Ritorneremo Noi

di jeess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Freddi Ricordi ***
Capitolo 3: *** Il Passato che Torna ***
Capitolo 4: *** Riviversi Negli Occhi ***
Capitolo 5: *** Le Cose Che Non Dici ***
Capitolo 6: *** Sotto Lo Stesso Cielo ***
Capitolo 7: *** Incontri a Sorpresa ***
Capitolo 8: *** Verità o Bugia? ***
Capitolo 9: *** Mai più Vicini? ***
Capitolo 10: *** Come un raggio di sole ***
Capitolo 11: *** BAGLIORE ***
Capitolo 12: *** Sì... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 

<< Kurata, penso sarebbe meglio lasciarci >>
Quelle poche parole mi colpirono in pieno petto. 

Come poteva darmi questa notizia così e per giunta all’ improvviso? 
Aveva promesso che sarebbe tornato e io l’avevo aspettato.
Lui invece stava buttando tutto all’ aria, come se niente fosse e come se non sapesse ciò che mi stava provocando. 
Non ebbi nemmeno la forza di rispondere, così il telefono cadde per terra scivolandomi dalle mani che non smettevano di tremare. 
Le mie guance, iniziarono a bagnarsi e non riuscivo a fermare le lacrime.
Ero completamente assente, apatica e in quel momento c’era solo una domanda nella mia mente. 
Perché? 
Perché aveva preso una decisione così importante, senza nemmeno chiedermi cosa ne pensavo? 
Aveva deciso anche per me e non mi aveva lasciato modo di scegliere. 
Mi stavo chiedendo come avrei fatto a continuare a vivere senza lui, che ormai rappresentava il mio mondo. 
Mi accasciai per terra, stringendo tra le mani la nostra foto: Akito, mi stringeva da dietro posando il viso sulla mia spalla. Allora eravamo felici, ma sembrava un tempo così lontano, come se non fosse mai esistito. 
Una vampata di rabbia prese il sopravvento, il mio viso si accese di un rosso vivo e iniziai a tremare convulsamente. 
Il vetro dentro la cornice che conteneva la foto cadde e si frantumò sul pavimento. 
In quel momento, quei frammenti erano molto simili a quello che succedeva dentro al mio cuore. 
Da quel giorno non lo sentì né lo vidi più e non cercai in nessun modo di avere sue notizie. 
La mia vita continuò normalmente: università, studio televisivo e i miei amici. 
La mia vita era sempre la stessa, ma io no, la vera Sana era morta in quel giorno d’ inverno e adesso sono solo una ragazza di 20 anni, cresciuta, ma con un grande vuoto nel cuore. 
Sono passati due anni da quella telefonata, anni che mi sono sembrati un eternità. Tutti hanno cercato di aiutarmi in un modo o nell'altro, ma niente è riuscito a farmi stare meglio. 
Come si può stare bene, se, il mondo che avevi sempre sognato si distrugge davanti i tuoi occhi ? 
Impossibile.
Ma, piano piano la vita continua comunque, anche contro la nostra volontà.
Forse, un giorno, qualcuno che davvero mi vorrà amare potrà colmare quella voragine nel petto. 
Bisognerà almeno provarci...


Ciao a tutti, sono lieta di presentarvi la mia prima storia sul fandom che più adoro. Ho voluto un pò immaginare come sarebbe stato se le cose dopo la partenza di Akito fossero cambiate, spero di ricevere consigli su come migliorarmi =) Grazie anche per la semplice lettura, un bacio
Jeess

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Capitolo 2
*** Freddi Ricordi ***




Freddi Ricordi


Pov Akito

 Era Tsuyoshi. Da quanto non ci sentivamo? Da mesi, se non anni. Già. Perché da quando avevo rotto con Kurata, avevo proprio rotto con il mondo.
< Ciao Tsu, io sto bene e tu? Come procede la vita a Tokyo? >Volevo chiedergli di lei. Una parte di me voleva sapere che fine aveva fatto, se mi aveva già dimenticato. Ma non ne avevo nemmeno più il diritto. Non dovevo chiedere come stava, se si era rifatta una vita, una vita con qualcuno che non fossi io. 
D’altronde lei ne aveva tutto il diritto, ero stato uno stronzo, quando senza darle alcuna spiegazione l'avevo lasciata vigliaccamente per telefono. In quel momento pensavo fosse
la scelta più giusta, forse anche la più sensata. Non potevo permetterle di aspettarmi per altri due anni, ne erano già passati tre : sarebbe stato chiedere troppo. 
Dirle di lasciarci fu la peggiore bestemmia che avessi mai detto in vita mia, perché io sarei appartenuto per sempre a lei e lei a me. Ma non sono mai stato bravo con le parole, fui diretto sperando così di evitarle altro dolore.
< Pronto, ci sei ancora? > Mi domando Tsu probabilmente irritato dietro la cornetta
< Sì, scusa, comunque volevo dirti che tra due settimane torno a Tokyo,
definitivamente. La mano è guarita del tutto e non c’è più motivo che resti qui> Sussurro quasi in maniera impercettibile. Guardai le dita mentre aprivo e chiudevo il pugno….. tra po’ sarei
tornato, ci saremmo sicuramente rivisti. Avrei rivisto i suoi grandi occhi color cioccolato, quegli stessi occhi che mi avevano attirato come fossero una calamita per tutti questi anni e dove avrei voluto specchiarmi per il resto della vita, il suo fantastico viso illuminato da quel sorriso che tanto avevo sognato durante le mie notti qui a L.A. Ma sapevo anche di dover smettere con
questi pensieri e guardare avanti.
< Ma è una splendida notizia e quando pensavi di dirmelo?? Dai dimmi il giorno preciso che vengo a prenderti! >
< Il 19 mattina sarò a Tokio,  Tsu mi raccomando niente abbracci e niente
pianti sai quanto mi irritano > il mio amico era completamente elettrizzato per il mio rientro a casa. Se non altro qualcuno ad aspettarmi c’era.
< Akito non cambierai mai non è vero? comunque, andando al punto, hai più sentito Sana?da quando l’hai lasciata si è chiusa
in un mondo tutto suo, non è più la stessa >

< Sta di nuovo male?>
< No , Akito, non è di nuovo malata si vede dal suo viso e siamo stati preoccuparti per lei e anche per te, come stai? >
< Bene> Bugiardo
< Non capisco, perché cercate sempre di complicarvi la vita? >
< Tsu, non voglio più parlarne> fui molto duro ma non avevo intenzione di parlarne per telefono < Devo andare, sono le undici di sera e non voglio che Natsumi e mio padre si svegliano, ci vediamo al mio rientro. > Riagganciai il telefono e respirai.Immaginarla piangere e soffrire a casusa mia era come morire. Avevo paura tornasse quella maledetta malattia che le aveva levato ogni espressione dal viso, il suo sorriso.  Mi buttai a letto sperando di prender subito sonno.

 

<>.
La voce stridula di mia sorella quasi mi fece sobbalzare,  mi  voltai nel letto e osservai il piccolo orologio  sul comodino, il sonno sparì non appena realizzai quanto tardi fosse tardi. Mi diedi una pulita, mi vestì e scesi giù, le valigie erano già pronte davanti la porta.  Salutai Nat  con un cenno e un mezzo sorriso, e infine salutai mio padre
<qualcuno”>>. L’ultima parola la disse piano ma sapevo a cosa alludeva. << Sì, papà. Non preoccuparti me la saprò cavare, adesso vado che è già tardi, ci sentiamo appena arrivo.>>Presi le valigie e salì sul taxi che mi avrebbe portato all’aeroporto.
 
<< Signori, allacciate le cinture per l’atterraggio, siamo quasi arrivati>> La voce ovatta dell’hostess mi giunse alle orecchie e  di scatto mi sporsi dal finestrino. Potevo riconoscere la mia Tokio, illuminata da mille luci, contornata da enormi palazzi . Sono arrivato! Era così strano,era da ben cinque anni che non tornavo.
Arrivato a terra presi le valigie e mi incamminai verso l’uscita. All’improvviso, però, davanti a me di spalle si materializzò una ragazza: snella, alta, con dei lunghi capelli rossicci. Lo stomaco iniziò a farmi male, non poteva esser lei. D’istinto la chiamai avvicinandomi  ma il colpo che arrivò dopo mi fece ancora più male, non era la mia Sana. Di corsa mi avvicinai ad un bar e ordinai dell’acqua, dovevo assolutamente rinfrescarmi prima di muovere anche solo un altro passo .Mi resi conto, proprio in quel momento, di quanto la mia situazione fosse grave, che avevo avuto da sempre una vita incasinata si sapeva, ma  che  continuasse a peggiorare era paradossale. Per fortuna qualcuno mi distolse dai miei drammatici pensieri  nell’istante in cui mi sentì posare una mano sulla spalla. Mi girai ed erano loro.
<< Ben arrivato caro, A-chan,>> dissero quasi in coro
 C’erano tutti: Tsu il mio vecchio amico, Aya la sua ragazza fino ai tempi dell’elementari, Fuka la mia ex ragazza nonché sua migliore amica, Gomi e Hisae che non facevano che battibeccarsi.
<< Hi ragazzi>> alzai semplicemente la mano, non ero il tipo da smancerie e per lo più in pubblico
<< Hayama, non cominciare,  qui non siamo nella tua L.A quindi parla nella nostra lingua>> Matsui non cambierà mai, sempre la solita scontrosa e diretta.  Le feci un mezzo ghigno e tornai serio.
<< Allora andiamo?abbiamo il taxi che ci aspetta>>
 Aya invece era sempre stata quella con più giudizio, notai con piacere un anello all’anulare della mano sinistra  mano sinistra. Prova di come le cose erano andate avanti in mia assenza.
<< Tsu , devi dirmi qualcosa? >>gli diedi uno spintone col braccio incitandolo a parlare.  Prima di rispondere, come al solito quando era nervoso, si sistemò meglio gli occhiali ,prese per mano la sua fidanzata e mi sorrise
<< Già, te l’avrei detto appena arrivati a casa. Io e Aya ci siamo fidanzati  e presto ci sposeremo.  E la cosa più bella è che il mio testimone è arrivato giusto in tempo>> mi fece l’occhiolino e salì in macchina.
Pensai con terrore al vestito da damerino che avrei dovuto indossare , ma a lui, che mi aveva sopportato fin dalla nascita, dovevo questo ed altro.
Girai le chiavi nella toppa di casa, apri appena la porta e presi le valigie. La mia vecchia casa, mi fece uno strano effetto tornarci. Non era cambiato nulla, ma le pareti con la pittura scrostata, e la polvere sopra ogni cosa erano un chiaro segno del tempo passato. Mi sarei dovuto dare da fare per renderla di nuovo abitabile. Salì al piano di sopra, posai le valigie nella mia stanza e mi distesi per un attimo sul mio letto. Sembrava come se non fossi mai partito, come se tutto quello che avevo vissuto fosse stato solo un sogno. immaginai le urla di Natsumi che mi invitavano, gentilmente,  a scendere per la cena e di trovare mio padre seduto sul divano a parlare al televisore con lei.
Sbuffai alzando la schiena dal freddo materasso. Non era possibile che lei fosse in ogni mio pensiero. Fu proprio in quel momento che decisi che avrei completato il mio rientro a Tokio con l’unica cosa che ormai mancava, la maratona.
L’aria ricca dell’odore degli alberi della mia città mi investì piacevolmente il viso. Correre era                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      sempre stato l’unico rimedio per sfogare il mio mal umore. Iniziai man mano ad accelerare il passo  senza una meta precisa. All’improvviso però mi fermai,lasciai andare le braccia lungo le gambe e presi fiato. Troppo tardi mi accorsi di dove mi ero fermato: la casa di Sana. La stessa di come l’avevo lasciata, la stessa di come l’avevo vissuta anni fa. 
 Mi venne l’ impulso improvviso di aprire il grande cancello, andare da lei e dirle che avevo sbagliato tutto, che mi ero comportato da egoista, un po’ come lei, ma forse era meglio che  le cose restassero com’erano.
In fondo, Sana, non abbiamo mai avuto il coraggio di affrontare veramente  il nostro amore.  In fondo  siamo sempre stati un po’ vigliacchi. Rimasi solopochi minuti a fissare la grande villa e poi ripresi la mia corsa  da dove l’avevo interrotta.

Ed ecco il secondo capitolo, che ne pensate?  Akito è tornato! Cosa accadrà adesso? Chiarirà con Sana e soprattutto lei saprà perdonarlo? Scopriamolo insieme, ne sarei felice, grazie a tutte e a presto!

Jeess <3


 

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Capitolo 3
*** Il Passato che Torna ***


Il Passato Che Torna


Pov Sana


Quella mattina mi svegliai presto pur non avendo lezione all’università. Sarei andata allo studio televisivo nel pomeriggio quindi mi rimaneva la mattina libera da ogni impegno. Mi avvicini alla finestra, fuori la pioggia batteva prepotente sull’asfalto creando enormi pozzanghere. Quel tempo non faceva che rattristarmi, avevo sempre odiato la pioggia, forse perché ero stata paragonata più al sole in quanto venivo spesso descritta come una persona molto solare. Ma quei tempi erano finiti, passati, il presente era tutto diverso, oggi mi potevo paragonare perfettamente alla pioggia.
Scesi giù, in casa non c’era nessuno, passando dalla cucina mi accorsi che la signora Shimura mi aveva gentilmente preparato la colazione. Io però non avevo molto appetito e non toccavo cibo da
ieri pomeriggio. Quella notizia mi scosse fin dentro l’anima facendomi scivolare nell’oblio, di nuovo.


< Pronto salve sono Aya, potrei parlare con sana? >
 Sentì la signora Shimura salire  in camera mia dove mi stavo preparando per una nuova pubblicità
< Sana il telefono, è per te >
Cercai di mimare con i gesti chiedendole chi fosse al telefono, lei mi disse che potevo stare tranquilla  perché era solo Aya.
< Aya ciao, dimmi >
Da quel giorno avevo un po’ di problemi a rispondere al telefono,  pensavo che ormai mi portasse solo cattive notizie
< Sana! devo darti una notizia grandiosa! > la voce della mia amica era carica di entusiasmo
< Che succede? > chiesi con trepidazione
< Mi sposo! >
 Immaginavo la sua felicità, finalmente lei e il suo amato ragazzo avevano dato la giusta e sospirata svolta alla loro relazione, stavano insieme
dalla sesta elementare, di tempo ne era passato.
< Sono molto contenta per voi, finalmente si è deciso!! Allora è proprio vero il detto aspetta e spera che poi si sfera, anche se realmente non l’ho ben capito> Già, ma non potevo  mica capire tutti i detti che esistevano al mondo pensai massaggiandomi la testa…
< Ma sei sempre la solita! Il detto è aspetta e spera che poi si avvera, e certo che non l’hai capito> sentì la mia amica ridere di gusto e poi di botto tornare seria
< Comunque  non ti ho chiamato solo per questo, l’altro ieri mentre ero fuori con Tsu mi ha confessato che Akito sta tornando, dice di essere ormai guarito del tutto…> Panico, sentì una scossa che percorse  tutto il corpo. Lui  sta tornando, qui a Tokio. Saperlo dall’altra parte del mondo mi aiutava a cercare di non pensarlo, ma adesso, sapere che è  tornato nella mia stessa città, a pochi isolati da me mi angosciava terribilmente, come avrei affrontato la situazione? Era stato davvero così, il formicolio allo stomaco ne era la prova
aggiunse
< Ma questo lo so, tranquilla, supererò anche questa> Dalla mia voce si poteva benissimo intuire che nemmeno io credevo realmente a
ciò che avevo appena affermato
< Bene allora sono contenta, comunque il ventidue farò una festicciola a casa mia per festeggiare il nostro fidanzamento e tu  non puoi mancare sai quanto ci tengo. Adesso devo lasciarti  Sana a presto>
< Va bene Aya ci sarò! >.
Chiusi il telefono e lo gettai  sul letto, portai una mano all’altezza del cuore e chiusi gli occhi. Non riuscivo più a muovermi, sentivo di nuovo la sensazione che il mondo mi stesse crollando addosso, come avrei gestito la nuova  circostanza?. Forse da bambina tutti pensavano che io fossi coraggiosa, con una forza interiore capace di farmi sorridere sempre anche nelle peggiori avversità, ma da piccola non avevo mai provato ciò che provavo adesso. Immersa nei miei pensieri non sentì squillare il telefono, me ne accorsi  poco dopo, era Nao, mi lasciò un messaggio in segreteria  < Sana, siamo già tutti qui manchi solo tu, ti aspetto, Nao >. Era sempre stato dolce con me, durante il periodo di crisi che dovetti affrontare lui mi era stato vicino e di questo gliene sarei stata grata per sempre. Quando ebbi finito di prepararmi presi la borsa e mi avviai presso lo studio, stanca dei miei pensieri.. 


Ricordare quella conversazione mi portò un senso di ansia, d’un tratto mi sentì soffocare dentro quelle pareti e perciò decisi di uscire, anche sotto quella pioggia prepotente. Mi cambiai velocemente presi la borsa, un ombrello e uscì di casa. Volevo semplicemente camminare per distogliere quei rumorosi pensieri. Mi accorsi di esser arrivata al parco. L’odore della terra bagnata mi era sempre piaciuto, mi rilassava perciò decisi di entrare. Lo scricchiolio dei sassi sotto le scarpe era quasi ipnotico e mi servì per mettere ordine nella mia testa.  Dentro il parco non c’era nessuno, era vuoto, vuoto come i rami degli alberi che solo in primavera germogliano diventando estremamente belli, gli stessi alberi che delimitavano  il parco particolarmente sferzato dal
vento. Mi addentrai maggiormente arrivando al gazebo, il nostro gazebo non era mutato negli anni. Era sempre lì che  racchiudeva ogni momento della nostra vita. Mi avviai al suo interno e mi sedetti un po’. Volevo restare sola nel mio piccolo rifugio , dovevo capire assolutamente come affrontare quello che stava succedendo . Ma non era ancora tempo per la tranquillità, infatti nemmeno il tempo diiniziare a rilassarmi che il telefono prese a squillare facendomi sussultare. Era l’unico rumore, fastidioso, in quel momento. Mi accorsi che quella non era la prima chiamata, Fuka mi aveva lasciato ben tre messaggi in segreteria.
Cosa sarà successo di così urgente?? Decisi di rispondere prima che chiudesse anche quella chiamata

< Dove sei? perchè non hai risposto? > mi chiese con tono preoccupato Matsui 
< Sono al parco scusa non sentivo il telefono >
< So che hai parlato con Aya, volevo chiederti come stavi! Immagino che sarà stato un duro colpo>
Iniziai a piangere non potendo più parlare, il nervosismo si imposesso di me. 
< Arrivo > disse semplicemente.
 Sarebbe arrivata immediatamente, eravamo sempre state così, pronte a soccorrerci in qualsiasi momento. Probabilmente se ero riuscita ad arrivare fino ad oggi lo devo anche ai miei amici.


