Resta accanto a me

di Daisey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In un giorno qualunque ***
Capitolo 2: *** Sconosciuta ***



Capitolo 1
*** In un giorno qualunque ***


Ho nome e cognome, ma questo non vuol dire che abbia una mia identità. Non so chi io sia e chi di preciso io voglia essere, so solo che odio quella che sono. Non c’è mai stato nulla in me o nella mia vita che sia andato per il verso giusto. Ma questo non lo sa nessuno, perché se c’è una cosa che so fare, è quella di fingere che tutto vada bene. Sono passati mesi da quando io e Leo ci siamo lasciati, o perlomeno io l’ho lasciato, perché per lui non è mai iniziato nulla. Ed è questa la cosa che mi fa soffrire. La consapevolezza  di amare una persona sapendo di non essere amati. Mi sono sempre cullata nelle mie convinzioni anche se, sapevo di non poter fare sonni tranquilli. Non è più così. Ora non dormo nemmeno. 

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Capitolo 2
*** Sconosciuta ***


Stesi nel letto, quando lui accarezzò la mia guancia, baci di quelli che vorresti non finissero mai, intensi, colmi sensazioni e percezioni. Il mio viso vicino al suo, l’odore dei suoi capelli, il suo respiro irregolare. Il nostro ritmo, lui sopra di me io sopra di lui, il nostro amore si era fatto carne. E come essere carnivori, eravamo insaziabili uno dell’altro. Lui era così caldo, quando ad un tratto.. Merda ! Mi resi conto, per l’ennesima volta di averlo sognato, e con le lacrime agli occhi e tremante presi i miei vestiti e mi diressi al bagno, mi accesi una sigaretta e mi spogliai pronta per farmi la doccia come ogni mattina. Uscita dalla doccia l’orologio appeso al muro segnava le sei e dieci. Ci misi un’altra ora a prepararmi, mi cambiai circa cinque volte e alla fine indossai i vestiti della prima volta. Una felpa lunga e larga e sotto le calze con degli scarponcini. Mio padre mi accompagnò alla fermata e come primo giorno di scuola l’ unica cosa che mi disse fu:” Vestita così sembri metà uomo metà troia”. Lo fissai per due secondi con la massima espressione di disprezzo, ma ormai dopo la morte di mia madre le uniche cose che riusciva a dire erano diventate acide o offensive. Tutto era cambiato e nuovo per me, perfino il posto in cui ero cresciuta, perché dopo la perdita ci eravamo trasferiti . Scesa dalla metropolitana e fatti un centinaio di metri mi trovai il Liceo davanti. La scuola era enorme e c’erano un sacco di ragazzi, la maggior parte di loro mi fissava e per quanti studenti ci fossero in quella scuola, credo che tutti avevano capito che io ero la novellina. Non sapevo dove fosse la mia classe, sapevo solo la sezione, fu una bidella ad indicarmi la mia aula. Era un’aula enorme ma c’ erano un sacco di banchi. Solo che nessuno era al suo posto ma c'erano vari gruppetti in ogni angolo o attorno a due, tre banchi. Io ero al mio posto e avevo tirato fuori il cellulare, facendo finta di essere impegnata a leggere o rispondere un messaggio, anche se l’unica cosa che stavo facendo era aprire le applicazioni per poi chiuderle senza farne nessun uso. Proprio quando il mio cellulare si bloccò, arrivò un ragazzo, con una sedia e si sedette davanti al mio banco incuriosito. Seppi dire solo ciao e lui nemmeno mi rispose. Rimase li, seduto a fissarmi, non potevo fare a meno anche io di guardarlo. Due occhi verdi, dei capelli brizzolati castani, fisicamente perfetto. L’unico mistero era come fosse stato il suo sorriso, ma questo segreto venne svelato poco dopo quando il professore appena entrato lo richiamò dicendo:” Bresci, direi che ormai ti sei fatto un’idea del suo volto, dopo averlo fissato per dieci minuti” . Tutti risero e la sua bocca si aprì a uno di quei sorrisi che non vedi tutti i giorni, quei sorrisi che ti spiazzano e ti contagiano.

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