Fino in Fondo...

di jo_gio17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due anni ***
Capitolo 2: *** Stelle di Smeraldo ***
Capitolo 3: *** Promettilo al sole ***
Capitolo 4: *** Cosa prova un cuore di metallo? ***
Capitolo 5: *** La Scelta di un Pirata! ***
Capitolo 6: *** È ora di una nuova Avventura! ***
Capitolo 7: *** Viviamo la nostra vita Fino in Fondo ***
Capitolo 8: *** La Fine ***



Capitolo 1
*** Due anni ***


Ciao a tutti, ho deciso di dedicare un racconto ad una delle mie più grandi passioni, One Piece; da poco mi sono messa al pari con il manga, che trovo davvero eccezionale. Così è nata l'idea per questa storia. Ogni piccolo paragrafo è dedicato ad un componente della ciurma, non ho usato nomi, sta a voi dedurre di chi si sta raccontando. Spero che le mie parole vi facciano vivere qualche emozione. La storia non avrà questa struttura ad ogni capitolo, considerate quindi, questo come un prologo. Buona lettura!
Baci Baci
Jogio


Due anni

 
Due anni. Incredibile, erano passati così tanti giorni che il solo pensiero lo faceva stare male. Non vederla, non poter udire la sua voce. Non toccarla. Due anni passati a girovagare in un inferno fatto di uomini strizzati in minigonne e calze a rete. Il solo poterla guardare di nuovo lo rendeva felice. I capelli le sono cresciuti, i lineamenti del viso cambiati, maturati; i sui occhi però, sempre gemme bellissime, dove perdersi è un onore.

 
Due anni. Un’isola semi-deserta. Un uomo è costretto a cambiare, dopo un’esperienza del genere. La sua unica compagnia; una ragazza fantasma ed il suo nemico. Le sue inseparabili amiche fidate; tre spade. L’unico obiettivo è quello diventare più forte, per se stesso e per il suo capitano. La sola persona che può rendere vero questo sogno, è colui che gli ha lasciato la cicatrice più profonda; quello stesso nemico.

 
Due anni. Cos’è il tempo per un uomo-cyborg ? Quando si vive protetti dal metallo nascosto sotto la propria pelle, lo scorrere delle ore non è una preoccupazione; il vero problema sono le emozioni. Come si possono conservare le sensazioni umane, quando si cerca di superare quel livello di fragilità? Le si esagerano. Ogni cosa felice ti reca più gioia. Ogni cosa triste invece, ti reca più dolore. Ma quando vi entra in gioco l’amore, nessuna di queste regole ha più senso, e ci si rende conto che il ferro, non è abbastanza spesso da difenderti.

 
Due anni. Lontano da tutto e da tutti. Convinto che non sarà il tempo a dividerlo da i suoi compagni. Non può permettersi di perdere nessun’altro; il suo cuore di gomma non lo sopporterebbe. Il dolore gli ha concesso la forza di separarsi da loro, ma è stato l’amore a renderlo più forte. Quel sentimento che lo lega a loro come fossero la sua famiglia; non ne ha mai avuta una, così è stato costretto a trovarsela girovagando per il mare infinito. Ed ora è suo compito difenderla; proteggerla ad ogni costo.
 
 
Due anni. Il tempo di una nuova avventura. Non sarà da sola, mai più. Il ricordo dei suoi amici le scalda l’anima. Non è più il gelo a prendere il sopravvento la notte. Ora è forte, perché sa che anche se non sono fisicamente con lei, non si separeranno mai. “Ci rivedremo presto”; sospira a se stessa guardando il mare dall’isola dei ribelli. “Niente mi terrà lontana da voi”. Urla, mentre una lacrima le riga il viso. Niente mi terrà lontana da Te. Pensa, mentre i suoi occhi si riempiono della sua immagine.

 
Due anni.  Per renderlo diverso; per renderlo migliore. Non dovrà più essere salvato, ora sarà lui a fare la differenza. Non saranno più le sue bugie il suo punto forte. Sarà la sua mira a renderlo grande; il suo ingegno. Lo fa per se stesso e per la sua amata nave, che giace nei fondali marini. Finalmente ha deciso che strada percorrere, è stanco di avere paura. Vuole raggiungere il suo sogno; con le unghie e con i denti.
 
 
Due anni. Per cambiare, per crescere e per imparare. Il solo fatto che esista lo rende speciale ma vuole di più. Voleva diventare un pirata per dimostrare di non essere un mostro; ma come può una bestia, salvare tante vite? Niente di più semplice, studiando e leggendo. Sarebbe ritornato dai suoi amici solo se fosse stato in grado di meritarselo. Dopo ogni battaglia, dopo ogni avventura si sarebbe guadagnato il suo posto ed il loro rispetto. Consapevole di avere già il loro amore.

 
Due anni. Doveva mantenere una promessa. Tracciare la mappa di tutto il mondo, per il nuovo re dei pirati. Per il suo amato capitano. Ad accoglierla fu un’altra isola nel cielo. Decisamente diversa da quella che aveva visitato con la banda. Qui avrebbe lavorato sodo, si sarebbe impegnata al massimo. In fondo era merito suo se lei respirava ancora. La prossima volta, sarebbe stata lei a salvarlo, dal mare e da se stesso, non importa. Per quanto fosse difficile ammetterlo, le onde degli oceani non erano nulla in confronto alla tempesta che custodiva segreta nel suo cuore.
 
 
Due anni. Immortale; come una canzone, come una nota, come il mare stesso. Il successo, la compagnia, la musica; non era più solo. Voleva trasmettere la sua gioia nel solo modo che conosceva; suonando. Le melodie esplodevano dalle corde o dai tasti del suo strumento. Ogni singola vibrazione era un’emozione nuova e conosciuta al tempo stesso, ma niente lo rendeva più felice che suonare per i suoi amici. Avrebbe atteso i suoi nuovi compagni, e sarebbe stato fedele  a loro, per il resto della sua immortalità.

 

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Capitolo 2
*** Stelle di Smeraldo ***


Eccomi finalmente con il secondo capitolo, vi ho detto che la storia sarebbe stata strutturata in modo strano? beh si è così... lo scoprirete, comunque non sarà difficile seguire il filo conduttore del racconto. Sento molto questo capitolo in quanto sono letteralmente innamorata di questa coppia. Spero di riuscire ad emozionarvi.
Baci Baci

Jogio



Stelle di Smeraldo


L’amavo; l’amavo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Più del mio sogno, più delle mie spade e sicuramente, più del mio stesso orgoglio.