Piangere sotto la pioggia era rassicurante, la gente poteva anche non accorgersi che stessi piangendo, potevo solo esser bagnata dalla pioggia. Questo però valeva solo per chi non mi conosceva, perché nel momento in cui Fuka mi vide corse ad abbracciarmi intuendo che il mio viso fosse bagnato da lacrime salate e non dalla pioggia
< Sana così non puoi più stare, devi reagire .> Aveva ragione ma dal mio canto mi sembrava davvero impossibile. 
< Io ci provo, giuro, ma nel momento in cui sembro andare avanti eccolo che torna nella mia vita, perché ci tornerà anche senza il mio volere .> Presi un attimo di fiato e continuai quasi urlando < perché c’è la cena da Aya, perché ci sarà il matrimonio, e io ho paura di affrontare il suo sguardo > Diedi libero sfogo alle lacrime che per troppo tempo erano rimaste forzatamente imprigionate
 < Ok dai, facciamo un gioco. > Ero molto curiosa di capire cosa stesse passando dalla mente ,avvolte pazza, della mia amica quando assunse un espressione alquanto seria
< Chiudi gli occhi.> La guardai strana, voleva sul serio giocare?
< Forza non guardarmi così e fidati, chiudi gli occhi, e ascolta. > Feci come mi disse, non volevo si infuriasse.
< Cosa senti? > mi chiese. 
< Fuka, sento semplicemente la pioggia. > Non sentivo nulla, solo la tranquillità e la pioggia che picchettava sul tetto del gazebo, andai per aprire gli occhi ma mi ammonì dicendo che dovevo tenerli chiusi. Mi concentrai maggiormente. Sentivo delle voci, o meglio stavo rivivendo il mio passato, mi sentivo recitare la parte della mamma  di Akito mentre lo tenevo sulle mie gambe, gli cantavo una canzoncina per rassicurarlo del fatto che la sua mamma gli volesse davvero bene e che aveva preferito mettere alla
luce lui pur rinunciando alla propria vita. Poi un’altra immagine, lo vedo lì sul marciapiede del parco, stanco dopo la solita corsa serale con quello sguardo gelido che si sciolse solo dopo il nostro abbraccio. Lo tenevo stretto a me, non volevo che si allontanasse.
E di nuovo un altro episodio, vedo della neve questa volta, il freddo di quel momento mi aiutava a rivivere maggiormente ciò che sentivo, stavamo per confessarci il nostro amore, volevo che sapesse che per lui avrei dato la vita, un brivido lungo tutto il corpo mi fece ricordare l’emozione che  provai in quel momento. E infine un bacio, dolce, avvolgente, di quelli che non si scordano mai proprio quando decidemmo di stare insieme ormai consapevoli del nostro amore.
Io l’amavo ancora, terribilmente, quindi tutto era vano, cercare di non pensarlo, di dimenticarlo, era impossibile. 
Aprì di scatto gli occhi ormai pieni di lacrime, guardai Fuka che in quel momento sorrise capendo di essere riuscita nel suo intento < Io, lo amo ancora > dissi ormai decisa a non negare più l’evidenza , capì che era giunto il momento di affrontare la realtà
< Bene, era proprio qui che volevo arrivare. Farti rendere conto che è meglio affrontare la realtà che cercare di evitarla e sono sicura che anche per lui è così > pronunciò decisa la mia amica.
< Impossibile > dissi in preda alla disperazione < Lui mi ha lasciata, senza alcuna spiegazione, come puoi dire una cosa del genere? >
< Conosci Hayama meglio di chiunque altro, l’avrà fatto per te, per lasciarti libera di vivere la tua vita senza che restassi ad aspettarlo> insinuò dentro me il dubbio che potesse essere realmente così, come diceva lei
< Lo pensi davvero Fuka?> chiesi sospirando < Ormai ha preso la sua decisione se no non mi avrebbe lasciata > continuai a parlare con più convinzione < Ma in effetti oggi, grazie a te,  ho finalmente capito che è inutile mentire a me stessa. Lo amo ancora, bene, devo solo cercare di superarlo senza più nasconderlo >rassegnata dalle mie stesse parole mi alzai in piedi e mi voltai verso lei
<  Grazie mille, adesso ho capito come affrontare la situazione e come affrontare lui >. Dopo tutto il tempo passato a negare l’evidenza mi resi conto che avevo perso tempo, che solamente oggi avevo davvero aperto gli occhi.
< Sana di nulla davvero ma promettimi una cosa, non ostacolare nulla, fai andare le cose per come devono andare, se Hayama ti ama ancora, lasciati amare >
Annuì senza dire una parola, l’abbracciai e sorridendole mi incamminai verso casa Hayama, ormai pronta ad affrontare i suoi occhi.




E anche questo è andato. Dico subito che questo capitolo l’ho realizzato tutto d’un botto quindi capirò se non vi piacerà! Con questa terza parte  volevo esternare le sensazioni di Sana ormai a conoscenza del ritorno di Akito. Le sue paure e le sue insicurezze nell’affrontare la situazione! Ancora c’è parecchia strada da affrontare, spero vogliate accompagnarmi in questo mio primo tragitto!!Accetto sempre consigli e critiche con piacere =) Grazie mille a dalmata, elpis che hanno commentato i miei recenti capitoli, e grazie anche a chi legge soltanto . Baci
Jeess <3

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Capitolo 4
*** Riviversi Negli Occhi ***


 
 
 
Riviversi Negli Occhi
 
Pov Sana
 
 
Iniziai a camminare con passo pesante verso casa Hayama. Era giunto il momento di sapere, conoscere il motivo della sua decisione e mettere la parola fine al passato. La pioggia scendeva incessante dal cielo bagnando ogni cosa. Pensavo a cosa  gli avrei detto e a come avrebbe reagito nel vedermi davanti casa. In fondo speravo in una reazione positiva, non avrei sopportato di esser cacciata ancora prima di sapere. Perché quei due anni a venire erano stati un incubo. La mia vita non era più andata realmente avanti da quel giorno. Anche se mi fossi sforzata di conoscere persone nuove, di trovare quella che magari mi amasse sul serio, ogni cosa mi riportava a lui. La mia testa era così piena di riflessioni che non mi accorsi nemmeno di essere già arrivata. Quella casa era uguale a come me la ricordavo, non era cambiato nulla, all’apparenza. Mi sentivo agitata, in preda al panico, come se stessi andando dritta al patibolo .  Presi un respiro e decisa più che mai aprì il piccolo cancelletto di legno e mi avviai alla porta.  Lessi più di una volta il nome Hayama  accanto al campanello come se fossi rimasta incantata, dopo di che presi coraggio e quasi impercettibilmente premetti il piccolo tasto bianco. Nessuna risposta, riprovai una seconda volta ma niente, il silenzio più totale. Da una parte in quel momento fui grata al cielo del fatto che non fosse in casa anche se ciò significava riprovarci una seconda volta. Poi mi ricordai della grande finestra  che dava proprio all’interno della casa, stando attenta a dove mettevo i piedi mi ci avvicinai e facendomi ombra con le mani iniziai ad osservare. In casa non c’era ed era inutile continuare ad aspettare che qualcuno venisse ad aprire visto che qui ci viveva solo lui. In fretta e furia girai i tacchi e mi avvia verso la strada per tornare da dove ero venuta.
<< Ai, che male, ma è possibile che mi debba sempre impigliare in questo dannato cancello >> stavo lottando contro il vento e contro al maglione involontariamente impigliato alla tavola del cancelletto. Quando d’un tratto sentì il mio nome.
<< Kurata?>>. 
Quella voce, la riconobbi subito. C’era solo una persone nella faccia della terra che mi chiamava per cognome. Col volto traumatizzato mi voltai e lo vidi lì in tutto il suo splendore, alto con un corpo ben formato, i capelli biondi gli ricadevano bagnati sul viso ed erano un po’ più lunghi di come li ricordavo. Era  come se il cielo avesse fatto scendere sulla terra un dio di una bellezza disumana. Teneva in mano il borsone del karate , quella scena fu come un déjà-vu per me , perché l’avevamo già vissuta.
<< Kuarata, ma che stai facendo?.>> Il suo tono era scosso ma alquanto divertito, certo io dovevo far sempre queste belle figure davanti a lui. Lo vidi fare qualche passo verso me tendendo una mano come se volesse concedermi il suo aiuto ma io di tutta risposta lo guardai ammonendolo e nervosa più che mai detti un forte strattone al cancello e riuscì a liberarmi. 
<< ll tuo cancello, ha sempre il dannato vizio di impigliarsi nei miei maglioni>> dissi con un tono abbastanza seccato << Comunque bentornato Akito>>  pronunciai queste ultime parole con un pizzico di disprezzo.
<< Osi dare la colpa al mio cancello e non alla tua sbadataggine?.>> 
Non era cambiato di una virgola, sempre insolente e fastidioso. Però c’era qualcosa di diverso in lui, a parte l’aspetto fisico ormai da uomo nei suoi occhi non c’era più quell’ombra scura d’un tempo, il suo sguardo era limpido. Ciò significava che  avesse trovato qualcuna capace di renderlo felice? Cercai di distogliere questo ultimo, insignificante, pensiero scuotendo la testa.
<< Che ci fai qui, sotto la pioggia ?.>>Disse queste parole con un piccolo sorriso sulle labbra, quasi come se fosse contento di vedermi.
<< Io, sono venuta a chiederti delle spiegazioni, dopo tutti questi anni credo che me ne devi>> ero decisa più che mai a conoscere la verità.
<< Kurata io, si hai ragione  però è meglio se ci accomodiamo dentro o preferisci restare fuori sotto questo temporale?.>>
La pioggia mi stava già dando sui nervi, ero bagnata, morta di freddo e anche se l’idea di entrare dopo tutto quel tempo a casa di Akito, da soli,  non mi rendeva tranquilla decisi comunque di accettare  comportandomi da persona matura.
<< Si, entriamo>>.
Mi incamminai dietro lui verso casa, mi fece entrare e chiuse la porta alle sue spalle.
<< Vuoi qualcosa da bere?.>>
<< Volentieri grazie>> volevo restare il più tranquilla possibile, volevo che vedesse quanto fossi cresciuta e soprattutto non volevo dimostrare che stessi ancora male per lui. 
<< Beviamoci un bicchiere di questo >>, esclamò. 
Lo vidi aprire il frigo ed estrarre una bottiglia di vino bianco. Rovistò nella credenza, prese un cavatappi e l’aprì versandone due bicchieri. Si avvicinò a me senza staccare i suoi occhi dai miei e me lo porse.
<< Da quando in qua hai delle bottiglie di vino bianco in casa? Di solito ci si trovano solo lattine>>
<< Abitudini americane e da uomo ormai>> Sul fatto che fosse cresciuto e che fosse diventato  un uomo attraente non c’erano dubbi, nel fare questo pensiero poco casto mi sentì le guance avvampare.
Iniziai a sorseggiare piacevolmente quel vino buttando un’occhiata per casa, c’era una grande foto fatta da sua padre a lui e a sua sorella in America. In quel momento ebbi la sensazione di vedere due Akito. Uno era quello imprigionato nella foto, a me sconosciuto, e l’altro era quello di fronte a me, quello che  avevo vissuto.  Mi domandai chi fosse realmente lui in questo momento.
<< Non cambierà mai non è così?.>>
<< Che cosa?di che parli?>> mi prese alla sprovvista non ero rimasta attenta tanto ero presa dalla curiosità.  
<< L’abitudine che hai di arrossire in mia presenza, magari ti faccio ancora un certo effetto>> prese una piccola pausa << Come tu lo fai a me>>disse quasi sospirando.
Rimasi spiazzata da questa affermazione infatti adesso ero sicura di avere il viso rosso come un pomodoro!. Capito di aver raggiunto il suo scopo, fece un ghigno con quella sua faccia da bronzo e abbassò lo sguardo verso il bicchiere. Non volevo però che mi addolcisse o mi distogliesse dal mio scopo infatti non persi molto tempo prima di arrivare al dunque.
<< Allora,  sono venuta fin qui  per parlare e chiarire il motivo per cui mi hai lasciata due anni fa senza nessuna spiegazione>> il mio tono era stanco e lui se ne accorse.
<< Davvero vuoi conoscere il motivo? E’ acqua passata, perché rivangare il passato>> assunse un atteggiamento distaccato come se non  volesse parlarne . Si piegò in avanti posando il calice sul tavolino in legno
<< Certo che voglio parlarne, perché quella tua decisione si è riversata su noi e sul nostro presente>>.
<< Kurata per me in quel momento era la decisone più giusta da prendere. Erano già passati tre anni da quando ci eravamo separati . Il mio fisiatra mi aveva garantito che mancava poco alla mia guarigione quando un giorno se ne uscì dicendomi che il liquido all’interno del braccio non facilitava la guarigione e che dovevo stare ancora lì se volevo cercare di guarire del tutto.>> Akito raccontò quella storia con il volto pallido e un’espressione seria << Ero arrabbiato con il mondo, e con me stesso , non avevo il diritto di rovinare anche la tua vita, non potevo permetterti di aspettarmi ancora per altri lunghi anni e come un’idiota decisi di lasciarti attraverso un apparecchio telefonico. Non ti feci nemmeno rispondere perché sapevo che se avessi detto anche mezza parola sarei tornato sui miei passi ma non volevo essere così maledettamente egoista perciò ti lasciai.>>
I miei occhi iniziarono a diventare lucidi, come al solito Akito aveva messo davanti i miei sentimenti e non i suoi, lo guardai, aveva un’espressione così abbattuta e in colpa che ebbi l’impulso di correre da lui e stringerlo  a me. Cosa avrei dovuto rispondere? Da una parte ero ancora molto arrabbiata per quello che aveva fatto,  ma dall’altra non riuscivo a dargli colpe perché in fondo forse non ne aveva.
<< Akito avresti dovuto dirmi come stavano realmente le cose, avremo sicuramente trovato una soluzione. Avrei di certo preferito la lontananza al dubbio. Questi due anni sono stati un enorme punto interrogativo, avresti dovuto lasciare che io decidessi della mia vita.>> Lo stomaco si contorceva a pensare ciò che avevo passato. Lo fissai, in attesa di una risposta. Mi toccava anche aspettare. Dovevo sempre aspettare con lui.
<< Sana, mi dispiace hai ragione, ma in quel momento ho pensato che era la giusta soluzione.>> E così smise di parlare si alzò prese i due bicchieri e si avviò in cucina. Poco dopo sentì aprire il getto di acqua, stava temporeggiando. Questa cosa mi faceva infuriare, pensava forse che avessi del tempo da perdere? Mi alzai e lo seguì in cucina.
<< Bhè allora se non hai altro da dirmi io vado>> feci per voltarmi quando lui mi afferrò per un braccio.
<< Scusami, ma sai che non sono mai stato in grado di parlare a lungo avevo bisogno di distarmi un po’. Sana io voglio rimediare all’errore che ho fatto, se me lo permetterai.>> Lo guardai negli occhi, era sincero, voleva davvero rimediare al passato, ma io volevo che mi stravolgesse di nuovo la vita?
<< Akito io, ho bisogno del tempo per pensare, perché adesso sei qui con me, ma domani? Domani alla prima difficoltà mi lascerai di nuovo? Non lo sopport..>> mi mise un dito davanti la bocca e mi zittì
<< Non commento due volte lo stesso errore, dovresti saperlo. Io sarò ovunque tu sarai>> si avvicinò leggermente al mio viso e posò le sue labbra delicatamente sulle mie. Non lo allontanai subito perché in cuor mio mi era mancato terribilmente, però lo feci dopo pochi secondi, volevo andarci piano questa volta.
<< Piano, andiamoci piano, voglio credere di nuovo in noi>> lo guardai e il mio viso si illuminò di un sorriso che solo con lui riuscivo a tirare fuori. 
<< E’ stato solo questo il motivo per cui mi hai lasciata allora? Ne sei certo?>> volevo indagare ancora di più per capire se in quel momento fosse davvero sincero con me
<< Certo, e che altro>>vidi passare un lampo di preoccupazione dai suoi occhi che però fece presto a distogliere ,mi fisso un attimo e poi avvicinandomi mi sussurrò due paroline all’orecchio con fare seducente << Mi sei mancata tantissimo >> allontanandosi si fermò a pochi centimetri dal mio viso, gli spuntò  un bellissimo sorriso in viso, di quelli rari che solo a me riservava, mi strinse forte a sé e io mi abbandonai sul suo petto << anche tu>>.
Restammo abbracciati per un altro po’ quando il mio cellulare prese a squillare
<< Sì  sono uscita,  non preoccuparti sto tornando a casa, allora a tra poco>>parlavo sempre gesticolando e muovendomi tanto. Mi allontanai un po’ da lui.
 Akito mi guardava con aria interrogativa immaginando che forse preferivo parlare in privato con la persona al telefono
<< Chi era al telefono?>> mi chiese con molta curiosità, quasi sporgendosi verso il mio cellulare. Mi diede un po’  fastidio il suo atteggiamento, infatti retrassi la mano mettendomi il telefono in tasca. Dopo tutto questo tempo in cui credevo che non gli importasse nulla di me già pretendeva di poter anche solo vedere chi mi cercava? Non mi avrebbe riavuta con tanta facilità.
<< Devo proprio andare adesso, ci sentiamo allora>>  
<< A presto Kurata>>
Mi diede un leggero bacio questa volta sulla guancia e voltandomi uscì da quella casa col cuore che mi scoppiava. 
 
