Scandalous - Cadere cento volte

di FairyQueen_Titania
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


le emozioni di un perdente aokise
SCANDALOUS
-Cadere cento volte-




Senza lei accanto fui assalito dall' insonnia, avevo l' anima piena di roba bruciacchiata, l' anima o comunque si chiama il posto dove fa male tutto quello che non dovrebbe fare male.
(Cit. Efraim Medina Reyes)



L' ultimo ricordo che Kise ha di Aomine è nel campo di basket, dopo la partita con la Touou, quando si era afflosciato sul pavimento e non riusciva più ad alzarsi in piedi, sulle gambe malferme, quando cercava di alzarsi e le gambe gli tremavano e ricadeva.
Cadeva, cadeva, cadeva ancora.
L' ultimo ricordo è lo sguardo duro di Aomine e le parole sibilate con veleno, perchè ora sì che Kise era un perdente e Aomine di sicuro non avrebbe mai parlato ad un perdente.
Kise quel giorno aveva giocato meglio di quanto non avesse mai fatto in vita sua, aveva dato fondo a capacità che non credeva di possedere e questo solo perchè giocava contro Aomine Daiki.
Aveva capito che la Kajo non è tanto diversa dalla Seirin, che la sua squadra è accogliente come una famiglia, calda e confortevole come il nostro maglione preferito, fedele come una sposa.
Aveva capito che voleva vincere per i suoi compagni, per portare la Kajo alla vittoria. Aveva capito ciò che Kuroko sapeva da tempo, che il basket è un gioco di squadra e cha una squadra è come una seconda famiglia.
Kise quel giorno aveva pianto come un bambino.
 Il cuore gli si era spezzato mille volte e nei mesi successivi mille volte si era sforzato di ricomporlo, di rialzarsi come se le gambe gli tremassero ancora da allora.
Da quel giorno sono passati mesi, la stagione sportiva è terminata, il torneo superato.
E Kise non può fare a meno di sentirsi un po' più sollevato se non altro perchè non dovrà più rivedere Aomine.
Non c' è modo che le loro strade si incrocino.
Il biondo sta preparando il borsone, guarda la sveglia sul comodino con aria preoccupata. Sa di essere in un maledetto ritardo e che una lavata di capo -nel migliore dei casi- del suo irascibile capitano non gliela leverà nessuno.
Sa perfettamente che il campo di allenamento proposto con aria sorniona da coach è solamente la scusa per camuffare una bella vacanza.
Kise non immaginerebbe mai che proprio ora che ha ricucito i pezzi della sua anima per l' ennesima volta, proprio ora che le sue gambe stanno diventando un po' più sicure da reggerlo meglio, Aomine Daiki sta svoltando l' angolo di casa sua, arriva alla sua porta e la fissa per minuti interminabili con l' indice a mezz' aria puntato sul campanello.
Alla fine il campanello suona. Aomine si è deciso, forse perchè fuori inizia a fare troppo caldo o forse perchè tentennare non è da lui.
Risponde la mamma di Ryota.
-Chi è?
-Sono Aomine. C' è Kise? Cioè... Ryota, suo figlio- Aomine scivola sulle parole, si inceppa, cade, si rialza, consapevole della pessima figura.
Dall' altro lato sente solo il silenzio. E' quasi sicuro che la madre di Kise abbia aggrottato le sopracciglia, magari serrato le labbra. Magari ha il mestolo in mano e vorrebbe urlargli contro e picchiarlo perchè Kise, da quello che ricorda, con la sua famiglia condivide un sacco di cose.
La prima volta che è stato a casa sua è stato accolto da sorrisi entusiasti all' idea di conoscere il "famoso Aomine" quindi il giovane non fa fatica a credere che ora non sia una presenza molto gradita per la famiglia.
-Lo chiamo- la risposta è secca, l' accento americano della donna si fa sentire.
Aomine aspetta qualche minuto, poi gli sembra di udire un sospiro dall' altro lato del citofono ma non ne è sicuro.
-Sì?- E' la voce di Kise, incerta, quella che parla.
-Ohi Kise, sono io, Aomine.
-Lo so- Aomine non è certo che il biondo stia parlando proprio con lui o più a sè stesso, perchè quel "lo so" gli pare un pensiero scappato dalle labbra, a mezza voce, non troppo alto per essere sentito bene e abbastanza rassegnato e quasi distrutto dal peso di tanti ricordi.
-Esci?- chiede alla fine- devo dirti una cosa.
Silenzio dall' altro capo. Non sa che pensare. Aomine era abbastanza convinto che tutto si sarebbe risolto come niente perchè, insomma, è di Kise che stiamo parlando. Di Kise che non riesce a portare rancore, soprattutto a lui, perchè lo ammira da morire. Di Kise che lo estenuava con i suoi continui one on one. Di Kise, dannazione.
Ma nel momento esatto in cui è arrivato di fronte alla sua casa quella certezza si è andata lentamente sgretolando, e la voce fiacca e insofferente di Kise e quel dannato silenzio, le avevano dato il colpo di grazia.
-Io... non lo so- Altra risposta data a mezza voce.
 Aomine vorrebbe chiedergli cosa diavolo stia combinando, se vuole teneresi i propri pensieri per sè o farli rotolare giù dalla lingua una volta per tutte.
Aomine di solito si spazientisce subito, ma non questa volta. Questa volta vuole, deve, aspettare. Rimane un po' in silenzio e poi dice:
-Pensaci con calma. Io sono qui fuori.
-Scusami
-Niente. Sono qui.
E Aomine in effetti sta' lì con le mani ben piantate nelle tasche, nella medesima posizione in cui si è fermato quando è arrivato davanti alla villetta mentre Kise scivola lungo il muro fino a cadere sul pavimento abbassando la testa sul petto e mettendosi le dita tra i capelli.
Aomine gli fa sempre così male...
E di nuovo sente un crasch in fondo al cuore e di nuovo le gambe gli tremano e di nuovo non sa se riuscirà a rialzarsi.
Una parte di lui vorrebbe correre fuori e picchiare Aomine, chiedergli perchè adesso, idiota, perchè adesso che tutto va bene? Perchè vieni e mi distruggi? Perchè dopo tutto quello che mi hai fatto? Perchè dopo avermi ignorato e buttato via?
Vorrebbe gridargli in faccia "Che diavolo vuoi da me?"
Gridarlo a gran voce, col volto paonazzo e i muscoli tesi, sputargli fuori il dolore fisico e mentale.
Aomine è uno stupido, crede di risolvere tutto con uno schiocco di dita, questo perchè in vita sua è sempre stato un egoista e un vincitore.
Kise stringe i denti e si morde le labbra, singhiozza come un bimbo piccolo di fronte a un mostro.
Sua madre per fortuna non lo vede, è salita al primo piano a terminare le sue faccende e in casa non c' è nessuno. C' è solo il vuoto del corridoio in cui riecheggiano le sue lacrime e il battito sconclusionato del suo cuore.
 Cerca di calmarsi, respirare con più calma.
Aomine guarda l' orologio, sono passati dieci minuti, inizia a spazientirsi e spera che Kise faccia in fretta, che si decida ad uscire.
Si blocca a questo pensiero perchè a ben pensarci questa non è una di quelle volte in cui passa a prendere Kise, come una volta. Forse Kise non uscirà e l' attesa è logorante.
Dopo altri cinque minuti Kise risponde, Aomine ascolta.
-Scusa Aomine ma non posso venire. Non...- vacilla- non voglio.


Che cosa?
...no, asp-
Aomine?






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NOTA: La storia nasce come one-shot ma se vi piace ho parecchie idee per continuarla, però ecco, ho bisogno di un po' di supporto  se no mi scoraggio abbastanza^^"
DISCLAIMER: Kuroko no basket non mi appartiene ma è degli aventi diritto. Storia non scritta a scopo di lucro.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


2 aokise
Aomine è uno che agisce di istinto. Magari poi, quando il danno è fatto, ci pensa, ma intanto agisce.
Non pensa più, sembra un toro infuriato non appena vede rosso, la sua testa diventa vuota e pensa solo a quanto Kise sia stupido a chiamarlo a quel modo. Non si può perdere il rispetto per una persona da un giorno all' altro. Non si può, non lo accetta e allora grida.
-Che diavolo è quell' Aomine, Kise? Dove cazzo è finito quell' insopportabile Aominecchi?!
Kise sobbalza, si allontana dal citofono. Ha sentito tante volte Aomine gridare ma ora sta esagerando. Sembra volere rompere tutto. Se potesse, ci scommette tutto quello che ha, butterebbe giù il cancello.
-Calmati!- grida a sua volta, incerto. E vorrebbe davvero che Aomine lo ascoltasse perchè non vuole vederlo -lo sente a dire il vero- così. Così prepotente, così infuriato, così fuori di sè. Gli viene da pensare a un mostro enorme e fuori di sè che calpesta tutto.
-Calmarmi un cazzo! Esci immediatamente, Kise! Esci immediatamente, dobbiamo parlare!
Kise si guarda intorno e chiude gli occhi, massaggiandosi le tempie. Non sa veramente che fare. Non vuole uscire. Non ce la fa.
-Stai dando spettacolo- sibila a denti stretti
-Me ne sbatto- è il ringhio che gli arriva in risposta- devi parlare con me.
Kise non ce la fa più, sente il cuore farsi piccolo nel petto. Aomine glielo sta stritolando tra le mani e forse neppure se ne rende conto.
-Perchè devi essere così?- domanda, implorante
-Così come, Kise?- il tono di Aomine ora è esasperato.
Egoista.
L' asso della generazione dei miracoli è ottuso, non capisce.
Kise si ritrova a pensare a quanto tutta la situazione sia assurda. Mai -mai- nella sua vita avrebbe pensato di non volere vedere Aomine, di desiderare che fosse solo un ricordo lontano.
Aomine sente un singhiozzo, poi un altro e non può fare a meno di stupirsi, incredulo, della cosa. Forse se vedesse un alieno lo sarebbe molto meno.
-Ohi... Kise...-
Piangi? gli viene da pensare.
Non lo chiede direttamente, piangere è da femmine.
 Piuttosto si domanda il perchè.

