Il colore dell'amore

di Hipys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il numero quindici ***
Capitolo 2: *** Dimmi cosa devo fare ***
Capitolo 3: *** Il primo giorno ***
Capitolo 4: *** Non voglio stare qui ***
Capitolo 5: *** Il cattivo ragazzo ***
Capitolo 6: *** Il progetto ***
Capitolo 7: *** Mi sento male ***



Capitolo 1
*** Il numero quindici ***


                                                      Il colore dell'amore
Capitolo 1: 'Il numero quindici'

>>Tutti i miei amici dicono che è un giorno speciale e dovrei  festeggiarlo con una super festa, ma a me non va. Amo le feste ma sinceramente non mi va di festeggiare i miei diciotto anni, non voglio.. loro l’aveva detto<<
-Flash back-
Carlos:  >>Faremo così<< esclamò mio padre con aria superiore
Denise >>Dobbiamo fare così>> continua mia madre assecondando le parole di mio padre
Mia: >>Ma perché?perchè non posso vivere la mia vita come voglio?Parliamo del mio futuro, non voglio diventare un dottore come te papà e tanto meno un giudice come te, mamma<<
Denise: >>Mia, sai che sei una ragazza fortunata? Non ti è mai mancato niente.. hai sempre avuto tutto quello che volevi, tutto quello che si può desiderare sin da piccola<<
Mia:  >>No mamma, qui si parla del mio futuro. Non è uno scherzo! Il mio sogno è quello d…<<
Carlos: >>Per l’amor del cielo non nominare quella professione scadente>> mi interruppe mio padre < Mia:  >>Il mio sogno è quello di diventare una parrucchiera>> continuo io < Mi buttai sul letto e scoppiai in lacrime, nella testa mi rimbombavano quelle maledette parole che mi perseguivano da sempre
‘A diciotto anni comincerai a seguire un corso specialistico per diventare un dottore’
Hanno sempre vinto loro, la scuola che dovevo frequentare e a volte anche gli amici.. Ma questo no, non possono obbligarmi a fare un lavoro che non mi piace
-Fine flash back-
Scossi la testa e scesi le scale. Mi diressi in cucina per fare colazione come tutti i giorni normalmente, ma c’era qualcosa di strano..  >>Di sicuro ci sarà qualcuno in cucina, fantastico<< pensai.
Non avevo manco la voglia di aprire la maniglia della porta, chiusi gli occhi e lo feci a malavoglia
‘Sooorpresaaa’
Mia:  >>Che ci fate qui?<<  dissi io con finta aria sorpresa, non volevo deludersi con una mia faccia imbronciata
Stefan:  >>Augurii principessa<<  mi abbraccia, forse un tantino troppo forte. Ma lui è così, Stef è sempre così con me. Gli voglio un bene dell’anima
Debby: >>Diciotto anni, eh?ormai sei vecchia<< mi da un pugno sulla spalla per poi buttarsi su di me in un abbracciamo, uno dei nostri abbracci.
Dorothy e Alexio non mi dissero niente, rimasero a guardarmi in silenzio. Che avevano? Mi incuriosì e andai da loro
Mia >>E voi due? Non mi venerate?pff è il mio compleanno, inchinatevi a me plebei<<  dissi io in modo scherzoso ai due ragazzi difronte a me.
Dorothy: >>Lo dico io o lo dici tu?<< si diresse verso Alexio che mi guardava con un sorriso strano, tramavano qualcosa quei due.
Alexio: >>Ti lascio l’onore amore mio<<
 Alexio e Debby sono fidanzati da tre anni, si sono conosciuto in una maniera così assurda che avvolte noi tutti li sfottiamo. Ma in quel momento volevo solo sapere cosa stavano tramando quei due.
Dorothy: >>allooooraaaa<<  continua misteriosa accennando il sorrisetto.
Faccio per incitarla a continuare
Dorothy: >>Hai presente il padre di Abel?<<
Io diventai subito rossa, mi era sempre piaciuto Abel ma di questa mia piccola debolezza ne era a conoscenza solo Debby. Lei è la mia migliore amica, lei sa tutto di me e io so tutto di lei. Voglio bene a gli altri ragazzi ma con Debby è diverso, tutto diverso.
Mia: >>Si<< dissi secca cercando di nascondere il rossore creatosi sul mio viso.
Dorothy: >>Ecco, aveva un piccolo appartamento in Via Strud mia madre gioca a golf con la sua e ne parlarono<<
Io ero confusa, che centrava questa storia con me?
Alexio: >>E abbiamo pensato di..<<
Mia: >>Di?..<<
Voglio sapere di cosa si tratta, non ce la faccio più.
Alexio esce un paio di chiavi dalla sua tasca dei jeans >>Ecco benvenuta nel mondo degli adulti Mia<<
Io guardo tutti con la bocca aperta, cosa? Cosa? Una casa? Tutta per me?I ragazzi sapevano che io dopo i miei diciotto anni avrei cercato un piccolo appartamento dove vivere per conto mio. Ma non pensavo che..
Debby: >>Oddio oddio oddio possiamo andare a vedere la casa adesso?<<
Stefan: >>Cavolo e pensare che per i miei diciotto anni mi avete comprato un profumo<<
Scoppiami tutti in una grossa risata
Alexio >>A dir la verità..<<
Mia: >>Cosa?<<
Dorothy: >>Abbiamo detto che abbiamo avuto l’idea, ma..<<
Mia: >>Ma?..<<
Dorothy: >>Questo regalo ti è stato fatto dai tuoi genitori<<
La porta di casa si apre, erano tornati giusto in tempo.
Io cammino a passo svelto verso la porta
Carlos:<>
Stefan sussurra ad Alexio’regalino’
Mia: >>Ma..<< cerco di dire qualcosa.
Denise: >>Andiamo a vedere l’appartamento cara?<<
Mi limitai a fare un cenno di approvazione con la testa.
Eravamo in macchina.
Stavo davvero per vedere la mia nuova e ripeto MIA casa?
Dopo una mezz’oretta di strada arrivammo. Il quartiere è il migliore della città. C’erano due palazzoni uno grigio che sembrava da persone ricche e uno giallino che pareva un Hotel.
Mia: >>Allora, qual è?< Dorothy: >>>Secondo te?<<
Stefan: >>Quello grigio?<<
Alexio: >>Nah, quello giallo<<
Mia: >>Il palazzo giallo?<< 
Debby guardò il palazzo sbalordita
Salimmo le scale che portavano al portone del Palazzo-hotel io sussurrai a Denise’No seriamente, non è un hotel?’ lei mi risposte con una risatina
Il mio appartamento si trovava al quindicesimo piano.
Salimmo con l’ascensore, anch’esso lussuoso
Io guardavo tutto con la bocca aperta.
Finalmente le ante dell’ascensore si aprirono, io seguita dai ragazzi uscimmo come razzi.
Mio padre controllava quale numero fosse la porta.
Carlos: >>Porta numero quindici?<<
Denise: >>Si caro, si<<
Palazzo numero quindici, porta numero quindi. Facile da ricordare.
L’appartamento si presentava con un ampio salone seguito da immense stanze continuai a navigare in quell’enorme casa, era tutto perfetto. Non potevo desiderare casa migliore.
Da domani sarei andata a vivere li, era tutto preparato, ovviamente.
Durante il tragitto verso casa i miei amici ridevano e scherzavano dentro l’auto mentre io mi estraniai guardando fuori dal finestrino. 
Si, era tutto perfetto ma anche questo l’avevano scelto loro, i mobili, il design, la casa, la via..Ero talmente persa tra i miei pensieri che non avevo manco notato che eravamo scesi davanti un pub, no.
Avevano organizzato una festa lì?Ho i jeans e una t-shirt veramente elegante.
Debby: >>Sorpresa?<< disse visibilmente entusiasta
Mia: >>Un po’<< non voglio deludersi, vorrà dire che mi dovrò divertire.
La festa mi prese davvero, e alla fine mi divertì anche io dopo tutto.
Alle tre del mattino ritornai a casa, stanca. Volevo solo coricarmi. 
Ma ad aspettarmi seduti sul divano del salone centrale c’erano i miei genitori.
Mia: >>Ancora svegli?<< dissi con un tono sorpreso 
Mio padre sospirò..
Mia: >>Che c’è?<< dissi con un tono più agitato
Sapevo perfettamente cosa c’era, erano lì per parlami del futuro che loro hanno progettato per me, quel futuro che tanto odiavo.
Denise: >>Siediti cara<< mi fa cenno di sedermi
Mia: >>Mamma..papà… sono stanca, voglio dormire. Ne parliamo domani<< Scappai in camera mia.
Non volevo parlarne sinceramente neanche domani, ma in quel momento volevo solo scappare da quella situazione, scappo sempre alla fine.
Le lacrime cominciano a scendere dal mio viso. M misi davanti alla specchiera mi guardai allo specchio, asciugai le lacrime da quei occhi marroni chiaro che tanto detestavo. I miei capelli rossastri sull’arancione quella sera erano strani, sul biondo. Non era mai capitato. 
Quella notte non riuscì a prendere sonno, pensavo e ripensavo alle parole dei miei genitori, al futuro che mi aspettava.
Riuscirò mai veramente a vivere la mia vita a modo mio e soprattutto riuscirò mai a realizzare il mio sogno?


Spazio autore:
Salve a tutti, questa è la mia prima fan fiction. Ho un paio di idee molto carine per questa storia, spero possa piacervi.
Metterò il secondo capitolo presto.