Fuori la tempesta si era calmata per fortuna, ma io di andare a casa non ne avevo voglia, allora decisi di avviarmi verso un piccolo locale che solitamente frequentavo. Arrivata in poco tempo, cercando di evitare in ogni modo le grandi pozzanghere per strada aprì la porta e mi addentrai. Adoravo questo posto proprio per la sua struttura, mi infondeva tranquillità. Ci andavo spesso quando avevo bisogno di un attimo di svago e di tranquillità, o anche solo per parlare con la mia amica Aya.
<< Ehi Sana, eccoti finalmente, mi aspettavo una tua visita>> era sempre indaffarata, da quando i suoi avevano deciso di aprirsi questo piccolo  locale se volevo incontrarla oltre all’università dovevo passare da qui.
<< Già, ormai tutti si aspettano una mia mossa, anche Fuka se l’aspettava sai??>> il mio tono era un puntino acido, perché tutti già credevano di sapere come mi sarei comportata? Mi irritava pensare di essere tanto prevedibile.
<< Devo dedurre che non è un buon momento.>> << Joe prendi queste ordinazioni io mi allontano un attimo. >> Capendo il mio stato d’animo mi fece accomodare al mio solito tavolo vicino la grande vetriata e si precipitò con una fumante cioccolata calda.
<< Tieni bevi questo, gli ho aggiunto giusto un po’ di tequila, vedrai che ti farà sentire meglio>> mi guardava con aria preoccupata, la mia brutta cera si dava proprio a vedere.
<< Inizi a parlare tu o vuoi che ti scippi le parole con le mie solite domande?>>  alzai gli occhi al cielo e poi guardai lei, preferivo di gran lunga parlare di mia spontanea volontà che essere messa sotto torchio. 
<< Sono stata da Hayama, ho voluto seguire il mio istinto e capire una volta per tutte il motivo per cui mi ha lasciata>> presi una pausa per bere un sorso di cioccolata che, dovevo ammettere, mi stava facendo bene. La mia amica mi faceva segno di continuare a parlare tanto era curiosa di sapere l’accaduto.
<< Quando arrivai credevo non ci fosse in casa, e devo dirti che ne ero felice, ma si sa, la fortuna non bussa sempre alla mia porta, e dopo essermi impigliata nel cancello a causa del vento..>>
<< Ti sei impigliata? che significa che ti sei impigliata nel cancello di Hayama, volevo vederti immagino già la tua faccia>> Aya butto le spalle indietro quasi stesse per cadere. Era molto divertita e ciò non faceva che irritarmi visto come stavo io invece
<< Non ci trovo nulla di così divertente, comunque lui arrivò subito dopo , gli dissi senza troppi giri di parole che volevo sapere la verità e con molta educazione mi invitò ad entrare>> feci un’altra breve pausa e buttai giù un altro sorso della mia bevanda << All’inizio non parlava, mi offrì solo un bicchiere di vino, poi io spazientita gli chiesi di darmi delle motivazioni e così fece.>>
<< Quindi adesso avete chiarito? Avete trovato un punto d’incontro?.
<< Mi ha detto che gli sono mancata e che vorrebbe riprovarci>>  mentre gli raccontavo questo ultimo aneddoto mi rabbui un attimo.
<< E allora spiegami perché hai questa espressione afflitta in viso, capisco che non si può perdonare dall’oggi al domani ma dovresti essere anche un po’ sollevata nel sapere che anche tu gli sei mancata.>> Poggiò la sua mano sulla mia accarezzandola come per farmi coraggio, io alzai un attimo lo sguardo, feci un lieve sorriso in segno di gratitudine e tornai nuovamente seria,
<< Hai ragione, ma c’è qualcosa che non mi quadra. Quando gli chiesi se il motivo per cui mi aveva lasciata fosse stato solo un problema dovuto al braccio ho visto il suo volto preoccuparsi in un colpo, sento che mi sta nascondendo qualcosa.>> Posai la tazza ormai vuota sul tavolino e alzando lo sguardo verso Aya la vidi irrigidirsi dopo le mie ultima parole.
<< Va tutto bene? Ti vedo molto tesa, ho detto qualcosa di strano?>> mi preoccupai nel vederla così, magari si stava sentendo poco bene  poi però mi venne in mente un pensiero un po’ scomodo, magari lei sapeva qualcosa che aveva a che fare con Akito. La guardai dritta negli occhi e lei assunse un espressione quasi colpevole.
<< Aya, non è che tu sai qualcosa che io dovrei sapere? Se è così parla, ora!.>>
Con una voce dura e al quanto spaventata mi fermai a guardarla in cerca di una risposta. Cosa mi tenevano nascosto?



Ciao a tutte ragazze, questo è il quarto capitolo, scritto di botto anche questo =) Mi auguro sia di vostro gradimento. Qui avviene una prima fase dell'incontro tra i nostri protagonisti. Ho voluto rendere l'incontro un pò più particolare è diverso rispetto ad altri.Su alcune cose ho aggiunto un pizzico di mia fantasia che spero apprezzerete!! Ringrazio tutti coloro che semplicemente leggono e soprattutto chi la recensisce, siete adorabili!!! Un bacio e alla prossima


Jeess <3

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Capitolo 5
*** Le Cose Che Non Dici ***




Le Cose Che Non Dici

Pov Akito
 
Erano le 6.00 del mattino. Quella notte non dormì molto ero ancora scosso da ciò che era accaduto. In testa avevo un trattore che arava i miei pensieri. Girandomi su di un fianco ricordai l’immagine goffa di Sana davanti il cancello di casa mia. Non potevo crederci, rimasi  quasi folgorato  alla vista della ragazza che per anni mi era appartenuta. Dio quanto era bella, era completamente cresciuta, il piccolo ed esile corpo da ragazzina aveva lasciato posto ad un corpo ben formato e sensuale. Il cuore mi scoppiò non appena incrociai il suo sguardo. Da troppo tempo non sentivo la voglia di stringerla tra le mie braccia. Pensandoci io non volevo solo baciarla dolcemente, se non mi avesse fermato avrei voluto prenderla e portarla sul mio letto, farla mia come tante volte in passato. Inconsciamente strinsi tra le mie mani un lembo del lenzuolo come per riassaporare i momenti di passione consumati  in quello stesso letto. Mi alzai e stiracchiandomi  mi incamminai verso il bagno pensando continuamente al giorno prima. Finalmente ero riuscito a dirle la verità, o una mezza verità, su una cosa  non mi sono soffermato, non era ancora tempo di dirle come stavano realmente le cose perché temevo che avrebbe capito male come molte volte aveva fatto in passato. Mi avvicinai al lavello con l’intenzione di sciacquarmi il viso ma prima di farlo mi soffermai sull’immagine proiettata sullo specchio davanti a me. Avrei dovuto dirle il seguito della mia verità subito senza dover portare avanti questa storia. Mi calai e lavai il viso, più e più volte mi buttai dell’acqua fredda come per svegliarmi da tutta questa storia. Poi un pensiero mi balenò in mente mentre mi muovevo verso la doccia. Chissà se lei aveva avuto qualcuno in tutto questo tempo, la cosa mi faceva infuriare molto, chissà se aveva mantenuto la promessa che mi fece il giorno in cuì io partì. Sbuffai a pensare a quanto complicata fosse ancora la situazione, entrai in doccia e lasciai che l’acqua calda mi inebriasse e mi calmasse. Mi venne anche in mente la conversazione avuta il giorno prima con Tsu.

Ero nervoso quel giorno, non avevo toccato cibo avevo solo bisogno di correre e correre. Mi infilai la tuta, le scarpe, presi le chiavi di casa che distrattamente infilai in tasca e uscì sbattendo la porta. Presi l’Ipod, misi le cuffie e alzando il volume al massimo iniziai la mia maratona. Correvo velocemente proprio per evitare che la mia mente restasse ferma a pensare. Mi guardai intorno, c’era gente da tutte le parti quella mattina, chi usciva da un supermercato o chi entrava, chi saliva su un auto nuova di zecca o chi semplicemente camminava con la propria amata stringendole la mano. Ecco questa immagine era meglio se la evitavo. Erano già passati tre giorni dal mio rientro e non avevo ancora avuto modo di rivederla e di parlarle. Non sapevo nemmeno come iniziare a spiegarle il motivo della nostra separazione. Ero un fifone non avevo il coraggio nemmeno di guardarla in faccia, non ci riuscivo quando dovevo confessarle il mio amore pensa adesso che dovevo giustificarmi della nostra rottura. Passando per un bar guardai due ragazzi che camminando parlavano scherzando, pensai che fossero due vecchi amici che erano andati a far colazione insieme. Grazie a questo pensiero mi si accese la solita lampadina, Tsu , era l’unico che in quel momento mi potesse aiutare. Mi fermai un attimo prendendo il respiro, sul marciapiede vi era posto un orologio, mi accorsi di quanto fosse ancora presto perciò decisi di entrare in quel bar, prendere la colazione per me e per Tsu e andare a casa del mio amico a chiedergli un parere su tutta questa faccenda.
 Suonai due volte il campanello e sentì dei passi venirmi incontro. Tsu ancora dormiva, era senza occhiali, i capelli arruffati e indossava un vecchio pigiama striminzito segno che l’avevo svegliato dal suo letargo.
<< Ti sembra il modo di accogliere le persone? Copriti o ti prenderai un malanno>> Detto questo lo spinsi un po’  lasciandomi lo spazio per passare e chiusi  la porta alle mie spalle.
<< Ti sembra il giusto orario per le visite? Scusami se sono solamente le 8.00 del mattino e stavo dormendo giusto un po’ di più>> 
<<  Ah bene ciò significa che lavorerai nel pomeriggio?>> Mi avvicinai in cucina e posai la colazione sul tavolo<< ho portato la colazione, come vedi sono stato anche gentile.>> Feci una mezza risata strafottente e mi sedetti.
<< Grazie, davvero non dovevi, comunque no oggi sono libero>>  mi prese in giro ridendo di gusto. Si accomodò anche lui al tavolo e iniziammo a buttare giù ciò che avevo portato. Avevo preso due cornetti vuoti, entrambi odiavamo i cornetti ripieni, come si fa ad ingoiare di prima mattina creme di ogni tipo? No, noi eravamo semplici, croissant vuoto e un bicchierino di caffè.
<<  Dopo avermi fatto addolcire con questo meraviglioso risveglio e questa colazione posso sapere qual buon vento ti porta qui?.>> Sapeva perché fossi piombato a casa sua , infondo i motivi erano sempre gli stessi, Io e Sana, eravamo sempre noi il dilemma.
<< Devi aiutarmi, da quando sono arrivato mi scoppia la testa, non so cosa fare prima. Avrei voglia di correre da lei e parlarle, spiegarle ogni cosa. Ma  sono passati degli anni, non so che reazione può avere alla mia vista. Magari sarà felice o magari mi spaccherà in testa quel suo dannato martello di gomma.>> Parlavo mentre mi alzai per buttare la carta rimasta sul tavolo, più mi muovevo meno mi sentivo a disagio.
<< Eh sempre in questa situazioni ti vai a cacciare amico mio, mi sembra di tornare indietro nel tempo, si sta ripetendo la stessa storia>> lo stavo esasperando di prima mattina, povero si metteva sulle sue spalle i problemi di tutti senza mai lamentarsi dei suoi.
<< Tu invece che mi racconti??Come procedono i preparativi per il salto nel vuoto??>> Non credevo molto nel matrimonio, specie se a sposarsi fossero dei ragazzi di appena 25 anni. Ma qui parliamo di Aya a Tsu, una coppia che stava insieme dalla sesta elementare, forse nel loro caso ci avevano perso tempo.
<<  Vanno avanti, a dir la verità sono molto stressanti. Il programmare la sala, trovare quella giusta, riempire casa ed arredarla come meglio piace ad Aya e meno male che l’appartamento comprato anni fa da mio padre non ha bisogno di grandi ristrutturazioni. Questo matrimonio mi sta costando un occhio della testa ma non mi lamento. Veder sorridere di felicità la mia Aya mi ripaga ogni sforzo>>  dicendo questo si avviò nella sua stanza, << Nel frattempo che mi faccio una bella doccia esponimi il tuo grosso problema>> stava già gridando segno che era quasi in bagno.
<<  La verità è quella che tu già sai, lasciai Kurata per farle vivere la sua vita, stare male non le avrebbe giovato sicuramente e ci sarebbe andato di mezzo anche il suo lavoro. Io mi ero quasi rassegnato all’idea di averla persa per sempre e perciò cercai di andare avanti per la mia strada. Iniziai a frequentare un gruppo di ragazzi che frequentavano il mio stesso college. Ci uscì qualche volta e durante le nostre serate in discoteca conobbi una ragazza che non avevo mai visto>> mi fermai un minuto per capire se mi stesse seguendo,<< Ma mi stai ascoltando o parlo col peluche che c’è sul tuo divano?>> lo presi in mano e iniziai a spremerlo, che ci faceva un orsacchiotto sul suo divano? Meglio non pensarci.
<<  Si ti ascolto, e non toccarlo per piacere, è di Aya, mi stacca il collo se lo maltratti>> bene dopo questa rivelazione shock lo riposai da dove si trovava e continuai a parlare.
<<  E niente, questa ragazza era davvero bella, sorridente e solare, in effetti mi ricordò Sana in alcune cose. Nelle sere seguenti iniziamo a scambiarci qualche sguardo qualche parola fino a che una sera ci baciammo>>.
Tsu aprì la porta della camera di scattò e io sobbalzai in piedi,<<  Voi cosa?? Akito ma in che guai ti vai a cacciare>> e di colpò la richiuse , mi risedetti sul divano e continuai.
<< Io le piacevo e lei credevo mi piacesse tanto che pensai che mi fossi innamorato di. Poi lì in America le notizie sui giornali non tardavano ad arrivare, vedevo in qualche rivista Sana fotografata con qualche bell’attore e avvolte li accoppiavano pure. Sapevo di non dovermi fidare di quel che avvolte i giornalisti scrivevano ma dopo averla lasciata pensavo che poteva benissimo esser vero. Quindi le dissi che l’amavo e >> iniziai a sudare.
<< E? su continua non tenermi sulle spine>>.
 << E finimmo con lo stare insieme. Lei era cotta e io provai a rifarmi una vita. Il giorno in cui il mio dottore mi disse che ero finalmente guarito mi sentì libero, come se non dovessi più restare lì per forza. Anche mio padre mi diede il consenso di ritornare qui. Ci pensai giorno e notte e capì che per me fosse più importante tornare qui, spiegarmi con Sana al di là di tutto. Ne parlai con lei, con Caroline e lei sembrò capire. Mi disse che mi amava e  avrebbe aspettato che io mi facessi sentire. >> Finalmente aveva finito di vestirsi e uscì dalla sua camera. Si sistemò gli occhiali e incrociando le braccia mi guardò con aria sospetta .
<< L’hai chiamata??dico come siete rimasti, state ancora insieme o no?>>
<< Tsu io, non lo so. A dir la verità non ci siamo mai dichiarati apertamente, nessuna proposta, sappiamo solo d'esser stati importanti un per 'altra. Io, nel frattempo, ho cercato di dimenticare Sana ma non ci sono riuscito ma ciò non significa che io abbia usato Car> sospirai profondamente buttandomi contro lo schienale del morbido sofà, << Dovrò chiamarla, dirle che provo ancora qualcosa per la mia ex, ma ricommetterei lo stesso errore che commisi con Sana. Ne parlerò con lei sperando che capisca e poi andrò a trovare Car spiegandole che non posso amarla.
<< E’ una saggia decisione, ma un consiglio spiega per bene a Sana come stanno le cose, non nasconderle nulla, perché le cose dopo potrebbero esser interpretate diversamente, comunque quando pensi di partire visto che sei appena arrivato?>>.
<< Dopo il tuo matrimonio, ne approfitterò anche per andare a salutare mio padre e Natsumi>>. Restammo un attimo in silenzio quando sentimmo un rumore proveniente dall’ingresso, di scatto alzai lo sguardo incuriosito
<< Ciao ragazzi, scusate per il tonfo ma non riuscivo più a reggere i sacchetti della spesa, troppo pensati per le mie braccia esili>> Era solamente Aya, aspetta,non è che avesse sentito la discussione? guardai Tsu con uno sguardo perplesso e lui capì al volo.
<< Amore, ma perché da quanto sei qui? Non ti avevamo sentito, se no sarei subito corso ad aiutarti>> Tsu si affrettò a raggiungerla, la baciò dolcemente e molto furbamente cercò di capire la situazione
<< Sono appena arrivata>>prese la busta rimasta a terra e andò  in cucina.
<< Bene adesso tolgo il disturbo, una buona giornata e Tsu ti terrò informato>> gli lancia un occhiata fugace ma abbastanza intuibile e lascia la stanza.
 
Pov Tsuyoshi

Mi appoggia sull’alto della grande porta scorrevole che divideva la cucina dal salotto
<<  Amore, hai sentito tutto non è così??>> Conoscevo la mia ragazza, quando era nervosa sistemava la spesa in modo perfetto, quasi maniacale. Non volevo che sentisse, non volevo  mettere in mezzo anche lei
<< Tsu, ho capito solo che lei deve sapere la verità, e spero tanto che Akito lo faccia, perché se non lo farà lui lo farò io>> Aveva de sempre odiato le menzogne specie se a soffrire fosse una sua cara amica
<<  Che ne dici invece se non ci immischiamo e lasciamo che se la sbrighino da soli?>> Mi avvicinai a lei le accarezzai il viso e iniziai a baciarle il collo
<< Direi che sarebbe un’idea interessante>> Detto questo la presi in braccio e senza smettere di baciarla la portai direttamente nella nostra stanza, senza troppri giri di parole.
 
 
Uscito dalla doccia mi vestì, scesi in cucina e mi preparai una buona tazza di caffè, lungo quella mattina. Presi il telefono posato sulla credenza e scrissi un messaggio
<< Dobbiamo parlare, sto passando da te>>  inviai senza pensarci due volte
<< Non sono in casa, possiamo parlare stasera? C’è la cena da Aya>>
<< Si va benissimo, a stasera allora>>scolai il bicchierino e lo misi nel lavello per lavarlo
Avrei detto la verità, Kurata doveva sapere, dovevamo superare l’inferno insieme.