 I suoi capelli neri inglobavano la poca luce pallida di quella stretta falce di luna, i suoi occhi verdi invece, brillavano come due piccole stelle lontane. Il buio mi aiuta, cela le mie intenzioni e soprattutto le mie emozioni. L’amore è come un duello, non è detto che chi fa la prima mossa, vinca; l’attacco di sorpresa invece, quello si che funziona. Slaccio la cintura che tiene le mie spade ancorate al mio fianco, per questa battaglia non mi serviranno, le lascio delicatamente a terra, attento a non far rumore. Il resto della ciurma sta dormendo, sul ponte della Sunny ci siamo solo noi due. Robin mi da le spalle, è seduta su un lettino e con lo sguardo interroga le stelle. “Posso farcela” mi dico, mentre muovo il primo passo verso di lei. L’oceano questa notte, culla la Thousand con dolcezza, un leggero soffio di vento tira verso di me, trasportando il suo inconfondibile profumo. Non saprei bene come descriverlo, per me sa di fiori, sa di donna o meglio, sa di lei. Lo respiro a pieno, è proprio questo che mi spinge ad accelerare il passo per raggiungerla.
Sono ad appena un metro dietro di lei e mi blocco. La sua essenza ormai invade l’aria circostante, mi fermo ad ammirarla. Nonostante la brezza leggera, le sue lunghissime gambe sono scoperte, così come le sue braccia. Il suo splendido corpo è avvolto da una leggera camicia da notte, rigorosamente viola. “Bellissima”; non riesco a pensare ad altro e mi lascio andare in un sospiro, ovviamente in quel silenzio, risuona forte come un tuono nell’immensità del cielo sereno. Lei si volta all’istante verso di me, pronta a sferrare il suo attacco.

- Zoro, sei tu. – dice guardandomi con la sua solita calma, la sua voce di seta vibra nell’aria fino ad arrivare al mio orecchio. La guardo dritta negli occhi, annego in quei due smeraldi mentre mi chiedo che senso avrebbe risponderle; il suono delle mie parole rovinerebbe questo splendido momento. Sono ancora in piedi, inerme davanti a tanta bellezza, le mie mani iniziano a tremare, ho deciso; la bacerò.  Farò la mia mossa, senza una parola, senza spiegazioni, lascerò che sia il suono del mio cuore a dirle ciò che provo per lei. Le sue fine sopracciglia si crucciano e si alza con studiata lentezza. La sua espressione interrogativa, mi fa un po’ sorridere; chissà cosa sta pensando in questo momento. La capisco, non sono nella mia migliore forma, sto addirittura sudando, il mio cuore non mi da un secondo di tregua, continua a battere impazzito, sul mio viso non c’è traccia di tutto questo, almeno credo. Lei prende un sospiro, sta per dirmi qualcosa ed io non posso permetterlo così con un passo colmo l’esigua distanza che ci divide. Finalmente riesco a trovare il coraggio di posare le mie labbra sulle sue. Ora non sento più nulla, ad accezione del suo contatto e del suo profumo, una cosa di cui ormai non riesco più a fa a meno.
 Il nostro bacio è perfetto, le nostre bocche sembrano essere state create solo per incastrarsi. Schiudo le labbra, lei mi lascia fare, il suo sapore mi invade, dolce e improvviso. Non trattengo l’impulso di stringere il suo corpo al mio, così la abbraccio e la avvicino a me. Dopo un secondo sento le sue mani sulla mia schiena. Non è possibile, mi sento morire dalla gioia; sta ricambiando il mio bacio, mi sento l’uomo più felice di tutti gli oceani. I nostri battiti suonano all’unisono, così come i nostri fiati corti, la sento gemere leggermente tra le mie braccia; questo mi procura un brivido di piacere. La stringo ancora di più, le nostre lingue si sfiorano con più passione. Vorrei non doverla lasciare mai più, vorrei farla mia per sempre; proprio mentre la mia mente produce questo pensiero, sento le sue morbide labbra allontanarsi dalle mie. Il mio sogno sta per sgretolarsi. Il respiro si regolarizza in un istante, altri brividi percorrono la mia spina dorsale ma questi sono diversi, non sono sintomo di piacere, sono procurati dall’ansia. Dalla paura del dopo. Siamo ancora stretti l’uno all’altra, il calore del suo corpo ancora attaccato al mio mi fa scioccamente sperare; il suo sapore fa ancora impazzire le mie papille gustative. Mi decido a riaprire l’occhio; incredulo di ciò che vedo, lo sbatto più volte. Robin mi sta sorridendo; le sue gote sono più rosee del solito, i suoi occhi ancora più scintillanti. Senza preavviso la sua voce rompe quello strano e delizioso silenzio.

- Ce l’hai fatta finalmente – dice con l’emozione che evidentemente le ha creato un piccolo nodo in gola. È felice, glielo leggo sul volto. Io sono sconvolto, eccitato, innamorato e ormai totalmente disarmato. La mia mente sta volando, inebriata da così tante emozioni insieme che ormai non ragiona più; lasciando così la mia bocca libera di esprimere ciò ha tenuto taciuto per troppo tempo, ciò che il mio cuore davvero sente.

- Ti amo Robin…

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Capitolo 3
*** Promettilo al sole ***


Ciao a tutti, di nuovo. Finalmente ho postato il nuovo capitolo, un nuovo giorno sulla Sunny, un nuovo momento da vivere insieme. Spero che vi piaccia, anche un nasone ha bisogno d'amore ;D
Alla prossima fatemi sapere cosa ne penste di questa coppia!
Baci Baci
Jogio




Promettilo al sole
 
La giornata è splendida, il sole batte forte sulle nostre teste ma nonostante questo, non fa troppo caldo. La Sunny scivola lenta sull’acqua, tranquilla verso la nostra prossima meta. Io sto lavorando sulla mia super fionda da cecchino; quando uno strano verso che proviene dal cielo mi distrae. La mia curiosità mi spinge a guardare subito verso l’alto ma la luce è ancora troppo forte e non riesco a comprendere, vedo solo una grossa ombra. Un piccolo brivido pervade il mio corpo; e se fosse un nemico? Non perdo tempo, mollo tutto, prendo un gran respiro e urlo.

- Ragazzi pericolo, ci attaccano dal cielo!

La frenetica vita sulla nave si ferma. Tutti guardano in su, verso quell’essere misterioso, quell’attimo di silenzio contemplativo viene interrotto dall’assoluta calma di Robin, che non si era scomposta e ancora non aveva lasciato il suo libro.
- Non ha l’aria pericolosa, sembra un uccello.

- Allora possiamo mangiarlo! – deduce risoluto e divertito come al solito Rufy. Quei due anni da solo e la morte del fratello non hanno certo smorzato il suo entusiasmo. Lui è così, forte e spontaneo, per questo è un buon capitano.
Un giorno lo sarò anch’io.

