Poison heart

di Momoko The Butterfly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'albero avvelenato ***
Capitolo 2: *** La leggenda della Guardiana ***
Capitolo 3: *** La strega di ferro ***



Capitolo 1
*** L'albero avvelenato ***


Poison heart
Quando l'Albero della Driade comincia ad appassire, le ninfe capiscono che c'è qualcosa che non va.
Una forza oscura e terribile sta cercando di uccidere la grande quercia madre e lo fa avvelenando le acque dell'Eden, impenetrabile regno
dove le dee custodiscono gelose e protettive i
desideri e le ambizioni dei bambini.
Per salvare la loro terra ormai morente e contaminata si rivolgeranno ai cinque Guardiani; ma la gravità della situazione costringerà
i magici protettori a chiedere l'aiuto di una vecchia conoscenza...


Capitolo 1
L'albero avvelenato



Per Kendra, quel pomeriggio il caldo aveva di gran lunga superato i limiti della sopportazione. Se non fosse stato per il fatto che il sette Luglio era vicino, avrebbe stentato a credere che il tempo fosse così impazzito da oltrepassare le massime che, seppur straordinarie nei loro numeri, non erano mai eccedute oltre misura.
In cerca di fresco e riparo, si era adagiata all'ombra di un vecchio olmo, per poi chiudere gli occhi e, senza accorgersene, sprofondare così in un sonno quasi magico, in cui vide fuchi d'artificio colorati e luminosi issarsi come scintille in cieli di porpora vellutata.
Non riusciva a pensare ad altro, persino in sogno; ma d'altronde, come sarebbe stato possibile?
Il Tanabata1 era alle porte: una festa che loro aspettavano impazienti ogni anno. L'Oriente avrebbe indossato i suoi abiti più tradizionali, marciando allegro per le strade costellate di vivaci bancarelle e appendendo al bambù i propri sogni e desideri. E loro, ne era certa, avrebbero lavorato come matte, ispezionando accuratamente ogni cartellino alla ricerca di richieste meritevoli e nobili da realizzare.
Ma per la gioia dei pargoli, erano disposte a fare qualsiasi cosa e anche quella volta non sarebbero state da meno. In fondo, la loro esistenza dipendeva dai bambini. Senza quei sorrisi a scaldare i loro cuori, l'Eden sarebbe appassito come un fiore in inverno portando la magia di cui era padrone con lui.

Fu un pensiero fugace, formulato con leggerezza, il suo. Espresso con quella fiducia che spesso e volentieri è riposta malamente in menti sciocche e frivole, Kendra non poteva affatto immaginare cosa sarebbe accaduto di lì a qualche istante, e quanto il produrre simili eventualità anche solo nella propria mente potesse essere dannoso, quasi un malocchio per tutto il suo popolo.

Perché riaprendo candidamente gli occhi, riposata a sufficienza e pronta a tornare ai propri doveri, s'accorse di un dettaglio terrificante al quale, di primo acchito, non volle credere: alcune foglie ingiallite giacevano silenti sul suo corpo. Erano scivolate giù dall'olmo in maniera discreta, quasi impercettibile; per non farsi carpire nemmeno dai sensi.
Ma la ninfa le vide con chiarezza, credendo inizialmente di trovarsi ancora immersa in uno dei suoi sogni. Allungò timida una mano, raccogliendone una, rigirandola dal gambo più e più volte, incredula. Iniziò a tremare, entrando velocemente nel panico. Infine, si levò in piedi con uno scatto poderoso, per poi lanciarsi in una corsa sfrenata verso il cuore dell'Eden, luogo in cui si riunivano le Amadriadi e tutte le sue sorelle.
Sfrecciò sul prato verde e morbido, privo d'imperfezioni, raggiungendo così l'ampia radura che era da millenni luogo di ritrovo per ogni custode di desideri. Nel centro, il soffice terreno lasciava posto a una cavea2 di pietra bianca abbellita dall'edera, la quale le donava un'aria elegante e orgogliosa, meritevole dello splendore che chiunque le andava inevitabilmente ad attribuire.

Kendra si fece largo frettolosamente tra la folla, scendendo rapida la scalinata per giungere infine all'Orchestra3, sulla quale la Amadriade Cressida era intenta ad intrecciare con delle violette i lunghi capelli chiari di una giovane nereide. Assorta nei propri pensieri - cosa che non di rado le accadeva - non s'accorse della presenza della ninfa. Aveva fama per essere parecchio distratta, e per dimenticarsi spesso le cose. Era normale, ormai, vederla fermarsi a metà di un discorso per poi cambiare argomento dal nulla. Ma dati i suoi duemila anni, una piccolezza simile gliela si poteva benissimo concedere.
Kendra s'inginocchiò al fianco dell'anziana per poi mostrarle la foglia.

- Madre, guardate qui, vi prego!

L'interessata interruppe il proprio lavoro, voltandosi in direzione della compagna. Ma non appena vide ciò che teneva in mano, mollò all'istante la treccia e si portò le mani alla bocca, sconcertata.
La stessa identica reazione si propagò nella folla attorno a loro, non appena anche le altre si resero conto dell'accaduto. Dal silenzio improvvisamente calato si levarono brusii confusi di paura.

- Dove l'hai trovata? - domandò la Amadriade scura in volto, facendosi porgere la foglia.

- E' caduta da uno degli olmi all'estremità est, Madre - rispose Kendra, preoccupata. Dopodiché, attese in silenzio assieme alle sorelle il verdetto dell'anziana, il quale arrivò non molti secondi dopo.

- Radunate tutte le driadi che operano in quella zona, devono ispezionare ogni singolo albero per accertarsi che non siano cadute altre foglie!

In meno di un attimo, le ninfe si sparsero per la foresta correndo ad avvisare le sorelle lontane. Un insieme di fruscii sommessi tra gli alberi indicò che si erano già attivate in funzione dell'ordine impartito loro, e che rapide come fulmini avevano cominciato la cruciale ricerca.
Kendra, troppo scioccata per muoversi, fece cadere il proprio sguardo al terreno, trattenendo le lacrime.

- Cosa accadrà adesso? - domandò; la voce le tremava, incontrollata.

L'anziana assunse un'espressione seriosa, ma non una ruga si generò sul suo viso pulito e immortale.

- Dobbiamo sperare che quella foglia non significhi niente, per quanto speciale sia la sua caduta. Perché in caso contrario... - si fermò, trovando enormemente ostiche le parole che di seguito pronunciò, con aria gravemente solenne - ... Saremmo tutte condannate a morte...





Quella notte Nord non era riuscito a prender sonno. Girovagava per la fabbrica con l'aria di chi sta passando le pene dell'inferno, senza tuttavia rendersene conto. Le braccia conserte dietro la schiena, il passo calmo e ben calcolato, faceva avanti e indietro, su e giù per ogni corridoio della sua dimora, accompagnato dal russare degli yeti che, in periodi come quello, si concedevano qualche pausa dal lavoro per evitare di diventare sonnambuli. Ma non si trattava di insonnia, né di problemi legati all'età.
In verità, era alla ricerca di idee per costruire nuovi giocattoli, generare nuove meraviglie che potessero stupire i bambini ancora più dell'anno prima. In testa aveva tante cose, tante piccole gemme grezze da raffinare. Ma nessuna di queste gli sembrava abbastanza 'wow', come diceva spesso Jack, da venire approvata dal suo buon senso.
Doveva inventarsi qualcosa perché il Natale diventasse più magico, esplosivo e incantevole della Pasqua, che a sentire Calmoniglio questa volta avrebbe fatto faville. Quel roditore tramava nell'ombra per porre i suoi ovetti dipinti sopra i pacchetti regalo, e questo Babbo Natale non poteva permetterlo. La loro era una sfida che andava avanti da sempre, un'amichevole giocata in modo pulito che favoriva sempre il legittimo vincitore: ovvero, il Natale.

Il camminare senza meta portò il Guardiano nella sala del globo, dove le lucette dorate rappresentanti i bambini credenti nel mondo splendevano più che mai: visione che il vecchio Nord si soffermò ad ammirare, desideroso di godersene ogni prezioso attimo come se fosse l'ultimo. Non aveva mai smesso di ringraziare i propri compagni, ed in particolare Jack, per averlo aiutato a riaccenderle. Quella volta, il suo più oscuro timore si era fatto tangibile e se non fosse stato per il giovane spirito del gelo, Pitch sarebbe riuscito a riportare la paura nel mondo, causando di conseguenza la fine dei Guardiani e di tutte le gioie esistenti.
Non si sarebbe mai più preso pause dal lavoro, avrebbe continuato a svolgere il suo compito in eterno, custodendo la meraviglia di cui era rappresentante con dedizione e adoperandosi fino all'ultimo per la felicità dei bambini, loro fonte di vita e speranza. Mai più una simile disgrazia si sarebbe abbattuta su di loro!

Ma porre assolutismi del genere non significa che poi le cose brutte non accadranno. Essi non sono che un monito, una solenne promessa. Se poi il male sarebbe tornato, i cinque Guardiani avrebbero lottato per prestarle fede e sostituire le tenebre con la luce, di nuovo. Era quella la forza che loro possedevano: l'eternità per vegliare su quelle anime innocenti e pure, e salvarle dalla corruzione riempiendone di meraviglie e sogni oltre l'immaginazione i candidi visi.
Questo significava essere un Guardiano.

Bip!