Ciao ragazze ecco il nuovo capitolo che spero vi piaccia =) o avuto dei problemi con l'impostazione della pagina, alcuni dialoghi venivano tagliati, adesso spero di aver risolto il problema. Anzi chiedo se magari sapete dirmi come mai! Comunque ho voluto creare un pò di mistero alla fine non definendo il destinatario del messaggio che ovviamente è Sana! Ringrazio davvero tanto chi recensisce la mia storia, chi l'aggiunge tra le preferite o chi semplicemente la legge =) Alla prossima baci

Jeess <3
 

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Capitolo 6
*** Sotto Lo Stesso Cielo ***


SOTTO LO STESSO CIELO

POV SANA

 
Quel giorno ero super impegnata, avevo mille cose da sbrigare ed ero una trottola in pieno movimento. Dopo il mio ultimo film Rei non faceva che farmi partecipare a conferenze stampa con i migliori giornalisti di tutto il mondo, non che la cosa non mi allettava ma dopo un po’ perdevo completamente il controllo del tempo. Mi spostavo da uno studio all’altro prima per una pubblicità, poi per un nuovo casting. Tra i miei mille pensieri oggi ci si metteva anche la cena a casa di Aya,  al solo pensarci mi tremavano le gambe , chissà cosa aveva da dirmi Akito con così tanta urgenza, la cosa non mi piaceva però decisi di non saltare a conclusioni affrettate. Pensai invece che dovevo avere il giusto  tempo per prepararmi decentemente e  non come facevo di solito, un bagno veloce,  indossavo una qualsiasi cosa, senza la minima traccia di  trucco e via partivo spedita. No senz’altro stasera mi occorreva più tempo. Non appena finì di girare l’ultima pubblicità andai subito da Rei per avvisarlo di non prendere impegni dopo le 18:00.
<< Rei ascolta un attimo>> non mi dava mai il tempo di parlare che già mi lanciava nuovi impegni televisivi
<< Sana non abbiamo tempo per parlare, cambiati che ci aspettano allo studio 9 dove ci sarà la riunione del nuovo cast, Nao e Maeda saranno già lì, non sopporto che tutti arrivino prima di te>>
<< Rei l’hai fatto ancora, prendi degli impegni di cui io non ne sono minimamente a conoscenza, sai che ho anche una vita sociale no??>> misi il broncio e mi voltai dandogli le spalle, non sopportavo quando faceva così
<< Ma Sana sai che lo faccio solo per renderti più popolare>> lo guardai scocciata
<< Lo so, ma devi pensare che ho anche vent’anni e che ho una vita al di là delle telecamere, perciò oggi salterò questa riunione, ne faranno tante altre, questa è solo quella iniziale. Stasera ho una cena importante e devo essere al quanto decente>> feci per andare verso il parcheggio sperando che mi seguisse senza fare storie
<< Ma Sana, è una riunione importante non durerà molto, ti prometto che alle 18:30 saremo fuori>>lo guardai e come sempre assunse l’espressione supplichevole che utilizzava di solito per queste ragioni
<< D’accordo, ma ti avverto se a quell’ora non sarò fuori te ne pentirai amaramente caro Rei>> gli feci la linguaccia e salì in auto.
Poco dopo arrivai allo studio, notai con piacere che la riunione era già cominciata, bene ciò significava che non mancava molto alla fine. Vidi Nao seduto accanto ad una poltrona casualmente libera , facendomi spazio arrivai e mi sedetti
<< Ehi alla fine ce l’hai fatta, come vedi ti ho anche conservato il posto, non potevi mancare a questa riunione>> mi diede un colpetto amichevole sulla spalla e poi si girò verso il regista e la troupe
<< Sono venuta si ma tra po’ devo scappare, stasera ho una cena importante a cui non posso mancare e voglio essere al meglio>> guardai il mio migliore amico insospettirsi e guardarmi con aria perplessa, io nel frattempo mi sistemai meglio
<< Cena importante?? Ma se quando andiamo a cena fuori con milioni di giornalisti pronti a fotografarci tu comunque esci senza trucco, cos’ha di così tanto importante>> iniziò a ridere di sottecchi
<< E anche se fosse, sai che non mi importa ciò che mandano nelle loro stupide riviste. Comunque vado da Aya c’è la festa per il suo prossimo matrimonio. E…>> non ebbi la forza di dirglielo perché sapevo già che la sua reazione non sarebbe stata una delle migliori. Aveva visto come mi ero ridotta per colpa di Hayama, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, odiava già Akito  ma dopo questo episodio se avesse potuto l’avrebbe di sicuro cancellato dalla faccia della terra
<< Sana, cosa devi dirmi? Conosco questa tua espressione e non mi piace>> prestava attenzione sia a me che al regista infatti di tanto in tanto si girava a fissarmi in attesa di una risposta
<< Non che centri con la cena di stasera, ma devi sapere una cosa>> ero una codarda, non volevo che avesse una brutta reazione lì, Nao riesce a scaldarsi facilmente
<< Vuoi portarla per le lunghe?? Parla dai>>
<< Vedi qualche giorno fa ho saputo che Akito era tornato>> lo vidi irrigidirsi improvvisamente però non mi fermai dovevo dirglielo <<  perciò decisi di andargli a chiedere delle spiegazioni. Ma non è successo niente di che, non mi dimentico così facilmente di cosa mi ha fatto>> . Quella fu una delle poche volte che vidi lo sguardo di Nao incendiarsi di rabbia, una volta fu quando giravamo il film “ La casa nel bosco” e le sue ammiratrici mi aggredirono. Ma a quei tempi eravamo due adolescenti , lo sguardo furente di un’ uomo era tutto un altro discorso.
<< Che vorresti fare? Perdonarlo così come se niente fosse? Io c’ero Sana, io ho visto come ti sei ridotta e Dio solo sa quanto mi ha fatto male>> era incredibile, da un paio di anni a questa parte, non so come,  ma riusciva a farmi battere il cuore. Forse perché era la parte buona che desideravo in un ragazzo, quella che non mi avrebbe mai fatta soffrire. D’un tratto lo vidi alzarsi e dirigersi verso l’uscita, sbuffando decisi di seguirlo cercando in maniera goffa di non farmi rimproverare dal regista che intanto spiegava la trama del film.
<< Dai non fare così e non saltare subito a conclusioni affrettate , so bene quanto mi ha fatta soffrire e so anche che tu eri lì con me >> mi avvicinai maggiormente a lui che nel frattempo stava fissando i mattoni gialli del pavimento
<< E da quando avevamo dieci anni che vedo quanto ti fa stare male, sono stanco. Lo sono perché so che con me saresti stata felice, ti avrei resa felice. Invece tu hai sempre scelto lui e va bene, ho digerito questa parte della storia ma ciò non significa che debba restare a guardare la seconda parte. Tu sei libera di fare ciò che meglio credi ma sappi che se ti vedrò stare nuovamente male non risponderò delle mie azioni>> notai quanta determinazione c’era nel suo sguardo, si sarebbe battuto per me.
<< Grazie davvero ma saprò cavarmela>> lo presi e l’abbracciai. Mi rendeva tranquilla averlo al mio fianco, era cambiato durante questi anni, era cresciuto e si era fatto anche attraente. La cosa che più mi attirava era il suo sguardo, i suoi occhi di un celeste cielo erano meravigliosi. Ma sapevo anche che al di là di una profonda amicizia e ammirazione  non poteva esserci nulla. Ci avevamo già provato e il risultato era sempre stato lo stesso, un vero fallimento.
<< Andrà tutto bene, mi conosci! Adesso però devo andare, stasera chiamami e mi dici cosa diranno alla riunione>> Gli feci un lungo sorriso e mi incamminai verso Rei che guardando l’orologio intuì che era arrivato il momento di andare.
 
Arrivata a casa mi precipitai subito in camera mia, iniziai a riempire la vasca da bagno con acqua fumante  mentre sceglievo cosa mettere. Ero nel caos più totale, tutto mi appariva o troppo elegante o troppo banale. Sentì bussare alla porta, era Mami sulla sua macchinina rossa.
<< Ma che sta succedendo in questa camera ?>> mia madre era sconvolta, avevo una montagna di vestiti sul letto e  scarpe di qualsiasi colore sparse per terra
<< Non so che mettere, stasera c’è la cena a casa di Aya e non so proprio che indossare>>ricomiciai a tirar tutto fuori dal grande armadio bianco, come i vecchi tempi, quando mia madre fortunatamente mi fermò.
<< Smettila di creare questa confusione. Guarda che ne pensi di questo?>> riusciva sempre a stupirmi, tirò fuori un vestitino blu elettrico, era un semplice tubino che mi risaltava le forme, accoppiato con una giacchetta nera e delle scarpe decolté blu dello stesso colore. << Né troppo semplice né troppo elegante, giusto quel che ci vuole per una cena di fidanzamento, ovviamente lasciati i capelli sciolti e un trucco lieve>>
<< Grazie mille sei straordinaria>> corsi verso lei e l’abbracciai forte
<< Di nulla cara, adesso vai a fare il bagno dirò alla signora Shimura di sistemare questo caos.>> Detto ciò s’incamminò sulla sua macchinina e uscì dalla camera.
Preparai tutto e m’infilai dentro quella meravigliosa vasca, mi ci voleva proprio per rilassare il nervoso accumulato nella giornata. Pensai a come Nao aveva reagito nel sapere di Akito e di quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Stavo quasi per addormentarmi quando mi resi conto che il tempo passava e passava e io ero la solita ritardataria. Di corsa mi alzai presi l’asciugamano lilla che adoravo e mi asciugai, lavai i denti e il viso.  Ci volevano ben dieci minuti per asciugare la lunga chioma rossa che ormai portavo. Decisi di lasciarli così mossi al punto giusto. Misi le calze color carne, il vestitino e la giacca. Mi truccai accentuando gli occhi e indossando le scarpe fui pronta. Erano ancora le 20:00 mi meraviglia di me stessa. Preparai la borsa e il cellulare prese a squillare, era Fuka che si chiedeva quando sarei arrivata, gli risposi che stavo arrivando e mi avviai verso la macchina.
 Rei mi lasciò proprio davanti la porta e mi chiese se dovesse passare a prendermi. Gli dissi di no, avrei trovato di sicuro un passaggio. Mi avviai alla porta e suonai il campanello. Mi venne ad aprire Fuka, anche lei fantastica, indossava un paio di pantaloncini grigi abbinata ad una canotta nera.
<< Sana stasera sei davvero fantastica>> mi disse mentre mi veniva ad abbracciare.
<< Anche tu non sei niente male>> dissi ricambiando il suo saluto << Sono già tutti qui?>> chiesi con un pizzico di panico.
<< Sì, ma tu stai tranquilla, lo farai impazzire stasera>> mi fece l’occhiolino e posando la mia borsa sulla sedia ci avviammo verso il salotto.
 
 

 

 
POV AKITO

 Ero arrivato in anticipo quella sera per aiutare il mio amico a sistemare sedie e tavoli.  Quella giornata ero stato abbastanza libero, quindi dopo la mia solita corsa mi preparai velocemente e ne approfittai per andare a dare una mano e anche per sbollire il nervosismo.  Arrivai  per le 18 :00 davanti casa di Aya
<< Ehi amico come mai così in anticipo?>> disse Tsu facendomi accomodare all’ingresso.
<< Non avevo da fare, ero già pronto perciò ho pensato di venirti a dare una mano>> dissi sfregandomi le mani.
<< Hai pensato bene, una mano in più non guasta mai, specie se ad aiutarmi, è il mio testimone>> mi diede una pacca sulla spalla e sorrise contento << allora forza, carichiamo questo tavolo e lo mettiamo accanto a questo così facciamo una bella tavolata e poi mettiamo le sedie attorno, Aya sta già preparando da mangiare>>. Non me lo feci dire due volte e con un solo movimento presi la tavola bianca e l’avvicinai all’altra. Presi le sedie e iniziai a sistemarle scrupolosamente.
<< Akito ti vedo troppo nervoso, rilassati, stasera andrà tutto bene>>
<< Lo spero Tsu, davvero>>
Dopo pocoinizio a suonare ripetutamente il campanello e a ogni suono sussultavo. Mi sedetti sul divano e da lì non mi spostai più, Gomi era seduto vicino a me e non faceva altro che raccontarmi di lui e Hisae. M’irritava parecchio sentire le storie amorose dei miei amici ma ne approfittai per cercare di rimaner calmo e distrarmi. Mi guardai in torno c’erano proprio tutti, anche persone che non conoscevo probabilmente colleghi di Tsu, ma in tutta quella mischia di gente mancava solo lei, ciò significa che la prossima ad arrivare sarebbe stata lei e io non sarei potuto scappare. Non feci nemmeno in tempo a completare il mio pensiero che sentimmo suonare. Era lei lo sentivo, vidi Fuka andarle incontro e riconobbi la sua voce, le mani iniziarono a sudare, iniziai perfino a sentire un caldo soffocante. D’un tratto entro nella stanza, e io rimasi abbagliato dalla sua bellezza. Indossava un vestitino blu abbinato alle scarpe dello stesso colore e un giacchetto nero sopra.  Mi chiesi quando fosse diventata così donna, così bella. Immaginai tutti i ragazzi che la vedevano, quanti di loro le sbavavano dietro? Quanti non resistevano a così tanta bellezza? Strinsi i pugni immaginando che qualcuno potesse averla tutta per sé. Dopo aver salutato gli invitati, mi guardò e quella fu l’unica cosa che vidi in quella stanza, il suo sorriso. Rimasi impalato a fissarla, riuscì solo a sorriderle di rimando imbambolato com’ero.  Si avvicino maggiormente a me e si sedette nel mio stesso divano, per fortuna che Gomi aveva intuito di levarsi di torno.
<< Che faccia hai sembra di aver visto un fantasma>> mi disse, non avevo visto un fantasma ma la persona più bella sulla faccia della terra, questo, però lo tenni per me.
<< No e che ero sovrappensiero, ti trovo bene stasera>> le dissi in modo scostante come sempre, dovevo mantenere il mio solito carattere.
<< Grazie, anche tu non sei niente male>> detto questo, si alzò raggiungendo la cucina. Nello stesso istante vidi avvicinarsi Tsu
<< Ecco vedi, comportatevi da persone razionali e tutto andrà bene>> sì come no persone razionali noi, Akito e Sana non sono mai stati razionali. Dopo questa illuminazione decisi di alzarmi e andare verso la cucina, non avevo intenzione di imbambolarmi su quel divano.
<< Mmm  Aya è davvero delizioso, come ci sei riuscita??>> la trovai davanti alla cucina che bofonchiava qualcosa con Aya, io mi avvicinai al frigo per prendere qualcosa da bere da portare in tavola e non potei far a meno di sentire la loro conversazione
<< Non ci vuole molto, tieni se vuoi, ti presto la ricetta e poi mi fai sentire come ti viene>>.
<< A meno che tu non voglia morire prima del tuo matrimonio ti consiglierei di evitare.>> assunsi il mio solito sorriso sghembo e contai tre, due, uno..<< Ma come ti permetti?? Io cucino molto bene che cosa credi>> eccola che s’infuriava incrociando le braccia al petto, mi piaceva stuzzicarla
<< Certo come no, e tutti i disastri che hai combinato in cucina ti sembrano normali?>> continuai  punzecchiandola maggiormente
<< Prima forse, ma ora sono un’ottima cuoca e vedrai come ti stupirò>> mi fece la linguaccia e raggiunse gli altri in salone. La serata si prospettava molto interessante, non ci misi molto a raggiungerla.
Ci sedemmo intorno al tavolo e iniziammo a mangiare, Aya era davvero un’ottima cuoca, Tsu poteva ritenersi fortunato, io in compenso se volevo stare con Sana mi sarei dovuto abbonare con qualche ristorante nelle vicinanze.
<< Non ridere mentre mangi>> la guardai con uno sguardo gelido, era seduta di fronte a me.
<< Tu non dovresti mangiare? Che ti fissi?>> mi era scappato un piccolo ghigno nel fare quel pensiero,
<< Non ti stavo fissando, ma ti ho sentito ridere>> la solita testarda
<< Ragazzi per piacere, almeno stasera state calmi>> ecco il rimprovero sarcastico di Tsu, ecco adesso aveva capito che noi non cambieremo mai?? Dopo di che continuammo a mangiare tranquillamente
La serata continuò così, tra risate e qualche sorso di vino rosso.
<< Mmm>> Fuka si alzò in piedi, prese un bicchiere e si schiarì la voce.
<< Vorrei fare un applauso e un brindisi alla coppia più bella e duratura che conosca>> ci guardò un po’ tutti e sorrise.
<< Davvero ragazzi sono e credo anche tutti gli altri, contenti di questa splendida notizia e di questo fatidico passo avanti >>, << perciò tantissimi auguriii>> era già su di giri per due bicchierini che aveva bevuto.
Iniziammo a battere le mani e fare lunghi brindisi.
<< Grazie mille ragazzi, siamo davvero contenti di avervi al nostro fianco e sicuramente in questa bella situazione . Le persone più importanti sono riunite in questo tavolo,  la mia futura sposa  è al mio fianco quindi che chiedere di più dalla vita? Anzi vi auguro di trovare e vivere un amore come il nostro>> si voltò vero la sua fidanzata la quale iniziò a emozionarsi << capace di rendere ogni momento, il più bello in assoluto>> detto questo e quasi contemporaneamente si baciarono.
Mentre Tsu parlava di questo grande sentimento io e Sana ci guardammo, perché noi sapevamo che amore fosse quello, l’avevamo vissuto sulla nostra pelle per troppi anni. Era arrivato il mio momento, da buon testimone, dovevo spendere almeno due paroline per la coppia felice, perciò mio malgrado mi alzai tenendo il mio calice in mano e mi rivolsi, inizialmente a loro.
<< Tsu sai che con le parole non ci so fare, ma ti conosco da quando portavi gli occhiali spessi come tappi di bottiglia e orribili camicie verdi quadrate  quindi mi ritrovo a dirti due cosette. Sono veramente felice che tu sia arrivato fino a questo punto e se posso ti do un consiglio>> questo lo dissi guardando involontariamente Kurata << lotta, con tutto quello che ti rimane in corpo lotta per questo tuo sentimento, anche nei momenti più bui, tieniti stretto questo grande quanto raro sentimento>> chinai lo sguardo e rimasi in silenzio. Però di una cosa mi resi conto prima di abbassare lo sguardo, gli occhi di Kurata erano diventati lucidi.
La cosa che più mi lasciò di stucco  fu che proprio lei, quasi istintivamente, iniziò a battere le mani e dopo  di lei tutti gli altri, Tsu commosso delle mie “miracolate” parole mi abbracciò come fossimo due fratelli.
La serata continuò normalmente le donne radunate intorno ad Aya parlavano dell’abito da sposa che avrebbe indossato e di come si fosse svolta la cerimonia, e noi accanto al tavolo con delle bottiglie di birra che parlavamo del più e del meno, veramente loro parlavano , io me ne stavo in silenzio con gli occhi posati su di una chioma rossa. L’avevo tenuta sott’occhio per tutta la sera, non mi piacevano gli sguardi dei colleghi di Tsu su di lei. Specie di uno di loro, che non faceva che guardarla e parlarle, giuro di avergli sentito  chiedere se fosse single. Questo bell’imbusto voleva rischiare la pelle.
<< Tu sei Rossana Kurata non è vero? Piacere io sono Yuri, un collega di Tsuyoshi>> sentivo come questo animava la conversazione con Kurata
<< Si sono proprio io, ma  puoi chiamarmi Sana>> le risposte cordialmente
<< Non ti avevo mai visto di presenza e devo ammettere che sei molto più bella di come ti si vede in tv>> Le mie orecchie avevano sentito bene? Questo ragazzo aveva deciso da solo che voleva spaccata la faccia da me, bene non ci avrei messo molto, giusto un colpetto al naso.
<< Grazie, sei gentile>> era rimasta senza parole e rossa per l’imbarazzo
<< Che dici di andare un po’ fuori in terrazza? C’è un cielo meraviglioso stasera >>
<< Si va bene, usciamo>> sempre la solita ingenua, come se lui volessi davvero guardare le stelle
Li vidi allontanarsi verso fuori e chiudersi la porta alle spalle .Non riuscivo più a contenermi, ero agitato, per la prima volta mi sembrò di vedere le mie immaginazioni,le mie paure, concretizzarsi. Attesi giusto due minuti fissando la porta che si erano appena chiusi alle spalle quando decisi di andarci e con una scusa allontanarlo da lei. Aprì la porta e vidi che erano seduti vicino, molto vicino per i miei gusti.
<< Ehi tu>> dissi con un tono di voce abbastanza loquente << ti vogliono dentro>> lui mi fisso con uno sguardo perplesso << a me? D’accordo arrivo>> si voltò verso Sana e la salutò per poi tornare dentro.
<< Che stavate facendo qui fuori? >>dissi poggiando il mio sguardo su di lei
<< Niente che ti riguarda Hayama>>
<< Mi riguarda tutto di te Sana>>dissi chinando la testa in basso e lasciando ricadere la mia bionda frangia davanti agli occhi
<< Ah davvero? E da quando? Da quando sei tornato??>>cercava di tenermi testa
<< Da sempre, da quando andavamo alle elementari,lo sai>>mi avvicinai maggiormente a lei
<< Non ti credo, mi hai già preso in giro e francamente non me lo sarei mai aspettata. Sapevi quanto male mi faceva saperti lontano da me e soprattutto sapevi quanto ti amavo. Ma questo non ti ha impedito di lasciarmi.>>
<< Ti ho già spiegato la situazione e adesso sono qui, perché non ti ho mai dimenticato e mai lo farò. Una volta ti dissi che non potevo stare con nessuna se non con te, lo penso ancora.>> La presi  e stringendola forte la baciai con trasporto. Lei esitò all’inizio iniziando a muoversi come per liberarsi ma durò poco, mi strinse a sé, sentivo le sue piccole mani tra i miei capelli, si lasciò finalmente trascinare in quel vortice di emozioni. Volevo fosse mia e di nessun altro
<< Io, vorrei crederti Akito davvero, ma sento come se dovessi sapere qualcosa in più>> ci allontanammo e sedendoci sulla piccola panca verde guardammo il cielo. Aveva proprio ragione, dovevo parlare
<< Questa sera il cielo è meraviglioso non trovi?>> la solita logorroica
<< Si, è vero, un  prato di stelle>> distolsi lo sguardo e la guardai continuando a parlare<< Quando ero in America, tutto questo non c’era, troppi palazzi troppe luci non rendevano un cielo come questo>>
<< Già molte cose cambiano da un posto all’altro>>sentenziò alla fine
<< Io non avevo te al mio fianco, questo era già diverso, mi sentivo spaesato ma dovevo comunque tirare avanti, far guarire la mano e tornare da te vittorioso. Tutto procedette bene fin quando il mondo non mi crollò addosso nell’istante in cui il dottore mi disse che ci voleva ancora del tempo per una perfetta guarigione, allora feci lo sbaglio più grande che potessi fare >> Non capivo come davvero io potesse essere così eloquente quella sera, avevo messo insieme un paio di frasi che uscivano a raffica dalla mia bocca, mi stupì di me stesso
<< Io penso che la mia vita non sia realmente andata avanti, cioè sei partito e adesso rieccoti qui con la mano finalmente guarita e credimi sono davvero felice per questo. Io ti avrei aspettato, saperti tornare in anticipo ma con un risultato ben diverso da questo mi avrebbe fatto soffrire. Il tempo ormai non contava, l’unica cosa che m’importava era sapere che stavi tornando perfettamente guarito. Ma sai un’altra cosa? Non voglio più pensarci il passato è passato e adesso voglio solo vivere il presente>> agitò la mano davanti al viso come se volesse scacciare dei ricordi dalla sua mente
<< E nel tuo presente c’è spazio per me?> le chiesi con un tono assente, mi sentivo dannatamente in colpa per il tempo che ingenuamente avevo buttato via.
<< Sarebbe facile dirti di si, perché sai ci sei ancora tu nel mio cuore. Ma questa volta non sarà facile, ho paura di stare ancora male. Voglio te, e ti voglio al 100%. Voglio che torniamo ad essere migliori amici, nemici allo stesso tempo, confidenti, amanti. Ma questa volta non farmi più soffrire Akito, ti prego>> le sue guance iniziarono a bagnarsi e al contempo diventare rosse.
In quel momento non mi importò più del passato, di ciò che dovevo dirle, di Caroline che mi aspettava in America. Mi importava solo di noi e di amarla come solo io sapevo fare. Mi spinsi verso di lei e la strinsi forte a me, odiavo vederla piangere non l’avevo mai sopportato. Riemerse il viso dal mio petto e mi guardò
<< Akito, cosa volevi dirmi?  Quando mi hai chiamata sembra qualcosa d’importante no?>> mi venne un colpo, non potevo dirglielo, avevo deciso di non confessargli nulla, avrei rimosso tutto dalla mia mente come se non fossi mai partito, come se non l’avessi mai lasciata
<< No, non è importante, adesso torniamo dentro se no ci daranno per dispersi>> per un secondo mi sembrava che i tasselli stessero tornando al proprio posto, ma si sa come vanno le cosse il passato torna, torna sempre e Spesso ci indebitiamo con il futuro per pagare i debiti con il passato.



