Animal Instinct

di Three
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 21 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


ANIMAL INSTINCT

INTRODUZIONE:

Akane: Ciao, io sono Akane e sono una delle tre scrittrici di questa fic. Siamo in tre, come appunto detto. Io, Melanto e Mary. Per ora scrivo io qualcosa poi faccio scrivere qualcosa anche dalle altre(se riusciamo a beccarci tutte).
Allora. Questa fic nacque da una mia idea anni fa, ora non ricordo quanti, sarà un annetto…voi che dite? Nel forum del sito The Dreams Garden. Pensai che se fossi stata un animale mi sarebbe piaciuto essere un gatto…(stavo osservando il mio gatto in quel momento) e mi sono immaginata un ragazzo ispirato ad un gatto…ovvero non un transformer o un umano metà e metà…semplicemente un uomo dal carattere e dalle caratteristiche di un gatto. Ma sempre sotto forma di umano. Spero che questa spiegazione sia chiara, nella mia testa lo era. Così presi a scrivere sul forum l’inizio di una fic dove gli umani hanno caratteristiche e istinti di animali. Mi venne subito dietro Melanto entusiasta e poi si aggiunse anche Mary. Ora a testa abbiamo una caterva di personaggi e la fic è luuunga e in fase di sviluppo. Ho diviso la fic in due saghe per ora. La prima chiamata AI, Animal Instinct, un tipo di razza, se così la vogliamo chiamare. Non umana, non animale….non X-men….ma semplicemente come vi ho descritto, umani con istinti e caratteristiche d’animale. La seconda saga sarà incentrata su cosucce più complicate e distorte….eheheh, là il nostro sadismo si sviluppa per bene. Ma non vorrei anticiparvi nulla. Io tengo il gatto, il mio pg principale, poi ho la scimmia, la barboncina, la tigre bianca siberiana, il falco, la mantide, il cigno la teniamo sia io che Mary, poi in seguito appariranno il Ragno, altre due scimmie gemelle, il pipistrello, lo scorpione…e nella seconda saga un pg che non discende da animali ma…chissà..leggendo lo scoprirete…eheh! Che altro potrei dire? È una fic fantasy che si incentra sul fantascientifico per certi aspetti. A volte appare dark, altre ci inseriamo un po’ di demenza(quando c’è il gatto ad esempio)…come rating lascerei un rating medio per i capitoli che verranno sull’R…perché all’inizio non abbiamo inserito nulla di che ma più avanti prevediamo di si..specie nella seconda saga. Mah, che potrei dire ancora? Odio le introduzioni perché non so mai che dire…di fatto ho presentato la fic. Lascio la parola a Melanto e Mary.
Baci Akane

Melanto: Melanto: zalfe zalfe!^^ arriva anche il mio turno di presentazione! Quando la cara Akane se ne uscì con questa bella ideuzza sul forum...la mia idea era quella di fare una piccola comparsina e di lasciare poi la ‘tastiera’ a qualcun altro! Ma dopo pochissimo tempo mi sono incredibilmente affezionata a questa Fic! Forse perchè adoro il mio Pg principale: ovvero il Corvo! All’inizio non avevo molto idea su cosa potesse essere lui in realtà, ma a mano a mano che andavo avanti è come se avesse preso una personalità propria! Da lui, in seguito, si sono sviluppati anche tutti gli altri miei pg: la Gazza, la VedovaNera, lo Squalo, il Leone eccccccccc!!!(oi l’elenco è lungo!! Abbiate pazienza!!^^) e la storia si è fatta sempre più complicata quando le nostre testoline hanno incominciato a frullare eventi su eventi! Fino ad arrivare alla suddivisione della fic in due saghe (per ora due!!^^). Sono molto soddisfatta di quello che ne sta venendo fuori, soprattutto per la storia che mi piace da morire, e lentamente si sta intrecciando anche con incredibili risvolti fantastici-scentifici!!!
Ma forse questo...altri non è che l’inizio!!!^__- buona lettura a tutti voi, sperando che il nostro lavoro vi possa appassionare nello stesso modo in cui ha appassionato noi nello scrivere!

Mary: parlo io, akane, per lei…Mary è la terza autrice e quando avremo anche la sua parte di introduzione la metto….lei tiene il lupo, la pantera, il ghepardo….e altri che ora nn ricordo….

1^ SAGA:
GLI AI

CAPITOLO 1
Una camminata sinuosa e sensuale, elegante e aggrazziata, lo sguardo fisso e sicuro puntava su ogni essere che incrociasse i suoi occhi dorati e non lo distoglieva per nessuna ragione al mondo finchè non era l'altro ad andare via turbato da tanta insistenza e stranezza, i capelli rossi e lunghi erano perfettamente in ordine e pettinati, non un capello fuori posto, lunga setosa cascata di fuoco. Le labbra leggermente incurvate in un eterno sorrisetto sarcastico, la pelle di un abbronzatura invidiabile era morbida e pulita. I vestiti stretti di pelle rossa gli fasciavano il corpo atletico, era questo ad attirare così l'attenzione oppure il fatto che appena incontrasse qualcuno che lo fissava negli occhi lui stesso si fermava guardandolo anche in mezzo alla strada? Oppure il sedere meraviglioso e sodo che aveva?
Era notte fonda ma la città era comunque popolata da giovani che facevano casino. A momenti sarebbero andati a casa loro e lui avrebbe avuto tutte le strade deserte per se. Sapeva come fare se voleva essere lasciato in pace.
Qualcuno infastidito dal suo comportamento cominciò a spintonarlo dicendo di smetterla, lui non aveva nessuna intenzione di fare a pugni, se non era per una donna non c'era gusto e non si metteva mai in mezzo, per cui nemmeno ora lo calcolò più di tanto, dopo avergli lanciato un occhiata minacciosa, infastidita, con uno scatto velocissimo balzò sul muretto a fianco della casa, poi sul balcone ed in seguito altrettanto fulmineamente sul tetto sparendo immediatamente dalla vista delle persone attonite.
Così, senza mezza parola!
Il nome di quello strano ragazzo era Lymahl.
Si era seduto tranquillo lontano da occhi indiscreti.
Aspettava la sua preda, stanotte voleva una ragazza ma una ragazza speciale che il suo istinto lo portasse a desiderarla da subito.
Un ombra poco lontano da lui attirò la sua attenzione. Nonostante fosse silenziosa lui la sentì e la vide subito, la sua vista gli permetteva di vedere meglio di notte che di giorno...tanto durante il giorno dormiva e basta, non gli serviva vedere....ma ora i suoi sensi erano al massimo tutti concentrati su questo nuovo essere che gli si stava avvicinando.
Era la lei che aspettava oppure uno arrivato apposta per rompergli le scatole?
Ad ogni modo nel dubbio, per istinto scattò verso di lui e l'atterrò immediatamente, bloccandolo al suolo sotto di lui...ora poteva vedere chi era!

Neri.
Come la tenebra più oscura.
Il vuoto e il nulla.
L'universo infinito.
L'assenza di vita.
Neri.
Che sembravano essere orbite vuote e profonde.
E quel buio fissava i suoi occhi gialli con indifferenza totale.
"Beh...già il fatto che salti addosso al primo che capita...non è un buon segno...credo che avresti preferito qualche bella ragazza, mi dispiace....ma io sono solo il guardiano del cimitero."
Disse atono, come se non gli arrecasse nessuna preoccupazione la figura torreggiante del giovane dai capelli di fuoco e gli occhi d'ambra che incombeva sopra di lui.
Judas.
il guardiano del cimitero.
Dai capelli corvini come la pece e gli occhi neri come il nulla.
Lo chiamavano 'Corvo', perchè solo un uccellaccio del malaugurio può fare il suo mestiere.
Ma per il giovane, non sembrava un problema.
Nulla era un problema per lui...nemmeno fare la guardia alla morte.
"Posso alzarmi?" domandò continuando a fissare i suoi occhi lucenti nel buio.

Senza dire mezza parola si alzò e con sforzo alcuno tornò a sedersi nella posizione di prima, con grazia e attenzione verso la strada deserta sottostante. Finalmente si decise a parlare con calma e schiettezza:
" Certo che preferivo una donna. Che domande. Di sicuro non un morto vivente che sta con gli zombie..." Non aveva problemi a dire le cose come stavano, era lì per quello, per una donna e non si faceva scrupoli ad insultare chi potesse rappresentare una minaccia per il suo scopo. Mentre parlava, continuava a scrutare in basso alla ricerca di una degna della sua attenzione, non sentiva Judas e non sapeva se stava parlando o cosa. Tanto non lo calcolava più.
Ma ecco che i suoi occhi dalla pupilla sottile si posarono su una ragazza che camminava all'angolo, era sola e bella. Era quella che cercava. Quella che stanotte gli avrebbe fatto compagnia. Era la sua preda.
Si alzò di scatto e, preparandosi per saltare giù dal tetto con la sua consueta eleganza e sensualità, disse al ragazzo dai capelli nerissimi:
"Io vado, l'ho trovata. Lei è mia, tu trovatene un altra altrimenti torna dai tuoi amici morti!"
E saltò giù senza la minima paura per le altezze. Durante il volo pensò che l'ultima cosa che voleva era un rivale in amore. Sperava che stasera non ci fosse stato nessun altro a puntare la sua preda. Allo stesso tempo aveva la sensazione che non si sarebbe liberato tanto facilmente del "Corvo", come lo chiamavano gli altri!

"Strano ragazzo...." si disse mentre lo vide allontanarsi nella notte "...trovarmene un altra?..." abbozzò un sorriso sul suo viso perennemente indifferente al corso degli eventi "...trovarmene un'altra..." continuò a ripetere, come se quella frase fosse stata la barzelletta più divertente del secolo.
Con le mani nelle tasche, del suo lungo e nero impermeabile, riprese il suo cammino verso la birreria. La sua meta prefissa prima dello scontro con il giovane sconosciuto.
Con la coda dell'occhio lo vide avvicinarsi alla sua preda.
Ipotizzò che l'avrebbe invitata da qualche parte e, poi, avrebbero fatto l'amore...anzi...avrebbero fatto direttamente l'amore.
Beata gioventù.
Lui non aveva bisogno di cercare nessuno perchè aveva già trovato l'unica donna della sua vita...colei che in ogni istante custodiva, nel silenzio delle lapidi e delle candele, la sua sola sposa...la morte.

Entrò nel locale con il suo modo lento e quieto.
"Una birra" disse all'uomo dietro al bancone. Poco dopo il boccale era davanti a lui.
L'uomo non lo guardò nemmeno in faccia.
Nessuno lo faceva.
Si sentivano in soggezione.
Però quel ragazzo strano...non aveva esitato a puntare i suoi occhi gialli nei suoi.
Non sapeva chi fosse evidentemente, oppure non era uno che si faceva suggestionare.
Bevve la birra lentamente...
"Ehi Corvaccio"
Bringer, quel pallone gonfiato, lo aveva chiamato con il suo solito tono sprezzante.
"Hai abbandonato le tue tombe per unirti ai vivi? eh si...deve essere proprio un mortorio là!! ahahahha!!"
La sua risata, sguaiata, risuonò in tutto il locale accompagnata da quelle dei suoi amici.
Judas non riusciva spiegarsi come potesse trovare divertenti delle battute così pessime.
Lo ignorò come al solito, e come al solito lui non si fermò di fronte alla sua indifferenza...
"Allora..." disse sedendosi accanto a lui e dandogli una pacca sulla spalla "...hai comprato la tua gallinella per i riti satanici?" e giù un'altra grassa risata
"No...preferisco farci il brodo..." rispose atono il giovane.
"Ehi! allora sei un comico vecchio Corvo!" e giù un'altra pacca, più forte della precedente.
Non si scompose.
Le sue parole erano acqua sulla sua pelle...le sue pacche carezze di vento....
…Tutti muoiono prima o poi e, davanti a Lei, sono tutti uguali…
Pensò alzandosi.
"Ma come vai già via Corvaccio? non mi sono ancora divertito abbastanza..."
"Ti rifarai domani...." rispose, poi gli si avvicinò, come non aveva mai fatto, guardandolo dritto negli occhi "...se sarai ancora vivo."
Bringer non si mosse.
Era come immobilizzato, mentre le risate dei suoi amici calarono di colpo.
Potevano esistere occhi più neri dei suoi al mondo?
Poteva esistere un Nero più profondo e oscuro di quello?
Judas abbandonò il locale con lo stesso passo lento e quieto di come era entrato facendosi inghiottire dalla foschia notturna.

Il destino era veramente beffardo e diverte...davvero molto!
Lymhal e la sua donna di quella notte erano andati proprio in un albergo accanto al cimitero...avevano appena finito la loro...'attività sessuale' e lei dormiva tranquillamente semi coperta dal lenzuolo lui, invece, avuto quel che voleva, guardava soddisfatto fuori dalla finestra l'unica visuale che la stanza gli permetteva di vedere: il cimitero.
Era una visione sinistra e buia, ma gli occhi dorati del ragazzo si adattavano perfettamente all'oscurità e vedeva come se fosse giorno.
Si divertiva a fissare quell'ombra che si aggirava intorno al cancello cercando, forse, una cosa piccola e nascosta...l'idea di Lymhal era questa...probabilmente era un ladro disperato che cercava di rapinare quello jettatore del custode del cimitero...il ragazzo Corvo di cui si era già scordato il nome.
A quel punto la curiosità infinita del rosso si accese incredibilmente...dopo essersi soddisfatto sessualmente anche per stanotte poteva andarsene in giro a farsi i fatti degli altri....si annoiava e cercava giusto un modo per giocare...per passare il tempo.
Forse l'aveva trovato...magari Judas era il compagno di 'giochi' che faceva per lui...a parte quando aveva voglia di una donna o di dormire da solo e in pace, Judas gli sembrava proprio il tipo adatto per passare il tempo in più.
Solitamente durante il giorno dormiva e mangiava. Stop. La sua vita si accendeva di notte. Una preda...che gli facesse compagnia per una 'sveltina' e curiosare qua e là trovando qualcuno con cui giocare....effettivamente il Corvo avrebbe potuto fare al caso suo.
Andò in bagno e davanti allo specchio si ripulì per bene. La pelle tornò liscia e candida come prima, i capelli li pettinò accuratamente e con molta attenzione si vestì lisciandosi i vestiti di pelle rossa...una volta che l'operazione fosse completa e lui rimasto perfetto si diresse nuovamente alla finestra, salì sul balcone e con un balzo fu subito giù in strada...non vedeva l'ora di scoprire chi era questo nuovo essere...
FINE CAPITOLO 1

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
Niente.
Non c'erano entrate.
Dannazione! Come avrebbe fatto a scavalcare quel muro adesso?
Rospo gli aveva dato l'indicazione sbagliata come al solito! Chissà se poi c'erano davvero quelle reliquie, così preziose, come diceva lui....in un posto come quello non si sarebbe aspettata nient'altro che tombe e ossa!
Ormai era lì...che faceva? continuava a restare impalata come un pesce lesso o si dava da fare????
Asha scosse la testa contrariata!
Rospo questa me la paghi!!!
Ringhiò preparandosi alla scalata del muro di cinta.
Arpionò la sua frusta ad uno degli spuntoni di ferro battuto.
Si diede una lieve spinta, sollevandosi con leggerezza dal suolo, incominciando la sua ascesa.
I capelli, corti e mossi, erano parte del buio mentre risaltavano le due ciocche azzurre che scendevano ai lati del suo viso dagli occhi verdi.
Asha, la Gazza Ladra, era tra le furfanti più conosciute dalle forze dell'ordine.
Leggera, come una piuma, si infiltrava in qualsiasi abitazione o museo...e anche cimitero a quanto pareva, riuscendo ad eludere i più complicati sistemi di sorveglianza conosciuti.
E, dopo ogni colpo, lasciava il suo segno...una piuma azzurra.
Senza il minimo sforzo arrivò in cima al muro e si fermò ad osservare la situazione...

Questa si che era interessante! Una ladra che veniva a rubare in un cimitero! Proprio bella! Ok, si sarebbe divertito un po'!
Lymahl silenziosamente, con un balzo agile e aggraziato, salì sullo stesso muretto della donna che lo incuriosiva tanto. Accucciandosi nella sua stessa posizione si mise a fissarla a pochi metri di distanza da lei, chissà quando se ne sarebbe accorta che era osservata? Era attenta mentre cercava qualcosa che evidentemente non trovava....voleva troppo sapere che voleva, così non resistette e glielo chiese in tono basso, giusto per spaventarla un po':
"Cosa cerchi? Posso aiutarti?"
Lei fece un breve salto sul posto poi, puntando i suoi occhi in quelli di lui, rimase ferma ad attendere il momento giusto per andarsene.
Con uno scatto improvviso scese giù dal muretto dove aveva fatto fatica a salire e cominciò a correre velocemente. Lymahl, in breve, era dietro di lei deciso a non farsela sfuggire.
Ad un tratto però qualcosa lo fermò, una percezione, che solo il suo istinto avvertì. Pericolo per lui. Uno di quei bestioni armati che volevano, come ogni sera, rompergli le scatole. Cagnacci li chiamava lui...o banda Bulldog.
Si stavano avvicinando sempre di più e lui si mise in posizione di attacco, artigliando le dita con le unghie lunghe, gli occhi socchiusi a fessura, il respiro che emetteva uno strano fischio...il suo istinto lo stava preparando a combattere. Persino Asha si fermò non sentendolo più dietro di se. Quando lo vide, in quella posizione e con quello sguardo minaccioso, si nascose al sicuro per vedere che sarebbe successo...non era normale che fosse così.
I ragazzi grandi, grossi e brutti come Bulldog arrivarono a circondarlo in cerchio. Lymahl squadrandoli, uno ad uno, nemmeno sentì ciò che gli stavano dicendo. Quando uno di loro attaccò per primo lui saltò immediatamente e agilmente dietro di loro e arrivandogli alle spalle con una profonda e dolorosa graffiata gli lacerò la schiena. Quando un altro fu su di lui si limitò ad abbassarsi e ad assestargli un calcio nei bassi fondi. Ad un altro gli ficcò le dita negli occhi accecandolo . Quei cagnacci sembravano non finire più.
Ogni sera si rifacevano vivi, non avevano mai abbastanza di tutte quelle che lui gli dava. Agilmente, aggraziato, spietato, velocissimo, letale, fulmineo. Li fece fuori tutti in breve. Infine, saltando sul muretto di una casa lì vicino, accucciandosi come faceva solitamente nella sua posizione preferita, cominciò a sistemarsi e a curarsi le poche ferite che presentava. I capelli tornarono meravigliosi e lisci subito, la pelle morbida, i vestiti in ordine.
Maledizione, per colpa di quei bestioni lei le era scappata! Peccato.

'Ma guarda....' mormorò Asha recuperando fiato e restando ad osservare la scena in un luogo sicuro "...Machiavelli e la sua squadra guastatori danno la caccia anche a quello strano tipo! interessante la cosa..."
Osservò il giovane destreggiarsi elegantemente tra quelle sottospecie di bestioni bavosi.
"Però...niente male...." certo che il tipo era veramente agile...avrebbe potuto fare il ladro senza troppi problemi...nooooooooo!!!! poi avrebbe dovuto vedersela con la concorrenza!
"....questo mi sembra il momento adatto per darsela a gambe....ritornerò a prendere quello che cerco la prossima volta...." fece per voltarsi quando andò a sbattere contro qualcuno o qualcosa.
"Ahi!!! Maledizione!" gridò finendo con le chiappe a terra.
Una figura in nero torreggiava davanti a lei.
"Scusa..." disse l'uomo rivelando la sua natura maschile "....ti ho fatto male? Però la colpa è tua che non guardi dove vai!"
Asha alzò lo sguardo verso il giovane...e se fosse stato uno sbirro?
I capelli di tenebra e gli occhi come quelli di un corvo negarono questa possibilità.
Lo sconosciuto, comparso dal nulla, le tese la mano senza la minima espressione.
"No grazie!" rispose secca e, facendo pressione sulle mani, si alzò con uno scatto da perfetta atleta.
Judas rimase ad osservarla per un momento, indifferente.
"Che brava! Sei molto abile...mi domando che ci fa una ragazza vestita in pelle nera....armata di frusta....vicino al cimitero!" disse notando l'oggetto che pendeva dalla sua fondina dietro la schiena.
"Questi non sono affari tuoi...!" esclamò e, prima che lui potesse reagire, si voltò allontanandosi in direzione di Lymahl...

"Hai da fare per il resto della tua vita?" Questa voce lo fece bloccare, un attimo, dalla cura della sua persona, ma notando che era la ragazza di prima fece un sorriso sornione e riprese a mettersi in ordine i capelli senza guardarla:
"Perchè?" disse solamente! In un modo alquanto strano era riuscito a catturarla ugualmente!
" Ti voglio come mio compagno di lavoro!" semplice e schietta.
OOOOohhhh...la cosa si faceva interessante!
Con l'unica intenzione di stuzzicarla un po' disse, mantenendo l'aria superiore e di sfida,:
" Se accetto tu che mi dai in cambio?"
" Non ti interessano i soldi e i gioielli che ruberemo?" Alzando un sopracciglio cominciava a non capire le sue intenzioni.
"No" Infatti rispose lui.
"Allora cosa?" era decisamente un tipo interessante ed estremamente utile!
Con un sorriso oltremodo preoccupante Lymahl disse:
"Il tuo corpo tutte le volte che ne avrò voglia!" Strafottente e furbo. Odioso nel complesso. Non gli era mai capitato uno così. Che doveva fare? Accettare o rifiutare?

Il ragazzo non fece in tempo ad udire la risposta, che fu scaraventato a terra da una figura scura con un'incredibile forza e altrettanta velocità. Lymahl socchiuse gli occhi per poter distinguere, tra le tenebre, i tratti del viso della figura che lo sovrastava, obbligandolo, sdraiato, sul freddo suolo del cimitero. Occhi grigi e screziati di giallo, capelli neri sfumati anch'essi di un insolito grigio arruffati in piedi, denti affilati e disumani messi in mostra da un ghigno sinistro e l'inconfondibile orecchino a forma di croce che dondolava ritmicamente appeso al lobo sinistro.
"Zaphir... ancora tu!"
" E chi volevi che fossi?! Come hai fatto a non accorgerti della mia presenza?! Le troppe donne hanno annebbiato i tuoi sporchi sensi di felino?!"
"Cos'è questa? Invidia, lupo solitario?!"
Effettivamente l'uomo assomigliava molto a un lupo: dalle fattezze fisiche e gli abiti scuri che portava al modo di muoversi e di agire.
"Se fossi in te non farei troppo lo spiritoso... Ti ricordo che grava una grossa taglia sulla tua testa e sai benissimo che io sono qui per questo!"
Tra i due calò un silenzio pesante, mentre la notte moriva tra le tombe...

Effettivamente aveva anche un po' ragione...quando si trattava di donne, i suoi sensi si concentravano unicamente su chi aveva davanti e se arrivava qualcuno non lo sentiva nemmeno.
Doveva stare attento a questo, ma Zaphir sapeva come trattarlo, è dai tempi che furono che cercava di prenderlo. Ricercato e pericoloso com'era aveva parecchi nemici! Anche se il motivo per cui il bel lupacchiotto lo cercava era vecchio e sepolto per Lymahl, per Zaphir e le ‘regali’ autorità che lo avevano ingaggiato affinchè lo prendesse, non lo era affatto!
"Ma dai! Non è poi così grave farsi la principessa e poi scappare una volta usata per bene! E' colpa sua che si è innamorata di me! Io non la capisco mica! Prima accetta la mia corte, accetta di venire a letto con me segretamente un paio di volte, ma quando mi stufo e dico che me ne sarei andato da qualche altra parte mi viene a dire che mi vuole per il resto della sua vita! Ma se io ho detto che sono stufo di lei, ed è la verità, che devo farci? L'unica è stata scappare! Che colpa ne ho se ora mi vuole o morto o vivo per espormi nel suo palazzo come trofeo di non so che? Perfino la taglia mi ha messo quella pazza! E pure alta! Bah. io non la capisco! Certo era bella , ma lo sanno tutti quelli che mi conoscono che io non mi lego mai a nessuno...amo la mia indipendenza, figurati se ora vengo con te!
Allora ti ho convinto? Mi lasci andare coro vecchio amico?"
"No!" Rispose l'altro ragazzo, poi aggiunse sbadigliando "Ma lo sai che mi ero dimenticato di quanto parlassi? Sei il solito esagerato!"
Nemmeno questa volta l'aveva convinto!
Pazienza, non gli andava di combattere di nuovo, si era appena messo in ordine , e poi doveva mettersi d'accordo con quella bella ladra! Se riusciva a mettere a punto l'accordo con lei sarebbe stato perfetto...così non si sarebbe più annoiato di notte, mentre di giorno avrebbe continuato a dormire! Guardò la ragazza accanto a se che ascoltava il tutto con un sopracciglio alzato!
Che strani esseri che esistevano al mondo! Ad un tratto la prese per mano e cominciò a correre più veloce che mai! Gridando infine "Alla prossima Lupetto caro!"
Saltò su un muretto, su un balcone di una casa ed infine sul tetto tirandosi dietro la donna che pensava di morire! I tetti erano il suo ambiente naturale....per stasera forse se lo sarebbe tolto di dosso, ma sarebbe ben tornato! Prima o poi avrebbe dovuto affrontare anche lui!
FINE CAPITOLO 2

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


SE FOSSI UN ANIMALE

ANIMAL INSTINCT

 

CAPITOLO 3
Incredibile.
Non aveva mai visto il cimitero così movimentato come quella sera!
Judas sorrise.
La cosa gli faceva uno strano effetto.
Sempre così silenzioso....così tranquillo.
Certo che quei due ed il tipo dai capelli grigi stavano portando notevole scompiglio!
"Allora!" disse comparendo dalle tenebre come sempre "Vogliamo fare un po' di silenzio? C'è gente che cerca di riposare in pace...e con voi nei paraggi la cosa non mi sembra fattibile!"
Avanzò con passo tranquillo e le mani nelle tasche del suo nero impermeabile.
Zaphir rimase ad osservare il nuovo arrivato, per un momento.
Era rimasto solo lui.

Il gattaccio pulcioso si era allontanato con la tipetta dalle chiappe fenomenali.
Se lo conosceva bene, sarebbe andato a consumare da qualche parte.
Mah...che tipo!
"Ebbene? Hai intenzione di restare appollaiato su quel muretto ancora per molto?"
L'uomo, in abito nero, ce l'aveva proprio con lui.
Ma che voleva?
Sputò un accumulo di saliva lungo la strada.
Balzò dalla sua postazione per farglisi contro.
Detestava quando qualcuno gli si rivolgeva in quel modo così di rimprovero...nessuno poteva permettersi di farlo.
Avanzò a passo spedito verso lo sconosciuto, ed in breve gli fu davanti.
Che occhi...

Pensò osservando le orbite nere dell'uomo.
Judas lo osservava immobile, come se la sua presenza non lo riguardasse minimamente.
"Non ti muovi nonostante sia a pochi passi da te...non temi che io sia una minaccia?" disse con un sorriso ringhiante.
"Canini notevoli!" commentò Il Corvo con sarcasmo "Comunque...ogni cosa che mi circonda è un potenziale pericolo per me...se mi muovo mi attaccheresti, se resto fermo lo stesso....se resto fermo spreco meno energie."
L'espressione di Zaphir era interdetta.
Ma che razza di tipo era quello? Beh peggio per lui, ormai aveva voglia di fare a pugni con qualcuno...ed il ManInBlack capitava a proposito!
Fece per muoversi in direzione del suo avversario, quando il suo olfatto percepì qualcosa...
Qualcosa di brutto...un odore stano...freddo, soffocante....di morte....
Si....quello sconosciuto aveva l'odore della morte....
Indietreggiò.

D'improvviso gli era passata la voglia di combattere con lui.
"Non mi piace il tuo odore..." disse inarcando un sopracciglio
"Davvero? Deve essere la nuova colonia....non mi sembrava tanto male"
Asserì Judas senza darci troppo peso.
Zaphir emise, quello che doveva essere, il verso di un sorriso.
"Ma che tipo strano....spero di non rivederti!" disse voltandogli le spalle.
"Mi spiace...ma qualcosa mi dice che non sarà così!"
Quella frase, sputata come una sentenza di morte, gli provocò un brivido lungo la schiena. Continuò ad allontanarsi facendo, finta di non averlo sentito, e scomparve nella notte.
"Peccato...era simpatico..." esclamò Judas avviandosi verso la sua dimora.

"Ti dispiacerebbe lasciarmi!!!!!" gridò Asha, con le guance in fiamme per la rabbia, mentre i loro corpi agili balzavano di tetto in tetto.
Lymhal si limitò ad ignorarla continuando a correre.
La Gazza decise che, quella situazione, si doveva concludere lì.
Con violenza strattonò il braccio, facendo mollare la presa al suo compagno di fuga.
Lei atterrò su un tetto, Lymhal su quello opposto.
"Ehi...che caratterino!" esclamò il ragazzo "Volevi farci ammazzare tutti e due?" domandò con sarcasmo.
"Vai all'inferno!" esclamò puntando i suoi occhi verdi su di lui "Ti avevo fatto una proposta...."
"Ed hai avuto la mia risposta...."
"Non scendo a compromessi!" affermò decisa "Un vero peccato...non te la saresti cavata male come ladro...non importa avrò meno concorrenza! E' stato...un piacere conoscerti...salutami il sacco di pulci dalla bava facile...e anche i simpaticoni scagnozzi di Mr. Machiavelli... " e gli mandò un bacio volante per poi allontanarsi di fretta dalla parte opposta. Con un'eleganza tipica dei ladri scomparve nella notte.
Come faceva a conoscere Machiavelli?

Si domandò Lymhal

Che diano la caccia anche a lei?....però...belle chiappe la brunetta!
Non sarebbe mai cambiato...per sua fortuna!

Peccato che fosse scappata così...le piaceva...tanto per cambiare...non voleva che reagisse così...e poi quel sedere lo avrebbe sognato finchè non sarebbe riuscito ad averlo.

No, non poteva lasciarla andare così, doveva fare in modo di rivederla e di entrare in squadra con lei come gli aveva proposto, dopo sarebbero venute anche le ricompense che sarebbe stato ben capace di prendersi, nessuna donna gli aveva mai resistito, bastava guardare come era finita con la principessina!
Solo una persona in questo momento faceva al caso suo; gli serviva uno che sapesse tutto su tutti, ogni cosa, un ficcanaso di prima categoria. E lui uno così lo conosceva fin troppo bene.
Quel grandissimo curiosone di Prince era veramente perfetto, quella sottospecie di scimmia conosceva di sicuro qualcosa sulla bella ladra.
Senza pensarci su un attimo decise di andare subito da lui, sapeva dove abitava e non gli era passata nemmeno per l'anticamera del cervello il fatto che a quell'ora tarda di notte potesse dormire ancora.
Ecco, era arrivato, per i tetti si fa sempre prima.
Balzando sul balcone della camera, dalle finestre socchiuse,(faceva estate ed era caldo) entrò silenzioso in camera e saltando nuovamente sul letto dove dormiva tranquillo il poveraccio che a momenti si sarebbe svegliato, e mettendosi a cavalcioni sopra di lui cominciò a fissarlo fastidiosamente finchè, colui che dormiva, non cominciò a sentirsi strano...come se qualcuno fosse seduto sopra di lui.

Aprendo gli occhi e trovandosi un ombra scura sullo stomaco gli prese un colpo così forte da farlo urlare e per farlo stare zitto, il 'gattino furbo', dovette tappargli la bocca di forza.

Il casino terminò solo quando la luce venne accesa e l'altro poté vedere di chi si trattava.
"Lymahl che cazzo ti è venuto in mente? Ti uccido la prossima volta!"

In risposta un sorrisetto ironico e provocante:" E pensi che potresti riuscirci veramente?"

L'altro si limitò a mugugnare qualcosa di incomprensibile per poi chiedergli seriamente che voleva.
" Voglio sapere tutto quello che sai su una certa ‘chiappe d'oro’ vestita di nero con la frusta che va in giro a rubare!"
"Ma hai idea a quanti corrisponda questa descrizione?" Si lamentò il ragazzo magrolino dalle narici larghe e i capelli metà rasati e metà a cresta fuxia. Un tatuaggio spuntava sul petto, una scimmietta.

Strano tipo...veramente strano...una specie di punk in miniatura e perfettamente innocuo!
" Ma lei è diversa...lei la voglio! Almeno devo togliermi lo sfizio, mi è scappata così abilmente....e poi quelle con carattere così forte mi attirano molto." Continuò Lymahl con la testa completamente su di lei.
"Mmmmm...vediamo...fra le ladre famose che si vestono come dici tu, usando la frusta ce n'è una che spicca abbastanza...ma possibile che tu abbia incontrato proprio lei? E' molto ricercata..."
"E ci credo, con quel fondoschiena che si ritrova..."
" Sempre uguale te...comunque si chiama Asha...è famosa per lasciare una piuma azzurra in ogni luogo che ruba...non riescono mai a prenderla ed è molto brava, nessuno sa dove viva però...se vuoi trovarla devi attirarla in qualche modo con qualcosa di costoso e prezioso e lei arriva di sicuro."

Parlarono un bel po' di lei finchè a Lymahl gli venne un idea e con aria furba disse:
"Come al solito mi sei stato di grandissimo aiuto! Grazie Prince. Ci vediamo!"
"Si alla prossima ragazza da rintracciare! " Lasciando capire benissimo che ogni volta che veniva lì era solo per chiedergli notizie su ragazze che gli resistevano! Erano poche effettivamente, ma c'erano!
Ok, la sua idea era geniale....ne era convinto...sarebbe bastato diventare ladro come lei, in modo da diventare suo rivale, e si sarebbe fatta viva lei con lui per affrontarlo, e allora, al momento giusto, le avrebbe fatto lui la proposta di allearsi...l'avrebbe conquistata a modo suo! Tanto era già ricercato con una grossa taglia a causa di quella vecchia storia della principessa...cacciatore di taglie più, cacciatore meno....per lui non avrebbe fatto differenza e gli sbirri erano tutti uguali! Se ce la faceva contro il Lupacchiotto simpatico ce l'avrebbe fatta contro chiunque!
FINE CAPITOLO 3

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


SE FOSSI UN ANIMALE

ANIMAL INSTINCT

 

CAPITOLO 4

L'uomo entrò titubante facendo tintinnare i campanelli posti sopra la porta del bazar.
"Entri pure" chiamò una voce di donna, profonda. Profonda ma molto vellutata.
L'uomo avanzò.
Con la valigetta stretta nella mano, osservava l'Intorno con circospezione. Era la prima volta che metteva piede in un posto come quello.
E' miracolososa...
Gli avevano detto
Non te ne pentirai devi provare...
E come uno stupido si era fatto convincere.
Aveva sempre avuto una specie di avversione per quel genere di cose.
La magia...la preveggenza...gli incutevano strani timori.
Non che ci credesse, sia chiaro, ma aveva sempre preferito non averci nulla a che fare.
Poi, quel giorno di una settimana prima, tutti i suoi colleghi gli avevano parlato di Bea la chiromante, detta anche 'La Vedova Nera'.
Avevano così insistito, che non aveva potuto tirarsi indietro. Sarebbe passato per codardo.
Allentò la cravatta per permettere all'aria di passare più facilmente. Che caldo lì dentro....o era solo la sua impressione?
"Venga avanti, signor Rottenmeyer...non abbia timore"
La voce lo incitò ad addentrarsi nel locale.
Una tenda separava la stanza di accoglienza da quella dove, la donna, svolgeva il suo esercizio.
Avanzò scorgendo una figura per metà avvolta nell'ombra.
Le sue mani, sottili e bianche come la neve, mescolavano lente un mazzo di carte.
"Benvenuto Rottenmeyer....si accomodi pure"
L'uomo obbedì, prendendo posto di fronte alla donna su un piccolo sgabello.
La bocca, dalle labbra rosse, era distesa in un sorriso appena accennato.
Era l'unica parte del viso che si offriva alla vista, il resto era celato nel buio.
Non avrebbe saputo dire l'età della veggente, ma la sua voce, per quanto giovane, aveva un che di maturo nell'inflessione. Doveva avere una trentina d'anni.
"Che lavoro fa, signor Rottenmeyer?" chiese continuando a mescolare il mazzo dal dorso nero.
"Dovrebbe dirmelo lei..." rispose non con una certa titubanza.
Sorrise.
"Posso predire le azioni e gli eventi, signor Rottenmeyer, non i mestieri"
L'uomo arrossì "Mi scusi...sono un po' nervoso...."
"Devo dedurre che è la prima volta, non è così?"
Annuì, poi aggiunse "Sono un impiegato di banca"
"Molto bene, alzi con la mano sinistra per favore" disse porgendo il mazzo.
Come lo toccò si rese conto che era gelido, nonostante lei lo avesse rigirato più volte nelle sue mani.
La cosa lo impressionò.
La donna prese le carte e le fece scorrere sul velluto che ricopriva il tavolo, di foggia rotonda. Erano con il dorso nero rivolto verso l'alto.
Prese la prima della fila e la girò poggiandola al entro del tavolo.
"Il Papa" disse toccandone la superficie "Lei è un uomo molto religioso, non è vero?" La sacralità della Chiesa è qualcosa che è radicato in lei fin da quando era molto giovane."
"S-si....è vero. Mia Madre era una donna di fede molto profonda...."
"Immagino sia stata lei ad iniziarla alla cristianità"
"Si"
"Voleva prendere i voti, sig Rottenmeyer, ma qualcosa lo ha impedito...." prese la carta successiva e la girò. L'Imperatore.
"....qualcuno la cui personalità era molto forte. Suo padre, non è così?"
"Esatto era dirigente di banca, e voleva che io continuassi il suo lavoro." l'uomo era stupefatto.

Aveva 'letto' la sua storia in 2 carte!
Ne prese una dal mezzo.
"Un momento...." disse l'uomo prima che lei potesse girarla." ....perchè non mi ha chiesto cosa volessi sapere? Avrei potuto chiederle di sapere qualcosa sull'amore o sul lavoro, perchè...?"
Si fermò nel vederla sorridere.
"Era quello che voleva conoscere?" domandò con una lieve inflessione ironica.
L'uomo abbassò lo sguardo.
"No..."
La donna girò la carta, posizionandola sotto le precedenti.
"L'appeso. Questo è il suo presente, signor Rottenmeyer. E' il suo stato attuale. Lei sta affrontando un periodo di sospensione e dubbio. Teme che tutto quello che finora ha fatto sia stato solo una perdita di tempo. E' insoddisfatto perchè non ha realizzato i suoi sogni"
"Lei...è davvero brava come dicono...."
"Non ho ancora finito...signor Rottenmeyer...."
Prese l'ultima carta. Quella che chiudeva la fila.
La tenne tra le mani un momento. Poi la scoprì.
La Morte.
"La fine" disse "La fine che a tutti spetta, un giorno o l'altro. Ai felici e agli infelici; ai buoni e ai cattivi; a tutti"
L'uomo osservò la carta come ipnotizzato. Un sorriso attraversò la sua bocca come un'ombra.
"Mi sta dicendo che presto morirò non è così?"
La donna non rispose. Rottenmeyer si alzò lentamente.
"Quanto le devo?" disse mettendo mano al portafoglio
"Nulla, a me non deve nulla....ma credo che debba qualcosa a sè stesso!"
L'uomo rimase ad osservare, per un momento, il suo viso coperto dall'ombra. Dove dovevano esserci i suoi occhi.
Sorrise. Non si era mai sentito così rilassato.
"Grazie di tutto signora Bea." E, detto questo, abbandonò il locale.
La donna rimescolò le sue carte, prese quella che rappresentava la morte
"Si..." mormorò "....l'acqua è il miglior modo per purificare sè stessi" e la rimise nel mazzo.

Un uomo uscì dall'ombra alle sue spalle.
Gli occhi fermi, con espressione di un gelo mortale.
"Tsk...sei troppo buona Betsabea" disse con sarcasmo
La donna non si voltò.
"Non mi piace spillare danaro ad un uomo morto."
L'uomo le si fece di fianco.
Alto. Dalle spalle forti e muscolose.
I capelli erano corti e brizzolati.
"Li hai trovati nella tua...sfera....?"
Chiese atono.
"Si, Jericho. Ho trovato gli elementi adatti al gruppo..." la donna volse il suo viso alla luce permettendo all'uomo, Jericho lo Squalo, di poter vedere i suoi occhi privi di vista. Bianchi come il vetro.
"Ok, Vedova...io ho del lavoro da sbrigare...." e si avviò all'uscita del bazar "...parla con Lion-ho delle tue visioni...e poi fammi sapere"
Uscì facendo tintinnare i campanelli.
Betsabea rimase ferma per un momento.

Lentamente abbandonò la sua postazione alzandosi con estrema calma.
L'abito nero, dai ricami sofisticati, scendeva morbido sul suo fisico perfetto, insieme ai suoi capelli lunghi e bianchi come la neve.
Avanzò tra i banconi del locale come se li vedesse davvero. Ma lei era cieca.
Con le dita sottili si versò un brandy.
"La Ruota della Fortuna gira per tutti...chissà per chi smetterà di ruotare questa notte, sotto il piombo di Jericho il killer?"

La chiave della toppa girò, con due scatti secchi, nella porta di legno che una volta aperta cigolò.
La ragazza entrò con passo morbido e leggero, sembrava volasse piano piano, nemmeno che toccasse il pavimento tanta era la sua grazie ed eleganza. Sembrava una farfalla meravigliosa.
Era appena rientrata dal turno di notte all'ospedale, ed era stanca, sarebbe andata a farsi un bel bagno rilassante e poi subito a dormire.
Faceva caldo quella sera e prima di andare in bagno, a spogliarsi e a pettinarsi i lunghi capelli, aprì la finestra della camera per trovarla più fresca dopo, mise nello stereo un disco di musica classica, 'Moonlight Sonata' di Beethoven, la mise forte per poterla sentire bene mentre si preparava per lavarsi. Andando in bagno lasciò la porta aperta per permettere alle, malinconiche e delicate, note del piano di entrare anche li.
Aprì il rubinetto della vasca per riempirla intanto che lei si preparava.
Si tolse il vestito dai mille colori pieno di volant e fiocchi che le donava molto, al suo posto indossò una vestaglia di seta con un motivo floreale sui toni del rosa, dal più chiaro al più scuro.

Andò davanti allo specchio e cominciò a struccarsi con il latte detergente, aveva un trucco appena accennato ma lei voleva essere in ordine anche per far il bagno. La pelle liscia e delicata era candida e bianca. Una volta struccata prese la spazzola e cominciò a pettinarsi i lunghi capelli lisci, color dell'oro.
Il volto manteneva un espressione dolce, mentre osservava i sottili fili che le ricadevano sul corpo, allo stesso tempo pensava.
'Chissà quando tornerò stanotte mia sorella. Asha sta sempre via di notte e non mi dice mai dove va, mi preoccupo sempre...non so che lavoro faccia, anche io a volte devo lavorare di notte, ma il mio è un lavoro semplice, perchè lei non mi vuole dire il suo? Mi mette sempre così in ansia, le voglio così bene, ormai siamo rimaste solo noi della nostra famgilia. So che lei mi vuole bene e non abbiamo certo problemi di soldi, ma non riesco a non preoccuparmi.' Aveva finito tutta la cura, si voltò e la vasca era bella piena, ci mise un essenza per riempirla di schiuma, essenza al fior di loto, delicato e leggero come lei.
Celine si tolse la vestaglia sottile e l'appese all'appendino per poi entrare, con grazia, nella vasca enorme ed immergersi nell'acqua calda, chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla piacevole sensazione del calore di quel bagno mentre le note della Sonata al Chiaro di Luna si espandevano sempre più veloci e frenetiche, violente quasi, con un fondo di allegria che veniva e andava. Ora ogni pensiero era lontano da lei, si stava rilassando come non mai e sia Asha che ogni altra cosa non la sfioravano più.
Celine sembrava realmente una farfalla tanto che, a volte, la sorella per scherzare la soprannominava Butterfly.
Le note erano alte, sembravano quasi che esplodessero ed era impossibile sentire ogni impercettibile rumore come quello che stava avvenendo fuori da casa sua, nel suo giardino e sempre più vicino a quella finestra aperta. Nel mondo dei ladri e dei killer, Asha era conosciuta e presa spesso di mira, tuttavia, era raro che individuassero la sua abitazione lei era molto abile nel non farlo scoprire a nessuno, ma forse una veggente molto brava l'informazione l'avrebbe anche potuta trovare per un killer bravo e pericoloso.
Asha non era ancora tornata e Celine si stava rilassando ascoltando la Sonata ed estraniandosi dal mondo nella vasca schiumosa.
FINE CAPITOLO 4

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


SE FOSSI UN ANIMALE

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CAPITOLO 5
Jericho entrò dalla finestra, senza il minimo sforzo, passando dalla scala antincendio.
Si addentrò con passi lenti, mentre lo stereo riempiva, con le note di Beethoven, l'ambiente.
Peccato dover uccidere una donna così bella.
Ma in fondo era solo un incarico come tanti, non poteva certo trascurare il lavoro per stare dietro alle follie di gente come Lion-ho e soci!
Estrasse la 537Magnun dalla fondina all'interno della giacca grigia.
Mise lentamente il silenziatore alla canna.
Nessuno l'avrebbe sentito.
I suoi occhi, colore del ghiaccio, erano fermi sui suoi movimenti.
Tutti ritenevano che non avesse paura di nulla, che non provasse nulla nell'uccidere qualcuno. Non sbatteva mai le palpebre, perchè doveva avere ogni possibile movimento sotto controllo.
Per questo era conosciuto come lo Squalo.
Avanzò in direzione del bagno.
La sua vittima doveva essere lì.
Vallo a capire perchè la volevano morta. Era solo una normalissima infermiera. Che potevano volere da lei?
Jericho aveva imparato a non porre mai domande ai suoi clienti. Per questo era così richiesto.

Celine si avvolse nell'accappatoio di spugna rosa. I capelli ricadevano grondanti sul tessuto.
"Ahhh!!" esclamò "Mi ci voleva proprio..." mise le pantofole ed uscì dal bagno che ancora era immerso nei vapori dell'acqua calda.
Avanzò di qualche passo prima di accorgersi di una figura estranea nella stanza.
"Oh mio Dio!" mormorò facendo cadere l'asciugamano con cui stava asciugando i capelli.
Jericho aveva la pistola puntata verso di lei.
"Non me ne voglia signorina...io vengo solo pagato!"
Improvviso, lo schioccare di una frusta, strappò l'arma dalla mano del Killer.
"Non ci riprovare bastardo!" minacciò una voce di donna, notevolmente decisa "E' stata di per sè una pessima serata....vogliamo concluderla in bellezza!?"
Lo Squalo si voltò in direzione della giovane. Per un attimo il suo viso lasciò trapelare un'espressione: la sorpresa.
"Asha la Gazza!" esclamò
"Ma va? Se sei qui dovresti già saperlo!" rispose a tono.
Che ci fa qui la Gazza?

Pensò il killer
"Allontanati da mia sorella!" minacciò la giovane, puntando contro di lui la sua stessa arma.
Le cose cominciarono a quadrare nella mente dell'uomo.
Mmh...A quanto pare i miei committenti ce l'avevano proprio con la Ladra...non posso ucciderla...lei è una del gruppo...merda ci perderò 50.000$...
"Ti muovi?" rincarò Asha con tono spazientito
"Credo ci sia stato un malinteso..." cominciò Jericho avanzando verso la giovane
"Non un altro passo bell'imbusto, o ti buco la pancia!"
"Potresti farti male..."
"Veramente....avrei detto il contrario....!"
Sgusciante.
Fu l'unico aggettivo che la giovane dai capelli bruni riuscì a pensare, nel notare il rapido movimento dell'aggressore.
In un attimo, Jericho, le si portò alle spalle disarmandola.
Senza scomporsi minimamente, rinfoderò la Magnum.
"Sono mortificato di aver creato spavento e scompiglio...buona serata!"
Ed uscì passando per la porta.
Asha era interdetta. E quello chi era adesso? Un altro dei mastini di Machiavelli? No....sembrava decisamente diverso....

Jericho si avviò per la strada buia e deserta.
velocemente compose un numero al cellulare.
"Vedova?...ho appena avuto un incontro ravvicinato con la Gazza...Dì a Lion-ho di decidersi a convocare quei ragazzi prima che si facciano male..." poi aggiunse "....un gatto....un corvo...una gazza....un lupo....una scimmia ed un rospo...notevolmente vario come gruppo...spero solo che siano all'altezza...." e scomparve inghiottito da quella notte senza fine.
FINE CAPITOLO 5

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


SE FOSSI UN ANIMALE

ANIMAL INSTINCT

 

 

CAPITOLO 6
Erano passati ormai un paio di giorni dall'incontro/scontro di Lymahl e di Asha, da quella volta non si erano più rivisti e lui era più che convinto di mettere in atto il suo piano per riavvicinarla...sarebbe diventato un ladro anche lui, e che c'era di male? Tanto era già ricercato per via della principessa!
La serata era appena iniziata e, Lymahl, aveva giusto finito di prepararsi per uscire e dedicarsi alle sue numerose ragazze.

Ad un certo punto un rumore attirò la sua attenzione, qualcosa aveva sbattuto contro il vetro della finestra, andò a vedere e vi trovò un biglietto attaccato fuori, era tutto nero e la scritta bianca.
Diceva: Ti aspetto a mezzanotte alla casa della veggente Vedova Nera. Lion-ho.
Solo questo.
"E chi cazzo è questo?" In un primo momento fu questa la reazione, ma dopo un po' che si girava e rigirava fra le mani il biglietto(l'aveva staccato dal vetro) potè constatare che se volevano attirare la sua attenzione, quello era il modo giusto. La curiosità del rosso era stata accesa.

Probabilmente era una trappola, magari proprio del Lupacchiotto...ma se riusciva a scappare sempre a lui, poteva cavarsela contro chiunque, questo si ripeteva sempre, ed era esattamente in questo modo che si cacciava nei guai dai quali doveva tirarsi fuori da solo. Non si preoccupava mai di nulla e nemmeno ora lo fece. Era decisamente un modo strano per attirare l'attenzione, ma ebbe successo, chiunque fosse questo fantomatico Lion-ho.

Avrebbe dovuto solo anticipare tutti i suo appuntamenti, ma all'invito non sarebbe mancato mai e poi mai. Sapeva di essere incosciente e troppo curioso, ma non gliene importava, anzi andava fiero di ogni sua qualità, era terribilmente vanitoso, lui non aveva difetti...era estremamente convinto di questo.
Con un'aria decisamente furba si infilò il bigliettino nella stretta tasca posteriore dei pantaloni aderenti di pelle rossa, che gli evidenziavano il bel sedere molto bene. Il busto era coperto da un top sempre dello stesso stile e stoffa, senza maniche, corto, aderente anche quello che lasciava scoperto una larga fascia di basso ventre dove si vedeva l'ombelico ornato dal piercing ad anellino e sul fianco un tatuaggio, un gatto che si accingeva a saltare addosso alla sua preda. Il top aveva una cerniera sul davanti al posto dei soliti bottoni che era tirata su solo per un quarto, il resto era slacciato lasciando una evidente scollatura. I capelli rossi e lisci erano ordinatamente pettinati e lasciati sciolti a ricadere sulla schiena, erano lunghi, il suo orgoglio maggiore. Gli occhi magnetici e l'espressione sicura di sé.

Era a dir poco bello.

Sapeva di esserlo e ne approfittava. Era ben consapevole di esercitare un notevole fascino sia sulle donne che sugli uomini, ovviamente non su tutti gli uomini, ma sulla maggior parte si.

Non temeva nulla perchè sapeva che in un modo o nell'altro se la sarebbe sempre cavata.
Con uno dei suoi soliti sorrisi sornioni e maliziosi che ricordavano, incredibilmente, un gatto randagio indomabile e imprendibile, uscì dal suo appartamento lasciandolo vuoto come ogni notte.

Il funerale di Bringer si svolse qualche giorno dopo. Gli amici del bar piangevano la scomparsa del loro compagno di bevute, durante la cerimonia funebre.
Judas osservava la scena in disparte.
Si muore tutti prima o poi... pensò ...io te l'avevo detto Bringer...
Il giovane era completamente vestito di nero. Come sempre. Maglia a mezzo collo, pantaloni di taglio classico ed un lungo impermeabile. Tutto rigorosamente in nero.
Come i suoi occhi ed i suoi capelli che sfioravano le spalle.
La gente lo osservava di sottecchi, commentando la sua presenza quanto mai inadatta alla situazione. Tutti avevano sentito quello che lui aveva detto a Bringer, la sera prima della sua dipartita.
...se sarai ancora vivo...”
Lo avevano sentito tutti al bar. E la voce si era sparsa in fretta.
Il corvaccio aveva portato sfortuna di nuovo.
Anche mentre il prete recitava il suo sermone di commiato, gli sguardi dei presenti erano puntati su di lui.
Vattene... sembravano gridargli vattene via....messaggero di Morte...
Era sempre così.
Ma non avrebbero potuto cacciarlo dal cimitero.
E con espressione impassibile, Judas, sostenne silenziosamente i loro sguardi.
Una folata di vento gelido smosse i suoi capelli e le fronde degli alberi intorno a lui.
Una strana busta nera cadde ai suoi piedi.
Il Corvo la raccolse.
Si guardò intorno, per capire da dove fosse piovuta.
Nessuno.
Niente.
"Molto strano..." disse prima di aprirla.
Era completamente nera e all'interno conservava un bigliettino in cartoncino nero.
Le scritte erano bianche.
Ti aspetto a Mezzanotte alla casa di Vedova Nera, la veggente. Lion-ho
"Lion-ho....?" ripetè a voce alta "...non mi sembra di conoscere nessuno con questo nome..." e ripose il foglio nella busta.
La cerimonia si avviò alla conclusione, mentre cominciarono a cadere le prime gocce di pioggia....