Un suono improvviso ed inaspettato attirò l'attenzione di Nord, che si diresse al proiettore olografico. Una spia segnalava ad intermittenza l'arrivo di un messaggio. Certo che potesse trattarsi di uno scherzo di Calmoniglio per distrarlo dal lavoro, premette il pulsante d'avvio pensando già a una bella risposta da appioppargli, ma si ricredette quando davanti a lui non comparve la proiezione del Coniglio, bensì quella di una bellissima donna, dai lunghi capelli chiari lasciati cadere lungo il viso. La sua dolce voce meccanica, storpiata dall'apparecchio, assunse un tono preoccupato e iniziò ad esporre la missiva:

- Caro Nord, è molto che non ci si vede. Spero che vada tutto bene, e che tu non faccia lavorare troppo i tuoi yeti. Ma non ti invio questo messaggio per chiacchierare, bensì per chiedere urgentemente il tuo aiuto. Due giorni fa, alcuni alberi dell'Eden hanno iniziato a perdere le foglie, e nel giro di qualche ora dai confini più remoti del regno l'epidemia si è spinta fino a noi, al cuore della foresta. Nonostante i nostri sforzi, questa strana malattia non si è fermata, ed ha continuato ad espandersi fino a che... Non ha colpito l'Albero della Driade, la nostra fonte di vita e potere. Non sappiamo cosa stia succedendo, né chi possa esserci dietro a un simile scempio, ma temo per la vita delle mie sorelle. Abbiamo paura... Che la nostra casa possa venire distrutta. Ti imploro di aiutarci, amico mio. I desideri dei bambini... Potrebbero essere in grave pericolo.

E il messaggio si chiuse.
Nord si era pietrificato sul posto, incapace persino di formulare un qualunque pensiero. Pallido per lo sconcerto, si riprese quanto bastava perché potesse correre a tirare la leva che avrebbe segnalato agli altri Guardiani sparsi per il mondo l'emergenza incombente. Con un colpo secco e deciso, azionò il meccanismo e le aurore boreali si manifestarono attorno all'imponente edificio, diramandosi nelle quattro direzioni che le avrebbero condotte dai magici protettori. Sfidando neve, gelo e qualunque intemperia, sarebbero giunte fino alla dimora di Calmoniglio, Dentolina, Jack Frost e Sandman.
A breve sarebbero arrivati. E Nord sperava solo che il problema delle ninfe, nel frattempo, non s'aggravasse ulteriormente.





- Sai, Nord, comincia proprio a piacermi l'idea di essere diventato un Guardiano - Jack sfoderò un'ironia tagliente più di una spada nel far sapere gentilmente al vecchio Natale quanto l'essere chiamato nel cuore della notte l'avesse reso felice. D'altra parte, Sandy era più vivace che mai. Fluttuava attorno al ragazzo esibendo un sorriso gentile e affranto insieme, per cercare di scusare quella piccola pecca nel loro lavoro che a volte, lo sapeva, poteva creare qualche problema.

- Sono molto contento per te, Jack - ma come al solito Nord non carpiva il gelido umorismo dello spirito.

- Ora che ci siamo tutti, potresti spiegarci il problema? - Calmoniglio pareva nervoso, forse perché anche lui, come il collega, aveva passato la notte a pensare ad una qualche trovata per rendere più allegra la propria Pasqua.

Dentolina saettava da un punto all'altro della sala, intenta a conversare animatamente con le proprie fatine sui nuovi dentini da recuperare nel mondo. I suoi atteggiamenti facevano pensare che ignorasse i compagni, anche se in realtà vi prestava molta attenzione. Abituata a fare gli straordinari tutto l'anno, aveva imparato velocemente a impegnare la mente in più attività consecutive al fine di non rimanere mai indietro col programma. Ma persino lei dovette infine arrestarsi e, con una calma decisamente inusuale per lei, avvicinarsi al resto del gruppo trepidante e col cuore in gola.

- E' accaduta una cosa gravissima nel regno delle ninfe, dobbiamo andare a controllare - spiegò rapidamente il vecchio Nord, che di certo non aveva voglia di stare troppo a chiacchierare sulla situazione.

- Che genere di cosa? - domandò Calmoniglio, perplesso. Sandman generò sopra la propria testa un punto interrogativo fatto di sabbia dorata.

- Alberi stanno perdendo le foglie, se non ci sbrighiamo l'Eden rischia di scomparire. Questa notte mi è arrivato un messaggio di Cressida, Amadriade del regno e mia cara amica. Situazione è molto grave per loro!

La sintesi stretta parve convincere il resto dei Guardiani, che senza attendere oltre si diressero alla slitta. Come al solito Calmoniglio propose di usare le proprie gallerie, in quanto più sicure, ma Nord lo prese per la collottola buttandolo letteralmente a bordo. Jack si sistemò impaziente accanto a Sandy, il quale non vedeva l'ora che il mezzo si mettesse in moto. Ad un colpo di frusta, le renne bramirono esuberanti lanciandosi in una corsa sfrenata fuori dalla galleria di ghiaccio. La slitta spiegò le ali facendo scricchiolare il legno con il quale era costruita, e che dava l'impressione che dovesse cadere a pezzi da un momento all'altro. Al momento cruciale, con uno schiocco decisivo gli animali s'impennarono in cielo solcando le correnti gelide del polo come percorsi immaginari nell'aria. La slitta acquistò stabilità e Nord, tirato fuori il globo per il teletrasporto, sussurrò lieve il nome del regno delle ninfe perché al suo interno vi comparisse la miniatura tempestata di fiocchi di neve. In seguito, con un lanciò lo spedì in aria attivandolo. Si manifestò così un vortice di cristalli di ghiaccio luccicanti dentro al quale fu da subito ben visibile una verde foresta sterminata. L'ultimo comando alle renne, e queste con un salto si gettarono all'interno.

Il viaggio non durò che un secondo. Dai freddi e densi cieli del nord, la slitta si ritrovò a sorvolare una distesa boscosa verde e rigogliosa. L'ambiente si fece mite e piacevole, ed un caldo vento estivo rilassò i cinque Guardiani, i quali ammirarono meravigliati sull'orizzonte un'alba che aveva le sfumature dell'oro.

Le renne fecero atterrare il mezzo proprio nella radura principale del regno. Dopo averle calmate, Nord si ricongiunse ai compagni per incontrare le Amadriadi, le quali avevano continuato ad aspettare per ore. Cressida sembrava quella più preoccupata, mentre le sue colleghe Neophasia e Pandora parevano in grado di mitigare la propria agitazione in atteggiamenti più quieti.

- Grazie per essere venuti - la committente del messaggio si fece avanti e con un sorriso stanco strinse cordialmente la mano all'uomo - Perdonate se il nostro benvenuto è così spartano, miei cari amici, ma la situazione non ci permette altrimenti. Vi prego, seguiteci.

I Guardiani annuirono, seriosi, e vennero condotti nella parte più fitta della foresta, dove la luce filtrava in sporadici raggi di luce candida tra gli alberi. D'improvviso Jack sentì una strana forza premere sul suo corpo. Un'oppressione lieve ma in costante crescita, gravava su di lui come un peso sul petto. Respirare gli divenne più difficile. Strinse il suo bastone, pronto a qualunque evenienza. Si stavano avvicinando a qualcosa di importante e lui ne avvertì talmente intensamente la presenza da sentirsi svuotato d'ogni pensiero. Qualsiasi cosa fosse, aveva una mole di potere tanto vasta da spiazzare e tener lontano qualunque essere vivente osasse entrarne nelle vicinanze.
Lentamente gli alberi si fecero più radi, fino a fare spazio a un'altra piccola radura tenuemente illuminata da una luce soffusa che aveva le fattezze di una sottile nebbiolina dorata, che riempiva l'aria rendendola pesante.
Fu allora che Jack comprese il motivo di tanta apprensione. Nel centro, circondato da un fiume che scorreva placido, si ergeva solenne e maestoso un albero. Il tronco grosso e la corteccia nodosa lo rendevano imponente e grandioso.
Arrivata al fiume, Cressida si fermò, senza proseguire.

- Osservate, miei cari Guardiani - e indicando il terreno, mise in risalto le foglie che continuavano anche in quel momento a cadere, sull'acqua e sulle grosse radici.

Neophasia si fece avanti, con passo svelto.

- E' peggiorato dall'ultima volta... - affermò grave - Qualcosa... Sta cercando di ucciderlo.

Calmoniglio si fece avanti con un balzo.

- E non si sa chi potrebbe essere stato?! - domandò, agitato. Cressida chiuse gli occhi, scuotendo la testa addolorata.

Dentolina volò verso l'albero, raccogliendo con aria triste una foglia per osservarla. E fu a quel punto che vide qualcosa che la incuriosì.

- Ragazzi, venite a vedere!

Tutto il gruppo si mosse a grandi falcate verso di lei, puntando lo sguardo dove la fata indicò loro. E si accorsero di un fatto a dir poco strano, cui mai avrebbero saputo pensare se la Guardiana non gliel'avesse fatto notare. Il fiume che circondava il gigante nodoso, simile a un fossato, scorreva rapido come al solito, ma... Era sporco. La trasparenza che normalmente lo avrebbe caratterizzato scompariva per far posto ad una melma verdastra e densa che impediva alla luce di passarvi attraverso. Questa arrivava sino alle radici ristagnandovi attorno putrida, corrodendone la corteccia e strappandone grossi pezzetti che finivano per galleggiare via, o sparire sul fondo.
Qualunque cosa fosse, quella fanghiglia stava divorando l'albero. Se non fossero intervenuti le conseguenze sarebbero state a dir poco disastrose. Perché quella pianta, quel colosso, era il tramite grazie al quale i desideri dei bambini giungevano nell'Eden, un regno distaccato dal mondo e per questo incapace di comunicare con l'esterno. Se fosse morto, le ninfe e tutto il loro regno sarebbero morti con lui.

- Be', è chiaro - affermò Jack con disinvoltura - Blocchiamo il corso del fiume e non ci saranno più problemi, no?

