Scandalous - Cadere cento volte di FairyQueen_Titania (/viewuser.php?uid=194595)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
le emozioni di un perdente aokise
SCANDALOUS
-Cadere cento volte-
Senza lei accanto fui assalito
dall' insonnia, avevo l' anima piena di roba bruciacchiata, l' anima o
comunque si chiama il posto dove fa male tutto quello che non
dovrebbe fare male.
(Cit. Efraim Medina
Reyes)
L'
ultimo ricordo che Kise ha di Aomine è nel campo di basket,
dopo la partita con la Touou, quando si era afflosciato sul pavimento e
non riusciva più ad alzarsi in piedi, sulle gambe malferme,
quando cercava
di alzarsi e le gambe gli tremavano e ricadeva.
Cadeva, cadeva, cadeva ancora.
L' ultimo ricordo è lo sguardo duro di Aomine e le parole
sibilate con veleno, perchè ora sì che Kise era
un
perdente e Aomine di sicuro non avrebbe mai parlato ad un perdente.
Kise quel giorno aveva giocato meglio di quanto non avesse mai fatto in
vita sua, aveva dato fondo a capacità che non credeva di
possedere e questo solo perchè giocava contro Aomine Daiki.
Aveva capito che la Kajo non è tanto diversa dalla Seirin,
che
la sua squadra è accogliente come una famiglia, calda e
confortevole come il nostro maglione preferito, fedele come una sposa.
Aveva capito che voleva vincere per i suoi compagni, per portare la
Kajo alla vittoria. Aveva capito ciò che Kuroko sapeva da
tempo,
che il basket è un gioco di squadra e cha una squadra
è
come una seconda famiglia.
Kise quel giorno aveva pianto come un bambino.
Il cuore gli si era
spezzato mille volte e nei mesi successivi mille volte si era sforzato
di ricomporlo, di rialzarsi come se le gambe gli tremassero ancora da
allora.
Da quel giorno sono passati mesi, la stagione sportiva è
terminata, il torneo superato.
E Kise non può fare a meno di sentirsi un po' più
sollevato se non altro perchè non dovrà
più
rivedere Aomine.
Non c' è modo che le loro strade si incrocino.
Il biondo sta preparando il borsone, guarda la sveglia sul comodino con
aria preoccupata. Sa di essere in un maledetto ritardo e che una lavata
di capo -nel migliore dei casi- del suo irascibile capitano non gliela
leverà nessuno.
Sa perfettamente che il campo di allenamento proposto con aria sorniona
da coach è solamente la scusa per camuffare una bella
vacanza.
Kise non immaginerebbe mai che proprio ora che ha ricucito i pezzi
della sua anima per l' ennesima volta, proprio ora che le sue gambe
stanno diventando un po' più sicure da reggerlo meglio,
Aomine
Daiki sta svoltando l' angolo di casa sua, arriva alla sua porta e la
fissa
per minuti interminabili con l' indice a mezz' aria puntato sul
campanello.
Alla fine il campanello suona. Aomine si è deciso, forse
perchè fuori inizia a fare troppo caldo o forse
perchè
tentennare non è da lui.
Risponde la mamma di Ryota.
-Chi è?
-Sono Aomine. C' è Kise? Cioè... Ryota, suo
figlio-
Aomine scivola sulle parole, si inceppa, cade, si rialza, consapevole
della pessima figura.
Dall' altro lato sente solo il silenzio. E' quasi sicuro che la madre
di Kise abbia aggrottato le sopracciglia, magari serrato le labbra.
Magari ha il mestolo in mano e vorrebbe urlargli contro e picchiarlo
perchè Kise, da quello che ricorda, con la sua famiglia
condivide un sacco di cose.
La prima volta che è stato a casa sua è stato
accolto da
sorrisi entusiasti all' idea di conoscere il "famoso Aomine" quindi il
giovane non fa fatica a credere che ora non sia una presenza molto
gradita per la famiglia.
-Lo chiamo- la risposta è secca, l' accento americano della
donna si fa sentire.
Aomine aspetta qualche minuto, poi gli sembra di udire un sospiro dall'
altro lato del citofono ma non ne è sicuro.
-Sì?- E' la voce di Kise, incerta, quella che parla.
-Ohi Kise, sono io, Aomine.
-Lo so- Aomine non è certo che il biondo stia parlando
proprio
con lui o più a sè stesso, perchè quel
"lo
so" gli pare un pensiero scappato dalle labbra, a mezza voce, non
troppo alto per essere sentito bene e abbastanza rassegnato e quasi
distrutto dal peso di tanti ricordi.
-Esci?- chiede alla fine- devo dirti una cosa.
Silenzio dall' altro capo. Non sa che pensare. Aomine era abbastanza
convinto che tutto si sarebbe risolto come niente perchè,
insomma, è di Kise che stiamo parlando. Di Kise che non
riesce a
portare rancore, soprattutto a lui, perchè lo ammira da
morire.
Di Kise che lo estenuava con i suoi continui one on one. Di Kise,
dannazione.
Ma nel momento esatto in cui è arrivato di fronte alla sua
casa
quella certezza si è andata lentamente sgretolando, e la
voce fiacca
e insofferente di Kise e quel dannato silenzio, le avevano dato il
colpo
di grazia.
-Io... non lo so- Altra risposta data a mezza voce.
Aomine vorrebbe chiedergli cosa diavolo stia combinando, se
vuole teneresi i
propri pensieri per sè o farli rotolare giù dalla
lingua
una volta per tutte.
Aomine di solito si spazientisce subito, ma non questa volta. Questa
volta vuole, deve,
aspettare. Rimane un po' in silenzio e poi dice:
-Pensaci con calma. Io sono qui fuori.
-Scusami
-Niente. Sono qui.
E Aomine in effetti sta' lì con le mani ben piantate nelle
tasche, nella medesima posizione in cui si è fermato quando
è arrivato davanti alla villetta mentre Kise scivola lungo
il
muro fino a cadere sul pavimento abbassando la testa sul petto e
mettendosi le dita tra i capelli.
Aomine gli fa sempre così male...
E di nuovo sente un crasch in fondo al cuore e di nuovo le gambe gli
tremano e di nuovo non sa se riuscirà a rialzarsi.
Una parte di lui vorrebbe correre fuori e picchiare Aomine,
chiedergli perchè adesso, idiota, perchè adesso
che
tutto va bene? Perchè vieni e mi distruggi?
Perchè dopo
tutto quello che mi hai fatto? Perchè dopo avermi ignorato e
buttato via?
Vorrebbe gridargli in faccia "Che diavolo vuoi da me?"
Gridarlo a gran voce, col volto paonazzo e i muscoli tesi, sputargli
fuori il dolore fisico e mentale.
Aomine è uno stupido, crede di risolvere tutto con uno
schiocco
di dita, questo perchè in vita sua è sempre stato
un
egoista e un vincitore.
Kise stringe i denti e si morde le labbra, singhiozza come un bimbo
piccolo di fronte a un mostro.
Sua madre per fortuna non lo vede, è salita al primo piano a
terminare le sue faccende e in casa non c' è nessuno. C'
è solo il vuoto del corridoio in cui riecheggiano le sue
lacrime e il battito sconclusionato del suo cuore.
Cerca di
calmarsi, respirare con più calma.
Aomine guarda l' orologio, sono passati dieci minuti, inizia a
spazientirsi e spera che Kise faccia in fretta, che si decida ad uscire.
Si blocca a questo pensiero perchè a ben pensarci questa non
è una di quelle volte in cui passa a prendere Kise, come una
volta. Forse Kise non uscirà e l' attesa è
logorante.
Dopo altri cinque minuti Kise risponde, Aomine ascolta.
-Scusa Aomine ma non posso venire. Non...- vacilla- non voglio.
Che cosa?
...no, asp-
Aomine?
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NOTA: La storia nasce come one-shot ma se vi piace ho parecchie idee
per continuarla, però ecco, ho bisogno di un po' di supporto
se no mi scoraggio abbastanza^^"
DISCLAIMER:
Kuroko no basket non mi appartiene ma è degli aventi
diritto. Storia non scritta a scopo di lucro.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
2 aokise
Aomine
è uno che agisce di istinto. Magari poi, quando il danno
è fatto, ci pensa, ma intanto agisce.
Non pensa più, sembra un toro infuriato non appena vede
rosso, la sua testa diventa vuota e pensa solo a quanto Kise sia
stupido a chiamarlo a quel modo. Non si può perdere il
rispetto per una persona da un giorno all' altro. Non si
può, non lo accetta e allora grida.
-Che diavolo è quell' Aomine,
Kise? Dove cazzo è finito quell' insopportabile Aominecchi?!
Kise sobbalza, si allontana dal citofono. Ha sentito tante volte Aomine
gridare ma ora sta esagerando. Sembra volere rompere tutto. Se
potesse, ci scommette tutto quello che ha, butterebbe giù il
cancello.
-Calmati!- grida a sua volta, incerto. E vorrebbe davvero che Aomine lo
ascoltasse perchè non vuole vederlo -lo sente a dire il
vero- così. Così prepotente, così
infuriato, così fuori di sè. Gli viene da pensare
a un mostro enorme e fuori di sè che calpesta tutto.
-Calmarmi un cazzo! Esci immediatamente, Kise! Esci immediatamente,
dobbiamo parlare!
Kise si guarda intorno e chiude gli occhi, massaggiandosi le tempie.
Non sa veramente che fare. Non vuole uscire. Non ce la fa.
-Stai dando spettacolo- sibila a denti stretti
-Me ne sbatto- è il ringhio che gli arriva in risposta- devi
parlare con me.
Kise non ce la fa più, sente il cuore farsi piccolo nel
petto.
Aomine glielo sta stritolando tra le mani e forse neppure se ne rende
conto.
-Perchè devi essere così?- domanda, implorante
-Così come, Kise?- il tono di Aomine ora è
esasperato.
Egoista.
L' asso della generazione dei miracoli è ottuso, non
capisce.
Kise si ritrova a pensare a quanto tutta la situazione sia assurda. Mai
-mai- nella sua vita avrebbe pensato di non volere vedere Aomine, di
desiderare che fosse solo un ricordo lontano.
Aomine sente un singhiozzo, poi un altro e non può fare a
meno
di stupirsi, incredulo, della cosa. Forse se vedesse un alieno lo
sarebbe molto meno.
-Ohi... Kise...-
Piangi? gli
viene da pensare.
Non lo chiede direttamente, piangere è da femmine.
Piuttosto si domanda il perchè.
Kasamatsu corre imprecando mentalmente contro il suo kohai. Ah, ma
quante gliene dirà -e darà- non appena lo
avrà
sotto mano. Arrivare in ritardo alla partenza e farlo correre come un
pazzo per le strade, nemmeno stesse andando a salvare una principessa
indifesa.
Oh, ma questa volta merita proprio una bella puni...zio...
I pensieri di Kasamatsu si bloccano, le parole gli rimangono sospese
nella mente non appena vede Aomine imbambolato davanti al citofono di
Kise.
Se è possibile, il capitano della Kajio inizia a correre
più veloce, spintona Aomine Daiki -quel bastardo della
Touou,
quella sconfitta se l' è segnata per bene- e chiede,
alterato:
-E tu che diavolo ci fai qui?
Kasamatsu sa quanto il ragazzo che ha di fronte pesi sulla vita del suo
compagno di squadra, è cosciente di quanto lo abbia
influenzato
e di quando continui a farlo. Il problema è se Kise per caso
se
ne sia mai reso conto.
Sa anche in che stato -un pessimo, pessimo stato- si trovi il suo kohai
e ora come ora gli risulta assai probabile che quello che ha di fronte
sia il motivo per cui quello stupido di Kise non abbia messo il naso
fuori di casa.
-Io...- Aomine apre e richiude la bocca per poi tacere. Di solito
griderebbe, ringhierebbe, scalcerebbe, farebbe il gradasso. Ma ora
qualcosa -cosa dannazione?- lo inchioda sulla strada su cui Kasamatsu
lo ha fatto cadere.
-Che diavolo gli hai fatto?- incalza il capitano.
E per Aomine quella semplice domanda schiude una grande
verità. Un' illuminazione.
Lui aveva fatto qualcosa a Kise?
Forse. Infatti era lì per chiedergli scusa.
Ma Kise non vuole parlargli... e... e diavolo, piange.
Perché? si chiede.
Ha fatto realmente qualcosa?
Qualcosa di così grave... da fargli meritare un Aomine al
posto di Aominecchi.
Aomine si alza sotto lo sguardo diffidente di Kasamatsu. L' asso della
Touou alterna gli occhi dubbiosi dall' asfalto alla casa di Kise,
confuso. Deve... pensare.
-Me ne vado- dice incolore- mh...- si massaggia il collo prima di
andare via- dì a Kise che mi dispiace.
E anche se non capisce davvero, anche se quella situazione sembra
troppo intricata e insondabile per lui, anche se non riesce a concepire
che Kise non lo voglia vedere e abbia avuto quella reazione, gli
dispiace.
