Libertà

di Nezuchan Sketch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1: Infiltrazione ***
Capitolo 2: *** 2: Al chiaro di luna ***
Capitolo 3: *** 3: Preparazione ***
Capitolo 4: *** 4: Riunione ***
Capitolo 5: *** 5: La prova ***



Capitolo 1
*** 1: Infiltrazione ***





Ogni volta che entravo lì mi sembrava di tornare indietro nel tempo, ritornando con la mente  al momento della mia prima volta lì, ricordi che mi tormentavano ancora.

Per quello che avevano fatto, li avrei voluti uccidere tutti, ma non potevo e quel desiderio mi consumava, anche se facevo del mio meglio per ignorarlo. Erathiel si sarebbe divertita da matti se l’avesse scoperto.  La maggior parte di noi non ricordava neanche quel giorno, l’avevano dimenticato facilmente, ma io non ci ero riuscita. Avevano trasformato la mia amica in un mostro, costringendomi ad ucciderla. Parzialmente immersa in quei pensieri affondai i miei artigli nella soffice gola di una guardia, che mi fissava paralizzata dal terrore. Secoli fa, i loro maghi ci avevano costretto in quella patetica forma, rendendoci simili a loro, sperando di ucciderci più facilmente. Ma qualcosa era andato storto, e i nostri poteri c’erano ancora, così come la nostra arma più temibile, l’aura di terrore. Certo, era stata ridotta, ma ciò non era un problema.

A causa di questo errore, la guerra non era ancora finita e quindi avevano iniziato a creare delle chimere e dei golem, aberrazioni artificiali, creati dall’unione di svariate razze. La struttura in cui mi trovavo era uno dei loro laboratori e mi stavo facendo strada verso il suo cuore, in modo da liberare le chimere, costringendoli ad ucciderne la maggior parte. Dietro di me lasciavo una scia di cadaveri e sangue, pensando che erano sempre imprudenti. Non avevano ancora imparato nulla. Certo, rispetto al passato non utilizzavano più archi di legno, ma archi fatti di metallo, che loro chiamavano ‘fucili’, e facevano più male dei loro predecessori, ma  anche noi ci eravamo evoluti, infatti le nostre squame erano più dure, facendoci subire meno danni e, talvolta, deviando i proiettili.

Una volta arrivata nel cuore del laboratorio mi guardai attorno, cercando il pannello che regolasse le gabbie. Quando lo trovai lo attivai, sentendo, dagli schermi di fronte a me, provenire un sonoro ‘click’. Li osservai un attimo, assicurandomi che tutte le gabbie si fossero aperte, liberandoli dalle loro catene, quando notai una creatura uscire, il soggetto ‘2-a’. Di solito, le chimere non erano sveglie e il suo aspetto mi sorprese ancora di più. Aveva la forma di un umanoide: la sua pelle era parzialmente ricoperta di scaglie; i suoi capelli erano neri, mentre i suoi occhi erano blu dalle venature color sabbia e dalle pupille verticali. Aveva una coda lunga quasi quanto il mio braccio, che muoveva nervosamente, mentre muoveva la bocca, facendo uno strano rumore con i denti appuntiti. Notai del sangue uscire dalla sua bocca, e capii che aveva dei problemi a chiuderla. Era simile a lei, non importava quanto la guardassi. In quel momento scattò l’allarme, e capii che dovevo sbrigarmi a scappare da lì.

Durante la fuga fui costretta ad uccidere alcune di quelle creature, che non avevano altra colpa se non quella di essersi trovate in mezzo ad una guerra. Alla fine, per non essere più scocciata, ruggii, terrorizzando la maggior parte di loro.

Una volta fuori, guardai l’unica creatura che era riuscita ad uscire. Come sospettavo, non era stupida come le altre. Ora che notavo, il soggetto 2-a era anche vestita, con una tunica sporca. Sembrava affamata e mi guardava con una sorta di rispetto.

“Vattene, scappa da qualche parte… sei libera, ora.”

Ringhiò e per una volta benedii il mio dono delle lingue:

- Perché parli in un altro linguaggio, anche se sei simile a loro? – Non era solo intelligente, aveva anche il dono delle lingue.

“Non paragonarmi ai tuoi carcerieri.” Si sorprese.

- Mi capisci… sei la prima persona che ci riesce. 

“Non sono una persona. Sono un Drago.” Ringhiai, facendole abbassare la testa. “Vattene e scappa prima che ti trovino. Sei libera, adesso” aggiunsi, fredda.

- Sei tu che ci hai liberati, quindi? 

“Si. Ma ciò non cambia che la tua vita è solo tua.” Si avvicinò, continuando a guardarmi.