Neophasia e Pandora si voltarono verso di lui squadrandolo autoritarie. Solo Cressida osò rivolgersi a lui in toni pacifici. In fondo, lui ancora era giovane e di cose da imparare ne aveva parecchie. Era normale che fosse ingenuo.

- Non è così semplice, Jack Frost - pronunciò calma, con un lieve sorriso ad incurvarle le labbra sottili - Immagina il fiume come una vena. Se si bloccasse, la morte dell'Albero della Driade diventerebbe imminente.

Lo spirito del gelo rimase come stregato dallo sguardo dell'Amadriade. Si perse nei suoi occhi grandi e profondi, avvertendo in lei l'essenza dell'eternità farsi viva, pulsante. Nonostante fosse la più anziana riusciva a conservare una bellezza senza pari, e una saggezza illuminante. Senza sapere come risponderle, si limitò a voltare lo sguardo, imbarazzato. L'anziana tornò a spiegare:

- L'unico modo per fermare questa catastrofe incombente è trovare il responsabile.

- Credete che sia... ? - Dentolina insorse preoccupata.

- No no no, Pitch è stato sconfitto, non può essere lui - Nord scosse energicamente la testa, come a voler negare a se stesso che una simile eventualità potesse realmente verificarsi.

- Già, l'ultima volta che l'abbiamo visto è stato trascinato nel suo buco dai suoi stessi incubi - Calmoniglio diede man forte al collega, col tono fiero e deciso che spesso accompagnava le sue parole, riempiendo di speranza i cuori dei compagni.

Sandy annuì serioso, incrociando le braccia. Persino per lui il ritorno dell'uomo nero non era plausibile.
Fu allora che Jack, il quale nel frattempo si era allontanato dal gruppo, esordì esclamando qualcosa dalla parte opposta dell'albero.

- Forse qui c'è qualcosa che può esserci d'aiuto! - e detto questo si chinò a raccogliere un'oggetto caduto a terra e finito tra l'erba soffice. Come non notare prima una simile stranezza?

- Di cosa si tratta? - Nord si sporse sulla mano aperta dello spirito, recante il piccolo indizio.

Si trattava di un dente di ferro.
Con una mossa fulminea Dentolina lo afferrò, analizzandolo in ogni particolare con un'attenzione che solo lei poteva possedere per simili oggetti. E fu allora che, spaventata, lasciò cadere il molare a terra, quasi fosse diventato incandescente.

- Tutto bene? - Jack si avvicinò alla fata, la quale sembrava più in ansia che mai. Dopo aver deglutito a vuoto, e ricacciato indietro l'agitazione e la paura, la Guardiana dei ricordi sussurrò con voce tremula:

- So... So a chi appartiene quel dente...

- Bene! - Calmoniglio parve ritrovare l'energia - E di chi si tratta?

Oh, quanto arduo fu per Dentolina rispondere. Soprattutto perché il proprietario del dente non era una figura alla quale si usava pensare spesso. Per fortuna.
Ma se davvero quella persona era coinvolta nell'avvelenamento dell'albero, questa volta le cose non sarebbero state così semplici. Così, la fata prese un profondo respiro. E mentre il suo cuoricino batteva a mille, svelò infine l'identità del possessore del dente.

- Appartiene... A una strega di nome Baba Yaga.




Angolo di Momoko

Allora, innanzitutto, salve a tutti e molto piacere di conoscervi. Sono Momoko, e pubblico per la primissima volta in questo fandom. Devo dire che Le Cinque Leggende è un film stupendo, che ho adorato sin dalla prima volta in cui l'ho visto Pitch ha notevolmente contribuito u.u. Volevo tanto scriverci sopra qualcosa, e spero che questo primo capitolo/prologo vi abbia incuriositi. Sappiate che per la mia volontà malata dalla quale non riesco mai a fuggire, i guardiani ne passeranno di tutti i colori u.ù'' Mi raccomando, se avete critiche e/o commenti vari da fare state tranquilli che non c'è nessun problema ;) Ora vi rimando alle note trovate in giro per il capitolo^^

(1) Tanabata: festa tradizionale giapponese che cade in sette di Luglio, periodo in cui le due stelle chiamate Vega e Altair sono particolarmente visibili. E' usanza scrivere i propri desideri su dei foglietti chiamati Tanzaku ed appenderli ai rami di bambù, sperando che si realizzino.
(2) Cavea: quella che noi oggi definiremmo 'platea', facente parte dell'antico teatro greco. Si tratta di una serie di scalinate sulle quali la gente si sedeva per assistere agli spettacoli.
(3) Orchestra: si trova al centro della cavea, è una piazzola circolare sulla quale si esibiva il coro, ovvero il gruppo di attori.

Sperando che questo sclero possa esservi piaciuto, mi dileguo çwç
A prestoooo,

Momoko <3

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Capitolo 2
*** La leggenda della Guardiana ***


Poison heart


Capitolo 2
La leggenda della Guardiana



Per quanto ne potessero sapere gli esseri umani, l’Eden non era proprio il genere di paradiso terrestre descritto con minuziosità nei testi sacri. Benché conservasse la peculiarità di essere irraggiungibile da chiunque non fosse stato uno spirito o un Guardiano, non era in alcun modo perfetto né tantomeno inscalfibile.
Ciò che lo rendeva così prezioso, oltre al fatto di essere la culla dei desideri infantili, era la luce aurea nella quale sembrava essere avvolta la sua atmosfera. Pulviscoli dorati, simili a palline di polline luminose, volteggiavano nell’aria come fatine danzanti generando al loro passaggio lievi brezze calde e rilassanti. Nessuno avrebbe saputo dire come e quando quei lumini incantevoli fossero arrivati; esistevano da tempo immemore e, nonostante non se ne conoscesse la funzione, alle occupanti del regno non poteva che far piacere. Rendeva la loro casa una foresta verde immersa nell’oro.
Ma nulla sarebbe stato più meraviglioso delle stesse Driadi: pelle liscia e levigata, di un verde pallido e morbido, viso di porcellana dolce e sinuoso, chioma fluente e occhi che sapevano riassumerti la gentilezza con uno sguardo. Capi saldi di quel luogo magico, erano creature in simbiosi con la natura che mai avevano visto l’ombra di un conflitto, o provato il dolore della morte. Attraversavano i millenni come un sasso la corrente, senza mai cambiare; senza mai avvertire sulle proprie membra la stanchezza.

Perché mai nessuna disgrazia le aveva colpite; mai il seme della malignità si era infiltrato nei loro floridi terreni.
E forse proprio per questo, stavolta le cose non sarebbero state semplici da risolvere…




Erano passate poco più di due ore da quando i Guardiani si erano riuniti a consiglio con Cressida, Neophasia e Pandora, le Amadriadi più anziane del regno, per decidere il da farsi.
Certo che i loro altolocati discorsi lo avrebbero annoiato, Jack aveva preferito tener compagnia alla vecchia quercia ferita. Osservava le sue fronde ondeggiare nel vento dorato e le verdi foglie oscillare candidamente, come se nulla fosse. Proprio in quel momento, una di loro si staccò da un ramo e volteggiò silente a mezz’aria, lungo percorsi immaginari e fantasiosi. Si posò con delicatezza al suolo, unendosi al mucchio di fogliame già formatosi nelle ore precedenti.
Jack si protese per raccoglierla.
Il manto ramato su cui era seduto scompostamente scricchiolò sotto il suo peso; fruscii di cristallo come mute grida di dolore.
Le fece fare due o tre giravolte tra le dita, per poi sgretolarla nel proprio pugno, con un movimento secco. E forse fu il gesto, o l’intimo silenzio che grazie ad esso era stato spezzato, ma… Un sussurro, lieve come un respiro ma penetrante come cascate di aghi, s’insinuò prepotentemente in lui. Lo spirito del Gelo si prese d’improvviso la testa tra le mani, mentre i timpani cominciavano a fischiargli terribilmente. E poi, lo sentì: un grido. Sofferto, esanime, quasi più un sussurro strozzato. Ne venne oppresso al punto da non vedere più nulla, se non il lancinante dolore che lo stava massacrando da dentro. Avvertì il fiato mancargli, la vista offuscarsi, poi…

Tutto tacque.

Così come quell’urlo era arrivato frantumandogli l’anima, così se ne era andato, senza preavviso.
Jack riaprì gli occhi e si ritrovò ansimante sull’erba, mentre uno strano senso di paura prendeva possesso del suo cuore. Ma non era la sua.
Apparteneva alla quercia.

- Non dovresti avvicinarti troppo.

Si voltò di scatto, ancora un po’ stordito, e ciò che vide con la sua vista ancora offuscata dal male fu una figura femminile, longilinea, in piedi proprio accanto a lui. Strinse le palpebre, e vide che gli stava porgendo una mano. L’afferrò senza pensarci due volte e si tirò in piedi con un balzo.
Sebbene non riuscisse ancora ad inquadrare bene l’identità della Driade, riprese velocemente fiato per poi domandare:

- C- Che cos’era?

La giovane abbozzò un sorriso triste, mentre si avvicinava un poco al grande albero avvelenato.

- E’ così che ci fa capire come si sente. Forse ti trovavi in uno stato di calma per cui Lei ha potuto trasmetterti i suoi pensieri.

Jack tornò definitivamente alla normalità nel momento in cui realizzò le parole della sua interlocutrice. Strabuzzò gli occhi sorpreso, guardandola di sbieco.

- In che senso “i suoi pensieri”? E’ solo un albero.

A quelle parole la Driade assunse un’espressione affranta, come se “albero” non fosse una parola abbastanza dignitosa per definire la Grande Quercia Madre. Eppure, il modo con cui rispose fu insolitamente calmo.