"Cioè tu dimmi se io non ti devo strozzare!!!!" esclamò Asha gettandosi sul divano dalla copertura ormai logora.
"E su Shay! Non tenermi il broncio in questa maniera...craaaa!".
Lo scantinato dove viveva Igor, il Rospo, era situato nei bassifondi della città.
Ospitava una serie di sconosciute, quanto costose, apparecchiature che rendevano il giovane uno degli Hacker più conosciuti nel giro.
"Ti ho detto già un milione di volte che mi dispiace!!! che devo fare ancora...craaa???"
"Dovrai scusarti all'infinito!!!! Prima quel tipo che fa le fusa e mi squadra il culo in una maniera indecente...poi il killer che vuole fare la pelle a mia sorella....poi mia sorella!!!!!!!!! Nemmeno ti immagini che storia assurda mi ha fatto quando le ho spiegato il mio...ehm...lavoro!"
Igor era seduto al suo computer e la osservava con un mezzo sorriso sulle labbra.
"Io te l'avevo detto di dirlo, a Celine, che eri una ladra!!"
Asha gli rivolse uno sguardo che parlava da solo.
"Ok...ok...!" si difese il ragazzo ritornando ai suoi marchingegni.
Portava un paio di occhialetti rettangolari, dalla montatura verde, e nascondevano un paio di occhi castani.
I capelli ossigenati, erano corti e a spazzola con una lunga treccina che scendeva sul collo completamente coperta di perline.
Indossava una t-shirt nera e un 'chiodo' di pelle verde in tinta con i pantaloni.
Si...era il non-plus-ultra del pessimo gusto.
"Allora..." aggiunse Asha, portandosi alle sue spalle, con notevole seccatura "...preparami un altro piano per il furto al cimitero...spero di non incontrare di nuovo quel ManInBlack...mette dei brividi...brrrr!!!!"
D'un tratto da uno dei tubi, che Igor usava come 'casella di posta', scivolò una lettera.
"A-ah! lavoro da fare....craaaaa!" velocemente agguantò la busta con la sua...lingua...
"Bleah...Rospo...quando fai così fai davvero schifo!" esclamò Asha, con espressione disgustata.
L'hacker aprì la missiva.
Stranamente era indirizzata a tutti e due....
"Asha...sapeva qualcuno che eri qui?....craaaa?" domandò il giovane, poi lesse "Vi aspetto a Mezzanotte a casa di Vedova Nera, la veggente. Lion-ho"
"Chi?" fece eco la Gazza.
"Forse è qualcuno a cui servono i nostri servigi...craaaaa!"
"Mi suona più come una trappola...."
"Beh...andare per saperlo! craaa!"

Guarda, scruta...continua a cercare senza farsi trovare, notare, abilmente sguscia contro la parete appendendosi ai rami bassi degli alberi e saltando sulla cima per stare ancora più nascosto ad osservare, spiare in pace senza essere visto e scoperta da nessuno.
Anche per quella sera Prince aveva saziato la sua sete di curiosità e conoscenza. Una spia davvero formidabile, imbattibile a trovare notizie segretissime e riservate. Gli bastavano poche ore e riusciva a trovare ogni cosa possibile che venisse richiesta. Non lo faceva per soldi o ricompense, a lui piaceva veramente tanto fare la spia, trovare informazioni utili e impossibili da avere per chiunque, sapere. Accettava comunque i soldi, doveva vivere in qualche modo...ma aiutato dalla sua agilità era unico nel suo genere. Non possedeva forza fisica, infatti per difendersi e combattere e cose del genere era una vera frana, ma per saltare e sgattaiolare via scappando senza farsi vedere era un asso.
Con la sua macchina fotografica fedele al collo si infilò velocemente nel suo appartamento, all'istante andò nella camera oscura a sviluppare immediatamente le foto appena scattate, ovviamente segretissime, e nel frattempo memorizzava alla perfezione le informazioni apprese in quel viaggetto di alcune ore notturne.
Ecco, le foto erano pronte, le mise ad asciugare appese ed uscì dalla stanza. Aveva un sorriso soddisfatto...classico sorriso da scimmia. Poi con quelle orecchie a sventola era proprio una scimmia umana...divertente! Il fisico magro ma agile e scattante, ossuto nell'insieme... poi le narici grosse e la testa metà rasata e metà a cresta fuxia completava il bel quadretto! Come stupirsi se veniva soprannominato Scimmia? Scimmietta dai suoi amici + stretti. Inoltre con il tatuaggio sul petto di una scimmia che si arrampica per cercare di salire sulla spalla era veramente spiccicato. Buffissimo!
Sotto la fessura della porta venne introdotto un bigliettino, una busta nera che attirò inevitabilmente la sua attenzione. Ovviamente non si fece domande, la sua curiosità divampava all'istante e lo aprì senza farsi troppi problemi. Nel piccolo cartoncino nero c'era una scritta bianca che diceva. 'Ti aspetto a mezzanotte alla casa della Vedova Nera, la veggente. Lion-ho'
Un nuovo sorriso furbo gli apparve sul volto scimmiesco...."interessante...veramente molto interessante...curioso direi....mmmm, bene bene...ho trovato che fare stanotte!" Il lavoretto di pochi minuti prima l'aveva finito in largo anticipo e aspettava ansioso qualcosa di nuovo da fare. Non aveva la più pallida idea di chi fosse Lion-ho ma poco importava, a mezzanotte lo avrebbe scoperto colmando anche quell'unica e piccola lacuna che gli mancava!

"Strano... davvero molto strano..."
Zaphir si rigirava tra le mani una busta nera dalle scritte bianche e appariscenti, seduto sul suo divano letto con le molle in bella vista. Doveva ammettere di abitare in un posto un po' squallido, ma per lui andava più che bene! In fondo era solo il suo rifugio per la notte...
Una roulot dissestata in un parcheggio abbandonato: lontano dalla gente, lontano da sguardi indiscreti, lontano da chiacchere infondate e fastidiose, lontano da tutto e tutti!
Si mise a pensare agli avvenimenti delle notti passate... prima l'incontro con Lymahl, poi con quel Corvo inquietante e infine lo scontro ravvicinato e involontario con lo Squalo con la faccia da killer.
Era stata una frazione di secondo e si erano urtati accidentalmente. Entrambi avevano larghe spalle muscolose e una gran fretta, e lo scontro era stato inevitabile.
"Guarda dove vai" si era limitato a dirgli l'uomo con voce atona.
Lui non aveva aperto bocca lanciandogli uno sguardo di sfida, mentre con un sorrisetto sarcastico metteva in evidenza la dentatura perfetta e letale. Lo Squalo aveva rispettato il suo silenzio e prima di andarsene gli aveva rivolto un ultimo sguardo. Uno sguardo che trasmetteva un gelo mortale. L'aveva osservato allontanarsi, augurandosi di non trovarsi mai sul suo cammino.
Era sempre così... gli bastava una sola occhiata e capiva al volo tutto o quasi della persona che si trovava di fronte. La sua vita gli risultava piuttosto monotona: erano poche, o addirittura inesistenti, le cose che riuscivano a sorprenderlo.
Per questo errava senza sosta alla ricerca disperata di emozioni forti... e in fondo al suo cuore sapeva fin troppo bene cosa stava cercando spasmodicamente...
Morte...
Era qualcosa che l'aveva sempre incuriosito e interessato, qualcosa che non aveva mai lontanamente provato e che cercava con tutte le sue forze! Un avversario all'altezza.
Non che Lymahl non lo fosse... ma sapeva fin troppo bene che, nell'animo conquistatore e pieno di sè di quel felino, c'era un sottile strato di bontà e buoni sentimenti che non gli avrebbero mai permesso di compiere un atto tanto fatale.
Ma dopo l'incontro di quella notte aveva cominciato ad avvertire una strana sensazione d'inspiegabile angoscia... Forse quello Squalo faceva proprio al caso suo... Osservò un'ultima volta la lettera per poi buttarla nella stufa accesa in fianco al divano.
"Penso proprio che non andrò..." sussurrò alzandosi in piedi e rivelando tutta la sua stazza fisica.
I muscoli scolpiti erano disposti armonicamente sul corpo tonico e virile, evidenziati dalla canotta aderente e dai pantaloni di pelle del colore della notte. Si tirò indietro con entrambe le mani i capelli spettinati dalle insolite sfumature mentre puntava gli occhi magnetici sulla porta della roulot. Prese la giacca, anch'essa di pelle e decorata dalla stampa di un lupo, dal divano rovinato posizionandosela su una spalla e con passo deciso uscì... Gli anfibi scuri si diressero con ritmo regolare verso la città, mentre sul viso si faceva largo un conturbante ghigno d'avorio.
Il lupo aveva lasciato la sua tana.
FINE CAPITOLO 6

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


SE FOSSI UN ANIMALE

 

ANIMAL INSTINCT

 

CAPITOLO 7
Puntuale come un orologio svizzero.

Prince era arrivato prima di tutti e, con sorriso soddisfatto proprio da scimmia, si guardò intorno portando la mano sulla macchina fotografica d'istinto, pronto ad usarla in caso di curiosità da soddisfare.

Non era ancora entrato, aveva la sensazione di dover aspettare qualcosa fuori, non sapeva nemmeno lui bene che cosa gli prendeva. Con gambe larghe ben piazzato in mezzo al giardinetto della casa suggestiva anche da fuori aspettava.

La cosa altrettanto curiosa era che lui solitamente si vestiva con vestiti punk, tutt'altro che comodi, e solo per le cosiddette missioni si metteva vestiti larghi e comodi sembrando un rapper in piena regola, se ovviamente non fosse per quei capelli!

Quella sera, teoricamente, non sarebbe dovuto andare in nessuna missione, ma solo parlare con qualcuno, tuttavia sempre d'istinto, aveva indossato i vestiti che usava per 'lavoro'. Curioso, molto curioso. Come era anche curioso Lymahl di sapere che cavolo ci faceva lì quella scimmietta spiona.

Dall'alto muretto della casa a fianco stava accucciato nella sua posa preferita proprio il bel rosso in perfetto ordine, sia di vestiti che di capelli.

Il posto era giusto e la sua voglia di conoscere chi mai fosse il mandante del biglietto era enorme, quasi quanto quella della scimmia davanti alla porta, al centro del giardino spoglio e deserto, alquanto bruttino a dire il vero.

Come anche per Prince, Lymahl aveva l'impressione di dover attendere fuori, immaginava come che chi stava dentro avrebbe saputo da solo quando farli entrare. Con aria sorniona il gatto continuò a fissare un punto fisso, che era la finestra del piano superiore della casa della veggente.

Due occhi. Solo questo si intravedeva. Due occhi dorati che ricordavano tanto quelli di un falco predatore. L'unica cosa che veniva in mente guardando quelle due fessure che spiccavano nell'oscurità della finestra. Il suo istinto non si sbagliava e ora gli diceva che qualcuno, o forse più di qualcuno lo stava aspettando là dentro, lui e non solo. E una vocina gli diceva che se non si fossero tutti presentati all'appuntamento quegli occhi di falco predatori si sarebbero precipitati a prendere di peso quella persona mancante all'appello.
Si, perchè ormai era sicuro che non era il solo ad essere stato convocato in quel modo assurdo e misterioso.
Bene, non aspettava altro che anche gli altri si facessero vivi.

Lion-Ho era seduto, immobile, nel salotto della casa di Bea la veggente. La sua chioma folta, colore ambra del grano, ricadeva ben sistemata sulle sue spalle. Il completo classico metteva ben in risalto le sue spalle larghe.

Con la mano sinistra continuava ad accarezzare la testa del suo bastone.

Interamente in argento, raffigurava il capo di un leone dalle fauci spalancate.

Bea era seduta su una grande sedia di vimini avvolta da un abito nero, oscillante di mille veli.

Squalo rigirava un bicchiere di Brandy nella mano, facendo ondeggiare il liquido che conteneva.

Altre due figure erano presenti con loro. Un uomo, alla finestra, che osservava l'intorno con maniacale attenzione, ed un altro intento a fare un solitario. Non si scorgeva la sua figura...non si poteva dire se era uomo o donna...In ogni caso loro tre formavano 'La Triade' o anche detto 'Triplo Concilio'.

"Due sono già arrivati..." mormorò Bea "...e gli altri non tarderanno a raggiungerli...".

Lion-Ho rispose con un basso respiro. I suoi occhi, nocciola chiaro, vagavano per la stanza immersa nell'oscurità interrotta solo dalla luce di alcune candele tremolanti.

"Spero che capiscano...." mormorò con la sua voce roca e un po' graffiante "...e spero che sappiano affrontare la situazione al meglio...".

L'uomo alla finestra rimase immobile nella sua posizione. A fissare l'esterno senza perdere il minimo di ciò che succedeva....nemmeno delle ombre

 

"Rospo....potevi almeno metterti qualcosa di meno appariscente!" esclamò Asha osservando il suo compagno che risaltava nell'oscurità con il suo classico completino verde!
"Ehi...questo è il mio abito migliore!!!!...craaaaa!" esclamò dandosi una sistemata al chiodo.
Camminavano a passo sostenuto lungo un silenzioso, quanto isolato, viale.
Al suo termine sarebbe comparsa la casa di questa misteriosa veggente.
Asha osservava l'intorno, con notevole circospezione.
Non le andava di essere colta di sorpresa.
La mano destra, impugnava saldamente la frusta.
"Visto che al cimitero non ti è andata bene...ora vuoi provarci anche qui?"
Una voce comparsa dal nulla fece sobbalzare entrambi.
Un uomo, quasi perso nell'oscurità dietro di loro, comparve facendosi illuminare dalla fioca luce di un lampione intermittente.
"Il tipo del cimitero!" esclamò la giovane mettendosi in difesa.
"Chi???...craa?" Rospo era interdetto.
"Tutti mi chiamano Corvo, ma puoi chiamarmi Judas se preferisci....sono il guardiano del cimitero...e mi piacerebbe sapere cosa cercavi a casa mia...!" chiese il ragazzo, portandosi al fianco della giovane, con un sorriso appena accennato sul suo volto dall'aria perennemente malinconica.
Asha lo osservò farglisi contro.
Non avvertiva pericolo dalla sua persona.
Ripose la frusta nella sua fondina.
"Sapevo che c'era qualcosa di interessante..." disse con nonchalance
Judas sorrise passando oltre
"Se lo dici tu..." continuò, poi aggiunse "...credo che la nostra destinazione sia comune...vogliamo proseguire...?"
La Gazza e Igor si scambiarono un'occhiata furtiva.
Il Corvo si era già avviato.
Si misero al suo passo.
"Io mi chiamo Igor...craaa....e sono un Hacker!".....


Gli occhi dorati, che ricordavano tanto quelli di un rapace, scrutavano con attenta scrupolosità senza lasciarsi sfuggire nulla poi, con la sua voce roca che sapeva anche raggiungere livelli altissimi in caso di bisogno, disse:
" Ci sono tutti tranne il Lupo."
Non si girò, attendeva l'ordine che sapeva sarebbe arrivato subito.
" Vai a prenderlo" La voce di Lion-ho gli arrivò in un sussurro, sapeva che non ci sarebbe stato bisogno di ripetere due volte un ordine.
Fly, così si chiamava il Falco, con un movimento deciso aprì la finestra davanti a se e già non si vedeva più.
Correva veloce in luoghi elevati ed alti, saltava e mentre faceva tutto ciò sembrava volasse dall'incredibile velocità.
Per questo si chiamava così, Fly, sembrava veramente un Falco, un Rapace che mentre volava alto in cielo continuava con i suoi occhi acuti e attenti a scrutare in basso, sul terreno ogni angolo nascosto e buio per vedere se trovava colui che cercava. Quando l'avrebbe trovato, sarebbe sceso in picchiata atterrando elegantemente sul suolo davanti alla preda.
I capelli castani e corti erano al vento perennemente sparati un po' da tutte le parti, la pelle abbronzata e un maglione attillato dal collo alto nero.

Indossava un paio di jeans tagliati al ginocchio, sfilacciati.

Sembrava molto giovane, ed effettivamente lo era, anche se nessuno, nemmeno Lion-ho sarebbe stato in grado di dire l'età precisa.
Ad un certo punto, fermò la sua ricerca con gli occhi fermando anche, allo stesso tempo con uno scatto impressionante, la sua corsa folle. L'aveva trovato.
Era in cima ad una casa alta. Gli piacevano le altezze, più era la distanza che lo separavano da terra e più si sentiva bene, a suo agio, nel suo ambiente naturale, ma allo stesso modo gli piaceva tuffarsi giù da quei luoghi vertiginosi, senza precauzioni, paura, aggrapparsi a nulla. Così fece ora, senza pensarci un attimo si buttò letteralmente giù mantenendo gli occhi aperti, senza paura di schiantarsi.

Con una grazia fuori dal comune atterrò davanti a Zaphir bloccandogli la strada, composto e senza nessun minimo dolore guardò fisso negli occhi l'uomo davanti a se e disse con la sua voce roca:
"Vengo per conto di Lion-ho. Hai un appuntamento con lui. Non è il caso di farlo attendere. O vieni di tua volontà oppure sarò costretto a portartici io. Scegli, basta che ti sbrighi che non è molto paziente il capo."
Ora la parola spettava al lupo.

Zaphir lo squadrò dalla testa ai piedi senza scomporsi minimamente. Davvero uno strano tipo... ma niente di così impressionante. Il lupo distolse lo sguardo avvilito. "Che palle...E se non avessi voglia di venire?!"
"Te l'ho già detto! Ti ci porterò io."
"Sei piuttosto monotono falco! Non ho una gran simpatia per gli uccellacci..." Zaphir si alzò lentamente mettendosi il giubbotto, per poi riprendere: "... quindi il nostro incontro finisce qui... addio!"
Lanciando completamente spiazzato l'avversario, il lupo, prese la rincorsa e si buttò giù dal palazzo. Fly sgranò gli occhi incredulo: l'uomo stava cadendo giù piano dopo piano con gli occhi chiusi e un ghigno a metà tra il diabolico e il furbesco.
"Si schianterà!" urlò il falco sconvolto e buttandosi a sua volta nell'impossibile tentativo di raggiungerlo.
Fly precipitava ad una velocità impressionante e con il suo fisico snello e slanciato pareva proprio un falco pronto a ghermire la sua preda.
"Cazzo! Non farò in tempo!" sussurrò fra sè, stringendo i denti in una smorfia di fallimento.
Poi con un gemito si curvò su se stesso e dalla schiena spuntarono un paio di agili ali dalle mille sfumature castane, che si aprirono aggraziatamente librandolo in volo. Con un ultimo scatto repentino nell'aria, riuscì a raggiungere Zaphir, afferrandolo saldamente per le possenti spalle. Infine atterrò dolcemente a terra, come se fosse appena saltato da un muretto. Lasciò cadere a terra il lupo con un gesto di stizza e incenerendolo con i particolarissimi occhi, ora di un giallo furente.
"Cosa ti salta in mente?! Sei impazzito?!" gli urlò dietro con la voce che si era fatta improvvisamente acuta e sgraziata.
Zaphir non riuscì a trattenere una risatina di scherno, mentre si alzava in piedi e si sploverava i pantaloni non curante.
"Non pensavo di essere un soggetto così importante per la vostra organizzazione... davvero interessante il tuo potere speciale!" concluse infine dandogli un amichevole pacca sulla spalla e incamminandosi in direzione della casa di Vedova Nera.
Il falco lo seguì con uno sguardo tra l'interdetto e l'incazzato, mentre le ali gli tornavano nella schiena lasciandogli il maglione stracciato. I due scomparirono alla vista accompagnati dai sussurri della gente e dai loro sguardi sconvolti.

Jericho osservò, per l'ennesima volta, l'orologio.
Mezzanotte passata da un pezzo.
"Io ho un lavoro da sbrigare...." sentenziò
Lion-ho non si mosse.
"Aspetterà" disse soltanto.
"Senti Lion..." cominciò Jericho "....quando ho deciso di lavorare per te...avevo messo ben in chiaro le cose! Se ho un lavoro vado. Punto."
"Si lo so." lo Squalo poteva sentire il graffio della sua voce sulla pelle. "Ma per questa volta farai un'eccezione. Ormai sono arrivati"
Jericho alzò lo sguardo al cielo, contrariato.
Eccheccavolo in meno di un paio di giorni aveva perso circa 130.000$ !!!!
"Spero in un rimborso spese!"
"Lo avrai."
La porta si aprì.
I giovani avanzarono nella stanza.
La penombra non permetteva loro di vedere al meglio.
La Gazza, Il Gatto ed il Corvo erano i più avvantaggiati: loro ci lavoravano nel buio.
"Benvenuti..." la voce graffiante di un uomo li raggiunse "...Bea...luce...."
La donna battè le mani una volta e la fiamma delle candele sembrò avvampare di colpo.
Lymahl socchiuse gli occhi un attimo per abituarsi alla nuova situazione.
Ora i presenti erano ben visibili.
"Wow...figa sta cosa! craaa!" mormorò Igor all'indirizzo di Asha "...deve essere un dispositivo sonoro, che riconosce solo il rumore emesso dalla donna..."
"Piantala!!!" la gazza lo fulminò con lo sguardo.
Già la situazione non le piaceva un granchè perchè c'era il Corvaccio...ma poi anche il sacco di pulci!!!!! questo era troppo!!! Già sentiva i suoi occhi che correvano sulle curve del suo didietro...!!!!
"Prego....siate i benvenuti miei giovani ragazzi...accomodatevi."
Un divano e due poltrone erano poste di fronte a quella occupata da Lion-ho.
Bea restava ferma sulla sedia in un angolo alle spalle del Leone.
Jericho le si fece al fianco.
Appena lo vide, Asha scattò. "TU!!! brutto lurido figlio di...."
"Si si...non infierire...." tagliò corto l'uomo
la Gazza stava per replicare, ma un gesto di Lion-ho la zittì bruscamente.
"I litigi a più tardi...ora...ci sono cose più importanti di cui parlare."
I giovani si accomodarono come era stato detto loro.
Lymahl si stravaccò sul divano allargando le braccia lungo lo schienale. Si guardava intorno con curiosità.
Prince si mise su una delle poltrone, stessa cosa il Corvo.
La gazza e Rospo si sistemarono accanto al Gatto.
Ovviamente il Rospo li divideva.
"Immaginavi che ci saremmo rivisti così presto?" Mormorò Lymahl alla giovane.
"Speravo di no!" la sua espressione era piuttosto pessima.
"Fly arriverà tra poco con l'ultimo membro di questa riunione." affermò Lion-ho.
Corvo lo osservava. Fisso. Come il suo solito.
Stranamente era uno sguardo insistente...aveva l'impressione di averlo già visto da qualche parte...
"Io e te ci siamo già incontrati..."
Sentenziò l'uomo, lasciando uno sguardo sorpreso sul viso di Judas.
"...Lo credo anche io...però è raro che mi dimentichi di un volto...." poi, come un flash, l'immagine comparve nella sua mente.
"...Il funerale..." disse
"Ma non mi dire? Ed io che credevo ad un party!" ironizzò Lymahl
Judas lo ignorò di sana pianta.
"...Era morto Fuster Lynx...l'uomo d'affari....lei era il suo socio!! Nadar Lion-ho!"
"Quel Lion-ho????????!!!!!" esclamò d'improvviso Prince "Uno dei fondatori della TechnoWorld e socio della Federal Unions Bank?????????"
Asha rimase di sasso.
"Quello a cui ho rubato quel Monet un paio di mesi fa!!!!" poi di colpo si tappò la bocca...."....ehm...ooopss!!"
Il Gatto sorrise sornione "Ehehe....ora ti tocca restituirglielo!"
"Non posso...l'ho venduto!!!"
"Lo so....a me!" si intromise Lion-ho.
La Gazza rimase di sasso per la seconda volta.
Rospo aveva gli occhi sbrilluccicanti
"La TechnoWorld?????" ripetè "Oh...signore io....Sono così felice di conoscerla!!! Uso tutte le sue apparecchiature!!! Sono le migliori!!!! craaaaaa!!!!"
"Rospo, stai sbavando!" ringhiò Asha disgustata.
"Shay!!! non puoi nemmeno immaginare le loro apparecchiature di cosa sono capaci!!!!! L'impero della TechnoWorld....è senza confini!!!"
Lion-ho sorrise "So di cosa siamo capaci...infatti non siete qui per parlare di me...comunque...attendiamo l'arrivo dell'ultimo membro. Il Lupo."

"Entra" La voce gli era tornata roca, dopo che aveva raggiunto un livello notevole di acuto. Fly si trovava dietro a Zaphir e non gli aveva staccato gli occhi di dosso, nemmeno per un secondo. Gli seccava che avesse dovuto mostrargli subito il suo potere speciale, ma del resto con uno così aveva avuto poca scelta!
La porta non era chiusa a chiave e si aprì subito rivelando una grande e spaziosa sala con divani e poltrone di pelle nera, sembravano tutte comode.

Davanti ad una delle lunghe finestre c'era una scrivania in marmo che, ad occhio, doveva essere molto costosa, come l'intero arredamento. Dietro alla scrivania c'era Lion-oh che lo fissava serio e tranquillo, con la sua voce graffiante disse:
"Accomodati pure su una delle poltrone libere."
Il lupo, come quella sera aveva già fatto diverse volte, preferì fare l'esatto contrario di quello che gli si diceva e disse sfrontato senza un filo di intimidazione "Preferisco stare in piedi."

A quelle parole il Falco ancora dietro di lui lo spinse, poi lo afferrò per la maglietta e avvicinando le labbra al suo orecchio fino a sfiorarglielo disse in tono basso e penetrante:
"Siediti. Non è bello contraddire il capo!"

Per finire, con una seconda spinta,  lo fece cadere sulla poltrona indicata dal Lion-oh poco prima.
"Grazie Fly, efficiente come sempre." Ringraziò il Leone.

Quando il ragazzo dai capelli sparati da tutte le parti si girò per dirigersi nella sua postazione preferita, davanti alla finestra che dava sul giardino, mostrò all'uomo dietro la scrivania la maglia nera dal collo alto strappata all'altezza delle ali. Capì subito che era successo e disse calmo e pacato.
" Fly, hai dovuto usare le tue ali per prendere il signor Zaphir?"
L'altro si girò a con i suoi occhi dorati, che non avevano paura di nulla, guardò Lion-oh e disse:
" Si, si era buttato giù da un altezza che lo avrebbe ucciso."
"Capisco, è un osso duro il Lupo, eh? Vai pure a cambiarti."
Dopo di che Fly uscì dalla stanza, per andare a cambiarsi come gli era stato detto.
Ora che erano tutti poteva dedicarsi ai suoi affari.
FINE CAPITOLO 7

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


SE FOSSI UN ANIMALE

 

ANIMAL INSTINCT

 

CAPITOLO 8
"Molto bene..." mormorò Lion-ho dopo che il suo compagno ebbe lasciato la stanza "...ora possiamo venire a noi...visto che siamo tutti."
Zaphir sputò nella ceneriera lo stuzzicadenti che teneva in bocca dicendo "Era ora! incominciavo ad averne piene le scatole..."
"Anche io comincio ad essere piuttosto curioso!" intervenne Lymahl continuando ad osservare l'arredamento.
"Allora verrò al sodo..." Lion-ho aveva i gomiti poggiati sul tavolo e le mani incrociate davanti al viso "....il problema è Machiavelli. Dogger Machiavelli. Credo che il suo nome vi sia famigliare..."
"E chi non lo conosce quel lurido porco...!" asserì la Gazza, assumendo un'espressione schifata.
"Avevo notato che anche a te non fosse nuovo" domandò Il Gatto alla Ladra
"Credevi di avere l'esclusiva?"
"Se è per quello...." intervenne Judas "...lo conosco anche io"
A questa affermazione, Lymahl, non potè nascondere un'espressione sorpresa "Cosa? e che vuole quel cane bastardo da un corvaccio portasfiga come te?"
"Non sottovalutate Judas..." la voce di Bea ammutolì i presenti "...il nostro Corvo ha molte qualità nascoste."
"Così nascoste che non le riesco a vedere...!"
"...Molte cose non possono essere viste con gli occhi...vero Judas?" il sorriso della Vedova era assolutamente ammaliante "....perchè non dici loro...cosa vedi ora?...."
Lo sguardo di Lymahl si fece sottile, quasi di sospetto.

Anche la Gazza e Prince e il Rospo lo osservavano interdetti.
Judas lanciò uno sguardo tagliente alla Vedova "Smettila Bea, anche tu puoi vederli!" disse roco.
"Oh no..." rispose con il suo sorriso "....io posso solo percepirne, in minima parte, la presenza...e posso predire gli eventi...non posso vedere i morti."
"Che???" La voce di Lymahl aveva raggiunto un tono acuto "Che fai tu??"
Il Corvo sospirò pesante e rassegnato "Posso vedere...gli spiriti...le anime...i morti che ancora viaggiano sulla terra...."
Il silenzio calò per un momento.
"Muahahahahaah!!!!" la risata del Gatto esplose come una bomba "Oh...questa sì che è buona!!!"
"Guarda...che puoi percepirli anche tu…" l'affermazione di Judas lo fermò "...chiudi gli occhi....concentra i tuoi sensi sullo spazio che ti circonda...concentrati sulla sensibilità della tua pelle....non senti...quel tocco leggero?"
Lymahl aprì gli occhi di soprassalto. Aveva avvertito qualcosa. Una presenza diversa da quella degli occupanti della stanza.
Sentì la pelle arricciarsi a quel contatto.
Judas lo osservava fermo. "Ce ne sono 6 adesso." disse "La tua casa è piuttosto infestata Vedova."
"Il corvo può essere definito 'Tramite'." concluse Lion-ho "...una specie di messaggero...e Machiavelli sapeva benissimo cosa farne."

"Ok, abbiamo capito il motivo per cui voleva Judas, ma perchè invece vuole noi? Io lo conosco Macchaivelli ma non ci ho mai avuto nulla a che fare! Perchè ci vuole tutti far fuori?" Ad aver parlato era Prince, acuto com'era non si era fatto sfuggire nulla, osservava dappertutto e ascoltava con maniacale attenzione ciò che si dicevano. Ne aveva sentito parlare molto di Macchiavelli e della sua banda, sapeva che lui solitamente dava la caccia cercando di far fuori tutti coloro che in qualche modo rappresentavano una minaccia per lui e i suoi scopi, ma Prince non ci aveva mai avuto a che fare, perchè mai era stato convocato insieme agli altri lo stesso?

" Se avete un po' di pazienza,  vi spiegherò cosa lui voleva da voi e cosa invece voglio io." Rispose pacato Lion-ho.

"Si anch'io sono curioso, craaaaa!" Ad aver parlato ora era il Rospo, che ricevette subito una gomitata da Asha per farlo zittire.

" Il gatto, immagino che scappi da lui perchè è il suo istinto a dirglielo."

" Ed invece?"

"Invece dovresti scappare perchè tu sei per lui uno scomodo individuo, potresti seriamente mettergli i bastoni fra le ruote, un domani...e da quello che so ora, mi sa che stai già cominciando involontariamente!"

"Solo perchè sto per diventare un ladro?" disse Lymahl cominciando a seccarsi al pensiero di quel cagnaccio.

" Certamente." Non si scomponeva per nulla al mondo Lion-ho, aveva molto da dire quella sera ma la notte era lunga. Spostò la sguardo penetrante sulla Scimmia, che prima gli aveva fatto la domanda:

" Tu, invece, gli sei scomodo perchè potresti arrivare a scoprire cose su di lui che lui vuole assolutamente tenere segrete. Fra le spie e gli informatori sei piuttosto famoso, hai una qualità fuori dal comune."

Gli altri ascoltavano in silenzio, questa volta nessuno interrompeva più, capivano che la cosa era più seria di quello che pensavano e che gli interessava molto più delle apparenze.

In seguito venne fuori che Rospo era il più famoso sulla rete virtuale elettronica e computerizzata, il più abile ad infiltrarsi in ogni sistema di ogni tipo, era scomodo per vari motivi facilmente intuibili. Invece la Gazza era una ladra famosa e molto brava, non era scomoda solo a Macchaivelli!

Mancava solo il Lupo, che attendeva la sua spiegazione con impazienza, voleva andarsene , effettivamente non gliene importava molto di tutto ciò, qualunque fosse stata la proposta finale non avrebbe accettato, nessuno l'avrebbe preso, nessuno l'avrebbe domato, se la sarebbe sempre cavata da solo.

Oltre al motivo sul Lupo, mancava anche ciò che accomunava tutti quanti con Lion-ho e cosa mai volesse da loro.

 

La villa rinascimentale sorgeva maestosa su una delle colline che dominavano la città.
Su quella opposta alla sua era ben visibile il maniero del suo rivale.
Della sua spina nel fianco...
Del suo tormento...
....il maniero di Lion-ho.
Dogger Machiavelli osservava il panorama, dall'enorme finestra del suo studio.
Quella sensazione di dominio, su tutto e tutti, era la cosa che più lo faceva sentire bene.
Il sapore del potere.
Era ottimo.
Appena avesse preso il controllo della città...avrebbe fatto radere al suolo la casa di Nadar...di castello doveva essercene uno solo.
La porta alle sue spalle si aprì lentamente, facendo entrare una strisciante figura di piccola statura.
"Mio...ssssssignore....." chiamò l'essere dalla lingua biforcuta.
"Allora, Aristis, mi porti delle novità interessanti....?" la voce profonda e roca attraversò l'intera stanza arrivando alle orecchie del galoppino.
"Sssssi....mio sssssssignore......fresssssche fresssssche....."
Machiavelli ruotò la sua enorme poltrona, in modo da poterlo guardare bene negli occhi.

Era un uomo di statura tozza ma incredibilmente robusta.
I capelli erano ben tirati indietro dalla gelatina, che li rendeva lucidi sotto le luci.
Gli occhi erano piccoli e stretti, di un marrone scuro.
Il suo aspetto massiccio era poi corredato da uno stomaco notevolmente prominente, e veniva celato dal suo completo gessato di taglio classico.
"Avanti che aspetti? stupida serpe...."
"Mio....ssssssignore.....i nosssstri informatori hanno confermato.....sssssono tutti riuniti a casssssa della veggente....!"
"Tsk!!!!" esclamò prendendo uno dei sigari cubani dalla scatola "Quello stupido di Nadar! Credeva di fregarmi?" lo accese creando una nuvola di grigio fumo attorno al suo viso "Eh...eh....chiama i ragazzi...dì loro di andare a fare una bella visitina dalla VedovaNera..."
"Con quali ordini....?"
"Dì loro...di fare un po' di casino....ma niente di che....mettere scompiglio...sfasciare la casa....cose così...diamogli un avvertimento!"
Aristis, la Serpe, fece un cenno col capo ed uscì rapidamente sulle sue gambette deformi di nano.
Dogger tornò ad osservare la città nel suo splendore notturno...
"Si...." disse cacciando una nuvola di fumo "....presto sarai mia...."

Lion-ho si stava accingendo a spiegare la sua offerta quando tutti i presenti spostarono di scatto lo sguardo verso le finestre, attenti, gli occhi erano ridotti a fessure, la mente concentrata sui sensi che volevano avvertirli di qualcosa. Il loro istinto li aveva messi in allarme.
Lymahl, senza rendersene conto, si alzò in piedi fulmineamente mettendosi in posizione d'allerta, era la stessa sensazione che ogni volta l'avvertiva che stavano arrivando la banda di Macchiavelli. Di quei cani rognosi.
"Finalmente un po' di divertimento" disse leccandosi le labbra il Lupo. Aveva sentito anche lui qualcosa e, sebbene non si sentisse minimamente minacciato, l'esaltazione di abbattere qualcuno che a sua volta voleva qualcosa di sbagliato da lui lo invadeva.
Gli altri si limitarono ad alzarsi e prepararsi a qualcosa che nemmeno loro sapevano esattamente.

La Gazza mise la mano sulla sua frusta e Prince, che sapeva bene che nn aveva abbastanza forza per affrontare qualcuno, si rannicchiò dietro il Gatto, proprio come una scimmia!
Lion-ho non si scompose nè si alzò, si limitò a dire senza mutare il tono della sua voce graffiante:
"Non preoccupatevi, ora siete miei ospiti e non è bene che gli ospiti si scomodino. Si occuperanno dei nuovi arrivi i miei ragazzi”.
Nella stanza arrivò subito Fly dicendo che c'erano visite, si era cambiato e, come gli altri, aveva sentito la minaccia non molto pericolosa, che il suo istinto trasmetteva. Lo squalo si alzò e disse calmo e pacato:
"Andiamo ad accoglierli, ormai dovrebbero esserci!" Si diresse verso la porta poi si girò lanciando uno sguardo al terzo membro della Triade che poco fa faceva solitari esterno a qualunque cosa: "Vieni?"
"Si" l'unica cosa che disse.
La Vedova Nera non si scomodò ad avvertire del futuro che aveva appena visto, non ne valeva la pena con loro tre. Che bisogno c'era di dire cose che sapevano tutti già?
Fly era già posizionato sul tetto della casa, il posto di massima altezza...per lui era essenziale stare in alto, la sua potenza aumentava sempre di più.
Jericho uscì dalla porta normalmente, non aveva bisogni particolari, la pistola era pronta per essere usata.
Chissà che tecniche particolari avrebbe usato invece il terzo misterioso componente della squadra…
Non si sarebbero mai fatti trovare impreparati, tanto più che erano arrivati gli ospiti!

Le tre RollsRoyce nere correvano silenziose lungo il viale alberato che conduceva alla villa della Vedova.
La prima aveva tre strani occupanti al suo interno.
Le altre due erano cariche di Mastini, così erano chiamati gli scagnozzi di Machiavelli, armati di tutto punto: mitra, pistole e altri gingillini interessanti.
Ma ritorniamo alla prima vettura....quella più interessante....
"Sniff....sniff...." un giovane dai capelli biondi e gli occhi scuri annusò l'aria, poi sorrise "...ci stanno preparando il benvenuto...sento la puzza dello Squalo lontano un miglio."
Gli rispose una voce di donna, leggera e molto suadente "Non sei contento, Black Jack? Rivedrai il tuo compagno di giochi!"
Il biondino sorrise nuovamente "Chissà chi la spunterà stavolta...se lo Squalo o lo Sciacallo...eravamo in parità l'ultima volta!"
Il terzo occupante non aveva tanta voglia di scherzare.
"Mi domando perchè diamine non li facciamo fuori e basta! A che serve mettere un po' in disordine la bettola di quella megera?"
affermò sbuffando.
"Megera?" fece eco Jackarta, detto Black Jack, "Ma dico l'hai vista bene? Gliela darei volentieri io una ripassatina alla signora Vedova!"
"Tsk...tipico commento maschilista!" rispose la giovane "...e, comunque, sono ordini di Dogger....quindi non possiamo fare altro che obbedire!"
"Umphf..."
La villa si intravedeva in lontananza.
Ancora pochi attimi e sarebbe stata una vera baraonda.

Le macchine arrivarono nel piccolo spiazzale, davanti alla casa della Vedova Nera; si fermarono con un frenone che lasciò segnacci sull'asfalto.

I primi a scendere furono i mastini delle altre macchine, mentre i tre della prima se la presero con più calma. Lentamente e con pacatezza uscirono dall'auto e fissarono sicuri di loro i tre uomini della Triade. La donna corse con lo sguardo su Fly nella sua solita postazione, lo Squalo fu puntato come era facilmente prevedibile, dallo Sciacallo. Mentre il terzo fu squadrato da capo a piedi dall'altro componente silenzioso che stava in macchina. Il Ghepardo. Aveva i capelli mossi lunghi fino a metà schiena legati in una coda bassa. La pelle dorata grazie all'abbronzatura, occhi altrettanto dorati, corpo atletico e muscoloso. Era soprannominato il Ghepardo perchè era velocissimo nei movimenti e a correre, ogni mossa che faceva, specialmente mentre combatteva, era così veloce che non si vedeva nemmeno, solo un altro alla sua altezza poteva stargli dietro, uno come il terzo componente della Triade rimasto nell'ombra finora.

Si distingueva dagli altri perchè lottava solo corpo a corpo, non si serviva mai delle armi o di aggeggi speciali. La sua forza e basta.

Le eterne battaglie. Si divertivano. Indubbiamente.

I primi ad attaccare come era prevedibile furono i mastini, quei cagnacci bavosi troppo precipitosi. Di loro si occupò facilmente Jericho abituato con gente di ben altra potenza e forza. Presto riuscì a metterli fuori combattimento.

Ora toccava ai tre più interessanti.

Fly puntò con i suoi occhi penetranti e acuti ai quali non sfuggiva mai nulla, la donna dai modi suadenti e languidi. Si mise in posizione di picchiata, come quando si apprestava a spiccare il volo da uno dei suoi soliti posti elevati, da lì sopra aveva puntato la preda e non l'avrebbe mollata, finchè non l'avrebbe presa.

Senza difficoltà si buttò giù dall'edificio in picchiata, la donna si era posizionata, era pronta a riceverlo.

 

FINE CAPITOLO 8

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


SE FOSSI UN ANIMALE

 

ANIMAL INSTINCT

 

CAPITOLO 9

 

"Black Jack..." mormorò lentamente Jericho, portandosi davanti al suo avversario di sempre nonchè concorrente sul lavoro.
"Squalo!" salutò il biondo a sua volta "E' da parecchio che non ci vediamo. Ti trovo in piena forma non c'è che dire!"
Il killer accennò un sorriso sarcastico "Grazie del complimento sacco di pulci! Anche io ti trovo bene!"
"Già mi sono tenuto in allenamento in questi ultimi tempi! Aspettavo, con ansia, di poter riprendere la nostra sfida....dove eravamo rimasti l'ultima volta?"
Senza dargli il tempo di reagire lo Squalo lo mandò disteso con un calcio poderoso.
"Stavi perdendo!"
Lo Sciacallo sorrise, rimettendosi in piedi.
Con un serie di capriole si portò alle sue spalle colpendolo alla schiena.
"Non mi sembrava!"
Eh si! erano fatti così! I loro duelli erano una serie di batti e ribatti frenetici seguiti da battute di spirito.
Lo sciacallo aveva uno spiccato senso dell'umorismo e, lo Squalo, gli teneva degnamente testa!
"Ehi....ti spiace se mi tolgo la giacca?" disse infine Black Jack " Con quello che l'ho pagata....dovrei fare fuori altre venti persone per potermela ricomprare!"
Nell'ambiente, Black Jack, era stato soprannominato lo Sciacallo per il suo gioco poco pulito. Di solito evitava di sporcarsi le mani direttamente ma sfiancava il suo avversario incutendogli timore con minacce e altre bassezze, poi, quando era più vulnerabile, arrivava a dargli il colpo di grazia.
Spietatamente.
"Tsk! Non hai perso l'abitudine degli abiti costosi!"
"Beh...un killer si vede da quello che indossa!"
Sorrise di nuovo e gli si fece contro correndo.
Lo squalo si liberò velocemente della sua giacca che gli impediva i movimenti, restando con una maglietta grigia aderente.
Le sue spalle larghe risaltavano notevolmente, insieme al suo fisico possente e asciutto.
"E tu non hai perso il vizio della palestra!"

La figura che era rimasta nell'ombra, fino a quel momento, si fece avanti con passo felpato e sensuale. Una donna... e che donna!
I capelli notturni le ricadevano ricci e ribelli sulle spalle, mettendo in evidenza la scollatura che dava un'ampia veduta delle forme generose, fasciate in una tutina di pelle nera. Gli occhi ambrati di un giallo surreale e incorniciati dalle folte ciglia stavano studiando attentamente l'avversario. Una mano dalle unghie perfettamente curate si appoggiò con grazia sul viso del colore dell'ebano, mentre le labbra carnose disegnavano un sorriso diabolico.
"E' da tanto che non ci vediamo... come te la passi?"
"Mai stato meglio. Noto con piacere che non hai perso il tuo egocentrismo, Pantera!"
"Dura non essere gli unici protagonisti nella giungla, eh?"
"Bando alle ciance, donna! Fatti sotto!"
"Non ti ricordavo così cavaliere, Jason! L'esperienza insegna..."
L'aria si era fatta rarefatta e una stana tensione aleggiava tra i due. Come di qualcosa in sospeso che va al di là dei soliti combattimenti irrisolti. I due si squadravano con astio, attendendo uno la mossa dell'altra, quasi mancasse ad entrambi il coraggio. Ma quell'attesa non era di certo mancanza di coraggio, bensì inconsapevole desiderio che le cose tornassero come prima...

"Comincio a spazientirmi..." ringhiò il Lupo scontroso.
"A chi lo dici! Voglio andare anch'io a divertirmi là fuori!" sospirò il Gatto.
"Volete stare un po' zitti?! L'attesa è snervante per tutti!" urlò la Gazza, non riuscendo più a sopportare le loro lamentele.
Dopo averle rivolto uno sguardo strafottente, Zaphir continuò: "Ehi, Lion-ho! Invece di fare il misterioso, spiegami perchè sono qui ora e perchè ci hai chiamato!"
"Già! Anch'io sono curioso..." gli fece eco Prince.

Atterrando tirò un potente calcio alla donna in piedi che lo guardava, che attendeva il suo arrivo. La colpì ma non cadde, sembrava non avergli fatto nulla.

La donna, dai lunghi capelli neri dai riflessi verdi, incassò il colpo come fosse stato una carezza e, prima che Fly si rimettesse in piedi in posizione,  lo afferrò da dietro bloccandolo con un filo di nylon sottile, ma forte, intorno al collo.

" Ti ho preso caro il mio Falco!" Gli occhi verdi scintillavano di eccitazione...troppo facile.

…Non era mai così facile prenderlo, avrà di sicuro qualcosa in mente!

Si disse la donna. E non si sbagliava. Con un lampo pericoloso nello sguardo, il Falco, disse con voce roca...non l'aveva ancora alzata nei suoi acuti che possono sfondare i timpani se vogliono.

" Sei sicura che tu hai preso me? Io credo sia l'incontrario!"

Dopo di ciò, con le mani, artigliò le belle gambe di lei e affondando le unghie fino al sangue strattonò con forza facendola cadere  con lui sopra. In men che non si dica Fly era in piedi davanti a lei con la mano ad artiglio  davanti al suo volto:

" Allora, cosa dici ora Mantide?"

La donna, senza dubbio bella, preferiva non perdere i suoi modi eleganti e sensuali nemmeno in quella posizione. I suoi modi e il metodo di lotta ricordava incredibilmente una mantide, per questo era chiamata, il suo vero nome era Ladyhell, piuttosto strano anche quello a dire il vero, ma la rendeva molto affascinante.

Lei ammaliava con la sua bellezza e prendeva le sue vittime da dietro stritolandole o con il filo o con le braccia in modo da imprigionarle e ucciderle come meglio preferiva. Era molto agile, come tutte le donne.

" Io dico che questa situazione non mi dispiace...sei piuttosto bello anche tu, sai?" Fly strinse ancora di più gli occhi per poi dire: " Non m'incanterai, con me non funziona e lo sai benissimo!"

"Bè, io ci provo lo stesso!" Dopodiché, con un colpo di reni, si rimise in piedi davanti a lui.

La lotta era iniziata e, come sempre, nessuno prevaleva sull'altro, non c'era uno che primeggiava, raramente si ferivano, si limitavano a schivare colpi, a saltare, lui  ad atterrare in picchiata su di lei, lei lo prendeva da dietro, lui le sfuggiva...erano veloci, ma più che la velocità, colpiva di loro le strategie nella lotta e nei movimenti.

 

Intanto in casa l'impazienza cresceva.

Lion-ho restava immobile ad osservare lo svolgersi dello scontro da dietro le vetrate della villa della Vedova.
Zaphir ringhiava osservando la scena. Avrebbe voluto menare qualche colpo anche lui.
Picchiettava nervoso le dita sul braccio.
"Calma Zaphir...avrai anche tu il tuo daffare..."
"Se lo dici tu....comunque ora sono stanco di aspettare. Non vorrai mica farci sorbire tutto lo scontro senza dirci il motivo della nostra presenza qui spero!"
La frase del lupo trovò d'accordo anche gli altri presenti.
"Molto bene..."
Con un colpo secco Nadar chiuse le tende, isolandoli dal resto della battaglia che fuori infervorava.
"Allora...il motivo per cui vi ho fatto convocare è quello di formare una squadra...L'obbiettivo di Dogger Machiavelli è quello di conquistare l'intera città...e io non intendo lasciarglielo fare." si alzò lentamente e, con portamento elegante, si avvicinò alla Vedova "Dopo attente ricerche abbiamo stabilito che voi siete i più adatti a tenergli testa!"
"E se la cosa non ci interessasse?" domandò il Gatto, con espressione sorniona
"Allora...potete dire addio all'intera città e anche alle vostre vite. Se non siete con Machiavelli siete contro di lui....e quindi un pericolo. Non vi lascerà liberi e tranquilli."
"Tsk!" sbottò il Lupo "Della città non me ne frega un accidente e men che meno di quel sacco lardoso di pulci"
La gazza ci rimuginò sopra.
"Cosa ci guadagniamo noi?"
"Ottimo senso degli affari dolcezza!" esclamò Lymahl
"Voi sarete ben stipendiati e finanziati nei...ehm...vostri lavori...."
"Vuol dire che avrò una super attrezzatura informatica??? craaaaaaa?" domandò Rospo, con gli occhi lucenti.
"Si, esatto!"
"Ed io continuerò a fare la ladra...indisturbata, anzi...con la vostra benedizione?"
"Si!"
Una proposta davvero niente male....avrebbero accettato?

"Ed io avrò gente importante e situazioni particolari da spiare e trovare informazioni?" questo invece era Prince, che cominciava a trovare la cosa più che positiva...fin ora quelli che l'avevano contattato era tutta gente di poca importanza, che non l'avevano pagato molto, ma a parte la paga non si era mai divertito molto perchè le situazioni e le cose che doveva fare erano troppo facili per lui e non lo impegnavano in tutta la sua bravura e agilità di spia.

Lion-ho era famoso, importante, ricco, temuto e odiato...un sacco di nemici da eliminare...se aveva ben capito, loro in squadra, avrebbero dovuto occuparsi di far crollare completamente la società concorrente alla sua, quella di Machiavelli, di null'altro. Eliminarlo definitivamente in modo da lasciar libero il teatro per lo spettacolo del leone, divenuto re grazie a loro.

Non era male come proposta...si, faceva per lui...il suo aiuto sarebbe stato prezioso e determinante, come anche quello di tutti gli altri.

Non ci pensò più di tanto, la scimmia accettò subito all'istante.

Lymahl si mise a fissare il capo con sguardo sornione carico di sfida...anche se avrebbe rifiutato, non avrebbe perso nulla perchè la sua vita era già resa un inferno grazie a Machiavelli e alla sua banda di cagnacci bavosi, che ogni notte cercavano invano di farlo fuori...per lui non sarebbe cambiato nulla.

Ma se avrebbe rifiutato, non avrebbe più avuto scuse per stare con la Gazza, quella donna doveva essere sua, doveva togliersi lo sfizio! Inoltre, aveva appena scoperto cose interessanti riguardo il corvo...perchè non accettare? Si sarebbe divertito sicuramente di più di ora. Sarebbe stato lui a rendere la vita impossibile agli altri. Poi avrebbe potuto far vedere a tutti quanto valeva...pavoneggiarsi per bene...e l'importante era che non si sarebbe più annoiato nè di notte nè di giorno, anche se lui, di giorno, dormiva e basta.

" Anche per me va bene" non era comunque il tipo, da tirarsi indietro davanti a nulla e odiava rifletterci più di tanto. Ora, il suo sguardo, si posò prima sul lupo...probabilmente lui nn avrebbe accettato, l'unico suo obiettivo era di catturarlo e consegnarlo alla principessa e non avrebbe mai rinunciato all'incarico...difficile che accetti di entrare in squadra proprio con lui...ma Zaphir sapeva stupirlo sempre!

Poi lo sguardo inquisitorio andò sul rospo accanto...lui era già nella squadra, si capiva benissimo dalla faccia da pesce lesso che aveva, già si immaginava le attrezzature nelle sue mani! I

n seguito posò gli occhi penetranti su quelli della Gazza. Anche lei probabilmente avrebbe accettato, a lei bastava continuare il suo lavoro indisturbata...ad ogni modo, se lei non sarebbe venuta, anche lui se ne sarebbe andato, non ci sarebbe stato più gusto.

Infine arrivò a guardare anche il Corvo, che quella sera, gli aveva fatto provare quella sensazione strana, era più interessante di quel che sembrava...non sapeva se avrebbe accettato o meno, non riusciva proprio ad immaginarlo.

" Vedo che la proposta non vi lascia indifferenti...bene...ne approfitto per dirvi che, ovviamente, le volte in cui dovrete unire la squadra, per qualche 'colpo' particolare, naturalmente avrete a disposizione un mio appartamento per tutti voi che vi ospiterà insieme tutti i giorni necessari per organizzarvi alla perfezione. Mi sembra di aver pensato a tutto, in quell'appartamento ci sarà ogni cosa che vi potrà servire, attrezzature, apparecchiature, tutto, e se manca qualcosa non avrete che da chiedere. Per mettervi in contatto con me, basterà venire dalla Vedova e sarà tutto a posto." Con calma e pacatezza diede loro ogni informazione necessaria, infine disse con un sorriso obliquo:

" E voialtri che ne dite?"

 

Il Rospo sorrideva come se gli avessero appena messo tra le mani un pacco di succulente caramelle tutti - gusti e gli avessero detto 'Sono tutte tue: sbafati!'.
"Accetto!!!! accettoaccetto!!!!" ripeté con foga agitando una mano.
"E piantala, che si era già capito da come lo guardavi!" esclamò Lymahl restando ben stravaccato sul divano.
"Accetto anch'io..." affermò la Gazza in tono solenne. Il Gatto non poté non trattenere un sorriso sornione di compiacimento, la giovane continuò dicendo "Spero mi forniate dei buoni bersagli, signor Lion-ho"
"Ma certamente...però mi toglierò dalla lista...!" rispose il leone con un sorriso.
Judas era rimasto in silenzio ad osservare le decisioni degli altri.
Cosa avrebbe dovuto fare? Lui che vedeva la Morte...avrebbe aiutato un gruppo di vivi....?

Sospirò sonoramente.
Non sapeva il motivo per cui Dogger lo volesse nel suo gruppo...ma la cosa non gli piaceva. E, per scoprire il perchè e tenergli testa, l'unica soluzione era unirsi al Leone, ‘padrone buono’ della città...
"Va...bene..." mormorò, tendendo lo sguardo basso sul pavimento e le mani poggiate sulle ginocchia.
"Come?" fece eco Nadar
"Ho detto che va bene...il Corvo si unisce a voi."
Allora sì, che ci divertiremo vero Uccellaccio?

Pensò il Gatto, osservandolo con un sorriso intrigante.
Restava solo il Lupo.
Ora toccava a lui decidere.
E, forse, non sarebbe stata una decisione positiva...
FINE CAPITOLO 9

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***


SE FOSSI UN ANIMALE

 

ANIMAL INSTINCT

 

 

CAPITOLO 10
La riunione speciale, la prima di una lunga serie a quanto sembrava, era appena finita. Ognuno aveva preso strade diverse, quella sarebbe stata una notte di riflessioni.

Lymahl camminava solo sopra dei tetti di case isolate....i suoi luoghi preferiti.

Aveva lo sguardo assorto, ripensava a ciò che era accaduto....certo, era una cosa che avrebbe dato da pensare a chiunque, ma la sua mente non era stata catturata dalla proposta di Lion-ho, che forse gli avrebbe cambiato la vita, ma di ciò che era successo con il Corvo.

