Poison heart di Momoko The Butterfly (/viewuser.php?uid=183391)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'albero avvelenato ***
Capitolo 2: *** La leggenda della Guardiana ***
Capitolo 3: *** La strega di ferro ***
Capitolo 1 *** L'albero avvelenato ***
Poison
heart
Quando
l'Albero della Driade comincia ad appassire, le ninfe capiscono
che c'è qualcosa che non va.
Una forza oscura e terribile sta cercando di uccidere la grande quercia
madre e lo fa avvelenando le acque dell'Eden, impenetrabile regno
dove le dee custodiscono gelose e protettive i desideri
e le ambizioni dei bambini.
Per salvare la loro terra ormai morente e contaminata si rivolgeranno
ai cinque Guardiani; ma la gravità della situazione
costringerà
i magici protettori a chiedere l'aiuto di una vecchia conoscenza...
Capitolo
1
L'albero
avvelenato
Per
Kendra,
quel pomeriggio il caldo aveva di gran lunga superato i limiti della
sopportazione. Se non fosse stato per il fatto che il sette Luglio era
vicino,
avrebbe stentato a credere che il tempo fosse così impazzito
da oltrepassare le
massime che, seppur straordinarie nei loro numeri, non erano mai
eccedute oltre
misura.
In cerca di fresco e riparo, si era adagiata all'ombra di un vecchio
olmo, per
poi chiudere gli occhi e, senza accorgersene, sprofondare
così in un sonno
quasi magico, in cui vide fuchi d'artificio colorati e luminosi issarsi
come
scintille in cieli di porpora vellutata.
Non riusciva a pensare ad altro, persino in sogno; ma d'altronde, come
sarebbe
stato possibile?
Il Tanabata1 era alle porte: una festa che loro
aspettavano
impazienti ogni anno. L'Oriente avrebbe indossato i suoi abiti
più
tradizionali, marciando allegro per le strade costellate di vivaci
bancarelle e
appendendo al bambù i propri sogni e desideri. E loro, ne
era certa, avrebbero
lavorato come matte, ispezionando accuratamente ogni cartellino alla
ricerca di
richieste meritevoli e nobili da realizzare.
Ma per la gioia dei pargoli, erano disposte a fare qualsiasi cosa e
anche
quella volta non sarebbero state da meno. In fondo, la loro esistenza
dipendeva
dai bambini. Senza quei sorrisi a scaldare i loro cuori, l'Eden sarebbe
appassito come un fiore in inverno portando la magia di cui era padrone
con
lui.
Fu un pensiero fugace, formulato con leggerezza, il suo. Espresso con
quella
fiducia che spesso e volentieri è riposta malamente in menti
sciocche e
frivole, Kendra non poteva affatto immaginare cosa sarebbe accaduto di
lì a
qualche istante, e quanto il produrre simili eventualità
anche solo nella
propria mente potesse essere dannoso, quasi un malocchio per tutto il
suo popolo.
Perché riaprendo candidamente gli occhi, riposata a
sufficienza e pronta a
tornare ai propri doveri, s'accorse di un dettaglio terrificante al
quale, di
primo acchito, non volle credere: alcune foglie ingiallite giacevano
silenti
sul suo corpo. Erano scivolate giù dall'olmo in maniera
discreta, quasi
impercettibile; per non farsi carpire nemmeno dai sensi.
Ma la ninfa le vide con chiarezza, credendo inizialmente di trovarsi
ancora
immersa in uno dei suoi sogni. Allungò timida una mano,
raccogliendone una,
rigirandola dal gambo più e più volte, incredula.
Iniziò a tremare, entrando
velocemente nel panico. Infine, si levò in piedi con uno
scatto poderoso, per
poi lanciarsi in una corsa sfrenata verso il cuore dell'Eden, luogo in
cui si
riunivano le Amadriadi e tutte le sue sorelle.
Sfrecciò sul prato verde e morbido, privo d'imperfezioni,
raggiungendo così
l'ampia radura che era da millenni luogo di ritrovo per ogni custode di
desideri. Nel centro, il soffice terreno lasciava posto a una cavea2
di pietra bianca abbellita dall'edera, la quale le donava un'aria
elegante e
orgogliosa, meritevole dello splendore che chiunque le andava
inevitabilmente
ad attribuire.
Kendra si fece largo frettolosamente tra la folla, scendendo rapida la
scalinata per giungere infine all'Orchestra3,
sulla quale la
Amadriade Cressida era intenta ad intrecciare con delle violette i
lunghi
capelli chiari di una giovane nereide. Assorta nei propri pensieri -
cosa che
non di rado le accadeva - non s'accorse della presenza della ninfa.
Aveva fama
per essere parecchio distratta, e per dimenticarsi spesso le cose. Era
normale,
ormai, vederla fermarsi a metà di un discorso per poi
cambiare argomento dal
nulla. Ma dati i suoi duemila anni, una piccolezza simile gliela si
poteva
benissimo concedere.
Kendra s'inginocchiò al fianco dell'anziana per poi
mostrarle la foglia.
- Madre, guardate qui, vi prego!
L'interessata interruppe il proprio lavoro, voltandosi in direzione
della
compagna. Ma non appena vide ciò che teneva in mano,
mollò all'istante la
treccia e si portò le mani alla bocca, sconcertata.
La stessa identica reazione si propagò nella folla attorno a
loro, non appena
anche le altre si resero conto dell'accaduto. Dal silenzio
improvvisamente
calato si levarono brusii confusi di paura.
- Dove l'hai trovata? - domandò la Amadriade scura in volto,
facendosi porgere
la foglia.
- E' caduta da uno degli olmi all'estremità est, Madre -
rispose Kendra,
preoccupata. Dopodiché, attese in silenzio assieme alle
sorelle il verdetto
dell'anziana, il quale arrivò non molti secondi dopo.
- Radunate tutte le driadi che operano in quella zona, devono
ispezionare ogni
singolo albero per accertarsi che non siano cadute altre foglie!
In meno di un attimo, le ninfe si sparsero per la foresta correndo ad
avvisare
le sorelle lontane. Un insieme di fruscii sommessi tra gli alberi
indicò che si
erano già attivate in funzione dell'ordine impartito loro, e
che rapide come
fulmini avevano cominciato la cruciale ricerca.
Kendra, troppo scioccata per muoversi, fece cadere il proprio sguardo
al
terreno, trattenendo le lacrime.
- Cosa accadrà adesso? - domandò; la voce le
tremava, incontrollata.
L'anziana assunse un'espressione seriosa, ma non una ruga si
generò sul suo
viso pulito e immortale.
- Dobbiamo sperare che quella foglia non significhi niente, per quanto
speciale
sia la sua caduta. Perché in caso contrario... - si
fermò, trovando enormemente
ostiche le parole che di seguito pronunciò,
con aria gravemente solenne -
... Saremmo tutte condannate a morte...
†
Quella notte Nord non era riuscito a prender sonno. Girovagava per la
fabbrica
con l'aria di chi sta passando le pene dell'inferno, senza tuttavia
rendersene
conto. Le braccia conserte dietro la schiena, il passo calmo e ben
calcolato,
faceva avanti e indietro, su e giù per ogni corridoio della
sua dimora,
accompagnato dal russare degli yeti che, in periodi come quello, si
concedevano
qualche pausa dal lavoro per evitare di diventare sonnambuli. Ma non si
trattava
di insonnia, né di problemi legati all'età.
In verità, era alla ricerca di idee per costruire nuovi
giocattoli, generare
nuove meraviglie che potessero stupire i bambini ancora più
dell'anno prima. In
testa aveva tante cose, tante piccole gemme grezze da raffinare. Ma
nessuna di
queste gli sembrava abbastanza 'wow', come diceva spesso Jack, da
venire
approvata dal suo buon senso.
Doveva inventarsi qualcosa perché il Natale diventasse
più magico, esplosivo e
incantevole della Pasqua, che a sentire Calmoniglio questa volta
avrebbe fatto
faville. Quel roditore tramava nell'ombra per porre i suoi ovetti
dipinti sopra
i pacchetti regalo, e questo Babbo Natale non poteva permetterlo. La
loro era
una sfida che andava avanti da sempre, un'amichevole giocata in modo
pulito che
favoriva sempre il legittimo vincitore: ovvero, il Natale.
Il camminare senza meta portò il Guardiano nella sala del
globo, dove le
lucette dorate rappresentanti i bambini credenti nel mondo splendevano
più che
mai: visione che il vecchio Nord si soffermò ad ammirare,
desideroso di
godersene ogni prezioso attimo come se fosse l'ultimo. Non aveva mai
smesso di
ringraziare i propri compagni, ed in particolare Jack, per averlo
aiutato a
riaccenderle. Quella volta, il suo più oscuro timore si era
fatto tangibile e
se non fosse stato per il giovane spirito del gelo, Pitch sarebbe
riuscito a
riportare la paura nel mondo, causando di conseguenza la fine dei
Guardiani e
di tutte le gioie esistenti.
Non si sarebbe mai più preso pause dal lavoro, avrebbe
continuato a svolgere il
suo compito in eterno, custodendo la meraviglia di cui era
rappresentante con
dedizione e adoperandosi fino all'ultimo per la felicità dei
bambini, loro
fonte di vita e speranza. Mai più una simile disgrazia si
sarebbe abbattuta su
di loro!
Ma porre assolutismi del genere non significa che poi le cose brutte
non
accadranno. Essi non sono che un monito, una solenne promessa. Se poi
il male
sarebbe tornato, i cinque Guardiani avrebbero lottato per prestarle
fede e
sostituire le tenebre con la luce, di nuovo. Era quella la forza che
loro
possedevano: l'eternità per vegliare su quelle anime
innocenti e pure, e
salvarle dalla corruzione riempiendone di meraviglie e
sogni oltre
l'immaginazione i candidi visi.
Questo significava essere un Guardiano.
Bip!