Mi persi in questi pensieri, fu lo schiaffo da parte di Zoro a farmi riprendere.

- Che ti è preso nasone? – ancora non mi ero abituato alla cicatrice sul suo occhio, non ci ha mai voluto dire come se l’è procurata. Zoro non ha bisogno di raccontare bugie per dimostrare quanto vale; continuo a guardarlo senza rispondere, in questo periodo la mia testa ed il mio cuore sono altrove. Per quanto ami i miei amici e per quanto ami la Thousand, mi sento malinconico. – Ehi parlo con te! La paura del volatile ti ha fatto perdere la parola?

Mi stuzzica, come al solito, riesce comunque a strapparmi un sorriso. – Il grande capitan Usop non ha paura di nulla – dopo un secondo aggiungo a voce più bassa – Nemmeno di uno spadaccino dalla testa verde.

Le narici del verde si dilatano e le sue mani corrono subito alla prima katana legata al suo fianco. Il suo aspetto adesso mette ancora più paura di prima ma so che non mi farebbe mai del male. Quindi continuo con il mio sorriso beffardo, facendolo infuriare ancora di più.

- Smettila testa d’alga! Qui stiamo decidendo come cucinarlo.

Il cuoco e le urla del capitano, radunarono tutte le attenzioni su di loro. Far ragionare Rufy su come andava cotto e mangiato l’animale o la carne più in generale era davvero complicato, ma Sanji non demordeva mai. Nemmeno questa volta.

- La carne di quella bestia è fibrosa, non posso friggerla!

- Io lo voglio fritto.

- No, va stufato magari aggiungendo delle patate o delle carote.

L’espressione di Rufy cambiò, come se stesse ragionando davvero su ciò che aveva appena sentito, dopo un secondo anche il cuoco mise su un sorrisetto soddisfatto.

- Va bene Sanji – disse il capitano raddrizzando la testa con quel sorriso enorme che solo un uomo di gomma è in grado di fare. – Puoi friggere anche le patate.

Il volto di Sanji divenne blu dalla rabbia, io scoppiai in una grassa risata mentre il cuoco prese Rufy per il collo ed iniziò a schiaffeggiarlo. Di nuovo la voce di Robin, interruppe quel divertente teatrino.

- Ragazzi, è un uccello viaggiatore; ed è appena atterrato sul ponte. - Tutti gli sguardi, di nuovo, seguirono il dito di Robin che indicava a poppa.

- Presto catturiamolo, voglio mangiarlo! – Rufy si allungò verso l’animale, che sgranò gli occhi e spiccò il volo terrorizzato; come previsto l’uomo di gomma non riuscì a fermare lo slancio e si schiantò contro il legno della nave con un grugnito.
Nami si accosto al capitano con occhi preoccupati ma non lo soccorse e stranamente non gli gridò contro per la sua stupidità. La sua attenzione fu catturata da una cosa bianca a terra.

- È una lettera – disse rigirandosela fra le mani – ed è indirizzata ad Usop.

- Come? A me?

Nami annuì, si avvicinò e me la porse sorridendo. Io ero semplicemente impietrito.

La busta era candida e sul retro c’era proprio scritto il mio nome, in una calligrafia tondeggiante e raffinata. L’uccello era scappato più velocemente di una papera combattente di Alabasta. Mi guardai intorno un po’ stupito, insomma chi poteva mandarmi una lettera. I miei compagni più curiosi di me, finsero di riprendere quello che stavano facendo prima della comparsa dell’animale, forse per concedermi una finta privacy.

Feci qualche passo prima di decidermi ad aprire la busta e leggerne il contenuto.

 
“Mio Carissimo Usop,
So che non avrei dovuto scriverti, non dovrei disturbarti mentre insegui il tuo sogno, ma mi manchi. Volevo farti sapere che sto bene e che ti penso; ogni giorno da quando te ne sei andato.  Spero che tu stia vivendo l’avventura più bella della tua vita, un giorno, spero non troppo lontano in cuor mio, quando tornerai dovrai raccontarmi tutto; proprio come facevi una volta. Mi piacevano quelle storie, anche se erano bugie non mi importava, perché mi facevano davvero stare meglio. Non dimenticherò mai quanto mi sei stato vicino, mi hai salvata e per questo ti sarò debitrice per sempre. Adesso studio medicina, voglio diventare un bravo dottore; ho un sogno anche io e come te, farò di tutto per realizzarlo. Non c’è bisogno che tu mi risponda, ho deciso di scriverti qualche giorno fa. Ho visto il tuo nuovo avviso di taglia, vedere la tua foto mi ha riempito il cuore di gioia. Sei cambiato molto, anche i tuoi occhi sono cambiati, non vedo più la tua paura. Dentro di te vedo un gran coraggio e una gran voglia di combattere e vincere. Un’ultima cosa: guarda il sole e promettimi che tornerai da me. non importa  quando, io ti aspetterò…
Tua Kaya”

 
Non posso crederci, Kaya. La piccola e dolce Kaya, si ricorda di me. I miei occhi si riempirono di lacrime, il mio cuore batte così velocemente che ho paura di morire. Stringo la breve lettera tra le mani e guardo il sole. Lo fisso tanto da far scendere il mio pianto a fiotti. - Tornerò per te, Kaya…te lo prometto – la mia voce, solo un sussurro. Non basta, non è una promessa degna, così urlo più forte che posso, sempre rivolto al sole. – Te lo prometto! Tutti si voltano a guardarmi, forse dicono anche qualcosa, non li sento, non mi importa. Sono triste e felice, mi sento pieno e vuoto allo stesso tempo. Alla fine della mia missione sarei tornato, non più come il ragazzo bugiardo ma come uomo coraggioso e degni di lei.

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Capitolo 4
*** Cosa prova un cuore di metallo? ***


Ciao a tutti! Eccomi con il nuovo capitolo, un po' in ritardo scusate! Grazie a tutti spero comunque che valga l'attesa!
Baci Baci

Jogio

Cosa prova un cuore di metallo?

 
Il pomeriggio sulla mia fantastica Sunny scorre lento, quasi noioso. Per ingannare il tempo cominciai a guardarla; i suoi capelli neri e lucidi riflettono la luce del sole mentre si scalda ai suoi raggi. Robin è strana oggi, non l’ho mai vista così distratta mentre legge un libro. Di solito nemmeno il baccano che riesce a fare Rufy la disturba.  Si vede che il suo pensiero è altrove, ma dove? Vorrei entrare nella sua testa, per sapere a cosa pensa; il mio sciocco cuore meccanico spera che pensi a me, ma non può essere. Anche se sarebbe davvero fantastico.