Per un istante, grazie a lui, aveva visto le anime dei morti....era stata una sensazione incredibile. Gli sarebbe piaciuto riprovarla, ma credeva che non ci sarebbe più riuscito da solo, ma soltanto in presenza di Judas.

Soffi caldi ma allo stesso tempo gelidi...inspiegabili visioni lontane intraviste per sbaglio che, forse, esistevano solo nella sua mente.

Non aveva importanza, non aveva paura, anzi gli piaceva terribilmente, gli piaceva tutto, era troppo divertente. Non si sarebbe mai stufato della sua vita!

 

TOC TOC!

"Avanti" disse la voce acuta al di là della porta. L'uscio della stanza privata si aprì, mostrando un uomo  sui 23 anni, abbastanza giovane, dalla muscolatura perfetta e ben scolpita, un corpo atletico invidiabile, due occhi azzurro gelo, pelle chiarissima, capelli bianchi da albino ordinatamente pettinati che gli sfioravano le spalle, sguardo perennemente feroce e minaccioso, vestiti bianchi striati di nero.

Affascinante, dannatamente affascinante e pericoloso, faceva semplicemente paura al solo guardarlo.

Con voce bassa e controllata disse:

" Principessa Eloise, il cacciatore di taglie, che aveva ingaggiato tempo fa per il signorino Lymahl, chiede di farsi ricevere. E' qui fuori, lo faccio entrare?"

La ragazza, che corrispondeva al nome e al grado da lui conferitole, rispose sorridendo calma:

" Il Lupo? Certo, non farlo aspettare; lo sai, Tigre, che lui non ha pazienza!"

Dopo un breve inchino, la pericolosa guardia del corpo della principessa di quel piccolo regno sconosciuto, uscì per poi rientrare subito con Zaphir accanto.

La ragazza, piuttosto giovane ma già con una carica così importante, fissava l'uomo che le parlava senza mostrare molto timore o rispetto nè per lei nè per la Tigre, così chiamato da tutti perchè ricordava incredibilmente sia d'aspetto, che modi di fare la famosa tigre bianca siberiana.

Eloise, effettivamente si stava scaldando, stava già cominciando a fumare, un po' per quello che le stava dicendo, un po' per il modo in cui glielo diceva, non si era nemmeno prostrato ai suoi piedi, osava guardarla perfino dritto negli occhi, era troppo sfrontato quel Lupo!

Lei, la meravigliosa principessa, famosa per i suoi isterismi, capricci nonchè narcisismi le cui caratteristiche ricordavano assurdamente quelle di una barboncina viziata, doveva essere trattata così da uno qualunque? Non ci stava affatto.

Mentre Zaphir le parlava lei si guardava allo specchio , era una fissazione di lei....amava osservare i suoi bellissimi riccioli biondi, la sua candida pelle vellutata, i suoi grandi occhi verdi, il suo splendido fisico perfetto e magrissimo, aggraziato ed elegante. Acconciata e agghindata a dovere, doveva ricevere solo rispetto, ed invece quel tipo lì non era soggetto al suo fascino prorompente! Nemmeno le sue curve magnifiche avevano alcun effetto! L'avrebbe pagata per questo!

" Ehi, tu, comune essere semplice umano! (doveva studiare meglio le materie oltre che limitarsi a guardarsi allo specchio) Come osi parlarmi così....ma lo sai chi sono?"

Sull'altro non ebbe alcun effetto ciò e si limitò a rispondere seccato:

"Ma hai capito quello che ti ho detto?"

Eloise diventò di tutti i colori infine, verde di rabbia, gridò:

"AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH!!!!!!!!!!!  COME MI HAI CHIAMATO????? MI HAI DATO DEL TUUUUUUUUUUUUU???????!!!!!!! ME LA PAGHERAI PER QUESTO BESTIACCIA PELOSA!!!!!!!"

Zaphir senza scomporsi:

"A parte il fatto che non ho tutti sti peli che mi affibbi tu....io ti chiamo come voglio, visto che tu non sei la mia principessa visto che non sono di qua! E infine: hai capito che ho nominato Lymahl????"

A quel nome, per un attimo, smise di respirare, come se qualcuno avesse bloccato il video registratore, avesse messo il ferma immagine solo su di lei, appena riuscì a sbloccarsi, da verde per la rabbia che era, diventò nera, occhi rossi e un aura malvagia circondò il suo corpo...come dire...era furibonda il triplo di prima, quel nome era deleterio!

" COSA HAI DETTO?!?! QUEL MALEDETTO GATTACCIO...COSA!?!!!!?????"

Ecco, non aveva capito nulla di quello che le aveva detto il Lupo.

Con pazienza finita le tornò a dire che aveva ricevuto una proposta più vantaggiosa della sua, ma che coinvolgeva anche Lymahl e che avrebbe dovuto lavorare con il Gatto a volte. Per l'eterna rivalità non sapeva se accettare, doveva dare la conferma l'indomani.

Finalmente qualcuno li interruppe, prima che iniziassero a scannarsi visto che la principessa era uscita di senno sentendo nominare il suo maledetto seduttore e abbandonatore! Isterica era dire poco!

La Tigre bianca siberiana, chiamata a volte Ty, intervenne, calmando con la sua voce penetrante i due:

" E' un ottima occasione. Accetta e fai il doppio gioco. Così sarà più facile prendere il Gatto. Riceverai la tua grossa ricompensa e potrai fare quello che vuoi, continuare a lavorare per Lion-ho oppure startene per conto tuo."

Il Lupo non gradiva che gli si dicessero cosa doveva fare e infatti disse:

"E perchè dovrei fare così?"

" Perchè finchè non ci porti Lymahl, vivo o morto, lavori per noi e devi fare quel che ti viene richiesto gentilmente....visto che alla fine verrai adeguatamente pagato!"

Zaphir si indispettì per queste parole e per il tono che non ammetteva repliche, ma aveva ragione la Tigre, lui purtroppo, non era stupido come la principessa....non gli rimaneva che eseguire. Sputando a terra come faceva sempre quando era seccato, uscì senza dire altro e nemmeno salutare. In quel momento, un urlo ovviamente di rabbia si levò nuovamente dal palazzo. Era la principessa Eloise, il Barboncino reale per prenderla in giro, che non aveva ugualmente gradito tutto ciò!


Judas, si congedò dal gruppo allontanandosi con il suo solito modo silenzioso.
Erano usciti passando da una porta secondaria, essendo che nello spiazzo lo scontro infervorava ancora.
Camminava, con le mani nelle tasche del suo impermeabile nero, lungo un vialetto secondario.
Da lì si sarebbe immesso sulla strada principale e preso un taxi al volo...oppure era meglio farsela a piedi. Avrebbe camminato e non pensato a nulla per un po'...oppure avrebbe pensato a tutto.
Il vento notturno smuoveva le foglie degli alberi, intorno a lui e i suoi capelli di pece.
Avrebbe voluto restare da solo....ma Loro non lo lasciavano mai. Camminava e Loro camminavano con lui...si fermava e si fermavano anche Loro....vivevano con lui la Loro eternità ultraterrena.
E poi c'era Lei....
Non la vedeva sempre...ma solo quando il tempo per qualcuno era scaduto...e veniva a prenderselo... come era successo con Bringer...
Non ricordava di preciso da quanto li vedesse...ma era molto piccolo. Suo padre, il vecchio guardiano, lo rimproverava perchè non gli credeva.

"E' questo che ti ho insegnato???" e giù un altro schiaffo più forte del primo "ti ho insegnato ad essere un bugiardo? Se tua madre fosse ancora viva si vergognerebbe di te...."
"Ma...io la vedo la mamma....e lei mi crede...."
"Taci!!! la mamma è morta hai capito? Morta!!!"

Quel ricordo riaffiorò alla sua mente, improvviso e forte, come un colpo di vento...e gli sembrò, che quella sferzata d'aria fredda, lo schiaffeggiasse come faceva suo padre.
All'inizio non capiva chi fossero e perchè suo padre non li vedesse...poi vide Lei...vicino a suo padre...e nemmeno allora lui gli credette...morì il giorno dopo.
Judas capì.
Capì anche suo padre...e, una notte, comparve ai suoi occhi chiedendogli scusa.
Lo chiamavano il Messaggero di Morte...non avevano tutti i torti.
Arrivò davanti ai cancelli del cimitero...la sua casa...
Una luce fioca proveniva dalla sua abitazione. La osservò con sospetto.
Chi c'era?

Lui aveva spento tutto prima di andare dalla Vedova.
Aprì lentamente la porta, ed entrò...
Una figura, in abito porpora lungo, gli dava le spalle ed era illuminata dalla debole luce di una candela consumata.
Un fisico perfetto.
Capelli, lunghi e scuri, scendevano lisci sulla sua schiena.
Un profumo inconfondibile aleggiava intorno a lei...un profumo che, Judas, non avrebbe mai potuto dimenticare, ma sperava non avrebbe sentito mai più...
"Ester...." chiamò lentamente.
La donna lasciò intravedere il suo profilo e le carnose labbra, tinte di un rossetto di fuoco, risaltarono alla luce della fiamma.
"Judas..."
"Cosa fai tu qui?"
"Ero tornata in città...mi sembrava carino salutarti..."
"Non avresti dovuto..."
"Volevo. Non sei felice di rivedermi ,Corvo?"
Il giovane non rispose, ma il suo sguardo lasciava chiaramente presagire la risposta.
Ester sorrise "Il tuo sguardo impassibile è sempre lo stesso. Nulla può turbarti, vero Judas?"
Falso! Assolutamente Falso! Voleva darlo a credere a tutti ma...la sua sola essenza al muschio bianco lo confondeva...
"Perchè sei tornata?"
"Lavoro...."
"Che genere?"
Sorrise di nuovo, mostrandogli interamente il suo viso. La pelle scura...gli occhi nocciola....calienti come solo quelli di una Spagnola sanno essere...Ester Ibanez...
"Non essere così curioso...la curiosità uccise il Corvo imprudente..."
Non rispose.
Si avvicinò lentamente. La scollatura ampia, del suo vestito, ne fasciava le forme morbide, i capelli oscillavano come onde ai suoi passi.
Erano vicinissimi.
"No encontre ojos asì, como los que tienes tu..." mormorò con la sua voce sensuale prima di baciarlo.

Un bacio lungo...pieno di passione e fuoco...le loro labbra si unirono in una danza lenta che Judas non aveva mai dimenticato...
Lei si separò, osservandolo con sguardo di sfida...
"Sapevo di non esserti indifferente..."
"Non lo sei mai stata...vattene Falena, prima che ti uccida come ho promesso di fare tempo fa...."
Sorrise.
Prese il mantello nero che aveva lasciato su una sedia e si allontanò dicendo
"Sono tornata per prendermi ciò che voglio..."

 

"Vada al diavolo... se non fosse per il patto di sangue che mi lega a lei avrei già girato i tacchi!" pensò il Lupo osservandosi i polsi, segnati da due profonde cicatrici che li percorrevano trasversalmente.
Si mise le mani in tasca, continuando per la sua strada assorto nel silenzio di un boschetto.
D'impulso annusò l'aria, sentendosi minacciato da un nemico invisibile. Poi si fermò di colpo, in posa di difesa, annusando con più attenzione, ma niente si presentava ai suoi scrutanti occhi grigi. Spazientito sollevò le spalle riprendendo il suo cammino...
-Stupido... non si è accorto della mia presenza! Mi dispiace averti sopravvalutato cagnaccio!-
Una voce lugubre e sinistra sibilò dal nulla, mentre due occhi vitrei e sproporzionati di mille verdi osservavano Zephir, allontanarsi nell'oscurità.

Lentamente scese dall'albero su cui era nascosto, strisciando sulla corteccia con circospezione per poi accucciarsi a terra, in attesa.

Gracile di corporatura e di media altezza, con una carnagione dal colorito piuttosto insolito e tendente al verdastro.
D'un tratto estrasse la lingua fulmineo, ritraendola immediatamente nella sua deformità, per poi inghiottirsi un insetto che era malauguratamente passato di lì in quel momento.
-Ricorda Zaphir... il Camaleonte non perdona!-
E sibilata quell'ultima frase al vento, si gettò all'inseguimento del Lupo, mimetizzandosi tra le fronde degli alberi.


-Zaphir!-
Il Corvo urlò nella notte, rizzandosi a sedere sul letto, con uno scatto, ancora madido di sudore. Cercò intorno a sè guardingo, cercando l'ombra del Lupo, ma non riuscì a scorgere nulla nel buio profondo e quasi irreale della sua camera.
Erano rarissime le volte che si concedeva qualche ora di sonno, e quella era una delle rare eccezioni... era stata una giornata stancante e ricca di colpi di scena, ma forse non avrebbe dovuto addormentarsi.
Quando si lasciava cullare da Morfeo, subito le voci dei morti si facevano più presenti e insistenti, costellando le sue notti di incubi... e quella sera tra loro c'era Zaphir...


Il Ghepardo si rigirò nel letto, cercando un po' di pace ed infine si arrese, aprendo gli occhi. Si alzò lentamente scoprendosi e accostandosi alla finestra, mostrando le sue nudità al sole appena sorto. Si stropicciò gli occhi pigramente, per tornare finalmente conscio della realtà.
Gli tornò in mente lo scontro a casa di Lion-ho e poi... poi?
Merda! Non se lo ricordava cosa era successo dopo!
Si guardò intorno, smarrito, e il suo sguardo fu attirato da un biglietto imbevuto di profumo:
*Sei sempre stato bravo in certe cose, Jason! Grazie di avermi permesso di curiosare un po' nella tua vita privata di felino... è stato molto interessante! Un bacione e in gamba! Tua miciona*
Il tutto coronato dal segno delle sue labbra.
-ARGH! Pantera, questa me la paghi!- e, urlando infuriato, uscì dalla sua camera portandosi appresso un paio di pantaloni e sbattendo la porta con forza.
C'era cascato di nuovo... succube del fascino della bella felina...

Il ticchettio dei suoi tacchi risuonò ritmico nel corridoio della villa.
TAC-TAC-TAC-TAC....
Aveva un passo cadenzato, ma molto deciso.
Avanzò fino a trovarsi nel fondo del corridoio.
Aprì, con slancio, entrambe le porte della stanza che si trovava di fronte a lei.
Un uomo fumava un pregiato sigaro, seduto dietro un enorme scrivania.
I capelli erano tirati indietro. Lucidi di gelatina sotto i lampi che provenivano dall'esterno.
Si stava preannunciando un temporale.
La stanza era al buio.
Ma distingueva come fosse stato pieno giorno la figura che era presente.
"Ben arrivata...sei in ritardo" ringhiò l'uomo tenendo il sigaro tra i denti.
"Avevo una visita da fare..."
L'uomo sorrise.
"Grazie per essere venuta..."
"Figurati...mi hai proposto un lavoro, ed io ho accettato!"
"Il tuo compito è semplice...la mia squadra di assalto contro Nadar è troppo sguarnita...mi serviva un altro elemento..."
"Cosa devo fare?" la sua voce sensuale accarezzava le orecchie di chi la sentiva, come fosse stata di velluto.
"Uccidere Nadar Lion-ho!"
La donna rimase silenziosa. Poi aggiunse "Il mio compenso lo sai!"
"Si certo. Lui è tutto tuo...anche se avrei preferito averlo dalla mia parte..."
La giovane sorrise.
"Molto bene. Allora siamo d'accordo...."
"Quando avrò bisogno di te ti chiamerò. Le riunioni avvengono nella sala al piano terra."
Lei gli voltò le spalle.
La loro conversazione era finita.
Si avviò all'uscita con il suo ritmico ticchettio quando Doggher disse
"Bentornata in città...Ester!"
Un tuono rimbombò cupo all'esterno della villa.

La camera reale della principessa era illuminata solo da qualche candela....la luce era andata via a causa del temporale che esplodeva all'esterno, nel palazzo erano tutti al sicuro, a parte la luce che continuava ,da un po', ad andare e venire. Poco importava, c'era un'atmosfera meravigliosa, si potrebbe definire magica se non fosse per i tuoni che sembravano inscenare un film cupo dell'orrore.

Distesa nel letto a guardare fuori dalla finestra, assorta, c'era Eloise, la principessa. Questa volta calma e tranquilla, non presa da qualche capriccio o a tormentare quella sua povera guardia del corpo.

Era sera e il tempo, da fuori, trasmetteva malinconia persino alla ragazzina  narcisista ed egoista.

Era sola, Ty l'avevano mandato a cercare di rimettere in sesto il contatore della luce, in vano probabilmente...dei fili sembravano recisi da delle banali forbici...il temporale sembrava non centrare nulla.

Il corpo, minuto e dalle indubbie belle curve, di Eloise era vestito di una graziosa camicia da notte, azzurra, ricamata e piena di fru fru e volant. Le stava d'incanto.

I capelli dai splendidi boccoli biondi ora erano sciolti e sparsi sul lenzuolo di seta sempre azzurro, in questo momento di abbandono in cui era incantata dalle gocce grosse che cadevano fuori.

Era inconsapevolmente bella, bastava che non si curasse del suo aspetto per diventare ancora più attraente di come lo era sempre.

Ora sembrava addirittura che il suo caratteraccio fosse mite e socievole...sembrava...per metterla a 'cuccia' l'unico rimedio era ipnotizzarla!

Era tranquilla, si sentiva al sicuro, il tempo non permetteva a nessuno di avvicinarlesi per farle nulla e anche se la Tigre non c'era al momento non si spaventava, nessun pazzo le avrebbe tentato di far nulla, di sicuro. Ma come si sbagliava!

D'improvviso, un'ombra venne illuminata da un lampo, seguita dal rombo assordante del tuono. Dietro la finestra stava una persona, era sotto la pioggia e la guardava...solo gli occhi si intravedevano luminosi, due fessure.

Ebbe il tempo solo di sussultare prima che la finestra, grande, della camera si spalancasse...era troppo facile senza la Tigre....non era poi così divertente....Eloise si affidava completamente alla sua forte guardia del corpo e non aveva paure o timori, era convinta che nessuno mai potesse toccarla e arrivare a lei, nemmeno tenendo delle finestre normali senza rinforzi o allarmi particolari. Ma non aveva calcolato la furbizia e l'ingegno degli altri esseri della notte.

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!”

Solo un urlo prima di cadere fra le braccia del rapitore priva di sensi...non era stupido chiunque esso fosse, conosceva l'impossibile carattere della principessa che seppur piena di soldi era anche piena di capricci...se qualcosa non le andava bene sembrava un indemoniata!

Ora al buio era stato facile narcotizzarla e rapirla ora, innocua com'era, potevano scappare sotto la pioggia correndo veloce incurante dell'acqua che li bagnava entrambi....quando si sarebbe risvegliata, chi l'avrebbe sentita, la ragazzina che tanto odiava questi modi bruschi, a venire bagnata così?

Chi era quel pazzo che preferiva le sue urla isteriche e avere come nemico la Tigre Bianca tanto temuta da tutti, piuttosto che vivere in pace?

 

Ty, appena udì l'urlo inconfondibile della principessa, corse nella sua camera dicendosi che non avrebbe comunque dovuto lasciarla sola...non c'era luce ma solo buio, ma lui vedeva ugualmente attraverso la notte, sapeva orientarsi. Come temeva trovò il letto vuoto e la finestra aperta, la finestra dalla quale entrava pioggia a tutto andare.

Il ragazzo provò ad uscire per vedere se riusciva a trovarla nei paraggi, ma dopo aver girato a vuoto, strafondo com'era, non gli rimase che andare dalla regina, la signora madre della ragazza che viveva lì, e avvisarla dell'accaduto.

Appena vide i capelli gocciolanti, come i vestiti e lo sguardo furente della Tigre, la signora, dai lunghi e setosi capelli bianchi lasciati morbidi  e mossi sulla schiena, capì che era successo.

Chiuse gli occhi respirando profondamente, nemmeno attraversata dalla preoccupazione dimostrava gli anni che aveva, giovane donna meravigliosa e regale, rispettata da tutti che già conviveva con un dolore immenso, il dolore della perdita del marito, misteriosamente scomparso e ucciso da non si sa chi.

"No, Eloise non doveva toccarla. E' me che vuole, il mio cuore, il mio amore, non i miei soldi, non mia figlia, non la fama, non la corona, ma me, quante volte mi ha insistentemente chiesto la mano, mi ha fatto la corte ed io ho dovuto rifiutarlo...maledetto Dogger...non ti sei ancora arreso dunque?"

Aveva parlato ad alta voce, ma in realtà era come se avesse riflettuto da sola. Il suo era un passato particolarmente doloroso e travagliato e la perdita del caro marito non aveva fatto risentire alla sua bellezza nulla, solo il colore dei capelli diventati più bianchi del tempo...ma questo non incise, non deturpò la sua regale e maestosa bellezza.

Il cigno continuava a splendere incrollabile sul trono e nulla l'avrebbe mai contaminata, il suo cuore e la sua nobiltà sarebbero sempre rimaste del re suo amore, morto assassinato per lei.

" Ty, contatta il suo nemico primo, fatti aiutare da lui, è l'unico che può fare qualcosa contro di Dogger. Contatta Nadar Lion-ho, lui sarà sicuramente disposto ad aiutarmi."

Il suo amico d'infanzia non l'aveva mai tradita al contrario di Dogger, che pretendeva il suo amore nei modi più sbagliati.

 

Lion-ho era rientrato nel suo maniero senza intoppi.
L'incontro a casa della Vedova si era risolto come aveva immaginato.
La squadra si era formata e, presto, sarebbe cominciata la guerra contro Dogger.
Avrebbe voluto evitarla.
In tutti quegli anni aveva sempre cercato di tenerlo a bada, senza usare la forza. Aveva sperato di farlo ragionare.
Inutile. Tutto inutile.
I suoi buonismi avevano portato la morte di Fuster Lynx....il suo vecchio amico Fus...il suo socio in affari.
Sospirò grave.
Lo scontro nello spiazzo, antistante la villa della Vedova, si era concluso con un nulla di fatto da entrambe le parti.

L'aveva capito che era stato solo un piccolo avvertimento.
Fly, Jericho e la Pantera ne erano usciti perfettamente illesi, stessa cosa per i loro avversari.
Lo Squalo lo aveva riaccompagnato a casa, insieme ai suoi compagni della Triade.
Ora era lì. Seduto nel suo studio a fissare la pioggia battente che scivolava lungo i vetri dell'enorme balcone.
Tre colpi ruppero il silenzio dell'ambiente.
"Avanti..."
La porta si aprì, facendo comparire la figura di Fly.
Il giovane avanzò con il suo sguardo sempre severo.
"C'è un giovane che vuole vederti Nadar..."
Il Falco gli fece segno di entrare e, un attimo dopo, una imponente figura di uomo fece il suo ingresso nella stanza. I suoi lunghi capelli bianchi grondavano acqua come il suo impermeabile. Gli occhi erano gelidi.
Nadar lo osservò, per un attimo, con espressione incerta, poi esclamò
"Ty!" si alzò di scatto dalla poltrona.
L'uomo fece un cenno del capo in segno di saluto "Mi scusi l'ora tarda signor Lion-ho....vengo per conto della regina Enya...."
Un'educazione glaciale...che avrebbe fatto venire i brividi a tutti.
"Si certo...!" si affrettò ad annuire Nadar "...togliti pure il soprabito e siediti..." la sua presenza sembrava averlo messo in allarme...che fosse successo qualcosa alla bellissima Enya?
La Tigre seguì gli inviti di Lion-ho e, dopo aver posato all'esterno della stanza la giacca grondante, si accomodò nella poltrona di fronte a quella del Leone.
Fly si era seduto su un angolo della scrivania.
"Dimmi pure...."
"La Regina chiede il vostro aiuto sir Lion-ho....la principessa Eloise è stata rapita, nel cuore del temporale, da sconosciuti..."
"Mmmhh....sconosciuti un accidente....credo sia opera di Dogger...."
"E' lo stesso sospetto di sua maestà....mi ha mandato qui per chiederle di aiutarci...."
Lion-ho annuì grave "Assolutamente! Avrete il mio aiuto...."
La tigre si alzò annuendo "La ringrazio per la sua disponibilità, sir Lion-ho"
Il giovane lasciò la stanza richiudendo le porte alle sue spalle.
"Questa non ci voleva proprio...." esclamò Fly
"C'era da immaginarselo! Sapevo che non avrebbe mai rinunciato a lei..."
"Con un ostaggio le cose si complicano...."
"Lo so...richiama i ragazzi....li voglio qui domani sera!"
Fly annuì lasciando lo studio.
Nadar si sedette sulla poltrona rilasciandosi contro lo schienale.
"Maledetto tu sia Dogger...." disse in un soffio.
FINE CAPITOLO 10

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


SE FOSSI UN ANIMALE

 

ANIMAL INSTINCT

 

CAPITOLO 11

La lunga chioma rossa era, come al solito, sempre in ordine perfettamente pettinata, i vestiti attillati altrettanto ordinati gli stavano d'incanto, il Gatto sornione, dall'indole curiosa e provocante, pacifica e indipendente. Sembrava che nulla al mondo riuscisse a turbarlo, selvaggio e inafferrabile...fin ora era sempre stato così, ma, a vedere l'espressione che aveva attualmente dipinta sul volto, la sua bella immagine inscalfibile sembrava essere un ricordo lontano.

Che bello era stato quando, la sera prima, sotto la pioggia gli era capitato davanti alla porta di casa il Falco, tutto bagnato, solo per dirgli che l'indomani all'indirizzo riportato nel foglietto che gli aveva dato in mano, ci sarebbe stata una riunione fuori programma importante....gli occhi gli si erano illuminati subito....divertimento...nuovo divertimento....questo pensò allora....ma se avesse immaginato che incarico erano destinati avrebbe rifiutato immediatamente...ma ormai che era lì non poteva tirarsi indietro, l'unica era solo accettare gli ordini del serafico Lion-ho, suo nuovo capo....nei limiti ovviamente, lui amava la sua indipendenza e nessuno considerava vero capo, ma con il Leone doveva ugualmente stare attento e non scherzare troppo.

" Eloise?" Dissero all'unisono Zaphir e Lymahl in piedi, davanti alla scrivania di Lion-ho. Erano increduli...e increduli era dire poco.

Zaphir l'aveva vista con il suo ultimo isterismo a lui indirizzato proprio quella sera, poche ore prima che accadesse tutto.

Lymahl semplicemente non poteva credere che, una come lei, venisse rapita...principessa o no:

" Ma chi è quel masochista che ha rapito un'isterica urlante come quella? Rapire lei è un suicidio per la propria stabilità mentale!"

"Vedo che voi due la conoscete già!" Disse solamente Lion-ho mantenendo la calma, poi continuò: " Dogger Machiavelli ha colpito nuovamente, ha rapito la principessa Eloise, e la regina Enya ci ha gentilmente chiesto il suo aiuto. Per quest'occasione collaborerete con una persona speciale, la sua guardia del corpo, Ty la Tigre. Dovete scoprire dove la tengono e il modo migliore per tirarla fuori....vi lascio carta bianca, mi fido di voi e se con voi ci sarà Ty non avrete problemi."

Date le ultime indicazioni li congedò. Dovevano tutti mettersi subito al lavoro, innanzitutto contattare questo Ty al palazzo della regina e della principessa.

" Chi li conosce questi qui?" Chiese schietta la Gazza

" Io per sfortuna!" Ancora una volta Zaphir e Lymahl avevano parlato insieme scambiandosi uno sguardo che non prometteva nulla di buono...sarebbe stata una collaborazione moooolto lunga e difficile, quella!

" Se aspettiamo che questi ci dicano qualcosa, aspettiamo invano, io so dove è questo palazzo e dove trovare la Tigre...seguitemi." Disse per far prima Prince...ormai li conosceva entrambi e sapeva che, quando cominciavano a guardarsi in 'cagnesco', non la finivano più...e poi questa cosa che dovevano ritrovare proprio la principessa....Lymahl scappava proprio da lei che voleva nientemeno che la sua testa, Zaphir era costretto a far quel che gli veniva chiesto riguardo il 'lavoro' di cacciatore di taglie....entrambi legati in un modo o nell'altro alla ragazzina Eloise ora da salvare...il destino era proprio beffardo!

Gli altri non sapevano cosa li legavano a lei e non volevano nemmeno saperlo, solo portare a termine la speciale missione assegnata dal Leone.

Dogger ad ogni modo era sempre stato destinato ad entrare nelle loro vite, non importava come, lo era e basta!

 

Arrivati al cospetto della regina e di Ty, supportati dalla presenza di parecchie guardie, Lymahl non potè fare altro che ammiccare spiritosamente e dire:

" Ehm...salve...ci rivediamo, eh?" Pregando mentalmente che non lo uccidesse subito come, la Tigre Bianca, gli aveva giurato poco tempo fa, mentre era stato costretto a scappare!

Per una volta avrebbe lasciato la situazione in mano agli altri, nonostante lui si fidasse solo di sè stesso ora non poteva fare altro, era troppo impegnato a badare alla sua incolumità...era in pieno territorio nemico!

 

Enya era seduta, con la grazie di una regina, sul suo scranno.
Osservò Lymahl, senza far trapelare nessun sentimento ostile dal suo sguardo.
Il gatto era piuttosto sospettoso. Sapeva che lei era di una gentilezza fuori dall'ordinario...ma non pensava che in quel caso sarebbe rimasta altrettanto gentile con lui...
E invece...
"Bentornato Lymahl!" disse con voce leggera "Non immaginavo che ci saremmo rivisti, in un'occasione del genere..." poi sorrise "...tu che devi salvare la mia bambina..."
"A questo proposito, maestà..." intervenne Ty con gelo "...avrei qualcosa da ridire..."
Lymahl esibì il migliore dei suoi sorrisi "Ehilà VisoPallido...come va? Vedo che non sei andato al mare quest'anno...certo che però una lampada..."
La Tigre emise un basso ringhio e continuò
"Vostra Maestà...non possiamo permettere a...quest'essere di essere libero alla ricerca della principessa....non ci ricapiterà più un'occasione..."
"Non se ne parla Ty! Lymahl è al servizio di Lion-ho quindi non deve essere toccato! Capisco il tuo risentimento nei suoi confronti...ma qui c'è in gioco la vita della mia bambina...dovrete collaborare!" e questa sarebbe stata l'ultima parola sull'argomento.
La tigre osservò il gatto con sguardo omicida...cosa gli sarebbe toccato fare!!
"Da dove cominciamo?" domandò Zaphir
Rospo si fece avanti titubante "A questo proposito....craaaa....avrei giusto un gingillino da proporvi....craaaaa!!"
Il gruppo osservò Igor con espressione sorpresa.
"Parla pure..." lo incoraggiò la Regina
Il rospo estrasse dalla tasca un piccolo cip della grandezza di mezza falange.
"E quello cos'è?"
"Un rilevatore di odori!craaaaa"
"Cioè?" chiese Asha
"Questo oggettino...posto su un indumento registra l'odore della persone che lo ha portato....se poi..." ed estrasse un altro oggetto più grande tipo radar "....lo montiamo in questo amplificatore possiamo seguire l'odore della principessa...e sapere dove l'hanno portata!craaaaaaaaaa!"
"Ah però!" esclamò Prince
"Tsk!" sbuffò Zaphir "Se si tratta di seguire le tracce...lo so fare anche senza aggeggi elettronici!"
"Anche io!" convenne Lymahl
"Ehm...non credo...ieri ha piovuto abbondantemente...con la pioggia gli odori vengono molto ridotti...fino a scomparire...almeno al vostro naso....ma il mio rilevatore li riesce a rintracciarli comunque....craaaa"
Il Lupo lo osservò con curiosità. Il rospaccio aveva ragione...il suo fiuto con l'acqua veniva ridotto troppo, e avrebbe perso le tracce...
"Mmhh...." si limitò a mugugnare
"Ma non faremmo prima ad andare alla villa di Machiavelli e fare una bella irruzione??" propose Lymahl
"Non è detto che l'abbiano portata lì...." sottolineò Ty "...non possiamo rischiare un'azione di forza, senza sapere con quanti abbiamo a che fare...e così metteremmo ancora più in pericolo la vita della principessa..."
"Per questo non ci dovrebbero essere troppi problemi!" affermò Asha "Come Ladra so come introdurmi in ville super-sorvegliate...mi basterà mettere una qualche 'cimice' nel loro sistema elettrico e Rospo si potrà introdurre nel circuito di sorveglianza delle telecamere...potremmo monitorare l'intera villa e preparare un piano di irruzione!"
La regina rimase un momento in silenzio, poi disse
"Rospo...vero?...procediamo con il tuo rilevatore...e cominciamo a seguire delle tracce..."

...PLIK...PLIK...

Buio.

Silenzio e buio.

Confusione.

Stordimento.

Nebbia.

...PLIK...PLIK...PLIK...

Da lontano, il rumore di piccole goccioline che cadono sul pavimento staccandosi da qualcosa, ma cosa?

" Mmmm..." una voce ovattata le arrivò alle orecchie.

Era la sua voce, forse?

Non lo capiva, sapeva solo che aveva un gran freddo e che la testa le faceva un male incredibile, e lei ODIAVA avere freddo e mal di testa. Appena avesse recuperato le forze e la coscienza visto che, stranamente, non riusciva a capire dove fosse, come, con chi, perchè, da quanto, avrebbe urlato come faceva solitamente impartendo ordini a qualche tata o cameriera che lei chiamava, maleducatamente, serva.

...PLIK....PLIK....

Quel rumore fastidioso continuava insistente...ma cosa diavolo stava gocciolando?

Non ne poteva veramente più!

Appurato che era distesa su qualcosa di duro, quindi non il suo letto, azione molto grave e sconveniente,  e che aveva gambe, un braccio e i capelli a penzoloni si decise ad aprire i grandi occhi verdi...si, stava decisamente scomoda....ma non fu questo a colpirla maggiormente, appena li aprì, ma bensì la visione del soffitto sopra di sè, l'unico cosa che poteva vedere bene:

1- era un soffitto normalissimo, grigio, spoglio.

2- con una piccola lampadina...

3- NON aveva affreschi e dipinti colorati in stile barocco

4- NON c'era appeso il suo meraviglioso lampadario pieno di cristalli, candele, luci e tintinnii

5- NON vedeva il coperchio del suo comodissimo letto a baldacchino

6- quello NON era il suo letto a baldacchino

7- quella NON era dunque la SUA SACRA E DIVINA camera da letto!!!!!

8- il PLK PLIK continuava imperterrito disturbandola ulteriormente!

9- ERA SCOMODA

10- aveva freddo

11- era in disordine

12- Quindi: DOVE DIAVOLO ERA FINITA???????????????

13- Qua urgeva un urlo assolutamente!

" AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!"

Ecco arrivato l'urlo!!!!!

 

Nella stanza accanto...

" La principessina si è svegliata!" Un sorriso e tono ironici aleggiavano sul volto del gran capo, Dogger Macchaivelli. Egli era rimasto nella tana del colpevole accanto alla vittima, luogo molto pericoloso, solo per quel momento, per udire l'urlo acuto dell'isterica figlioletta di Enya, Eloise.

L'uomo si alzò e, con una strana luce negli occhi, fece cenno al ragazzo accanto a lui di seguirlo.

Raggiunta la ragazza, ancora distesa con un espressione furiosa dipinta in volto, le si piazzò innanzi rimanendo in piedi; sentendo che qualcuno era entrato Eloise si alzò mettendosi a sedere, nonostante la testa le girava ancora  non rinunciò alla sua sfuriata di rito che riservava in qualsiasi occasione:

" TU...CHI DIAVOLO SEI???? IDENTIFICATI O INSIGNIFICANTE ESSERE QUASI UMANO!!!! BRUTTA BESTIACCIA....SARAI GIUSTIZIATA APPENA MI TROVERANNO!!!!! QUANDO LA MIA TIGRE VERRA' DA ME TI PRENDERA' TI FARA' IN TANTI MINUSCOLI PEZZI CHE DISPERDERA' IN GIRO PER IL MONDO ED IO APPENDERO' LA TUA INSIGNFICANTE TESTA ALLA QUALE ESERCITERO UNA CHIRURGIA PLASTICA PERCHE' E' ANTIESTETICA NEL MIO PALAZZO E POI LA USERO' PER GIOCARCI A FRECCETTE E PER PULIRMI IL DIDIETRO!!!!!! RISPONDI ORA....TI CONCEDO IL PERMESSO NONCHE' IL GRANDE ONORE DI PARLARMI...!"

L'espressione di Dogger era sempre più compiaciuta tanto che rispose:

" Io? Dovresti conoscermi...la tua cara mammina non ti ha mai parlato di me? Enya si è già dimenticata di me, dunque?"

" EHI TU MUSO SCHIACCIATO COME OSI RIVOLGERTI A ME COSI'? E PARLARE DELLA  REGINA IN QUEL MODO? PER TE E LA TUA BRUTTA FACCIA E' LA REGiNA MADRE....E' COSI' CHE DEVE ESSERE CHIAMATA MIA MAMMA!!!!!!!" Altre urla isteriche!

" Tu non puoi essere la figlia di Enya...non hai nemmeno un briciolo della sua grazia, eleganza, regalità....maestosità!!! Da lei hai ereditato solo la bellezza!!!! Non credo che starà piangendo troppo della tua mancanza! Devo averle fatto un favore portandoti via da lì....comincio a pensare che non è stata una mossa intelligente, non so se otterrò quello che voglio così, è probabile che la lasci  nelle mani dei suoi rapitori!" Parlava con Eloise ma era come se riflettesse fra sè e sè. Poi si riprese

" Ma staremo a vedere! Intanto le presentazioni! Eloise questo è..."

"PRINCIPESSA ELOISE!!! TU NON PUOI CHIAMARMI SOLO PER NOME BRUTTO MUSO SCHIACCAITO!!!"

"...dicevo, questo è colui che ti ha portato qui ieri notte sotto la pioggia, l'ho ingaggiato apposta per te, è un esperto nel suo campo. Eloise, Linkin il pipistrello. Linkin, Eloise la barboncina!"

"COME MI HAI CHIAMATO????!!!!!????!!!!! BARBONCINA?!?! MA IO TI DISTRUGGOOOOOO!!!!!!! ANZI, IO NON MI SPORCO LE MANI, LO FARA' TY, LA MIA TIGRE!!!!!! "

Non calcolandola minimamente Dogger si rivolse al ragazzo accanto a lui.

" Te la lascio, è tutta tua, puoi farle ciò che vuoi, non è lei che mi interessa. Io non posso rimanere qua, desterei troppi sospetti. Siete soli in casa. Non farla uscire assolutamente, ma so sai fare bene il tuo lavoro e mi fido. Una volta al giorno ti manderò qualcuno dei miei uomini a darti ciò che vi occorre. Non dobbiamo fare altro che aspettare la mossa di Enya, una volta morto Lion-ho lei non potrà che rivolgersi a me."

Si voltò e fece per andarsene poi sulla porta aggiunse:

" Ovviamente deve rimanere viva, non mi servirà a nulla morta! "

"MOOORTAAAAA!?!?!?! TU SARAI MORTO BRUTTO MUSO!!!!!!!! LASCIAMI ANDARE E TI FARO' SQUARTARE SOLO IN TRE PARTI INVECE CHE MILLE!!!!!"

Rimasti soli, inizialmente, si misero a fissarsi con delle strane espressioni, ovvero lei schifata e lui compiaciuto.

La visione che si presentava innanzi ad entrambi non era poi così spiacevole! Linkin aveva i capelli lunghi fino a metà schiena ed erano mossi e neri come le tenebre, essi si confondevano con i vestiti dello stesso colore, erano stretti e attillati ed evidenziavano molto bene il bel corpo. La pelle era bianchissima e gli occhi di strane sfumature rosse, inquietanti. Sia i capelli che gli abiti erano bagnati e gocciolavano come anche quelli della principessa, ora imbambolata a fissarlo. Il ragazzo di fronte a lei era in possesso di una bellezza tenebrosa irresistibile, maligna quasi, selvaggia...bellezza che solo una categoria di persone molto rara e particolare avevano. Appeso al muro c’era il suo lungo impermeabile che più che un impermeabile sembrava un mantello con cappuccio, grondava anch'esso.

Anche Eloise era strafonda come lui, la notte non era ancora finita e fuori continuava a piovere, il rapimento era avvenuta da poche ore e probabilmente la Tigre e il Cigno stavano già mettendosi in moto per trovarla.

Anche Linkin la osservava con sguardo compiaciuto, non era affatto male così com'era la principessa, i capelli gocciolanti le ricadevano sul corpo e alcune ciocche ribelli sul viso dalla pelle liscia e umida, gli occhi grandi e verde smeraldo erano intenti a scrutare ogni singolo particolare di lui, la sua camicia da notte che sembrava un abito da sera era sgualcito  e scivolava su una spalla scoprendola, le gambe erano in mostra e gocce le si staccavano dai capelli biondi per cadere per terra e formare piccole pozzanghere dalle quali nascevano i PLIK PLIK che tanto infastidivano lei.

Guardandolo negli occhi, in quelle profondità irraggiungibili, ma tanto affascinanti ebbe un brivido che attribuì al freddo della stanza così disse, con un tono di voce normale per la prima volta da quando si era svegliata

" Ehi, signor vampiro, io ho freddo, non mi hai fatto le valige quando mi hai rapito?"

Un sorriso enigmatico in risposta, un sorriso che gli donava terribilmente:

" Hai indovinato."

" Ma ti riferisci al fatto che ti ho chiamato vampiro oppure ai vestiti?"

" A tutti e due"

Se dicesse la verità lo sapeva solo lui, nessuno aveva la certezza che i vampiri non esistessero, ma il fatto che lui si muovesse solo di notte e girasse con un mantello nero con cappuccio dava da pensare. Tuttavia la bellezza era la classica maledetta. Poi sempre lui le si avvicinò e continuò:

" Forse hai freddo perchè sei tutta bagnata!"

Solo in quel momento realizzò la terribile tragedia: lei era bagnata fradicia. Che orrore per la sua bellezza!!! E se si ammalava? Osservando i suoi vestiti leggeri le vennero le lacrime agli occhi....come era ridotta, prima non aveva visto in che stato era...e non osava vedere i suoi capelli....istintivamente ed inevitabilmente l'urlo arrivò:

" GNOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!! SONO TUTTA BAGNATAAAAAAA!!!! ODDIO ODDIO ODDIO ODDIO ODDIO!!!!! NON LO SOPPORTO!!!! NON GUARDARMI COSI'....SARO' ORRIBILEEEEE!!!!"

Non si stupì più di tanto dello scoppio d'isteria, mentre le lacrime prendevano a scenderle probabilmente perchè aveva appena realizzato interamente la situazione critica, si limitò a farle una carezza per sorprenderla e zittirla immediatamente, cosa che funzionò alla perfezione. Lasciandola a bocca aperta dopo la carezza con la mano gelida prese il suo mantello e glielo mise intorno alle spalle. Poi in tono caldo e suadente:

" Non è il massimo, ma nell'attesa che arrivino gli altri a darci ciò che ci serve dovrai accontentarti di quello che c'è, principessina!"

Chissà cosa sarebbe stato di loro. Se la regina e la Tigre erano già sulla buona strada. Se il vampiro pipistrello le avesse messo realmente le mani addosso(cosa che non le sarebbe dispiaciuto), se qualcuno le sarebbe andato a prendere qualche vestito decente, chi l'avrebbe tirata fuori da quella situazione. Ad un tratto sentiva la mancanza terribile della sua meravigliosa guardia del corpo(lei si circondava sempre e solo di persone giovani e bellissime!), ma allo stesso tempo la compagnia che aveva ora non le dispiaceva affatto. Chi poteva dire che sarebbe successo?

La sorte continuava a divertirsi coi destini degli altri!

 

Enya entrò nella sua camera. L'incontro tra i seguaci di Lion-ho si era concluso e i sei si apprestavano a partire alla volta della villa di Dogger, accompagnati da Ty.
Si sedette, con grazia, davanti al mobile che fungeva da toletta, osservando la sua bellezza, non ancora intaccata dagli anni, riflessa nello specchio. Lentamente si appoggiò al mobile nascondendo il viso tra le braccia, in un pianto sommesso e silenzioso.
Lei, sempre così sicura e bella, quasi da sembrare perfetta, stava piangendo come una qualunque donna... se ne vergognava! Lei era una REGINA, non una donna qualsiasi. Si asciugò le lacrime con una mano curata, dalla pelle di velluto e si avvicinò alla grande finestra, per assistere alla partenza del gruppo che aveva promesso di ritrovare la sua amata bambina.
Bambina... ormai era una ragazza che si apprestava a diventare donna, ma ciononostante si comportava in modo infantile. Forse se Eloise aveva quel brutto carattere era anche colpa sua, che l'aveva viziata in tutti quegli anni, soprattutto dopo la scomparsa del padre...
Quel flusso di pensieri fu interrotto dal rumore della porta che si apriva. Si voltò con solennità, indossando di nuovo la sua maschera di perfezione e trovandosi davanti Zephir, il Lupo. Abbassò lo sguardo non potendo sostenere quegli occhi grigi e profondi che si fissavano nei suoi.
”Mi dispiace...” sussurò l'uomo, non riuscendole a staccare gli occhi di dosso.
”Cosa ci fai qui?” chiese lei con un tono quasi infastidito.
”Sono venuto a salutarla... Beh... Potrebbe essere anche l'ultima volta che la vedo...”
”Da quando ti sei messo a darmi del lei? E perchè dici questo?”
”Ho uno stano presentimento Enya... qualcuno vuole la mia morte e non si tratta solo di Dogger...”
”Oh Zaphir... cosa devo fare con te?! Ho permesso che prendessi servizio presso mia figlia, perchè il mio cuore mi ha obbligato a non cacciarti... e ora ti ritrovo al servizio di Lion-ho, mio amico d'infanzia... Ti avevo detto di non farti più vedere, almeno finchè avessi dovuto portare il lutto per mio marito e invece ti ritrovo sempre davanti alla mia strada...”
”Non si può nè cambiare nè fermare il corso del destino... non ne ho colpa... e poi non si ha ancora la certezza della morte del re!”
”Zaphir! Sii realista! Lui è un RE! Conosce i suoi doveri e non fuggirebbe mai! Al massimo potrebbe essere prigioniero in qualche luogo sperduto e nel peggiore dei casi è stato ucciso...”
”Sembri davvero molto innamorata...”
”Lo sono...”
”Ahahahahahahahahahah!!! Questa mi giunge nuova! Non l'avrei mai detto... mentre facevamo l'amore tra le tue soffici lenzuola di seta, non mi sembrava pensassi molto a quanto lo amavi!”
Il lupo smise di ridere sguaiatamente e le rivolse uno sguardo di sfida, con un sorriso maligno e freddo dipinto sulle labbra. La regina si accasciò a terra, scossa dai singhiozzi e dai sensi di colpa, avvolta nel suo suntuoso abito nero da lutto.
”E ora perchè piangi?!” le chiese infastidito l'uomo.
“.. penso che sia questa la mia punizione... perdonami Zaphir! Io ho sempre amato entrambi e ora vi ho perso tutti e due, a causa del mio egoismo!”
”Shhh...” Zaphir si accucciò davanti a lei, accarezzandole una guancia dolcemente e asciugandole una lacrima che le stava solcando il bel viso regale: “Non dire così... Tu sei la donna più speciale che abbia mai incontrato... l'unica creatura che sia riuscita a rubarmi il cuore...”
Enya alzò il volto osservando quello duro e selvaggio di Zaphir, addolcito da uno splendido sorriso che gli illuminava lo sguardo ardente d'amore.

I loro visi si avvicinarono, mentre le loro labbra si cercavano disperatamente, piene di passione repressa. Si trovarono sdraiati per terra, in silenzio, fissandosi l'un l'altra, come per imprimere quei momenti indelebili nelle loro memorie.
Zaphir trasse un lungo respiro inebriandosi del suo profumo di rose selvatiche, giocando con i suoi candidi capelli setosi. La prese in braccio per poi adagiarla sul suo letto, strappandole un ultimo bacio. Lo stesso letto, che aveva ospitato per parecchie notti i due amanti, durante le visite segrete del lupo.
”Ora devo proprio andare...”
La regina lo guardò tristemente, per poi stringerselo al petto un ultima volta accarezzandogli i capelli ribelli dalle surreali sfumature grigie. Lo guardò allontanarsi in silenzio, fissando gli occhi celesti sul lobo dell'orecchio dell'uomo, adorno di una croce che si muoveva ritmicamente col suo incedere deciso.
”Porti ancora l'orecchino a croce che ti regalai... perchè?”
”Non lo so neanch'io... o forse è semplicemente perchè ti amo...”
Uscì dalla stanza rivolgendole un ultimo sorriso, per poi chiudersi la porta alle spalle.
”Anch'io ti amo, mio bel lupacchiotto...” sussurò Enya, mentre lo osservava raggiungere gli altri, dall'ampia vetrata della sua camera.

Sguardo seccato e impaziente.

Con un gesto stizzito della mano, Lymahl, si spostò una lunga ciocca di capelli dietro la spalla.

Dove era sparito quel tipo antipatico buono solo a rompergli le palle?

Non lo sopportava quando se ne spariva silenziosamente senza dare spiegazioni o avvertire. Amava la sua indipendenza almeno quanto lui, e faceva quel che voleva. Per quel tipo gli altri non erano nulla, pochi riuscivano ad attirare la sua attenzione.

Ma non erano forse le stesse cose che caratterizzavano anche lui stesso?

La verità è che non si sopportavano a vicenda appunto perchè erano più simili di quanto loro stessi volessero. E questo anche se sotto sotto lo sapevano non lo avrebbero mai ammesso, nemmeno sotto tortura!

" Uff...dove diavolo è sparito Zaphir?"

" Ma ci stai ascoltando oppure pensi ai fatti tuoi Lymahl?" Quel che dovrebbe essere un tono di rimprovero si rivelò altri che uno intimorito.

Colui che aveva parlato cercando di essere pratico era Prince che alla fine, visto che l'amico lo ignorava completamente, decise di dedicarsi alle indagini affiancandosi al  rospo tutto esaltato per la prima missione con quei macchinari geniali a sua disposizione.

Lì vicino a loro passò una ragazza che ancora si aggirava sola in quel quartiere poco raccomandabile.

Era ben 'corazzata' con un davanti da 6^ taglia almeno. Bella senza dubbio. Ma tutto lì. E fu quel che bastò per far voltare a 360 ° la testa del bel micino rosso che sfacciatamente le disse

" Ehi bellezza, se vuoi ti accompagno io a casa, guarda che brutta gente si aggira da queste parti!" Lymahl venne completamente ignorato dalla ragazza ma non da Asha che gli mollò un calcio negli stinchi brontolando severamente:

" Una fra i quali sei proprio tu! Datti da fare invece di fare la bella statuina!"

Un sorrisetto malizioso gli si dipinse in volto e, affiancandosi a lei, le circondò una spalla dicendo:

" Ma ovviamente tu rimani la numero uno! Non temere appena finiremo questa scocciatura mi occuperò di te, tesoro!"

Non riuscì a dire altro visto che fu colpito allo stomaco dal manico duro della frusta, poi aggiunse:

" In questo caso spero che la 'scocciatura' non finisca più!"

Due occhi neri come l'oscurità fissavano i due e specialmente il ragazzo dai capelli rossi.

Senza rendersene conto si scoprì a riflettere sul gatto. Era un essere sfuggevole e assolutamente indipendente, in grado di essere talmente profondo se solo lo volesse da eguagliarlo. Lo dimostrava il fatto che poteva tranquillamente vedere le anime come faceva anche lui.

Ma odorava di selvaggio. Lo stesso del lupo.

Lymahl sembrava estremamente superficiale e che la cosa più importante fossero le donne. Ma non era affatto così. Qualcosa in lui non permetteva a nessuno al mondo di arrivare al suo cuore e al suo vero io. Nessuno sapeva com'era realmente la sua personalità. Era un tipo molto particolare. Forse la cosa più importante per lui era se stesso e basta. Ma allora perchè aveva accettato questo 'lavoro'?

Solo per curiosità come aveva allegramente ammesso?

Era più misterioso di quel che dava ad apparire.

Sapeva bene che lymahl traboccava d'istintività. Ascoltava solo sè stesso. Ma anche lui aveva un brutto presentimento. Che non riguardava proprio il gatto su cui stava riflettendo senza motivo, ma un altro membro del gruppo, una certa persona che aveva sognato recentemente.

"Fate silenzio." La tigre aveva parlato. "Siamo arrivati" tutti si fermarono e si zittirono all'istante, la voce penetrante della guardia del corpo della principessa era in grado di sottometterli momentaneamente come era accaduto anche ora. Lymahl si fermò dietro di tutti, voleva stare il più lontano possibile dalla tigre, avevano un brutto rapporto da sempre.

Accanto a sè comparve altrettanto silenzioso il Lupo, lo sguardo tetro inspiegabilmente.

Strane sensazioni si alternavano tempestose in loro due, ma probabilmente anche negli altri, cosa li avrebbe aspettati?

Il luogo dove li aveva condotti il rilevatore di odori del rospo non era, come avevano supposto, la casa di Dogger. Era un'abitazione vecchia abbandonata da tempo, ma tuttavia ancora perfettamente funzionante.

Strani odori nell'aria....

"Un non vivo." Le labbra del corvo pronunciarono chiare quelle parole che fecero sussultare ognuno di essi.

 

"Che bella topaia!" esclamò Zaphir appena la vide "Con tutti i soldi che ha poteva anche permettersi una villetta un po' più decente!"
"Pessima battuta in una pessima situazione!" gli fece notare Ty.
Judas osservava l'edificio nella sua interezza.
Un 'non - vivo'...non ne aveva mai visti, ma lo sentiva come se ce l'avesse proprio davanti agli occhi.
La loro era una presenza tutta particolare.
I Vivi emanavano calore....
I Morti emanavano il gelo....
I Non - Vivi...non emanavano niente, però ne avvertiva comunque la presenza.
Fondamentalmente non sapeva nemmeno lui come fosse possibile, Isaya il suo maestro, non glielo aveva mai spiegato perché neanche lui sapeva come fosse possibile una cosa simile.
Non c'erano spiegazioni o forse...non ne erano ancora state trovate.
"Eloise è qui!" sentenziarono Zaphir e Lymahl all'unisono.
i due si scambiarono un'occhiata di sfida.
"E come lo sai sacco di pulci?" lo rimbeccò il Lupo
"Perché ho passato mooooolto tempo con la piccola bella - isterica...sai com'è...in maniera intima...non so se mi spiego....!" il tono del Gatto era provocatorio come al solito, ma invece di ottenere una reazione dal Lupastro o da Ty la ottenne da Asha.
"PORCO!" esclamò dandogli una sberla che avrebbe svegliato anche uno dei morti amici di Judas.
"Ehi!! Tesoro vacci piano!!! Stasera hai proprio intenzione di uccidermi??" esclamò massaggiandosi la guancia appena colpita
"Tsk...invece di vantarti delle tue numerose conquiste perché non pensi alla missione!!!"
Era proprio deliziosa quando si arrabbiava assumendo quell'espressione imbronciata.
Eh si...la Gazza era proprio il suo tipo!
"Smettetela voi due!" esclamò Ty, poi in direzione di Igor "Il tuo rilevatore?"
"Non ci sono dubbi...craaaaa....è lei!"
"Entriamo..."
"Dividiamoci!"
"Si divid....COSA???????" Non era tanto la proposta in sè per sè ad aver lasciato Lymahl con un'espressione allibita sul volto, quanto colui che l'aveva avanzata....
"Se entriamo tutti insieme dalla stessa parte c'è rischio che, se è una trappola, ci beccano tutti seduta stante!" L'exploi di Judas, ed il suo sguardo fermo fecero riflettere Ty.
"Ha ragione..." convenne "...allora...Corvo e Scimmia voi entrate da una delle finestre del piano terra....Lupo e Rospo voi passate dal retro....Gazza e Gattaccio con me...non voglio perderti nemmeno per un secondo Lymahl!!"
"Uffa....!!! certo che sei proprio diffidente!!" sbuffò incrociando le braccia.
"In Azione!" e detto questo il gruppo si divise

 

Una sensazione.