- No, ti sbagli. Sarà anche un… “Albero”, adesso, ma un tempo era proprio come noi, una ninfa.

Jack fissò stupefatto la grande quercia.

- Davvero?

La giovane sorrise. Ora che lo spiritello poteva vederla chiaramente, aveva capelli simili a fili di seta sottili, dello stesso colore argentato degli occhi, pieni di luci misteriose.

- Oh, sì. E’ una leggenda molto popolare da noi. La vuoi sentire?

E per far capire quanto affermativa fosse la sua risposta, Jack si buttò letteralmente a sedere sull’erba, il bastone di legno ricurvo tra le mani, pronto ad ascoltare come un bambino curioso. La Driade fece altrettanto, con minor esuberanza.

- Bene – disse, prendendo un profondo respiro – Tanto, tantissimo tempo fa, non c'era altro che buio. L'umanità viveva nella paura, preda di solitudine e abbandono. Non c'era luce, non c'era speranza o meraviglia... Niente. Ma poi arrivò lui.

E detto questo indicò il cielo.

- L'uomo nella luna scelse un gruppo di difensori che scacciarono la paura e la sostituirono con la luce. Si trattava di Nord, Calmoniglio, Sandy, Dentolina e... Libythea, la Guardiana del Coraggio. Dopo una lotta senza esclusione di colpi, riuscirono infine a sconfiggere il male e a cacciare le tenebre del Re degli Incubi, ma a caro prezzo: Libythea perse la vita proteggendo uno dei suoi compagni, in un valoroso atto di sacrificio. Il solo modo 
per salvarla e preservare così l'equilibrio appena creato, fu quello di confinare il suo spirito sotto una forma diversa, ed edificare attorno a lei un regno che mai avrebbe potuto nuocerle.

Jack assimilava quelle parole con incredibile curiosità. Come la Driade terminò il suo discorso, volse lo sguardo alla grande Quercia. Ma l'altra fu più veloce e rispose alla più ingenua delle domande.

- Sì, Jack. Quel regno è l'Eden e la Grande Quercia Madre è l'originale Guardiana del Coraggio, Libythea. Noi facciamo tutto il possibile per proteggerla perché, se dovesse accaderle qualcosa, si tornerebbe senza indugi ai tempi dei Secoli Bui.

Lo spirito del gelo si sollevò di colpo, correndo fino alla sponda del fiume sporco di melma. Guardò preoccupato le radici dell'albero ormai spoglie della corteccia; non avrebbe mai creduto ad una simile storia se non avesse avuto prova lui stesso della sua veridicità qualche minuto prima. Allungò una mano verso il tronco, lo carezzò gentilmente con la punta delle dita. Sorrise appena. Non l'avrebbero lasciata morire.

- Era un grido femminile quello che ho sentito - disse, assorto, mentre la Driade si accovacciava accanto a lui - Ed era così  sofferto... Come se... Come se le stessero portando via l'aria per soffocarla...

Arabeschi floreali di ghiaccio sottile si diramarono sulla superficie ruvida e rugosa della quercia. Jack ritrasse la mano, pensieroso. Non poteva visualizzare nella propria mente qualcosa come i Secoli Bui, poiché non li aveva vissuti. Ma la preoccupazione che potessero davvero tornare era reale e insolitamente vivida nella sua mente. E anche se nemmeno riusciva a  immaginare come potesse essere stato il mondo di tenebra che Pitch aveva fino a quel momento governato, e che aveva provato a descrivergli nel suo sciocco tentativo di corromperlo, poteva farsene un'idea approssimativa e già così desiderare come non mai di essersi sbagliato.
Si voltò verso la giovane ninfa.

- Dici che potrà salvarsi? - domandò titubante, toccato fin nel profondo da quella situazione cui solo fino a pochi attimi prima si sentiva estraneo.

- Se uniremo le forze, nulla sarà impossibile - rispose senza esitare l'altra, con una sicurezza e una forza inaspettati - Mio caro Jack.

Uno schiamazzo alle loro spalle li costrinse a voltarsi. Il gruppo dei Guardiani, accompagnato dalle Amadriadi stava tornando dalla riunione per esporne i resoconti al compagno rimasto assente.
Molti di loro avevano un'espressione a dir poco preoccupata, soprattutto Calmoniglio e Dentolina. Raggiunsero la radura con la quercia con passo lento e vagamente sconsolato. Jack li raggiunse, e ricevette uno sguardo titubante da parte di Nord.

- Abbiamo parlato con Amadriadi - pronunciò grave, evidenziando ancor di più l'accento nordico - Ora situazione è molto più chiara.

Jack trotterellò accanto a lui facendo ondeggiare il bastone. Nonostante quella prima buona notizia, le sue cadenti movenze e quelle del resto della compagnia lo rendevano inquieto. Cosa si erano detti in quel dannato consiglio?!

- E quindi? - domandò il Guardiano del Divertimento, incalzante. Era ansioso di sapere il responso.

Calmoniglio zampettò fino alla quercia e, preso un profondo respiro, si buttò a sedere sull'erba come se parlare fosse la fatica più grande del mondo.

- Andremo al castello di Baba Yaga per indagare sull'avvelenamento delle acque. Dato che Dentolina ha riconosciuto il dente, il coinvolgimento di quella megera dovrebbe essere abbastanza scontato.

Sandy raggiunse il coniglio e tentò di rincuorarlo. C'era qualcosa di nascosto in loro, qualcosa che Jack non aveva mai visto. Erano troppo abbattuti perché si trattasse di una normale questione da Guardiani. Non gli avevano detto tutto e questo lo innervosì come non mai. Insomma, era diventato uno delle leggende, aveva diritto di conoscere i dettagli del passato! Perché sì, i suoi compagni avevano già avuto a che fare con la strega di nome Baba Yaga prima del suo arrivo, ne era certo. Anzi, era senza dubbio così.

- Ok, ora mi spiegate chi è questa Baba Yaga - insorse improvvisamente, spazientito dai loro comportamenti evasivi - Perché lo sapete, vero?

A quel punto sentì una manina gentile posarsi sulla sua spalla. Voltò la testa: era Dentolina, con uno sguardo più triste che mai. Ed era orribile vedere una creaturina così incantevole piegata da emozioni simili. Era come osservare il lento deperimento di un fiore bellissimo.

- Ovviamente tu non puoi saperlo, perché ancora non eri uno di noi, Jack. Ci dispiace di non averti detto nulla - sembrava realmente dispiaciuta - Ora ti racconteremo.

Lo spirito del gelo dovette ammettere di sentirsi parecchio stranito. Nel mondo erano successe un sacco di cose, molte delle quali lui non aveva neanche la facoltà di immaginare. Ma cosa più strana, era che in quella stessa giornata aveva sentito più storie di quante ricordava di aver proferito alla sua sorellina, molti anni prima. Decisamente troppa verità per lui.

- Durante i Secoli Bui, sai, noi non fronteggiammo soltanto Pitch. Separatamente da lui, ma con medesime intenzioni, un altro spirito maligno cercava di impossessarsi del mondo. Si trattava di Baba Yaga, una perfida strega che non conosceva alcuna pietà e che, come molte della sua specie, utilizzava una speciale magia per ammaliare i bambini e... Rapirli.

- Rapirli? - Jack era esterrefatto. Neanche poteva immaginare una simile atrocità.

Dentolina annuì, affranta - Sì, per trasformarli in orribili creature fatte di metallo e ingranaggi. Essi costituivano il suo esercito, erano la sua forza. E noi... Non avremmo potuto fare nulla contro di lei, se non fosse stato per...

- Libythea! - esclamò il giovane Guardiano, come se in qualche modo avesse già capito in che direzione sarebbe finito il discorso. La fatina parve stupirsi della sua intuizione, tant'è che non riuscì a domandargli minimamente come e dove avesse sentito quel nome. Per lei, e per tutti gli altri vecchi Guardiani, era un ricordo vacuo e doloroso.

Improvvisamente Jack si ritrovò circondato. Attorno a lui si schierarono le Amadriadi, seriose e autoritarie, e i compagni spiriti, incredibilmente sorpresi per la sua esclamazione. Si grattò imbarazzato la testa, senza riuscire a capire come muoversi in quella situazione. Forse aveva detto qualcosa di sbagliato?
Accidenti, avrebbe dovuto tenere il becco chiuso...

- Come conosci quel nome? - Calmoniglio si avvicinò a lui con un balzo e lo squadrò come un generale da capo a piedi. Quando si toccavano certi argomenti, era più sensibile di chiunque altro. A volte sembrava quasi che si accanisse contro ogni cosa, ma in realtà aveva a cuore i bambini, i suoi amici e la sua adorata Pasqua. Semplicemente, non voleva che nessuna di queste sfere andasse distrutta.

Ma per Jack quel canguro con la coda di cotone pareva solo uno spaventoso ostacolo. Molto, molto spaventoso. Qualsiasi cosa avesse detto, era certo che avrebbe reagito nello stesso modo: saltellando a destra e a manca come un ossesso, per poi gettarsi su di lui e sfoderare una sequela di lamentele senza fine. E purtroppo, ormai era nella rete e non poteva evitarlo.

- Me ne ha parlato una Driade, pochi istanti fa... - e detto questo, sporse la testa per cercare con lo sguardo la giovane che gentilmente gli aveva raccontato la storia della quercia. Ma si accorse che era svanita nel nulla.

Tutti lo seguirono con lo sguardo, ma nessuno vide nessuna fanciulla. Che avesse mentito o no, rimaneva comunque il fatto che conosceva un segreto antichissimo, che i Guardiani ed in particolare le Driadi si erano impegnati a proteggere per secoli. Ma dopotutto, di trattava di Jack Frost, e non di uno spiritello qualunque. Che l'avesse scoperto, in fondo, non era una così madornale tragedia. In qualche modo, glielo si poteva concedere.