Gli dispiace perchè in qualche modo sa che è
tutta colpa sua.
Gli dispiace da morire perchè Kise sta soffrendo.
Aomine va via accigliato e stanco massaggiandosi il petto dolorante.
Eppure, quello che prova non è un dolore fisico.
Kasamatsu vede l' altro allontanarsi, quindi suona, cauto. Kise
risponde subito:- Se n' è andato?- domanda
-Sì.
Sente il click del cancello che si apre, supera il piccolo viale e
attraverso i vetri ai lati della porta di legno può vederlo.
Entra non curandosi di suonare.
Kise è davanti a lui, disteso a terra con la schiena contro
il
muro, la cornetta dal citofono che penzola dal filo. Il moro la
risistema al suo posto e guarda il biondo. La testa bassa, le labbra
serrate e gli occhi che cercano di trattenere le lacrime.
Ultimamente, gli viene da pensare, ha visto piangere Kise piuttosto
spesso.
E il motivo, guarda caso, è sempre lo stesso.
-E' assurdo- mormora il capitano- ti fai ridurre sempre come uno
straccio.
Allunga le mani e lo afferra da sotto le ascelle, sollevandolo e
facendosi passare un braccio intorno al collo. Quella scena ha di
famigliare.
Kise si ritrova a pensare che è sempre Kasamatsu che lo
rimette
in piedi, metaforicamente e letteralmente, e che è sempre
Aomine
che lo butta a terra.
-Grazie, senpai.
-Non fa niente. Ora telefono per dire che prenderemo il prossimo treno.
-Io non...
-Col cazzo- sbotta il capitano, guardandolo torvo- Questa vacanza me la
sono meritata. E tu verrai con me, altrimenti Dio solo sa cosa mi
combini.
Kise emette uno sbuffo divertito e annuisce, poi un tonfo proviene
dalla soffitta.
Kasamatsu guarda il tetto come se temesse che stia per crollargli
addosso, Kise emette una risata divertita.
-E' mia madre che sistema la sua attrezzatura. Gioca a bowling! Non sai
quanta roba abbia.
Kise si sente un pochino più sollevato e non solo
perchè
sua madre non ha sentito nulla della sfuriata con Aomine -sia benedetto
l' hobby materno e il disordine costante del ripostiglio all' ultimo
piano- ma anche perchè il senpai è lì
con lui, pronto a riportarlo con i piedi per terra, a ricordargli che
è lui il suo porto sicuro, a fargli da stampella se le sue
gambe
sono sul punto di cedere.
__________________________________________________________________
Il triangolo no, non lo avevo considerato....
lalalalalallà....
Ok, contegno. Alla fine ho deciso di continuare. Non ce la facevo
proprio a non scrivere su Kise e Aomine.
Ma anche il nostro adorato capitano. Non posso fare a meno di avere un
debole anche per Kasamatsu, lo ammetto. Lo vedo un po' come il
cavaliere errante che salva la principessa.
Scusa Kise, prometto che smetterò di immaginarti con un
completo rosa.
Peccato che mi piacciono i cattivi ragazzi, l' angst e Aomine in preda
a una crisi di nervi. E signori miei, seriamente, l' Aokise potrebbe
trasudare Angst da tutti i pori ed essere fonte di trame assai
intricate. Quindi scusa capitano -anche se sei un rivale degno di nota
e che mi ispira assai-
Sto delirando. Detto ciò, no, non credo che ci
sarà il triangolo Kasamatsu/ Kise/ Aomine, o se c'
è sarà comunque molto velato. Piuttosto, alla
fine ho deciso di continuare. Ho un sacco di idee e non solo per Aomine
e Kise.
Ci saranno altri pairing secondari che scoprirete nel prossimo
capitolo, ora non posso dirveli *gongola*
Questo capitolo chiude il precedente, è un po' di passaggio.
Dal prossimo la storia prende una piega più tosta e spero
interessante quindi spero continuerete a seguirla, mi è
venuta in mente giusto in questi giorni, non a caso ho
cambiato un pochino il titolo e il raiting -che spero non
arriverà a rosso perchè sono negata-
Ringrazio tanto le persone che mi hanno spronato a continuare, ero
molto indecisa e avevo bisogno di una spintarella. Grazie.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
cadere 100 volte, scandalous (o circus) cap. 2 ok
Kise non
parla con Aomine da mesi, il calendario è andato
assottigliandosi strappando un foglio dopo l' altro mentre al caldo
estivo sono
succedute brezze fresche e via via gelide. Le foglie hanno abbandonato
gli alberi lasciandoli completamente spogli, Novembre è
arrivato
portandosi dietro una nebbia insistente.
Kise
cammina con le mani affondate nelle tasche, la testa bassa e il passo
lento e strascicato.
In vita
sua non avrebbe mai pensato che mettere piede su un campo da
basket potesse fargli così male, che ogni passo mosso sul
parquet gli dia una fitta al cuore che sembra non volere mai sparire.
Il basket
prima lo divertiva, lo eccitava, lo spingeva a dare di
più. Soprattutto, lo spingeva ad essere di più a
causa di
quell' insistente ossessione che aveva il nome di Aomine Daiki, a
quell' ammirazione che allontanava l' asso della Teiko sempre di
più da lui
facendolo stare un passo, due, tre in avanti. Non se ne era reso conto
prima di oggi, che quell' ammirazione potesse allontanare Aomine da
lui, che era corrosiva perchè si era scelta come compagno di
vita un
senso di inadeguatezza che sembrava impossibile da superare.
Kise si
domanda come è giunto a quel punto, a non parlare
più con Aomine, a desiderare di non vederlo. Lo ha chiamato
Aomine, non Aominecchi. Solo Aomine.
E non
è che non lo rispetti più o cosa ma gli
è
uscito così dalle labbra. Troppo dolore, si ritrova a
pensare.
Non era in grado di sopportarlo in quel momento, non riusciva a dire
Aominecchi, non ci
ha nemmeno provato.
Dire
Aomine è una difesa. Kise ci ha pensato su a lungo, per
tutta l' estate, e poi lo ha capito.
E' un modo
per mettere distanze e paletti.
Ammira
ancora Aomine ma non vuole più sentirsi così
distrutto, così inadeguato, così piccolo e
così
nullità. Non vuole più sentirsi schiacciato dai
suoi
occhi, non vuole più vedere le sue spalle che si allontanano
da
lui perchè non è abbastanza.
Non lo
sopporterebbe.
Preferisce
buttare la spugna prima.
Tutto il
dolore dei mesi passati, quel continuo vacillare e cadere e
rimettersi in piedi.
Aomine non
sa quanto sia stato difficile.
Lo
è ancora.
Non ha
più voglia di fare niente, solo di buttarsi sul divano,
sotterrarsi sotto strati di coperte e dormire.
E basta.
Tuttavia
è talmente bravo e responsabile da non volere deludere
o fare preoccupare nessuno. Alla sua famiglia ha detto che va tutto a
gonfie vele, sul campo da basket combatte il dolore con la rabbia, il
suo sorriso negli scatti per le riviste è più
smagliante.
Più
finto.
Kise ha
sempre creduto al grande amore ma lo ha sempre immaginato come un campo
di rose
e di fiori, bello e romanticissimo come nelle favole. Non si
è mai
soffermato a pensare che i grandi amori possono diventare enormi
tragedie angoscianti e strappalacrime.
Tipo Romeo
e Giulietta.
Ne
è sempre stato affascinato a ben pensare. Una tale grandezza
di sentimenti e di emozioni lo ha sempre rapito. Nonostante tutto ha
sempre trovato Romeo e Giulietta meraviglioso riflettendo sul fatto che
doveva essere bellissimo provare un' intensità di emozioni
tale da schiacciarti.
Ora sa che
si sbagliava di grosso. Fa dannatamente male, è penoso e non
ha nulla di poetico o romantico.
Al diavolo
Shakespeare e tutti quelli come lui.
Kise
attraversa il parco affondando la testa nella sciarpa color
pastello. Le luci della città in quel tardo pomeriggio
invernale
sembrano brillare più forti. Passa lungo un viale circondato
da
bassi cespugli e vede Himuro Tatsuya seduto su una panchina. Non lo
conosce granchè ma deve ammettere di averlo sempre trovato
elegante. Lo è anche in quel momento, con le gambe
accavallate
intento nella lettura -forse distratta- di un libro.
Himuro
solleva gli occhi su di lui, fa un cenno con la mano. Kise
ricambia e si ferma in mezzo alla via, indeciso se avvicinarsi o meno.
Del resto
non si conoscono molto quindi non sarebbe giudicato un atto di
scortesia non avvicinarsi per salutarlo.
Eppure
non ce la fa, è più forte di lui. Deve andare,
deve parlare di qualcosa. Ne ha bisogno.
Himuro
è un perfetto estraneo, una di quelle persone che non
vede ogni giorno. Gli andrebbe di parlare con una persona
così lontana dalla propria realtà quotidiana.
-Ciao-
saluta accostandosi
-Buonasera-
Himuro chiude il libro, mostrando un placido sorriso.
-Tu sei un
compagno di Murasakibaracchi.
L' altro
lo guarda accondiscendente:- Dimmi, è un vizio di tutti
quelli della generazione dei miracoli di inserire qualche cosa alla
fine di un nome?
Kise pare
pensarci sopra, poi ride:- Non proprio. Posso?- domanda indicando la
panchina.
Himuro gli
fa spazio:- Sinceramente- inizia- non mi aspettavo che ti fermassi a
parlare con me
Kise
è imbarazzato. Himuro, al di là del sorriso
perenne
-che, chissà perchè ha come l' impressione che
abbia del
torbido- le cose non te le manda certo a dire.
-Se ti
disturbo vado- ecco, pensa di essersene uscito in maniera piuttosto
pulita.
-Affatto-
fa di rimando l' altro poggiando un gomito sulla spalliera della
panchina per guardarlo meglio.
Himuro lo
scruta, Kise si domanda cosa stia pensando.
-Ti vedo
sciupato- dice infine.
-Sciupato?
Ma se non ci vediamo mai!
Himuro
porta il dito indice sotto l' occhio destro:- Hai le occhiaie Kise-kun.
-Ah... eh,
la scuola, il lavoro...- abbozza
-O Aomine
Daiki- insinua l' altro.
Dire che
Kise sia sbalordito è poco.
-Le
notizie corrono veloci.- lo informa Himuro.
-Che...
che notizie?
-In giro
si dice che, dopo la partita con la Touou, Kise Ryota abbia
cambiato il suo stile di gioco. Più aggressivo. Tutto qui,
non
preoccuparti. Ma vedi, mi ritengo un osservatore abbastanza discreto da
ritenere che sotto ci sia dell' altro.-
Kise si
sente sollevato e si permette un sospiro di sollievo. Per un
attimo ha pensato che in giro si fosse venuto a sapere della sfuriata
di Aomine davanti casa sua e del suo umore non proprio roseo per tutto
il mese a seguire.
-Forse non
sei un così buon osservatore- afferma cupo il biondo
-Tu dici?
La tua ammirazione, ma io la chiamerei ossessione a dire il
vero, per Aomine Daiki, è proverbiale. Quindi quel giorno
per te
deve essere stato una bella batosta... ma non sono fatti miei.
-No, non
lo sono- Kise riscopre un tono di voce rassegnato, molto
simile a quello che aveva l' ultima volta che ha parlato con Aomine.
Fiacco, quando la cosa più logica sarebbe quella di essere,
o almeno fingersi, offeso.
Himuro
distende le braccia lungo la spalliera della panchina, chiude
gli occhi e si gode la brezza serale:- Hai bisogno di emozioni forti,
Kise-kun.
La sua
voce è delicata, seducente, morbida. Kise pensa che potrebbe
fare perdere la testa a chiunque.
Imita
Himuro, si mette nella stessa posizione rilassata e chiude gli
occhi:- Temo di averne avuto fin troppe. Passo- non può fare
a
meno di ridacchiare.
Himuro
scuote la testa anche se Kise non può vederlo:- Non
capisci. Hai bisogno di qualcosa che ti porti via, che ti faccia
sentire libero. La noia è terribile, non è vero?
Tu
dovresti saperlo meglio di chiunque altro. Per non essere prigionieri
bisogna fuggire, nulla di più ovvio.
Kise apre
un occhio e lo guarda di striscio, pensa che il suo problema
non sia più la noia ma il dolore e non sa quale tra i due
sia peggio. Himuro stranamente non sorride, il biondo non capisce cosa
l' altro intenda. Ha ragione ma non comprende quale sia la soluzione a
un livello più reale, più concreto.
-Quello
che dici è impossibile.- afferma dopo un po'- Fuggire
dalla realtà non è come scappare da un castello
delle
fiabe per andare a incontrare il principe azzurro.
Senza
contare che Aomine non aveva proprio niente del principe azzurro e
paraddossalmente era la sua prigione incantata, il suo orco delle
favole.