Ciao ragazze questo è il nuovo aggiornamento, spero che questa storia non vi stia annoiando, se è così davvero ditemi cosa non và! Sarei felice di conoscere i vostri pareri. Grzie a tutti anche per la semplice lettura, baci =)
Ps Grazie infinite Elpis per avermi spiegato il problema, un abbracio =)
Jeess <3

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Capitolo 7
*** Incontri a Sorpresa ***


Incontri a Sorpresa


POV SANA


Quel giorno mi sentivo decisamente meglio, era come se avessi ritrovato me stessa, riuscivo perfino a scorgere una piccola luce luminosa in quel tunnel nero in cui ero cascata. Gli ultimi avvenimenti avevano cambiato ogni mia idea, ogni mia certezza. Come sempre Akito era stato bravo a stravolgermi la vita.
 
A darmi man forte  quel giorno c’era il tempo, anche il sole finalmente aveva ripreso a brillare rendendo quella giornata primaverile caldissima. Andai in cucina e mi preparai una bella tazza di caffè macchiato e addentai un croissant. Alle dieci dovevo recarmi all’università, erano gli ultimi mesi e dovevo dare una marea d’esami. Finito di mangiare mi recai al piano di sopra, presi dalla scrivania i libri e il mio ipod, registrare le materie era molto più semplice che seguirle. Vicino alPC trovai una brochure, dove la parola Erasmus faceva bella mostra di sé .Chissà chi sarebbero stati quei ragazzi americani che di lì a poco avrei conosciuto. La curiosità mi invase ma stranamente mi sentì nervosa. La classificai come agitazione per l’imminente fine dell’anno e non ci pensai più. Mi vestì presi la borsa e uscii di casa.
Arrivai prima del previsto, a quell’ora del mattino le strade erano piuttosto libere.  E, dopo aver posteggiato, mi recai al bar davanti all’edificio, che era il nostro luogo di ritrovo abituale.
<< Meravigliosa giornata>> squittì Fuka
<< Esattamente, buongiorno bellezze. >> Sorrisi
<< Sana-chan, non ti aspettavamo così presto, va tutto bene?>> disse Aya con ostenta sicurezza
<< Alla grande, con questa splendida giornata non potrebbe che essere così .>> Mi sedetti incrociando le gambe
<< Bene, sono proprio contenta. Devi dirci qualcosa?>> chiese curiosa Sugita.
<< Mi ero infatti preoccupata, mi son detta com’è che ancora non mi hanno fatto il terzo grado>> risposi in maniera ironica
<< Non fare la spiritosa e sputa il rospo, dopo tutto ce lo meritiamo>>
<< Non lo so, i fatti delle ultime settimane mi hanno lasciata un po’ perplessa, però sono anche riuscita a ritrovare me stessa: Sana e Hayama sono le persone più incompatibili del mondo,>> dissi quasi urlando e in maniera goffa << ma è anche vero che divisi non riescono a stare, per questo è tutto così complicato.>> Sbuffai con aria rassegnata, ma infondo era la verità
<< Già, siete proprio il gatto e la volpe,>> ridacchiò Fuka .
<< Che ore sono?>> chiese improvvisamente Aya.
<< Le dieci e un quarto.>>
Fuka era sempre la donna dalle mille risposte, io mi limitai ad osservare << O cavolo, oggi inizia il nuovo programma e siamo già in ritardo, muoviamoci.>>
Ci recammo in aula magna prendendo posto. Il professore Hikoto era già pronto, con lui seguivamo Letteratura Inglese, era molto affascinante  per l’età che aveva: Alto, moro con un largo sorriso e due occhi verdi, vestiva sempre casual e aveva un fisico niente male. Molte delle nostre colleghe gli sbavavano dietro tra cui Fuka.
<< Ragazze, non trovate che sia uno schianto?>> lo guardava con occhi sognanti
<< Potrebbe essere tuo padre, Fuka, riprenditi.>>  Aya agitò la sua sottile mano davanti al  viso della nostra amica.
<< Sarà affascinante ma non è irresistibile, ne conosco di più belli,>> dissi con sfacciataggine
<< Certo, tu e il tuo mondo dello spettacolo, capirai!>>
Ridacchiai a questa esclamazione ma poi iniziò la lezione.
<< Buongiorno a tutti  ,studenti. Come ben sapete inizia l’ultimo periodo prima del grande passo. La nostra facoltà ha deciso, perciò, di partecipare al progetto “ Erasmus.”>> Prese una piccola pausa indicando il proiettore dietro di lui e continuò il suo discorso.
<< Come penso sappiate , questo progetto coinvolgerà dei ragazzi stranieri che verranno a dare li ultimi esami qui da noi. Arriveranno a breve, perciò dopo  averli dato un caloroso benvenuto vorrò incontrarvi nuovamente qui. Ci vediamo tra venti minuti allora. Buon lavoro>>.
Battemmo tutti le mani e uscimmo da quell’aula. C’era un caldo pazzesco e in classe l’aria era molto pesante
<< Secondo voi come saranno questi ragazzi americani?>> chiesi sottovoce alla mia vicina di banco
<< Avranno gambe e braccia proprio come noi,>> ironizzò Fuka, continuando a tradurre il sonetto 30 di Shakespeare
<< Spiritosa Matsui, comunque non saprei, ma sono molto curiosa di conoscerli. Magari con alcuni di loro faremo anche amicizia,>> affermò dal banco dietro di noi Aya
<< Questo è ciò che mi auguro, sicuramente non avremo alcun problema.>> Nello stesso momento in cui pronunciai queste parole, mi venne un nodo allo stomaco. Perché tutto questo nervosismo? Non li conoscevo nemmeno eppure sentivo che in fondo c’era qualcosa che non andava con questo progetto.
<< Sana- chan , vuoi muoverti? Siamo in ritardo.>> La voce stridula di Fuka mi distolse dai miei pensieri. Chiusi i libri e mettendoli in borsa li raggiunsi
Ci recammo nuovamente in aula magna e ci sedemmo. C’erano già delle poltrone preparate, segno che i nostri ospiti erano arrivati. Il professore iniziò col dare il benvenuto ai   quattordici studenti stranieri. Entrarono uno per uno, avevano nomi molto differenti e strani. Fisicamente erano diversi da noi, biondi, pelle un po’ più abbronzata ed erano anche più slanciati. Erano entrati già diversi ragazzi quando il professore chiamò una ragazza, mi parve di  capire si chiamasse Caroline. Era davvero carina, bionda con un portamento niente male.
<< Ragazzi, loro saranno vostri compagni per questi  sei mesi, adesso verrete divisi in gruppi così che da iniziare la conoscenza. >>
Continuò il professore prendendo un foglio bianco in cui c’era già scritta la lista dei nomi.
<< Gruppo A. I ragazzi che chiamo si posizionino alla mia destra: Andrew Wilson, Hihoto Shitaua, Ronald Crew, Sugita Aya, Fuka Mitsui, Rossana Kurata, Coroline Koller. Gruppo B alla mia sinistra, : Kate Ferrol, Sakuta Kiesha,>>
Il professore continuò a chiamare il resto dei ragazzi e quando ebbe finito ci assegnò le materie da studiare insieme per il prossimo esame.
<< Io sono Rossana ma potete chiamarmi Sana, sono felice di conoscervi, parlo anche a nome dei miei colleghi. Per qualsiasi cosa non esitate a chiedere.>> Incoraggiai i nostri nuovi colleghi e sorrisi cordialmente. Matsui e Sugita acconsentirono anche loro entusiaste
<< Tu sei davvero Rossana Kurata? L’attrice ormai nota in tutto il mondo?>> mi chiese timidamente la ragazza bionda.
<< Si sì, in carne ed ossa,>> squittì in maniera cordiale
<< Sono molto felice di conoscerti. Io sono Caroline, ma puoi chiamarmi Car.>> Sorrise di rimando, sembrava davvero gentile. Mi girai verso le mie amiche e vidi Aya irrigidirsi.
<< Aya,  tutto bene?>> chiese anticipandomi Fuka
<< Sì>> disse incerta, poi si voltò verso la ragazza americana, << Scusami, hai detto di chiamarti  Car?>> chiese con aria titubante
<< Sì>> dissi cautamente la bionda
<< Ti ho scambiata per un’altra persona, piacere comunque io sono Aya>>. Si scambiarono un saluto e ci avviammo versol’uscita.
<< Allora, dato che dovremmo studiare insieme, potremmo iniziare già da domani, ci vediamo al solito posto.>> Fuka si voltò verso i nuovi ragazzi << questo è il nostro solito posto,>> disse indicando il bar. << alle undici ci vediamo qui. Va bene per voi?>> tutti annuirono sorridendo.
Quasi tutti i ragazzi dopo poco si allontanarono diretti verso i loro dormitori. Immaginai come potessero  sentirsi, spaesati in un posto enorme e senza conoscere nessuno. Anche io quando andai a New York mi sentivo come un ago in un pagliaio ma almeno non ero sola.
<< Quindi, tu non vai con gli altri? >> chiese Fuka a Car, non mi ero accorta che fosse rimasta con noi.
<< No, prima devo trovare un posto, c’è una persona importante che vorrei rivedere>> rispose con un tono felice.
<< Davvero? Pensavo non conoscessi nessuno qui,>> domandai con aria perplessa.
<< No,  in realtà c’è qualcuno che conosco>>
<< Non sarà mica il tuo ragazzo?>> chiese curiosa Aya
<< No, non è il mio ragazzo, solo una persona molto importante>> stavamo ancora parlando quando sentimmo Aya salutare le due sagome che si stavano avvicinando a noi. Facendosi sempre più vicine le riconobbi erano Tsu e Akito, quest’ultimo stramaledettamente bello.
Tutto accadde in un attimo: Car si allontanò da noi e  corse verso di loro, o meglio verso il mio Akito.
Cosa stava accadendo? 
<< Non pensavo di trovarti subito!>> affermò  Car sorpresa e vistosamente felice! 
Akito non le rispose, continuava a guardare me e Car sconvolto.
<< Scusate se vi disturbo, ma non capisco cosa stia  succedendo, quindi voi vi conoscete.>>  chiese Fuka confusa quanto me.
Tsu e Aya guardavano la scena nervosi, Akito continuava a spostare lo sguardo da me a Car e quest'ultima era ancora avvinghiata a lui.
In quel momento avvampai e capì quanto desideravo non averla mai incontrata!
 


 
Ecco il nuovo capitolo, che ne pensate? Per Sana e Akito si avvicina un nuovo e difficile ostacolo!Riusciranno a superarlo? Scopriamolo insieme, ne sarei felicissima. Devo dire che in questo ultimo periodo è come se stessi perdendo il controllo della storia. Forse perché ci tengo molto ma essendo alla prima devo ancora imparare molto.  Grazie comunque a chi segue, recensisce e a chi solamente legge =)


Jeess <3

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Capitolo 8
*** Verità o Bugia? ***


Ritorneremo Noi

 

Verità o Bugia?


 
 
-Sana mi stai ascoltando?-  mi chiese Aya
-Sì, scusami, secondo me è più bello quello che hai provato prima,- dissi facendo finta di essermi distratta. Quel pomeriggio avevo accompagnato Aya a scegliere l’abito da sposa. Era così emozionata che per un'istante invidiai la sua felicità, per loro, a differenza nostra,  era sempre stato facile.
-Ne sei sicura?- chiese  girandosi a guardarmi.
-Sì, eri stupenda con quello!- le urlai ridendo.
-Piace molto anche a me, credo che l’abbiamo trovato!- affermò felice
Si mise d'accordo con la commessa e nel giro di pochi attimi fummo fuori. Andammo a pranzare insieme recandoci in un piccolo localino dove facevano un' ottima cucina italiana, mi piaceva molto la pasta alla carbonara.
-Hai sentito Fuka?- , domandò Aya.
-Sì, mi ha detto che sta arrivando, anzi eccola proprio li!- Fuka ci raggiunse sorridente.
-Com’è andata con l’abito? Avrei voluto esserci ma dovevo dare l’esame di greco!- disse sedendosi con noi.
-Quanto hai preso?- chiesi interessata.
-Il massimo- rispose sorridendo e facendomi l’occhiolino.
-Ovviamente! L’abito è bellissimo, vieni per la seconda prova, così lo vedrai!- le propose Aya entusiasta.
Iniziammo a mangiare ma io ero distratta, non facevo altro che pensare a lui. Mi aveva ferito di nuovo e se ripensavo a quel momento provavo ancora rabbia
 
-Non pensavo di trovarti subito!- affermò  Car sorpresa e vistosamente felice! 
Akito non le rispose, continuava a spostare lo sguardo da me a Car sconvolto sconvolto.
- Scusate se vi disturbo, ma non capisco cosa stia  succedendo.  voi vi conoscete?-  chiese Fuka confusa quanto me.
- Ecco,  lei è Caroline - disse Akito perplesso.
- La sua ragazza- si affrettò ad aggiungere lei.
-La sua che?- esclamò Fuka.
Rimasi immobile e zitta,lanciando un'occhiata di disprezzo a lui e feci l’unica cosa che mi riusciva meglio: andare via. Volevo assolutamente allontanare dalla mia mente l'immagine di loro due insieme.  Sentii Akito inseguirmi e cercai , in vano, di velocizzare il passo. Ma lui era sempre stato bravo in questo mi raggiunse afferrandomi per un braccio .
-Posso spiegarti- esordì dispiaciuto.
Nelle sue iridi ambrate ricche di tristezza, lessi la sua anima, ma in quel momento pensai solo a me stessa.
-Avevi promesso che non avresti fatto più passi falsi!- gli urlai.
-L’ho conosciuta in America, quando non stavamo insieme, - si affrettò a rispondere.
-Perché non me ne hai parlato prima?- gli chiesi esasperata.
-Perché non volevo perderti nuovamente e avevo paura che tu potessi fraintendere.-
-Tu stai con lei. Smettila di fare il doppio gioco ,  Akito e cresci. Una volta per tutte.- lo lasciailì ,senza dargli la possibilità di dirmi altro.
 

