Libertà di Nezuchan Sketch (/viewuser.php?uid=96135)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1: Infiltrazione ***
Capitolo 2: *** 2: Al chiaro di luna ***
Capitolo 3: *** 3: Preparazione ***
Capitolo 4: *** 4: Riunione ***
Capitolo 5: *** 5: La prova ***
Capitolo 1 *** 1: Infiltrazione ***
Ogni
volta che entravo lì mi sembrava di tornare indietro
nel tempo, ritornando con la mente al
momento della mia prima volta lì, ricordi che mi
tormentavano ancora.
Per
quello che avevano fatto, li avrei voluti uccidere
tutti, ma non potevo e quel desiderio mi consumava, anche se facevo del
mio
meglio per ignorarlo. Erathiel si sarebbe divertita da matti se
l’avesse
scoperto.
La maggior parte di noi non
ricordava neanche quel giorno, l’avevano dimenticato
facilmente, ma io non ci
ero riuscita. Avevano trasformato la mia amica in un mostro,
costringendomi ad
ucciderla. Parzialmente immersa in quei pensieri affondai i miei
artigli nella
soffice gola di una guardia, che mi fissava paralizzata dal terrore.
Secoli fa,
i loro maghi ci avevano costretto in quella patetica forma, rendendoci
simili a
loro, sperando di ucciderci più facilmente. Ma qualcosa era
andato storto, e i
nostri poteri c’erano ancora, così come la nostra
arma più temibile, l’aura di
terrore. Certo, era stata ridotta, ma ciò non era un
problema.
A
causa di questo errore, la guerra non era ancora finita e
quindi avevano iniziato a creare delle chimere e dei golem, aberrazioni
artificiali, creati dall’unione di svariate razze. La
struttura in cui mi
trovavo era uno dei loro laboratori e mi stavo facendo strada verso il
suo
cuore, in modo da liberare le chimere, costringendoli ad ucciderne la
maggior
parte. Dietro di me lasciavo una scia di cadaveri e sangue, pensando
che erano
sempre imprudenti. Non avevano ancora imparato nulla. Certo, rispetto
al
passato non utilizzavano più archi di legno, ma archi fatti
di metallo, che
loro chiamavano ‘fucili’, e facevano più
male dei loro predecessori, ma
anche noi ci eravamo evoluti,
infatti le
nostre squame erano più dure, facendoci subire meno danni e,
talvolta, deviando
i proiettili.
Una
volta arrivata nel cuore del laboratorio mi guardai
attorno, cercando il pannello che regolasse le gabbie. Quando lo trovai
lo
attivai, sentendo, dagli schermi di fronte a me, provenire un sonoro
‘click’.
Li osservai un attimo, assicurandomi che tutte le gabbie si fossero
aperte,
liberandoli dalle loro catene, quando notai una creatura uscire, il
soggetto
‘2-a’. Di solito, le chimere non erano sveglie e il
suo aspetto mi sorprese
ancora di più. Aveva la forma di un umanoide: la sua pelle
era parzialmente
ricoperta di scaglie; i suoi capelli erano neri, mentre i suoi occhi
erano blu
dalle venature color sabbia e dalle pupille verticali. Aveva una coda
lunga
quasi quanto il mio braccio, che muoveva nervosamente, mentre muoveva
la bocca,
facendo uno strano rumore con i denti appuntiti. Notai del sangue
uscire dalla
sua bocca, e capii che aveva dei problemi a chiuderla. Era simile a lei,
non importava quanto la guardassi.
In quel momento scattò l’allarme, e capii che
dovevo sbrigarmi a scappare da
lì.
Durante
la fuga fui costretta ad uccidere alcune di quelle
creature, che non avevano altra colpa se non quella di essersi trovate
in mezzo
ad una guerra. Alla fine, per non essere più scocciata,
ruggii, terrorizzando
la maggior parte di loro.
Una
volta fuori, guardai l’unica creatura che era riuscita
ad uscire. Come sospettavo, non era stupida come le altre. Ora che
notavo, il
soggetto 2-a era anche vestita, con una tunica sporca. Sembrava
affamata e mi
guardava con una sorta di rispetto.
“Vattene,
scappa da qualche parte… sei libera, ora.”
Ringhiò
e per una volta benedii il mio dono delle lingue:
- Perché
parli in un altro linguaggio, anche se sei simile a loro? –
Non era solo
intelligente, aveva anche il dono delle lingue.
“Non
paragonarmi ai tuoi carcerieri.” Si sorprese.
- Mi
capisci… sei la prima persona che ci riesce.
“Non
sono una persona. Sono un Drago.” Ringhiai, facendole
abbassare la testa. “Vattene e scappa prima che ti trovino.
Sei libera, adesso”
aggiunsi, fredda.
- Sei
tu che ci hai liberati, quindi?
“Si.