Mi alzo, questi pensieri non sono per niente Super e mi hanno fatto venire voglia di cola. Raggiungo la cucina e mi infilo nel frigorifero senza badare a Sanji.

- Ehy Franky! Ho fatto della buonissima limonata, lascia perdere la cola.

Il cuoco è sempre sereno e tranquillo quando è lontano da Zoro, o quando Zoro è lontano dalla sua cucina. Gli sorrido prendendo comunque una bottiglia fresca di cola.

- Lo sai Sanji. Niente è meglio della cola!

Lui mi sorride di rimando, prima di accendere la sua sigaretta mi chiede:

- Ti spiace portarne comunque un bicchiere alla dolce Robin?

Il mio viso deve aver assunto un’espressione strana perché Sanji mi guarda storto.

- Se non ti va posso portarle entrambe io, alle mie belle fanciulle – una goccia di sangue fa capolino dal suo naso, cosa avrà in mente?

- No, posso pensarci io a Robin – con uno sguardo mi rendo conto che Nami non è sul ponte, cosa starà tramando il cuoco?
– Dov’è Nami?

La mia domanda fa praticamente esplodere il naso di Sanji, che velocemente afferra uno strofinaccio per fermare l’emorragia. Il suo occhio assume la forma di un cuore e sembra volergli uscire dal cranio, il suo sopracciglio quasi si distende, impressionante.

- La dolce Nami sta facendo il bagno – dice con tono di voce tremolante. Non mi da il tempo di ribattere che prende il vassoio con il bicchiere ed esce dalla cucina quasi saltellando, lanciandomi lo strofinaccio imbevuto del suo sangue. Lo prendo al volo sorridendo, pensare che tutti chiamano me “pervertito”, solo perché vado in giro in slip. Questa scena ha sicuramente giovato al mio umore, una bella sorsata di cola e sono di nuovo…

- Superrrr!

Sciolgo la mia divertente posa e prendo il bicchiere per Robin, una buona scusa per parlarle; la bramosia del cuoco è stata utile, almeno per una volta. Attraverso il ponte con calma. Da una parte ci sono Ciopper e Usop che confabulano qualcosa dall’altra c’è Zoro che si allena e dritto di fronte a me, c’è la mia bella e misteriosa. Mi avvicino a lei con un sorriso sornione, si accorge di me solo quando il mio enorme corpo le copre la luce del sole, facendole ombra. Tira su lo sguardo e io come sempre ne rimango incantato…

- Sanji mi ha chiesto di portarti questa – le dico porgendole il bicchiere – ti ha vista distratta e pensava che fosse per colpa del caldo.

Lei mi sorride, mettendo come sua abitudine la mano davanti alla bocca, un gesto dolce che la fa sembrare una piccola bambina. Il mio cuore si riempie di quell’immagine, mi siedo accanto a lei per goderne a pieno.
- Grazie Franky, forse ha ragione…il caldo – dice prendendo il bicchiere dalle mie mani, ma il suo sguardo non è su di me.

Lei sta guardando Zoro.

Sento il mi corpo che si surriscalda, non è possibile. Sposto incredulo i miei occhi tra Robin e lo spadaccino, non posso ancora credere a ciò che vedo. Il motivo per cui non riesce a leggere è Zoro…Zoro mentre si allena per giunta. Mentre sono perso in questo ragionamento sento una mano di lei posarsi sul mio avambraccio.

- Scusami un momento. – mi dice alzandosi.

Sta andando verso di lui, nessuno osa disturbarlo mentre si allena; ma che sta succedendo?

- Vuoi fare una pausa? – la sua voce suona tranquilla mentre gli passa la limonata.

Incredibile, se non lo avessi visto con i miei occhi non ci avrei mai creduto; Zoro ha lasciato i manubri per bere dal bicchiere di Robin. I loro sguardi si incrociano in modo così intenso da farmi stare male, c’è intesa fra loro, troppa. Una fitta al petto mi riporta alla realtà, un senso di oppressione mi consuma. Non posso stare qui, sento le lacrime spingersi oltre i miei occhi, scappo da quella visione prima che possano scendere, corro a rintanarmi all’interno della Sunny. Nessuno deve vedermi così. Geloso.

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Capitolo 5
*** La Scelta di un Pirata! ***


Lo so, lo so. Ci ho messo un secolo a far uscire il capitolo ma proprio non voleva mostrarmi un finale adeguato! Prima di lasciarvi alla lettura, vorrei dirvi una cosetta sul tempo di narrazione: i capitoli sono in sequenza anche a livello di tempo. Il primo e l'ultimo saranno uguali e con la stessa struttura mentre le oneshot centrali non sono messe a caso, anzi, si svolgono proprio nella sequenza in cui sono pubblicate!
Detto questo vi lascio sperando che il capitolo vi piaccia!

Baci Baci
Jogio


La scelta di un pirata!
 
- Maledette epitassi e maledettissimo Regno di Kamabakka – pensai ad alta voce, mentre mi addentravo sottocoperta. Avevo preparato una bevanda fresca per la mia bellissima Nami che stava facendo il bagno. Ero sicuro che mi avrebbe perdonato, se fossi entrato con quella buonissima limonata ma, anche se non lo avesse fatto, ero certo che la vista sarebbe valsa le torture che certamente sarebbero seguite. La porta rossiccia del bagno era proprio di fronte a me, sentivo l’acqua creata dalle sue nuvole scrociare. Il mio cuore iniziò a pompare il sangue che raggiunse una pressione quasi insopportabile; stavo pregustando il momento in cui l’avrei vista; magari avrebbe potuto chiedermi di unirmi a lei, per ogni evenienza era meglio spegnere la sigaretta. Presi un profondo respiro, mentre immaginavo il seducente corpo della mia bella immerso nell’acqua; posai la mano libera sulle assi di legno che mi separavano da lei. Feci appena un po’ di pressione e la porta cigolò aprendosi quasi completamente. Non ero assolutamente preparato a quell’immagine. Fu come se le forze abbandonarono il mio corpo, i miei muscoli non rispondevano più ai comandi, infatti il vassoio con sopra il bicchiere mi scivolo e cadde rovinosamente a terra fracassandosi. L’altra mano era ancorata alla porta, forse era proprio quell’appiglio a mantenermi ancora in piedi; il potente flusso di sangue che poco prima avevo sentito scorrere nel mio corpo, si era completamente ghiacciato nelle mie vene. La scena era lì, davanti a me, immobile. Nami non era sola nella vasca…con lei c’era Rufy. Lei era appoggiata al petto del capitano, con la testa perfettamente incastrata nell’incavo creato dal collo e lo sterno, i suoi occhi erano socchiusi e la sua bocca accennava un dolce sorriso, mentre lui, a sua volta la stringeva con un braccio, con la mano giocava con le bolle create dal sapone ed il movimento dell’acqua. Appena entrai si girarono verso di me e io potei chiaramente sentire il mio cuore infrangersi, in mille e più pezzi. Loro mi guardavano colpevoli e in silenzio, io di rimando osservavo loro, non avevo parole da dire sentivo un dolore sordo crescere dal profondo del mio corpo. Questo male mi regalò un secondo di lucidità che sfruttai per sottrarmi da quell’insostenibile situazione. Richiusi la porta e fuggii verso la mia stanza. Arrivato lì, al sicuro, chiusi la porta e ci spostai davanti un pesante baule. Sarei voluto sparire, ma non potevo. Mi sdraiai sul letto e cercai di accendermi una sigaretta, fu un’impresa ardua, perché le mie mani non smettevano di tremare. Non riuscivo a pensare ma soprattutto non riuscivo a cancellare dai miei occhi quell’immagine. Quello che vidi non era una coppia unita dall’istinto sessuale, quell’atmosfera e quell’intimità significavano ben altro. Presi una lunga boccata di fumo, come se davvero servisse a risollevarmi. La donna che amavo  era insieme al miglior capitano di tutto l’oceano; la cosa che mi fece infuriare di più, fu proprio questa: non sarei mai stato in grado di odiarli. Mai…