Un suono improvviso ed inaspettato attirò l'attenzione di
Nord, che si diresse
al proiettore olografico. Una spia segnalava ad intermittenza l'arrivo
di un
messaggio. Certo che potesse trattarsi di uno scherzo di Calmoniglio
per distrarlo
dal lavoro, premette il pulsante d'avvio pensando già a una
bella risposta da
appioppargli, ma si ricredette quando davanti a lui non comparve la
proiezione
del Coniglio, bensì quella di una bellissima donna, dai
lunghi capelli chiari
lasciati cadere lungo il viso. La sua dolce voce meccanica, storpiata
dall'apparecchio, assunse un tono preoccupato e iniziò ad
esporre la missiva:
- Caro Nord, è molto che non ci si vede. Spero che
vada tutto bene, e che tu
non faccia lavorare troppo i tuoi yeti. Ma non ti invio questo
messaggio per
chiacchierare, bensì per chiedere urgentemente il tuo aiuto.
Due giorni fa,
alcuni alberi dell'Eden hanno iniziato a perdere le foglie, e nel giro
di
qualche ora dai confini più remoti del regno l'epidemia si
è spinta fino a noi,
al cuore della foresta. Nonostante i nostri sforzi, questa strana
malattia non
si è fermata, ed ha continuato ad espandersi fino a che...
Non ha colpito
l'Albero della Driade, la nostra fonte di vita e potere. Non sappiamo
cosa stia
succedendo, né chi possa esserci dietro a un simile scempio,
ma temo per la
vita delle mie sorelle. Abbiamo paura... Che la nostra casa possa
venire
distrutta. Ti imploro di aiutarci, amico mio. I desideri dei bambini...
Potrebbero essere in grave pericolo.
E il messaggio si chiuse.
Nord si era pietrificato sul posto, incapace persino di formulare un
qualunque
pensiero. Pallido per lo sconcerto, si riprese quanto bastava
perché potesse
correre a tirare la leva che avrebbe segnalato agli altri Guardiani
sparsi per
il mondo l'emergenza incombente. Con un colpo secco e deciso,
azionò il
meccanismo e le aurore boreali si manifestarono attorno all'imponente
edificio,
diramandosi nelle quattro direzioni che le avrebbero condotte dai
magici
protettori. Sfidando neve, gelo e qualunque intemperia, sarebbero
giunte fino
alla dimora di Calmoniglio, Dentolina, Jack Frost e Sandman.
A breve sarebbero arrivati. E Nord sperava solo che il
problema delle
ninfe, nel frattempo, non s'aggravasse ulteriormente.
†
- Sai, Nord, comincia proprio a piacermi l'idea di essere diventato un
Guardiano - Jack sfoderò un'ironia tagliente più
di una spada nel far sapere
gentilmente al vecchio Natale quanto l'essere chiamato nel cuore della
notte
l'avesse reso felice. D'altra parte, Sandy era più vivace
che mai. Fluttuava
attorno al ragazzo esibendo un sorriso gentile e affranto insieme, per
cercare
di scusare quella piccola pecca nel loro lavoro che a volte, lo sapeva,
poteva
creare qualche problema.
- Sono molto contento per te, Jack - ma come al solito Nord non carpiva
il
gelido umorismo dello spirito.
- Ora che ci siamo tutti, potresti spiegarci il problema? - Calmoniglio
pareva
nervoso, forse perché anche lui, come il collega, aveva
passato la notte a
pensare ad una qualche trovata per rendere più allegra la
propria Pasqua.
Dentolina saettava da un punto all'altro della sala, intenta a
conversare animatamente
con le proprie fatine sui nuovi dentini da recuperare nel mondo. I suoi
atteggiamenti facevano pensare che ignorasse i compagni, anche se in
realtà vi
prestava molta attenzione. Abituata a fare gli straordinari tutto
l'anno, aveva
imparato velocemente a impegnare la mente in più
attività consecutive al fine
di non rimanere mai indietro col programma. Ma persino lei dovette
infine
arrestarsi e, con una calma decisamente inusuale per lei, avvicinarsi
al resto
del gruppo trepidante e col cuore in gola.
- E' accaduta una cosa gravissima nel regno delle ninfe, dobbiamo
andare a
controllare - spiegò rapidamente il vecchio Nord, che di
certo non aveva voglia
di stare troppo a chiacchierare sulla situazione.
- Che genere di cosa? - domandò Calmoniglio, perplesso.
Sandman generò sopra la
propria testa un punto interrogativo fatto di sabbia dorata.
- Alberi stanno perdendo le foglie, se non ci sbrighiamo l'Eden
rischia di
scomparire. Questa notte mi è arrivato un messaggio di
Cressida, Amadriade del
regno e mia cara amica. Situazione è molto grave per loro!
La sintesi stretta parve convincere il resto dei Guardiani, che senza
attendere
oltre si diressero alla slitta. Come al solito Calmoniglio propose di
usare le
proprie gallerie, in quanto più sicure, ma Nord lo prese per
la collottola
buttandolo letteralmente a bordo. Jack si sistemò impaziente
accanto a Sandy,
il quale non vedeva l'ora che il mezzo si mettesse in moto. Ad un colpo
di
frusta, le renne bramirono esuberanti lanciandosi in una corsa sfrenata
fuori
dalla galleria di ghiaccio. La slitta spiegò le ali facendo
scricchiolare il
legno con il quale era costruita, e che dava l'impressione che dovesse
cadere a
pezzi da un momento all'altro. Al momento cruciale, con uno schiocco
decisivo
gli animali s'impennarono in cielo solcando le correnti gelide del polo
come
percorsi immaginari nell'aria. La slitta acquistò
stabilità e Nord, tirato
fuori il globo per il teletrasporto, sussurrò lieve il nome
del regno delle
ninfe perché al suo interno vi comparisse la miniatura
tempestata di fiocchi di
neve. In seguito, con un lanciò lo spedì in aria
attivandolo. Si manifestò così
un vortice di cristalli di ghiaccio luccicanti dentro al quale fu da
subito ben
visibile una verde foresta sterminata. L'ultimo comando alle renne, e
queste
con un salto si gettarono all'interno.
Il viaggio non durò che un secondo. Dai freddi e densi cieli
del nord, la
slitta si ritrovò a sorvolare una distesa boscosa verde e
rigogliosa.
L'ambiente si fece mite e piacevole, ed un caldo vento estivo
rilassò i cinque
Guardiani, i quali ammirarono meravigliati sull'orizzonte un'alba che
aveva le
sfumature dell'oro.
Le renne fecero atterrare il mezzo proprio nella radura principale del
regno.
Dopo averle calmate, Nord si ricongiunse ai compagni per incontrare le
Amadriadi, le quali avevano continuato ad aspettare per ore. Cressida
sembrava
quella più preoccupata, mentre le sue colleghe Neophasia e
Pandora parevano in
grado di mitigare la propria agitazione in atteggiamenti più
quieti.
- Grazie per essere venuti - la committente del messaggio si fece
avanti e con
un sorriso stanco strinse cordialmente la mano all'uomo - Perdonate se
il nostro
benvenuto è così spartano, miei cari amici, ma la
situazione non ci permette
altrimenti. Vi prego, seguiteci.
I Guardiani annuirono, seriosi, e vennero condotti nella parte
più fitta della
foresta, dove la luce filtrava in sporadici raggi di luce candida tra
gli
alberi. D'improvviso Jack sentì una strana forza premere sul
suo corpo.
Un'oppressione lieve ma in costante crescita, gravava su di lui come un
peso
sul petto. Respirare gli divenne più difficile. Strinse il
suo bastone, pronto
a qualunque evenienza. Si stavano avvicinando a qualcosa di importante
e lui ne
avvertì talmente intensamente la presenza da sentirsi
svuotato d'ogni pensiero.
Qualsiasi cosa fosse, aveva una mole di potere tanto vasta da spiazzare
e tener
lontano qualunque essere vivente osasse entrarne nelle vicinanze.
Lentamente gli alberi si fecero più radi, fino a fare spazio
a un'altra piccola
radura tenuemente illuminata da una luce soffusa che aveva le
fattezze di
una sottile nebbiolina dorata, che riempiva l'aria rendendola pesante.
Fu allora che Jack comprese il motivo di tanta apprensione. Nel centro,
circondato da un fiume che scorreva placido, si ergeva solenne e
maestoso un
albero. Il tronco grosso e la corteccia nodosa lo rendevano imponente e
grandioso.
Arrivata al fiume, Cressida si fermò, senza proseguire.
- Osservate, miei cari Guardiani - e indicando il terreno, mise in
risalto le
foglie che continuavano anche in quel momento a cadere, sull'acqua e
sulle
grosse radici.
Neophasia si fece avanti, con passo svelto.
- E' peggiorato dall'ultima volta... - affermò grave -
Qualcosa... Sta cercando
di ucciderlo.
Calmoniglio si fece avanti con un balzo.
- E non si sa chi potrebbe essere stato?! - domandò,
agitato. Cressida chiuse
gli occhi, scuotendo la testa addolorata.
Dentolina volò verso l'albero, raccogliendo con aria triste
una foglia per
osservarla. E fu a quel punto che vide qualcosa che la
incuriosì.
- Ragazzi, venite a vedere!
Tutto il gruppo si mosse a grandi falcate verso di lei, puntando lo
sguardo
dove la fata indicò loro. E si accorsero di un fatto a dir
poco strano, cui mai
avrebbero saputo pensare se la Guardiana non gliel'avesse fatto notare.
Il
fiume che circondava il gigante nodoso, simile a un fossato, scorreva
rapido
come al solito, ma... Era sporco. La trasparenza
che normalmente lo
avrebbe caratterizzato scompariva per far posto ad una melma verdastra
e densa
che impediva alla luce di passarvi attraverso. Questa arrivava sino
alle radici
ristagnandovi attorno putrida, corrodendone la corteccia e strappandone
grossi
pezzetti che finivano per galleggiare via, o sparire sul fondo.
Qualunque cosa fosse, quella fanghiglia stava divorando l'albero. Se
non
fossero intervenuti le conseguenze sarebbero state a dir poco
disastrose.