- Sai anche perché questa quercia è così importante, allora - concluse Calmoniglio, con tono placido. Strano ma vero, era rimasto calmo - E che se morisse rappresenterebbe la fine. E il ritorno non solo di Pitch, ma anche di tutti quei malvagi rimasti ad attendere nell'ombra fino ad ora.

Jack annuì vigorosamente, con convinzione. Conosceva i rischi del mestiere, ormai.

Cressida si chinò su di lui - era molto alta - e gli prese delicatamente le mani. Il suo sguardo di quarzo brillò di una luce intensa e meravigliosa.

- Dovete partire al più presto, cari Guardiani - sussurrò, con voce leggiadra - Vi prego.

- Lo faremo - pronunciò solenne lo spirito del gelo, catturato da quegli occhi rosati e luminosi.

Sandy esultò energicamente sollevando la braccia. Un fuoco d'artificio di sabbia dorata s'accese sopra la sua testolina. Anche lui era ansioso di partire quanto l'amico.

Dentolina accennò un piccolo sorriso; Calmoniglio ammorbidì appena la propria seriosa espressione. Infine, Nord... Lui sospirò.
E Jack non ne capì il motivo.




L'ora della partenza era vicina. La slitta era stata sistemata, e i Guardiani erano pronti a salirvi sopra per poi partire alla volta del castello di Baba Yaga. Jack sedeva al suo solito posto, aspettando che anche i suoi compagni finissero di prepararsi.
E fu allora che, aguzzando la vista, scorse in lontananza la radura dove cresceva la Grande Quercia Madre, celata dalla boscaglia. E si stupì non poco quando nella sua visuale irruppe anche Nord. Si era parato di fronte al tronco, sembrava gli stesse parlando, ma da quella distanza capire cosa era a dir poco impossibile. Poi, ecco che il Guardiano della Meraviglia allungò una mano, passandola con gentilezza sulla quercia proprio come se le stesse facendo una carezza.
Lo spirito del gelo continuò ad osservare quello strano ed inusuale comportamento fino a quando Calmoniglio, con la stessa delicatezza di sempre, lo deconcentrò facendogli distogliere lo sguardo.

- Hey, pesce lesso - lo chiamò con quell'aria da duro che si portava sempre appresso - Puoi anche scendere, non useremo la slitta. E' troppo appariscente, si noterebbe subito.

- E scommetto che la cosa ti solleva, vero? - lo punzecchiò lo spiritello nello scendere dalla vettura con un salto, ben sapendo quanto il coniglio odiasse il volo.

- Già, tantissimo! - ma questa volta l'amico peloso indorò la pillola senza controbattere aspramente, come sicuramente avrebbe fatto se la situazione fosse stata diversa.

Dentolina li raggiunse con un'aria stranamente allegra.

- Avete sentito? - esclamò energica come sempre; sembrava avesse ritrovato il buon umore - Cressida ha detto che ci farà accompagnare!

Jack spalancò gli occhi, bloccandosi di colpo - E da chi?

E in quel momento un lieve rumore di passi attirò la sua attenzione. La Guardiana dei ricordi si spostò per far passare Sandy, il quale accompagnava tenendola per mano una giovane fanciulla. Alla consueta colorazione verde pallido della pelle, s'aggiungevano capelli d'argento delicati e morbidi, uno sguardo luccicante e un volto a dir poco incantevole. Un volto che fece saltare in aria il povero Jack, che riconobbe in nella Driade appena arrivata la fanciulla con cui aveva dialogato quel giorno, e che dopo avergli raccontato la storia della quercia era sparita senza lasciare traccia. Additandola, visibilmente scandalizzato, balbettò appena.

- Tu... ! - almeno, così era certo di non essersela sognata. Aveva davvero parlato con lei, dunque, non si era immaginato nulla.

La Driade fece un piccolo inchino e, dopo aver rivolto allo spirito del gelo un particolare sorriso gentile, si presentò ufficialmente al resto della compagnia.

- Molto piacere di conoscervi. Il mio nome è Myo.




Angolo di Momoko

Eccomi con il secondo capitolo!
Strano ma vero, son riuscita a pubblicarlo entro tempi normali. Il periodo hot a scuola si è finalmente concluso, per cui spero che, almeno per un paio di mesi, io possa pubblicare in tranquillità.
Alluor... Che dire di questa schifezzuola... Decisamente ci sono molti dialoghi, ma perché prima di gettare i nostri poveri Guardiani nell'impresa volevo darvi qualche nozione in più sulla trama in generale. Di solito mi piace disseminare piccoli indizi in ogni capitolo, quindi spero che vi soddisfi per ora^^ Ah, Myo è l'OC che accompagnerà i protagonisti durante il corso della storia. Presto la conoscerete per bene :) E spero di non aver creato un'orripilante Mary Sue D:
Ora mi dileguo, così evito di annoiarvi! çwç Ma prima, ringrazio tutte quelle anime buone e gentili che hanno letto, recensito e messo la storia tra le seguite!!! Vi voglio bBene <3 çwç
A prestooooo,

Momoko <3

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Capitolo 3
*** La strega di ferro ***


Poison heart


Capitolo 3


L
a strega di ferro



Jack non poteva credere ai propri occhi.
Eppure lei era lì, proprio davanti a lui: aspettava solo di salire sulla slitta e intanto si presentava al resto del gruppo. Myo, questo era il suo nome. Il nome che aveva preferito non dirgli nella radura della Quercia. Probabilmente l'aveva ritenuta una formalità superflua, dato che nemmeno aveva chiesto il suo. Ah, certo: quello lo sapeva già.
Lo spiritello si guardò bene dal sorriderle come gli altri, mentre saliva e prendeva posto accanto a lui sui sedili posteriori della vettura di Babbo Natale ostentando una cordialità a dir poco disarmante, assieme a una delicatezza e una gentilezza nel rispondere alle domande di Dentolina che certamente non la resero più simpatica ai suoi occhi di ghiaccio.
E come dargli torto? Lo aveva abbandonato senza motivo vicino alla Quercia, lasciando che metà regno lo credesse pazzo per aver parlato con qualcuno che non esisteva. Soltanto perché era stato lui a raccontarlo, come se si trattasse dell'ennesima burla escogitata per farsi due risate gratis.
E la cosa lo snervava come non mai.
Ovviamente il resto dei Guardiani fu contentissimo di averla a bordo, e non mancarono di presentarsi come sempre alla nuova arrivata, domandandole come mai avesse deciso di accompagnarli.

- In rappresentanza del mio regno - ammise con un gentile sorriso, quasi fosse ovvio per lei - Non possiamo lasciare che ci aiutiate senza muovere un muscolo. Anche io farò la mia parte.

Non ci avevano pensato. Era naturale che volesse proteggere la propria casa. Difficilmente avrebbero potuto dirle di no, tanto era l'ardore che dimostrava.

- Allora sarà un onore avervi con noi, signorina Myo - Calmoniglio sfoderò galante le sue maniere da gentleman nei confronti della nuova arrivata, che sorrise grata di rimando.
Jack invece voltò lo sguardo altrove, e Dentolina se ne rese conto: un'espressione alquanto contrariata le inasprì il viso.

- Jack, cerca di essere gentile!

Pareva proprio come una madre pronta a sgridare il figlio. Il Guardiano del Divertimento sbuffò pesantemente, per poi incespicare contro voglia scuse preparate che sapevano troppo di "già sentito", ma che alla fatina andarono ugualmente bene. Così sistemata la questione, ecco che Nord fece capolino dagli alberi procedento con la sua solita andatura dondolante verso la slitta, pronto a prenderne le redini. Aveva uno sguardo a metà tra il triste e il pensieroso...

- Tutto bene? - Jack si mostrò premuroso, ma solo perché la strana espressione dell'omone lo incuriosiva: non lo aveva mai visto così.

- Tutto bene Jack, non preoccuparti - si sentì rispondere dopo qualche attimo di esitazione, con voce decisamente più energica di quanto il suo atteggiamento avesse dato a vedere. In parte rincuorato, lo spiritello si sistemò ulteriormente al proprio posto e aspettò che tutti facessero lo stesso. Quando il traballare della slitta di arrestò definitivamente, il gruppo dei Guardiani si accorse che Cressida, Neophasia e Pandora, assieme a un nutrito seguito di ninfe più giovani, erano accorse per assistere alla loro partenza.

- Fate buon viaggio - pronunciò soave Cressida, i grandi occhi di quarzo che brillavano al sole - Myo, comportati bene.

L'interessata si sporse e fece un esagerato cenno di saluto a tutti, agitando il braccio. Molte sue sorelle fecero lo stesso da terra, qualcuna versando una lacrimuccia.
Lo scalpiccio degli zoccoli delle renne divenne più impaziente, e quando Nord fece schioccare le briglie, sbuffarono energicamente e si diedero al galoppo tra gli alberi, ad una velocità sempre più sostenuta. Iniziarono infine a staccarsi dal terreno, trascinandosi la grossa slitta sempre più su, con grosse falcate nell'aria, finché attorno a loro non ci furono che le nuvole. Il vento scuoteva impetuoso i capelli argentati della giovane Myo, ancora intenta a salutare con energia la propria famiglia. Jack la osservava stranito, salvo poi trattenere il riso alla vista di Calmoniglio che, tirate fuori le unghie, si era aggrappato con forza ai sedili per non cadere.. Non si sarebbe mai abituato, pensò mettendosi comodo e stringendo forte il proprio bastone ricurvo.
Mille pensieri affollarono la sua mente, mille dubbi a cui trovare risposta: "cos'avrebbero trovato una volta arrivati?", "come sarebbe stata Baba Yaga?", e "davvero è lei la responsabile dell'avvelenamento delle acque?".