- Non mi hai uccisa. Ed il tuo sangue ha un odore simile al mio. Sei come me?

 Aveva ragione, e capii perché era così intelligente. Avevano creato un fottuto incrocio di drago e umano. Avevano creato un mezzosangue artificiale, usando il suo sangue.

“Non sono come te” Ruggì, cercando di imitare grossolanamente il mio ruggito. Gli animali selvatici scapparono, impauriti.

- Sono intelligente. Imparo in fretta. Posso aiutarti ad ucciderli. – Capii che non me la sarei tolta di torno facilmente, e sbuffai.

“D’accordo. Ma non sarò io a decidere se ti unirai a noi o ti uccideranno. “ Sorrise, mostrando denti insanguinati, mentre comparivano i primi raggi di sole e mi seguì, con una strana camminata, tra una camminata eretta e una camminata a quattro zampe. Mentre camminavamo, sapevo già che mi aspettavano solo guai.


Eccoci qui. Libertà è una storia legata ad una mia One-shot, Prigionia, ma non è necessario leggerla per conoscere i personaggi. I trattini saranno utilizzati per far parlare il soggetto 2-a, in quanto non parla con una lingua normale, ma nella sua propria lingua.

I tipi di draghi sono quelli di D&D, ma non ciò che possono fare. Mi scuso per eventuali errori grammaticali e ortografici. Le recensioni sono sempre gradite!

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Capitolo 2
*** 2: Al chiaro di luna ***





Erathiel pov

Guardai la luna, alta nel cielo sopra di me: aveva assistito in silenzio al macabro spettacolo che le avevo offerto, illuminandolo con la sua tenue luce. Attorno a me, a terra, c’erano i cadaveri delle loro care guardie, che volevano attirarmi in una trappola sfruttando il mio abituale territorio di caccia. Leccai il sangue dai miei artigli, pensando che erano degli stupidi a presentarsi così, belli e pronti per essere massacrati.

Almeno, mi avevano offerto un buon spuntino. Il loro sangue era buono e la loro carne acquietava la mia fame. Aprii le ali, felice di averle ancora. Se avessi aspettato, come mi avevano ordinato di fare, ora le avrei perse. Invece, mi ero buttata in mezzo ai maghi, uccidendone uno e rompendo il loro cerchio. Invece di ringraziarmi del fatto che avevamo ancora i nostri poteri, mi guardavano male e avevano dato il potere a Lyran, che aveva firmato il patto con i metallici.

Ringhiai mentre pensavo a lei. Probabilmente, lei era in uno dei loro laboratori a liberare le loro creature. A lei non avrebbero detto nulla, rivolgendo le critiche verso di me. “Idioti!” dissi, dando un calcio alla testa di un soldato. Solo perché i Draghi blu un tempo erano inferiori, pensavano di poterci trattare da stupidi. Ma non era affatto così…

Ruggii, innervosita, e diedi un calcio ad un albero, mentre scintille di elettricità si sperdevano nell’aria attorno a me. Con un calcio, scaricai quell’elettricità su un cadavere, facendolo muovere e poi passai una mano tra i miei capelli blu. Mi avevano scelta per essere il loro capo, coloro che li doveva guidare verso un futuro migliore, ed invece loro mi trattavano come una bambina, per non parlare dei Metallici…

Avrei voluto ucciderli tutti, a partire da quelli di Ottone, che mi davano sui nervi, ma sapevo che, da sola, non sarei andata molto avanti.

Risi, una risata molto simile ad un crepitio elettrico, che a molti faceva venire i brividi. Per mia fortuna, ne ai verdi e ne ai bianchi piaceva l'atteggiamento degli altri draghi ed eventualmente avrei avuto il loro appoggio. Il vero problema, era Lyran, capo dei rossi e anche colei che comandava noi Cromatici. Si era dimenticata del fatto che, in passato, i Metallici ci volevano morti e che eravamo in continua guerra con loro. Si era dimenticata che noi Cromatici non ci piegavamo mai a nessuno.

Quando iniziò ad albeggiare mi alzai in volo, dirigendomi verso la nostra città. Una volta nei pressi, mi abbassai a terra, continuando a piedi. Le guardie mi fecero passare, storcendo il naso all'odore di sangue e di morte che proveniva da me. I Metallici odiavano quell'odore, ma non gli dispiaceva che li salvassi in battaglia. Ipocriti del cazzo. Iniziai a dirigermi verso i miei appartamenti, quando notai delle guardie andare alla porta nord. Fermai una di loro, chiedendo: "Cosa sta succedendo?"