Perché quella pianta, quel colosso, era il tramite grazie al
quale i desideri
dei bambini giungevano nell'Eden, un regno distaccato dal mondo e per
questo
incapace di comunicare con l'esterno. Se fosse morto, le ninfe e tutto
il loro
regno sarebbero morti con lui.
- Be', è chiaro - affermò Jack con disinvoltura -
Blocchiamo il corso del fiume
e non ci saranno più problemi, no?
Neophasia e Pandora si voltarono verso di lui squadrandolo autoritarie.
Solo Cressida
osò rivolgersi a lui in toni pacifici. In fondo, lui ancora
era giovane e di
cose da imparare ne aveva parecchie. Era normale che fosse ingenuo.
- Non è così semplice, Jack Frost -
pronunciò calma, con un lieve sorriso ad
incurvarle le labbra sottili - Immagina il fiume come una vena. Se si
bloccasse, la morte dell'Albero della Driade diventerebbe imminente.
Lo spirito del gelo rimase come stregato dallo sguardo dell'Amadriade.
Si perse
nei suoi occhi grandi e profondi, avvertendo in lei l'essenza
dell'eternità
farsi viva, pulsante. Nonostante fosse la più anziana
riusciva a conservare una
bellezza senza pari, e una saggezza illuminante. Senza sapere come
risponderle,
si limitò a voltare lo sguardo, imbarazzato. L'anziana
tornò a spiegare:
- L'unico modo per fermare questa catastrofe incombente è
trovare il
responsabile.
- Credete che sia... ? - Dentolina insorse preoccupata.
- No no no, Pitch è stato sconfitto, non può
essere lui - Nord scosse
energicamente la testa, come a voler negare a se stesso che una simile
eventualità potesse realmente verificarsi.
- Già, l'ultima volta che l'abbiamo visto è stato
trascinato nel suo buco dai
suoi stessi incubi - Calmoniglio diede man forte al collega, col tono
fiero e
deciso che spesso accompagnava le sue parole, riempiendo di speranza i
cuori
dei compagni.
Sandy annuì serioso, incrociando le braccia. Persino per lui
il ritorno
dell'uomo nero non era plausibile.
Fu allora che Jack, il quale nel frattempo si era allontanato dal
gruppo,
esordì esclamando qualcosa dalla parte opposta dell'albero.
- Forse qui c'è qualcosa che può esserci d'aiuto!
- e detto questo si chinò a
raccogliere un'oggetto caduto a terra e finito tra l'erba soffice. Come
non
notare prima una simile stranezza?
- Di cosa si tratta? - Nord si sporse sulla mano aperta dello spirito,
recante
il piccolo indizio.
Si trattava di un dente di ferro.
Con una mossa fulminea Dentolina lo afferrò, analizzandolo
in ogni particolare
con un'attenzione che solo lei poteva possedere per simili oggetti. E
fu allora
che, spaventata, lasciò cadere il molare a terra, quasi
fosse diventato incandescente.
- Tutto bene? - Jack si avvicinò alla fata, la quale
sembrava più in ansia che
mai. Dopo aver deglutito a vuoto, e ricacciato indietro l'agitazione e
la
paura, la Guardiana dei ricordi sussurrò con voce tremula:
- So... So a chi appartiene quel dente...
- Bene! - Calmoniglio parve ritrovare l'energia - E di chi si tratta?
Oh, quanto arduo fu per Dentolina rispondere. Soprattutto
perché il
proprietario del dente non era una figura alla quale si usava pensare
spesso.
Per fortuna.
Ma se davvero quella persona era coinvolta nell'avvelenamento
dell'albero,
questa volta le cose non sarebbero state così semplici.
Così, la fata prese un
profondo respiro. E mentre il suo cuoricino batteva a mille,
svelò infine
l'identità del possessore del dente.
- Appartiene... A una strega di nome Baba Yaga.
Angolo di Momoko
Allora, innanzitutto, salve a tutti e molto piacere di conoscervi. Sono
Momoko, e pubblico per la primissima volta in questo fandom. Devo dire
che Le Cinque Leggende
è un film stupendo, che ho adorato sin dalla prima volta in
cui l'ho visto Pitch ha notevolmente contribuito u.u.
Volevo tanto
scriverci sopra qualcosa, e spero che questo primo capitolo/prologo vi
abbia incuriositi. Sappiate che per la mia volontà malata
dalla quale non riesco mai a fuggire, i guardiani ne passeranno di
tutti i colori u.ù'' Mi raccomando, se avete critiche e/o
commenti vari da fare state tranquilli che non c'è nessun
problema ;) Ora vi rimando alle note trovate in giro per il capitolo^^
(1) Tanabata: festa tradizionale giapponese che cade in sette
di Luglio, periodo in cui le due stelle chiamate Vega e Altair sono
particolarmente visibili. E' usanza scrivere i propri desideri su dei
foglietti chiamati Tanzaku ed appenderli ai rami di bambù,
sperando che si realizzino.
(2) Cavea: quella che noi oggi definiremmo 'platea', facente parte
dell'antico teatro greco. Si tratta di una serie di scalinate sulle
quali la gente si sedeva per assistere agli spettacoli.
(3) Orchestra: si trova al centro della cavea, è una
piazzola circolare sulla quale si esibiva il coro, ovvero il gruppo di
attori.
Sperando che questo sclero possa esservi piaciuto, mi dileguo
çwç
A prestoooo,
Momoko <3
|
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Capitolo 2 *** La leggenda della Guardiana ***
Poison
heart
Capitolo 2
La
leggenda della Guardiana
Per
quanto ne potessero sapere gli esseri umani, l’Eden non era
proprio il genere di paradiso terrestre descritto con
minuziosità nei testi sacri. Benché conservasse
la peculiarità di essere irraggiungibile da chiunque non
fosse stato uno spirito o un Guardiano, non era in alcun modo perfetto
né tantomeno inscalfibile.
Ciò che lo rendeva così prezioso, oltre al fatto
di essere la culla dei desideri infantili, era la luce aurea nella
quale sembrava essere avvolta la sua atmosfera. Pulviscoli dorati,
simili a palline di polline luminose, volteggiavano nell’aria
come fatine danzanti generando al loro passaggio lievi brezze calde e
rilassanti. Nessuno avrebbe saputo dire come e quando quei lumini
incantevoli fossero arrivati; esistevano da tempo immemore e,
nonostante non se ne conoscesse la funzione, alle occupanti del regno
non poteva che far piacere. Rendeva la loro casa una foresta verde
immersa nell’oro.
Ma nulla sarebbe stato più meraviglioso delle stesse Driadi:
pelle liscia e levigata, di un verde pallido e morbido, viso di
porcellana dolce e sinuoso, chioma fluente e occhi che sapevano
riassumerti la gentilezza con uno sguardo. Capi saldi di quel luogo
magico, erano creature in simbiosi con la natura che mai avevano visto
l’ombra di un conflitto, o provato il dolore della morte.
Attraversavano i millenni come un sasso la corrente, senza mai
cambiare; senza mai avvertire sulle proprie membra la stanchezza.
Perché mai nessuna disgrazia le aveva colpite; mai il seme
della malignità si era infiltrato nei loro floridi terreni.
E forse proprio per questo, stavolta le cose non sarebbero state
semplici da risolvere…
Erano passate poco più di due ore da quando i Guardiani si
erano riuniti a consiglio con Cressida, Neophasia e Pandora, le
Amadriadi più anziane del regno, per decidere il da farsi.
Certo che i loro altolocati discorsi lo avrebbero annoiato, Jack aveva
preferito tener compagnia alla vecchia quercia ferita. Osservava le sue
fronde ondeggiare nel vento dorato e le verdi foglie oscillare
candidamente, come se nulla fosse. Proprio in quel momento, una di loro
si staccò da un ramo e volteggiò silente a
mezz’aria, lungo percorsi immaginari e fantasiosi. Si
posò con delicatezza al suolo, unendosi al mucchio di
fogliame già formatosi nelle ore precedenti.
Jack si protese per raccoglierla.
Il manto ramato su cui era seduto scompostamente scricchiolò
sotto il suo
peso; fruscii di cristallo come mute grida di dolore.
Le fece fare due o tre giravolte tra le dita, per poi sgretolarla nel
proprio pugno, con un movimento secco.
E forse fu il gesto, o l’intimo silenzio che grazie ad esso
era stato spezzato, ma… Un sussurro, lieve come un respiro
ma penetrante come cascate di aghi, s’insinuò
prepotentemente in lui. Lo spirito del Gelo si prese
d’improvviso la testa tra le mani, mentre i timpani
cominciavano a fischiargli terribilmente. E poi, lo sentì:
un
grido.
Sofferto, esanime, quasi più un sussurro strozzato.
Ne venne oppresso al punto da non vedere più nulla, se non
il lancinante dolore che lo stava massacrando da dentro.
Avvertì il fiato mancargli, la vista offuscarsi,
poi…
Tutto tacque.
Così come quell’urlo era arrivato frantumandogli
l’anima, così se ne era andato, senza preavviso.
Jack riaprì gli occhi e si ritrovò ansimante
sull’erba, mentre uno strano senso di paura prendeva possesso
del suo cuore. Ma non era la sua.
Apparteneva alla quercia.
- Non dovresti avvicinarti troppo.
Si voltò di scatto, ancora un po’ stordito, e
ciò che vide con la sua vista ancora offuscata dal male fu
una figura femminile, longilinea, in piedi proprio accanto a lui.
Strinse le palpebre, e vide che gli stava porgendo una mano.
L’afferrò senza pensarci due volte e si
tirò in piedi con un balzo.
Sebbene non riuscisse ancora ad
inquadrare bene l’identità della Driade, riprese
velocemente fiato per poi domandare:
- C- Che cos’era?
La giovane abbozzò un sorriso triste, mentre si avvicinava
un poco al grande albero avvelenato.
- E’ così che ci fa capire come si sente. Forse ti
trovavi in uno stato di calma per cui Lei ha potuto trasmetterti i suoi
pensieri.
Jack tornò definitivamente alla normalità nel
momento in cui realizzò le parole della sua interlocutrice.
Strabuzzò gli occhi sorpreso, guardandola di sbieco.
