Cuore Innamorato

di Homu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Cap 4 ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


Note dell'autrice
Mi prendo una pausa dalle fanfiction per  buttarmi a capofitto in una storia originale. Ambientata in Giappone ai nostri tempi, con termini giapponesi che se vorrete tradurrò, scritta come piace a me, in prima persona. Se notate una somiglianza con l'anime/manga Kaichou wa Maid-Sama, lo ammetto ho preso spunto da lì ^_^. Perdonatemi se compariranno errori di battitura.
E come al solito, perfavore commentate, ho bisogno di sostegno per questa storia!


 
CUORE INNAMORATO

Cap 1

Sono le 5:00 del mattino e come al solito suona la sveglia, peccato che io già mezz'ora fa ero scivolata via dal tepore delle lenzuola e mi ero alzata, ancora a causa di quel sogno.
Decisi di mettermi la tuta per andare fuori a correre: maglietta a maniche corte, pantaloncini e felpa, senza dimenticare i pesi da 2k sia ai polsi che alle caviglie. Mentre mi allaccio le scarpe lo sguardo mi cade sul calendario: oggi è il 5 febbraio, il giorno del mio 18esimo compleanno... il mio secondo senza le persone più importanti della mia vita, i miei genitori e mio fratello minore.
-E' inutile stare a pensarci ora, quel che è stato è stato- questo è ciò che penso sempre, ma in verità la morte della mia famiglia, in quel tragico incidente aereo, ha lasciato un buco incolmabile nel mio cuore...e ogni notte il mio subconscio ne approfitta per ricordarmi che io non ho più nessuno al mondo, perché i miei nonni sono morti prima che io nascessi e i miei genitori erano figli unici. Ma ogni giorno che passa mi rendo conto che sono io che non voglio più avvicinarmi a nessuno. E forse, mi dico, è meglio così.
Prendo il mio mp3 ed esco di casa per incominciare a correre, come ogni giorno.
Corro, corro, senza pensare, senza sentire la musica anche se il mio mp3 è acceso, corro, corro per dimenticare. Solo in questi momenti la mia vita torna a potersi definire tale. Corro e sono finalmente me stessa, quella vera, quella di due anni fa, quella senza pensieri , quella che non sa cosa il futuro le avrebbe riservato.
Dopo un'ora, grondante di sudore, torno a casa e mi faccio una doccia veloce, poi mi vesto e vado a scuola a piedi.
In quel posto che è la scuola non c'è nessuno, a parte i miei sensei, che non mi chiami Mikage-sama, infatti loro mi chiamano Mikage-san. A scuola infatti sono la persona più ammirata, nonché Presidente del Consiglio Studentesco. Non chiedetemi perché lo sono, non saprei cosa rispondervi perché non faccio nulla per esserlo. Faccio solo il mio meglio per dare alla mia vita un significato ed il risultato è che sono la prima della scuola sia per quanto riguarda lo studio, sia per quanto riguarda le attività fisiche.
Arrivo a scuola alle 7:45, come sempre in anticipo per occuparmi dei miei doveri di presidente del consiglio studentesco.
Alle 8:00 il cortile incominciò a riempirsi, quindi uscii da scuola per dare il benvenuto a tutti gli studenti.
Appena mi videro uscire incominciarono le solite grida:
- Guardate, Mikage-sama!!!-
- Eccola, Mikage-sama!!!-
-Salve ragazzi, entrate pure- dissi io sorridendo
Ogni ragazzo si diresse verso la propria classe, mentre le ragazze mi circondarono, continuando a dire le solite cose:
-Ohh Mikage-sama, com'è bella, cosa fa per mantenere così i capelli?-
Ed io come solita risposta:
-Questo non è il momento, ne il luogo per discutere di queste cose, ragazze, andate in classe-
Mi dirigo anche io verso la mia aula per passare un'altra, monotona giornata.