Orecchie che mandano suoni.

Occhi che vedono cose.

Olfatto che sente odori.

Pelle che trasmette brividi.

Lingua che riceve sapori.

I sensi in allerta hanno percepito nuove stranezze fuori dall'abitazione.

E' arrivato il momento. Lo sa. E' così.

TOC TOC

"Ehi, principessina, esci da lì!"

La voce sempre suadente del vampiro attraversò la porta di legno vecchio, non un alterazione nella voce o nell'espressione. Senza aspettare una risposta aprì l'uscio ed entrò nella stanzetta che fungeva da bagno una volta. Ora del bagno aveva solo una doccia senza tenda, un lavandino sporco con rubinetti arrugginiti,  uno specchio scheggiato in sette esatte parti e un wc senza tavoletta macchiato.

L'acqua della doccia scendeva ancora lungo il corpo, l'acqua incredibilmente ancora calda.

Il corpo nudo e perfetto, invitante e meraviglioso rivelava delle curve alle quali non si poteva stare indifferente, la pelle bagnata, lunghe gambe snelle e affusolate, braccia, polsi e caviglie sottili, mani curate, fondoschiena sodo, seni ben formati, stomaco piatto, schiena liscia sulla quale lunghissimi biondi capelli ricci ora appesantiti dall'acqua ricadevano appiccicandosi elegantemente, volto dai lineamenti ben disegnati e rilassati, occhi e bocca chiusi.

Per un attimo Linkin sembrava essersi incantato a guardarla in quel momento in cui era inconsapevolmente e indubbiamente bella e sensuale anche lei.

Se stesse sempre così, zitta e calma, rilassata soprattutto sarebbe perfetta e irresistibile.

Non si era ancora accorta di lui tanto era immersa nel suo lavarsi. Fu lui ad avvicinarsi ulteriormente a lei, a chiudere i rubinetti della doccia e posandole le mani sulle spalle e la bocca all'orecchio a dirle seducente e languido:

"Mia principessa, dobbiamo preparaci per delle visite!"

Brividi.

Brividi incontrollati e violenti in tutto il corpo di Eloise a quel gesto, a quelle parole pronunciate a quel modo, a quel fiato leggero sulla sua pelle, a quel movimento lento di labbra contro il suo orecchio, a quella vicinanza, anzi tocco sensuale con lei, a quel corpo muscoloso contro il suo, a quelle loro curve che combaciavano pericolosamente, al suo sguardo enigmatico, a lui.

Trattenne il respiro per un tempo indefinito, avrebbero potuto stare così ore pregando che nessuno dei due si muovesse e parlasse, ma l'autocontrollo del vampiro tornò subito come se non fosse mai andato via, spostò di poco il viso togliendo le labbra dall'orecchio di lei e guardandola da vicino, troppo vicino, puntò i suoi occhi rossi privi di pupilla in quelli grandi e verdi della ragazza con lo stupore di tutto l'universo addosso.

Non si era ancora resa conto di come si trovava, fradicia per la doccia, al naturale e specialmente nuda, sapeva solo che si trovava fra le braccia di un uomo letalmente affascinante e che avrebbe voluto starci per sempre; era tutto stranissimo e diverso ma bello, bellissimo.

"Andiamo" disse a fior di labbra sempre lui.

"Dove?" riuscì solamente a dire Eloise.

Un lieve sorriso obliquo

"Ad accoglierli!" poi le cinse le vita con il suo braccio in un gesto molto aristocratico e la condusse fuori dal bagno. Gocciolava ancora ed era sempre nuda ma si lasciava trasportare, era come ipnotizzata dal vampiro, stregata.

Che le avesse fatto qualcosa del genere veramente? Non era assolutamente da lei essere così docile e calma, soprattutto silenziosa. Qualcosa in lei non andava veramente. E chiunque l'avesse vista così si sarebbe allarmato incredibilmente. La avvolse con solo il suo mantello nero e ampio lasciandola sotto senza nessun altro vestito, i capelli ricci in disordine che le circondavano il volto e il corpo. In qualunque modo rimaneva sempre bellissima anche lei, peccato quel suo carattere infernale che ora sembrava svanito!

La condusse in una stanza completamente e assolutamente buia per chiunque ma non per lui, la teneva per mano mentre ancora gocce del suo corpo bagnato lasciavano piccole e minuscole tracce sul pavimento.

Il vampiro aprì un coperchio di un oggetto in legno lungo, un odore forte si levò dall'interno.

Il suo odore, l'odore di un Non - Vivo.

Odore che assomigliava a quello di morte, tanto conosciuta da Judas, ma anche a qualcosa di vita.

Strano.

Linkin prese in braccio la ragazza che sembrava priva di volontà e la adagiò all'interno di quell'oggetto stretto e lungo.

Gli occhi di entrambi brillavano al buio e si guardavano in continuazione, lui si chinò su di lei e col volto vicinissimo al suo le sussurrò languido:

" Aspettami qui. Tornerò subito"

Fece per alzarsi ma una mano della ragazza sul suo braccio lo fermò, aveva un espressione preoccupata, non voleva separarsi da lui. Un sorriso stranissimo aleggiò nel volto impenetrabile del ragazzo, poi tornò ad abbassarsi su di lei sfiorandole le labbra con le sue.

" Non possono farmi nulla. Tornerò subito. Qua sarai al sicuro."

Detto questo le mise la mano sul ventre e con un ultima carezza lungo tutto il corpo da brivido decennale chiuse il coperchio dell'oggetto strano.

Quella era una bara.

La sua, quella del vampiro pipistrello Linkin.

Richiuse la porta a chiave e andò deciso in un altra stanza buia, era il piano terra e nascondendosi nell'oscurità attese.

Attese l'arrivo dei nuovi ospiti. Non sapeva chi erano e nemmeno quanti, ma c'erano e li avrebbe dato l'accoglienza giusta che meritavano.

Una delle finestre si aprì piano e vi entrarono due ragazzi. Non li aveva mai visti prima, ma non dovevano essere qui. Erano un ragazzo con un lungo impermeabile nero e capelli della notte, alto e...strano....aveva un odore particolare intorno a lui, non suo, ma che l'accompagnava sempre. Non vita, ma nemmeno il suo odore di Non - Morto.

Una sensazione che lo avvertì di lasciarlo per ultimo. Seguì il suo istinto e lo lasciò uscire dalla stanza. Si concentrò sull'altro, era basso e mingherlino vestito in modo piuttosto strano, punk. Aveva la testa metà rasata mentre l'altra metà presentava una cresta.

Lui sarebbe stato il primo.

Silenzioso e letale, passi felpati, quasi nemmeno toccasse il pavimento, senza fare il rumore più piccolo gli arrivò alle spalle e appena erano solo loro due nella stanza lo afferrò, gli tappò la bocca e senza esitazione con un colpo deciso gli fece perdere i sensi.

Avrebbe benissimo potuto ucciderlo ma era un pesce piccolo, eliminarlo con le sue preziose mani non gli avrebbe trasmesso nulla e il suo sangue non era invitante. Lo lasciò a terra ed uscì muovendosi alla velocità della luce prese una strada diversa da quella dell'altro ragazzo, una direzione ben precisa che il suo istinto, i suoi sensi gli avevano indicato.

L'entrata sul retro.

Si appostò come aveva fatto prima e attese l'arrivo degli altri ospiti.

Eliminare il primo che entrava non avrebbe avuto senso, non era una buona idea, si iniziava sempre dagli ultimi.

Il primo era un ragazzo alto e dal corpo atletico, capelli corti e scuri. Era veloce e sapeva muoversi. Uscì subito dalla stanza del retro lasciando solo il secondo che era vestito con abiti larghi. Non gli diede impressione di essere un pericolo per lui e come per il piccoletto preferì metterlo solo fuori gioco facendogli perdere i sensi senza ucciderlo. E due.

Due erano sistemati, mentre altri due erano dentro che sicuramente cercavano la principessa.

Avrebbero cercato invano. Subito sarebbe arrivato anche da loro. Ma prima ce ne erano altri, li sentiva....ma non riusciva a capire dove erano, cioè da dove sarebbero entrati. Si concentrò e cominciò a muoversi silenzioso e lento per la casa tenendo d'occhio i due già dentro. Non si sarebbe fatto ancora vedere.

 

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 12 ***


CAPITOLO 12

ANIMAL INSTINCT

CAPITOLO 12

Lymhal annusava irrequieto l'aria. Qualcosa era in agguato tra le tenebre...
”Che odoraccio... meno male che sento anche il tuo dolce profumo Ash... Asha?!”
Il gatto si guardò a lungo dietro le spalle, ma di Asha nemmeno l'ombra. Subito attirò l'attenzione di Ty:
”Hey, faccia da cadavere! Asha è scomparsa!”
-Lo so... tieni gli occhi aperti!-

”Dannazione!” sibilò Judas.
Ora era solo immerso nel buio, consapevole del nemico che si sarebbe trovato a breve davanti... Un Non-Morto... sicuramente aveva preso Prince come esca per ricattarli. Ne era certo, perchè la sua anima non era ancora passata a fargli visita. Ciononostante proseguì con passo sicuro.

In quel luogo si sentiva stranamente a casa... Forse perchè nell'oscurità era in agguato un essere come lui che poteva capire la sua angoscia e il suo dolore... Aprì una delle porte di quel lungo corridoio che stava percorrendo e vi entrò, inghiottito dalle tenebre...

”Rospaccio... lui e i suoi marchingeni! In compenso si è lasciato far fesso... tsz!”
Zaphir sputò irritato per terra, quasi accucciato sul pavimento. Era rimasto solo, immerso in quella miriade di odori conosciuti che gli facevano venire il capogiro... in quell'oscurità ambigua che lo faceva sentire tranquillo e agitato allo stesso tempo... con l'udito pronto a captare ogni più piccolo suono... I suoi sensi stavano letteralmente impazzendo in quel luogo, mentre sentiva qualcosa di famigliare avvicinarsi.
Con uno scatto si rizzò in piedi in tutta la sua altezza.
”Eloise!”
Subito si mise a correre nella direzione opposta a quella che stava prendendo, seguito da un'ombra che si stava silenziosamente chiedendo come diavolo avesse fatto a trovarla!
Zaphir si fermò di colpo annusando nuovamente l'aria. Non poteva sbagliarsi! Avrebbe riconosciuto quell'odore tra mille simili! Lo stesso odore che aveva sentito per anni profumargli i vestiti... l'unico odore che riusciva a mandarlo in estasi e soggiogarlo dolcemente... lo stesso odore della donna che amava!

Con la tenue differenza che era quello di Eloise, una mocciosetta cappricciosa che gli faceva sempre venire il nervoso, figlia legittima di Enya e dell'uomo che odiava! E nel profumo di Eloise c'era anche l'odore di quell'uomo...
Aprì la porta a cui la sua interminabile corsa l'aveva portato e fu immerso in un'oscurità ancora più densa e nera di quella del corridoio da cui proveniva.

Lentamente si avvicinò ad una bara, che si trovava al centro dell'enorme sala, illuminata da quattro candele evanescenti: una per ogni spigolo del contenitore. Annusò nuovamente l'aria, temendo si aver sbagliato... No! Eloise doveva proprio trovarsi lì dentro!
Senza più esitare la scoperchiò trovandosi davanti una sorpresa Eloise, ancora bagnata e vestita solo della sua candida pelle. Ebbe un sussulto... gli sembrò di rivedere Enya in quel corpo di adolescente e ne fu scosso... madre e figlia si assomigliavano incredibilmente.
”Zaphir?! Che ci fai qui?” con quel tono non sembrava neanche la ragazzina bisbetica di sempre.
”Domanda idiota... sono venuto a salvarti, no?!”
”NOOOOO!!! IO NON VOGLIO ESSERE SALVATA, CAPITO?! VOGLIO RIMANERE QUIIIII!!!!”
Ed eccola la vera Eloise, uscire dalla scorza di brava ragazza. Il lupo si tolse la sua giacca di pelle e gliela mise sulle spalle, mentre lei si dimenava come una furia.

Zaphir la prese in braccio e la tenne come una principessa degna del suo rango, tra le sue forti braccia scoperte, premendola contro il petto muscoloso messo in evidenza dalla sola canotta grigia che indossava.
”Salve! Non sarebbe di buona educazione bussare, invece di entrare nella mia camera e farla da padrone come se fosse la propria?!”
Appena Eloise sentì quella voce si calmò magicamente fissando, come ipnotizzata, la nuova figura che era entrata nella sala.

Le candele si spensero con un ultimo danzare al suo arrivo e i due uomini non riuscirono a guardarsi in faccia accecati dal nero che li attorniava.
”Direi che può iniziare lo spettacolo...”
Il pipistrello tirò una tenda che rivelò Prince e Igor legati con delle catene alla parete e illuminati dalla flebile luce delle candele sotto di loro. Ma Zaphir non li degnò neanche di uno sguardo potendo ora vedere il volto del misterioso padrone di casa...
”Linkin?!”
”P-Padre?!”

"Merda!!!" esclamò Asha, con stizza.
Li avevi persi d'occhio per un secondo...solo un secondino....et voilà!! Adesso non li trovava più! Ma dove diavolo erano andati a cacciarsi quei due bestioni senza cervello????
Grrrrrr!!!! Gattacci spelacchiati che non erano altro!!!!
E adesso??
"Uffa!!!!" disse guardandosi intorno. Era tutto buio. E anche se aveva un'ottima vista...non riusciva a capire molto. Era come se il buio avesse una sua consistenza. Le sembrava quasi di poterlo toccare...
Tastando nel nulla trovò quello che doveva essere il pomello di una porta.
Si decise ad aprirla, con molta cautela.
Sciolse la frusta dal gancio e la lasciò libera di serpeggiare sul pavimento.
Nulla...lì dentro non c'era nulla...
Tirò un sonoro sospiro.
"Asha!"
"AHHHHH!!" urlò la ragazza dopo che una voce l'aveva chiamata dal buio.
"Shhhhh!!!! Asha sono Judas!!" replicò il ragazzo.
Lei lo individuò nell'oscurità "Ma dico sei scemo??? Che modi sono questi!! A momenti mi prendeva un infarto!!!"
Lui sorrise, non riusciva a vederlo perfettamente ma sentiva che sorrideva. Sbuffò.
"Non dovresti essere con Lymahl e Ty?"
"See...." rispose seccata.
"Non dirmelo...ti sei persa???"
"Non sbandieriamolo ai 4 venti ok???"
Il Corvo non riuscì a trattenersi e scoppiò in una risata.
La Gazza incrociò le braccia sul petto, storcendo il naso.
Un profumo invase la stanza.
Un profumo di bosco...
"Ma cos'è?" domandò Asha "Sembra...odore di muschio..."
"Muschio Bianco..." Judas aveva smesso di ridere "...per l'esattezza."
Sentirono un frenetico sbattere d'ali provenire da ogni direzione.
"Cha succede ora?? Ma porca...non si può mai stare in pace eh?"
"VATTENE!"
quell'esclamazione ferma del Corvo la fece trasalire
"Cosa...?"
"VATTENE PRESTO!" i vetri che davano sull'esterno notturno vennero infranti ed uno stuolo di falene invase l'ambiente.
"OH MIO DIO!! CHE ROBA SONO??? CE LE HO DAPPERTUTTO..."
Gli insetti si frapposero tra i due separandoli.
Asha cominciò a fendere l'aria con la sua frusta facendo strage di farfalle notturne, ma continuavano ad essere troppe...e sembravano aumentare sempre di più....
"JUDAS...." chiamò mentre si copriva il viso con un braccio.
"ASHA!!" ma non riusciva a raggiungerla. E velocemente fu come sommersa da quelle bestiacce.
"Ah...ahahah..."
Una risata a lui ben nota...come gli era stato subito ben noto quell'essenza di muschio...
"ESTER!!!!" ringhiò in direzione della donna, la cui figura incredibilmente sensuale, si stagliava sullo scheletro della finestra ormai in frantumi.
"Ciao mio Corvo!" salutò con nonchalance.
"LASCIA SUBITO..." non riuscì a finire la frase che la donna si era portata ad un soffio da lui. Le falene avevano aperto la strada al suo passaggio ed ora lo osservava con i suoi grandi occhi scuri.
"La Gazza...è mia!" disse soltanto poi, leccò le sue labbra "E presto lo sarai anche tu!"
Il fagotto di falene, che avvolgevano il corpo di Asha, cominciò a sollevarsi e ad allontanarsi dall'edificio.
Judas era immobilizzato dagli altri insetti che si erano richiusi intorno a lui e gli impedivano qualsiasi movimento.
"Merda!!! LYMAHL!!!" cominciò a chiamare "LYMAHL...DANNAZIONE VIENI QUI!!!! LYMAHL...." Ma nessuno sembrava rispondere ai suoi richiami mentre Ester e la Gazza si allontanavano sempre di più fino a scomparire nella notte....


Ty e Lymahl si muovevano velocemente dentro la casa completamente buia, ma entrambi sembravano trovarsi perfettamente a loro agio, a parte la compagnia ai quali erano costretti! Sapevano dove andare e anche se il Gatto faceva finta di nulla e che niente al mondo lo toccasse minimamente, in realtà aveva una pessima sensazione. Il suo istinto lo stava avvertendo di qualcosa, qualcosa di molto importante ed era così attento e concentrato nel penetrare lo spazio intorno a sè che se qualcuno l'avesse solo sfiorato gli sarebbe letteralmente saltato addosso(quello era uno dei suoi vizi).
Improvvisamente un ondata.
Improvvisamente lo trapassò lasciandolo congelato lì dov'era. Sudore freddo....una pessima ondata sulla sua pelle e dentro di lui...un grido. Un richiamo. Confusione. Agitazione. Degenerazione. Pericolo assoluto non per lui ma per...Asha...Judas...
Judas! Quella era la sua voce! Alterata...troppo per lui! Che succedeva? Non lo sapeva ma doveva correre...assolutamente...e seguire la sua voce!
Ty si fermò davanti a lui e lo guardò stranito.
"Che hai gattaccio?"
"Tu va avanti...io devo andare da Judas!"
"Judas?! Ma che hai?" Lo vedeva preoccupato...strano per lui, da che lo conosceva non lo era mai stato, nemmeno quando aveva rischiato di essere ucciso da lui quella volta della principessa!
"Pericolo!" Solo questo.
E andò dalla parte opposta!
In un batter d'occhio era nella stanza dove si trovava Judas, ancora avvolto dalle falene, rimase un attimo fermo sull'uscio della porta....vedeva solo lui, di Asha nemmeno uno spiraglio. Ma al momento doveva aiutare l'amico che non riusciva ad uscire da lì. Muovendosi veloce si buttò dentro quel che sembrava una nube oscura...odiava quegli insettucoli volanti...erano così orribili e poco estetici a suo parere, ma nulla al mondo l'avrebbe preso, soprattutto se quel nulla era brutto e non di suo gradimento. Andò deciso e a colpo sicuro pur mantenendo gli occhi chiusi e afferrò la mano fredda del ragazzo dai capelli neri. Senza aspettare altro lo strattonò violentemente contro di sè fino a trascinarselo fuori di peso. Poi, con un calcio, chiuse la porta dietro di sè per finire a terra ingarbugliati nella penombra. Stettero un attimo così, fermi distesi a terra senza muoversi, respiravano affannosi...in un modo o nell'altro ce l'avevano fatta. Si misero a sedere e serio in volto da far effettivamente impressione, Lymahl disse:
"Dov'è Asha? Cos'erano quelle? Che cavolo è successo?"
Una domanda dietro l'altra, agitato ma serio. Judas cercando di trovare la calma gli rispose:
" E' stata presa da Ester aiutata dalle sue falene, quelle erano le falene di Ester, Ester è venuta qui e si è presa Asha con le sue falene!" Per ordine preciso rispose alla raffica di domande sparate senza respirare! Lymahl sempre più fuori di sè chiese ancora:
" E chi è Ester? No, non mi interessa e non lo voglio sapere! Falene, eh? Vogliono morire!" Poi con scatti veloci si alzò, si guardò intorno e fuori da una finestra chiusa vide uno stuolo di falene, una macchia scura in lontananza. Strinse gli occhi e come se si preparasse ad attaccare puntò la finestra e scagliandosi contro i vetri che si ruppero saltò giù. Erano al secondo piano ma poco importava, lui, Lymahl doveva far di tutto per riprendersi ciò che gli possedeva! Per ora Asha era ancora sua, non aveva deciso di mollarla per cui finchè non si sarebbe tolto lo sfizio e tutto quel che voleva, l'avrebbe difesa e tenuta con sè. A tutti i costi.

Era furioso. Furioso con quella cosa chiamata Ester...con quelle schifose, a suo parere, falene… con tutto il mondo se possibile! Certe cose non dovevano essere fatte senza il suo permesso....principio alquanto egocentrico, ma sul quale si era sempre basato. Se dovevano accadere cose che lo riguardavano, doveva essere informato subito. Ora non era stato così. Asha per il momento era sua e ciò che contava era che se l'erano presa senza permesso!
Si mise a correre. A correre più veloce di prima. Veloce come solo un gatto furioso e selvatico sapeva fare. Era una saetta che nessuno poteva vedere. Correva inseguendo quella lontana macchia nel cielo. Gli occhi due fessurre dorate dove la pupilla era talmente sottile che quasi nemmeno si vedeva più. Nessuno si sarebbe preso ciò che voleva lui! Gliel'avrebbero pagata!
Judas sorpreso si alzò e guardò giù dalla finestra rotta...Lymahl aveva preso a correre come un felino sopra il vento. Non poteva lasciarlo andare solo: non aveva idea di chi fosse Ester e di cosa fosse capace. Così rischiava di essere in pericolo anche lui.
"Maledizione!" E così dicendo si buttò anche lui cercando di atterrare meglio che poteva su dei cespugli. Poi senza pensarci ancora lo inseguì con l'oscurità negli occhi.

"Linkin!"
"P-padre!"
Silenzio.
"Allora sei vivo...Enya mi aveva detto che eri stato ucciso...aveva visto il tuo corpo morto....come è possibile! Mi ha mentito?"
"No, mia madre non ti ha mentito...io sono morto...veramente...ma il nome esatto per definirmi ora è 'Non - Vivo'" una risposta che diceva tutto e niente da parte del vampiro che non si era lasciato sconvolgere più di tanto dopo la vista del padre lasciato tempo fa.
Eloise aveva sentito abbastanza...due parole dette da persone diverse, ma a lei conosciute.
Pedre.
Linkin.
E questo bastava.
Sperava di non aver capito, ma da come si guardavano non c'era molto da fraintendere.
Un nodo le salì in gola, ma non era di tristezza...ma di rabbia....non era stupida come talvolta sembrava...e questa era una di quelle volte in cui non lo era affatto. Esplose con mille urla isteriche al secondo, mentre si dimenava fra le possenti braccia di Zaphir:
" CHE DIAVOLO VUOL DIRE TUTTO CIO'!!!!! SPIEGATEMELO!!!!!!! PADRE DI CHI!!!!!! MA CHE VI SALTA IN MENTE SIETE RINCOGLIONITI FORSE TUTTI QUANTI???? IO NON SONO IN PERICOLO NON SONO DA SALVARE, IO NON DEVO SENTIRE CERTE COSE, IO VOGLIO VIVERE FACENDO QUEL CHE VOGLIO, IO VOGLIO LUI PERCHE' MI FA STAR BENE COME NON SONO MAI STATA, COSA VOLETE TUTTI DA ME? CHI CREDETE IO SIA? UN OGGETTO STUPIDO DA PASSARSI COME UNA PALLA??????? SONO UN ESSERE UMANO CON DEI SENTIMENTI! PORCA PUTTANA!!!! VOGLIO ESSERE LASCIATA IN PACE E CHE TUTTI LA FINIATE! AL DIAVOLO QUEL CANE BAVOSO CHE VUOLE MIA MADRE, AL DIAVOLO TUTTI QUELLI CHE SE LA FANNO, AL DIAVOLO IL LEONE CHE VI HA MANDATO A TIRARMI FUORI DI QUI, AL DIAVOLO I FRATELLI E LE SORELLE, AL DIAVOLO LA VERITA', AL DIAVOLO TUTTO E TUTTI COSA VOLETE DA ME ORA?! MI AVETE TRATTATO COME MEGLIO AVETE VOLUTO! MA IO SONO ARCISTUFA DI TUTTI VOI! ANDATEVENE, LASCIATEMI IN PACE! MADRE TI ODIO E ODIO PURE TE CHE TE LA SEI FATTA SOLO PERCHE' HA BELLE TETTE E CULO E POI L'HAI ABBANDONATA SENZA FARMI SAPERE NULLA! IO NON CONTO NULLA PER VOI! NULLA! ERA MEGLIO PER VOI CHE MI RAPISSERO E ALLORA PERCHE' MI VENITE A PORTAR VIA? VI ODIO VI ODIO VI ODIO!!!!!!!! AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!"
Lacrime scendevano lungo le sue guance. Tirava pugni contro il petto dell'uomo che la teneva in braccio. Erano tutti a bocca aperta. Non si sarebbero aspettati una reazione del genere da una come lei. Era già isterica di natura, ma questa reazione le superava tutte di gran lunga! Che fare? Dopo lo scoppio aveva nascosto il volto fra le mani continuando a piangere. Si sentiva tradita come non mai! Da sua madre che tanto amava e ammirava, aveva sempre voluto diventar come lei ed ora il suo mito, il suo vero amore le crollava così, conservava un bellissimo ricordo dei suoi genitori insieme ed ora il nome del caro padre era stato infangato così, e chissà da quanto tempo!

Sua madre le aveva nascosta di avere un altro figlio e così grande per di più!

Nessuno la considerava?! Non era importante? Da sempre stava con Zaphir e lo costringeva a giocar con lui ed ora veniva a sapere che era il padre di Linkin e che si era fatto sua madre, la regina! Odiava...odiava e basta! Si sentiva tradita! Distrutta! Tutti quelli che aveva sempre voluto bene e creduto in loro era come se non l'avessero mai vista e voltato le spalle.

I valori inculcatele dalla madre dove erano finiti? Nel cesso! E per il carattere forte ed isterico che aveva questo era troppo! Decisamente troppo! Credeva che la madre le avesse sempre detto tutto, ma ora si rendeva conto di non sapere un emerito nulla! Nulla! Sua madre da migliore amica era diventata un estranea!
Singhiozzi scuotevano il corpo esile di lei coperto ora solo dalla giacca di pelle del Lupo.

Ester si allontanava avvolta da un abito in tessuto morbido che fasciava e seguiva le sue curve perfette e provocanti.

Il fagotto avvolto dalle falene, che doveva rappresentare il corpo di Asha, si stava allontanando poco avanti a lei. Ne sfiorò la superficie con le dita in un tocco leggero e morbido.
"Mi spiace mio caro uccellino....ma tu rientri nei piani di Dogger...." disse con un sorriso.
Uno dei suoi insetti le si portò all'orecchio...frusciò dei versi ultrasonici con le sue antenne.
"Gatto..." mormorò Ester, le sue labbra si incurvarono quando poi aggiunse "...Corvo..." quanti pensieri conturbanti le affioravano alla mente al solo pensarlo. Il corvo sapeva essere molto più caldo di quello che dava a vedere...molto di più...assaporò uno dei loro ultimi momenti con la mente...una forte ondata di calore la avvolse "...mmhh..." mormorò inspirando profondamente "...tu eres mi hombre...ora y siempre....Judas!" si rivolse al folto della boscaglia che circondava la casa "Black-Jack..." chiamò.
Il giovane dai capelli biondi comparve con un fruscio.
"Mh...ancora non capisco perchè Dog mi abbia scomodato...!" disse sbuffando
"Piantala...Sciacallo...occupati del Gatto, nel caso Ghepardo e Mantide sono pronti ad intervenire se te lo lasci scappare..."
"Ehi tesoro...basto e avanzo!"
La Falena lo guardò fredda "Io mi fido solo di me stessa....Dogger vuole la Gazza...ricordati solo questo! Il Corvo è mio...!"
"Sisi...mah...che ci troverà una bellezza come te in un cadavere come quello...me lo domando spesso!!"
Lei non rispose.
Con un comando le falene aumentarono attorno al corpo di Asha alzandosi in quota e allontanandosi.


Lymahl correva a perdifiato nella boscaglia.
Percepì l'odore di un'altra presenza...la Falena non era sola. Maledizione! doveva sbrigarsi o non sarebbe riuscito a raggiungere Asha.
La voce di Judas lo raggiunse alle spalle, anche se era ancora un po' distanziato.
"Mi occupo io di Ester...tu pensa ad Asha...."
"Non è da sola!" rispose di rimando.
-Merda...!- ringhiò la mente del Corvo. Ora sì che la cosa si faceva più pesante...se lui si mosse messo a combattere con Ester...e Lymahl con l'altro tizio...chi si sarebbe occupato della Gazza? L'avrebbero portata via di sicuro...e poi perchè Machiavelli la voleva a tutti i costi...?
Dovevano trovare una soluzione...ed anche in fretta...o Asha...sarebbe stata persa...


Una figura in lontananza in mezzo alla strada, che presto Lymahl raggiunse costringendolo a fermarsi e a guardarla, ma era così infuriato che non si preoccupò di informarsi sulle intenzioni della persona, si limitò ad urlargli incazzato contro:
"LEVATI DI MEZZO BRUTTA VECCHIA!"

La donna che aveva definito così non era nè brutta nè tantomeno vecchia, anzi, tutt'altro. Ma il fatto era che quando Lymahl era così furioso finiva per scollegare il cervello e non capiva nulla che non fosse arrivare al suo obiettivo, ora il suo obiettivo era Asha e potevano pararglisi davanti tutte le donne più belle del mondo che lui non le avrebbe nemmeno viste.

Così facendo poteva sparare tutti gli insulti più assurdi che quando sarebbe tutto finito e lui si sarebbe calmato non se li sarebbe ricordati, come non si sarebbe ricordato quel che aveva fatto!
Ester sorrise enigmaticamente e rispose tranquilla:
" Prego, passa pure, non sarò io ad occuparmi di te!"
Non fece troppo caso alle parole, non capiva quel che diceva, ma le aveva ceduto il passo e senza pensarci su riprese a correre veloce come prima nel momento in cui passò accanto alla donna lei non si spostò di un millimetro, i loro corpi si sfiorarono e la velocità di Lymahl mosse del vento che le sollevò delle ciocche di capelli. Ma subito anche lei se l’era dimenticato, come lo era Judas dietro di lui che si era fermato di fronte a quella tipa di cui non ricordava più nemmeno il viso.
Qualche metro più in là sentì la seconda presenza.

Ecco l'altro che si sarebbe occupato di lui. Gli occhi sempre fissi sulla nube lontana di falene che circondavano il corpo di Asha. Così l'avrebbe persa. Doveva sbrigarsi. Si fermò. I muscoli tesi, i pugni chiusi, nello sguardo il fuoco.
" VIENI FUORI!"
Subito dopo innanzi a lui si posizionò l'uomo che l'aspettava impaziente.

Era Black Jack, ma Lymahl non lo conosceva se non di vista. Aveva un sorrisetto odioso come di chi lo vedeva già morto. La voce piena d'ira del rosso si levò bassa e penetrante, mentre puntava la sua preda con uno sguardo da paura.
" Ti avverto lombrico gigante, sono furioso!"
" Sarà più divertente farti fuori, sai?"
E con questo il combattimento iniziò. Fu Lymahl il primo ad attaccare, non voleva perdere tempo, inizò con un pugno che venne schivato abbastanza facilmente, ma mentre la lotta procedeva la furia in lui cresceva sempre più, i suoi movimenti erano sempre più veloci e scattanti, e la sua agilità era determinante, lo Sciacallo non riusciva a colpirlo con colpi forti da farlo andare KO.

I colpi venivano parati e tirati sempre più intensamente, ma tanto lo sciacallo ci metteva forza, tanto più l'altro li schivava saltando col suo corpo da felino, forte e abile. Con gli occhi non perdeva mai di vista la nube. Non sentiva dolore o fatica. Lui doveva abbattere l'ostacolo. L'immagine di Asha che gridava gli diede la forza necessaria per caricare il penultimo colpo. Appena assestatogli un diretto in pieno stomaco che fece piegare l'avversario come un fulmine si abbassò si girò di schiena e appoggiando le mani a terra, dove vi portò tutto il suo peso, caricò un potente calcio dove la suola colpì violentemente il mento di Black Jack. A questo nemmeno i più forti pugili del mondo riescono a resistere e come previsto anche lui, lo Sciacallo, cadde a terra.

Stava perdendo i sensi, ma poco prima che svenisse definitivamente Lymahl lo afferrò per il colletto e avvicinando il volto al suo fino a pochi cm di distanza disse, con lo stesso tono di prima solo con il fiatone:
" Conosci il detto mai far arrabbiare il gatto? Bene...questa volta avete fatto arrabbiare non un gatto qualsiasi. Ma Il Gatto! Avete fatto arrabbiare me!"
Detto ciò lo lasciò cadere a terra svenuto per il colpo al mento.
Il gatto arrabbiato si alzò di scatto e puntando il puntino ormai lontanissimo e quasi irraggiungibile si preparò ad inseguirlo nuovamente.

Che fine avesse fatto Judas non lo sapeva e nemmeno si sarebbe voltato per controllare, anche se non sembrava era abbastanza forte quella strana creatura, ci si poteva fidare e poi non poteva occuparsi di null'altro.

La lotta contro Sciacallo si era consumata in fretta perchè un gatto infuriato era come un piccolo leone mentre si allena...irriconoscibile. Ma lo sguardo scuro di Lymahl ebbe una smorfia quando senti altre due presenze avvicinarglisi dietro di lui. Altri tizi amici di quel lombrico gigante, forse. Non gliene importava, non si sarebbe fermato. O non avrebbe più potuto trovare Asha!
" Non hai finito di combattere!"
" Se mi aspettate buoni gioco con voi al mio ritorno, ma ora ho da fare per cui...andate al diavolo!" non si era nemmeno voltato per vedere in faccia i due che osavano tanto.
" Non scherzare bello! Vieni qui!"
" Avete sentito che ha detto?"
Quella voce. Lymahl si fermò all'istante. Conosceva quella voce, quel tono beffardo e provocante, il profumo, i suoi sensi, il suo istinto la riconoscevano. Era da un bel po' che non la rivedeva e proprio al momento giusto ora appariva....perfetto. Si voltò per guardare la donna dietro i due nuovi arrivi.
" Sorella, giusto in tempo!"
Era arrivata la sorella del gatto.
Una donna in piedi stava dietro il Ghepardo e la Mantide. Aveva lunghi capelli neri lisci perfettamente in ordine, nella parte sinistra della testa erano più corti, mentre sulla fronte una frangia che andava in obliquo esibiva dei capelli nerissimi da cinese. Neri dai riflessi bianchi lucidi. Una benda nera da pirata sull'occhio sinistro, mentre il destro si rivelava color della notte senza luna e stelle. Una bocca carnosa ben disegnata, il volto affusolato era truccato pesantemente di nero. Al lobo sinistro un orecchino a catenella scendeva finendo con un ragnetto.

Il corpo tutto curve era coperto da un mini abito di pelle nera che lasciava scoperto stomaco, decolletè, braccia, spalle e gambe. Era più quello scoperto che non quello coperto, insomma. Sulla spalla destra partiva una grande ragnatela che si allargava sulla scollatura, sul seno, sul collo e sul braccio. Su di essa vi era tatuato un ragno che vi camminava sopra. Un altro tatuaggio ce l'aveva sullo stomaco dove scendeva un altro ragno. Ai polsi presentava bracciali con borchie appuntite e acuminate, come coltellini. Fra i due seni stava un particolare coltello la cui impugnatura prendeva la forma tonda delle sue curve. Alzò la già cortissima gonna fino a mostrare le cosce con dei lacci di cuoio dove stavano un coltello e una pistola per gamba. Da esse sfilò i coltelli sottili, ma affilati e leccandone la lama disse al fratello:
" Quante volte devo dirti di non chiamarmi sorella? Devi far sapere a tutti che abbiamo lo stesso sangue? Poi rischi di essere in pericolo anche tu! Chiamami col mio nome ufficiale: 'Donna-Ragno'."
A queste parole un sorriso sornione tornò per un istante ad aleggiare nel volto del Gatto...era felice perchè presto non avrebbero più seccato nessuno e lui avrebbe potuto dedicarsi al salvataggio della sua bella! Con la criminale più violenta, pericolosa e ricercata del mondo come nemica nessuno sarebbe rimasto in vita.
" Ok, Donna-Ragno. Posso lasciarli a te, vero? Puoi divertirti come vuoi!"
Uno sguardo sadico che fece rabbrividire tutti tranne Lymahl, che ormai la conosceva:
"Oh, non chiedo altro...mi stavo giusto annoiando. Non mi interessa in che guai ti sei cacciato, ma vai ad infangarti pure! Sto io a giocare con questi simpaticoni!"
A queste parole che rassicurarono il fratello, il Gatto girò sui tacchi e riprese a correre dietro a quella che doveva essere la sue principessa da salvare e, mentre si allontanava, la donna gli gridò con un ghigno divertito:
" EHI, MICINO, MI DEVI UN FAVORE, EH?"
Un braccio alzato in segno che aveva sentito, ma che non avrebbe accettato...un dito medio.
La Mantide e il Ghepardo si guardarono scettici.
'Micino'?!
E Lymahl era già un punto lontano.
'Interessante il mio fratellino!'
Poi rivolta a loro due:
" Voi due non siete degni di morire per mano dei miei due amori. Farò riposare per una volta le mie pistole. Per voi questi gioiellini sono più che sufficienti!"
Un secondo brivido lungo la schiena.
La Donna-Ragno. Ne avevano sentito parlare. Era la criminale più pericolosa e ricercata del mondo intero. Una dei tre criminali più cercati da tutte le forze dell'ordine del globo. Effettivamente c'era da aver paura. E solo ora si spiegava come mai era meglio non far arrabbiare il Gatto!
-Dovrò stare attenta perfino io...molto attenta!-
Si disse fra sè e sè Ester, mentre aveva davanti il Corvo.
" Ma ora occupiamoci di te, caro..."

Lymahl la oltrepassò e lei lo fece fare.
Ci avrebbero pensato altri a lui...ma di certo non si sarebbe aspettata di ritrovarsi la Donna-ragno tra i piedi!!!
Peggio per loro...lei aveva fatto il suo di lavoro!
Ora aveva....qualcun’altro di cui occuparsi....
Judas l'aveva davanti....
Quei suoi occhi neri di Corvo, che avevano illuminato tutte le loro notti di passione tanto tempo fa...erano di nuovo riflessi nei suoi...due gemme per lei preziose...
"Te l'avevo giurato...." mormorò il giovane "....ti avevo giurato che ti avrei uccisa...sono pronto a rispettare la mia promessa...!"
Lei si limitò a sorridere....quel sorriso sensuale...invitante. Labbra morbide ed incurvate che dicevano 'Mordile...! Sono qui per te...!'.
Judas doveva resistere a quel richiamo forte indirizzato al suo più profondo essere.
Doveva dimenticare quello che erano stati un tempo...e ricordare quello che erano ora....quello che lei era ora...
Si tolse l'impermeabile nero con movimenti lenti, ma decisi.
La maglia a collo alto nera scendeva a delineare il suo fisico incredibilmente asciutto. Atletico.
Strano...proprio lui che non prendeva mai parte ai combattimenti diretti.
Ora si preparava ad affrontarne uno.
Una pesante croce d'argento risaltava sul nero della maglia.
"La porti ancora....!"notò la Falena facendo trasparire una certa trepidazione nella voce "...pensavo...te ne fossi liberato..."
"L'ho tenuta sempre con me...per poi metterla a giacere nella tua tomba...insieme al tuo cadavere e al tuo ricordo!"
Quella frase la punse al cuore. E lo lasciò trasparire forse un po' troppo chiaramente dai suoi occhi.
Ma più che la frase in sè...era il tono freddo e distaccato usato dal giovane. Non aveva mai usato, per lei, quel tono.
La cosa la seccò.
"Fatti sotto!" disse con stizza riducendo i suoi occhi a fessure.
Il Corvo sbarrò i suoi occhi neri assumendo un'aria minacciosa.
Mai prima d'ora Judas si era mostrato così.
Esibendo un'agilità nascosta balzò contro la Falena.
Lei lo scartò a fatica, mentre chiamava a raccolta i suoi insetti.
La cosa non rappresentò un problema per il Corvo.
Si alzò senza fatica.
Uno stuolo di falene si raccolse attorno alla donna.
Sbattevano frenetiche le loro ali con un rumoroso ronzio.
La figura formosa di Ester risaltava tra esse.
Le bastò un gesto...e le sue fedeli creature si lanciarono come missili contro il corpo fermo del Corvo.
Non si mosse.
Nemmeno quando gli insetti toccarono il suo corpo in più punti, lacerandone la maglia. Nemmeno quando le loro ali lo graffiarono alle braccia, al torace, al viso...
Anche allora lui continuava a restare fermo.
"Non provi nemmeno a difenderti....!" mormorò lei con un sorriso.
"Difendermi da cosa? Da delle stupide bestiacce la cui offensiva e letteralmente nulla?"
Ester rimase interdetta da quella risposta. Come era possibile che le sue falene non sortivano il minimo effetto? Eppure lui stava sanguinando...era stato ferito....
"Ora sta a te..." continuò Judas "....difenderti!"
Una folata di vento si alzò dal nulla scomponendogli i capelli. Oscillarono come sospesi, mentre i suoi occhi divennero davvero due orbite vuote miste all'oscurità notturna...
Il corpo della falena venne scosso da un brivido gelido. Aveva capito...
"NON OSERAI?????!!!!"
Sapeva già la risposta.
Come richiamate dal nulla uno sciame di ombre bianche e tangibili come la nebbia comparve da ogni dove.
Ester si trovò circondata.
"Loro sono con me....ovunque io vada...." la voce uscì con un suono distorto dalla bocca del Corvo.
Le falene non potevano competere con gli spiriti.
La donna cercò di difendersi...ma come ci si può difendere dalle ombre di chi è morto?
"SMETTILA...!!" disse, mentre il respiro si faceva più affannoso "SMETTILA!!"
Potette sentire la consistenza dell'essenze toccarla, graffiarla...
Uno squarcio piuttosto ampio si aprì lungo la sua schiena arrivando a toccare anche la morbida e vellutata carne.
Non pensava che arrivasse ad usare quel suo terribile potere contro di lei...non credeva, che la odiasse a tal punto...
"FERMATI..." gridò accasciandosi al suolo e coprendosi le orecchie con le mani, per non sentire gli strazianti lamenti che le anime continuavano ad emettere nel loro lugubre attacco "...fermati..." la sua voce divenne un sussurro. Una supplica...
Ester lo stava supplicando...
Come quando l'aveva incontrata...
Così bella...così indifesa....impaurita in quel vicolo buio di Barcellona...
I vestiti strappati....i lividi lungo le cosce nude....i graffi alle braccia....le bruciature....i capelli tagliati irregolari come se fossero stati falciati via per sfregio...
Quella era Ester....era la sua Ester...
Gli occhi tornarono dall'oblio in cui si erano persi. I capelli tornarono ad essere fermi. Il vento cessò.
Le ombre si dissolsero attorno alla loro preda lasciandola lì seduta.
Le mani tremanti strette attorno alla testa.
"Judas...." chiamava con un lamento "...fermali..."
Come poteva...come poteva ucciderla....come poteva....
Promesse e giuramenti di vendetta....ciò che andava fatto....
Non poteva.
Non ora...
Non così...
Le voltò le spalle.
"E ancora una volta la tua sorte è stata rimandata...." disse allontanandosi e rimettendosi l'impermeabile "...e che io sia maledetto Falena...che io sia maledetto perchè ti amo!"

Judas le voltò definitivamente le spalle oltrepassandola, camminava ripensando a quel che era appena successo mentre guardava distrattamente avanti a se, la strada dove Lymahl non si vedeva già più all'orizzonte, ma non ci sarebbe stato bisogno di preoccuparsi, tanto sapeva cosa sarebbe successo quando la Falena regina si ritirava sentendosi male, quando il loro capo veniva sconfitto. Lo sapeva benissimo. Anche le deliziose amiche al suo comando, le piccole falene, tornavano indietro dissolvendosi come se non avessero mai ricevuto ordini da nessuno. Ora Lymahl se la sarebbe cavato da solo, lui poteva tranquillamente aspettarlo lì e intanto osservare per bene quel che quella donna strana combinava da sola con due killer.
"Non sei male bellezza, metti via quei gingilli, potresti farti del male...in compenso potrei riservarti un altro tipo di trattamento ben più adatto a te!"
Questo ad aver parlato era il Ghepardo, diretto alla Donna-Ragno. Si sentiva sicuro di sè e forse non aveva sentito parlare abbastanza della criminale che aveva di fronte. Peggio per lui. Un sorriso maligno in risposta:
" Cucciolo...non lo sai? A me gli uomini piacciono o ricchi o morti...sinceramente tu mi piacerai più con la seconda opzione! Non sei contento?"
Questa battuta non era stata di suo gradimento tanto che, impulsivamente, iniziò ad attaccarla per primo. Errore clamoroso. Mai attaccarla per primo.

La Donna-Ragno senza mutare il suo ghigno da brivido e con occhi malvagi strinse i coltelli portandoseli davanti al volto incrociandoli e accucciandosi sulle gambe, con molta eleganza si preparò a riceverlo. Quando le fu sopra con entrambi i coltelli gli tracciò una croce in profondità con movimenti fulminei. Non erano mortali, ma bastarono a procurargli un emorragia che lo mise KO disteso a terra.

La Mantide aveva assistito a tutta la scena in silenzio. Con una sola mossa aveva messo fuori gioco uno dei tre della squadra. L'altro era stato messo fuori gioco dal Gatto. Erano molto più forti di quel che pensavano. Maledetto Machiavelli...non poteva ingaggiare qualcuno di più adatto? Perfino la Falena aveva finito per ritirarsi davanti al Corvo.

Tutto stava riservando troppe sorprese. Troppe. Con che faccia si sarebbe presentata davanti al capo? Sarebbe forse bastato presentarle la testa di almeno uno delle cause di tutto? La testa di almeno uno...l'unica che poteva offrirle era quella della Donna-Ragno, ma non era stupida. Lei sapeva chi era quella donna. La conosceva bene la sua fama. Una dei tre criminali più ricercati, temuti e violenti al mondo.

Come poteva essere la sorella del Gatto? Dogger aveva trascurato qualcosa di molto importante. Il passato dei suoi obiettivi. Un errore imperdonabile. E siccome non era stupida sapeva che non avrebbe mai potuto farcela. Non le importava nulla di quegli altri due rammolliti, voleva vivere.
Con sfrontatezza rivolgendosi alla Donna-Ragno le disse:
" Non c'è bisogno che ti scomodi tanto! Non ce l'ho con te, tolgo subito il disturbo! Addio!"
In risposta ricevette il sorriso da brivido della donna dai lunghi capelli neri e la benda dell'occhio. Dopo 5 minuti la Mantide era già andata via.

La Donna-Ragno si guardò intorno, il suo sguardo si posò su Judas dietro di lei che la fissava freddo, ma concentrato sapeva benissimo che non gli avrebbe fatto nulla. Si diresse verso di lui e con uno sguardo enigmatico rimise via i coltelli, rimettendosi a posto. Poi dopo essersi scambiati uno strano sguardo disse a lui:
" Sei amico del micino, vero?"
"Si."
"Dagli questo…" così dicendo scrisse veloce un biglietto. C'era scritto in perfetta calligrafia dark:
'Comunque il favore me lo devi, mio bel micino! Alla prossima!'

Sotto un ragnetto stilizzato.

Il corvo lo prese fra due dita e, inespressivamente, rispose che gliel'avrebbe dato. Poi come era venuta se ne andò veloce come il vento senza lasciar traccia di se.
La Donna-Ragno se ne era andata lasciando il Corvo con solo il suo biglietto, come prova del suo passaggio; il biglietto e il ghepardo svenuto a terra. Accennando un mezzo sorriso si sedette sul corpo privo di sensi dell'uomo a terra e pensando distrattamente

-Non finisce mai di stupire quel tipo!-

Si accinse ad attendere l'arrivo di Lymahl, mentre un altro pensiero volava di sfuggita verso gli altri ancora in casa e al Non-Morto.

Gli sarebbe piaciuto vederlo. Assurdamente, gli sarebbe proprio piaciuto vederne uno.

Judas venne all'improvviso sbalzato in aria da una forza sovraumana. Eppure non aveva avvertito alcun movimento, ne alcun suono poco prima... Lentamente tornò in piedi, riacquistando l'equilibrio. Si mise una mano sulla faccia, tentando di riscuotersi da quel torpore che gli annebbiava la vista. Un rigagnolo di sangue scaturiva da una ferita vicino alla tempia, scorrendogli copioso sul viso.
”Cos...?!”
Spostò lo sguardo sul terreno, accorgendosi che il Ghepardo non giaceva più al suolo.
”AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!! Pensavi che due taglietti da niente mi avessero messo fuori uso?! Sei soltanto un illuso!!!”
In un secondo gli fu addosso e lo colpì nuovamente senza che il Corvo potesse difendersi. Aveva una velocità impressionante che lo rendeva addirittura invisibile ad occhio umano.

Judas si concentrò tentando d'individuare l'aura spirituale del nemico, ma il Ghepardo non gli lasciò il tempo, colpendolo nuovamente.
-E-E' fortissimo... non mi rimane che utilizzare di nuovo quel potere...- pensò Judas scrutando il nero di quella notte alla ricerca del suo avversario.
I suoi occhi si fecero due orbite vuote e bianche in contrasto con l'oscurità che aleggiava ovunque, ma appena il vento cominciò ad alzarsi, si ritrovò per terra privo di forze e ansimante.
”Oh no... Non penserai di fermarmi con lo stesso metodo che hai utilizzato con Ester! Io non sono uno sprovveduto, sai?” la voce di Jason si era fatta improvvisamente inquietante, mentre riemergeva dal buio della notte mostrandosi agli occhi stupefatti di Judas: “... e sfortunatamente non sei neanche il mio tipo!”
Un sorriso obliquo gli illuminava il viso dai tratti ora di bestia... i capelli spettinati gli coprivano parzialmente gli occhi felini, scendendo poi sul volto deformato da un ghigno inumano. Dei vestiti firmati che indossava non rimanevano che brandelli, che vestivano il corpo muscoloso, ora ricoperto da una soffice e corta peluria dorata, interrotta a tratti da macchie nere di diverse dimensioni. Sul torace aveva preso forma una vasta cicatrice a X che sanguinava copiosamente.
”Pensavi che ti avrei dato l'opportunità di ripetere il tuo sortilegio una seconda volta?! Perchè pensi che ti abbia ferito la testa, eh?! AHAHAHAHHAHAHAHAHAH! Non te ne eri accorto!”
”Dannato!”
”Su... non guardarmi con quegli occhi carichi di ribrezzo! Sei fortunato! Sarai uno dei pochi a ricordarti del mio vero aspetto e a provare il mio potere nascosto...ma temo che non vivrai abbastanza per raccontarlo ai vivi!!!”

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 13 ***


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CAPITOLO 13

Ecco che l'odio si insinuava in lui.

Odio.

Sempre più odio per la persona che aveva di fronte.

Lo vedeva e insieme a lui tornavano le immagini dolorose del suo triste e cupo passato.

Odio.

Ora aveva solo odio per quell'uomo.

Come poteva provare altri sentimenti per uno che l'aveva fatto nascere di nascosto da tutti....uno che l'aveva strappato dalla madre costringendolo a scappare insieme a lui, uno che fino ai 13 anni gli aveva tenuto nascosto il suo passato e le sue origini. Uno che poi gli aveva buttato addosso la verità in quel modo.

Si ricorda bene quando, da ragazzo, era stato portato di nascosto nel cortile del palazzo reale. Non capiva perchè non dovevano farsi vedere.

La giornata era bellissima, un caldo sole illuminava ogni cosa. Nel giardino curato, sull'erba appena tagliata vi erano tre persone. Un uomo adulto vestito bene ed un portamento regale stava seduto composto su una comoda sedia da giardino, guardava qualcuno.

Accanto a lui c'era una bellissima donna dall'acconciatura sfarzosa e un vestito vistosamente bianco candido. Le espressioni erano felici e serene anche lei guardava una terza persona presente insieme a loro.

Sull'erba stava seduta una bambina.

Sembrava il ritratto dell'altra donna in miniatura. Probabilmente era la figlia. Avrà avuto sui 10 - 11 anni, ma era così bella da togliere il fiato.

I capelli biondi erano grossi boccoli che scendevano fino a metà schiena, incorniciandole il volto sorridente. Gli occhi erano grandi e verdi, ma luminosi. Un vestitino lussuoso le ricopriva il corpicino.

Stava giocando con una bambola e di tanto in tanto si girava verso i genitori e sorrideva loro radiosamente. Quel che l'aveva colpito quella volta era il fatto che quella era una famiglia felice e serena.

Li aveva invidiati.

Poi le parole del padre come lo schiaffo più forte che avesse mai ricevuto. Gli disse che erano il re, la regina e la principessa. E che la piccola era la sua sorellastra, mentre la regina sua madre.

Enya.

Vederli sorridere così felici senza di lui era troppo. Per loro lui non esisteva. E stavano bene così, mentre lui aveva dovuto fare questa vita crudele.