- In che senso “i suoi pensieri”? E’ solo
un albero.
A quelle parole la Driade assunse un’espressione affranta,
come se “albero” non fosse una parola abbastanza
dignitosa per definire la Grande Quercia Madre.
Eppure, il modo con cui rispose fu insolitamente calmo.
- No, ti sbagli. Sarà anche un…
“Albero”, adesso, ma un tempo era proprio come noi,
una ninfa.
Jack fissò stupefatto la grande quercia.
- Davvero?
La giovane sorrise. Ora che lo spiritello poteva vederla chiaramente,
aveva capelli simili a fili di seta sottili, dello stesso colore
argentato degli occhi, pieni di luci misteriose.
- Oh, sì. E’ una leggenda molto popolare da noi.
La vuoi sentire?
E per far capire quanto affermativa fosse la sua risposta, Jack si
buttò letteralmente a sedere sull’erba, il bastone
di legno ricurvo tra le mani, pronto ad ascoltare come un bambino
curioso. La Driade fece altrettanto, con minor esuberanza.
- Bene – disse, prendendo un profondo respiro –
Tanto, tantissimo tempo fa, non c'era altro che buio.
L'umanità
viveva nella paura, preda di solitudine e abbandono. Non c'era luce,
non c'era speranza o meraviglia... Niente. Ma poi arrivò lui.
E detto questo indicò il cielo.
- L'uomo nella luna scelse un gruppo di difensori che scacciarono la
paura e la sostituirono con la luce. Si trattava di Nord, Calmoniglio,
Sandy, Dentolina e... Libythea, la Guardiana del Coraggio. Dopo una
lotta senza esclusione di colpi, riuscirono infine a sconfiggere il
male e a cacciare le tenebre del Re degli Incubi, ma a caro
prezzo: Libythea perse la vita proteggendo uno dei suoi compagni, in un
valoroso atto di sacrificio. Il solo modo per
salvarla e preservare così l'equilibrio appena creato, fu
quello
di confinare il suo spirito sotto una forma diversa, ed
edificare
attorno a lei un regno che mai avrebbe potuto nuocerle.
Jack assimilava quelle parole con incredibile curiosità.
Come la
Driade terminò il suo discorso, volse lo sguardo alla grande
Quercia. Ma l'altra fu più veloce e rispose alla
più
ingenua delle domande.
- Sì, Jack. Quel regno è l'Eden e la Grande
Quercia Madre
è l'originale Guardiana del Coraggio, Libythea. Noi facciamo
tutto il possibile per proteggerla perché, se dovesse
accaderle
qualcosa, si tornerebbe senza indugi ai tempi dei Secoli Bui.
Lo spirito del gelo si sollevò di colpo, correndo fino alla
sponda del fiume sporco di melma. Guardò preoccupato le
radici
dell'albero ormai spoglie della corteccia; non avrebbe mai creduto ad
una simile storia se non avesse avuto prova lui stesso della sua
veridicità qualche minuto prima. Allungò una mano
verso
il tronco, lo carezzò gentilmente con la punta delle dita.
Sorrise appena. Non l'avrebbero lasciata morire.
- Era un grido femminile quello che ho sentito - disse, assorto, mentre
la Driade si accovacciava accanto a lui - Ed era
così
sofferto... Come se... Come se le stessero portando via l'aria per
soffocarla...
Arabeschi floreali di ghiaccio sottile si diramarono sulla superficie
ruvida e rugosa della quercia. Jack ritrasse la mano, pensieroso. Non
poteva visualizzare nella propria mente qualcosa come i Secoli
Bui, poiché non li
aveva vissuti. Ma la preoccupazione che potessero davvero tornare era
reale e insolitamente vivida nella sua mente. E anche se nemmeno
riusciva
a immaginare come potesse essere stato il mondo di tenebra
che Pitch
aveva fino a quel momento governato, e che aveva provato a descrivergli
nel suo sciocco tentativo di corromperlo, poteva farsene un'idea
approssimativa e già così desiderare come non mai
di
essersi sbagliato.
Si voltò verso la giovane ninfa.
- Dici che potrà salvarsi? - domandò titubante,
toccato
fin nel profondo da quella situazione cui solo fino a pochi attimi
prima si sentiva estraneo.
- Se uniremo le forze, nulla sarà impossibile - rispose
senza
esitare l'altra, con una sicurezza e una forza inaspettati - Mio caro
Jack.
Uno schiamazzo alle loro spalle li costrinse a voltarsi. Il gruppo dei
Guardiani, accompagnato dalle Amadriadi stava tornando dalla riunione
per esporne i resoconti al compagno rimasto assente.
Molti di loro avevano un'espressione a dir poco preoccupata,
soprattutto Calmoniglio e Dentolina. Raggiunsero la radura con la
quercia con passo lento e vagamente sconsolato. Jack li raggiunse, e
ricevette uno sguardo titubante da parte di Nord.
- Abbiamo parlato con Amadriadi - pronunciò grave,
evidenziando ancor di più l'accento nordico - Ora situazione
è molto più chiara.
Jack trotterellò accanto a lui facendo ondeggiare il
bastone. Nonostante quella prima buona notizia, le sue cadenti
movenze e quelle del resto della compagnia lo rendevano
inquieto. Cosa si erano detti in quel dannato consiglio?!
- E quindi? - domandò il Guardiano del Divertimento,
incalzante. Era ansioso di sapere il responso.
Calmoniglio zampettò fino alla quercia e, preso un profondo
respiro, si buttò a sedere sull'erba come se parlare fosse
la fatica più grande del mondo.
- Andremo al castello di Baba Yaga per indagare sull'avvelenamento
delle acque. Dato che Dentolina ha riconosciuto il dente, il
coinvolgimento di quella megera dovrebbe essere abbastanza scontato.
Sandy raggiunse il coniglio e tentò di rincuorarlo. C'era
qualcosa di nascosto in loro, qualcosa che Jack non aveva mai visto.
Erano troppo abbattuti perché si trattasse di una normale
questione da Guardiani. Non gli avevano detto tutto e questo lo
innervosì come non mai. Insomma, era diventato uno delle
leggende, aveva diritto di conoscere i dettagli del passato!
Perché sì, i suoi compagni avevano già
avuto a che fare con la strega di nome Baba Yaga prima del suo arrivo,
ne era certo. Anzi, era senza dubbio così.
- Ok, ora mi spiegate chi è questa Baba Yaga - insorse
improvvisamente, spazientito dai loro comportamenti evasivi -
Perché lo sapete, vero?
A quel punto sentì una manina gentile posarsi sulla sua
spalla. Voltò la testa: era Dentolina, con uno sguardo
più triste che mai. Ed era orribile vedere una creaturina
così incantevole piegata da emozioni simili. Era come
osservare il lento deperimento di un fiore bellissimo.
- Ovviamente tu non puoi saperlo, perché ancora non eri uno
di noi, Jack. Ci dispiace di non averti detto nulla - sembrava
realmente dispiaciuta - Ora ti racconteremo.
Lo spirito del gelo dovette ammettere di sentirsi parecchio stranito.
Nel mondo erano successe un sacco di cose, molte delle quali lui non
aveva neanche la facoltà di immaginare. Ma cosa
più strana, era che in quella stessa giornata aveva sentito
più storie di quante ricordava di aver proferito alla sua
sorellina, molti anni prima. Decisamente troppa verità per
lui.
- Durante i Secoli Bui, sai, noi non fronteggiammo soltanto Pitch.
Separatamente da lui, ma con medesime intenzioni, un altro spirito
maligno cercava di impossessarsi del mondo. Si trattava di Baba Yaga,
una perfida strega che non conosceva alcuna pietà e che,
come molte della sua specie, utilizzava una speciale magia per
ammaliare i bambini e... Rapirli.
- Rapirli? - Jack era esterrefatto. Neanche poteva immaginare una
simile atrocità.
Dentolina annuì, affranta - Sì, per trasformarli
in orribili creature fatte di metallo e ingranaggi. Essi costituivano
il suo esercito, erano la sua forza. E noi... Non avremmo potuto fare
nulla contro di lei, se non fosse stato per...
- Libythea! - esclamò il giovane Guardiano, come se in
qualche modo avesse già capito in che direzione sarebbe
finito il discorso. La fatina parve stupirsi della sua intuizione,
tant'è che non riuscì a domandargli minimamente
come e dove avesse sentito quel nome. Per lei, e per tutti gli altri
vecchi Guardiani, era un ricordo vacuo e doloroso.
Improvvisamente Jack si ritrovò circondato. Attorno a lui si
schierarono le Amadriadi, seriose e autoritarie, e i compagni spiriti,
incredibilmente sorpresi per la sua esclamazione. Si grattò
imbarazzato la testa, senza riuscire a capire come muoversi in quella
situazione. Forse aveva detto qualcosa di sbagliato?
Accidenti, avrebbe dovuto tenere il becco chiuso...
- Come conosci quel nome? - Calmoniglio si avvicinò a lui
con un balzo e lo squadrò come un generale da capo a piedi.
Quando si toccavano certi argomenti, era più sensibile di
chiunque altro. A volte sembrava quasi che si accanisse contro ogni
cosa, ma in realtà aveva a cuore i bambini, i suoi amici e
la sua adorata Pasqua. Semplicemente, non voleva che nessuna di queste
sfere andasse distrutta.
Ma per Jack quel canguro con la coda di cotone pareva solo uno
spaventoso ostacolo. Molto, molto spaventoso. Qualsiasi cosa avesse
detto, era certo che avrebbe reagito nello stesso modo: saltellando a
destra e a manca come un ossesso, per poi gettarsi su di lui e
sfoderare una sequela di lamentele senza fine. E purtroppo, ormai era
nella rete e non poteva evitarlo.
- Me ne ha parlato una Driade, pochi istanti fa... - e detto questo,
sporse la testa per cercare con lo sguardo la giovane che gentilmente
gli aveva raccontato la storia della quercia. Ma si accorse che era
svanita nel nulla.
Tutti lo seguirono con lo sguardo, ma nessuno vide nessuna fanciulla.