Himuro
apre gli occhi e si mette a sedere composto.
-Tu dici?
-Se
è facile come dici allora...
-Non ho
detto che
è facile- lo
riprende bonariamente- ma
fattibile sì. Credo che tu non sia mai uscito dal guscio
Kise
Ryouta.
Himuro
prende il libro e si alza:- Vieni con me. Ti porterò in
un universo alternativo, diciamo, tuttavia, se per caso dovessi
parlarne con qualcuno- il sorriso di Himuro non muta eppure il suo tono
di voce si fa quasi stucchevole, vagamente minaccioso- ti assicuro che
so essere piuttosto
vendicativo.
Kise
annuisce, non troppo spaventato. Non è uno che racconta i
fatti altrui ai quattro venti anche se non può fare a meno
di rabbrividire di fronte a quell' aspetto di Himuro che gli ricorda
vagamente l' ostinazione, l' oroglio e le ambiguità del suo
vecchio capitano.
Segue
l' altro ragazzo docilmente, dipingendosi un sorriso malfermo sulle
labbra. Si sente eccitato. E curioso.
E
spaventato.
-Dove
andiamo?- chiede, curioso.
-Prima di
tutto dobbiamo andare a casa mia- spiega il moro.
Kise
annuisce, tace per un po' ma è dannatamente curioso.
-E poi?-
domanda.
Himuro
trattiene una risata divertita:- Sorpresa- afferma con occhi furbi.
Dopo un
po' si fermano ai piedi di un palazzo, in una zona della
città di costruzione piuttosto recente.
Himuro ha
smesso presto
di stupirsi dei cambiamenti continui di Tokyo. Ogni giorno spunta
qualcosa che il giorno prima non c' era. Spesso è qualcosa
di
assurdo, di enorme, di terribilmente moderno e quasi futuristico. Tokyo
è una città dai mille volti, è una
splendida
mutaforma che si nutre di luci abbaglianti e di torbite ombre.
-Io abito
qui- afferma aprendo il portone a vetri. Invita Kise a
seguirlo verso l' ascensore, preme il tasto che segna il quinto piano.
-E' un bel
palazzo.
Himuro
annuisce:- Mi sono trasferito qui qualche mese fa. E' più
vicino sia alla Yosen che alla stazione- sorride, poi aggiunge- mi
muovo molto.
-Murasakibaracchi
abita qui vicino?- si informa.
Kisa si
ritrova quasi a stupirsi nel non sapere diverse cose dei suoi ex
compagni di squadra. Sa solo dove abiti Aominecchi.
E sa dove
abita ogni membro della Kaijo. Questo lo fa sorridere e lo solleva un
pochino.
Sapevano
tutti che la Teiko non era una squadra molto umana. L'
affetto, l' amicizia e il gioco di squadra potevano anche non esserci.
L' importante era vincere.
- No, non
proprio vicino- risponde Himuro. Conosce perfettamente i
tempi che Atsushi potrebbe impiegare per andare a scuola oppure a casa
sua, se volesse fare un' improvvisata. E pigro com' è,
considerando la distanza, non la farebbe di sicuro.
L'
ascensore si ferma su un pianerottolo abbastanza ampio, col
pavimento bianco e piuttosto illuminato. Himuro tira fuori le chiavi di
casa e apre la porta in legno scuro facendo accomodare il suo ospite.
Kise
è accolto da un corridoio di un tenue color salmone, molto
delicato e quasi inesistente, sul quale si aprono le varie stanze della
casa.
Sente il
vociare di un televisore acceso provenire da una delle sale in fondo.
-Ci sono i
tuoi?- chiede cauto
Himuro fa
cenno di no con la testa, poi dice:- Vivo da solo.
Kise ne
rimane quasi sorpreso e si ritrova a pensare che lui non
potrebbe mai vivere da solo. Il silenzio di una casa vuota lo
ucciderebbe, è troppo abituato ad avere gente intorno.
Si domanda
con una nota di appensione come faccia Himuro. Poi ripensa
alla televisione accesa supponendo che il ragazzo l' abbia dimenticata.
Lo segue fino alla fonte di quei suoni, sempre via via più
comprensibili.
Una risata
fragorosa lo scuote.
Poi si
stupisce.
-Ohi
Tatsuya! Sei arrivato presto- Takao Kuzanari spalanca gli occhi e
punta il dito contro Kise- e lui che ci fa qui?!- domanda.
-Io?!- fa
il biondo di rimando- tu piuttosto!
Kise si
guarda intorno aspettandosi da un momento all' altro di vedere spuntare
fuori anche Midorima.
-Non c'
è più nessuno- avvisa Takao con voce lamentosa.
-Ho
incontrato Kise-kun al parco- spiega Himuro.
-E lo hai
invitato qui?- fa Takao, stupito dall' idea che l' altro ragazzo si
possa portare dietro chiunque.
Himuro
come a voler rispondere al tacito pensiero dell' altro giocatore
continua:- Credo sia piuttosto affidabile... e abbastanza disperato.
-Ehi!
Potrei sentirmi offeso!
-Mh- Takao
serra le labbra e si rivolge a Kise- se parli di questa cosa con
qualcuno giuro che ti ammazzo. Ti ammazzo, capito?
Il biondo
serra le braccia al petto, offeso:-Sono una persona abbastanza discreta.
Nel giro
di qualche minuto è stato minacciato per ben due volte. La
cosa inizia a diventare fastidiosa.
Takao si
alza dalla poltrona con rinnovata allegria, spegne la
televisione e dà delle piccole spinte a Kise verso il
corridoio.
-Allora ci
prepariamo?- domanda.
-Prepararsi...
per cosa?
-Aaah,
quante domande- Takao lo spinge dentro quella che deve essere la
camera di Himuro, dallo stile abbastanza moderno e piuttosto
essenziale, interamente bianca e grigia.
A Kise
quella stanza fa quasi venire tristezza. E' troppo ordinata,
troppo essenziale. Camera sua a confronto potrebbe fare concorrenza a
un mercatino.
-Forse
è meglio iniziare dal bagno...?- propone Himuro, trovando la
piena approvazione di Takao.
Kise si
ritrova di nuovo ad essere sballottato verso un' altra stanza.
Il bagno di Himuro è piuttosto grande. Si mettono tutti e
tre
allineati di fronte allo specchio che copre quasi l' intera parete,
abbastanza distanti da potersi
muovere tranquillamente.
Himuro si
piega verso il mobile sotto i lavabi e inizia a tirare fuori alcuni
oggetti che ripone con cura sul ripiano.
Kise si
ritrova sotto agli occhi una gran quantità di trucchi,
forcine, colori, ciocche di capelli finti e quant' altro.
E' quasi
spaventato. Indietreggia. Takao lo afferra per la manica della maglia:-
Non ci provare.
-Dobbiamo
andare a Shinjuku- spiega alla fine Himuro- ma dobbiamo travestirci. E'
la regola del luogo in cui andremo.
-Non mi
vorrete mica coinvolgere in qualche losco affare, eh?
-Ma sei
tutto scemo?!- risponde Takao- per chi ci hai presi, idiota?
Kise
sospira, decide di fidarsi. Vuole fidarsi a
tutti i costi. Tutto pur di rialzarsi ancora una volta,
definitivamente. Tutto pur di scordarsi di Aomine.
Si fa
docilmente pettinare da Himuro, applicare delle ciocche colorate
ai capelli da Takao, si veste con abiti colorati e alla moda. Indossa
lenti a contatto verdi per gli occhi, ride anche.
Ride
quando Takao si mette una parrucca di riccioli arancioni, quando
Himuro strappa una giacca evidentemente troppo piccola mentre si piega
per sistemare i risvolti dei pantaloni, mentre, attirato da un ombretto
color verde acqua, si domanda che effetto faccia addosso a lui.
E
guardandosi non si riscopre femminile. E' sempre lui, Kise Ryota, il
modello. Sempre lui, bello e mascolino, a tratti delicato, come sempre.
Guarda
allo specchio lui e gli altri due ragazzi. Sembrano una di
quelle boy band che fanno impazzire le ragazzine, o quei cantati
eccentrici che cantano sui palchi di tutto il mondo. Sono belli
davvero, si ritrova a pensare.
-Irriconoscibili-
afferma soddisfatto Takao sistemandosi gli occhiali viola sul naso.
Chiudono
casa e fanno i pochi minuti a piedi che li separano dalla stazione.
-Non sono
mai stato a Shinjuku- ammette Kise.
Takao gli
mette un braccio intorno al collo con fare allegro:- Vedrai dove ti
portiamo! E' un posto bellissimo!
Una volta
messo il naso fuori all' esterno Kise si trova catapultato in
un mondo che non è il suo. Sulla sua testa il cielo notturno
di
Tokyo è il tetto di una realtà frenetica e
luminosa.
C'
è luce ovunque.
Negozi che
si ammassano fitti lungo le strade affollate di gente,
grattacieli che sembrano volere toccare il cielo, cartelloni e insegne
pubblicitarie ovunque. Bar, locali, clubs, ristoranti in ogni angolo.
Ovunque
c'
è vita, c' è un sistema nervoso che lavora senza
sosta,
sotto pelle, che si muove in maniera frenetica senza che tu lo possa
lontanamente
immaginare.
La gente,
intorno a loro è dappertutto. Davanti ai propri occhi Kise
vede un oceano di folla, consapevole per la prima volta di fare parte
di questo mare immenso di gente, di questo formicaio impazzito.
Non sa
dove gettare prima lo sguardo. Tutto lo attira, i suoi occhi
vagano inquieti da un insegna all' altra, da un locale dall' insegna al
neon a un icrocio particolarmente caotico, dall' alto al basso di quel
micromondo.
C'
è luce.
Se lo
ripete, una dieci, cento volte nella testa.
C'
è vita.
Energia
dirompente.
Caotica.
Frenetica.
Disorganizzata.
La puoi
bere come fosse il nettare divino degli dei e ricavarne un'
immortalità felice.
Si sente
un piccolo dio, si sente al centro del mondo, potente, inebriato e in
grado di fare qualsiasi cosa.
Si sente
stordito ed eccitato, quasi ubriaco metre lo dice:- E'
fantastico- lo
sillaba col cuore, come un bambino nel mondo dei
balocchi.
-E ancora
non hai visto niente!- afferma ridendo Takao, ricordando che
la prima volta che lui è stato a Shinjuku era da solo e al
contrario di Kise, si sentiva confuso e inquieto. Forse proprio
perchè aveva messo piede in un mondo che trasuda energia
completamente inerme e privo di difese, solo per l' appunto.
-Andiamo-
il giocatore dello Shutoko strattona i sue amici. Girano da mezz' ora
abbondante quando Takao fa il grande annuncio.
-Kise,
preparati ad andare a Ni-chome*.
-Cosa?!
Kise
indietreggia, Himuro non muove un muscolo, Takao lo fissa scocciato.
-Smettila
con tutti questi "che cosa, che cosa" fino ad ora ti abbiamo deluso?
-Ma
Ni-chome...
-Non sarai
mica omofobo?- Takao lo guarda storto
-No
è... che...- Kise guarda Himuro e si domanda come l' altro
abbia anche solo potuto pensare che gli piacessero i ragazzi.
Himuro fa
spallucce:- Più che altro ho tirato a indovinare.
Insomma... da come Atsushi mi ha parlato di te e Aomine mi sembra
piuttosto evidente.
-Evidente?!
-La smetti
di stupirti per ogni cosa?- lo rimbrotta Takao spazientendosi
-No, non
evidente. Scusami- dice Himuro- mi sono spiegato male. Diciamo che ho
tentato la sorte, tutto qui.
-Dici
davvero?
-Davvero,
fidati.- conferma.
In effetti
solo lui avrebbe potuto immaginare una cosa del genere, o
almeno sospettarla, perchè come Kise ha decisamente una
predilezione per i ragazzi, quindi al racconto di Atsushi il dubbio gli
è sorto legittimo. Proprio perchè il suo modo di
vedere o
di ragionare è diverso da quello della maggior parte della
gente.
Per
tutti è scontato che ai ragazzi piacciano le ragazze,
quindi ben pochi azzarderebbero la teoria di un coinvolgimento di Kise
nei confronti di un suo compagno di squadra. Himuro si ripromette di
spiegarlo a Kise in modo da fugare ogni dubbio dalla mente del ragazzo,
nel frattempo però Kise deve decisamente aprire gli occhi
sul
mondo e smetterla di fossilizzarsi. Chissà, magari potrebbe
anche arrivare a realizzare che quella per Aomine è solo una
stupida cotta.
Entrano in
un locale per cenare. Takao spinge Kise nel bagno invitandolo, non
troppo gentilmente, a chiamare casa per dire che dormirà
fuori. La madre di Kise non fa obiezioni, domani non c' è
scuola quindi se dorme da un suo compagno di classe va bene.