Non riuscii a quantificare quanto tempo passai fermo sul letto, prima di sentire qualcuno bussare alla porta. – Sono occupato – riuscii a dire, con una forza che in quel momento non credevo di avere. Come risposta ricevetti soltanto un colpo ancora più forte; non risposi, non volevo vedere nessuno, tantomeno quella testa d’alga che avrebbe solo peggiorato le cose. Ancora un altro colpo, questa volta però la porta si spalancò ed il baule venne scaraventato dall’altra parte della stanza.

- Rufy… - sobbalzai leggermente. Non ero pronto, qualsiasi cosa mi avrebbe detto, non ero assolutamente pronto.
Lui mi guardò, non stupito come prima, quando li avevo sorpresi. I suoi grandi occhi tondi esprimevano solo tristezza e la sua bocca non era piegata nel suo solito sorriso.

- Tu resterai con noi? – Il suo sguardo era puntato su di me, come se fosse stato in grado di leggermi dentro. – Ti ho chiesto se resterai nella ciurma? – chiese con voce più alta e seria.

Poco prima che irrompesse avrei risposto di no, stavo seriamente pensando di non poterlo sopportare e di andare via, ma vedere sul volto di Rufy quell’espressione triste, mi fece cambiare idea. Amavo Nami, questo era indiscutibile e vederla con un altro uomo mi aveva quasi ucciso, ma non ero morto; perché quell’uomo era il mio capitano. E per quanto fosse stupido, infantile e bellicoso, io mi fidavo di lui. Allora mi chiesi “affideresti ancora la tua vita a quest’uomo? Saresti ancora in grado di navigare sotto la sua bandiera?”

- Si! – Non sarei scappato. Loro sono la mia famiglia e io non desidero altro che vederli contenti. Non mi sarei mai aspettavo di vederli insieme, ma finché si renderanno felici a vicenda, non sarei stato io a distruggere quei sorrisi.
Rufy si girò verso la porta, ma prima di andarsene si girò verso di me ancora una volta, era incredibilmente serio, in quei rari momenti, se sapevi dove guardare, riuscivi a scorgere la sua vera anima, abilmente nascosta sotto il cappello di paglia.

- Grazie…

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Capitolo 6
*** È ora di una nuova Avventura! ***


Proprio così, non vedo l'ora che leggiate a quale avventura io mi riferisca! Questo capitolo è un po' più lungo degli altri spero non vi dispiaccia, dividerlo sarebbe stato proprio un peccato. Ho anche aggiornato prima del solito, mi sono sconvolta da sola. Insomma spero davvero che vi piaccia perchè ci ho lasciato una parte di cuore. A prestissimo (ispirazione permettendo) XD
buona lettura!
Baci Baci

Jogio


È ora di una nuova Avventura!

Passarono un paio di giorni dopo l’incidente del bagno. O così cominciai a chiamare quello spiacevole episodio.  Nonostante ci avesse scoperti, Sanji continuava a comportarsi normalmente. Non una piaga, non una battuta…assolutamente niente. Sarei disposta a  pagare anche una grossa somma in denaro, pur di sapere cosa successe, quando Rufy lo seguì nella stanza. Quando glielo chiesi, lui mi liquidò, con poche parole; “abbiamo solo parlato e forse ho distrutto un baule. A proposito, dovrei ricomprarglielo secondo te?”.

Non mi bastava, in altri momenti non avrei esitato a chiedere spiegazioni a Sanji, ma il solo guardarlo mi rendeva triste e senza dubbio colpevole. Non so perché, in fondo non gli avevo mai fatto credere di avere una possibilità eppure mi sentivo come se l’avessi preso in giro. Continuavo a camminare avanti e indietro per la stanza, travolta dalle mie emozioni, quando la porta si spalancò.

- Nami ti disturbo? - Mi chiese il piccolo e dolce Chopper, fermo sulla soglia.

- No. Dimmi. – Il mio tono risultò acido ma non potevo farci niente. Non mi sentivo nel pieno delle mie forze e soprattutto non riuscivo a riprendere il controllo di me stessa.

- Rufy ha avvistato un’isola, ho pensato che volessi saperlo. – Chopper sembrò non accorgersi della mia risposta sprezzante e mi invitò a seguirlo con un sorriso. Di nuovo mi sentii terribilmente in colpa, lui non centrava niente in questa assurda situazione. Dovevo rinsavire, dovevo riprendere il controllo di me. Altrimenti avrei creato solo altri danni.

Mentre uscivo dalla mia stanza, il sole investì i miei occhi ancora abituati alla penombra, rendendomi cieca per qualche istante, andai così a sbattere contro la schiena di qualcuno.

- Tutto bene mia dolce Nami?

Il mio cuore si gelò, non appena vidi che era stato proprio Sanji a sorreggermi.

- S-s-s-i… – balbettai insicura, ma poi aggiunsi senza pensare e con tono deciso - Mi dispiace…scusami. – Lo guardavo fisso negli occhi, ovviamente non mi riferivo al piccolo scontro. Volevo davvero scusarmi con lui, per tutto. Il biondo sorrise, tenendo ancora stretta la sua sigaretta fra i denti.