Che avesse mentito o no, rimaneva comunque il fatto che conosceva un
segreto antichissimo, che i Guardiani ed in particolare le Driadi si
erano impegnati a proteggere per secoli. Ma dopotutto, di trattava di
Jack Frost, e non di uno spiritello qualunque. Che l'avesse scoperto,
in fondo, non era una così madornale tragedia. In qualche
modo, glielo si poteva concedere.
- Sai anche perché questa quercia è
così importante, allora - concluse Calmoniglio, con tono
placido. Strano ma vero, era rimasto calmo - E che se morisse
rappresenterebbe la fine. E il ritorno non solo di Pitch, ma anche di
tutti quei malvagi rimasti ad attendere nell'ombra fino ad ora.
Jack annuì vigorosamente, con convinzione. Conosceva i
rischi del mestiere, ormai.
Cressida si chinò su di lui - era molto alta - e gli prese
delicatamente le mani. Il suo sguardo di quarzo brillò di
una luce intensa e meravigliosa.
- Dovete partire al più presto, cari Guardiani -
sussurrò, con voce leggiadra - Vi prego.
- Lo faremo - pronunciò solenne lo spirito del gelo,
catturato da quegli occhi rosati e luminosi.
Sandy esultò energicamente sollevando la braccia. Un fuoco
d'artificio di sabbia dorata s'accese sopra la sua testolina. Anche lui
era ansioso di partire quanto l'amico.
Dentolina accennò un piccolo sorriso; Calmoniglio
ammorbidì appena la propria seriosa espressione. Infine,
Nord... Lui sospirò.
E Jack non ne capì il motivo.
L'ora della partenza era vicina. La slitta era stata sistemata, e i
Guardiani erano pronti a salirvi sopra per poi partire alla volta del
castello di Baba Yaga. Jack sedeva al suo solito posto, aspettando che
anche i suoi compagni finissero di prepararsi.
E fu allora che, aguzzando la vista, scorse in lontananza la radura
dove cresceva la Grande Quercia Madre, celata dalla boscaglia. E si
stupì non poco quando nella sua visuale irruppe anche Nord.
Si era parato di fronte al tronco, sembrava gli stesse parlando, ma da
quella distanza capire cosa era a dir poco impossibile. Poi, ecco che
il Guardiano della Meraviglia allungò una mano, passandola
con gentilezza sulla quercia proprio come se le stesse facendo una
carezza.
Lo spirito del gelo continuò ad osservare quello strano ed
inusuale comportamento fino a quando Calmoniglio, con la stessa
delicatezza di sempre, lo deconcentrò facendogli distogliere
lo sguardo.
- Hey, pesce lesso - lo chiamò con quell'aria da duro che si
portava sempre appresso - Puoi anche scendere, non useremo la slitta.
E' troppo appariscente, si noterebbe subito.
- E scommetto che la cosa ti solleva, vero? - lo punzecchiò
lo spiritello nello scendere dalla vettura con un salto, ben sapendo
quanto il coniglio odiasse il volo.
- Già, tantissimo! - ma questa volta l'amico peloso
indorò la pillola senza controbattere aspramente, come
sicuramente avrebbe fatto se la situazione fosse stata diversa.
Dentolina li raggiunse con un'aria stranamente allegra.
- Avete sentito? - esclamò energica come sempre; sembrava
avesse ritrovato il buon umore - Cressida ha detto che ci
farà accompagnare!
Jack spalancò gli occhi, bloccandosi di colpo - E da chi?
E in quel momento un lieve rumore di passi attirò la sua
attenzione. La Guardiana dei ricordi si spostò per far
passare Sandy, il quale accompagnava tenendola per mano una giovane
fanciulla. Alla consueta colorazione verde pallido della pelle,
s'aggiungevano capelli d'argento delicati e morbidi, uno sguardo
luccicante e un volto a dir poco incantevole. Un volto che fece saltare
in aria il povero Jack, che riconobbe in nella Driade appena arrivata
la fanciulla con cui aveva dialogato quel giorno, e che dopo avergli
raccontato la storia della quercia era sparita senza lasciare traccia.
Additandola, visibilmente scandalizzato, balbettò appena.
- Tu... ! - almeno, così era certo di non essersela sognata.
Aveva davvero parlato con lei, dunque, non si era immaginato nulla.
La Driade fece un piccolo inchino e, dopo aver rivolto allo spirito del
gelo un particolare sorriso gentile, si presentò
ufficialmente al resto della compagnia.
- Molto piacere di conoscervi. Il mio nome è Myo.
Angolo di Momoko
Eccomi con il secondo capitolo!
Strano ma vero, son riuscita a pubblicarlo entro tempi normali. Il
periodo hot a scuola si è finalmente concluso, per cui spero
che, almeno per un paio di mesi, io possa pubblicare in
tranquillità.
Alluor... Che dire di questa schifezzuola... Decisamente ci sono molti
dialoghi, ma perché prima di gettare i nostri poveri
Guardiani nell'impresa volevo darvi qualche nozione in più
sulla trama in generale. Di solito mi piace disseminare piccoli indizi
in ogni capitolo, quindi spero che vi soddisfi per ora^^ Ah, Myo
è l'OC che accompagnerà i protagonisti durante il
corso della storia. Presto la conoscerete per bene :) E spero di non
aver creato un'orripilante Mary Sue D:
Ora mi dileguo, così evito di annoiarvi!
çwç Ma prima, ringrazio tutte quelle anime buone
e gentili che hanno letto, recensito e messo la storia tra le
seguite!!! Vi voglio bBene <3 çwç
A prestooooo,
Momoko <3
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Capitolo 3 *** La strega di ferro ***
Poison
heart
Capitolo 3
La strega di ferro
Jack
non poteva credere ai propri occhi.
Eppure lei era lì, proprio davanti a lui: aspettava solo di
salire sulla slitta e intanto si presentava al resto del gruppo. Myo,
questo era il suo nome. Il nome che aveva preferito non dirgli nella
radura della Quercia. Probabilmente l'aveva ritenuta
una formalità superflua, dato che nemmeno aveva chiesto il
suo.
Ah, certo: quello lo sapeva già.
Lo spiritello si guardò bene dal sorriderle come gli altri,
mentre saliva e prendeva posto accanto a lui sui sedili posteriori
della vettura di Babbo Natale ostentando una cordialità a
dir
poco disarmante, assieme a una delicatezza e una gentilezza nel
rispondere alle
domande di Dentolina che certamente non la resero più
simpatica
ai suoi occhi di ghiaccio.
E come dargli torto? Lo aveva abbandonato senza motivo vicino alla
Quercia, lasciando che metà
regno lo credesse pazzo per aver parlato con qualcuno che non esisteva.
Soltanto perché era stato lui a raccontarlo, come se
si trattasse dell'ennesima burla escogitata per farsi due risate gratis.
E la cosa lo snervava come non mai.
Ovviamente il resto dei Guardiani fu contentissimo di averla a bordo, e
non mancarono di presentarsi come sempre alla nuova arrivata,
domandandole come mai avesse deciso di accompagnarli.
- In rappresentanza del mio regno - ammise con un gentile sorriso,
quasi fosse ovvio per lei - Non possiamo lasciare che ci aiutiate senza
muovere un muscolo. Anche io farò la mia parte.
Non ci avevano pensato. Era naturale che volesse proteggere la propria
casa. Difficilmente avrebbero potuto dirle di no, tanto era l'ardore
che dimostrava.
- Allora sarà un onore avervi con noi, signorina Myo -
Calmoniglio sfoderò galante le sue maniere da gentleman nei
confronti della nuova arrivata, che sorrise grata di rimando.
Jack invece voltò lo sguardo altrove, e Dentolina se ne rese
conto: un'espressione alquanto contrariata le inasprì il
viso.
- Jack, cerca di essere gentile!
Pareva proprio come una madre pronta a sgridare il figlio. Il
Guardiano del Divertimento sbuffò pesantemente, per poi
incespicare contro voglia scuse preparate che sapevano troppo di
"già sentito", ma che alla fatina andarono ugualmente bene.
Così sistemata la questione, ecco che Nord fece capolino
dagli
alberi procedento con la sua solita andatura dondolante verso la
slitta, pronto a prenderne le redini. Aveva uno sguardo a
metà
tra il triste e il pensieroso...
- Tutto bene? - Jack si mostrò premuroso, ma solo
perché
la strana espressione dell'omone lo incuriosiva: non lo aveva mai visto
così.
- Tutto bene Jack, non preoccuparti - si sentì rispondere
dopo
qualche attimo di esitazione, con voce decisamente più
energica
di quanto il suo atteggiamento avesse dato a vedere. In parte
rincuorato, lo spiritello si sistemò ulteriormente al
proprio posto
e aspettò che tutti facessero lo stesso. Quando il
traballare
della slitta di arrestò definitivamente, il gruppo dei
Guardiani
si accorse che Cressida, Neophasia e Pandora, assieme a un nutrito
seguito di ninfe più giovani, erano accorse per assistere
alla
loro partenza.
- Fate buon viaggio - pronunciò soave Cressida, i grandi
occhi di quarzo che brillavano al sole - Myo, comportati bene.
L'interessata si sporse e fece un esagerato cenno di saluto a tutti,
agitando il braccio. Molte sue sorelle fecero lo stesso da terra,
qualcuna versando una lacrimuccia.
Lo scalpiccio degli zoccoli delle renne divenne più
impaziente,
e quando Nord fece schioccare le briglie, sbuffarono energicamente e si
diedero al galoppo tra gli alberi, ad una velocità sempre
più sostenuta. Iniziarono infine a staccarsi dal terreno,
trascinandosi la grossa slitta sempre più su, con grosse
falcate
nell'aria, finché attorno a loro non ci furono che le
nuvole. Il
vento scuoteva impetuoso i capelli argentati della giovane Myo, ancora
intenta a salutare con energia la propria famiglia. Jack la osservava
stranito, salvo poi trattenere il riso alla vista di Calmoniglio che,
tirate fuori le unghie, si era aggrappato con forza ai sedili per non
cadere.. Non si sarebbe mai abituato,
pensò mettendosi comodo e stringendo forte il proprio
bastone
ricurvo.