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Capitolo 2
*** Dimmi cosa devo fare ***


                                                                        Il colore dell'amore
Capitolo 2: 'Dimmi cosa devo fare


‘Quella notte non riuscì a prendere sonno, pensavo e ripensavo alle parole dei miei genitori, al futuro che mi aspettava.
Riuscirò mai veramente a vivere la mia vita a modo mio e soprattutto riuscirò mai a realizzare il mio sogno?’
Passò una settimana io oramai avevo abbastanza ‘confidenza’ con il mio appartamento.
Quella sera sarebbero venute Dorothy e Debby a dormire da me, ma Dorothy si è trovata un inconveniente e non è potuta venire.
Squilla il telefono, sgrano gli occhi in direzione del cellulare posato sul letto, riesco a leggere il nome del mittente prima che il messaggio si togliesse, era Debby.
‘MiaMiaMia sto per arrivare’
Non rispondo e vado nel salone per aspettarla.
Dopo un quarto d’ora finalmente il citofono suona. Io non chiedo manco chi fosse aprì e basta.
Bussano alla porta, stranamente Debby non aveva suonato come fa di solito. Vado ad aprire alla porta e rimango sbalordita dalla figura che mi è difronte.
>> Che ci fai tu qui? << dissi con aria stranita
>> Io.. questo è.. << rispose lui confuso
>> Abel, cosa? << continuai impadronendomi della situazione
>> Scusami, davvero. La cosa è alquanto strana.. << disse lui passandosi una mano dietro al capo.
Ma qual è il suo problema?
>> Dovevo andare all’appartamento numero quindici.. ci dovrebbe abit.. <<
>> No << lo interruppi io >> Qui ci abito io, avrai confuso numero <<
Scoppia a ridere >> Scusami <<
>> Tranquillo << risposi secca.
>> Adesso vado, ci si vede << mi schiaccia l’occhiolino >> Comunque ben a sapersi che abiti qui << Scese le scale in modo silenzioso e veloce.
Chiusi subito la porta, che stupida che sono stata. Sempre fredda.
-
Mia: >> Non riesco ad essere me stessa con i ragazzi che mi piacciono << affermai io a Debby dopo che le raccontai della visita di Abel >> Non so, non so se sono gli occhi verdi o i suoi capelli ricciolini neri che mi fanno impazzire di lui, non so ma.. <<
Debby: >> Ma Mia, devi cercare di essere più socievole. Non puoi mostrarti fredda << cerca di farmi capire lei
Mia: >> Lo so, lo so.. Ma è più forte di me <<
Debby: >> Che poi, tu sei sempre così socievole e simpatica con gli altri, ma con i ragazzi che ti piacciono.. <<
Mia: >> Sembra quasi una barzelletta.. <<
Debby: >> Mia, non preoccuparti << cerca di tirarmi su di morale >> Non è una malattia o chissà cosa.. è un tuo piccolo difettuccio che ti rende insicura <<
Mi limitai a sospirare >> Vado a preparare dei panini << mi diressi verso la cucina mentre Debby rimase sul mio letto.
 
DEBBY’S POV
Mi sdraiai sul lettone di Mia. Lei è andata in cucina a preparare qualcosa da mangiare, l’aspetto qua.
>> Come lo vuoi? << sento una voce gridarmi dalla cucina
>> Solito, prosciutto e mozzarella << risposi urlando verso la porta
>> Vieni è pronto <<
Mi alzai con malavoglia da quel lettone morbido e scesi in cucina.
Presi il panino che c’era sul tavolo e gli diedi un morso. Mia era strana, così cerco di capire cos’avesse.
>> Mia, non mangi? <<
>> Si, scusa stavo pensando.. << disse lei frettolosa
>> A cosa? << l’osservai attentamente io
Mia si morse il labro, non lo faceva quasi mai ma quando accadeva era perché gli frullava qualche idea in testa
>> Ti ascolto << l’incitai a raccontare
Lei diressi i suoi occhi in modo deciso verso di me >> Stamattina in televisione ho visto uno spot pubblicitario, dall’altra parte della città si è appena aperta una sorta di scuola. Ma non è proprio una scuola. Sono dei corsi, cinque mesi di corsi che ti permettono di avere una licenza per fare il parrucchiere, l’estetista o il cuoco.. << finì lei
Io rimasi sbalordita, conosco Mia, la conosco bene. So che è sempre così lei, che lotta sempre per i suoi sogni, ma non andando contro i genitori. E questo sinceramente trasgrediva tutte lo loro leggi.
>> Sai come la penso. Ognuno ha il diritto di far quello che vuole nella sua vita, domani mattina andiamo a iscriverti a questi corsi <<
 
MIA’S POV
Sapevo che mi avrebbe appoggiata, ma non per farmi contenta, no no. Perché lei sa quanto significhi per me fare la parrucchiera. Debby ha sempre dovuto sopportare questa mia passione sin da piccola, le facevo sempre i capelli, ricordo quella volta dove a cinque anni le tagliai la frangetta e per una settimana dovette portare il cappello per non mostrare il gran spazio vuoto che le avevo lasciato.
L’indomani la sveglia suonò alle otto in punto.
>> E’ il gran giorno << disse Debby mezza addormentata >> Ansiosa? <<
>> Si, tantissimo << ero così in ansia che sentivo le mie budella in festa. Avevo tantissima paura, e non so manco di cosa.
Oggi il traffico era più fitto, sarà il destino?
>> Dai, stai tranquilla << cerca di rassicurarmi Debby al volante
Sospirai >> Sono curiosa di vedere questa scuola <<
Dopo un lunghissimo tragitto finalmente arrivammo. Fortunatamente trovammo un posto libero sotto le scalinate di questa scuola.
>> E’ proprio come ho visto in televisione << dissi io mentre scesi dalla macchina seguita da Debby
>> Entriamo << disse lei
Il portone era ancora chiuso, c’era un cartello sopra con scritto:
‘Le iscrizioni saranno effettuate dalle 10.00’
Guardai l’orologio erano le 9.40, mancavano venti minuti.
C’era un enorme folla, tutti volevano iscriversi.. Chissà chi mi sarei ritrovato nei miei corsi.
Debby: >> Guarda Mia, c’è la tabella con i corsi <<
‘Benvenuti nell’istituto Wandesth i nostri corsi sono i seguenti:
-Corso per parrucchieri
-Corso culinario
-Corso estetico.
Tutti i corsi vi daranno la licenza lavorativa.’

Ho ansia, ho tantissima ansia. Controllo l’orologio sono le 9.55 manca poco, veramente poco.
>> Stai tranquilla << cerca di rassicurarmi ancora una volta Debby
C’era tantissimo brusio, dopo un po’ da dentro la porta si poteva scrutare la figura di una donna che si avvicinava sempre di più al portone, stavano per aprire. Tutte le persone che erano lì ad aspettare si affollarono aspettando la povera signora che pian piano apriva la porta.
Controllo l’ultima volta l’orologio sono le 9.59 e sono appena scattate le 10.00 in punto.
Eravamo in fila da ormai mezz’ora, Debby aveva sete e io le consigliai di andare a comprarsi una bottiglia d’acqua al panificio che c’era difronte all’istituto, ma lei non volle. Non voleva lasciarmi sono la, è sempre così lei.
Eravamo in fila per l’iscrizione, Debby mi faceva compagnia e fino all’ultimo mi diceva qualche parola di conforto. Era appena entrato nell’ufficio il ragazzo che era in fila davanti  a me, dopo era il mio turno.
>> Allora hai tutti i documenti? << mi domanda frettolosa Debby
>> Sisi, tranquilla << risposi sicura io
>> Vorrei tanto entrare con te li dentro.. <<
>> Tranquilla, devo entrare solo io.. tu intanto vai a prenderti una bottiglia d’acqua <<
>> Non se ne parla, io rimango qui dietro ad aspettarti <<
Si sentì una porta scricchiolare, il ragazzo era uscito e sembrava un po’ abbattuto.
>> Buona fortuna << mi disse Debby.
Cominciai a camminare verso l’ufficio, mi sentivo strana, l’ansia mi aveva immobilizzato ma per fortuna tutto questo che a me sembrò durare un secolo non durò che un secondo, io mi ricomposi ed entrare nella stanza, c’era una cattedra d’ufficio, ovviamente. Con un uomo di mezz’età in giacca e cravatta seduto
>> Buon giorno << dissi io spontanea sedendomi nella sedia che si trovava dall’altra parte difronte alla cattedra, dovrà essere il preside o una sorta di figura importante in quest’istituto.
>> Salve << disse lui in modo formale.
>> Sono qui per iscrivermi al corso di parrucchieri <<
>> Mi dia i suoi documenti, prego <<
Diedi i miei documenti al signor Aron Nicolosi il direttore dell’Istituto.
>> Benvenuta tra noi << si alzò in piedi e mi diede una stretta di mano formale >> Le lezioni cominceranno lunedì prossimo alle 8.00 ci sarà la prima lezione.Alle 11.00 potrà decidere se restare fino alle 13.00 e continuare a fare un lavoretto magari per conto proprio o andarsene direttamente << mi spiegò lui
>> Va bene, la ringrazio molto signor Nicolosi, a rivederla <<
Uscita dall’ufficio mi ritrovai Debby difronte con aria sclerata, voleva raccontato.
>> Gli ho consegnato i documenti insomma queste cose formali. Ah sai che il direttore va Nicolosi di cognome? <<
>> Nicolosi? << disse Debby >> E’ italiano? << continuò lei
>> Molto probabilmente, comunque le lezioni iniziano lunedì << dissi io dopo che diventai subito cupa
>> Cos’hai? << notò il mio stato d’animo cambiare di colpo Debby
>> Niente, solo che.. <<
>> I tuoi genitori? <<
Aveva centrato il punto.
>> Si.. io, io non so cosa potrebbero pensare << dissi preoccupata
>> Mia. Non farti problemi << disse in modo sicuro lei >> Tu gliel’hai sempre detto a loro che non avevi intensione di diventare un dottore, no? <<
>> Si, questo è vero <<
>> Ecco, allora ti prego Mia, non farti ulteriori problemi <<
>> Ma preferirei che loro non sapessero dell’Istituto, voglio vedere come va <<
>> Va bene, non lo sapranno <<
Quella settimana sembrava non finire mai, eppure era già domenica. Domani avrei iniziato le lezioni, aiuto.
Sentì il telefono squillare, era Stefan.
>> Ehi Mìì che fai? <<
>> Sono davanti alla televisione <<
>> Ti dispiace se vengo un po’ a tenerti compagnia? <<
>> No, affatto, vieni pure <<
 