Kasamatsu corre imprecando mentalmente contro il suo kohai. Ah, ma quante gliene dirà -e darà- non appena lo avrà sotto mano. Arrivare in ritardo alla partenza e farlo correre come un pazzo per le strade, nemmeno stesse andando a salvare una principessa indifesa.
Oh, ma questa volta merita proprio una bella puni...zio...
I pensieri di Kasamatsu si bloccano, le parole gli rimangono sospese nella mente non appena vede Aomine imbambolato davanti al citofono di Kise.
Se è possibile, il capitano della Kajio inizia a correre più veloce, spintona Aomine Daiki -quel bastardo della Touou, quella sconfitta se l' è segnata per bene- e chiede, alterato:
-E tu che diavolo ci fai qui?
Kasamatsu sa quanto il ragazzo che ha di fronte pesi sulla vita del suo compagno di squadra, è cosciente di quanto lo abbia influenzato e di quando continui a farlo. Il problema è se Kise per caso se ne sia mai reso conto.
Sa anche in che stato -un pessimo, pessimo stato- si trovi il suo kohai e ora come ora gli risulta assai probabile che quello che ha di fronte sia il motivo per cui quello stupido di Kise non abbia messo il naso fuori di casa.
-Io...- Aomine apre e richiude la bocca per poi tacere. Di solito griderebbe, ringhierebbe, scalcerebbe, farebbe il gradasso. Ma ora qualcosa -cosa dannazione?- lo inchioda sulla strada su cui Kasamatsu lo ha fatto cadere.
-Che diavolo gli hai fatto?- incalza il capitano.
E per Aomine quella semplice domanda schiude una grande verità. Un' illuminazione.
Lui aveva fatto qualcosa a Kise?
Forse. Infatti era lì per chiedergli scusa.
Ma Kise non vuole parlargli... e... e diavolo, piange.
Perché? si chiede.
Ha fatto realmente qualcosa?
Qualcosa di così grave... da fargli meritare un Aomine al posto di Aominecchi.
Aomine si alza sotto lo sguardo diffidente di Kasamatsu. L' asso della Touou alterna gli occhi dubbiosi dall' asfalto alla casa di Kise, confuso. Deve... pensare.
-Me ne vado- dice incolore- mh...- si massaggia il collo prima di andare via- dì a Kise che mi dispiace.
E anche se non capisce davvero, anche se quella situazione sembra troppo intricata e insondabile per lui, anche se non riesce a concepire che Kise non lo voglia vedere e abbia avuto quella reazione, gli dispiace.
Gli dispiace perchè in qualche modo sa che è tutta colpa sua.
Gli dispiace da morire perchè Kise sta soffrendo.
Aomine va via accigliato e stanco massaggiandosi il petto dolorante.
 Eppure, quello che prova non è un dolore fisico.
Kasamatsu vede l' altro allontanarsi, quindi suona, cauto. Kise risponde subito:- Se n' è andato?- domanda
-Sì.
Sente il click del cancello che si apre, supera il piccolo viale e attraverso i vetri ai lati della porta di legno può vederlo. Entra non curandosi di suonare.
Kise è davanti a lui, disteso a terra con la schiena contro il muro, la cornetta dal citofono che penzola dal filo. Il moro la risistema al suo posto e guarda il biondo. La testa bassa, le labbra serrate e gli occhi che cercano di trattenere le lacrime.
Ultimamente, gli viene da pensare, ha visto piangere Kise piuttosto spesso.
E il motivo, guarda caso, è sempre lo stesso.
-E' assurdo- mormora il capitano- ti fai ridurre sempre come uno straccio.
Allunga le mani e lo afferra da sotto le ascelle, sollevandolo e facendosi passare un braccio intorno al collo. Quella scena ha di famigliare.
Kise si ritrova a pensare che è sempre Kasamatsu che lo rimette in piedi, metaforicamente e letteralmente, e che è sempre Aomine che lo butta a terra.
-Grazie, senpai.
-Non fa niente. Ora telefono per dire che prenderemo il prossimo treno.
-Io non...
-Col cazzo- sbotta il capitano, guardandolo torvo- Questa vacanza me la sono meritata. E tu verrai con me, altrimenti Dio solo sa cosa mi combini.
Kise emette uno sbuffo divertito e annuisce, poi un tonfo proviene dalla soffitta.
Kasamatsu guarda il tetto come se temesse che stia per crollargli addosso, Kise emette una risata divertita.
-E' mia madre che sistema la sua attrezzatura. Gioca a bowling! Non sai quanta roba abbia.
Kise si sente un pochino più sollevato e non solo perchè sua madre non ha sentito nulla della sfuriata con Aomine -sia benedetto l' hobby materno e il disordine costante del ripostiglio all' ultimo piano- ma anche perchè il senpai è lì con lui, pronto a riportarlo con i piedi per terra, a ricordargli che è lui il suo porto sicuro, a fargli da stampella se le sue gambe sono sul punto di cedere.






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Il triangolo no, non lo avevo considerato.... lalalalalallà....
Ok, contegno. Alla fine ho deciso di continuare. Non ce la facevo proprio a non scrivere su Kise e Aomine.
Ma anche il nostro adorato capitano. Non posso fare a meno di avere un debole anche per Kasamatsu, lo ammetto. Lo vedo un po' come il cavaliere errante che salva la principessa.
Scusa Kise, prometto che smetterò di immaginarti con un completo rosa.
Peccato che mi piacciono i cattivi ragazzi, l' angst e Aomine in preda a una crisi di nervi. E signori miei, seriamente, l' Aokise potrebbe trasudare Angst da tutti i pori ed essere fonte di trame assai intricate. Quindi scusa capitano -anche se sei un rivale degno di nota e che mi ispira assai-
Sto delirando. Detto ciò, no, non credo che ci sarà il triangolo Kasamatsu/ Kise/ Aomine, o se c' è sarà comunque molto velato. Piuttosto, alla fine ho deciso di continuare. Ho un sacco di idee e non solo per Aomine e Kise.
Ci saranno altri pairing secondari che scoprirete nel prossimo capitolo, ora non posso dirveli *gongola*
Questo capitolo chiude il precedente, è un po' di passaggio. Dal prossimo la storia prende una piega più tosta e spero interessante quindi spero continuerete a seguirla, mi è venuta in mente giusto in questi giorni, non a caso ho cambiato un pochino il titolo e il raiting -che spero non arriverà a rosso perchè sono negata-
Ringrazio tanto le persone che mi hanno spronato a continuare, ero molto indecisa e avevo bisogno di una spintarella. Grazie.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