Gli sembrò di sentire il cuore sanguinare e spezzarsi definitivamente.

Ad ogni risata della bambina una goccia del suo sangue veniva persa. Lacrime. La prima e unica volta che aveva pianto in vita sua. Se le ricordava bene Linkin.

In quel momento prese ad odiare tutti. Scappò da quella visione terribile per lui. Dal padre che ora odiava più di qualsiasi altra cosa al mondo. Quel padre che gli aveva tenuto nascosto una cosa del genere. E pensando a ciò cominciava anche a rendersi conto che, in realtà, non sapeva nulla di lui. Usciva la mattina e tornava la sera, lo lasciava solo in casa ordinandogli di non allontanarsi troppo.

Cosa faceva? Chi era in realtà suo padre? No, non voleva saperlo. Non voleva avere più nulla a che fare con lui.

Scappò di casa senza lasciare più nessuna traccia. Si limitava a spiare di nascosto la famiglia reale, quella che avrebbe dovuto essere la sua famiglia. E mentre vedeva la principessa, sua sorella, crescere sempre più bella con quel suo carattere impossibile, più se ne innamorava. Voleva averla per sè. Solo lei.

E farla pagare a tutti gli altri che l'avevano fatto soffrire così, dal padre alla madre. Ma vivendo da solo e per strada si lasciò andare ed un giorno venne visto dalle guardie reali e venne ucciso credendolo un ladro.

Enya fu informata e volle vederlo. L'aveva riconosciuto.

Teneva sempre una sua foto segreta con sè per non dimenticarlo mai.

L'aveva visto morto e si era disperata.

Ma si sbagliavano.

Tutti.

Morte.

Cos'è la morte?

Altri non è un sogno sulla via della vita. Ma la vita stessa è fatta di morte. Morte e vita sono un tutt'uno e quando si mescolano in quel modo prende forma un mostro ininnominabile.

Un Non-Vivo.

Un dannato.

Un ripudiato sia dalla vita che dalla morte.

Quando sentimenti di odio e disperazione abitano il cuore sanguinoso di un essere del genere e questo essere viene trovato da un altro suo simile nasce un vampiro.

Linkin.

Fu così che rinacque a nuova vita. E in quella nuova vita, perdutamente innamorato della sorellastra Eloise, accettò il compito di rapirla da parte di Machiavelli. Un povero illuso che credeva di averlo dalla sua parte. In realtà aveva accettato solo perchè si trattava di lei.

Si sarebbe fatto amare a sua volta dalla principessa segnando così la rovina della famiglia felice e del padre odiato.

Le immagini cessarono lasciando gli occhi rossi del vampiro ancora più cupi e pericolosi di prima.

Nemmeno il sangue gli avrebbe succhiato. No. Per uno del genere solo la morte era giusta.

"Mi odiavi così tanto? Mi odiavate così tanto? Tanto da trattarmi in quel modo? Da tenermi nascosto e da ripudiarmi?"

Questa era la domanda alla quale Linkin voleva risposta. Pretendeva risposta! E per l'unica volta dalla sua rinascita si era lasciato andare.

Aveva estraniato i suoi sentimenti.

Aveva gridato.

Questo lasciò tutti sorpresi, nemmeno Zaphir si sarebbe aspettato una cosa del genere. Non aveva capito nulla, ma non gliene aveva nemmeno mai dato modo di spiegarsi.

Senza attendere una risposta il vampiro lo attaccò mostrando una forza inumana.

La lotta iniziò lì, davanti a lei. Ad Eloise le cui lacrime si fermarono sentendo le loro parole.

Ma perchè adesso? Ma perchè preferiscono uccidersi a vicenda invece che chiarirsi? E perchè lì? Perchè vogliono farle assistere a scene del genere?

Provava un sentimento d'amore per il ragazzo oscuro. Un richiamo da tanto tempo. Voleva stare con lui. Doveva aver sofferto, ma non le importava. Lei non aveva mai conosciuto la pietà. Ma ora si sentiva solo tradita. Non voleva tornare dalla madre....come l'avrebbe guardata? Che le avrebbe detto? Al momento le venivano solo insulti eppure era sempre sua madre. Non le importava che sarebbe successo a Zaphir, anche lui l'aveva tradito. Eppure...vedere ora l'odio consolidato in quel modo assurdo la faceva star peggio. Voleva andarsene dalla gente che non capiva nulla.

Linkin probabilmente voleva ottenere solo quel che voleva lui, non gliene importava degli altri. E di lei? Cosa provava per lei? Cosa aveva dentro quel ragazzo? Non sapeva più nulla. Ma provare a fidarsi di lui pensava che le avrebbe fatto bene.

" Basta..." mormorò a fior di labbra. Poi si mise ad urlare ancora perdendo il controllo:

" BASTA! SMETTETELA BRANCO DI IDIOTI! CHE DIAVOLO STATE FACENDO! FINITELA! UCCIDERVI VI FA SENTIRE PIU' GRANDI ED INTELLIGENTI? TANTO NON CAMBIATE LA VOSTRA STUPIDITA' E NON MUTERETE L'ODIO CHE GLI ALTRI PROVANO! E' TARDI PER RIMEDIARE A QUALUNQUE COSA! SMETTETELA! NON VOGLIO VEDERE CERTE COSE!"

Questo fece fermare i due uomini dall'affrontarsi a vicenda.

" Linkin...andiamocene...ti prego...lascia perdere..." Linkin la guardò con un misto di stupore e serietà. Erano quelle le parole che aveva sempre desiderato sentire. Era l'amore di quella ragazza che voleva per sè. Ma ora era giusto?

Improvvisamente fissando quegli occhi pieni di lacrime che premevano per uscire di nuovo provò dubbi. Erano occhi sinceri e giusti, fatti per la felicità che probabilmente non avrebbe più potuto provare come prima...e questo a causa sua. Sua e di tutti.

Ma prenderla con sè e farle fare la sua stessa vita era più giusto? Farla vivere accanto ad un dannato rendendola dannata a sua volta poteva mai restituirle ciò che aveva perso oggi?

No, non poteva rovinarla a tal punto.

Fino a quel giorno era stato egoista e, a costo di uccidere anche suo padre, era pronto a portarsela con sè. Ma in quel momento dubitò. Anzi, non dubitava più. Era sicuro che se l'amava veramente doveva lasciarla andare. E farle fare la vita che per lei era giusta.

Doveva farsi odiare. Solo così avrebbe imboccato la sua via.

"No."

Un sussulto.

"Cosa ti fa pensare che io ti ricambi?"

Fiato che si interrompe.

"Tu mi ami, ma io?"

Occhi sgranati.

" Io non ho nessuno intenzione di condividere la mia vita con una come te!"

Bocca aperta.

"Tu per me eri solo lavoro. Ora che l'ho fatto posso andarmene da solo!"

Corpo paralizzato.

"Sei troppo insopportabile."

Freddo.

"Ora che ho recitato bene la mia parte posso essere pagato..."

Cuore...

"...e andarmene..."

...che...

"...da..."

...si...

"...solo!"

...spezza...

"Ahahahah!!!!"

...irrimediabilmente...

"Ora vattene, non servi più!"

...per l'ennesima volta in pochi minuti.

Eloise non riusciva a parlare. Era crudele, troppo crudele.

Provò a parlare, ma la voce le tremò.

"Linkin...non puoi...farti...amare...e poi abbandonarmi così. Trattarmi...così. Ma che ho fatto?"

Un sorriso gelido. Assolutamente gelido che la ruppe definitivamente.

"Nulla."

Non riusciva nemmeno a piangere. Trovare l'amore vero. Il primo. E perderlo così. Essere rifiutate così. Sentire parole del genere. Vedere l'amore donato buttato e calpestato.

Lei non aveva mai provato un sentimento così puro e vero. Grande. Era innamorata di lui. In un solo sguardo si era persa in lui.

Ma perchè tutto questo? Non poteva sopportarlo. Sarebbe stata pronta ad abbandonare tutto per stare con lui. Sarebbe stata pronta a ripudiare il suo sangue che per metà scorreva anche in quello di lui. Sarebbe stata pronta a lasciare la madre.

Dopo che l'aveva fatta sentire in quel modo quando erano soli, cosa le diceva?

Che doveva fare? Dove doveva andare?

Sembrava che nessuno la considerasse realmente....solo perchè era viziata e capricciosa ed isterica? Solo perchè non serviva a nulla, solo a farsi portare a letto come la madre? Solo perchè era una semplice figlia? Solo perchè era l'imitazione dell'originale regina meravigliosa? Perchè credevano di potersi dimenticare che esisteva anche lei e che aveva un cuore? Quanti ancora si sarebbero presi la libertà di tradirla e spezzarla così? Quanti?

Il silenzio calò. Assoluto. Tutti pensavano a cose incomprensibili, mentre attendevano la sua reazione chiaramente isterica.

La credevano una bambina fino a questo punto?

Reazione che non arrivò.

In quel momento la porta si aprì rivelando nell'ombra una sagoma adulta ben conosciuta.

La persona fece un passo dentro la stanza mettendosi sotto la luce di un lampione che filtrava dalla finestra. Era la Tigre.

Grazie alla sparizione di Lymahl e della Gazza (e a quanto pareva anche del Corvo) si era perso dentro al buio più assoluto e sebbene vedesse anche nella notte, se la casa non la conosceva, gli serviva a ben poco.

Le urla di poco fa della principessa erano servite ad orientarlo nella giusta direzione. Ora era lì e non esigeva spiegazioni e risposte. Ma solo che la sua protetta stesse bene.

Eloise lo guardò con gli occhi spalancati. I loro sguardi si incrociarono e subito le lacrime le uscirono senza più essere trattenute. Di slancio e d'impulso corse da lui e si buttò fra le sue braccia forti che, dopo un primo attimo di incertezza, le cinsero la vita abbracciandola a sua volta.

Violenti singhiozzi le scossero il corpo sottile coperto solo dalla giacca di pelle del Lupo. E mentre lui la stringeva forte, preoccupato, i suoi occhi taglienti come il ghiaccio presero a correre su entrambi i presenti. Sembrava che potesse farli a pezzi. Brividi di freddo per brevi istanti.

"Ma perchè?" fra il pianto silenzioso Eloise riuscì a pronunciare quelle parole. Ty non chiese nulla, solo non sapeva come aiutarla....si poteva aiutare un pianto del genere? Diverso da qualunque altro che mai avesse avuto?

"Piccola Eloise...io le starò sempre accanto...di me si può fidare..." senza saperne il motivo la Tigre pronunciò quelle parole che colpirono l'anima dalle ragazza.

Quando le lacrime scesero di meno Ty la prese in braccio, come poco prima aveva fatto Zaphir. La teneva con cura come se fosse stata la cosa più fragile del mondo. Un esserino da proteggere. Un esserino che sapeva avere un cuore grande e tanto amore da dare...amore che non tutti erano in grado di sentire e custodire.

"Andiamocene lontano da qui..." la voce era rotta, un sussurro.

" A casa?" Chiese delicatamente.

" No...ti prego...ancora non là..."

"Come desidera."

E senza dire altro uscirono dalla stanza. In breve la Tigre fece perdere le sue tracce con la sua principessa.

Rimasti soli Zaphir si voltò incupito più di prima, se possibile, verso il figlio che trovò in piedi sul balcone della finestra aperta. Aveva uno sguardo enigmatico. Apparentemente inscalfibile.

" Per ora direi di finirla qua. Hai molte cose su cui riflettere paparino. Forse ci rivedremo...ma intanto...addio." E sparì buttandosi dalla finestra, in breve si innalzò in cielo aprendo il mantello nero come fosse stato delle ali. Presto non fu più visibile nel manto nero della notte. Solo il suo pensiero.

-Perdonami…-

E delle gocce di sangue che cadevano dall'alto sul terreno. Gocce di sangue che provenivano dai suoi occhi. Le sue lacrime. Le sue prime lacrime dopo la sua rinascita. E per la prima volta desiderò poter morire...desiderio impossibile.

-…Non potevo contaminarti....rimani come sei tu che puoi. Addio mia piccola principessa.-

E il destino è beffardo. E' possibile amare in questo modo? Amare per di più una ragazza per nulla dolce all'apparenza? Una ragazza impossibile? Una ragazza bellissima, ma intrattabile? E' possibile amare per un dannato? Un Non-Morto è ancora capace di salvare le persone da lui amate? La risposta a tutto sono due sole minuscole lettere tracciate col sangue, amante dell'oscurità.

Si.

Si trascinò lungo la stradina di terra battuta. La tempia gli pulsava.

-Dannato ghepardo!- pensò. Ma ancora più forte era il pensiero di Ester...lì...da sola...ce l'avrebbe fatta contro Jason?

Ma cosa gli importava poi? In teoria sarebbe dovuta morire comunque...però....preferiva che perisse per mano sua...e non per mano di uno sconosciuto qualunque...

Non doveva pensarci....!!! Ora doveva occuparsi di Lymahl e Asha.

Sentiva che Ester non era in pericolo...lo sapeva...

Continuò a camminare barcollando.

Era buio e la vista era appannata dopo il colpo ricevuto...scrutava nell'ombra alla ricerca di qualcuno...

Il corpo di Asha giaceva al suolo. Sembrava che dormisse. Così serena era la sua espressione.

Lymahl non sapeva cosa fosse successo.

Non sapeva perchè le falene avessero abbandonato la giovane, per poi dileguarsi in quel modo. Non lo sapeva...ma la cosa era capitata a proposito!! Questo era poco, ma sicuro!

"Meglio così!" disse inginocchiandosi accanto alla Gazza "Ehehe...eccomi a te tesoro! Mi devi un favore enorme...chissà la faccia che farai quando saprai che sono stato io a salvarti!" gli venne da sorridere. Già poteva immaginare uno dei suoi soliti commenti acidi a riguardo, del tipo 'Ci hai messo anche più tempo del dovuto!!' oppure 'Potevi muoverti prima!' oppure ancora 'Grazie per esserti scomodato!'... fece per prenderla tra le braccia, quando avvertì un fruscio.

C'era qualcun'altro.

-Ancora?- pensò -Non si sono ancora stancati di mettersi tra me e la MIA proprietà?-

I suoi occhi scrutarono il buio.

Il fruscio si spostò di qualche metro.

"Tsk...non sapevo che gli scagnozzi di Dogger giocassero a Nascondino!!" esclamò con un sorriso.

"Nascondino?" rispose una voce dalle fronde facendosi largo "Non conosco questo gioco...sarà perchè non ho mai giocato in vita mia!"

La figura di un giovane si fece strada lentamente.

Lymahl lo potè vedere nella sua interezza appena si fermò a pochi metri da lui.

Capelli lisci. Lunghi alle spalle. Neri. Almeno di tale colore sembravano nel buio. Coprivano un occhio.

L'altro era ben visibile.

Non gli piaceva.

Era una linea sottile.

"Allontanati dalla ragazza!" disse con tono calmo.

"Tsk! Me lo stai ordinando per caso?"

"No...te lo sto consigliando!"

A Lymahl venne da ridere. Più andavano avanti e più gli sgherri di Dogger si facevano arroganti.

Glielo stava consigliando!!!! Oh mio dio!!!!

"Ahaahahahah!" sbottò "Non ho bisogno dei tuoi consigli! Lei è la mia preda!" lo osservò fisso dicendo queste ultime parole, come a voler mettere da subito in chiaro le cose.

"Non posso permetterti di portarla via. Dogger la vuole per un lavoro, io sono stato pagato per portargliela!"

"Non sarà così facile!" gli fece notare, alzandosi in piedi frapponendosi tra Asha e lo sconosciuto.

"Vuoi combattere con me?" domandò con tono distaccato e freddo.

"Se mi costringerai si! Io non ne avrei voglia, ho già perso troppo tempo con voi...mi siete venuti a noia!"

"Mi spiace!"

"Che vuoi fare? Mi lasci andare...o preferisci farmi perdere la pazienza?"

"Tu sei libero di andartene quando vuoi...non è te che voglio! Io voglio lei!"

"Lei viene via con me!"

"Allora saremo costretti a batterci!"

Lymahl lasciò trasparire un ghigno beffardo "Come preferisci...ma non dire che non ti avevo avvertito!"

Caricò sulle zampe posteriori, effettuò la sua rincorsa con velocità impressionante.

Saltò.

Ne aveva avuto abbastanza per quella sera!

Lo sconosciuto non si era mosso.

Erano ad un soffio l'uno dall'altro.

Uno strano senso di pericolo improvviso si fece largo sulla sua schiena quando ormai era già tardi.

Con uno scatto quasi geometrico il suo avversario riuscì ad evitarlo.

-Che movimento insolito!- fu il suo primo pensiero. L'altra cosa che lo incuriosì fu quello strano rumore di campanelli....

-Comunque è veloce e devo stare attento....-

Ed ora che stava facendo? perchè gli voltava le spalle?

Ma che razza di tipo era mai quello?

Si muoveva lentamente verso la Gazza.

"Ehi!" chiamò con tono seccato "Guarda che non abbiamo ancora finito noi due!"

"Si invece!"

Lymahl rizzò le orecchie a quell'affermazione.

"Non te ne sei accorto?"

Accorto di cosa? Di che parlava?

Lo sconosciuto sorrise rivelando un lungo canino.

"Il tuo braccio..." gli fece notare.

Il gatto abbassò lo sguardo.

Il braccio sinistro presentava due piccoli fori.

due....fori.....

Quando glieli aveva fatti?

....quando l'aveva scartato!!

E non li aveva sentiti?...ma come....

I campanelli....

Non erano campanelli....

Li sentiva di nuovo...

Lo sconosciuto si muoveva....e c'era quello strano rumore....

Si concentrò per capire da dove provenisse....

La testa gli girò.

Per un attimo, ma fu sufficiente per metterlo in allarme...

Si riprese.

Girò di nuovo...

Con più insistenza questa volta...

Gli occhi presero a lacrimargli...

Se li sfregò con il dorso della mano...

Ora di sconosciuti ce n'erano due...

O era lui a vedere doppio?

Sorrideva.

Aveva sollevato Asha.

Lymahl fece per muoversi, ma le gambe cedettero.

Di colpo.

Erano così pesanti.

Non le aveva mai sentite così...ma cosa....

E il fiato...

Era corto....

Faceva fatica.

Una fatica tremenda....

"Non muoverti troppo..." lo sentì dire "...o entrerà più facilmente in circolo!"

"Chi..." la bocca era pastosa "...sei....tu...."

"Xavier! E’ stato un piacere!" gli voltò le spalle e si allontanò, con la Gazza tra le braccia.

I capelli lunghi sulla schiena erano legati con una coda che raccoglieva solo le punte....e le punte...avevano qualcosa appeso....che faceva rumore....le campanelle....ma più che campanelle....erano....sonagli.....

Fu l'ultima immagine.

Poi il suo viso toccò terra senza sentire dolore.

Judas si muoveva a fatica lungo la strada appoggiandosi agli alberi che la costeggiavano. Come prima missione avevano fatto una figura decisamente misera...almeno lui, ora si trovava ridotto quasi senza forze...sperava che agli altri fosse andato meglio, ora sarebbe arrivato da Lymahl e Asha e loro gli avrebbero dato una mano....o almeno sperava che fosse così.

Sperava che fosse finita....un pensiero volò di sfuggita agli altri nella casa. Zaphir, Igor, Prince, Ty, Eloise...e quel Non-Vivo. Chissà se erano già tornati dalla regina, oppure se li stavano cercando.

Improvvisamente una figura stesa a terra immobile attirò la sua attenzione. Chi poteva essere? Strinse gli occhi per vedere meglio. Solo quando fu a pochi metri da lui lo riconobbe, era Lymahl. Come era possibile? Quando l'aveva lasciato stava più che bene e sembrava avere così tante forze da far fuori una città intera se si fosse intromessa fra lui e Asha. Ma di Asha nemmeno una traccia.

Sul corpo privo di sensi del ragazzo c'erano i segni di una seconda lotta...doveva aver avuto una seconda visita...ma possibile che quella seconda visita avesse avuto la meglio sul Gatto? E che si fosse preso Asha?

Si avvicinò lentamente a lui e lo girò con il volto verso l'alto, tirandogli su la testa cominciò a schiaffeggiarlo per svegliarlo, lo chiamava ma otteneva solo lamenti...stava sudando, non era stata una semplice e normale lotta.

Osservandolo meglio notò sul braccio due piccoli buchi. Era stato morso? Sembravano i classici segni di un morso da serpente...un serpente in questa zona era abbastanza introvabile...ma che succedeva?

Ma se era stato morso da un serpente il veleno in circolo nel suo sangue era subito da togliere. E se fosse stato troppo tardi? Veloce face quel che tutti sapevano fare, succhiò via il veleno, sperano che non fosse entrato da troppo tempo, succhiò un po' poi lo sputò a terra con un misto di sangue.

Ripetè l'operazione per un po' poi fu interrotto da qualcosa. Intorno a lui agitazione....non la sua agitazione, ma quella degli spiriti che vedeva sempre. Solitamente erano calmi, ma ora anche loro avvertivano qualcosa di strano. Lymahl indossava un top smanicato e attillato di pelle rossa(i suoi vestiti preferiti) e i segni erano ben visibili. L'unica cosa che poteva fare era legargli sopra e sotto al ferita dei lacci stretti in modo da rallentare il flusso del veleno nel sangue. Doveva portarlo in ospedale...certo, in quelle condizioni non sarebbe mai riuscito a sollevarlo. Con la fronte aggrottata cominciò a guardarsi intorno, che doveva fare? Che accidenti doveva fare?

"Maledizione!"

Gli venne in mente la donna di prima, la sorella, la Donna-Ragno...se fosse ancora qua l'avrebbe aiutato, ma probabilmente era lontana già miglia.

Dei rumori attirarono la sua attenzione. C'era un ombra che si muoveva in alto e così velocemente che sembrava volasse. Presto lo riconobbe, solo una persona poteva muoversi così per quel che aveva visto. Una della guardie di Lion-oh. Il Falco. Come si chiamava? Fly...o qualcosa del genere, si ricordava per certo i suoi occhi da falco, questo si. Bè, se era lui forse qualche speranza c'era!

Eccolo, si era fermato proprio dietro di loro. Si era Fly. Si lasciò sfuggire un profondo sospiro. Finalmente il gran capo inviava aiuto...si era veramente stufato. Mentre Dogger aveva mobilitato tutti gli uomini al suo comando probabilmente, il Leone nemmeno uno!

Il giovane ragazzo si chinò su Lymahl accanto a Judas e senza guardarlo e perdere tempo disse in tono sbrigativo ma distaccato:

" Mi ha mandato il capo Lion-oh a dare un occhiata e vedere come ve la cavavate. Come prima missione mi sembra sia stata abbastanza tragica!"

Dopo un occhiata al ragazzo svenuto lo prese su e senza sentire risposte eventuali da parte del Corvo, continuò alzandosi:

" Vieni."

Juidas lo seguì senza dire nulla, non chiese dove lo stava portando, tanto lo avrebbe scoperto subito. Chissà cosa era accaduto agli altri se aveva parlato così.

Presto arrivarono a destinazione. Non era la casa di Lion-oh, bensì l'appartamento messo a loro disposizione la prima volta che avevano parlato dell'accordo. Era spazioso e sembrava in un quartiere sicuro.

Entrarono e con grande sorpresa trovò anche tutti gli altri. C'erano varie stanze, in una camera da letto vi erano due letti singoli in uno c'era Igor nell'altro Prince che riposavano, in cucina seduto al tavolino al buio con una birra in mano e lo sguardo perso stava Zaphir, nel salotto c'era una ragazza nuova mai vista prima che però aveva un che di famigliare, era bella senza dubbio, aveva lunghi capelli biondi e lisci, viso angelico preoccupato e un vestito con vari motivi floreali. Gli occhi azzurri corsero subito sui tre nuovi arrivati. Costei si fermò subito dal preparare medicinali vari per andare loro incontro.

Fly posò Lymahl all'interno di un altra camera da letto, anche là vi erano due letti singoli. In uno posò il Gatto, mentre indicò a Judas di sedersi nell'altro.

Dopo aver eseguito il consiglio, rivolgendosi all'unico sveglio che lo fissava interrogativo, si decise a parlare nuovamente:

" Lei è Celine, un infermiera che vi curerà ogni volta che finirete per farvi male. Sarà sempre a vostra disposizione. Il capo Lion-oh aveva programmato una situazione del genere, conosce bene il suo nemico. Così ha contattato lei e fatto un accordo con questa ragazza."

"E perchè proprio lei?"

"E' la sorella della Gazza. Lion-oh ha voluto metterla a conoscenza dei rischi che correva sua sorella e quindi anche lei. Così ha accettato la proposta. Almeno così può accertarsi che stia sempre bene!"

" Ha fatto così solo con sua sorella?"

" No, sta contattando ogni parente vicino a voi. Il motivo preciso non lo so, ma lui ha i suoi piani e sa quel che fa. Io faccio il mio lavoro."

Poi Fly aprì la finestra della camera. Erano al 5 piano e c'era una bella visuale della città di notte. Fece entrare Celine e le disse rimanendo distaccato:

" Il ragazzo dai capelli rossi si chiama Lymahl è stato morso da un Crotalo probabilmente...è in grado di curarlo, signorina?"

La ragazza annuì, in seguito Judas le spiegò che aveva provato a toglierne un po', ma ugualmente gli era venuto un febbrone grazie al veleno non letale.

Poi Fly proseguì:

"Lui è Judas, è stato colpito alla nuca ed ha diverse altre ferite. Si occupi anche di lui." Il Corvo si ritrovò a stupirsi dell'incredibile capacità d'osservazione di quel ragazzo.

Celine annuì nuovamente, ma prima di mettersi al lavoro fermando Fly gli chiese di sua sorella e lui le rispose che doveva essere stata presa da Dogger. Le lacrime presero a scenderle lungo le guance. Si coprì il volto iniziando a piangere. Temeva che sarebbe accaduto. Ora che avrebbe fatto? Una mano titubante le si posò sul capo e una voce bassa e penetrante, parlò rassicurandola a modo proprio:

" La riporteranno da lei signorina." Poi uscì dalla stanza lasciandola sola a curare i due ragazzi fra le lacrime.

Tante cose erano successe, cose che nessuno avrebbe mai dimenticato. Cose che avevano segnato per sempre la loro vita, ma ormai era troppo tardi tornare indietro. Troppo tardi.

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 14 ***


ANIMAL INSTINCT

ANIMAL INSTINCT

SAGA 1^:

GLI AI

CAPITOLO 14


TOC TOC
La porta si aprì subito rivelando un giovane ragazzo, era sui 12 anni e minuto, ricciolino e moro. Un cespuglietto incolto. L'espressione imbronciata si trasformò subito in una sorpresa appena vide chi aveva bussato alla sua casa.
Davanti a lui stava un ragazzo adulto, dal bel corpo atletico avvolto in vestiti attillati bianchi striati di nero....come il manto di una tigre siberiana...i capelli biondi leggermente spettinati, alcune ciocche coprivano il suo volto rivelando a stento due fessurre gelide del colore dei ghiacci siberiani.

In braccio teneva una ragazza che indossava solo una grande giacca di pelle nera, l'aspetto era piuttosto scarmigliato e in disordine, ma si intravedeva tutta la sua bellezza. Le lunghe gambe erano scoperte, mentre le braccia le teneva intorno al collo dell'altro. Il volto sprofondato nel suo petto.
" T-Ty....da quanto tempo non tornavi...ma che..."
Senza dire nulla entrò in casa passando davanti al ragazzino dirigendosi a passo sicuro in una delle camere chiuse. Il piccolo cominciò a chiamare a gran voce:
" Ehi mamma, è tornato il fratellone!"
A queste parole una donna sbucò dalla cucina con un'aria più che

meravigliata....immediatamente, alla prima occhiata, cominciò subito a preoccuparsi e precipitandosi dalla tigre bianca cominciò a riempirlo di domande, domande che lui non calcolò minimamente, l'unica cosa che disse fu diretta al ragazzino:
" Ehi, Riccio, quante volte ti ho detto di non chiamarmi così? Io non sono tuo fratello." Poi continuò a mente -…io non sono nessuno per voi…- .

Infine si richiuse subito la porta della sua vecchia camera dietro di sè, non potè vedere come ci rimase il piccoletto...immediatamente incupendosi come non mai si precipitò in un angolino della casa, un angolino buio e nascosto, si appallottolò su sè stesso chiudendo stretti gli occhi e cacciandosi in un ostinato mutismo.

Era da tempo che quello che lui considerava fratello non tornava più...l'ultima volta che l'aveva visto era stata durante quella grossa litigata con il papà...già...quella volta dopo aver bevuto e fatto a pugni con lui gli aveva semplicemente gridato in faccia che non era il loro vero figlio, era uno adottivo e che di lui si sapeva solo che veniva dalla siberia e che non possedeva passato e ricordi....in pratica non era nessuno. Gli aveva dato del bastardo inutile. Come non andarsene di casa dopo una rivelazione del genere? Perfino lui che era piccolo si era chiuso in sè stesso.

Lui lo considerava veramente suo fratello...ma lui dopo quella volta non volle più saperne di loro, scappò e diventò qualcosa tipo....lo chiamavano un senza tetto...non sapeva che voleva dire. Ma gli era sempre mancato, e lui l'avrebbe considerato sempre suo fratello. Ma soffriva nel sapere che non era altrettanto per lui, che non era ricambiato....invece di migliorare il suo carattere peggiorava sempre più, e nessuno faceva nulla per aiutarlo.

L'unica cosa che faceva Ty era mandare loro un assegno una volta al mese. Ma non capiva il suo comportamento, non capiva nemmeno che facesse ora....non sapeva....in fondo lui era troppo piccolo e stupido per sapere. Per questo lo chiamavano il Riccio...si chiudeva come un riccio e penetrare la sua scorza era impossibile.
Ty, nella sua stanza di un tempo, adagiò Eloise nel suo letto coprendola con le coperte. Poi cominciando a frugare nel suo armadio tirò fuori dei vecchi abiti suoi... era una camicia larga e dei pantaloni neri semplicissimi, da uomo ma sempre meglio di nulla. Le indicò di metterseli, ma lei non lo ascoltava...era persa nei suoi pensieri e lui in fondo nei suoi. Si sedette nel bordo del letto dove stava la principessa distesa. Pensava. Ricordava quel che pochi anni prima era accaduto.
Dopo la grande litigata di suo padre nella quale aveva saputo che non era loro vero figlio e che non lo volevano là, lui se ne era andato abbandonando tutto e tutti. Ma non sapendo che fare e dove andare finì per diventare un barbone. Un senza tetto. Possedeva una notevole forza e riusciva a mettere soggezione e paura a chiunque con il solo sguardo, ma non voleva far nulla. Non trovava nulla per cui valesse la pena vivere. Quando un giorno di pioggia, il classico, non era arrivata lei...con le sue urla isteriche l'aveva destato...sembrava in pericolo. La guardò serio e glaciale e rimase incantato dalla fierezza e dalla sfacciataggine dei suoi occhi...non la conosceva, era una piccola bambina viziata che stava venendo aggredita....ma qualcosa di lei l'attirò, i suoi occhi forse...probabilmente aveva scorto la ragazza che un giorno sarebbe diventata. Senza rifletterci bene l'aveva difesa....ma non osando di più era tornato seduto a terra a bagnarsi. Lei si era avvicinata e con aria superba aveva detto : “Sai chi sono io? Io sono la principessa Eloise....con questo tuo gesto ti sei guadagnato una ricompensa...hai salvato il futuro della città! Scegli quel che vuoi come ricompensa…” ma lui non volle nulla, la guardava freddo e ostile nonostante tutto.

Così lei colpita da lui si avvicinò ulteriormente, gli tolse dal capo la stoffa che teneva per coprirsi e, dopo un lungo attimo in cui rimasero seri a fissarsi, disse con aria sinceramente sorpresa “Allora vorrei prendervi con me, nobile cavaliere!” non sapeva per quale ragione aveva parlato così, ma quelle parole gli entrarono nel cuore....lui che non aveva passato e presente...a uno come lui rifiutato in quel modo ora veniva offerto un futuro, e per di più veniva chiamato cavaliere nobile.

Lacrime gli salirono agli occhi, le uniche della sua vita.

Allora non potè far altro che prendergli la mano e baciargliela. Dopo quella volta venne preso con lei e messo sotto la sua ala protettiva, fu curato da lei esclusivamente. Se venne fuori dal pantano in cui era, fu solo merito suo. Lui in cambio non poteva che assicurargli la felicità, la salute, l'incolumità...tutto quel che poteva. Disinteressatamente.
Ma adesso tornare lì era una sofferenza per lui. Sofferenza che non avrebbe mai e poi mai mostrato. Ma doveva farlo. Per lei. Ora era lei da tirare fuori dal tunnel in cui era. E avrebbe fatto qualunque cosa per tornare a vederla sorridere fiera come una volta, a gridare ordini sfrontata. Luminosa. Sincera. Posando gli occhi azzurri su quelli di lei disse con voce bassa e roca:
" Mia principessa...vi prego...tornate a sorridere...non sopporto di vedervi così...reagite....piangete se volete...ma poi tornate come prima...non so cosa vi sia accaduto là dentro, ma quello che più conta per me siete voi e non posso vedervi così. Vi prego...è il vostro nobile cavaliere che ve lo chiede..."
Quelle parole colpirono la ragazza che spalancò gli occhi e, mentre lui si stava alzando e allontanando, lo afferrò per il polso, lo tirò giù di nuovo nel letto e accucciandosi nel suo grembo iniziò a piangere nuovamente.
" Allora fammi piangere ancora un po'. Sarà l'ultima volta...poi tornerò forte e ambiziosa come prima...ma per ora, solo per adesso...stammi accanto..."
E altri singhiozzi presero a scuotergli il corpicino minuto ricoperto dai lunghi e meravigliosi capelli dorati.

Un’ espressione dolce si dipinse nel volto sempre serafico e gelido della tigre che, posando delicato una mano sul suo capo, cominciò ad accarezzarla.
Quella notte sarebbe rimasta un segreto fra loro due. Solo loro due.

Il suo non fu quello che verrebbe definito un ottimo risveglio!
Sbarrò gli occhi, appena riprese i sensi, in quella stanza buia.
Con uno scatto rizzò a sedersi sul letto su cui era stata distesa.
Ricordò la sensazione delle falene su tutto il suo corpo e questo le provocò un moto di disgusto.
Si passò le mani sulle braccia per rendersi conto che non ce ne fossero più.
E Judas??
Dov'era Judas??
E dov'era lei!!!!!! quella era la prima domanda che aveva bisogno di una risposta immediata!! Dove l'avevano portata??
"Mantenga la calma signorina!" una voce dal buio di fronte al letto le fece capire che non era sola.
"Chi sei? chi c'è?"
Un raggio di luna scoperta dalle nuvole filtrò attraverso la vetrata alta della finestra, lasciando intravedere una metà di un uomo seduto su di una sedia.
Le sue braccia erano poggiate allo schienale.
Capelli scuri vennero illuminati ed un occhio che la osservava fermo.
Aveva i tratti del viso piuttosto squadrati...marcati.
La sua voce era molto profonda...e calma.
"Sono Xavier, signorina, agli ordini di Machiavelli"
"Come speravo che non fosse! Perfetto!"
"Non si agiti...non ha nulla da temere...."
"Ah!" rise con sarcasmo "Io avrei detto il contrario..."
L'uomo non cambiò la sua posizione. Sembrava fatto di marmo.
Asha cominciò ad abituare lentamente il suo sguardo alla luce.
Per quello che poteva vedere, la stanza aveva un arredamento spartano.
Un comodino. Uno specchio. Un letto.
"Tsk...con tutti i soldi che ha mi sarei aspettata una maggiore accoglienza da Dogger!"
L'uomo continuò a guardarla immobile.
Uno sguardo che le fece pentire di aver parlato, per un istante.
Sembrava avere la calma ferrea di Judas.
Quanto voleva che uno di loro fosse lì con lei adesso...aveva bisogno delle stupide battutine sarcastiche di quel sacco di pulci di Lymhal.
Si morse il labbro con ansia.
"Non deve essere così agitata...il signor Machiavelli ha solo da chiederle un favore...tutto qui."
Alzò il suo sguardo con decisione fissando l'unico occhio visibile del suo interlocutore e carceriere.
"Sei un indiano."
"Si. Cherokee."
Non sapeva perchè aveva fatto quell'affermazione, ma aver la certezza di aver individuato almeno la nazionalità di questo Xavier le dava la sensazione di conoscere qualche particolare in più su di lui. Tanto per non considerarsi più in mezzo a degli 'sconosciuti'.
"Sono conosciuto come il Crotalo…" e nel dire questo i suoi campanelli...o sonagli tintinnarono leggermente.
"Tsk...solo una serpe poteva prestare servizio da Machiavelli!" disse con scherno e l'uomo per la prima volta accennò ad una reazione, certo non quella che lei si sarebbe aspettata.
Sorrise.
"Luogo comune...per comuni persone."
Arrossì per un attimo.
Forse era stata troppo maleducata con lui. In fondo fino a quel momento si era dimostrato gentile.
Cercò di divincolarsi dal suo imbarazzo.
"Che vuole Dogger da me?"
"Chiederle un favore."
"Quale?"
"Sarà lui a dirglielo."
"Perchè continui a darmi del lei?"
"Perchè lei non mi ha ancora permesso di darle del tu."
Si sorprese.
"Credevo di essere vostra prigioniera...e per i prigionieri non ci sono riguardi...."
"Sarò anche una serpe...ma non maleducato."
Quel carattere notevolmente rispettoso le strappò un sorriso.
"Mi sei simpatico...nonostante lavori per Dogger...."
Poi aggiunse "Io sono Asha, detta la Gazza, puoi darmi del tu se vuoi!"
Un po' di tempo avrebbero dovuto attendere insieme prima dell'arrivo di Machiavelli. Almeno non l'avrebbe passato in solitudine.

La luce fioca delle candele del piccolo altare brillavano illuminando il buio della grande sala adibita a pregare. Al centro stava una statua della Madonna con vari lumicini intorno. Davanti a quella bella ed elaborata statua non eccessivamente grande stava inginocchiata una figura di bianco vestita. Indossava una lunga e larga vestaglia dai mille drappeggi lasciata slacciata. Il tessuto era seta e raso fini. Lungo la schiena erano lasciati scoperti i bellissimi capelli mossi, candidi e immacolati. Le spalle si scuotevano impercettibilmente. Dei singhiozzi macchiavano quella bella visione, quasi angelica che spiccava in quella specie di chiesetta. Quella donna piangeva.
"E’ colpa mia. Solo colpa mia. Non doveva accadere. Nulla. È mia la responsabilità delle mie sconsiderate azioni. Non dovevo lasciarmi andare in quel modo. Ora tutto crolla. Io sono la regina di questo piccolo paese. Amata e rispettata , ammirata...ma non merito tutto questo, amore, fiducia, protezione. Per causa mia stanno pagando le persone sbagliate. È sempre stato così. Prima col mio povero marito, poi il mio illegittimo figlio del quale solo io conoscevo l'esistenza...io e suo padre...poi l'uomo che amo, l'unico uomo che sono mai riuscita ad amare immensamente senza poter impormi e rifiutarmi. Ed ora....ora...lei, la mia piccola principessa. Lei non deve sapere nulla, lei non c'entra con le mie faccende, col mio passato. Se c'è qualcuno che deve pagare non è lei, lei deve rimanerne fuori, lei non deve sapere, la sua vita non deve venire distrutta. Se c'è qualcuno che deve pagare sono io....ma forse sono troppo vigliacca per affrontare le cose apertamente....ammettere di aver amato un altro uomo dopo il re...e risposarmi con lui per cominciare una nuova vita....riconoscere quel figlio nascosto...morto...quanta felicità avremmo potuto avere...ma mia figlia, la piccola Eloise...che avrebbe pensato...forse le avrei infangato il nome, quello di mio marito....non sono degna di essere una regina. Non sono degna di essere madre. Non sono degna di essere ancora amata.
Se Eloise non dovesse più tornare sarei pronta ad uccidere io stessa Dogger...lo giuro sulla mia corona. Perchè lei è l'unica cosa che in realtà io sia riuscita a tenere pura e incontaminata, a proteggere...tutti l'hanno protetta....ed ora deve continuare a vivere come ha sempre fatto...fare quel che io non sono mai stata capace di fare...essere una degna regina...questo cigno non è più puro da tempo...questo cigno non durerà molto...per troppo tempo sono dovuta nascondermi e sopportare...troppe persone ho fatto soffrire e coinvolto. L'unico vero amico che mi rimane è Lion-oh...ma non voglio coinvolgere più nemmeno lui....non c'entra...so cosa devo fare per mettere fine a tutto. È solo che ho paura....Dio...è ammesso ad una regina avere tutti questi dubbi e paure? Dimmi di si...e dimmi che posso appoggiarmi a qualcuno...che io veramente non ce la faccio più."
La Regina Enya sembrava ormai un cigno appassito...aveva in fin dei conti passato la sua vita a scappare...ed ora era crollata...da sola...senza nessuno a reggerla e aiutarla...piena di paure...ora era venuto il momento di affrontare le cose. Ignorava molte cose in realtà....quel che era successo alla figlia...dove fosse....e soprattutto che suo figlio era ancora vivo e solo...e quel che era diventato....ma più di tutti ignorava la sorte...la sorte che non contenta di quel che aveva fatto fin ora voleva continuare a beffarsi di lei e dell'avvenire...di molte persone ancora...persone troppo vicine a lei.
Della sua stessa vita.
Quell'attesa era snervante e tutto quel che poteva fare lei era pregare piangendo implorando perdono. Temeva che quella notizia potesse arrivare....la notizia....che di Eloise e Ty non c'era più nessuna traccia.

Intanto nell'ufficio di Lion-oh, l'uomo importante si apprestava a ricevere i pochi parenti che era riuscito a trovare dei suoi ragazzi....con la dolce Celine aveva già parlato precedentemente...ora rimanevano loro...si sorprese come potessero essere già così soli nonostante le giovani età....ma finchè il gruppo sembrava funzionare non c'era motivo di disfare nulla...avrebbero avuto tempo per farsi le ossa...e si fidava della sua Triade.
Fra le persone che aveva davanti, accomodata elegante e sensuale nella poltrona sotto la finestra, stava la sorella di Lymahl...la famosa e pericolosa Donna-Ragno.

Ancora una volta Lion-oh poteva sorprendere. Era estremamente raro e difficile riuscire a contattare quella criminale, e come facesse a sapere certe informazioni era un mistero, uno dei tanti che circondavano quell'uomo dalla postura eretta e la voce graffiante.
La Donna-Ragno che solo poco fa aveva dato prova della sua letale forza e crudeltà, ora si spiegava come mai era intervenuta: si trovava in città per la convocazione di Lion-oh.

Un sorriso malefico aleggiava sempre sul suo volto, bellissimo e affascinante nonostante la benda nera sull'occhio. Il tatuaggio si vedeva alla perfezione, come anche il suo corpo provocante. Seducente in ogni cosa. La Donna aveva pronte le mani sui suoi gioiellini in buona mostra.

Fuori dalla porta aspettavano i suoi due uomini, due uomini dalla bellezza non indifferente, come se una come lei avesse bisogno di protezione. Si sentiva perfettamente a suo agio. Mosse solo lo sguardo sulla stanza, osservò che in fin dei conti non erano in molti quelli convocati e nemmeno tanto vecchi, anzi, con chi e cosa avessero a che fare non importava, tanto non sarebbe stata a lungo lì dentro. Sicuramente aveva a che fare con il bel micino, a proposito del micino....-Chissà se quel simpaticone gli ha consegnato il mio messaggio...sono sicura che mi amerà sempre di più il mio fratellino...- si trovò a pensare la mora...il biglietto consegnato a Judas con su scritto 'comunque il favore me lo devi lo stesso, micino! Alla prossima!' si trovò a sorridere alla reazione di Lymahl.


LABORATORI DI RICERCA GENETICA -LABOTECH- ore 01:45

ll ticchettare delle dita sulle numerose tastiere dei pc erano alcuni dei rumori che più potevano essere identificati.
Passi frettolosi che si spostavano ai diversi monitor.
Bisbigli di commento a ciò che vedevano.
Ronzii di stampe...click dei mouse...
INGRANDIRE....20%....40%....60%....FERMO IMMAGINE....STAMPA....
I camici bianchi ondeggiavano al movimento di coloro che li indossavano.
Poi un uomo si staccò dalla mischia per uscire da quel laboratorio.
I rumori si affievolivano a mano a mano che si allontanava e si perdeva con la sua ombra per i meandri dell'edificio.
Prese un' ascensore che lo portò al 5° piano sottoterra.
Ora tutti i rumori erano scomparsi per fare posto ad un innato silenzio.
Percorse il laboratorio con passo svelto.
Due uomini in divisa lo fermarono davanti all'unica porta presente.
Ma lo lasciarono subito andare riconoscendone il viso.
La porta si aprì lasciando scorrere il metallo, di cui era fatta, all'interno delle pareti.
Appena l'uomo l'ebbe varcata, si richiuse alle sue spalle.
Una decina di monitor erano ben visibili all'entrata, posti alle spalle di una scrivania grigia.
La poltrona era girata di spalle alla porta.
"Dottor Genesi..." chiamò la voce dell'uomo in camice.
"Non dirmi quello che già so, Janosh, preferirei sapere quello che ancora ignoro..." rispose l'altro occupante della stanza con una voce fredda come il gelo.
Lo scienziato tentennò...
"Quello...lo ignoriamo anche noi..." disse mordendosi un labbro.
La poltrona ruotò di 180 gradi.
La pipa fumante era chiusa nella sua mano sinistra.
I capelli bianchi con qualche filo argenteo risaltavano nel buio della stanza.
Le spalle larghe e ancora perfettamente squadrate, di uomo maturo, facevano confondere sulla vera età del loro proprietario.
E poi...c'erano quegli occhi....verdi.
E le rughe attorno alle labbra, regalo del suo vizio del fumo.
"Spesso mi domando perchè vi pago così tanto!" disse in tono più che calmo.
L'altro non rispose.
"Lasciamo perdere...rinfrescami su quello che sta succedendo..."
Janosh alzò lo sguardo sui suoi fogli, sistemandosi gli occhiali di foggia rettangolare.
"Allora..." disse "...si stanno coalizzando...."
"Questo era previsto?"
"Si...ma non credevamo che...riuscisse a trovarli tutti...!!"
Sorrise.
La ruga si accentuò.
"Quel Leone..." mormorò tirando una boccata dalla sua pipa.
"Si sono formate due fazioni opposte...si faranno la guerra...si scanneranno!"
"Osserveremo anche questo aspetto! Era uno dei punti del nostro Progetto no?...lasciali giocare..."
Lo scienziato scosse la testa...
"Non saprei, signore...ho la terribile sensazione che il Progetto A.I. ci stia sfuggendo di mano..."
"Janosh...non sanno niente...!" lo rassicurò "Nadar ha solo capito che loro hanno qualcosa di speciale tutto qui!!"
"E se sospettasse delle cause della morte di Lynx..."
"Non sospetta di nulla...siamo stati molto attenti affinchè il nostro 'Thruman Show' funzionasse come doveva, e, come già avevamo calcolato, sono tutti riuniti in quella città che avevamo creato per loro...! Rilassati!"
"Cosa...dobbiamo fare...?"
"Continuiamo ad osservarli...in fondo...la morte è un aspetto come un altro da osservare...!".
Lo scienziato annuì, poi gli voltò le spalle e lasciò la stanza.
Genesi ruotò nuovamente la sua poltrona.
I dieci schermi erano davanti a lui...li controllava attraverso essi...
Tirò un'altra boccata dalla pipa rilasciando una nuvola di fumo grigio che si dissolse sulla superficie di un'immagine...quella di Nadar Lion-ho....



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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


CAPITOLO 15

CAPITOLO 15

Rumori ovattati gli giungevano alle orecchie dall'udito fine. Lentamente i suoi sensi acuti stavano tornando a funzionare, così sembrava a Lymahl ancora addormentato nel letto di quell'appartamento. Il lungo sonno gli aveva ridonato molte forze, questa era la sua convinzione quando si rese conto di quanto stava dormendo. Era ora di rimettersi in sesto.

Aprì di scatto gli occhi come se in realtà non avesse mai dormito, se non fosse stato nel mondo del sonno profondo per un giorno e una notte interi. E come se nulla fosse successo prese a stiracchiarsi amabilmente e sensualmente sotto quelle coperte lisce e calde.

Si sentiva molto bene. Qualunque cosa gli avessero fatto per farlo tornare in se, l'aveva apprezzata eccome. Lymahl dopo aver riacquistato l'uso pieno di tutto il suo corpo e dei suoi muscoli non trascurabili, alzò il busto fino a sedersi nel letto.

Passandosi una mano fra i capelli si rese conto che erano spettinati e ingrovigliati. I suoi meravigliosi fili di seta rossa, cascata infuocata della quale andava fiero dalla nascita(o comunque da quando li teneva così lunghi). La sua prima intenzione fu quella di alzarsi e dirigersi in bagno per sistemarsi, ma poi cominciò a far mente locale sul luogo. Dove si trovava? Che era successo? Le classiche domande.

Guardandosi nella stanza vide che l'altro letto in quella camera era vuoto, le lenzuola leggermente disfatte. Un ombra oscurava la finestra chiusa. Fuori era pomeriggio. L'ombra nella camera era a lui conosciuta. Lo riconobbe all'istante nonostante la luce non illuminasse il suo volto, ma solo i suoi nerissimi capelli. Con uno dei suoi sorrisi enigmatici perennemente stampati, il gatto disse:
" Judas, che piacere rivederti. "
La voce era roca. Non ottenne nessuna risposta. Il ragazzo stava immerso nei suoi pensieri, pensieri che lo tormentavano da quella notte. Un solo volto nella sua mente.
Lymahl comprese che non l'aveva ascoltato, decise di lasciarlo perdere. Rovistando anche lui fra i ricordi di quella notte prese coscienza di tutto quel che era successo. Solo un concetto gli si formò. Un concetto che decise di far prendere subito solidità.
" Judas. Rispondimi. E Asha?"
A questo nome il ragazzo moro si riscosse tornando a calcolare il compagno dietro di lui, ancora seduto nel letto. Ancora non si voltò, rispose continuando a passare i suoi scuri occhi sul mondo esterno:
" L'hanno rapita. E solo tu sai chi è stato."
Incolore, forse. Ma incisivo. Lymahl si ritrovò a digrignare i denti come solo i cani facevano. I suoi occhi svegli cambiarono subito espressione diventando, lentamente, sempre più minacciosi. Nessuno vide la luce pericolosa che vi divampò per un istante.

Non era proprio rabbia quella, era più un sottile filo che non lasciava indifferenti chi lo guardasse. E quando anche un sorriso strano, simile a un ghigno gli aleggiò sulle labbra ben disegnate, l'espressione da gatto che fa un agguato fu ancora più lampante. Si alzò in piedi con un unico movimento fluido.

Solo quando Judas si voltò a guardarlo si rese conto di indossare solo i suoi mini boxer attillati di raso nero. E basta. Evidentemente i suoi vestiti erano stati lavati e aggiustati. Ma non si scompose, non si vergognava del suo aspetto con nessuno, il suo corpo faceva invidia a molti. Affusolato con quei muscoli non esagerati che gli davano una linea di maniacale sensualità, specialmente quando si muoveva così disinvolto.
" Il falco è andato a prenderti dei vestiti a casa tua, li ha messi in quella sedia. Vestiti che è meglio."
Freddo come al solito. Malizioso il gatto alzando un sopracciglio rispose:
" Tesoro, la visione non è di tuo gradimento?"
Non ottenne risposte. Ma solo l'ombra di un...sorrisetto forse? Gelido come sempre ad ogni modo. Lymahl si vestì indossando un completo di pelle bordeaux attillata e comoda. Dalle maniche lunghe che gli coprivano le mani scoprendo solo le dita grazie a dei guanti da motociclista, sempre in stile con l'abbigliamento. I pantaloni stretti lunghi sembravano un tutt'uno con la maglia dalle spalle bucate e il collo alto. Ai piedi si infilò degli stivali a cerniera alti senza tacco, comodi. Tutto bordeaux. Quel colore era la sua carica. Rosso. Sinonimo di energia. Si faceva notare e attirava l'attenzione, come a dire che lui non era come gli altri. Per distinguersi.

Poi entrò in bagno e si pettinò a lungo i suoi capelli dei quali era gelosissimo e orgoglioso. Il risultato era ottimo. Si sentiva come nuovo. Uscito dal bagno si presentò al corvo con una lima, impegnato distrattamente a sistemarsi le lunghe unghie smaltate di smalto trasparente. E il suo immancabile sorriso. Il sorriso di chi prende una decisione. Una decisione pericolosa che gli avrebbe fatto rischiare la vita, non solo a lui ma a tutti. In questo stava la sua pericolosità. Che l'avrebbe fatto con o senza di loro. Testardo fino alla morte, nessuno lo avrebbe rigirato e gli avrebbe detto che fare. Tantomeno lo comandavano. Lui si gestiva la sua vita nel modo più imprevedibile, ma al tempo stesso prevedibile....per far di lui la persona più spericolata e pericolosa, a rischio e incosciente ma imprevedibile ed elegante sempre e comunque. Una contraddizione. Una libertà che molti si illudevano di poter possedere e comandare e controllare, ma nessuno l'aveva realmente. Ancora una volta sarebbe stato la sua rovina. Solo un sibilo che non corrispondeva ad una domanda o richiesta, ma a un affermazione, avvertimento.
"Andiamo"
e non c'era bisogno di chiedere dove ad un essere che si era trasformato nel più imprevedibile e pericoloso, sarebbe stato superfluo. E anche Judas lasciò la camera.

La porta si aprì facendo entrare in soggiorno i due giovani ragazzi che squadrarono i presenti. C'erano tutti. Zephir in un angolo con la cicca fra i denti e la birra in mano con aria pensierosa. Diretta verso problemi che in quei giorni erano venuti troppo a galla.

Prince seduto sul divano a guardare la tv, mentre Igor su una scrivania con computer a smanettare.

Fly era in piedi davanti alla finestra che scrutava ogni minimo particolare delle strade sottostanti.