STEFAN’S POV
Sapevo che mi avrebbe detto così.
Posai il telefono sul letto e andai a sistemarmi i capelli, il ciuffo si era scompigliato, misi un po’ di gel.
Tornai nella mia stanza presi il telefono mi infilai un giacchetto, afferrai le chiavi del motorino, il casco e mi diressi verso casa di Mia.
Suonai il citofono, era strano leggerle ‘Mia Mùller’ lei aprì subito.
L’ascensore era al secondo piano, mi annoiavo ad aspettare e decisi di prenderlo direttamente al secondo piano. Cominciai a correre ma per mia solita sfortuna qualcuno chiamò l’ascensore e mi toccò salire quindici piani a piedi. Dal tredicesimo piano sentivo una risata, una risata familiare, quella di Mia.
>> Cosa ridi? << urlo giocosamente dal quattordicesimo piano affannato
>> Vedi?pigrone se solo avessi chiamato l’ascensore che si trovava al secondo piano << ride di gusto.
Ride con quella bellissima risata che la fa sembrare una bambina, quella risata che adoro.
Feci una smorfia e incrociai le braccia anche questo in modo giocoso, lei scoppia a ridere ancora di più
>> Dai, entra buffone <<
Entrai in quell’enorme appartamento.
>> Vediamo un film? << propone lei
>> Che film hai mammoletta? <<
>> Il tuo film preferito, ma dato che mi hai chiamata mammoletta non lo vediamo << sorrise soddisfatta mentre andava a posare la custodia del mio film preferito
>> Crudele << mi accasciai sul tappeto
>> Dai, povero.. lo vediamo su <<
Io salto da terra e l’abbraccio
 Ride >> Ordiniamo la pizza? << propose lei
>> Si, ordinala ho un certo languorino.<<
Passammo la serata tra chiacchere, scherzi, risati, il film e la pizza.
Quando sono con lei mi sento bene, adoro vederla sorridere, vedere il suo bellissimo sorriso formarsi sul suo bellissimo volto e l’adoro ancor di più quando sorride per me. Non so cosa mi capita ma quando sono con lei tutte le cose cambiano, tutto il mondo prende una piega diversa.
 
MIA’S POV
E’ stata una bellissima serata, Stefan è fantastico il miglior amico che possa esistere. Sapeva che ero in ansia per domani ed è venuto a tenermi compagnia, è un ragazzo d’oro. Con lui sono me stessa, non mi preoccupo di niente. Magari riuscirei ad essere così anche con Abel..
 
L’indomani.
Sono le 7.00 la sveglia suona. Io mi alzo di scatto, stranamente.
Mi preparo sono già le 7.30 è ora di andare..
 

 
Spazio autore:
Come potete vedere il secondo capitolo è un po’ più lungo del primo.
Innanzitutto volevo ringraziarvi per le visualizzazioni e le poche ma buone recensioni.
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensare di questa fan fiction, magari dandomi qualche consiglio.
Aggiorno presto.

 

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Capitolo 3
*** Il primo giorno ***


                                       Il colore dell'amore
Capitolo 3: 'Il primo giorno'

‘L’indomani.
Sono le 7.00 la sveglia suona. Io mi alzo di scatto, stranamente.
Mi preparo sono già le 7.30 è ora di andare..’
Mi ritrovo davanti all’enorme cancello dell’Istituto, noto una ragazza messa lateralmente vicino ad una macchina grigia sportiva. Quella ragazza mi incuriosiva tantissimo, stava ferma lì a guardare in cancello dell’entrata spaventata, quasi più spaventata di me. Lei mi nota e mi sorride io ricambio. Sento la campanella suonare e comincio a salire le scale, mi sento alle superiori, alle medie.. alle elementari. Mi sento una bambina che va a scuola per la prima volta. Mi dirigo verso la segreteria per chiedere in quale aula si svolgeva la mia lezione.
>> Scusi << dissi io quasi impacciata alla donna dietro lo sportellino della segreteria
>> Quale corso cerchi? << mi disse lei frettolosa
>> Parrucchiere << risposi io secca
>> Ah, aula numero quindici al terzo piano << finisce lei
Credo che il numero quindici mi stia perseguitando un tantino in quest’ultimo periodo. Ma dai, proviamo a prenderlo come un buon segno.
Arrivai al terzo piano prendendo le scale, scrutavo il numero delle aule impaziente di trovare la mia. Eccola, finalmente, aula numero quindici. Faccio un sospiro ed entro, l’aula non è per niente come l’immaginavo, niente lavagna, cattedra, banchi. Solo sedie. Mi diressi verso una sedia libera accanto ad una ragazza con i capelli neri dall’aria simpatica.
>> Ciao << disse lei confidenzialmente
>> Ciao << risposi io
>> Come ti chiami? Io sono Carin <<
>> Mia, mi chiamo Mia <<
La ragazza mi scruta dalla testa ai piedi, cosa che odiavo.
>> Quanti anni hai? << cerca di continuare ad attirare l’attenzione verso di me
>> Diciotto, tu? << domandai io
>> Tra poche settimane anch’io faccio diciotto anni, non vedo l’ora. Ho sempre sognato i miei diciotto anni << sorrise
Io mi limitai a ricambiare il sorriso dopo che nell’aula entrò un uomo che poteva avere massimo una trentina d’anni, capelli crespi e neri.
>> Benvenuti. Io sono il vostro professore, mi chiamo Emanuel. Non preoccupatevi per la stanza poco attrezzata nel pomeriggio arriveranno tutte le strutture che ci serviranno per lavorare <<
>> Come mai non ci sono? << chiese un ragazzo seduto dietro di me
>> Mmhh, ricordami il tuo nome? << disse il professore indicando con la matita il biondino dietro di me
>> Ralf signore <<
>> Ecco Ralf, bella domanda. Comunque è il primo giorno pensi che vi avrei messo a lavare teste di bambole oggi? <<
Tutta la classe ride.
>> No signore << conclude Ralf evidentemente vergognato.
La giornata continua bene, ho parlato con un secco di ragazzi e ragazze e mi sono anche fatta notare dal professore. Per oggi abbiamo usato la giornata per conoscerci e per vedere il programma che dovremmo fare in questi cinque mesi di studio.
>> Bene ragazzi, per oggi è tutto. Ci vediamo domani <<
Tutti cominciano ad uscire dall’aula.
Sto per tornare a casa quando vado a controllare il telefono che stava scoppiando. Dieci messaggi e otto chiamate persone.
‘ Devi assolutamente raccontarmi tutto, sono in ansia ’ –Debby
‘ Che succede? Che ti dicono? Hai fatto amicizia? Ti stai annoiando? Ti stai divertendo? ’ –Debby
‘ Ehi Mia non preoccuparti andrà tutto bene, buona fortuna ’ –Dorothy
‘ Stai tranquilla andrà tutto bene, fammi sapere mi raccomando ’ -Alexio
‘ Wooo sono le 8.40 di sicuro sarai la dentro ’ –Stefan
‘ Sono le 9.30 sarai ancora la dentro ’ –Stefan
‘ Okay sono ancora le 10.03 e sarai ancora la dentro ’ –Stefan
‘ Tra pochi minuti dovresti uscire, che è successo? Raccontami tutto. TUTTO ’ –Stefan
‘ Chiamami ’ –Debby
‘ Oddio sto impazzendo, com’è andata? ’ –Debby

Io sorrido nel vedere i messaggi e chiamo i ragazzi e gli racconto tutto.
Sono le 13.20 meglio che mi affretti ad andare in rosticceria per prendere qualcosa da mangiare, mi secco oggi a cucinare.
 
 
 
