma dopotutto non voleva incontrarla per poi deluderla ancora una volta. Di tanto in tanto lo squillo del suo cellulare lo faceva sobbalzare, era un suo messaggio in cui gli chiedeva come stava, per lei era davvero importante saperlo. Gli raccontava che grazie a lei, era cambiato, si sentiva più coraggioso e forte, era riuscito a riflettere di più su se stesso. 
I dottori erano contenti di vederlo sempre li. Ogni volta erano felici di non dovergli dare brutte notizie ma anzi, sua zia si stava riprendendo, erano convinti che da li a poco si sarebbe risvegliata senza alcun dubbio e sapevano perfettamente che non era merito della medicina, ma di suo nipote che ogni giorno, ogni ora le stava accanto non lasciandola neanche un attimo. Anche Jonathan si sentiva libero, forse per la prima volta riusciva a sorridere e non perchè si sforzasse di farlo. 

- Hey. Come stai? - 

Il vibrare del suo cellulare lo fece svegliare, si era leggermente appisolato sul lato del letto di sua zia. Era un messaggio di Demi.

- Mi manchi. - 

Si affrettò a rispondergli.

- Anche tu. Come sta zia Janet? - 

- Sta molto meglio. Ti va se ci vediamo? Ho bisogno di parlarti. - 


Nel preciso istante in cui schiacciò il tasto "invio" il suo cuore prese a battere, aveva davvero bisogno di rivederla.

- Va bene, vengo io li in ospedale. A tra poco. - 


Spazio Autrice:
Stavolta ci ho messo davvero tanto ad aggiornare e chiedervi scusa mi sembra davvero, davvero troppo poco, ma tra la partenza per le vacanze e le feste non ho avuto modo e mi sono bloccata. Come sempre e stavolta più delle altre volte, spero ne sia valsa la pena di aspettare tutto questo tempo e voglio approfittarne per augurare a tutti BUON ANNO! (Forse un po' in ritardo ahah) Buona lettura.
Bacioni.
TeenAngelita_92

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2274958