Durante il mio abituale giro di ronda sento delle ragazze bisbigliare in un angolo del corridoio, quindi mi avvicino per ascoltare meglio:
-Fatti coraggio Sakura, finora nessuno è mai riuscito ad avvicinarla veramente, anche se è così gentile. Con te che sei così tenera forse...- disse Aoi-san, una ragazza del secondo anno, come me, a Sakura-san, del primo.
Capii subito che stavano parlando di me.
-Ma..... ma...- riuscì a balbettare Sakura-san prima che Aoi-san la spingesse fuori dall'angolo dicendo:
-Dai, sta arrivando!-
Io allora continuai a camminare verso di loro, quando Sakura-san trovato un po' di coraggio mi disse:
- Ehm.... ecco.... Mikage-senpai.....ecco....vorrebbe... si, insomma... vorrebbe tornare a casa insieme a me, oggi?- appena ebbe pronunciato l'ultima parola chiuse gli occhi e abbassò la testa, come una bambina che aspetta si essere sgridata.
-Certo Sakura-san, oggi a che ora finisci?-dissi sorridendo
Appena pronunciai questa frase Sakura aprì gli occhi e mi guardò come se le avessi fatto il più bel regalo del mondo.
- Ehm... ecco... finisco alle 15:00- disse felice
-Ok, ci vediamo all'uscita allora- dissi incominciando a camminare.
Quando mi fui allontanata un po', sentì Aoi-san dire:
-Visto, è gentile, adesso prova a scoprire di più sul suo conto!-
Sempre la stessa storia... ma è questa l'amicizia? voler sapere tutto della vita privata dell'altra persona? Io... non lo ricordo più... le mie vecchie amiche hanno lasciato la scuola e dopo che sono morti tutti, anche se loro mi scrivevano e-mail ogni giorno, io non rispondevo a nessuno.
Da quel giorno il mio cuore... è diventato una distesa ghiacciata, dove i miei cari riposano... eppure non ho mai versato una lacrima, neppure quando il pilota dell'aereo, l'unico sopravvissuto di quella catastrofe,venne a casa mia dicendomi che i miei genitori e il mio amato fratellino erano morti, mentre lui era ancora vivo, e nemmeno al loro funerale... niente di niente, mai nemmeno una lacrima.
Da allora solo falsi sorrisi perché il mio volto non esprimeva più alcuna emozione.
Sentii Sakura bisbigliare qualcosa, ma il mio pensiero era troppo distante per afferrare le sue parole.
Finite le lezioni mi diressi verso l'uscita e lì trovai ad aspettarmi Sakura, i suoi capelli biondi legati in due code laterali svolazzavano mentre girava la testa a destra e a manca cercandomi.
-Scusa il ritardo, Sakura-san- dissi avvicinandomi a lei- il preside mi ha intrattenuto per parlare di fatti inerenti il consiglio studentesco-
-Non si preoccupi- mi disse sorridendo.
Ci incamminammo senza parlare e dopo cinque minuti Sakura disse, guardando il terreno:
-Ehm... in un certo senso è... imbarazzante il silenzio, non lo pensa anche lei?-
-No, io non sono di questo parere. Il silenzio è la più bella sinfonia, racchiude tutti i suoni, ma al tempo stesso, non racchiude niente. Prova ad ascoltare- dissi io sorridendole.
Sakura alzò lo sguardo, si fermò e chiuse gli occhi, dopo un paio di minuti disse guardandomi:
-Ha ragione Mikage-san, si può sentire tutto, il vento tra i rami degli alberi, il cinguettare degli uccelli... non ci avevo mai fatto caso!-
Le sorrisi, poi guardando un uccello volare verso il suo nido le chiesi:
-Allora, c'è qualcosa che vuoi sapere sul mio conto? o meglio, che Aoi-san vuole conoscere?-
In pochi secondi ebbe svariate reazioni: mi guardò scioccata, poi arrossì, sapendo che l'avevo sentita parlare, guardò per terra e infine mi guardò, negli occhi una luce di decisione che non le avevo mai visto, e mi disse alzando un po' la voce:
-E' vero che Aoi-senpai mi ha chiesto di scoprire di più sul suo conto, ma io ho risposto dicendo che non l'avrei fatto! Deve essere lei, di sua spontanea volontà a dirmi quello che vuole, non devo essere io a costringerla!-
Dopo un suo grande sospiro si rese conto di aver urlato, e subito guardò i suoi piedi, arrossendo. Allora io non resistetti più e incominciai a ridere, quella ragazza era davvero buffa e ancora di più lo erano le sue reazioni! Le sue... reazioni... .
Smisi immediatamente di ridere e incominciai a camminare.
-Su, Sakura-san, i tuoi genitori ti staranno aspettando!-
-Ah, si è tardissimo!- esclamò lei.
Dopo pochi metri metri mi fermai e le chiesi:
-Scusa Sakura-san... vorrei farti una domanda... dove abiti? Puoi anche non rispondere, non sentirti obbligata.-
-Mi sono trasferita da poco, abito vicino al parco.- disse lei sorridendo
-Be', allora siamo vicine di casa, anche io abito da quelle parti.- dissi a mia volta sorridendo
Anche lei mi guardò, per un solo istante, ma non disse niente. Due minuti dopo arrivammo davanti a casa di Sakura che, titubante, mi chiese:
-Ehm... Mikage-senpai... vorrebbe...- era diventata più rossa di un pomodoro e visto che non riusciva a completare la frase, io le misi una mano sulla spalla e le chiesi:
-Vorrei... cosa? Lei abbassando lo sguardo e anche la voce, continuò: -... studiare insieme a me, sempre se i suoi sono d'accordo.-
Impietrii. Solo per qualche istante mi si gelò il sangue nelle vene, poi quando tornai lucida, dissi:
-Mmhh dovrei organizzarmi... allora facciamo domani... e poi... si, fino a che ora posso stare?-
-Tutto il tempo che desidera!- disse lei felicissima- ma è sicura che i suoi accettino?-
Ancora. Impietrii di nuovo. Mi riscossi quasi subito anche questa volta le dissi:
-I... miei... cioè, la mia... famiglia... non c'è più, quindi non c'è problema... a domani allora-
Incominciai ad incamminarmi verso casa mia, sentendo gli occhi di Sakura che mi guardavano, poi la sentii entrare in casa e dire:
- Sono tornata. Mamma, papà, domani può venire a casa a mangiare una mia senpai?-
Non sentii cosa le risposero loro, pensavo ad altro. Precisamente all'ultima volta che salutai i miei genitori e mio fratello.