MILANO, ITALIA.
GABRIEL’S POV
>> Non sappiamo più che pesci prendere con suo figlio << disse quella stronza della preside a mia madre che mi guardava con aria severa
>> Le giuro, tutto questo non continuerà ancora per molto..’ disse mia madre.
Pff come se bastassero le sue misere parole per farmi cambiare.
Io sono così, nessuno può cambiarmi.
>> Signora, questa è la terza volta che suo figlio pesta uno studente o che lo minaccia. Se non riesce lei potremmo.. <<
Potremmo cosa brutta befana? Ho quasi vent’anni non parlare di me come se fossi un quindicenne disagiato.
Uscimmo per l’ennesima volta dall’ufficio della preside, solita routine, solito rimprovero, solito ricatto. Già sono preparato.
Durante il tragitto in macchina, come sempre mia madre mi fa la solita e noiosa ramanzina
>> Gabriel ti rendi conto di quello che fai? Ti rendi conto che pestare o maltrattare compagni non è.. <<
Mi secco anche ad ascoltarla, ma adesso continua.. e continuerà anche a casa, e comincerà anche mio padre. Che palle.
Per tutto il viaggio in auto lei si sgolava parlando da sola dato che non veniva ascoltata.
Scendo dalla macchina frettoloso e corro verso la porta di casa. Entro in casa e scappo su in camera mia. Mi buttai sul letto e accesi le cuffie, solita musica metallara, solita canzone.
Sento dei passi, stanno salendo. Mio padre entra senza manco bussare accompagnato da mia madre, chi l’avrebbe mai detto? Solita scena.
>> Gabriel BASTA <<
Sgranai gli occhi
>> Abbiamo chiamato lo zio.. << disse mia madre
>> Zio? << dissi io cercando di capire
>> Si, zio. Ti avevamo avvisato Gabriel che alla prossima bravata che commettevi ti avremmo spedito in Germania a vivere con mio fratello, tuo zio Aron << spiegò mio padre
Io scoppiai in una risata fragorosa >> Ho quasi vent’anni, sono maggiorenne e voi cercate di spaventarmi con queste cazzate? << continuai a ridere io
>> Non ti definire grande, sei ancora un moccioso che fa cose dei bambini della materna, Gabriel << disse mia madre
>> Io non andrò mai in Germania, odio Amburgo, odio i tedeschi << finì io
>> Mi dispiace figliolo, le abbiamo provate tutte. Ma tu non.. << disse mio padre
>> Abbiamo appena prenotato i biglietti aerei telefonicamente, giovedì partirai <<
Giovedì? Dopodomani? Ma anche no.
>> Smettetela con queste minchiate << dico io dopo che mi butto sul letto e li caccio via dalla mia stanza.
Mi addormentai al mio risveglio erano già le 20.00 controllai il telefono e trovai un messaggio di Federica
‘ Stronzo sono le 17.00 ti sto ancora aspettando, grazie per la bidonata colossale. Ciao. ’
Cazzo, l’avevo scordato, cerco di spiegarle
‘ Scusa, mi ero addormentato ’ le mandai io
‘ E si vede che grande interesse avevi di vedermi, wow grande ’ rispose subito lei
‘ Dove sei? ’ chiesi io
‘ A casa.. Credevi che ti avrei aspettato ancora fino alle otto? ’
‘ No. Usciamo? ’ proposi io
‘ No ’ disse lei
‘ Perché? ’ domandai
‘ Perché mi secco, dovevamo vederci oggi Gabriel ’
‘ I miei hanno rotto e mi sono addormentato nervoso ’
‘ Non me ne fotte, ciao ’
Non le rispondo più, è così acida. Non so perché sto ancora con lei, non la amo e sinceramente credo di non averla mai amata. Ma non posso restare single, no. Vabbè tanto lei è così troia che non gliene fotte, non credo che mi ami.
I miei amici dicono che siamo la coppia più bella di tutte, io manco coppia definisco la mia relazione con lei. Ora che ci penso io non credo di essere mai stato innamorato, credo che l’amore sia per le persone deboli, e io non sono debole.
Scendo giù e mi faccio un panino.
Trovo mio padre in cucina, volevo evitarlo ma..
>> Gabriel, figliolo. Non volevo che finisse così <<
>> Non me ne frega, dovrò andare ad Amburgo ma vedrai che accadrà. Zio Aron non riuscirà a sopportarmi e mi rimanderà subito a casa, insomma, non riuscite a sopportarmi voi che siete i miei genitori.. <<
>> Gabriel, devi capire il tuo errore, io e mamma siamo sicuri che stando un paio di mesi ad Amburgo ti cambierà, sai?lo zio ha di recente aperto un Istituto, potresti dargli una mano.. <<
>> Farò solo casini già lo so <<
>> Gabriel ti prego, provaci <<
 
 
GERMANIA, AMBURGO.
MIA’S POV
Sono le 22.55 tra poco vado a letto, è stata una bella giornata.
Punto la sveglia alle 6.30 per domani, scelgo i vestiti da indossare e poi mi corico.
Arriva una chiamata, vedo che è Stefan e rispondo subito
‘ Ehi Steffo ’ dissi io
‘ Mia che stai facendo? ‘
‘ Sono nel letto, tra poco credo di addormentarmi ’
‘ Oddio ti ho svegliato? ’
‘ No ’ rido ‘Sciocco stai tranquillo, sono ancora sveglia’
‘ Ahh menomale ’
‘ Tu piuttosto perché hai chiamato? Qualcosa da dirmi? ’
‘ Niente, volevo darti la buonanotte. Allora buonanotte ’
Rido ‘ Buonanotte ‘
Chiusa la telefonata piacevole con Stefano mi addormentai subito.
 
STEFAN’S POV
Chiusi il telefono e lo portai al cuore. Non so cosa mi stia succedendo ma in questo periodo mi basta solo nominare il nome di Mia per cominciare a tremare come un deficiente, io le voglio un mondo di bene. La conosco da una vita, credo sia per questo..
 
MIA’S POV
La sveglia suona, sono esattamente le 6.30 mi preparo e alle 7.30 sono sveglia, mi sa che è un tantino presto.
Mi avvio verso l’istituto.
Arrivai alle 7.50 tra dieci minuti aprono il cancello, decido di passare prima a prendere un panino che avrei mangiato appena sarei uscita, alle 13.00 c’è sempre folla.
>> Buongiorno << dico io cercando di trovare qualcuno
>> Ciao << sbuca un ragazzo moro da sotto il bancone dei salumi
Io sorrisi
>> Ciao, potresti farmi un panino con il prosciutto e il formaggio? <<
>> Subito <<
Il ragazzo era tanto gentile, esco dal panificio e noto che sono le 7.59 corro verso il cancello che stava per essere aperto.
Entro in classe e noto che dall’ultimo banco Carin mi faceva cenno di avvicinarmi. Oh i banchi, ora si che è una classe normale.
Sopra i banchi ci sono delle teste di manichino e dei prodotti per capelli, credevo che prima avessimo fatto un po’ di teoria prima di passare alla pratica.
Entra il professore
>> Salve ragazzi <<
>> Salve << rispondono tutti in coro
>> Allora, non fatevi ingannare dagli oggetti posizionati sui vostri banchi. Prima dobbiamo fare un po’ di teoria << spiega lui indicando con la sua matita i banchi, credo sia un’abitudine.
>> Allora perché sono qua? << rispose Ralf.
Tutti scoppiamo in una grossa risata.
>> Ehi, ciao Ralf come stai? << disse in modo giocoso il professore
>> Bene. Lei? << continuò Ralf
Tutti ridevano
>> Bene grazie. Comunque ragazzi << cerca di ricomporre la classe >> Rispondo alla domanda del vostro compagno << disse mentre indicava Ralf con la matita, basta è ufficiale. E’ un vizio >> Oggi è la prima lezione e vi spiegherò come fare una semplice acconciatura, e vi farò vedere quali prodotti dovrete usare <<
La lezione era stata molto interessante. Salutai Carin e mi avviai verso casa, quando mi squillò il telefono: Era mia madre
>> Mamma? << dissi io
>> Dove sei? << chiese mia madre
Cominciai a sudare.
>> Fuori, perché? << domandai io
>> Niente cara, domani ti andrebbe di venire a pranzo a casa? << mi chiese lei
>> D’accordo mamma, domani vengo <<
Appena chiusi la telefonata con mia madre mi rattristai.
Andai a casa, aprì la borsa e mi ricordai del panino comprato stamattina, lo presi e lo mangiai. Pensavo e ripensavo ai miei genitori mi avranno invitata sicuramente per parlare della loro stupida idea, penso all’istituto e ai miei genitori che non sanno niente. Cosa accadrebbe se lo venissero a sapere? Mi domandai tra me e me.
Controllo l’orologio, sono le 15.30 come vola il tempo in questi giorni…
 
 
Spazio autore:
Salve a tutti, ecco il terzo capitolo spero davvero che vi piaccia.
Vi invito ancora una volta a lasciare qualche recensione, sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensate..
Aggiorno presto.

 

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Capitolo 4
*** Non voglio stare qui ***


                                                                        il Il colore dell'amore
Capitolo 4: 'Non voglio stare qui'

‘Andai a casa, aprì la borsa e mi ricordai del panino comprato stamattina, lo presi e lo mangiai. Pensavo e ripensavo ai miei genitori mi avranno invitata sicuramente per parlare della loro stupida idea, penso all’istituto e ai miei genitori che non sanno niente. Cosa accadrebbe se lo venissero a sapere? Mi domandai tra me e me.
Controllo l’orologio, sono le 15.30 come vola il tempo in questi giorni…’
Sono ancora le 16.50 oggi mi sto annoiando da matti, mi stiro nel letto per riuscire a prendere il telefono che stava sul comò. Decido di chiamare Debby e chiederle se le andasse di andare in centro con me. Il telefono squilla tre volte prima che lei rispondesse
>> Ehi << risponde lei con sottofondo un casino assurdo
>> Dove sei? << domandai io
>> A casa di Simon <<
>> A casa di Simon? Che ci fai lì? <<
>> Sto facendo la baby sitter a sua sorella <<
>> Come mai? << domandai io
>> Scusa Mia, non posso parlare ti chiamo più tardi io << mi rispose dopo che riattacca.
Perché stava facendo la baby sitter alla sorella di Simon? Comunque sia, io voglio ancora uscire così provai a chiamare Dorothy
>> Ehi Dorothy, come stai? << chiesi io subito dopo che lei rispose alla telefonata
>> Ciao Mia, tutto bene. Tu? Andata bene oggi a quel corso? << domandò lei
>> Si tutto bene, grazie, senti.. Dove sei? << chiesi io sperando come risposta un ‘ mi annoio a casa ‘
>> Aspetto Alexio, oggi andiamo allo Zoo insieme <<
>> Ahh che bello, allora ti lascio preparare in pace. Ciao <<
Oggi non è proprio giornata, ma io voglio davvero andare in centro.
Mi squillò il telefono, era Stefan
>> Ehi Mia <<
>> Steffo… <<
>> Cosa stai facendo? <<
>> Cercavo di uscire, ma oggi sono tutti impegnati.. <<
>> Io non sono impegnato, passo a prenderti tra mezz’ora? <<
>> Affare fatto <<
Un angelo caduto dal cielo, come se lo sapesse. Steffo è un grande
Sono le 18.00 Stefano è appena arrivato sotto casa mia con il suo motorino, io scendo con l’ascensore.
>> Ciao Mia << disse lui sorridendo calorosamente dopo avermi vista arrivare
>> Ciao Steffo <<
>> Monta su << disse poggiandomi delicatamente il casco, io lo misi e partimmo.
>> Dove andiamo? << mi chiese lui
>> Voglio andare in centro << risposi io sicura
>> Precisamente dove signorina? <<
Io risi
>> Centro commerciale, signorino <<
 
 
 