cadere 100 volte, scandalous (o circus) cap. 2 ok
Kise non parla con Aomine da mesi, il calendario è andato assottigliandosi strappando un foglio dopo l' altro mentre al caldo estivo sono succedute brezze fresche e via via gelide. Le foglie hanno abbandonato gli alberi lasciandoli completamente spogli, Novembre è arrivato portandosi dietro una nebbia insistente.
Kise cammina con le mani affondate nelle tasche, la testa bassa e il passo lento e strascicato.
In vita sua non avrebbe mai pensato che mettere piede su un campo da basket potesse fargli così male, che ogni passo mosso sul parquet gli dia una fitta al cuore che sembra non volere mai sparire.
Il basket prima lo divertiva, lo eccitava, lo spingeva a dare di più. Soprattutto, lo spingeva ad essere di più a causa di quell' insistente ossessione che aveva il nome di Aomine Daiki, a quell' ammirazione che allontanava l' asso della Teiko sempre di più da lui facendolo stare un passo, due, tre in avanti. Non se ne era reso conto prima di oggi, che quell' ammirazione potesse allontanare Aomine da lui, che era corrosiva perchè si era scelta come compagno di vita un senso di inadeguatezza che sembrava impossibile da superare.
Kise si domanda come è giunto a quel punto, a non parlare più con Aomine, a desiderare di non vederlo. Lo ha chiamato Aomine, non Aominecchi. Solo Aomine.
E non è che non lo rispetti più o cosa ma gli è uscito così dalle labbra. Troppo dolore, si ritrova a pensare. Non era in grado di sopportarlo in quel momento, non riusciva a dire Aominecchi, non ci ha nemmeno provato.
Dire Aomine è una difesa. Kise ci ha pensato su a lungo, per tutta l' estate, e poi lo ha capito.
E' un modo per mettere distanze e paletti.
Ammira ancora Aomine ma non vuole più sentirsi così distrutto, così inadeguato, così piccolo e così nullità. Non vuole più sentirsi schiacciato dai suoi occhi, non vuole più vedere le sue spalle che si allontanano da lui perchè non è abbastanza.
Non lo sopporterebbe.
Preferisce buttare la spugna prima.
Tutto il dolore dei mesi passati, quel continuo vacillare e cadere e rimettersi in piedi.
Aomine non sa quanto sia stato difficile.
Lo è ancora.
Non ha più voglia di fare niente, solo di buttarsi sul divano, sotterrarsi sotto strati di coperte e dormire.
E basta.
Tuttavia è talmente bravo e responsabile da non volere deludere o fare preoccupare nessuno. Alla sua famiglia ha detto che va tutto a gonfie vele, sul campo da basket combatte il dolore con la rabbia, il suo sorriso negli scatti per le riviste è più smagliante.
Più finto.
Kise ha sempre creduto al grande amore ma lo ha sempre immaginato come un campo di rose e di fiori, bello e romanticissimo come nelle favole. Non si è mai soffermato a pensare che i grandi amori possono diventare enormi tragedie angoscianti e strappalacrime.
Tipo Romeo e Giulietta.
Ne è sempre stato affascinato a ben pensare. Una tale grandezza di sentimenti e di emozioni lo ha sempre rapito. Nonostante tutto ha sempre trovato Romeo e Giulietta meraviglioso riflettendo sul fatto che doveva essere bellissimo provare un' intensità di emozioni tale da schiacciarti.
Ora sa che si sbagliava di grosso. Fa dannatamente male, è penoso e non ha nulla di poetico o romantico.
Al diavolo Shakespeare e tutti quelli come lui.
Kise attraversa il parco affondando la testa nella sciarpa color pastello. Le luci della città in quel tardo pomeriggio invernale sembrano brillare più forti. Passa lungo un viale circondato da bassi cespugli e vede Himuro Tatsuya seduto su una panchina. Non lo conosce granchè ma deve ammettere di averlo sempre trovato elegante. Lo è anche in quel momento, con le gambe accavallate intento nella lettura -forse distratta- di un libro.
Himuro solleva gli occhi su di lui, fa un cenno con la mano. Kise ricambia e si ferma in mezzo alla via, indeciso se avvicinarsi o meno.
Del resto non si conoscono molto quindi non sarebbe giudicato un atto di scortesia non avvicinarsi per salutarlo.
 Eppure non ce la fa, è più forte di lui. Deve andare, deve parlare di qualcosa. Ne ha bisogno.
Himuro è un perfetto estraneo, una di quelle persone che non vede ogni giorno. Gli andrebbe di parlare con una persona così lontana dalla propria realtà quotidiana.
-Ciao- saluta accostandosi
-Buonasera- Himuro chiude il libro, mostrando un placido sorriso.
-Tu sei un compagno di Murasakibaracchi.
L' altro lo guarda accondiscendente:- Dimmi, è un vizio di tutti quelli della generazione dei miracoli di inserire qualche cosa alla fine di un nome?
Kise pare pensarci sopra, poi ride:- Non proprio. Posso?- domanda indicando la panchina.
Himuro gli fa spazio:- Sinceramente- inizia- non mi aspettavo che ti fermassi a parlare con me
Kise è imbarazzato. Himuro, al di là del sorriso perenne -che, chissà perchè ha come l' impressione che abbia del torbido- le cose non te le manda certo a dire.
-Se ti disturbo vado- ecco, pensa di essersene uscito in maniera piuttosto pulita.
-Affatto- fa di rimando l' altro poggiando un gomito sulla spalliera della panchina per guardarlo meglio.
Himuro lo scruta, Kise si domanda cosa stia pensando.
-Ti vedo sciupato- dice infine.
-Sciupato? Ma se non ci vediamo mai!
Himuro porta il dito indice sotto l' occhio destro:- Hai le occhiaie Kise-kun.
-Ah... eh, la scuola, il lavoro...- abbozza
-O Aomine Daiki- insinua l' altro.
Dire che Kise sia sbalordito è poco.
-Le notizie corrono veloci.- lo informa Himuro.
-Che... che notizie?
-In giro si dice che, dopo la partita con la Touou, Kise Ryota abbia cambiato il suo stile di gioco. Più aggressivo. Tutto qui, non preoccuparti. Ma vedi, mi ritengo un osservatore abbastanza discreto da ritenere che sotto ci sia dell' altro.-
Kise si sente sollevato e si permette un sospiro di sollievo. Per un attimo ha pensato che in giro si fosse venuto a sapere della sfuriata di Aomine davanti casa sua e del suo umore non proprio roseo per tutto il mese a seguire.
-Forse non sei un così buon osservatore- afferma cupo il biondo
-Tu dici? La tua ammirazione, ma io la chiamerei ossessione a dire il vero, per Aomine Daiki, è proverbiale. Quindi quel giorno per te deve essere stato una bella batosta...  ma non sono fatti miei.
-No, non lo sono- Kise riscopre un tono di voce rassegnato, molto simile a quello che aveva l' ultima volta che ha parlato con Aomine. Fiacco, quando la cosa più logica sarebbe quella di essere, o almeno fingersi, offeso.
Himuro distende le braccia lungo la spalliera della panchina, chiude gli occhi e si gode la brezza serale:- Hai bisogno di emozioni forti, Kise-kun.
La sua voce è delicata, seducente, morbida. Kise pensa che potrebbe fare perdere la testa a chiunque.
Imita Himuro, si mette nella stessa posizione rilassata e chiude gli occhi:- Temo di averne avuto fin troppe. Passo- non può fare a meno di ridacchiare.
Himuro scuote la testa anche se Kise non può vederlo:- Non capisci. Hai bisogno di qualcosa che ti porti via, che ti faccia sentire libero. La noia è terribile, non è vero? Tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro. Per non essere prigionieri bisogna fuggire, nulla di più ovvio.
Kise apre un occhio e lo guarda di striscio, pensa che il suo problema non sia più la noia ma il dolore e non sa quale tra i due sia peggio. Himuro stranamente non sorride, il biondo non capisce cosa l' altro intenda. Ha ragione ma non comprende quale sia la soluzione a un livello più reale, più concreto.
-Quello che dici è impossibile.- afferma dopo un po'- Fuggire dalla realtà non è come scappare da un castello delle fiabe per andare a incontrare il principe azzurro.
Senza contare che Aomine non aveva proprio niente del principe azzurro e paraddossalmente era la sua prigione incantata, il suo orco delle favole.
Himuro apre gli occhi e si mette a sedere composto.
-Tu dici?
-Se è facile come dici allora...
-Non ho detto che è facile- lo riprende bonariamente- ma fattibile sì. Credo che tu non sia mai uscito dal guscio Kise Ryouta.
Himuro prende il libro e si alza:- Vieni con me. Ti porterò in un universo alternativo, diciamo, tuttavia, se per caso dovessi parlarne con qualcuno- il sorriso di Himuro non muta eppure il suo tono di voce si fa quasi stucchevole, vagamente minaccioso- ti assicuro che so essere piuttosto vendicativo.
Kise annuisce, non troppo spaventato. Non è uno che racconta i fatti altrui ai quattro venti anche se non può fare a meno di rabbrividire di fronte a quell' aspetto di Himuro che gli ricorda vagamente l' ostinazione, l' oroglio e le ambiguità del suo vecchio capitano.
 Segue l' altro ragazzo docilmente, dipingendosi un sorriso malfermo sulle labbra. Si sente eccitato. E curioso.
E spaventato.
-Dove andiamo?- chiede, curioso.
-Prima di tutto dobbiamo andare a casa mia- spiega il moro.
Kise annuisce, tace per un po' ma è dannatamente curioso.
-E poi?- domanda.
Himuro trattiene una risata divertita:- Sorpresa- afferma con occhi furbi.
Dopo un po' si fermano ai piedi di un palazzo, in una zona della città di costruzione piuttosto recente.
Himuro ha smesso presto di stupirsi dei cambiamenti continui di Tokyo. Ogni giorno spunta qualcosa che il giorno prima non c' era. Spesso è qualcosa di assurdo, di enorme, di terribilmente moderno e quasi futuristico. Tokyo è una città dai mille volti, è una splendida mutaforma che si nutre di luci abbaglianti e di torbite ombre.
-Io abito qui- afferma aprendo il portone a vetri. Invita Kise a seguirlo verso l' ascensore, preme il tasto che segna il quinto piano.
-E' un bel palazzo.
Himuro annuisce:- Mi sono trasferito qui qualche mese fa. E' più vicino sia alla Yosen che alla stazione- sorride, poi aggiunge- mi muovo molto.
-Murasakibaracchi abita qui vicino?- si informa.
Kisa si ritrova quasi a stupirsi nel non sapere diverse cose dei suoi ex compagni di squadra. Sa solo dove abiti Aominecchi.
E sa dove abita ogni membro della Kaijo. Questo lo fa sorridere e lo solleva un pochino.
Sapevano tutti che la Teiko non era una squadra molto umana. L' affetto, l' amicizia e il gioco di squadra potevano anche non esserci. L' importante era vincere.
- No, non proprio vicino- risponde Himuro. Conosce perfettamente i tempi che Atsushi potrebbe impiegare per andare a scuola oppure a casa sua, se volesse fare un' improvvisata. E pigro com' è, considerando la distanza, non la farebbe di sicuro.
L' ascensore si ferma su un pianerottolo abbastanza ampio, col pavimento bianco e piuttosto illuminato. Himuro tira fuori le chiavi di casa e apre la porta in legno scuro facendo accomodare il suo ospite.
Kise è accolto da un corridoio di un tenue color salmone, molto delicato e quasi inesistente, sul quale si aprono le varie stanze della casa.
Sente il vociare di un televisore acceso provenire da una delle sale in fondo.
-Ci sono i tuoi?- chiede cauto
Himuro fa cenno di no con la testa, poi dice:- Vivo da solo.
Kise ne rimane quasi sorpreso e si ritrova a pensare che lui non potrebbe mai vivere da solo. Il silenzio di una casa vuota lo ucciderebbe, è troppo abituato ad avere gente intorno.
Si domanda con una nota di appensione come faccia Himuro. Poi ripensa alla televisione accesa supponendo che il ragazzo l' abbia dimenticata. Lo segue fino alla fonte di quei suoni, sempre via via più comprensibili.
Una risata fragorosa lo scuote.
Poi si stupisce.
-Ohi Tatsuya! Sei arrivato presto- Takao Kuzanari spalanca gli occhi e punta il dito contro Kise- e lui che ci fa qui?!- domanda.
-Io?!- fa il biondo di rimando- tu piuttosto!
Kise si guarda intorno aspettandosi da un momento all' altro di vedere spuntare fuori anche Midorima.
-Non c' è più nessuno- avvisa Takao con voce lamentosa.
-Ho incontrato Kise-kun al parco- spiega Himuro.
-E lo hai invitato qui?- fa Takao, stupito dall' idea che l' altro ragazzo si possa portare dietro chiunque.
Himuro come a voler rispondere al tacito pensiero dell' altro giocatore continua:- Credo sia piuttosto affidabile... e abbastanza disperato.
-Ehi! Potrei sentirmi offeso!
-Mh- Takao serra le labbra e si rivolge a Kise- se parli di questa cosa con qualcuno giuro che ti ammazzo. Ti ammazzo, capito?
Il biondo serra le braccia al petto, offeso:-Sono una persona abbastanza discreta.
Nel giro di qualche minuto è stato minacciato per ben due volte. La cosa inizia a diventare fastidiosa.
Takao si alza dalla poltrona con rinnovata allegria, spegne la televisione e dà delle piccole spinte a Kise verso il corridoio.
-Allora ci prepariamo?- domanda.
-Prepararsi... per cosa?
-Aaah, quante domande- Takao lo spinge dentro quella che deve essere la camera di Himuro, dallo stile abbastanza moderno e piuttosto essenziale, interamente bianca e grigia.
A Kise quella stanza fa quasi venire tristezza. E' troppo ordinata, troppo essenziale. Camera sua a confronto potrebbe fare concorrenza a un mercatino.
-Forse è meglio iniziare dal bagno...?- propone Himuro, trovando la piena approvazione di Takao.
Kise si ritrova di nuovo ad essere sballottato verso un' altra stanza. Il bagno di Himuro è piuttosto grande. Si mettono tutti e tre allineati di fronte allo specchio che copre quasi l' intera parete, abbastanza distanti da potersi muovere tranquillamente.
Himuro si piega verso il mobile sotto i lavabi e inizia a tirare fuori alcuni oggetti che ripone con cura sul ripiano.
Kise si ritrova sotto agli occhi una gran quantità di trucchi, forcine, colori, ciocche di capelli finti e quant' altro.
E' quasi spaventato. Indietreggia. Takao lo afferra per la manica della maglia:- Non ci provare.
-Dobbiamo andare a Shinjuku- spiega alla fine Himuro- ma dobbiamo travestirci. E' la regola del luogo in cui andremo.
-Non mi vorrete mica coinvolgere in qualche losco affare, eh?
-Ma sei tutto scemo?!- risponde Takao- per chi ci hai presi, idiota?
Kise sospira, decide di fidarsi. Vuole fidarsi a tutti i costi. Tutto pur di rialzarsi ancora una volta, definitivamente. Tutto pur di scordarsi di Aomine.
Si fa docilmente pettinare da Himuro, applicare delle ciocche colorate ai capelli da Takao, si veste con abiti colorati e alla moda. Indossa lenti a contatto verdi per gli occhi, ride anche.
Ride quando Takao si mette una parrucca di riccioli arancioni, quando Himuro strappa una giacca evidentemente troppo piccola mentre si piega per sistemare i risvolti dei pantaloni, mentre, attirato da un ombretto color verde acqua, si domanda che effetto faccia addosso a lui.
E guardandosi non si riscopre femminile. E' sempre lui, Kise Ryota, il modello. Sempre lui, bello e mascolino, a tratti delicato, come sempre.
Guarda allo specchio lui e gli altri due ragazzi. Sembrano una di quelle boy band che fanno impazzire le ragazzine, o quei cantati eccentrici che cantano sui palchi di tutto il mondo. Sono belli davvero, si ritrova a pensare.
-Irriconoscibili- afferma soddisfatto Takao sistemandosi gli occhiali viola sul naso.
Chiudono casa e fanno i pochi minuti a piedi che li separano dalla stazione.
-Non sono mai stato a Shinjuku- ammette Kise.
Takao gli mette un braccio intorno al collo con fare allegro:- Vedrai dove ti portiamo! E' un posto bellissimo!
Una volta messo il naso fuori all' esterno Kise si trova catapultato in un mondo che non è il suo. Sulla sua testa il cielo notturno di Tokyo è il tetto di una realtà frenetica e luminosa.
C' è luce ovunque.
Negozi che si ammassano fitti lungo le strade affollate di gente, grattacieli che sembrano volere toccare il cielo, cartelloni e insegne pubblicitarie ovunque. Bar, locali, clubs, ristoranti in ogni angolo.
 Ovunque c' è vita, c' è un sistema nervoso che lavora senza sosta, sotto pelle, che si muove in maniera frenetica senza che tu lo possa lontanamente immaginare.
La gente, intorno a loro è dappertutto. Davanti ai propri occhi Kise vede un oceano di folla, consapevole per la prima volta di fare parte di questo mare immenso di gente, di questo formicaio impazzito.
Non sa dove gettare prima lo sguardo. Tutto lo attira, i suoi occhi vagano inquieti da un insegna all' altra, da un locale dall' insegna al neon a un icrocio particolarmente caotico, dall' alto al basso di quel micromondo.
C' è luce.
Se lo ripete, una dieci, cento volte nella testa.
C' è vita.
 Energia dirompente.
Caotica.
Frenetica.
Disorganizzata.
La puoi bere come fosse il nettare divino degli dei e ricavarne un' immortalità felice.
Si sente un piccolo dio, si sente al centro del mondo, potente, inebriato e in grado di fare qualsiasi cosa.
Si sente stordito ed eccitato, quasi ubriaco metre lo dice:- E' fantastico- lo sillaba col cuore, come un bambino nel mondo dei balocchi.
-E ancora non hai visto niente!- afferma ridendo Takao, ricordando che la prima volta che lui è stato a Shinjuku era da solo e al contrario di Kise, si sentiva confuso e inquieto. Forse proprio perchè aveva messo piede in un mondo che trasuda energia completamente inerme e privo di difese, solo per l' appunto.
-Andiamo- il giocatore dello Shutoko strattona i sue amici. Girano da mezz' ora abbondante quando Takao fa il grande annuncio.
-Kise, preparati ad andare a Ni-chome*.
-Cosa?!
Kise indietreggia, Himuro non muove un muscolo, Takao lo fissa scocciato.
-Smettila con tutti questi "che cosa, che cosa" fino ad ora ti abbiamo deluso?
-Ma Ni-chome...
-Non sarai mica omofobo?- Takao lo guarda storto
-No è... che...- Kise guarda Himuro e si domanda come l' altro abbia anche solo potuto pensare che gli piacessero i ragazzi.
Himuro fa spallucce:- Più che altro ho tirato a indovinare. Insomma... da come Atsushi mi ha parlato di te e Aomine mi sembra piuttosto evidente.
-Evidente?!
-La smetti di stupirti per ogni cosa?- lo rimbrotta Takao spazientendosi
-No, non evidente. Scusami- dice Himuro- mi sono spiegato male. Diciamo che ho tentato la sorte, tutto qui.
-Dici davvero?
-Davvero, fidati.- conferma.
In effetti solo lui avrebbe potuto immaginare una cosa del genere, o almeno sospettarla, perchè come Kise ha decisamente una predilezione per i ragazzi, quindi al racconto di Atsushi il dubbio gli è sorto legittimo. Proprio perchè il suo modo di vedere o di ragionare è diverso da quello della maggior parte della gente.
 Per tutti è scontato che ai ragazzi piacciano le ragazze, quindi ben pochi azzarderebbero la teoria di un coinvolgimento di Kise nei confronti di un suo compagno di squadra. Himuro si ripromette di spiegarlo a Kise in modo da fugare ogni dubbio dalla mente del ragazzo, nel frattempo però Kise deve decisamente aprire gli occhi sul mondo e smetterla di fossilizzarsi. Chissà, magari potrebbe anche arrivare a realizzare che quella per Aomine è solo una stupida cotta.
Entrano in un locale per cenare. Takao spinge Kise nel bagno invitandolo, non troppo gentilmente, a chiamare casa per dire che dormirà fuori. La madre di Kise non fa obiezioni, domani non c' è scuola quindi se dorme da un suo compagno di classe va bene.
Dormiranno a casa di Himuro, scopre, anche se Takao urla ai quattro venti che la notte è giovane.
Himuro durante la cena spiega a Kise cosa lo ha indotto a ritenere che sia interessato ad Aomine.
-Hai mai avuto qualche ragazzo?- domanda poco discretamente Takao mettendosi in bocca una patatina.
Kise arrossisce, fa cenno di no con la testa.
-Dio, sei proprio un caso disperato!- fa di nuovo il giocatore dello Shutoku.
-Così non lo aiuti per niente- sospira Himuro.
-Non ho mai considerato il fatto che potessero piacermi altri ragazzi. Anche capire che mi piacesse Aomine... Aominecchi -ecco, ci prova a chiamarlo così e lo sente il cuore balzare nel petto-  è stato difficile.
-Non è una cosa facile, non preoccuparti- dice Himuro con un sorriso- ci siamo passati anche noi. Tutte le tue convinzioni vengono demolite lentamente e ti riscopri diverso da quello che credevi di essere, diverso dai tuoi coetanei.
Kise abbozza un sorriso:- Grazie- dice sinceramente.
Prima di questo momento non ha condiviso i suoi pensieri e i dubbi sulla propria sessualità con nessuno. Non ha mai voluto pensarci veramente, temendo di non riuscire ad affrontare la cosa da solo. All' inizio era già stato terribile sentirsi attratto da Aomine, poi il compagno di squadra aveva catalizzato completamente la sua attenzione facendogli dimenticare del resto. Non si è mai voltato a guardare un altro ragazzo. Pensava sempre ad Aominecchi.