- Non è stata colpa tua… - poi abbassò la voce in un sussurro quasi impercettibile, per non farsi sentire dagli altri. –  E nemmeno sua.
I miei occhi si riempirono di stupidissime lacrime, a cui però non diedi il permesso di scendere. Sanji aveva capito. Era davvero un grande uomo e un ancor più grande amico. Una volta che mi allontanai dai lui, cercai con lo sguardo Rufy, come al solito era arrampicato sulla polena, mi stava guardando. Appena i nostri sguardi si incrociarono, il suo viso esplose in un sorriso enorme. Era proprio questo che mi piaceva di lui, la sua spontaneità e la sua capacità di rendere tutto più bello e divertente.

- È ora di una nuova avventura! – urlò senza staccare gli occhi da me. Per tutti gli altri quello sarebbe stato il solito grido del nostro incontenibile capitano, per me, o meglio per noi, significava tutta un'altra cosa.

L’immagine di quel giorno invase la mia memoria…


 
Eravamo sbarcati su un’isoletta semi-deserta, subito dopo la visita all’isola degli uomini pesce, da dove partimmo in fretta e furia; dovevamo sistemare le proviste e la nuova rotta, così decidemmo di comune accordo di fermarci in quella piccola oasi, almeno per un giorno.

Riorganizzammo la Sunny in pochissimo tempo, qualche ora praticamente. Tutti diedero il proprio contributo; Rufy desiderava rimbarcarsi subito, il solito tipo pieno di energie, ma alla fine riuscimmo a convincerlo a riposarsi; saremmo salpati la mattina dopo. Sanji stava preparando la cena, mentre gli altri si erano già riuniti attorno al fuoco a fare baldoria. Solo il nostro capitano era assente.

- Dov’è Rufy? – Chiesi quasi preoccupata. Non era da lui assentarsi mentre gli altri festeggiavano, ero già andata da Sanji e non era nemmeno lì ad aspettare che il cuoco finisse di cucinare, con bava che gli scendeva dalla bocca.

Fu Robin a rispondermi, era incredibile come a quella donna non sfuggisse nulla. – È sulla riva a Sud. Lo vai a chiamare tu? – Quella domanda mi diede l’impressione che nascondesse un qualche tranello. E poi Robin mi aveva ammiccato?

Senza risponderle mi avviai verso la riva. Non fu difficile trovarlo; era sdraiato proprio sul bagnasciuga. Sembrava un’enorme stella marina a quattro punte. Non riuscii a trattenere un risolino, era così dolce nella sua goffaggine, mi avvicinai sempre di più. Stranamente era sveglio, la balza del suo cappello di paglia gli copriva gli occhi, c’era qualcosa di strano in lui. Sembrava triste.

Lo raggiunsi e mi inginocchiai vicino alla sua testa, lui non si mosse ma era impossibile che non mi avesse sentita.

- Ehi Rufy, stai bene? – la mia voce suonò stranamente serena. Non si vedeva spesso il capitano fermo e pensieroso; questi due anni lo avevano cambiato molto, era davvero maturato.

Lui continuò a non rispondermi, ma si tolse il cappello e lo allungò sulla mia testa. I suoi occhi brillavano colpiti dagli ultimi raggi del sole. Quell’espressione e quel gesto mi ricordarono il giorno in cui mi salvò; il cappello di paglia mi stava ancora grande, proprio come allora. Questa volta sul mio viso si dipinse un sorriso più malinconico, Rufy continuava a guardare l’orizzonte con occhi persi. Io me ne stavo lì, con il suo cappello in testa e senza dire una parola, in lontananza si sentivano gli schiamazzi della ciurma che si mischiavano con il lento rumore delle onde. Stava calando la sera, il sole era ormai uno spicchio rosso incandescente sulla linea dell’orizzonte.

- Un giorno ci arriveremo Nami. – La sua voce era calma e bassa, segno evidente che quello era uno dei suoi momenti; attimi in cui lasciava intravedere la sua vera anima, attimi rari come arcobaleni.

- Dove?- chiesi, non volevo che quell’istante di dolcezza finisse.

- Un giorno raggiungeremo l’orizzonte ed è lì che ci aspetterà il vero tesoro – finalmente si alzò a sedere e si rivolse direttamente a me. – Mi accompagnerai vero?

Il suo volto sembrava quello di un bambino, i suoi occhi decisi e sognanti allo stesso momento. – Io ti porterò ovunque tu voglia andare. Sarò sempre e per sempre al tuo fianco. – Non sapevo se sarebbe mai ricapitato un momento del genere, quindi non esitai. Accorciai la distanza che ci separava e posai delicatamente le mie labbra sulle sue.

 Il nostro primo bacio, sentivo il mio cuore che sovrastava ogni altro rumore; il mio capitano rispondeva in modo perfetto ad ogni mio movimento ed il suo sapore mi faceva innamorare di lui ancora una volta. Fu lui il primo a staccarsi, il suo volto era indecifrabile; si alzò in piedi, mi tolse il cappello e mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi. Quando fummo di nuovo uno di fronte all’altra, mi disse quelle parole. Parole che non scorderò mai.

- È ora di una nuova avventura….

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Capitolo 7
*** Viviamo la nostra vita Fino in Fondo ***


Scusate, scusate e ancora scusate! Ci ho messo una vita a pubblicare il capitolo, ma con il mio compleanno e poi le feste di Natale non ho proprio avuto il tempo. Siamo quasi alla fine della storia, quindi vorrei approfittare a dirvi Grazie. Grazie a chi è sempre stato presente, a chi l'ha letta colmo di curiosità e a chi lo ha fatto con scetticismo. Grazie a tutti.
Ps: prometto che non vi farò aspettare molto per il prossimo. Approfitto per Augurare un Buon Anno a tutti!

Baci Baci
Jogio


Viviamo la nostra vita Fino in Fondo

La sera calava inesorabilmente sulla Sunny. Lo strano silenzio invadeva la nave proprio come una tempesta. I volti dei nove compagni erano tirati e le loro bocche serrate, solo i loro cuori battevano all’unisono. Il fuoco emetteva degli annoiati scoppietti, quando finalmente Rufy si decise a parlare.

Erano passati molti anni, dopo innumerevoli sforzi ed avventure, i Mugiwara avevano raggiunto tutti i loro sogni e forse anche di più. Nulla però era paragonabile a ciò che sarebbe successo l’indomani; una seconda Nuova Era bussava alle porte, una seconda guerra era in arrivo.

