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di SvnnyDay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


×× Salve~ Uhm.. Per prima cosa ci tengo a precisare che questa fanfiction è una KangTeuk. Non escludo la presenza di altre coppie più avanti con i capitoli, ma insomma, il pairing principale è quello.. Sto pubblicando il primo capitolo in un momento di grande coraggio dato che solitamente sono molto timida riguardo quello che scrivo, raramente pubblico qualcosa scritto da me. Per questo voglio dire da subito che ringrazio chi leggerà, ma nel caso in cui nessuno recensisca provvederò ad eliminarla.. Proprio per via della timidezza e tutto quel discorso. Capisco a pieno se nessuno lo farà comunque~ Buona lettura!
DragonTopsThePanda ××
 

 

 

 

 

"Youngwoon, smetti di guardare in alto quando cammini! Un giorno o l'altro cadrai in una buca!"

"Sì Umma. Scusa Umma."

 

Quelle erano sempre state le risposte del piccolo sognante Youngwoon, risposte sussurrate a labbra socchiuse mentre la punta del suo naso continuava a stare rivolta verso l'alto. Mentre lui si perdeva nei colori del cielo, nelle forme delle nuvole, negli uccelli che volavano alti, sua madre lo rimproverava, ma lui non abbassava mai la testa.

 

Ogni tanto, durante la sua adolescenza, gli era passato per la mente che sua madre potesse aver ragione. Che magari, camminare guardando in alto non era la più saggia delle abitudini. Ma non poteva farci niente, il suo sguardo era sempre attirato da tutti i colori che il cielo poteva assumere, da tutte le forme delle nuvole, dagli aerei che sembravano così piccoli.. A volte gli era capitato di inciampare e trovarsi a fissare l'asfalto piuttosto che il cielo, così come gli era capitato di urtare qualche passante per strada, che lo offendeva e spariva così velocemente da non dargli il tempo di scusarsi. Ma non aveva mai veramente pensato che la sua abitudine potesse cambiargli la vita. Era solo un brutto vizio che aveva. I suoi amici non erano mai stati disturbati da quell'abitudine, il massimo che facevano era strattonarlo quando stava per finire contro un albero.. Se i suoi amici non lo rimproveravano non poteva poi essere tanto male, giusto?

 

Quel giorno, un giorno come tanti, appena uscito da lavoro, Youngwoon guardava in alto. Aveva deciso di camminare, sì. Con la macchina dal carrozziere (Aveva recentemente deciso che guidare guardando in alto era una pessima idea) e gli autobus affollati e maleodoranti, una passeggiata gli era sembrata la soluzione migliore. Sgranchirsi le gambe dopo un'intera giornata alla scrivania non poteva certo fargli male. Respirò a fondo l'aria fredda di quel pomeriggio di Novembre e guardò in alto, al cielo limpido e terso. Non c'erano uccellini quel giorno, ma piccole e paffute nuvole grigie tempestavano l'azzurro qua e là. Sembravano tante piccole pecorelle scure. Accennò un sorriso, mettendosi le mani in tasca, aprendole e chiudendole svariate volte, per scacciare il freddo dalle dita, che ormai non si sentiva più. Sentiva un leggero strato di ghiaccio scricchiolare sotto le sue scarpe, ed era infinitamente felice di non avere la macchina in quel momento. Odiava guidare quando la strada era ghiacciata. Lo spaventava. Sì, camminare e godersi quel bellissimo cielo era decisamente meglio che rischiare la vita in una di quelle lattine mortali. Lui aveva preso la patente solo perchè Seoul era infinitamente più grande del paese in cui era nato, quindi anche se poteva permettersi il lusso di camminare per il tragitto da casa a lavoro, non poteva dire lo stesso per quando doveva fare la spesa. Il supermercato era tremendamente lontano dal suo appartamento.

 

Concentrato sullo scricchiolare del ghiaccio sotto le sue scarpe, si accorse a malapena di quello che stava succedendo. Un attimo prima stava guardando le nuvole ed un secondo dopo cadeva seduto a terra, mentre tutta l'aria lasciava i suoi polmoni in fretta e furia. Un altro colpo poco lontano da lui fu segnale del fatto che lui non era stato l'unico a cadere. Per un momento, continuò a fissare in alto, stupito e spaventato dalla collisione. In città, le persone erano molto più frettolose. Lo evitavano, semplicemente, per anni non gli era più capitato di urtare qualcuno così forte da cadere. Dopo lo stupore, il suo primo istinto fu quello di arrabbiarsi.

"Guarda dove vai, razza di idiota!" Ringhiò, alzandosi e rimproverandosi numerose volte mentalmente. Insomma, era o non era stato lui il primo a non prestare attenzione alla strada? In quel momento non gli passò per la mente. Se lui non guardava dove andava, era l'altra persona a doverlo fare al posto suo.

 

"S-scusi.." Una voce flebile, maschile, attirò la sua attenzione mentre si scuoteva le maniche inumidite del suo costoso cappotto. Abbassò gli occhi a terra, dove notò con stupore che il ragazzo che aveva urtato non si era ancora alzato da terra. Per un attimo, si preoccupò e pensò di chiedergli se si fosse fatto male, ma le parole si ghiacciarono nella sua gola quando il suddetto ragazzo si mise a quattro zampe, cercando a tentoni qualcosa a terra. A pochi centimetri dal piede di Youngwoon, ecco quello che il ragazzo stava cercando. Un bastone bianco, con la punta rossa.

 

Immediatamente, Youngwoon si sentì uno schifo ed abbassò la testa, pentendosi amaramente delle sue parole. -GUARDA DOVE VAI, RAZZA DI IDIOTA. GUARDA DOVE VAI, GUARDA DOVE VAI, GUARDA DOVE VAI. COMPLIMENTI YOUNGWOON. SEI DAVVERO LO STRONZO DELL'ANNO.- Il suo senso di colpa lo schiaffeggiò una dozzina di volte prima che si decidesse a chinarsi. Il ragazzo stava ancora tastando il marciapiede in cerca del suo bastone quando Youngwoon si inginocchiò davanti a lui.

 

"Mi dispiace.." Mormorò imbarazzato e prese la mano del ragazzo, aiutandolo ad alzarsi. Era fredda e congelata. Il ragazzo non indossava occhiali come Youngwoon credeva che tutti i ciechi facessero, quindi lo fissava, probabilmente seguendo il suono della sua voce, con un sorriso gentile sulle labbra. Su quelle labbra. Youngwoon scosse la testa. No. Non era quello il momento, non era quella la persona adatta su cui fare certi pensieri. Però diamine.. Quel ragazzo era un angelo. Non era poi tanto ragazzo a dire il vero, sicuramente aveva su per giù la sua età.. Ma non cambiava molto. Il suo viso era giovane e fresco. I suoi occhi, sebbene fissi, erano profondi ed espressivi, di un bellissimo color cioccolata, caldo e confortante. I suoi capelli erano castani, ed il suo sorriso era la cosa più dolce che Youngwoon avesse mai visto in vita sua. Quel sorriso prese il suo cuore con dita roventi e lo strinse, facendogli capire all'istante di essersi innamorato. Innamorato. Di un ragazzo mai visto prima, un ragazzo cieco che aveva urtato per strada. Scosse la testa quando il sorriso del ragazzo di affievolì.

 

"Stai bene?" La sua voce.. Era come un miele, ma non poteva soffermarsi anche su quella. Probabilmente il suo silenzio era già stato abbastanza imbarazzante per entrambi. Quindi smise forzatamente di guardare quel viso e si piegò a prendere il bastone ai suoi piedi, mettendolo in mano al ragazzo, che vi si aggrappò come se quel bastone fosse il suo ultimo appiglio a quel mondo. Poi tornò a guardare nella direzione di Youngwoon, con un grosso sorriso di gratitudine sul viso.

 

"Grazie!!" La sua voce era piena di gratitudine, come se Youngwoon lo avesse appena salvato da un incendio.. E Youngwoon si sentì ancora peggio. Perchè quell'angelo lo stava ringranziando? In fondo lo aveva fatto cadere a terra. Era colpa di Youngwoon se ora i suoi jeans chiari erano macchiati, se le sue mani erano rosse e probabilmente doloranti per il freddo. Non aveva assolutamente niente per cui ringraziarlo. Youngwoon voleva dirglielo.. Ma non riusciva proprio ad aprire la bocca, non riusciva a contraddirlo, non riusciva a parlargli. In quel momento si accorse di essere letteralmente pietrificato al suo posto, mentre la sua mano toccava ancora quella dell'angelo, che inclinò la testa dopo l'ennesimo secondo di silenzio.

 

"Stai bene..? Non ti sei fatto male vero?" Youngwoon boccheggiò. Non riusciva a credere come dopo una collisione del genere, di cui Youngwoon era ovviamente il colpevole, quel ragazzo si preoccupasse per lui. Se Youngwoon fosse stato al posto di quell'angelo, avrebbe impugnato il bastone come una mazza da baseball e avrebbe menato fendenti fino a non sentirsi più le braccia.

 

"No.. Sto bene. Tu.. Tu ti sei fatto male?" La sua voce tremava. La sua dannata voce stava tremando. Tossì e si schiarì la voce, fingendo che.. Cosa? Che avesse mal di gola? Si sentiva davvero un idiota. Il ragazzo sorrise e scosse la testa.

 

"Sto bene. Grazie... Grazie di avermi aiutato." Il suo sorriso era quasi abbagliante, era quasi troppo per Youngwoon. Non era sicuro di poterlo sostenere un secondo di più, quindi abbassò gli occhi, guardando per la prima volta in anni, in basso piuttosto che in alto.

 

"Non ringraziarmi. È solo colpa mia se sei caduto, sono davvero dispiaciuto." L'angelo scosse le spalle con una risata gentile.


"Non scusarti, capita a tutti di distrarsi ogni tanto. A me capita continuamente!" Rise di nuovo e questa volta la sua risata piena di vita, di allegria, contagiò anche Youngwoon. Insieme, risero per lunghissimi e allo stesso tempo troppo brevi secondi, una risata che non aveva veri precedenti. Quello che si accese nel petto di Youngwoon era un sentimento che non aveva mai provato. Lo faceva sentire intorpidito e bollente allo stesso tempo, come se una febbre si stesse scatenando proprio nel suo petto. Poteva sentire il suo cuore che batteva più velocemente, abbastanza da rimbombargli nelle orecchie. Appena la risata si fu spenta, il sorriso non lasciò le labbra di nessuno dei due. L'angelo gli porse la mano.

 

"Sono Jungsu. Tu come ti chiami?" Youngwoon non rispose per qualche secondo. -Jungsu. Jungsu, Jungsu, Jungsu..- Scosse la testa. Doveva piantarla con quei silenzi inquietanti. Non voleva certo che quell'angelo -Jungsu- pensasse di avere a che fare con qualche tipo di maniaco.

"Io.. Io sono Youngwoon." Prese la sua mano e la strinse gentilmente, strofinandone il dorso con il pollice per un secondo, godendosi la sensazione di quella pelle liscia contro la sua. Jungsu sorrise ancora.

 

"Youngwoon." Ripeté il suo nome lentamente, facendoselo scivolare sulla lingua come la più dolce delle parole, come la più tenera delle dichiarazioni. Oppure la mente di Youngwoon gli stava semplicemente giocando dei brutti scherzi.

 

"Sei un tipo silenzioso! Ti va di prendere un caffè? Ho le mani congelate." La proposta di Jungsu lo colpì come un pugno. Il respiro gli si mozzò in gola, un sorriso smagliante gli apparve sul viso, il tutto senza che lui potesse fare qualcosa per controllare le sue reazioni.

 

"Certo!"

 

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Capitolo 2
*** 2 ***


×× Eccomi con il secondo capitolo!
Ringrazio chi ha letto, messo fra le preferite e recensito.
DragonTopsThePanda ××




Youngwoon seguì Jungsu lungo la strada, mentre lo conduceva in una parte della città che non conosceva. Silenziosamente, ascoltandolo parlare e rispondendo ogni tanto alle sue domande, lo osservava camminare. La punta del suo bastone segnava il ritmo della loro camminata, mentre Jungsu procedeva tranquillamente, come se conoscesse quelle strade meglio delle proprie tasche.

 

"..Youngwoon?" Sentendo la sua voce chiamarlo, Youngwoon scosse la testa. Jungsu si era voltato verso di lui, guardando in direzione del suo viso, forse qualche centimetro più a destra.

 

"Scusa.. Mi ero distratto." Jungsu sorrise.


"Sei un tipo che si distrae molto, non è vero?" Ridacchiò, alludendo alla loro breve.. collisione.

 

"Sì.. Mi perdo spesso nei miei pensieri in effetti." Youngwoon rispose con un sorriso, guardando con occhi accesi dal sentimento mentre il sorriso gentile di Jungsu si allargava ancora di più, raggiungendo anche gli occhi, che si socchiusero in modo adorabile, formando delle dolci mezzelune che sembravano brillare.

 

"Ti avevo solo detto che siamo arrivati." Disse Jungsu indicando il bar alle sue spalle. Youngwoon lo osservò con un mezzo sorriso e si avvicinò alla porta in vetro del bar, aprendola per lui, in un gesto di galanteria che con chiunque altro non avrebbe mai fatto. Il cartello colorato con la scritta -Aperto- rimbalzò gentilmente sulla porta, mentre la piccola campanella appesa lì sopra tintinnò.

 

"Vogliamo entrare allora?" In quel momento, Youngwoon giurò di vedere le guance di Jungsu arrossarsi lievemente, ma con ogni probabilità era solo un altro scherzo della sua mente. Era pazzo se pensava che un angelo come Jungsu potesse mai interessarsi ad uno come lui, soprattutto considerando il fatto che si conoscevano solo da poco più di venti minuti.

 

"Grazie.." Jungsu sorrise ed entrò nel bar, seguito subito da Youngwoon. Il bar era piuttosto piccolo, ma accogliente. Vicino alla finestra erano disposti tanti tavoli di color azzurro chiaro, intonati alle sedie. Il bancone era abbastanza largo, e nella vetrina erano disposti tanti tipi di dolci diversi. Youngwoon seguì Jungsu ad un tavolo. Per un momento fu tentato di spostargli la sedia per farlo sedere, ma si trattenne a stento. Non voleva che la sua galanteria venisse interpretata male, che Jungsu pensasse che quei piccoli gesti significassero che Youngwoon provava pena per lui.. Perchè non era affatto così. In passato aveva provato per altre persone nella sua situazione, ma Jungsu sembrava talmente a suo agio, talmente indipendente, che Youngwoon non riusciva a vederlo come se avesse bisogno di aiuto. Per quello, aspettò che si fosse seduto per poi sedersi di fronte a lui. Una perfetta occasione per ammirare ancora i suoi meravigliosi tratti, quel sorriso che sembrava essere sempre presente, quegli occhi brillanti, quei capelli di seta.. Scosse la testa quando il cameriere arrivò di corsa al loro tavolo.

 

"Jungsu hyung!" Jungsu sorrise verso il cameriere e si sporse per dargli un piccolo abbraccio. Il cameriere era piuttosto piccolo di statura, ma Youngwoon doveva ammettere che era davvero adorabile. Aveva i capelli neri, grandi occhi scuri e un sorriso cordiale.

 

"Sungmin, come stai?" Il ragazzo, Sungmin, prese la mano di Jungsu e la strinse, saltellando.

 

"Bene! Benissimo!" Jungsu inarcò una sopracciglio e un sorrisetto sornione si fece strada sulle sue labbra.

 

"Kyuhyun si è dichiarato?" Il giovane cameriere arrossì, poi scosse la testa con un sospiro.

 

"No, non ancora. Però ieri sera siamo andati al cinema e mi ha preso la mano!" Cinguettò con aria sognante. Jungsu rise, coprendosi la bocca con la mano.

 

"Beh, allora ci siamo quasi!" Sungmin si portò le mani al petto e sospirò.


"Oh, lo spero! A proposito, chi è il tuo amico?" Chiese Sungmin voltandosi verso Youngwoon, che si alzò e gli porse la mano.

 

"Youngwoon." Sungmin scosse la sua mano con energia. Youngwoon fu sorpreso per qualche attimo. Raramente aveva incontrato persone così solari e vitali in vita sua. E decisamente mai, da quando era arrivato a Seoul, aveva ricevuto una stretta di mano così energica, come se il ragazzo fosse davvero felice di conoscerlo. Diede una breve occhiata a Jungsu, decidendo in cuor suo che doveva essere l'influenza di Jungsu. Personalmente, pensava fosse impossibile non sorridere quando lui sorrideva.

 

"Io sono Sungmin!" Youngwoon annuì e tornò a sedersi al suo posto, mentre Sungmin tornava a cinguettare con Jungsu riguardo questo presunto futuro fidanzato. Dopo qualche minuto, Sungmin tornò di nuovo di fronte al suo tavolo e li guardò entrambi.

 

"Allora, cosa vi porto?" Youngwoon guardò Jungsu, aspettando che ordinasse per primo. Jungsu ordinò una cioccolata e Youngwoon un caffè semplice.

 

Mentre aspettavano le loro ordinazioni, Youngwoon tornò a guardare Jungsu, ed un silenzio calò su di loro. Non era esattamente un silenzio sgradevole, uno di quei silenzi imbarazzanti che fanno solo venire voglia di scappare e che di solito portano a parlare di stupidaggini pur di non dover stare ancora in silenzio. Sembrava più un silenzio che si crea fra due vecchi amici quando si godono semplicemente la compagnia l'uno dell'altro, senza bisogno di dire niente. Il silenzio si ruppe quando Jungsu cominciò a ridere. Youngwoon inclinò la testa da un lato, confuso.

 

"Che c'è?" Chiese sorridendo. Jungsu scosse la testa.

 

"Niente.." Dal modo in cui lo disse, continuando a sorridere, Youngwoon decise di lasciar perdere. A dire il vero, non gli importava particolarmente di sapere il motivo per cui stava ridendo.. Gli bastava che continuasse a farlo. Dopo qualche minuto però, il sorriso di Jungsu si spense ed abbassò velocemente la testa. Younwoon si sentì come se volesse alzare di nuovo quel bellissimo viso e disegnare su quelle labbra un sorriso che non potesse essere cancellato, da nessun pensiero, da nessun avvenimento.

 

"Hey, Youngwoon.." La voce di Jungsu era fioca.


"Mh?" Jungsu sembrava avere una sorta di conflitto interiore. Aprì e chiuse la bocca alcune volte, per poi mordicchiarsi il labbro inferiore, giocherellando con le mani sul tavolo. Youngwoon aspettò pazientemente che si decidesse a dirgli cosa non andava. Avrebbe aspettato tutto il giorno se fosse stato necessario. Alla fine, Jungsu alzò di nuovo la testa.

 

"Youngwoon.. Tu.. Hai accettato il mio invito solo perchè sentivi in colpa?" In tutta onestà, Youngwoon si aspettava una domanda del genere.

 

"No! Assolutamente, lo giuro." Jungsu sembrò capire dalla sua voce che era sincero, perchè la preoccupazione sul suo viso sembrò alleviarsi. In quel momento, Sungmin tornò con le loro ordinazioni, che mise proprio di fronte a loro. In un movimento istintivo, Youngwoon alzò le mani e le poggiò sulla tazza, scaldandole e scacciando il freddo dalle sue dita indolenzite. Ci mise qualche secondo a realizzare che Jungsu aveva fatto esattamente la stessa cosa, nello stesso attimo. Arrossì ancora, ma decise di non dire niente a riguardo. In fondo, certe cose potevano sembrare significative soltanto se potevano essere viste.

 

"Allora.. Perchè hai accettato?" Chiese Jungsu dopo qualche altro secondo. Per cortesia, sarebbe stata la risposta più sensata.. Solo che non era la verità. E Youngwoon non era davvero il tipo da dire bugie. Era stato preso a calci più di una volta in vita sua per via della sua brutale sincerità. Per cui, diede l'unica risposta che si avvicinava alla verità.

 

"Non lo so. Tu perchè mi hai invitato?" Jungsu sorrise, tenendo gli occhi bassi sulle sue mani.

 

"Non lo so."

 

Il resto del tempo in quel piccolo bar lo passarono chiacchierando di tutto e niente. Di lavoro, del tempo, di qualsiasi cosa a cui potessero pensare, purché restassero su argomenti superficiali. A quanto pare, Jungsu era un massaggiatore, lavorava in un piccolo centro di benessere poco lontano da lì ed abitava in una piccola casa con giardino più o meno nella stessa zona in cui stava il centro di benessere. Youngwoon gli raccontò brevemente del paese in cui era nato, del suo noioso lavoro d'ufficio e del suo ancora più noioso appartamento. In effetti, a ben pensarci, Youngwoon non aveva poi molto da raccontare. Realizzò che la sua vita era estremamente monotona nel momento in cui iniziò a parlarne. Casa, lavoro, lavoro, casa. Nei fine settimana passava un po' di tempo con i suoi amici, ma niente che valesse la pena di raccontare. Jungsu invece, aveva un sacco di cose da dire, e Youngwoon era grato di poterle sentire tutte quante. Avrebbe voluto sapere ogni singolo dettaglio, se solo avesse potuto.

 

Passarono più di due ore seduti a parlare, e alla fine fu Jungsu il primo ad alzarsi, dopo aver lasciato i soldi sul tavolo.

 

"Adesso devo andare a lavoro.. Ma è stato un vero piacere incontrarti, Youngwoon." Sottolineò il suo nome in un modo talmente dolce, che Youngwoon giurò di essersi appena sciolto su quella sedia. Si alzò anche lui e strinse di nuovo la mano di Jungsu.

 

"Anche per me, Jungsu." L'angelo sorrise di nuovo, e Youngwoon lasciò che ogni dettaglio di quel sorriso penetrasse nella sua mente, in modo da non dimenticarlo più. Come quelle adorabili fossette, i denti bianchi e brillanti, ogni singola ruga d'espressione. Poi, prima che potesse fare o dire qualsiasi cosa, Jungsu era andato. Youngwoon sospirò e dopo aver pagato, uscì dal bar, socchiudendo gli occhi quando l'aria fredda lo sorprese. Non era felice all'idea di tornare nella sua casa vuota e triste e ricominciare la solita routine. Con un sospiro, diede le spalle al bar e ritornò sulla sua strada.

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Capitolo 3
*** 3 ***


×× Ringrazio di nuovo tutti quelli che hanno recensito letto e messo fra le seguite.
So che sto aggiornando ogni sera, ma non fateci l'abitudine xD Per adesso sta andando tutto liscio come l'olio, ma il Blocco dello Scrittore è già lì dietro l'angolo che mi scruta, pronto a rovinarmi la festa. Ad ogni modo, grazie ancora a tutti <3
DragonTopsThePanda××






Il giorno dopo, Youngwoon uscì dall'ufficio più tardi del previsto. Gli bruciavano gli occhi e si sentiva la testa pesante, come se qualcuno gli avesse messo un mattone al posto del cervello. Ma non era stupito, in fondo era stato costretto a svolgere quattro pratiche nel corso di tutto il pomeriggio, da solo. Essere un dirigente aveva i suoi lati negativi. Sì, veniva pagato il triplo di quello che qualunque stagista avrebbe preso in tre anni, ma svolgeva anche il doppio del lavoro. Anche per questo spesso non aveva modo di uscire la sera. Spesso era troppo stanco per pensare anche solo di muoversi dal divano, se non quando qualcuno dei suoi amici irrompeva in casa sua e lo trascinava fuori con la forza, cosa che dopo gli ultimi pugni che aveva tirato accadeva piuttosto raramente.

 

La sua macchina era ancora dal carrozziere, quindi anche se quel giorno il tempo non era il massimo, decise comunque di camminare. Come al solito, guardava in alto. Percorse tutta la strada silenziosamente, perso nei suoi pensieri, finché non raggiunse un tratto di strada che lo contrinse a rallentare, per poi fermarsi del tutto. Riconobbe il piccolo negozio di antiquariato alla sua sinistra ed il semaforo alla sua destra. Gli sfuggì un piccolo sorriso. Per qualche (Sicuramente infantile) motivo, aveva sperato di incontrarlo di nuovo. Proprio lì, in quello stesso punto. Ovviamente Jungsu non c'era, per quanto Youngwoon strizzasse gli occhi per scrutare nella folla, lui non era lì. Sospirò pesantemente, ed il suo respirò uscì in forma di una piccola nuvoletta bianca.

 

Non voleva tornare a casa, non ancora. Non voleva tornare nel suo appartamento vuoto e silenzioso. Per una volta, decise di fare una deviazione, ignorando la sua stanchezza. Non era del tutto consapevole del fatto che sapeva già perfettamente dove voleva andare, ma quando arrivò alla fine del marciapiede, svoltò a sinistra piuttosto che andare a dritto come ogni altro giorno. Camminò per ancora qualche minuto, guardandosi attorno. La strada in cui aveva girato era considerevolmente più stretta e meno affollata di quella principale che percorreva sempre per tornare a casa. Le persone non erano affrettate, gli sembrava di essere entrato in un altro mondo. Ai lati della strada c'erano tanti piccoli negozi ed ognuno di loro aveva l'aria di essere un piccolo, antico negozio a conduzione familiare. Come quell'adorabile piccolo negozio di abbigliamento per neonati, il cui cartello diceva chiaramente che erano tutti cuciti a mano, oppure il piccolo calzolaio alla sua destra. Un vecchietto dall'aria nostalgica stava seduto su una logora sedia di legno di fronte al negozio e quando vide che Youngwoon lo stava guardando, lo salutò con un cenno della mano. Youngwoon ricambiò il saluto e continuò a camminare, scrutando tutti quei piccoli negozi che stranamente, gli ricordavano casa sua. Anche le persone gli ricordavano il suo paese. Niente uomini vestiti di tutto punto che correvano con in mano le loro costose ventiquattrore in pelle, niente donne isteriche che gridavano come aquile ai taxi, lamentandosi del ritardo che avrebbero sicuramente fatto al loro importantissimo, imperdibile, vitale appuntamento.

 

Youngwoon si fermò quando raggiunse il piccolo bar che riconobbe immediatamente. Non sapeva perchè era andato precisamente lì. Conosceva tanti altri bar di cui era un cliente quasi fisso, molto più lussuosi e costosi, con tanto di tavolini fuori, tutti i tipi di caffè più costosi e sofisticati ed ovviamente, camerieri che ti servivano senza nemmeno guardarti negli occhi. Youngwoon non credeva che sarebbe mai diventato un vero tipo di città. Lo era diventato senza nemmeno accorgersene e sinceramente, non gli piaceva. La città sembrava quasi robotizzata, le persone sembravano robotizzate. Tutto scorreva più velocemente del necessario. Non era poi tanto strano che la sua vita fosse così noiosa. Come potevi avere una vita interessante in un luogo che ti imponeva ritmi talmente veloci ma impedirti di fermarti un secondo per respirare?

 

Silenziosamente, aprì la porta del bar e sbirciò dentro. Se non ricordava male, i clienti erano quasi tutti gli stessi del giorno prima. Sungmin, il piccolo cameriere, scorrazzava da un tavolo all'altro, chiacchierando allegramente con ognuno dei suoi clienti. Appena lo vide, gli sorrise calorosamente e gli corse incontro, con il vassoio tenuto contro il petto.

