L'inferno del Testarossa

di Antonio Testarossa
(/viewuser.php?uid=47413)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Canto I ***
Capitolo 2: *** Canto II ***
Capitolo 3: *** Canto III ***
Capitolo 4: *** Canto IV ***
Capitolo 5: *** Canto V ***
Capitolo 6: *** Canto VI ***
Capitolo 7: *** Canto VII ***
Capitolo 8: *** Canto VIII ***



Capitolo 1
*** Canto I ***


La commedia

La commedia

Canto I

Nel mezzo del cammin di nostra vita

Mi ritrovai in una selva oscura

Che la diritta via era smarrita

Ahi, a quanto a dir qual era è cosa dura

Esta selva selvaggia è aspra e forte

Che nel pensier rinnova la paura

Fatto sta che avanzando lì nel muschio,

circondato da rami di ogni tipo

riuscì a intravedere nel foschio

un Arm Slave ultimo prototipo

che si stendeva innanzi a un rio

speran di distorsi dall’inghippo.

Neanche un secondo per urlare

Che si moretto l’oscuro meccano

E come chi, ha disgrazia di vedere

Gaulun, anche solo da lontano

Presi le gambe e inizia a scappare

Così in velocità intrapresi cammino

D’altra parte,fino a sbattere s’un figuro

Tan distratto parea smarrito

Ma benevole come un paguro

Da convincermi a star compiaciuto,

a domandarmi del passato e futuro

e dall’ evitarli spiacevole sputo.

A dimanda ch’ei fosse rispose:

“Venir non è mai stato punto buono

Per me non bastano mappe preziose

Che mi perdo anche nel salono.

Fui di Tokio, ove donne noiose

E uomi, poiché io maial color camino,

risero, come quel Ranma

che ho odiato tutta la vita.

Ad amor d’Akane promessa da Genma

Il cui approccio feci per me un rito

Mai riebbi a scioglier’l’ dilemma!”

A quel parlare rimasi impietrito:

Se davver tu sei chi tu dici

(quel maial d’inchiostro di polpo)

Porta me a noscer da’ tuoi amici!”

“Dato ca vita Saotome m’ha tolto

La mia preda sensibile a’ mici

Mi ammazzò col terribile colpo

Coll’attacco “castagne dal foco”

Una sera di luglio inoltrato.

Mi vendicai però dopo poco

Mal dicendo il Furinkan tutto

E parenti, così come un gioco

Che il mur di Nerima venne incendiato

Uccidendo così tutti insieme

Ogni person d’età soggiunta

Coi giovani frutti del lor seme.”

“Così però anche Akan t’ha raggiunta?”

“Questo fu del mio gesto ragione di speme,

dato ch’ormai a coppia era congiunta.

Ma basta parlar di disavventure

So qui per portarti nel percorso

Ch’ogni anime con o senza congiure

Ha da percorrere quando fatto il corso.

Prima ti mostror dannati e torture,

poi quei ch’attendono i risultati del ricorso,

Infine, se avanzar ancor tu vorrai

N’altra più giusta di me dovrai incontrare

Dato ch’io non fui degno, e tu lo sai

Ma dato che L’ AS arriva, pensa a scappare!”

Sentio il Duca, insieme a lui scappai

E fino a porta bruna ci accimmo ad arrivare.

Parafrasi

Le prime due terzine mi rifiuto.

Comunque, addentrandomi nel buio, accerchiato da ogni tipo di pianta, notai un Arm Slave( vedi Full Metal Panic) che era sdraiato su di un fiume.

Non feci neanche in tempo a spaventarmi che il robot si mosse, ed io iniziai a scappare da lui, fino a che non sbattei contro un tipo(Ryoga di Ranma 1/2), così confuso che aveva l’aria di uno che si era perso, ma con un viso benevolo da povero crostaceo indifeso, che mi convinse ad essere gentile nei suoi confronti e a non trattarlo male.

Alla domanda che gli feci riguardo chi lui fosse rispose così:

“Beh, orientarmi non è mai stato il mio punto forte, dato che mi perdo anche nel soggiorno di casa nonostante l’aiuto di mappe che ad altri sarebbero preziose.