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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


Cap 2

- Mamma... papà...Kyo-chan...andate via ora?- dissi io con la voce assonnata.
-Yuki!- esclamò mia madre -cosa ci fai in piedi! sono solo le 5:00!-
-Volevo salutarvi, starete via per tre giorni...-
-Oh tesoro mio, vieni qui!- la mamma mi abbracciò così forte che non riuscivo a respirare. Era così calda e morbida e aveva un buonissimo odore. I suoi capelli lunghi mi solleticavano un po', ma non era niente in confronto al suo abbraccio.
-Scusate signorine- disse mio padre -ma dobbiamo sbrigarci o perderemo l'aereo...-
La mamma mi baciò sulla guancia e mi liberò dal suo abbraccio e andò vicino alla porta.
-Yuki, vieni qui- disse mio padre con le braccia aperte –anche il papà vuole il suo abbraccio!-
Mi tuffai tra le braccia muscolose di papà che mi strinse forte e mi disse:
- Resisterai tre giorni senza di noi?-
- Piuttosto voi, non vi sentirete soli?- dissi ridendo
Sentii i passi da bufalino di Kyo-chan e poi le sue braccia mi strinsero il collo.
-Sorellonaaaa… perché non vieni anche tu?- disse il mio sgorbi etto piangendo.
Gli scompigliai i capelli e gli dissi:
-E’ la settimana degli esami, non posso assentarmi ora. Ci sono anche le gare di atletica leggera, non posso mancare… quando tornerete ti cucinerò il tuo piatto preferito, ok?- dissi sorridendo
- Su uomini,- disse mia madre –arriveremo in ritardo se no!-
-Ok, ciao tesoro, fai la brava- disse mio padre allontanandosi.
Mio fratello mi strinse più forte, poi mi lasciò andare, non senza piagnucolare.
Mia madre aprì la porta e la richiuse dietro di se. Non potevo immaginare che quella sarebbe stata l’ultima volta che li avrei visti.
Rimasi lì, ferma davanti alla porta a pensare, ma a niente in particolare.
Mi riscossi dopo cinque minuti e, non sapendo cosa fare, perché il letto era un lontano ricordo, andai a correre. Correre mi piaceva moltissimo ed ero anche abbastanza veloce. Alle 6:00, stanca, tornai a casa e mi feci una doccia calda. Dopo una breve colazione mi diressi al liceo che frequentavo,l’istituto Mikagawa. Arrivai piuttosto in anticipo, alle 7.45, insieme al Presidente del Consiglio Studentesco, Sakuraba Kaori- senpai, del terzo anno. La senpai era la più bella e la più intelligente di tutta la scuola, ogni giorno si trovava lettere d’amore nel suo armadietto, ma a tutti coloro che le avevano scritto, quando li incontrava, rispondeva che non poteva accettare i loro sentimenti.
-Yuki-san, cosa ci fai così presto a scuola?- mi chiese sorridendo
-Mi sono svegliata più presto del solito e non sapevo cosa fare a casa, quindi sono venuta qui- le risposi io
-Capisco… se non ti dispiace, puoi aiutarmi con delle carte del consiglio studentesco?
-Con molto piacere, Kaori-senpai.
I minuti passavano in mezzo al silenzio e alle carte. Ad un cero punto sussurrai:
-Sa senpai, io la invidio…-
Lei lasciò cadere la penna dalla mano e mi guardò negli occhi, quindi mi chiese:
-Mi invidi? Perché?-
-Lei è così bella e riceve un sacco di lettere… vorrei anche io innamorarmi…-
- Ma tu sei molto bella Yuki, anche più bella di me! Non ti accorgi degli ammiratori che vengono a guardarti mentre corri?- mi domandò sorridendo.
Dal cortile incominciavano a sentirsi le voci degli altri studenti, quindi interrompemmo la nostra conversazione. Salutai la senpai, andai in classe e mi preparai per la verifica di matematica.
Il resto della giornata scolastica passò molto veloce e non riuscii a concludere il mio discorso con Kaori-senpai.
Adesso veniva il bello della mia giornata, la gara con le mie compagne di atletica leggera!
Mi misi la tuta e legai in una coda alta i miei capelli, solitamente lasciati sciolti dietro la schiena a parte due ciuffi che cadevano lungo il mio viso.
-Ah, ecco Yuki!- urlò Kagome-chan, una ragazza dai calmissimi occhi verdi.
- Sì, scusate il ritardo!- urlai in risposta
-Su scaldati, tra poco tocca a te!- mi disse Mizuki-chan, la ragazza dai capelli biondo platino.
Oggi c’era una gara importante, con il nostro più grande rivale, l’istituto Konohana.
Per scaldarmi feci una corsetta sui 100 metri. Kagome, che aveva preso il mio tempo, mi disse:
-Ehi, che ti succede, hai fatto un tempo di 15 secondi, è lento per i tuoi standard-
-Davvero, così tanto? Strano…- dissi io, poi guardai il mio polso sinistro e incominciai a ridere.
Kagome e Mizuki mi guardarono come se fossi una pazza allora io mostrai loro i polsini con all’interno i pesi da mezzo chilo.
-Uff, mi hai fatto prendere un colpo- disse Kagura-senpai che intanto si era avvicinata a noi.
-A chi lo dice, capitano- disse Kagome –e ora Yuki-chan, faresti meglio a toglierli, anche quelli delle gambe-
-Subito!- esclamai facendo il saluto militare.
Mi tolsi i polsini e le cavigliere e improvvisamente sentii chiamare:
-Adesso è il turno di Mikage Yuki-san e Ayao Hino-san-
Mi misi in posizione per fare i 100 metri e guardai la mia avversaria a sinistr, le sorrisi e dopo lo sparo partii. Ayao-san era molto veloce, restammo affiancate quasi fino alla fine, quindi negli ultimi secondi decisi di non trattenermi più e andare alla massima velocità possibile, così vinsi.
-Mikage-san, complimenti, non mi aspettavo uno scatto del genere durante gli ultimi secondi!- disse Ayao-san, raggiungendomi con il fiatone.
-Anche tu sei molto veloce, nessuno riesce, di norma, a tenermi testa per così tanto tempo!- le dissi sorridendo, senza fiato.
Tornai dalle altre che mi diedero un asciugamano e una bottiglia di acqua fresca. Nana-chan, la capo tifoseria della squadra, ovvero l’unica tifosa, mi saltò sulle spalle e mi disse:
-Woahh Yuki-san hai fatto il tuo record personale! 9 secondi netti!!-
-Davvero?- dissi con voce stanca.
All’improvviso. Nero. Freddo. Dolore. Indicibile dolore. Come se il petto fosse stato trafitto da una spada.
In quel momento pensai “Cos’è questo dolore?”, ma non ci diedi molto peso. Erano le 14:56. Tornai a casa stravolta, con la medaglia d’oro al collo e mi buttai sul letto. Per fortuna avevo pensato di fare i compiti in un ora di supplenza, perché ora non ero proprio in grado di fare niente.
Mi addormentai, così come mi ero buttata e mi svegliai alle 18:00. avevo sognato qualcosa, ma come nella maggior parte dei miei sogni, non mi ricordavo cosa. Mi torna in mente solamente una sensazione. Dolore, un dolore lancinante, la stessa sensazione avuta dopo la gara.
Che cosa significava questo dolore al petto?
Con questa domanda in testa mi cambiai i vestiti che avevo ancora addosso e poi mi misi a cucinare.
Il riso saltato con verdure era uno dei pochi piatti che avevo imparato da mia madre, infatti tutti gli altri li avevo cercati nei suoi libri di ricette.
Dopo cena, mi feci una bella doccia , andai a letto e mi addormentai subito.