Nord armeggiò per qualche attimo con il cappotto di pelliccia, per poi tirarne fuori un globo che all'interno recava, avvolto da piccoli fiocchi di neve danzanti, un'edificio alto e scuro, immerso nei boschi. Per quanto ne sapevano i suoi compagni, non aveva mai avuto l'abitudine di buttare via niente, nemmeno i propri globi. Lanciato a mezz'aria, si frantumò in mille pezzi trasformandosi velocemente in un vortice di colori accesi e cristallizzati che luccicando racchiudeva il miraggio confuso della loro meta. Senza esitazione il Guardiano della Meraviglia spronò le renne ad aumentare il passo e ci si infilò dentro in un respiro. Dietro di loro il passaggio scomparve, così com'era apparso, decretando il ritorno al silenzio nella foresta.

- Ora non ci resta che attendere - dichiarò Neophasia, osservando cupa il cielo.

Cressida sorrise, allontanandosi.

- Se quei ragazzi sono in gamba come penso, sono sicura che ne varrà la pena.


Ci fu un sobbalzo, poi la slitta oscillò brevemente da entrambi i lati; infine, il cielo e le correnti furono di nuovo ovunque attorno a loro. Il viaggio era stato più breve del previsto, ma ormai il gruppo vi era abituato e non si era nemmeno accorto di aver viaggiato all'interno di un tunnel ghiacciato dimensionale.
Sandy osservò sconsolato il tetro paesaggio che ora li accoglieva, ben diverso da quello che si erano lasciati alle spalle solo pochi secondi prima: la foresta che avevano sotto i piedi era alta, cupa e scura. Gli alberi, che si ergevano come torri irte di spine verdastre, incutevano già da soli abbastanza timore da escludere a priori qualsiasi piano che prevedesse di scendere tra di loro. Non c'era modo di vedere qualcosa al di là di quel muro di aculei, ma certo da dentro la foresta non sarebbe stata tanto diversa da come si presentava.
Più avanti, Dentolina intravide una barriera di montagne dalla punta bianca che formavano una muraglia di roccia impenetrabile, sovrastando le fronde dei grossi abeti e persino le nuvole. E proprio là, a ridosso di quelle imponenti mura, nascosto e al sicuro dagli sguardi, si innalzava un edificio.
Si sarebbe potuta definire una alta torre grossa e scura, ma ad un'occhiata più attenta rivelava di essere un vero e proprio castello: le mura di ferro solido e lucente si dividevano in livelli, uno più stretto dell'altro, cosicché sembrava composto in tutto da ben sette piani, più una torre di guardia sulla cima. Nessuna bandiera vi sventolava sopra, niente che potesse dare anche solo l'impressione che il vento sfiorasse quella terribile costruzione.

- Quindi sarebbe quello il castello di Baba Yaga? - domandò Jack, ipnotizzato da quella visione sinistra e sublime al tempo stesso.

Nessuno gli rispose, ma non c'era bisogno di alcuna spiegazione per capire che fosse il loro obiettivo. Nord tirò improvvisamente le briglie, e le renne rallentarono improvvisamente. La slitta cominciò a discendere, lentamente, nel centro di una radura tappezzata di erba secca e ingiallita dalla mancanza di sole. Una volta atterrati, fortunatamente senza pericoli, tutti i Guardiani scesero, Calmoniglio in special modo compiendo un poderoso balzo. Come gli era mancato del terreno solido su cui posare le zampe! Anche se non era proprio il migliore che avesse mai calpestato, per lo meno aveva detto ancora una volta addio a quel trabicolo volante!

Senza attendere oltre, Nord gli si avvicinò e con tono grave domandò:

- Calmoniglio, puoi portarci là dentro con tunnel?

Ma il Guardiano della Speranza scosse energico la testa, tastando nervoso il terreno.

- Il metallo di cui è fatto l'edificio è impenetrabile. Nemmeno io riuscirei ad intrufolarmici.

- Deve esserci un altro modo per entrare... - suggerì Dentolina alzando timida l'indice, come per richiedere l'attenzione - Basterà solo trovarlo.

Il gruppo scivolò furtivo tra gli alberi per raggiungere infine il castello e osservarlo da vicino. L'entrata principale, un alto portone di ferro completamente sigillato, era sorvegliato da due grossi mostri molto somiglianti a gargolle, ma composti unicamente di viti, bulloni e ingranaggi sferraglianti. Sui loro grugni di metallo luccicavano due occhi rossi e sinistri. Impossibile sarebbe stato per i Guardiani passare dalla porta principale; be', non che fosse nei piani.
Ma a parte quella, non vedevano altre entrate certe, e se avessero dovuto fare dietrofront a mani vuote, senza alcuna informazione tra le mani, sarebbe stato davvero deludente. Dovevano trovare un modo per entrare, a qualunque costo.

- Forse stendendo le guardie... - s'azzardò Jack, sporgendosi appena dai cespugli e impugnando con un sorriso truffaldino il proprio bastone, sul quale si disegnarono rapidamente arabeschi di ghiaccio.

- Sì, ne attireresti ancora di più - concluse Calmoniglio con aria saccente, rivolgendo un'occhiata speciale allo spirito e poi tirandolo indietro per il cappuccio. Per quanto le sue maniere fossero state non proprio cordiali, aveva comunque ragione. Senza nemmeno conoscere un modo per aprire quell'enorme portone, non potevano lanciarsi nella battaglia senza ragionare.
No, doveva per forza esserci un altro modo...

- Io avrei un'idea - Myo si fece avanti, con viso serio e responsabile - Lasciate che provi.

Il gruppo si distanziò per permetterle di agire in libertà. La ninfa si mise ad armeggiare con la propria borsa frugando frettolosamente all'interno. Solo dopo qualche secondo l'oggetto da lei cercato comparve nella sua mano, e tutti poterono vederlo.

- Un... foglietto di carta? - domandò Dentolina, accigliandosi. Difficile credere che una cosa simile avrebbe potuto vincere un muro di ferro.
Ma ecco la cosa strana: Myo scostò leggermente i capelli, scoprendo così un orecchino a forma di foglia, piccolo e brillante, che pendeva dall'orecchio destro. Lo tolse e come per magia s'illuminò, diventando pochi istanti dopo una penna stilografica, elegantemente avvolta da tralici di foglioline verdi e vivaci.
Il gruppo dei Guardiani era sorpreso; non capivano cosa volesse fare di preciso e quando la videro scrivere sul foglietto, a stento si trattennero dal porle qualche domanda di curiosità.
Il biglietto fu adagiato con cura a terra, proprio ai piedi di uno di quegli alberi tanto cupi e sinistri, e...

- Cosa dovrebbe accadere ora? - domandò Jack chinandosi per dargli un'occhiata più da vicino, dato che ancora non voleva succedere nulla. Sopra di esso svettava, chiara e perfettamente leggibile, una frase.
Ma non fece in tempo a leggerla perché svanì, assorbita in un secondo dalla carta. Si alzò di scatto, allontanandosi. Che si trattasse di un trucco da ninfa?
Qualsiasi parola avesse voluto pronunciare gli venne anticipata da Nord.

- Myo ha espresso desiderio per farci entrare senza essere visti - vociò sorridendo posando una mano sulla sua spalla.

Quindi...

- Se viene espresso da un cuore buono, è più che certo che si realizzerà - affermò la giovane, con un certo tono orgoglioso nella voce.

Il terreno tremò appena, gonfiandosi; poi, all'improvviso, con un leggero fragore una grossa pianta di edera lo spaccò con forza e iniziò ad arrampicarsi su per la parete metallica crescendo, crescendo, crescendo... fino a che non ebbe raggiunto il primo anello, fermandosi. Tutti i Guardiani, eccetto Nord, erano stupefatti e guardavano il prodigio con occhi spalancati. Non avevano mai assistito a qualcosa di simile, e mai come in quel momento ringraziarono Myo per essere presente. Senza il minimo sforzo aveva aperto loro una via sicura per entrare nel castello.

- Ora presto, salite - li incitò la ninfa, mettendo per prima mani e piedi sul rampicante.

- Ma non è un po' troppo vistosa? Qualcuno potrebbe notarla - pronunciò allarmata Dentolina, iniziando a salire anche lei, volando vicinissima ai suoi compagni.

Anche qui, Nord fornì velocemente spiegazioni.

- Una volta realizzato, desiderio non ha più motivo di esistere. Non preoccuparti, non c'è alcun pericolo.

 Sandy annuì in silenzio, mentre a bordo di un tappetto volante dorato e granuloso proseguiva la salita. Anche se avrebbero potuto utilizzare la sua sabbia per spostarsi, sicuramente sarebbe saltata subito all'occhio. E poi, che male c'era a lasciar provare la nuova arrivata? In fondo aveva svolto un lavoro più che egregio: la pianta era al riparo dagli sguardi delle sentinelle, non faceva rumore o luce e in più sarebbe scomparsa una volta che la sua utilità si fosse esaurita.
Infatti, una volta che tutti ebbero posato i propri piedi o zampe sul primo dei sette anelli di mura, il rampicante iniziò a contorcersi appena, per poi ritirarsi lentamente e tornare così nelle profondità della terra. Mentre gli altri proseguivano, Jack vide che Myo aveva rivolto alla pianta un cenno di ringraziamento, prima di seguirli.
Forse l'aveva giudicata un po' troppo frettolosamente; in fondo non era così antipatica come gli era sembrata all'inizio. Doveva smettere di dar retta a suo orgoglio, per una volta.