Vengo da tokio, dove tutti hanno riso di me perché avevo l’aspetto di un porcellino d’india nero.

Rise di me anche quel Maledetto Ranma, il cui padre Genma promise in matrimonio ad Akane, nonostante tutti gli sforzi che ho fatto in vita per farla innamorare di me purtroppo inutili.”

Quasi non credei a quello che avevo sentito:

“Se davvero tu sei chi dici (cioè quel porcellino nero), portami a fare conoscenza con i tuoi amici!”

“Questo non è possibile, dato che Saotome mi uccise con la sua tecnica delle castagne una sera di pieno luglio.

Poco dopo morto, però dall’aldilà mi vendicai, maledicendo tutti gli studenti del Liceo Furinkan ed i loro parenti, e in questo modo tutti gli abitanti del quartiere di Nerima decedette, quasi fosse stato per gioco, mandando all’inferno tutti gli anziani ed i loro discendenti.”

Ma così facesti morire pure la tua amata Akane?”

“Questa ragione fu una di quelle che mi spinse maggiormente a compiere quel gesto, dato che ormai era fidanzata con Ranma.

Ma ora basta parlare delle nostre disgrazie, sappi che ti condurrò per il percorso che ogni personaggio di Anime o Manga buono o malvagio attraversa una volta che finisce il suo ciclo di vita.

Prima ti mostrerò l’inferno, dove soffrono di torture i dannati, poi il purgatorio dove riposano le anime di coloro che hanno ancora poco da scontare, e poi, se vorrai proseguire, dovrai affidarti alle mani di un’altra donna, dato che io non posso entrare nel paradiso per colpa delle mie brutte azioni che tu conosci benissimo essendo un fan della mia saga.

Ma, dato che L’arm slave ci sta per raggiungere pensa a scappare ora.

Sentito ciò che disse Ryoga continuai a scappare insieme a lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Canto II ***


Canto II

Canto II

Era scalfita sol da mano grande

D’un drago sputafuoco della giuna

Di Johto che ad Ash brucia mutande.

Sto accesso fu varcato solo da una

Pria di te,venia da ovest delle Ande

Ove scrisse de’a principessa dalla Luna

Oa ei comanda tra le luci bianche

Lì dove le stelle son nell’aere

Tra Kasumi e Ukio lei postra le fianche.”

Detto ciò ci affrettam d’entrare

Com quei che saliti su’e giunche

Dalle correnti si fan trasportare

Così, io preso dalla foga

Sciaguratamente mi buttai negl’inferi

Dimenticando l’orientarsi di Ryoga

Non saendo dov’andare, fummo seri

Sentendo urlar chi là s’infoga

Perdemmo tua la speran avuta ieri.

“Questo l’è le cerchion de li indecisi:

color i quai non ebber fida

nei malvagi, né nei bonvisi.”

“Maestro,chi è costui che grida?”

“Quando venni qui la prima volta risi,

a veder chiuso qui de la lotta il re Mida!

Elli è de Sayan il Principe.

Ed il suo nome fu Vegeta

Meglio interrogarlo pria ti venga na sincope!

Puoi farlo tu, se più ti lieta.”

O Principe, come mai rinchiuso qui, te?”

Son qui dato che mai raggiunta fu la meta,

Mi pungono vespe e mosconi

E del mio sangue si nutron lombrichi.

Colpa di Karoth, spiacente delle mie decisioni

Mi corruppe a far del bene ai cari e a Chicchi

Quando malvagità mi riempiva i polmoni.

Stetti in un limbo, e qui ne soffro i picchi.

Ma caro Vegeta, com’è che sei morto?”

Chiese Ryoga curioso

“Caduto da sopral’ muro torto,

Quando facei dei Ninja Warrior lo stage più penoso

Poggiai per sbaglio un piede storto

Sbattendo la capa sul fondo del pozzo melmoso.

Ch’altri giacciono con te in sto giogo?”