 
MILANO, ITALIA
GABRIEL’S POV
Sono le 18.30 la valigia è sul letto, io non riesco a trattenermi. Esco via di casa sbattendo la porta molto forte. Corro verso il mio solito posto, ormai quell’albero nascosto nella parte più remota del boschetto vicino casa mi conosce. Vengo sempre qui quando tutti rompono i coglioni, o quando io ho bisogno di calmarmi.
‘ Domani partirò e ancora non ho avvisato nessuno ‘ pensai guardando il mio telefono.
Non so per quanto tempo mio zio riuscirò a sopportarmi, spero non tanto, non voglio starmene per lungo tempo in quella merda d’Amburgo. Non so perché ma qualcosa dentro di me mi spingeva a odiare quella città, forse per quello che è successo tempo fa…
 
 
 
 
AMBURGO, GERMANIA.
MIA’S POV
E’ stata davvero una bellissima serata, mi diverto davvero molto con Stefan, lui è il mio migliore amico. Riesce sempre a farmi sorride, qualsiasi cosa accade, anche quando devo andare a pranzare dai miei.. L’avevo quasi scordato.
>> Mia che hai? Ti vedo preoccupata.. << mi chiese Stefan guardandomi.
Eravamo sulla soglia della mia porta, mi aveva accompagnato fin lì.. non volevo scomodarlo ancora, ma non riuscivo a trattenermi..
>> Mia, che succede? << insiste lui
>> Domani devo andare a pranzo dai miei.. <<
Ci fu un minuti di silenzio. Stefan sapeva cosa chiedevano da me i miei genitori, sapeva la mia situazione..
>> Non preoccuparti, fino a prova contraria loro non possono costringerti << mi guardò fisso >> Però ti ci vedo come dottore << scherzò lui
Entrambi scoppiammo a ridere.
Stefan era così, sapeva strapparmi un sorriso in qualsiasi situazioni, anche le peggiori, come in questo caso..
>> Scemo << gli diedi una pacca sulla spalla
>> Sono le 21.30 è tardi, meglio che vada << disse lui dandomi un tenero bacio sulla guancia sinistra >> A domani, e buona fortuna per il pranzo <<
>> A domani << chiusi la porta e mi buttai sul divano, ero esausta. Senza rendermene conto mi addormentai.
Alle 22.01 mi svegliai, ero stanca ma non potevo rimanere sul divano e soprattutto non potevo non cenare, allora anche se con poca volontà mi diressi verso la cucina e preparai un po’ di pasta. Dopodichè mi infilai il pigiama, puntai la sveglia alle 6.30 e mi misi nel letto e mi addormentai.
 
 
 
MILANO, ITALIA
GABRIEL’S POV
Aprì l’occhio destro tenendo il sinistro socchiuso per via della fastidiosa luce che entrava nella mia stanza dalla finestra, infilai la testa sotto la coperta per sfuggire a quei fastidiosi raggi. Sentì un rumore provenire dalle scale, qualcuno stava salendo.
Entrò mia madre di fretta
>> Sono le 6.10 alzati, per le 7.20 dovremmo essere in aeroporto <<
Balzai dal letto, non avevo niente da obbiettare, non sarebbe servito comunque..
Sono le 6.50 l’aereo partiva alle 8.00 in punto, Amburgo non dista molto da Milano anche se sembra dall’altra parte del mondo, ci sono solo trentacinque minuti di volo. Non so come descrivere sto cazzo di momento, non bene però. Io ad Amburgo? che cosa squallida.. Odio quella città, la odio con tutto me stesso.
Finito il Check-in mi misi ad aspettare l’aereo.
Erano le 8.02 finalmente quel cazzone che stava lì fermo chiese i documenti per poi farci salire sull’aereo.
 
 
 
 
AMBURGO, GERMANIA.
MIA’S POV
Entrai nell’aula, oggi il professore sarebbe mancato, che peccato.
>> Menomale << mi disse Carin che stava vicino a me >> Dico, menomale che manca il professore << io la guardai stranita, come poteva dire una cosa del genere? Manco se fossimo alle superiori.. i
>> Mia << mi chiamò Nina
>> Dimmi << dissi io girandomi di scatto verso la ragazza rossa che stava dietro di me, accanto a Ralf.
>> Volevo solo dirti che ti è caduto questo, eccolo << mi porge il mio pacco di fazzoletti
>> Grazie << li prendo e mi rigiro
>> Ma ora che facciamo?? << disse Ralf rumorosamente
>> Andiamo a chiedere in presidenza, il direttore Aron saprà sistemare questa situazione << aggiunse Zara
>> Chi va? << disse Ralf
Tutti lo guardammo e poi scoppiammo a ridere
>> Okay, vado io.. << disse in modo scherzoso
ARON’S POV
Tra poco un taxi lo porterà qui, mio fratello Aldo mi ha detto che Gabriel è un ragazzo irrequieto, io non lo ricordo così sinceramente, l’ultima volta che l’ho visto aveva tredici anni..
Bidella: Signor Nicolosi è arrivato suo nipote..
GABRIEL’S POV
Una tipa credo sia la bidella mi ha portato in una stanza enorme, ho appena visto mio zio dopo un paio d’anni, non è cambiato affatto.
>> Ciao Gabriel << disse lui calorosamente
>> Ciao.. << risposi freddamente e scazzatamente
>> Allora, com’è andato il viaggio? << mi domandò
>> Poteva andare meglio se la destinazione non era Amburgo <<
Lui mi guardò >> E dove ti sarebbe piaciuto andare? <<
La conversazione viene interrotta da un tipo biondo che entrò nella stanza.
>> Ssscusi << disse il tipo
>> Salve, lei è? << domandò mio zio
>> Sono Ralf, vengo dal corso di parrucchieri del terzo piano, aula numero quindici signore <<
Non riuscì a trattenere la risata e scoppiai a ridere il tipo mi guardò male >> Parrucchieri?? << dissi continuando a ridere
>> Si, cosa c’è di strano? << rispose il tipo alzando la voce infastidendomi
>> I parrucchieri maschi.. Sono ridicoli << aggiunsi io
>> E sentiamo un po’, tu cosa studi? << Pensava che ero un alunno
>> Io non studio in quest’Istituto, deficiente <<
>> Adesso basta! << alzò la voce mio zio >> Gabriel smettila. Cosa doveva chiedermi signor Ralf? <<
Il tipo spostò il suo sguardo da me e lo poggiò verso mio zio >> Nella nostra aula signore, manca il professore <<
>> Qual è il vostro professore? << domandò mio zio
>> Il professor Emanuel <<
>> Ahh giusto giusto, oggi il signor Taky aveva un appuntamento e non è potuto venire a fare lezione, non si preoccupi manderò un supplente e mi scusi per l’inconveniente <<
Il tipo lasciò la stanza.
>> Gabriel, non trattare così i miei alunni << disse il modo severo mio zio
>> A te sembra normale? <<
>> Gabriel, smettila. Adesso io vado a vedere se c’è un professore che può fare supplenza in quella classe. Tu aspettami qui.
Mio zio uscì dalla stanza. Aspettai un paio di minuti e poi uscì anch’ìo per andare in giro.
Io ero il nipote del direttore avrei potuto fare quel che cazzo mi pare, non è così? Io pensavo di si.
Andai al primo piano, c’era una casino enorme di stronzi che ridevano e scherzavano, mi davano la nausea. Dopo un po’ venne una ragazza dietro di me.
>> Cosa stai cercando? << disse guardandomi dalla testa ai piedi
>> Niente << risposi io infastidito dalla rossa difronte a me
>> Sei nuovo? << mi domandò
>> Non rompere le palle << dissi dopo che me ne andai dritto per il corridoio in cerca delle macchinette, avevo un po’ di fame da quando ero arrivato ad Amburgo non avevo toccato cibo.
MIA’S POV
Sentivo Ralf lamentarsi, non capivo il perché e incuriosita mi avvicinai per ascoltare meglio.
>> Una persona così maleducata non l’avevo mai vista, vi giuro ragazzi << si lamentava
>> Ma chi è il tipo? << domandò Margot
>> Non frequenta i corsi, credo sia un parente del direttore, anche lui aveva l’accento italiano << rispose Ralf
Entrò Nina in classe, evidentemente furiosa, tutti le domandarono cosa fosse e lei raccontò che aveva appena incontrato un ragazzo scortese.
>> Allora anche tu? << esultò Ralf
>> Io volevo solamente essere gentile, mi sembrava che stesse cercando un aula << urlò Nina
>> Dai non preoccuparti, fregatene << si intromise Carin
Io ascoltavo stupita, ero meravigliata dal comportamento che questo ragazzo aveva.
‘ Spero proprio di non doverlo incontrare ‘ pensai.
Erano le 13.01 io sobbalzai, mi ero completamente dimenticata che sarei dovuta andare a pranzo dai miei, allora li chiamai e avvertì che stavo per arrivare.
Durante il tragitto verso casa dei miei genitori avevo un grosso groppo alla gola, ero appena uscita dall’istituto, da un posto che frequentavo di nascosto a loro, loro che hanno sempre saputo e gestito tutto della mia vita. Ma in fin dei conti ho diciotto anni, esigo la mia libertà.
Alle 13.30 arrivai a casa, fui accolta calorosamente dai miei genitori, che mi incitavano a sedermi a tavola dove era tutto già pronto.
>> Cosa hai fatto in questi giorni? << mi domandò mia madre
Cominciai a sudare freddo, non so perché ma in quel momento mi sentivo in un interrogatorio, come se loro sapessero dell’istituto
>> Ho fatto amicizia con la casa.. << risposi
>> Ti sei abituata? << mi chiese mio padre
>> Si, certo <<
Il pranzo andò bene, non mi chiesero niente e questo mi metteva ansia.
Eravamo seduti nel salone
>> Mia << diventò serio mio padre
Io e mia madre lo fissammo
>> Il mese prossimo iniziato i corsi per la medicina <<
>> Si Mia, dobbiamo cominciare a parlare seriamente del tuo futuro << continuò mia madre
>> Mi avete invitata per questo? << urlai io
>> No, Mia no << disse mio padre
>> Ma lo volete capire che il mio sogno non è quello? Che non voglio diventare un dottore? Che ho altri progetti per la mia vita? Che vorrei.. <<
>> Basta << urlò mia madre
>> Devo andare, grazie per il pranzo << dissi io dirigendomi verso la porta andandomene.
‘ Io lo sapevo, lo sapevo che doveva finire così.. me lo sentivo ‘ borbottai mentre mi dirigevo verso casa, durante il tragitto avevo chiamato sia Stefano e Debby lamentandomi, loro cercavano di consolarmi, ma la verità è che io sono stanca, sono stanca.
 