La sveglia suonò ancora alle 5:00 mi ero dimenticatasi spostarla, allora ne approfittai per andare a correre
-Tornata da scuola- mi dissi –andrò da Daisuke-san per comprare polsini e cavigliere nuove, più pesanti-
Ma questa non fu la giornata che avevo programmato…
La mattina arrivai ancora insieme a Sakuraba-san e ancora la aiutai con i suoi compiti per il Consiglio.
All’improvviso lei poggiò la penna sul tavolo e mi guardò attentamente. Io sentendomi osservata alzai la testa, proprio mentre la senpai mi disse:
-Yuki-san, io vorrei avere un valido sostituto dato che a Marzo lascerò la scuola. Vorrei che tu diventassi Presidente del Consiglio Studentesco.-
Lì per lì rimasi stupita: IO diventare il Presidente del Consiglio Studentesco?! IO!
-Sakuraba-san… io… Presidente del Consiglio?... non so se sarò adatta… e poi dovrei abbandonare il club di atletica…io non so…-
-Almeno, Yuki-san promettimi che ci penserai-
-Sì, ci penserò… ma se posso permettermi, perché io?-
-E’ molto semplice: sei intelligente, sei bella e hai anche tu un tuo fascino. Tu mi hai chiesto perché, adesso chieditelo tu: perché no?- e detto questo uscì per dare il benvenuto agli studenti.
Ripresi poi questo discorso con le mie compagne di atletica durante l’allenamento. Tutte loro appoggiarono l’idea di Kaori-senpai. Arrivata a casa mi specchiai: capelli neri, lunghi e lisci; occhi verdi e pelle bianca come la neve, questo è il motivo del mio nome. Ero davvero questa bellezza?
Mangiai pensando sempre se ero adatta al ruolo di Presidente.
La vita solitaria era veramente brutta: mi mancavano tanto i miei genitori e il mio piccolo angioletto… questa vita era anche più comoda perché c’erano meno piatti da lavare!
Però il solo pensiero dei miei genitori… non finii neanche di pensare che un brivido mi attraversò per intero il corpo, proprio nel momento in cui bussarono alla porta.
Andai ad aprire e vidi un uomo sulla quarantina, con una faccia mortificata.
-Senti piccola, tu sei la figlia dei signori Mikage?-
Annuii intimorita, poi gli chiesi:
-Chi è lei? Perché lo vuole sapere?
-Io sono il pilota del volo 303, diretto a Roma.-
-Scusi, ma se lei è il pilota…- capii all’improvviso tutte le cose strane che erano successe ieri.
-Il volo 303 è caduto in mare, dopo un’avaria al motore, alle 14:56. I suoi genitori e suo fratello sono morti.-
-Perché lei è ancora vivo?- domandai con voce gelida.
-Io ero in bagno… con…una…hostess…a…fare cose da…grandi- bisbigliò.
Non riuscivo a piangere.
-Perché, perché…maledizione perché non piango?!- pensai
-Se mi permetti…vorrei…sostenerti economicamente, dato che sei rimasta sola a causa mia…- continuò a bisbigliare
-Non mi interessa quello che vuole fare, l’importante è che io possa continuare a vivere qui ed andare a scuola, faccia questo per mi. Adesso se ne vada.- gli dissi chiudendogli la porta in faccia.
Da quel momento io ero sola.
Il giorno dopo andai a scuola, lasciai il club di atletica e accettai la volontà di Kaori-san, provai a diventare Presidente del Consiglio Studentesco.