Ma ciò non cambia che la tua vita è solo
tua.” Si
avvicinò, continuando a guardarmi.
- Non
mi hai uccisa. Ed il tuo sangue ha un odore
simile al mio. Sei
come me?
Aveva
ragione, e capii perché era così
intelligente. Avevano creato un fottuto incrocio di drago e umano.
Avevano
creato un mezzosangue artificiale, usando il suo sangue.
“Non sono come
te” Ruggì, cercando
di imitare grossolanamente il mio ruggito. Gli animali selvatici
scapparono,
impauriti.
- Sono
intelligente. Imparo in fretta. Posso
aiutarti ad ucciderli. – Capii che non me la sarei tolta di
torno facilmente, e
sbuffai.
“D’accordo.
Ma non sarò io a decidere se ti unirai a noi o
ti uccideranno. “ Sorrise, mostrando denti insanguinati,
mentre comparivano i
primi raggi di sole e mi seguì, con una strana camminata,
tra una camminata
eretta e una camminata a quattro zampe. Mentre camminavamo, sapevo
già che mi aspettavano solo guai.
Eccoci qui. Libertà
è una storia legata ad una mia One-shot, Prigionia, ma non
è necessario leggerla per conoscere i personaggi. I trattini
saranno utilizzati per far parlare il soggetto 2-a, in quanto non parla
con una lingua normale, ma nella sua propria lingua.
I tipi di draghi sono quelli
di D&D, ma non ciò che possono fare. Mi scuso per
eventuali errori grammaticali e ortografici. Le recensioni sono sempre
gradite!
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Capitolo 2 *** 2: Al chiaro di luna ***
Erathiel
pov
Guardai
la luna, alta nel cielo sopra di me: aveva assistito
in silenzio al macabro spettacolo che le avevo offerto, illuminandolo
con la
sua tenue luce. Attorno a me, a terra, c’erano i cadaveri
delle loro care
guardie, che volevano attirarmi in una trappola sfruttando il mio
abituale
territorio di caccia. Leccai il sangue dai miei artigli, pensando che
erano
degli stupidi a presentarsi così, belli e pronti per essere
massacrati.
Almeno,
mi avevano offerto un buon spuntino. Il loro sangue
era buono e la loro carne acquietava la mia fame. Aprii le ali, felice
di
averle ancora. Se avessi aspettato, come mi avevano ordinato di fare,
ora le
avrei perse. Invece, mi ero buttata in mezzo ai maghi, uccidendone uno
e
rompendo il loro cerchio. Invece di ringraziarmi del fatto che avevamo
ancora i
nostri poteri, mi guardavano male e avevano dato il potere a Lyran, che
aveva
firmato il patto con i metallici.
Ringhiai
mentre pensavo a lei. Probabilmente, lei era in uno
dei loro laboratori a liberare le loro creature. A lei non avrebbero
detto
nulla, rivolgendo le critiche verso di me.
“Idioti!” dissi, dando un calcio
alla testa di un soldato. Solo perché i Draghi blu un tempo
erano inferiori,
pensavano di poterci trattare da stupidi. Ma non era affatto
così…
Ruggii,
innervosita, e diedi un calcio ad un albero, mentre
scintille di elettricità si sperdevano nell’aria
attorno a me. Con un calcio,
scaricai quell’elettricità su un cadavere,
facendolo muovere e poi passai una
mano tra i miei capelli blu. Mi avevano scelta per essere il loro capo,
coloro
che li doveva guidare verso un futuro migliore, ed invece loro mi
trattavano
come una bambina, per non parlare dei Metallici…
Avrei
voluto ucciderli tutti, a partire da quelli di Ottone,
che mi davano sui nervi, ma sapevo che, da sola, non sarei andata molto
avanti.
Risi,
una risata molto simile ad un crepitio elettrico, che
a molti faceva venire i brividi. Per mia fortuna, ne ai verdi e ne ai
bianchi
piaceva l'atteggiamento degli altri draghi ed eventualmente avrei avuto
il loro
appoggio. Il vero problema, era Lyran, capo dei rossi e anche colei che
comandava noi Cromatici. Si era dimenticata del fatto che, in passato,
i
Metallici ci volevano morti e che eravamo in continua guerra con loro.
Si era
dimenticata che noi Cromatici non ci piegavamo mai a nessuno.
Quando
iniziò ad albeggiare mi alzai in volo, dirigendomi
verso la nostra città. Una volta nei pressi, mi abbassai a
terra, continuando a
piedi. Le guardie mi fecero passare, storcendo il naso all'odore di
sangue e di
morte che proveniva da me. I Metallici odiavano quell'odore, ma non gli
dispiaceva che li salvassi in battaglia. Ipocriti del cazzo. Iniziai a
dirigermi verso i miei appartamenti, quando notai delle guardie andare
alla
porta nord. Fermai una di loro, chiedendo: "Cosa sta succedendo?"