GABRIEL’S POV
E’ stata una giornata di merda, la città lo è, le persone lo sono. Mio zio a tavola cercava di fare il padre comprensivo che cerca di capire il figlio, che scena patetica. Non mi conosce ancora, vedrà chi sono e si renderà conto che ha a che fare con un tipo difficile.
>> Gabriel, domani ti andrebbe di venire all’istituto con me? << mi chiese
>> Dinuovo? <<
>> Oggi non hai visto quant’è bello, domani vorrei portarti a visitarlo e magari, troveremo qualcosa da farti fare <<
>> E cosa potrei fare? << dissi alzando un sopraciglio
>> Facciamo così, tu domani mi fai compagnia e poi vedremo che fare, in caso non sarà difficile trovarti un lavoretto qua in zona <<
Un lavoretto? Ma è davvero serio questo?
Sono le 3.20 e io mi giro e rigiro nel letto, non riesco a prendere sonno..
MIA’S POV
Penso e ripenso alla giornata di oggi, a come riescono ad influire i miei genitori in quel modo.
Guardo l’orologio sono le 3.20 mi giro e rigiro nel letto, non riesco a prendere sonno..


 
Spazio autore:
Ecco il capitolo! Ho impiegato uno o due giorni in più stavolta per farlo, vi chiedo scusa ma ho avuto tanti impegni.
Aggiorno presto

 

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Capitolo 5
*** Il cattivo ragazzo ***


                                                                             Il colore dell'amore
Capitolo 5: 'Il cattivo ragazzo'


‘ Penso e ripenso alla giornata di oggi, a come riescono ad influire i miei genitori in quel modo.
Guardo l’orologio sono le 3.20 mi giro e rigiro nel letto, non riesco a prendere sonno.. ’

GABRIEL’S POV
Mio zio mi chiamò alle 6.00 incitandomi ad alzarmi dal letto e prepararmi, io mi incazzai, non sono abituato a questi orari.
>> Non hai una bella cera << mi disse lui continuando a guidare l’auto verso quel coso.
Era fiero di quell’istituto, manco se fosse chissà cosa..
>> Ho solamente sonno. Non sono abituato ad alzarmi a quest’ora << risposi mentre avevo il telefono in mano per controllare i messaggi.
>> E come facevi in Italia con la scuola? <<
>> Entravo sempre alle seconda ora, sempre << continuai senza distogliere lo sguardo dallo schermo del mio telefono
>> E i tuoi professori che dicevano? <<
>> S’incazzavano << risposi mentre posavo il telefono nella tasca dei jeans.
Posteggiò in un posto che era riservato ai docenti, poi scendemmo dall’auto.
>> Aspetta un attimo nel mio ufficio, tra cinque minuti vengo e ti porto a fare un giro << disse lasciandomi nel suo ufficio
>> Scusi signor Nicolosi.. << disse una ragazza che era appena entrata nella stanza. Mi guardò stranita.
>> Non c’è << risposi io
>> Ah, e dove posso emh.. trovarlo? <<
>> Cazzo ne so, ora torna << risposi male alla ragazza che mi stava fissando
>> Grazie, molto gentile << disse sarcasticamente prima che lasciasse la stanza.
Mentre aspettavo impaziente che mio zio tornasse mi arrivò un messaggio da Federica.
‘ Bella Amburgo, eh? La prossima volta almeno fammi sapere ‘ –F
‘ Non ho avvisato nessuno. Tonerò presto comunque.. ‘ –G
‘ A me potevi dirlo, stronzo‘ –F
‘ Hanno pure il coraggio di chiamarci coppia perfetta, lo dicono solo per leccare il culo, ora che ci penso non ho mai avuto veri amici. Solo Anthony er… ‘ i miei pensieri furono interrotti da mio zio che entrò nella stanza.
>> Pronto? <<
Camminavano per il corridoio del piano terra, c’erano le macchinette, gli uffici della segreteria e il bar fuori nel cortile. Poi salimmo con l’ascensore, che era severamente vietato agli alluni, al primo piano. Qui cominciano ad esserci le prime aule, quelle del corso di cucina.
>> Vieni, entriamo in una classe <<
Appena entrammo tutti i tipi seduti si alzarono per salutare, imbecilli.
>> Buon giorno signor direttore << dissero in coro come tante capre
>> Buon giorno ragazzi, potete accomodarvi <<
Tutti si sedettero creando un casino assurdo
>> Vi volevo presentare mio nipote. Viene dall’Italia. Si chiama Gabriel, starà per un periodo con noi <<
>> Nella nostra classe? << disse una ragazza
>> Ma fottiti << mi scappò
Lei ci rimase visibilmente male e tornò a sedersi in silenzio
Mio zio mi guardò malissimo.
>> No mia cara. Lui si occuperà di pulire le aule e sarà disponibile per risolvere i vostri problemi <<
Cazzo dice? Non era questo il nostro accordo.
Usciti dall’aula mi buttai su mio zio
>> Pulizie? Problemi degli alunni? Zio sei serio? <<
>> Gabriel, sei stato un vero cafone con quella povera ragazza. Rimarrai qui e lavorerai come ti ho detto io. Non sono tuo padre, ricordatelo. Io so che lui è troppo comprensivo e le tue cavolate passavano inosservate la maggior parte delle volte, ma qui no. Qui dovrai filare dritto <<
Mi irrigidì, ero molto nervoso ma preferì tenere la bocca chiusa e i pugni serrati.
>> Adesso andiamo al secondo piano <<
Stessa scena, le capre si alzano per salutare e si siedono a comando di mio zio, schiavi.
>> Lui è mio nipote, viene dall’Italia. Rimarrà qui un periodo di tempo, si chiama Gabriel. Aiuterà nelle pulizie delle aule e sarà sempre a vostra disposizione per qualsiasi problema <<
Mi ridicolizzai anche con i tipi del secondo piano.
Quant’è grande questo cazzo d’istituto? C’era anche un terzo piano.
Diversamente dal primo e dal secondo qui c’è più pace.
>> Entriamo qui << disse indicando la quindicesima aula del piano
Appena la porta si aprì notai quel ragazzo di ieri, quel tipo che si era presentato nell’ufficio. Lui mi guardò.
>> Buon giorno ragazzi. Volevo presentarvi mio nipote, si chiama Gabriel e viene dall’Italia. Rimarrà qui per un periodo di tempo e aiuterà nella pulizia delle aule e sarà a vostra disposizione ogni volta che avrete qualche problema, diciamo che sarà una sorta di mio sostituto, ecco <<
MIA’S POV
Mi alzai, la sveglia non aveva suonato strano, ricordo di averla puntata ieri. Guardo l’orario e corro verso il bagno, erano le 8.30
Mi preparai più veloce di un razzo, non feci neanche colazione alle 9.00 sfinita arrivai a scuola e corsi nella mia classe dove c’era un mormorio tremendo.
>> Cos’è successo? << dissi con il fiatone a Carin
>> Ehi ma cos’è successo? Come mai sei arrivata così tardi? << disse Carin
>> Non mi sono svegliata << cercai di prendere fiato
>> Tranquilla ancora il professore non è arrivato. Comunque c’è una novità <<
>> Che novità? << mi incuriosì
>> Un cattivo ragazzo! << urlò Ralf
>> Cosa? << non capivo io
>> Prima è entrato il direttore Nicolosi con suo nipote << mi spiegò Carin
>> Suo nipote? << non capivo
>> Si, ti ricordi ieri che Ralf e Nina si lamentavano per un tipo? <<
>> Si, certo <<
>> Ecco. E’ lui. Viene dall’Italia e resterà per un periodo qui ad aiutare nel ripulire le aule e la parte forte è che.. Se avremmo bisogno potremmo chiedere a lui <<
>> Si, lui. Così sgarbato com’è neanche ci guarderebbe << aggiunse Ralf
>> Ma come si chiama? << domandai io
>> Non ne ho idea, qui tutti lo stanno chiamando Il cattivo ragazzo << mi rispose Carin
>> Nome più azzeccato non lo potevano trovare << si intromise Nina >> Però, c’è da ammettere che è davvero carino << aggiunse
Ralf la guardò male.
Per tutto il giorno non si fece che parlare male di quel tipo, anche nei corridoi. Tutta la scuola ne parlava.
>> Io non l’ho ancora visto << dissi a Carin
>> Menomale per te. Basta il suo sguardo per farti capire che è davvero un maleducato << mi rispose
>> Ma carino.. << disse Nina
>> Carino? << urlò Ralf
>> Si dai, potrà essere un maleducato o tutto quello che volete ma dovete ammettere che.. insomma.. i suoi capelli sono.. <<
>> Neri, sono neri. E non credo che sia l’unico ragazzo di questo mondo ad averli neri << continuò Ralf
>> Ehi calmati, non sto dicendo niente.. << si irritò Nina
Tutta la scuola non faceva altro che parlare del ‘ cattivo ragazzo ‘ e sinceramente mi stavo irritando un po’, non avevano davvero niente di meglio a cui pensare?
Sono le 13.02 oggi Carin rimaneva fino alle 15.00 per approfondire la lezione di oggi, io sono stanca e me ne tornai a casa.
Pranzai con un piatto d’insalata e mi buttai sul letto per chiamare Debby
>> Debby << esultai io
>> Oddio Mia, devo raccontarti una cosa <<
>> Cosa è successo? <<
>> Simon, Simon mi ha chiesto di uscire questo pomeriggio <<
>> Oddio, oddio davvero? <<
>> Si, vuole portarmi al luna park <<
>> Come ti vestirai? <<
Eravamo entrambe esaltate, Simon era un bravo ragazzo.
>> Oddio non lo so Mia, consigli? <<
>> Metti i collant che ti ho regalato a natale con il tuo top grigio <<
>> Pensi che sarei vestita in modo decente? <<
>> Ehi Debby scherzi vero? Vabbè se vuoi puoi metterti il vestito del matrimonio di tua sorella, non so <<
Lei scoppiò a ridere
>> Hai ragione Mia, sono le 15.00 alle 16.00 passa a prendermi, meglio che vada a prepararmi <<
>> Buona fortuna Debby, fammi sapere <<
Appena chiusi la telefonata con Debby notai un messaggio di Dorothy
‘ Ehi Mia, sei a casa? ‘ –D
‘ Certo, che è successo? ‘ –M
‘ Potrei venire da te?.. ‘ –D
‘ Ovvio che si, vieni pure ‘ –M
Alle 16.05 finalmente arrivò, aprì la porta e lei su buttò su di me piangendo.
>> Dorothy, oddio Dorothy che è successo? <<
>> Abbiamo litigato << disse lei piangendo e singhiozzando
Cercai di calmarla e la feci sedere sul mio divano mentre io preparai due cioccolate calde.
>> Va meglio? << chiesi io
Lei fece segno di si con la testa
>> Te la senti di raccontarmi ora? << domandai io
Lei posò la cioccolata sul tavolino vicino al divano, prese fiato e mi raccontò
>> Ero con Alexio a casa mia, mentre gli arriva un messaggio da Cecilia
>> Cecilia? La sua ex? <<
>> Si, proprio così <<
>> Cosa diceva il messaggio? << le chiesi
>> Niente, era un semplice cuore <<
>> Un cuore? <<
>> Si. Domandai ad Alexio cosa volesse, lui mi ha detto che da un paio di giorni lei gli invia messaggio del tipo ‘ Mi manchi ’  ‘Ti penso ’ ‘ Vorrei abbracciarti ’ e lui, lui non mi aveva detto niente <<
>> Come mai? <<
>> Non lo so. Lui non ha mai risposto a questi messaggi. Abbiamo litigato perché non mi aveva detto niente.. <<
Rimasi a consolare Dorothy fino alle 18.00 poi le arrivò un messaggio da Alexio dove diceva che voleva vederla e se ne andò.
Mi misi davanti alla televisione e mi guardai un film.
Erano le 21.10 io cenai e puntai la sveglia per il giorno dopo, non avevo intensione di arrivare tardi come oggi.
Sentì il telefono squillare, era Stefan.
>> Ehi Steffo <<
>> Mia, sei ancora sveglia? <<
>> Sono le 21.40 ho un po’ di sonno, tra poco vado a letto. Tu? <<
>> Allora anch’io <<
>> Cosa? << ridacchiai io
>> Se vai a letto tu, vado a letto anche io <<
>> Ahh capisco, no. Non capisco << risi
>> Dai, buonanotte e fai sogni d’oro <<
>> E d’argento << scherzai io >> Notte anche a te <<
In quel periodo Stefan mi chiamava tutte le sere per darmi la buonanotte, era una cosa davvero carina.
Mi svegliai alle 7.10 di solito mi sveglio un po’ prima ma meglio di ieri sicuramente.
Stavo camminando verso l’istituto con la mia calma, mancavano ancora venti minuti al suono della campanella, mi sa di averci messo troppa calma. Erano le 8.00 ed io mi ero fermata a prendere un panino nel panificio di fronte l’istituto.
Corro verso la mia classe quando vado a sbattere contro un ragazzo, caddi addosso a lui..
 