Ecco come la mia vita è cambiata in tre giorni, quei tre maledetti giorni. Questa è la storia della ragazza che ero due anni fa. Da quel giorno ho ripetuto sempre la stessa routine: sveglia alle 5:00, corsa, doccia, scuola, pranzo, studio,corsa, doccia, cena, letto. Come se il tempo si fosse cristallizzato, nello stesso modo in cui si è gelato il mio cuore. Da quel momento in poi non ebbi più reazioni: spavento, felicità, sorpresa…erano tutti bei ricordi.

***
Grazie per aver letto, in particolar modo ringrazio Nezuchan per la recensione del primo capitolo!

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Capitolo 3
*** Cap 3 ***


Cap 3

Entrai in casa proprio mentre squillava il telefono. Abbandonai la cartella davanti alla porta e andai a rispondere.
-Pronto?- dissi
-Ah, Yuki-san, da quanto tempo!-
Me lo dovevo aspettare. La persona dall'altra parte del telefono era Kuroda Takumi-san, il pilota del volo 303.
Negli ultimi giorni aveva provato a contattarmi sul mio telefonino, ma io non rispondevo alle sue chiamate.
-Ah, è lei. Cosa vuole?- dissi con voce gelida.-
-... Domani hai degli impegni? Volevo venire a vedere come stavi...-
-Sfortunatamente sì, sono impegnata con una mia kohai, Inoltre non si preoccupi, me la cavo benissimo da sola.-
-Ma...- fece in tempo a dire quell'uomo prima che gli attaccassi il telefono in faccia.
Odiavo Kuroda-san. No, forse non era odio. Non sopportavo la sua voce, la sua presenza. Faceva uscire un lato di me che fino a due anni fa mi era sconosciuto, la rabbia gelida che influenzava il mio tono di voce quando gli parlavo... non esisteva prima di quel giorno.
Andai in camera dopo aver ripreso la cartella e mi tolsi la divisa scolastica.
Uscita dalla camera andai a cucinare qualcosa; guardando nel frigorifero vidi che avevo tutti gli ingredienti per un bun piatto di sushi, quindi mi misi all'opera.
Seduta a tavola con il sushi pronto ripensai a cosa diceva mia madre quando si finiva di mangiare: più tempo ci si impiega a preparare il pasto, più velocemente verrà mangiato. Una frase decisamente veritiera.
Non mi godetti molto il pranzo a causa del telefono che continuava a squillare, invano perché io non rispondevo, presumevo che quell'uomo continuasse a chiamare. Che stress.
Lavati i piatti, andai in camera e guardai l'orologio: erano le 15:00, adesso toccava ai compiti. Giapponese, inglese, matematica, queste le materie da studiare. Solitamente io facevo i compiti per tutta la settimana e se alcuni giorni non avevo molto da fare, svolgevo anche quelli della settimana successiva.