"A quanto sembra una chimera ha seguito la grande Lyran fin qui" disse quello, prima di andarsene.

Li seguii e guardai la Rossa discutere con il capitano del turno di notte, che sfortunatamente era un drago d'oro, la razza più potente dei Draghi Metallici.
"Non capisci... Se la lasciavo lì, sarebbe cresciuta fino ad ucciderci!"

"E tu, saggiamente, hai portato una delle loro creature da noi!" La statura del capitano era più grande della sua, ma in forma di drago Lyran lo avrebbe superato facilmente. Mi feci strada tra le guardie ed alcuni curiosi e guardai entrambi. "Smettetela. Capitano, non avete il potere per contestare la decisione del capo degli Ignis. Ne discuteremo come prima cosa nell'assemblea di questa mattina con gli altri capi. - il metallico mi guardò con odio, ma non osò discutere i miei ordini - Portate la chimera nelle segrete e assicuratevi che non dia problemi." Guardai la chimera con sguardo divertito, chiedendomi come sarebbe stato ucciderla.

- Cosa sei? Perché li spaventi senza fare nulla?

Per un attimo rimasero tutti in silenzio, sorpresi che quella creatura potesse parlare, poi risi, facendo venire i brividi alla chimera, che abbassò la testa. Mi avvicinai, prendendole il mento tra le mani in modo da poterla guardare negli occhi. "Spera solo di non scoprirlo mai." mormorai, trasmettendole una piccola scossa elettrica, prima di lasciarla, sorridendo sadicamente.

'oh, piccola bambina, non piangere... probabilmente i tuoi problemi non vedranno un domani'

 


Ecco il secondo capitolo di Libertà, che avevo già pronto da un po'. Ogni capitolo sarà narrato da un diverso narratore, come per altre mie storie. Spero che vi piaccia e le recensioni sono gradite.

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Capitolo 3
*** 3: Preparazione ***


Era strano ritrovarsi di nuovo intrappolati dopo così poco tempo. Però, loro non mostravano la sadicità che dimostravano gli altri che mi avevano tenuta imprigionata. La cella era più grande e prima di farmi entrare fecero in modo che i miei denti non mi ferissero più. Mormorai qualcosa per ringraziarli prima che mi chiudessero nella cella.

Era strano, ma non ce l’avevo con loro. Era come se sapessi che stavano facendo solo il loro lavoro. Una guardia mi sorvegliava da fuori, e la guardai, sedendomi a terra vicino alla gabbia. La sua pelle era leggermente abbronzata, mentre i suoi capelli erano rosso scuro. Lo osservai per un po’, prima che un'altra guardia arrivasse, dicendo: “E’ iniziata la seduta. Spero per lei che non la torturino”

Il mio carceriere mi guardò: “Riposati pure, tanto ci metteranno delle ore a decidere, come al solito” Mi girai e mi avvicinai al giaciglio che avevo in cella. Questo era diverso da quello a cui ero abituata, era più morbido e riuscivo a stendermi tutta.

 

“Erathiel! Non puoi farlo!” Una voce femminile mi svegliò e mi girai verso l’entrata della cella. Una persona dai lunghi capelli argentati stava di fronte alla donna dai capelli blu di prima. Mi feci istintivamente indietro, tirando fuori gli artigli e iniziando a ringhiare, ma lei non mi degnò neanche di uno sguardo. “E perché non potrei, di grazia?”

“E’ ferita ed ha bisogno di cure. E di certo non necessita delle tue alquanto inadeguate attenzioni, Erathiel” La ragazza che mi difendeva sembrava non aver paura di lei, e Erathiel la guardò infuriata ed alzò una mano artigliata, prima di riabbassarla. “Sei fortunata che non posso ucciderti, Chiery. Fa come diamine vuoi” Detto questo se ne andò, lasciandoci sole. Ora che ci facevo caso, anche le guardie se ne erano andate.

La ragazza si girò, guardandomi e poi dicendo: “Scusa per la scenata, ma Erathiel… - sospirò, quasi annoiata, come se non fosse la prima volta che vedeva questa scena ripetersi. – Diciamo che avrebbe preferito che fossimo più duri con te.”

Annuii, pensando che l’avevo notato già da prima che smaniava dalla voglia di uccidermi. “Non mi sono ancora presentata: io sono Chiery, una guaritrice.” La osservai meglio: aveva i capelli argentei, che le scendevano fino alla vita, mentre d’aspetto mi ricordava una giovane ragazza. I suoi occhi erano verdi ed indossava una strana veste dorata con richiami bianchi.

-          …salve?

"Allora hai davvero il dono delle lingue. Beh, questo renderà più facile comunicare. Sai parlare solo questa lingua o anche altre?"