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NOTA:
* Ni-chome ha alcuni confini comuni con Shinjuku. E' il quartiere LGBTQ di Tokyo.

E' arrivato il nuovo capitolo. Ho avuto molti impegni soprattutto con l' università quindi mi scuso se c' è stato un po' di ritardo. Come vedete sono stati introdotti altri due personaggi e ho abbozzato, per il momento lievemente, qualche loro pensiero. Anche per loro ho molte idee. Questo trio insolito mi piace un sacco!
Ovviamente verrà spiegato anche come si sono incontrati Himuro e Takao -che non sono una coppia, eh!- e anche loro avrenno le loro belle grane amorose.
Ho molte idee e ho deciso di terminare qui il capitolo perchè altrimenti sarebbe venuto troppo lungo. Quindi preparatevi perchè nel prossimo andiamo in un posticino speciale.
Ci tengo a dire che cerco di migliorare il mio stile quindi scusate se non è perfetto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


3 scandalous
Kise si rigira tra le lenzuola andando a cozzare contro qualcosa al suo fianco. Socchiude gli occhi, ancora intontito, per mettere a fuoco l' ambiente circostante. Per un solo istante sussulta stupito per poi ricordarsi di avere dormito a casa di Himuro. L' ultimo ricordo della serata ha il sapore dolciastro di una foto scattata a larghi sorrisi. Nella sua testa quella foto ritrae loro tre distesi sul letto a due piazze nella stanza di Himuro, ancora pimpanti e pieni di energie, e di un sè stesso piacevolmente su di giri e instancabile, loquace come non lo era da tempo.
Si sono addormentati così, vicini come tre cuccioli, realizza, per poi trattenere una risata nel vedere Takao che dorme tranquillo sul pavimento, incartato nella coperta come un involtino primavera.
Himuro al suo fianco invece dorme placido, col viso serio di chi è immerso in un sonno profondo e senza sogni.
Kise allunga la mano e gli sfiora il braccio con le dita.
E' reale. La sua esperienza è stata reale e non il frutto di un sogno.
Allontana la mano e si gira a fissare il soffito. Addosso può sentire ancora il caldo avvolgente del locale, le guance diventargli di fiamma per tutto quello che ha visto, sentito e provato.
Vuole ritornarci.

La notte di Kise era iniziata veramente davanti alle porte dello Scandalous. L' insegna rosseggiava imponente sopra le loro teste stendendosi sensuale su un letto di luci al neon che copriva una buona parte del prospetto dell' edificio basso di mattoni.
La scritta Scandalous era imponente, sembrava divampare e accecare, sembrava in grado, paradossalmente, di divorarti.
Kise aveva avuto la stessa impressione mentre scendeva il corridoio di scale che avrebbe loro permesso di entrare nel locale.
Aveva il cuore in tumulto, un tamburellare insistente che gli lasciava un' eco inquietante libera di rimbombargli nel petto. Forse si era lasciato suggestionare dal nome del locale e dalla scritta appariscente eppure, gradino dopo gradino, quella scala gli sembrava una discesa verso l' inferno.
Un risucchio che lo inghiottiva senza via di scampo.
Un ragazzo biondo sorrise loro attraverso un piccolo vetro. Takao e Himuro mostrarono due piccole cartoline nere, poi le ritirarono nuovamente.
-Lui è nuovo- disse Takao indicando Kise col dito.
-Bene- il ragazzo gli porse una piccola cartolina simile a quella dei due amici. Il nome del locale si imponeva anche su quel pezzo di carta.- Devi scegliere un nome e scriverlo sul cartellino. Da ora in poi tutte le volte che entrerai allo Scandalous dovrai mostrarmelo, diciamo che è il tuo documento di riconoscimento qui dentro.- spiegò brevemente.
Kise ci pensò su picchettando con la penna sul foglio. Ma che cosa assurda.
-Hai pochi secondi- lo avvisò infine il ragazzo.- la scelta del nome deve essere rapida e istintiva- sorrise di nuovo. Kise emise un verso strozzato.
Dopo qualche secondo sentì Takao sbuffare e afferrargli foglio e penna dalle mani.
-Ehi! Che fai?!
-Qui facciamo notte. Datti una smossa.
-Ragazzi- intervenne Himuro- non litigate, così perderemo solo tempo. Kise- disse poi guardando il biondo- devi sbrigarti o non potrai più entrare in questo posto.
-Che cosa?! Ma chi diavolo ha messo questa regola?
-Il proprietario- affermò il ragazzo dietro il vetro- il vostro tempo sta scadendo- continuò indicando una piccola clessidra che Kise notò solo in quel momento.
-Qui siete tutti pazzi- sospirò il biondo.
-Yuki!- urlò Takao
-Non ci penso nemmeno!
-Tic-tac, tic-tac- intervenne nuovamente l' addetto picchettando sulla clessidra
-E va bene!- Kise afferrò foglio e penna e scrisse il nome sulla carta imprimendo nei movimenti secchi tutto il suo malumore.
Dopo quella piccola parentesi finalmente si addentrarono nella sala.
L' interno del locale era una distesa di gente in delirio, le pareti alternavano i colori accesi del rosso e dell' oro, non se lo sarebbe mai aspettato, e rilucevano risaltando i visi e gli abiti della gente all' interno e venivano illuminate da luci colorate che le attraversavano rapide e taglienti come spade, luci psichedeliche, luci a volte soffuse. L' insieme si presentava alla fine come un lembo di terra a metà tra il sole e la luna, non troppo abbagliante e non troppo scuro. Una via di mezzo, una zona di ombre.
C' erano gabbie dorate sospese a mezz' aria, cubi e palchi circolari sparsi sopra i quali i corpi meravigliosi di ragazzi e ragazze danzavano catturando gli  occhi di tutti.
C' erano sfere e gente dentro le sfere che rideva e ballava e c' erano catene sospese, cascate d' acqua e specchi e maschere quasi carnevalesche, abiti di un Rinascimento lontano nello spazio e nel tempo, vestiti da copertina e alla moda, abiti ultra moderni e fatti di carta o di seta. Ognuno era chi desiderava essere, indossava l' involucro che preferiva. Tutti manifestavano la parte folle e non ordinaria di sè.
Himuro gli fece un sorriso rassicurante, superarono la zona bar e imboccarono una scala a chiocciola sulla destra. Una porta recava la scritta "privato" e vari ammonimenti a non varcare quella soglia. Un teschio, uno "state alla larga", "pericolo" e altri simili.
-Sicuro che possiamo entrare?- aveva domandato il biondo, incerto.
Himuro si era limitato ad annuire e ad aprire la porta. Li accolse una stanza non molto grande, un ragazzo seduto alla scrivania chino su dei fogli, un grande letto addossato alla parete e una ringhiera che sostituiva uno dei muri permettendo di avere una vista completa di tutto il locale, accanto alla ringhiera vi era un tavolino circolare con un paio di sedie e un cocktel finito a metà.
-Jean?- chiamò Himuro
Gli arrivò un grugnito in risposta. Poi, l' interpellato sollevò la testa dal proprio lavoro mostrando il proprio volto e spegnendo la sigaretta che stava fumando fino a pochi secondi prima nel posacenere con aria stizzita.
Li guardò con le sopracciglia aggrottate, studiandoli con poca discrezione.
Kise non osava muovere un muscolo.
Indicò prima Himuro:- Sean- pronunciò- Dante- era passato a Takao e infine puntò gli occhi scuri su di lui- e tu sei...
-Kis...-
Il biondo stava pronunciando il suo nome quando Takao gli aveva messo una mano contro la bocca.
-Devi dire il nome che hai scelto- aveva spiegato Himuro.
Kise annuì e solo allora Takao gli tolse la mani dalla faccia.
-Veramente lo avete scelto voi- sospirò prima di dire- Yuki.
L' uomo di fronte a loro scoppiò in una risata fragorosa:- Che cazzo di nome è?
-Ehi!- Kise si sentiva offeso- dillo se cerchi grane.
L' altro si fermò osservandolo con un sorriso sornione:- Il gatto ha tirato fuori gli artigli- lo canzonò.
Himuro, per mettere fine a quella farsa, prese la parola:- Jean è il proprietario del locale. Volevo presentartelo. Ti dispiacerebbe restare un po' qui con lui?
I due diretti interessati si girarono in direzione di Himuro urlando un "Che cosa" indignato.
-Io e Takao dobbiamo scendere per la nostra esibizione- spiegò conciliante.
Kise alla parola "esibizione" si era sentito sempre più confuso. E curioso.
D' altra parte finchè quel tipo si comportava in maniera civile non aveva nulla in contrario a rimanere lì un pochino.
-Poco- disse quindi mettendo un broncio indispettito.
-Dovreste chiedere il permesso a me, prima, mocciosi- ringhiò Jean per poi sospirare acconsentendo così implicitamente alla cosa.
Himuro e Takao scesero nuovamente le scale.
-Accucciati lì- disse il proprietario indicando il tavolino accanto alla ringhiera- e non rompere più del dovuto.
-Sei una persona irritante sai?- si lamentò Kise.
Jean non rispose. Kise era indeciso se guardare il locale sotto di lui o l' uomo seduto alla scrivania.
Era bello, Jean.
Era dannatamente bello, si ritrovò a pensare con una certa apprensione.
Non sapeva cosa glielo avesse fatto pensare così apertamente. In vita sua, soprattutto visto il lavoro che faceva, aveva avuto modo di conoscere un sacco di ragazzi ma non si era mai soffermato a valutare la loro bellezza in maniera così netta e aperta, in una maniera che implicasse un' attrazione.
C' era Aomine, c' era un velo di paura e insicurezza che glielo avevano impedito.
Ma ora, lì dentro, tutto ciò non esisteva.
Jean aveva capelli rossicci, lunghi fino al collo e con le ciocche un po' sfrangiate, aveva una muscolatura definita e proporzionata, non eccessiva. Forse faceva sport, chissà. Le mani erano grandi e le dita lunghe, gli occhi avevano i colori caldi e intensi dell' autunno, delle foglie che cadono dagli alberi.
Aveva osservato attentamente il suo profilo, i gesti secchi e decisi, privi di dolcezza o eleganza. Lo aveva scrutato mentre si accendeva l' ennesima sigaretta, mentre la aspirava e buttava fuori il fumo dalle labbra. Lo aveva sentito modulare lamentele indignate di fronte a sciocchi conti con la voce bassa e roca, simile a un ringhio.
Gli era sembrato selvatico e selvaggio, gli era sembrato un re di istinti e cattive maniere, a tratti scanzonato. Un leone nella savana, Lucifero nel suo inferno.
Era bello Jean. Di un bello che lo attirava e lo atterriva, eppure non sapeva perchè.
-Che hai da guardare?- lo riprese all' improvviso.
-Cos...? Non è vero!
-Come no... - spostò alcuni fogli sul tavolo, poi borbottò- moccioso.
Kise alzò gli occhi al cielo, poi parlò nuovamente:- Scommetto che quella regola idiota l' hai creata tu.
-Non è idiota... stupido. E' una piccola prova, vedila così. Qui non voglio gente che non sappia lasciarsi alle spalle il proprio mondo. Qui è ammesso solo chi ha voglia di spogliarsi della quotidianità e di tutti gli obblighi, le catene e le maschere che essa comporta. Il primo passo è lasciare il proprio nome fuori da quelle porta. E comunque Yuki fa davvero schifo.
-Me l' hai già detto
Jean sghignazzò:- Mi piace girare il dito nella piaga... Yuki. Yuki. Y-U-K-I- ripetè provocandolo.
Kise inarcò le sopracciglia e incrociò le braccia al petto:- Scusami, chi era il moccioso qui?
Jean alzò gli occhi su di lui, fissandolo intensamente:- Yuu.- disse-Yuu è più carino non trovi?
Kise era rimasto con la bocca semi aperta.
-Ti chiamerai Yuu. Dammi quel foglio.
Fece come gli era stato chiesto tirando fuori la cartolina dalla tasca e porgendola a Jean. L' altro la strappò senza troppi complimenti e ne pescò una pulita dal proprio cassetto. Poi gliela porse.
-Scrivi- ordinò- scrivi Yuu.
-S-sì.
Jean fece il giro della scrivania, si avvicinò al viso di Kise facendogli spalancare gli occhi di rimando. Non era mai stato così vicino ad un ragazzo.
-Hai proprio gli occhi di un bel gattino. Se ti mettessi uno di quei campanellini tondi potrei sempre sapere dove sei, micio.
La mano di Jean si allungò verso si lui. Kise sentì la pressione delle sue dita sul proprio collo. Erano incredibilmente calde. Non riusciva a capire chi tra i due andasse a fuoco. Kise di sicuro si sentiva sulla buona strada per sciogliersi.
Socchiuse gli occhi e piegò leggermente il collo, deglutì e nello stesso istante si sentì prigioniero di quell' uomo.
Nello stesso istante in cui Jean si era allontanato con un sospiro.
-Guarda- disse solo indicando il palco sotto di loro.
Le luci si abbassarono e Himuro e Takao, o meglio Sean e Dante, fecero il loro ingresso. Non credeva che quei due sapessero muoversi così bene e senza impacci. Era impossibile non fermarsi a guardarli. I movimenti del corpo sembravano perfetti e ne metteveno in evidenza la muscolatura perfetta, la musica di sottofondo era ballabile anche da chi li guardava da sotto il palco. Nel complesso il loro spettacolo induceva a pensieri poco casti. Kise rimase sorpreso quando le loro mani iniziarono a sfiorarsi vicendevolmente, in maniera delicata e per nulla volgare. Alla fine su di loro calò il sipario con un Himuro che lambiva appena le labbra di Takao lasciando i presenti a domandarsi se ne sarebbe seguito qualcosa.
Kise aveva aperto la bocca. Jean si era messo a ridere dicendo che ci sarebbero entrate le mosche. La richiuse.
Quei due sul palco erano le persone che conosceva? Erano due giocatori di basket? Due studenti delle superiori? Chi diavolo erano lì dentro? Non gli avevano neppure lasciato il tempo di capirci qualcosa -o di riprendersi- di quello che gli era appena capitato con Jean aggiungendo confusione a confusione.
Jean.
Jean che aveva appena conosciuto, che era un perfetto estraneo, forse il folle proprietario di un locale assurdo e che lo aveva catturato in un battito di ciglia.
Si chiese se per caso non fosse così volubile, così facile da sedurre. Ripensò ad Aomine, al suo amore nei suoi confronti su cui tanto si era ostinato e che credeva indistruttibile.
Si chiese se non fosse stata solo una cotta per cui aveva gettato all' aria un' amicizia.
Si vergognò ancora e ancora. Si sentiva un bambino.
Eppure se ripensava ad Aomine, se anche solo pronunciava il suo nome nella propria testa, gli veniva da star male.
Non capiva più niente.
Alzò gli occhi su Jean. Su quell' uomo che aveva fatto crollare il suo mondo come un castello di carte. Jean incarnava l' essenza dello Scandalous, non ci voleva molto a capirlo, era l' inferno in cui si era buttato.
Jean gli aveva mostrato lo spettacolo di Himuro e Takao -e mai, mai li avrebbe pensati in grado di una cosa del genere.
Jean che con un tocco delle dita e un respiro sulle labbra gli aveva fatto scoppiare il cuore.