"A
quanto sembra una chimera ha seguito la grande Lyran
fin qui" disse quello, prima di andarsene.
Li
seguii e guardai la Rossa discutere con il capitano del
turno di notte, che sfortunatamente era un drago d'oro, la razza
più potente
dei Draghi Metallici.
"Non capisci... Se la lasciavo lì, sarebbe cresciuta fino ad
ucciderci!"
"E tu,
saggiamente, hai portato una delle loro creature
da noi!" La statura del capitano era più grande della sua,
ma in forma di
drago Lyran lo avrebbe superato facilmente. Mi feci strada tra le
guardie ed
alcuni curiosi e guardai entrambi. "Smettetela. Capitano, non avete il
potere per contestare la decisione del capo degli Ignis. Ne discuteremo
come
prima cosa nell'assemblea di questa mattina con gli altri capi. - il
metallico
mi guardò con odio, ma non osò discutere i miei
ordini - Portate la chimera
nelle segrete e assicuratevi che non dia problemi." Guardai la chimera
con
sguardo divertito, chiedendomi come sarebbe stato ucciderla.
- Cosa
sei? Perché li spaventi senza fare nulla?
Per un
attimo rimasero tutti in silenzio, sorpresi che
quella creatura potesse parlare, poi risi, facendo venire i brividi
alla
chimera, che abbassò la testa. Mi avvicinai, prendendole il
mento tra le mani
in modo da poterla guardare negli occhi. "Spera solo di non scoprirlo
mai." mormorai, trasmettendole una piccola scossa elettrica, prima di
lasciarla, sorridendo sadicamente.
'oh, piccola bambina,
non piangere... probabilmente i tuoi problemi non vedranno un domani'
Ecco il secondo capitolo di Libertà, che avevo
già pronto da un po'. Ogni capitolo sarà narrato
da un diverso narratore, come per altre mie storie. Spero che vi
piaccia e le recensioni sono gradite.
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Capitolo 3 *** 3: Preparazione ***
Era
strano ritrovarsi di nuovo intrappolati dopo così poco
tempo. Però, loro non mostravano la sadicità che
dimostravano gli altri che mi
avevano tenuta imprigionata. La cella era più grande e prima
di farmi entrare
fecero in modo che i miei denti non mi ferissero più.
Mormorai qualcosa per
ringraziarli prima che mi chiudessero nella cella.
Era
strano, ma non ce l’avevo con loro. Era come se sapessi
che stavano facendo solo il loro lavoro. Una guardia mi sorvegliava da
fuori, e
la guardai, sedendomi a terra vicino alla gabbia. La sua pelle era
leggermente
abbronzata, mentre i suoi capelli erano rosso scuro. Lo osservai per un
po’,
prima che un'altra guardia arrivasse, dicendo: “E’
iniziata la seduta. Spero
per lei che non la torturino”
Il mio
carceriere mi guardò: “Riposati pure, tanto ci
metteranno delle ore a decidere, come al solito” Mi girai e
mi avvicinai al
giaciglio che avevo in cella. Questo era diverso da quello a cui ero
abituata,
era più morbido e riuscivo a stendermi tutta.
“Erathiel!
Non puoi farlo!” Una voce femminile mi svegliò e
mi girai verso l’entrata della cella. Una persona dai lunghi
capelli argentati
stava di fronte alla donna dai capelli blu di prima. Mi feci
istintivamente
indietro, tirando fuori gli artigli e iniziando a ringhiare, ma lei non
mi
degnò neanche di uno sguardo. “E perché
non potrei, di grazia?”
“E’
ferita ed ha bisogno di cure. E di certo
non necessita delle tue alquanto inadeguate attenzioni,
Erathiel” La ragazza
che mi difendeva sembrava non aver paura di lei, e Erathiel la
guardò infuriata
ed alzò una mano artigliata, prima di riabbassarla.
“Sei fortunata che non
posso ucciderti, Chiery. Fa come diamine vuoi” Detto questo
se ne andò,
lasciandoci sole. Ora che ci facevo caso, anche le guardie se ne erano
andate.
La
ragazza si girò, guardandomi e poi dicendo: “Scusa
per la
scenata, ma Erathiel… - sospirò, quasi annoiata,
come se non fosse la prima
volta che vedeva questa scena ripetersi. – Diciamo che
avrebbe preferito che
fossimo più duri con te.”
Annuii,
pensando che l’avevo notato già da prima che
smaniava dalla voglia di uccidermi. “Non mi sono ancora
presentata: io sono Chiery,
una guaritrice.” La osservai meglio: aveva i capelli
argentei, che le
scendevano fino alla vita, mentre d’aspetto mi ricordava una
giovane ragazza. I
suoi occhi erano verdi ed indossava una strana veste dorata con
richiami
bianchi.
-
…salve?
"Allora
hai davvero il dono delle lingue. Beh, questo
renderà più facile comunicare. Sai parlare solo
questa lingua o anche
altre?"