-          lingue? - chiesi, inclinando la testa.

"Lo prendo per un no. Anche se parziale é sempre un dono" - mentre parlava prese un mazzo di chiavi ed aprì la cella. La guardai ancora confusa, senza capire. "Su, vieni con me che così ti curo. " Mi avvicinai a lei e la seguii. Sembrava conoscere a memoria i cunicoli della prigione, ma prima di uscire mi fece mettere un mantello scuro. Camminammo tra le strade e molti la salutarono; sembrava che fosse conosciuta lì. In breve giungemmo ad un edificio chiaro, dove c’era una scritta in uno strano linguaggio sopra. “Questo è il mio laboratorio. Di solito è qui che guarisco gli altri”

-           Guarire? Cosa vuol dire? – Prima di rispondermi ci pensò un attimo.

"Vuol dire che fanno smettere il dolore degli altri. Siediti lì" indicò un letto vicino al centro della stanza.

Feci come mi era stato detto e l'aspettai. Si legò i capelli, si mise un mantello bianco e si mise una strana cosa di ferro in faccia.

-          che cos'é?

"sono occhiali. Servono per vederci meglio da vicino, in questo caso"

Prese anche delle pezze e due secchi, uno vuoto e uno con dell'acqua e si avvicinò. "Apri la bocca" Obbedii e mi mise due dita in bocca, tastandomi i denti cautamente e i muscoli. "Penso che dovrò limarti i denti. Quelli superiori sono troppo grandi e feriscono la gengiva. Per ora hanno solo lanciato un incantesimo per rimpicciolirli un po', ma tra poco l'effetto svanirà. Caccia la lingua - osservò la lingua per un attimo - questa sta bene"

Prese i miei polsi e li controllò, notando che erano arrossati e sporchi. “Quanto tempo ti hanno tenuta incatenata?”

-          Non lo so. Sono sempre stata lì.

Annuendo prese una pezza, pulendo le ferite. L'acqua bruciava, ma strinsi i denti, senza dire nulla, mentre continuava a occuparsi di me.

 

"Chiery, hai finito?" La ragazza dai capelli rossi che mi aveva salvata era ora sulla porta, con abiti diversi da quelli che aveva prima.

"Quasi. Ma non pensi che debba farsi un bagno prima? Lyran, conosci mio padre e gli altri, prima l'aspetto e poi il resto." Sospirò, per poi dire: "Quanto ci metti per renderla presentabile?"

"Non sono una cameriera, e poi quell'idiota di Erathiel era ferita prima, quindi vorrei andare a vedere cos'ha. Puoi anche occuparti tu della chimera. Tanto sai dov'è il bagno, e ci sono degli abiti per lei lì." dicendo questo finì di guarire le ferite, prima di salutare Lyran e me ed uscirsene.

 

"Ecco fatto, ora sei pronta." Mi guardò per l'ultima volta, annuendo. "Beh, meglio di così non potevo fare nulla. Su, andiamo a presentarti agli altri grandi capi" disse e mi fece segno di seguirla. Ci dirigemmo verso la torre al centro della città, che era anche l'edificio più alto. Troneggiava su tutti ed io lo guardai, coperta dalla sua ombra, prima di entrare seguendo Lyran.


Note: I draghi definiscono l'abilità di comprendere e parlare le lingue 'dono' perchè sono rare altre razze che lo possiedono. Nonostante ciò, il soggetto 2-a ha la capacità solo di comprendere e non di parlare altre lingue.


Eccoci qui con il terzo capitolo, narrato questa volta dalla chimera (a cui devo ancora dare un nome).  Spero che vi sia piaciuto e perdonatemi gli eventuali errori grammaticali.  Le recensioni sono sempre gradite :D

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Capitolo 4
*** 4: Riunione ***


libertà cap 4

Arrivare in ritardo ai concili era una delle infinite cattive qualità di Erathiel e lo notai per l’ennesima volta quando entrammo, dato che il suo seggio era vuoto. Anche il capo dei Neri era assente, mentre i draghi metallici erano già tutti seduti. Il capo dei draghi di ottone, Firiel, mi sorrise, prima di guardare incuriosita la chimera che mi accompagnava. In breve, tutti la fissarono, chi con interesse, chi con odio e chi con sguardo famelico. Improvvisamente fui contenta che c’era il grande tavolo rotondo a dividere alcuni di loro da noi due.

Il suo odore passava velocemente da arrabbiato a intimorito, fino a quando non si tranquillizzò, e sapevo che li stava osservando. Fu Firiel a fare la domanda che tutti volevano sentire, anche se non tutti i capi erano presenti: “Qual è il nome della chimera che ti accompagna, Lyran? Siamo curiosi di saperlo.”