Dormiranno
a casa di Himuro, scopre, anche se Takao urla ai quattro venti che la
notte è giovane.
Himuro
durante la cena spiega a Kise cosa lo ha indotto a ritenere che sia
interessato ad Aomine.
-Hai mai
avuto qualche ragazzo?- domanda poco discretamente Takao mettendosi in
bocca una patatina.
Kise
arrossisce, fa cenno di no con la testa.
-Dio, sei
proprio un caso disperato!- fa di nuovo il giocatore dello Shutoku.
-Così
non lo aiuti per niente- sospira Himuro.
-Non ho
mai considerato il fatto che potessero piacermi altri ragazzi. Anche
capire che mi piacesse Aomine... Aominecchi -ecco, ci prova a chiamarlo
così e lo sente il cuore balzare nel petto-
è stato difficile.
-Non
è una cosa facile, non preoccuparti- dice Himuro con un
sorriso- ci siamo passati anche noi. Tutte le tue convinzioni vengono
demolite lentamente e ti riscopri diverso da quello che credevi di
essere, diverso dai tuoi coetanei.
Kise
abbozza un sorriso:- Grazie- dice sinceramente.
Prima di
questo momento non ha condiviso i suoi pensieri e i dubbi sulla propria
sessualità con nessuno. Non ha mai voluto pensarci
veramente, temendo di non riuscire ad affrontare la cosa da solo. All'
inizio era già stato terribile sentirsi attratto da Aomine,
poi il compagno di squadra aveva catalizzato completamente la sua
attenzione facendogli dimenticare del resto. Non si è mai
voltato a guardare un altro ragazzo. Pensava sempre ad Aominecchi.
-----------
NOTA:
* Ni-chome
ha alcuni confini comuni con Shinjuku. E' il quartiere LGBTQ di Tokyo.
E'
arrivato il nuovo capitolo. Ho avuto molti impegni soprattutto con l'
università quindi mi scuso se c' è stato un po'
di ritardo. Come vedete sono stati introdotti altri due personaggi e ho
abbozzato, per il momento lievemente, qualche loro pensiero. Anche per
loro ho molte idee. Questo trio insolito mi piace un sacco!
Ovviamente
verrà spiegato anche come si sono incontrati Himuro e Takao
-che non sono una coppia, eh!- e anche loro avrenno le loro belle grane
amorose.
Ho molte
idee e ho deciso di terminare qui il capitolo perchè
altrimenti sarebbe venuto troppo lungo. Quindi preparatevi
perchè nel prossimo andiamo in un posticino speciale.
Ci tengo a
dire che cerco di migliorare il mio stile quindi scusate se non
è perfetto.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
3 scandalous
Kise
si rigira tra le lenzuola andando a cozzare contro qualcosa al suo
fianco. Socchiude gli occhi, ancora intontito, per mettere a fuoco l'
ambiente circostante. Per un solo istante sussulta stupito per poi
ricordarsi di avere dormito a casa di Himuro. L' ultimo ricordo della
serata ha il sapore dolciastro di una foto scattata a larghi sorrisi.
Nella sua testa quella foto ritrae loro tre distesi sul letto a due
piazze nella stanza di Himuro, ancora pimpanti e pieni di energie, e di
un sè stesso piacevolmente
su di giri e instancabile, loquace come non lo era da tempo.
Si sono
addormentati così, vicini come tre cuccioli, realizza, per
poi
trattenere una risata nel vedere Takao che dorme tranquillo sul
pavimento, incartato nella coperta come un involtino primavera.
Himuro al suo fianco invece dorme placido, col viso serio di chi
è immerso in un sonno profondo e senza sogni.
Kise allunga la mano e gli sfiora il braccio con le dita.
E' reale. La sua esperienza è stata reale e non il frutto di
un sogno.
Allontana la mano e si gira a fissare il soffito. Addosso
può
sentire ancora il caldo avvolgente del locale, le guance diventargli di
fiamma per tutto quello che ha visto, sentito e provato.
Vuole ritornarci.
La notte di Kise era iniziata veramente davanti alle porte dello
Scandalous. L' insegna rosseggiava imponente sopra le loro teste
stendendosi sensuale su un
letto di luci al neon che copriva una buona parte del prospetto dell'
edificio basso di mattoni.
La scritta Scandalous era imponente, sembrava divampare e accecare,
sembrava in grado, paradossalmente, di divorarti.
Kise aveva avuto la stessa impressione mentre scendeva il corridoio di
scale che avrebbe loro permesso di entrare nel locale.
Aveva il cuore in tumulto, un tamburellare insistente che gli lasciava
un' eco inquietante libera di rimbombargli nel petto. Forse si era
lasciato
suggestionare dal nome del locale e dalla scritta appariscente eppure,
gradino dopo gradino, quella scala gli sembrava una discesa verso l'
inferno.
Un risucchio che lo inghiottiva senza via di scampo.
Un ragazzo biondo sorrise loro attraverso un piccolo vetro. Takao e
Himuro
mostrarono due piccole cartoline nere, poi le ritirarono nuovamente.
-Lui è nuovo- disse Takao indicando Kise col dito.
-Bene- il ragazzo gli porse una piccola cartolina simile a quella dei
due amici. Il
nome del locale si imponeva anche su quel pezzo di carta.- Devi
scegliere un nome e scriverlo sul cartellino. Da ora in poi tutte le
volte che entrerai allo Scandalous dovrai mostrarmelo, diciamo che
è il tuo documento di riconoscimento qui dentro.-
spiegò brevemente.
Kise ci pensò su picchettando con la penna sul foglio. Ma
che cosa assurda.
-Hai pochi secondi- lo avvisò infine il ragazzo.- la scelta
del
nome deve essere rapida e istintiva- sorrise di nuovo. Kise emise un
verso strozzato.
Dopo qualche secondo sentì Takao sbuffare e afferrargli
foglio e penna dalle mani.
-Ehi! Che fai?!
-Qui facciamo notte. Datti una smossa.
-Ragazzi- intervenne Himuro- non litigate, così perderemo
solo
tempo. Kise- disse poi guardando il biondo- devi sbrigarti o non potrai
più entrare in questo posto.
-Che cosa?! Ma chi diavolo ha messo questa regola?
-Il proprietario- affermò il ragazzo dietro il vetro- il
vostro
tempo sta scadendo- continuò indicando una piccola clessidra
che Kise notò solo in quel momento.
-Qui siete tutti pazzi- sospirò il biondo.
-Yuki!- urlò Takao
-Non ci penso nemmeno!
-Tic-tac, tic-tac- intervenne nuovamente l' addetto picchettando sulla
clessidra
-E va bene!- Kise afferrò foglio e penna e scrisse il nome
sulla
carta imprimendo nei movimenti secchi tutto il suo malumore.
Dopo quella piccola parentesi finalmente si addentrarono nella sala.
L' interno del locale era una distesa di gente in delirio, le pareti
alternavano i colori accesi del rosso e dell' oro, non se lo sarebbe
mai aspettato, e rilucevano risaltando i visi e gli abiti della gente
all' interno e venivano illuminate da luci colorate che le
attraversavano rapide e taglienti come spade, luci psichedeliche, luci
a volte soffuse. L' insieme si presentava alla fine come un lembo di
terra a metà tra il sole e la luna, non troppo abbagliante e
non
troppo scuro. Una via di mezzo, una zona di ombre.
C' erano gabbie dorate sospese a mezz' aria, cubi e palchi circolari
sparsi
sopra i quali i corpi meravigliosi di ragazzi e ragazze danzavano
catturando gli occhi di tutti.
C' erano sfere e gente dentro le sfere che rideva e ballava e c' erano
catene sospese, cascate d' acqua e specchi e maschere quasi
carnevalesche, abiti di un Rinascimento lontano nello spazio e nel
tempo, vestiti da copertina e alla moda, abiti ultra moderni e fatti di
carta o di seta. Ognuno era chi desiderava essere, indossava l'
involucro che preferiva. Tutti manifestavano la parte folle e non
ordinaria di sè.
Himuro gli fece un sorriso rassicurante, superarono la zona bar e
imboccarono una scala a chiocciola sulla destra. Una porta recava la
scritta "privato" e vari ammonimenti a non varcare quella soglia. Un
teschio, uno "state alla larga", "pericolo" e altri simili.
-Sicuro che possiamo entrare?- aveva domandato il biondo, incerto.
Himuro si era limitato ad annuire e ad aprire la porta. Li accolse una
stanza non molto grande, un ragazzo seduto alla scrivania chino su dei
fogli, un grande letto addossato alla parete e una ringhiera che
sostituiva uno dei muri permettendo di avere una vista completa di
tutto il locale, accanto alla ringhiera vi era un tavolino circolare
con un paio di sedie e un cocktel finito a metà.
-Jean?- chiamò Himuro
Gli arrivò un grugnito in risposta. Poi, l' interpellato
sollevò la testa dal proprio lavoro mostrando il proprio
volto e
spegnendo la sigaretta che stava fumando fino a pochi secondi prima nel
posacenere con aria stizzita.
Li guardò con le sopracciglia aggrottate, studiandoli con
poca discrezione.
Kise non osava muovere un muscolo.
Indicò prima Himuro:- Sean- pronunciò- Dante- era
passato
a Takao e infine puntò gli occhi scuri su di lui- e tu sei...
-Kis...-
Il biondo stava pronunciando il suo nome quando Takao gli aveva messo
una mano contro la bocca.
-Devi dire il nome che hai scelto- aveva spiegato Himuro.
Kise annuì e solo allora Takao gli tolse la mani dalla
faccia.
-Veramente lo avete scelto voi- sospirò prima di dire- Yuki.
L' uomo di fronte a loro scoppiò in una risata fragorosa:-
Che cazzo di nome è?
-Ehi!- Kise si sentiva offeso- dillo se cerchi grane.
L' altro si fermò osservandolo con un sorriso sornione:- Il
gatto ha tirato fuori gli artigli- lo canzonò.
Himuro, per mettere fine a quella farsa, prese la parola:- Jean
è il proprietario del locale. Volevo presentartelo. Ti
dispiacerebbe restare un po' qui con lui?
I due diretti interessati si girarono in direzione di Himuro urlando un
"Che cosa" indignato.
-Io e Takao dobbiamo scendere per la nostra esibizione-
spiegò conciliante.
Kise alla parola "esibizione" si era sentito sempre più
confuso. E curioso.
D' altra parte finchè quel tipo si comportava in maniera
civile
non aveva nulla in contrario a rimanere lì un pochino.
-Poco- disse quindi mettendo un broncio indispettito.
-Dovreste chiedere il permesso a me, prima, mocciosi-
ringhiò
Jean per poi sospirare acconsentendo così implicitamente
alla
cosa.
Himuro e Takao scesero nuovamente le scale.
-Accucciati lì- disse il proprietario indicando il tavolino
accanto alla ringhiera- e non rompere più del dovuto.
-Sei una persona irritante sai?- si lamentò Kise.
Jean non rispose. Kise era indeciso se guardare il locale sotto di lui
o l' uomo seduto alla scrivania.
Era bello, Jean.
Era dannatamente bello, si ritrovò a pensare con una certa
apprensione.
Non sapeva cosa glielo avesse fatto pensare così
apertamente. In
vita sua, soprattutto visto il lavoro che faceva, aveva avuto modo di
conoscere un sacco di ragazzi ma non si era mai soffermato a valutare
la loro bellezza in maniera così netta e aperta, in una
maniera
che implicasse un' attrazione.
C' era Aomine, c' era un velo di paura e insicurezza che glielo avevano
impedito.
Ma ora, lì dentro, tutto ciò non esisteva.
Jean aveva capelli rossicci, lunghi fino al collo e con le ciocche un
po' sfrangiate, aveva una muscolatura definita e proporzionata, non
eccessiva. Forse faceva sport, chissà. Le mani erano grandi
e le
dita lunghe, gli occhi avevano i colori caldi e intensi dell' autunno,
delle
foglie che cadono dagli alberi.
Aveva osservato attentamente il suo profilo, i gesti secchi e decisi,
privi di dolcezza o eleganza. Lo aveva scrutato mentre si accendeva l'
ennesima sigaretta, mentre la aspirava e buttava fuori il fumo dalle
labbra. Lo aveva sentito modulare lamentele indignate di fronte a
sciocchi conti con la voce bassa e roca, simile a un ringhio.
Gli era sembrato selvatico e selvaggio, gli era sembrato un re di
istinti e cattive maniere, a tratti scanzonato. Un leone nella savana,
Lucifero nel suo inferno.
Era bello Jean. Di un bello che lo attirava e lo atterriva, eppure non
sapeva perchè.
-Che hai da guardare?- lo riprese all' improvviso.
-Cos...? Non è vero!
-Come no... - spostò alcuni fogli sul tavolo, poi
borbottò- moccioso.
Kise alzò gli occhi al cielo, poi parlò
nuovamente:- Scommetto che quella regola idiota l' hai creata tu.