-
lingue?
- chiesi, inclinando la testa.
"Lo
prendo per un no. Anche se parziale é sempre un
dono" - mentre parlava prese un mazzo di chiavi ed aprì la
cella. La
guardai ancora confusa, senza capire. "Su, vieni con me che
così ti curo.
" Mi avvicinai a lei e la seguii. Sembrava conoscere a memoria i
cunicoli
della prigione, ma prima di uscire mi fece mettere un mantello scuro.
Camminammo tra le strade e molti la salutarono; sembrava che fosse
conosciuta
lì. In breve giungemmo ad un edificio chiaro, dove
c’era una scritta in uno
strano linguaggio sopra. “Questo è il mio
laboratorio. Di solito è qui che
guarisco gli altri”
-
Guarire?
Cosa vuol dire? – Prima di rispondermi ci pensò un
attimo.
"Vuol
dire che fanno smettere il dolore degli altri.
Siediti lì" indicò un letto vicino al centro
della stanza.
Feci
come mi era stato detto e l'aspettai. Si legò i
capelli, si mise un mantello bianco e si mise una strana cosa di ferro
in
faccia.
-
che
cos'é?
"sono
occhiali. Servono per vederci meglio da vicino,
in questo caso"
Prese
anche delle pezze e due secchi, uno vuoto e uno con
dell'acqua e si avvicinò. "Apri la bocca" Obbedii e mi mise
due dita
in bocca, tastandomi i denti cautamente e i muscoli. "Penso che
dovrò
limarti i denti. Quelli superiori sono troppo grandi e feriscono la
gengiva.
Per ora hanno solo lanciato un incantesimo per rimpicciolirli un po',
ma tra
poco l'effetto svanirà. Caccia la lingua -
osservò la lingua per un attimo -
questa sta bene"
Prese
i miei polsi e li controllò, notando che erano
arrossati e sporchi. “Quanto tempo ti hanno tenuta
incatenata?”
-
Non
lo so. Sono sempre stata lì.
Annuendo
prese una pezza, pulendo le ferite. L'acqua
bruciava, ma strinsi i denti, senza dire nulla, mentre continuava a
occuparsi
di me.
"Chiery,
hai finito?" La ragazza dai capelli rossi
che mi aveva salvata era ora sulla porta, con abiti diversi da quelli
che aveva
prima.
"Quasi.
Ma non pensi che debba farsi un bagno prima? Lyran,
conosci mio padre e gli altri, prima l'aspetto e poi il resto."
Sospirò,
per poi dire: "Quanto ci metti per renderla presentabile?"
"Non
sono una cameriera, e poi quell'idiota di Erathiel
era ferita prima, quindi vorrei andare a vedere cos'ha. Puoi anche
occuparti tu
della chimera. Tanto sai dov'è il bagno, e ci sono degli
abiti per lei lì."
dicendo questo finì di guarire le ferite, prima di salutare
Lyran e me ed uscirsene.
"Ecco
fatto, ora sei pronta." Mi guardò per
l'ultima volta, annuendo. "Beh, meglio di così non potevo
fare nulla. Su,
andiamo a presentarti agli altri grandi capi" disse e mi fece segno di
seguirla. Ci dirigemmo verso la torre al centro della città,
che era anche
l'edificio più alto. Troneggiava su tutti ed io lo guardai,
coperta dalla sua
ombra, prima di entrare seguendo Lyran.
Note: I draghi definiscono l'abilità di comprendere e
parlare le lingue 'dono' perchè sono rare altre razze che lo
possiedono. Nonostante ciò, il soggetto 2-a ha la
capacità solo di comprendere e non di parlare altre lingue.
Eccoci qui con il terzo capitolo, narrato questa volta dalla chimera (a
cui devo ancora dare un nome). Spero che vi sia piaciuto e
perdonatemi gli eventuali errori grammaticali. Le recensioni
sono sempre gradite :D
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Capitolo 4 *** 4: Riunione ***
libertà cap 4
Arrivare in ritardo
ai
concili
era una delle infinite cattive qualità di Erathiel e lo
notai per l’ennesima
volta quando entrammo, dato che il suo seggio era vuoto. Anche il capo
dei Neri
era assente, mentre i draghi metallici erano già tutti
seduti. Il capo dei
draghi di ottone, Firiel, mi sorrise, prima di guardare incuriosita la
chimera
che mi accompagnava. In breve, tutti la fissarono, chi con interesse,
chi con
odio e chi con sguardo famelico. Improvvisamente fui contenta che
c’era il
grande tavolo rotondo a dividere alcuni di loro da noi due.
Il suo odore passava
velocemente
da arrabbiato a intimorito, fino a quando non si
tranquillizzò, e sapevo che li
stava osservando. Fu Firiel a fare la domanda che tutti volevano
sentire, anche
se non tutti i capi erano presenti: “Qual è il
nome della chimera che ti
accompagna, Lyran? Siamo curiosi di saperlo.”