Le ore passavano, così come tutti gli esercizi finivano. Avevo già terminato i compiti ed erano solamente le 17:00 . Mi cambiai mettendomi nuovamente la tuta e andai nuovamente a correre. Mi ero già abituata ai pesi da 2k, quindi mi portai dietro una borsetta e andai al più vicino punto vendita sportivo. Il negozio non era molto ampio, ma c'era tutto quello che una persona potesse desiderare, come dice un proverbio famoso in occidente: nella botte piccola c'è il vino buono.
Non appena entrai il negoziante Akihara Daisuke-san, mi salutò.
-Yuki-chan, come va? Serve qualcosa?-
Daisuke-san era un uomo sulla trentina, ben piazzato, con splendidi occhi azzurri e capelli nerissimi ed era molto simpatico.
-Sì Daisuke-san, ho bisogno del tuo aiuto. Ormai mi sono abituata ai pesi, me ne servono di più pesanti-
-Ok,andiamo a vedere allora- uscì da dietro la cassa e mi condusse nel reparto pesi. In mezzo a bilancieri di ogni dimensione si trovavano i polsini e le cavigliere.
-Allora, se non sbaglio indossavi già quelli di 2k, giusto?- ad un mio cenno di assenso continuò -Vuoi aumentare di quanto? Mezzo oppure un chilo?-
-Andiamo per gradi, Daisuke-san, mezzo chilo in più va benissimo- dissi ridendo
-Ok!- esclamò facendo il saluto militare -basta così?
-Si grazie-
Quando si diresse verso la cassa notai che sul suo braccio sinistro c'era una fascia nera. Daisuke-san era un amico di famiglia, andava a scuola con i miei genitori e si era preso una grande cotta per mia madre, ma lei aveva occhi solo per mio padre.
-Cosa c'è? Perché hai sospirato? Il totale è 5.218 yen- disse dandomi la busta con i pesi e lo scontrino.
-Hai ancora la fascia... sono passati due anni...- dissi prendendo il sacchetto e pagando
-Eh già... così tanto tempo...forse hai ragione...ma anche tu dovresti rifarti una vita, Yuki-chan!- urlò le ultime parole perché ero già uscita dalla porta.
Tornai a casa e lasciai la borsa e mi cambiai i pesi, dopodiché uscii di nuovo e questa volta mi diressi al parco per correre.
Alle 18:00, stravolta, tornai a casa e mi stesi sul divano. Mi tirai su dopo cinque minuti e trascinai i piedi fino al bagno per farmi una doccia. Mezz'ora dopo, rinata, cucinai un gustosissimo pollo al churry.
Lo squillo del telefono di casa interruppe il silenzio. Il mio unico pensiero era che dietro la cornetta ci fosse ancora Kuroda-san. Mi alzai ugualmente dal tavolo e presi il telefono.
-Pronto?- dissi
-...- silenzio
-Pronto, chi parla?- insistetti io
-...-
Stavo per riattaccare quando sentii la voce di Sakura
-Ehm...Mikage-senpai?-
-Sakura?!- guardai l'orologio, erano le 19:30 -perché mi chiami a quest'ora?!-
-Ecco...io...non lo sapevo, mi perdoni...-
-Cosa non sapevi?- risposi
-In realtà non sapevo due cose...oggi è il giorno del suo compleanno, vero? Auguri ...-dissi
-Grazie, non dovevi... e l'altra cosa?-
-Ecco... mi perdoni per quello che le ho detto questo pomeriggio, io non sapevo che i suoi fossero...- aveva la voce incrinata dal pianto. Quanto era dolce...
-Non ti preoccupare, non l'ho detto a nessuno..-
-Sì, ma...- adesso singhiozzava anche...
-Non è niente, non preoccuparti...chi te lo ha detto?-
-Una signora... al mercato lo ha detto a mia madre...-
Le pettegole esistono ovunque, anche in posti tranquilli come Sapporo...
-Su, Sakura-san, non è niente di grave...- dissi cercando di tirarla su di morale.
-Ma... certo che è grave...lei...- scoppiò a piangere più forte di prima.
Sentii la voce di un'altra donna, probabilmente la madre, che cercava di consolarla.
-Sakura-san, ascolta: non piangere per me, per favore. Io voglio che il tuo viso sia sempre sorridente e spensierato, ok?-
-Ok...-
-C'è altro che vuoi dirmi?- chiesi più tranquilla
-... volevo chiederle se domani veniva qui...-
-Ho preso un impegno, certo che vengo!-
-Ok, allora a domani!- dal tono sembrava un po' più felice.
-Si, a domani-
Chiusa la conversazione con Sakura tornai a mangiare, dopodiché lavai i piatti.
Guardai fuori e vidi che era decisamente buio, quindi andai in camera mia e mi stesi sul letto. Presi il libro che stavo leggendo e di cui mi mancavano poche pagine per finirlo.
Era il solito romanzo d'amore. Un amore straziante ma felice al tempo stesso. Alla fine del libro i due protagonisti si ritrovarono e partirono per vivere una lunga e serena vita insieme, come di buona norma.
Amore...un sentimento così difficile da spiegare, racchiuso in cinque lettere...pensare a questo mi faceva sentire piccola...
Mi addormentai con il libro chiuso al mio fianco. Erano solamente le 21:00, ma dovevo svegliarmi presto l'indomani, quindi era un orario più che accettabile.

Solita sveglia mattiniera e conseguentemente solita routine. Andando a scuola vidi fuori da casa sua Sakura, che stava aspettando qualcuno. Guardai l'orologio:erano solo le 7:30, cosa ci faceva già fuori?
La chiamai e lei mi corse incontro, sorridendo.
-Cosa ci fai già fuori?- le chiesi
-...- silenzio
-Ok, fa niente. Vogliamo andare a scuola?-
Annuì e allora ci incamminammo in silenzio. Notai che mi guardava con la coda dell'occhio, ma non mi diceva niente. Camminammo silenziosamente finché non arrivammo a scuola.
-Sakura-san, vuoi venire a darmi una mano?-
Annuì nuovamente. Mi fermai davanti all'ingresso dell'aula del consiglio studentesco e la guardai negli occhi; le cercò di sottrarsi al mio sguardo voltando la testa, ma io le misi le mani sulle guance e continuai a guardarla.
-Cosa ti succede oggi, Sakura-san?- le chiesi spostando le mani sulle spalle.
-...Ecco... io...per ieri mi dispiace...- i suoi occhi incominciarono a riempirsi di lacrime.
-Ancora?! Basta piangere!- dissi dolcemente cercando di consolarla
-Ok...- si asciugò le lacrime e mi sorrise.
Entrammo nell'aula e incominciammo a lavorare. Quando arrivarono gli studenti smettemmo e ci dividemmo, lei in classe io in cortile. Questo mi ricordava quello che avevamo fatto io e Kaori-senpai quando lei ricopriva il mio ruolo e io quello di Sakura.