Guardai la donna: Da drago le sue squame risplendevano frivole, mentre ora aveva la pelle dorata; i suoi occhi scuri ci guardavano divertiti, mentre si sistemava una ciocca dei suoi capelli ricci dietro l’orecchio. Avrei voluto tanto strapparle il sorriso dalla faccia con i miei artigli, ma non potevo, purtroppo. “Perché non lo chiedi a lei, se ci tieni tanto a saperlo. Capisce la tua lingua, se è questo che ti chiedi, Firiel.”

Alla mia risposta sorrise di più, ma sapevo di averla innervosita, ma, prima che si rivolgesse alla chimera, Lieviriz la interruppe: “Lascia le domande per più tardi, Drago di bronzo. La riunione non è ancora iniziata.” Lieviriz era il capo dei Verdi, una delle razze di draghi cromatici, ed aveva occhi e capelli di un verde scuro che mi ricordava le paludi. Sapevo che poteva essere letale in battaglia, anche se il suo aspetto non lo dimostrava.

“Non è iniziata ancora a causa dei vostri amici, Lieviriz. Stiamo aspettando Erathiel e Belial, se non lo hai notato.” Colui che aveva parlato era il capo dei draghi d’Argenti, Yukistel. Lui aveva l’aspetto di un uomo robusto, era alto e muscoloso, adatto alla vita militare che si era imposto. I suoi capelli erano argentati, e gli occhi verdi come quelli della figlia. Adorava stuzzicarci, ma lo faceva solo perché ci odiava e ci voleva morti. In faccia aveva una cicatrice che gli avevano fatto gli umani, e non stentavo a capire il perché. Io stessa lo volevo morto.

La sua frase non passò inosservata, infatti Lieviriz lo guardò male, ringhiando a bassa voce, dicendo: “Loro non sono miei amici!” Tossii per attirare la loro attenzione, ma non riuscendoci alzai la voce: “BASTA! Smettetela di comportarvi come delle belve, diamine! Sembrate dei cuccioli appena usciti dall’uovo.”

“ha ragione. State facendo una figura orribile, e la cosa più triste, Yukistel, è che te lo ricorda un cromatico” A quelle parole strinsi i pugni, restando calma, anche se ero, in realtà, infuriata. A parlare era stato il capo dei draghi Metallici, ovvero il drago d’oro Kinien. Quando eravamo ancora draghi, ci eravamo scontrati un paio di volte, e ora era difficile andare d’accordo, dato che ci volevamo morti a vicenda. Mi guardò, serio in viso, ed io ricambiai il suo sguardo. Aveva capelli dorati e occhi dello stesso colore, e il suo aspetto era quello di un giovane umano.

“Scusate il ritardo” disse una voce roca all’entrata, ovvero Belial, il capo dei Neri.
“Già, scusate” in quel momento era arrivata anche Erathiel, la quale aveva diversi odori addosso, ed uno di questi, anche se impercettibile, era di Chiery. Mi voltai all’istante per notare il viso Yukistel diventare immobile, mentre sentiva anche lui l’odore di sua figlia su di lei. Il suo viso si pietrificò, mentre ringhiava. La Blu gli rivolse uno dei suoi migliori sorrisi da stronza, mentre si sedeva esattamente di fronte a lui. Sembrava estremamente divertita dalla sua reazione, ed aspettava quasi che  l’attaccasse.

“Ti eri ferita, Erathiel?” A fermare la scaramuccia fu Firiel, che guardò i due, prima che la Blu annuisse: “Si, non mi ero accorta che un proiettile era entrato nella carne. Ho chiesto a Chiery di occuparsene. Non vedo perché dovresti reagire così. Dopotutto, tua figlia si è solo limitata a fare il suo lavoro.” Prima che Yukistel rispondesse, Kinien lo fermò di nuovo con una sola occhiata, questa volta. “Finalmente, ora che ci siamo tutti, possiamo iniziare la seduta di oggi del concilio.  Chimera, come ti chiami?” Sentii che si irrigidiva, così come lo percepirono tutti gli altri, ma deglutì e disse:

- Non ho un nome.

La sua risposta lo lasciò un po’ spiazzato, così dissi: “Era segnata come soggetto 2-a nel laboratorio”

“Soggetto 2-a… nessun soggetto 1?” chiese Belial e scossi la testa. “nessuno. Penso che sia morto, se hanno creato lei”

Per un attimo tutti e dieci rimanemmo in silenzio, prima che Th’ail, il capo dei draghi di Rame, chiedesse: “Come combatti?”