Jean...
-E allora...

e la sua voce
... che te ne pare...

selvatica.
...micio?-

Kise lo guardò confuso.
-E'- tacque per un minuto, poi- incantevole.
Jean rise, di una risata ilare e sguaiata.
-Tutto qui? Mica siamo in un boschetto delle fiabe!
Kise rise a sua volta:
- Scusa, è che non ho mai vissuto nulla del genere prima. E tutto questo...
(Tu)
questo posto,
(Tu)
queste luci,
(Tu)
Himuro e Takao,
(...e ancora tu)
....è tutto affascinante.-

Non sapeva se sentirsi sollevato o meno.
Era terribilmente confuso, di sicuro.
Consapevole di entrare, passo dopo passo, in un mondo di luci e di ombre che mai prima di allora aveva neppure vagamente immaginato. Lo sapeva, stava scivolando su un terreno fangoso, si stava avventurando in territorio nemico.
Eppure voleva.

-Ohi, Kise
Il biondo si girò all' improvviso perdendo un paio di battiti di cuore e domandandosi se per caso non lo stesse chiamando Aomine, allora distolse gli occhi dal locale sotto di loro con foga.
Ma era Jean che lo guardava dall' alto, con due occhi che sembravano sfidarlo.
Kise non sapeva se sentirsi deluso o sollevato. Era ovvio che non fosse Aomine. Prestò tutta la sua attenzione all' altro che stava continuando a parlare.
-Lo faresti?- aveva domandato indicando il palco con un cenno della testa.
-Esibirmi?
-Ah-ah. Ne sei in grado?
Kise sorrise:- Tu non sai chi hai davanti, Jean.

Himuro e Takao erano risaliti a riprenderlo. Jean aveva proposto loro di esibirsi tutti e tre assieme per le volte successive. Gli altri due avevano annuito, non era un problema. Probabilmente se lo aspettavano, Kise era un bel ragazzo e Jean sapeva come fare affari.
Avevano riso e ballato per tutta la notte, si erano infilati dentro le gabbie dorate e poi giù, sotto i getti dell' acqua. Avevano sfidato dei ragazzi a una gara di bevute e avevano perso ancora prima di incominciare.
E poi Kise aveva rifatto le scale verso lo studio di Jean, arrivando di corsa e col fiato corto che odorava di fragola.
Aveva bussato e Jean aveva grugnito una risposta.
Gli occhi scuri di Jean avevano abbandonato i documenti sul tavolo:- Che c' è, Yuu?- aveva chiesto con poca pazienza.
-Ancora con quelle scartoffie?
-Siamo a fine mese, devo fare i conti, razza di idiota.
-Divertiti un po' Jean.
Kise aveva aggirato la scrivania, aveva preso la faccia di Jean tra le mani e lo aveva guardato negli occhi.
Poi lo aveva baciato.




NOTE:
Non uccidetemi, vi prego. Questo capitolo mi ha fatto impazzire. Spero di essere riuscita a rendere la confusione che prova Kise nel momento in cui incontra Jean. E vi domando... non vi ricorda qualcuno?
Spero proprio di sì altrimenti vado a coltivare rape.
Se vi va nel prossimo capitolo metto un' immagine di come mi immagino Jean pescandolo da qualche pg di anime o manga. Altrimenti, niente, immaginatelo pure come preferite ^^"
E se qualcuno se lo chiedesse, sì, Aomine apparirà ancora e sì questa è una AoKise.

Se a qualcuno può interessare ho iniziato a scrivere una nuova long (coppie AoKise, MuraHimu, MidoTaka) dal titolo Princess Princess, è sempre shonen-ai/yaoi ovviamente.
 Ecco il link:
 http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2334225&i=1

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


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c. 4/5 scandalous
Kise sente di vivere una sorta di moto perpetuo e inarrestabile, come una palla che scivola giù da una strada in discesa. La sua vita di recente ha subito una brusca accellerata.
Non si ferma mai.
Il lavoro di modello sembra essersi triplicato mentre lo Scandalous lo attira sempre di più.
Il basket invece, sembra irrimediabilmente caduto nel dimenticatorio. A volte salta gli allenamenti guadagnandosi le occhiate di rimprovero dei compagni e le sfuriate del capitano e allora adduce scuse su scuse.
In effetti è vero che a volte gli impegni lavorativi lo hanno tenuto lontano dalla palestra. Altre volte più semplicemente scappa.
Se Takao e Himuro non hanno impegni passa le giornate con loro altrimenti se ne va in giro per Shinjuku o per Ni-chome da solo, con le mani nelle tasche e un sorriso spensierato sulla faccia.
In realtà crede di iniziare ad odiare il basket. Tutte le volte che entra in palestra o tocca la palla in una partita ufficiale, gli sembra di soffocare.
Gioca, corre, fa canestro e vince tenendo alto il nome della sua squadra e il titolo di miracolo. Lo fa, ma è come se si sentisse costretto a farlo, a giocare a basket. Come se una forza invisibile lo attraesse e al tempo stesso gli facesse provare un senso di repulsione nei confronti di quello sport.
Non lo credeva possibile.
Si sente diviso a metà. Una parte di sè vorrebbe abbandonare il parquet, l' altra calcarlo all' infinito.
La verità è che il basket è l' unico legame che gli resta con Aomine e con la sua vecchia vita.
Varca la soglia che lo divide da una partita ufficiale e si sente quasi mancare il respiro e stringere il cuore.
Ha quasi paura di vedere Aomine all' improvviso in mezzo al pubblico -per giudicarlo e guardarlo con astio- o peggio, di averlo come avversario.
Kise Ryota non si è mai creato problemi di questo tipo prima di allora. Ama le sfide. Perdere contro Kuroko gli ha aperto una verità dimenticata alle medie, non lo ha distrutto.
Ma Aomine...
Aomine è tutta un' altra storia.
Non è la sconfitta che gli brucia ma piuttosto il modo in cui è avvenuta.
Quel giorno ha capito quanta distanza c' è tra di loro, non in termini di talento o bravura o capacità. E' una distanza di cuori.
E fa male.
Tutto quello che è stato fino ad ora gli entra stretto, vorrebbe scappare. E fugge allo Scandalous.
Ai pomeriggi passati con Himuro e Takao a perfezionare nuove coreografie sul palco del locale.
Agli scatti di una macchina fotografica che lo fanno giganteggiare, in alto, sui cartelloni appesi in città.
Ai pomeriggi in mezzo al traffico di Shinjuku.
Alle labbra di Jean che gli insegna come si fanno certe cose con un ragazzo.
Quando lo ha rivisto, seduto al bar, dopo la sera del bacio, Jean aveva i capelli biondi, più lunghi, vezzosamente legati e gli occhi più biricchini della volta prima.
Kise quasi non lo riconosceva. Era arrossito non appena lo aveva visto e Jean sapeve perfettamente il perchè.
-Eri ubriaco?- gli aveva chiesto per prenderlo in giro riferendosi a quel famoso bacio.
Kise aveva fatto spallucce:- Non proprio.
Jean si era avvicinato, schiacciandolo contro il bancone del bar:- Rifallo- gli aveva soffiato- rifallo ancora. Dieci, cento, mille volte. Dimostrami che...
E Kise non lo aveva fatto finire. Non sapeva cosa volesse chiedergli Jean, ma gli aveva preso il viso tra le mani e lo aveva baciato sentendo affiorare contro le labbra il sorriso del ragazzo più grande.
Kise passa spesso il suo tempo con Jean, tra le mura dello Scandalous. Quando arriva è la prima persona che cerca con lo sguardo.