 

"Tu sei Youngwoon, vero?" Gli chiese con un pizzico di insicurezza, come se non si ricordasse perfettamente il suo nome e ne fosse dispiaciuto. Youngwoon a dire il vero, era sorpreso. Al suo datore di lavoro erano serviti cinque mesi di costanti errori e correzioni prima di ricordarsi il suo nome. Ed ancora non si ricordava il suo cognome, per inciso. Eppure lo vedeva ogni giorno. Sungmin lo aveva incontrato una sola volta e già si ricordava come si chiamava. Youngwoon annuì.

 

"Sono felice che tu sia tornato! Entra e siediti pure, ti faccio un altro caffè amaro come ieri o preferisci qualcos'altro?" Le sopracciglia di Youngwoon scattarono verso l'alto e stavolta il suo stupore fu evidente, perchè Sungmin rise.

 

"Non abbiamo moltissimi clienti. Allora, cosa vuoi che ti porti?" Youngwoon accennò un sorriso.

 

"Il caffè va bene." Sungmin annuì e saltellò via, sparendo dietro il bancone. Youngwoon entrò e si tolse il cappotto, piegandoselo su un braccio e poggiandolo lì. Istintivamente il suo sguardo corse ai tavoli disposti vicino alla vetrina. Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata quando vide che lui era lì.

 

Jungsu, era seduto allo stesso tavolo di ieri. Era di spalle, ma Youngwoon lo avrebbe riconosciuto fra mille. Alzò gli occhi al cielo, sentendosi proprio come una liceale alla sua prima cotta, ma non prestò troppa attenzione a quello che sembrava in quel momento. Era semplicemente felice di poterlo vedere ancora. Rimase lì in piedi a fissare la sua schiena per qualche minuto, per paura di disturbarlo. Non voleva sembrare una specie di stalker.. Forse non era per puro caso se era andato proprio lì, non era tanto ipocrita da sostenere una cosa del genere.. Era andato lì sperando di incontrarlo ancora, ma di certo non pensava che sarebbe successo. La sua intenzione iniziale era semplicemente quella di andare in quel piccolo bar, restare deluso dalla sua assenza e bere il suo caffè bollente prima di tornare a casa con il cuore appesantito dalla delusione. E invece, eccolo lì. Ma adesso? Doveva avvicinarsi, oppure semplicemente sedersi ad un tavolino lontano da lui e guardarlo in silenzio? Sopirando, decise per la seconda. Andò a sedersi ad un paio di tavoli di distanza da lui, così che potesse vederlo bene. Si stava già apprestando a passare il resto del tempo a fissarlo, quando un piccolo dito (Incredibilmente forte) lo colpì sulla spalla, facendogli quasi male. Sobbalzò e girò la testa di scatto. Sungmin lo stava fissando con un piccolo broncio sulle labbra e un'espressione di rimprovero.

 

"Perchè ti sei seduto qui?" Gli chiese con il tono di una mamma che rimprovera il proprio figlio. Youngwoon si sentì incredibilmente confuso per un paio di secondi.

 

"Uh.. Perchè, è.. È un posto riservato?" Sungmin lo guardò come se fosse idiota, poi ridacchiò, scuotendo la testa un paio di volte.

 

"No, no! Volevo solo sapere perchè sei venuto a sederti qui invece di andare da Jungsu hyung." Prima che Youngwoon potesse rispondere, Sungmin alzò un dito e ricominciò a parlare, sussurrando questa volta.

 

"Io e Jungsu hyung siamo molto amici sai? E sono sicuro che gli farebbe molto piacere se tu andassi a sederti con lui." Youngwoon si mordicchiò il labbro inferiore.

 

"Come lo sai? Ti ha parlato di me?" Sungmin si tirò di nuovo su e si passò due dita sulle labbra, chiudendo una simbolica cerniera per poi alzare le mani.

 

"Eheh, non sono tenuto a darti informazioni del genere. Avanti, vai a sederti con lui!" Inizialmente, Youngwoon pensò di ignorare il suo consiglio ed abbassò di nuovo gli occhi sul tavolo, ma poi quel piccolo dito ossuto che continuava a picchiettare sulla sua spalla con forza quasi disumana lo convinse ad alzarsi.

 

"Va bene, va bene! Ci vado." Sungmin sorrise soddisfatto e tornò dietro al bancone, accogliendo con un sorriso una ragazza che lo aspettava con i soldi in una mano. Youngwoon esitò qualche secondo quando si trovò a solo qualche passo di distanza dal tavolo di Jungsu. Non era proprio sicuro di volerlo fare. Il suo cuore batteva così forte che faceva quasi male, mentre osservava Jungsu, che tamburellava sul tavolo con le dita e che aveva lo sguardo rivolto verso la vetrina. Non sembrava felice come il giorno prima, cosa che Youngwoon voleva cambiare con tutto il suo cuore. Si avvicinò lentamente. Il rumore dei suoi passi spinse Jungsu a volgere lo sguardo verso di lui.

 

"Ciao Jungsu." La sua voce non tremava più, tutto il tremore sembrava essersi trasferito alle sue mani. L'angelo riconobbe la sua voce e sorrise, alzandosi in piedi. Quel sorriso rese Youngwoon immeditamente felice e tutta la stanchezza sembrò lasciare il suo corpo all'istante.

 

"Youngwoon?" Ah.. Quanto gli era mancata quella voce. Sorrise.

 

"Sì." Rispose semplicemente. Jungsu gli porse la mano, probabilmente per assicurarsi che fosse abbastanza vicino da poter parlare senza dover urlare. Senza una sola esitazione, Youngwoon gli porse la mano e nell'istante i cui le loro mani si toccarono, una scossa percorse da testa a piedi il corpo di Youngwoon. Un paio di secondi dopo, Jungsu tornò a sedersi e gli fece cenno di fare lo stesso. Youngwoon si sedette di fronte a lui.

 

"Non mi aspettavo che saresti tornato." Disse Jungsu con un sorriso timido. Youngwoon si lasciò scappare una breve risata.


"Mi sono trovato molto a mio agio qui.. Quindi ho pensato di tornare. In fondo non è tanto lontano da casa mia." Disse mentre Sungmin poggiava la sua tazza di caffè di fronte a lui. Non si era nemmeno accorto del suo arrivo, quindi alzò la testa e gli sorrise brevemente, ringraziandolo silenziosamente. Sungmin ridacchiò e si allontanò dal tavolo in fretta e furia.


"Davvero? Questo è il mio posto preferito.. Vengo qui praticamente ogni giorno." Disse Jungsu prendendo un sorso della sua cioccolata calda. Youngwoon l'aveva riconosciuta dal profumo.

 

"E'.. Molto diverso dagli altri posti che si trovano nel centro." Dicendo questo, si guardò intorno. Sì, era decisamente diverso. Jungsu annuì.

 

"Ah, so di cosa parli. Li ho provati quasi tutti prima di trovare questo. Erano tutti così impersonali.." Youngwoon sorrise, passandosi una mano fra i capelli.


"Stavo pensando la stessa cosa giusto un paio di minuti prima di arrivare qui. In tutti gli altri posti i camerieri non ti salutano nemmeno.. Mi chiedo come mai non sia venuto qui prima." Jungsu tamburellò con le dita sul tavolo, poi unì le mani e vi appoggiò il mento sopra, ascoltandolo.

 

"Beh, dovresti cominciare a venire qua più spesso allora." Youngwoon arrossì e ridacchiò silenziosamente, portandosi le mani sulle cosce e tamburellando nervosamente con le dita. Quello che Jungsu aveva appena detto.. Sembrava una specie di invito. Ma ancora una volta, Youngwoon doveva smetterla di farsi illusioni. Jungsu era solo amichevole. Solo amichevole. Perchè Jungsu era una persona educata, era gentile, e quella proposta era soltanto una proposta amichevole. Anche se era sicuramente così, anche se la sua proposta era solo per cortesia, Youngwoon si sentì improvvisamente molto più coraggioso di quanto non fosse mai stato. Voleva solo.. Vederlo di nuovo.

 

"Sai, penso proprio che lo farò."

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Capitolo 4
*** 4 ***


×× Salve a tutti~ Diverse persone hanno messo questa storia fra le seguite e le preferite, quindi ho deciso di continuarla. Non amo prendere le persone a sorpresa, quindi ammetto subito di essere una graaaande amante del fluff (*Lancia fluff ovunque*), ma amo molto anche l'angst, quindi beh, non aspettatevi solo rose e fiori. Ci sarà qualche sorpresa, se tutto va come deve. Ancora un grazie a tutti quelli che hanno messo fra le preferite o le seguite, a chi ha recensito (Shi_Mei) e chi continuerà a seguirmi~
DragonTopsThePanda ××





Da quel giorno, i loro incontri iniziarono ad avvenire regolarmente. Ogni giorno, Youngwoon usciva dal lavoro per poi dirigersi a piedi al piccolo bar, salutando il silenzioso vecchietto seduto di fronte al suo negozio e facendosi accompagnare al solito tavolo da un sempre sorridente Sungmin. Il suo iniziale imbarazzo in presenza di Jungsu andava via via scomparendo, facendo spazio ad una piacevole sensazione di calore e familiarità, come se Jungsu fosse diventato il suo migliore amico, il suo piccolo raggio di sole nei suoi giorni grigi e monotoni, la ragione per cui ogni mattina si alzava entusiasta perfino di andare a lavorare. Tutto i suoi pensieri erano dedicati a quelle due, a volte tre ore che spendeva in quel piccolo bar insieme a Jungsu, parlando e ridendo con fare complice, come se in qualche modo, nel momento stesso in cui Youngwoon si sedeva su quella sedia, entrambi sprofondassero in un mondo che apparteneva solo e soltanto a loro.

 

Senza che nemmeno se ne accorgesse, tre mesi erano già passati, ed incontrare Jungsu era diventata la sua abitudine preferita, anche più del guardare in alto. Ormai, gli era capitato di sognarlo più di una volta. Nei suoi sogni, Jungsu era esattamente come Youngwoon lo vedeva, non aveva bisogno di essere migliorato in alcun modo. Nei suoi sogni, Jungsu era semplicemente Jungsu, con i suoi jeans, i suoi vestiti, il suo sorriso splendido, il suo bastone stretto in una mano, le sue fossette. Quelli erano i suoi sogni preferiti.

 

Quel giorno, Youngwoon era particolarmente impaziente di incontrare l'altro. Per questo, piuttosto che camminare, correva lungo la strada, stringendo i pugni per l'emozione al solo pensiero di poter passare altre ore a parlare con lui. La mattinata al lavoro era stata dura, il suo capo lo aveva rimproverato svariate volte per non essere abbastanza veloce, efficiente, preciso, puntuale, educato, elegante e tutto quello a cui avrebbe potuto aggrapparsi pur di sgridarlo. Quel sadico bastardo sembrava semplicemente divertirsi a rendergli impossibile la vita d'ufficio, e questa volta Youngwoon si era trattenuto a stento dal prenderlo a pugni. Aveva davvero bisogno di incontrare Jungsu, di parlargli, di raccontargli la sua mattinata in ufficio e di farsi consolare e rassicurare. Quando arrivò al bar, aprì la porta di scatto e sorrise a Sungmin, che gli corse subito incontro.

 

"Ah, Youngwoon hyung! Hai corso per caso?" Gli sorrise mentre lo accompagnava al suo tavolo. Youngwoon annuì e sbuffò.
 

"Ho avuto una giornata d'inferno." Sungmin sibilò lievemente fra i denti e ridacchiò subito dopo, agitando il suo vassoio per fare aria a Youngwoon.

 

"Ti porto subito il tuo caffè." Detto questo, sparì come al solito dietro al bancone, e Youngwoon scorse immediatamente con la coda dell'occhio quei capelli castani che attiravano sempre e comunque la sua attenzione, come un papavero in mezzo a delle margherite. Ecco quello che Jungsu era per lui. Era quella stella che brilla sempre un po' più delle altre, era quell'unico profumo che avrebbe riconosciuto fra mille altri. Per quello lo amava così tanto. Come poteva non riservare un sentimento speciale ad una persona così speciale? Per mille altri, Jungsu poteva essere l'ennesimo ragazzo, simile a tutti altri, ma per Youngwoon era molto altro, e lo era stato dal primo momento. Con un sorriso si sedette in fronte a Jungsu.

 

"Hey."

 

"Hey Youngwoon. Puntuale come sempre!" Gli disse Jungsu, poggiando brevemente una mano sulla sua per salutarlo.


"Lo sai che non faccio ritardi, Jungsu." Lo disse con un sorriso, ma Jungsu smise di sorridere e lo guardò leggermente imbronciato, quasi preoccupato.

 

"È successo qualcosa?" Immaginava che Jungsu avrebbe capito che qualcosa non andava da subito. Aveva ragionato su quel suo sesto senso per un'intera notte solo un paio di giorni prima. In un primo momento aveva pensato che fosse una specie di super potere che aveva sviluppato per via del suo deficit, ma poi aveva deciso di non lasciarsi andare a certe banalità e aveva convenuto che probabilmente lui era solo incredibilmente privo di filtri o scudi. I suoi stati d'animo erano incredibilmente facili da capire, perfino quando non parlava.

 

"Ho avuto una brutta giornata in ufficio.." Borbottò, prendendo un sorso del suo caffè bollente. Gli bruciava la lingua, ma a lui piaceva così. Jungsu inclinò la testa e lo guardò con un lieve, adorabile broncio.

 

"Cos'è successo?"

 

"Il mio capo non mi ha dato tregua da quando sono entrato a quando sono uscito. Prima mi accusato di essere in ritardo, anche se avevo timbrato il cartellino solo tre, giuro, tre minuti in ritardo, poi mi ha urlato addosso perchè avevo la cravata annodata male e ha detto che la sua non era un'azienda di barboni. Mi ha urlato addosso per altri venti minuti perchè ho sbuffato, mi ha dato da fare quattro pratiche che inoltre non erano nemmeno compito mio e me le ha fatte rifare almeno due volte perchè non avevo messo gli spazi al posto giusto. Infine, mi ha accusato di essere lento." Sbuffò, prendendo un altro sorso del suo caffè e rimettendo la tazza al suo posto, forse con troppa forza. Un po' di caffè bollente gli schizzò sulla mano, sporcandogli il polsino della camicia che aveva tirato fuori dall'asciugatrice quella mattina stessa. Perfetto. Jungsu allungò una mano, cercando un contatto, e Youngwoon fu veloce a porgergli la sua mano destra, stringendo quella di Jungsu quando finalmente si incontrarono, a metà del tavolo.

 

"Youngwoon.. Mi dispiace che tu abbia avuto una brutta giornata, ma se non altro adesso è finita. Vedrai che domani sarà un giorno migliore!" Gli disse dolcemente, carezzandogli la mano. Youngwoon sospirò.


"Come fai ad esserne sicuro?" Alzò gli occhi sull'angelo e lo guardò scuotere le spalle.

 

"A dire il vero non ne sono sicuro. Ma questa è la mia filosofia, e devo ammettere che funziona. Tutto sembra migliore quando ti convinci che un brutto momento non può essere altro che passeggero." Youngwoon sorrise, abbassando la testa.

 

"Proverò a pensarla come te, ma non so se sono abbastanza ottimista." Jungsu ridacchiò e strinse brevemente la sua mano.

 

"Ti aiuterò io. Con il mio influsso, lo diventerai. Pensa, prima che ci conoscessimo Sungmin era sempre mogio e depresso perchè aveva una tremenda cotta per Kyuhyun, un ragazzo che vedeva ogni giorno alla fermata del bus.. Ma grazie a me e ai miei costanti punzecchiamenti, alla fine si è deciso e adesso i due fanno coppia fissa. Guardalo adesso, sta sorridendo?" Youngwoon guardò immediatamente Sungmin, che stava digitando qualcosa sul suo telefono con un sorriso talmente grande che sembrava essere quasi doloroso. Un secondo dopo, tornò a guardare Jungsu.

 

"Beh, sì." L'angelo ritirò la mano e si appoggiò allo schienale della sedia, incrociando le braccia sul petto con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra.

 

"Visto?" Youngwoon scoppiò a ridere.

 

"Oh, non vantarti adesso."

 

Dopo quello rimasero in silenzio per un po', ascoltando il basso chiacchiericcio intorno a loro. Youngwoon non aveva problemi con quei silenzi. Amava perfino quelli, perchè gli davano modo di osservare l'altro ragazzo con attenzione. Ogni espressione e movimento. Per quello non era mai lui a rompere quei silenzi, esattamente come accadde questa volta.

 

"Youngwoon? Posso.. Chiederti una cosa?" Jungsu sembrava quasi timido in quel momento, la testa bassa e le guance lievemente rosse, mentre le sue mani non stavano ferme un secondo. Youngwoon inclinò la testa, sorpreso da quell'atteggiamento così inusuale da parte del ragazzo.

 

"Certo." Un silenzio, questa volta piuttosto imbarazzante, calò su di loro. Jungsu si mordicchiava il labbro e continuava a fissare in basso, apparentemente nervoso. Youngwoon non cercò di spingerlo a parlare.. Preferiva dargli il suo tempo, sapeva quanto potesse essere snervante quando le persone ti mettevano sotto pressione. A dire il vero, lo sapeva perfettamente. Finalmente, dopo qualcosa che potevano essere venti secondi, o venti minuti, Jungsu si decise a parlare.

 

"Posso.." Alzò le mani di fronte a sé. "Toccare il tuo viso? Per.. Farmi un'idea di come.. Di come sei fatto." Lo chiese con voce flebile, arrossendo ancora di più. Youngwoon si perse dopo quella domanda. Voleva rispondere che certo, poteva farlo quanto voleva. Ma la semplice idea di quelle mani, che gli toccavano il viso, aveva aumentato il suo battito cardiaco in modo quasi spaventoso e le parole si erano semplicemente perse da qualche parte fra la sua gola e la sua lingua. Dopo altri, tremendi secondi di quel silenzio, Jungsu abbassò di nuovo le mani.

 

"Scusami, non dovevo chiederlo. So che alle persone non piace, insomma, non piacerebbe neanche a me avere qualcuno che mi tocca la faccia.. È stato scortese da parte mia chiedertelo, scusami.."

 

Prima che potesse dire altro, Youngwoon lo interruppe, sorridendo appena.

 

"Puoi farlo. Certo che puoi." Jungsu alzò di nuovo la testa, guardandolo stupito.

 

"Davvero? Non.. Non ti da fastidio? Non devi farlo per forza, volevo solo.." Youngwoon rise, e diede un paio di colpetti al tavolo con le dita, dicendogli senza parole di smettere di parlare.

 

"Smetti di dire stupidaggini. Puoi farlo, davvero. Non mi da alcun fastidio." Il sorriso più dolce della storia si fece strada sul viso di Jungsu, che si morse di nuovo il labbro inferiore.

 

"Grazie." Youngwoon sbuffò, e si spostò con la sedia fino ad essere proprio accanto a lui. Da quella distanza, riusciva a sentire il suo profumo.

 

"Non ringraziarmi." Jungsu annuì e si voltò verso di lui, sistemandosi sulla sedia finchè non furono esattamente faccia a faccia. Erano così vicini che Youngwoon poteva sentire il suo respiro carezzargli le guance, e sinceramente poteva dire che quella era una delle sensazioni migliori che avesse mai provato. Jungsu alzò lentamente le mani, finchè non furono a qualche centimetro dal viso di Younwoon. Dopo qualche altro secondo di esitazione, le punte delle sue dita si poggiarono a lato del suo viso, a livello della sua mascella, di cui tracciarono lievemente il contorno un paio di volte, prima di scendere verso il mento. Youngwoon chiuse gli occhi e sorrise, godendosi quella sensazione. Erano come delle carezze, delle dolcissime carezze. Le dita di Jungsu scesero fino al suo mento, salirono fino a sotto il suo labbro inferiore, su cui indugiarono per qualche secondo, prima di fare una lieve deviazione e salire sulle sue guance, su fino agli zigomi e appena sotto gli occhi. Youngwoon chiuse gli occhi, lasciando che Jungsu ne tracciasse lievemente il contorno. Si soffermò sui suoi occhi a lungo, ripercorrendone la linea ancora e ancora, finchè non scese giù fino alle sue labbra. Passò lievemente la punta del pollice sul labbro inferiore, poi su quello superiore. Jungsu si fermò lì, con il pollice dolcemente poggiato al lato della sua bocca, e lo guardò con un sorriso.


"Stai sorridendo." Youngwoon annuì e lasciò che Jungsu continuasse, che salisse su fino al suo naso, poi alle sopracciglia e infine alla sua fronte. Pensava che a quel punto si sarebbe fermato, ma Jungsu continuò, salendo ancora e passando le dita nei suoi capelli neri, dietro fino alla nuca, per poi fermarsi con le mani poggiate ai lati del suo collo.

 

"Hai dei capelli molto morbidi." Youngwoon ridacchiò, poi poggiò la mano su una di quelle che Jungsu teneva ancora poggiate sul suo collo.

 

"Allora che ne pensi?" Chiese con tono volutamente vanitoso. Jungsu arrossì e gli diede un delicato (Più o meno) pugno sulle spalla.

 

"Idiota." Rise, poggiandosi una mano sulla bocca. Youngwoon sorrise e tornò al suo posto all'altro lato del tavolo. Il suo cuore batteva all'impazzata, e poggiandosi una mano sul collo, dove Jungsu aveva tenuto le sue per qualche secondo, si accorse che l'altro doveva per forza aver percepito il suo battito. Fortunatamente, Jungsu non disse niente a riguardo, e Youngwoon decise di fare lo stesso. Parlarne sarebbe stato decisamente troppo imbarazzante. In fondo, che ragione poteva avere per essere tanto emozionato? Jungsu lo aveva solo guardato, a modo suo. Aveva solo voluto conoscere il viso di un tizio che ormai era diventato un suo amico. O almeno, Youngwoon sperava che Jungsu lo considerasse un amico. Ad essere ancora più sinceri, Youngwoon sperava che Jungsu lo considerasse come molto più di un amico, ma non poteva certo pretendere tanto. Per il momento, la sua amicizia gli bastava per sentirsi pienamente felice e soddisfatto. Per cancellare tutti i brutti pensieri, tutte le cattive giornate, i rimproveri del suo capo, qualsiasi cosa.

 

Youngwoon non si era mai innamorato. Aveva avuto qualche ragazza al liceo, qualche compagno di letto durante i suoi anni al college, ma nessuno con cui avesse mai speso del tempo fuori dal letto. Le sue passioni erano sempre state brevi, roventi e semplici. L'amore di una notte, e poi un breve saluto e una promessa di vedersi di nuovo per poi sparire nel nulla. Non gli era mai capitato di sentirsi come si sentiva in quel momento. Assolutamente, completamente felice, pur sapendo che Jungsu non era suo. Loro due non stavano insieme, non si erano mai incontrati al di fuori di quel bar (Eccetto il loro primo incontro). Lui non era mai stato nell'appartamento di Jungsu e viceversa, Youngwoon non conosceva i genitori di Jungsu e Jungsu non conosceva i suoi. Erano quanto di più lontano ci fosse da una coppia, eppure il sentimento era sempre lì, intenso e bruciante al centro del petto di Youngwoon. Avrebbe potuto sopravvivere per sempre semplicemente continuando così. E anche se sapeva che prima o poi le cose sarebbero cambiate, che Jungsu si sarebbe trovato una ragazza (O un ragazzo?), che si sarebbe fatto una vita ed una famiglia senza di lui, in quel momento, Youngwoon era felice come non lo era mai stato.

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Capitolo 5
*** 5 ***


×× *Spiaccica un imbarazzante quantità di fluff in faccia al lettore*
Ho visto che molte persone hanno aggiunto la storia fra le preferite e le seguite. Qualcuno mi ha addirittura aggiunto fra gli autori preferiti! Grazie mille a tutti :3
Un ringraziamento speciale a Luna_Pazza_ e a Shi_Mei , che mi recensiscono e mi rendono incredibilmente contenta ^^ Grazie grazie grazie <3
Alla prossima~
DragonTopsThePanda ××




Quello stesso giorno, Jungsu fu il primo ad andarsene. Salutò Youngwoon prendendogli brevemente entrambe le mani, stringendole dolcemente, per poi prendere il suo bastone bianco ed uscire dal bar senza esitazioni. Youngwoon, dal canto suo, non riusciva a muoversi da quella sedia. Sentiva ancora le mani di Jungsu ripercorrergli il viso, sentiva le sue impronte bruciare sulla sua pelle, come un fuoco che non sapeva come spegnere, non importa quanto provasse a farsi aria con il piccolo menù che stava sempre poggiato verticalmente sul tavolo, oppure quanto premesse il dorso delle proprie mani, ancora fredde e intorpidite, contro le sue guance bollenti. Niente sembrava placare quel calore rovente, che faceva quasi male. Sospirò pesantemente non appena Jungsu fu fuori dal bar. Voleva disperatamente corrergli dietro, prenderlo, tenerlo stretto e non lasciarlo andare mai più, anche se da quello dipendesse la sua vita. Lo voleva, lo desiderava, ne aveva bisogno. Si mordicchiò nervosamente la nocca del dito indice, come faceva sempre quando era nervoso, fissando la sua tazza ormai vuota.

 

Rimase lì, in quella stessa posizione, per quelle che sembravano ore e che in effetti probabilmente lo erano. Non riusciva a capacitarsi dei suoi sentimenti verso Jungsu. Non gli davano pace, lo tormentavano giorno e notte in un modo incredibilmente positivo. Jungsu era tutto ciò a cui riusciva a pensare, tutto ciò a cui volesse pensare. Faticava ad accettare quel sentimento, dal momento che non si era mai sentito così. Era come... Un salto nel vuoto. Chi gli assicurava che in fondo, alla fine del vuoto, ci sarebbe stato qualcosa o qualcuno a parare la sua caduta? Come poteva essere sicuro del fatto che non ne sarebbe uscito ferito ed indebolito da un sentimento non ricambiato? La verità, pura e semplice, era che Youngwoon aveva paura. Era terrorizzato dall'idea di essere rifiutato. In quel momento, dopo tutti quei mesi, si rendeva conto benissimo da solo che nascondere quel sentimento, reprimerlo, era una pessima mossa. Non lo avrebbe portato a niente, solo ad una grande sofferenza. In cuor suo, non voleva perdere una simile occasione, ma non voleva nemmeno rovinare tutto ciò che si era creato fra loro due. Non voleva che quell'amicizia venisse distrutta da un solo colpo, da una sola parola sbagliata. Voleva Jungsu nella sua vita, voleva essere molto di più che un semplice amico. Voleva disperatamente che il viso di Jungsu fosse la prima cosa che vedeva al mattino, voleva poter baciare quelle labbra, voleva poter toccare i suoi capelli, voleva tenerlo per mano e camminare per strada come due adolescenti innamorati. Voleva tutto quello, ma allo stesso tempo aveva paura di perderlo. Il conflitto interiore era così rumoroso, così confuso, che non riusciva nemmeno a pensare. Si poggiò la testa sulle mani e sospirò ancora, fissando il tavolo. Pochi minuti dopo, sentì qualcuno sedersi di fronte a lui e alzò di scatto la testa, sperando stupidamente che fosse Jungsu. Ovviamente, non lo era. Era Sungmin.

 

"Hey Youngwoon." Gli disse con un sorrisetto quasi consapevole.

 

"Hey.." Rispose lui con tono cupo. Sungmin prese la tazza che Jungsu aveva lasciato sul tavolo prima di andarsene e iniziò a giocherellare con il manico, fingendo disinteresse.