Mille pensieri affollarono la sua mente, mille dubbi a cui trovare
risposta: "cos'avrebbero trovato una volta arrivati?",
"come sarebbe stata Baba Yaga?", e "davvero è lei la
responsabile
dell'avvelenamento delle acque?".
Nord armeggiò per qualche attimo con il cappotto di
pelliccia,
per poi tirarne fuori un globo che all'interno recava, avvolto da
piccoli fiocchi di neve danzanti, un'edificio alto e scuro, immerso nei
boschi.
Per quanto ne sapevano i suoi compagni, non aveva mai avuto l'abitudine
di buttare via niente, nemmeno i propri globi. Lanciato a mezz'aria, si
frantumò in mille pezzi trasformandosi velocemente in un
vortice
di colori
accesi e cristallizzati che luccicando racchiudeva il miraggio confuso
della loro meta. Senza esitazione il Guardiano della Meraviglia
spronò le renne ad aumentare il passo e ci si
infilò
dentro in un respiro. Dietro di loro il passaggio scomparve,
così com'era apparso, decretando il ritorno al silenzio
nella
foresta.
- Ora non ci resta che attendere - dichiarò Neophasia,
osservando cupa il cielo.
Cressida sorrise, allontanandosi.
- Se quei ragazzi sono in gamba come penso, sono sicura che ne
varrà la pena.
Ci fu un sobbalzo, poi la slitta oscillò brevemente da
entrambi
i lati; infine, il cielo e le correnti furono di nuovo ovunque attorno
a loro. Il viaggio era stato più breve del previsto, ma
ormai il
gruppo vi era abituato e non si era nemmeno accorto di aver viaggiato
all'interno di un tunnel ghiacciato dimensionale.
Sandy osservò sconsolato il tetro paesaggio che ora li
accoglieva, ben diverso da quello che si erano lasciati alle spalle
solo pochi secondi prima: la foresta che avevano sotto i piedi era
alta,
cupa e scura. Gli alberi, che si ergevano come torri irte di spine
verdastre, incutevano già da soli abbastanza timore da
escludere
a priori qualsiasi piano che prevedesse di scendere tra di loro. Non
c'era modo di vedere qualcosa al di là di quel muro di
aculei,
ma certo da dentro la foresta non sarebbe stata tanto diversa da come
si presentava.
Più avanti, Dentolina intravide una barriera di montagne
dalla
punta bianca che formavano una muraglia di roccia impenetrabile,
sovrastando le fronde dei grossi abeti e persino le nuvole. E proprio
là, a ridosso di quelle imponenti mura, nascosto e al sicuro
dagli sguardi, si innalzava
un edificio.
Si sarebbe potuta definire una alta torre grossa e scura, ma ad
un'occhiata più
attenta rivelava di essere un vero e proprio castello: le mura di ferro
solido e lucente si dividevano in livelli, uno più stretto
dell'altro, cosicché sembrava composto in tutto da ben sette
piani, più una torre di guardia sulla cima. Nessuna bandiera
vi
sventolava sopra, niente che potesse dare anche solo l'impressione che
il vento sfiorasse quella terribile costruzione.
- Quindi sarebbe quello il castello di Baba Yaga? - domandò
Jack, ipnotizzato da quella visione sinistra e sublime al tempo stesso.
Nessuno gli rispose, ma non c'era bisogno di alcuna spiegazione per
capire che fosse il loro obiettivo. Nord tirò
improvvisamente le
briglie, e le renne rallentarono improvvisamente. La slitta
cominciò a discendere, lentamente, nel centro di una radura
tappezzata di erba secca e ingiallita dalla mancanza di sole. Una volta
atterrati, fortunatamente senza pericoli, tutti i Guardiani scesero,
Calmoniglio in special modo
compiendo un poderoso balzo. Come gli era mancato del terreno solido su
cui posare le zampe! Anche se non era proprio il migliore che avesse
mai calpestato, per lo meno aveva detto ancora una volta addio a quel
trabicolo volante!
Senza attendere oltre, Nord gli si avvicinò e con tono grave
domandò:
- Calmoniglio, puoi portarci là dentro con tunnel?
Ma il Guardiano della Speranza scosse energico la testa, tastando
nervoso il terreno.
- Il metallo di cui è fatto l'edificio è
impenetrabile. Nemmeno io riuscirei ad intrufolarmici.
- Deve esserci un altro modo per entrare... - suggerì
Dentolina
alzando timida l'indice, come per richiedere l'attenzione -
Basterà solo trovarlo.
Il gruppo scivolò furtivo tra gli alberi per raggiungere
infine
il castello e osservarlo da vicino. L'entrata principale, un
alto portone di ferro completamente sigillato, era sorvegliato da due
grossi mostri molto somiglianti a gargolle, ma composti unicamente di
viti, bulloni e ingranaggi sferraglianti. Sui loro grugni di metallo
luccicavano due occhi rossi e sinistri. Impossibile sarebbe stato per i
Guardiani passare dalla porta principale; be', non che fosse nei piani.
Ma a parte quella, non vedevano altre entrate certe, e se avessero
dovuto fare dietrofront a mani vuote, senza alcuna informazione tra le
mani, sarebbe stato davvero deludente. Dovevano trovare un modo per
entrare, a qualunque costo.
- Forse stendendo le guardie... - s'azzardò Jack,
sporgendosi appena dai cespugli e impugnando con
un sorriso truffaldino il proprio bastone, sul quale si disegnarono
rapidamente arabeschi di ghiaccio.
- Sì, ne attireresti ancora di più - concluse
Calmoniglio
con aria saccente, rivolgendo un'occhiata speciale allo spirito e poi
tirandolo indietro per il cappuccio. Per
quanto le sue maniere fossero state non proprio cordiali, aveva
comunque ragione. Senza nemmeno conoscere un modo per aprire
quell'enorme portone, non potevano lanciarsi nella battaglia senza
ragionare.
No, doveva per forza esserci un altro modo...
- Io avrei un'idea - Myo si fece avanti, con viso serio e responsabile
- Lasciate che provi.
Il gruppo si distanziò per permetterle di agire in
libertà. La ninfa si mise ad armeggiare con la propria borsa
frugando frettolosamente all'interno. Solo dopo qualche secondo
l'oggetto da lei cercato comparve nella sua mano, e tutti poterono
vederlo.
- Un... foglietto di carta? - domandò Dentolina,
accigliandosi.
Difficile credere che una cosa simile avrebbe potuto vincere un muro di
ferro.
Ma ecco la cosa strana: Myo scostò leggermente i capelli,
scoprendo così un orecchino a forma di foglia, piccolo e
brillante, che pendeva dall'orecchio destro. Lo tolse e come per magia
s'illuminò, diventando pochi istanti dopo una penna
stilografica, elegantemente avvolta da tralici di foglioline verdi e
vivaci.
Il gruppo dei Guardiani era sorpreso; non capivano cosa volesse fare di
preciso e quando la videro scrivere sul foglietto, a stento si
trattennero dal porle qualche domanda di curiosità.
Il biglietto fu adagiato con cura a terra, proprio ai piedi di uno di
quegli alberi tanto cupi e sinistri, e...
- Cosa dovrebbe accadere ora? - domandò Jack chinandosi per
dargli un'occhiata più da vicino, dato che ancora non voleva
succedere nulla. Sopra di esso svettava, chiara e perfettamente
leggibile, una frase.
Ma non fece in tempo a leggerla perché svanì,
assorbita in un secondo dalla carta. Si alzò di scatto,
allontanandosi. Che si
trattasse di un trucco da ninfa?
Qualsiasi parola avesse voluto pronunciare gli venne anticipata da Nord.
- Myo ha espresso desiderio per farci entrare senza essere visti -
vociò sorridendo posando una mano sulla sua spalla.
Quindi...
- Se viene espresso da un cuore buono, è più che
certo
che si realizzerà - affermò la giovane, con un
certo tono
orgoglioso nella voce.
Il terreno tremò appena, gonfiandosi; poi, all'improvviso,
con un leggero fragore una
grossa pianta di edera lo spaccò con forza e
iniziò ad arrampicarsi su per la parete
metallica crescendo, crescendo, crescendo... fino a che non ebbe
raggiunto il primo anello, fermandosi. Tutti i Guardiani, eccetto Nord,
erano stupefatti e guardavano il prodigio con occhi spalancati. Non
avevano mai assistito a qualcosa di simile, e
mai come in quel momento ringraziarono Myo per essere presente. Senza
il minimo sforzo aveva aperto loro una via sicura per entrare nel
castello.
- Ora presto, salite - li incitò la ninfa, mettendo per
prima mani e piedi sul rampicante.
- Ma non è un po' troppo vistosa? Qualcuno potrebbe notarla
-
pronunciò allarmata Dentolina, iniziando a salire anche lei,
volando vicinissima ai suoi compagni.
Anche qui, Nord fornì velocemente spiegazioni.
- Una volta realizzato, desiderio non ha più motivo di
esistere. Non preoccuparti, non c'è alcun pericolo.
Sandy annuì in silenzio, mentre a bordo di un
tappetto
volante dorato e granuloso proseguiva la salita. Anche se avrebbero
potuto
utilizzare la sua sabbia per spostarsi, sicuramente sarebbe saltata
subito all'occhio. E poi, che male c'era a lasciar provare la nuova
arrivata? In fondo aveva svolto un lavoro più che egregio:
la
pianta era al riparo dagli sguardi delle sentinelle, non faceva rumore
o
luce e in più sarebbe scomparsa una volta che la sua
utilità si fosse esaurita.
Infatti, una volta che tutti ebbero posato i propri piedi o zampe sul
primo dei sette anelli di mura, il rampicante iniziò a
contorcersi appena, per poi ritirarsi lentamente e tornare
così
nelle profondità della terra. Mentre gli altri proseguivano,
Jack vide che Myo aveva rivolto alla pianta un cenno di ringraziamento,
prima
di seguirli.