-Non è idiota... stupido. E' una piccola prova, vedila
così. Qui non voglio gente che non sappia lasciarsi alle
spalle
il proprio mondo. Qui è ammesso solo chi ha voglia di
spogliarsi
della quotidianità e di tutti gli obblighi, le catene e le
maschere che essa comporta. Il primo passo è lasciare il
proprio
nome fuori da quelle porta. E comunque Yuki fa davvero schifo.
-Me l' hai già detto
Jean sghignazzò:- Mi piace girare il dito nella piaga...
Yuki. Yuki. Y-U-K-I- ripetè provocandolo.
Kise inarcò le sopracciglia e incrociò le braccia
al petto:- Scusami, chi era il moccioso qui?
Jean alzò gli occhi su di lui, fissandolo intensamente:-
Yuu.- disse-Yuu è più carino non trovi?
Kise era rimasto con la bocca semi aperta.
-Ti chiamerai Yuu. Dammi quel foglio.
Fece come gli era stato chiesto tirando fuori la cartolina dalla tasca
e porgendola a Jean. L' altro la strappò senza troppi
complimenti e ne pescò una pulita dal proprio cassetto. Poi
gliela porse.
-Scrivi- ordinò- scrivi Yuu.
-S-sì.
Jean fece il giro della scrivania, si avvicinò al viso di
Kise
facendogli spalancare gli occhi di rimando. Non era mai stato
così vicino ad un ragazzo.
-Hai proprio gli occhi di un bel gattino. Se ti mettessi uno di quei
campanellini tondi potrei sempre sapere dove sei, micio.
La mano di Jean si allungò verso si lui. Kise
sentì la
pressione delle sue dita sul proprio collo. Erano incredibilmente
calde. Non riusciva a capire chi tra i due andasse a fuoco. Kise di
sicuro si sentiva sulla buona strada per sciogliersi.
Socchiuse gli occhi e piegò leggermente il collo,
deglutì
e nello stesso istante si sentì prigioniero di quell' uomo.
Nello stesso istante in cui Jean si era allontanato con un sospiro.
-Guarda- disse solo indicando il palco sotto di loro.
Le luci si abbassarono e Himuro e Takao, o meglio Sean e Dante, fecero
il loro ingresso. Non credeva che quei due sapessero muoversi
così bene e senza impacci. Era impossibile non fermarsi a
guardarli. I movimenti del corpo sembravano perfetti e ne metteveno in
evidenza la muscolatura perfetta, la musica di sottofondo era ballabile
anche da chi li guardava da sotto il palco. Nel complesso il loro
spettacolo induceva a pensieri poco casti. Kise rimase sorpreso quando
le loro mani iniziarono a sfiorarsi vicendevolmente, in maniera
delicata e per nulla volgare. Alla fine su di loro calò il
sipario con un Himuro che lambiva appena le labbra di Takao lasciando i
presenti a domandarsi se ne sarebbe seguito qualcosa.
Kise aveva aperto la bocca. Jean si era messo a ridere dicendo che ci
sarebbero entrate le mosche. La richiuse.
Quei due sul palco erano le persone che conosceva? Erano due giocatori
di basket? Due studenti delle superiori? Chi diavolo erano
lì dentro? Non gli avevano neppure
lasciato il tempo di capirci qualcosa -o di riprendersi- di quello che
gli era appena capitato con Jean aggiungendo confusione a confusione.
Jean.
Jean che aveva appena conosciuto, che era un perfetto estraneo, forse
il folle proprietario di un locale assurdo e che lo aveva catturato in
un battito di ciglia.
Si chiese se per caso non fosse così volubile,
così
facile da sedurre. Ripensò ad Aomine, al suo amore nei suoi
confronti su cui tanto si era ostinato e che credeva indistruttibile.
Si chiese se non fosse stata solo una cotta per cui aveva gettato all'
aria un' amicizia.
Si vergognò ancora e ancora. Si sentiva un bambino.
Eppure se ripensava ad Aomine, se anche solo pronunciava il suo nome
nella propria testa, gli veniva da star male.
Non capiva più niente.
Alzò gli occhi su Jean. Su quell' uomo che aveva fatto
crollare
il suo mondo come un castello di carte. Jean incarnava l' essenza dello
Scandalous, non ci voleva molto a capirlo, era l' inferno in
cui si
era buttato.
Jean gli aveva mostrato lo spettacolo di Himuro e Takao -e mai, mai li
avrebbe pensati in grado di una cosa del genere.
Jean che con un tocco delle dita e un respiro sulle labbra gli aveva
fatto scoppiare il cuore.
Jean...
-E allora...
e la sua voce
... che te ne pare...
selvatica.
...micio?-
Kise lo guardò confuso.
-E'- tacque per un minuto, poi- incantevole.
Jean rise, di una risata ilare e sguaiata.
-Tutto qui? Mica siamo in un boschetto delle fiabe!
Kise rise a sua volta:
- Scusa, è che non ho mai vissuto nulla del genere prima. E
tutto questo...
(Tu)
questo posto,
(Tu)
queste luci,
(Tu)
Himuro e Takao,
(...e ancora tu)
....è tutto affascinante.-
Non sapeva se sentirsi sollevato o meno.
Era terribilmente confuso, di sicuro.
Consapevole di entrare, passo dopo passo, in un mondo di luci e di
ombre che mai prima di allora aveva neppure vagamente immaginato. Lo
sapeva, stava scivolando su un terreno fangoso, si stava avventurando
in territorio nemico.
Eppure voleva.
-Ohi, Kise
Il biondo si girò all' improvviso perdendo un paio di
battiti di cuore e domandandosi se per caso non lo stesse chiamando
Aomine, allora distolse gli occhi dal locale sotto di
loro con foga.
Ma era Jean che lo guardava dall' alto, con due occhi che sembravano
sfidarlo.
Kise non sapeva se sentirsi deluso o sollevato. Era ovvio che non
fosse Aomine. Prestò tutta la sua attenzione all' altro che
stava continuando a parlare.
-Lo faresti?- aveva domandato indicando il palco con un cenno della
testa.
-Esibirmi?
-Ah-ah. Ne sei in grado?
Kise sorrise:- Tu non sai chi hai davanti, Jean.
Himuro e Takao erano risaliti a riprenderlo. Jean aveva proposto loro
di esibirsi tutti e tre assieme per le volte successive. Gli altri due
avevano annuito, non era un problema. Probabilmente se lo aspettavano,
Kise era un bel ragazzo e Jean sapeva come fare affari.
Avevano riso e ballato per tutta la notte, si erano infilati dentro le
gabbie dorate e poi giù, sotto i getti dell' acqua. Avevano
sfidato dei ragazzi a una gara di bevute e avevano perso ancora prima
di incominciare.
E poi Kise aveva rifatto le scale verso lo studio di Jean, arrivando di
corsa e col fiato corto che odorava di fragola.
Aveva bussato e Jean aveva grugnito una risposta.
Gli occhi scuri di Jean avevano abbandonato i documenti sul tavolo:-
Che c' è, Yuu?- aveva chiesto con poca pazienza.
-Ancora con quelle scartoffie?
-Siamo a fine mese, devo fare i conti, razza di idiota.
-Divertiti un po' Jean.
Kise aveva aggirato la scrivania, aveva preso la faccia di Jean tra le
mani e lo aveva guardato negli occhi.
Poi lo aveva baciato.
NOTE:
Non uccidetemi, vi prego. Questo capitolo mi ha fatto impazzire. Spero
di essere riuscita a rendere la confusione che prova Kise nel momento
in cui incontra Jean. E vi domando... non vi ricorda qualcuno?
Spero proprio di sì altrimenti vado a coltivare rape.
Se vi va nel prossimo capitolo metto un' immagine di come mi immagino
Jean pescandolo da qualche pg di anime o manga. Altrimenti, niente,
immaginatelo pure come preferite ^^"
E se qualcuno se lo chiedesse, sì, Aomine
apparirà ancora e sì questa è una
AoKise.
Se a qualcuno può interessare ho iniziato a scrivere una
nuova long (coppie AoKise, MuraHimu, MidoTaka) dal titolo Princess
Princess, è sempre shonen-ai/yaoi ovviamente.
Ecco il link:
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
c. 4/5 scandalous
Kise sente
di vivere una sorta di moto perpetuo e inarrestabile, come
una palla che scivola giù da una strada in discesa. La sua
vita
di recente ha subito una brusca accellerata.
Non
si ferma mai.
Il
lavoro di modello sembra essersi triplicato mentre lo Scandalous lo
attira sempre di più.
Il
basket invece, sembra irrimediabilmente caduto nel dimenticatorio. A
volte salta gli allenamenti guadagnandosi le occhiate di rimprovero dei
compagni e le sfuriate del capitano e allora adduce scuse su scuse.
In
effetti è vero che a volte gli impegni lavorativi lo hanno
tenuto lontano dalla palestra. Altre volte più semplicemente
scappa.
Se
Takao e Himuro non hanno impegni passa le giornate con loro
altrimenti se ne va in giro per Shinjuku o per Ni-chome da solo, con le
mani nelle tasche e un sorriso spensierato sulla faccia.
In
realtà crede di iniziare ad odiare il basket. Tutte le volte
che entra in palestra o tocca la palla in una partita ufficiale, gli
sembra di soffocare.
Gioca,
corre, fa canestro e vince tenendo alto il nome della sua
squadra e il titolo di miracolo. Lo fa,
ma è come se si sentisse
costretto a farlo, a giocare a basket. Come se una forza invisibile lo
attraesse e al tempo stesso gli facesse provare un senso di
repulsione nei confronti di quello sport.
Non
lo credeva possibile.
Si
sente diviso a metà. Una parte di sè vorrebbe
abbandonare il parquet, l' altra calcarlo all' infinito.
La
verità è che il basket è l' unico
legame che gli resta con Aomine e con la sua vecchia vita.
Varca
la soglia che lo divide da una partita ufficiale e si sente quasi
mancare il respiro e stringere il cuore.
Ha
quasi paura di vedere Aomine all' improvviso in mezzo al pubblico
-per giudicarlo e guardarlo con astio- o peggio, di averlo come
avversario.
Kise
Ryota non si è mai creato problemi di questo tipo prima di
allora.
Ama le sfide. Perdere contro Kuroko gli ha aperto una verità
dimenticata alle medie, non lo ha distrutto.
Ma
Aomine...
Aomine
è tutta un' altra storia.
Non
è la sconfitta che gli brucia ma piuttosto il modo in cui
è avvenuta.
Quel
giorno ha capito quanta distanza c' è tra di loro, non in
termini di talento o bravura o capacità. E' una distanza di
cuori.
E
fa male.
Tutto
quello che è stato fino ad ora gli entra stretto, vorrebbe
scappare. E fugge allo Scandalous.
Ai
pomeriggi passati con Himuro e Takao a perfezionare nuove coreografie
sul palco del locale.
Agli
scatti di una macchina fotografica che lo fanno giganteggiare, in alto,
sui cartelloni appesi in città.
Ai
pomeriggi in mezzo al traffico di Shinjuku.
Alle
labbra di Jean che gli insegna come si fanno certe cose con un ragazzo.
Quando
lo ha rivisto, seduto al bar, dopo la sera del bacio, Jean aveva
i capelli biondi, più lunghi, vezzosamente legati e gli
occhi
più biricchini della volta prima.
Kise
quasi non lo riconosceva. Era arrossito non appena lo aveva visto e
Jean sapeve perfettamente il perchè.
-Eri
ubriaco?- gli aveva chiesto per prenderlo in giro riferendosi a quel
famoso bacio.
Kise
aveva fatto spallucce:- Non proprio.
Jean
si era avvicinato, schiacciandolo contro il bancone del bar:-
Rifallo- gli aveva soffiato- rifallo ancora. Dieci, cento, mille volte.
Dimostrami che...
E
Kise non lo aveva fatto finire. Non sapeva cosa volesse chiedergli
Jean, ma gli aveva preso il viso tra le mani e lo aveva baciato
sentendo affiorare contro le labbra il sorriso del ragazzo
più
grande.
Kise
passa spesso il suo tempo con Jean, tra le mura dello Scandalous.
Quando arriva è la prima persona che cerca con lo sguardo.
La
vita di Aomine Daiki non si è mai basata su riflessioni
profonde,
film mentali e grosse paranoie che gli rubassero troppo tempo. Ha
sempre ritenuto tutte queste cose delle grosse e perfettamente inutili
perdite di tempo.
Aomine
ha sempre avuto tutto molto chiaro, non si è mai curato
troppo degli altri ed è sempre andato dritto per la sua
strada,
agendo e affrontando i problemi di petto.
Aomine
Daiki è impossibile da fermare, nel basket e nella vita.
Però...
quando
è andato a casa di Ryota qualcosa è cambiato in
maniera sgradevole.
Forse
se non lo avesse sentito piangere questo non sarebbe accaduto.