- Che cosa intendi?

Erathiel sospirò, dicendo: “Diamine, è ovvio che non sa combattere come intendi tu, Th’ail. E’ una chimera. Le addestrano per mandarle al suicidio, non per farle vincere. Sennò, non staremmo qui seduti tranquilli a chiacchierare” Per quanto odiassi ammetterlo, aveva ragione. Avevano un esercito più grande del nostro, ma non addestravano le chimere per paura che si potessero ribellare, o allearsi con noi.

“Posso avere il permesso di costatare le sue abilità in combattimento?” Era strano che quella domanda provenisse proprio da Th’ail, il quale di solito preferiva ridere e scherzare, piuttosto che combattere. Però, era anche colui che avrebbe inflitto meno danni in uno scontro. La proposta fu accettata senza troppe discussioni, e così Kinien disse:

“D’accordo. Chiamate due guaritori e la prova si svolgerà nella sala inferiore. Non voglio morti, intesi?” Guardò entrambi, ma Th’ail rise. “Oh, andiamo! Posso farla morire ridendo, ma di certo non la ucciderò. Non sono un bambino, Kinien. E di certo lei non sarà in grado di uccidermi.” Ci alzammo, e lo guardai: i suoi capelli rossi scuri, con sfumature castane, erano più lunghi rispetto a quelli degli altri draghi maschi, ed aveva gli occhi dello stesso colore.

La chimera ci seguì nella sala inferiore, e mi chiesi quale nome potessimo darle, e di quale razza di drago aveva il sangue. A primo sguardo, avevo pensato che apparteneva i Neri, ma i suoi artigli non secernevano il solito acido che li distingueva. Non produceva neanche veleno, e quindi non era dei Verdi. Sospirai, guardando la sala circolare. C’erano già Chiery ed un'altra ragazza ad aspettarci, pronte nell’evenienza a guarire uno dei feriti.

I combattimenti furono penosi, e riuscimmo a notarlo tutti. Era forte, ma non sapeva usare la sua forza. Mentre Th’ail si divertiva a stuzzicarla per renderla più feroce, Erathiel disse: “Quanto spreco di tempo. Kinien, non è addestrata bene. Per quanto mi riguarda, può restare anche qui, tanto chiunque potrebbe mandarla a tappeto, anche i guaritori. Io me ne vado.” Se ne andò, e notai che Chiery la guardò con la coda dell’occhio, mentre gli altri la ignorarono. Sospirai, mentre si faceva una votazione veloce per decidere se farla rimanere lì o meno. Era ormai quasi pomeriggio quando finì la seduta, e la chimera si avvicinò:

- Quindi, ora cosa devo fare?

Era stata addestrata ad obbedire e la guardai, prima di dirle: “Nulla… Semplicemente abiterai con me per un po’.”


Eccomi qui con un nuovo capitolo di Libertà, dopo tanto tempo. Spero che non ci siano errori e che vi sia piaciuto, e ringrazio le persone che hanno messo questa storia tra le seguite. Alla prossima!

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Capitolo 5
*** 5: La prova ***


Libertà cap 6

Caddi a terra, dopo che Lyran mi aveva colpita con i suoi artigli. Era da due settimane che tentava di addestrarmi a combattere, ma non stava ottenendo grandi risultati. Ora riuscivo a resistere di più contro di lei, ma non riuscivo a colpirla. Quindi, non potevo essere molto utile nei combattimenti.

Il giorno prima avevano indetto una riunione e quando era finita il drago d'oro, Kinien, si era avvicinato a me, dicendomi che se non miglioravo in una settimana, o sarei stata affidata a qualcun altro, oppure mi avrebbero ucciso. Non sapevo cosa fosse meglio, tra l'essere lasciata in custodia a Yukistel - che aveva dimostrato un particolare odio nei miei confronti - o morire.

Lyran mi guardò, facendo ritornare mani i suoi artigli, e sospirò. "Va da Chiery e fatti guarire" disse, e notai che aveva pronunciato il nome della guaritrice con una punta d'odio. Non era la prima volta che succedeva, ma quando le chiedevo delle spiegazioni si limitava a non rispondere.

Mi alzai lentamente, prima di osservare le mie ferite: sanguinavo dalla gamba e dal braccio, così obbedii e la salutai, dirigendomi verso la casa del drago d'argento, notando che si stava facendo buio.

Ormai in pochi mi guardavano male, soprattutto dopo che avevano saputo che non sapevo combattere abbastanza bene da costituire una vera minaccia. Ma i loro sguardi mi seguirono fino a quando non arrivai da Chiery.