Forse l'aveva giudicata un po' troppo frettolosamente; in fondo non era
così antipatica come gli era sembrata all'inizio. Doveva
smettere di dar retta a suo orgoglio, per una volta.
Di guardie metalliche su quel piano non ve n'erano: forse poteva
dipendere dal fatto che nessuno si sarebbe aspettato che possibili
nemici aggirassero il portone e trovassero un nuovo modo per entrare.
Una mossa fin troppo ingenua.
Il gruppo dei Guardiani percorse il bastione fino a scorgere una
piccola entrata scavata nel muro, al cui interno una scalinata
di
pietra
conduceva verso l'alto. Ci fu solo bisogno di uno sguardo, prima che
Nord annuisse deciso e tutti s'infilassero nell'apertura col cuore in
mano, trepidanti. Ad uno ad uno, furono inghiottiti
dall'oscurità, mentre a guidarli, come unico indizio, c'era
la
forma squadrata e fredda degli scalini, su cui i piedi sbattevano
incerti. Ma ecco che all'improvviso Sandy, stanco di muoversi senza
sapere dove stava andando, generò nelle proprie mani una
finta
fiammella di sabbia, che magicamente illuminò un poco
l'ambiente. Con un sorriso, accolse gentile i ringraziamenti dei
compagni, finalmente felici di poter dare un'occhiata migliore al
percorso. Con i lunghi piedi che si ritrovava, Calmoniglio
rischiò di scivolare tante volte.
Ma quell'illuminazione precaria non servì ancora per molto:
ben
presto il gruppo giunse alla fine dello stretto corridoio dentro al
quale aveva marciato esitante, incontrando una strana e soffusa luce di
candele. Seguendola, sbucarono in una stanza tutt'altro che normale.
Alambicchi dentro ai quali ribollivano strani liquidi colorati,
progetti, modelli e prototipi di strani aggeggi meccanici ammassati su
larghi tavoli di legno consumato, libri, piccole sculture raggifuranti
animali e altre creature fantastiche... questo fu il genere di
cianfrusaglie che ben presto li circondò, avvolto in un'aura
di
mistero incomprensibile. Dentolina si mosse verso un banco colmo di
carte e documenti, sfiorandoli con la punta delle dita; pareva
preoccupata.
- Ragazzi, mi sa che siamo capitati proprio nella tana del lupo... -
balbettò appena, intimorita da quell'enorme
quantità di
strani e inquietanti oggetti.
Jack notò che la porta dalla quale erano entrati era
arrugginita, segno che non veniva aperta molto spesso e probabilmente
era molto vecchia. Inoltre, si chiese come potesse esserci un
collegamento così diretto con un luogo tanto importante.
Sandy si aggirava tra gli scheletri metallici con un'espressione
triste, ricordando tutti i bambini che erano stati trasformati a quel
modo quattrocento anni prima. Nord e Calmoniglio invece si gettarono
subito sul tavolo più grande, sul quale svettavano provette
e
ampolle dalle tonalità più assurde. Ne presero
qualcuna
in mano, rigirandola, annusandola...
- Bleah! - esclamò improvvisamente Calmoniglio, allontanando
d'impulso lo strano contenitore color verde acido che aveva in mano -
Questa roba... è nauseante!
- Fammi sentire - esordì Myo avvicinandosi e prendendogli il
bricco sospetto - Mhm...
- Allora? - domandò Jack con sguardo interrogativo.
Passò qualche istante, e alla fine Myo assunse
un'espressione scura.
- E' veleno!
- Veleno?! - Nord era scandalizzato. Afferrò un'altra
ampolla,
questa volta blu acceso, e dopo aver avvicinato appena il nasone rosso
per darle un'annusatina, replicò lo stesso atteggiamento
della
ninfa.
- Ma come è possibile... ? - sussurrò quasi,
confuso - Baba Yaga mai stata pratica di veleni...
Dentolina si fece avanti.
- Forse... ha avuto un aiuto.
Bastò quella semplice frase per distruggere ogni speranza.
Se
ciò che la fatina diceva era vero, allora i nemici da
affrontare
diventavano più d'uno; come avrebbero fatto a fronteggiare
avversari che nemmeno conoscevano?!
Pensavano che la faccenda potesse essere risolta facilmente, che la
responsabile fosse la strega di ferro, ma... qualcosa diceva loro che
la trama dietro quella megera era ben più intricata e
complessa
di quanto dava a vedere. Forse c'era molto di più dietro
all'attacco alla Quercia Madre. Forse, il mistero questa volta non
sarebbe stato semplice da sbrogliare.
- Portiamo via con noi la boccetta - propose Jack, indicandola col
bastone - Magari possiamo studiarla meglio per capire come funziona.
- Se le portassimo via qualcosa se ne accorgerebbe, penso - lo
smentì velocemente Calmonglio, con tono serio -
Però
finché siamo qui, possiamo curiosare per bene e trovare
qualche
indizio.
Ogni membro del gruppo partì alla ricerca di prove.
Dentolina
guardò tra i libri, Sandy tra i progetti, Nord e Calmoniglio
tra
gli altri alambicchi. Jack e Myo invece frugarono in alcune ceste
contenenti carte e mappe di varie misure. Ognuno era concentrato sul
proprio lavoro, deciso a non lasciarsi sfuggire in benchè
minimo
dettaglio. Jack stava rimettendo a posto l'ennesimo rotolo di
pergamena, quando vide in Myo un'espressione triste e abbattuta,
così diversa da quella che aveva sfoggiato fiera e
orgogliosa
nella radura nel raccontargli la leggenda della sua antenata.
- Ehm... - incepiscò, senza riuscire a trovare le parole -
Stai bene?
La giovane ninfa sembrò accorgersi solo in quel momento
della
sua presenza. Abbozzando un piccolo e rincuorante sorriso, gli
sussurrò:
- Sì, abbastanza... è solo che...
Jack s'accigliò.
- Solo che... ?
- Solo che ho paura - si sentì rivelare, quasi in un soffio
-
Io... ero sicura che avremmo salvato la Quercia... però...
Un brivido improvviso le percorse le mani: Jack gliele aveva afferrate
saldamente, stringendogliele deciso.
- Se
uniremo le forze, nulla sarà impossibile - disse con un
sorriso,
confortandola con le sue stesse parole. Alla fine si era arreso
all'evidenza: Myo era uno spirito buono, che aveva a cuore la
propria casa. E nonostante le insicurezze, il suo unico desiderio era
di proteggerla. In questo, poteva dirlo con certezza, gli somigliava
molto.
La giovane ninfa arrossì, le mani gelate tra quelle del
Guardiano. Fu solo dopo qualche attimo che con un sorriso molto
più incoraggiante, annuì. I due ripresero a
cercare,
questa volta con rinnovata energia.
Passarono i minuti, e sembrava che nessuno avesse intenzione di entrare
nella stanza, ragion per cui i Guardiani continuarono imperterriti la
loro ricerca indisturbati. Fu quando sembrava ormai che ogni
possibilità di trovare qualcosa di interessante fosse
sparita
del tutto, che Sandy attirò su di sé l'attenzione
dei
compagni, i quali si riunirono attorno a lui osservando sorpresi e
sconcertati ciò che teneva in mano, spiegato ben bene
perché tutti potessero studiarlo con cura: una mappa del
mondo
vecchia, divorata dalla polvere e dal tempo sui bordi frastagliati. Su
di essa erano impressi tantissimi puntini, che parevano luci spente
ormai da tempo. Quello doveva essere stato, un tempo, il metodo grazie
al quale la strega teneva d'occhio il numero di bambini soggiogati
dalle sue stregonerie. Ma ciò che allarmò
più di
tutto i Guardiani fu che sulla carta erano riportati luoghi che
fisicamente non appartenevano alla Terra, come l'Eden, la fabbrica di
Babbo Natale e il palazzo della fata del dentino.
E su di essi, in maniera terribilmente inquietante, erano stati fatti
dei segni a "x" con una penna ad inchiostro rossa brillante. Sandy
osservò i propri amici negli occhi senza trovare in loro
alcuna
spiegazione a quel fatto. Che cosa stava succedendo? Che cosa
significavano quei simboli? Ma soprattutto: chi o cosa stava aiutando
Baba Yaga a compiere i suoi crimini?
Rumori di passi improvvisi allertarono Calmoniglio, che mosse muso e
orecchie in direzione di una seconda porta, di legno cadente e logoro.
Subito fece cenno ai compagni di rimettere ogni cosa al suo posto e
trovare un nascondiglio. Nel silenzio, e alla flebile luce delle
candele, ognuno cercò come meglio poté di
nascondere la
propria immagine. Jack si appiattì dietro una cassapanca
piuttosto robusta; Sandy tra i vari modelli di mostri meccanici;
Dentolina trovò rifiugio al di là di una vecchia
colonna,
così come Myo; Calmoniglio saltellò per qualche
attimo
senza sapere dove sistemarsi, ma alla fine riuscì ad
acquattarsi
sotto un telo che nascondeva vari mobili ormai in cattivo stato. Solo
Nord diede l'impressione di non voler nascondersi: grosso com'era, non
sarebbe stata di certo un'impresa facile. Ma ragionò in
fretta e
così corse appena giù per la scaletta di pietra
che
avevano precedentemente percorso, buttandosi a terra per sfruttare come
nascondiglio perfetto l'oscurità stessa.
I passi si fecero più forti, ticchettanti. Presto la
cigolante
maniglia della porta prese a girare, lentamente, mentre i Guardiani
erano uno più agitato dell'altro. Forse avrebbero dovuto
andarsene, sarebbe stata la scelta migliore. Ma quella era un'ottima
occasione per racimolare informazioni, e probabilmente se se ne fossero
andati non sarebbe ricapitata più tanto facilmente.
La porta gracchiando debolmente iniziò ad aprirsi, mentre un
mare di piume scure si faceva prepotentemente largo attraverso la
fessura. Poi, Baba Yaga entrò.