La vita di Aomine Daiki non si è mai basata su riflessioni profonde, film mentali e grosse paranoie che gli rubassero troppo tempo. Ha sempre ritenuto tutte queste cose delle grosse e perfettamente inutili perdite di tempo.
Aomine ha sempre avuto tutto molto chiaro, non si è mai curato troppo degli altri ed è sempre andato dritto per la sua strada, agendo e affrontando i problemi di petto.
Aomine Daiki è impossibile da fermare, nel basket e nella vita.
Però...
quando è andato a casa di Ryota qualcosa è cambiato in maniera sgradevole.
Forse se non lo avesse sentito piangere questo non sarebbe accaduto.
La consapevolezza che Kise stesse piangendo per lui lo ha colpito come un pugno nello stomaco. A quanto ne sapeva nessuno aveva mai pianto per lui, figuriamoci un ragazzo.
Quel giorno lo aveva lasciato particolarmente scosso, poi aveva pensato che Kise era un po' strano delle volte e che gli sarebbe passata, come al solito.
Invece, con sua somma sorpresa, si era sbagliato.
Se ne è accorto col passare del tempo, quando è andato a vedere una partita Kaijo - Seirin e Kise non c' era, quando i manifesti con la sua faccia hanno iniziato ad essergli sotto agli occhi molto più di prima.
Aomine cammina per le strade del centro, le mani in tasca e gli occhi puntati verso uno schermo enorme che copre alcuni piani di un edificio. Guarda con aria truce le immagini che scorrono sul video. Sa che tra esattamente cinque secondi apparirà la faccia di Kise.
Cinque.
Inizia a contare mentalmente.
Quattro.
Con la coda dell' occhio guarda il cartellone al suo fianco.
Tre.
Nel cartellone Kise sorride con malizia e si sfiora il colletto della camicia con una mano guantata di pelle.
Due.
Sembra quasi che voglia sedurre.
Uno.
Eccolo. E' la pubblicità di un noto marchio di abbigliamento. Alcuni modelli posano dal vivo nello studio fotografico.
Aomine trova che la parte più bella di questa pubblicità sia quando inquadrano sempre più da vicino Kise che si mette goffamente una maglia e inizia a ridere.
Inquadrano la risata di Kise. E' meraviglioso.
Ma Aomine non lo dice neppure a sè stesso.
Quando la pubblicità è finita ritorna a camminare e raggiunge Momoi che lo aspetta in un bar lì vicino.

Kise ha finito di girare l' ennesimo spot pubblicitario per la televisione. Saluta tutti con un sorriso e si getta nella gelida aria del tardo pomeriggio. Le strade sono particolarmente affollate. Fa un paio di strade secondarie per poi sbucare su una delle vie del centro. Nota che parecchia gente si è rifugiata al calduccio, in qualche locale.
In mezzo alla gente vede la zazzera rossa di Kagami. Il ragazzo mastica un panino e gli fa un cenno di saluto alzando la mano. Kise gli va incontro notando solo in quel momento che anche Kuroko è al suo fianco. I tre si fermano in mezzo alla strada. Kise saluta facendo un enorme sorriso e abbassandosi leggermente per accarezzare Nigou, tra le braccia di Kuroko.
-E' un piacere rivederti Kise-kun. E' da molto tempo che non ci vediamo- afferma Kuroko.
Kise ride:- Sei sempre così formale, Kurokocchi!- si lamenta bonariamente.
-Ehi- interviene Kagami ingoiando un boccone- non c' eri all' ultima partita.
Kise si sfiora i capelli, nervoso:- Mi dispiace tantissimo. Ho avuto un sacco di cose da fare con il lavoro. Avevo un servizio importante e quindi...
-Lavori molto- nota Kuroko- prima non avresti mai permesso che i tuoi impegni di modello interferissero col basket.
Kise ride, come al solito:- Sto crescendo, Kurokocchi. Il basket mi piace ancora, è ovvio- dice chiedendo a sè stesso se quella è una bugia- ma ho pensato che per il mio futuro questa potrebbe essere una strada importante. Insomma, è un' attività molto redditizia.
Kuroko annuisce, non avrebbe mai pensato di sentire certi discorsi -così realisti, così adulti e concreti- dalla bocca di Kise.
Nigou ha messo una zampa sul braccio di Kagami.
-Che vuoi?- fa il rosso in direzione del cucciolo.
Kise nota che l' asso della Seirin non si allontana più e crede che sia una cosa molto positiva.
-Credo che voglia mangiare, Kagami-kun.
-Che cosa?! Gliene ho dato mezzo poco fa, questo cane al posto dello stomaco ha un pozzo senza fondo!
-Senti da che pulpito- lo prende in giro Kise.
-E va bene- Kagami prende Nigou e se lo mette sotto un braccio, attento a non farlo cadere, mentre con l' altra mano tiene i panini rimasti. Si siede su una panchina poggiando il cucciolo al suo fianco, poi scarta l' ennesimo hamburger e lo divide col cucciolo.
-Non dargliene troppo, Kagami-kun- interviene Kuroko dirigendosi verso di loro- non vorrei che poi stesse male.
Kise si avvicina, rimane un po' con loro, alla fine si dividono. Il ragazzo li vede allontanarsi tra la gente.
Li vede camminare vicini e vede Kagami tirare Kuroko verso di sè con una mano, sente cosa gli dice:
-Non allontanarti da me o rischio di perderti.
Le parole sembrano galleggiare nell' aria, Kise rimane ancora fermo, come se osservasse quella scena all' infinito e risentisse quella frase di continuo, impressa su un vecchio registratore rotto.
Non sa cosa ci sia tra loro, non sa nemmeno se ci sia qualcosa, tuttavia lo fanno sentire incredibilmente solo.
Si ritrova a pensare che Aomine non direbbe mai nulla di simile, non a lui per lo meno. Forse ad una ragazza. E' un vero peccato non essere nato femmina, pensa con amarezza.
Vorrebbe sentirle anche lui, quelle parole.
Non allontanarti da me. O rischio di perderti.

Kise si affretta verso casa. Passa accanto alla Teiko, la sua vecchia scuola, e gli viene in mente il campetto da basket che si trova lì vicino, all' interno del parco, proprio dietro alcuni alberi e alle spalle delle scuola.
Ricorda che nelle belle giornate ci andava sempre. Con Aomine.
Si chiede se sia ancora quello di prima, se può sentire le voci urlanti di un gruppo di ragazzini, se un paio di loro stanno giocando uno one on one in solitaria.
Ormai è all' interno del parco, diretto verso casa, e non resiste alla tentazione di dare un' occhiata.
Il basket lo attira...
 Si ritrova a fare un sorriso.
 ...anche col rumore di un ricordo.
Si inoltra nel piccolo sentiero costeggiato dagli alberi e si appoggia alla rete che lo delimita. Si gode il leggero tepore e i raggi di un sole che si appresta a tramontare. Vede una palla da basket abbandonata in un angolo, si guarda intorno notando che non c' è nessuno. Che qualcuno l' abbia dimenticata?
Certe volte lui e Aomine la nascondevano in un angolino e la lasciavano lì, al campetto, pronta per tutte le volte che avessero avuto voglia di giocare ma non avevano un pallone con loro. Chissà se qualcun altro fa anche così. Se lascia una palla pronta per una partita nata all' improvviso, magari solo perchè si è usciti per prendere un gelato e andare al cinema, ma si passa dal parco e... e la voglia di giocare è troppo forte.
Vorrebbe prenderla, esita, si guarda ancora intorno. Alla fine fa il giro ed entra nel campetto. Si toglie sciarpa e giubbotto posandoli sulla panchina e rimane solo col maglione leggero. Palleggia, la palla rimbalza. Poi Kise corre. Corre, salta e fa canestro.
Quando si gira trova Aomine alle sue spalle che lo fissa.
Kise rimane impietrito, con la palla ancora tra le mani.
-Non sapevo stessi giocando...- dice ed esita.
-Ero andato un attimo a bere, alla fontana.
Rimangono in silenzio per un po', poi il biondo butta a terra il pallone e fa per andarsene. Supera l' altro ragazzo in modo da andare a prendee le cose che ha abbandonato sulla panchina.
-Ohi, Kise...
Aomine lo chiama. Kise non risponde, non ha neppure intenzione di girarsi.
-Ti ho chiamato- fa notare l' altro.
-E io ti sto ignorando- è la risposta.
-Lo vedo, dannazione. Ma mi vuoi spiegare cosa diavolo ti sta succedendo? Sei completamente sparito!
Kise si volta a fronteggiarlo, pronto ad esplodere: -Non puoi dirmi questa cose, Aominecchi! Proprio tu non puoi. Te lo sei scordato cosa hai fatto alle medie? Come ti comportavi?
Aomine rimane immobile, assaporando il suo "Aominecchi" e incassando allo stesso tempo le parole dure dell' altro.
-Quella palla è nostra- dice indicando il pallone con un dito- è quella su cui hai scritto i nostri nomi. Così se qualcuno la trovava poteva riportarcela.
Kise barcolla interiormente. Guarda le scritte sul pallone. Non le aveva notate prima. Sa solo che quei ricordi gli affondano dentro come spine.
-E' roba vecchia- afferma scocciato, con un cenno vago della mano.
Aomine chiude gli occhi e inspira profondamente. Quando li riapre si avvicina a Kise e lo afferra per il maglione:- Ora stai rompendo, Kise. Stai rompendo. Finiscila, dannazione!
L' altro aggrotta le sopracciglia, respirando velocemente. Vorrebbe liberarsi della presa di Aomine e prenderlo a pugni. Poi però gli viene un' altra idea.
Distende il viso e Aomine può riconoscere quell' occhiata maliziosa che ha visto sul cartellone pubblicitario.
Kise gli fa uno sgambetto facendolo cadere all' indietro sull' asfalto del campetto.
Aomine fa una smorfia e trattiene un gemito.
-Che ti passa per la testa?- domanda dolorante.
Si ritrova Kise addosso, un sorriso stampato sulle labbra.
-Ora le posizioni sono ribaltate, Aominecchi- gli sussurra contro l' orecchio- credo di essere io in una posizione dominante, non è vero?
Aomine tace, troppo scosso da quanto sta accadendo.
-Aominecchi, sai cosa c' è? - abbassa ancora di più la voce, ora ridotta ad un sussurro- c' è che mi piacciono i ragazzi. Mi piaci tu, Aominecchi.
Aomine strabuzza gli occhi, Kise si solleva rimanendo a guardalo dall' alto, a cavalcioni su di lui.
-Kise non scherzare, cazzo!
Lo vede ridere:- E chi scherza, Aominecchi. Chi scherza? Ah... ma forse ti fa schifo?
Aomine guarda Kise e gli sembra di avere di fronte uno sconosciuto. Quello non è il ragazzo che conosceva. Kise non possiede questa vena di malizia così meschina.
-Non ti riconosco...- afferma cupo.
Kise si fa serio, quasi minaccioso:- Non mi riconosci- inizia-... perchè ti faccio schifo, ora? Ora che sono un mostro a cui piaci tu? No, scusa, non tu. I maschi.
Aomine, per la prima volta non sa che rispondere. Kise sorride mellifluo e si abbassa mettendogli una mano tra i capelli:
-Ora ti faccio vedere cosa mi ha insegnato una persona.- afferma.
Si china su di lui, indugia respirando sulle sue labbra, sente Aomine immobile sotto di sè, i muscoli tesi e nervosi, poi lo bacia. Lambisce le sue labra con la lingua, le mordicchia con forza. Sente che Aomine ha serrato la mascella per il morso, sa che vorrebbe emettere un gemito di dolore.
Morde ancora di più finchè l' altro non schiude la labbra che ora hanno il sapore metallico del sangue. Kise muove la lingua lentamente, facendola scivolare nella bocca dell' altro.
Sorride perchè Aomine non sa che fare, perchè percepisce il contatto goffo della sua lingua che non sa se ritrarsi o lambire la sua.
Poi, come se una belva si fosse risvegliata, Aomine lo allontana spingendolo via bruscamente.
L' asso della Touou si alza e si pulisce la bocca con un braccio. Kise, a terra, lo guarda stupito, come se all' improvviso si fosse reso conto dell' enormità di quello che ha fatto.
Vede Aomine sputare a terra e andare via.
Non ha il coraggio di fermarlo. Si vergogna troppo e ha troppa paura dello sguardo di veleno dell' altro.
E il basket, di nuovo, lo allontana...
(non riesce a sorridere, Kise)
... con la prepotenza egoista di un gesto selvaggio.