-Sana!- mi urlarono Fuka e Aya ridestandomi dai miei pensieri
-Che c’è!? non urlate!- dissi guardandomi attorno.
-Oggi sei distratta- mi accusò Aya.
-L’hai sentito?- andò subito al dunque Fuka.
-Mi ha chiamato ma non ho risposto,- risposi con voce tremante. Erano due giorni che scappavo da Akito, non avevo il coraggio di affrontarlo.
-Sana,  non puoi stare di nuovo male per colpa sua!- Fuka non era mai stata una grande fan di Akito. Non perchè ce l'avesse ancora per la fine della loro storia, quella era acqua passata ma perchè mi aveva vista nel peggiore dei modi e non voleva più vedermi soffrire per lui.
-Stasera ci distraiamo  ,va bene? Che ne dite di andare indiscoteca ?- ci propose Aya.
-E Tsu che ne pensa?- gli chiesi ridendo, sapevo quanto stessero appiccati.
-E’ coni suoi amici a festeggiare il suo addio al celibato, posso permetti di farlo stasera!- rispose . Meno male che ho le mie amiche pensai.
 

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L’ennesimo squillo che non ricevette  risposta.  Bloccai la chiamata esasperato da quella voce fastidiosa della segreteria telefonica
 Il telefono prese a squillare e io, ricco di speranza, risposi senza  guardare chi fosse, forse aveva deciso di rispondere a uno dei miei quattrocento messaggi in segreteria.
-Pronto?- risposi ansioso.
-Akito, va tutto bene?- mi chiese Tsu preoccupato.
-Sì, scusa. Pensavo fossi Sana-.
-Non risponde ancora?- si interessò Tsu.
-No . Che volevi, amico?-.
-Stasera si va in discoteca!- mi propose come se volesse risollevarmi il morale.
-E perché mai?- Non avevo certo voglia di andare a ballare.
-E' il mio addio al celibato, fai finta di essere entusiasta, -  scherzò il mio amico.
-Tsu, Caroline voleva vedermi.-
-Niente donne, è una regola. -
-Posso dirle di passare? Solo due minuti, vorrei vederla.- Dovevo chiarire la situazione.
-Va bene. A stasera, alle ventitre puntuale!- riattaccò.
Bloccai la chiamata e mi distesi  sul letto coprendomi il volto con un braccio, perché mi complicavo sempre tutto? Stava andando tutto bene finalmente, era di nuovo mia e invece ora  mi odiava di nuovo e forse anche più di prima! Ero un coglione, l’ho persa perché ero un gran coglione.
Decisi di mandarle l'ennesimo messaggio.

Stasera dirò a Caroline che è finita Voglio te, Sana, ho sempre voluto te, ti prego concedimi un’altra possibilità, dimmi che non è troppo tardi.

Premetti il tasto di invio e mi preparai per andare a correre, sentii un bip provenire dal mio telefono corsi a vedere chi fosse. Era lei! Mi aveva risposto.

Dimostramelo e forse potremo superare anche questa.

 -Sì!- urlai! Forse avevo un’altra possibilità. Forse non l’avevo persa per sempre, l’avrei riconquistata, sarebbe stata di nuovo mia.
***
Posteggiai e raggiunsi l’entrata della discoteca. Odiavo le discoteche, ma per Tsu questo ed altro.
-Sei puntuale! Non ci credo.- scherzò il mio amico salutandomi.
-Aya sa che ti sei fatto così sexy stasera?- lo presi in giro. Salutai i suoi colleghi e qualche vecchio amico ed entrammo. Aveva prenotato un privè, uno di quelli con divanetti in pelle e tavolini in vetro. Presto gli altri ragazzi presero a ballare, tutti tranne  io,  preferivo annegare i miei dispiacere con un bel bicchiere di martini. C'erano ragazze belle dappertutto, ma nessuna era come lei. Lei era meravigliosa, così dolce e delicata, così  bella. Avevo una voglia matta di baciarla e di fare l’amore con lei.
Mandai giù un bel sorso di martini e mi voltai verso Tsu per farlo bere, ma mi accorsi  che ci aveva già pensato, sorrisi . Alzammo i bicchieri e brindammo alla salute del nostro caro Tsuyoshi. Andai al bar per prendere un altro bicchiere, stavolta di Vodka, quando incontrai due occhi azzurri ,Caroline. Aveva il cellulare in mano e la chiamai.
-Car?- .
-Sei qui! Chiamavo proprio te.-  Il suo accento americano mi faceva sempre sorridere.
-Sei bellissima- ed era vero. Era davvero bellissima, ma non quanto la mia Sana.
-Hai qualcosa, il tuo sguardo...- mi scrutò tristemente.
-Car, dobbiamo parlare.- Non esisteva frase peggiore.
-L’hai ritrovata, vero?-
-Sì e vogliamo riprovarci.- Il suo sguardo si spense, le sue iridi vivaci diventarono scure. L’abbracciai e lei fece una cosa che non mi aspettavo: si mise in punta di piedi e si avvicinò a me. Stava quasi per baciarmi ma io l'allontanai.
- Era solo un bacio d'addio.- Si giustificò.
- Non lo merito.- La strinsi con tutta la forza che avevo.
-Ti amo tanto Akito, puoi averla ritrovata ma questo non vuol dire che non possa combattere.- Quella frase mi fece sorridere, era testarda come un mulo. Alzai lo sguardo e in mezzo alla folla che ballava intravidi due occhi marroni, quegli stessi occhi marroni che  mi fissavano con fare accusatorio.
-No, Sana, no.- lasciai libera Car e corsi verso lei.



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Stavamo ballando ormai da dieci minuti, mi stavo proprio divertendo. La discoteca era pazzesca, eravamo in un piccolo privè insieme ad altri ragazzi. Ballavo accompagnata dal mio fidatissimo amico: l'acool. Stavo esagerando un pochino ma dovevo distrarmi, almeno quella sera. Ero confusa, da una parte ero ancora furiosa con Akito per avermi mentito, dall'altra però potevo capire la sua paura, non era la prima volta che fraintendevo qualcosa, ma un minimo di fiducia!
-Ma quello non è Tsu?- ci indicò Fuka alzando la voce per sovrastare la musica. Ci girammo verso la direzione che ci indicava e in effetti quello era proprio Tsu intento a bere e ballare.
-O.MIO.DIO,- disse Aya, scoppiando a ridere.
-Forse è meglio allontanarci, non voglio rovinare il suo addio al celibato,-annuii.
-Prima vado a prendere da bere, va bene?- acconsentirono e mi avviai verso il bar. Più mi avvicinavo e più quella sagoma ferma  davanti al bar mi sembravafamiliari, finché non lo. Quanto mi era mancato vederlo, due giorni mi erano sembrati un eternità, forse era meglio parlargli. Sorrisi pensando a quello che avrei potuto dirgli o le martellate che avrei potuto dargli. Forse avrei potuto  perdonarlo .
Feci un passo verso la sua direzione quando vidi  anche Caroline avvicinarsi e baciarlo, lui si scostò ma un secondo dopo la strinse a se, come era solito fare con me. Il mio cuore perse un battito e si spezzò definitivamente. Che ci faceva ancora con lei? Non avrebbe dovuto essere con Tsu e gli altri? Mi aveva mentito, di nuovo.  Un attimo dopo i suoi occhi si posarono su i miei spalncandosi. Si scostò da lei, di nuovo, e corse vero me, di nuovo.
-Aspetta.- Mi afferrò facendomi voltare. Io schiaffeggiai la sua mano  allontanandola , stavolta se lo meritava. Calde lacrime iniziarono a rigare le mie guance e istintivamente ,  abbassai lo sguardo, non volevo  che mi vedesse piangere.
- Questa volta è finita per sempre.-
-No, Sana no, davvero hai capito male-.
-Non mi importa. Io non ti amo più.-  Lo guardai con odio, mentre lacrime amare continuavano a solcarmi ilviso. Lui rimase fermo, sicuramente a causa del mio pianto. Mi allontanai raggiungendo le mie amiche che ballavano ma si fermarono non appena mi videro.
-Sana, che ti succede?- mi chiese Fuka
-Ragazze, ho assolutamente bisogno di andare a casa.-
-Non preoccuparti andiamo via,- disse Aya visibilmente preoccupata.
Arrivammo a casa e mi precipitai sul divano, non smisi un attimo di piangere.
-Sana, che ha fatto Akito?- mi chiese Fuka perdendo la pazienza.
-Oggi m… mi ha mandato un messaggio, dicendomi che stava rompendo con Caroline, e invece li ho beccati al bar mentre si stringevo. - Tirai su col naso mentre un altro singhiozzo proveniva dal mio corpo.
-Adesso calmati, Sana. Sistemeremo tutto.- Mi abbracciò Aya, ricambiai la stretta, era quello di cui avevo bisogno.
-Non lo voglio più vedere ragazze, vi prego aiutatemi a mandarlo via dalla mia vita per sempre.- Le mie amiche si guardarono e annuirono.
 Dopo un po’ andarono via anche se avevano paura a lasciarmi sola, promisi loro che mi sarei messa subito a letto e così feci. Mi coricai col magone in gola e con la consapevolezza di averlo perso per sempre.
***
La mattina seguente fui svegliata  dal campanello della porta di casa che suonava senza sosta. Gli occhimi bruciavano. Ma quanto avevo pianto?.
-Arrivo!- urlai mentre andavo ad aprire. Indossavo ancora una  vestaglia, forse un po’ troppo corta.
Aprì la porta e mi ritrovai davanti Akito.
-Vattene via!- Col suo sguardo indugiava sulle mie gambe lasciate scoperte  dalla vestaglia. D’istinto mi coprì. Lui alzò un sopracciglio ed entrò.
-Ho detto vattene via!- tuonai.
-Dimmi ancora che non mi ami più e lo faccio .-
-Non ti devo dire proprio nulla.-  Chiusi la porta sbattendola e sbuffai.
-Sana, possiamo superarla. Hai frainteso tutto, non è come pensi.-
-No invece ! Mi hai lasciata anni fa senza una spiegazione, sei sparito nel nulla e mentre io piangevo come una sciocca per te tu te la spassavi con quella. Sei tornato, hai detto di volermi ancora ma erano tutte bugie. Adesso basta Akito, BASTA!- urlai.
-Io ti amo,- disse guardandomi fissa – Cristo, ci sono voluti anni per capirlo e per riuscire a ad esternarlo e tu adesso non riesci a sentirlo?- mi chiese sfinito.
-Il problema non è se tu mi ami o meno, sono io che non ti amo più.- risposi risoluta non curante di ciò che aveva appena affermato.
Chiuse gli occhi, sospirò pesantemente, mi oltrepassò e andò via sbattendo la porta.
Avevo appena detto la bugia  più grande della mia vita.


Angolo Autrice
Ciao a tutti, eccomi finalemente con l'ottavo capitolo. Tutto si è di nuovo stravolto, a quanto pare sembra che non ci siano speranze per i nostri beniamini. Purtroppo li conosciamo e sappiamo quanto siano bravi ad incasinarsi la vita. Ma non tutto è ancora detto, sicuro che la passione non li travolgerà di nuovo? Bhè lovedremo insieme.

Ringrazio tutti coloro che recensiscono la mia storia e chi solamente legge.
i invito a dirmi i vostri pareri, voglio sapere se vi sta piacendo. Grazie mille.
Jeess<3

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Capitolo 9
*** Mai più Vicini? ***


Mai più Vicini?



Tornavo a casa, con la faccia china rigata dalla pioggia. Le avevo  confessato di amarla ma niente l'aveva distolta dalle sue stupide idee. Era tempo di piantarla, di accettare quella dura realtà,non mi amava più. E aveva ragione, avevo rovinato tutto per evitare di far soffrire qualcuno.
Arrivai a casa ormai fradicio, notai qualcuno appostato davanti casa, qualcuna. Mi avvicinai e riconobbi la sagoma, anche lei bagnata dalla testa ai piedi.
 
-So che non dovrei essere qui, so che dovrei lasciarti andare, ma non ci riesco. Sono qui, sono in Giappone e mi sembra così surreale l'averti davanti a me- continuava a parlare tremando dal freddo.
-Entriamo- le proposi indicandole la strada,- O ti prenderai un malanno-.
-No, non avrebbe senso- fece un sorriso amaro - Chi sono io per entrare  a casa tua? Nessuno, l'ho capito e devo accettarlo ma è difficile- se non fosse per i singhiozzi non capì che stesse piangendo. Non era come Kurata, non riuscivo a leggerle l'anima.
-Un angelo-  così dicendo diedi libero sfogo alle  mie emozioni, le accarezzai il viso  e prendendolo tra le mani la bacia. Questo doveva essere un valido motivo per lasciarci, non un inutile abbraccio d'addio. Lei si spinse contro di me, con i vestiti inzuppati e aderenti riuscivo a far aderire maggiormente i nostri corpi e a sentire molto bene il suo. La guardai dritta negli occhi e mi maledì, perché non erano quelli che volevo vedere, ma volevo abituarmi di nuovo all'azzurro?
-Scusa per ieri sera, non volevo lasciarti in quel modo-  le dissi allontanandomi dal suo viso.
-So che sei istintivo, se no non sarei qui- sorrise ma diventò subito seria - Stringimi Akito, facciamo finta , anche per un solo momento, di essere in America  solo io e tu- si aggrappò al mio collo e mi abbracciò con fare possessivo, io non mi allontanai.
 Restammo ancora per poco lì sotto la pioggia e poi se ne andò, con la promessa di tenerci in contatto. Esausto entrai in casa, salì in camera mia e piansi, piansi come non avevo mai fatto in tutta la mia vita.
 
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- Sana, tu hai scelto il tuo abito?- mi chiese Fuka, dopo aver accompagnato Aya per la seconda prova dell'abito da sposa.
-A dir la verità no, tu?-, chiesi di rimando.
-No, che ne dite se ci andiamo adesso?- propose allegramente.
-Si, abbiamo tutto il tempo ragazze, adesso tocca a voi impazzire con gli abiti- ci prese a braccetto ed entrammo in una bella boutique. Provai diversi abiti ma non trovavo quello giusto fin quando non scorsi qualcosa di davvero elegante, lo indicai alla commessa e lo provai.
-Ragazze credo di averlo trovato-, urlai dallo spogliatoio.
-Sana, sei davvero un incanto, il tessuto è straordinario e la scollatura dietro, mozzafiato-, commentò Aya non appena mi vide.
L’abito era di colore blu , scendeva morbido fino ai piedi  accarezzando delicatamente le curve. Dietro era caratterizzato da una lunga scollatura che arrivava a mettere in mostra anche le due piccole fossette di Venere. Davanti invece, il corpetto premeva lievemente il seno facendolo aumentare di una misura.
-Oh ma sei un schianto Sana, devi assolutamente prenderlo- quasi mi obbligò Matsui.
-Aggiudicato, anche tu sei uno schianto Fuka-, stavo quasi per rientrare nello spogliatoio quando dalle vetrine vidi passare una chioma violacea.
-Nao-, gridai scappando fuori ancora con l'abito addosso. Tutti mi guardarono scioccati, la donna aggraziata di poco prima aveva lasciato posto alla ragazzina scalmanata che ero un tempo.
-Nao!- lo chiamai cercando di farmi sentire.
-Sana ciao, ma sei meravigliosa, dove vai vestita così-, disse voltandosi e raggiungendomi.
-E' l'abito per il matrimonio, ti piace?- sorrisi mentre giravo su me stessa.
-Ribadisco, meravigliosa, il tuo accompagnatore sarà un uomo fortunato-, disse con un pizzico di ostilità, pensava ci andassi con Akito?
-A dir la verità non ho ancora un accompagnatore, anzi  ti piacerebbe venire con me?- chiesi preoccupata.
-Bhè la cosa mi lascia perplesso sinceramente, ma se è questo che vuoi si, perché no- rispose sorridendo.
-Grazie mille, sei un tesoro, adesso rientro se no mi denunceranno per furto. Ci vediamo alla riprese-, gli diedi un bacio in guancia e mi allontanai.
-Parleremo, mi cara Sana-.
Tornata in negozio mi scusai con le commesse, ed avendo pagato l'abito uscimmo dirigendoci verso casa.
-Aya, devo dirti una cosa-  assunsi un espressione dolce.
-Sana, che hai combinato?Conosco questa espressione-, rispose con fare materno.
- Ho invitato Nao al matrimonio, in veste di mio accompagnatore-, dissi tutto d'un colpo.
-Sei libera di portare chiunque vuoi, Nao poi è un bravo ragazzo. Mi chiedo solo come reagirà Tsu, sai per quel fatto- .
-E Akito? Come reagirà lui? Non c'è mai stata molta simpatia tra i due- si intromise Fuka.
-Di lui ormai non m'importa, può portare chi vuole anche lui. Tsu capirà-, mi rivolsi ad entrambe.
-In effetti hai ragione, quindi non c'è problema-.