Durante il giro di ronda trovai Sakura messa in un angolo con Aoi-san.
Sicuramente la stava importunando per sapere cosa le avevo rivelato.
-Aoi-san, Sakura-san, cosa state facendo?- chiesi sorridendo-
Sakura mi scoccò uno sguardo di gratitudine, mentre Aoi-san mi guardò arrossendo
-Stavamo parlando, Mikage-sama-
Io mi avvicinai ad Aoi-san e le bisbigliai nell'orecchio:
-Se vuoi sapere qualcosa, chiedilo direttamente a me la prossima volta, ok?- allontanai la faccia dalla sua e mi incamminai, seguita da Sakura.
Le lezioni terminarono e trovai Sakura fuori dal cancello che mi aspettava, allora la raggiunsi e ci incamminammo verso casa sua.
-Mikage-senpai, cosa c'è in quella busta che si porta dietro da questa mattina?- chiese guardando il sacchetto che tenevo nella mano sinistra.
-Oh, c'è il mio cambio- risposi mostrando il sacchetto
-Cambio? Ha intenzione di rimanere a dormire a casa mia?- chiese arrossendo
-No, no!- esclamai ridendo -è la mia tuta, per fare jogging. E poi- la guardai negli occhi -dammi del tu, per favore-
-Ah, scusi, anzi scusa- disse arrossendo.
Arrivammo davanti a casa sua e Sakura prese le chiavi ed aprì la porta