Guardai la donna: Da
drago le
sue squame risplendevano frivole, mentre ora aveva la pelle dorata; i
suoi
occhi scuri ci guardavano divertiti, mentre si sistemava una ciocca dei
suoi
capelli ricci dietro l’orecchio. Avrei voluto tanto
strapparle il sorriso dalla
faccia con i miei artigli, ma non potevo, purtroppo.
“Perché non lo chiedi a
lei, se ci tieni tanto a saperlo. Capisce la tua lingua, se
è questo che ti
chiedi, Firiel.”
Alla mia risposta
sorrise di
più, ma sapevo di averla innervosita, ma, prima che si
rivolgesse alla chimera,
Lieviriz la interruppe: “Lascia le domande per più
tardi, Drago di bronzo. La
riunione non è ancora iniziata.” Lieviriz era il
capo dei Verdi, una delle
razze di draghi cromatici, ed aveva occhi e capelli di un verde scuro
che mi
ricordava le paludi. Sapevo che poteva essere letale in battaglia,
anche se il
suo aspetto non lo dimostrava.
“Non
è iniziata ancora a causa
dei vostri amici, Lieviriz. Stiamo aspettando Erathiel e Belial, se non
lo hai
notato.” Colui che aveva parlato era il capo dei draghi
d’Argenti, Yukistel.
Lui aveva l’aspetto di un uomo robusto, era alto e muscoloso,
adatto alla vita
militare che si era imposto. I suoi capelli erano argentati, e gli
occhi verdi
come quelli della figlia. Adorava stuzzicarci, ma lo faceva solo
perché ci
odiava e ci voleva morti. In faccia aveva una cicatrice che gli avevano
fatto
gli umani, e non stentavo a capire il perché. Io stessa lo
volevo morto.
La sua frase non
passò
inosservata, infatti Lieviriz lo guardò male, ringhiando a
bassa voce, dicendo:
“Loro non sono miei amici!” Tossii per attirare la
loro attenzione, ma non
riuscendoci alzai la voce: “BASTA! Smettetela di comportarvi
come delle belve,
diamine! Sembrate dei cuccioli appena usciti
dall’uovo.”
“ha ragione.
State facendo una
figura orribile, e la cosa più triste, Yukistel,
è che te lo ricorda un
cromatico” A quelle parole strinsi i pugni, restando calma,
anche se ero, in
realtà, infuriata. A parlare era stato il capo dei draghi
Metallici, ovvero il
drago d’oro Kinien. Quando eravamo ancora draghi, ci eravamo
scontrati un paio
di volte, e ora era difficile andare d’accordo, dato che ci
volevamo morti a
vicenda. Mi guardò, serio in viso, ed io ricambiai il suo
sguardo. Aveva
capelli dorati e occhi dello stesso colore, e il suo aspetto era quello
di un
giovane umano.
“Scusate il
ritardo” disse una
voce roca all’entrata, ovvero Belial, il capo dei Neri.
“Già, scusate” in quel momento era
arrivata anche Erathiel, la quale aveva
diversi odori addosso, ed uno di questi, anche se impercettibile, era
di
Chiery. Mi voltai all’istante per notare il viso Yukistel
diventare immobile,
mentre sentiva anche lui l’odore di sua figlia su di lei. Il
suo viso si
pietrificò, mentre ringhiava. La Blu gli rivolse uno dei
suoi migliori sorrisi
da stronza, mentre si sedeva esattamente di fronte a lui. Sembrava
estremamente
divertita dalla sua reazione, ed aspettava quasi che
l’attaccasse.
“Ti eri
ferita, Erathiel?” A
fermare la scaramuccia fu Firiel, che guardò i due, prima
che la Blu annuisse:
“Si, non mi ero accorta che un proiettile era entrato nella
carne. Ho chiesto a
Chiery di occuparsene. Non vedo perché dovresti reagire
così. Dopotutto, tua
figlia si è solo limitata a fare il suo lavoro.”
Prima che Yukistel
rispondesse, Kinien lo fermò di nuovo con una sola occhiata,
questa volta.
“Finalmente, ora che ci siamo tutti, possiamo iniziare la
seduta di oggi del
concilio.
Chimera, come ti
chiami?”
Sentii che si irrigidiva, così come lo percepirono tutti gli
altri, ma deglutì
e disse:
- Non ho un nome.
La sua risposta lo
lasciò un po’
spiazzato, così dissi: “Era segnata come soggetto
2-a nel laboratorio”
“Soggetto
2-a… nessun soggetto
1?” chiese Belial e scossi la testa. “nessuno.
Penso che sia morto, se hanno
creato lei”
Per un attimo tutti
e
dieci
rimanemmo in silenzio, prima che Th’ail, il capo dei draghi
di Rame, chiedesse:
“Come combatti?”