Dal suo piccolo e improvvisato nascondiglio, Jack riuscì ad
osservarla per un breve attimo. E dire che quando avevano parlato di
strega, si era immaginato una vecchia rugosa, piena di pustole e pure
coi baffi. Invece quella che aveva davanti... era una donna
dall'aspetto giovane, dal corpo slanciato e sinuoso. Una nuvola di
capelli biondi e luminosi le scendeva sulle spalle, tuffandosi in un
colletto di pelo scuro e pregiato. Il lungo abito ricalcava alla
perfezione la sua figura, elegante e tagliente al tempo stesso. Un
mantello di nere piume cadeva sul pavimento come una cascata
d'inchiostro. Jack ne rimase affascinato. Ma quando la famigerata
strega osò voltarsi e scoprire il proprio viso squadrato, ma
dai
lineamenti fini, gli si gelò il sangue. I suoi occhi sottili
erano rossi; rossi come il fuoco. E proprio questo sembrava ardere
vorace e distruttivo, dentro alle iridi.
Le labbra sottili si dischiusero appena in un sorriso truffaldino,
mentre senza minimamente accorgersi dei Guardiani nascosti
iniziò ad armeggiare con alcuni documenti disposti sul
tavolo
principale, spostando, piegando, accartocciando fogli e ancora
scrivendoci sopra per correggere errori. Che cosa stesse facendo, era
un mistero.
Ma ecco che ad un tratto, qualcosa attirò la sua attenzione:
una
lettera, adagiata con cura su una sedia. Calmoniglio la
guardò afferrarla con i pugni chiusi per la rabbia, e un
senso
di impotenza logorante a tormentarlo.
Un breve fruscio. Baba aveva iniziato a leggere in silenzio il
contenuto della missiva. Quando ebbe finito, la sua espressione era
mutata.
- Ah! Che razza di richiesta! Come se potessi soddisfarla con uno
schiocco di dita! - esclamò improvvisamente, con tono
seccato;
si diresse verso i progetti e frugò frettolosamente alla
ricerca
di qualcosa - Siamo solo alla prima fase, non posso mica fare azzardi!
Fece scivolare via dal mucchio una pergamena, con un gesto di stizza.
In quell'istante, e solo in quell'istante, a Sandy parve di intravedere
disegnato su di essa una figura equina molto famigliare...
- Anche volendo, non riuscirei a fare nulla! Mi serve tempo! Tempo!
Maledizione... !
La strega di ferro iniziò ad annotare con violenza qualcosa
su un pezzo di carta.
- Quel luogo pullula di incubi, non posso entrare e uscire come se
niente fosse... - mugugnò nervosa - I miei gargoyle non sono
capaci di fronteggiarli, per questo mi serve un altro po' di tempo per
rubargli il segreto della sabbia nera! Deve aspettare! Aspettare!
Jack strabuzzò gli occhi, sconcertato. Incubi? Sabbia nera?
Che cosa andava blaterando?!
Le candele tremarono incerterte, producendo molteplici ombre nella
stanza. Baba gridò improvvisamente qualcosa in una lingua
che lo
spirito dell'inverno non riconobbe, e pochi istanti dopo un fastidioso
sferragliare di metallo accompagnò nella stanza un ometto
piccolo e tondo, che aveva l'aspetto di un cavaliere medievale in
taglia ridotta. Molto ridotta.
- Mi ha chiamato, Padrona? - domandò con tono metallico e
rispettoso. Baba gli porse un'altra lettera.
- Vai dal messaggero e digli di consegnare questa a quella persona.
Il piccolo cavaliere l'afferrò senza esitare e dopo aver
sfoggiato un riverente inchino, uscì dalla stanza. La strega
lo
seguì qualche istante dopo sbattendo furiosamente la porta
di legno, marciando veloce e nervosa.
- E che nessuno mi disturbi per le prossime ore! - la sentì
gridare con ferocia Calmonglio, che finalmente poté uscire
dal
proprio nascondiglio assieme ai compagni.
Senza proferire parola, corsero giù per le scale, si
arrampicarono di nuovo sull'edera e in pochi attimi furono nuovamente a
bordo della slitta che rapida e scattante, solcava i cieli a
velocità incredibile.
Dentolina fu la prima a parlare, visibilmente impaurita da quello che
aveva sentito ma soprattutto dal fatto che aveva potuto confermare le
proprie parole. Baba Yaga non agiva da sola, questo ormai era
più che certo. Ma chi era quella persona di cui aveva
parlato
poco prima?
- E poi, ragazzi, avete sentito? - intervenne allarmato Calmoniglio,
improvvisamente dimentico di trovarsi tra le nuvole - Ha parlato di
incubi e sabbia nera. Non vi ricordano qualcuno?
- Sì, e anche di rubare segreto! - vociò Nord
facendo
schioccare energicamente le redini. La vettura impennò.
- Non lo so, ma la cosa mi turba parecchio - affermò Jack,
stringendo il bastone tra le dita fredde - Cosa vuole farci con quel
potere?
- Io ho un'idea - disse improvvisamente Myo, con un'espressione scura
in volto. Tutti stettero ad ascoltarla - Chiediamo al proprietario
degli incubi. Lui sicuramente saprà cosa vogliono farci.
Magari
con quel segreto potremmo salvare la Grande Quercia Madre.
Silenzio. La giovane ninfa sentì improvvisamente su di
sé
gli sguardi preoccupati dei compagni. Nord esclamò, con voce
appena tremolante:
- Myo! Ma lui è...
- Lo so che si tratta di Pitch Black, l'uomo nero. So anche che era il
sovrano indiscusso del mondo durante i secoli bui. E so che
è
pericoloso entrarvi in contatto. Ma se la strega Baba Yaga ha bisogno
del suo potere, deve esserci un motivo. Ed è nostro dovere
scoprirlo.
Avrebbero voluto contraddirla, dirle che no, non potevano fare una cosa
del genere, anche a costo di ferirla. I Guardiani non volevano
più avere niente a che fare con lui, non dopo i terribili
eventi
passati. Non dopo aver sentito chiaro e forte nel petto il dolore della
perdita. Quello che era successo a Sandy sarebbe potuto capitare ad
ognuno di loro, e questo non lo volevano assolutamente.
- Mi dispiace Myo, ma noi non andremo da lui - pronunciò
serioso
Nord. Dal suo tono era chiarissimo che non ammetteva alcuna replica.
E invece...
- Aspettate! - Jack s'intromise nel discorso sollevando la mano come se
fosse stato a scuola - Perché non provare?
- Jack! - Dentolina lo fulminò con lo sguardo - Non ti
ricordi cosa ha fatto a noi? A Sandy?
L'interessato annuì, a sottolineare la gravità
della
richiesta fatta dai due spiriti. Ciò che volevano
difficilmente
sarebbe stato plausibile.
- Me lo ricordo molto bene, sì! - scattò con una
punta di
rabbia il Guardiano del divertimento; ricordava eccome
quell'esperienza, come potevano fargli una domanda simile? - Ma
potrebbero accadere cose ben
peggiori se Baba Yaga trova il modo di sottrarre quel segreto. A quel
punto chi potrebbe dire quanto gravi sarebbero i danni da lei causati?
Pensateci!
A quelle parole, i quattro Guardiani ammutolirono. Ma Jack non si
fermò. Voleva che si rendessero davvero conto di quanto
sbagliato fosse il loro rifiuto.
- E poi, è già stato sconfitto due volte. Non ha
più potere su di noi. Possiamo sfruttare l'occasione!
Non aveva torto, certo. Ma nessuno dei Guardiani aveva la forza di
ascoltarlo. Non perché provassero paura nei suoi confronti,
piuttosto perché non volevano che trovasse la maniera di
tornare
in azione, forse questa volta stringendo alleanze. Non potevano cedere
la libertà del mondo in un momento così delicato,
anche
se... a pensarci bene, sì, potevano farlo. Potevano arrivare
nel
covo di Pitch prima di Baba e anticiparla, ottenere informazioni prima
di lei. La scelta era dura, molto più di quanto sembrasse.
Ma
per una volta, Jack e Myo riuscino a provocare delle crepe in quelle
barriere che i Guardiani avevano eretto attorno ai loro cuori
tormentati, per ricordar loro la ragione per la quale esistevano e
dovevano combattere, a qualunque costo, per l'eternità.
- AAAAAARGH!!! - Nord lanciò un grido di rabbia al cielo,
come
per scacciare i dubbi e le preoccupazioni, levarseli di dosso e far
sì che non gli impedissero più di ragionare
lucidamente.
Con uno scatto improvviso
tirò le redini, le renne rallentarono e in pochi secondi un
portale luminoso fu davanti a loro, pronto per essere varcato. Jack e
Myo si scambiarono un occhiolino, e un piccolo sorriso complice.
- Va bene!!! - vociò, impetuoso Babbo Natale - Ma facciamo
solo visita breve!!!
Angolo di Momoko
Eccomi che torno in vita! xD
Ok, scusatemi tanto, mi rendo conto che il ritardo è
stato...
apocalittico, ma ho avuto dei grossi impegni con la scuola e poi ho
dovuto dedicarmi ad altri progetti che sto scrivendo. E poi in questi
giorni sono stata letteralmente privata della linea Internet, per
ragioni personali. Però posso
dire con sicurezza questo: non rallenterò troppo le
pubblicazioni da settembre in poi, cercherò di essere
più
attiva possibile. Anche perché mi dispiace non poter mandare
avanti le mie storie, ci sono parecchio affezionata e separarmi anche
solo da una di essere per me sarebbe una tragedia D:
Comunque, riguardo a questo capitolo... finalmente ho introdotto la
famigerata Baba Yaga! Spero vi sia piaciuta, e vi ricordo che se
c'è qualcosa che non va, qualsiasi
cosa, potete dirmelo senza
problemi che non vi prenderò a padellate (no, ok, forse un
pochino sì xD). Per il resto... Credo abbiate capito chi
entra
in scena nel prossimo capitolo :3
Mando un bacione a tutti quelli che leggono, recensiscono e inseriscono
la storia nelle loro liste!!! Grazie, grazie davvero per il vostro
incredibile supporto!! çwç Me si commuove ;A;
Ok, ora mi dileguo! xD Grazie ancora a tutti, e alla prossima!
Momoko <3
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