Bussai alla porta, aspettando che l'aprisse. In quelle due settimane c'erano state varie battaglie ed era capitato che la ragazza fosse impegnata. Per fortuna la porta si aprì subito, ma mi ritrovai davanti ad Erathiel e feci automaticamente un passo indietro. Questa mi guardò disinteressata, prima di passarmi accanto, spintonandomi leggermente.

Deglutii, dicendo:

- U-uhm... Chiery? Ci sei? - Guardai la stanza, cercandola con lo sguardo.

"Oh, sei tu. Entra pure, e chiudi la porta, per favore." - la sua voce proveniva da dietro una tenda, ed io feci come mi aveva chiesto, avvicinandomi poi ad un lettino vuoto e sedendomi lì. Chiery arrivò poco dopo, nell'intento di legarsi i capelli. Era leggermente rossa in viso, ma non ci feci caso. Accese delle candele per illuminare l'ambiente, prima di avvicinarsi a me. "Allora, cosa è successo?" mi chiese, sorridendomi.

- Mi sono ferita durante l'allenamento con Lyran.- mormorai, e lei annuì, facendomi segno di mostrargliele. Iniziò a  pulire la ferita al braccio, in silenzio, finché, spinta dalla curiosità, non le chiesi:

- Perché Lyran ce l'ha con te? - mi guardò sorpresa e sospirò.

"Non ti hanno ancora spiegato nulla sulla nostra politica, a quanto pare. Vedrò di fartelo capire in modo semplice: prima della guerra, i draghi cromatici e quelli metallici erano nemici. E i draghi rossi erano nemici sia di quelli argentei che quelli dorati. Per questo mi odia." ascoltai le sue parole, mentre mi guariva la ferita.

-Perché siete in guerra? - mentre parlavo inclinai la testa, guardandola con sguardo interrogativo. Sembrava l'unica che volesse rispondermi: prese uno sgabello e si sedette di fronte a me, osservandomi.

"E' una lunga storia. Ma non penso che Lyran si lamenterà se farai tardi. Allora... In passato, non esisteva una vera e propria guerra. I Draghi Cromatici attaccavano gli umani, ma nessuno di loro si azzardava a lasciare la propria tana per viaggiare lontano; attaccavano solo i villaggi vicini o i viandanti che si avvicinavano alla loro tana. In generale, tutti noi siamo un po' territoriali, soprattutto quando si tratta del proprio tesoro. Beh... io non sono mai stata tagliata per il combattimento, e non sopportavo che la gente scappasse appena mi vedeva in forma di drago - ridacchiò, e io cercai di immaginare Chiery minacciosa, senza riuscirci - e così decisi di vivere in forma umana. Mi costruii una casa al limitare della foresta, dove potevo recuperare piante e erbe mediche senza problemi. Mio padre approvò solo perché la sua tana era nella foresta. Spesso accoglievo viandanti e incuriosita dalle voci riguardanti altri paesi, iniziai a viaggiare. Poiché il mio aspetto non mutava ed eccellevo nelle magie di guarigione, mi soprannominarono 'la strega immortale' o 'colei che guarisce'. Anche i nobili iniziarono a venire da me e... qualcosa non ti è chiaro?" Doveva aver notato il mio sguardo confuso ed annuii.

- Cosa sono i nobili? - Sorrise divertita, allungando la mano a scompigliarmi i capelli.

"A volte dimentico che non sei in vita da tanto tempo come noi. I nobili sono per gli umani una sorta di guida come possono esserlo per noi Lyran, Erathiel o Yukistel. Ma mentre da noi vige la legge del più forte per la selezione dei capi e ci affidiamo ad un concilio, i loro capi si tramandano il titolo di nobile da padre a figlio. Inoltre i nobili vengono comandati da un re, ovvero qualcun che ha più potere di loro"

- Più potere di loro? -

"Si, ma non potere materiale. È un potere per governare. Ti è chiaro? - annuii e riprese il suo racconto - i nobili si affidavano a me per essere curati, e così iniziarono anche a giungere maghi per confrontare le loro conoscenze con le mie. Poi, un giorno, vennero dei soldati ed un emissario del re, che mi disse che la mia presenza era richiesta a corte. Li seguii, anche perché ero certa di poter scappare in caso di necessità. Il figlio del re era malato di una grave malattia, e così dovetti ricorrere a magie e erbe curative per riuscire a salvarlo. Si fece tardi e così si offrirono di ospitarmi per la notte, in cambio di ciò che avevo fatto per aver curato il figlio. Era tardi, quando il mago di corte bussò in camera mia, chiedendomi di seguirlo perché voleva chiedermi delle cose riguardo ad un incantesimo che voleva realizzare. Voleva sapere come cambiare forma a delle creature più grandi e più potenti di lui. Sul suo tavolo da lavoro c'erano vari disegni, tra cui quelli dei draghi. Così gli dissi che dovevo controllare tra i miei libri, ma che sarei tornata anche se non avessi trovato nulla. Una volta a casa, andai ad avvisare mio padre. Ma orgoglioso com'era, non voleva saperne di avvertire i Cromatici. Sapevo che non potevo andare dai draghi Rossi, che mi avrebbero uccisa appena mi avessero vista, così andai dai draghi blu, ed incontrai Erathiel. In seguito, impedirono ai maghi di completare il rituale, ma noi... restammo così. Non siamo completamente umani, ma non siamo neanche draghi."