La
consapevolezza che Kise stesse piangendo per lui lo ha colpito come
un pugno nello stomaco. A quanto ne sapeva nessuno aveva mai pianto per
lui, figuriamoci un ragazzo.
Quel
giorno lo aveva lasciato particolarmente scosso, poi aveva pensato
che Kise era un po' strano delle volte e che gli sarebbe passata, come
al solito.
Invece,
con sua somma sorpresa, si era sbagliato.
Se
ne è accorto col passare del tempo, quando è
andato a
vedere una partita Kaijo - Seirin e Kise non c' era, quando i manifesti
con la sua faccia hanno iniziato ad essergli sotto agli occhi molto
più di prima.
Aomine
cammina per le strade del centro, le mani in tasca e gli occhi
puntati verso uno schermo enorme che copre alcuni piani di un edificio.
Guarda con aria truce le immagini che scorrono sul video. Sa che tra
esattamente cinque secondi apparirà la faccia di Kise.
Cinque.
Inizia
a contare mentalmente.
Quattro.
Con
la coda dell' occhio guarda il cartellone al suo fianco.
Tre.
Nel
cartellone Kise sorride con malizia e si sfiora il colletto della
camicia con una mano guantata di pelle.
Due.
Sembra
quasi che voglia sedurre.
Uno.
Eccolo.
E' la pubblicità di un noto marchio di abbigliamento. Alcuni
modelli posano dal vivo nello studio fotografico.
Aomine
trova che la parte più bella di questa pubblicità
sia quando inquadrano sempre più da vicino Kise che si mette
goffamente una maglia e inizia a ridere.
Inquadrano
la risata di Kise. E' meraviglioso.
Ma
Aomine non lo dice neppure a sè stesso.
Quando
la pubblicità è finita ritorna a camminare e
raggiunge Momoi che lo aspetta in un bar lì vicino.
Kise
ha finito di girare l' ennesimo spot pubblicitario per la
televisione. Saluta tutti con un sorriso e si getta nella gelida aria
del
tardo pomeriggio. Le strade sono particolarmente affollate. Fa un paio
di strade secondarie per poi sbucare su una delle vie del centro. Nota
che parecchia gente si è rifugiata al calduccio, in qualche
locale.
In
mezzo alla gente vede la zazzera rossa di Kagami. Il ragazzo mastica
un panino e gli fa un cenno di saluto alzando la mano. Kise gli va
incontro notando solo in quel momento che anche Kuroko è al
suo
fianco. I tre si fermano in mezzo alla strada. Kise saluta facendo un
enorme sorriso e abbassandosi leggermente per accarezzare Nigou, tra le
braccia di Kuroko.
-E'
un piacere rivederti Kise-kun. E' da molto tempo che non ci vediamo-
afferma Kuroko.
Kise
ride:- Sei sempre così formale, Kurokocchi!- si lamenta
bonariamente.
-Ehi-
interviene Kagami ingoiando un boccone- non c' eri all' ultima partita.
Kise
si sfiora i capelli, nervoso:- Mi dispiace tantissimo. Ho avuto un
sacco di cose da fare con il lavoro. Avevo un servizio importante e
quindi...
-Lavori
molto- nota Kuroko- prima non avresti mai permesso che i tuoi impegni
di modello interferissero col basket.
Kise
ride, come al solito:- Sto crescendo, Kurokocchi. Il basket mi
piace ancora, è ovvio- dice chiedendo a sè stesso
se
quella è una bugia- ma ho pensato che per il mio futuro
questa
potrebbe essere una strada importante. Insomma, è un'
attività molto redditizia.
Kuroko
annuisce, non avrebbe mai pensato di sentire certi discorsi
-così realisti, così adulti e concreti- dalla
bocca di
Kise.
Nigou
ha messo una zampa sul braccio di Kagami.
-Che
vuoi?- fa il rosso in direzione del cucciolo.
Kise
nota che l' asso della Seirin non si allontana più e crede
che sia una cosa molto positiva.
-Credo
che voglia mangiare, Kagami-kun.
-Che
cosa?! Gliene ho dato mezzo poco fa, questo cane al posto dello stomaco
ha un pozzo senza fondo!
-Senti
da che pulpito- lo prende in giro Kise.
-E
va bene- Kagami prende Nigou e se lo mette sotto un braccio, attento
a non farlo cadere, mentre con l' altra mano tiene i panini rimasti. Si
siede su una panchina poggiando il cucciolo al suo fianco, poi scarta
l' ennesimo hamburger e lo divide col cucciolo.
-Non
dargliene troppo, Kagami-kun- interviene Kuroko dirigendosi verso di
loro- non vorrei che poi stesse male.
Kise
si avvicina, rimane un po' con loro, alla fine si dividono. Il ragazzo
li vede allontanarsi tra la gente.
Li
vede camminare vicini e vede Kagami tirare Kuroko verso di
sè con una mano, sente cosa gli dice:
-Non
allontanarti da me o rischio di perderti.
Le
parole sembrano galleggiare nell' aria, Kise rimane ancora fermo,
come se osservasse quella scena all' infinito e risentisse quella frase
di continuo, impressa su un vecchio registratore rotto.
Non
sa cosa ci sia tra loro, non sa nemmeno se ci sia qualcosa, tuttavia lo
fanno sentire incredibilmente solo.
Si
ritrova a pensare che Aomine non direbbe mai nulla di simile, non a
lui per lo meno. Forse ad una ragazza. E' un vero peccato non essere
nato femmina, pensa con amarezza.
Vorrebbe
sentirle anche lui, quelle parole.
Non
allontanarti da me. O rischio di perderti.
Kise
si affretta verso casa. Passa accanto alla Teiko, la sua vecchia
scuola, e gli viene in mente il campetto da basket che si trova
lì vicino, all' interno del parco, proprio dietro alcuni
alberi
e alle spalle delle scuola.
Ricorda
che nelle belle giornate ci andava sempre. Con Aomine.
Si
chiede se sia ancora quello di prima, se può sentire le voci
urlanti di un gruppo di ragazzini, se un paio di loro stanno giocando
uno one on one in solitaria.
Ormai
è all' interno del parco, diretto verso casa, e non resiste
alla tentazione di dare un' occhiata.
Il
basket lo attira...
Si
ritrova a fare un sorriso.
...anche
col rumore di un ricordo.
Si
inoltra nel piccolo sentiero costeggiato dagli alberi e si appoggia
alla rete che lo delimita. Si gode il leggero tepore e i raggi di un
sole che si appresta a tramontare. Vede una palla da basket abbandonata
in un angolo, si guarda intorno notando che non c' è
nessuno.
Che qualcuno l' abbia dimenticata?
Certe
volte lui e Aomine la nascondevano in un angolino e la lasciavano
lì, al campetto, pronta per tutte le volte che avessero
avuto
voglia di giocare ma non avevano un pallone con loro. Chissà
se
qualcun altro fa anche così. Se lascia una palla pronta per
una
partita nata all' improvviso, magari solo perchè si
è
usciti per prendere un gelato e andare al cinema, ma si passa dal parco
e... e la voglia di giocare è troppo forte.
Vorrebbe
prenderla, esita, si guarda ancora intorno. Alla fine fa il
giro ed entra nel campetto. Si toglie sciarpa e giubbotto posandoli
sulla panchina e rimane solo
col maglione leggero. Palleggia, la palla rimbalza. Poi Kise corre.
Corre, salta e fa canestro.
Quando
si gira trova Aomine alle sue spalle che lo fissa.
Kise
rimane impietrito, con la palla ancora tra le mani.
-Non
sapevo stessi giocando...- dice ed esita.
-Ero
andato un attimo a bere, alla fontana.
Rimangono
in silenzio per un po', poi il biondo butta a terra il
pallone e fa per andarsene. Supera l' altro ragazzo in modo da andare a
prendee le cose che ha abbandonato sulla panchina.
-Ohi,
Kise...
Aomine
lo chiama. Kise non risponde, non ha neppure intenzione di girarsi.
-Ti
ho chiamato- fa notare l' altro.
-E
io ti sto ignorando- è la risposta.
-Lo
vedo, dannazione. Ma mi vuoi spiegare cosa diavolo ti sta succedendo?
Sei completamente sparito!
Kise
si volta a fronteggiarlo, pronto ad esplodere: -Non puoi dirmi
questa cose, Aominecchi! Proprio tu non puoi. Te lo sei scordato cosa
hai fatto alle medie? Come ti comportavi?
Aomine
rimane immobile, assaporando il suo "Aominecchi" e incassando allo
stesso tempo le parole dure dell' altro.
-Quella
palla è nostra- dice indicando il pallone con un dito-
è quella su cui hai scritto i nostri nomi. Così
se
qualcuno la trovava poteva riportarcela.
Kise
barcolla interiormente. Guarda le scritte sul pallone. Non le
aveva notate prima. Sa solo che quei ricordi gli affondano dentro come
spine.
-E'
roba vecchia- afferma scocciato, con un cenno vago della mano.
Aomine
chiude gli occhi e inspira profondamente. Quando li riapre si
avvicina a Kise e lo afferra per il maglione:- Ora stai rompendo, Kise.
Stai rompendo. Finiscila, dannazione!
L'
altro aggrotta le sopracciglia, respirando velocemente. Vorrebbe
liberarsi della presa di Aomine e prenderlo a pugni. Poi
però
gli viene un' altra idea.
Distende
il viso e Aomine può riconoscere quell' occhiata maliziosa
che ha visto sul cartellone pubblicitario.
Kise
gli fa uno sgambetto facendolo cadere all' indietro sull' asfalto del
campetto.
Aomine
fa una smorfia e trattiene un gemito.
-Che
ti passa per la testa?- domanda dolorante.
Si
ritrova Kise addosso, un sorriso stampato sulle labbra.
-Ora
le posizioni sono ribaltate, Aominecchi- gli
sussurra contro l' orecchio- credo di essere
io in una
posizione dominante, non è vero?
Aomine
tace, troppo scosso da quanto sta accadendo.
-Aominecchi,
sai cosa c' è? - abbassa ancora di più la
voce, ora ridotta ad un sussurro- c' è che mi piacciono i
ragazzi. Mi piaci tu,
Aominecchi.
Aomine
strabuzza gli occhi, Kise si solleva rimanendo a guardalo dall' alto, a
cavalcioni su di lui.
-Kise
non scherzare, cazzo!
Lo
vede ridere:- E chi scherza, Aominecchi. Chi scherza? Ah... ma forse ti
fa schifo?
Aomine
guarda Kise e gli sembra di avere di fronte uno sconosciuto.
Quello non è il ragazzo che conosceva. Kise non possiede
questa
vena di malizia così meschina.
-Non
ti riconosco...- afferma cupo.
Kise
si fa serio, quasi minaccioso:- Non mi riconosci- inizia-...
perchè ti faccio schifo, ora? Ora che sono un mostro a cui
piaci
tu? No,
scusa, non tu. I maschi.
Aomine,
per la prima volta non sa che rispondere. Kise sorride mellifluo e si
abbassa mettendogli una mano tra i capelli:
-Ora
ti faccio vedere cosa mi ha insegnato una persona.- afferma.
Si
china su di lui, indugia respirando sulle sue labbra, sente Aomine
immobile sotto di sè, i muscoli tesi e nervosi, poi lo
bacia.
Lambisce le sue labra con la lingua, le mordicchia con forza. Sente che
Aomine ha serrato la mascella per il morso, sa che vorrebbe emettere
un gemito di dolore.
Morde
ancora di più finchè l' altro non schiude la
labbra che ora hanno il sapore metallico del sangue. Kise muove la
lingua lentamente, facendola scivolare nella
bocca dell' altro.
Sorride
perchè Aomine non sa che fare, perchè percepisce
il contatto goffo della sua lingua che non sa se ritrarsi o lambire la
sua.
Poi,
come se una belva si fosse risvegliata, Aomine lo allontana spingendolo
via bruscamente.
L'
asso della Touou si alza e si pulisce la bocca con un braccio. Kise,
a terra, lo guarda stupito, come se all' improvviso si fosse reso conto
dell' enormità di quello che ha fatto.
Vede
Aomine sputare a terra e andare via.
Non
ha il coraggio di fermarlo. Si vergogna troppo e ha troppa paura dello
sguardo di veleno dell' altro.
E
il basket, di nuovo, lo allontana...
(non
riesce a sorridere, Kise)
...
con la prepotenza egoista di un gesto selvaggio.
Kise
rimane al campetto anche dopo che il sole è tramontato.
Vede le luci della sera accendersi sopra di sè e illuminare
il
campo con la loro luce bianca nella notte. E' rimasto immobile per
tutto quel tempo, a fissare la terra rossiccia e a pensare al disastro
che ha combinato. In teoria non dovrebbe neppure importare visto che
tanto voleva allontanarsi da Aomine. Ora questa è una
certezza,
no?
Non
dovrebbe importare.
Giusto?
Si
rialza, telefona a casa e avvisa che non tornerà per cena.