- Che cosa intendi?
Erathiel
sospirò, dicendo: “Diamine,
è ovvio che non sa combattere come intendi tu,
Th’ail. E’ una chimera. Le
addestrano per mandarle al suicidio, non per farle vincere.
Sennò, non staremmo
qui seduti tranquilli a chiacchierare” Per quanto odiassi
ammetterlo, aveva
ragione. Avevano un esercito più grande del nostro, ma non
addestravano le
chimere per paura che si potessero ribellare, o allearsi con noi.
“Posso avere
il permesso di
costatare le sue abilità in combattimento?” Era
strano che quella domanda
provenisse proprio da Th’ail, il quale di solito preferiva
ridere e scherzare,
piuttosto che combattere. Però, era anche colui che avrebbe
inflitto meno danni in uno scontro. La proposta fu accettata senza
troppe discussioni, e
così Kinien disse:
“D’accordo.
Chiamate due guaritori
e la prova si svolgerà nella sala inferiore. Non voglio
morti, intesi?” Guardò
entrambi, ma Th’ail rise. “Oh, andiamo! Posso farla
morire ridendo, ma di certo
non la ucciderò. Non sono un bambino, Kinien. E di certo lei
non sarà in grado
di uccidermi.” Ci alzammo, e lo guardai: i suoi capelli rossi
scuri, con
sfumature castane, erano più lunghi rispetto a quelli degli
altri draghi
maschi, ed aveva gli occhi dello stesso colore.
La chimera ci
seguì nella sala
inferiore, e mi chiesi quale nome potessimo darle, e di quale razza di
drago
aveva il sangue. A primo sguardo, avevo pensato che apparteneva i Neri,
ma i
suoi artigli non secernevano il solito acido che li distingueva. Non
produceva
neanche veleno, e quindi non era dei Verdi. Sospirai, guardando la sala
circolare. C’erano già Chiery ed un'altra ragazza
ad aspettarci, pronte nell’evenienza
a guarire uno dei feriti.
I combattimenti
furono
penosi, e
riuscimmo a notarlo tutti. Era forte, ma non sapeva usare la sua forza.
Mentre
Th’ail si divertiva a stuzzicarla per renderla più
feroce, Erathiel disse: “Quanto
spreco di tempo. Kinien, non è addestrata bene. Per quanto
mi riguarda, può
restare anche qui, tanto chiunque potrebbe mandarla a tappeto, anche i
guaritori. Io me ne vado.” Se ne andò, e notai che
Chiery la guardò con la coda
dell’occhio, mentre gli altri la ignorarono. Sospirai, mentre
si faceva una votazione
veloce per decidere se farla rimanere lì o meno. Era ormai
quasi pomeriggio
quando finì la seduta, e la chimera si avvicinò:
- Quindi, ora cosa
devo
fare?
Era stata addestrata
ad
obbedire
e la guardai, prima di dirle: “Nulla…
Semplicemente abiterai con me per un po’.”
Eccomi qui con un nuovo capitolo di Libertà, dopo tanto
tempo. Spero che non ci siano errori e che vi sia piaciuto, e ringrazio
le persone che hanno messo questa storia tra le seguite. Alla prossima!
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Capitolo 5 *** 5: La prova ***
Libertà cap 6
Caddi
a terra, dopo che Lyran mi aveva colpita con i suoi artigli.
Era da due settimane che tentava di addestrarmi a combattere, ma non
stava
ottenendo grandi risultati. Ora riuscivo a resistere di più
contro di lei, ma
non riuscivo a colpirla. Quindi, non potevo essere molto utile nei
combattimenti.
Il
giorno prima avevano indetto una riunione e quando era finita
il drago d'oro, Kinien, si era avvicinato a me, dicendomi che se non
miglioravo
in una settimana, o sarei stata affidata a qualcun altro, oppure mi
avrebbero
ucciso. Non sapevo cosa fosse meglio, tra l'essere lasciata in custodia
a
Yukistel - che aveva dimostrato un particolare odio nei miei confronti
- o morire.
Lyran
mi guardò, facendo ritornare mani i suoi artigli, e
sospirò.
"Va da Chiery e fatti guarire" disse, e notai che aveva pronunciato
il nome della guaritrice con una punta d'odio. Non era la prima volta
che
succedeva, ma quando le chiedevo delle spiegazioni si limitava a non
rispondere.
Mi
alzai lentamente, prima di osservare le mie ferite: sanguinavo
dalla gamba e dal braccio, così obbedii e la salutai,
dirigendomi verso la casa
del drago d'argento, notando che si stava facendo buio.
Ormai
in pochi mi guardavano male, soprattutto dopo che avevano
saputo che non sapevo combattere abbastanza bene da costituire una vera
minaccia. Ma i loro sguardi mi seguirono fino a quando non arrivai da
Chiery.