 

"Se ti crea tanti problemi, perchè non glielo dici e basta?" Disse poi all'improvviso, alzando i suoi grandi occhi neri su Youngwoon. Il più grande deglutì e lo guardò a labbra socchiuse, confuso ma soprattutto intimorito. Quel sentimento.. Non pensava fosse tanto evidente.

 

"Dire cosa?" Sungmin ridacchiò e scosse la testa, poggiando di nuovo la tazza sul tavolo e facendola roteare delicatamente, dando dei piccoli colpetti al manico.

 

"Perchè non dici a Jungsu che ti piace?" Gli chiese con candore. Youngwoon sentì la propria saliva andargli di traverso a quell'affermazione. Pensarlo era una cosa, sentirlo dire era.. Completamente diverso. Tossì una volta o due, poi lo guardò con uno sguardo quasi rassegnato. Era inutile mentire ancora, giusto?

 

"Non posso." Sungmin inclinò la testa e lo guardò inarcando un sopracciglio.


"Perchè no? È molto più facile di quello che sembra, sai?" Gli disse con un sorriso intenerito. Youngwoon immaginava come doveva apparire agli occhi degli altri in quel momento. Come un cucciolo sperduto. Era così che si sentiva, in fondo. Incredibilmente piccolo e impotente. Come una piccola, piccola formica.

 

"Sungmin.. Non posso." Lo disse con tono serio questa volta.

 

"E perchè no? Cosa te lo impedisce? Non vedo una fede al tuo dito, o al suo." La sua risposta era così candida e semplice che quasi innervosì Youngwoon.

 

"Non è tutto così semplice."

 

"Sì invece. Lo è." Rispose Sungmin con sicurezza nella voce. Sembrava non avere alcun dubbio su quello che diceva, e Youngwoon avrebbe tanto voluto credergli, ma era sempre stato fermamente convinto che nella vita niente è semplice, i sentimenti per primi. I sentimenti per lui erano la cosa più complicata e dannosa che potesse esistere. I sentimenti avevano abbattuto imperi, avevano ucciso persone, avevano reso inutili esistenze che avrebbero potuto essere grandiose. I sentimenti rendevano complicato anche solo addormentarsi o alzarsi al mattino. Non poteva, non poteva essere così semplice.

 

"Per me non lo è. Non posso dirglielo.. Non riuscirei nemmeno a parlare se ci provassi." Sungmin sorrise dolcemente, stavolta guardando in basso.


"Ero così anche io.. Prima che Jungsu mi cambiasse." Alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi. "Sai Youngwoon, è stato proprio lui ad insegnarmi che non bisogna mai perdere tempo. Che se vuoi qualcosa, devi prenderla. Lui non cadrà mai nelle tue braccia, non siamo in un film.. Ma se non provi, non lo saprai mai. Potresti restare con questo dubbio per tutta la vita." Youngwoon accennò un sorriso triste, poi si passò una mano fra i capelli, tenendo entrambi i gomiti ben fermi sul tavolo. Temeva sinceramente che se si fosse affidato al proprio equilibrio, sarebbe caduto a terra.

 

"Forse è meglio il dubbio. In fondo, se posso averlo anche solo come amico, va benissimo."

 

"Stronzate." Youngwoon sobbalzò sulla sedia al tono improvvisamente arrabbiato di Sungmin. Lo guardò ad occhi lievemente sbarrati. Il più piccolo lo stava guardando con un'espressione seria ed adulta, un'espressione che non gli aveva mai visto.

 

"Come?" Chiese ancora stupito. Sungmin si sporse sul tavolo finchè i loro visi non furono vicini e fissandolo negli occhi lo guardò con la stessa espressione seria.

 

"Ho detto, stronzate. La sua amicizia non sarà mai abbastanza. Non riuscirai a reprimere quello che senti per lui. Pensi che non sappia come ci si sente? Non ci riuscirai. Ed un giorno quei sentimenti verranno fuori comunque, come un fiume in piena. E in quel caso distruggeranno tutto, oppure sarà troppo tardi e non ci sarà più niente da distruggere. Allora, in quel momento ti pentirai di non averlo fatto prima." Sungmin prese la mano di Youngwoon e la strinse forte. "Jungsu è il mio migliore amico. Non ti permetterei di fargli del male. Non ti starei dicendo queste cose se considerassi quello che senti come una guerra persa in partenza." Chiudendo per un attimo la bocca e tenendo ancora la sua mano stretta nella sua, si mise l'altra mano in tasca, togliendone qualcosa per poi metterlo sul pamo di Youngwoon, chiudendogli poi la mano in un pugno con le sue.

 

"Questo è il suo indirizzo. La sera, Jungsu si chiude in camera sua ad ascoltare la musica, quindi non sentirà il campanello. Buona fortuna." Gli disse infine con un sorriso sincero, lasciando le sue mani. Si alzò e tornò al bancone, per poi sparire nel retrobottega. Youngwoon aprì la mano ed osservò per qualche attimo il pezzo di carta con su scritto l'indirizzo. Qualcosa di inspiegabile gli si accese dentro, quindi si alzò ed un secondo dopo era già fuori dal bar. Iniziò a correre, percorrendo quelle strade che ormai conosceva tanto bene. Il freddo lo faceva rabbrividire, e solo a metà strada si rese conto di aver dimenticato il cappotto nel bar. Non rallentò nemmeno. Non gli importava del cappotto, del freddo, non gli importava di tutte le persone che iniziò ad urtare quando ritornò sulla strada principale. Voleva solo raggiungerlo e.. E fare qualcosa. Non sapeva ancora cosa. Ma qualcosa si sarebbe inventato.

 

Corse per tutta la strada, e quando giunse nella via in cui Jungsu viveva, il suo intero corpo sembrava essere congelato.. Tutto il suo corpo tranne il suo viso. Sul suo viso restavano ancora le impronte di quelle dita, che lo scaldavano come neanche un fuoco avrebbe potuto. Iniziò a camminare lungo il marciapiede, strizzando gli occhi per riuscire a leggere i nomi sulle cassette postali. Ormai si era fatta sera, ed il buio rendeva le cose molto più complicate. Finalmente, dopo una lunga ricerca, lo vide. Un nome, scritto in lettere eleganti su una cassetta postale chiusa.

 

"Park Jungsu"

 

Timidamente, alzò gli occhi sull'abitazione. Era una casetta a due piani, piccola ma ben curata. Il giardino aveva molti fiori e piante, bellissimi e colorati. Sorrise brevemente, osservando quei fiori. Gli era capitato di provare ad immaginare la casa di Jungsu, e c'erano sempre e comunque stati dei fiori. Realizzò in quel momento, di conoscere molte cose dell'angelo, che non gli erano mai state dette. Le sapeva e basta, se le sentiva dentro. Lentamente, percorse il vialetto fino alla porta. Stava per suonare prima di ricordarsi le parole di Sungmin. Riusciva a sentire in effetti, il lento borbottio della musica provenire dal piano superiore. Dall'unica finestra illuminata. Quella doveva essere la sua camera. Fissò quella finestra fino a perdere il senso del tempo. Jungsu era lì. Pochi metri e qualche muro lo separavano dalla verità, dalla sua possibile distruzione o da ciò che lo avrebbe finalmente completato. Solo pochi metri e qualche muro. Alla fine, si decise. Voleva, doveva togliersi quel dubbio prima di avere tempo di cambiare idea. Si chinò a terra e raccolse una manciata di sassolini con un mezzo sorriso.

 

"Non riesco a credere di stare per farlo." Disse a sé stesso. Ed era vero. Mai in vita sua si sarebbe immaginato protagonista di una scena simile. Prendendo con cura la mira, lanciò il primo sassolino, che colpì il vetro, per poi rimbalzare e cadere a qualche metro da Youngwoon. Aspettò per una decina di secondi che Jungsu si affacciasse, e quando non successe, lanciò il secondo sassolino. Questo colpì la finestra con un po' più di forza, ma ancora non ci fu risposta. Al terzo sassolino lanciato, finalmente vide un'ombra avvicinarsi alla finestra. Rimase lì, pietrificato esattamente dov'era, mentre due mani che conosceva perfettamente si avvicinavano alla finestra e la aprivano. Jungsu si affacciò finalmente alla finestra, socchiudendo gli occhi all'aria fredda. Rimase affacciato alla finestra per qualche secondo, aspettando e ascoltando, ma Youngwoon non riusciva a dire niente. Riusciva semplicemente a fissarlo in silenzio, il cuore che batteva a mille. Probabilmente non era mai stato così nervoso in vita sua.. Il suo primo colloquio di lavoro gli aveva creato molti meno problemi, molto meno nervosismo, molta meno paura. Sobbalzò quando vide che Jungsu stava rientrando e stava per chiudere di nuovo la finestra.

 

"Jungsu!!" Urlò, per poi coprirsi la bocca con le mani. Probabilmente tutto il vicinato lo aveva sentito.. Ma non gli importava poi molto. L'importante era che Jungsu lo avesse sentito. Infatti, lo aveva sentito. Si era fermato, con le mani premute contro il vetro e si era affacciato di nuovo, guardando in basso.

 

"Youngwoon..? Sei tu?" Chiese con aria confusa. Youngwoon sorrise, sentendosi speciale. Jungsu lo aveva riconosciuto semplicemente sentendolo dire il suo nome, una volta sola. Forse non era una cosa così speciale come pensava, ma per lui era davvero significativo, importante. Improvvisamente, si sentì ancora più coraggioso. Pronto a fare una pazzia.

 

"Sì, Jungsu.. Puoi scendere un attimo? Ho bisogno di parlarti." Disse con tono serio. Jungsu inclinò la testa, ed il ventò scompigliò leggermente i suoi capelli.

 

"Uh.. Certo. Aspetta solo un attimo." Detto questo, chiuse la finestra e dopo qualche attimo Youngwoon lo sentì spegnere la musica. Si spostò di fronte alla porta, aspettando impazientemente che si aprisse. Saltellava da un piede all'altro, fissando prima i suoi piedi, poi la porta, non riuscendo a stare fermo un secondo. Stava cercando di pensare a qualcosa di sensato di dirgli. In fondo si era presentato a casa sua a sera inoltrata, senza essere invitato, senza che l'altro gli avesse nemmeno detto il suo indirizzo. Doveva pur avere un buon motivo per essere lì. Non poteva semplicemente essere andato lì per vederlo. Però cosa poteva dirgli? Ti amo? No, era troppo. Mi piaci? Nessuno di loro due era un ragazzino. Non riusciva proprio a trovare qualcosa da dire, e quando la porta si aprì, capì di non avere più tempo per pensare. Poteva solo affidarsi al suo istinto e sperare che gli facesse fare una buona figura. Jungsu era stupendo come al solito. Al posto dei suoi classici jeans aveva un paio di pantaloni da ginnastica, blu scuro, che gli stavano decisamente larghi. Sopra, indossava un maglione nero, anch'esso un paio di taglie più grandi di quella che Jungsu portava. Era semplicemente adorabile, e Youngwoon non riuscì a fare a meno di sorridere, vedendolo così. Impreparato, vulnerabile, vestito come si vestiva solo nell'intimità di casa sua.

 

"Youngwoon?" L'angelo lo chiamò titubante, ed una delle mani di Youngwoon scattarono in avanti, afferrando la mano di Jungsu.

 

"Sono qui." L'altro gli sorrise brevemente.

 

"Volevi parlarmi di qualcosa? Va.. Tutto bene?" Youngwoon si morse il labbro inferiore abbastanza forte da sentire dolore. Ora o mai più. Continuava a ripeterselo, nella sua mente. Fallo, adesso, adesso, adesso. Stringendo gli occhi, afferrò Jungsu per le braccia, cercando di essere il più delicato possibile, poi se lo tirò vicino e chiudendo gli occhi lo baciò.

 

Per qualche secondo non fu al corrente di niente che stesse succedendo, se non il loro bacio. Non sapeva che reazione stesse avendo Jungsu, come lui stesso stesse reagendo a quel contatto, non sentiva niente di niente. Non sentiva più nemmeno il suo cuore martellare nel petto. Sentiva solo quelle labbra, finalmente a contatto con le sue. Quelle labbra che aveva voluto baciare sin dal primo momento, adesso erano premute contro le sue. Lasciò andare le braccia di Jungsu, per far scivolare le mani suoi fianchi e poi sulla sua schiena, premendoselo contro in un abbraccio quasi soffocante, mentre non accennava a separarsi dalle sue labbra. Dopo qualche secondo, sentì le braccia di Jungsu che si alzarono. Pensò che l'altro stesse per dargli uno schiaffo, o un pugno, ma invece si poggiarono attorno al suo collo, stringendolo e avvicinandolo ancora di più. Youngwoon avrebbe voluto fare salti di gioia a quella reazione, ma non poteva fisicamente staccarsi da quelle labbra, che finalmente ricambiavano quel bacio. Era un bacio casto, un semplice carezzarsi di labbra, ma era la cosa più bella che avesse mai sperimentato, tanto da fargli venire la pelle d'oca. Jungsu stava ricambiando il bacio. Jungsu. L'angelo, il ragazzo più bello che Youngwoon avesse mai visto, il ragazzo perfetto, quel tipo di persona che per Youngwoon era stata sempre soltanto una leggenda, adesso stava baciando lui.

 

Continuò a baciarlo finché non sentì le labbra che iniziavano ad intorpidirsi. Solo in quel momento fu costretto a lasciarlo andare, nonostante non volesse. Avrebbe passato la vita su quel portico, a baciarlo semplicemente. Non si staccò completamente da lui. Aveva bisogno di sentire il suo calore ancora per qualche attimo. I loro corpi rimasero vicini, le sue mani poggiate sui fianchi dell'angelo e le mani di Jungsu ferme sulle sue spalle. Molti secondi di silenzio seguirono quel bacio. Ancora una volta, fu Jungsu a parlare per primo.

 

"Youngwoon.." Prima che potesse dire altro, Youngwoon gli poggiò l'indice sulle labbra, fermando qualsiasi cosa stesse per dire. Per una volta in vita sua, Youngwoon fu abbastanza intuitivo da capire che non c'era bisogno di parole. Il sorriso smagliante di Jungsu era abbastanza da fargli capire tutto. Anche Youngwoon sorrise e poggiò la fronte contro la sua chiudendo gli occhi e rimanendo in quella posizione per qualche altro secondo. Alla fine, con evidente disappunto da parte di entrambi, si staccò da lui, senza lasciare però la sua mano, che aveva afferrato non appena i loro corpi si erano separati.

 

"Domani. Stesso posto, stessa ora." Disse con un sorriso, carezzando con la mano sinistra il dorso della mano di Jungsu. L'angelo annuì.


"Sì." Gli rispose con un sorriso. Youngwoon lasciò la sua mano.

 

"Buona notte Jungsu."

 

"Buona notte Youngwoon."

 

Quella notte, per tornare a casa, Youngwoon corse come non aveva mai corso, sorridendo a sé stesso.

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Capitolo 6
*** 6 ***


×× Capitolo corto. Sono banale. Sonobanalesonobanalesonobanalesonobanale. Mi piace l'Angst.
Grazie a Shi_Mei e a Luna_Pazza_ , e ora addio.
*Si seppellisce*
DragonTopsThePanda ××
 





Il giorno dopo, Youngwoon si svegliò un'ora prima che la sveglia suonasse. Aprì gli occhi e si stirò, rimanendo per qualche altro minuto sdraiato sul letto. Ci mise un po' a realizzare quello che era successo la sera prima. Il bacio. Si toccò il viso e si mordicchiò il labbro inferiore, pensando che doveva essere stato un sogno. Non poteva essere successo sul serio. Cioè, era perfettamente possibile che lui fosse impazzito e avesse deciso di baciare Jungsu, ma non era possibile che l'altro avesse ricambiato il bacio, che non lo avesse preso a pugni. Il lieve bruciore nei muscoli delle sue gambe, fu l'unica cosa a renderlo veramente consapevole di quello che era successo. Jungsu non lo aveva rifiutato. Lo aveva baciato, lo aveva tenuto stretto a sé, e subito dopo, aveva sorriso. Non gli aveva sbattuto la porta in faccia, non si era comportato come Youngwoon credeva avrebbe fatto. Youngwoon credeva che sarebbe stato confuso, disgustato, arrabbiato, ma non era stato così. Jungsu aveva sorriso, ed era un sorriso esaltato e felice, un sorriso così luminoso che gli sembrava di vederlo ancora adesso. Anche Youngwoon sorrise, e decise finalmente di alzarsi. Era ancora vestito come la sera prima, perchè arrivato a casa, preso ancora dall'eccitazione del momento, era entrato in casa di corsa, si era allentato la cravatta, aveva alzato le braccia al cielo con fare vittorioso e poi si era buttato sul letto, addormentandosi poco dopo. Ridacchiò ripensando a quanto stupido era sembrato in quel momento. Si spogliò velocemente, prendendo dei vestiti puliti dall'armadio e poggiandoli sul letto, per poi chiudersi in bagno per farsi una doccia.

 

Quando uscì di casa, era una bella giornata. Era da qualche mese che vedeva solo nuvole scure, cariche di pioggia che puntualmente ogni sera si riversava sulla città. Quel giorno invece, il sole era quasi accecante, il cielo era di un azzurro intenso e dopo tanto tempo Youngwoon riusciva finalmente a vedere di nuovo gli uccellini che svolazzavano sopra i palazzi ed ancora più in alto. Così in alto che alcuni riusciva a malapena a vederli. Mettendosi una mano in tasca tirò fuori le chiavi della macchina, rigirandosele per qualche attimo fra le dita. Diede un'occhiata all'orologio. Aveva ancora un'oretta prima di dover timbrare il cartellino. Alla fine, con un mezzo sorriso si rimise le chiavi in tasca, decidendo che per quel giorno avrebbe soltanto camminato. Un tempo del genere non andava sprecato, andare in macchina sarebbe stata quasi un'eresia per quanto lo riguardava. Avrebbe camminato e si sarebbe goduto l'aria ancora fresca.

 

Mettendosi le mani in tasca cominciò a camminare, la testa come al solito rivolta verso l'alto. Il suo sguardo si perse nel cielo azzurro, ed i suoi pensieri si persero nel ricordo degli ultimi mesi. Ripensò a tutte le cose che lui e Jungsu si erano detti, a tutti i segreti che si erano confessati, perfino i più dolorosi. Ripensò a quando gli aveva raccontato del giorno in cui i suoi genitori lo avevano cacciato di casa, giusto un paio di settimane che si trasferisse a Seoul per trovare un lavoro e farsi una vita sua.

 

"Non hai mai parlato della tua famiglia, Youngwoon. Come mai?" Jungsu stava come al solito sorseggiando la sua cioccolata, e Youngwoon si imbronciò immediatamente.

 

"Non è un argomento di cui amo parlare." Rispose freddamente, pentendosi immediatamente del suo tono di voce. Niente di quello che era successo era colpa di Jungsu, non c'era bisogno di trattarlo così per una semplice domanda. Infatti, appena alzò gli occhi vide l'espressione vagamente ferita di Jungsu, che si mordicchiò il labbro e abbassò la testa con fare umile.

 

"Mi dispiace. So che sono troppo curioso. Non capisco quasi mai quando è il caso di chiudere la bocca." Sussurrò continuando a tenere la testa bassa. Youngwoon raramente si era mai sentito tanto in colpa, quindi allungò la mano, prendendo quella di Jungsu.

 

"No, non importa. È soltanto un argomento delicato, ma posso parlarne." Jungsu alzò la testa e il suo sguardo si diresse verso il viso di Youngwoon, annuendo lentamente e facendogli capire che in ogni caso era pronto ad ascoltarlo. Youngwoon amava questa sua caratteristica. Era sempre pronto ad ascoltare qualsiasi cosa lui volesse dirgli e non premeva mai troppo quando invece non voleva parlare di qualcosa. Youngwoon faceva lo stesso con lui, ed era una cosa che amava del loro rapporto, se così poteva chiamarlo. L'attenzione era mutuale, la comprensione era mutuale. Era come se in qualche modo, di qualsiasi argomento parlassero, fossero sempre sulla stessa barca, come se capissero sempre perfettamente come l'altro poteva sentirsi riguardo a qualsiasi argomento od esperienza. E in fondo, Youngwoon voleva che Jungsu sapesse qualsiasi cosa su di lui. Poteva dirglielo e sapeva che Jungsu non sarebbe scappato. Non lo avrebbe lasciato da solo.

 

"Mi hanno cacciato di casa quasi cinque anni fa. Lo fecero perchè io decisi finalmente di dir loro la verità riguardo la mia sessualità. Avevo capito da poco quello che ero e quali erano veramente i miei gusti, e.. Chiamami stupido, ma ero ancora spaventato e confuso. Era un argomento che mai in vita mia avevo toccato, era come se fossi in alto mare. In quel momento avevo bisogno di loro, del loro sostegno. Avevo bisogno che mi dicessero che mi amavano a prescindere dalla mia sessualità, avevo bisogno di sentirmi dire che andavo bene così e che non ero affatto il mostro che credevo di essere. Non fu così.. Quando glielo dissi, mia madre scoppiò a piangere, pianse per ore.. E alla fine si rifiutò di rivolgermi la parola di nuovo. Mio padre invece, mio padre cominciò ad urlare. Mi disse cose orribili che non ricordo, ma ricordo che mi ferirono. Infine, mi disse di non volermi più in casa, e mia madre non fece niente per difendermi. Ero ancora più spaventato, ma quando andai a chiederle aiuto lei mi disse di non guardarla, di non parlarle, di non toccarla. Di andarmene e basta e tornare soltanto nel momento in cui avessi realizzato che ciò che facevo era innaturale e malato. Che mi avrebbe accolto di nuovo in casa sua solo nel momento in cui avessi avuto una moglie amorevole al mio fianco. Così me ne andai. Vissi da un mio cugino per qualche settimana, poi con i miei risparmi venni a vivere qui a Seoul. Non li ho mai più sentiti da allora."

 

Alla fine del racconto, gli si spezzò la voce. Non poteva negare che gli mancavano i suoi genitori. Era arrabbiato con loro, quello che avevano fatto era praticamente imperdonabile. Ma comunque sentiva la loro mancanza, la mancanza di qualcuno che anche se non è lì con te, ti ama incondizionatamente. La mancanza di qualcuno alle sue spalle, pronto a prenderlo nel caso in cui cadesse. Invece, lui non aveva più avuto nessuno da quel giorno. Jungsu teneva gli occhi fissi su di lui, occhi che erano diventati ancora più grandi e che sembravano quasi.. Lucidi. Senza dire una parola, si alzò e raggiunse Youngwoon, si inginocchiò a terra e lo strinse in un abbraccio, facendosi spazio fra le sue ginocchia e avvolgendo le braccia attorno alla sua vita. Youngwoon ricambiò l'abbraccio, stringendolo forte. In quel momento, aveva solo bisogno di un sostegno, e Jungsu era lì. Jungsu era lì per sostenerlo in una lotta che fino a quel giorno aveva dovuto combattere da solo. Nessuno, nemmeno i suoi amici lo avevano mai fatto per lui. Lo avrebbero fatto probabilmente, se lui gli avesse permesso di penetrare quella piccola corazza che si era creato per proteggere quella fragile, piccola parte di sé, che voleva tenere al sicuro. Jungsu era il primo che fosse venuto a conoscenza di quella storia, e Youngwoon era felice di aver aspettato. Fu come se un grosso peso fosse stato finalmente sollevato dalle sue spalle.

 

Youngwoon sorrise al ricordo, sentendo il suo cuore scaldarsi. Mai in vita sua, qualcuno lo aveva aiutato tanto senza dire una parola. Non aveva mai creduto che un semplice abbraccio potesse guarire una ferita così profonda. Eppure Jungsu aveva fatto la sua magia, e con un abbraccio aveva cancellato quel dolore.

 

Era quasi arrivato al suo ufficio ormai, ma non se ne accorse. Era talmente perso nei suoi pensieri, nel colore del cielo, che non registrava niente di quello che accadeva attorno a sé. Era talmente perso nei suoi pensieri, che non registrò nemmeno la brusca frenata, le grida delle persone, il forte colpo. Registrò solo l'oscurità, un secondo prima che lo inghiottisse.

 

-

 

Jungsu sedeva al solito tavolo, tamburellando con le dita sul legno. Era preoccupato, ma soprattutto era innervosito. Youngwoon non era ancora arrivato.. Era già un'ora in ritardo.

"Nessun problema", sussurrò a sé stesso. "Avrà avuto qualche problema in ufficio. Il suo capo è uno stronzo in fondo. L'avrà costretto a fare degli straordinari."

 

-

 

Il giorno dopo, Jungsu era tornato al bar, si era seduto di nuovo ed aveva aspettato che Sungmin lo raggiungesse. Lo sentì arrivare, e prima che potesse dire una parola, Junsu parlò.

 

"Sungmin.. Hai per caso visto Youngwoon ieri?" Sungmin sospirò.

 

"No.."

 

"Ti ha contattato? Ti prego, se lo ha fatto, dimmelo. Anche se fossero cattive notizie, anche se ti avesse detto che non vuole mai più vedermi. Dimmi soltanto che ti ha contattato." Gli chiese con tono quasi disperato. Sentì Sungmin sedersi di fronte a lui.

 

"Non lo ha fatto. Lo giuro.." Gli disse con tono dispiaciuto. Jungsu si poggiò le mani sul viso.

 

"Io pensavo che fosse sincero. Perchè non vuole più vedermi?" Chiese con tono spezzato, quasi sul punto di piangere. Sungmin si sistemò sulla sedia e gli afferrò un polso.

 

"Sono sicuro che non è così. Non lo farebbe mai, non scomparirebbe nel nulla. Aspetta solo un altro giorno, Jungsu."

 

-

 

Il giorno dopo, il terzo giorno, ancora nessuna traccia di Youngwoon. Jungsu si sentiva il cuore pesante, quasi quanto la sua testa. In quelle ultime notti, non era più riuscito a dormire. Non riusciva a capire perchè Youngwoon fosse scomparso così all'improvviso. Che motivo poteva avere? In fondo.. Era stato lui a baciarlo per primo. Era stato lui che lo aveva raggiunto fin sotto casa sua, era lui che.. Aveva lanciato sassolini alla sua finestra per attirare la sua attenzione. Anche se improvvisamente avesse deciso di non provare niente per lui, che motivo aveva per scomparire? In fondo, loro due erano ancora amici. Per quanto fosse romantico pensarlo, un bacio non suggellava niente. Un bacio poteva essere qualsiasi cosa. Quello che Jungsu davvero temeva, era che quel bacio fosse stato solo una prova, e che quella prova fosse andata male. In fondo Youngwoon gli aveva confessato i problemi che aveva sempre avuto ad accettare la sua sessualità. Forse aveva semplicemente deciso che il gioco non valeva la candela. Che trovarsi una buona moglie che gli desse una famiglia e un'opportunità per riappacificarsi con i suoi genitori, fosse una decisione molto più saggia e ragionevole. Con quel pensiero a tormentargli la mente, si asciugò gli occhi bagnati di lacrime ed appoggiò le mani sul tavolo, sfiorando la tazza con le dita. Non aveva nemmeno toccato la sua cioccolata. Lui amava la cioccolata, ma quel giorno non riusciva nemmeno a sentirne l'odore senza venire colto da una tremenda ondata di nausea. Era talmente distratto che non sentì Sungmin avvicinarsi lentamente. Non lo sentì nemmeno sedersi di fronte a lui.