Va
alla stazione e prende la metro per Ni-chome. Sa che è
ancora
presto, che la notte allo Scandalous non è ancora
incominciata
ma ha bisogno di andare lì.
Il
locale è aperto. Le luci non brillano in un moto continuo
nell' oscurità del locale affollato. C' è qualche
luce
bianca o rossa o gialla, ma tutte statiche, come addormentate. Qualche
sparuto cliente è seduto al bar o ai tavolini per parlare e
godersi l'
atmosfera tranquilla.
Kise
attraversa l' ampia sala e fa le scale a chiocciola. La porta con
su scritto "privato" è socchiusa. Dall' interno sente una
voce
di donna che geme in maniera oscena, poi quella di Jean. Aggrotta le
sopracciglia, si domanda cosa stia succedendo. Cioè, lo sa
cosa
sta accadendo ma era convinto che Jean fosse gay.
Scende
le scale abbattuto. Si sente tradito anche da Jean.
Abbandonato.
Non
aveva mai pensato che l' altro potesse avere delle avventure, che i
suoi baci e le sue carezze non fossero niente.
Vorrebbe
scappare ma in realtà non ha voglia di muovere un
muscolo. Si siede a un tavolino del bar e ordina qualcosa in attesa che
quei due finiscano.
Quando
vede scendere una bella ragazza, risale.
Apre
la porta senza curarsi di bussare. Jean si gira all' improvviso, mezzo
nudo, le sopraccigia aggrottate.
-E
tu che ci fai qui?- domanda
-Non
posso?- il tono di Kise è apatico, quasi indifferente.
Jean
inarca le sopracciglia, indossa i boxer e dice:- Volevi vedere i miei
gioielli di famiglia? Basta chiedere, sai?
-Che
ci faceva quella donna qui?
Jean
scoppia a ridere:- Che ci faceva dici? Vuoi che te lo spieghi o ti
faccio un disegnino?
Il
ragazzo lo vede mortalmente serio, allora sospira, col tono burbero e
scocciato che lo caratterizza. Gli indica il letto:
-Siediti
micio.
Kise
obbedisce, le labbra serrate in una linea dura e gli occhi spenti,
allora Jean continua.
-Mi
piacciono entrambi- spiega Jean sedendosi davanti a lui a gambe
incrociate e accendendosi una sigaretta- il cazzo e le tette. Mi
piacciono tutti e due.
Le
spalle di Kise tremano per trattenere un singulto, gli occhi
però gli si bagnano ugualmente di lacrime.
In
silenzio.
Abbraccia
Jean e domanda, guardando oltre le spalle dell' altro, oltre un muro di
lacrime:- Ti piaccio?
Jean
porta una mano tra i capelli biondi del ragazzo, la sigaretta tenuta
tra le dita:- Da morire- sospira.
-E
allora- Kise si allontana e lo guarda- allora permettimi di essere l'
unico.
Il
più grande lo guarda, indeciso. La sigaretta si consuma
lentamenete tra le sue dita. Aspira un' ultima boccata, poi la getta
via sul posacenere.
Si
avvicina a Kise facendolo stendere sul letto.
-Ho
una prova- afferma baciandogli il collo.
Kise
annuisce convinto.
Jean
prima chiede:- L' hai mai fatto con un uomo?
-Non
l' ho mai fatto con nessuno- la risposta è quasi piccata.
Jean
si abbassa di più e sorride contro la sua guancia:- C'
è sempre una prima volta. Vuoi?
-Ti
piaccio?- chiede di nuovo.
-Da
morire- la risposta è la stessa.
-E
sarò l' unico.
-E
sarai l' unico.
Non
può fare a meno di crederci. Vuole e deve crederci con tutte
le sue forze, se ne convince intimamente perchè Aomine non
gli dirà mai di non allontanarsi da lui.
Non
allontanarti da me. O rischio di perderti.
Sono
parole che non saranno mai per lui.
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Olè.
Ce l' ho fatta. Ero particolarmente ispirata -grazie alle vostre
meravigliose recensioni- e mi sono impegnata per scrivere il nuovo
capitolo e postarlo prima di Natale. Spero sia un dono gradito. Auguri
mie adorate fanciulle.
E
per quanto la situazione sembra disperata... lo diventerà
ancora di più! XD
Ma
non temete la forza dell' AoKise è grande e questa ff è una
AoKise.
Per
quanto riguarda il prestavolto
di Jean all'
inizio avevo pensato a un certo personaggio tratto da Hakuoki, poi ho
letteralmente virato e ho scelto Alvaro di Wand of Fortune, giovane,
figo e abbastanza mutevole nell' aspetto -oggi rosso, domani biondo,
mah- comunque mi è piaciuto molto. Spero piaccia anche a
voi. Sotto vi lascio le immagini.
http://static.minitokyo.net/downloads/13/24/571213.jpg
http://static4.wikia.nocookie.net/__cb20131109001508/wand-of-fortune/images/c/cb/Alvaro_Garay_full_862300.jpg
http://images6.fanpop.com/image/photos/34500000/Alvaro-wand-of-fortune-34539720-252-358.png
http://25.media.tumblr.com/2259d221f537ad965e38371af3faf701/tumblr_mncgix8CyH1qilhy0o5_r1_500.png
Che
altro dire?
Buon
Natale a tutti!!!
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
nuovo scandalous
Jean
non gli ha lasciato alternative o vie di scampo quel giorno. Jean
non lo ha lasciato fuggire neppure nei giorni che sono seguiti a quella
prima volta.
E' selvaggio, Jean. Sembra un po' ragno quando lo intrappola in una
tela di illusioni e blandizie cattive e melliflue dall' aspetto
ipnotico. Un giorno sembra che voglia donarti la luna e il giorno dopo
che ti dia a mala pena le briciole sparute di una vaga attenzione.
Un giorno ride e quello dopo grugnisce, si alza alle sei del mattino e
scalerebbe montagne oppure al contrario rimarrebbe per ore tra le
quattro mura della sua casa. E' così Jean.
Così lunatico, così egoista, così
folle.
Kise la prima volta che ha fatto l' amore con lui -o era sesso?- ha
capito perchè ne è incredibilmente incantato.
Jean gli ha ricordato subito Aomine, con quell' aria brusca e un po'
scocciata e i modi del predatore che è pronto a divorarti.
Ma poi ha capito che questa è solo la patina più
superficiale, che oltre c' è un pozzo nero e profondo che ti
risucchia.
Aomine è più istintivo, più
trasparente, poco riflessivo.
Jean mescola emozioni e freddezza in un tutto poco definito, istinto e
razionalità, follia e ragione.
E' un buco nero, Jean.
E non ti lascia scampo.
Eppure Kise non lo ha compreso ancora a fondo, non lo sa. A volte
intuisce qualcosa ma è lontano dal comprendere realmente l'
altro.
Se parlasse con Yuu, con quello vero, col vecchio ragazzo di Jean,
forse capirebbe. Yuu gli direbbe che Jean è un buco nero,
che
è egoista, che ti dà la luna e le briciole del
suo amore.
Jean alterna falsa e stucchevole dolcezza e passione selvaggia nel
sesso. Kise non
immaginava che la sua prima volta sarebbe stata così. Jean
lo ha
ingannato al' inizio accarezzandogli le guance e baciandolo quasi
castamente sulla bocca.
-Il sesso- gli ha detto mentre lo penetrava con una spinta secca- non
è mai dolce o pacato. E' terribilmente selvaggio. Ha la
volgarità che solo l' istinto può dare. E
tuttavia a
volte bisogna ragionarci su- aveva concluso facendolo girare verso di
sè.
Kise aveva incrociato i suoi occhi, rossicci come le foglie d' autunno,
e vi aveva scorto una malizia irrequieta e compiaciuta.
Anche se era la sua prima volta non si era preoccupato di trattarlo
come una statuetta di porcellana, non aveva usato alcun romanticismo,
alcuna cura.
Kise in fondo se lo aspettava, anzi, all' inizio gli era parso
piuttosto strano. Jean era così ingannevole.
Nel tempo passato con lui ha anche capito che Jean non lo avrebbe mai
amato, eppure è come se si impegnasse davvero.
All' inizio il sesso con Jean era terribilmente imbarazzante. Delle
volte Kise si copriva la faccia col braccio, Jean rideva e glielo
spostava.
-Devi essere più sciolto, micio- gli sussurrava.
Una volta si era arrabbiato per quella, a detta sua, eccessiva
pudicizia.
Gli aveva tolto le mani dal volto con rabbia e gli aveva detto
chiaramente che non gli piacevano le verginelle piagnucolone.
Kise lo aveva guardato, stordito e stupito al tempo stesso. Il
più grande aveva
smesso di penetrarlo e si era passato una mano tra i capelli con uno
sbuffo scocciato.
-Smettere ora- aveva iniziato- sarebbe una punizione dolorosa sia per
me che per te. Non ha senso.- aveva guardato Kise con la faccia di chi
sta cercando una soluzione a un problema davvero fastidioso.
-... forse se ti bendassi ti troveresti più a tuo agio?-
aveva chiesto.- o magari girandoti...
E Kise si era sentito inadeguato come non gli accadeva da tempo,
così insignificante come lo era solo nel basket. Con Aomine.
Non si sentiva più un miracolo da parecchio.
-Jean- lo aveva chiamato risoluto- scopami. Ora.
Non sapeva se quella dell' altro fosse una provocazione intenzionale,
una sfida o chissà che altro ma Kise di sicuro non si
sarebbe
tirato indietro, non avrebbe accettato di sentirsi ancora in quel modo,
di sentirsi un incapace.
Dopo quel giorno Jean si era veramente sbizzarrito. Lui insegnava e
Kise, volenteroso e disciplinato, apprendeva abbattendo lentamente ogni
pudore e ogni limite.
Kise, Himuro e Takao hanno compreso di essere legati dallo stesso filo
invisibile, sottile come una tela di ragno, duro come una roccia, puro
come un diamante e al tempo stesso sordito come le acque fangose di una
pozzanghera, ma soprattutto, incomprensibile ai più.
Lo hanno capito alle prime luci dell' alba, quando la notte allo
Scandalous era finita da un' oretta scarsa e la pioggia cadeva
scrosciante da un cielo scuro come la pece, sferzando i loro visi
mentre camminavano col vento contrario.
Lo hanno capito guardandosi con la coda dell' occhio, silenziosi e
desiderosi solo di tornare a casa, al caldo, magari sotto le coperte,
mentre ognuno di loro si chiedeva cosa li avesse portati tutti e tre
insieme nello stesso posto.
Lo hanno capito seduti sul pavimento di un appartamento silenzioso, al
riparo dalla pioggia, dal vento, dai fulmini e dal mondo in generale.
Himuro fino a qualche giorno prima credeva di avere sbagliato a portare
Kise allo Scandalous.
Takao da parte sua si limitava ad affermare che il biondo era grande e
vaccinato, che si
stava solo divertendo come qualsiasi ragazzo della loro età.
Takao è ancora convinto che se Kise sta cambiando non
è
colpa loro ma è una conseguenza dovuta ai problemi che ha,
ad
Aomine, alle prime sconfitte dopo le medie, al fatto di essere il
più debole della Kiseki e compagnia bella. A modo suo sta
cercando di trovare la soluzione a tutti questi problemi.
-Sta scappando- aveva detto Himuro
-E' un diversivo piacevole. Non si può sempre essere seri,
Tatsu-chan- aveva affermato Takao- e comunque non è che
Ryo-chan stia
trascurando i suoi doveri o roba del genere. Sei tu che ti preoccupi
troppo.
Himuro stava per dire qualcosa quando la voce di Murasakibara alle
proprie spalle lo aveva fatto sussultare.
-Muro-chin, che ci fai con lui?
Himuro si era girato lentamente, col cuore che gli batteva a mille,
quasi fosse
stato colto con le mani nel sacco, quasi che Atsushi avesse scoperto il
suo segreto, lo Scandalous.
Alla fine aveva sorriso, cercando di sembrare rilassato. Takao fingeva
noncuranza.
-Parlavamo della partita.
-Ah-ah- aveva fatto Takao- il tuo amico sostiene che ci batterete ma io
gli ho
detto che Shin-chan oggi è particolarmente fortunato.
Murasakibara aveva messo in bocca una patatina annuendo poco convinto:-
Vi
batteremo- aveva detto incolore per poi rivolgersi al compagno di
squadra- Muro-chin,
andiamo a prendere qualcosa alle macchinette, ho ancora fame.
I due giocatori più bassi si erano salutati formalmente,
Takao mentre
li vedeva andare via si era domandato come facesse il centro dello
Yosen a non
essere un grassone.
-Te l' ha detto Akashi-kun?- aveva domandato Himuro
-Cosa? Di vincere?
-Sì. Te lo ha ordinato lui?
-Non sento Aka-chin dalla settimana scorsa. Questa è una
partita amichevole, no?
-Già
Himuro aveva taciuto, Murasakibara intanto inseriva le monetine nella
macchinetta, si
sentiva solo il rumore dello snak che aveva scelto mentre cadeva verso
il basso.