Bussai
alla porta, aspettando che l'aprisse. In quelle due
settimane c'erano state varie battaglie ed era capitato che la ragazza
fosse
impegnata. Per fortuna la porta si aprì subito, ma mi ritrovai
davanti ad
Erathiel e feci automaticamente un passo indietro. Questa mi
guardò
disinteressata, prima di passarmi accanto, spintonandomi leggermente.
Deglutii,
dicendo:
-
U-uhm... Chiery? Ci sei? - Guardai la stanza, cercandola con lo
sguardo.
"Oh,
sei tu. Entra pure, e chiudi la porta, per favore."
- la sua voce proveniva da dietro una tenda, ed io feci come mi aveva
chiesto,
avvicinandomi poi ad un lettino vuoto e sedendomi lì. Chiery
arrivò poco dopo,
nell'intento di legarsi i capelli. Era leggermente rossa in viso, ma
non ci
feci caso. Accese delle candele per illuminare l'ambiente, prima di
avvicinarsi
a me. "Allora, cosa è successo?" mi chiese, sorridendomi.
- Mi
sono ferita durante l'allenamento con Lyran.- mormorai, e lei
annuì, facendomi segno di mostrargliele. Iniziò a pulire la ferita al braccio, in silenzio,
finché, spinta dalla curiosità, non le chiesi:
-
Perché Lyran ce l'ha con te? - mi guardò sorpresa e
sospirò.
"Non
ti hanno ancora spiegato nulla sulla nostra politica, a
quanto pare. Vedrò di fartelo capire in modo semplice: prima
della guerra, i
draghi cromatici e quelli metallici erano nemici. E i draghi rossi
erano nemici
sia di quelli argentei che quelli dorati. Per questo mi odia." ascoltai
le
sue parole, mentre mi guariva la ferita.
-Perché
siete in guerra? - mentre parlavo inclinai la testa,
guardandola con sguardo interrogativo. Sembrava l'unica che volesse
rispondermi: prese uno sgabello e si sedette di fronte a me,
osservandomi.
"E'
una lunga storia. Ma non penso che Lyran si lamenterà se
farai tardi. Allora... In passato, non esisteva una vera e propria
guerra. I
Draghi Cromatici attaccavano gli umani, ma nessuno di loro si azzardava
a
lasciare la propria tana per viaggiare lontano; attaccavano solo i
villaggi
vicini o i viandanti che si avvicinavano alla loro tana. In generale,
tutti noi
siamo un po' territoriali, soprattutto quando si tratta del proprio
tesoro.
Beh... io non sono mai stata tagliata per il combattimento, e non
sopportavo
che la gente scappasse appena mi vedeva in forma di drago -
ridacchiò, e io
cercai di immaginare Chiery minacciosa, senza riuscirci - e così
decisi di
vivere in forma umana. Mi costruii una casa al limitare della foresta,
dove
potevo recuperare piante e erbe mediche senza problemi. Mio padre
approvò solo
perché la sua tana era nella foresta. Spesso accoglievo
viandanti e incuriosita
dalle voci riguardanti altri paesi, iniziai a viaggiare. Poiché
il mio aspetto
non mutava ed eccellevo nelle magie di guarigione, mi soprannominarono 'la strega immortale' o 'colei che
guarisce'. Anche i nobili
iniziarono a venire da me e... qualcosa non ti è chiaro?" Doveva
aver
notato il mio sguardo confuso ed annuii.
- Cosa
sono i nobili? - Sorrise divertita, allungando la mano a
scompigliarmi i capelli.
"A
volte dimentico che non sei in vita da tanto tempo come
noi. I nobili sono per gli umani una sorta di guida come possono
esserlo per
noi Lyran, Erathiel o Yukistel. Ma mentre da noi vige la legge del
più forte
per la selezione dei capi e ci affidiamo ad un concilio, i loro capi si
tramandano il titolo di nobile da padre a figlio. Inoltre i nobili
vengono
comandati da un re, ovvero qualcun che ha più potere di loro"
-
Più potere di loro? -
"Si,
ma non potere materiale. È un potere per governare. Ti è
chiaro? - annuii e riprese il suo racconto - i nobili si affidavano a
me per
essere curati, e così iniziarono anche a giungere maghi per
confrontare le loro
conoscenze con le mie. Poi, un giorno, vennero dei soldati ed un
emissario del
re, che mi disse che la mia presenza era richiesta a corte. Li seguii,
anche
perché ero certa di poter scappare in caso di necessità.
Il figlio del re era
malato di una grave malattia, e così dovetti ricorrere a magie e
erbe curative
per riuscire a salvarlo. Si fece tardi e così si offrirono di
ospitarmi per la
notte, in cambio di ciò che avevo fatto per aver curato il
figlio. Era tardi,
quando il mago di corte bussò in camera mia, chiedendomi di
seguirlo perché
voleva chiedermi delle cose riguardo ad un incantesimo che voleva
realizzare.