C'era anche un’ altra ragazza. Aveva capelli biondi e vestito con motivi floreali. Lymahl non lo sapeva, ma lei era Celine, colei che l'aveva curato, estratto il veleno dal corpo e annullato il suo effetto con medicine per poi farlo tornare in sè nel pieno delle sue forze. Erano tutti lì.
"Bè? Che aspettate? Che facce da funerale!"
Alla vista dell'amico, Prince scattò in piedi saltellandogli intorno felice. Era tornato il solito sbruffone di sempre. Tutti smisero di fare quel che stavano facendo per fissarlo, chi male chi no. Fu la scimmia a parlare per tutti:
" Aspettavamo te!"
"Ma che cari! Bene, ora ci sono! Forza belli animo!"
Ma non erano i soliti occhi spacconi da casinista esibizionista, o sadico incallito amante del pericolo. Era uno sguardo....che sapeva di minaccia....
" Si parte!"
Disse con voce bassa e penetrante. Era proprio un altro...che il veleno gli avesse dato al cervello?
"Per dove? Per il manicomio?"
Era stato Zaphir a parlare lontanamente ironico e molto scocciato. Lo sguardo di Lymahl cominciava a lasciare i brividi su Prince, che lo conosceva abbastanza da capire che stava covando qualcosa di poco raccomandabile. Non voleva sentire la risposta. Ma la sentì ugualmente:
" A caccia di gente che vuole morire!"
Ghigno sadico. Quel filo sottile che gli era apparso prima apparve nuovamente, quella luce minacciosa....pericolosa...incontrollabile...imprevedibile...era forse malignità?
Il gatto era pronto ad uccidere per riprendersi Asha...ad uccidere per la prima volta. E per farlo metteva seriamente a repentaglio la sua vita. Ma non gli interessava. Il fatto era che nessuno poteva passarla liscia in quel modo. Ferirlo, avvelenarlo addirittura. E rapire quella che lui chiamava la sua donna.
" Prince, tirami fuori un piano!"
Come se parlasse di fargli un panino! Ma sapeva che le capacità organizzative di Prince erano fuori dal comune, la scimmia oltre a conoscere tutto su tutti aveva un’ intelligenza per i piani e le strategie impressionante. È per questo che era entrato nella squadra, no?
Prince si riscosse....Lymahl non aveva chiesto pareri o altro. Che gli altri lo seguissero o meno era irrilevante dopotutto. Con fare pratico l'amico dall'aspetto simpatico cominciò a parlare serio e professionale:
" Dimmi tutto quel che ti ricordi sul rapitore. Tanto di sicuro lavora per Machiavelli."
"Aveva campanelli. Come dei sonagli. E faceva movimenti strani, come scatti, era veloce. E non so come mi ha punto somministrandomi del veleno. Si chiama Xavier...e non so cos'altro dire!"
" Ah, il signor Fly mi ha detto che è stato morso da un Crotalo..." disse timorosa la ragazza che ascoltava. Attirò l'attenzione di Lymahl che le si avvicinò.
"Chi sei tu?"
"Io...sono Celine, sono stata contattata dal signor Lion-oh per curarvi qualora ne aveste avuto bisogno....sono la sorella di Asha."
A quelle parole il rosso spalancò un attimo gli occhi, per poi tornare all'espressione sadica di prima, una carezza sulla guancia e solo due parole di conforto:
" Te la riporterò intatta! È una promessa"
E le lacrime scesero sul volto della farfalla.
Prince riprese il controllo andando su e giù per la casa:
"Dunque...Xavier il Crotalo. Non so molto su di lui...dovrei andare a cercare notizie. Non lavora per nessuno, ma è probabile che abbia accettato la proposta di Machiavelli. È pericoloso."
"Quel cane non sa servirsi delle proprie forze ed è fissato coi rapimenti...è solo un cane bavoso...inutile..." con astio Lymahl pronunciò quelle parole.
"Devo andare a fare delle indagini per conto mio....ne saprò di più anche sul luogo. Poi mi servirà l'aiuto di Igor per il piano completo...voi aspettatemi qua per favore, non starò molto"
detto questo uscì. Fly continuava ad osservare fuori con attenzione maniacale. Non avrebbe permesso a nessuno di far altro male a quei ragazzi perchè glielo aveva ordinato il suo Signore, Lion-ho. E non sarebbe successo. Non ancora.

La Vedova era nella sua stanza.
Seduta al tavolino accanto alla finestra dalle tende tirate.
Non aveva bisogno di luce. Tanto non poteva vedere.
Contemplava la sua sfera trasparente.
Era ansiosa.
Sentiva qualcosa di strano.
Non così strano poi...era una sensazione che aveva sempre avuto...ma da qualche giorno sembrava farsi più insistente.
Di tanto in tanto la pelle le si increspava in brividi...sentiva il suo...il loro...fiato sul collo.
Pensò che la tensione le stesse giocando qualche brutto scherzo.
Ma non le era mai successo.
Pose i suoi occhi bianchi sull'oggetto rotondo che le stava di fronte.
Le sue lunghe dita affusolate lo sfiorarono.
"...che io possa vedervi..." mormorò al nulla.
E qualcosa apparve.
Ma fu solo per un attimo.
S'alzò di scatto dalla sedia.
"Non può essere..." disse a sè stessa.
Si 'guardò' intorno alla ricerca di un qualcosa.
Doveva essersi sbagliata.
Ma li sentiva dovunque.
Allora era così?...
Si diresse velocemente verso la porta.
I suoi tacchi rumoreggiavano per tutto il corridoio.
Doveva parlare con Nadar, urgentemente.
Tutto quello era sbagliato...era tutto uno scherzo...tutto un gioco...tutto...un esperimento....
Si muoveva goffamente per luoghi a lei completamente sconosciuti.
Ma doveva far presto.
Urtò qualcosa o qualcuno che l'afferrò prima che potesse perdere l'equilibrio.
"Perchè non hai avvisato che uscivi dalla tua stanza Bea? Ti avrei accompagnato io..."
Riconobbe.
"Jericho!"
"Sei più pallida del solito...qualcosa non va?" il killer si fermò ad osservare la figura aggrappata al suo braccio.
L'abito nero dall'ampia scollatura...i capelli bianchi come la neve scomposti per la fretta...lo sguardo trasparente, ma incredibilmente attento...
"Portami da Nadar...devo parlare con lui! Subito! Dobbiamo fermare tutto questo!"
Lo Squalo non capiva. Ma non si permetteva di contraddire gli ordini della Vedova Nera, tessitrice di destini!
Le porse il suo braccio e ne divenne i suoi occhi per quei corridoi sconosciuti, fino allo studio di Lion-ho.

Nadar osservava gli occupanti del suo ufficio nei pressi dell’enorme balconata.
Erano un gruppo vario e molto rumoroso...
“Ehehehehe!!” scoppiò in un’ennesima risata uno dei presenti. Hannibal Ridens detto la Iena.”E questa cosa sarebbe? Una riunione di famiglia?? Hihihihi! Molto divertente!” era comodamente sbracato sulla sua poltrona.
Capelli di un nero sbiadito e crespo, tirati indietro con il gel. Cappotto di cashmere marrone con bordo di pelliccia maculata. Occhi nocciola chiaro.
“Io troverò molto più divertente il momento in cui cesserai di ridere!” disse sferzante un giovane sulla trentina con i capelli neri, lunghi sulle spalle pieni di meches bianche ed un impermeabile di pelle nera lucida.
Era nei pressi della libreria e studiava distrattamente i volumi che conteneva.
Spostò i suoi occhi di ghiaccio su Nadar.
“Non ho molto tempo, ho un attentato da preparare...vogliamo sbrigarci?”
La Donna-Ragno rispose al posto del Leone. “Vai sempre di fretta, vero Orca?”
“Chi ha tempo non aspetti tempo! Mi pagano per questo lavoro!”
Rispose con un sorriso di circostanza che metteva in mostra una bella fila di denti bianchi.
“Cos’è da quando lo Squalo non è più sulla piazza, ti usano come ripiego?”
Il sorriso di Elija si trasformò in ringhio. “Ficcati in testa una cosa, ragnetto, io non sono il rimpiazzo di nessuno tanto meno di mio fratello! Impara a dosare la lingua o ti schiaccio sotto il tacco del mio stivale!”
La donna non si premurò di nascondere la sua risata “Eheheh... mi piacciono le battute divertenti!”
“Tsk! Che senso dell’umorismo contorto avete, voi killer! Come mio cugino...bah! A dire il vero non l’ho mai visto sorridere!” si intromise la Iena.
“Cugino del Lupo, vero signor Ridens?” s’informò Nadar.
“Si esatto! Comico di professione!”
Il ragno rise di nuovo “Ecco una bella battuta! Eheh!”
Un piccolo occupante restava intanto in disparte, agitandosi sulla sedia.
Un bambino sugli 8-10 anni. Capelli neri, irti e ispidi.
Occhietti marroni. Piuttosto minuto per la sua età.
Era Rudolf, fratello adottivo di Igor.
Continuava ad agitarsi scattosamente, frenetico.
Probabilmente era epilettico.
La Iena si girò ad osservarlo.
“E qui cos’abbiamo? Un soldo di cacio!!”
Il piccolo si fermò guardandolo dritto negli occhi.
Balzò giù dalla sedia e si portò ad un passo da lui con una rapidità impressionante.
“Non rivolgermi la parola! Capito?? Eh??eh??eh??”
Hannibal lo osservò interdetto, poi sorrise “Ma tu guarda il nano, che caratterino!!”
“Non sono un nano!” esclamò scosso da una serie di frenetici tic “Pulce! Pulce! Pulce!”
“Ehi! Calmo o mi collassi! Ho capito...sei una Pulce...fratello di Pidocchio?? Mhpf...ahahahahahahahahaha!!!”
Orca si portò una mano alla fronte “Ora capisco perchè tuo cugino non ti sopporta!” poi rivolto a Nadar “Posso ucciderlo? Lo faccio gratis, sarà un piacere!”
Il Leone fermò il trambusto “Vi prego signori, un po’ di silenzio! Se vi ho chiamato qui è solo per informarvi della minaccia che corriamo e che porta il nome di Dogger Machiavelli! I vostri parenti affrontano il nemico per proteggere la città!”
“Mio fratello? Tsk! Generosissimo uomo!” aggiunse Elija.
Nadar continuò “Vorrei che combatteste con loro...”
“Cosa??” fece eco Hannibal con scetticismo “Ehi! Ferma la spider! Deve essermi sfuggito qualcosa...sentimi bene peluche, tu hai il culo parato perchè sei uno degli uomini più ricchi della città, ma se noi, comuni mortali, proviamo a metterci contro di lui...quello ci fa un culo così!” e completò la frase con ampio gesto delle mani.
“No se io vi proteggo!”
La Iena si fermò “Ci proteggi?” fece eco “Nel senso che ci terrai al caldo della tua bella casuccia?”
“Si, esatto...”
Il comico ci pensò un attimo, poi sorrise “Comunque sia, un problema rimane: come può combattere un comico? Barzellette contro proiettili?”
“Magari lo fai morire dal ridere!” aggiunse Orca con un sorriso beffardo.
“E perchè no? Una risata vi seppellirà...”
Nel mezzo della discussione, la porta venne aperta di scatto.
La Vedova, al braccio dello Squalo, fece il suo ingresso.
“Perdona la mia intrusione Nadar, ma devo parlarti...con urgenza!”
Jericho notò suo fratello.
Avevano lo stesso sguardo glaciale.
“Che bella riunione di famiglia!” esclamò il Ragno osservandoli.
“Ma guarda, c’è anche l’Imprendibile!”
“Jericho!” salutò con un gesto del capo che venne corrisposto.
Tra i due killer esisteva una sorta di stima reciproca. Cosa totalmente assente verso Orca.
Nadar si avvicinò a Betsabea, prendendola per un braccio.
“Scusate la breve sospensione...riprenderemo tra un attimo! Vorrei che in questo tempo voi pensaste alla mia offerta!” e si allontanò per ritirarsi in una stanza adiacente.

Il piccolo salotto aveva un che di intimo.
Decorato con i colori dell’autunno, infondeva calore.
La Vedova, si sedette su una poltroncina e Nadar di fronte a lei.
“Mi sembravi molto scossa e non è da te interrompermi durante una riunione. Che succede?”
la donna prese le sue mani “Ferma...fermali tutti! Devi parlare con Dogger! Ci stanno mentendo!”
Nadar non capiva “Aspetta! Ma cosa dici? Come posso parlare con Machiavelli, Bea! Sei impazzita?”
“No!” lo supplicò “Ascoltami è tutto un trucco! Io li ho visti! Giocano con le nostre vite...”
“Chi? Visto cosa?...”
“Occhi...”
Il Leone si fermò.
Quelle parole gli provocarono un brivido lungo la schiena.
“...uomini...tutt’intorno a noi! Ci guardano, ci studiano. Siamo il loro giocattolo, il loro...esperimento! la città, tutto quello che ci circonda...tutto finto...tranne le nostre sofferenze. Loro hanno vissuto su quelle...le hanno create, come hanno creato tutta questa guerra! Se Dogger è quello che è ora...è perchè loro lo hanno creato così. Fermalo Nadar...non è lui il tuo nemico!”
“Ma...dove...?”
La Vedova scosse il capo.
“Non so di preciso...l’immagine non era chiara, ma li sento ovunque. Ci guardano e anche adesso...ci ascoltano...ora sanno che io conosco la verità...” gli sorrise “...Nadar...credo che mi uccideranno...”
L’uomo balzò in piedi facendo cadere la sedia nel suo movimento.
“Cosa? Non possono!...nessuno può entrare nella villa...”
“Si invece...perchè loro...sono le parche delle nostre vite...”


Il campanello suonò facendo sobbalzare ulteriormente la Vedova e il Leone nel salotto.

Chi poteva essere? Non aveva invitato altri.

Jericho andò ad aprire la porta principale e si trovò davanti due figure snelle vestite con una tuta in tessuto nero leggero, sul largo andante, comode e con delle specie di cappucci abbassati. Erano tute conosciute per essere viste sempre addosso ai ninja. Erano due ragazzini, un maschio e una femmina. Ma la particolarità che colpì lo Squalo non furono i loro vestiti insoliti, bensì le loro facce, erano uguali. Erano sui 15 anni circa, i lineamenti da zingari con zigomi alzati e volto affusolato, bocca sottile e ben disegnata, pelle chiara e occhi un po' allungati vero le tempie, un neo all'angolo della bocca. Entrambi perfettamente uguali. La ragazza aveva lunghi capelli neri e lisci, invidiabili. Lui aveva i capelli sempre neri e lisci ma corti che gli sfioravano il collo. Erano molto affascinanti nonostante la loro giovane età. Erano gemelli. Uno dei due disse:
"Scusate il ritardo, spero la riunione non sia già iniziata." Voce incolore e controllata. Jericho capì che facevano parte degli invitati e senza aggiungere nulla li fece entrare conducendoli nella stanza che ospitava anche gli altri parenti della squadra.

Erano silenziosi e si muovevano fluidamente, il corpo magro e sottile faceva trasparire un agilità fuori dal comune. Se quelli erano veri ninja erano fuori tempo, ma l'idea che davano era di due personaggi molto in gamba, di chi potevano essere parenti? Forse se li avessero visti muoversi fra grandi altezze e alberi ingarbugliati l'avrebbero capito.

Entrati nella stanza osservarono i presenti uno ad uno con apparente tranquillità e un fondo di freddezza. Nelle cintole avevano dei coltelli, uniche armi che usavano.

I due giovani poi si sedettero in due sedie comode vicino ad una delle finestra, non gli piaceva essere in posti chiusi. Decisamente no. Non fecero attenzione ai vari commenti e domande che gli furono poste, erano come in un mondo loro.
Lion-ho rientrò nella sala e senza dire nulla si avvicinò allo Squalo sussurrandogli:
" Non perdere di vista per nessun motivo la Vedova, stalle sempre accanto qualunque cosa succeda."
L'uomo non fece domande, si voltò ed uscì chiudendosi la porta alle spalle. Lion-ho, dopodiché, decise di tornare ai suoi ospiti, si scusò dell'interruzione improvvisa e si sedette al suo posto. Lo sguardo si posò sui nuovi arrivati riconoscendoli subito. Sorrise pensando che doveva concludere la riunione il più presto possibile. Doveva almeno averli dalla sua parte.
" I fratelli di Prince, immagino." Nessuno dei presenti conosceva questo fantomatico Prince, ma vedendo loro due si immaginarono che doveva essere un ragazzo molto in gamba e forte. Non potevano immaginare che in realtà erano diversi come il giorno e la notte, di carattere ma specialmente d'aspetto e di capacità. Il punto di forza di Prince era l'intelligenza e il suo cervello che sapeva tutto su ogni cosa o quasi, mentre era alquanto carente nella potenza fisica, invece al contrario loro due erano forti proprio in quello e carenti nell'organizzazione di piani e strategie di fino. Sarebbero stati una buona squadra se non fosse stato per la poco socievolezza dei due.
" I vostri nomi?"
I due lo fissarono sempre impassibili e risposero incolore come prima:
" Anggun e Gackt"
Non sembravano affatto parenti di Prince, quei due non avevano nulla di lui. L'unico a conoscerli era Lymahl, erano tutti e quattro amici d'infanzia, nonostante i pochi anni che li separavano, crescendo si erano un po' persi tutti di vista, ma all'occorrenza sapevano rincontrarsi nuovamente. Il rosso li chiamava tutti e tre scimmiette, Prince perchè era evidente la sua somiglianza fisica con una di quegli animaletti simpatici, mentre i due gemelli perchè erano agili e scattanti come delle scimmie.
La riunione proseguì, il leone rispiegò la situazione ai nuovi arrivati con nuove interruzioni da parte degli altri, infine furono posti davanti alla decisione definitiva. Dovevano rispondere.
La Donna-Ragno, il cui nome orami era andato dimenticato e il passato oscuro rimaneva vivo solo nei suoi ricordi, fu la prima a parlare, era decisa e sapeva già il fatto suo. Lei odiava stare sotto qualcuno. Non sarebbe mai sottostata a nessuno. Un accordo in altro senso si poteva fare, ma in quel modo non se ne parlava, le squadre era lei a formarle, non gli altri su di lei. Il sorriso maligno sulle labbra, un sorriso che arrivava anche all'occhio sano, non coperto dalla benda nera piratesca. Un dito accarezzava i suoi gioielli, i suoi coltelli affilati.
" Io non ho da pensarci. Non ho bisogno di protezione, non ho bisogno di far parte di nessuna squadra, non ho bisogno di aver paura di nessuna morte, tanto meno della mia che non avverrà facilmente come alcuni pensano. Sono solita donarla io la morte. E il caro cagnetto di cui parli che minaccia tutti lo aspetterò con impazienza...ma per i fatti miei. "
" Allora niente accordo per te?"
" Accordo? Il tuo accordo vale per chi non sa difendersi ed è indifeso. Non per chi sa difendersi e anche bene. Non ho ragioni valide, dunque per entrare nella tua squadra. Non ne vedo un motivo valido per me. E non credo di essere la sola a pensarlo così"
" I tuoi motivi validi si riferiscono ai soldi, forse?"
Un ghigno che sul volto di una donna non dovrebbe mai apparire.
" Potrebbe essere!"
" E se ti dicessi che tuo fratello rischia la vita a causa di quell'uomo?"
" So già quel che rischia mio fratello...non preoccuparti troppo per lui chè sa tirare fuori le unghie quando serve, e quando le tira fuori è meglio stargli lontano"
" Mi permetto di aggiungere che non sarebbe solo suo fratello qua che rischia la vita!" si era inserito nel discorso Ridens, la jena, ma fu subito fulminato da uno degli sguardi poco raccomandabili della Donna-Ragno. Quando era lei a trattare dei suoi affari odiava che altri si inserissero.
" Possiamo scendere a patti"
Continuò serafico il Leone, non poteva lasciarla andare così, nessuno di loro. Averli dalla sua parte era importante.
" Sentiamo…"
" A quanto pare non vuoi mischiarti con gente che non è scelta da te…"
" Non voglio sentire la frase: La Donna-Ragno fa parte di una squadra al mio comando!"
era decisa e tagliente. Non a caso era una delle più violente e ricercate criminali del mondo, in tutto erano tre, lei era una di queste...e ovviamente conosceva anche gli altri due....senza escludere che, conoscendola, una storia con ognuna di loro ce l'aveva avuta solo perchè erano ricche anche loro.
" Non vuoi far parte di una squadra..."
" Esatto...le squadre non fanno per una criminale come me...finirei per tradire tutti e nelle squadre non ci si tradisce. Sarei un pessimo elemento e manderei tutto il lavoro faticoso di certa gente a puttane. Perchè, vedi, è più forte di me. Io non so cosa significhi fare parte di un gruppo...ma so già che è una cosa che odierei."
" Sei molto chiara. E onesta, devo dire"
All'onesta un altro sorriso felino le si stampò sulle labbra dipinte di un rossetto nero.
" Allora parlandoci chiaro...ho bisogno di avervi dalla mai parte e non dalla sua. Mi basta avere la vostra parola che non oserete mai agire contro le mie squadre e i mie ragazzi. Cosa ne pensi?"
" Penso che se si tratta di questo non devi preoccuparti, a me interessano i pesci molto più grandi..."
" Io penso invece che abbiamo visite!" l'Orca che fissava fuori dalla finestra vide delle macchine scure avvicinarsi a quella zona e non ci voleva molto per capire che erano i mastini di Dogger mandati da lui solo come diversivo...o avvertimento. Uno scatto contemporaneo. I due giovani ninja da che erano seduti nelle sedie a che fecero una capriola a terra in sincronia, elegante e perfetta. Poi si accucciarono in mezzo alla stanza rivolti verso la finestra chiusa, tutti li fissavano sorpresi, e ora che avevano in mente? Gackt, il ragazzo, saltò prima di lei rompendo le finestra come se stesse tuffandosi in una piscina, prima di cadere si aggrappò ad uno degli alberi che circondavano il palazzo alto, tenendosi al ramo con le gambe e cominciando a dondolare a testa in giù con le braccia tese in alto, subito fece la stessa azione anche Anggun la sorella, aggrappandosi con le mani a quelle di lui e in un unico movimento si lasciarono andare afferrandosi contemporaneamente ad un altro ramo più basso, con una capriola felina e agile atterrarono sull'asfalto, davanti alle auto nere che inchiodarono al volto. L'azione fu eseguita in un nano secondo, erano stati velocissimi e aggraziati, sensuali se si voleva...perfetti, un tutt'uno fra di loro e gli alberi. Come se fossero di gomma inconsistente. Assolutamente a loro agio. Si erano tirati su il cappuccio strano, ora erano scoperti solo gli occhi. I mastini scesero dalle auto, uomini abbastanza grossi tutti all'evidente servizio di Dogger Machiavelli. I due ragazzi sussurrarono facendosi sentire dagli avversari, sembravano conoscerli.
" Ma che bravi. Ci avete trovato...lo sapete che per colpa vostra siamo arrivati tardi al nostro appuntamento? Ora però vi dedicheremo tutto il tempo che meritate!"
"Certo, due secondi basteranno." Continuò l'altra.
Erano molto sicuri di loro, ma sarebbe stato un piacere vederli all'opera. Un vero piacere. Come solo degli abili ninja sanno fare iniziarono il loro combattimento, erano velocissimi e agili, scattavano, saltavano e conoscevano le arti marziali.

Nella sala di Lion-ho gli altri ospiti li fissavano piacevolmente stupiti, mentre altri intimoriti. Finirono la lotta brevemente come promesso. Estrassero i coltelli e uno per mano corsero come fulmini accanto agli avversari, senza fermarsi, per quanto gli altri erano forti pareva di combattere contro dei fantasmi, impossibile da colpire...ma evidentemente non erano in gamba quei mastini come si pensava. E in oltre nemmeno tantissimi. Non fecero molto sforzo. I due gemelli di nero vestiti si fermarono osservando i coltelli sanguinanti. I mandanti di Dogger erano tutti privi dell'orecchio sinistro.
" Chiunque sia il vostro capo che si ostina a darci la caccia, mostrate loro queste e le vostre teste." Così dicendo gli tirarono addosso gli orecchi mozzati e insanguinati. Gli uomini urlavano dal dolore, era insopportabile. Ma non poterono far altro che risalire in macchina e lentamente andarsene.
Tutto quello non era normale. Erano gente sovrumana, non solo i due gemelli ninja...ma anche gli altri. E osservando attentamente tutto ciò Lion-oh cominciava a rendersene conto meglio di prima.
Dopo aver assistito alla scena fu facile capire da che parte sarebbero stati i due.
La Donna Ragno disse soltanto con il solito ghigno e un espressione da brivido:
" Caro Lion-ho...credo che verrò a trovarti spesso! Quei due mi stanno simpatici! "
" Ma niente squadra..."
"Niente squadra, la mai casa è il mondo...anzi...la parte pericolosa e violenta del mondo..."
"Credo sia la scelta giusta, ci cacceresti nei guai ancor di più!"
La trattativa fu conclusa con tre delle persone, ora mancavano le altre.
Mentre qualcuno si preparava al recupero di una persona importante!


FINE CAPITOLO 15

 

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


CAPITOLO 16

CAPITOLO 16

 

Asha seguiva, silenziosamente, Xavier per i corridoi bui dell'enorme palazzo di Dogger.
Le pantagrueliche finestre rimandavano l'immagine della sera ormai inoltrata.
Erano passati un paio di giorni da quando era stata rapita, ma degli altri non c'era ancora traccia.
Aveva provato più e più volte a liberarsi da sola, a fuggire, quel serpente a sonagli di Xavier non l'aveva mollata un secondo.
Perchè i suoi compagni non arrivavano?
-...Lymhal...-
Si trovò a pensare
-...perchè non sei venuto?...-
Quando stava per tentare l'ennesima evasione era poi giunto quell'ordine improvviso.
Finalmente Dogger aveva deciso di vederla.
Almeno avrebbe avuto finalmente delle spiegazioni.
Lungo il suo camminare continuava a guardarsi intorno.
Brrr.
Quella casa era così tetra e monumentale!!
-...Il solito megalomane!!...-
Pensò riferendosi al Bulldog.
Il corridoio terminò davanti ad un enorme portone di granito.
Stavolta non si trattenne dal commentare.
"Bleah!! Che pacchianata!! E' vero che de gustibus ecc ecc però che cavolo!!"
Xavier accennò un lieve sorriso.
"Il bello è soggettivo!" disse nel suo tono calmo, aprendo l'entrata.
Davanti ai suoi occhi comparve lo studio di Dogger...con tutti i suoi 'cagnolini' al completo.
Si fece avanti lentamente guardandosi intorno e si fermò a pochi metri dalla scrivania.
"Per la serie 'avevi così paura che scappassi' che hai dispiegato il tuo esercito di cuccioli?!" Domandò sarcastica. Non doveva mostrare timore davanti al nemico.
"Diciamo che ho voluto stroncare la tua voglia di farlo prima che nascesse!". La sua voce roca disperse il fumo del sigaro.
"Tagliamo corto e mandiamo tutti a cuccia: che vuoi?"
"Ma come è impaziente la piccola!" esclamò la Falena seduta sul bracciolo di una delle poltrone rosse.
Asha la guardò malamente. Non aveva di certo dimenticato le sue bestiacce pelose che le camminavano addosso!!!
L'altra sorrise accarezzando il suo bracciale con un ciondolo a croce.
La Gazza notò che era identica a quella che Judas portava al collo. Il suo intuito femminile le suggeriva che, tra i due, doveva esserci un legame molto particolare.
Ritornò alla sua situazione.
"Non mi hai ancora risposto, Dog!"
L'uomo la osservò con un viscido sorriso.
Assaporava il suo sigaro passandolo da un lato all'altro della bocca.
"Eh, mia cara...saresti stata una dei miei uomini migliori!" disse sdraiandosi ancora di più sulla poltrona, assumendo una posizione comoda "Ho bisogno delle tue doti di ladra!"
"Cosa?? Vuoi che rubi qualcosa per te? Scordatelo!!" esclamò diretta incrociando le braccia al petto.
Ma Machiavelli continuò come se non l'avesse sentita.
"Ho bisogno di un certo cristallo..."
"Ah, ma allora sei sordo!! Ho detto che non ruberò niente per te!!"
"Se non farai ciecamente quello che io vorrò...a rimetterci sarà la tua cara sorellina! Sono stato abbastanza chiaro???!!!"
Asha si irrigidì.
"Celine..." disse in un soffio, poi scattò come una furia piombando sulla scrivania di Dogger "...brutto avanzo bavoso di merda!!!! Che cosa hai fatto a mia sorella???Eh??? CHE COSA LE HAI FATTO!!!!!!"
Xavier intervenne prontamente, agguantandola per la vita con un braccio e allontanandola, mentre lei continuava a scalciare.
"Tranquilla per ora sta bene...e se vuoi che continui così dovrai stare ai miei ordini!"
"Stai bluffando!!! Sei solo un bugiardo!!!!"
"Tu credi?"
Quel ghigno di sicurezza non poteva mentire.
L'uomo armeggiò con il monitor del computer sulla sua scrivania e, dopo aver pigiato qualche tasto, lo ruotò in modo che la Gazza potesse vederlo.
-...il mio palazzo!!....- riconobbe immediatamente.
"E' il tuo quartiere vero?" chiese per conferma "Ebbene ora farò una magia davanti ai tuoi occhi...." la guardò languido.
La giovane notò la luce del suo appartamento accesa...doveva esserci qualcuno in casa...
"Ora lo vedi..." disse Machiavelli poi, premendo un tasto, l'intera costruzione saltò in aria. Contemporaneamente, dall'enorme vetrata alle spalle della scrivania da cui era visibile l'intera città e la villa si Nadar, si udì un boato ed un enorme nuvola nera di fumo si levò tra i tetti delle case.
"...ora non più!!"
Asha si paralizzò all'istante e, come un fuscello, si afflosciò sulle ginocchia.
Non una parola.
Non un lamento.
Ma solo lacrime calde che scendevano dai suoi occhi spenti.
"Non temere, la tua sorellina è al sicuro..." spiegò "...ma come puoi vedere il mio non è un bluff..."
Dogger sapeva di aver vinto.
"Cosa...cosa devo fare?" la voce della Gazza era ormai ridotta ad un sussurro.
"Presto avrai tutte le informazioni che ti saranno necessarie!" disse e, con un cenno, ordinò a Xavier di portarla via.
Quando la vide uscire ormai non gli sembrò altro che un fantoccio nelle sue mani...una bella marionetta.
Soddisfazione allo stato puro.
La porta si richiuse e il Ghepardo parlò.
"Ricordami di non giocare mai a poker contro di te, Dogger!! Sei un maestro nel fingere!!"
L'uomo sorrise "Approposito...notizie della Farfalla...?"
Black-Jack scosse la testa "Il nulla più assoluto, sembra scomparsa..."
Intervenne LadyHell "...il Leoncino deve averci battuto sul tempo!!"
"Poco importa dove sia lei..." concluse Machiavelli "...l'importante è che la Gazza creda che sia nelle nostre mani..." sorrise "...docile...docile...." uno sbuffo di fumo fuoriuscì dalla sua bocca disperdendosi nell'ambiente.

La stanza era immersa nel buio, le tende tirate. Non si vedeva nulla, ma si sentiva. Si sentiva un profumo familiare. Un profumo piacevole...piacevole come quel tocco gentile...non era una carezza...era più...non sapeva descrivere quel che sentiva....un calore strano e piacevole. Un abbraccio. Ecco cos'era. Non voleva aprire gli occhi perchè stava bene...cullarsi fra quelle forti braccia muscolose le dava un’ emozione che si era forse solo sognata di poter provare.

Era bello...stava distesa su un comodo letto e il capo era appoggiato sulla spalla di quella persona dalla presenza sicura e familiare che l'abbracciava da dietro.

Sentiva i capelli lunghi e molto mossi sparsi sul cuscino e sul suo petto che si alzava e si abbassava regolarmente, dormiva ancora.

Chissà che ora era? Fuori era giorno? Pioveva? C'era il sole? Non lo sapeva, ma avrebbe potuto stare altre mille ore ferma così. Lo desiderava tanto. Era quello che voleva...era quello che cercava...l'aveva sempre desiderato inconsciamente, era quello che con il suo comportamento capriccioso e di facile portata con gli uomini che voleva....quello che ora aveva ricevuto. Amore sincero. Lo stesso amore che questa persona dietro di lei gli stava donando. Era una sensazione fantastica e aveva paura di perderla...per la prima volta aveva paura....perchè quello non poteva controllarlo.

Quei sentimenti così puri e sfuggevoli non poteva averli sotto il suo potere. Lei poteva avere tutto ma non i sentimenti umani. Quelli doveva guadagnarseli e fin ad ora aveva imparato solo finzione e menzogna...aveva scoperto cose che non avrebbe dovuto scoprire....per un istante lungo secoli di attimi aveva creduto che l'amore non esisteva più...per quegli stessi attimi si era sentita tradita dal mondo, sola, disperata...non trovava più un senso alla sua vita....capiva che quello che contava veramente per andare avanti non poteva averlo...o che peggio non esisteva....aveva odiato....si era sentita così vuota....ma proprio in quegli attimi di abisso aveva scoperto il segreto.

Il segreto di quello per il quale si disperava....non aveva perso nulla....l'aveva sempre avuto...l'amore che credeva aver provato per persone che poi l'avevano lasciata e tradita non era nulla confronto a quello...anzi era diverso...quello che provava ora....che si rendeva conto di avere sempre provato e avuto per sè....quell'amore così incontaminato e puro....in quegli attimi di sprofondamento e di lacrime...lacrime che mai aveva versato, nemmeno alla morte del padre, in quel momento erano state raccolte da lui....da lui silenzioso e protettivo, da lui che dava la vita per lei, da lui così bello e glaciale, da lui quasi impossibile, inesistente...da lui il cui unico senso era vederla sorridere. Quelle lacrime amare e disperate erano state raccolte da lui. Dalla tigre della siberia. Ma lei non sapeva se si meritava tutto quello che stava avendo...un essere così orribile in verità e vuoto...una stupida barboncina viziata...era sempre stata paragonata ad una barboncina perchè era d'apparenza bella ed elegante, unica, sembrava una principessa per la sua grazia, si distingueva sempre...ma in realtà era così capricciosa e viziata da essere superficiale e respinta da tutti.

Insopportabile, no? Anche quella Tigre gelida l'aveva voluto con sé al suo servizio solo perchè era stato un suo capriccio...perchè aveva sentito qualcosa che l'attirava a lui...ora lei meritava l'amore che finalmente vedeva partire dalle sue mani e dai suoi occhi non più freddi e distanti? Solo ora l'aveva capito...ora che era stata raccolta lei da lui...abbracciata, curata, scaldata. Lo meritava? Non sembrava di essere una principessa e lui la sua guardia del corpo, un suo servitore....non ci credeva in fondo....perchè i ruoli sembravano inversi....ma anche lei lo amava....o perlomeno era quello che in questi momenti si doveva dire...era un dovere amare una così? No...era un piacere...era un desiderio...era un bisogno...era vitale...era vero. Il primo sentimento vero e puro di tutta la sua vita...non più attrazione fisica come fin ora era accaduta...e non si sentiva degna di lui.
Si girò lentamente senza svegliarlo. Aveva gli occhi chiusi e il volto rilassato...non l'aveva mai visto così...e nemmeno così vicino...quei lineamenti così adulti, ma giovani...avevano pochi anni di differenza, lo sapeva...ma di preciso l'età le era sconosciuta...aveva lineamenti duri e scolpiti come farebbe uno scultore sul ghiaccio. Limpidi...gelidi...distanti...ma ora le era vicinissimo....quei capelli bianchi da albino facevano sempre impressione, ma le piacevano...come le piacevano i suoi occhi...lame sottili e affilate...lame di ghiaccio anch'esse. Le ciocche bianche spettinate gli cadevano sul volto e sulla fronte...stava bene anche così.

Con un dito timidamente prese a percorrere le linee di quel viso splendido.

Possibile che una bellezza simile fosse per lei? Fosse perso per lei a quel punto?

Quella bocca così sottile e ben disegnata era pallidissima come la sua pelle. Splendore totale. Scese sul collo per giungere alla clavicola...e solo ora si accorse che era a torso nudo...arrossì vedendo il suo corpo così muscoloso atletico e perfetto. Le arti marziali e la palestra l'avevano scolpito bene...il resto era confuso coi suoi capelli biondi e lunghi...per pettinarli sarebbero stati ore.

Era bello. Era il suo amore....quel calore che aveva solo sognato....doveva avere avuto la febbre....e probabilmente per fargliela abbassare lui aveva provato a scaldarla col calore del suo corpo...e mentre la consolava in lacrime si erano addormentati....non ricordava bene quel che era successo...ma era tranquilla. Si. Quei sentimenti puri non li avrebbe repressi. Se una persona così stupenda interiormente poteva essere capace di imprese del genere, anche lei doveva essere degna di lui. Lo sarebbe diventata. Perchè finalmente si era trovata e stava bene. Era completa.

Alzò lenta il capo e sfiorò con le labbra carnose e rosse naturali con quelle di lui, pallide e sottili. Era stato un bacio a fior di labbra....il suo marchio. Il suo pegno. La sua promessa di cambiare e di diventare la principessa degna di quel nome. Era giunto il momento di crescere. Il mattino seguente sarebbe tornata indietro. Sua madre l'aspettava. La regina.

La aspettava anche una lunga chiacchierata con lei. Con la nuova Eloise....una nuova ragazza ma sempre sè stessa. Fiera e ribelle, imperfetta, piena di vizi...ma degna del suo titolo e dell'amore che riceveva e che donava.

Con questi pensieri nella mente riappoggiò il capo sulla spalla di Ty e sorrise, impercettibilmente di un sorriso nuovo.

Per il resto delle ore notturne rimase sveglia ad osservare la sua rara e inafferrabile Tigre Bianca Siberiana....una tigre inafferrabile che solo lei era riuscita a catturare e domare....solo lei e nessun altro...e lui a domare lei.


Silenzio. Vuoto e silenzio. E consapevolezza di quello che doveva fare.

La regina seduta al suo trono fissava davanti a sè. Come fosse un automa priva di vita e coscienza.

Il mondo stava crollando? Lei non lo sapeva. Ma quello che sapeva era quello che doveva fare ora. Rinunciare al suo orgoglio e ai suoi sentimenti per proteggere quello che era realmente importante. Rinunciare a vivere pur di sistemare le cose. Di mettere la parola fine a tutto. Aspettava quello che sapeva sarebbe venuto. L'arrivo dell'unica persona in grado di prendere il suo posto e proseguire il regnare. Sentiva che presto sarebbe arrivata. Aspettava trascurando gli affari dei quali una regina doveva occuparsi. Aspettava e basta. E l'attesa ebbe fine.
La porta si spalancò con un tonfo che fece sobbalzare tutti, tranne lei. Aveva lo sguardo serio, dritto davanti a sè, spento ma sicuro.
”Altezza, vi annuncio l'arrivo di vostra figlia, la Principessa Eloise e il Signor Ty. Li faccio entrare?”
Un tipetto basso e magrolino vestito di tutto punto.
”Si…”
La voce della Regina Enya era appena un sussurro, ma lei stessa era diversa, strana. Quei lunghi capelli candidi color neve erano raccolti in un'acconciatura accurata e una fine coroncina d'oro intrecciata era appoggiata alla fronte.

Non dimostrava affatto la sua età, sembrava molto più giovane. Ma era molto bella...la stessa bellezza che la piccola Eloise aveva preso da lei.

Gli abiti bianchi e gli occhi neri di un’oscurità tenebrosa. Non erano i suoi occhi. Lo sguardo lontano ma deciso. Aveva scelto. Una decisione che avrebbe fatto soffrire, ma sicuramente era l'unica cosa giusta.

La porta della spaziosa sala si aprì, la sala dei ricevimenti. Entrarono due persone a lei familiari.

Vedendo quella ragazza sembrava di rivedere lei da giovane. Faceva impressione quanto fossero uguali madre e figlia.

La ragazza bionda dalla bellezza sfrontata e nobile, fiera. I capelli erano pettinati e mossi, lasciati liberi di ricadere lungo la schiena, le arrivavano fino alla vita. I vestiti erano semplici e nulla di speciale, ma puliti e l'espressione del suo volto era simile a quello della madre. Era di una persona che era completamente cambiata e aveva preso la decisione che avrebbe cambiato la sua vita. Era fiera, decisa, sicura, diretta, vera, regale, importante. Gli occhi chiari erano mutati dal loro colore di sempre. Ora erano azzurri limpidi. Ora sembrava una vera principessa.

Eloise lasciò indietro la sua guardia del corpo, Ty, e si avvicinò alla madre ancora seduta eretta. Erano una di fronte all'altra e si fissavano serie. Come se sapessero le intenzioni dell'altra, i pensieri, quello che provavano. Tutte e due sapevano tutto dell'altra. Ora non avevano segreti.
Ed era ora di assumersi le proprie responsabilità.
La ragazza disse con la sua voce decisa, ma calma:
”Sono tornata, madre.”
La donna si alzò e le andò ancora più vicino. Pochi cm la separavano. La scrutò attentamente e nessuna delle due abbassò gli occhi. Non avevano timore. Avrebbero affrontato la verità e la realtà. La loro vita.
”Sei pronta.”
Disse la regina. La ragazza non sembrò turbarsi. Anzi sembrava aver capito.
”Ti saluto figlia mia. Ora puoi prendere il mio posto. Sei la giusta erede al trono.”
Con fare maestoso e importante la donna dai capelli bianchi si tolse le coroncina d'oro sottile che aveva sul capo e la mise alla figlia, dallo sguardo imperturbabile, che dentro di sè aveva tornadi che le si agitavano.

Tutto quello che aveva saputo le era tornato alla mente. Tutto quello che aveva compreso sulla madre adorata. Ma per ultima cosa ricordò la promessa muta alla sua Tigre Albina. Avrebbe retto qualunque cosa. Il titolo se lo sarebbe meritato.
”Io vado.”
Disse ancora la donna superandola con passo deciso e spedito. La figlia le chiese:
”Dove?”
Ma era una domanda alla quale sapeva già la risposta. Ad affrontare il suo passato. A sistemare le cose nell'unico modo giusto.

Enya si fermò e si voltò verso la figlia che ancora la fissava con quello sguardo che sembrava tanto il suo quando aveva preso il trono.
”E’ ora di prendere le cose nelle mie mani. Metterò la parola fine a tutto questo.”
A calmare una persona impazzita, assetata di qualcosa che non si poteva comprare.

Eloise sapeva e la capiva. Non l'avrebbe fermata.
”Tornerai?”
Altra domanda alla quale conosceva la risposta.
”Non lo so.”
”Non mi dici nulla?”
”Ormai sai cosa devi fare. Mi fido di te. La luce che c'è nei tuoi occhi è quella che deve avere una regina.”
”La tua luce invece è quella che nessuna donna al mondo dovrebbe avere.”
Allungò la mano, Eloise la fissò e la prese a sua volta stringendola. L'aveva perdonata. Non aveva paura, nessuno di loro ne aveva.
Poi andò, passando accanto a Ty gli mise una mano sulla spalla forte e sussurrò:
”Abbi cura di lei, so che l'avrai in eterno e non l'abbandonerai...ma te l'affido....osservala diventare grande anche per me.”
Il ragazzo dagli occhi gelidi spostò lo sguardo sulla donna e per la prima volta accennò ad un sorriso.
Andò avanti. Giunta davanti alla porta d'uscita si tornò a girare e vide la ragazza vicino alla tigre, si stringevano la mano. Questo sarebbe stato forse l'ultimo sguardo? No. L'ultimo sorriso. Eloise donò alla madre uno di quei suoi sorrisi che solo lei possedeva. Fieri...sfrontati, da ragazza viziata forse. Radiosi. Decisi. I suoi sorrisi inimitabili.
E uscì.
Solo in quel momento Eloise disse con voce tremante:
”Non so perchè...ma ho paura di non rivederla più...”
In risposta ricevette il calore del suo abbraccio, mentre le calde lacrime scendevano sulle guance. Mai avrebbe pensato di poter piangere per quella madre. Ma stava accadendo.
Il nuovo tempo stava iniziando.


Stava lì.

Al cospetto del nemico primo della città.

Al cospetto del suo amico d'infanzia che era cambiato profondamente solo per il suo amore. Un amore che lei non aveva mai potuto donargli.

Davanti alla fonte di tutti i guai della città tanto amata da lei.
Era nello studio di Dogger Machiavelli, vestito coi vestiti eleganti ma non appariscenti, piuttosto comodi. Le stavano d'incanto....e sempre bianchi, candidi come le piume di un cigno. Lo sguardo che mai si sarebbe sporcato, lo sguardo così pulito. Uno sguardo fiero e sincero. Uno sguardo diretto. Uno sguardo regale. Lo sguardo che lui amava. La luce era spenta, ma era sempre lei.
”Sono pronta a darti quel che vuoi. Sono pronta a essere tua. Ma in cambio tu dovrai mollare tutti i tuoi affari in questa città, smettere di fare del male alla gente solo per il tuo potere, smettere di distruggere Lion-ho, lasciare in pace il mio regno e la mia famiglia. Diventare un uomo degno di amore, del mio amore. Sarò tua per sempre. Ma solo se manterrai tutta la promessa. In tal caso non mi avrai mai. Se rifiuti mi ucciderò. Se vieni a meno di qualche promessa mi ucciderò. Se fai del male a qualcuno mi ucciderò. E non mi avrai mai. “
Come suonava una cosa del genere? Una minaccia? Un ricatto? Una promessa di suicidio? Non sapeva nessuno. Ma suonava come una frustata per tutti i presenti e non.
Questo cambiava ogni cosa. Cambiava completamente il gioco.

Per la prima volta nella sua vita, Dogger Machiavelli, conobbe la sorpresa.
Gli occhi scuri, sbarrati, si riempirono dell’imponente figura della donna, che per anni aveva sognato di poter stringere, cullare, proteggere… e non avrebbe mai pensato che lei alla fine…avrebbe accettato.
La bocca semiaperta, a proferire un qualsiasi commento, non lasciava sfuggire nessun suono.
Nemmeno il più leggero.
Tutto all’improvviso, tutto in fretta…voleva scavalcare l’ostacolo della scrivania che li divideva. Abbracciarla, stringerla…
“Finalmente…finalmente amore mio…!” avrebbe sussurrato al suo orecchio dalla pelle candida di perla. Sarebbe ritornato come quando era giovane. Solo lei…per sempre…
Ma che prezzo chiedeva il suo amore…
Un prezzo alto…
Troppo caro…
Tutti i suoi piani ed i suoi sogni di conquista…dovevano essere cancellati per lei…era disposto a farlo?
Doveva pensarci bene…
Lei non lo amava ora…ma avrebbe potuto imparare a farlo, col tempo…se solo fosse cambiato…
Ma in fondo per che cosa stava conquistando l’intera città?? A quale scopo si stava dando pena da anni…?? Non era a Lei, infondo, che la voleva donare…?
Non era nelle sue mani che voleva mettere tutto il suo potere, come un immenso pegno d’amore?
Ma lei non voleva tutto quello…voleva che lui smettesse…
Pacifico…
Tranquillo…
Docile…
Come un cucciolo indifeso…
Che avrebbero pensato i suoi uomini…?
Non importava…
Nulla importava…se era lei a chiederlo…ogni suo desiderio era un ordine…
Tutto per lei…anche la sua vita…
La sorpresa si tramutò in un sorriso sulle labbra del Bulldog…
Un sorriso che, per la prima volta, non aveva nulla di malvagio.
Sembrava quasi fosse tornato il vecchio Dog che Enya aveva conosciuto tempo fa.
Si alzò lentamente.
Aggirò la scrivania portandosi davanti a lei.
Ne prese una delle mani candide.
E lentamente la baciò.
“La mia regina comanda direttamente al mio cuore…che è tuo servo da tempo ormai perduto…” la osservò con i suoi occhi scuri “…e ai tuoi desideri obbedirà…”
Tutti i suoi uomini osservavano allibiti la scena. Immobili nelle loro posizioni dopo essere stati risvegliati così all’improvviso da quella visita inaspettata.
Quale potere immenso esercitava quella forte-fragile donna sul potente Dogger Machiavelli?
Un potere così sconosciuto ai molti di loro da sembrare quasi assurdo.
Continuavano a tacere.
Restava il loro capo e qualsiasi decisione lui avesse preso, loro l’avrebbero rispettata.
L’uomo strinse la sua mano nella sua, forte e tozza dicendo “Vieni…mia regina…comincerò ad esaudire da subito il tuo desiderio…”
Lentamente la condusse fuori da quella stanza dirigendosi nella palestra della sua villa dove, una ladra, si stava allenando senza sosta a commettere un furto in nome di una sorella da salvare.
Quella notte…una Gazza avrebbe ricevuto la libertà…

La notte era calata lenta con il suo manto blu scuro, avvolgendo ogni cosa.

Le case e le strade divennero subito sinistre e cupe, mentre i lampioni illuminavano a stento alcuni tratti della città...quella più nobile e abitata. I tetti delle case erano deserti e solitari, neri, non si poteva vedere nulla da là sopra, si rischiava di cadere.

Ma solo per le persone comuni.

E quelle che stavano aggirandosi per quei vicoli bui non lo erano. Non lo erano affatto.

Si sentiva odore. Un odore strano. Si sentiva qualcosa nell'aria.

Quella notte sapeva di strano, di diverso, di magico...ma quale magia sarebbe stata in grado di creare delle creature così particolari? Creature che vedevano nel buio, creature che camminavano sui tetti, creature in grado di volare se necessario, o di vedere gli spiriti, e di correre come il vento, capaci di un agilità inumana e di una forza ultraterrena, gente dai sensi così acuti da far rabbrividire.

Gente che di umano non aveva poi molto. Gente che aveva qualcosa di animale. Un qualcosa chiamato istinto...e non solo.

Sui tetti pericolosi e tetri correva sensualmente un felino sinuoso dalla linea sottile e invidiabile, dai muscoli non esagerati ma un corpo dotato di un fondoschiena da premio oscar. Un corpo affusolato e agile, un corpo che poteva sembrare di gomma per certi movimenti. Correva sicuro e seducente nell'aria nera che profumava di nuovo. La tuta attillata di pelle nera dai riflessi rossi e il vento che giocava coi lunghi capelli rosso rubino, capelli curati come quella pelle vellutata e morbida. Le unghie lunghe e curate si notavano subito. Ma quello che spiccava maggiormente erano gli occhi. Occhi dorati dalle pupille assottigliate. Allungati verso le tempie e grandi, espressivi e luccicanti di una luce pericolosa. Erano occhi che solo uno fra tutti gli animali esistenti possedeva. Un animale dagli occhi che vedevano nel buio e oltre il terreno e il visibile, un animale dagli occhi chiamati spesso demoniaci perchè facevano paura e impressionavano. Erano occhi da gatto. Come anche quel sorriso quasi maligno, sornione.

Lo stesso sorriso di una Donna-Ragno pericolosa e violenta già conosciuta.

Di quel ragazzo affascinante dalla pelle ambrata che correva sinuoso si conosceva solo la sua parte superficiale, ficcanaso, sfrontata, ribelle, combina guai, forte, assetata di donne e di vittoria. Ma come per ogni gatto che sa guardare veramente e non distoglie mai lo sguardo, come ogni gatto pieno di fascino e suggestione perchè non ha paura di nulla, come ogni gatto creduto malefico per quei suoi modi di fare singolari, anche lui aveva il lato nascosto, il lato che più di tutti sarebbe dovuto essere messo in evidenza. Il lato oscuro e maligno.

Ma non cattivo alla pari di gente come Dogger Machiavelli...pericoloso.

Mai farlo scatenare, un gatto che sta tranquillo per i fatti suoi.

Un esserino così bello e indifeso è in grado di cavare gli occhi a gente il doppio di lui. Possessivo e ossessionato da quella donna, Lymahl stava dirigendosi a riprendersela seguito separatamente dagli altri.

Il Lupo inafferrabile e il Corvo tenebroso per altre strade, mentre la Scimmia furba e astuta e il Rospo intelligente li dirigevano dalla base.

Il piano era iniziato.

Ma loro ignoravano come erano cambiate le cose quella sera. Lo ignoravano, ma se solo lo avessero saputo una persona fra loro in special modo non avrebbe permesso che il cambiamento in questione accadesse, che la molla si sacrificasse.

Ormai così era stato.
Gli occhi dorati da gatto intravidero qualcosa attraversando la distanza e l'altezza, l'oscurità era già parte di sè e la ignorava. Aveva visto e percepito qualcosa...qualcosa di familiare....qualcosa che lo fece bloccare all'istante con uno scatto da blocca immagine.

L'odore era il suo. Inconfondibile...l'avrebbe riconosciuto fra mille e a miliardi di km di distanza. Quell'odore era quello della sua donna...quello che lui considerava la sua donna.
" Asha..." mormorò con una voce bassa che oltrepassava la soglia del suono e dello spazio.

Era immobile in una posizione scomoda per qualsiasi essere umano, sopra un tetto di una cosa normalissima, al buio della notte, con una brezza che gli scostava i capelli che gli erano finiti sugli occhi, accucciato con la schiena dritta. I sensi attenti.
E finalmente la intravide in quella via mezza illuminata e mezza al buio.

Camminare sola e lenta, stanca ma sempre fiera. Era la sua donna. In quel momento era la sua donna...per il futuro o il passato non si poteva parlare, ma per il presente quella era la sua donna.

Spalancò gli occhi pieno di stupore e di qualcosa di indescrivibile e saltò giù all'istante, senza pensarci troppo, aggrappandosi al balcone di una casa di fronte e saltando aggraziato arrivando al suolo dinnanzi alla Gazza, dai capelli neri con le due ciocche azzurre.

Il bel corpo minuto, vestito di una tuta di pelle che lo faceva impazzire, l'energia che riusciva a sprigionare sempre e comunque. In lei c'era qualcosa che li rendeva simili, che lo attirava....più di quanto lo attirasse agli altri...era diverso quello strano sentimento. Lui che era abituato a non provare mai sentimenti, lui che aveva avuto talmente tante donne da dimenticarle, che aveva avuto la sua prima donna a 12 anni, che non aveva avuto una madre ma solo un padre ricco ora morto, cresciuto da una sorella spietata che per proteggere faceva cose inumane, una donna che aveva dovuto passare l'inferno per essere così, lui che probabilmente aveva contribuito col suo seme a far nascere qualche marmocchietto chissà dove. Lui che era ancora molto di più di questo. Lui che ormai non provava sentimenti veri da molto e che li cercava nelle cose estreme che faceva. Lui che era la incarnazione della libertà. Lui ora provava dei sentimenti che il suo istinto non gli permetteva di decifrare.
Lymahl stava di fronte a Asha. Il Gatto davanti alla Gazza. Fermi immobili. Il tempo si era bloccato. Pensare. Non riuscire a pensare. Riflettere e richiamare il sangue freddo. Mai avuto sangue freddo, le riflessione sempre lasciate ad altri. Domandarsi che fare. No, niente domande, non erano per lui nemmeno quelle. Istinto. Si. Quello era sempre per lui.
Il ragazzo d'impulso la prese fra le braccia e senza darle il tempo di far nulla la baciò di un bacio pieno di passione, un bacio desiderato a lungo molto sensuale come solo i suoi baci sapevano essere.