Kise rimane al campetto anche dopo che il sole è tramontato. Vede le luci della sera accendersi sopra di sè e illuminare il campo con la loro luce bianca nella notte. E' rimasto immobile per tutto quel tempo, a fissare la terra rossiccia e a pensare al disastro che ha combinato. In teoria non dovrebbe neppure importare visto che tanto voleva allontanarsi da Aomine. Ora questa è una certezza, no?
Non dovrebbe importare.
Giusto?
Si rialza, telefona a casa e avvisa che non tornerà per cena. Va alla stazione e prende la metro per Ni-chome. Sa che è ancora presto, che la notte allo Scandalous non è ancora incominciata ma ha bisogno di andare lì.
Il locale è aperto. Le luci non brillano in un moto continuo nell' oscurità del locale affollato. C' è qualche luce bianca o rossa o gialla, ma tutte statiche, come addormentate. Qualche sparuto cliente è seduto al bar o ai tavolini per parlare e godersi l' atmosfera tranquilla.
Kise attraversa l' ampia sala e fa le scale a chiocciola. La porta con su scritto "privato" è socchiusa. Dall' interno sente una voce di donna che geme in maniera oscena, poi quella di Jean. Aggrotta le sopracciglia, si domanda cosa stia succedendo. Cioè, lo sa cosa sta accadendo ma era convinto che Jean fosse gay.
Scende le scale abbattuto. Si sente tradito anche da Jean.
Abbandonato.
Non aveva mai pensato che l' altro potesse avere delle avventure, che i suoi baci e le sue carezze non fossero niente.
Vorrebbe scappare ma in realtà non ha voglia di muovere un muscolo. Si siede a un tavolino del bar e ordina qualcosa in attesa che quei due finiscano.
Quando vede scendere una bella ragazza, risale.
Apre la porta senza curarsi di bussare. Jean si gira all' improvviso, mezzo nudo, le sopraccigia aggrottate.
-E tu che ci fai qui?- domanda
-Non posso?- il tono di Kise è apatico, quasi indifferente.
Jean inarca le sopracciglia, indossa i boxer e dice:- Volevi vedere i miei gioielli di famiglia? Basta chiedere, sai?
-Che ci faceva quella donna qui?
Jean scoppia a ridere:- Che ci faceva dici? Vuoi che te lo spieghi o ti faccio un disegnino?
Il ragazzo lo vede mortalmente serio, allora sospira, col tono burbero e scocciato che lo caratterizza. Gli indica il letto:
-Siediti micio.
Kise obbedisce, le labbra serrate in una linea dura e gli occhi spenti, allora Jean continua.
-Mi piacciono entrambi- spiega Jean sedendosi davanti a lui a gambe incrociate e accendendosi una sigaretta- il cazzo e le tette. Mi piacciono tutti e due.
Le spalle di Kise tremano per trattenere un singulto, gli occhi però gli si bagnano ugualmente di lacrime.
In silenzio.
Abbraccia Jean e domanda, guardando oltre le spalle dell' altro, oltre un muro di lacrime:- Ti piaccio?
Jean porta una mano tra i capelli biondi del ragazzo, la sigaretta tenuta tra le dita:- Da morire- sospira.
-E allora- Kise si allontana e lo guarda- allora permettimi di essere l' unico.
Il più grande lo guarda, indeciso. La sigaretta si consuma lentamenete tra le sue dita. Aspira un' ultima boccata, poi la getta via sul posacenere.
Si avvicina a Kise facendolo stendere sul letto.
-Ho una prova- afferma baciandogli il collo.
Kise annuisce convinto.
Jean prima chiede:- L' hai mai fatto con un uomo?
-Non l' ho mai fatto con nessuno- la risposta è quasi piccata.
Jean si abbassa di più e sorride contro la sua guancia:- C' è sempre una prima volta. Vuoi?
-Ti piaccio?- chiede di nuovo.
-Da morire- la risposta è la stessa.
-E sarò l' unico.
-E sarai l' unico.
Non può fare a meno di crederci. Vuole e deve crederci con tutte le sue forze, se ne convince intimamente perchè Aomine non gli dirà mai di non allontanarsi da lui.

Non allontanarti da me. O rischio di perderti.
Sono parole che non saranno mai per lui.






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Olè. Ce l' ho fatta. Ero particolarmente ispirata -grazie alle vostre meravigliose recensioni- e mi sono impegnata per scrivere il nuovo capitolo e postarlo prima di Natale. Spero sia un dono gradito. Auguri mie adorate fanciulle.
E per quanto la situazione sembra disperata... lo diventerà ancora di più! XD
Ma non temete la forza dell' AoKise è grande e questa ff è una AoKise. 
Per quanto riguarda il prestavolto di Jean all' inizio avevo pensato a un certo personaggio tratto da Hakuoki, poi ho letteralmente virato e ho scelto Alvaro di Wand of Fortune, giovane, figo e abbastanza mutevole nell' aspetto -oggi rosso, domani biondo, mah- comunque mi è piaciuto molto. Spero piaccia anche a voi. Sotto vi lascio le immagini.
http://static.minitokyo.net/downloads/13/24/571213.jpg

http://static4.wikia.nocookie.net/__cb20131109001508/wand-of-fortune/images/c/cb/Alvaro_Garay_full_862300.jpg

http://images6.fanpop.com/image/photos/34500000/Alvaro-wand-of-fortune-34539720-252-358.png

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Che altro dire?
Buon Natale a tutti!!!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


nuovo scandalous
Jean non gli ha lasciato alternative o vie di scampo quel giorno. Jean non lo ha lasciato fuggire neppure nei giorni che sono seguiti a quella prima volta.
E' selvaggio, Jean. Sembra un po' ragno quando lo intrappola in una tela di illusioni e blandizie cattive e melliflue dall' aspetto ipnotico. Un giorno sembra che voglia donarti la luna e il giorno dopo che ti dia a mala pena le briciole sparute di una vaga attenzione.
Un giorno ride e quello dopo grugnisce, si alza alle sei del mattino e scalerebbe montagne oppure al contrario rimarrebbe per ore tra le quattro mura della sua casa. E' così Jean.
Così lunatico, così egoista, così folle.
Kise la prima volta che ha fatto l' amore con lui -o era sesso?- ha capito perchè ne è incredibilmente incantato.
Jean gli ha ricordato subito Aomine, con quell' aria brusca e un po' scocciata e i modi del predatore che è pronto a divorarti.
Ma poi ha capito che questa è solo la patina più superficiale, che oltre c' è un pozzo nero e profondo che ti risucchia.
Aomine è più istintivo, più trasparente, poco riflessivo.
Jean mescola emozioni e freddezza in un tutto poco definito, istinto e razionalità, follia e ragione.
E' un buco nero, Jean.
E non ti lascia scampo.
Eppure Kise non lo ha compreso ancora a fondo, non lo sa. A volte intuisce qualcosa ma è lontano dal comprendere realmente l' altro.
Se parlasse con Yuu, con quello vero, col vecchio ragazzo di Jean, forse capirebbe. Yuu gli direbbe che Jean è un buco nero, che è egoista, che ti dà la luna e le briciole del suo amore.
Jean alterna falsa e stucchevole dolcezza e passione selvaggia nel sesso. Kise non immaginava che la sua prima volta sarebbe stata così. Jean lo ha ingannato al' inizio accarezzandogli le guance e baciandolo quasi castamente sulla bocca.
-Il sesso- gli ha detto mentre lo penetrava con una spinta secca- non è mai dolce o pacato. E' terribilmente selvaggio. Ha la volgarità che solo l' istinto può dare. E tuttavia a volte bisogna ragionarci su- aveva concluso facendolo girare verso di sè.
Kise aveva incrociato i suoi occhi, rossicci come le foglie d' autunno, e vi aveva scorto una malizia irrequieta e compiaciuta.
Anche se era la sua prima volta non si era preoccupato di trattarlo come una statuetta di porcellana, non aveva usato alcun romanticismo, alcuna cura.
Kise in fondo se lo aspettava, anzi, all' inizio gli era parso piuttosto strano. Jean era così ingannevole.
Nel tempo passato con lui ha anche capito che Jean non lo avrebbe mai amato, eppure è come se si impegnasse davvero.
All' inizio il sesso con Jean era terribilmente imbarazzante. Delle volte Kise si copriva la faccia col braccio, Jean rideva e glielo spostava.
-Devi essere più sciolto, micio- gli sussurrava.
Una volta si era arrabbiato per quella, a detta sua, eccessiva pudicizia.
Gli aveva tolto le mani dal volto con rabbia e gli aveva detto chiaramente che non gli piacevano le verginelle piagnucolone.
Kise lo aveva guardato, stordito e stupito al tempo stesso. Il più grande aveva smesso di penetrarlo e si era passato una mano tra i capelli con uno sbuffo scocciato.
-Smettere ora- aveva iniziato- sarebbe una punizione dolorosa sia per me che per te. Non ha senso.- aveva guardato Kise con la faccia di chi sta cercando una soluzione a un problema davvero fastidioso.
-... forse se ti bendassi ti troveresti più a tuo agio?- aveva chiesto.- o magari girandoti...
E Kise si era sentito inadeguato come non gli accadeva da tempo, così insignificante come lo era solo nel basket. Con Aomine.
Non si sentiva più un miracolo da parecchio.
-Jean- lo aveva chiamato risoluto- scopami. Ora.
Non sapeva se quella dell' altro fosse una provocazione intenzionale, una sfida o chissà che altro ma Kise di sicuro non si sarebbe tirato indietro, non avrebbe accettato di sentirsi ancora in quel modo, di sentirsi un incapace.
Dopo quel giorno Jean si era veramente sbizzarrito. Lui insegnava e Kise, volenteroso e disciplinato, apprendeva abbattendo lentamente ogni pudore e ogni limite.


Kise, Himuro e Takao hanno compreso di essere legati dallo stesso filo invisibile, sottile come una tela di ragno, duro come una roccia, puro come un diamante e al tempo stesso sordito come le acque fangose di una pozzanghera, ma soprattutto, incomprensibile ai più.
Lo hanno capito alle prime luci dell' alba, quando la notte allo Scandalous era finita da un' oretta scarsa e la pioggia cadeva scrosciante da un cielo scuro come la pece, sferzando i loro visi mentre camminavano col vento contrario.
Lo hanno capito guardandosi con la coda dell' occhio, silenziosi e desiderosi solo di tornare a casa, al caldo, magari sotto le coperte, mentre ognuno di loro si chiedeva cosa li avesse portati tutti e tre insieme nello stesso posto.
Lo hanno capito seduti sul pavimento di un appartamento silenzioso, al riparo dalla pioggia, dal vento, dai fulmini e dal mondo in generale.

Himuro fino a qualche giorno prima credeva di avere sbagliato a portare Kise allo Scandalous. Takao da parte sua si limitava ad affermare che il biondo era grande e vaccinato, che si stava solo divertendo come qualsiasi ragazzo della loro età. Takao è ancora convinto che se Kise sta cambiando non è colpa loro ma è una conseguenza dovuta ai problemi che ha, ad Aomine, alle prime sconfitte dopo le medie, al fatto di essere il più debole della Kiseki e compagnia bella. A modo suo sta cercando di trovare la soluzione a tutti questi problemi.
-Sta scappando- aveva detto Himuro
-E' un diversivo piacevole. Non si può sempre essere seri, Tatsu-chan- aveva affermato Takao- e comunque non è che Ryo-chan stia trascurando i suoi doveri o roba del genere. Sei tu che ti preoccupi troppo.
Himuro stava per dire qualcosa quando la voce di Murasakibara alle proprie spalle lo aveva fatto sussultare.
-Muro-chin, che ci fai con lui?
Himuro si era girato lentamente, col cuore che gli batteva a mille, quasi fosse stato colto con le mani nel sacco, quasi che Atsushi avesse scoperto il suo segreto, lo Scandalous.
Alla fine aveva sorriso, cercando di sembrare rilassato. Takao fingeva noncuranza.
-Parlavamo della partita.
-Ah-ah- aveva fatto Takao- il tuo amico sostiene che ci batterete ma io gli ho detto che Shin-chan oggi è particolarmente fortunato.
Murasakibara aveva messo in bocca una patatina annuendo poco convinto:- Vi batteremo- aveva detto incolore per poi rivolgersi al compagno di squadra- Muro-chin, andiamo a prendere qualcosa alle macchinette, ho ancora fame.
I due giocatori più bassi si erano salutati formalmente, Takao mentre li vedeva andare via si era domandato come facesse il centro dello Yosen a non essere un grassone.