 

"Jungsu.." Alzò la testa di scatto, allarmato. Non gli piaceva quel tono di voce. Conosceva quel tono di voce, e non gli piaceva. Il suo cuore iniziò immediatamente a battere all'impazzata.

 

"Sungmin?! Cosa è successo?" Il suo amico rimase in silenzio per un po', poi Jungsu sentì il rumore di delle pagine di giornale che venivano sfogliate, mentre la mano di Sungmin prendeva la sua e la stringeva.

 

"Incidente d'auto. Il guidatore ha perso il controllo della vettura. Quattro feriti, compreso il guidatore che ne è uscito con soltanto una commozione cerebrale. Due lievi. Uno grave." Jungsu iniziò inconsciamente a tremare.

 

"E.. E quindi?" Sungmin rimase in silenzio per altri lunghissimi, interminabili secondi.

 

"Jungsu.. E' successo proprio di fronte all'azienda dove lavora Youngwoon. E.. Ho provato a chiamarlo.. Ma non risponde al cellulare. Allora ho chiamato l'ufficio del suo capo.." Jungsu deglutì e sentì di nuovo i suoi occhi riempirsi di lacrime.


"Cosa ti hanno detto?" Strinse forte la mano di Sungmin, che ricambiò la stretta, cercando di dargli conforto.

 

"Youngwoon è stato coinvolto nell'incidente. Il ferito grave.. È lui.."

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Capitolo 7
*** 7 ***


×× Non penso ci sia poi molto da dire xD Grazie a tutti, in special modo grazie a Shi_Mei e a Luna_Pazza_, che continuano a recensirmi fedelmente e che spero continueranno a fare :3 Chiedo venia per gli eventuali errori!
Bai bai~
DragonTopsThePanda ××





La mano di Jungsu aveva stretto il polso di Sungmin tanto forte da fargli male, all'improvviso, come una tenaglia. Sungmin strinse i denti e non disse niente. Non era nemmeno sicuro di poter immaginare come Jungsu si sentisse in quel momento. Sapeva bene che il suo amico non tendeva mai ad avere reazioni drammatiche od esagerate, ma questa volta vide chiaramente quanto si stesse sforzando per non crollare. Teneva gli occhi stretti, le labbra serrate e la mano che stringeva il suo polso era abbastanza per trasmettergli tutto quanto. Poggiò la propria mano libera su quella di Jungsu, che allentò la presa, anche se tutto il suo braccio, se non il suo intero corpo, cominciò a tremare. Jungsu respirò profondamente e si passò una mano sul viso, soffermandosi sugli occhi.

 

"Sungmin.. Ti prego, aiutami a trovarlo. Lo so che non dovrei chiedertelo.. Ma.. Ti prego.." Sungmin gli afferrò immediatamente la mano.


"Non essere stupido. Ti aiuterò, certo che ti aiuterò." Jungsu annuì. Il suo labbro inferiore tremava lievemente e i suoi occhi erano lucidi e rossi. Sungmin sperava che non avrebbe cominciato a piangere proprio in quel momento, perchè aveva bisogno che fosse forte. Almeno finché non avessero trovato Youngwoon, Jungsu doveva mantenersi stabile e vigile. Non poteva crollare prima, altrimenti non l'avrebbero mai trovato. In quel momento, per quanto fosse difficile, dovevano entrambi restare lucidi.


"Hai chiesto dove è stato portato? In quale ospedale?" Sungmin si morse il labbro con forza.

 

"Sì.. Ma non me l'hanno detto. Il suo capo mi ha detto di aver ricevuto solo una telefonata che l'aveva avvertito dell'accaduto, ma non sa dove sia stato portato." Jungsu allentò la presa sulla sua mano e annuì lentamente, e fu chiaro a Sungmin come il suo amico stava già lentamente perdendo le speranze. Non poteva biasimarlo, in fondo. Tutta quella storia aveva sconvolto anche lui. In fondo lui e Youngwoon erano diventati buoni amici alla fine. Si erano visti ogni giorno negli ultimi mesi ed avevano parlato spesso, del più e del meno, ma anche di argomenti più seri ed importanti. Si sentiva impotente in quel momento. Voleva poter aiutare entrambi i suoi amici, ma davvero non sapeva come fare, non sapeva cosa fare o dove andare. Non poteva essere tanto difficile, sapeva che la risposta doveva essere proprio di fronte ai suoi occhi.. Ma il nervosismo e la tensione di quel momento gli impedivano di pensare lucidamente. Sungmin era sempre stato incredibilmente emotivo, ed in quel momento aveva quasi voglia di piangere. Non credeva che fosse tanto facile affezionarsi tanto ad una persona in solo tre, quattro mesi, ma ormai Sungmin considerava Youngwoon un suo ottimo amico anche se non si erano mai visti al di fuori di quel bar. Non poteva fare a meno di fidarsi di lui, ed in quel momento, era incredibilmente sotto pressione. Voleva aiutarli, ma come?

 

Jungsu, dal canto suo, non riusciva a pensare ad altro che non fosse Youngwoon. Perchè era dovuto succedere proprio a lui? Ripensò inconsciamente a tutto quello che aveva passato in vita sua. I lutti, le perdite, le disgrazie.. Ne aveva affrontate così tante che questa era quasi impossibile da accettare. Era convinto di aver finalmente trovato qualcuno con cui potesse condividere tutto, qualcuno che potesse stare al suo fianco, qualcuno per cui combattere e con cui combattere. Faticava anche solo a pensare che probabilmente, gli sarebbe stato strappato via così bruscamente, per un crudele scherzo del destino. Strinse i denti e rimase in silenzio, lottando contro il proprio corpo per non scoppiare a piangere. In quel momento voleva solo tornare indietro, ad un paio di sere prima. A quel bacio, a quell'abbraccio. Se solo avesse saputo.. Se solo avesse potuto immaginare che qualcosa del genere sarebbe successo, non si sarebbe trattenuto, non si sarebbe lasciato zittire. Avrebbe confessato tutti i suoi sentimenti e basta. Non poteva concepire l'idea che Youngwoon lo abbandonasse senza sapere quello che Jungsu provava per lui. Voleva dirgli che era innamorato di lui, voleva poterglielo dire e poi voleva poterlo baciare di nuovo.

 

"Jungsu.." Mormorò il suo amico. Jungsu annuì lievemente, per fargli capire che stava ascoltando.

 

"Forse ho un'idea." Immediatamente, Jungsu alzò la testa e gli strinse la mano con forza.


"Cosa? Dimmelo!!" Sungmin si prese qualche secondo, in cui Jungsu sentì di nuovo tutto il peso di quello che stava accadendo. Pregò perchè quel silenzio terminasse in fretta.

 

"L'incidente è accaduto davanti a dove lavora Youngwoon. Ci sono stati quattro feriti in tutto, uno di loro era grave.. Non penso che abbiano avuto molto tempo per pensare a dove portarli, non credo che ci fosse tanto tempo da perdere.. Potremmo.. Provare a chiedere in tutti gli ospedali più vicini a quella zona. Ce n'è uno in particolare che è solo a dieci minuti da lì. È possibile che l'abbiano portato lì.." Sungmin sembrava titubante mentre parlava, ma a Jungsu sembrava un'idea geniale, semplicemente perchè lui non era riuscito nemmeno a concepire niente di niente. Era come se fosse stato completamente svuotato.

 

"Sì! Ti prego, Sungmin, andiamo!" Quasì urlò, alzandosi in piedi. Si accorse vagamente del suo bastone che cadeva a terra, ma non si chinò per raccoglierlo. Voleva solo uscire di lì e andare a cercare Youngwoon. L'idea di starsene lì, con le mani in mano lo faceva impazzire. Sungmin lo afferrò delicatamente per un gomito.

 

"Non posso lasciare il locale a quest'ora Jungsu. Dammi almeno il tempo di chiamare Ryeowook e farmi sostituire." Glielo chiese dolcemente, ma Jungsu sbuffò e sbatté un piede a terra.

 

"Muoviti allora!! Altrimenti andrò da solo! Non ho bisogno della tua dannata macchina." Ringhiò Jungsu. Si rendeva conto di essere ingiusto, Sungmin stava solo cercando di aiutare.. Ma lui non poteva aspettare. Non poteva restarsene lì tranquillo mentre magari Youngwoon a pochi chilometri da lui rischiava di.. Morire da solo. Non poteva.

 

"Farò veloce, lo giuro. Ryeowook abita qua vicino, ci metterà poco ad arrivare."

 

 

Come promesso, poco più di quindici minuti dopo, Ryeowook entrò nel locale, affannato e ancora spettinato.


"Sungmin! Ma che diavolo succede?" Sungmin stava per spiegarglielo, quando Jungsu lo colpì con il suo bastone dietro la gamba. Non aveva proprio tempo di spiegare, quindi si tolse il grembiule, lo diede a Ryeowook e con un sorriso poco convinto si mise velocemente la giacca.


"Non ho tempo di spiegartelo adesso, ma te lo dirò appena torno, giuro." Lo salutò velocemente, per poi seguire Jungsu che era già uscito in fretta e furia dal bar, urtando anche la porta a vetri nella fretta. Si affrettò vicino al suo amico e lo prese per un gomito per poi aprirgli la porta.

 

"Fai attenzione." Gli disse mentre lo conduceva verso la sua macchina parcheggiata proprio lì davanti. Di solito Jungsu non accettava di essere guidato, sorretto o trascinato. Sungmin aveva affrontato momenti del genere con lui. Momenti in cui Jungsu si era trovato in strade che non conosceva, perfino in casa di Sungmin. Non gli aveva mai permesso di guidarlo, erano stati i pochi momenti in cui Sungmin lo aveva visto davvero arrabbiato.

 

"NON VOGLIO ESSERE TRATTATO COME UN BAMBINO!! SE NON CONOSCO LA STRADA, LA IMPARERÒ, MA LO FARÒ DA SOLO!"

 

In quel momento nessuna di quelle discussioni sembrava avere importanza, e Jungsu lasciò che Sungmin lo trascinasse fino alla sua macchina e addirittura che lo spingesse dentro, dopo avergli aperto lo sportello. Non credeva che avrebbe mai visto Jungsu tanto preoccupato, tanto preso da qualcosa, tanto da dimenticarsi di tutte quelle piccole cose che lo avevano sempre innervosito, quelle cose che non gli aveva mai permesso di fare, anche se si conoscevano da anni. C'erano limiti che non gli aveva mai permesso di oltrepassare, ma in quel momento era come se non esistessero più. In quel momento, Jungsu voleva solo raggiungere Youngwoon, e probabilmente avrebbe perfino permesso a Sungmin di portarlo in braccio o su una sedia a rotelle, pur di arrivare.

 

Il viaggio in macchina fu snervante. Jungsu continuava a respirare pesantemente, tamburellare ovunque con le dita, sussurrare maledizioni a chiunque fosse il tizio alla guida della macchina.

 

"Non è stata colpa sua Jungsu. Ha perso il controllo della macchina."
 

"Non mi importa." Era stata la sua risposta, secca e decisa. Dopo qualche attimo di riflessione, Sungmin decise che probabilmente era comprensibile.

 

Quando arrivarono all'ospedale, Sungmin fece l'errore di dirlo a Jungsu prima che fossero completamente fermi. Il più grande aprì lo sportello e saltò fuori dalla macchina mentre erano ancora in movimento, anche se fortunatamente stavano andando abbastanza piano da non farlo cadere. Ad ogni modo, Sungmin fu costretto ad inchiodare e lasciare la macchina in doppia fila, altrimenti avrebbe sicuramente perso di vista Jungsu. Dopo essere sceso dalla macchina lo raggiunse e lo strattonò per un braccio, arrabbiato. Jungsu si voltò verso di lui e si espresse con un ringhio, a cui Sungmin rispose prontamente.

 

"Smettila di comportarti come un pazzo!! Non andremo da nessuna parte se continui a comportarti così!! Ti saresti potuto fare male quando sei sceso dalla macchina, idiota!" Gli urlò addosso nel bel mezzo del parcheggio. Alcune persone si voltarono a guardarli, ma Sungmin non li notò.

 

"Come fai a non capire.. Non mi importa!! Come puoi non capirlo?! Voglio solo trovarlo il più in fretta possibile, e noi stiamo perdendo tempo adesso!" Sungmin si imbronciò. Odiava provare a ragionare con Jungsu quando era preso dalla frenesia del momento. Era impossibile.

 

"Hai ragione. Ne parleremo dopo." Detto questo, lo afferrò di nuovo per il polso e iniziò a tirarlo verso l'entrata. Ad un certo punto, vicino alle porte scorrevoli, la situazione si ribaltò, ed improvvisamente era Jungsu che stava trascinando Sungmin dentro la struttura. L'odore di medicinali e disinfettante lo avvertì immediatamente che erano dentro, e si fermò bruscamente.

 

"Il bastone.. L'ho dimenticato.." Mormorò, improvvisamente cosciente di quello che stava facendo. Non poteva andare da nessuna parte in quel momento. Non poteva prendere iniziative. Aveva bisogno di Sungmin in quel momento. Si sentì terribilmente mortificato, realizzando all'improvviso che se Sungmin non fosse stato con lui, non sarebbe mai arrivato fino a lì. Per la prima volta in vita sua, si sentì impotente. Sentì di avere bisogno di aiuto. Era.. Una sensazione terribile, e difficilmente riusciva ad accettarla. Aveva sempre vissuto senza bisogno dell'aiuto degli altri, eppure adesso aveva bisogno di essere guidato. Aveva bisogno di essere aiutato. Silenziosamente, a testa bassa, lasciò che Sungmin riprendesse il comando e lo prendesse per mano, portandolo a quello che immaginava fosse il bancone della reception. Poggiò le mani sul marmo freddo e rimase in silenzio per qualche secondo, ancora confuso e immerso nei propri pensieri. Si riprese quando la voce gentile di quella che doveva essere una signora anziana lo chiamò.

 

"Posso fare qualcosa per voi?" Jungsu si scosse e alzò le mani dal bancone per poi poggiarcele di nuovo.

 

"Qualche giorno fa c'è stato un incidente d'auto... Abbiamo bisogno di sapere se uno dei coinvolti nell'incidente è stato ricoverato qui." Disse Sungmin al posto suo.

 

"Se mi dite il suo nome controllerò subito nel computer." Rispose lei cortesemente.

 

"Kim Youngwoon." Rispose Jungsu immediatamente. Sentì lei mormorare di nuovo il nome di Youngwoon sottovoce, in corrispondenza con il ticchettio dei tasti. Jungsu sentì il cuore salirgli in gola quando la donna rimase in silenzio per lunghissimi secondi.

 

"Il signor Kim Youngwoon è ricoverato qui. Al momento è in terapia intensiva." Jungsu non sapeva nemmeno come descrivere il suo sollievo a sapere che almeno era ancora vivo, ma ancora era lontano dal sentirsi veramente sollevato. Voleva soltanto stare al suo fianco.

 

"Devo vederlo." Disse a denti stretti. Sungmin gli afferrò una mano, intimandogli senza parole di stare calmo.

 

"Siete parenti?" Quella domanda lo colse alla sprovvista, anche se probabilmente avrebbe dovuto sapere che sarebbe arrivata. Non sapeva che rispondere. Voleva mentire pur di entrare, ma sapeva che non avrebbe funzionato. Avrebbero voluto vedere dei documenti, avrebbero verificato ed una volta scoperto che mentiva, lo avrebbero cacciato a calci.

 

"No.. Siamo amici." Rispose Sungmin al posto suo. L'anziana signora sospirò.

 

"Mi dispiace, ma non posso lasciarvi entrare.. Se può rassicurarvi, posso farvi parlare con il dottore che lo ha preso in cura, ma purtroppo non posso davvero fare di più." Jungsu perse momentaneamente il controllo e diede un forte pugno al bancone, chinandosi poi in avanti in avanti e poggiando la fronte sulla sua mano ancora chiusa in un pugno.

 

"Io devo.. Devo vederlo." Mormorò a voce bassa. Era come se con quella semplice frase lo avessero completamente privato di tutta la sua forza di volontà. Lui voleva essere al fianco di Youngwoon, a prescindere da quanto fossero gravi le sue ferite. Voleva essere lì con lui, qualsiasi cosa fosse successa.

 

Sungmin guardò Jungsu stare chino sul bancone. Le sue spalle tremavano e sembrava avere a malapena la forza di stare in piedi, quindi gli mise una mano sulla schiena, cercando in qualche modo di dargli forza. Anche lui era a dir poco innervosito dalla notizia. Che utilità potevano avere lì se Jungsu non poteva vedere Youngwoon? Si voltò di nuovo verso l'anziana al bancone e la guardò con aria dispiaciuta, cercando in qualche modo di scusarsi per la perdita di controllo che Jungsu aveva appena avuto.

 

"Possiamo parlare con il suo dottore allora?" Chiese mentre massaggiava distrattamente la schiena di Jungsu. La signora annuì e gli sorrise con compassione.

 

"Lo chiamo subito, in questo momento dovrebbe essere libero. Aspettatelo seduti laggiù." Gli disse indicandogli delle sedie lì vicino. C'erano molte persone sedute da quel lato della stanza. Alcune di loro stavano piangendo, altre avevano il loro cellulare in mano e sembravano non avere una preoccupazione al mondo, altre ancora stavano sanguinando o si lamentavano del dolore. Sungmin odiava gli ospedali. Prese la mano di Jungsu e lo condusse verso le sedie, facendolo sedere per primo. Non reagì nemmeno. Si lasciò semplicemente trascinare fino alla fila di sedie ed una volta lì, si lasciò andare pesantemente su una sedia, sospirando e appoggiando la testa indietro, contro il muro. Sungmin si sedette accanto a lui e gli poggiò una mano sul ginocchio.

 

"Vedrai che andrà tutto bene." Mormorò, per niente sicuro delle sue parole. Jungsu accennò un sorriso triste e chiuse gli occhi.

 

"Mi sembra di avere il mondo contro." Sussurrò tenendo gli occhi chiusi, mentre il sorriso spariva velocemente dal suo volto. Sungmin avrebbe voluto sapere cosa dirgli per farlo stare meglio, ma era difficile trovare qualcosa di sensato da dire. Quindi si limitò a ripetere la solita noiosa formula, che non avrebbe fatto stare meglio nessuno dei due, ma che se non altro avrebbe chiuso quella conversazione che comunque non sarebbe andata da nessuna parte.

 

"Andrà tutto bene."

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Capitolo 8
*** 8 ***


×× Hi! Uhm.. Sto avendo qualche problema con internet, quindi ci sta che in questi giorni pubblichi un pochino in ritardo. Ma essendo un'adorabile nullafacente che non ha letteralmente un cacchio da fare continuerò a scrivere un capitolo al giorno, così almeno mi rifarò appena avrò sistemato i guai con internet. Spero che vi piaccia e uhm.. Ringrazio Cla_ila Callmeanchovy che hanno commentato lo scorso capitolo. Spero che anche questo sia abbastanza buono da essere recensito :3
*Zampetta via*
DragonTopsThePanda ××





L'attesa sembrò quasi infinita. Nessuno dei due parlava, l'unica cosa che li intratteneva era il chiacchiericcio dell'ospedale in sottofondo, ma nessuno dei due era abbastanza interessato da ascoltarlo con attenzione. Jungsu teneva gli occhi ostinatamente chiusi, probabilmente per non piangere. Era incredibilmente frustrato ed in quel momento gli sembrava davvero di nuotare contro corrente. Avrebbe voluto tanto mantenere la sua solita calma, essere in grado di pensare lucidamente, ma in quel momento voleva solo correre da Youngwoon, violando qualsiasi regola gli impedesse di essere al suo fianco in quel momento. Perchè non poteva andare da lui? In fondo cosa poteva succedere di peggio? Era in terapia intensiva, era ferito, era solo. Quanto beneficio poteva portargli essere solo ed abbandonato in un momento come quello? Sospirò e socchiuse gli occhi per poi abbassare la testa. Mai come in quel momento aveva desiderato poter vedere. Se solo avesse potuto vedere, avrebbe potuto trovarlo da solo. Se solo avesse potuto vedere, sarebbe potuto correre in terapia intensiva e avrebbe potuto guardare in ogni stanza, sarebbe riuscito a trovarlo. Aveva fatto tanta fatica ad accettare la sua situazione e adesso ancora una volta si rendeva conto di quanto potesse essere debilitante. Se non fosse stato cieco non avrebbe avuto bisogno di Sungmin, non lo avrebbe trattenuto lì per quelle che ormai era sicuro fossero quasi due ore. Se fosse stato in grado di vedere, avrebbe potuto fare tutto senza bisogno di qualcuno accanto a lui, che vedesse al posto suo.

 

"Salve. Siete voi gli amici di Kim Youngwoon?" Una voce profonda lo scosse dai suoi pensieri, permettendogli di dimenticarsi di tutti i rimorsi che aveva in quel momento.


"Siamo noi." Rispose immediatamente. La sua voce era roca e stanca, come se avesse passato le ultime due ore ad urlare, anche se in realtà non aveva detto una sola parola. Si alzò in piedi e tese la mano verso la voce. Dopo qualche attimo di quella che immaginava fosse confusione, sentì la mano del dottore prendere la sua e rivolgerlo delicatamente nella direzione giusta, qualche centimetro più a sinistra.


"Sono il dottore che lo ha preso in cura. Choi Siwon." La sua voce era gentile, ma in quel momento a Jungsu non importava.

 

"Come sta? La prego, mi dica che sta bene." Sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla, ma non seppe dire con precisione se era la mano di Sungmin o quella del dottore.

 

"Youngwoon è fuori pericolo." Disse il dottore con tono calmo. Jungsu sospirò e per un attimo temette che sarebbe caduto, perchè le sue gambe sembrarono improvvisamente molli, deboli, incapaci di reggerlo. Solo quando si rilassò per un secondo realizzò il dolore acuto nei suoi muscoli. Era stato in tensione per tutto quel tempo.

 

"Potrebbe essere più specifico per favore?" Non fu molto cortese il modo in cui glielo chiese, infatti sentì Sungmin dargli un colpetto dietro la testa e bisbigliargli di darsi una calmata. Jungsu strinse le labbra e abbassò la testa.

 

"Mi scusi." Sentì il dottore ridere dolcemente e Jungsu voleva improvvisamente prenderlo a pugni. Non c'era niente da ridere.

 

"Non preoccuparti.. Capisco la tua preoccupazione. Sedetevi, vi spiegherò tutto quanto." Il suo tono era improvvisamente serio, e sia Jungsu che Sungmin non poterono fare a meno di obbedire e sedersi su quelle sedie tremendamente scomode. Jungsu aspettò, questa volta pazientemente, che il dottore parlasse.

 

"Allora.. Youngwoon è stato colpito lateralmente dalla macchina, ed è stato sbalzato via dal marciapiede, finendo contro il muro. Ha un trauma cranico di media gravità ed entrambe le gambe rotte. Quando è stato colpito, ha riportato una frattura esposta a livello della coscia e l'osso che si è rotto ha danneggiato l'arteria femorale. Per questo quando è stato trasportato qui siamo stati costretti ad eseguire una trasfusione ed ovviamente operarlo subito. Al momento è in terapia intensiva perchè è caduto in quello che noi definiamo uno stato di semicoma." L'improvviso panico sul viso di Jungsu fu probabilmente evidente, perchè il dottore gli poggiò una mano sulla spalla.

 

"Tranquillo, lascia che ti spieghi. Il semicoma è definito anche come coma leggero. E' determinato dal completo torpore del paziente, che non si sveglia ma allo stesso tempo respira autonomamente, reagisce al dolore e agli stimoli esterni. E' uno stato frequente per chi subisce incidenti le cui lesioni non sono mortali. Il suo stato di semicoma è stato determinato dal trauma cranico, ma abbiamo già controllato e possiamo affermare con certezza che non nasconde ematomi estesi od emorragie, quindi dovrebbe risolversi da solo in pochi giorni e di conseguenza si sveglierà senza bisogno di interventi esterni o di ulteriori stimoli." Jungsu si poggiò una mano sul petto e respirò profondamente. Quella.. Era decisamente una bella notizia. In fondo, sarebbe potuto andare molto peggio. Un coma profondo sarebbe stato decisamente peggio. Morire per dissanguamento sarebbe stato peggio. Morire sul colpo sarebbe stato peggio. Eppure, non era ancora tranquillo. Lui voleva vedere Youngwoon, voleva essere lì quando si sarebbe svegliato.

 

"Tuttavia, un lato negativo c'è." Disse il dottore, attirando di nuovo l'attenzione di Jungsu.

 

"Quale?" Chiese nervosamente. Ci fu qualche momento di silenzio.

 

"Le gambe sono la parte che mi preoccupa di più. Aveva svariate fratture e l'operazione è durata molto tempo. Potrà tornare a camminare normalmente, ma soltanto se affronterà il periodo di riabilitazione. Disponiamo di un buon programma di fisioterapia, ma sarà comunque difficile e incredibilmente doloroso. Nel caso in cui non riuscisse a sopportarla, sarà costretto su una sedia a rotelle, oppure avrà bisogno di utilizzare delle stampelle per il resto della sua vita." Jungsu non rispose. Quella non era una buona notizia.. Sapeva che Youngwoon era testardo, ma più di una volta gli aveva confessato che non era in grado di sopportare il dolore. Come quella volta in cui gli aveva detto della rissa in cui era finito, in cui si era rotto il naso, e che i dottori avevano dovuto sedarlo per aggiustarglielo. Sapeva che il minimo dolore, come quello di un taglio da barba, era capace di metterlo in ginocchio.

 

"Voglio vederlo.." Sussurrò tenendo la testa bassa.

 

"Mi dispiace.. Ma non è permesso. Il reparto di terapia intensiva è accessibile solo ai parenti." Mormorò il dottore in risposta. Jungsu strinse i denti, e prima che potesse cominciare ad urlare addosso al dottore, Sungmin parlò per lui.


"Dottore, non è possibile fare uno strappo alla regola per questa volta? La prego." Il dottore scosse la testa con un sospiro.

 

"Mi dispiace. Mi assicurerò di avvertirvi non appena si sarà svegliato, dal momento che allora potremo spostarlo nell'ala pubblica dell'ospedale. Fino ad allora, temo che dovrete aspettare." Detto questo, il cercapersone del dottore cominciò a suonare, e qualche secondo dopo, si era già congedato, prima che Jungsu potesse dire qualsiasi cosa.

 

"Perchè non possono farmi entrare? Io.. Devo vederlo.. Voglio essere lì con lui quando si sveglia.. Avrà bisogno di me.." Sussurrò Jungsu, sicuro delle sue parole. Non si erano ancora mai confessati niente, ma Jungsu sapeva quello che Youngwoon provava per lui. Semplicemente se lo sentiva.. Sentiva la connessione che c'era fra loro due, lo aveva sentito con quel bacio, lo sentiva ogni volta che parlavano e lo sentiva dal tono di Youngwoon ogni volta che dovevano separarsi. Sapeva anche che Youngwoon, in quella città, era solo. Aveva pochi amici non particolarmente stretti, ed il rapporto con la sua famiglia era già stato toccato. Sapeva che se Jungsu non fosse stato lì, Youngwoon si sarebbe risvegliato in una stanza vuota, magari in compagnia di qualche infermiera sconosciuta, oppure del suo dottore che era comunque uno sconosciuto. Non avrebbe avuto qualcuno lì ad abbracciarlo, qualcuno a spillare lacrime di sollievo quando finalmente avrebbe aperto gli occhi. Era sicuro, sicurissimo, che nessuno avrebbe mai voluto svegliarsi così dopo un simile trauma. Lui voleva essere la prima cosa che Youngwoon avrebbe visto dopo l'incidente.