"Sei in ritardo..." mormorò la Gazza al suo orecchio con un sorriso "...come al solito!!".
Ma era felice.
Felice di essere di nuovo libera.
Felice di sapere che Lui stava arrivando per salvarla.
Felice di essere al sicuro tra le sue braccia.
Felice di aver ancora il sapore delle sue labbra sulle sue.
Felice che sua sorella era sana e salva.
Felice.
Felice.
Felice.
Gli altri si avvicinarono al gruppo osservandoli ancora stretti ed increduli del fatto che, Dogger Machiavelli, l'avesse lasciata andare.
Judas sorrise.
Lymahl era stato davvero in pena per lei.
Il Gatto si era affezionato a qualcuno che non fosse più solo per una sera...che si fosse innamorato?
Sorrise ancora al pensiero.
Il Lupo si guardava intorno con circospezione.
La cosa puzzava troppo.
-EHI?? JUDAS?? CHE SUCCEDE?? CRAAAAAAAAAAA!!-
Domandò Igor comunicando tramite gli auricolari.
"La missione è compiuta!"
-COME SAREBBE??? CRAAAAAAAAAAAAA!!!-
"La Gazza è libera. E questo basta...rientriamo da Nadar!"
"Non mi piace..." ringhiò Zaphir tra i denti "...c'è qualcosa che non torna ai miei calcoli..."
Non aveva tutti i torti.
Non era un comportamento normale da parte di Dogger...
Lymahl non si preoccupava di questi dettagli in quel momento.
"Stai bene??" domandò prendendole il viso tra le mani "Ti hanno fatto nulla??"
La Gazza annuì lentamente.
"Non ci crederete mai..." cominciò col dire "...ma Dog...mi ha lasciata andare..."
"Che???" fece eco il Lupo rizzando le orecchie "Che novità è mai questa?"
"Quello che ho detto..." ripetè la giovane "...mi ha lasciato andare..." poi guardò il Gatto negli occhi "...lui...era così diverso...sorrideva...era gentile...continuava a ripetere 'Sei libera...come io lo sono adesso...corri incontro alla tua felicità...'...io non l'ho capito...quella donna...deve avere un enorme ascendente su di lui..."
Il cacciatore di taglie si fermò.
"Quale donna...?"
"C'era...la regina Enya con lui...non so davvero cosa ci facesse lì...in teoria doveva stare alla larga da Dog....eppure era con lui...teneva la sua mano...sembravano...ehm...sposati??"
La bocca rimase semiaperta.
Gli occhi fermi.
Solo l'immagine dei suoi occhi bellissimi, dei suoi capelli candidi. Una fotografia della sua regalità.
Enya.
La sua regina.
La madre del suo unico figlio.
L'Amore per cui avrebbe dato qualsiasi cosa.
Nelle mani di Dogger?
Perchè?
Doveva averla sicuramente rapita...ma no...non poteva...
"Ne sei sicura Asha?" chiese conferma Judas.
Lei annuì.
"Ne sono certa..."
"E Nadar? Lo saprà?" domandò Lymahl in direzione dei suoi compagni, poi aggiunse "Torniamo al Maniero. E cerchiamo le spiegazioni...se ci saranno..."
Si voltarono nella direzione da cui erano venuti e ritornarono sui loro passi.
Tutti tranne il Lupo.
Era lì.
Ancora fermo. Come se non avesse sentito che loro stavano andando via.
"Zaphir?" lo chiamò il Corvo toccandogli la spalla "Che hai?"
"Io...io..." non riusciva a rispondere.
Non sapeva che rispondere.
Chi gli parlava?
Che volevano?
Enya?
Enya...
...e Dogger...
...Maledetto...
...Maledetto...
...Maledetto...

FINE CAPITOLO 16

 

FINE 1^ SAGA

 

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 17 ***


2^ SAGA:

GLI IBRIDI E L’IPAI

 

CAPITOLO 17


LABORATORIO DI INGEGNERIA GENETICA LABOTECH ore 19:35

Janosh piombò come un fulmuine all'interno dell'ufficio di Jesus Genesi.
"Signore...!" cominciò con foga, ma venne subito interrotto.
"Lo so anche io quello che stai per dirmi!" disse secco.
Lo scienziato rimase immobile prendendo fiato, mentre l'uomo continuava a dargli le spalle, osservando i monitor.
L'occhio gelido fissava le immagini mentre, con le dita, si strofinava lentamente il mento.
La pipa fumava abbandonata sulla scrivania.
Armeggiò col telecomando e tutti gli schermi restituirono l'immagine della Vedova come un gigantesco puzzle.
"Ho sottovalutato i poteri ESP di quella donna..." disse sommessamente.
"Cosa facciamo ora?" domandò Janosh preoccupato "Potrebbe saltare tutto..."
"Non salterà proprio nulla!" lo zittì con severità "In quanto alla Vedova...avrà ciò che ha previsto..." un sorriso accennato si delineò sulle sue labbra.
"Ordino alle squadre di emergenza di intervenire?"
"No! rischierebbero una sonora sconfitta, non sono in grado di competere con loro, peggiorerebbero la situazione...ho bisogno di un lavoro pulito..." rimase per un momento in silenzio "...chiama Angel!" disse infine.
La cartellina di Janosh toccò terra con un rumore acuto che echeggiò per tutto l'ambiente.
Genesi non si curò della sua reazione e continuò "...digli di partire immediatamente e faccia ciò che deve!"
"Ma..."
"Sei ancora qui?"
Lo scienziato si zittì. Raccolse la sua cartellina e lasciò la stanza.

L'ascensore lo portò in livelli sempre più profondi.
S'immergeva nei meandri scuri del sottosuolo.
In quei posti, la luce del sole era ormai un ricordo.
Attraversò un corridoio illuminato da neon pallidi.
Le pareti erano rivestite di metallo.
Placche enormi saldate tra loro.
Le guardie lo lasciarono passare dopo aver visto il suo tesserino ed effettuato controlli incredibilmente rigorosi.
Entrò in un altro ascensore.
Questa volta sentì che il mezzo saliva e quella sensazione lo rassicurò.
Non c'erano piani intermedi.
Solo due pulsanti.
Il rosso. 24. Il sottolivello dove aveva preso l'ascensore.
Il nero. 0. Dove sarebbe arrivato.
Il mezzo cominciò a rallentare fino a fermarsi del tutto.
Uno scatto e le porte si aprirono.
Salì sul tapirulan davanti a lui che lo trasportò attraverso un corridoio trasparente.
Poteva vedere l'esterno.
Una foresta sul far della sera.
Quando luci ed ombre danzano insieme il sorgere della luna.
Faceva una strana impressione.
Altre due guardie erano alla fine del corridoio.
Lo controllarono.
Lentamente, la porta metallica alle loro spalle si aprì.
Faceva da entrata ad un altro edificio.
Sembrava una casa.
Janosh, entrò titubante.
Era nel salotto.
Delle figure erano sedute al tavolo. Giocavano a poker.
Era entrato nella Zona Nera.
E quella struttura era l'alloggio della squadra speciale...
Gli occupanti si fermarono ad osservarlo.
Creature maschili e femminili...
Janosh non se la sentiva di chiamarli 'uomini'.
"Ucci ucci..." disse uno del gruppo posando le carte sul tavolo "...sento odor di cristianucci...!"
Lo scienziato deglutì a forza.
Sentiva gli sguardi tutti su di lui.
Alcuni, muovevano le...code...con curiosità ed impazienza.
"Piantala Kimera!" aggiunse la 'Donna di Pietra' con un sorriso "Sai bene che nessuno viene a farci visita...così spaventi il nostro ospite!" il Gargoyle si alzò scotendo le ali scure che spuntavano dalla sua schiena.
Si avvicinò all'uomo.
Lo superava di mezzo busto.
"Ciao amico del Padre! Qual buon vento ti porta qui?"
E, lentamente, prese il suo viso tra gli artigli di pietra della sua mano.
Era fredda.
Gelida.
Janosh venne percorso da un brivido e si disse che non voleva restare là un minuto di più!
"Angel!" esclamò
La donna parve seccata.
Lasciò la presa ritornando al tavolo.
"Bah! Che seccatura! E' sempre lui il più ricercato!"
"Non essere scortese Petra!" disse Kimera "Sono ordini del Padre!" poi rivolto all'uomo "Angel è nel cortile!" ed indicò un balcone poco lontano da loro.
Janosh lo raggiunse, mentre gli altri continuavano a tenerlo d'occhio.
Era un bel giardino.
Fontane, alberi,rampicanti.
Cercò il suo obbiettivo.
Lo individuò appollaiato su un ramo alto.
Il bianco dei suoi abiti e delle ali risaltava sul cielo rosseggiante della sera annunciata.
"Angel!" chiamò attirando la sua attenzione "Il Padre richiede il suo intervento!"
Una cascata di oro luccicò al chiarore del crepuscolo e ondulò, mentre lentamente girava la testa.
Due occhi di puro cristallo fissarono lo scienziato che aspettava a cavallo dell'uscio del balcone.
Sorrise.
"Deve essere qualcosa di molto grosso se il Padre richiede l'aiuto di uno degli IBRIDI!"
Janosh annuì.
Angel aprì le ali con uno scatto improvviso.
Piume candide e morbide si mossero nel cielo serale.
Si lasciò cadere nel vuoto per poi planare delicatamente di fronte al loro ospite.
Tanto bello quanto spietato...
Pensò Janosh trovandoselo ormai ad un passo.
"Qual'è il mio compito?"
Lo scienziato porse una foto.
"Devi uccidere Betsabea, la Vedova Nera!"
Osservò la donna con sguardo indifferente.
"Un vero peccato..." aggiunse "...era molto bella!"


 
La Vedova sedeva sul morbido letto della sua camera.
Immersa nel buio della sera e della sua cecità, aspettava.
Sarebbero arrivati, ne era certa.
Le sue visioni non tradivano mai.
E lei l'aveva vista...
La sua Morte era fatta di luce.
Accecante.
Bellissima.
E la cosa la incuriosiva.
Chi avrebbe levato la mano su di lei?
Era forse come loro?
No...avrebbe visto un animale.
Invece era apparso quel bagliore.
Come una stella.
E una musica...voci...canti gregoriani...un coro...quasi angelico...un Angelo...
"Sarà un Angelo a portarmi la Morte?"
Le finestre si spalancarono al gelo di un vento improvviso.
Le tende si smossero furiose.
"Chi c'è?"
Domandò con un certo tremore nella voce.
Silenzio.
Solo il vento parlava...con un ululato così dolce da sembrare melodia.
Un fruscio, come uno sbatter d'ali, si avvicinò a lei.
Sentì qualcuno, lì nella stanza.
Era sul davanzale della finestra.
L'ululato si librò in coro nel cielo notturno.
"Chi sei...?"
Ancora silenzio.
Percepiva degli occhi che la fissavano.
Concentrò i sensi...
Una forma di luce era ferma a pochi passi da lei.
-...La mia visione...-
Pensò.
"E' la Morte che bussa alla tua finestra stanotte..."
La Vedova alzò il capo di scatto.
"Judas?" mormorò.
La voce era la sua. Ne era certa!
Un tintinnio metallico ne smascherò il movimento.
"Judas...?" chiamò di nuovo.
"No..." rispose calmo "...non sarà il Corvo a portare Morte...questa volta!"
Lo stesso tintinnio individuò un altro suo movimento.
Sembrava una catena.
"...ora chiudi gli occhi...sarà così dolce..."
Una voce nel buio bloccò l'esecuzione.
"Prova a smuovere di un millimetro quella doppia falce...ed io ti trasformo le ali in una groviera!!"
Il tono dello Squalo non ammetteva repliche.
Con la mano libera accese la lampada accanto a lui con un click. Comparve la sua figura sulla poltrona, pistola alla mano.
"Ora, da bravo, girati lentamente!"
Il giovane, sorridendo, fece come gli era stato detto.
Il bastone a doppia falce venne lentamente abbassato, facendo tintinnare la catena che univa le due lame.
Ruotò il corpo in maniera sufficiente da permettere allo Squalo di vederlo.
Capelli d'oro, occhi di zaffiro, pelle di luna...ed un sorriso diabolico del Male in persona!
Fu un attimo e Jericho scattò in piedi come una molla.
"Che mi prenda!!"
"Vedo che il mio viso non ti è sconosciuto...dico bene?"
Affermò sempre sorridendo.
Il killer era interdetto.
-ANGEL, RIENTRO IMMEDIATO!-
Gracchiò l'auricolare all'orecchio del giovane.
"Cosa?" mormorò "E perchè?"
-COSI' ORDINA IL PADRE! OBBEDISCI!-
Sbuffò contrariato.
"Mi spiace non poter restare ancora con voi...immagino avreste voluto farmi delle domande, ma vi basti solo una risposta: il mio nome è Angel...e presto o tardi vi sterminerò tutti!"
Accennò un inchino per poi lanciarsi repentino fuori dalla finestra e scomparire nella notte.
La sorpresa aveva lasciato Jericho troppo interdetto per farlo reagire.
Si avvicinò al davanzale rinfoderando la Magnum.
Bea lo affiancò "Dimmi che non è ciò che credo..."
"Capelli e occhi diversi...ma che Dio mi fulmini se quello non era Judas!!!"
 
LABORATORI DI INGEGNERIA GENETICA LABOTECH -ora 21:45-

Angel era irritato.
Ma perchè lo aveva fermato?
Lui lo aveva mandato lì con un compito ben preciso...e poi si era tirato indietro...certe volte...lui il Padre proprio non lo capiva.
Entrò nel suo studio con passo deciso, mentre le piume producevano un vellutato frusciare ad ogni suo movimento.
I capelli ricadevano, smossi, sulle spalle e qualche ciocca ne copriva il viso dallo sguardo acuto e trasparente come vetro.
O come cristallo?
O come l'acqua della sorgente più pura?
O come le lacrime più tristi e amari?
Si fermò a pochi passi dalla scrivania bloccando la sua doppia falce al suolo, con un rumore sordo.
"Padre perchè?"
Domandò diretto.
Una qualità che, a detta dello stesso Jesus Genesi, avrebbe potuto portargli numerosi guai.
"Quante volte dovrò dirti di non usare quel tono con me?" rispose il dottore sostenendo il suo sguardo con altrettanta decisione.
L'angelo si mortificò.
Abbassò subito gli occhi al suolo.
"Scusami Padre...è che non capisco...ma perchè? Perchè mi hai fermato?"
L'uomo lo guardò da capo a piedi.
I capelli come fili d'oro.
La pelle candida.
Gli occhi trasparenti.
Il fisico asciutto e definito senza volgarità.
Era perfetto.
Adone.
Angelo.
"Vieni qui...figlio mio..." lo chiamò accanto a sé, ruotando di 90 gradi la poltrona.
Il giovane gli si fece vicino inginocchiandosi accanto a lui tenendo il capo chino.
"...eh...Angel...spietato portatore di morte...non capisci? Lascia che sappino di te...cosa importa? Sapranno solo che qualcuno manipola le loro vite...ma non sapranno chi...osserviamone le reazioni...carpiamone i segreti..."
Sollevò il suo viso con le dita della mano.
Lo guardò fisso.
Nessuno osava.
Solo lui.
Perchè era il Padre.
Suo Padre.
Lui che non aveva nessuno.
Lui che era perfetto.
O forse no...?
No...
Non era perfetto...
Non ancora...
Non aveva una capacità...
Era una pecca...una macchia nella sua maestosa potenza...il Padre...sapeva...e forse per questo lo odiava...forse per questo lo aveva fermato...perchè non lo considerava perfetto...e si azzardò a chiederlo...
"Padre..." cominciò "...noi Ibridi...siamo superiori a quegli esseri che sono poco più che cavie da laboratorio...perchè...perchè tenerli in vita? A cosa servono? Non siamo noi gli esseri perfetti? Non sei soddisfatto di me?..."
Il dottore restò ad osservarlo ancora per un attimo.
Imperturbabile.
"Ora vai, Angel...e aspetta che io abbia nuovi ordini per te...la tua comparsa porterà notevole scompiglio e devo studiare alcune reazioni particolari...va' figlio mio."
"Ma...Padre non avete..."
"Non osare più di quanto hai fatto!" rimarcò duro "E ora vai! Non fartelo ripetere una terza volta!"
L'angelo annuì e si alzò rapidamente.
Prese il bastone rimasto in perfetto equilibrio su una delle lame.
Fece un inchino e lasciò lo studio.
Le sue mani si stringevano salde attorno all'asta della sua arma, che egli stesso aveva ideato.
Quella...era stata una risposta più che completa.
Il Padre non era soddisfatto di lui.
Perchè aveva quella macchia che intaccava il candore della sua perfezione.
Il Padre gli preferiva quell'essere inferiore...quell'essere che gli somigliava come una goccia d'acqua...perchè lui poteva...
Non lo poteva accettare.
L'altro aveva avuto tutto...
Una famiglia...
Dei genitori...
Lui...aveva avuto il Padre...
Quanto lo detestava...
Quanto lo odiava...
Quanto desiderava potergli tranciare il capo dal collo con la sua doppia falce...
"Avrò la tua testa..." mormorò ancora appoggiato alla porta dello studio del dott. Genesi "...e, un giorno...avrò anche il tuo potere...Judas, il Corvo...!"
FINE CAPITOLO 17

 

 

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 18 ***


ANIMAL INSTINCT

ANIMAL INSTINCT

CAPITOLO 18

 

LABORATORI DI INGEGNERIA GENETICA LABOTECH - ora 02.00 -

 

Notte fonda, notte senza ritorno, notte malvagia, notte impenetrabile, notte pericolosa, notte infinita, notte eterna, notte da brivido. Notte dove in una stanza d'isolamento in quei labirinti che erano gli edifici dei laboratori una mente, priva della ragione, viaggiava senza fine persa in un oblio.

Notte dedicata alla mente pazza di un essere umano che non trovava pace, che non trovava più sé stesso.

Nella stanza buia illuminata solo da alcuni raggi  di luna argentata che filtravano dalla finestra con le inferriate, seduto raggomitolato in un angolo della stanza, stava un uomo illuminato dai raggi argentei solo per metà.

Aveva capelli incolti e ricci spettinati, la barba trascurata come tutto il resto, sudava copiosamente e le labbra sottili serrate strette. Abbracciava le ginocchia oscillando su e giù. Gli occhi castani erano spalancati, non sbattevano mai le palpebre, mentre le pupille erano innaturalmente dilatate. In quegli occhi c'era una luce...la più grave che mai fosse esistita....una luce che nello sguardo di un uomo normale non dovrebbe mai esserci. La luce della follia.

Quell'uomo si chiamava Ray e stava in quelle condizione da anni, incurabile nella sua malattia mentale poichè le cause erano sconosciute e inspiegabili per i medici....ma in realtà esisteva della gente che conosceva il segreto di quella pazzia...coloro che lo tenevano ancora lì in quei laboratori di esperimenti genetici.

Loro sapevano perchè era impazzito...loro sapevano da dove arrivava quella luce...da un incontro lontano e voluto con una persona speciale.

Un certo gatto dagli occhi malefici.

Intorno a lui girava un forte mistero per chiunque lo vedesse, ma non toccava minimamente la coscienza dei capi....anzi....DEL capo...in fondo Ray era stato una di quelle vittime sacrificali il cui unico scopo era stato quello di sperimentare il potere di uno degli AI. Ma a quale prezzo. A quale prezzo. Lui non sarebbe mai tornato in se. Mai.

La sua mente rivedeva le immagini...le ultime immagini che il suo cervello avesse registrato.

Gatto furioso. Gatto impazzito. Gatto rabbioso. Gatto  soffiante. Gatto incontrollabile. Gatto crudele. Gatto vendicativo. Gatto sensuale. Gatto terribile.

Nelle tenebre della sua testa solo quegli occhi che l'avevano fissato troppo a lungo quel tempo. Occhi maligni. Occhi assassini. Occhi terrificanti. Occhi onirici. Occhi labirintici. Occhi senza ritorno. Occhi dal potere oscuro e inspiegabile.

Quelli che lui vedeva erano gli occhi del Gatto...ma non erano semplici occhi. Quelli che l'avevano fatto impazzire per l'eternità con la luce negativa emanata da essi erano Quegli occhi....

Gli Occhi del Diavolo.

 

La luna era alta nel cielo...alta e grande...una luna regina dell'oscurità. Aveva un potere talmente immenso da non venir inghiottita dalle tenebre della notte.

Quella Regina in cielo era amata da due occhi maligni, assassini, terrificanti, onirici, labirintici. Senza ritorno. Dal  potere oscuro e inspiegabile. L'essere stava solo accucciato sopra uno dei bassi e protetti tetti del loro giardino.

Una posa vista tante volte, ma non dalla stessa persona. Come gli occhi....non erano quelli che avevano fatto impazzire Ray...quegli occhi appartenevano ad un altra persona. Una persona però che d'aspetto era terribilmente uguale a questo essere dalla bellezza letale che stava in quella posa immobile.

Aveva gli stessi Occhi del Diavolo...solo neri...completamente neri...niente bianco...le pupille non si trovavano neppure confuse con tutto quel nero cupo. Occhi allungati verso le tempie dal taglio particolare. Pelle bianca e liscia, vellutata. Bellezza sinuosa, tentatrice, felina, sensuale e seducente...lineamenti da dannato. Una bocca talmente ben disegnata  e carnosa  e rossa come il sangue.

I lunghi capelli setosi....cascata di pece nera...rilucevano di quella luce maledetta. Stesso colore avevano i vestiti di pelle...neri. Abiti attillati e corti, provocatori come quello sguardo che su chiunque si posasse finiva ammaliato sotto il suo potere seduttivo.

Il corpo  atletico dai muscoli sottili, ma ben scolpiti. Mani affusolate e perfette, curate...dalle unghie lunghe e affilate.

Sulla schiena ripiegate su sè stesse stavano ali nere prive di piume...ali che solo gli esseri dannati abitanti dell'inferno possedevano.

Questa meraviglia tenebrosa fissava sensuale la luna come se le stesse facendo delle proposte indecenti, ma irresistibili. Ci si poteva perdere per sempre in quegli occhi.

Ad interrompere la contemplazione arrivò silenzioso un altro essere, che gli somigliava non per aspetto o potere...ma per essenza e sostanza. Erano della stessa razza temuta e potente. Eppure opposto a lui. Si posò lieve e silenzioso  accanto a lui ritirando poi le sue ali candide.

Era cristallo puro...sembrava così angelico accanto all'altro essere oscuro e infernale. Ma entrambi di un potere troppo nero e deleterio....potere diverso.

Come se fossero la purezza e l'oscenità. Santità e peccato...

Angelo e Demone.

L'oscuro senza voltarsi parlò con quella sua voce sussurrata e sensuale, calda.

" Angel...ucciso nessuno, oggi?"

Una domanda strana che su di loro poteva sembrare banale...ma con un profondo significato dietro...lui si riferiva ad una persona particolare che ben entrambi sapevano.

Il cristallo rispose:

" Devil...la curiosità uccise il gatto..."

Un sorriso strano ricambiato da uno che proveniva dalle tenebre, uno di quelli da brivido.

" Vedo che sei di cattivo umore."

L'essere chiamato Devil si voltò abbandonando la luna per dedicare i suoi occhi senza fine all'angelo, che a sua volta lo guardò inespressivamente. Devil alzò una mano e gli scostò i capelli biondi, quasi bianchi....o trasparenti. Lo accarezzò seducente e aggiunse:

" E magari anche triste perchè non ricevi le attenzioni che desideri..."

Prese ad accarezzarlo in modo provocatorio ed esperto, languido come ogni particella di lui era. Si avvicinò all'altro e con le mani dalle unghie lunghe cominciò ad accarezzare leggero, infondendo sensazioni piacevoli.

La schiena dove c'erano le ali così attraenti. Le spalle. Il collo. E avvicinando il volto al suo posò le labbra rosso sangue sulla guancia di cristallo mormorando:

"…se vuoi posso tirarti io su il morale..."

Tentatore....irresistibile...il suo potere in queste arti seduttive era immenso...incantatore...il Diavolo che prima seduce le sue vittime e poi gli trasmette immagini e illusioni che lui desiderava...per far cessare la sua mente di esistere...annullando la volontà...diventando un burattino nelle sue mani troppo belle per essere viste e per essere toccate da esse.

L'angelo non stava facendo nulla. Silenzioso e distante. Ormai conosceva Devil e sapeva che quel suo modo di fare era il suo modo di dimostrare la sua amicizia...un amicizia strana...che fra esseri come loro suonava come una parola finta. Forse il loro rapporto ambiguo era il loro pane, la loro verità.

Fermò le sue labbra quando sentì appoggiarsi la lama della falce di Angel sul suo collo sottile, allora la sua bocca si incurvò in uno dei suoi sorrisi inspiegabili e indecifrabili...uno dei suoi sorrisi infernali, e si staccò.

"Ok, ho afferrato...ma sappi che io sono sempre disponibile con te..."

"Non solo con me...con ogni essere che vive...umano e non...uomo, donna o asessuato."

"Oh...ma con te è diverso..."

"Vorresti vedere un angelo che cede al tuo potere?"

"Vorrei vedere come gode un angelo...il suo orgasmo..."

Così dicendo il demone si leccò le labbra non staccando gli occhi dai suoi. Provocante come solo un’altra persona in quella città era capace di essere.

Immediatamente, da che lo fissava, a che Devil cadde disteso accanto all'altro. Prese a sudare e il volto perso nell'abbandono e nel piacere assoluto...eccitato....con sensazioni orgasmiche che lo attraversavano...violente e incontrollate...come se stesse facendo l'amore e stesse venendo. Si morse le labbra e tenne gli occhi chiusi, infine con un sospiro finì tutto...rimase disteso con Angel che lo fissava come se quella non era la prima volta che faceva queste scenate assurde.

"Lymahl stava facendo sesso...anzi no...questa volta stava facendo l'amore...è stato diverso dalle altre volte...questa volta non è più mio..."

Gli occhi si incupirono notevolmente.

"…non mi piace...lui deve essere solo mio!"

Non inteso come minaccia di morte...inteso come possesso fisico e animale...Angel alzò un sopracciglio. Lui sapeva che Devil e il Gatto erano collegati in un modo così strano da sembrare innaturale...e che ogni volta che Lymahl faceva l'amore anche lui lo sentiva e provava le stesse emozioni...come per le altre cose...e viceversa, quando era Devil a farlo Lymahl sentiva l'irrefrenabile bisogno di farlo a sua volta subito. Ma sapeva anche che nessuno conosceva il significato di quella parola che sentivano tanto usare...amore...e aveva appreso il senso di possesso ossessivo che Devil provava nei confronti del Gatto. Devil era il lato oscuro e nascosto di Lymahl.

"E cosa pensi di fare?"

"Semplice..." un sorriso malefico senza ritorno...come quegli occhi da Diavolo "…basta togliere dal gioco la fonte di questo cambiamento..."

 

La Gazza venne attraversata da un inspiegabile brivido gelido.


Asha restava distesa, appoggiata al petto di Lymahl.
I loro corpi, nudi e caldi pulsanti di vita, erano in contatto.
Un meraviglioso contatto.
Quella notte...era stato magnifico.
Poteva, un uomo, provocarle tutte quelle sensazioni estreme? A quanto pareva si.
Un piacere immenso nel baciarlo, nell’accarezzargli i capelli, nell’affondare le unghie nella carne...nell’averlo dentro di sè.
Era l’uccellino nelle zampe del gatto...ed ora?
Cosa sarebbe successo? Lui aveva ottenuto ciò che voleva...ed anche qualcosa di più...aveva il suo cuore. Il tesoro più grande che si potesse rubare alla Gazza, quello a cui nessuno era mai riuscito ad accedere, ora era nelle mani di quel meraviglioso micio dai capelli di fuoco e gli occhi di topazio che respirava calmo sotto di lei.
E se...se ne andasse? Se la lasciasse così...?
Asha sorrise tra sè.
Inconsciamente sapeva che non sarebbe successo...era pur sempre una ladra...e se Lymahl le aveva rubato il cuore lei, di certo, non era stata da meno.
Si strinse di più a lui, quando sentì un brivido gelido attraversarle la schiena.
Una terribile sensazione.
Le era sembrato di sentire quasi il respiro della Morte sulla sua pelle.
Girò di scatto la testa per controllare che non ci fosse nessuno.
“Hai freddo?” la voce di Lymahl arrivò, mormorata, alle sue orecchie, mentre una mano scivolò sulla sua schiena cercando di scaldarla.
“No...è solo una brutta sensazione...” e tornò a poggiare la testa sul suo petto.
Ma era agitata.
“Scusami...” disse solo, per poi alzarsi e portarsi davanti alla finestra.
I contorni del suo corpo nudo erano ben delineati dalla luce della luna.
Il Gatto si portò alle sue spalle, abbracciandola.
“Cos’è successo?...” mormorò in tono sensuale, baciandole un orecchio.
“Non lo so...era una sensazione che non so spiegarti...ma faceva paura...”
Le braccia di Lymahl si strinsero di più intorno a lei.
“Sta tranquilla uccellino...” mormorò baciandole il collo “...ci sono io con te...” e cominciò a scendere sulle spalle.
La Gazza sorrise sentendo il proprio corpo scaldarsi ai suoi baci.
“Non sei ancora sazio eh?” disse girandosi per guardarlo negli occhi.
L’espressione sorniona, comparve a far ben intendere la risposta.
“No...”


Lion-ho sedeva immobile nella poltrona del suo studio.
Guardava, in notturna, la città dall’alto del suo maniero.
Aveva l’impressione che si fosse appena abbattuto un cataclisma.
Stava succedendo di tutto con la velocità di un fulmine.
Prima le strane visioni di Bea, poi l’apparizione di quella sconosciuta creatura identica a Judas...e poi...Enya...e Dogger...
Affondò il viso in una mano.
“Enya...ma perchè? Perchè sacrificarti così?...” mormorò al nulla.
Doveva forse essere felice per il destino della loro città? Ma come poteva gioire sapendo quanto era costata quella pace...
Fly entrò silenzioso nello studio, portandosi al fianco dell’uomo.
“Eh...Fly, amico mio...la città è salva...Dogger si è redento...ed io...io non riesco ad esserne felice...” scosse la testa.
“Nadar...” chiamò il suo compagno della Triade “...so che non c’è di che essere felici...ma forse...questo improvviso evolversi degli eventi...potrebbe essere un bene...abbiamo un nuovo nemico alle porte, non sappiamo chi sia o cosa voglia...ma è forte, più di Dogger, il suo aiuto potrebbe essere decisivo...” si portò alla finestra. I suoi occhi guardavano tutto e niente “...il mio non vuole essere un tentativo di consolazione...cerco solo di trovare il lato positivo a tutto questo...e meno male che i ragazzi stanno bene...”
Lion-ho sollevò il viso ad osservare anche lui l’esterno.
Aveva un’espressione severa.
“Hai ragione, non dobbiamo dimostrarci deboli proprio ora...non dobbiamo abbassare la guardia...non è ancora il momento...e sono sicuro che di questo ne sono consapevoli anche i ragazzi...speriamo bene...”

Judas sedeva sul davanzale della sua stanza.
Osservava l’esterno.
Si sentiva strano.
Nè agitato o preoccupato...ma triste...
Sospirò pesantemente.
Un solo nome nella sua testa...Angel...ed un’immagine di pura invenzione che, ogni volta, si trasformava.
Quando erano tornati al maniero di Lion-ho, avevano appreso di una riunione urgente nel salone principale. E quando avevano fatto il loro ingresso nella sala, gli sguardi di Jericho, Bea e Fly si erano concentrati su di lui.
Lo avevano scrutato da capo a piedi.
Uno strano senso di disagio lo aveva pervaso poi, Lion-ho, aveva invitato tutti a sedersi mostrando la sua felicità nel rivedere la Gazza, sana e salva.
Mentre Asha spiegava, come la situazione al castello di Dogger fosse cambiata, la Vedova e lo Squalo, continuavano ad osservarlo.
La donna aveva preso la sua mano sorridendogli gentile.
“Stai tranquillo.” Gli aveva detto con dolcezza, ma il Corvo percepiva qualcosa di strano nel loro comportamento.
Aveva annuito ed era rimasto in silenzio in attesa che loro parlassero, così avvenne.
“Hai un fratello, Judas?” aveva esordito Bea, osservandolo con i suoi occhi privi di vista.
Quella domanda lo aveva più che sorpreso.
“No, sono figlio unico...”
“A quanto pare non è così!” si era intromesso Jericho con serietà, la Vedova gli aveva toccato una mano ed aveva proseguito.
“Sullo scacchiere, per la conquista del mondo, ha fatto la sua mossa un nuovo nemico. Non ne conosciamo l’identità, ma sappiamo che annovera tra le sue fila un uomo...ha capelli biondi, occhi azzurri...il suo nome è Angel...ed è la tua copia esatta Judas!”
Prince era scoppiato a ridere “Ma Judas vi pare biondo? Ahahah...”
Lo Squalo lo aveva zittito con il solo sguardo “I lineamenti sono gli stessi. Stesso tratto, stessa ovale del viso...stessa voce...e se non vi fidate della parola di Bea, perchè è cieca, fidatevi della mia chè l’ho visto più che bene!”
“Ma...io...” cercò di obbiettare il Corvo “...non ho fratelli...”
Poi erano stati congedati tutti.
Per sicurezza, Lion-ho, aveva ordinato che restassero al maniero ed aveva fatto predisporre le stanze.
Judas, ora sedeva sul davanzale della sua.
“Angel...” mormorò “...mio fratello...”

 

FINE CAPITOLO 18

 

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Capitolo 19
*** CAPITOLO 19 ***


ANIMAL INSTINCT

ANIMAL INSTINCT

CAPITOLO 19

 

Solo... come al solito, era rimasto solo con l'amaro in bocca e il cuore a pezzi. Non che lo desse a vedere, ma dentro di sé riusciva a sentire distintamente lo straziante grido del suo cuore, mentre sanguinava per la profonda ferita appena riapertasi in lui dopo quell'incontro.

Suo figlio... quel figlio che aveva portato via dalla reggia ancora cadavere e sepolto con le sue stesse mani insanguinate e la vista appannata dalle lacrime. Una delle prime volte che aveva pianto in vita sua, riversando in quelle lacrime tutta la sua rabbia e il suo dolore. Si alzò dal tavolo, abbandonando la birra vuota sul ripiano e uscì nel giardino dell'imponente villa trascurando gli ordini di Lion-ho di non allontanarsi senza permesso.

Zaphir camminò a lungo, tenendo le mani nelle tasche e scrutando pensieroso il cielo.

-Linkin... Speravo che almeno tu saresti stato in grado di uccidermi...- sussurrò in un soffio.
Le immagini del suo passato si susseguivano nella sua mente una dopo l’altra, come un film senza trama. Enya… L’unica donna che era stato in grado di amare… L’unica che era riuscita nell’impossibile impresa di penetrare il suo cuore d’acciaio… Per lei aveva abbandonato tutto e tutti: i suoi compagni, la sua missione… aveva rinnegato il suo passato, voltando le spalle ai suoi colleghi, che erano diventati per lui come una famiglia. Era diventato preda e cacciatore, solo per restarle accanto… per proteggere sua figlia Eloise, che il Cigno amava più della sua stessa vita… molto più di lui…
Abbassò lo sguardo grigio, amareggiato dai suoi stessi pensieri. Enya il Cigno era la cosa più bella che gli fosse capitata nella sua vita d’inferno… per lei aveva rinunciato alla sua stessa identità… perché lei era la sua prima e unica priorità! E ora Enya aveva fatto la sua scelta… aveva scelto Dogger Macchiavelli! Quando era stato il suo turno, lui aveva messo lei davanti a tutto… e questo era il suo ringraziamento dopo anni e anni di amore devoto?!

Delusione… rancore… gelosia… rimpianto… dolore! Mille sentimenti sconvolgevano la sua anima dannata. Un ululato basso e roco sempre più acuto e carico di dolore riempì la notte nera senza stelle. Non riusciva più a contenere il dolore che lo stava lentamente dilaniando da dentro, distruggendo il sottile filo di ragione e autocontrollo, che aveva con tanta fatica intessuto in quegli anni.
/”Prendilo in braccio… non aver paura! Lui non può farti male… è il frutto del nostro amore!”

Il suo sorriso dolce e radioso le illuminava tutto il giovane viso ancora arrossato per la fatica del parto. Mi guardava con i suoi occhi celesti capaci di trasmettere amore infinito e con la sua voce suadente mi invitava ad afferrare lo scricciolo che teneva tra le braccia sottili e bianche.

“N-non posso… potrei romperlo! E’ così piccolo e indifeso…”

“Non temere…lo stesso sangue scorre nelle vostre vene e lui sa chi sei… quanto lo ami e quanto lo hai desiderato…”

Me lo porse con gentilezza e il bimbo protese le manine aperte verso di me… Sapevo che era ancora troppo piccolo per essere in grado di vedermi, ma in quell’istante seppi che anche lui mi desiderava… come io avevo desiderato lui per nove interminabili mesi…Lo afferrai con quanta più delicatezza potevo e lo portai al mio ampio petto, stringendolo piano, come se fosse di fragile cristallo…

Per me era tutto nuovo e inaspettatamente sorprendente… pensavo che qualsiasi gesto improvviso o il mio solo respirare potesse spezzare quel sogno che stavo vivendo. Lo osservai e mi sorpresi a sorridere a quella piccola creatura che si stava placidamente addormentando tra le mie braccia muscolose e forse troppo scomode per lui. Aveva folti capelli neri come la notte che tanto amavo e chiari occhi celesti, il viso paffuto e un buffo nasino all’insù che annusava il mio odore, quasi volesse imprimerlo inconsciamente nella sua mente di neonato.

Ad un tratto la piccola bocca si schiuse in un sorriso sdentato, quasi per rispondere a quello che gli avevo appena lanciato. Il ghigno di scherno che solitamente increspava le mie labbra si aprì nel mio primo vero sorriso, mentre accarezzavo impacciato il suo visino paffuto. Disarmato da quel semplice gesto, mi lasciai sfuggire una lacrima che mi attraversò il volto.

“Benvenuto piccolo Linkin…io sono il tuo papà!”/

Ricordi lontani, tanto da sembrare frutto della sua immaginazione. L’unica volta che erano restati tutti e tre insieme come una vera famiglia.

Poi Zaphir era dovuto fuggire, con il piccolo Linkin avvolto in una coperta… lontano dal palazzo e da Enya, per non farvi più ritorno, se non quando Linkin fosse stato abbastanza grande per capire. La regina aveva detto che il bambino che aspettava dal suo consorte, il re Fuster Lynx, era morto durante il parto. Successivamente aveva inscenato il funerale del neonato, al quale era stato dato un altro nome che Zaphir non aveva mai voluto sapere.

Non sapeva dire se in quegli anni fosse stato un buon padre, ma aveva fatto del suo meglio. Riversava su quel bambino tutto l’amore che era capace di provare, nel suo modo silenzioso e inconsueto… Lo proteggeva dal mondo insano e cattivo nel quale era costretto a vivere, insegnandoli tutto quello che c’era da sapere sulla strada e i suoi abitanti. Insolitamente Linkin non aveva mostrato particolari poteri come i suoi genitori, ma era comunque forte e agile grazie agli allenamenti che affrontava in compagnia di suo padre.

Molto spesso Zaphir era fuori a “caccia”, specialmente la notte, dopo aver messo a letto Linkin tra le calde e sicure coperte del suo letto, ma cercava comunque con tutte le sue forze di essere un padre presente. Sapeva che il figlio aspettava alzato il suo ritorno, sbirciando tra le tende socchiuse della roulotte nella quale abitavano, così da poter fingersi addormentato appena avesse sentito il passo pesante dei suoi anfibi varcare la porta d’entrata. Ma DOVEVA lavorare, anche se la sua non si poteva di certo definire un’occupazione comune: non tutti i padri andavano in giro la notte a cercare di catturare e, nella peggiore delle ipotesi, ammazzare i delinquenti che i comuni agenti di polizia non riuscivano neanche a scovare.

Lo pagavano bene, ma i soldi che guadagnava venivano quasi tutti impiegati per la vita di tutti i giorni e i beni di prima necessità, ma Linkin non si era mai lamentato. Gli piaceva il rapporto che si andava a creare negli anni con suo figlio: Linkin era silenzioso e intelligente, quasi da sembrare molto più grande dei suoi otto anni. Insieme facevano parecchi discorsi seri su qualsiasi argomento e, non potendolo mandare a scuola, il Lupo gli aveva insegnato a leggere e a scrivere, comprandogli diversi libri che Linkin divorava in pochi giorni. Era rammaricato del fatto che suo figlio non potesse avere una vita sociale, ma per il mondo Linkin non era mai nato! Ciononostante il bimbo sembrava felice così e malgrado tutto cresceva sano e forte.

Zaphir era un cacciatore di taglie e per nessuna ragione al mondo avrebbe voluto mettere il figlio al corrente del suo sporco lavoro, ma Linkin diventava sempre più grande e cominciava a farsi delle domande. Il bambino aveva quasi dieci anni, quando una notte il padre varcò la soglia di casa come in trance…

/“P-Papà! Cos’hai?”

Subito il mio ometto mi corse incontro preoccupato… dovevo avere una cera davvero orribile!

“N-niente… Ho solo bisogno di un po’ di riposo…”

Non riuscii più a sostenere il peso del mio corpo, che si faceva sempre più opprimente ogni minuto che passava, e caddi rovinosamente a terra sul freddo pavimento d’acciaio della roulotte. Tutto intorno a me si stava lentamente sfuocando, mentre sentivo il suono ovattato del grido di stupore e spavento che era sfuggito a mio figlio nel vedermi stramazzare a terra privo di forze.

“Papà! Chi è stato? Chi ti ha ridotto così?”

“Un vecchio amico… mi deve aver iniettato del veleno senza che me ne accorgessi! Eh eh… l’ho sottovalutato! Pochi è più in gamba di quanto ricordassi...” sussurrai a fatica, mentre sentivo il respiro farsi di piombo.

I polmoni mi bruciavano terribilmente, come per protestare contro i miei sempre più frequenti tentativi di farvi entrare più aria che potevo. Emettevo un roco rantolio, simile al respiro di un asmatico, e l’impellente bisogno di abbassare le palpebre mi faceva rivoltare gli occhi all’indietro.

“Veleno?! E’ terribile… che tipo di veleno? Dove te lo ha iniettato? Devo subito portarti all’ospedale di Fallen!”

Avvertivo la voce lontana di Linkin incrinata da una nota di panico. Grazie al mio olfatto sviluppato, potevo sentire l’odore della paura che stava facendo tremare le mani di mio figlio, mentre raccoglieva tutte le sue forze nel tentativo di tirarmi a sedere.

“Calmati… anf… né tu…anf… né qualsiasi dottore… anf… potete fare niente…”

Ogni parola era per me un’immensa sofferenza…

“P-Perché?”

Linkin stava lottando per trattenere le lacrime che gli scendevano copiose dagli occhi celesti, rigandogli il viso fanciullesco.

“E’… un veleno potente… anf… e… non esiste… anf… antidoto! D-devi… solo… aspettare… anf… e avere fiducia… in me…”

Linkin mi guardò a lungo, poi annuì silenziosamente e si sedette accanto a me. Appoggiò la testa sul mio petto muscoloso che si alzava e si abbassava spasmodicamente, nella folle impresa di permettere ai miei polmoni di continuare a respirare. Sentivo i suoi bassi singhiozzi, mentre le sue calde lacrime mi bagnavano la canotta madida di sudore.

Restammo abbracciati tutta la notte sul freddo pavimento. In silenzio, ad ascoltare i nostri respiri affannati dal pianto e dal dolore, finché entrambi ci addormentammo mentre le prime luci dell’alba penetravano dalle tende socchiuse.

Verso la tarda mattinata socchiusi gli occhi lentamente e gli abbassai su Linkin, ancora abbracciato a me, come se quel contatto fosse l’unica medicina capace di tenermi in vita. Gli sorrisi… uno di quei rari sorrisi che serbavo solo per lui e per sua madre… Lui non contraccambiò, ma continuò a osservarmi con i suoi grandi occhioni celesti segnati dal pianto.

“Penso di doverti delle spiegazioni…”

Linkin non rispose, ma annuì lentamente senza staccare gli occhi da me. Come previsto il mio corpo aveva fatto il suo dovere: delle profonde ferite iniettate di veleno che la notte prima avevano ricoperto il mio corpo, non restava che il ricordo impresso a fuoco negli occhi spaventati di mio figlio. Non mi ero mai sentito meglio e soltanto le profonde occhiaie che mi scavavano le guance tradivano il mio aspetto salutare, segno del dolore provato la notte precedente.

“Io non sono un semplice essere umano… non so neanche con esattezza se lo sono mai stato! Non conservo il ricordo della mia infanzia né quello della mia giovinezza… i miei ricordi cominciano da quando avevo trent’anni.”

Deglutì, per poi ricominciare il mio racconto. Linkin sembrava concentrato su ogni mia singola parola: “Sono un cacciatore di taglie ed è per questo che trascorro la maggior parte della notte fuori casa…Scusami se te l’ho tenuto nascosto… ma temevo il tuo giudizio…non vado fiero del mio lavoro, ma per me è quasi una missione e uno schermo di difesa!

Devi sapere che in molti mi vogliono morto! Prima di diventare tuo padre, facevo parte di una specie di polizia segreta chiamata IPAI, che doveva assicurare sicurezza e protezione agli abitanti di Fallen…ma questa era solo una faccia della medaglia! Una subdola copertura per mascherare gli abomini che eravamo costretti a compiere per conto della Labotech, un laboratorio d’ingegneria genetica.

Sono proprio loro ad avermi donato nuova vita, iniettandomi un particolare gene che mi rende un ibrido a metà tra uomo e animale…Tutti mi conoscono come Zaphir il Lupo. Molti come me, hanno poteri nascosti che devono alla loro parte animale a Fallen. Quando conobbi tua madre, abbandonai tutto per amor suo e da allora i miei compagni dell’IPAI mi danno la caccia per mettermi a tacere per sempre. So troppe cose perché mi sia concesso vivere…

Pochi, colui che mi ha ridotto nello stato in cui mi hai visto ieri notte, è ricercato dalla vera polizia di Fallen da diversi anni, e ieri, dopo mesi di tentativi, sono riuscito a consegnarlo alla giustizia.”

Mi fermai, nell’attesa di una sua qualche reazione. Restammo in silenzio a guardare davanti a noi per diverso tempo, poi Linkin finalmente parlò:

“Sei uno sciocco! Non avresti dovuto tenermelo nascosto!”

Mi fissava corrucciato con occhi rimproveratori, quasi fosse lui il padre e io il figlio.

“Hai ragione…ma temevo che tu potessi cambiare opinione su di me… non sono sempre stato così… ero un uomo cattivo e senza scrupoli, prima della tua nascita! Tu e tua madre mi avete cambiato con il vostro amore…”

“Non devi sentirti in colpa per quello che sei stato in passato…a me piace il Zaphir di adesso! E se è così, è anche grazie allo Zaphir del passato… per quanto fosse cattivo, anche lui ha fatto qualcosa di buono, permettendoti di diventare quello che sei ora!”

Lo squadrai sorpreso. Mio figlio di soli dieci anni aveva capito della vita molto più di quanto non avessi capito io! Mi sorrise incoraggiante, continuando a guardarmi con i suoi grandi occhi celesti.

“Senti, senti quanto è saggio il mio piccolo Linkin!” esclamai, prendendogli la testa sotto un braccio e scompigliandoli i capelli color dell’ebano.

“Ehi! Lasciami…cof cof… così mi soffochi!”

Ingaggiammo una lotta sul pavimento, senza risparmiarci colpi di ogni sorta, finché rotolando non andammo a sbattere contro il tavolo che ci rovinò addosso con tutte le stoviglie pulite.

“Guarda cosa hai combinato, marmocchietto!” gli dissi con tono di finto rimprovero.

“Io?! Guarda che sei tu quello più grosso e stupido tra noi due!!!” mi rispose per le rime, fingendosi offeso.

“Beh…in questo non ti posso dare torto…”

Entrambi ci guardammo intensamente per poi scoppiare a ridere sonoramente. Poi ad un tratto Linkin si fece nuovamente serio e, quasi fosse una sorta di minaccia mascherata da confidenza, sussurrò: “Non farlo mai più!”

“Cosa?!” chiesi sorpreso da quel repentino cambio d’umore.

”Non farmi prendere mai più uno spavento simile!”

“Promesso!”

Gli porsi il mignolo e lui lo afferrò con il suo piccolino, per sancire quel tacito accordo./

Gli anni passarono e quando l’ormai adolescente Linkin compì tredici anni, Zaphir seppe che era giunto il momento di raccontargli la verità sulle sue origini. Quando era ancora piccolo, Linkin aveva più volte tentato di sapere che fine avesse fatto sua madre, ma il padre era sempre stato molto vago finché un giorno, preso da uno scatto d’ira, gli aveva urlato che non voleva più sentirla nominare. Il bimbo aveva ubbidito, come era solito fare, e non aveva più chiesto notizie di lei, ma appena era il padre a nominarla, subito si faceva attento per carpire ogni più piccolo dettaglio sul suo conto.

/Era una bella giornata quel giorno e un caldo sole estivo illuminava ogni cosa. Lo condussi al palazzo reale e lo feci nascondere dietro un cespuglio, nell’ampio giardino che circondava tutta la reggia. Su una comoda sedia da giardino stava seduto re Lynx, nei suoi abiti eleganti. Quanto lo invidiavo! Chiusi il pugno e lo strinsi con forza. Linkin notò la mia reazione e mi guardò interrogativo, così gli posi l’altra  mano sulla spalla per tranquillizzarlo.

Tornai ad osservare la scena: accanto a lui sull’erba appena tagliata, sedeva lei, più bella che mai. Composta ed elegante come sempre nel suo candido e ampio vestito di seta, che le avrei volentieri strappato di dosso. I fini e morbidi capelli legati in una complessa acconciatura e gli occhi celesti intenti a osservare amorevoli Eloise, la principessa e figlia legittima dei due sovrani… la prova vivente che per lei io non ero nient’altro che un passatempo, un amante occasionale di cui si era dimenticata in poco tempo.

Sembravano felici… la famiglia che né io né Linkin avevamo mai potuto avere…né avremmo mai avuto…

“Perché mi hai portato qui, papà?” bisbigliò mio figlio per non farsi sentire dalla famiglia davanti a noi,  riportandomi brutalmente alla realtà.

“La donna che vedi, seduta sul prato è tua madre Linkin…mentre la piccola che gioca con la bambola è la tua sorellastra…”

Avvertì il piccolo cuore pulsante di mio figlio spezzarsi al suono delle mie parole, come anni prima era andato in frantumi il mio. Scappò via e inutili furono i miei tentativi di trattenerlo…/

Non tornò più a casa, dopo quel giorno… Ma il Lupo continuò a seguirlo e a proteggerlo da lontano, certo di avergli insegnato tutto ciò che conosceva. Era abbastanza grande per prendere le sue decisioni da solo ora… Ogni notte lo seguiva con lo sguardo mentre sgusciava nel palazzo, per osservare sua madre e sua sorella, intente a vivere la loro vita, dimentiche di lui… E fu così che una notte lo vide morire per mano delle guardie del palazzo… Perse il controllo!

Non seppe mai cosa accadde quella notte, né seppe mai nulla della belva che diventò… Preso da un raptus omicida, uccise tutti gli uomini di guardia al palazzo. O almeno questo fu quello che gli fu detto quando chiese spiegazioni.

Qualche volta quegli avvenimenti lo tormentavano in sogno sotto forma di incubi che gli facevano trascorrere notti insonni. L’amaro sapore del sangue… le urla di dolore… la carne maciullata… l’acre odore di cadaveri in putrefazione… i pezzi informi di quelli che una volta erano stati uomini…

L’unico ricordo che conservava era il suo risveglio in una cella del palazzo, con gli abiti squarciati e profonde cicatrici su tutto il corpo. Non riuscì mai a spiegarsi perché non si fossero rimarginate come al solito: probabilmente se le era inflitte da solo…

Lo portarono al cospetto della regina, la sua amata Enya. Era solo il pallido riflesso della donna che aveva scorto tra le foglie del cespuglio in quella mattina di sole. Le guance erano attraversate da profondi solchi, provocati dal pianto incessante che l’aveva scossa in quei giorni di lutto. Gli occhi celesti erano spenti e arrossati dalle lacrime, mentre i capelli erano stati lasciati sciolti e scomposti sulle spalle. Fu l’ultima volta che la vide, prima del loro incontro dopo il rapimento di Eloise.

Da quel giorno Zaphir entrò al servizio della principessa, come sua guardia del corpo, ma Enya fece di tutto per non farsi scorgere dai penetranti occhi grigi del Lupo. L’aveva salvato da morte certa, affidandogli quell’incarico… forse era bastata una sola notte di passione per far cambiare idea al saggio re, sul destino che sarebbe toccato al Lupo…

Sorrise in modo bieco a quel pensiero, accorgendosi di essersi spinto fino al limitare della foresta, ormai lontano dal palazzo di Lion-ho.

“Nooooo… così è troppo, troppo facile!”

Una voce lugubre e gutturale sibilò dal nulla, costringendo il Lupo a mettersi in posizione di difesa. Le ginocchia lievemente piegate e i pugni sollevati a coprire il viso da un possibile attacco, mentre i muscoli guizzavano all’erta sotto i vestiti. I penetranti occhi grigi saettavano veloci alla ricerca del più piccolo movimento. Le orecchie attente al minimo suono, fosse il vento tra le fronde o lo scricchiolio delle foglie nel sottobosco. Annusò l’aria, arricciando il naso appena riconobbe l’odore di chi gli stava di fronte.

“Puzzi di fogna… come al solito del resto! Pensavo che gli anni in carcere ti avessero almeno insegnato l’amore per la pulizia!” affermò sarcastico, parlando a un nemico che per i meno attenti poteva sembrare immaginario.

“Non hai perso la tua irritante sicurezza, vedo! Pensavo che i fatti del passato ti avessero insegnato ad essere meno superbo e arrogante…” continuò la voce sibilante, quasi non avesse sentito la provocazione.

“Mostrati Pochi! E facciamola finita con questo fastidioso scambio di gentilezze!” disse il Lupo irritato.

Alle parole di Zaphir, due ochhi spropositatamente grandi e vitrei di mille sfumature di verde, comparvero dall’oscurità. I capelli di un verde acceso sfidavano la forza di gravità, eretti in una alta cresta, che terminava alla base della nuca in una lunga coda svolazzante. Sembrava fragile e gracilino di costituzione nella sua ridicola altezza, ma Zaphir sapeva fin troppo bene di cosa era capace quel piccolo demonio formato bonsai. Aveva la carnagione di un insano verdastro, in pieno contrasto con la pelle abbronzata e tirata sui muscoli tesi del Lupo.