- Miei amati compagni – si sentiva chiaramente il dolore nelle sue parole, ma sul suo viso era dipinto quell’immancabile sorriso; il sorriso di chi non si arrende mai. – Questa non deve per forza essere la fine. Non per tutti noi. Da questa sera siete liberi di andarvene, non sono più il vostro capitano.

- Ma che stronzate! – lo interruppè Zoro, mentre ingurgitava l’ennesimo bicchiere di sakè.

Robin posando la sua delicata mano sul ginocchio dello spadaccino disse: – Zoro intende dire che non ti abbandoneremo. Tu non lo hai mai fatto.

Dagli occhi di Chopper, di Asop e di Franky sgorgavano calde lacrime mentre annuivano, anche Brook mostrò il suo assenso, intonando una triste canzone. Sanji stava raccogliendo i piatti della cena appena consumata – No… - sussurrò più a sé stesso – Non ti abbandoneremo, non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme.

I suoi occhi si posarono su quelli vacui di Nami. La navigatrice puntava lo sguardo nel vuoto, inebetita e inconsolabile, era seduta accanto al suo amato capitano, non aveva proferito parola per tutta le sera; la paura la stava divorando, ma cercava di essere forte mentre si ripeteva mentalmente che quella non era la fine.

L’espressione di Rufy cambiò visibilmente, era commosso. Alzò il bicchiere al cielo, ormai stracolmo di stelle; - Fino in Fondo! – urlò scrutando ogni suo compagno con immensa gratitudine. Poi il suo volto sparì nel bicchiere. Anche gli altri bevvero, persino Nami si riscosse sentendo quel grido.  Le lacrime alla fine ebbero la meglio. Maledetta guerra e maledetta Marina pensò mentre beveva.

- Domani sarà un gran giorno! – disse Zoro mentre si alzava. Lui e Robin furono i primi a ritirarsi nella loro cabina. Sanji sparì in cucina seguito da Rufy.

Una volta arrivati, il capitano chiuse la porta alle sue spalle. – Devi promettermi una cosa, Sanji.
Il biondo posò i piatti e si voltò verso di lui annuendo.

- Devi promettermi che la proteggerai. – Il suo viso ora era sfigurato dal dolore, ma comunque deciso e risoluto. – Sei l’unico che l’ama quanto me, non lasciarla mai sola.

In quel momento Sanji capì. Rufy avrebbe combattuto davvero fino alla fine, in fondo quella guerra si sarebbe combattuta proprio a causa sua. Come Re dei Pirati, Rufy godeva del rispetto di tutto il mare, ma il suo potere era cresciuto a dismisura; molte delle isole della Rotta Maggiore si erano ribellate ai Marine e si erano inginocchiate a lui, riconoscendolo come unico re. L’intero Governo Mondiale stava collassando, senza l’appoggio del popolo; l’unico modo per porre fine a questa egemonia, era l’omicidio.  In molti furono spediti con la missione di uccidere Rufy e tutti fallirono; la guerra era davvero inevitabile.

- Non la farò morire di fame, lo prometto.

Dopo uno sguardo d’intesa Rufy raggiunse Nami che nel frattempo si era ritirata nella sua stanza. Appena entrò la vide già nel letto, raggomitolata nelle coperte in preda al pianto. Con un balzo la raggiunse quasi travolgendola; avvolse le sue morbide braccia attorno al suo corpo e la portò vicina a sé. Così accucciata al suo petto sembrava proprio una bambina, con una mano le spostò il viso, in modo che i loro occhi potessero incrociarsi.

A quel contatto Nami cominciò a singhiozzare più forte, non riusciva a fermare i tremiti, ad ogni sobbalzo Rufy la stringeva di più. Il loro amore non aveva bisogno di parole, loro erano così… legati da un filo invisibile ed indissolubile.

Dopo un po’, finalmente le lacrime si fermarono, la vicinanza dei loro cuori era riuscita a calmarla. Proprio in quel momento, lui baciò le labbra salate della sua donna. Senza slegare i loro corpi si distesero sulle lenzuola fresche, le loro bocche si facevano sempre più avide e disperate. Di nuovo gli occhi di lei si inumidirono; la paura di perderlo era davvero insostenibile, ma Rufy non ci badò e continuò la loro danza d’amore finché la passione non li consumò entrambi.

Era quasi l’alba, il cielo era nero proprio come il mare. Il contatto tra la loro pelle ancora bruciava, ma i loro istinti si erano placati.
- Non voglio perderti. Non posso perderti. – sibilò Nami, direttamente al cuore del capitano.

- Tu non mi perderai mai, io sarò con te per il resto dell’eternità. – disse accorciando ancora di più la distanza fra loro.

Di nuovo Nami si ritrovò a tentare di fermare il pianto -  Non andare, scappiamo. Non dobbiamo per forza combattere questa guerra. Ti prego… - lo supplicò, anche lei poco convinta.

- Sai bene che non lo farò, io sono il Re dei Pirati. Non mi concedo di arrendermi senza combattere.

- Si lo so… - disse ormai distrutta dalle emozioni -  Fino in Fondo…

 

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Capitolo 8
*** La Fine ***


Ciao a tutti, siamo alla fine di questa storia, è stato davvero bello condividere con voi la mia fantasia. Vorrei ringraziarvi, tutti... perchè senza la vostra presenza non sarei riuscita a concluderla. Come avevo detto quest'ultimo capitolo è legato al primo.
Vi lascio una piccola sorpresa, alla fine :D spero vi piaccia! 
Baci Baci
Jogio






La Fine
 
La fine. Questa è davvero la fine del nostro viaggio. La grande battaglia è stata combattuta. Grazie a lui è di nuovo libera, di nuovo salva; viva. Questo non serve però a fermare le lacrime, non serve a sanare il male che sente dentro. Lei gli ha permesso di morire, ironia della sorte come suo fratello; proteggendo la persona cha amava. Le sue ultime parole le suonano nella testa continuamente. “Vivi per me”. Il viso sorridente, segnato dal dolore delle ferite. Un altro re dei pirati lascia questo schifo di mondo con un sorriso. Non sapendo che un’altra vita, il frutto del loro amore che porta in grembo, segnerà la prossima era.


 
La fine. L’ho promesso al mio capitano, ma non ce n’era bisogno; l’avrei fatto comunque. La proteggerò, qualsiasi cosa accada. Lui sapeva che l’amavo, ma aveva fiducia in me. “Sei l’unico che l’ama quanto me, non lasciarla mai sola”. L’ultima frase che mi disse; per la prima volta nella sua vita, nei suoi occhi c’era il rimpianto. Sapeva che sarebbe morto ma non si è tirato indietro. “Non la farò morire di fame, lo prometto” che frase sciocca, da dire. In quel momento però, era l’unica ad avere un senso.