 

"Jungsu.. Non possiamo farci niente. Sono le regole.. Non ci resta che aspettare. Lasciamo il nostro numero all'infermiera e andiamo a casa. Hai bisogno di riposare." Gli disse Sungmin, poggiandogli una mano sulla schiena, spingendolo leggermente in avanti per farlo alzare. Jungsu non si mosse.

 

"No. Io resterò qui. Tu vai pure.. Ma io resto. Se non posso essere nella sua stessa stanza quando si sveglia, mi assicurerò almeno di essere da lui subito dopo." Sungmin rimase in silenzio per qualche secondo.


"Cerca di ragionare.. Potrebbero volerci dei giorni. Non puoi restare qui per tutto quel tempo." Jungsu si voltò di scatto verso di lui.

 

"Vuoi scommetterci sopra? Posso restare qui anche per una settimana, due settimane o un mese se necessario. Non me ne andrò, Sungmin. Non puoi fare niente per convincermi." Sentì il suo amico sospirare e poi appoggiarsi di nuovo alla sedia con la schiena.

 

"Allora resterò con te." Mormorò con tono rassegnato.

"No." Fu la risposta fredda di Jungsu. Quello era proprio il tipo di situazioni che voleva evitare. Sungmin non voleva restare in quell'ospedale per chissà quanto tempo, però lo avrebbe fatto, perchè credeva che Jungsu non sarebbe stato in grado di cavarsela da solo. Stava provando compassione per lui.

 

"Ma Jungsu.."

 

"Ho detto di no!! Sungmin, vattene a casa. Non ho bisogno che tu resti qui. Ti ringrazio per l'aiuto che mi hai dato finora, te ne sarò grato per sempre, ma adesso basta. Hai fatto il tuo dovere, puoi andare." Gli disse Jungsu a denti stretti. Odiava sentirsi così. Lo odiava più di qualsiasi cosa al mondo.


"Jungsu.. Tu non conosci questo ospedale.." Con quelle parole, fece scattare qualcosa dentro Jungsu, che lo afferrò per la manica e lo tirò verso di sé, digrignando i denti.

 

"Non osare. Non osare farmi questi discorsi. Sono cieco, non stupido. Se non conosco questo ospedale, imparerò a conoscerlo. Dì un'altra parola riguardo questo discorso e giuro che dovranno riservare una stanza in terapia intensiva anche per te." Ringhiò con aggressività. Non amava mostrare quel lato di sé, che teneva sempre nascosto. Diventava aggressivo ed irrazionale quando qualcuno metteva in dubbio le sue capacità. Lui era perfettamente in grado di prendersi cura di sé stesso, non accettava quel tipo di discorsi dal suo migliore amico. Si rendeva conto di averlo appena minacciato, ma non poteva davvero sopportarlo. Jungsu era un adulto. Aveva una casa, un lavoro, degli amici, il suo locale preferito, i suoi cibi preferiti che riconosceva perfettamente semplicemente dall'odore, oppure passando le dita sulla superficie della scatola. Non aveva bisogno di qualcuno che fosse costantemente al suo fianco a tenergli la mano. La dura verità era che in fondo, sapeva che in certi casi ne aveva bisogno. E se ne vergognava. Ad ogni modo, sapeva che questo non era uno di quei casi. Quello era un ospedale, non una stazione. Lì, le persone sapevano e comprendevano la sua situazione, se avesse avuto bisogno di aiuto, avrebbe potuto chiedere a chiunque. Non aveva bisogno che il suo migliore amico sacrificasse così tanto tempo accanto a lui semplicemente perchè non lo riteneva all'altezza della situazione.

 

Si aspettava che Sungmin sarebbe scappato, o che si sarebbe offeso, invece sentì il più piccolo respirare pesantemente per poi abbracciarlo di slancio, stringendolo tanto forte da soffocarlo.

 

"Scusami. Scusami, sono stato un idiota insensibile. Scusa, lo so.. So che sai prenderti cura di te stesso.. Non volevo darti l'impressione di provare pena per te." Mormorò sulla sua spalla, con la voce che tremava. Jungsu ricambiò immediatamente l'abbraccio, sentendosi vagamente in colpa per come aveva reagito. Avrebbe dovuto sapere che Sungmin non gli avrebbe mai fatto intendere una cosa del genere volontariamente.

 

"Non preoccuparti.. Scusa se ti ho minacciato. Non lo farò più. Ma tu non farmi più quei discorsi idioti." Gli disse allontanandolo gentilmente e sorridendogli.

 

"Non li farò più. Giuro." Jungsu annuì e passò una mano sulla guancia di Sungmin.


"Vai a casa adesso." Sentì Sungmin annuire contro il palmo della sua mano.


"Sì.. Tornerò domattina, e.. Ti riporterò il tuo bastone. Prometti di chiamarmi se si risvegliasse prima di domani?" Jungsu annuì appena e si rilassò di nuovo sulla sedia.

 

"Lo prometto. Ci vediamo domani."

 

 

 

Jungsu non sapeva con precisione quanto tempo aveva passato appollaiato su quella sedia, ma ormai era molto tardi. O molto presto. Intorno alle tre, o le quattro del mattino. Il chiacchiericcio dell'ospedale era quasi confortante, perchè non si era mai fermato, o attenuato. Persone venivano e andavano a tutte le ore, ed il rumore lì nella sala d'aspetto, era esattamente come il rumore che si sentiva durante il giorno. Lo faceva sentire meno solo, meno ansioso. Ad un certo punto della notte si era perfino messo a chiacchierare con un vecchietto che si era slogato una caviglia uscendo dalla doccia. L'anziano era in compagnia della moglie, che però non gli rivolgeva la parola, se non qualche breve offesa, borbottando a sé stessa quanto suo marito fosse sempre lo stesso incosciente che non ammetteva mai di avere bisogno di aiuto. Avevano parlato per poco più di un'ora prima che il vecchietto venisse chiamato dall'infermiera. Probabilmente era già tornato a casa adesso.

 

Si stava quasi addormentando, ma la posizione ovviamente glielo impediva. Si era appisolato per qualche minuto, ma si era svegliato subito dopo ancora più stanco di prima e con un tremendo dolore al collo. Quelle sedie decisamente non erano il posto ideale su cui dormire. Era talmente stanco che si sarebbe volentieri sdraiato sul pavimento pur di dormire e per un paio di secondi pensò addirittura di farlo sul serio, ma rinunciò all'idea. Il pavimento non doveva essere poi tanto più comodo delle sedie. Per tenersi sveglio, si allungò verso il tavolo che aveva sentito poco prima con il piede davanti a sé, afferrando una rivista a caso. Non poteva leggerla, ma iniziò a tracciare le lettere in rilievo sulla copertina con i polpastrelli, cercando disperatamente qualcosa da fare.

 

"Come dimagrire in quindici giorni!"


"Fotomodelle. Schiave o consenzienti?"

 

"I cibi migliori per mantenersi in forma durante l'Inverno!"

 

"Sondaggio: animali domestici in Corea. Cani o i gatti?"

 

Jungsu storse la bocca e rimise il giornale al suo posto. Decisamente niente di interessante. Sospirò e si passò una mano fra i capelli. Non pensava che l'attesa potesse essere così snervante. Era ancora perso nei suoi pensieri quando una voce vagamente familiare lo scosse.

 

"Giovanotto? Ti chiami Jungsu, vero?" Gli chiese la voce. Era la voce di una signora anziana. Jungsu annuì lentamente, socchiudendo gli occhi di riflesso.

 

"Sono l'infermiera a cui avete chiesto del vostro amico coinvolto nell'incidente d'auto." Gli disse lei gentilmente. Jungsu le sorrise cortesemente.

 

"Ah, salve."

 

"Ascolta Jungsu.. Ho parlato con il dottor Choi. Non è stato facile, ma penso di poterti portare da Youngwoon." Gli disse lentamente. Jungsu saltò immediatamente in piedi, dimenticandosi di tutta la stanchezza, dimenticandosi perfino delle sue gambe addormentate o del dolore lieve alla schiena.


"Davvero?!" Chiese emozionato. Sentì lei ridere piano e delicatamente, con una nota quasi triste nella voce.

 

"Sì.. Vedi.. Ho chiamato i suoi genitori. Si sono preoccupati all'inizio, ma appena li ho aggiornati sulle sue condizioni, appena hanno saputo che era fuori pericolo e che si sarebbe risvegliato a breve, mi hanno detto che non sarebbero venuti. Non avevo altri contatti disponibili vista la sua cartella medica, e.. Vedi, mi sembrava ingiusto che dovesse restarsene da solo." Jungsu si rabbuiò immediatamente. I genitori di Youngwoon erano persone orribili. Lo aveva pensato da quando Youngwoon gli aveva raccontato la sua storia e adesso lo pensava ancora di più.

 

"Grazie. Grazie mille." Sentì lei prendergli la mano e iniziare a camminare, ma per questa volta decise di lasciar perdere. L'importante, ancora una volta, era arrivare da Youngwoon il prima possibile. I suoi principi impallidivano davanti alla prospettiva di poterlo raggiungere.

 

"Non ringraziarmi.. Quello di terapia intensiva è un reparto molto silenzioso e triste, mi tormentava l'idea che quel povero ragazzo potesse risvegliarsi senza un viso familiare ad accoglierlo. Il dottor Choi ha acconsentito alla fine, ma con le altre infermire dovrai dire di essere suo cugino. Se ti creassero problemi digli di parlare con il dottore. D'accordo?" Jungsu annuì e la seguì in silenzio, lungo i corridoi che man mano si facevano più silenziosi. Senza un ripensamento, si lasciò il confortante chiacchiericcio alle spalle e si inoltrò nella zona più silenziosa dell'ospedale, impaziente di raggiungere finalmente Youngwoon.

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Capitolo 9
*** 9 ***


×× Capitoletto breve, non c'è bisogno di dire molto altro. Grazie mille a Callmeanchovy e a Temperina per le loro recensioni.
Bai bai :3 
PS: Scusate per gli errori!
DragonTopsThePanda ××





Jungsu seguì l'infermiera per almeno dieci minuti prima che finalmente si fermassero.

 

"Ecco. Questa è la sua stanza." Jungsu poggiò la mano sulla porta e abbassò la testa. Era assurdo. Aveva aspettato per tutta la notte quel momento, ed ora non riusciva a trovare il coraggio di entrare. Non voleva affrontare quello che intimamente non aveva accettato fin dal primo momento. Ovvero, che Youngwoon non fosse dall'altra parte di quella porta, pronto ad abbracciarlo e raccontargli ogni cosa, a ridere con quella sua risata adorabile, non riusciva ad accettare l'idea che avrebbe dovuto affrontare Youngwoon, ma in modo completamente diverso. Il Youngwoon che stava dietro quella porta era ferito, probabilmente traumatizzato.. Voleva essere lì con lui. Aveva semplicemente paura di non riuscire ad essere il sostegno di cui Youngwoon aveva bisogno.

 

"Jungsu.. Dovrai entrare prima o poi." Gli disse l'infermiera, interferendo dolcemente nei suoi pensieri con un sussurro, come se non volesse disturbarlo. Probabilmente aveva già avuto a che fare con decine di casi come quelli, sapeva come comportarsi.

 

"Lo so.. Ho solo paura." Mormorò lui in risposta.

 

"Fa sempre paura. L'amore e la sicurezza che una persona sia forte e indistruttibile rendono tutto più difficile quando poi si deve affrontare la realtà. Le persone possono rompersi, fisicamente e mentalmente. Ma bisogna avere il coraggio di affrontare questa verità. Sono sicura che tu non voglia lasciarlo da solo.. E anche se saperlo in questo stato ti turba, devi essere lì per lui. Devi essere il suo sostegno.. Raramente ho visto persone riprendersi dai loro traumi quando si sono ritrovate a doverli affrontare da soli." La voce dell'infermiera era dolce e piena di esperienza, e le sue parole.. Avevano più senso di quanto Jungsu avrebbe potuto pensare. Il punto della questione era uno, ed uno solo. In quel momento non importava come Jungsu si sentisse. Quanta paura potesse fargli o quanta tristezza potesse mettergli. In quel momento doveva prendersi cura di Youngwoon. Doveva pensare solo a lui.

 

"Avanti, entriamo." Gli disse l'infermiera. Dal tono della sua voce Jungsu capì che stava sorridendo, quindi provò a sorridere anche lui. Fu lui ad aprire la porta. Il rumore della macchina che registrava il battito cardiaco fu la prima cosa che sentì. Man mano che si avvicinavano, la sua mano stretta in quella dell'infermiera in modo quasi infantile, il suono di quella dannata macchina sembrava sparire, mentre un altro suono si faceva spazio nella stanza. Quello del respiro regolare di Youngwoon. Anche il suo profumo, sebbene parzialmente coperto dall'odore dei medicinali e delle medicazioni, lo colpì improvvisamente. Fu in quel momento che perse tutta la parvenza di controllo che aveva avuto fino a quel momento. Sentì chiaramente le gambe che perdevano forza sotto di lui, che lo sostenevano a malapena, mentre la sua mano stringeva ancora più forte quella dell'infermiera. Senza riuscire più a controllarsi, scoppiò improvvisamente a piangere, portandosi la mano libera sul viso. L'infermiera gli mise una mano sulla schiena e lo avvicinò ancora di più a Youngwoon, facendolo sedere su una sedia vicina al letto. Poi, lasciò andare delicatamente la sua mano e la poggiò su quella di Youngwoon. Il contatto con la sua pelle fu come una scarica elettrica che gli attraversava tutto il corpo. Appoggiò la fronte sul materasso, piangendo silenziosamente con un sorriso. Ci mise diversi secondi a realizzare che in fondo, quello era un pianto di sollievo. Finalmente era lì. Era lì con lui, e a prescindere da come sarebbe andata, Youngwoon non era da solo, e Jungsu era lì con lui. Erano di nuovo insieme. Era come se il macigno che aveva avuto sul petto per tutti quei giorni fosse stato finalmente sollevato, e lui era libero di respirare di nuovo. Strinse forte la mano di Youngwoon, avvicinandosela al viso e poggiandone il dorso sulla sua guancia, chiudendo gli occhi e muovendo lentamente la testa, in modo che la mano di Youngwoon scivolasse sulla sua guancia, come una carezza. Quelle carezze che Youngwoon gli aveva fatto spesso, sul viso, sulle mani o sulle braccia, quelle carezze brevi che però erano abbastanza per renderlo felice per un'intera giornata. Sentì l'infermiera uscire dalla stanza e finalmente fu libero di sfogarsi ancora, di piangere ancora. Dopo aver pianto per quelle che sembravano ore, alzò la testa e si asciugò le guance con una mano, l'altra che stringeva ancora la mano immobile di Youngwoon. Era immobile, ma calda. E questo lo faceva sentire incredibilmente meglio.

 

"Youngwoon.." Mormorò, senza nemmeno realizzare di aver cominciato a parlare.

 

"Non sai quanto mi sono preoccupato.. Non penso che potrai mai capire quanto sono stato male in questi giorni." Borbottò prendendo la mano di Youngwoon con entrambe le sue, passando le dita sulle nocche e godendosi anche solo quella semplice sensazione.

 

"E' stato tremendo.. Pensavo che mi avessi abbandonato. Pensavo che non provassi.. Quello che io provo per te.. E che fossi scappato. Tra l'altro, mi dispiace di averlo pensato. Avrei dovuto sapere che tu non avresti mai fatto una cosa del genere, ma sai.. In fondo, piuttosto che sapere che avevi avuto un incidente, preferivo di gran lunga pensare che mi avessi abbandonato." Jungsu si mordicchiò il labbro inferiore.

 

"Mi dispiace di essere arrivato così in ritardo. Appena ho saputo, sono corso qui, ma loro.. Non volevano farmi entrare. Dovrò ricordarmi di ringraziare l'infermiera che mi ha permesso di entrare qui. Sono così felice di essere qui con te.. Non puoi sapere quanto. So che probabilmente questo sarà l'ultimo dei tuoi pensieri.. Che sarai più preoccupato e spaventato per le tue condizioni.. Ma voglio che tu sappia che io sarò qui e ti aiuterò a superare qualsiasi cosa dovrai fare. Sarò la tua spalla su cui piangere se ne avrai bisogno, sarò io a darti la spinta se avrai delle difficoltà, ti sosterrò finché ne avrai bisogno. Sempre che tu abbia bisogno di aiuto.. So che sei forte.. In questo caso, sarò semplicemente lì con te." Strinse le labbra, impedendosi di piangere un'altra volta.

 

"Non voglio ancora dirti cosa provo. Voglio che tu sia sveglio per sentirlo. Voglio che tu lo senta la prima volta che te lo dirò. Fino ad allora resterò qui accanto a te. Anche se ci dovessero volere dei giorni, o delle settimane, non lascerò questa sedia, starò qui finchè non avrai aperto gli occhi." Mormorò, appoggiando la testa al materasso. Iniziava a sentirsi davvero stanco, come se quella singola notte avesse drenato tutta l'energia nel suo corpo. Si spostò con la sedia, tastando il letto in modo da trovarsi vicino al viso di Youngwoon. Appoggiò la testa sul cuscino, accanto alla sua. Era una posizione scomoda e gli faceva male la schiena, ma era la posizione perfetta. L'uno accanto all'altro. Lentamente, alzò le mani finché non incontrò il viso di Youngwoon. La sua fronte era bendata e aveva diversi cerotti su tutto il viso, ma era sempre il suo bellissimo viso, esattamente come lo ricordava. Con le mani, raggiunse i suoi occhi. Decise di lasciarle lì. Semplicemente, le sue mani a coprire gli occhi di Youngwoon. Voleva essere sicuro di sentirlo quando si sarebbe svegliato. In quella posizione, si addormentò pochi minuti dopo.

 

 

"Jungsu, ti sei allacciato la cintura?" Gli chiese sua madre con uno sbuffo. Jungsu non si ricordava mai di allacciarsi la cintura quando era in macchina. La verità era che non gli piaceva mettersi la cintura. Non aveva un motivo ben preciso, semplicemente non gli piaceva. Gli sembrava quasi che lo soffocasse.


"Sì Umma, non preoccuparti." Lo disse con tale sicurezza che lei non si voltò nemmeno per controllare. Se si fosse voltata, avrebbe visto suo figlio ridacchiare sotto i baffi e la cintura evidentemente non allacciata, ma non lo fece. Sorrise e gli diede una pacca sul ginocchio.

 

"Bene. Andiamo allora." Quel giorno, sua madre aveva deciso di portarlo al centro commerciale. Era stanca di vederlo sempre con gli stessi jeans e le stesse magliette di band assurde che non aveva mai sentito nominare, voleva comprargli qualche vestito decente. Non voleva che quando invitava le sue amiche suo figlio assomigliasse ad uno di quei bulletti che si vedono agli angoli delle strade a lanciare monete in aria per poi riprenderle. Suo figlio era un ragazzo intelligente e di buon gusto, e voleva che lo dimostrasse anche dal modo in cui vestiva. O meglio, questo era quello che diceva lei. In realtà, voleva solo fare bella figura con le sue amiche. Voleva che vedessero che bel ragazzo, educato e ben vestito lui fosse. A Jungsu non piaceva essere trattato come un bambolotto, ma la assecondava volentieri. Sua madre era sempre gentile e indulgente con lui, non era un problema assecondare qualche suo piccolo capriccio ogni tanto. Ogni tanto un figlio doveva fare anche quello, no? Quindi non aveva protestato, anche se in realtà odiava fare shopping con sua madre. Tutto quello che lei sceglieva erano sempre camicie e pantaloni dal taglio che probabilmente nemmeno suo nonno si sarebbe messo. Ridacchiò, immaginandosi effettivamente con quei vestiti addosso. Sarebbe sembrato una specie di piccolo anziano. Aveva solo quattordici anni, quindi non realizzava quanto in realtà i vestiti che lei sceglieva non erano poi così male.

 

Mentre andavano, lui continuava a guardare fuori dal finestrino. Gli piaceva sempre osservare il panorama, lo faceva sempre non appena ne aveva l'occasione. In macchina, oppure dalla finestra di camera sua, a scuola, perfino quella volta che sua madre lo aveva portato in America ad incontrare un vecchio zio che ci teneva a fargli conoscere, aveva passati quasi tutte le ore su quell'aereo a guardare fuori, anche se tutto quello che aveva visto era nuvole e mare. Era comunque uno dei suoi ricordi preferiti. Rispose brevemente e senza pensare alle domande che sua madre gli faceva, senza mai distogliere lo sguardo dalle case che passavano in fretta, dalle persone sul marciapiede, dai parchi per bambini che sorpassavvano di tanto in tanto.

 

Sua madre lo chiamò ancora, scocciata. Evidentemente si era distratto troppo e non si era accorto del fatto che lei gli stava ancora parlando. Si voltò, guardandola con aria interrogativa. Fu in quel momento che la vide. La sua espressione di terrore. Furono pochi secondi, ma tutto sembrò rallentare. Guardò avanti, vedendo solo per qualche attimo il tir che aveva tagliato la strada alla loro macchina, spuntando da qualche strada laterale e bruciando evidentemente lo stop. Venne sbalzato in avanti quando la macchina colpì il tir, ma ebbe la prontezza di reggersi con le mani contro il cruscotto, trovandosi solo a pochi centimetri dal parabrezza, che esplose letteralmente di fronte ai suoi occhi per la forza dell'impatto. Sentì qualcosa, anzi, tante piccole cose, acuminate e roventi, entrargli negli occhi, poi non vide più niente. Il dolore era talmente atroce che non riusciva nemmeno a registrare il dolore del resto dei tagli sul suo viso o sulle sue braccia. Gli sembrava che la testa stesse per scoppiargli anche quando la macchina rimbalzò indietro per via dell'impatto e lui fu rispedito con violenza sul suo sedile, su cui si contorse, portandosi le mani agli occhi ed emettendo un verso stridulo, che veniva direttamente dalla sua gola, simile ad un grido. Infine, ci fu il botto finale, della macchina dietro di loro che non ebbe la prontezza di frenare e che li colpì con forza, spedendolo avanti per un'ultima volta. Non ebbe la forza di proteggersi dall'impatto come aveva fatto la prima volta. Venne sbalzato in avanti con tanta forza da sentire un incredibile dolore al collo. Poi sentì l'impatto violento del suo viso contro il cruscotto, poi più niente.

 

Beep... Beep... Beep...

 

Beep... Beep... Beep...

 

"Abbiamo rimosso i frammenti di vetro, ma non abbiamo potuto fare niente per salvare la sua vista. Mi dispiace signora.."

 

"No.."

 

Beep... Beep... Beep...

 

 

La prima cosa che Youngwoon sentì, fu un tremendo dolore alla testa. Tremendo, come se qualcuno gli stesse trapanando il cervello.

 

La seconda cosa che Youngwoon sentì, fu il dolore alle gambe, che gli mozzò il fiato non appena provò a muoverle.

 

La terza cosa che Youngwoon sentì, fu qualcosa poggiato sul suo viso, che gli impedì di vedere non appena aprì gli occhi.

 

 

Jungsu sentì un lieve solletico al palmo della sua mano. Era addormentato profondamente, disturbato da quel sogno, da quel ricordo, ma bastò quella leggerissima sensazione di solletico per sbalzarlo fuori dal suo sonno come se qualcuno lo avesse fisicamente scosso. Lasciò le mani dov'erano per diversi secondi, finché non realizzò che era proprio così. Youngwoon aveva gli occhi aperti. Si era svegliato.

 

"Youngwoon!!" 

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Capitolo 10
*** 10 ***


×× Uhm.. Hola! Ho scritto questo capitolo alle sei di mattina, quindi probabilmente è pieno di nulla, errori, baggianate, boiate e ancora un po' di nulla che non fa male a nessuno. Ah, e anche altri errori ovviamente!
Quindi boh.. Godetevelo, odiatelo, leggetelo fino a metà e poi chiudete la pagina facendo "Blaaah", io vado a guardarmi un po' di Block B almeno mi dimentico di questo orrore u.u
Grazie a CallmeanchovyLuna_Pazza_ Cla_ila, che mi recenZZZZZiscono e mi fanno tanto tanto contenta :3 
Yeeeeeeeee~~~
*Si dissolve nella nebbia*
DragonTopsThePanda 
××



Il primo istinto di Youngwoon quando vide il viso di Jungsu fu quello di sorridere. Risvegliarsi guardando il viso di un angelo non era certo cosa da tutti i giorni. Alcuni fattori però gli impedirono di sorridere. Jungsu stava piangendo. Lui era in un letto d'ospedale. Ed infine, sentiva dolore ovunque. Soprattutto alla testa e alle gambe.

 

"Youngwoon.. Dimmi che sei sveglio, dimmi che non mi sono sbagliato." Sussurrò Jungsu, alzando le mani come se volesse toccargli il viso di nuovo, ma trattenendosi. Youngwoon aprì la bocca e si leccò le labbra, inutilmente. Sia le sue labbra che la sua lingua erano secche, la sensazione sentendole a contatto l'una con le altre era simile a quella della carta vetrata.

 

"Jungsu.." Sussurrò il suo nome e subito dopo cominciò a tossire. La gola, gli faceva un male tremendo, e la sua voce uscì come un rantolo basso e graffiante. Jungsu sorrise, ancora in lacrime e gli afferrò le mani.


"Mi dispiace.. Non occorreva che parlassi.. Mi bastava un segno, avresti anche solo potuto toccarmi la mano.. Ti faccio portare dell'acqua." Prima che Jungsu potesse alzarsi, Youngwoon gli afferrò il polso e lo fermò. Lo guardò asciugarsi le guance e guardarlo.

 

"Stai bene?" Gli chiese preoccupato. Youngwoon si schiarì la voce e si leccò le labbra ancora una volta, sentendo finalmente la sua salivazione attivarsi, permettendogli se non altro di placare il bruciore nella sua gola.

 

"Jungsu.. Cosa mi è successo?" Gli chiese con voce ancora roca. Aveva già capito che muoversi non era cosa saggia da fare, dal momento che il dolore acuto nelle sue gambe era attivo e pulsante, abbastanza da mantenerlo immobile come una statua. Il viso di Jungsu si rabbuiò immediatamente e gli strinse forte una mano.

 

"Sei stato investito da una macchina.. Ma i particolari penso che dovrebbe dirteli il dottore. Non credo che riuscirei a riportare ogni cosa con precisione." Youngwoon sbarrò lievemente gli occhi. Sapeva che qualcosa era successo, ma non aveva pensato a qualcosa di grave.

 

"Oh.." Rispose solamente, prendendosi il tempo di metabolizzare la notizia. Aveva rischiato la vita, in fondo. Un momento prima stava andando a lavorare a piedi, era al settimo cielo, e subito dopo si svegliava in un letto d'ospedale. Aveva sempre pensato che venire investiti fosse più doloroso. Un tripudio di dolore, paura, sangue, urla. Per lui era stato semplicemente come spegnere la luce. Anche se forse la sua era stata solo fortuna. Fortuna. La mano di Jungsu non aveva mai lasciato la sua dal momento in cui Youngwoon lo aveva bloccato prima che si alzasse. Continuava a sostenerlo lungo quel momento, ed il suo calore ormai familiare era la cosa più rassicurante per Youngwoon. Se non altro non era solo. Anzi, c'era la persona che amava proprio accanto a lui.