“Hai ragione… bando ai preamboli!” disse piano per poi fare una mossa che colse impreparato l’avversario.

Una lingua viscida e lunga scattò improvvisa dalla sua bocca ancora aperta e si andò a legare intorno al collo teso di Zaphir, mozzandogli il respiro. Sentiva la pelle bruciargli a quel contatto, come se fosse ricoperta di un potente corrosivo. Ripresosi dalla sorpresa, il Lupo estrasse i suoi artigli e tagliò di netto la lunga protuberanza, che si contorse a terra, come scossa da una scarica elettrica.

Si portò una mano intorno al collo ansante: sapeva che quell’intervento non era servito a niente. La parte tagliata fu subito sostituita da una nuova, che ora cercava d’insidiarlo in tutti i modi possibili, mentre lui schivava a fatica i colpi inferti dal nemico come dolorose frustate.

D’un tratto avvertì un suono insolito che non udiva da molto tempo.

Campanelli… o meglio… sonagli!

Un nome gli fu subito chiaro in mente e con quel nome il perché dell’improvviso stato di sonnolenza nel quale era trascinato da una forza incontrollabile e misteriosa. Cadde lentamente, finché non avvertì il duro suolo e la fitta erba pizzicargli il volto… poi più nulla… se non la più completa oscurità.

“Xavier, perché l’hai fatto?! Volevo divertirmi ancora un po’ con lui!” piagnucolò il Camaleonte.

“Verrà il tempo… verrà il tempo per tutti noi! Ma ora ci serve vivo e in forze!”

I due scomparvero nel nulla, lasciando soltanto un orecchino a forma di croce dimenticato o forse non visto tra la soffice erba.



Un ululato basso e roco sempre più acuto e carico di dolore riempiva la notte nera senza stelle. La luna splendeva alta in cielo, facendosi spazio tra le nubi e dando un'atmosfera d'irrealtà e mistero alla città deserta. Era notte fonda, ma le luci di una villa fuori città erano ancora accese.
”Lion-ho!”
”Accomodati Judas... Non riesci a dormire?”
Il corvo si sedette alla scrivania del leone, che lentamente girò la poltrona per guardarlo in faccia con i suoi penetranti occhi d'ambra. Aveva lo sguardo lontano e assente di una persona sommersa dai ricordi e dalle preoccupazioni. Per un attimo Judas ebbe il timore che non fosse neanche lui, altero e fiero, con in mano sempre il controllo di tutta la situazione.
”Zaphir se n'è andato...”
”Capisco... D'altronde era legato a noi solo per il fatto di essere al servizio della principessa Eloise... anzi, regina Eloise...”
”Tutto qui?!”
”Mi ero preparato a questo... è risaputo che Zaphir il Lupo non ha legami e dopo i recenti avvenimenti...”
”Ma avrebbe potuto andarsene tempo fa, quando era appena successo! Il Lupo ci nasconde qualcosa!”
”Lo so... Ma non sarà di certo lui a dirci cosa.”
Una donna dai modi sinuosi e provocanti entrò nella stanza, succinta da un'aderente tutina nera di pelle. Con la mano artigliata si riavviò i lunghi capelli ricci color dell'ebano, perfettamente abbinati alla sua carnagione scura.
”Ben arrivata, Pantera!”
”Non ho potuto fare a meno di origliare il vostro discorso...”
”Hai portato a termine la tua missione?” chiese Lion-ho ben sapendo la risposta. La Pantera non avrebbe MAI fallito, qualsiasi fosse stata la missione.
”Che domande! Ecco tutti i fascicoli...” e alle parole pronunciate con voce suadente, abbinava l'appoggiare un raccoglitore alla volta sulla scrivania del capo:
”Uno per Uno! E' stato più semplice e piacevole del previsto...” La donna di leccò le labbra scure, sogghignando e mettendo in mostra i denti bianchi e perfetti.
”Cosa sono?” chiese Judas impallidendo attraversato da un cupo presentimento.
”Le vostre... anzi, le nostre vite!”
”Cos...?!”
Sui numerosi fascicoli impilati disordinatamente in ordine alfabetico c'erano scritti vari nomi, molti dei quali ben conosciuti. Anggun... Aristis... Asha... Betsabea... Celine... Elija... Eloise... Enya... Fly...
Gackt... Ester Ibanez... Igor... Jackarta... Jason... Jericho... JUDAS...?! C'era anche il suo nome su una di quelle cartelle! E ancora Ladyhell... Nadar Lion-ho... Lymhal... Dogger Macchiavelli... Pamela... Prince... Hannibal Ridens... Rudolf ... Ty... e tanti altri dei quali non conosceva neanche l'esistenza. Il Corvo fu fortemente tentato ad afferrare la sua cartelletta, ma quando pochi centimetri lo separavano da essa, si fermò a guardare il Leone che lo stava osservando sorridente di rimando.
”Fai pure!”
Judas non se lo fece ripetere due volte e subito afferrò il fascicolo che lo riguardava, cominciando a sfogliarlo avidamente. Tutto... Tutto, dalla sua infanzia travagliata al suo incontro con Lion-ho e gli altri, era riportato su quelle fotocopie. Inoltre c'erano varie schede riguardanti il suo potere speciale di vedere le anime dei morti e altre che descrivevano dettagliatamente il suo carattere e modo di fare, addirittura alcuni suoi pensieri!
”Cosa significa tutto questo?!”
”La battaglia contro Dogger Macchiavelli si è appena conclusa, ma ce ne aspetta un'altra ben più ardua... la guerra è solo agli inizi!”
”Come può notare mancano parecchi fascicoli all'appello...” sottolineò Pamela intromettendosi nuovamente nel discorso e zittendo il Corvo, il quale aveva ancora un sacco di quesiti da porgere al Leone, con uno sguardo: “Xavier il Crotalo, Linkin il Pipistrello e Zaphir il Lupo... al contrario sono presenti anche fascicoli top-secret come quello della Donna-Ragno, della quale è addirittura riportato il nome... Non riesco a capire come il Ghepardo possa essere entrato in possesso d'informazioni così dettagliate! Penso che neanche Dogger Macchiavelli fosse a conoscenza di tutto questo, sennò avrebbe tolto la sua cartelletta dal mucchio!”
”Già... quindi i fascicoli mancanti potrebbero essere stati rubati dai diretti interessati...” affermò Judas meditabondo.
”... o potrebbero addirittura non esistere...” aggiunse Lion-ho.
”C'è una cosa che deve sapere sul conto del Lupo...”
”...e cioè?!” chiese interessato Nadar.
”Prima che Eloise venisse rapita, io l'ho visto... l'ho visto tra le anime dei morti!”



LABORATORIO DI INGEGNERIA GENETICA LABOTECH ore 04:00

Janosh si precipitò ansante nell'ufficio di Jesus Genesi.
”Signore! E' successa una cosa terribile!!!”
”Prendi fiato Janosh e spiegati con calma...”
”I fascicoli! Tutti i fascicoli contenenti i dati dei soggetti del progetto Animal Instinct sono stati rubati!”
”Già... e ora sono nelle mani di Nadar Lion-ho... arrivi tardi! L'ho già saputo...”
”Signore! Non riesco a capire come possa essere potuto succ…”
Janosh non potè terminare la frase che una botola si aprì sotto i suoi piedi inghiottendolo.
Un urlo.
Un tonfo sordo.
Risate sommesse.
Grida di supplica.
Poi più niente...
”Eccoti una scorciatoia per gli Inferi! Buon appettito miei IBRIDI! MUAHAHAHHAHAHAHAHHAAH!!!”
”Padre...”
”Eccoti Angel! Ho una nuova missione per te e quattro tuoi fratelli...-
”Ma io sono in grado di combattere anche da solo! Conosci le mie capacità!”
”No! Questa volta è diverso... voglio che mi portiate qui VIVI i membri dell'IPAI: Zaphir il Lupo, Xavier il Crotalo, Pochi il Camaleonte, Jordan la Medusa e Tarabas lo Scorpione. Dovrete anche trovare Linkin il Pipistrello e portarlo qui anche contro la sua volontà. E' ora di riunire la squadra al gran completo... AHAHAHAHAHHAHAHAHAH!!!”

 

FINE CAPITOLO 19

 

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Capitolo 20
*** CAPITOLO 20 ***


CAPITOLO 20

CAPITOLO 20

 

La stanza in perfetto stile gotico come il resto dell’abitazione e dell’intero giardino, era immersa nel silenzio. Un silenzio graffiante e insostenibile per chiunque tranne che per lui, lui lo amava quel silenzio così perfetto, così assolutamente mortale.

Il giovane uomo era in piedi e non proferiva parola. Stava lucidando con meticolosità e cura fuori dal comune una delle tante armi presenti nella stanza, aveva il volto in ombra, si vedeva di lui una minima parte dal corpo posizionato davanti ad un grande armadio a muro lavorato in legno semi aperto che conteneva tante boccette e scatole con polverine dai mille colori.

Si poteva vedere di quell’uomo solo le mani, una lucidava la pistola nera con uno straccio, l’altra sosteneva con esperienza l’arma priva di sicura inserita. Quella stessa mano dove l’indice era coperto da un ditale in argento appuntito con disegni in argento bianco.

Aveva delle belle mani, curate con dita affusolate. Mani da pianista, da artista. E quel ditale gli dava un aria così lugubre, solo alla mano, che era un tocco di mistero delizioso.

Di lui si vedevano anche le gambe avvolte in pantaloni di raso nero dai riflessi color del fuoco. Gli scivolavano lisci e comodi sulle gambe snelle e lunghe.

Si potevano intravedere le braccia e la schiena avvolti da una camicia senza maniche anch’essa di raso di un colore indistinguibile ma scuro. Sulla pelle delle braccia abbastanza muscolose  spuntavano avvolgendole dei tatuaggi color rosso cupo, come quello del sangue che comincia ad indurirsi sulla ferita. Erano tribali molto eleganti che si attorcigliavano salendo sparendo sulle spalle e sulla schiena, coperte dall’ombra e dalla camicia.

Immerso nel suo silenzio e nel suo lavoro osservava con attenzione le boccette di varia forma e colore davanti a lui.

Composti chimici….semplici composti chimici, fra i più svariati, composti con ogni sostanza da lui, cose talmente inutili per chiunque potevano dare vita tramite le sue dita a mille e mille veleni. Lui li collezionava tutti, non esisteva uno che non lo conoscesse e che non l’avesse creato lui stesso. Sulla parete accanto si potevano ammirare molte armi fra le quali spade di ogni tipo, pregiate e letali lame affilate. Oltre  a quelle stavano armi da fuoco di ogni calibro e cilindrata.

Su un'altra parete si estendeva una libreria, al suo angolo c’era una porta chiusa. Nella libreria oltre ai libri c’erano diverse statue e trofei. La parete restante era coperta in tutta la lunghezza e larghezza da un enorme tendone nero di velluto antico. Quella tenda era semiaperta e sotto faceva intravedere un dipinto che si estendeva in tutta la parete sottostante. Un dipinto dal quale non si capiva il soggetto e cosa vi fosse raffigurato. Solo poche candele erano accese negli angoli della stanza buia.

Qualcuno bussò alla porta ma fu ignorato, l’uomo sembrava non aver nemmeno sentito. Non si mosse, non fece assolutamente nulla.

La porta in legno lavorato in perfetto stile con l’armadio e il resto dell’arredamento gotico si aprì facendo entrare un giovane ragazzino, era uno dei servitori probabilmente. Teneva in mano una lanterna anch’essa in stile antico come il resto della casa a tre piani. Si avvicinò titubante all’uomo che continuava a non accennare a nessuna reazione.

“Signore…Signor Conte…”

Ancora nulla, nessuna risposta, nessun accorgimento. Il ragazzo lo affiancò e gli toccò la spalla

“Signor Tarabas…”

Uno scatto. Un movimento. Un brivido.

L’uomo si era voltato solo con la testa…la lanterna fioca illuminava il suo viso. Finalmente si poteva vedere. Eppure di tutto quello che  si poteva ammirare in quel bel viso dai lineamenti semplici e aristocratici dalla pelle pallida si veniva catturati, bloccati e terrorizzati dallo sguardo minaccioso che non si potrebbe definire che velenoso.

Aveva sottili occhi arancioni dalle pupille molto ristrette. Non avevano assunto un’ espressione particolare, erano rimasti invariati, nemmeno il filo di un’ inclinazione…eppure uno che veniva guardato da quegli occhi ne rimaneva paralizzato.

L’uomo che corrispondeva al nome di Tarabas non aveva detto nulla.

“Signore…scusi se la disturbo…è l’ora della sauna…è pronta…inoltre è arrivata questa lettera. Sua sorella l’aspetta di là come sempre per farle compagnia durante la sua sauna serale.”

Pregando mentalmente che non lo toccasse con quel suo dito velenoso come aveva fatto spesso in passato con gli altri camerieri, si chinò e uscì velocemente dopo aver appoggiato la lettera chiusa su uno scaffale dell’armadio aperto.

Tarabas la prese con movimenti nobili e tranquilli. Non aveva fretta. Lui non l’aveva mai.

Riconosceva quella carta…all’apparenza poteva sembrare una comune carta da lettere…ma lui e pochi altri la riconoscevano.

Non l’aprì. Depose la pistola nella tasca della cintura che aveva alla vita, quella cintura possedeva anche un'altra pistola e lo spazio per  attaccare tre delle sue spade.

Uscì senza nessuna inclinazione o segno di turbamento, camminava in modo slanciato e aristocratico.

Che fosse veramente un conte?

Ciò che girava sul suo conto in quella casa e fuori di essa era ben strano e poco raccomandabile.

Costui non era stato sempre lì…i vecchi conti avevano avuto una figlia femmina e subito dopo nacque anche lui, dopo averlo messo al mondo sparirono misteriosamente in seguito sparirono anche i due figli con pochi anni di differenza. La casa fu affidata a dei custodi che dopo anni si videro riapparire davanti la figlia maggiore che riprese il controllo della casa diventando Contessa.

Altri pochi anni tornò anche  il figlio, Tarabas, ereditando il titolo di Conte. Ma lui era cambiato, non solo d’aspetto, anche i modi di fare, ogni cosa era strano in lui.

Sembrava essere sordo e muto….ma in realtà nemmeno la sorella, forse sapeva se era vero o se non parlava e se non calcolava nessuno per chissà quale motivo.

Inoltre tutti pensavano fosse allergico alla luce del giorno e del sole, aveva fatto murare tutte le finestre e al posto di essere aveva ricoperto la casa di dipinti sul muro che venivano tutti coperti da tendoni neri di velluto. Anche lo stile era mutato…da rinascimentale a gotico.

E tutti conoscevano la sua mania. Lui collezionava cose fra le più strane e pericolose. Veleni che lui stesso fabbricava, armi e spade che lui usava magistralmente e senza una piega, e scorpioni.

Collezionava scorpioni morti o vivi non aveva importanza, li teneva in uno scantinato chiuso ermeticamente in modo che non potessero scappare, le chiavi le possedeva solo lui.

Aveva un sacco di usanze strane. Non era più uscito di casa da quando era tornato e aveva fatto togliere la luce elettrica. Si usavano candele e lanterne. E ogni sera alla stessa ora prima del pasto faceva una sauna accompagnato dalla sorella.

Il loro rapporto era molto strano e ambiguo come loro stessi. Si vociferava di tutto, ma nessuno aveva coraggio di andarsene o dire qualcosa. Avevano visto il Conte uccidere camerieri e gente che veniva da fuori, che l’avevano infastidito, col solo suo tocco.

Ecco la cosa più spaventosa di quell’essere…il suo sangue, nelle sue vene cosa scorreva?

Qualunque cosa fosse poteva venir trasmessa tramite l’unghia appuntita e rossa del suo indice sinistro, lo stesso che teneva coperto col ditale in argento lavorato.

Veleno…l’unica cosa che potesse uccidere in quel modo.

Ma come era possibile?

Era anche curioso il fatto che gli scorpioni stessi sembravano amarlo e adorarlo…anzi, ne avevano paura.

Si supponeva molto su di lui. Non aveva mai parlato, ma riusciva lo stesso a comunicare…come se parlasse mentalmente con la sorella. Lui lo capiva.

Ma in realtà non si sapeva nulla…solo la certezza che lui fosse quel piccolo conte sparito a pochi anni assieme alla sorella.

 

Tarabas dagli occhi arancioni velenosi e spaventosi come ogni fibra del suo essere entrò nella sala antecedente alla sauna.

Si muoveva molto bene alla penombra delle candele e delle torce e lumini. Cominciò a spogliarsi rivelando il suo fisico asciutto, snello dai muscoli atletici ma non esagerati. Anche il corpo era nobiliare, indubbiamente.

La sua schiena presentava il resto del tatuaggio che si estendeva alle spalle e braccia finendo sul busto per avanti, quindi sul torace e sull’addome. Il centro di quei tribali rosso sangue su quella pelle delicata e pallidissima era uno scorpione sulla schiena. Da esso si diramavano gli altri tribali che percorrevano il corpo arrivando anche sul collo e su metà viso. Quella che prima era in ombra. Faceva parecchia impressione ma aveva il suo fascino.

I capelli erano corti un po’ spettinati  neri con ciocche dello stesso colore degli occhi.

Una volta nudo si attorcigliò intorno alla vita un asciugamano rosso ed entrò nella sala della sauna.

Una voce suadente lo accolse.

Era femminile con un fondo di allegria…come potesse mantenere sempre quel tono non lo capiva mai nessuno.

“Sei arrivato, fratellino…vieni, ti aspettavo…”

Entrò con la busta che senza dir nulla, come sempre, aprì…ma era strano, perché dalla sua espressione non stupita era come se se lo aspettasse da un giorno all’altro.

Conteneva una piuma alata…

 

Nadar inarcò un sopracciglio a quell'affermazione.
"Come interpreti questa visione?" domandò accarezzandosi il mento con un dito.
Il Corvo sospirò.
"Non saprei...in teoria è solo un sogno...non mi era mai capitato. Ma potrebbe essere una premonizione...credo che sia meglio se ne parlo a Bea!"
Il Leone annuì a quella sua decisione. Poi il suo sguardo si fermò sui fascicoli in cui c'era tutta la loro vera storia, sospirando.
"Dovremo mettere tutti al corrente di queste scoperte..." fu più un suo pensiero detto a voce alta che un'affermazione "...se ne parlerà domani mattina presto!" decise alzando lo sguardo d'ambra "Ora vai pure a riposarti Judas..."
Il giovane annuì, anche se era convinto che avrebbe passato un'ennesima notte insonne. Lasciò lì il suo fascicolo anche se si rodeva dal desiderio di poterlo leggere per filo e per segno in quello stesso istante. Decise infine di aspettare di poterlo fare insieme a tutti i suoi compagni.
Lasciò lo studio e i due membri della Triade alle loro discussioni e si avviò alla sua camera.
Da quel poco che era riuscito a carpire, su quei fogli c'era tutta la sua storia, per filo e per segno. Dalla sua nascita alla sua crescita, c'era persino riportata la sua storia con Ester.
Ma in quell'attimo che aveva avuto tra le mani quel fascicolo, la prima frase gli aveva trafitto il cuore come una freccia.

...Judas Himael...
...nato a Gerusalemme (Israele)…
...il 09/06/81...
...trasferito a Fallen (città sperimentale) il 06/08/81...
...padre: Ibrahim Himael, umano...
...madre: Lianna Bright, prototipo AI, esemplare: Corvo, note: imperfetto. Morta per rigetto enzimatico...

...rigetto enzimatico...?
Cosa voleva dire?
Non riusciva a capire.
Ma era nervoso...e aveva delle domande da porre...e sapeva anche a chi....

Entrò nella sua camera avvolta dall'oscurità notturna affievolita solo dalla luna brillante nel cielo.
Chiuse la porta alle sue spalle e si diresse alla finestra dalle ante aperte.
La brezza smosse i suoi capelli, mentre poggiò le mani sul davanzale.
Una mano...
Una mano...dal tocco gelido si posò sulla sua spalla...
"Perchè non me l'hai detto?" domandò senza nemmeno voltarsi, con un tono freddo e carico di rancore. Una sensazione che aveva provato solo una volta in tutta la sua vita.
La mano si ritrasse leggera.
"Perchè non mi hai detto...cosa eri...e cosa sono?"
Si voltò di scatto ad osservare quella presenza avvolta da uno strano bagliore bluastro, che non emanava nessun calore.
La figura stringeva la mani al petto e non aveva il coraggio di alzare lo sguardo verso di lui.
"Chi sei...mamma? E chi o cosa diavolo sono io?".
La donna continuava a mantenere un rigoroso silenzio alle sue domande.
Il capo chino dai lunghi e liscissimi capelli neri.
Identici ai suoi.
Così come gli occhi.
Quei due elementi che li consacravano madre e figlio.
-Perdonami...-
Mormorò.
Judas alzò le braccia al cielo in uno scatto d'ira.
"Perdono..." ripetè con disprezzo "...se davvero vuoi farti perdonare vedi di raccontarmi tutta la verità! TUTTA!" il colpo sordo del suo pugno sbattuto sul tavolino presente nella stanza la fece sobbalzare.
Poi sospirò e si preparò alle dovute spiegazioni.
-Noi siamo un progetto...di ingegneria genetica...chiamato Animal Istinct...o più semplicemente...AI...-
"Come funziona?"
-Venivamo scelti tra numerosi volontari, arruolati nell'esercito. Si trattava di un esperimento governativo, una nuova arma di difesa dagli attentati. La creazione di un esercito speciale fatto di uomini il cui patrimonio genetico veniva combinato con quello di alcune specie animali.-
"Tsk..." esclamò stizzito "...cavie da laboratorio...va bene...va molto, molto bene..."
la donna continuò -...Però...non per tutti l'esperimento andò a buon fine...l'inserimento degli enzimi nel mio organismo stava apportando la sua corretta mutazione, ma qualcosa ad un certo punto cominciò ad andare storto. Tu non eri ancora nato quando cominciò il mio rigetto...e credevo che sarei morta prima di poterti dare alla luce, ma per fortuna la gravidanza andò a buon fine e tu nascesti perfettamente sano..."
Una risata carica di ironia sfuggì al controllo del Corvo "Ahahah...certo...sanissimo come no...ti pare che io sia sano?? Io...vedo morte ovunque vada...anime che mi stanno intorno, non mi fanno dormire...e quelle poche volte che chiudo gli occhi non ho altro che incubi! Isolato, odiato, temuto...sono sempre stato da solo perchè nessuno mi voleva intorno...bella vita non ti pare? E adesso....vengo a sapere che ho anche un fratello!!" e si sedette pesantemente sul davanzale affondando la testa nella mano.
La donna sospirò.
-Angel...non è tuo fratello...-
Quell'affermazione gli fece alzare lo sguardo di scatto ad incontrare quello di sua madre.
-Lui...è un tuo clone...Il direttore dell'ingegneria Labotech, che effettuava gli esperimenti, rimase molto colpito dai successi ottenuti da AI e decise di dar vita ad un nuovo e più folle progetto. Il progetto IBRIDO...voleva creare creature mitologiche...dotati di poteri straordinari...ed i tuoi erano perfettamente adatti a quello che poi venne chiamato Angel...dalle tue cellule, conservate in laboratorio, come quelle dei tuoi compagni, ne vennero prelevate alcune e poi leggermente modificate per far ottenere a quel giovane le ali ed il suo aspetto attuale...-
Judas non aveva più parole ormai, e per quella sera aveva sentito abbastanza. Avrebbe riportato tutto alla riunione di domani.
"E tu...sapevi tutto questo e per anni non mi hai mai detto niente..." scosse la testa "...io non so più chi sei...di sicuro non quella che credevo..."
-Ma...Judas...piccolo mio...-
"BASTA!!" gridò carico d'odio "Basta...non ho voglia di sentire nient'altro..." si passò le mani sul viso "...domani tu verrai con me alla riunione di Lion-ho...e darai tutte le spiegazioni...".
L'immagine annuì e lentamente scomparve, lasciando il giovane ai suoi pensieri e al suo terribile rancore.
Prese uno dei vasi decorativi. Lo osservò. Avrebbe voluto scagliarlo contro qualche cosa, ma cercava di mantenere il controllo di sè...lo stringeva...mentre sentiva ancora l'amaro in bocca che avevano lasciato i racconti di sua madre...odio...profondo...come non aveva mai provato, nemmeno per Ester...e fu in quel momento...che il vaso gli esplose tra le mani.
Dalla violenza venne scaraventato contro la parete opposta.
Scosse la testa e non riusciva ad alzarsi.
Si sentiva incredibilmente debole...osservò le sue mani...erano roventi...poi, piano piano il rossore scomparve.
Poggiò la testa al muro.
"Che cosa diavolo...sono...?" mormorò, mentre una lacrima prese a scendere dai suoi oscuri occhi fatti di tenebra.

Jericho sedeva in una delle poltrone della camera da letto della Vedova.
Una elegante tazza era ricolma di tè fumante.
La donna si muoveva per l'ambiente.
"Non dovevi disturbarti Jericho, sono sicura che per stasera non mi daranno più fastidio...avevano l'occasione di uccidermi...ma non l'hanno fatto!"
Il killer fece spallucce "Non si sa mai..." disse solo e cominciò a sorseggiare la bevanda calda.
Era pensieroso.
Da quando era finita la riunione e si erano ritirati aveva la testa altrove.
"Cosa ti preoccupa?" domandò all'improvviso Bea, sedendosi di fronte a lui.
L'uomo assunse un'aria sorpresa.
"Sono cieca è vero...ma certe cose le vedo benissimo!" disse sorridendo, facendo arrossire l'uomo che tossicchiò.
"Mah..." disse solo "...c'è qualcosa che mi sfugge..."
"Cosa?" e bevve un sorso dalla sua tazza.
"E' da prima della riunione che stiamo facendo controllare l'intera villa...ed io ho personalmente perquisito la tua stanza..."
"Ebbene...? Trovato qualcosa di interessante?"
Lui sospirò contrariato.
"Niente! Niente di niente!! E la cosa mi insospettisce! Come fanno a sorvegliarci se non ci sono telecamere e microspie??"
Bea sorrise "Magari hanno anche loro un veggente..."
"Si, probabile...però non ne sono sicuro..." e si passò una mano sul mento pensieroso "...ne ho parlato anche con il rospetto, magari lui conosceva qualche strumentazione particolare a noi sconosciuta...ma nemmeno lui ha trovato nulla...non ci sono telecamere qui!"
"E allora perchè ti preoccupi..."
Lo Squalo alzò gli occhi al cielo.
Certe volte la calma di Bea lo sapeva mandare davvero fuori dai gangheri.
"Sei sempre così serafica tu?" disse bevendo il suo di tè "Hanno cercato di farti la pelle e sembra che la cosa non ti tocchi minimamente..."
"Forse perchè sono abituata a pensare che un giorno toccherà a tutti..."
"Adesso mi sembri Judas..." affermò con un sorriso.
Fece per posare la tazzina sul tavolino, ma si fermò sospendendola a mezz'aria.
La Vedova si riscosse.
"Cosa c'è..?" domandò.
C'era qualcuno nella stanza con loro e checchè ne dicessero le perquisizioni, in questo momento erano spiati!.
Con il suo senso infallibile poggiò la tazzina sul tavolino e rapidamente estrasse la Magnum, esplodendo un colpo in direzione della libreria nella stanza di Bea.
Si sentì un gridolino acuto.
"L'avevo detto io!" esclamò alzandosi di scatto e dirigendosi verso cui era provenuto il rumore.
Una strana cosa scattò tra i libri dirigendosi verso la finestra da cui sarebbe poi riuscita a scappare, ma Jericho l'agguantò prima che potesse fuggire.
"T'ho preso!" disse con il suo tono impassibile, mentre veniva raggiunto dalla Vedova.
"Che cos'è?" domandò la donna e lo Squalo aprì lentamente la mano.
Uno piccolissimo e minuto esserino stava raggomitolato sul suo palmo.
Aveva delle trasprentissime e sottilissime ali. La pelle verdastra emetteva un'intenso bagliore ed indossava degli abiti dello stesso colore verdognolo.
"Ma dico sei scemo!!!" gli ringhiò la figura osservandolo irritata "Per poco non mi fai la pelle con quella tua stramaledettissima pistola!!"
Per la prima volta nella sua vita, Jericho, sbattè le palpebre non credendo ai suoi occhi.
"Una fatina...?" disse inarcando un sopracciglio.
"Tsk! Che ignorante!! Ti pare che adesso esistano anche le fate???Sono una Lucciola tesoro!" e detto questo di mise in piedi portandosi le mani ai fianchi.
Aveva i capelli verdi e lunghi e due occhi molto grandi di colore scuro.
"Lucciola...?" fece eco il killer
"Si! Non vedi come sbrilluccico?? Cosa credevi che fossi?? Una lampadina??"
"Ehi! Senti un po' moscerino! Cerca di non farmi arrabbiare ok?" la rimproverò con il solito tono duro.
Lei storse il naso, guardando altrove.
Aveva una piccola telecamera appesa al collo.
"Ah! Ecco come facevano!" esclamò avvicinando le dita all'oggetto, ma la creatura si ritrasse inorridita.
"Porco!! Non permetterti di toccarmi maniaco!!!"
E fece per scappare di nuovo, ma lo Squalo non era un tipo che si lasciava sorprendere e la riafferrò prima che potesse dileguarsi.
"Eh no!" e la mise sotto un bicchiere di vetro trasparente "Tu non ti muovi piccola!"
La Vedova sorrise "Non trovi che sia graziosa?" disse, poi rivolta alla creatura "Come ti chiami cara?"
"Lilienne!" disse sedendosi a mo' di indiano
"E sei la spia che ci osserva!" concluse Jericho.
"Io mi occupo solo della Vedova, grand’uomo!"
"Ah! Vuol dire che ce ne sono altri come te?!"
"Non te lo dico! Parlo solo in presenza del mio avvocato!"
"COSA????MA TU GUARDA SE...!!!"
Bea lo calmò toccandogli un braccio.
"Dai non arrabbiarti!" disse sorridendo "In fondo non ha fatto nulla di male..."
"Ma...ma...." cercò di replicare, ma con la Vedova non si poteva controbattere ed incrociò le braccia azzittendosi.
"Per chi lavori Lilienne?" chiese la donna con gentilezza.
"Non sono affari tuoi!" rispose acida.
"Lilienne..." i suoi occhi bianchi divennero glaciali, mentre pronunciava quelle parole "...io ho moltissima pazienza, ma visto che ci sono altri come te Jericho non ci metterà molto a trovarli, quindi se non vuoi parlare tu lo farà qualcun altro, in questo caso...non ci servi a nulla...e per quanto io sia cieca, non ci metterò molto a schiacciarti sotto il tacco della mia scarpa!"
La Lucciola rabbrividì a quell'idea e, deglutendo a fatica, disse "...Mi...hai...convinta..."
Il Killer osservò la donna con un sorriso "Ehi, vuoi farmi concorrenza?? Sono io il killer spietato..."
Lei sorrise a sua volta.
"Siamo al servizio dei laboratori di ingegneria Labotech...e in questa casa...ci sono tantissime lucciole come me...!"
I due annuirono pensando che se stava dormendo, Nadar Lion-ho non avrebbe avuto di certo un ottimo risveglio

 

FINE CAPITOLO 20

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Capitolo 21
*** CAPITOLO 21 ***


CAPITOLO 21

 

CAPITOLO 21

L’enorme palazzo di Nadar Lion oh era a soqquadro. Tutti gli uomini al servizio del leone  erano al lavoro all’interno della stessa struttura che ospitava tutti quelli che in qualche modo centravano con lui e il suo piano.  Quella era un eccezione, normalmente non dormivano tutti nella sua reggia..ma l’indomani ci sarebbe stata una riunione e sarebbero stati presenti tutti. Persino la neo regina Eloise con la sua guardia Ty.

Eloise e la sua cerimonia di incoronazione ufficiale sarebbe avvenuta a giorni…..tutti invitati, una grande festa a palazzo.

Ma il fatto era che quella città, ogni cosa, sapeva di strano. Di troppo strano…non era normale che  a quei giorni ci fossero ancora regni sconosciuti con a capo regine e al comando gente potente come Lion-oh e Dogger…piuttosto sarebbe stato più normale esserlo di una città grande e molto popolata. Ma quella cittadina sapeva di strano….di irreale….e finalmente tirando i fili si poteva cominciare a capirci qualcosa.

L’indomani ci sarebbe stata la riunione generale di tutti i membri dell’organizzazione di Lion-oh. Poi la domenica successiva sarebbe stato il turno dell’incoronazione della nuova Regina…e lì ci sarebbero stati addirittura Enya e Dogger.

Due occasioni dove  si riuniranno tutti quanti al completo…sicuramente il nemico invisibile, il vero nemico, avrebbe fatto qualche mossa in quelle occasioni. Tutte le guardie del corpo al servizio del leone erano attive e pronte per scattare.

Per tutta la notte e la mattina invece gli uomini lavorarono cercando qualcosa…qualcosa di piccolo e inumano….di strano…che stava nei paraggi dei membri dell’AI. Ovviamente nessuno sapeva ancora nulla di un ipotetico progetto simile…ma loro sapevano che cercare. Grazie allo Squalo e alla Vedova.

I ragazzi  che riposavano avevano avuto il sonno interrotto da loro…ma ormai non si impaurivano o allarmavano più, ne avevano passate di cose e pensavano veramente di averne passate di tutti i colori…ma si sbagliavano…e presto l’avrebbero compreso.

 

La riunione fu spostata di qualche ora, invece che alla mattina al pomeriggio, per permettere di trovare quante più…spie….possibili. al primo pomeriggio arrivarono tutti gli ospiti che ancora non erano presenti.

Puntuali grazie a Ty arrivarono Eloise e la Tigre, furono accolti da Lion-oh in persona. Ci teneva a stringere la mano alla nuova regina.

A guardarla negli occhi…così diversi da quelli della madre eppure altrettanto regali.

Finalmente era quella l’espressione della regina. Ci teneva a parlarle prima di tutto in privato, per ringraziarla del carico che si stava per fare, di aver capito la regina madre, di essere diventata così adulta in così poco tempo….e specialmente voleva offrirle il suo aiuto per ogni cosa possibile.

Mentre arrivavano gli altri che si accomodavano, il leone stava nel suo studio con la barboncina e la tigre.

Si parlavano in tono  significativo e serio. Era strano vederla così. Gli ultimi eventi l’avevano cambiata molto e si vedeva.

Stava seduta in quel modo aristocratico, immobile con la schiena dritta e sicura di quello che diceva. Rilassata perché si sentiva al sicuro. Le mani in grembo, i capelli acconciati in qualche modo strano, quei bellissimi capelli così uguali a quelli della madre…lei stessa era identica a Enya da giovane.

Era impressionante averla davanti. Non avrebbe mai pensato che quel giorno sarebbe arrivato.

Indossava un vestito di una delle stoffe più rare e pregiate, gli scivolava liscio lungo il corpo ben formato. Su tutti i toni del viola.

“ Piccola Eloise…non è questo il giorno in cui ti giureremo fedeltà in quanto nuova regina. Quest’oggi ci terrei ad offrire a te, come feci con la tua bella e cara madre, tutto il mio aiuto per ogni cosa che avverrà in futuro.

Volevo ringraziarti per aver accettato il tuo compito e dirti che sarai una grande regina, come fu Enya. Vorrei dirti tante altre cose…ma prima di tutto ci tengo a donarti il mio conforto per quello che è successo. Troppo in fretta. “

Il leone aveva detto queste parole ascoltate attentamente dalla ragazza che rispose con il suo tono di sempre, fiero e sicuro:

“ Ti ringrazio di tutto ciò. So di poter contare su di te…riguardo mia madre …ho bisogno che tu mi spieghi tante cose…molte….ho scoperto di non aver mai conosciuto quella donna…ma è impossibile per me non volerle bene.

Farò del mio meglio per prendere il suo posto.”

 

Il loro discorso proseguiva mentre molti arrivavano. La sala era quasi al completo.

 

La sala era al completo.

Lunghe tavolate disposte l’una di fronte all’altra occupavano la stanza delle riunioni straordinarie della villa di Nadar Lion-ho.

Quasi tutti i posti erano occupati dagli ospiti. La principessa Eloise, che a giorni sarebbe stata incoronata ufficialmente regina, era accompagnata dalla sua guardia del corpo e fedele consigliere, nonché amico, Ty la Tigre Bianca Siberiana.

I due gemelli ninja, che non si separavano mai l’una dall’altro, e dalla loro tuta nera speciale, Gackt e Anggun. Dietro di loro era passato il fratello maggiore, Prince…ad un occhiata ai due si era sorpreso non poco, lui non era tipo da mascherare le sue emozioni e per dirla tutta, alla Scimmia, gli era quasi preso un colpo vedendoli lì.

Il fatto era che non si vedevano da anni ormai e si credevano morti. Ma per forza di cose il ragazzo magro dalla strana pettinatura e stile punk dovette proseguire senza salutarli ne altro per sedersi insieme agli altri compagni della sua squadra.

Al consiglio c’era perfino la Donna Ragno, era strano che avesse deciso di venire, dopotutto meno appariva così in pubblico e meglio era…ma probabilmente bastava che qualche idiota non urlasse ai quattro venti chi era lei in realtà….teoricamente pochi e nessuno doveva conoscere il suo vero aspetto….la sua fama la precedeva ovunque ma il volto era sempre all’oscuro, per sua fortuna.

Dietro di lei stavano due delle sue guardie che controllavano accuratamente uno per uno gli invitati e stavano attenti al minimo cambiamento.

Di fronte alla criminale stava Lymahl, i due si fissavano non molto stupiti di vedersi ancora in vita….ma dentro mascheravano una gran voglia di intimità. La donna dopo aver ammiccato malignamente(coi suoi soliti modi)al fratellino fece altrettanto con l’amico seduto accanto a lui, ovvero Judas.

Dall’altra parte del rosso stava la sua ragazza, Asha….le due ragazze pur non conoscendosi si scambiarono uno sguardo che probabilmente rimarrà negli annali…le uniche due donne della vita del micino si erano appena incrociate!

Tutti. C’erano proprio tutti. Non mancava nessuno.

Fly stava in piedi davanti alla finestra principale e girava andando a osservare anche le altre con grande minuziosità e cura…..nulla gli sarebbe sfuggito. Nulla.

La Pantera stava consegnando dei fascicoli uno per uno ai presenti.

Jericho in piedi sulla porta principale, la Vedova accanto al Leone.

La riunione stava per avere inizio. Ufficialmente inizio.

Seduto in un angolo accanto agli altri ragazzi c’era anche Zephir…non avrebbe voluto più venire, ma come altre volte era accaduto, Fly era andato da lui e l’aveva preso e portato a destinazione di peso. Ed ora stava lì come assente, ma allo stesso tempo attento…con quel suo sguardo che toglieva fiducia a tutti…e con qualcosa dentro che non permetteva a nessuno di arrivare a lui. Uno sguardo lo sprecò per la  ora non più piccola Eloise…l’aveva vista crescere e fare di tutto…veramente gli mancava vederla solo regina….ma sarebbe stata veramente in grado….ciò che era accaduto alla madre l’aveva profondamente cambiata e si vedeva…riflettendo su di lei si trovò a chiedersi come l’avesse presa la scoperta…di avere un fratellastro non vivo e non morto, di avere una madre che l’aveva tradita in un certo senso, che non era quello che tutti credevano….e poi di dover subentrare in quel modo alla regina madre. Avrebbe voluto stargli più accanto, in fin dei conti la considerava sua figlia…con tutti i suoi capricci e isterismi.

Ma erano tutti.

Qualcosa…qualcosa sarebbe successo…o forse non ancora…forse aspettavano un occasione più speciale…una cerimonia…una giornata di felicità nella quale tutte le difese sono più scoperte…forse questa riunione sarebbe andata fino in fondo…forse il guaio sarebbe arrivato in un’occasione di quelle speciali.

Una cerimonia, un matrimonio, un’ incoronazione.

La domenica Eloise sarebbe stata incoronata Regina e nella stessa occasione si sarebbero celebrate le nozze di Enya e Dogger.

Un giorno che non si sarebbe più dimenticato non solo per questo…anche per altri ovvi motivi…ovvi non per tutti forse…mah…in fondo chi poteva saperlo che sarebbe successo? Le supposizioni erano di tutti i giorni…ma le certezze arrivavano una ogni cento anni.

 

I presenti aprirono i fascicoli incitati dal Leone. E videro.

Storie.

Episodi.

Racconti.

Immagini.

Dati.

Vite.

Realtà.

Segreti.

Proprie.

Chi poteva aver monitorato le loro vite singolarmente in quel modo?  Chi? In modo così dettagliato e approfondito? Non era possibile. Eppure le prove e i fatti parlavano chiaro.

 

La sala era arredata con mobili in noce. Una enorme stanza di foggia rettangolare, con lunghe tende color crema ad oscurare il balcone dalle porte a vetri scorrevoli.

Alte lampade da terra erano poste agli estremi della stanza, rilasciando una rilassante luce arancione.

La sala era dotata di un angolo bar dove gli ospiti potevano servirsi qualche drink.

All’interno vi era una zona ribassata, in cui erano poste le due lunghe tavolate attorniate dalle sedie sempre in noce.

Innanzi ad ognuno degli occupanti erano posti i famosi fascicoli che riguardavano il loro passato, presente e molto altro ancora.

Judas osservava quella cartelletta, gialla con le mani incrociate sotto il mento. Era piuttosto pensieroso, un atteggiamento che non era passato inosservato al suo compagno di squadra.

“Mh, che faccia hai! Sei più pallido del solito!” Lymhal era tranquillissimo come sempre. Sembrava che quella loro condizione di ‘sorvegliati speciali’ non lo intimidisse nemmeno un po’.

Asha gli mollò un calcio da sotto il tavolo “Il solito irresponsabile!” esclamò, guardandolo con aria di rimprovero “Come fai a non capire che la situazione è tremendamente delicata?”

Lui si limitò a fare un’alzata di spalle “Andiamo non sarete nervosi per un paio di fogli scribacchiati per caso? Ridicolo!”

Judas sorrise nel vederlo così imperturbabile. Eh certe volte invidiava quella sua totale strafottenza per gli eventi che lo circondavano.

Riportò la sua attenzione al fascicolo. Lo aprì cominciando a leggere le prime righe, mentre Lion-ho prendeva la parola.

“Quelli che avete tra le mani, sono il resoconto delle nostre vite. Un resoconto molto dettagliato aggiungerei, che non fa presagire nulla di buono. Come potete capire anche da soli la nostra vita è stata totalmente manovrata, dalla nostra nascita fino alla nostra morte.”

Tutti ascoltavano con attenzione, senza distogliere gli sguardi da quei fogli che la Pantera era riuscita a reperire con molta difficoltà. Eppure all’appello ne mancava qualcuno.

Nè quello di Xavier, nè quello di Zaphir erano presenti. Mancava anche quello di Linkin.

Molto strano.

Il Corvo mosse lentamente lo sguardo a scrutare gli altri presenti e Nadar. Sospirò.

“Avrei qualcosa da dire...” cominciò, attirandosi l’attenzione “...più che altro, mia madre ha qualcosa da dire. A tutti noi.” Si alzò lentamente, dirigendosi verso la Vedova Nera.

Asha osservò il Gatto con espressione interrogativa, l’altro si limitò ad un’alzata di spalle però era sicuro che sarebbe stato molto interessante. Con Judas non ci si annoiava!

“Bea, avrei un favore da chiederti...”

La donna annuì, con un sorriso. Il Corvo si avvicinò al suo orecchio, mormorando “...potresti permettere allo spirito di mia madre di usufruire del tuo corpo, per qualche minuto?”.

“Ma certo, nessun problema...” si sistemò sulla sedia, poggiando le mani sui braccioli e chiudendo gli occhi per concentrarsi “...io sono pronta, di a tua madre di entrare quando vuole.”

Lui si volse ad osservare un punto apparentemente vuoto della sala, apostrofando un “Muoviti!” con una certa insofferenza.

Nessuno comprese cosa stesse succedendo, eppure si limitarono ad attendere che qualche strano evento si compisse.

L’aura bluastra e fredda della donna si mosse in direzione della Vedova, entrando nel suo corpo e prendendone possesso.

Uno strano vento improvviso ne scompose i capelli per un attimo, poi Bea aprì gli occhi.

Neri.

Completamente.

Inesorabilmente.

Neri.

Catrame.

Jericho, in piedi al suo fianco come al solito la osservò inarcando un sopracciglio.

“Accidenti!” esclamò “Questa poi!”

Bea si alzò, muovendosi verso l’inizio di entrambe le tavolate per permettere a tutti di poterla vedere e sentire.

Sorrise con gentilezza.

“Il mio nome è Lianna Bright e sono la madre di Judas.” Aveva una voce molto morbida, ma si riconosceva che non era quella della Vedova.

Nadar fu incredibilmente sorpreso da questo arrivo e ricambiò “Beh...è davvero una sorpresa averla con noi...”

“Si capisco, mio figlio mi ha chiesto di essere presente poichè io posso fornirvi le spiegazioni che state cercando.”

Dogger prese improvvisamente la parola “Vuol dire che lei sa cosa diamine sono queste?!” e sventolò il suo fascicolo personale.

“Certo.”

Un confuso brusio si levò tra i presenti. Quella donna poteva davvero dare una risposta a quello che stavano vivendo ed avevano vissuto? Poteva davvero spiegare la presenza delle loro vite in quella terra? Cosa erano? Perchè? Per chi?

“Voi siete tutti parte integrante di un progetto, un progetto chiamato Animal Instinct...” cominciò “...è un’idea governativa, per la creazione del soldato perfetto. Molti di quelli come me, della prima generazione, si sono offerti come cavie per l’impianto di DNA animale che veniva studiato in laboratorio. Ma non tutti sopravvivevano. Molti sono morti per incompatibilità genetica...” osservò la frangia giovanile del gruppo “...voi che siete la 2° generazione invece, siete stati più fortunati. È come se il DNA impiantato si fosse fuso al vostro, permettendogli di evolvere e di donare a voi poteri straordinari...”

Nadar era perplesso, oltre che atterrito da come le loro vite fossero state manipolate “Ma...chi ha potuto fare una cosa simile?”

“L’incarico era stato affidato alla Labotech. Un laboratorio di ingegneria genetica affiliato al governo. Non tutti della 1° generazione erano consapevoli di essere divenuti cavie...” e puntò il dito verso il fondo della sala “...lei Leone, ad esempio ne era ignaro...”

“Quindi, sarei della 1° generazione...?”

“Si, ed è uno dei pochi perfettamente integrati. Così come il signor Bulldog, il Cigno, lo Squalo...il Lupo...” osservò la sua figura in disparte accanto alla porta “...eppure è strano. Conoscevo tutti i soggetti positivi dell’AI, ma non mi sembra di aver mai sentito il suo nome tra essi...” poi spostò lo sguardo anche sul Crotalo “...e nemmeno il suo...è molto strano...”

Sembrava una coincidenza, eppure le vite di Xavier e Zaphir sembravano essere avvolte da chissà quale mistero. Non erano presenti le loro cartelle e nemmeno la madre di Judas li conosceva come esemplari. L’ennesimo mistero nel mistero.

Lion-ho si massaggiò il mento “Quindi la Labotech ci sta ancora tenendo sotto controllo, ma chi è a capo dell’intera operazione?”

La donna scosse il capo “Si vociferava che ci fossero più persone dietro il progetto, ma non saprei dirvi i loro nomi...erano segreti.”

“Fino a che punto conosce i loro programmi?” domandò la regina Enya con un sorriso.

“Prima che il rigetto enzimatico mi uccidesse, sapevo che la Labotech era al lavoro per un progetto ancora più ambizioso. Volevano andare oltre i semplici animali e ricreare addirittura creature mitologiche...” scosse il capo “...ma sapevo che anche queste erano solo voci. Gli AI non stavano dando tutti i risultati sperati e se il primo progetto fosse fallito, non avrebbero avuto i fondi necessari per metterne un altro in cantiere...”

“Però...” mormorò la Mantide “...il progetto AI è andato a buon fine...”

“Esatto...per questo, quando Judas mi ha parlato di Angel ho capito subito che si trattava di un IBRIDO. La Labotech è riuscita anche in questo...è spaventoso...” scosse il capo, abbassando lo sguardo.

Nadar sembrava improvvisamente divenuto a corto di parole, alzò lo sguardo ad incrociare la figura della Vedova che, in quel momento, era la madre di Judas. Li stavano usando, e lo avevano fatto per anni. Probabilmente Lynx era morto proprio per questo e non era stato Dogger ad ucciderlo. Doveva fugare quel dubbio.

“Signora Bright...” chiamò, mentre si ritrovò osservato da quegli occhi pece identici a quelli del Corvo “...cosa può dirmi a proposito di Fuster Lynx...?”

“Se vuole sapere se è stata la Labotech ad ucciderlo, beh...la risposta è si. Era diventato sospettoso. Un soggetto pericoloso di cui si sarebbe potuti fare a meno. Eppure hanno saputo trarre un vantaggio anche da questo, dando vita alla guerra tra le lei ed il signor Machiavelli.”

Entrambi i diretti interessati si trovarono a bocca aperta, prima di scambiarsi uno sguardo totalmente confuso.

Il Bulldog ringhiò irato “E’ rivoltante!”

“Puoi dirlo forte!” convenne il Leone.

La sala restò in silenzio per qualche istante, poi fu di nuovo Nadar a prendere la parola “Beh, credo che la signora Bright sia stata molto esauriente sull’argomento e credo che ormai sia possibile congedarla.”

La donna annuì, con un sorriso “Se avrete nuovamente bisogno di me, basterà dirlo a Judas. Sono a vostra disposizione.” Si diresse alla sedia accomodandosi al posto della Vedova. Chiuse gli occhi e nuovamente una folata di vento leggera ne scompose i capelli. Quando gli riaprì le sue iridi erano nuovamente candide.

Jericho sospirò “Bentornata.”

“Grazie.” Sì. La sua voce di velluto era inconfondibile. La Vedova era nuovamente nel suo corpo.

Anche il Corvo tornò ad occupare il suo posto ed aveva un’espressione indecifrabile sul viso.

“Bene signori...” cominciò Lion-ho “...vorrei proprio sapere le vostre opinioni a riguardo...” e si rilassò contro lo schienale della sedia, in attesa che gli altri esponessero il proprio pensiero.

 

 

 

 

Seduto sulla riva osservava il lago artificiale di fronte a lui, con una certa malinconia.
Quella costruzione chiusa lo faceva sentire come un topo in trappola.
E percepiva il senso di falso che lo circondava.
Quante erano state le volte che aveva provato ad andarsene da Fallen? Quante erano state le volte che, loro, lo avevano rispedito indietro, senza permettergli di uscire?
Così qualcuno aveva ordinato. E doveva essere qualcuno anche molto potente, se era riuscito a mobilitare le forze armate di un'intera città, nemmeno troppo grande, come
quella in cui viveva da un tempo che non avrebbe mai saputo definire.
Lo avevano trovato.
O almeno così gli era stato detto.
Un pescatore sportivo, che si recava proprio in quel laghetto artificiale per pescare.
Lo aveva visto, mezzo immerso, in quelle acque gelide.
E lo aveva salvato.
Quando si era risvegliato, non si ricordava di come ci fosse arrivato nel lago. Non sapeva nemmeno dove fosse.
Non ricordava il suo passato, prima di quel risveglio in ospedale, e non ricordava di aver amici o parenti.
Sapeva solo il suo nome.
Jordan.
Nient'altro.
I lunghi e finissimi capelli vennero smossi dalla brezza notturna, che aveva preso a spirare da qualche minuto.
Erano bianchi, con una tendenza al viola lungo le punte.
Il colore più strano che si fosse mai visto in giro.
Come i suoi occhi.
Dai marcati contorni viola, che tendevano a diventare sempre più bianchi all'interno dell'iride.
Inspirò profondamente.
Se non lo avessero trovato, sarebbe di sicuro morto...o forse...se quel lago non fosse stato salato...
Lui necessitava dell'acqua salata.
Era la sua fonte di vita.
La pelle pallida si nutriva, assorbiva i minerali che all'interno del lago erano disciolti.
Per quanto avesse voluto allontanarsi da lì, senza Fallen, non sarebbe sopravvissuto a lungo.
Aveva bisogno di immergersi in acque salate...almeno una volta al giorno.
Doveva essere uno dei motivi per cui non lo lasciavano uscire dalla città. Non sapeva nemmeno quanto distava il mare o l'oceano.
Il famoso 'qualcuno', che lo teneva in custodia, cercava di preservare la sua salute.
Un giorno, se lo avesse incontrato, avrebbe dovuto ringraziarlo.
Sospirò pesantemente.
Abbassò lo sguardo sulle sue mani, costantemente avvolte da un paio di neri guanti di pelle.
Doveva portarli.
Se non voleva fare del male alle persone.
Era già successo un po' di volte. Nemmeno lui sapeva come fosse possibile, ma forse era tutto legato alla sua natura più che misteriosa.
Quella natura strana, che lo aveva reso come ora si presentava a tutti e come tutti lo conoscevano: Jordan la Medusa.
Non poteva toccare nessuno, accarezzare un viso, baciare una donna, sfiorare i petali di un fiore...nulla. Per lui non esisteva il senso del tatto. Perchè faceva
male...perchè la sua pelle era come se 'bruciasse' le cose, come se le urticasse...come se le sue mani emettessero, continuamente, acido.
Un successivo sospiro venne rilasciato rumorosamente.
Spostò nuovamente i suoi occhi, per osservare altrove.
Le stelle.
Il cielo era limpido, come spesso capitava durante le sere estive.
Uno strano senso di inquietudine si fece largo dentro di lui.
Era già da un paio di giorni che aveva quella sensazione di disagio, che non riusciva a capire.
Come se dovesse succedere qualcosa, di lì a poco.
E poi, come già da un paio di giorni succedeva, gli sovvenne quel nome.
Un nome che non sapeva nemmeno di chi fosse.
Lo aveva improvvisamente ricordato, una sera, mentre era immerso nelle placide acque salate del lago.
Mentre restava sotto la superficie, con gli occhi aperti nell'oscurità.
L'unica sensazione che riusciva a percepire: il contatto con l'acqua.
Completamente nudo a far nutrire la sua pelle.
In quell'attimo di stasi, il nome, era come sbucato da un angolo oscuro della sua mente.
Solo un nome...
Il primo, dopo anni di sforzi...
di tentativi...
un nome...
Xavier...

 

FINE CAPITOLO 21

 

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