-Sei geloso, Muro-chin?
In risposta gli era arrivata una risatina sommessa e divertita:-
Affatto.
-Non ce n' è motivo. Per me conta solo Muro-chin-
chiarì a scanso di equivoci
Himuro sorrise intenerito:- Grazie, Atsushi. Anche tu sei molto
importante per me.
Il centro dello Yosen aveva esitato ad aprire la sua barretta al
cioccolato:-
Mmm, solo importante?- si era lamentato- c' è qualcuno
più
importante di me?
Himuro lo aveva guardato negli occhi, Murasakibara sembrava sfidarlo a
dire il
contrario, con quell' aria minacciosa che riserva solo agli avversari e
che promette pene infinite.
-Nessuno
Per dare quella risposta in maniera risoluta si era dimenticato di
tutto. Ogni volta che dà una risposta del genere al compagno
si
dimentica di Taiga, di Ryota e Takao. Di Akashi che è
onnipresente nelle loro vite, che se ordinasse ad Atsushi di vincere
contro una qualsiasi squadra, allora Atsushi vincerebbe senza
esitazioni, come se fosse una magia che vanificasse gli sforzi dell'
avversario, anche del più forte.
Himuro fece cadere l' argomento con un sorriso per poi avviarsi verso
gli spogliatoi.
A ben vedere anche lui è finito allo Scandalous per
liberarsi di qualcosa, per fuggire dalla norma. E' scappato allo
Scandalous quando Kagami si è avvicinato troppo a Kuroko
sentendosi un fratello geloso e poi capendo di aver perso quello
status di sua spontanea volontà, già in America.
E'
scappato allo Scandalous quando si è sentito geloso di
Akashi,
per il modo in cui Atsushi gli obbedisce ciecamente. E poi quando
Atsushi ha iniziato a diventare troppo possessivo nei suoi confronti,
soffocandolo e facendolo sentire in una gabbia.
Gelosia. Ricorre spesso nei suoi legami più intimi. Pensare
che
l' ha sempre detestata. Ha sempre pensato che fosse qualcosa che non
gli appartenesse.
In realtà Himuro si è sempre percepito come una
persona
indipendente, persino nei legami e lo ha dimostrato quando
consapevolmente ha abbandonato Taiga ai tempi dello street basket.
Tuttavia i legami con quelle persone sembrano una specie di circolo
vizioso. E
Himuro non è mai stato un santo privo della sua parte di
egoismo.
Odia l' influenza che Akahi ha su Atsushi e vorrebbe che il
center fosse tutto per lui ma al tempo stesso non sopporta la sua
eccessiva possessività. Odia che Taiga abbia legato
così
tanto con Kuroko eppure lui stesso è stato il primo ad
allontanarsi
dall' amico.
Non riesce a trovare una via di mezzo, un compromesso, una pace che lo
rassicuri.
E poi ci sono troppe cose non dette, sentimenti inespressi che cerca di
soffocare.
Non si sente pronto a dirli e allora fugge allo Scandalous dando sfogo
a tutta l' energia in eccesso, ai suoi desideri incontrollabili e alla
frustrazioni per essere completamente libero e fuori controllo per
almeno un breve spazio di tempo.
Forse non dovrebbe preoccuparsi per Kise.
Himuro, Kise e Takao in fondo si sono ritrovati allo Scandalous per lo
stesso malessere di fondo. Himuro lo ha intuito vagamente quel
giorno in cui si scontravano con lo Shutoku, mettendo assieme i pezzi
del loro puzzle a tre. La conversazione con Atsushi,
semplice riconferma dei motivi che lo conducono a Ni-chome,
Atsushi che non sa, che non conosce quella parte di Himuro, tutto
questo è stato illuminante.
La strada per arrivare a casa sua sembrava non finire più.
Per
qualche motivo i loro umori sembravano sotto le scarpe, nonostante la
nottata piacevole appena trascorsa. Persino Takao era più
silenzioso, in quelle ore.
Forse era il cielo nero che ispirava riflessioni più amare,
forse la pioggia che sul viso assomigliava alle lacrime vere, fatto
è che a casa di Himuro dopo essersi asciugati non avevano
nè riso e nè scherzato, non avevano nemmeno
dormito.
Era come se implicitamnte avessero deciso di comune accordo di portare
il loro rapporto a tre a un piano successivo, più alto.
Kise aveva parlato di Aomine, del giorno al campetto, di come lo avesse
baciato e di come Aomine fosse scappato. Aveva detto che con Jean
cercava... non sapeva nemmeno lui cosa cercasse. Forse la
felicità, forse l' amore, forse voleva semplicemente essere
accolto. Si era chiesto se fosse un caso il fatto di essere attratto da
una persona con modi simili a quelli di Aominecchi.
Li aveva guardati cercando una risposta che i due non seppero dargli.
Takao aveva guardato fuori dalla finestra vedendo con gli occhi della
mente qualcosa che decisamante non c' era:- Forse non siamo le persone
adatte a dare risposte. Personalmente evito anche di pormi delle
domande.- aveva riso, con amarezza.
Himuro lo aveva guardato con una dolcezza discreta e delicata,
comprensiva, poi
aveva portato gli occhi su Kise.
Una confessione.
Avrebbero ricordato quell' alba buia come le prime ore
fatte di
confessioni, di piccoli segreti, di paure irrazionali. Quella mattina
si sarebbero resi conto della loro incapacità di affrontare
loro
stessi e chi amano, gli spettri delle loro emozioni.
-Vedi, credo che Takao abbia ragione.
Io non ho consigli o incoraggiamenti da dare. Non è che non
voglia, è che proprio non sono la persona adatta. A dare
risposte, soluzioni... non ci riesco. E' come se fossi inadatto a
trovarle. Ho capito presto che mi piaceva il sesso e la seduzione e la
malizia. Mi piace il sesso. Mi piace. A Los Angeles ho avuto molte
esperienze, sono stato in un sacco di locali, ho provato un po' di
tutto, ho avuto molti compagni.- Himuro aveva ripercorso mentalmente i
giorni di Los Angeles. Le mattinate a scuola, i pomeriggi a fare street
basket, i primi documenti falsi per entrare nei locali notturni. Le
prime mani, quelle di Sean, che scoprivano la sua pelle. E poi i locali
affollati, il fumo di un salotto stretto che gli annebbiava la vista,
il corpo sconosciuto nel buio di una dark room. Aveva vissuto in
maniera frenetica, esagerata. A volte pensava di essersi buttato via
senza sapere nemmeno il perchè.
-In
Giappone pensavo che non sarebbe stato possibile ma poi mi sono accorto
che in fondo il mondo è sempre lo stesso. Troverai uno
Scandalous in qualunque parte del mondo. In quel posto posso fare
quello che voglio. Ma sai quando ci sono arrivato? Quando mi sono
deciso ad andare a Ni-chome? Quando ho visto che il mio fratellino mi
aveva sostituito con un' altra persona e quando mi sono reso conto
dell' enorme influenza di Akashi su Atsuhi e della
possessività
di Atsushi nei miei confronti. Non mi sono mai piaciute le gabbie,
capisci?- aveva sorriso e Kise, che aveva ascoltato con calma e
interesse tutto quel discorso, si era quasi stupito della pacatezza con
cui Himuro parlasse della sua vita. Si era stupito nello scoprire che
quei due ragazzi potessero essere allo Scandalous per un motivo diverso
dal semplice divertimento.
Himuro aveva scosso la testa:- Non riesco a risolvere problemi
così grandi. Ci sono certi rapporti che in qualche modo ti
ingabbiano, che sono dei cerchi senza fine.
-Ma... ma tu sei il fidanzato di Murasakibaracchi?- aveva azzardato
-Fidanzato dici? Credo. Forse sì, forse no. Atsushi non mi
ha
mai detto nulla di così esplicito ma credo che mi ritenga
tale.
Kise aveva deglutito, arrivando a una quasi ovvia conclusione:- Tu
allora lo tradisci. Non ha senso.
Himuro aveva riso:- Te l' ho detto, tra me e Atsushi non c'
è
nulla di così definitivo. E poi...- aveva sospirato- se
dovessi
lasciare tutto questo, se dovessi abbandonare il mio stile di vita...
bhe, credo che lo farei solo se mi ritenessi soddisfatto del rapporto
che ho col mio compagno. Voglio un legame assoluto, voglio tutto.
Capisci che intendo?
-Non... non proprio. Hai detto che Murasakibaracchi è molto
possessivo quindi questo significa che ti vuole bene e parecchio anche.
-Non è solo una questione di affetto. E no, non mi vuole
bene
abbastanza, te lo assicuro.- Himuro aveva guardato il pavimento, poi
aveva detto con uno sbuffo imbarazzato- possiamo smetterla? Di parlare
di me intendo.
-Ah, scusami!
Kise si era sentito vagamente disorientato. Si era sentito disorientato
perchè avvertiva una sorta di sorpresa mista a uno strano
senso
di felicità. Era per quel passo avanti? Perchè
non aveva
mai parlato con nessuno in maniera così intima?
Perchè
Himuro gli aveva mostrato la sfumatura di emozioni che teneva nascoste,
diverse da un sorriso gentile, ma che c' erano, che c' erano e aveva
deciso di condividere con loro?
Himuro si era voltato verso Takao che non aveva più aperto
bocca:- Manchi solo tu- aveva scherzato con un sorriso.
-Io? Io non ho proprio niente da dire.
-Suvvia- lo aveva preso in giro Himuro- quando ti ho visto allo
Scandalous non avrei mai pensato che fossi il tipo. Devi sapere che ho
incontrato Takao-kun la prima volta che è venuto al locale.
Non
aveva trucco o maschera, nulla di nulla.
-In effetti ora che ci penso è stata una vera fortuna che
Tatsu-chan mi abbia visto. Mi ha truccato come ha potuto e ha convinto
Jean a prestarmi qualcosa. Immaginati cosa sarebbe potuto accadere se
qualcuno mi avesse riconosciuto! Non oso nemmeno pensarci.
-Chissà come l' avrebbe presa Midorima-kun?- lo
provocò Himuro.
-Shin-chan?- Takao aveva riso- avrebbe detto qualcosa come "che diavolo
ti salta in mente, nanodayo?" o qualcosa del genere.
-Shin-chan...- aveva ripetuto Kise con leggerezza- Midorimacci deve
tenerci molto a te se ti permette di chiamarlo così. Credo
che
staccherebbe la testa a chiunque altro!
Takao lo aveva guardato come se lo vedesse per la prima volta, poi
aveva sorriso, allegro come al solito:- Non credo proprio. E' che mi
diverto a provocarlo, tutto qui. Credo che si sia rassegnato.
-Midorimacchi che si rassegna?! Vorrai scherzare spero! Non
è proprio da lui.
Takao aveva fatto spallucce:- Quel che è. A me basta
potergli stare accanto.
-E basta?- le parole di Kise erano state un sussurro spontaneo e
sorpreso. Aveva pensato ad
Aomine. Anche a lui all' inizio andava bene potergli stare solo accanto
ma poi...
-E basta- aveva confermato Takao- preferirei buttarmi da un palazzo
piuttosto che non avere più Shin-chan.
Kise lo aveva guardato.
E' drastico aveva pensato.
Ed era assoluto.
Si era chiesto se Murocchi intendesse questo con assolutezza.
Lui allora aveva preferito perdere Aominecchi, aveva realizzato.
Non era stato abbastanza forte, magari anche troppo egoista.
Così egoista da sputargli in faccia tutto quello che provava
come un fiume in piena. Così debole da non riuscire a
stargli
accanto e desiderare il meglio per lui.
Forse il più forte fra tutti e tre era Takao.
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Ciao a tutte, so che volete Aominecchi, lo so. E invece no, prima
questo e poi Aominecchi XD
Scusate il ritardo ma le vacanze sono state davvero piene,
non ho
avuto un attimo per scrivere. Adesso dovrebbero accadere un po' di
cose, anche per questo sono stata lenta nella pubblicazione. Devo
decidere come impostare gli avvenimenti e i prossimi capitoli, mi sa
che dovrò fare una scaletta (odio le scalette) -.-
Mha, vedremo. Ah, notato che si parla di un certo Yuu? Oh, casualmente
il nome di Kise allo Scandalous è Yuu. Casualmente glielo
dà Jean. Casualmente, eh!
Un' altra cosa, scusate se ci sono più errori del
solitò ma non ho avuto il tempo di correggere come avrei
voluto.
Poi qualcuno dovrebbe togliermi una curiosità: Il nome di
Takao è Takao o Kazunari? O_o Non... non riesco a capirlo
anche perchè anche Kazunari è un nome, inoltre di
solito di giapponesi si chiamano per cognome. Però di solito
vedo scritto Kazunari Takao e non il contrario, quindi in teoria
cognome e nome. Aiutatemi voi, belle fanciulle. =D
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