"Grazie di essere venuto..." Gli mormorò quindi, stringendo la sua mano più forte. Jungsu sorrise e scosse la testa.

 

"Non ringraziarmi. Cosa avrei dovuto fare? Non potevo lasciarti solo Youngwoon.." Detto questo, si sporse lievemente, come a volergli dare un bacio. Fu Youngwoon, tuttavia, a fare il resto. Fece scivolare la mano fino al suo polso e lo tirò verso di sè, afferrandolo poi dietro la nuca con l'altra mano, finché le loro labbra non si incontrarono. Youngwoon sentiva l'ago della flebo tirare nel suo braccio sinistro, ma non gli importava. Se solo avesse potuto, lo avrebbe tolto a mani nude in quell'istante.. Lui odiava gli aghi, ma in quel momento le labbra di Jungsu premute sulle sue erano abbastanza per tranquillizzarlo e distogliere i suoi pensieri dall'ago infilato nel suo braccio.

 

"Jungsu.. Sono felice che tu sia qui.. Non sai quanto." La sua voce era ancora roca e parlare faceva ancora male, ma era uno di quei piccoli dolori che Youngwoon poteva tranquillamente ignorare. Gli bastava poter parlare con Jungsu.


"Anche io sono felice di essere qui, ma soprattutto sono felice che tu ti sia svegliato. Non sai quanto mi sono preoccupato." Sussurrò Jungsu sulle sue labbra, tenendo premuta la propria fronte contro quella di Youngwoon. Probabilmente si sarebbe allontanato se solo Youngwoon gliene avesse dato modo. Lo teneva il più stretto possibile, tanto che Jungsu era quasi completamente sdraiato sul letto accanto a lui.


"Per quanto tempo sono stato.. Fuori?" Chiese, non sapendo come altro definire ciò che aveva passato. Sì, avrebbe potuto usare la parola coma, l'aveva perfino pensata, ma non riusciva facilmente ad ammettere una cosa del genere. Il coma era una cosa grossa, di solito.

 

"Oh.. Non preoccuparti, non tantissimo. Quattro giorni, penso. Ho.. Perso il senso del tempo." Mormorò Jungsu con un piccolo sorriso, per poi abbracciarlo in silenzio.

 

"Attento alle gambe." Lo avvertì Youngwoon con un sorriso, mentre si muoveva leggermente, permettendo a Jungsu di sdraiarsi completamente accanto a lui.

 

"Lo so.. Tranquillo." Jungsu gli baciò teneramente la guancia, svariate volte, passando una mano a lato del suo viso, carezzandolo come se da un momento all'altro dovesse sparire di nuovo.

 

"Probabilmente dovrei chiamare l'infermiera e avvertirli che sei sveglio.." Mormorò Jungsu contro la sua pelle, dandogli un leggero ma piacevole brivido che scese lungo tutta la sua schiena. Youngwoon tenne stretto il braccio che gli aveva messo attorno alla vita, tirandolo di più contro di sé. Sentiva indubbiamente vari tipi di dolore in quel momento. Doveva probabilmente essere coperto di lividi, oppure avere qualche piccola frattura minore nella zona del torso, ma in quel momento, per la prima volta in vita sua, preferiva sopportare. Jungsu aveva delle grosse occhiaie scure e le sue guance erano leggermente incavate. Evidentemente aveva penato molto in quei giorni, quindi per qualche minuto decise di lasciar perdere le proprie condizioni e dedicarsi a lui. Come d'altronde avrebbe fatto per il resto dei suoi giorni, ogni ora, ogni minuto. Non credeva che esistesse medicinale che potesse farlo stare meglio di così.

 

"Non ancora. Prima di avere attorno un sacco di sconosciuti che mi punzecchiano e mi tempestano di domande, voglio stare con te. Non importa quanto tempo sono stato.. Svenuto, mi sei mancato. So che mi sei mancato. Penso di averti sognato." Mormorò, voltando il viso leggermente di lato e baciando i capelli di Jungsu, che avevano ancora lo stesso profumo di vaniglia che lui ricordava.

 

"Io.. Purtroppo non sono stato qui tutto il tempo.. Per i primi due giorni ho pensato che tu te ne fossi semplicemente andato.. Poi appena ho saputo sono venuto qui, ma non volevano farmi entrare.. Alla fine il dottore ha avuto pietà, sono entrato solo poche ore prima che tu ti svegliassi.. Mi dispiace.." Mormorò l'altro, nascondendo il viso contro il suo petto, come se si sentisse effettivamente in colpa. Youngwoon non capiva come mai potesse sentirsi in colpa.

 

"Non fare così.. Tu eri qui quando mi sono svegliato, mi basta." Il respiro di Jungsu tremava.

 

"Lo so.. Ma avrei voluto essere con te attraverso tutto questo." Sussurrò a voce ancora più bassa. Youngwoon non poteva fisicamente parlare a voce alta, e Jungsu inconsciamente sussurrava a sua volta. A Youngwoon piaceva. Era come una chiacchierata intima, solo loro due. Ed in effetti era così.


"Lo so, ma non era possibile, no? Come avresti potuto?" Jungsu rimase in silenzio per diversi secondi, e Youngwoon immaginò che probabilmente si stava mordendo il labbro inferiore, immerso nei suoi pensieri. Aveva ragione, ovviamente. Aveva imparato ogni suo più piccolo gesto ormai.

 

"Lo so. Ma comunque.. Avrei voluto." Youngwoon gli alzò il viso con una mano, e lo baciò di nuovo, chiudendo gli occhi e emettendo un lieve sospiro di sollievo. Poterlo baciare liberamente, era stupendo. Dopo tutto il tempo passato a desiderare quelle labbra, a desiderare lui... Non voleva più perdere tempo. Quell'incidente glielo aveva dimostrato. Starsene con le mani in mano porta solo a grandi rimorsi. Non voleva correre, certo, ma voleva vivere l'attimo. Non voleva farsi trattenere dalla paura, dal timore. Adesso che Jungsu sapeva quello che provava, e ricambiava, anche se tecnicamente nessuno dei due l'aveva ancora detto, voleva essere il più sincero e spontaneo possibile con lui. Certo, era felice di aver aspettato il momento giusto. Se avesse semplicemente dovuto ascoltare i suoi istinti, avrebbe dovuto baciarlo il primo giorno in cui si erano incontrati, e sarebbe finita probabilmente molto diversamente.

 

"E così.. Hai pensato che me ne fossi semplicemente andato?" Gli chiese con un mezzo sorriso privo di allegria. Jungsu sembrò impallidire per un attimo, al ricordo.

 

"Tu cosa avresti pensato? La sera prima mi baci ed il giorno dopo sparisci. Ho pensato che fossi rimasto disgustato, o che.. Avessi deciso che stavi perdendo tempo dietro a me, che non ne valeva la pena, che in fondo eri solo infatuato ma che non ne valeva la pena di spenderci altro tempo.. Ogni opzione era meglio di quella dell'incidente. Anche se mi faceva male, in cuor mio ho sperato fino all'ultimo momento che non si fosse trattato di un incidente." Mormorò Jungsu, quasi ricominciando a piangere. Con la sua mano libera, Youngwoon asciugò gli accenni di lacrime agli angoli dei suoi occhi e poi gli baciò la punta del naso. Strinse i denti e raccolse intimamente tutto il coraggio che poteva avere in corpo. Alla fine, con le mani che tremavano, lo disse.

 

"Non avresti mai dovuto dubitarne, Jungsu.. Ma capisco di non averti dato una prova reale dei miei sentimenti su cui basarti." Disse a denti stretti, tutto il corpo in tensione. Jungsu lo guardò con aria interrogativa. Probabilmente stava per chiedergli se stava bene, ma Youngwoon lo interruppe prima che potesse farlo.

 

"Io ti amo." Non venne fuori romantico come aveva pensato. La sua voce era leggermente stridula e tremava, così come tutto il suo corpo non appena realizzò di averlo detto davvero. Era terrificante ed incredibilmente soddisfacente allo stesso tempo. Era come togliersi un dente malato dopo mesi di dolore e sopportazione. Non era decisamente il paragone adatto per una dichiarazione d'amore, ma al momento era l'unico a cui potesse pensare. Evidentemente l'amore era doloroso in fondo. Jungsu rimase in silenzio, e questo spinse Youngwoon a parlare ancora, per coprire quel silenzio e sentirsi meno in imbarazzo.

 

"Forse è troppo presto per dirlo. Forse avrei dovuto aspettare ancora.. Ma questo è quello che provo, e dopo quello che è successo, non voglio perdere altro tempo. Voglio solo essere completamente sincero con te.." Il solo sapere che sarebbe potuto morire senza averglielo detto, lo faceva stare male, quindi anche se Jungsu restava in silenzio, era felice di averlo finalmente detto. Fortunatamente, questa volta fu Jungsu ad interromperlo, con un bacio. Era un bacio quasi disperato, forte. I loro denti si scontrarono un paio di volte prima che Jungsu si staccasse e gli mettesse una mano sul viso. Sorrideva, ma il suo labbro inferiore tremava, come se stesse per scoppiare in lacrime di nuovo, o come se fosse semplicemente molto nervoso.

 

"Ti amo." Sussurrò, ancora più flebile e tremante di Youngwoon. Quel particolare fece sorridere il più giovane. Erano entrambi sulla stessa barca. Erano entrambi nervosi ed emozionati, spaventati, felici, preoccupati. La forza e l'impatto che i sentimenti potevano avere su due uomini ormai adulti come loro era stupefacente. Non aveva mai creduto che una cosa del genere potesse esistere davvero. Aveva sempre creduto che quegli amori da cinema, quelli in cui le persone enunciano i propri sentimenti con le lacrime agli occhi e le gambe che tremano, quegli amori così grandi da sembrare fasulli, potessero esistere sul serio. Non credeva che quelle sensazioni lette nei libri potessero capitare anche a lui. Il cuore che palpita come se dovesse esplodere, lo stomaco chiuso e la sensazione di calore che si spandeva direttamente dal suo petto. Erano tutte vere, in fondo.

 

Non si dissero altro, per il momento. Rimasero lì, abbracciati, come se da quel contatto dipendesse la loro vita. Rimasero così per così tanto tempo che entrambi erano quasi sul punto di addormentarsi quando la porta si aprì. Youngwoon grugnì letteralmente. Il momento era spezzato, adesso era il momento di affrontare la realtà. Un uomo, piuttosto giovane, con addosso un camice bianco ed una cartella in mano, fece capolino nella stanza. Al rumore che fece, Jungsu si affrettò per scendere dal letto, lasciando al suo posto una sensazione di vuoto e di freddo.

 

"Ah! Ti sei svegliato finalmente." Disse il giovane dottore con un sorriso ed un'aria quasi sorpresa. Youngwoon lo guardò in silenzio mentre si avvicinava al suo letto e controllava velocemente tutte le sue funzioni vitali.

 

"Bene.. Sembra che tu sia in ottima forma, nonostante tutto." Il dottore sorrise di nuovo e questa volta Youngwoon ricambiò il sorriso, seppur debolmente. Lo vide sedersi su una sedia accanto a lui, quindi afferrò velocemente la mano di Jungsu, ancora poggiata sul letto accanto a lui. La stretta fu immediatamente ricambiata.

 

"Kim Youngwoon.. Prima di spostarti in un altra ala dell'ospedale vorrei parlarti delle tue condizioni." Disse all'improvviso con tono grave. Youngwoon annuì.

 

"Ti ripeterò le stesse cose che ho detto a Jungsu. Hai avuto un incidente. La macchina che ti ha colpito, ti ha sbalzato contro un muro. Hai riportato un trauma cranico di media gravità e questo dovrebbe spiegare il tuo mal di testa, giusto?" Youngwoon annuì lentamente. Non si era certo dimenticato del lieve ma doloroso pulsare della sua testa, certo, era impossibile dimenticarsene. Il dottore sorrise di nuovo.

 

"Ti daremo degli antidolorifici per quello. La parte più importante di cui vorrei parlare, sono le tue gambe." Disse abbassando gli occhi sulla cartella. Youngwoon si aspettava che prima o poi ne avrebbero parlato. Gli facevano troppo male per essere semplicemente indolenzite.

 

"Sono rotte, entrambe. Fratture multiple lungo entrambe le gambe. Sono.. In condizioni abbastanza gravi." Gli disse il dottore con tono serio, guardandolo dritto negli occhi. Youngwoon si preoccupò immediatamente, ma per fortuna il dottore riprese a parlare quasi subito dopo, dandogli modo di non soffermarsi troppo sul fatto che le sue gambe erano praticamente ridotte ad un mucchio di ossa rotte.

 

"Fortunatamente, anche se in condizioni gravi, sono del tutto recuperabili. Potrai tornare a camminare, se ti impegnerai molto, ovviamente. Potrebbero darti dei problemi con l'umidità ed il brutto tempo, ma di questo ne discuteremo una volta che saranno guarite. Hai due scelte, Youngwoon. Ti do l'opportunità di scegliere perchè molti pazienti si arrendono comunque a metà strada, quindi voglio essere sicuro che tu scelga ciò che sei sicuro di poter fare." Fece una pausa, in cui Youngwoon annuì.

 

"Puoi accettare di fare la riabilitazione, il nostro programma di fisioterapia è completo e abbiamo un'ottima equipe che farà di tutto per aiutarti. Questa, è la scelta più difficile. Ti costerà sudore e fatica e sarà molto doloroso." Fece un'altra pausa. "So di non essere molto rassicurante, ma voglio essere completamente sincero. Le bugie non portano a niente di buono." Youngwoon annuì ancora.


"Va bene."

 

"La seconda opzione, è lasciare che guariscano da sole, e poi.. Affidarsi a delle stampelle o una sedia a rotelle. Se non lavori duro e non ti impegni a fondo, non potranno mai guarire completamente. Ripeto che ti do il diritto di scegliere.. Basta che tu capisca cosa comportano entrambe le cose." Youngwoon aveva capito. La riabilitazione comprendeva dolore, sudore, fatica e lacrime. Rinunciare alla riabilitazione, comprendeva una vita da invalido. Si voltò lentamente verso Jungsu, e lo osservò in ogni suo particolare mentre l'altro teneva la testa bassa. Ad una sua lieve stretta sulla sua mano, Jungsu alzò la testa di scatto, puntando i suoi occhi scuri sul suo viso. Gli sorrise dolcemente.

 

"Fai la tua scelta Youngwoon.. Io ti sosterrò in ogni caso, lo sai." Gli disse. Youngwoon annuì. Conosceva i suoi limiti.. Non sopportava il dolore, ma di buono aveva che era incredibilmente testardo e non mollava mai. Quindi, anche se eventualmente avesse deciso di rinunciare al dolore e finire in una sedia a rotelle, non si sarebbe comunque arreso. Un ultimo sguardo a Jungsu gli diede la spinta per decidere. Sarebbe stata dura, ma voleva farlo. Doveva farlo.

 

"Farò la riabilitazione." Mormorò. Il dottore si alzò e gli diede una pacca lieve sulla mano.

 

"Se ne sei sicuro, Youngwoon, allora è la scelta giusta." Gli disse con un mezzo sorriso. Poi premette un pulsante che si trovava vicino al letto di Youngwoon.


"Adesso ti farò trasferire nell'ala pubblica dell'ospedale, okay? Almeno anche l'altro tuo amico potrà venire a trovarti." Gli disse avvicinandosi alla porta. Youngwoon si voltò verso Jungsu e gli strinse la mano.


"Sungmin? Era venuto anche lui?" Jungsu annuì con un mezzo sorriso.

 

"Sì, ma l'ho rimandato a casa. Non potevamo entrare, io ci sono riuscito solo grazie al dottor Choi, ma non potevamo forzare tanto da far entrare anche lui. Era molto preoccupato per te." Youngwoon sorrise appena e appoggiò di nuovo la testa al cuscino. Si sentiva incredibilmente stanco, nonostante si fosse svegliato da poche ore da un sonno che a quanto pare era durato quattro giorni. Chiuse gli occhi, tenendo stretta la mano di Jungsu ed aspettando che gli infermieri arrivassero per portarlo via da quella stanza.

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Capitolo 11
*** 11 ***


×× Uhm.. Hola! Beh, non dico altro xD Grazie a Luna_Pazza_, Callmeanchovy e Cla_ila per le loro recensioni :3
Bai bai!
DragonTopsThePanda ××
 



-5 Mesi Dopo-

 

Era incredibile quanto il tempo passasse in fretta, nonostante Youngwoon fosse costretto a letto, al massimo su una sedia a rotelle. Con Jungsu al suo fianco era tutto passato così velocemente che gli sembrava di aver vissuto con lui appena cinque giorni. Perchè naturalmente, senza che nemmeno se ne rendessero conto, casa sua era diventata casa loro.

 

 

"Non posso lasciarti da solo, non essere idiota." Gli aveva detto Jungsu con aria severa.

 

"Ma.. Jungsu.. Io non voglio essere un peso per te." Aveva risposto lui con il cuore pesante. Era vero, in fondo. Anche se avere Jungsu al suo fianco era praticamente un sogno che diventava realtà, non era quello il contesto in cui lo voleva al suo fianco. In quel contesto, lui era un peso. Jungsu voleva prendersi cura di lui, voleva essere al suo fianco e non si sentiva costretto a farlo, ma era questo che Youngwoon faticava a capire. Se solo si fosse messo nei suoi panni avrebbe capito.

 

"Non sei un peso. Non lo saresti mai. E adesso sta zitto e lascia che ti prepari da mangiare. Dov'è la cucina?" La discussione si era chiusa lì, e nessuno dei due l'aveva più aperta.

 

Quel giorno Youngwoon si svegliò con una pesante consapevolezza. Il giorno prima gli avevano tolto i gessi dalle gambe e quel giorno stesso avrebbe iniziato la fisioterapia. Non c'era tempo da perdere, aveva concluso il suo dottore, Siwon, senza chiedere nemmeno il suo parere. Si rendeva conto che era vero in fondo. Gli era bastata un'occhiata alle sue gambe per capire che doveva cominciare la riabilitazione il prima possibile. A dire il vero, la prima ed unica occhiata che aveva riservato alle sue gambe era stata seguita da un grugnito e da un brusco movimento della sua testa, che lo aveva portato a guardare altrove. Erano piene di cicatrici, pallide ed incredibilmente magre. Non sembravano nemmeno le sue. Youngwoon era sempre stato un tipo che amava allenarsi, correre, anche solo fare lunghe camminate per rinforzarsi i muscoli, e quei cinque mesi erano bastati a mandare tutto all'aria. Sembrava non avere più muscoli in quelle gambe magre e smunte, ed era una cosa che onestamente non sopportava. Era grato che Jungsu non potesse vederle. Sospirò, tirandosi a fatica a sedere, facendo leva sulle sue braccia, fortunatamente ancora forti come prima, poi si appoggiò alla testiera del letto, poggiandosi le mani aperte sulle cosce. Giusto un paio di secondi dopo, sentì bussare alla porta.

 

"Youngwoon? Sei sveglio?" La voce di Jungsu lo rilassò immediatamente, e lo sentì aprire la porta. Jungsu non dormiva con lui.. Non ancora almeno. Dormiva in salotto, sul divano. Youngwoon aveva provato a convincerlo che avrebbero dovuto fare il contrario, ma gli era bastato un attimo per capire che dormire sul suo divano con le gambe ridotte a quelle condizioni sarebbe stata una scelta stupida quanto dannosa. Quindi aveva semplicemente lasciato perdere, anche se aveva in mente di chiederglielo il prima possibile di andare finalmente a dormire con lui.


"Sì, entra pure." Jungsu aprì finalmente del tutto la porta, avvicinandosi al suo letto. Ormai si muoveva in casa sua come se la conoscesse perfettamente.. Era una cosa che intimamente, rendeva Youngwoon incredibilmente felice. In fondo, anche se non in quei frangenti, era stato uno dei suoi più grandi desideri fin dal primo mese. Con un sorriso smagliante, Jungsu andò a sedersi accanto a lui e gli carezzò i capelli, per poi piegarsi su di lui e dargli un bacio.

 

"Oggi devi iniziare la riabilitazione. Sei nervoso?" Gli chiese con semplicità. Youngwoon sospirò pesantemente. Era incredibilmente nervoso. Siwon, dato che ormai si davano del tu, lo aveva già avvertito svariate volte. Riattivare i muscoli ormai addormentati delle sue gambe non sarebbe stato affatto facile. Sarebbe stato faticoso e doloroso, soprattutto all'inizio. Quindi sì, era nervoso. Aveva una tremenda paura del dolore.

 

"Sì.. Molto.." Rispose con sincerità. Se fosse stato chiunque altro, avrebbe mentito e avrebbe fatto l'eroe, ma Jungsu non era una persona qualunque. Quindi poteva essere sincero con lui.

 

"Lo capisco.. Sai che non sarà facile." Mentre parlava, continuava a carezzargli i capelli. Quando lo faceva, ogni problema sembrava diventare una bazzecola. "Però io starò con te ogni secondo, lo sai. Sarò proprio lì accanto a te, quindi non devi preoccuparti, okay? So che puoi farcela." Gli disse con un sorriso, baciandogli la fronte. Youngwoon annuì, mentre le labbra morbide dell'altro erano ancora poggiate delicatamente contro la sua pelle.

 

"Lo so.. Farò del mio meglio. Ho solo paura di fallire. Me l'hanno già detto in molti che in tanti non ce la fanno. Che la fatica è tale che molti rinunciano." Jungsu sorrise.

 

"Sì, ma so che tu non lo farai. Ormai posso dire di conoscerti, e so che non ti arrenderai. Farai un ottimo lavoro e tornerai a camminare come prima. Ti ricordi i primi giorni in cui avevi le gambe ingessate?" Gli chiese, tirando le gambe sul letto e appollaiandosi accanto a lui, poggiando le mani sul suo petto. Youngwoon annuì.


"Sì."

 

"Ricordi quando ti dissi che dovevo andare a lavorare e che sarei tornato entro un paio d'ore? Ti ricordi quella sera?" Youngwoon ridacchiò leggermente, prendendo la mano di Jungsu e stringendola piano.


"Mi ricordo." Jungsu rise.

 

"Ti avevo detto di stare a letto, riposarti ed aspettare che tornassi. Tu cosa hai fatto?" Jungsu lo punzecchiò con un dito e con un grosso sorriso sul viso, facendo sorridere di riflesso anche Youngwoon.

 

"Mi sono alzato e sono andato a farmi una doccia." Borbottò con tono giocosamente offeso. Jungsu rise e lo punzecchiò di nuovo.
 

"Risposta errata! Tu ti sei alzato dal letto, con entrambe le gambe ingessate, ti sei messo sulla sedia a rotelle, sei andato in bagno, ti sei lavato, poi ti sei asciugato e rivestito, sei andato in cucina, ti sei fatto un caffè e poi sei andato a guardare la televisione in salotto, sedendoti per altro sul divano piuttosto che sulla sedia. Ti sembra poco? Avevi le gambe ingessate da due giorni, Youngwoon. Per qualche momento quando sono tornato, ho perfino pensato che non avessi davvero bisogno di me." Youngwoon lo afferrò dietro la testa e lo baciò, famelico e leggermente aggressivo, anche se non abbastanza da fargli davvero male. Si limitò a mordergli il labbro inferiore.

 

"Io avrò sempre bisogno di te. Anche quando camminerò di nuovo e potrò di nuovo fare tutto da solo." Sussurrò sulle sue labbra. Vide Jungsu arrossire e mordicchiarsi il labbro inferiore, già abbastanza gonfio e arrossato per colpa di Youngwoon. Ci fu qualche secondo di silenzio fra loro, che venne interrotto poi da Jungsu, che gli diede una gentile pacca sul petto.

 

"Andiamo, fuori da quel letto. Sungmin passerà a prenderci fra venti minuti, dobbiamo essere già pronti quando arriva, altrimenti faremo tardi."

 

 

Youngwoon non si aspettava di trovare Siwon fuori dallo studio del fisioterapista. Gli aveva detto che sarebbe stato partecipe durante il suo recupero, perchè voleva assicurarsi che tutto andasse per il meglio, ma non si aspettava una partecipazione tanto attiva. Inoltre, sembrava quasi essere lì in incognito. Indossava soltanto una polo blu scura ed un paio di pantaloni beige, non era abituato a vederlo senza il camice bianco e le sue fedeli cravatte. Si avvicinarono lentamente all'entrata. Jungsu camminava silenziosamente accanto a lui, dato che Youngwoon non permetteva a nessuno di spingere la sua sedia a rotelle. Aveva imparato a gestirla da solo e preferiva di gran lunga così. Era stupefacente quanto in fondo, lui e Jungsu fossero simili su così tanti aspetti.

 

"Ah, Youngwoon! Sei arrivato! Iniziavo a preoccuparmi." Disse Siwon, avvicinandoli con un sorriso. Youngwoon sorrise di rimando e lo salutò con un cenno della testa.


"Scusami per il ritardo, ma c'era traffico. Cosa ci fai qui?" Gli chiese cortesemente. Siwon salutò anche Jungsu, poi si voltò di nuovo verso di lui.

 

"Beh, sono venuto a controllare che andasse tutto bene. Inoltre il fisioterapista è.. Un mio vecchio amico, ho pensato di passare a salutarlo." Gli disse sistemandosi il colletto della polo con fare evidentemente nervoso. Youngwoon e Jungsu ridacchiarono sotto i baffi a quel suo improvviso atteggiamento impacciato, che non gli si addiceva per niente. Dopo qualche secondo di silenzio e sguardi consapevoli, Siwon iniziò a saltellare da un piede all'altro.

 

"Allora, entriamo?" Chiese con fare impaziente. Youngwoon annuì e finalmente entrarono. La sala d'aspetto era vuota e molto pulita e sterile. C'erano diverse file di sedie verde scuro contro il muro bianco. Su un tavolo al centro della sala c'erano molte riviste, probabilmente inerenti alla fisioterapia, così come tutti i cartelloni appesi ai muri. Molti di quei cartelloni spiegavano specificatamente come funzionava la fisioterapia di recupero, quella che avrebbe dovuto affrontare lui, ma non aveva bisogno di leggerli. Si era già informato abbastanza. Lui e Jungsu aspettarono pazientemente mentre Siwon andava a bussare alla porta che portava probabilmente all'ufficio del suo nuovo fisioterapista. Sentirono sbraitare da dentro e Youngwoon sobbalzò. Pochi secondi dopo, si aprì la porta, ed un ragazzo fece capolino dalla porta. Aveva i capelli neri, degli occhi incredibilmente dolci e un sorriso leggermente spazientito.

 

"Ciao Donghae!" Siwon lo salutò con un abbraccio a cui il ragazzo rispose prontamente.

 

"Siwon! Scusami, ma Heechul è uscito e mi ha lasciato da riordinare tutti i suoi fascicoli e.. Beh, ho fatto cadere un paio di cassetti del suo schedario, stavo cercando di sistemarli." Disse il ragazzo, Donghae, con una risatina nervosa. Siwon sbuffò, spazientito.


"Come sarebbe a dire che è uscito?" Donghae scosse le spalle.