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Mi ero svegliato nel pomeriggio con il viso ancora umido a causa delle lacrime e il cuscino bagnato. Ero esausto, come se una mandria di cavalli mi fosse salita sopra, il ché forse sarebbe stato meglio. Di nuovo mi trovavo in un triangolo inutile, io avevo sempre mirato ad una sola ragazza nella mia vita, l'unica che però negava sempre la realtà. Dovrei essere stanco dei sui comportamenti viziati e capricciosi, in fondo lo sono, ma non appena la vedo vengo nuovamente rapito dalla sua essenza. Il telefono prese a squillare, non avevo voglia di rispondere a nessuno infatti lo feci squillare a vuoto fin quando non finì. Ma dopo pochi minuti quella fastidiosa cantilena riprese e capì che non avevo altra scelta che rispondere.
-Akito, ma dove diavolo sei finito ieri sera?Mi hai fatto prendere un colpo-  ecco ci mancava il rimprovero di Tsu.
-Guarda, se mi hai chiamato per rimproverarmi non sono proprio in vena quindi è meglio  se la smetti-, dissi duro come una pietra.
- Ci fosse un giorno in cui fossi in vena di qualcosa. Comunque non ti h chiamato per questo- continuò.
-Dimmi Tsu e facciamola finita, ho molte cose da fare- tagliai corto.
-Volevo avvisarti che Sana non verrà sola al mio matrimonio, te lo dico così anche tu puoi sentirti libero di portare qualcuna-. Cosa? E con chi pensava di andarci al matrimonio?Strinsi con rabbia la cornetta telefonica.
-Chi?-.
-Naozumi, è l'unico amico che ha e che io conosca-.
-Che figlio di puttana, sa che ci sarò anche io ma accetta comunque-.
-Akito, fregatene, fai conto che non esiste ma ti prego non rovinatemi il matrimonio- mi calmai, in fondo aveva ragione.
-Non preoccuparti Tsu, tutto ma non questo-.
-Tu porterai Caroline vero?-, chiese sicuro della mia risposta.
-Sì- concordai.
-Mi manderete presto da uno psicologo! Ci sentiamo Akito-.
-Ciao Tsu-, chiusi il telefono e lo scaraventai contro il muro. Adesso si fa a modo mio pensai.
 
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Tornata a casa ormai sfinita dalla prova di numerosissimi abiti aprì il cancello e  mi avviai verso la porta di casa  ma il mio sguardo fu attirato dalla buca delle lettere che conteneva un qualcosa di bianco. La presi, era una lettera con un timbro a forma di A. Vivevo da sola, è c'era solo una persona sulla faccia della terra che sapeva come entrare e che utilizzava quel timbro: Akito.
Entrando buttai la borsa sul divano e mi sedetti sulla sedia posando la lettera sul tavolo. Non volevo leggerla, voleva strapparla e buttarla nell'immondizia insieme alla mia vita con lui. Ma la curiosità  e la voglia di sapere cosa ci fosse scritto era tanta perciò aprii la lettera ormai sgualcita ed iniziai ad esaminarne il contenuto:
Ciao Kurata
Spero non strapperai la lettera ancora prima di leggerla; so cosa sei in grado di fare.
Ho saputo che verrai al matrimonio accompagnata dal mio cosiddetto "acerrimo nemico"; Non ti sembra un colpo basso Kurata?Potevi portare chiunque, potevi venire accompagnata anche da occhiali da sole, ma no, tu preferisci portare quel damerino perché sai quanto mi faccia incazzare. Ma non importa, sei sempre stata libera di prendere le tue scelte. Io verrò con Caroline. Ci tengo a dirtelo io stesso, non perché l'ami, questo vorrei ti fosse chiaro, ma perché tu hai scelto di cedermi a lei che so per certo che mi ama. Perciò ti auguro tutta la felicità di questo mondo.
Tuo per sempre, Akito.
Lessi e rilessi mille volte quella lettera ormai inumidita dalle mie lacrime. Ero nervosa, non perché portasse quella con sé, ma perché per la millesima volta aveva dimostrato di conoscermi come le sue tasche. Voleva farmi avere i sensi di colpa? Ebbi , per un attimo, il ripensamento di portare Nao con me, ma mi distolsi subito. Non stavo facendo nulla di male, perché lui per me sarebbe stato solo un caro amico e niente di più. E allora perché mi sentivo così tremendamente in colpa e anche gelosa? Odiavo stare così perciò mi alzai e salì in camera  mia, mi avvicinai all'armadio e conservai la lettera nel mio piccolo scrigno rosa con la promessa che, la prossima volta che l'avrei riletta, sarei stata felice.
 
                                           
 

Angolo Autrice:
Carissimi lettori scusatemi per il mio tremendo ritardo! Ma tra il lavoro e i vari impegni non ho più avuto il tempo di sedermi e scrivere. Ma non mi dimentico di chi segue questa storia, vi assicuro, in un modo o nell’altro verrà terminata! Spero che questo capitolo vi soddisfi ( di più di quanto soddisfi me U.U). Manca poco alla fine, ma i colpi di scena sono in aumento. Un bacino e grazie mille a chi continua a leggere,recensire la mia storia! Grazie!
Jeess <3

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Capitolo 10
*** Come un raggio di sole ***


Come un raggio di sole



Una settimana era passata da quando le scrissi quella lettera che mi costò davvero gran parte del mio coraggio. Non avevo avuto alcun dubbio, volevo che anche lei capisse quanto si stesse sbagliando. Ma è sempre stata così testarda e così cocciuta che non era nemmeno riuscita a rispondermi. Oggi mi sarei dedicato solo al karate, l’unico sport capace di distrarmi. Scesi in cucina e feci colazione, non avevo molto a casa quindi pensai che era giunto il momento di andare a comprare qualcosa. Il cibo americano mi aveva abituato diversamente, amavo sempre il sushi ma adesso anche un uovo fritto non guastava. Dopo aver bevuto un semplice caffè salì in camera mia e dopo una doccia fredda e molto veloce aprii l’armadio per prendere la mia divisa e qualcosa da indossare per uscire. Un flash mi passò per la mente, fissavo i miei vestiti appesi nell’armadio e notai una cosa: non avevo un abito per la cerimonia di Tsu. Fino ad allora non ci avevo proprio pensato, il matrimonio sarebbe stato tra meno di un mese e io non avevo nulla. Presi il telefono e chiamai l’unico che poteva aiutarmi in quest’impresa;
- Pronto Akito pensavo fossi ripartito senza aver detto nulla- mi provocò.
- Sai ci hai azzeccato-.
- Cosa? Sei partito senza dire niente? Ma come hai potuto- urlò al telefono e quasi non mi perforò un timpano.
- Calmo, era solo uno scherzo e quanto pare ci sei cascato in pieno, così la smetti con l’umorismo di prima mattina- ghignai.
- Certo, tu ormai non sai cosa significhi la parola umorismo. Ma adesso basta dimmi come stai? -
- Bene, sono vivo è già una gran cosa-.
- Un pizzico di umore, bene così Akito. Ti serve qualcosa? -
- A dire il vero sì! Sta mattina mi sono accorto di non avere niente da indossare per il tuo matrimonio- odiavo fare questi discorsi.
- Tu che ti preoccupi di cosa indossare. Wow Akito tu sì che fai passi avanti- lo sentì ridere.
- Nessun problema, un jeans e una vecchia polo andranno bene. Ti saluto Tsu-.
- NO! Ti vieto di venire conciato così al mio matrimonio. Preparati dopo pranzo passo a prenderti- lo sentì in preda al panico.
- Come vuoi, a dopo- sorrisi soddisfatto dalla mia ottima recitazione, chissà magari sarei diventato un attore e avrei fatto successo. Ma feci un pensiero sbagliato perché davanti ai miei occhi si materializzò quello stupido di Naozumi e perciò pensai che praticare il karate era senz’altro più appagante. Presi il borsone dirigendomi verso la palestra.  

***
Durante l’allenamento non pensai a nulla anzi riuscì a sfogare e a buttar fuori tutta quella tensione che mi portavo dentro da fin troppo tempo. Feci una breve pausa che il mio insegnante mi consigliò:
- Akito-chan se continui così sfonderai anche un muro di cemento- sorrise.
- Non sarebbe male- scherzai con lui.
- Sai, il karate oltre ad essere un ottimo allenamento e anche un ottimo modo per buttare fuori tutto quello che teniamo dentro. Quando sono arrabbiato vengo qui, anche di notte se necessario, e mi alleno. Dopo passa tutto-.
- So che vuol dire, anche per me è così- ammisi.
- Tieni queste, quando avrai bisogno di sfogarti vieni qui, a qualsiasi ora- mi porse due chiavi, una era del cancelletto e una del portone della palestra.
- Grazie davvero! -
- Figurati e adesso preparati, le semifinali internazionali non possono aspettare- mi incoraggiò e io l’ascoltai, rientrai in palestra e continuai l’allenamento da dove l’avevo interrotto.
- Ragazzi per oggi va bene così. Adesso fate un pranzo leggero e rilassate i muscoli durante la giornata, ci vediamo giovedì mattina-.
Presi i miei vestiti e mi buttai in doccia, ero stanco ma nello stesso tempo mi sentii leggero. In doccia c’erano altri ragazzi che parlavano. Io rimanevo in silenzio e ascoltavo i loro discorsi che spesso erano rivolti a qualche ragazza.
- Ciao tu devi essere Akito- si avvicinò un ragazzo che non avevo mai visto qui al dojo.
- Sì, tu chi sei? - mentre lo guardavo mi parve di conoscerlo.
- Sono Jack un collega di Tsu, ricordi ci siamo visti a casa sua una volta- adesso mi ricordai, era quell’idiota che voleva provarci con Kurata.
- Adesso ricordo- dissi mentre preparavo il borsone.
- Senti potrei chiederti una cosa? - lo fissai curioso.
- Dimmi-, dissi duramente.
- So che tra te e Rossana non c’è niente perciò mi chiedevo se potessi darmi il suo numero di telefono- mi stava forse provocando? Avevo ancora i muscoli tesi non ci avrei pensato due volte a colpire.
- Mi dispiace da me non otterrai nulla- presi il borsone e feci per andarmene.
- Ok troverò il modo di portarla a cena diversamente-.
Sentii il sangue ribollirmi dentro, il mio sguardo diventò di pietra e freddo come il marmo tanto che la sua smorfia di poco prima si era trasformata in un’espressione quasi spaventata.
- Fossi in te non ci proverai! Ti saluto- e così dicendo mi allontanai dalla palestra prima di commettere un omicidio.
Il telefono prese a squillare, notai che era Tsu e risposi;
- Dove sei? - chiese diretto.
- Sono appena uscito dalla palestra, dove ci incontriamo? -
- Direi direttamente qui- lo vidi comparire sulla sua macchina rossa. - Ricordavo che oggi avessi allenamento quindi sono venuto direttamente-.
- Hai fatto bene. Hai mangiato? - gli chiesi.
- A dire il vero no, Aya è stata tutta la mattina in giro a fare non so che quindi non ho preparato nulla-.
- Bene perché nemmeno io ho mangiato-.
- C’è un ristorante grazioso vicino ai negozi dove andremo, possiamo mangiare lì- propose.
- Va bene, per me non fa differenza-. Restammo per un po’ in silenzio mentre ci avvicinavamo al posto deciso.
- Senti Tsu, sai che il tuo collega Jack adesso frequenta il mio stesso dojo? -
- Davvero? Sapevo che da poco aveva iniziato a praticare il karate ma non sapevo che fosse insieme a te. Vi siete incontrati? - chiese ingenuamente senza sapere che per poco avrebbe rischiato la vita.
- Già e sai che mi ha chiesto? Voleva il numero di Kurata per invitarla ad uscire-.
- Che cosa? - la macchina quasi non sbandò e dovetti tenermi ben saldo per non sbattere contro il vetro.
- Tsu ma che diavolo ti prende! - lo ammonì.
- Scusami ma mi hai detto qualcosa che non oso nemmeno sentire. Anche a me l’aveva chiesto e io avevo detto di no. Che faccia tosta-.
- Tranquillo, adesso ha capito- sogghignai.

***
Arrivammo presto e fortunatamente ancora vivi al ristorante, una cameriera molto carina e gentile ci fece accomodare portandoci i menù. La ragazza continuava a fissarmi e io iniziavo ad infastidirmi.
- Quella non ti toglie gli occhi di dosso amico-.
- Lo so e un po’ mi infastidisce se ne fa accorgere da tutti-. Continuammo a mangiare quando improvvisamente vidi entrare due persone a me troppo conoscenti. Aya accompagnata da Sana. Quando i miei occhi incontrarono i suoi sentì una scarica lungo tutto il corpo. Non aveva uno sguardo arrabbiato anzi, mi sembrò un po’ troppo pallida in viso. Si avvicinarono e ci salutarono.
- Tsu, Akito anche voi qui? Che sorpresa-.
- Amore ma che fine avevi fatto? Sono qui perché a casa non c’eri quindi ho deciso di incontrarmi con Akito-.
- Hai ragione ma ho sbrigato delle ultime faccende insieme a Sana, a proposito non si sente molto bene- vidi Aya far sedere Sana vicino a noi.
- Non è nulla è solo raffreddore. Ora mangio qualcosa e vedrete che passa tutto-. Istintivamente la guardai e lei guardò me, era debole perciò ne approfittai per mettere una mano sulla sua fronte. Sgranò gli occhi ma non si tirò indietro, resto a fissarmi quasi incredula.
- Hai la febbre- le dissi.
- Ma cosa dici, è solo influenza- mi tolse la mano.
- Ti dico che hai la febbre, non dovresti essere qui ma a casa-.
- Non dirmi cosa devo o non devo fare Hayama-.
- Come vuoi-.
Arrivò il succo d’arancia di Sana e devo dire che dopo averlo bevuto prese un po’ di colore ma non mi convinceva ancora.
- Perciò come mai da queste parti? - chiese Sana al plurale ma guardando solo il mio amico.
- Akito aveva bisogno di un abito per la cerimonia e ho pensato di accompagnarlo-.
- Io ho già trovato l’abito- accennò un piccolo sorriso.
- Sì e credetemi è davvero bellissima- si intromise Aya.
- Non esagerare, quel giorno la più bella sarai tu! -
- Su questo non posso darti torto- rispose Tsu baciando la sua fidanzata. In quel momento mi sentii quasi a disagio e osservai Sana intenta a fissare le sue mani e a mordersi il labro inferiore, era nervosa.
- Che ne dite di accompagnarci? - propose Tsu alle ragazze. Gli diedi un calcio da sotto il tavolo ammonendolo con lo sguardo. Mi vergognavo già delle commesse pensa se anche Sana doveva fissarmi mentre mi preoccupavo di come non apparire un damerino.
- Saranno impegnate Tsu non rompere- gli dissi.
- Ma si dai è una splendida idea che ne dici Sana? La guardai e aveva uno sguardo assente- Sana ci sei? - continuò a chiamarla Aya.
- Sì scusa, ok per me va bene-.
Pagammo il conto e uscimmo fuori, l’aria calda fu un colpo abbastanza duro dato che all’interno del ristorante quasi comparivano i pinguini, l’aria condizionata era accesa a mille. Guardai Sana e la vidi fermarsi di scatto, istintivamente mi avvicinai a lei.
- Ragazzi io non mi sento bene- detto questo cadde ma per fortuna arrivai in tempo prendendola prima che il suo corpo toccasse terra. Era calda e bianca, aveva di sicuro la febbre altissima, sciocca, non doveva uscire in queste condizioni.
-Tsu, dammi le chiavi accompagno Kurata a casa, la febbre le sarà salita-.
-Tieni amico, passo stasera a prenderla- mi lanciò le chiavi e mi avvicinai con Sana in braccio in macchina, l’adagiai dietro e partì spedito verso casa mia. Arrivato aprii la porta e tornai in macchina per prenderla, non aveva ancora ripreso conoscenza. Chiusi la porta col piedi e la portai in camera mia. Era così dolce e indifesa che non volevo che niente le portasse via quel suo splendido sorriso. Le sbottonai i pantaloncini e glieli tolsi, le mani tremavano e la voglia di lei cresceva, ma in quel momento volevo solo occuparmi di lei. La misi sotto le lenzuola, andai in bagno e riempì una ciotola con dell’acqua fredda e con un panno umido le bagnavo la fronte. Era bella anche quando stava male pensai, mi avvicinai e le baciai la fronte, poi il naso e guardandola nuovamente le bacia le labbra, uno, due baci e improvvisamente mi parve di sentirla rispondere . Aveva ripreso conoscenza ma la febbre era troppo alta, si muoveva, si lamentava e parlava, dicendo qualcosa di incomprensibile.
- Cosa vuoi dirmi Kurata- sussurrai
- Akito, Akito- ripeteva incessantemente il mio nome.
- Sono qui- le presi una mano.
Mi coricai accanto a lei e dopo pochi attimi anche io mi addormentai lasciandola farfugliar ancora qualcosa.
- Aki, io ti amo-.
 