Ridi bastardo, dovresti star qui anche tu

Ma dato che conduci la gente tral’fogo

Per portarli alla corte di Belzebù

T’è stato destinato ben altro luogo!”

Col fin d’evitare risse, scendemmo un poco più giù.

Parafrasi

Era graffiata unicamente dalla grande zampa di Charizard, il drago sputafuoco che si diletta bruciando i vestiti ad Ash, il suo allenatore che proveniva dalla regione di Johto.

“Solo una prima di te ha percorso da viva questo percorso.

Ella(Rumiko Takahashi) proveniva da ovest delle Ande(Giappone), dove scrisse le storie della ragazza dello spazio(Lamu); ora lei è un pezzo grosso del paradiso, l’unico dei tre mondi dell’aldilà coperto dal cielo, seduta tra Kasumi e Ukio(Ranma ½).”

Detto ciò, entrammo con molta irruenza, e, come quelli che si lasciano trasportare dalle onde del mare una volta saliti sulle barche, anch’io, dimenticandomi del senso dell’orientamento di Ryoga, preso dalla foga, entrai di corsa dentro all’imbuto dell’Inferno.

Una volta realizzato che non sapevamo effettivamente dove dirigerci, diventammo d’un tratto seri ed angosciati, perdendo in un colpo solo tutte le buone speranze che avevamo fino a pochi secondi prima.

“Questo è il cerchio degli ignavi, coloro i quali non si schierarono né dalla parte dei buoni, né da quella dei malvagi”

Ma, maestro, chi è questo qui che sento gridare?”

“La prima volta che m’addentrai in questo cerchio scoppiai a ridere, a veder rinchiuso in un girone così ignobile il Re Mida della lotta, cioè colui che non perde alcun combattimento.

Egli è il principe dei Sayan, ed il suo nome è Vegeta (Dragonball Z), ma è meglio chiedergli qualcosa riguardo la sua vita prima che ti venga un infarto. Se vuoi puoi fargliele tu le domande.”

“Senti principe, come mai sei rinchiuso in questo cerchio?”

“Sono qui perché non raggiunsi mai alcun obiettivo che mi ero prefissato ed ora corro inseguito da vespe e calabroni che mi pungono, e fanno si che il sangue che cola da codeste ferite sia di nutrimento per i milioni di vermi che strisciano sotto ai miei piedi.

E questa è tutta colpa di Karoth(Goku di Dragonball), che non sopportava fossi malvagio, e che mi convinse a fare del bene alla moglie Chichi , ai suoi cari ed a tutti gli uomini, mentre l’avidità ed il desiderio di fare del male bramava dentro di me. Stetti in una specie di limbo, una via di mezzo, e qui mi torturano per le mie decisioni.

Ma come sei morto caro Vegeta?”

Chiese Ryoga curioso

“Caduto dal Worped Wall, un Ninja Killer del programma di GXT “Ninja Warrior”, che appunto i commentatori italiani chiamano “muro torto”, mentre stavo svolgendo lo stage più facile( il primo) del gioco.

Poggiai male un piede e cadendo sbattei la testa in fondo alla pozza di fango che fa da protezione ai giochi.”

E quali altre persone conosciute sono nel girone degli ignavi?”

ridi bastardo, dato che, nonostante dovresti stare anche tu qua perché ignavo, dato che fai da guida ai visitatori all’inferno fino a portarli da Lucifero, ti hanno spedito in un altro luogo, molto meno doloroso di questo”

Dato che ormai i toni si erano elevati, non ci curammo del Sayan e proseguimmo il nostro cammino scenendo un poco più in basso

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Canto III ***


Canto III

Canto III

“Chi andrem ad’incontrar ora, mio duca?”

“Superato il Castel de’ Pagani,

Ove Ken riposa e fa sì che non s’induca

A parlar mal de’ veterani,

Arriverem di corsa alla buca

Che fa da casa ai lussuriosi umani.”

Ricordo ben l’occasion avuta

A noscer qualcun stimato.

E, come quel che sul piatto non sputa

Mi mossi, tipo bimbo, a passo affrettato

Verso il tifon contenente gente sbattuta.