 
 
Spazio autore:
Ecco il quinto capitolo, spero vi possa piacere.
Aggiorno presto.

 

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Capitolo 6
*** Il progetto ***


                                                                   Il colore dell'amore
Capitolo 6 :'il progetto'


‘ Corro verso la mia classe quando vado a sbattere contro un ragazzo, caddi addosso a lui.. ‘
 
La mia borsa cadde e tutte le cose al suo interno si sparpagliarono per il corridoio, mi alzai di scatto e il ragazzo era ancora a terra, rimasi sbalordita dalla figura che c’era sul pavimento..
>> Ma tu? Che ci fai qui? << gli domandai impacciata
>> Ciao Mia << disse in modo normale alzandosi e aggiustandosi i pantaloni >> Sei sorpresa nel vedermi qui? << continuò lui sarcasticamente
>> Un tantino << risposi secca
>> In che corso sei? <<
>> Sono nel corso dei parrucchieri << dissi io
>> Io invece nel corso dei cuochi, sono al primo piano. Tu dove ti trovi? <<
>> Al terzo <<
>> Mia oddio è tardi, devo andare in aula <<
Non mi ero resa conto che erano le 8.10 allora salutai Abel e corsi nella mia classe.
 
>> Allora avete capito? << disse il professor Emanuel
>> Professore quindi come si chiama il progetto? << aggiunse Ralf
>> ‘Il colore dell’amore’ vuoi che lo rispiego Ralf? Qualcuno ha capito? << il professore aspettò una nostra risposta >> E va bene, lo rispiego ma stavolta state attenti. E’ in corso un progetto per ognuno dei tre corsi, i progetti sono ovviamente diversi tra loro. E quello che ci viene proposto per il corso nei parrucchieri, si chiama ‘Il colore dell’amore’ non preoccupatevi, niente di che.. Insomma non spaventatevi siete ancora alle prime armi, il progetto consisterà nel creare un’acconciatura originale, la più bella sarà premiata con un totale di venti mila euro <<
Nella classe ci fu un mormorio pazzesco, io sinceramente non avevo tanto bisogno di quei soldi ma, volevo partecipare progetto che sinceramente mi sembrava una sorta di concorso >> Come faremo professore? << aggiunsi d’istinto io
>> Mùller la scuola vi darà tutto il necessario, potrete fare qui le vostre prove, i prodotti, potrete prendere tutto da qui << il professore si guardò intorno >> Appeso dietro il portone dell’entrata troverete il foglio dell’iscrizione, mettete il vostro nome e il piano e il numero dell’aula <<
La lezione finì, ero decisa a iscrivermi.
>> Allora che farete voi? << disse Carin
>> Boh, io proverei << aggiunse Zara
>> Io si, mi iscrivo. Poi dai, venti mila euro non sono per niente pochi << esclamò Ralf
>> Io anche ci provo << disse Nina
>> E tu Mia cosa farai? << mi chiese Ralf
>> Probabilmente mi iscriverò, anzi si.. << dissi convinta
>> Allora che aspettiamo? Andiamo a iscriverci, dai ragazzi << ci incitò Carin
Avevamo messo i nostri nomi, ci eravamo o meglio mi ero davvero iscritta? La vedo come una prova con me stessa, voglio vincere non per i soldi no, ma per me. Voglio vedere se sono in grado o se verrò scartata subito.
 
 
ALEXIO’S POV
>> Dorothy non risponde al telefono, non so davvero che fare.. Quanto mi detesto, dovevo avvisarla che Cecilia mandava messaggi. Perché? Perché non gliel’ho detto? << mi sfogavo con Stefan
>> Ale amico, calma. Certo non hai fatto la cosa migliore nascondendogli i messaggi di Cecilia ma, voi vi amate.. Qual è il problema? <<
>> Cosa dovrei fare? << trattenevo le lacrime
>> Me lo chiedi pure? Vai da lei, ora <<
 
Stefan aveva ragione l’unica cosa che dovrei fare è andare da lei.
 
 
DOROTHY’S POV
Stavo guardando la televisione quando suonò il campanello, erano le 15.00 e io non aspettavo nessuno. Corro verso la porta e senza chiedere chi fosse aprì, mi trovai davanti Alexio e mi bloccai. Lui si catapultò addosso a me abbracciandomi forte
>> Scusa.. scusa scusa dovevo dirti dei messaggi di Cecilia, avevi il diritto di.. << lo interruppi io con un bacio >> Me ne frego di Cecilia, ora ti prego stai qui con me <<
 
 
 
MIA’S POV
Oggi era proprio una belle giornata, allora decisi di andare a casa di Debby a farmi raccontare un po’ di Simon.
 
>> Niente << disse lei arrossendo
>> Niente? Ci sei uscita, oh non dirmi niente! << scherzai io
>> D’accordo, ti racconto? <<
>> Ti uccido se non cominci a parlare << le lanciai il cuscino
>> Siamo andati al luna park e.. lui è stato molto gentile, siamo saliti sulla ruota panoramica, abbiamo fatto un giro nella casa stregata poi mi ha offerto lo zucchero filato. E’ stato davvero carino <<
>> E allora? Che ti diceva? <<
>> Parlavamo di noi, di cosa ci piace e cosa non. Sabato usciamo ancora, voglio andarci piano con lui, mi piace davvero. Dì un po’, come va all’istituto? <<
>> Ancora non ho incontrato il tipo che sparlano tutti <<
>> Chi? L’italiano? <<
>> Si, il nipote del signor Nicolosi <<
>> Meglio no? <<
>> Oddio << urlai io
>> Che è successo? << mi chiese Debby
>> Mi sono dimenticata a raccontarti una cosa <<
>> Oddio cosa? <<
>> Mi sono iscritta ad un progetto che a me sembra un concorso però <<
>> Mia, spiegati meglio non ho capito <<
>> Nel mio istituto è partito questo concorso che si chiama ‘ Il colore dell’amore ‘ insomma, si devono creare delle acconciature <<
>> Ma se avete iniziato da poco.. << disse confusa Debby
>> Lo so, infatti non è una cosa professionale Debby. E c’è di più.. l’acconciatura più bella vincerà un totale di venti mila euro <<
>> Oddio, vincerai sicuramente tu. Tu sei bravissima, hai la vittoria in tasca <<
>> Ho un po’ di paura.. <<
>> Mia, sei bravissima <<
>> Domani rimango all’istituto e comincio a fare delle prove <<
 
Erano le 20.00 io rimasi a cenare da Debby quando arrivò un messaggio, era Dorothy.
‘ Ho risolto con Alexio ‘
Raccontai cos’era successo a Debby.
>> Povera Dorothy << disse Debby
>> Adesso hanno risolto << aggiunsi io
>> Mia ma oggi siamo il quattordici? <<
>> Si Debby oggi ne abbiamo quattordici perché? <<
>> Oggi fanno il nostro film preferito in tv, lo vediamo? <<
>> Quando inizia? << chiesi io
>> Tra poco, meglio accendere la televisione <<
Erano le 22.20 il film era finito, allora io me ne tornai a casa.
 