Angolo Autrice
Ed eccomi nuovamente qui con un nuovo capitolo. Mi dispiace tanto per l’increscioso ritardo ma non sono riuscita ad aggiornare prima! In questo capitolo sembra che qualcosa stia cambiando, non mancherà molto alla fine! Spero, come sempre, che la storia vi piaccia e vi prego, scrivetemi ciò che ne pensate, solo in questo modo potrò migliorarmi e continuarla. Grazie mille a chiunque legge on recensisce.
Jeess<3

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Capitolo 11
*** BAGLIORE ***


Bagliore


La sera mi svegliai con un leggero mal di schiena, mi ero appisolato male. Kurata dormiva pesantemente e teneva un braccio attorno al mio petto, lentamente la spostai e mi alzai ancora frastornato. Mi ci volle una bella doccia gelata per farmi rendere davvero conto che nel mio letto stava ancora dormendo beata Sana. Un piccolo sorriso sbucò fuori dalle mie labbra, non riuscivo a fare altro che preoccuparmi per lei.Vestitomi velocemente mi avvicinai e poggiandole  una mano in fronte notai come la temperatura fosse scesa e di come il suo respiro dapprima affannato si fosse calmato. La guardai un’ultima volta e scesi in cucina, rovistai nel frigo e tra i vari stipetti ma non avevo proprio nulla da mangiare. Decisi di uscire di corsa, comprare qualcosa e tornare ancora prima che si fosse svegliata. Presi il portafoglio, le chiavi della mia moto e partì spedito. Arrivai presto al supermercato che c’era lungo la strada, ci venivo sempre. Mi infilai tra i vari reparti e comprai un po’ di tutto,soprattutto pasta e brodo in scatola. Chissà magari si sarebbe fermata per cena, nello stato in cui era dubitavo potesse muoversi facilmente. Arrivai alla cassa, salutai la commessa, pagai e mi rimisi in sella alla mia moto. A casa notai la luce della mia camera accesa, accidenti, Kurata si era svegliata. Immaginai già le sue urla e le sue stupide immaginazioni. Entrai, buttai le chiavi sul tavolino provocando un tonfo;
-Akito sei tu?- , disse mentre continuava a tossire.
-Si sono io, stai su e non muoverti-.
-D’accordo ma si può sapere che ci faccio qui nel tuo letto? -.
-Baka, avevi la febbre alta perciò ho deciso di portarti a casa- mai quella parola fu così giusta. Mi buttai tra i fornelli, le preparai qualcosa da mangiare così magari poteva iniziare a riprendere le forze.
-Devo aspettare ancora per molto o posso scendere? Mi sto annoiando e poi tu mi devi delle spiegazioni! - eccola che comincia.
-Kurata non essere logorroica, fa silenzio-.
Assaggia il brodo per gli spaghetti, era ottimo. In quanto alla pasta mancava solo un minuto e sarebbe stata pronta. Nel frattempo presi un bicchiere d’acqua e glielo portai di sopra.
-Ah Akito!- la sentì urlare il mio nome.
-Che succede adesso! - aprii la porta e me la ritrovai rossa in faccia e con un’espressione di pieno sgomento.
-Tu…. Mi …. Hai…. Spogliata? -.
-Sta calma, dovevo pur spogliarti per permetterti di infilarti sotto le mie coperte, che credi! -.
-Ma tu sei davvero, ah!Non lo fare mai più Hayama o potrei fartene pentire- mi minacciò, ma ero fin troppo divertito per aver anche un briciolo di paura.
-Dovresti ringraziarmi, se adesso stai bene è anche per merito mio. Oltre a curarti ho dovuto sopportare il fatto che sei tremendamente logorroica anche quando stai male- la stuzzicai. Mi avvicinai e le porsi il bicchiere.
-Grazie. Ma cosa ho detto? - chiese dopo aver bevuto.
-Cose senza senso, come sempre del resto, e poi…- notai come stringeva il lembo del lenzuolo, “cos’è hai paura di aver detto qualcosa che tieni solo per te Kurata?”
-Poi continuavi a fare il mio nome- detto questo lasciai la camera e scesi in cucina. Sempre la solita tonta però così dannatamente dolce che riuscirebbe ad addolcire anche il peggiore dei nemici. Scesi la pasta, aggiunsi il brodo preparato e misi tutto in un piatto. Stavo già salendo a portarle il vassoio quando la vidi comparire in cucina. Indossava una maglia larga, una mia maglia!
-Chi ti ha detto di poter indossare la mia maglia? - scherzai facendole segno di sedersi.
-Prima mi spogli e poi ti lamenti per una maglia? Smettila- mi guardò attentamente- Cos’è questo profumino? - Fece per sentire il profumo ma la tosse la colpì improvvisamente.
-L’ho preparato per te, penso ti farà bene. Quindi poche storie siediti e mangia -.
-D’accordo ma tu non mangi? - mi chiese come se quello a stare male fossi io.
-Ti faccio compagnia-. Mi versai anche io la pasta su un piatto e mi sedetti di fronte a lei. Calò il silenzio mentre tra un boccone e l’altro pensavo a come potesse finire la serata.
-Grazie- pronunciò improvvisamente,- Dopo tutto quello che abbiamo passato dubitavo potessimo anche solo riparlare-.
-Già- mi limitai a dire.
-Mi chiedo come mai- sussurrò.
-Perché non ho mai smesso di prendermi cura di te- la guardai, raccolsi quel po’ di coraggio rimastomi e mantenevo quel contatto visivo. Lei fece lo stesso e sorrise, uno di quei sorrisi che solo a me amava regalare.
-Che ore si sono fatte? - cambiò improvvisamente discorso.
-Sono le diciannove, penso dovresti chiamare a casa magari si staranno chiedendo dove sei finita. Tieni, chiama con questo- le porsi il telefono e tornai a sedermi.
-Grazie torno subito- lo prese e andò in soggiorno. Sentii solamente dirle che aveva la febbre alta e che io l’avevo aiutata a riprendersi. Il mio cellulare prese a squillare, mi avvicinai e notai il nome Caroline. Mi venne un brivido lungo la schiena, se Kurata se ne fosse accorta avrebbe nuovamente rovinato ogni piccolo passo che sembrava stessimo facendo. La vidi tornare e io in tutta fretta  abbassai il volume della suoneria diventata ormai un piccolo ronzio e lo buttai dentro un cassetto.
-Tutto ok, hanno capito. Tra poco verrà Rei a prendermi-. Non la stavo a sentire troppo preso dai miei rumorosi pensieri. Cosa potevo fare per rompere quell’inutile barriera di ghiaccio che si era posta fra noi? Un’idea balenò nella mia mente, e se avessimo rivissuto il passato? Avrebbe aiutato ad andare avanti e ritrovare noi stessi? Decisi di giocarmi il tutto è per tutto.
-Vieni qui, fatti controllare la temperatura-.
-Sembri proprio un dottore Hayama!- le diedi il termometro e si sedette sul divano a guardare la tv. Mi avvicinai al frigo, presi due lattine di Coca e mi sedetti vicino a lei.
-Guarda non ci credo. Su questo canale stanno trasmettendo il film “La casa nel Bosco”, quanto tempo è passato? -.
-Tanto- strinsi i pugni nel ricordare quel periodo infernale. Lei mi guardò e si accorse di come il mio corpo fosse diventato teso.
-Hayama scusa non volevo riprendere vecchi discorsi. Adesso cambio- prese il telecomando e tra uno starnuto e l’altro provò a cambiare canale. Io fui più veloce, poggiai la mano sulla sua bloccandola. A quel contatto la sentì sussultare.
-No! Se ti piace vediamolo e non preoccuparti. Qui sono io che devo chiederti scusa. Per tutta la situazione- questa era la prima volta che chiedevo scusa a qualcuno.
- Dai lasciamo tutto il passato alle spalle- sorrise lievemente. Continuammo a guardare il film quando comparì Kamura e un moto di rabbia si impadronì di me.
-Ma sembra che Naozumi non riesca a stare indietro, te lo porti al matrimonio mi pare-, ripresi a parlare acido.
-Non ricominciare perché se non erro quello che ha sbagliato e che si è fatto “un’amichetta in America” sei tu– la situazione stava degenerando e mi pentii amaramente di quello che le avevo detto. Ma portavo troppo astio dentro.
-Non hai capito niente Kurata! La febbre ti sta dando al cervello-. La vidi infuocarsi e iniziare a muoversi con fare febbrile.
- Tu sei davvero incredibile, sei insopportabile-. Digrignò i denti e si strinse contro il divano .
-Adesso che hai? -le chiesi.
-Sento abbastanza freddo-. Mi venne il feroce impulso di avvicinarmi a lei e abbracciarla. Con la mia temperatura corporea si sarebbe sicuramente ripresa e invece dovetti limitarmi a prenderle una coperta dalla mia stanza e avvolgerla.
-Non si dica mai che io non sia un gentiluomo- la coprì per bene.
-Oh sì come no- mi prese in giro.
Passarono pochi minuti, io presi una lattina di coca, l’aprii e ne bevvi un sorso. Mi ricordai improvvisamente che avevamo dimenticato di controllarle la febbre. Mi girai a guardarla stava quasi per addormentarsi. Avvicinai una mano alla sua spalla in modo da poterle sfilare il termometro con delicatezza ma successe il fini mondo in pochi attimi.
-Hayama ma che fai? - urlò con tutta la voce che aveva in gola, si mosse così velocemente che la coca che prima tenevo in mano si era rovesciata completamente su di me. Ero bagnato da cima a fondo.
-O Cristo Kurata, possibile mai che tu debba sempre farmi cadere qualcosa addosso? -.
-Scusa,scusa adesso ci penso io- si avvicinò al tavolino e prese un tovagliolo di carta.
-Sei una sbadata, togli il termometro prima che caschi a terra e si rompa- le consigliai adirato.
-Ah si- controllò la febbre e sorrise- Sembra che la febbre sia passata guarda- mi porse il termometro e guardai; la temperatura era trentasei quindi era scesa parecchio. Poi all’improvviso dovetti chiudere gli occhi, una goccia frizzante di coca mi era entrata dentro l’occhio.
-Dannazione, la coca irrita gli occhi- stavo per strofinare l’occhio ma li mi fermò.
- Fermo, non toccare, ci penso io! - fece per avvicinarsi al mio viso, col fazzoletto cercò delicatamente di pulire l’occhio ma poi si fermò. Mi guardò negli occhi e si spostò indietro.
-Non questa volta, non capiterà nuovamente Akito puoi starne certo-.
Ma ormai io avevo deciso, noi eravamo questi, eravamo due ragazzi imbranati, cocciuti che non fanno altro che litigarsi e amarsi. La presi per un polso la tirai verso me e mi impadronì delle sue labbra. Non sapevo se a causa della febbre, della sua debolezza ma  lei non si staccò anzi in quel momento sembrava proprio che anche lei corrispondesse. Si strinse al mio petto, infilando una mano nei miei capelli.
 
Angolo Autrice
Buongiorno a tutti, eccomi tornata con il nuovo capitolo. Volevo scusarmi per aver ritardato così tanto ma per il momento sto cercando di impegnare le mie giornate il più possibile =D. Ritornando a noi, la storia sta prendendo una nuova piega, una piccola fiamma si sta riaccendendo? O èè solo un bagliore improvviso? Spero che chi mi seguiva e soprattutto chi amava leggere la mia storia sia ancora interessato, prometto di far del mio meglio per aggiornare presto. Un bacio e grazie mille ancora per aver letto o recensito la storia.
Jeess <3

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Capitolo 12
*** Sì... ***


Sì...



Sentire nuovamente le sue mani sul mio corpo era come se mi fossi risvegliata da un lungo sonno. Mi era mancato, mi era mancato sentire il sapore della sua bocca, sentirmi stringere così contro il suo petto. Lo bacio, lo sfioro, accarezzo i suoi capelli, mi stringo a lui, incondizionatamente, perché so che è l'unica cosa in grado di guarire il mio cuore. Lo senti Akito? Forse sto guarendo, forse posso ancora amarti. Mi portò di sopra facendomi stendere  sul suo letto , mi guardò regalandomi un suo splendido e segreto sorriso.  Ansimai al tocco delle sue mani che accarezzavano il pizzo delle miei slip, ero stanca ma non volevo che smettesse. Mi muovevo insieme a lui graffiandogli la pelle, non esisteva nessuno in quel momento, eravamo solo noi. In un attimo entrò dentro me e tutto prense colore, sospiri, sussurri,gemiti ci facero da cornice.
-Sana- continuava a sussurrare il mio nome come se fosse qualcosa di prezioso, come se in quel momento contassi più di Caroline, in effetti, c'ero io lì con lui. Dopo pochi attimi arrivammo al nostro culmine, lui si distese su di me ancora sudato e scosso dai fremiti. Gli accarezzai il suo ciuffo ribelle e gli baciai la fronte. Lui mi strinse portandomi su di lui e mi accarezzandomi la schiena.
-Mi hai ridato l'ossigeno Kurata- pronunciò queste parole silenziosamente come se avesse avuto la paura che tutto che quello era successo fosse solo frutto della sua immaginazione . 
-Akito senti-, dissi alzando gli occhi verso lui - dimentichiamo tutto, dimentichiamo Car, dimentichiamo con chi vado al matrimonio, voglio stare bene una volta tanto nella mi vita, e per stare bene occorre la tua presenza. Però giurami che non ci saranno più incomprensioni, giurami che sarai sincero, il mio cuore ha bisogno di essere guarito da te Aki.- Dissi tutto in maniera calma e tranquilla cercando di nascondere quel tremolio che caratterizzava la mia voce quando si trattava di esternare i miei sentimenti. Akito mi guardò, portò la mia mano vicino la sua bocca e la baciò tenendo gli occhi puntati su di me.
-Giuro, davanti a Dio che non lascerò che nessuno si metta sul nostro cammino, parlerò con Car e la convincerò dei sentimenti che provo per te. Ho bisogno che tutti sappiano che io e te siamo indivisibili perciò Sana- trattenne il respiro e io mi sollevai mettendomi seduta davanti a lui- perciò sposami-. Lo guardai scioccata e non seppi che dire. Eravamo appena tornati a parlarci, avevamo appena fatto l'amore e  mi stava anche chiedendo di diventare sua moglie. Ma cosa sarebbe la mia vita senza lui? Solo una vita persa.
- Se ti dico di si, mi preparerai ancora degli spaghetti al brodo? - lui annuì sorridente, si avvicinò per baciarmi ma io mi spostai in un attimo. - Non ho finito, mi lascerai indossare le tue larghe maglie? e mi curerai? e mi farai utilizzare il tuo spazzolino? No questo è meglio di no, magari ne porto uno io che dici? Ovviamente avremo bisogno di una casa-.
-Kurata fermati, respira hai parlato di un sacco di sciocchezze e non hai ancora risposto alla mia domanda-.
Si corrucciò un istante ma poi prese a sorridere,-Sì Akito, è ovvio che ti sposo- lui di tutto conto aprì le labbra in un sorriso mai visto prima d'ora, gli occhi gli luccicavano e un rossore gli colorò le gote. Mi strinse a sé accarezzandomi i capelli.
-Ti renderò la donna più felice del mondo te lo giuro. Ti Amo- , disse per poi guardarmi. Si incupì un attimo e io mi preoccupai;
-Che succede?-, chiesi all'istante.
-Se dici di sì promettimi che non ti allontanerai mai più senza me, che proverai a capire le cazzate e le stupidaggini che magari farò, come io capirò le tue. Che avrai pazienza con  me e che mi aiuterai come hai sempre fatto-. Lo guardai, era così indifeso che non potei far altro che stringerlo a me.
-Sì ti amerò in qualsiasi momento. Adesso ci manca solo l'anello- scherzai  felice.
-A quello ci sto già pensando. Adesso affrontiamo il mondo fuori, nessuno potrà più ostacolarci signora Hayama- arrossì di felicità sentendo il mio futuro cognome.
-Sei uno stupido coccolo- mi buttai fra le sue braccia.

---

Fuori il sole stava tramontando lasciando posto ad un cielo dalle mille sfumature rosse. Era il momento che più amavo, c'era tranquillità, la casa di Akito da quando suo padre e Nazumi si erano trasferiti era rimasta sempre vuota. Sentivo l'acqua della doccia scendere segno che Aki non aveva ancora finito.  Immaginai già la reazione dei nostri amici, Tsu e Aya sarebbero esplosi di gioia, e mia madre mi avrebbe sicuramente detto " te l'avevo detto Sana". Adesso l'unico problema da affrontare era Caroline, avrebbe finalmente capito come stavano le cose? Indispettita indossai la mia camicia  e i miei jeans, allacciai le scarpe e scesi in cucina, mi versai un bicchiere d'acqua e aspettai che Akito scendesse. Guardai il grande orologio posto sopra la porta della cucina, Rey tra non molto sarebbe venuto a prendermi, l'idea di andarmene non mi piaceva, avevo paura che uscita fuori le cose sarebbero nuovamente peggiorate. Akito arrivò dopo poco, aveva indosso una tuta e aveva i capelli ancora umidi. Si avvicinò a me e mi baciò le labbra, - Temevo di non averti trovata qui- sorrise sollevato. - Ehi mi hai appena chiesto di sposarti, sarò sempre qui- sta volta fui io a lasciargli un piccolo bacio .
-Rei tra poco sarà qui, vorrei restare ma in questo modo potrò dirlo alla mamma, impazzirà di felicità- Mi  spostai posando il  bicchiere nel lavandino. Improvvisamente iniziò un rumore, basso, all'inizio non capimmo cosa fosse, poi Akito sembrò ricordarsi di una cosa, aprì il primo cassetto ed estrasse il suo telefono. Stava ancora vibrando, trovò due messaggi e quattro chiamate perse. Una era di Tsu, una di suo padre e due di Car. I messaggi invece erano entrambi di quest'ultima, gli chiedeva se potevano vedersi la sera stessa per parlare. Akito senza perdere la lucidità me li mostrò. Aveva promesso che sarebbe sempre stato sincero e che non avrebbe più complicato le cose.
-Penso che dovrei vederla, sarebbe più corretto che sapesse direttamente da me come stanno le cose- ebbe per un attimo paura che io, impulsiva com'ero, mi fossi infuriata e me ne sarei andata di nuovo. Invece rimase sorpreso nel vedermi così tranquilla.
-Sì, credo che tu abbia ragione, infondo è meglio che diciamo le cose come stanno per evitare discorsi scomodi in futuro- sorrisi rilassata cercando di infondergli coraggio.
-Non sei arrabbiata? Non scapperai come una furia?-mi  chiese sorpreso  avvicinandosi a me e prendendomi per mano.
-No stupido, hai fatto un grande passo poco fà, io ti amo e so che anche tu mi ami. Quindi vedila e metti in chiaro che tu sei solo mio- lo baciai con dolcezza.- Domani farò lo stesso con Kamura,  penso che capirà e sarà felice per noi- conclusi raccogliendo le mie ultime cose.
-Scendo, Rey sarà già qui ad aspettarmi- mi avvicinai alla porta con ancora la mia mano intrecciata alla sua,- fammi un pò sapere come andranno le cose. Akito non deludermi di nuovo - lo pregai, avevo una dannata paura, ma se dovevamo stare insieme era la cosa giusta da fare.
-Andranno che dopo avergli parlato tornerò da te amore mio. Grazie alla febbre siamo arrivati a questo punto. Credo dovresti prenderla spesso- scherzò infilandomi il cappellino di lana in testa. - Ti chiamo più tardi. Ti Amo-, gli diedi un bacio carico dei miei sentimenti e andai via, ancora stordita da tutte quelle nuove emozioni.

 

Angolo Autrice

Rieccomiii ciao a tuttiiii, come state? Spero abbiate trascorso delle buone feste anzi colgo l'occasione per farvi gli auguri per il nuovo anno. la storia sta giungendo al termine manca davvero poco e credo che piano piano le cose si stiano rimettendo a posto. Mancano solo piccoli ostacoli è il gioco sarà fatto. Secondo voi Akito riuscirà a dire facilmente Car che ha deciso di sposare Sana? Lo scopriremo successivamente. Grazie a tutte le persone che seguono con amore la mia stoia, spero di non deludervi e grazie a chi legge e recensisce. Un bacio e a presto
Jeess <3

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