Voleva sapere come cambiare forma a delle creature più grandi e
più potenti di
lui. Sul suo tavolo da lavoro c'erano vari disegni, tra cui quelli dei
draghi.
Così gli dissi che dovevo controllare tra i miei libri, ma che
sarei tornata
anche se non avessi trovato nulla. Una volta a casa, andai ad avvisare
mio
padre. Ma orgoglioso com'era, non voleva saperne di avvertire i
Cromatici.
Sapevo che non potevo andare dai draghi Rossi, che mi avrebbero uccisa
appena
mi avessero vista, così andai dai draghi blu, ed incontrai
Erathiel. In
seguito, impedirono ai maghi di completare il rituale, ma noi...
restammo così.
Non siamo completamente umani, ma non siamo neanche draghi."
La
osservai per tutto il tempo in cui parlava, anche se non
riuscivo ad immaginare molte delle cose che diceva. Ma le capivo.
Così annuii e
abbassai lo sguardo sulla mia gamba, accorgendomi che aveva finito di
fasciarla.
"Come
va il tuo addestramento?" Mi chiese e spostai lo
sguardo. Lei sapeva della minaccia di Kinien e così mormorai:
- Va
male. Non penso che mi lasceranno vivere. - Sentivo il suo
sguardo su di me, prima che si allontanasse e mi lanciasse un mantello
scuro.
"Vieni
con me. So come aiutarti, indossalo e seguimi"
era la seconda volta che mi aiutava e pensai che prima o poi avrei
dovuto fare
qualcosa per ringraziarla.
Uscimmo
dall'abitazione, e ci dirigemmo verso l'altra parte della
città. Ci fermammo davanti ad una torre con poche finestre, e
Chiery si voltò
per un secondo verso di me, dicendomi, prima di bussare alla porta:
"Non
avere paura. Sembra cattiva, ma non lo è... O almeno, a volte
non lo è. Spera
che sia di buon umore". Aprì la porta, e notai che l'interno
dell'edificio
era oscuro, illuminato solo dalla luce lunare proveniente dalle
finestre. Sotto
i miei piedi sentii della sabbia, e poi sentii una voce che mi fece
accapponare
la pelle: "Chiery, che ci fai qui con la chimera?"
"Oh,
ti abbiamo disturbato? O avresti preferito che fossi
venuta da sola?" alla sua risposta Erathiel rise, creando
quell'orribile
crepitio elettrico. Abbassai lo sguardo, mordendomi la lingua mentre
cercavo di
resistere dal fuggire spaventata.
"Come
mai siete qui?" -chiese, di nuovo, questa volta
con tono meno divertito di prima.
"Volevo
chiederti se potevi allenarla, almeno per farla
sopravvivere all'ultimatum di Kinien. Se non erro, hai votato
contrariamente
alla sua morte. Sappiamo entrambe che, per quanto Lyran sia forte, non
ha la
ferocia adatta per allenarla. Prendilo come un favore personale che mi
fai"
Avvertii
lo sguardo indagatore del drago blu su di me, prima che
rispondesse:
"d'accordo.
- schioccò le dita e sentii dei passi avvicinarsi
- ragazzino, accendi le torce, e poi va ad avvisare Lyran che la sua
chimera è
qui. Iniziamo ad allenarci da ora, e sta sicura che non ti darò
tregua."
La
settimana passò velocemente, e durante questo lasso di tempo
Erathiel mantenne la parola data. Non mi fece riposare un istante e
quando
andavo a dormire mi sentivo i muscoli a pezzi. Lei non si tratteneva
come
Lyran, ma imparai ad evitare i suoi colpi, e a volte riuscii a
colpirla.
Fu
Th'ail a sottopormi alla prova, come le altre due volte. Ci
osservammo ed io assunsi una posizione rilassata, anche se ero pronta a
muovermi quando mi avrebbe attaccato. Lui era più lento di
Erathiel, e i suoi
colpi erano goffi.
Mi
accorsi che non c'era gusto nel combatterlo e che non riusciva
a farmi provare le stesse sensazioni di un combattimento vero. 'Erathiel ha sempre mirato a ferirmi
seriamente, mentre lui si trattiene' Lo feci cadere a terra
con la
coda e tentai di bloccarlo, ma lui si spostò,
rialzandosi velocemente.
Quando
mi riattaccò, notai che non si tratteneva come prima, ma
era sempre debole. Riuscii a sconfiggerlo, bloccandolo a terra e sentii
gli
sguardi stupiti di alcuni draghi su di me.
"A
quanto pare, combatterai con noi, chimera... - disse
Kinien, aggiungendo - Bene, la seduta è..." il drago d'oro fu
interrotto
dal drago blu, che disse, con un ghigno in viso:
"
Voglio chiedere all'assemblea di mantenere la
chimera."
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