Prima di andare a letto aspettavo la chiamata abituale di Stefano, che arrivò dopo un po’
>> Steffo aspettavo che mi chiamassi <<
>> Davvero? << chiese
>> Certo, senza la tua buonanotte non riesco a dormire << scherzai
>> Mmhh allora non ti do la buonanotte <<
>> No, crudele <<
>> Così domani non ti svegli << continuò scherzando
>> A si? Allora io prendo questa telefonata come una buonanotte <<
Entrambi ridemmo
>> Dai, buonanotte scema <<
>> Anche io ti voglio bene. Notte steffo.
Posai il telefono e andai a letto…
 
 
 
Spazio autore:
Rieccomi qui, finalmente ho aggiornato! Premetto col dire che ho il capitolo pronto dal giorno dopo aver aggiornato. Ma per alcuni problemi non ho pubblicato, ma adesso, eccolo qui finalmente il capitolo!
Ringrazio la mia migliore amica che mi ha spronata a continuare la fan fiction che stavo abbandonando
! Ti voglio bene, contenta?
Scusate possibili errori, non ho controllato bene.
Aggiorno presto e il capitolo sarà più lungo!

 

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Capitolo 7
*** Mi sento male ***


                                                                      Il colore dell'amore
Capitolo 7: 'Mi sento male'


‘Posai il telefono e andai a letto…’
 
Mi giravo e rigiravo nel letto, non riuscivo a prendere sonno. Allora presi il telefono che stava sul comodino e vidi che erano le 0.00
‘ Mia che fai? Dormi, domani è un giorno molto importante per te. Devi cominciare a lavorare al progetto ’ mi ripetevo. Poi quasi senza rendermene conto mi addormentai.
L’indomani, quando la sveglia suonò, non riuscivo ad alzarmi. Avevo le gambe come paralizzate. La pancia, la testa, tutto.. Tutto faceva male. Pensavo di aver preso l’influenza, mi sentivo un vero e proprio schifo, allora decisi di starmene a casa e dopo, nel pomeriggio andare all’istituto per iniziare a lavorare al mio progetto.
 
 
GABRIEL’S POV
>> Zio, zio << lo chiamavo invano.
>> Gabriel? Sono nello studio, vieni <<
>> Oggi non vengo << dissi freddo
>> Come non vieni? Dove all’istituto? << domandò lui
>> Mi faccio un giro, mi secco a starmene in quel posto deficiente in mezzo a quella gente deficiente. Poi voglio vedere un po’ il posto, dovrò starci per un pò di tempo. Ed è giusto che sappia dove mi trovi, no zietto? << risposi con aria convincente e maledettamente antipatica
Lui sorrise come un ebete e acconsentì >> Va bene Gabriel, è giusto che tu conosca il posto <<
Non era vero, non era assolutamente vero. Non me ne fregava un cazzo di questa maledetta città, di questi odiosi tedeschi. Volevo solo andarmene in giro a fare danni, o magari rimanere direttamente a casa ad usare gli attrezzi da ginnastica che questo deficiente possiede.
 
MIA’S POV
Erano le 10.00 e ancora non mi ero alzata, dovevo andare in bagno e anche se forza non ne avevo, mi dovetti alzare.
Volevo chiamare Debby ma poi lei sarebbe stata in pensiero e sarebbe venuta qui, e io non voglio. Oggi deve uscire con Simon, non voglio dargli preoccupazioni. E se chiamassi mia madre poi starebbe con me tutto il giorno e non potrei andare all’istituto nel pomeriggio, no meglio far da sola, anche se è difficile.
Verso le 11.30 cominciai a sentirmi un po’ meglio, anche se non del tutto. In quel momento avevo solo voglio di uscire all’aria aperta, allora decisi di andarmene al parco che si trovava in centro.
 
 
GABRIEL’S POV
Erano le 11.40 e io cominciavo a scazzarmi, ero stanco di allenarmi con questi vecchi arnesi che possiede mio zio, che mi potevo aspettare da un coglione come lui? Strumenti decenti? Misi i jeans e decisi di uscire un po’..
 
MIA’S POV
Ero stata al parco per quasi tutta la mattinata, avevo incontrato una vecchia amica, ho visto due anatre.. Mi sono divertita tanto. Ormai non mi sentivo più male, o meglio, non ci pensavo anche se ancora c’era un po’ di dolore.. Erano le 14.40 e cominciò a venirmi un po’ di fame, allora decisi di andare al fast-food che c’era vicino il parco, ormai sarei rimasta a pranzo fuori e poi dopo sarei andata  direttamente all’istituto.
 
GABRIEL’S POV
Giravo per la città guardando tutti storti, soprattutto le ochette che mi fissavano come delle galline.
Mi arrivò un messaggio, era Federica.
‘ Dove sei? Che fai? ‘ –Federica
‘ Peggio di Facebook ‘ –Gabriel
‘ Non fare il coglione, che fai? ‘ –Federica
‘ Secondo te che faccio? ‘ –Gabriel
‘ Sei con qualche ragazza? ‘ –Federica
‘ Io con le tedesche non ho nulla a che fare.. ‘ –Gabriel
Lei continuò a mandarmi messaggi scazzanti e io allora decisi di bidonarla con un semplice ‘ Vado a mangiare, cià ‘ era proprio insopportabile quella, mentre guardavo il telefono vidi che erano le 14.55, mi cominciò a venire un po’ di fame, vidi che c’era un parco mi avvicinai e scorsi un piccolo fast-food all’angolo.
 
MIA’S POV
Presi un semplice hamburger con patatine e della coca cola, mi sedetti in un posto appartato, abbastanza nascosto e cominciai a mangiare. Alle 16.00 dovevo andare all’istituto, quindi dovevo sbrigarmi erano già le 14.57 e io stavo per andare, quando per sbaglio, aprendo la porta del fast-food faccio sbattere un ragazzo.
>> Oddio, mi dispiace tantissimo << cercavo di aiutare il ragazzo, che mi spinse subito.
>> Togliti stronza << disse lui con molta rabbia
La spinta di quel ragazzo, così forte e così piena di rabbia mi fece girare la testa e io stavo per cadere ma per fortuna fui ‘salvata’ se si può dire, dal muro che c’era. Ero stordita, ma incavolata con quel ragazzo tanto scorbutico >> Hai ragione, ti avrò fatto male con la porta. Ma cavolo come ti permetti a chiamarmi stronza? Come ti permetti a toccarmi? Fai veramente pena << urlai con quel poco di voce che mi restava.
Mi sentivo dinuovo male, anzi ora peggio. Lasciai il fast-food mandando a fanculo quel maleducato e barcollai fino alla panchina.
 
GABRIEL’S POV
Ero super incazzato con quella cogliona che mi aveva sbattuto la porta in faccia, io ho i nervi per conto mio ci voleva solo quella. Sembrava anche ubriaca, che gente di merda c’è in questo posto di merda.
 
MIA’S POV
Erano le 15.25 non ci sarei arrivata in tempo per il turno della 16.00, allora decisi di tornare a casa e andare al turno delle 18.00 a preparare un po’ il mio lavoro. Oggi ormai dovevo andare all’istituto costi quel che costi, non so per quale strana ragione ma sembra che oggi io non debba andarci.. Mi incamminai verso casa.
A quest’ora Debby sarà con Simon, pensai.
Non vedevo l’ora di farmi raccontare tutto nei minimi dettagli.
Tornando a casa incontrai Stefano, come un angelo lui spunta sempre nel momento del bisogno.
>> Ehi << mi chiamò lui
>> Steffo << cercavo di non fargli notare che non mi sentivo tanto bene
>> Che hai? << domandò
Ecco, lo sapevo lui riesce sempre a capirmi.
>> Niente, ho litigato con un ragazzo al fast-food vicino al parco << Mentì, non volevo fargli sapere che in realtà mi sentivo male, allora raccontai di quel maleducato a Stefano, che voleva andargli a rompere la faccia
>> Ti prego Steffo, calma << cercavo di farlo ragionare >> Poi, adesso mica sarà ancora la, se ne sarà tornato a casa <<
>> Se c’ero io l’avevo preso a pugni il coglione. Come si è permesso? << Stefano era davvero incavolato, mi cominciava a fare anche paura.
Io l’abbracciai e sentì che tra le mie braccia si stava calmando.
>> Ti prego << dissi >> Lascia stare, fregatene. Non me ne importa un cavolo di quel mascalzone, non arrabbiarti per una persona tanto inutile e tanto scortese come quel tizio <<
Stefano mi abbracciò ancora più forte.
Andammo a casa mia con il suo motorino.
Erano le 17.30 e con Stefano avevamo finito di guardare un film, allora mi feci accompagnare all’istituto per cominciare a mettere su qualcosa…


 
 
Spazio autore:
Il numero di Mia è il 15 e il mio è il 7, volevo dirvelo perché ‘il numero’ di Mia è molto importante nella fan fiction. Ahah
Ed ecco a voi il capitolo sette, spero vi possa piacere.
Aggiorno presto.

 

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