"Si era macchiato la camicia con dell'inchiostro. Gli avevo detto di lasciar perdere, ma ha deciso di andarsene a comprare una nuova." Disse con una risatina. Siwon sbuffò e si portò una mano al viso.

 

"Tipico.. Qui c'è il suo paziente, Youngwoon. Sai quando tornerà?" Donghae controllò l'orologio che aveva al polso.


"Oh, è uscito un paio d'ore fa.. Dovrebbe tornare a momenti ormai." Disse per poi rivolgersi verso Youngwoon. Gli si avvicinò e gli sorrise.

 

"Allora tu sei Youngwoon, mh? Come ti senti? Sei pronto?" Gli chiese con calma, sorridendogli come se fosse un suo amico. Probabilmente era così che si comportava con ogni paziente, per farlo sentire a suo agio.

 

"Sì.. Insomma, sono abbastanza nervoso." Donghae si sedette su una sedia e accavallò le gambe, passandosi una mano fra i capelli.

 

"Beh, è comprensibile. Ma non preoccuparti, dopo le prime sedute diventerà tutto più facile." Gli disse. Poi accennò lievemente a Jungsu con un altro sorriso.

 

"Tu devi essere Jungsu? Siwon mi ha accennato alla tua presenza quando ha preso l'appuntamento per Youngwoon." Gli disse, alzandosi di nuovo. Jungsu annuì e mise una mano sulla spalla di Youngwoon, sorridendo.

 

"Sì. Piacere di conoscerti, Donghae." Fece appena in tempo a finire la frase che qualcuno entrò di corsa, sbattendo le porte e facendo sobbalzare tutti quanti i presenti. Youngwoon si voltò, ed in un primo momento pensò che si trattasse di un altro assistente, del segretario, o di un paziente. Poi quando lo vide con una camicia macchiata d'inchiostro in una mano, realizzò che quello era in effetti il suo terapista. Faticava a credere ai suoi occhi. Non aveva decisamente l'aria del fisioterapista.. Anche se in effetti non aveva idea di che aspetto dovesse avere un fisioterapista. Sta di fatto che si era aspettato qualcuno più simile a Donghae, magari leggermente più vecchio. Quello che avrebbe tecnicamente dovuto aiutarlo a ritornare a camminare, aveva tutta l'aria di un adolescente frustrato. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle legati in un codino, anche se diversi ciuffi gli cadevano comunque sugli occhi. Aveva indosso una camicia rossa con il cartellino ancora attaccato ed un paio di pantaloni bianchi. Era indubbiamente un bellissimo ragazzo, e a Youngwoon di certo non sfuggì il modo in cui le guance di Siwon presero colore non appena lo vide.

 

"Oh, siete già arrivati?! Cazzo, pensavo di fare in tempo." Borbottò, lanciando la camicia macchiata in un cestino della spazzatura lì vicino. Siwon sobbalzò.

 

"Heechul! Linguaggio!" Lo rimproverò incrociando le braccia. Youngwoon si trattenne dal ridere e decise di assistere alla scena senza intromettersi.

 

"Siwonnie, non mi vedi da una settimana e la prima cosa che mi dici è questa? Ed io che speravo in un bacio." Sbuffò il ragazzo, incrociando le braccia ed imitando la sua posizione austera e composta, fallendo miseramente. Siwon si avvicinò e picchiettò a terra con la punta del piede.

 

"Il tuo paziente è qui, dovresti dimostrare un minimo di professionalità." Gli borbottò, abbastanza basso da essere difficile da sentire. Fortunatamente Youngwoon aveva un buon udito.

 

"PROFESSIONALITÀ!" Sbottò l'altro, facendo sobbalzare tutti quanti, compreso Jungsu, che perse quasi l'equilibrio. Subito dopo Youngwoon gli strinse la mano. "La professionalità, dottor Choi, la dimostro quando faccio bene il mio lavoro! Non dimostro professionalità comportandomi come se avessi una scopa nel culo come fai tu. Non è nel mio carattere e lo sai benissimo!" Gli sbraitò direttamente in faccia, facendo arrossire Siwon talmente tanto che la parte superiore delle sue orecchie diventò quasi viola. Heechul prese un respiro profondo e sorrise.

 

"Detto questo. Ciao Siwonnie, anche io sono felice di vederti, anche tu mi sei mancato molto." Gli stampò un bacio sulle labbra per poi lasciarselo alle spalle, voltandosi verso Youngwoon e andando da lui con un sorriso completamente diverso. Nel giro di un paio di secondi sembrava aver cambiato completamente personalità. Si avvicinò a Youngwoon e si inginocchiò davanti a lui.

 

"Ciao. Io sono Kim Heechul. Puoi chiamarmi dottor Kim se vuoi, ma mi metteresti tremendamente a disagio, quindi preferirei se mi chiamassi semplicemente Heechul." Youngwoon annuì. Dopo che Heechul si fu presentato anche con Jungsu, ci fu un momento di silenzio nella stanza.

 

"Donghae, potresti prendermi il fascicolo di Youngwoon, per favore?" Donghae annuì e corse fuori dalla stanza, per poi tornare pochi secondi dopo, con un fascicolo stretto fra le mani. Heechul lo sfogliò per qualche minuto, poi alzò gli occhi su Youngwoon, o meglio, sulle sue gambe. Si inginocchiò di nuovo di fronte a lui e sollevò la gamba dei suoi pantaloni, arrotolandola attorno al ginocchio. Youngwoon non era eccessivamente contento che le sue gambe venissero messe in mostra a quel modo, ma non protestò. In fondo, quello era il suo lavoro. Lo sentì appena mentre gli toccava la gamba in vari punti e mentre controllava le cicatrici. Stringendo forte la mano di Jungsu, lo sentì mentre premeva gentilmente con due dita sul muscolo del polpaccio, poi ai lati della gamba, scendendo poi verso la caviglia, per poi risalire fino dietro al ginocchio. Fece lo stesso all'altra gamba, poi si alzò di nuovo.

 

"Bene, io direi che sei in condizioni sufficientemente buone. Non ci sarà bisogno di ulteriori interventi e non c'è bisogno di rimandare. Puoi affrontare la prima seduta adesso." Gli disse con un mezzo sorriso. Youngwoon annuì. Aveva la netta impressione che non sarebbe stato facile e lo sguardo di Heechul glielo confermava. Prese un respiro profondo e strinse la mano di Jungsu, che si piegò fino ad essere a livello del suo orecchio.

 

"Stai tranquillo. Ti amo." Gli diede un lieve bacio sull'orecchio e lo fece sentire immediatamente meglio. Non usavano spesso quelle due parole, ma quando succedeva, Youngwoon si sentiva in paradiso. Quello era il momento adatto per usarle. Si sentì immediatamente rinvigorito e pieno di forze. Poteva farcela. Doveva farcela. Per sé stesso e per Jungsu.

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Capitolo 12
*** 12 ***


×× Ecco il dodicesimo capitolo. Grazie mille a chi legge ed ovviamente un grazie speciale a Cla_ila, Callmeanchovy , e a Wonnie_hugs_sanity per le loro recensioni. Siamo abbastanza vicini alla fine, quindi spero che vi piaccia.
DragonTopsThePanda ××




Una ventina di minuti dopo, lo avevano già cambiato e portato nella sala per la riabilitazione. Gli avevano messo addosso quello che sembrava una specie di camice come quelli che aveva messo all'ospedale, anche se il tessuto era più morbido e comodo. I pantaloni erano tagliati diversi centimetri sopra al ginocchio e Youngwoon non era esattamente entusiasta, dato che le sue gambe erano in bella mostra.. Ma dopo qualche minuto di dibattiti con sé stesso e il suo stupido orgoglio aveva concluso che se voleva che le sue gambe tornassero ad essere perfettamente funzionali come lo erano una volta, avrebbe dovuto lavorare sodo, avrebbe dovuto superare quel momento di futile imbarazzo. In fondo era abbastanza certo che le persone in quella stanza avessero visto ben di peggio che le sue gambe. Per cui, aveva deciso di farsi forza su quel particolare che lo aveva torturato fino a quel momento. Era inutile vergognarsi quando di mezzo c'era il suo intero futuro.

 

Jungsu era accanto a lui e gli teneva la mano, parlottando con Donghae riguardo a come Youngwoon se l'era cavata in quei mesi, con le gambe ingessate. Jungsu parlava con una certa soddisfazione nella voce ed un mezzo sorriso sul volto. Quando Donghae gli chiese perchè stesse sorridendo, la risposta di Jungsu fece sentire Youngwoon così felice che si sentì quasi stupido.

 

"Sorrido perchè sono fiero di lui. In questi mesi è stato così forte che sono sicuro che riuscirà a superare qualsiasi ostacolo." Donghae sorrise e guardò Youngwoon, facendogli l'occhiolino. Era incredibilmente felice che Jungsu fosse fiero di lui e di tutti gli sforzi che aveva fatto. Era come.. Essere ripagato e ricompensato dopo un duro lavoro.

 

"Allora Youngwoon, sei pronto?" Heechul si era avvicinato a lui senza fare un rumore, tanto che Youngwoon sobbalzò leggermente, venendo sbalzato fuori dalle sue elucubrazioni mentali.

 

"Ah.. Sì.." Rispose in modo incerto. Non era poi tanto convinto di essere pronto in realtà, ma non poteva certo dirgli di no e scappare via in quel momento. Era stato forte per cinque mesi, doveva esserlo ancora di più adesso. Doveva dimostrare a tutti, ma soprattutto a sé stesso, che il dolore era un ostacolo che poteva superare, che era abbastanza forte da farcela. Heechul si arrotolò le maniche della camicia fino su ai gomiti e poi lo guardò dritto negli occhi.

 

"Questa è la parte meno faticosa della terapia, ma è la più dolorosa. Le tue gambe sono state immobili in questa posizione per dei mesi, quindi dovrò essere io a smuoverle e stirare di nuovo i muscoli. Non ti nascondo che è una procedura dolorosa e che durerà per qualche giorno ancora, ma cercherò di essere il più delicato possibile. Ricordati che se ti faccio troppo male puoi sempre dirmi di fermarmi. Troppo dolore non è assolutamente produttivo. Okay?" Youngwoon annuì, preoccupato. Jungsu gli lasciò la mano e gli baciò la guancia.

 

"Io sono qui." In risposta, Youngwoon annuì di nuovo. Sentiva la mancanza delle loro mani a contatto, delle loro dita intrecciate, ma in quel momento doveva concentrarsi su quello che sarebbe successo. Prese un respiro profondo quando Heechul si inginocchiò davanti alla specie di tavolo in ferro su cui Youngwoon era seduto. Lo sentì afferrargli saldamente e delicatamente allo stesso tempo il tallone e il polpaccio della gamba destra, e già solo quel semplice contatto spedì una scarica di dolore dalla sua gamba fino alla spina dorsale.

 

"Allora inizio." Mormorò Heechul, massaggiando lievemente i muscoli nei punti in cui teneva le mani. Non diede tempo a Youngwoon di rispondere, che cominciò ad alzare lievemente la gamba. Erano solo pochi centimetri, ma tolsero completamente l'aria dai polmoni di Youngwoon, che emise un verso strozzato. Sentiva i muscoli bruciare e tendersi, il dolore era tale che gli sembrava di avere la gamba a fuoco. Strinse i pugni e i denti allo stesso tempo, con tale forza da sentire i molari che scricchiolavano sotto la forza della sua stretta. Heechul gli diede un'occhiata, guardandolo.

 

"Posso continuare?" Youngwoon annuì in silenzio, totalmente privo della forza necessaria per parlare. Quando Heechul alzò la sua gamba ancora di più, il dolore si fece quasi insopportabile. Youngwoon si lasciò sfuggire un grido e diede un pugno alla superficie in ferro su cui teneva poggiate le mani. Qualche altro millimetro e gli sembrò di non potercela fare oltre.

 

"FERMO!!!" Gridò, con tutto il fiato che aveva in corpo. Heechul si fermò immediatamente, lasciando la gamba nella posizione in cui era. Non era ancora in posizione distesa, ma Youngwoon sentiva i muscoli del suo polpaccio bruciare come se al posto di quei dannati muscoli avesse delle corde d'acciaio rovente. In meno di un secondo, Jungsu e Donghae erano al suo fianco, uno a destra e l'altro a sinistra. Jungsu gli toccò il braccio con fare confortante, mentre Youngwoon ansimava a denti stretti, lasciando uscire l'aria in sibili brevi e tremanti. Heechul rafforzò la presa sulla sua gamba.

 

"Se non ce la fai possiamo fermarci qui. Non sarebbe un gran progresso però.. Ci vorranno il doppio delle sedute se questo è il massimo che puoi fare." Gli disse con tono di rimprovero, ingentilito dalla consapevolezza della sua condizione. Era sincero, ma non in modo brutale. Youngwoon sentiva il cuore battere a mille, il suo petto si alzava ed abbassava così velocemente che pensava che sarebbe andato in debito d'ossigeno. Fortunatamente, dopo qualche minuto iniziò a sentire il bruciore attenuarsi e finalmente si concesse di tornare a respirare regolarmente.

 

"Allora Youngwoon? Cosa vuoi che faccia? Vuoi smettere?" Gli chiese Heechul con un sorriso. Youngwoon rimase in silenzio ancora per qualche secondo, se non qualche minuto. In quel momento, tutta la sua convinzione sembrava essere stata buttata al vento. Faceva un male d'inferno, e lui temeva il momento in cui avrebbe sentito di nuovo quel dolore. In quel momento, lui voleva solo tornarsene a casa, raggomitolarsi nel letto e commiserarsi per la sua schifosa condizione, che non dipendeva nemmeno da lui. Tutto quello, non era stata colpa sua. Non avrebbe potuto evitare quella macchina nemmeno se si fosse accorto del suo arrivo. Non era colpa sua, perchè doveva affrontare tutto questo? Il guidatore ne era uscito con un naso rotto e un gran mal di testa, quindi perchè era Youngwoon quello che si trovava nella condizione di soffrire come se nella sua vita avesse fatto qualcosa di tanto male da meritarsi una cosa così? Si passò una mano sugli occhi, sentendoli umidi, sul punto di spillare lacrime. Donghae gli mise una mano sulla schiena e lo sostenne, intuendo la sua debolezza in quel momento. Alla fine, Youngwoon prese la sua decisione. Non era dettata dalla sua parte più codarda e timorosa, ma da quella parte che voleva disperatamente farla finita con quella storia il più in fretta possibile. In quel momento non fu il suo coraggio a parlare, ma la sua voglia di tornare a vivere una vita normale.

 

"No.. Continuiamo." Mormorò con voce tremante ma decisa. Heechul gli regalò un piccolo sorriso soddisfatto che per un secondo lo fece sentire meglio. Come quando un professore ti elogia per aver preso un buon voto. Dopo quel piccolo sorriso, Heechul tornò a prestare attenzione alla sua gamba e la mosse di nuovo. Finchè non fu completamente distesa, Youngwoon non poté trattenersi dall'urlare a pieni polmoni, ed anche quando Heechul si fermò, lasciando la sua gamba in quella posizione, le urla si attenuarono, ma non si fermarono. Youngwoon aveva disperatamente bisogno di sfogare la frenesia che quel dolore gli provocava, ed urlare era effettivamente l'unica cosa che potesse fare. Non poteva prendere a pugni nessuno e certamente non si permetteva di piangere. Quelle urla erano l'unica cosa che lo aiutava a sfogare parte del dolore.

Si sentì quasi svenire quando Heechul perse per un secondo la sua delicatezza e mise la mano sul suo ginocchio, premendo lievemente verso il basso. Non urlò questa volta, ma si piegò in avanti di scatto e lasciò uscire un gemito strozzato, smettendo per un attimo di respirare. Far muovere i muscoli era già abbastanza doloroso.. Metterli in tensione era l'inferno. Fortunatamente Heechul smise quasi subito di esercitare pressione, e lievemente rimise la gamba nella posizione originaria. Si tirò su e lo guardò con un sorriso dolce sul viso.

 

"Sei stato molto bravo Youngwoon. La maggior parte dei pazienti mi chiede di fermarmi prima." Gli disse dandogli una lieve pacca sulla coscia, poi schioccò le dita in direzione di Donghae.

 

"Portagli un bicchiere d'acqua per favore. Ah, e anche un asciugamano." Donghae si affrettò in un angolo della stanza dove c'era un lavandino ed un mucchio d'asciugamani bianchi e azzurri ordinatamente piegati su un mobiletto. Tornò poco dopo con un bicchiere di plastica pieno fino all'orlo ed un asciugamano. Mentre Youngwoon ingoiava quell'acqua come se non avesse bevuto per mesi, sospirando di sollievo al bruciore nella sua gola che si attenuava, Donghae pensò ad asciugargli il sudore dalla fronte e dal collo con l'asciugamano. Dopo quel piccolo gesto di delicatezza nei suoi confronti, Donghae tornò al suo posto ed Heechul tornò a parlare.

 

"Quella era la gamba destra. Adesso lascia che ti spieghi una cosa." Gli disse con un sorriso, a cui Youngwoon annuì e si asciugò le labbra con il dorso della mano.

 

"Tu scrivi con la mano destra. Questo significa che la parte destra del tuo corpo è dominante rispetto alla sinistra. Non so se hai mai notato questo particolare ma, hai mai realizzato quanto la parte sinistra del tuo corpo sembri più debole e sensibile rispetto alla destra?" Youngwoon annuì. L'aveva notato eccome dopo tutti gli anni che aveva passato andando in palestra ogni giorno. Fare i pesi con il braccio destro era un compito molto meno faticoso. Quando invece doveva farli con il braccio sinistro, per quanto si sforzasse, non riusciva mai ad eguagliare gli sforzi che aveva fatto con il destro. I muscoli iniziavano a bruciare e si indebolivano molto più velocemente. Allo stesso modo le gambe. Per questo, prima che Heechul glielo dicesse, intuì dove l'argomento stava per portarli.

 

"La gamba sinistra sarà più complicata od eventualmente più semplice. Dipende da come il tuo cervello reagisce alla stimolazione della parte del tuo corpo meno dominante. Quindi su questo non posso assicurarti assolutamente niente. Potresti sentire ancora più dolore, oppure sentirne molto di meno." Gli disse riscaldandosi le mani e inginocchiandosi dall'altra parte, prendendo la gamba sinistra nello stesso modo in cui aveva preso la destra. Youngwoon annuì, sperando vivamente che il dolore non fosse più forte. Non pensava sinceramente che sarebbe riuscito a sopportare un dolore più forte di quello che aveva appena sperimentato. Prima che potesse accorgersene, Heechul aveva iniziato a muovere la sua gamba verso l'alto, e Youngwoon si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo misto ad un gemito. Il dolore era più acuto e bruciante, ma meno esteso, meno insopportabile. Era sempre come la sua gamba stesse prendendo fuoco, ma non era terribile come con la gamba destra, ed era intimamente incredibilmente grato che fosse così. Per tutto il tempo, finché la sua gamba non fu completamente distesa, Youngwoon riuscì a non urlare più, lasciandosi sfuggire solo gemiti, grugniti, oppure l'occasionale offesa alle sue "gambe del cazzo". Quando Heechul ripetè la procedura della gamba destra, premendo sul ginocchio, Youngwoon non riuscì a trattenere un mezzo grido.

 

"Bene, bene. Perfetto." Disse Heechul rimettendo anche la gamba sinistra nella sua posizione. Youngwoon si lasciò cadere all'indietro sul tavolo, venendo accolto fortunatamente dall'asciugamano che Donghae aveva arrotolato e appoggiato lì, altrimenti avrebbe preso una sonora testata contro il metallo. Non gli sarebbe importato comunque. Era stravolto, come se avesse appena corso una maratona. Le endorfine cominciarono subito a fare il loro effetto non appena il dolore si fu dissipato completamente e lui cominciò a sentirsi assonnato.

 

"Youngwoon, sei stato bravissimo. Se farai progressi come questo ad ogni seduta ci vorrà molto meno del previsto." Gli disse Heechul con un sorriso caloroso e soddisfatto, srotolandosi di nuovo le maniche. Youngwoon accennò un sorriso, sentendosi vagamente soddisfatto. Più che altro, era stanco. Se solo avesse potuto, si sarebbe addormentato proprio lì dov'era. Sentì Jungsu che gli toccava il braccio, e si voltò verso il suo angelo. Gli stava sorridendo calorosamente, ma non gli disse molto. Youngwoon sorrise a sua volta ed appoggiò la testa contro il suo bicipite, chiudendo gli occhi e concedendosi quel breve momento di coccole. La mano di Jungsu che gli carezzava il viso era abbastanza da fargli dimenticare tutto il dolore che aveva appena provato, dannazione, che avesse provato in tutta la sua vita. Non aveva parole per spiegare quanto fosse felice, grato che lui fosse lì. Non sapeva sinceramente come avrebbe fatto senza di lui. Youngwoon guardò Heechul e Donghae confabulare qualcosa mentre Heechul scriveva qualcosa sul suo fasciolo. Non che gli interessasse veramente. In quel momento, Siwon entrò nella stanza, solo dopo aver bussato.

 

"Avete finito?" Chiese, facendo spuntare solo la testa da dietro la porta. Donghae annuì verso di lui e tornò a parlottare con Heechul. Siwon entrò completamente nella stanza, chiudendosi la porta dietro e si avvicinò a Youngwoon, squadrandolo con un sorriso.

 

"Com'è andata?" Gli chiese con un sorriso, tenendo le mani unite fra loro. Doveva aver intuito che in fondo era andata bene, la sua espressione tranquilla e consapevole esprimeva più di quello che le sue parole avrebbero potuto esprimere. Youngwoon accennò un sorriso stanco e strusciò la fronte contro il braccio di Jungsu.


"Bene, a quanto pare." Siwon lo guardò annuendo.


"Ha fatto tanto male? Ti ho sentito urlare dalla sala d'aspetto." Gli chiese con tono preoccupato, poggiandogli una mano sulla spalla. Youngwoon ridacchiò, mentre Jungsu gli stringeva possessivamente la mano, come se stesse cercando di farlo pensare a tutto meno che a quello che aveva appena passato.


"Non puoi immaginare. Era come se qualcuno mi stesse prendendo a bastonate le gambe dall'interno." Borbottò, sbadigliando. Siwon sorrise e tolse la mano dalla sua spalla, rimettendosela in tasca.

 

"Vedrai che con l'andare delle sedute passerà completamente." Gli disse. Youngwoon annuì. Lo sperava davvero. Non credeva sinceramente che avrebbe superato più di qualche sessione dovendo sopportare quel dolore. Per quanto buoni fossero i suoi propositi, sapeva che non ci sarebbe mai riuscito. Era troppo, decisamente troppo. Per questo sperava che il dolore passasse in fretta. Sperava che una qualche anomalia temporale guarisse le sue gambe senza bisogno di soffrire così tanto, o almeno sperava che non fosse costretto a vivere in prima persona quella sensazione. Strinse leggermente la mano di Jungsu, ancora stretta nella sua.

 

"Vieni Youngwoon, ti aiuto a cambiarti, così possiamo tornare a casa." Gli disse il ragazzo con un sorriso.

 

"Sì." Rispose semplicemente Youngwoon, issandosi sulle braccia e facendosi cadere pesantemente sulla sedia a rotelle che aveva lasciato proprio accanto al tavolo. Una scarica di dolore dalla sua gamba destra gli fece accapponare la pelle e stringere gli occhi, ma decise di non dire niente. A quanto pare, non ci sarebbe stata nessuna anomalia temporale. Era tutto in mano sua, poteva solo sopportare ed andare avanti. Pian piano, mentre Jungsu lo accompagnava nel piccolo spogliatoio, Youngwoon sentì la sua convinzione affievolirsi. Ce l'avrebbe veramente fatta? Lui lo voleva, eccome se lo voleva.. Non credeva di aver mai voluto qualcosa così tanto.. Ma non era più tanto convinto di potercela fare. Lui era forte, ma aveva le sue debolezze come tutti. E se quelle debolezze avessero già segnato il suo destino? Se quelle debolezze fossero ciò che in fondo lo avrebbe spinto a mollare? Non voleva deludere tutti. Sospirò, lasciando silenziosamente che Jungsu lo aiutasse a rivestirsi mentre il suo angelo si complimentava con lui e lo elogiava per tutto quello che aveva fatto quel giorno.

 

 

"La sua resistenza al dolore è davvero bassa. So quanto sia doloroso recuperare l'uso dei muscoli, ma non ho mai visto nessuno soffrire tanto quanto lui." Mormorò Heechul nell'orecchio di Donghae, cercando di essere il più silenzioso possibile. Siwon lo sentì comunque, dal momento che si era appollaiato alle sue spalle, origliando la loro conversazione.

 

"Pensi che possa essere un problema per il recupero?" Gli chiese all'improvviso, spaventandolo. Heechul sobbalzò e si posò una mano sul petto, guardandolo con aria di rimprovero.

 

"Mi hai spaventato, idiota." Siwon alzò gli occhi al cielo all'ennesima parolaccia, ma decise di lasciar cadere l'argomento. Ormai dopo tutto quel tempo aveva capito che cercare di cambiare Heechul era un'impresa impossibile. Aveva imparato ad accettare i suoi difetti e gli andava bene così. Sinceramente, a quel punto, non l'avrebbe voluto diverso in alcun modo.

 

"Rispondi alla domanda." Gli disse dandogli un colpetto sulla punta del naso. Heechul fece un mezzo sorriso a quel gesto di tenerezza inconfessata.

 

"Non penso. Mi sembra molto determinato.. Inoltre la presenza di Jungsu sembra spingerlo a continuare anche quando è evidentemente sul punto di mollare." Donghae sorrise speranzoso, facendo sorridere di riflesso anche Heechul. Era proprio per quello che dopo innumerevoli colloqui aveva scelto Donghae come suo assistente. Nessuno teneva ai suoi pazienti come lui. Sembrava essere nato per aiutare gli altri.

 

"Quindi pensi che ce la farà?" Gli chiese con la voce intrisa di speranza. Heechul gli scompigliò i capelli, facendolo ridere.

 

"Sì, penso proprio di sì." Dopo di quello, ci furono un paio di secondi di silenzio, in cui Heechul ripose con cura il fascicolo di Youngwoon, per poi pescarne un'altro dallo schedario. Lo porse a Donghae, facendogli l'occhiolino.

 

"Ho bisogno di una pausa. Il prossimo paziente è Hyukjae, pensi di potercela fare senza di me?" Gli chiese con un sorrisetto furbo. Donghae arrossì e prese il fascicolo fra le mani, stringendolo tanto forte da piegarlo.

 

"Ma.. Hyung.." Heechul rise e gli diede una pacca sulla spalla.

 

"Oh, Hyukjae è quasi alla fine della terapia, sono sicuro che ce la farai!" Detto questo prese Siwon per un polso e iniziò a trascinarlo attraverso la stanza. Siwon lo seguì, silenzioso e confuso, guardando Donghae come se non avesse idea di cosa stava succedendo.

 

"Io e Siwonnie andiamo a fare una passeggiata!" Disse aprendo una porta che stava sempre chiusa a chiave ed abbandonata in un angolo della stanza. Donghae li guardò, confuso.

 

"Ma Hyung, quello è lo sgabuzzino!" Gli urlò dietro, pensando che magari Heechul avesse semplicemente sbagliato stanza. Era molto distratto a volte, poteva capitare. Invece Heechul rise e spinse Siwon nella stanza, per poi appoggiarsi al pomello della porta e fare l'occhiolino a Donghae.