Da lì un animà mi si rivolse col suo fiato:

“Io ti conosco! Se’ stato uno de’ fan migliori

A seguir su MTV la nostra saga

Che narrava di Sagara e di Chidori

Mi sbattono le arie per voler de la maga

Che notata la passion per incontri tra cori

Mi spedì ove il vento su tutto dilaga.”

Notato il bion austriaco presi parola:

“Narrami per piacer come sei deceduto,

speram che ciò non ti duola,

Chè ricorderò nel mon ch’è vissuto

Dell’avventur il trono e la mola.”

“Se ciò vuoi, a te sarà risaputo:

Combattei a lungo in terra straniera,

E quan proio sembrava tranquillo

Mi spararon, maledetta sera

E po’ dopo mi ritrovai sotto pelle d’armadillo.

Ma dimmi, sai che ne fuera

(ti dico io d’arzillo)

Che ne è stato del mio gruppo

Dato che io gli son morto davanti

Mi interesserebbe sapere, non poco, troppo

Se ei stan nell’inferno o tra li santi.”

“Sappi sergente, che se non mi sarà d’inghippo

Io ed il mio duca, del metal panic amanti

Ci informeremo, e tu lo saprai per primo.”

Salutato il militare dai biondi capelli

Ci infilammo io e Ryoga nel fino

Percorso in discesa, marcato d’uccelli

Per veder chi alla gola ha abboccato all’amo

Scendendo le pietre co’ spedi saltelli.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Canto IV ***


Canto IV

Canto IV

Arrivati sotto de li lussuriosi ramo

Cadde spontan a li mei occhi il fumettaro

Giallo limone, a veder ei straniti stati siamo!

Ci avvicinammo davanti al grasson color faro

Chedendoli, non tanto la colpa, evidente

Ma se il suo passato fosse dolce o amaro.

Rispos’ei: “Ah, fanciullo fui americano decente

Ma poi, cresciuto col pc e distrazioni

Che m’han tan turbato la mia piccola mente

Facen de la mia testa un gruppo demolizioni.

Vissi nella cittade de la colta Lisa

Ove tutti a confronto deambulavano a gattoni!

E così, come la sabbia che diventa ghisa

Torno, da amante di guerre stellari

Sotto la grandine, assumèn di Wan Kenobi la posa.

Lasciando il giallo sotto la grandine dei mari

Ci addentrammo ancor di più, notàn na già vista rossa!

Co’ occhi azzurri e fiero petto, ballava a pie pari

Com se l’infer sua goduria scalfir non possa

Ci chiamò con un fantastico sorriso a 64 denti

“Ehilà, che ci fa un vivo giù nella fossa?”

Rispondolle il mio duca senza stenti:

Elli, come già alla Divina successo

Tornerà tra’vivi, non morendo tra i lamenti!”

Ripres’io la parola, mai bramoso com’adesso:

T’ho già visto da qual parte, chi son i tuoi natori?”

Mi rispose, con l’atteggiamento di chi ebbe sempre eccesso:

“Parenti noti, non ne tengo, ma sì, amici migliori

Conosciuti per l’etere grazie an racconto.

La storia dell’angelo infocato e de’ suoi rapitori

Così ben fatta, che nessuna regge al confronto

Peccato che invece per me e la gola

Graziosa fanciulla, costretta a scontar qui il cedimento!”

Sentie le dichiarazioni di colei che volentier s’immola

Ci affrettammo nuovamente a far mover il passo

Dato che il tempo è poco, e la vita, le è una sola...

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Canto V ***


Canto V

Canto V

Accimocci d’andar giù pe’ lo colle

Ove, secon colui ca mi guida,

Paton di forza bruta moto le anime ille

Fatti buoni che ebber danar come lor Giuda

Da spostar macigni crean coll’attrito scintille.

Ripresi, com’ atti pe l’ignavi: “Chi strida?”

“Essi fecer di Walt lor giusto padre

Agil d’istinto fu il lor comportamento

Ma oa movean petre com se fosser leggiadre.