Di guardie metalliche su quel piano non ve n'erano: forse poteva dipendere dal fatto che nessuno si sarebbe aspettato che possibili nemici aggirassero il portone e trovassero un nuovo modo per entrare. Una mossa fin troppo ingenua.
Il gruppo dei Guardiani percorse il bastione fino a scorgere una piccola entrata scavata nel muro, al cui interno una scalinata di pietra conduceva verso l'alto. Ci fu solo bisogno di uno sguardo, prima che Nord annuisse deciso e tutti s'infilassero nell'apertura col cuore in mano, trepidanti. Ad uno ad uno, furono inghiottiti dall'oscurità, mentre a guidarli, come unico indizio, c'era la forma squadrata e fredda degli scalini, su cui i piedi sbattevano incerti. Ma ecco che all'improvviso Sandy, stanco di muoversi senza sapere dove stava andando, generò nelle proprie mani una finta fiammella di sabbia, che magicamente illuminò un poco l'ambiente. Con un sorriso, accolse gentile i ringraziamenti dei compagni, finalmente felici di poter dare un'occhiata migliore al percorso. Con i lunghi piedi che si ritrovava, Calmoniglio rischiò di scivolare tante volte.
Ma quell'illuminazione precaria non servì ancora per molto: ben presto il gruppo giunse alla fine dello stretto corridoio dentro al quale aveva marciato esitante, incontrando una strana e soffusa luce di candele. Seguendola, sbucarono in una stanza tutt'altro che normale.
Alambicchi dentro ai quali ribollivano strani liquidi colorati, progetti, modelli e prototipi di strani aggeggi meccanici ammassati su larghi tavoli di legno consumato, libri, piccole sculture raggifuranti animali e altre creature fantastiche... questo fu il genere di cianfrusaglie che ben presto li circondò, avvolto in un'aura di mistero incomprensibile. Dentolina si mosse verso un banco colmo di carte e documenti, sfiorandoli con la punta delle dita; pareva preoccupata.

- Ragazzi, mi sa che siamo capitati proprio nella tana del lupo... - balbettò appena, intimorita da quell'enorme quantità di strani e inquietanti oggetti.

Jack notò che la porta dalla quale erano entrati era arrugginita, segno che non veniva aperta molto spesso e probabilmente era molto vecchia. Inoltre, si chiese come potesse esserci un collegamento così diretto con un luogo tanto importante.
Sandy si aggirava tra gli scheletri metallici con un'espressione triste, ricordando tutti i bambini che erano stati trasformati a quel modo quattrocento anni prima. Nord e Calmoniglio invece si gettarono subito sul tavolo più grande, sul quale svettavano provette e ampolle dalle tonalità più assurde. Ne presero qualcuna in mano, rigirandola, annusandola...

- Bleah! - esclamò improvvisamente Calmoniglio, allontanando d'impulso lo strano contenitore color verde acido che aveva in mano - Questa roba... è nauseante!

- Fammi sentire - esordì Myo avvicinandosi e prendendogli il bricco sospetto - Mhm...

- Allora? - domandò Jack con sguardo interrogativo.

Passò qualche istante, e alla fine Myo assunse un'espressione scura.

- E' veleno!

- Veleno?! - Nord era scandalizzato. Afferrò un'altra ampolla, questa volta blu acceso, e dopo aver avvicinato appena il nasone rosso per darle un'annusatina, replicò lo stesso atteggiamento della ninfa.

- Ma come è possibile... ? - sussurrò quasi, confuso - Baba Yaga mai stata pratica di veleni...

Dentolina si fece avanti.

- Forse... ha avuto un aiuto.

Bastò quella semplice frase per distruggere ogni speranza. Se ciò che la fatina diceva era vero, allora i nemici da affrontare diventavano più d'uno; come avrebbero fatto a fronteggiare avversari che nemmeno conoscevano?!
Pensavano che la faccenda potesse essere risolta facilmente, che la responsabile fosse la strega di ferro, ma... qualcosa diceva loro che la trama dietro quella megera era ben più intricata e complessa di quanto dava a vedere. Forse c'era molto di più dietro all'attacco alla Quercia Madre. Forse, il mistero questa volta non sarebbe stato semplice da sbrogliare.

- Portiamo via con noi la boccetta - propose Jack, indicandola col bastone - Magari possiamo studiarla meglio per capire come funziona.

- Se le portassimo via qualcosa se ne accorgerebbe, penso - lo smentì velocemente Calmonglio, con tono serio - Però finché siamo qui, possiamo curiosare per bene e trovare qualche indizio.

Ogni membro del gruppo partì alla ricerca di prove. Dentolina guardò tra i libri, Sandy tra i progetti, Nord e Calmoniglio tra gli altri alambicchi. Jack e Myo invece frugarono in alcune ceste contenenti carte e mappe di varie misure. Ognuno era concentrato sul proprio lavoro, deciso a non lasciarsi sfuggire in benchè minimo dettaglio. Jack stava rimettendo a posto l'ennesimo rotolo di pergamena, quando vide in Myo un'espressione triste e abbattuta, così diversa da quella che aveva sfoggiato fiera e orgogliosa nella radura nel raccontargli la leggenda della sua antenata.

- Ehm... - incepiscò, senza riuscire a trovare le parole - Stai bene?

La giovane ninfa sembrò accorgersi solo in quel momento della sua presenza. Abbozzando un piccolo e rincuorante sorriso, gli sussurrò:

- Sì, abbastanza... è solo che...

Jack s'accigliò.

- Solo che... ?

- Solo che ho paura - si sentì rivelare, quasi in un soffio - Io... ero sicura che avremmo salvato la Quercia... però...

Un brivido improvviso le percorse le mani: Jack gliele aveva afferrate saldamente, stringendogliele deciso.

-
Se uniremo le forze, nulla sarà impossibile - disse con un sorriso, confortandola con le sue stesse parole. Alla fine si era arreso all'evidenza: Myo era uno spirito buono, che aveva a cuore la propria casa. E nonostante le insicurezze, il suo unico desiderio era di proteggerla. In questo, poteva dirlo con certezza, gli somigliava molto.

La giovane ninfa arrossì, le mani gelate tra quelle del Guardiano. Fu solo dopo qualche attimo che con un sorriso molto più incoraggiante, annuì. I due ripresero a cercare, questa volta con rinnovata energia.
Passarono i minuti, e sembrava che nessuno avesse intenzione di entrare nella stanza, ragion per cui i Guardiani continuarono imperterriti la loro ricerca indisturbati. Fu quando sembrava ormai che ogni possibilità di trovare qualcosa di interessante fosse sparita del tutto, che Sandy attirò su di sé l'attenzione dei compagni, i quali si riunirono attorno a lui osservando sorpresi e sconcertati ciò che teneva in mano, spiegato ben bene perché tutti potessero studiarlo con cura: una mappa del mondo vecchia, divorata dalla polvere e dal tempo sui bordi frastagliati. Su di essa erano impressi tantissimi puntini, che parevano luci spente ormai da tempo. Quello doveva essere stato, un tempo, il metodo grazie al quale la strega teneva d'occhio il numero di bambini soggiogati dalle sue stregonerie. Ma ciò che allarmò più di tutto i Guardiani fu che sulla carta erano riportati luoghi che fisicamente non appartenevano alla Terra, come l'Eden, la fabbrica di Babbo Natale e il palazzo della fata del dentino.
E su di essi, in maniera terribilmente inquietante, erano stati fatti dei segni a "x" con una penna ad inchiostro rossa brillante. Sandy osservò i propri amici negli occhi senza trovare in loro alcuna spiegazione a quel fatto. Che cosa stava succedendo? Che cosa significavano quei simboli? Ma soprattutto: chi o cosa stava aiutando Baba Yaga a compiere i suoi crimini?

Rumori di passi improvvisi allertarono Calmoniglio, che mosse muso e orecchie in direzione di una seconda porta, di legno cadente e logoro. Subito fece cenno ai compagni di rimettere ogni cosa al suo posto e trovare un nascondiglio. Nel silenzio, e alla flebile luce delle candele, ognuno cercò come meglio poté di nascondere la propria immagine. Jack si appiattì dietro una cassapanca piuttosto robusta; Sandy tra i vari modelli di mostri meccanici; Dentolina trovò rifiugio al di là di una vecchia colonna, così come Myo; Calmoniglio saltellò per qualche attimo senza sapere dove sistemarsi, ma alla fine riuscì ad acquattarsi sotto un telo che nascondeva vari mobili ormai in cattivo stato. Solo Nord diede l'impressione di non voler nascondersi: grosso com'era, non sarebbe stata di certo un'impresa facile. Ma ragionò in fretta e così corse appena giù per la scaletta di pietra che avevano precedentemente percorso, buttandosi a terra per sfruttare come nascondiglio perfetto l'oscurità stessa.
I passi si fecero più forti, ticchettanti. Presto la cigolante maniglia della porta prese a girare, lentamente, mentre i Guardiani erano uno più agitato dell'altro. Forse avrebbero dovuto andarsene, sarebbe stata la scelta migliore. Ma quella era un'ottima occasione per racimolare informazioni, e probabilmente se se ne fossero andati non sarebbe ricapitata più tanto facilmente.
La porta gracchiando debolmente iniziò ad aprirsi, mentre un mare di piume scure si faceva prepotentemente largo attraverso la fessura. Poi, Baba Yaga entrò.
Dal suo piccolo e improvvisato nascondiglio, Jack riuscì ad osservarla per un breve attimo. E dire che quando avevano parlato di strega, si era immaginato una vecchia rugosa, piena di pustole e pure coi baffi. Invece quella che aveva davanti... era una donna dall'aspetto giovane, dal corpo slanciato e sinuoso. Una nuvola di capelli biondi e luminosi le scendeva sulle spalle, tuffandosi in un colletto di pelo scuro e pregiato. Il lungo abito ricalcava alla perfezione la sua figura, elegante e tagliente al tempo stesso. Un mantello di nere piume cadeva sul pavimento come una cascata d'inchiostro. Jack ne rimase affascinato. Ma quando la famigerata strega osò voltarsi e scoprire il proprio viso squadrato, ma dai lineamenti fini, gli si gelò il sangue. I suoi occhi sottili erano rossi; rossi come il fuoco. E proprio questo sembrava ardere vorace e distruttivo, dentro alle iridi.
Le labbra sottili si dischiusero appena in un sorriso truffaldino, mentre senza minimamente accorgersi dei Guardiani nascosti iniziò ad armeggiare con alcuni documenti disposti sul tavolo principale, spostando, piegando, accartocciando fogli e ancora scrivendoci sopra per correggere errori. Che cosa stesse facendo, era un mistero.