 
 
La fine. Ha combattuto come mai prima d’ora. Avere un motivo per vivere, l’ha resa più forte. La ferita sul fianco pulsava terribilmente ma le sue spade l’hanno protetta. Non si è mai allontanato troppo da lei, il suo sguardo vigile non l’ha mai abbandonata. Sembra passato un secolo da quando le loro labbra si sono incontrate per la prima volta. Fu lui a fare il primo passo; chi lo avrebbe mai detto che un giorno avrebbe avuto il coraggio di amarla.


 
La fine. Per l’ultima volta, un suo colpo ha fatto la differenza. Per l’ultima volta ha tirato fuori un coraggio che non ha mai pensato di avere. La battaglia era al suo apice, quando il suoi occhi videro per l’ultima volta il mare. Un attacco azzardato; era ferito, stanco ma felice, fiero di se stesso. L’ultimo Dial, ricordo di una vita lontana, lo trasportò nell’inferno dei pirati, insieme a cento dei suoi nemici. Non sarebbe più tornato da lei, non l’avrebbe vista realizzare il suo sogno, con la sua immagine nel cuore morì.

 
 
La fine. Non era il più forte del gruppo e questo lo sapeva. Le lacrime bagnavano il suo dolce muso, tirato per la fatica. Correva da una parte all’altra del campo di battaglia per curare, soccorrere e bendare. Ma i suoi sforzi non riuscirono a salvare la vita di tutti i suoi amici. Era davvero la fine del loro sogno? No, non avrebbe permesso a nessun’altro di morire, era ora di scendere in guerra anche per lui; i suoi nemici avrebbero conosciuto il mostro che celava dentro di se.


 
La fine. Il suo corpo era pieno di ferite, era preoccupato; non per la sua sorte, ma per lei. Di quel bastardo che l’aveva colpita, non rimaneva più nulla. Combattere con lei era una distrazione. Non era riuscito a convincerla ad andarsene, ma non l’avrebbe amata così tanto se non fosse stata così testarda. Se il fato avesse deciso di fargli esalare l’ultimo respiro quel giorno; l’ultima cosa che avrebbe voluto vedere sarebbero stati i suoi occhi di smeraldo. Ma il destino aveva già deciso chi di loro portarsi via; e quella era una ferita che non si sarebbe mai più rimarginata.


 
La fine. La sua sottile spada fendeva i corpi dei nemici. Lui, l’unico essere immortale, sarebbe sopravvissuto. Vedeva i suoi compagni cadere attorno a lui, alcuni non si rialzavano. Se avesse avuto gli occhi, non avrebbe smesso di piangerli nemmeno per un secondo. I suoi amici, non gli avevano solo ridato la vita, gli avevano regalato qualcosa di più grande, qualcosa che non poteva morire, proprio come lui; la speranza.


 
La fine. Chi era davvero il cattivo in questa guerra? I cannoni di ambo le parti sparavano all’impazzata senza mirare. Le modifiche fatte al suo corpo durante gli anni, gli permettevano di evitarli, di sopravvivere. Ma se non li avesse protetti non se lo sarebbe mai perdonato; non si può lasciar morire il proprio amore senza nemmeno provare a salvarlo. Un sentimento non corrisposto, non è meno forte, anzi. Senza pensarci si lanciò tra la coppia e la bordata. L’ultima cosa che sentì fu l’urlo straziante della sua amata; l’ultima cosa che vide però, lo sconvolse. Una lacrima solitaria scendeva dall’unico occhio del verde. Poi, il nulla.

 
 
La fine. Quel giorno, quella guerra avrebbe segnato la sua fine. Lo sapeva, in fondo era lui la causa della battaglia, la sua ciurma, la sua stessa esistenza. La vita gli aveva regalato fin troppo, il suo sogno era divenuto pura realtà. In più aveva trovato l’amore, non ci aveva mai pensato davvero; non lo aveva mai cercato. Forse perché era sempre stata lì, a portata di mano. Lei, bella e pericolosa come il mare ma con un profumo diverso; sapeva di mandarino.  L’amava senza riserve, senza chiedersi perché. Quando vide il pericolo avvicinarsi, il suo istinto prese il sopravvento. Il colpo era andato quasi a segno, quando con il suo corpo le fece scudo. Dopo molti anni finalmente capì, anche suo fratello l’aveva salvato, proprio in quel modo. Dopo anni di sofferenza per la sua morte, si ritrovò nella stessa posizione. Così le sorrise, gli occhi determinati piantati in quelli spalancati di lei. “Vivi per me”. Le disse; poi si accasciò al suolo, segnando la fine di quella guerra.
 






To be Continue…






Un piccolo assaggio del seguito di "Fino in Fondo". Ho appena finito di scrivere il primo capitolo, vorrei tanto incuriosirvi... Il titolo della nuova storia è: "La Fine è solo un Nuovo Inizio". Detto questo approfitto per ringraziarvi ancora e augurarmi di vedervi alla prossima storia.
Baci Baci
 

 

Il mondo era ancora in preda alla resistenza, le isole fedeli al Re dei Pirati cercavano ancora di ribellarsi, ma la marina aveva intrapreso un rigido sistema di punizioni. Dopo la tragedia di Alabasta, otto mesi dopo il Grande Conflitto, le acque si placarono un poco.
 Il sole brillava nel cielo terzo che copriva il Villaggio di Coco, lì la rivolta sembrava non aver attecchito particolarmente; la gente aveva paura e non erano abbastanza forti per contrastare la potente morsa della marina. Quello che una volta era Arlog Park, adesso era la sede di un’accademia per l’addestramento delle nuove reclute:  Marine Park.

Proprio in questo clima di terrore e di disperazione nascerà la nuova speranza.

…Un grido si alzò nell’aria insieme ad una forte imprecazione. – Portatemi da bere! Non ce la faccio! – urlò Nami con tutto il fiato che aveva in gola.
- Non puoi bere, il bambino è ancora dentro. Spingi! – Le urlò di rimando Nojiko.
La rossa le stava praticamente stritolando la mano, ma era la prima volta da quando era tornata che sul suo viso si vedevano delle emozioni. Era un fantasma incinta che si aggirava per i campi di mandarini, non parlava quasi con nessuno, a parte Nojiko e quel suo amico che era venuto con lei.
Finalmente la levatrice fece nascere quella splendida creatura. Nami tirò più di un sospiro di sollievo e allentò gradualmente la sua presa ferrea. Senza parlare allungò le braccia per prendere in braccio il frutto del suo amore, appena vide il suo piccolo e dolce volto si concesse un sorriso, il primo dal suo ritorno a casa. – Ti chiamerò……


 

Jogio

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