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Capitolo 4
*** Cap 4 ***


Cap 4


-Mamma, papà siamo arrivate- disse Sakura
-Scusate l'intrusione- aggiunsi io
Dalla cucina sbucò la testa di una signora sulla quarantina, i capelli neri lunghi fino alle spalle, dove si arricciavano e gli occhi color cioccolato, uguali a quelli di Sakura.
-Finalmente siete arrivate! Tu devi essere Yuki-san, giusto?- annuii ed allora continuò- piacere io sono Shizuko-san, la madre di Sakura- si avvicinò e abbracciò Sakura, dopodiché mi strinse la mano
-Mamma, ma papà? chiese Sakura togliendosi il cappotto
-È andato a comprare le sigarette- disse Shizuko-san- Yuki, fa come se fossi a casa tua!
-Certo!- le dissi sorridendo
Sakura mi guidò fino in camera sua, dove appoggiai il sacchetto e la cartella. Dalla busta presi i polsini e me li misi. Sakura li guardò e mi chiese:
-Mikage-senpai, perché si mette dei polsini?-
-Beh...non sono semplici polsini, al loro interno c'è un peso di 2,5k. Me li metto ora perché devo farci l'abitudine- le dissi sorridendo.
-Wow...-riuscì a dire Sakura, prima che Shizuko-san ci chiamasse per il pranzo.
Andammo in salotto dove era stata apparecchiata una tavola con quattro posti. Intanto era arrivato un signore, sulla quarantina pure lui, biondo con gli occhi verdi.
-Tu devi essere Yuki-san, vero?- disse avvicinandosi a me.
-Si signore- risposi io
-Molto piacere, sono Akito-san, il padre di Sakura- disse stringendomi la mano
-Piacere mio- dissi sorridendogli
Ci sedemmo a tavola e Shizuko-san disse:
-Pronti per la merenda! Un po' di the con in biscotti! Spero vi piaccia, è un Earl Grey!-
Mentre ero persa nei miei pensieri la voce del padre di Sakura disse, riferita a me:
-Allora Yuki-san, tu sei il presidente del consiglio studentesco giusto? Deve essere un lavoro impegnativo...-
-No, non è niente di che- dissi io -devo fare un po' di cose, ma niente di così impegnativo-
Capii dall'atmosfera che tutti si stavano trattenendo dal chiedermi cose più personale... e questo non la alleggeriva affatto.
Li guardai uno a uno e alla fine, dopo aver sospirato, feci per parlare... ma squillò il mio telefonino.
-Scusate- dissi io prendendolo
Guardai lo schermo: era Kuroda-san. Riattaccai.
Feci in tempo ad appoggiarlo sul tavolo che riprese a squillare.
-Scusate ancora- dissi ancora prendendo il cellulare e allontanandomi dal tavolo.
-Cosa vuole?- dissi
-Sei a casa Yuki?- disse Kuroda-san
-Come le avevo già detto ieri, no-
-Ah, è vero, scusami- e detto questo chiuse la comunicazione
Tornai al tavolo sotto lo sguardo stupito della famiglia di Sakura, che mi guardava come se fossi un'altra persona, sicuramente non potevano immaginare questa parte di me.
Finimmo di mangiare in silenzio, dopodiché io e Sakura andammo in camera a studiare.
-Mikage-senpai...-disse Sakura fissando il libro di matematica- posso farle una domanda?-
-Certo- risposi io china sul libro di scienze
-Ecco...chi era al telefono? Non l'avevo mai vista così...-
-E io che pensavo volessi aiuto nei compiti!- dissi ridendo
-Ah, scusi, se non vuole...- disse guardandomi
-Non è niente, ma non avevamo deciso che mi avresti dato del tu?- dissi sorridendole
-Ah, è vero...scusa- disse arrossendo
-Comunque... la persona al telefono era Kuroda Takumi-san, il pilota dell'aereo in cui sono morti i miei genitori
-Ah, mi dispiace, non volevo...-
-Non è nulla...ma tu in compenso dovrai...-
-Dovrò?- disse curiosa ma intimorita al tempo tempo stesso
-Mmmh... dovrai chiamarmi per nome!
Arrossì così tanto che sembrava un peperone maturo. Ci rimettemmo a studiare e dopo un po' arrivò Shizuko-san con una ciotola con dei frutti.
-Come procede?- chiese la madre di Sakura, appoggiando la ciotola sul tavolo.
-Io ho finito-dissi prendendo una mela.
Sakura mi guardò stupita e disse:
-Ma...sono solo le 17:00! A me manca ancora Inglese!-
-Sono sempre solo le 17:00...-dissi io
Dopo aver finito di mangiare il mio frutto aiutai Sakura a svolgere i suoi esercizi.
-Attenta Sakura-san, è una terza persona singolare!
-Ah sì, grazie Mikage- si interruppe un istante, poi continuò- volevo dire... Yuki-senpai-
Le sorrisi e continuammo a studiare insieme. Alle 18:00 Sakura concluse i suoi compiti, così mi disse:
-Adesso,, solitamente, cosa fai?-
-Di norma vado a correre, vuoi venire insieme a me?- chiesi sorridendole
Si girò e facendomi l'occhiolino disse:
-Solo se facciamo una piccola deviazione!-
-Ok, bene-
Mi cambiai mettendomi la tuta e legandomi i capelli. Anche Sakura si cambiò e legò i suoi capelli in un unica coda di cavallo.
Sakura era cambiata tantissimo in così poco tempo, posso affermare con certezza che ieri non avrebbe mai osato farmi un occhiolino. Anche io, lo sentivo dentro di me, stavo cambiando molto più lentamente grazie a Sakura. Ma... la domanda rimaneva lo stesso: era la cosa giusta cambiare? Diventare nuovamente aperta con tutti... con il pericolo di rimanere ferita ancora?Rimandai questi pensieri a più tardi quando la madre di Sakura mi disse:
-Yuki sentiti libera di tornare quando vuoi!-
-Certamente signora, la ringrazio per avermi ospitata oggi- dissi facendo un leggero inchino.
Io e Sakura uscimmo dalla porta e incominciammo a correre e per cominciare ci dirigemmo al parco Miya, vicino alle nostre case. Facemmo un paio di giri, poi ci sedemmo su una panchina, a goderci gli ultimi raggi del sole.
-Ok, sono a tua disposizione, dove mi vuoi portare?- chiesi alzandomi dalla panchina per sgranchirmi un po' le ossa.
-Spoiler, devi solo seguirmi Yuki-senpai, niente domande!- disse incominciando a correre
Devo dire che anche Sakura è veloce, ai livelli di Kagome l'ultima volta che l'ho vista correre. La nostalgia per le mie vecchie compagne di club invase il mio cuore... dove erano finite? Cosa stavano facendo, dopo tutto questo tempo? Non ci sentiamo da anni, da quando anche il mio ex capitano aveva rinunciato a contattarmi.
-Yuki-senpai, ti senti bene?- disse Sakura, che nel frattempo si era fermata e mi stava guardando.
-Sì, perdonami, ero persa nei miei pensieri-
-Ok- mi rispose sorridendomi e incominciando di nuovo a correre.
Ora che ci facevo caso, il sorriso di Sakura era uguale a quello di Nana, la tifosa della squadra che si era trasferita pochi mesi dopo la mia uscita dal club.
Decisi che era il momento di smetterla di pensare al passato, così mi affiancai a Sakura che mi stava portando in un luogo familiare, ma ancora non capivo dove. Si fermò all'ingresso di un parco e mi disse:
-Buon compleanno, Yuki-senpai!-
Adesso sì che ricordavo.
Sakura mi aveva portato al parco Odori, dove ogni anno si teneva lo Yuki Matsuri, il Festival della Neve, che incominciava in questo periodo, I miei genitori mi portavano ogni anno a vedere le sculture di ghiaccio.
-È un regalo di compleanno tardivo, ma spero che ti piaccia-
-Certo che mi piace Sakura, ti ringrazio di cuore! Vogliamo entrare?-
Quando entrammo ci ritrovammo immerse in una marea di statue ghiacciate, alcune raffiguravano templi shintoisti, altre fontane, altre ancora alberi... queste innumerevoli sculture erano talmente belle e pure che il solo guardarle mi faceva piangere dalla gioia.
Alle 19:00 tornammo a casa di Sakura con il sorriso stampato sulle labbra. Presi il sacchetto e la cartella, che avevo lasciato in camera di Sakura, infine salutai per bene Shizuko-san e Akito-san. Sakura decise di accompagnarmi a casa , quindi uscimmo dalla porta e ci incamminammo. Arrivate ci salutammo dicendoci di incontrarci la mattina dopo di fronte a casa sua.

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