Ma ecco che ad un tratto, qualcosa attirò la sua attenzione: una lettera, adagiata con cura su una sedia. Calmoniglio la guardò afferrarla con i pugni chiusi per la rabbia, e un senso di impotenza logorante a tormentarlo.

Un breve fruscio. Baba aveva iniziato a leggere in silenzio il contenuto della missiva. Quando ebbe finito, la sua espressione era mutata.

- Ah! Che razza di richiesta! Come se potessi soddisfarla con uno schiocco di dita! - esclamò improvvisamente, con tono seccato; si diresse verso i progetti e frugò frettolosamente alla ricerca di qualcosa - Siamo solo alla prima fase, non posso mica fare azzardi!

Fece scivolare via dal mucchio una pergamena, con un gesto di stizza. In quell'istante, e solo in quell'istante, a Sandy parve di intravedere disegnato su di essa una figura equina molto famigliare...

- Anche volendo, non riuscirei a fare nulla! Mi serve tempo! Tempo! Maledizione... !

La strega di ferro iniziò ad annotare con violenza qualcosa su un pezzo di carta.

- Quel luogo pullula di incubi, non posso entrare e uscire come se niente fosse... - mugugnò nervosa - I miei gargoyle non sono capaci di fronteggiarli, per questo mi serve un altro po' di tempo per rubargli il segreto della sabbia nera! Deve aspettare! Aspettare!

Jack strabuzzò gli occhi, sconcertato. Incubi? Sabbia nera? Che cosa andava blaterando?!
Le candele tremarono incerterte, producendo molteplici ombre nella stanza. Baba gridò improvvisamente qualcosa in una lingua che lo spirito dell'inverno non riconobbe, e pochi istanti dopo un fastidioso sferragliare di metallo accompagnò nella stanza un ometto piccolo e tondo, che aveva l'aspetto di un cavaliere medievale in taglia ridotta. Molto ridotta.

- Mi ha chiamato, Padrona? - domandò con tono metallico e rispettoso. Baba gli porse un'altra lettera.

- Vai dal messaggero e digli di consegnare questa a quella persona.

Il piccolo cavaliere l'afferrò senza esitare e dopo aver sfoggiato un riverente inchino, uscì dalla stanza. La strega lo seguì qualche istante dopo sbattendo furiosamente la porta di legno, marciando veloce e nervosa.

- E che nessuno mi disturbi per le prossime ore! - la sentì gridare con ferocia Calmonglio, che finalmente poté uscire dal proprio nascondiglio assieme ai compagni.

Senza proferire parola, corsero giù per le scale, si arrampicarono di nuovo sull'edera e in pochi attimi furono nuovamente a bordo della slitta che rapida e scattante, solcava i cieli a velocità incredibile.
Dentolina fu la prima a parlare, visibilmente impaurita da quello che aveva sentito ma soprattutto dal fatto che aveva potuto confermare le proprie parole. Baba Yaga non agiva da sola, questo ormai era più che certo. Ma chi era quella persona di cui aveva parlato poco prima?

- E poi, ragazzi, avete sentito? - intervenne allarmato Calmoniglio, improvvisamente dimentico di trovarsi tra le nuvole - Ha parlato di incubi e sabbia nera. Non vi ricordano qualcuno?

- Sì, e anche di rubare segreto! - vociò Nord facendo schioccare energicamente le redini. La vettura impennò.

- Non lo so, ma la cosa mi turba parecchio - affermò Jack, stringendo il bastone tra le dita fredde - Cosa vuole farci con quel potere?

- Io ho un'idea - disse improvvisamente Myo, con un'espressione scura in volto. Tutti stettero ad ascoltarla - Chiediamo al proprietario degli incubi. Lui sicuramente saprà cosa vogliono farci. Magari con quel segreto potremmo salvare la Grande Quercia Madre.

Silenzio. La giovane ninfa sentì improvvisamente su di sé gli sguardi preoccupati dei compagni. Nord esclamò, con voce appena tremolante:

- Myo! Ma lui è...

- Lo so che si tratta di Pitch Black, l'uomo nero. So anche che era il sovrano indiscusso del mondo durante i secoli bui. E so che è pericoloso entrarvi in contatto. Ma se la strega Baba Yaga ha bisogno del suo potere, deve esserci un motivo. Ed è nostro dovere scoprirlo.

Avrebbero voluto contraddirla, dirle che no, non potevano fare una cosa del genere, anche a costo di ferirla. I Guardiani non volevano più avere niente a che fare con lui, non dopo i terribili eventi passati. Non dopo aver sentito chiaro e forte nel petto il dolore della perdita. Quello che era successo a Sandy sarebbe potuto capitare ad ognuno di loro, e questo non lo volevano assolutamente.

- Mi dispiace Myo, ma noi non andremo da lui - pronunciò serioso Nord. Dal suo tono era chiarissimo che non ammetteva alcuna replica.

E invece...

- Aspettate! - Jack s'intromise nel discorso sollevando la mano come se fosse stato a scuola - Perché non provare?

- Jack! - Dentolina lo fulminò con lo sguardo - Non ti ricordi cosa ha fatto a noi? A Sandy?

L'interessato annuì, a sottolineare la gravità della richiesta fatta dai due spiriti. Ciò che volevano difficilmente sarebbe stato plausibile.

- Me lo ricordo molto bene, sì! - scattò con una punta di rabbia il Guardiano del divertimento; ricordava eccome quell'esperienza, come potevano fargli una domanda simile? - Ma potrebbero accadere cose ben peggiori se Baba Yaga trova il modo di sottrarre quel segreto. A quel punto chi potrebbe dire quanto gravi sarebbero i danni da lei causati? Pensateci!

A quelle parole, i quattro Guardiani ammutolirono. Ma Jack non si fermò. Voleva che si rendessero davvero conto di quanto sbagliato fosse il loro rifiuto.

- E poi, è già stato sconfitto due volte. Non ha più potere su di noi. Possiamo sfruttare l'occasione!

Non aveva torto, certo. Ma nessuno dei Guardiani aveva la forza di ascoltarlo. Non perché provassero paura nei suoi confronti, piuttosto perché non volevano che trovasse la maniera di tornare in azione, forse questa volta stringendo alleanze. Non potevano cedere la libertà del mondo in un momento così delicato, anche se... a pensarci bene, sì, potevano farlo. Potevano arrivare nel covo di Pitch prima di Baba e anticiparla, ottenere informazioni prima di lei. La scelta era dura, molto più di quanto sembrasse. Ma per una volta, Jack e Myo riuscino a provocare delle crepe in quelle barriere che i Guardiani avevano eretto attorno ai loro cuori tormentati, per ricordar loro la ragione per la quale esistevano e dovevano combattere, a qualunque costo, per l'eternità.

- AAAAAARGH!!! - Nord lanciò un grido di rabbia al cielo, come per scacciare i dubbi e le preoccupazioni, levarseli di dosso e far sì che non gli impedissero più di ragionare lucidamente. Con uno scatto improvviso tirò le redini, le renne rallentarono e in pochi secondi un portale luminoso fu davanti a loro, pronto per essere varcato. Jack e Myo si scambiarono un occhiolino, e un piccolo sorriso complice.

- Va bene!!! - vociò, impetuoso Babbo Natale - Ma facciamo solo visita breve!!! 




Angolo di Momoko

Eccomi che torno in vita! xD
Ok, scusatemi tanto, mi rendo conto che il ritardo è stato... apocalittico, ma ho avuto dei grossi impegni con la scuola e poi ho dovuto dedicarmi ad altri progetti che sto scrivendo. E poi in questi giorni sono stata letteralmente privata della linea Internet, per ragioni personali. Però posso dire con sicurezza questo: non rallenterò troppo le pubblicazioni da settembre in poi, cercherò di essere più attiva possibile. Anche perché mi dispiace non poter mandare avanti le mie storie, ci sono parecchio affezionata e separarmi anche solo da una di essere per me sarebbe una tragedia D:
Comunque, riguardo a questo capitolo... finalmente ho introdotto la famigerata Baba Yaga! Spero vi sia piaciuta, e vi ricordo che se c'è qualcosa che non va, qualsiasi cosa, potete dirmelo senza problemi che non vi prenderò a padellate (no, ok, forse un pochino sì xD). Per il resto... Credo abbiate capito chi entra in scena nel prossimo capitolo :3
Mando un bacione a tutti quelli che leggono, recensiscono e inseriscono la storia nelle loro liste!!! Grazie, grazie davvero per il vostro incredibile supporto!! çwç Me si commuove ;A;
Ok, ora mi dileguo! xD Grazie ancora a tutti, e alla prossima!

Momoko <3

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