-Te l' ha detto Akashi-kun?- aveva domandato Himuro
-Cosa? Di vincere?
-Sì. Te lo ha ordinato lui?
-Non sento Aka-chin dalla settimana scorsa. Questa è una partita amichevole, no?
-Già
Himuro aveva taciuto, Murasakibara intanto inseriva le monetine nella macchinetta, si sentiva solo il rumore dello snak che aveva scelto mentre cadeva verso il basso.
-Sei geloso, Muro-chin?
In risposta gli era arrivata una risatina sommessa e divertita:- Affatto.
-Non ce n' è motivo. Per me conta solo Muro-chin- chiarì a scanso di equivoci
Himuro sorrise intenerito:- Grazie, Atsushi. Anche tu sei molto importante per me.
Il centro dello Yosen aveva esitato ad aprire la sua barretta al cioccolato:- Mmm, solo importante?- si era lamentato- c' è qualcuno più importante di me?
Himuro lo aveva guardato negli occhi, Murasakibara sembrava sfidarlo a dire il contrario, con quell' aria minacciosa che riserva solo agli avversari e che promette pene infinite.
-Nessuno
Per dare quella risposta in maniera risoluta si era dimenticato di tutto. Ogni volta che dà una risposta del genere al compagno si dimentica di Taiga, di Ryota e Takao. Di Akashi che è onnipresente nelle loro vite, che se ordinasse ad Atsushi di vincere contro una qualsiasi squadra, allora Atsushi vincerebbe senza esitazioni, come se fosse una magia che vanificasse gli sforzi dell' avversario, anche del più forte.
Himuro fece cadere l' argomento con un sorriso per poi avviarsi verso gli spogliatoi.
A ben vedere anche lui è finito allo Scandalous per liberarsi di qualcosa, per fuggire dalla norma. E' scappato allo Scandalous quando Kagami si è avvicinato troppo a Kuroko sentendosi un fratello geloso e poi capendo di aver perso quello status di sua spontanea volontà, già in America. E' scappato allo Scandalous quando si è sentito geloso di Akashi, per il modo in cui Atsushi gli obbedisce ciecamente. E poi quando Atsushi ha iniziato a diventare troppo possessivo nei suoi confronti, soffocandolo e facendolo sentire in una gabbia.
Gelosia. Ricorre spesso nei suoi legami più intimi. Pensare che l' ha sempre detestata. Ha sempre pensato che fosse qualcosa che non gli appartenesse.
In realtà Himuro si è sempre percepito come una persona indipendente, persino nei legami e lo ha dimostrato quando consapevolmente ha abbandonato Taiga ai tempi dello street basket.
Tuttavia i legami con quelle persone sembrano una specie di circolo vizioso. E Himuro non è mai stato un santo privo della sua parte di egoismo.
Odia l' influenza che Akahi ha su Atsushi e vorrebbe che il center fosse tutto per lui ma al tempo stesso non sopporta la sua eccessiva possessività. Odia che Taiga abbia legato così tanto con Kuroko eppure lui stesso è stato il primo ad allontanarsi dall' amico.
Non riesce a trovare una via di mezzo, un compromesso, una pace che lo rassicuri.
E poi ci sono troppe cose non dette, sentimenti inespressi che cerca di soffocare.
Non si sente pronto a dirli e allora fugge allo Scandalous dando sfogo a tutta l' energia in eccesso, ai suoi desideri incontrollabili e alla frustrazioni per essere completamente libero e fuori controllo per almeno un breve spazio di tempo.
Forse non dovrebbe preoccuparsi per Kise.

Himuro, Kise e Takao in fondo si sono ritrovati allo Scandalous per lo stesso malessere di fondo. Himuro lo ha intuito vagamente quel giorno in cui si scontravano con lo Shutoku, mettendo assieme i pezzi del loro puzzle a tre. La conversazione con Atsushi, semplice riconferma dei motivi che lo conducono a Ni-chome, Atsushi che non sa, che non conosce quella parte di Himuro, tutto questo è stato illuminante.

La strada per arrivare a casa sua sembrava non finire più. Per qualche motivo i loro umori sembravano sotto le scarpe, nonostante la nottata piacevole appena trascorsa. Persino Takao era più silenzioso, in quelle ore.
Forse era il cielo nero che ispirava riflessioni più amare, forse la pioggia che sul viso assomigliava alle lacrime vere, fatto è che a casa di Himuro dopo essersi asciugati non avevano nè riso e nè scherzato, non avevano nemmeno dormito.
Era come se implicitamnte avessero deciso di comune accordo di portare il loro rapporto a tre a un piano successivo, più alto.
Kise aveva parlato di Aomine, del giorno al campetto, di come lo avesse baciato e di come Aomine fosse scappato. Aveva detto che con Jean cercava... non sapeva nemmeno lui cosa cercasse. Forse la felicità, forse l' amore, forse voleva semplicemente essere accolto. Si era chiesto se fosse un caso il fatto di essere attratto da una persona con modi simili a quelli di Aominecchi.
Li aveva guardati cercando una risposta che i due non seppero dargli.
Takao aveva guardato fuori dalla finestra vedendo con gli occhi della mente qualcosa che decisamante non c' era:- Forse non siamo le persone adatte a dare risposte. Personalmente evito anche di pormi delle domande.- aveva riso, con amarezza.
Himuro lo aveva guardato con una dolcezza discreta e delicata, comprensiva, poi aveva portato gli occhi su Kise.
Una confessione.
Avrebbero ricordato quell' alba buia come le prime ore fatte di confessioni, di piccoli segreti, di paure irrazionali. Quella mattina si sarebbero resi conto della loro incapacità di affrontare loro stessi e chi amano, gli spettri delle loro emozioni.

-Vedi, credo che Takao abbia ragione. Io non ho consigli o incoraggiamenti da dare. Non è che non voglia, è che proprio non sono la persona adatta. A dare risposte, soluzioni... non ci riesco. E' come se fossi inadatto a trovarle. Ho capito presto che mi piaceva il sesso e la seduzione e la malizia. Mi piace il sesso. Mi piace. A Los Angeles ho avuto molte esperienze, sono stato in un sacco di locali, ho provato un po' di tutto, ho avuto molti compagni.- Himuro aveva ripercorso mentalmente i giorni di Los Angeles. Le mattinate a scuola, i pomeriggi a fare street basket, i primi documenti falsi per entrare nei locali notturni. Le prime mani, quelle di Sean, che scoprivano la sua pelle. E poi i locali affollati, il fumo di un salotto stretto che gli annebbiava la vista, il corpo sconosciuto nel buio di una dark room. Aveva vissuto in maniera frenetica, esagerata. A volte pensava di essersi buttato via senza sapere nemmeno il perchè.
-In Giappone pensavo che non sarebbe stato possibile ma poi mi sono accorto che in fondo il mondo è sempre lo stesso. Troverai uno Scandalous in qualunque parte del mondo. In quel posto posso fare quello che voglio. Ma sai quando ci sono arrivato? Quando mi sono deciso ad andare a Ni-chome? Quando ho visto che il mio fratellino mi aveva sostituito con un' altra persona e quando mi sono reso conto dell' enorme influenza di Akashi su Atsuhi e della possessività di Atsushi nei miei confronti. Non mi sono mai piaciute le gabbie, capisci?- aveva sorriso e Kise, che aveva ascoltato con calma e interesse tutto quel discorso, si era quasi stupito della pacatezza con cui Himuro parlasse della sua vita. Si era stupito nello scoprire che quei due ragazzi potessero essere allo Scandalous per un motivo diverso dal semplice divertimento.
Himuro aveva scosso la testa:- Non riesco a risolvere problemi così grandi. Ci sono certi rapporti che in qualche modo ti ingabbiano, che sono dei cerchi senza fine.
-Ma... ma tu sei il fidanzato di Murasakibaracchi?- aveva azzardato
-Fidanzato dici? Credo. Forse sì, forse no. Atsushi non mi ha mai detto nulla di così esplicito ma credo che mi ritenga tale.
Kise aveva deglutito, arrivando a una quasi ovvia conclusione:- Tu allora lo tradisci. Non ha senso.
Himuro aveva riso:- Te l' ho detto, tra me e Atsushi non c' è nulla di così definitivo. E poi...- aveva sospirato- se dovessi lasciare tutto questo, se dovessi abbandonare il mio stile di vita... bhe, credo che lo farei solo se mi ritenessi soddisfatto del rapporto che ho col mio compagno. Voglio un legame assoluto, voglio tutto. Capisci che intendo?
-Non... non proprio. Hai detto che Murasakibaracchi è molto possessivo quindi questo significa che ti vuole bene e parecchio anche.
-Non è solo una questione di affetto. E no, non mi vuole bene abbastanza, te lo assicuro.- Himuro aveva guardato il pavimento, poi aveva detto con uno sbuffo imbarazzato- possiamo smetterla? Di parlare di me intendo.
-Ah, scusami!
Kise si era sentito vagamente disorientato. Si era sentito disorientato perchè avvertiva una sorta di sorpresa mista a uno strano senso di felicità. Era per quel passo avanti? Perchè non aveva mai parlato con nessuno in maniera così intima? Perchè Himuro gli aveva mostrato la sfumatura di emozioni che teneva nascoste, diverse da un sorriso gentile, ma che c' erano, che c' erano e aveva deciso di condividere con loro?
Himuro si era voltato verso Takao che non aveva più aperto bocca:- Manchi solo tu- aveva scherzato con un sorriso.
-Io? Io non ho proprio niente da dire.
-Suvvia- lo aveva preso in giro Himuro- quando ti ho visto allo Scandalous non avrei mai pensato che fossi il tipo. Devi sapere che ho incontrato Takao-kun la prima volta che è venuto al locale. Non aveva trucco o maschera, nulla di nulla.
-In effetti ora che ci penso è stata una vera fortuna che Tatsu-chan mi abbia visto. Mi ha truccato come ha potuto e ha convinto Jean a prestarmi qualcosa. Immaginati cosa sarebbe potuto accadere se qualcuno mi avesse riconosciuto! Non oso nemmeno pensarci.
-Chissà come l' avrebbe presa Midorima-kun?- lo provocò Himuro.
-Shin-chan?- Takao aveva riso- avrebbe detto qualcosa come "che diavolo ti salta in mente, nanodayo?" o qualcosa del genere.
-Shin-chan...- aveva ripetuto Kise con leggerezza- Midorimacci deve tenerci molto a te se ti permette di chiamarlo così. Credo che staccherebbe la testa a chiunque altro!
Takao lo aveva guardato come se lo vedesse per la prima volta, poi aveva sorriso, allegro come al solito:- Non credo proprio. E' che mi diverto a provocarlo, tutto qui. Credo che si sia rassegnato.
-Midorimacchi che si rassegna?! Vorrai scherzare spero! Non è proprio da lui.
Takao aveva fatto spallucce:- Quel che è. A me basta potergli stare accanto.
-E basta?- le parole di Kise erano state un sussurro spontaneo e sorpreso. Aveva pensato ad Aomine. Anche a lui all' inizio andava bene potergli stare solo accanto ma poi...
-E basta- aveva confermato Takao- preferirei buttarmi da un palazzo piuttosto che non avere più Shin-chan.
Kise lo aveva guardato.
E' drastico aveva pensato.
Ed era assoluto.
Si era chiesto se Murocchi intendesse questo con assolutezza.
Lui allora aveva preferito perdere Aominecchi, aveva realizzato.
Non era stato abbastanza forte, magari anche troppo egoista.
Così egoista da sputargli in faccia tutto quello che provava come un fiume in piena. Così debole da non riuscire a stargli accanto e desiderare il meglio per lui.
Forse il più forte fra tutti e tre era Takao.








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Ciao a tutte, so che volete Aominecchi, lo so. E invece no, prima questo e poi Aominecchi XD
 Scusate il ritardo ma le vacanze sono state davvero piene, non ho avuto un attimo per scrivere. Adesso dovrebbero accadere un po' di cose, anche per questo sono stata lenta nella pubblicazione. Devo decidere come impostare gli avvenimenti e i prossimi capitoli, mi sa che dovrò fare una scaletta (odio le scalette) -.-
Mha, vedremo. Ah, notato che si parla di un certo Yuu? Oh, casualmente il nome di Kise allo Scandalous è Yuu. Casualmente glielo dà Jean. Casualmente, eh!
Un' altra cosa, scusate se ci sono più errori del solitò ma non ho avuto il tempo di correggere come avrei voluto.
Poi qualcuno dovrebbe togliermi una curiosità: Il nome di Takao è Takao o Kazunari? O_o Non... non riesco a capirlo anche perchè anche Kazunari è un nome, inoltre di solito di giapponesi si chiamano per cognome. Però di solito vedo scritto Kazunari Takao e non il contrario, quindi in teoria cognome e nome. Aiutatemi voi, belle fanciulle. =D

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