La osservai per tutto il tempo in cui parlava, anche se non riuscivo ad immaginare molte delle cose che diceva. Ma le capivo. Così annuii e abbassai lo sguardo sulla mia gamba, accorgendomi che aveva finito di fasciarla.

"Come va il tuo addestramento?" Mi chiese e spostai lo sguardo. Lei sapeva della minaccia di Kinien e così mormorai:

- Va male. Non penso che mi lasceranno vivere. - Sentivo il suo sguardo su di me, prima che si allontanasse e mi lanciasse un mantello scuro.

"Vieni con me. So come aiutarti, indossalo e seguimi" era la seconda volta che mi aiutava e pensai che prima o poi avrei dovuto fare qualcosa per ringraziarla.

Uscimmo dall'abitazione, e ci dirigemmo verso l'altra parte della città. Ci fermammo davanti ad una torre con poche finestre, e Chiery si voltò per un secondo verso di me, dicendomi, prima di bussare alla porta: "Non avere paura. Sembra cattiva, ma non lo è... O almeno, a volte non lo è. Spera che sia di buon umore". Aprì la porta, e notai che l'interno dell'edificio era oscuro, illuminato solo dalla luce lunare proveniente dalle finestre. Sotto i miei piedi sentii della sabbia, e poi sentii una voce che mi fece accapponare la pelle: "Chiery, che ci fai qui con la chimera?"

"Oh, ti abbiamo disturbato? O avresti preferito che fossi venuta da sola?" alla sua risposta Erathiel rise, creando quell'orribile crepitio elettrico. Abbassai lo sguardo, mordendomi la lingua mentre cercavo di resistere dal fuggire spaventata.

"Come mai siete qui?" -chiese, di nuovo, questa volta con tono meno divertito di prima.

"Volevo chiederti se potevi allenarla, almeno per farla sopravvivere all'ultimatum di Kinien. Se non erro, hai votato contrariamente alla sua morte. Sappiamo entrambe che, per quanto Lyran sia forte, non ha la ferocia adatta per allenarla. Prendilo come un favore personale che mi fai"

Avvertii lo sguardo indagatore del drago blu su di me, prima che rispondesse:

"d'accordo. - schioccò le dita e sentii dei passi avvicinarsi - ragazzino, accendi le torce, e poi va ad avvisare Lyran che la sua chimera è qui. Iniziamo ad allenarci da ora, e sta sicura che non ti darò tregua."

 

La settimana passò velocemente, e durante questo lasso di tempo Erathiel mantenne la parola data. Non mi fece riposare un istante e quando andavo a dormire mi sentivo i muscoli a pezzi. Lei non si tratteneva come Lyran, ma imparai ad evitare i suoi colpi, e a volte riuscii a colpirla.

Fu Th'ail a sottopormi alla prova, come le altre due volte. Ci osservammo ed io assunsi una posizione rilassata, anche se ero pronta a muovermi quando mi avrebbe attaccato. Lui era più lento di Erathiel, e i suoi colpi erano goffi.

Mi accorsi che non c'era gusto nel combatterlo e che non riusciva a farmi provare le stesse sensazioni di un combattimento vero. 'Erathiel ha sempre mirato a ferirmi seriamente, mentre lui si trattiene' Lo feci cadere a terra con la coda e tentai di bloccarlo, ma lui si spostò, rialzandosi velocemente.

Quando mi riattaccò, notai che non si tratteneva come prima, ma era sempre debole. Riuscii a sconfiggerlo, bloccandolo a terra e sentii gli sguardi stupiti di alcuni draghi su di me.

 

"A quanto pare, combatterai con noi, chimera... - disse Kinien, aggiungendo - Bene, la seduta è..." il drago d'oro fu interrotto dal drago blu, che disse, con un ghigno in viso:

" Voglio chiedere all'assemblea di mantenere la chimera."

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