Il primo se non guadagnava non era contento

Pe’artro malizia di debiti fu la sua madre

Ed or soffron del soldo il dur tormento!”

Chiesi al vecchiorro chi lui fosse stato:

“Esser co’ aguzzo e penne, ca ci fai tu qui?”

Risposemmi: “Degli anatrocci città ho abitato

Ebbi controllo economico della polìs

Ma patii quel prodigo mio nebò squattrinato!”

“Ma com’è che sei morto?,Chett’eri avaro sapevo, sì!”

“Colì miei parenti lasciai ‘l mio salotto

Eram al deposito per la sacra festa

Che un terremoto ci colpì d’un tratto.

Lo mio oro giaccì ancor sotto cresta

Della città risucchiato lì sotto

Perciò che io persi la testa!”

Ma c’interruppe il nebò impoverito:

“Se so qui è colpa dell’erario

Non riebbi mai compenso suo per il labor finito

A vita costretto a rimàner precario,

Or più di ste rocce io resto impietrito

Per la fatiga senza né straccio né sudario.”

Per tutto il cerchio andavan e tornavano

Ed ogni volta che s’incontravan tra loro

Avari e prodighi malamente s’insultavano:

Se avesser potuto ei avean di certo il desiro

Di picchiarsi duramente con baston e trapano.

Ma dalla paura colto, m’addormentai com’un ghiro.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Canto VI ***


Canto VI

Canto VI

Risvegliatomi dal duriss’infarto

Ryoga mi riprese e la su’anima si adira:

“Non vorrai uscir da qui morto?

Stiam visitan il loco dei malati d’ira

Infatti, co pria qualcun di conosciuto

Amia de la golosa coll’occhio che spira.

Onorato di far la sua conoscenza

(tanto seguitti la saga c’occhio benevolo e malo)

Che dissi: “Questa gioia e reminiscenza

Ho d’incontrar l’infocato angelo

Di puilla rossa e capel color crescenza

Che col suo Cybot spicca il volo!”

“Stai calmino” rispose l’essere celeste

se son qui è per mia volontà

E per la capacità di mozzar teste.

Quindi allontanati presto di qua

Se non vuoi che ti conci per le feste

E finir anzitempo a soffrir nell’aldilà.”

Queste le righe da lei pronunciate

Mentre nuotava azzuffando nella palude

Stigia che raccoglie le anime adirate

Ed insieme a loro, più sotto prelude

Li corpi di quelle accidiose e sfrontate

Nuotean nella melmaglia tutte nude.

Jo, se così ti nomei per vero,

Fammi sapere e di ciò te ne prego

Che fecì da star qui, e come l’oscuro velo

Acquisitti .Sarai ricordata e non lo nego.

“Fu la notte delle accensioni del cero

E la golosa e la fanciulla venner mego

Allo spettacolo del foco volante e baldoria

Ma un incendiario prese l’arma

E ci colpì sparan colpo per aria

Non risparmiando né alma né karma.

Questa fu la fine dell’ostra storia:.

Martoriata come donna e gendarma.”

Sentio il destin dell’albina

Mi appogiai al duca levante

Dal dolore l’alma era china,

Ma riuscimmo ugual duramente

A riprender coraggio e frattina

Per discer in un pun ancor più dolente.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Canto VII ***


Canto VII

Canto VII

Ebbi a notar minor doglianza nell’apporto

Che l’anime ebber nel settimo cerchio

Che pe’sta in piedi necessitai il supporto

Del duca che mi fece da rimorchio.

“Ogni aman d’Epicureo è qui assorto

Creden l’alma come puro pastrocchio,

e qui giaccion in avelli di fogo

che rendon di codesta tortura

il loro tristissimo epilogo.”

C’interruppe una losca figura:

Un orientale provenente dal capoluogo

Del paese ove si mangiano sushi e tempura.

“Non mi turba il sostare in queste tombe

Ornate da fiamme sol perché falso

Fu quell’Epicureo ingiusto e succube.

Mai coprirà il labor eccelso

Fatto da me con bacchette e tube!:

Son Eikichi Onizuka, insegnante di polso

In scole superiori, segnato da una vita

Passata tra scontri e dur treni.

Giaccio qua per la scelta avuta

Di non creder alla chiesa co’core e reni.

Morì invece per l’insana bevuta

Offertami dalla bastardissima Urumi.

Che, per invidia od odio profondo

Gettò nel malto infido cianuro

Che mi rese malato e moribondo.

Ella sosteneva mai fui io maturo

E lo facea in modo iracondo

Fin’a conciarmi in quel stat’oscuro.”

Ma quanta voglia di parlare, che hai

Mio insegnante, famoso ogni dove

Sull’otto dell’analogico e pure su Sky!”

Rispos’io tan duramente che si commuove..

“Parlo dato che sta possibilità non m’è data mai

Perché qui intorno nessuno si muove!

Sper di non averti dato fastidio co mia parlantina

Ma ave oste cose che m’ardean dentro

Com’arde sto fuoco su’a mia melanina!

Fottuto sto loco e suo baricentro...”

Nonostante piangetti per la sua fedina

Ci movemmo empre più giù nell’inferno.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Canto VIII ***


Canto VIII

Canto VIII

Arrivam, nonostan scalpore avuto

Ancor d’un cerchio scesi

Nell’oscurità del rosso imbuto

Esattamen, ne’ loco ove sono lesi

Uccisori, predon e tiran scorbuto

Che nuotano nel rio da lor genesi.

Rosso sanguigno che parea di pomo,

Nel Flegetonte parei n’soldato

Che mai lasciò vivo alcun omo.

“Come ti chiami o esser affogato?”

“Amico del bion austrio gentiluomo

Fui, dato che Sagara sono stato

Vissuto anchi’io a Tokio com la tua guida

Altro quartier, per vero, che arriva un po’ prima

Ove spensi tante anime che divenni omicida.”

Riprese il duca, tagliente come forca che lima:

“Io so che giace con te l’alter-ego della mia faìda!”

Ad’este parol dal mio timor mi scese una lagrima:

Se davver qui riposa l’nemico suo che diceva

In poco tempo ci sarebbe stata una guerra!

Prestatti attenzione a Ryoga che l’soldato interrogava

Chiedendo:Com se morto, chi t’ha buttato per terra?”

Soddisfammi con aria che non sdegnava:

“Accadde quel dì di luglio, dentro alla serra:

Il Testarossa armato di zappa, io con nulla,

fece la finta d’attacco, e per la prima volta

ci cascai, facen di lui balia e di me culla..

Un colpo secco in piena nuca, ch’era travolta

Di sangue, ma morì pensan alla fanciulla

Che di sicuro, di ciò, restò sconvolta!”

Non però il tempo di piagner che quel Ranma

Di cui tanto parlò lo mio compagno

Si fece strada nel fiume tra ‘l foco e fiamma

Desideroso, a me parve, di render lo sdegno

Della maledizione assassina sua e della mamma.

“Caro P-chan, come si sta nel bianco regno?”

“Prendimi in giro sporco codato, tanto

Io godo nell’are e tu nuoti nel sangue

Dato che mi uccisi anche con vanto!”

“Bastardo, sol buono a mover le lingue

Ma che in gesta non di certo è santo

Come sporc’olio che in padella pingue

Se ti tuffi,stai certo che bollirai.”

Disgraziato quel Ranma, si tuffò subito

Ryoga, non gliel’avesse detto mai.

I due levanti iniziarono con lo sputo

Poi calci,pugni a mo’ di samurai,

un attacco e ‘l codato rimase muto

Decretando, seppur non po’ soffrente

‘l mio amigo vincitor d’orgoglio

E definendo, sconfitto il nemico finalmente.

“Visto co si fa? Mio socio, io non sbaglio

Anche se sto in condizion non decente

Moviam ancor più sotto collo scandaglio

Ove ci son quelle anime dolente

Contro se stesse in realtà ed abbaglio.”

A sto detto, ci movemmo giù rapidamente.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=239777