 

"Ah sì?" Gli chiese prima di chiudersi la porta dietro, chiudendola a chiave. Donghae sospirò e si toccò la fronte con una mano. Avrebbe dovuto decisamente portare Hyukjae in un'altra stanza per la sua riabilitazione.

 

 

"Youngwoon? Stai bene?" Gli chiese Jungsu con tono preoccupato, mentre Youngwoon si infilava i pantaloni della tuta, tremando e gemendo ad ogni movimento. In effetti no, non stava bene. Il dolore, che inizialmente non aveva sentito, era tornato, forte e quasi insopportabile. Riusciva a malapena a fare le cose basilari. Quella doccia era stata decisamente la più difficile della sua vita. Appena ebbe finito di mettersi i pantaloni, si poggiò le mani sul viso, appoggiando i gomiti sui braccioli della sedia a rotelle. Si sentiva di nuovo sul punto di piangere, ma non poteva permettersi di farlo, non davanti a Jungsu. Doveva restare forte.

 

"Sì, va tutto bene." Rispose con voce tremante. Jungsu assunse un'espressione corrucciata, per poi avvicinarsi a lui e inginocchiarsi proprio di fronte a lui, ignorando il fatto che il pavimento fosse bagnato. In un secondo, i suoi pantaloni erano freddi e bagnati contro le sue ginocchia, ma non sembrò prestare interesse alla cosa. Alzò tentativamente le mani e le poggiò sul viso di Youngwoon.

 

"Non mentirmi, ti prego. Puoi essere sincero con me." Gli sussurrò con voce dolce. Fu come se qualcosa si spezzasse nel petto di Youngwoon. Quelle parole lo privarono di tutto l'orgoglio che gli era rimasto, ed un secondo dopo scoppiò a piangere, il più piano possibile, ma abbastanza forte perchè Jungsu lo sentisse, un secondo prima che le sue mani venissero bagnate dalle sue lacrime.

 

"No.. Non va tutto bene. È troppo difficile.. Fa troppo male. Non ce la faccio." Bisbigliò fra i singhiozzi. Jungsu scattò in avanti, stando attento alle sue gambe e lo abbracciò con tutta la sua forza, abbraccio a cui Youngwoon rispose subito, stringendo le braccia attorno alla sua vita e seppellendo il viso contro il tessuto morbido della sua maglietta.

 

"Lo so.. Lo so che è difficile." Sussurrò l'altro con serietà, stringendolo forte. Youngwoon tremò appena, per poi tornare a stringerlo.

 

"Non posso farcela. Non sono abbastanza forte." Singhiozzò sulla sua spalla. La sua paura era quella di deludere Jungsu. Passare la vita su una sedia a rotelle era una prospettiva meno terribile di quella in cui lui deludeva l'unica persona che avesse mai creduto in lui a prescindere da tutto. Non voleva deluderlo dopo tutto quello che aveva fatto per lui. Per quanto i suoi genitori fossero stati amorevoli, prima che scoprissero della sua sessualità, non erano mai stati ottimisti riguardo il suo futuro. Lo avevano sempre creduto poco intelligente, avevano ritenuto più e più volte, perfino di fronte a lui, che le sue capacità fossero limitate. Poco importavano i sorrisi caldi di sua madre che gli diceva che in fondo l'importante era semplicemente mettercela tutta. Non avevano mai creduto che lui potesse fare strada nella sua vita, e quelle parole erano impresse a fuoco nella sua mente. Jungsu invece, lui non aveva mai dubitato di lui da quanto quella storia aveva avuto inizio. Aveva sempre creduto fermamente che lui potesse farcela a prescindere dal dolore e la fatica, e deluderlo era una cosa che Youngwoon non pensava avrebbe potuto sopportare. Jungsu lo lasciò andare lentamente e si inginocchiò davanti a lui, puntando sul suo viso i suoi bellissimi occhi.

 

"Adesso ascoltami." Gli disse con voce ferma. Youngwoon rimase in silenzio, mentre calde lacrime continuavano a scendere dolcemente giù lungo le sue guance. Jungsu continuò, stringendogli entrambe le mani.


"Io non sono nato così. So di non avertelo mai detto, ma io sono diventato cieco in seguito ad un incidente in macchina, con mia madre. Lei ne uscì illesa, ma il parabrezza si ruppe, ed i pezzi di vetro che mi entrarono negli occhi danneggiarono irrimediabilmente la mia vista, che andò del tutto persa solo pochi giorni dopo l'incidente." Mormorò Jungsu con la paura ancora nella sua voce. Youngwoon lo ascoltò in silenzio. "Pensi che non sia stato difficile all'inizio? Youngwoon, i primi mesi, io volevo uccidermi. Mi mancava guardare il cielo, guardare la televisione, poter vedere il viso di mia madre o quello dei miei amici. Non riuscivo a muovermi da una stanza all'altra senza cadere una dozzina di volte. Fu un periodo orribile ed anche io ero convinto di non farcela. Ma.. Alla fine, mi convinsi. Non potevo uccidermi e non potevo nemmeno passare il resto della mia vita seduto sul mio letto a commiserarmi. Dovevo addattarmi alla mia nuova situazione.. E ce la feci, dopo un lungo allenamento. Un essere umano può sopravvivere al peggiore degli incidenti, può riprendersi completamente se veramente lo vuole. E so che tu lo vuoi, esattamente come lo volevo io. So che ce la farai, Youngwoon.. E so che sarà dura, ma io credo in te. E sai che mi avrai sempre al tuo fianco. Come io ci sono riuscito, puoi riuscirci anche tu." Gli disse, sorridendo alla fine, mentre le lacrime iniziavano a riempire anche i suoi occhi. Questa volta fu Youngwoon ad abbracciarlo per primo. Si spinse in avanti, per la prima volta da quando era tornato a casa, dimenticandosi completamente del dolore nelle sue gambe. La sua sicurezza ancora non era tornata, ma la sua convinzione sì. Era bastato quel semplice discorso per convincerlo che in lui c'era abbastanza forza da superare una cosa del genere. Non era impossibile. Con Jungsu al suo fianco, niente era impossibile. Lo strinse forte senza dire una parola, stringendo i denti. Socchiuse la bocca, ma quello che uscì fu solo un sussurro spezzato.

 

"Lo farò per te."

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Capitolo 13
*** 13 ***


×× E dopo diecimilamilioni di pacchetti di sigarette sprecati su questo capitolo, ecco a voi. Ugh. Bleah. Ack. Gh. Non mi piace. Decisamente no.. Ma non posso abbandonare a questo punto (Cit. Youngwoon), quindi spero vivamente che il prossimo capitolo sia migliore. Farò del mio meglio. Grazie mille a Wonnie_hugs_sanity, a Callmeanchovy e a MirmaMimaMira che mi recensiscono ed è una cosa che è sempre molto apprezzata :3
Bai~
DragonTopsThePanda ××





I mesi seguenti passarono in una bolla di sapone. Gli esercizi erano difficili, il dolore era stato tanto e quasi insopportabile, soprattutto durante le prime sedute.. Dopo le prime settimane era diventato sopportabile, per poi essere oscurato quasi completamente dalla fatica. Non pensava sinceramente che la fatica potesse metterlo in difficoltà. Era abituato alla fatica, soprattutto dopo aver lavorato dal meccanico del suo paese per diversi anni. Il suo lavoro consisteva nel prendere i pezzi di ricambio e portarli al loro posto, ma alcuni, tipo i paraurti, potevano essere davvero pesanti. Era anche così che si era costruito il suo fisico, i muscoli di cui andava tanto fiero. Aveva pensato che la fatica che avrebbe dovuto sopportare sarebbe stata simile a quella che aveva provato tante volte in passato, ma non era così. Non era affatto così, era un tipo di fatica completamente diverso. Era come nuotare contro la corrente, come correre con le gambe addormentate, era come provare a sollevare una macchina a mani nude. Spesso sembrava semplicemente impossibile, infatti molte volte falliva in quello che stava facendo. Che fosse muovere le gambe o issarsi leggermente per sporgersi e prendere qualcosa su uno scaffale, o che si trattasse di un esercizio, come portarsi il ginocchio il più possibile vicino al petto senza aiutarsi con le mani. Capitava spesso che non riuscisse in quello che stava facendo, e la frustrazione cominciava a farsi sentire. Heechul, Siwon e Donghae gli ripetevano continuamente che era normale, che non poteva pretendere troppo dal suo corpo se non era ancora pronto. Ma Youngwoon aveva il suo carattere, come ogni altra persona, e non riusciva proprio a controllare certe parti di sé che si ribellavano a quella situazione. Ultimamente era diventato intrattabile, e lo sapeva.

 

Camminare, anche se aiutato dalle solide sbarre di ferro ai suoi fianchi, era terribilmente difficile. E doloroso. Non importava se le sue braccia erano abbastanza forti da sostenere la maggior parte del suo peso, così che il compito principale delle sue gambe fosse semplicemente quello di restare dritte e muoversi, avanti ed indietro, come avevano fatto da quando Youngwoon aveva compiuto un anno. In quel momento, era quasi impossibile.

 

"Stai andando benissimo Youngwoon, continua così." Gli disse Heechul, controllando con espressione seria ogni suo movimento ed espressione. Youngwoon sentiva i suoi grandi occhi soffermarsi a lungo sulla sua espressione, sul sudore che gli bagnava la fronte ed il collo, oppure sulle sue nocche bianche dallo sforzo che le sue mani sopportavano in quel momento. Heechul stava osservando molto di più di quello. La forza che un paziente metteva nelle braccia durante l'esercizio era importante, perchè più forza veniva messa nella parte superiore del corpo, più forza veniva sottratta alla parte inferiore, che era quella maggiormente in debito di forza. Non era un bene che Youngwoon facesse quello che stava facendo. La vena che si stava lentamente gonfiando sul braccio di Youngwoon, oppure i tendini tesi e in rilievo sul suo collo, erano segno che l'esercizio non stava avendo l'effetto che doveva avere. Ma non poteva e non doveva dirglielo adesso. Sperava, o meglio, pensava che Youngwoon stesse semplicemente seguendo il suo percorso personale, il percorso che il suo corpo richiedeva. Era già abbastanza che i piedi di Youngwoon stessero toccando terra e si stessero comunque muovendo in avanti, piuttosto che venire trascinati.

 

"Cazzo.." Sussurrò Youngwoon, perdendo forza nel lato sinistro del corpo. Un attimo dopo era caduto pesantemente a terra, sbattendo con forza il gomito contro la sbarra di ferro su cui si stava reggendo. Le gambe gli facevano un male d'inferno, eppure erano lì, ferme, inutili. Due arti semplicemente attaccati al suo corpo, senza nessuna utilità. Jungsu corse al suo fianco, inciampando in una sedia ma arrivando comunque accanto a lui nel giro di due secondi. Appena fece per toccarlo, Youngwoon scattò come un cane rabbioso.


"NON MI TOCCARE!!" Ringhiò, dando furiosamente un pugno sulla sua stessa gamba, all'altezza della coscia. Sentì il dolore, ma nessuna reazione. Stupide, stupide gambe inutili. Servivano solo a fargli sentire dolore. Non servivano a nient'altro. Sentì le lacrime salirgli agli occhi, ma le ricacciò indietro tappandosi gli occhi con le mani. Quando li riaprì, erano tutti intorno a lui. Heechul cercò di aiutarlo, ma Youngwoon lo spinse indietro con un ringhio di frustrazione.

 

"STATEMI LONTANO!!" Urlò con tutta la forza che aveva in corpo, effettivamente spaventando gli altri, che si allontanarono di qualche passo. Solo Jungsu rimase fermo dov'era, fissandolo con espressione spaventata, tradita, intristita, impietosita, e chissà quante altre cose. Youngwoon le interpretò male, tutte quante, una per una. Sentiva la rabbia salirgli nel petto come lava, che lentamente aumentava, facendolo bruciare. Iniziò a trascinarsi verso la sua -fottuta- sedia a rotelle, utilizzando solo le braccia, trascinandosi dietro quelle maledette gambe. Si graffiò le mani cercando di trascinarsi a sedere sulla sedia. Dopo diversi tentativi, riuscì a sedersi, e si diresse subito e furiosamente verso lo spogliatoio.

 

"Youngwoon! Non abbiamo ancora finito la seduta!" Gli disse Heechul con tono serio, ma Youngwoon lo ignorò. Si chiuse nello spogliatoio, a chiave, per poi buttarsi giù dalla sedia a rotelle, senza un vero motivo. Non voleva stare lì. Voleva solo amputarsi quelle stupide, inutili gambe e avere un buon motivo per non riuscire a camminare. I muscoli indeboliti non erano una scusa valida, perchè non riusciva semplicemente a riprendere il controllo del suo corpo? Si odiava in quel momento. Aveva sempre creduto di essere forte, ma non lo era abbastanza per affrontare una cosa semplice come il camminare. Rimase per quasi due ore sdraiato su quel pavimento freddo, ignorando tutte le persone che aveva lasciato fuori da quella porta, che una per una andarono a chiamarlo, a bussare, a cercare di farlo uscire da quello spogliatoio come chiunque altro avrebbe provato a far uscire un animale selvatico dalla sua tana. Odiava essere trattato così. Odiava quello che stava diventando, odiava quello che doveva affrontare.

 

Youngwoon aveva creduto che Jungsu lo avrebbe aiutato a superare qualsiasi cosa. Che un suo semplice bacio sarebbe bastato a dargli la carica per superare qualsiasi ostacolo, ma con il tempo si era reso conto che non era così. Lo amava, lo amava da impazzire, ma per quanto Jungsu potesse tenerlo su di morale, per quanto potesse essergli di conforto, non era lui la soluzione al suo problema. Questo perchè Youngwoon era un problema per sé stesso. Non voleva deludere Jungsu, non voleva deludere sé stesso, ma nessuna di quelle prospettive gli dava la spinta di cui aveva davvero bisogno, nessuna di quelle consapevolezze lo spingeva ad alzarsi e camminare. Faceva male realizzare che a conti fatti, l'amore non era la soluzione a tutto. Era stato bellissimo, quel periodo, in cui aveva creduto di vivere in una favola, ma adesso era stato sbalzato di nuovo nella realtà. Nel freddo, crudele, grigio mondo reale. Il mondo reale, sempre illuminato dalla brillante luce di Jungsu, ma comunque freddo, crudele e grigio. Niente poteva cambiarlo.

 

"Lo farò per te." Quelle parole risuonavano nella sua testa e in quel momento, mentre se ne stava seduto sul letto a guardare fuori dalla finestra, aspettando pazientemente che arrivasse il momento di affrontare la sua prossima seduta, gli sembravano una barzelletta. La più grossa cazzata che avesse mai detto. Per quanto si impegnasse, non riusciva a raggiungere nessun vero risultato. Mezzi risultati, mezzi successi, mezzi passi. Niente di vero, niente di tangibile. Niente a cui potesse aggrapparsi. Dopo le prime sedute, in cui aveva sopportato il dolore, si era reso conto che le sue piccole vittorie, il dolore che aveva superato, era solo una minima parte del lavoro. E paradossalmente, era ciò che lo aveva messo meno in difficoltà. Durante il dolore, era capace di tirare avanti dando una sola, semplice occhiata al viso del suo angelo, ma mentre era a terra, reduce da un ennesimo, umiliante fallimento, il viso del suo angelo era deturpato da un mezzo sorriso di mezza soddisfazione che non faceva altro che farlo sentire ancora peggio. Voleva vederlo pienamente soddisfatto e fiero di lui, ma non riusciva a dargli un vero motivo per esserlo, e si sentiva male per aver tradito la sua promessa.

 

Jungsu entrò in camera senza bussare, sorridendo.


"Tesoro, sei pronto?" Aveva iniziato a chiamarlo tesoro. Avevano festeggiato il loro primo anno insieme (Dato che entrambi contavano il loro "Stare insieme" dal primo momento in cui si erano conosciuti) solo un paio di settimane prima, ed ormai si erano abituati alla presenza l'uno dell'altro, erano diventati più intimi, quasi come se fossero una persona sola. Non c'erano più vergogna ed imbarazzo, non c'era più la cautela dei primi tempi, in cui nessuno dei due voleva fare un passo falso, per non rovinare la propria immagine agli occhi dell'altro. Youngwoon lo guardò stringendo le labbra finché non formarono una stretta linea che gli solcava il volto come una ferita. Rimpiangeva il fatto di non essere riuscito a vivere pienamente il periodo di adorazione che precede quel tipo di tranquillità e sicurezza l'uno accanto all'altro. I suoi problemi avevano impedito ad entrambi di godersi quel periodo iniziale della loro storia in cui non c'erano altro che baci, carezze e paroline dolci, quel periodo in cui si camminava in punta di piedi per non disturbare l'altro, quel periodo in cui si passava ore svegli la notte, semplicemente ascoltando l'altro respirare mentre dormiva. Erano centinaia le cose di cui si pentiva, ma era troppo tardi per quello. Lui lo amava ancora come il primo giorno, ma le sensazioni iniziali erano ormai finite. Jungsu faceva parte della sua vita adesso, definitivamente. E per quanto fosse stupido pensarlo, Youngwoon avrebbe voluto avere l'occasione di viversi completamente quel primo periodo in cui una persona può sparire dalla tua vita tanto velocemente da lasciare soltanto un vuoto al suo posto. La paura era una delle cose migliori all'inizio di una storia.. Perchè quando la tua paura si rivela sbagliata, è sempre bello sentire il sollievo, sentire di essersi sbagliati. E Youngwoon si era perso tutti quei passaggi. Li rimpiangeva, ma era felice di avere Jungsu accanto a lui. Nonostante tutto, non sarebbe potuto sopravvivere senza lui al suo fianco. Aveva bisogno di lui.

 

"Sì." Rispose semplicemente. Il sorriso di Jungsu si affievolì ma non lasciò il suo viso. Di un'altra cosa Youngwoon si pentiva. Il modo in cui si stava comportando in quel periodo. Era intrattabile, insopportabile. Eppure Jungsu sopportava tutti i suoi cambiamenti d'umore, le sue lamentele, i suoi silenzi pesanti, tutto senza dire una parola.

 

"Come fai a sopportarmi?" Gli aveva chiesto un giorno Youngwoon, sentendosi particolarmente in colpa per il modo in cui si comportava.

 

"Ti sopporto perchè ti amo. E perchè so che è un periodo difficile per te. So che quando passerà, tornerai ad essere quello Youngwoon che ho conosciuto, quello che conosco. Lo amo troppo per rinunciarci." Questa era stata la candida risposta di Jungsu, accompagnata da un sorriso brillante. Era una risposta dolce e ragionevole allo stesso tempo, ma aveva fatto stringere il cuore di Youngwoon. Jungsu non meritava di certo di essere trattato così. Faceva, aveva fatto anche troppo. Molte delle cose che faceva, non erano cose che una qualsiasi altra persona avrebbe mai fatto. Come il ripiegargli i vestiti sulla sedia ogni giorno in modo che fossero già pronti perchè sapeva che per Youngwoon era faticoso doverli raggiungere ogni volta, oppure spostare tutte le cose che si trovavano sugli scaffali più in alto ad un ripiano più basso per essere sicuro che Youngwoon li raggiungesse senza cadere.

 

"Allora andiamo?" Gli chiese Jungsu prendendo il giacchetto. Youngwoon annuì. Sapeva cosa lo aspettava quel giorno. Quel giorno avrebbe provato a camminare da solo. O meglio avrebbe dovuto provare. Aveva già preso una decisione, dentro di sé, nel silenzio della sua mente sovrastata dalla fatica e dalla frustrazione. Avrebbe mollato. Non avrebbe continuato con le sedute. Una parte di sé, gli diceva che era una decisione presa lucidamente, che era la cosa migliore da fare per non provocare ulteriori sofferenze a nessuno, ma una piccola parte di lui sapeva che stava rinunciando per paura di fallire. Non si prese nemmeno il tempo di pensarci una seconda volta, di realizzare quanto si sarebbe vergognato una volta realizzato cosa aveva fatto. Voleva soltanto mollare, in quel momento non gli interessava altro.

 

 

Erano nella sala d'aspetto quando Youngwoon decise di parlare con Jungsu. Erano arrivati con venti minuti d'anticipo, quindi dovevano aspettare che il paziente prima di loro finisse con la sua seduta. Youngwoon si era seduto vicino alla solita fila di sedie, appoggiando la sedia a rotelle al muro, mentre Jungsu era seduto sulla prima sedia della fila. Entrambi erano in silenzio. Youngwoon teneva stretta la mano di Jungsu, che canticchiava a bassa voce una canzone che avevano appena sentito alla radio. Non voleva iniziare a parlare in quel momento. Gli piaceva sentirlo cantare. Aveva una voce melodiosa, ed era raro che cantasse, per quanto fosse bravo. La prima volta che Youngwoon lo aveva sentito, era stato un giorno in cui lo aveva sorpreso mentre stava cucinando. Gli era arrivato alle spalle, ed era rimasto in silenzio per diversi minuti, ascoltandolo cantare ad occhi chiusi, godendosi la sua voce calda che lo aveva cullato come una ninna nanna. In quel momento, interrompere quella melodia gli sembrava quasi un'eresia. Ma sapeva che doveva parlargli prima di parlare agli altri. Jungsu era il primo che avrebbe dovuto affrontare, anche se avrebbe dovuto farlo prima. Ne era consapevole.. Avrebbe dovuto dirglielo mentre erano ancora in casa, mentre erano da soli. Non sarebbe stato facile parlargliene. Lui stesso trovava la sua decisione stupida se solo provava a formularla a parole. Sta di fatto che ormai era una decisione presa, doveva essere sincero con lui. Mentire non avrebbe portato da nessuna parte. Fortunatamente, Jungsu smise di canticchiare poco dopo, alzando la testa e prendendo un respiro profondo. Stava per dire qualcosa, ma Youngwoon lo precedette, raccogliendo quel poco di coraggio che in quel momento aveva. Gli strinse più forte la mano e socchiuse gli occhi, fissando il pavimento.

 

"Jungsu, io non voglio farlo." Sussurrò, abbastanza forte da farsi sentire. Sentì Jungsu congelarsi al suo fianco, e lo vide voltarsi lentamente verso di lui con la coda dell'occhio. Youngwoon non lo guardò negli occhi, non si voltò verso di lui. Non importava che Jungsu non potesse vederlo. La pesantezza del suo sguardo era già difficile da sopportare adesso che non lo stava guardando. Non credeva che sarebbe stato in grado di portare avanti la sua decisione se avesse dovuto effettivamente guardarlo negli occhi. Era da codardi, ma in fondo, rinunciare alla fisioterapia per non voler fallire non era forse una mossa da codardi?

 

"Cosa?" Mormorò Jungsu in risposta. Aveva capito perfettamente a cosa Youngwoon si stava riferendo, era chiarissimo dal suo tono di voce. Era semplicemente incredulo, concluse Youngwoon dopo averlo guardato per un secondo, forse due. Era ovvio dalla piega che avevano preso le sue sopracciglia, dalla sua bocca socchiusa, perfino i suoi occhi, in quel momento sbarrati.


"Mi hai sentito." Ribatté lui. "Non posso farcela, non voglio continuare." Registrò a malapena la mano di Jungsu che scivolava fuori dalla sua presa.

 

"Come sarebbe a dire che non puoi farcela? Youngwoon, sei arrivato fino a questo punto.. Ormai sei quasi.. Alla fine, ce la stai facendo.. Non puoi mollare adesso." Sussurrò Jungsu passandosi una mano sul viso. Youngwoon strinse i denti al suo tono deluso. Era proprio quello che aveva temuto sarebbe successo, e invece di spronarlo, quel tono deluso non fece altro che infuocare ancora di più quella rabbia, quella frustrazione che sentiva bruciare nel petto.

 

"Posso e lo farò. Tu non sei me Jungsu, non sai cosa sto passando." Ringhiò lui in risposta. Sapeva ancora prima di aprire la bocca quanto pessima fosse quella mossa, quanto basso fosse quel colpo, ma se fosse stato in grado di controllare quello che sentiva, non si sarebbe trovato in quella situazione, in cui invece si trovava ormai immerso fino al collo. In quel momento sentiva solo un tremendo bisogno di urlare. Jungsu gli mise una mano sulla spalla.

 

"Sai benissimo che so come ti senti." Gli disse con tranquillità. "Lo so che è difficile, ne abbiamo già parlato. Mollare non è la soluzione.. Te ne pentirai soltanto." Cercò di farlo ragionare, cercando di essere il più dolce possibile, anche se Youngwoon poteva sentire il nervosismo nella sua voce tremante e leggermente stridula. Youngwoon accennò un sorriso di disperazione, per poi passarsi una mano sulla bocca, premendo sulle proprie labbra ed impedendosi di alzare la voce, di urlare, di imprecare, di sputare addosso a Jungsu tutto il veleno che in quel momento si sentiva bruciare nella gola.

 

"Non mi interessa quello che pensi. Non mi importa. Questa è una mia decisione. Se non vuoi sostenermi allora non mi ami tanto come dici." Si sentì sprofondare ancora di più subito dopo averlo detto. Era come affondare nelle sabbie mobili. Sapeva che muoversi, lottare, agitarsi avrebbe soltanto peggiorato la situazione, ma era un riflesso involontario e non poteva farne a meno. Non riusciva a chiudere la sua dannata bocca e mettere un filtro alle sue parole, ai suoi pensieri. Affondava soltanto sempre di più, veniva ingoiato da quel mare di bugie e convinzioni ipocrite che si era costruito attorno, senza riuscire a vedere chiaramente ciò che stava succedendo. Stava facendo del male all'unica persona che lo avesse mai sostenuto soltanto per sfogare tutta la sua frustrazione. Come il peggiore degli esseri umani, trascinava giù con sé quell'unica persona che avrebbe dovuto tenersi stretto. Sapeva, da qualche parte nella sua mente, che Jungsu era l'unico che potesse dargli una spinta, che potesse sostenerlo, ma era troppo prosciugato dalla sua situazione per riprendere il controllo. Agiva solo in base ai suoi istinti più sbagliati e dannosi. Si voltò per un secondo, dopo diversi minuti di silenzio e vide Jungsu che lo fissava in silenzio, gli occhi pieni di lacrime e sul viso un'espressione adirata che non gli aveva mai visto, nemmeno durante una delle loro sporadiche discussioni.

 

"Tu non sai cosa stai dicendo." Sibilò Jungsu, scattando in avanti ed afferrandogli un polso. Youngwoon scosse via la sua mano, allontanandolo.

 

"Lo so invece. Chiamami codardo, fai tutto quello che vuoi. Non mi importa. Appena Heechul uscirà gli comunicherò la mia decisione." Sibilò lui in risposta. Jungsu si toccò il petto con una mano e respirò profondamente.

 

"Ti prego.. Parliamone prima. Non prendere questa decisione senza prima averci pensato, senza averne parlato con me." Gli disse, riprendendo un minimo di controllo. Il suo nervosismo era ancora più evidente, ma Youngwoon non lo notò nemmeno.

 

"Non dobbiamo parlarne. Questa è una decisione MIA, tu non c'entri niente!! Puoi soltanto accettarla, il tuo parere non mi serve! Tu non c'entri niente in questa situazione, ci sono solo io!!" Sbottò Youngwoon, alzando la voce. Il resto accadde in pochi secondi, tanto che Youngwoon ebbe a malapena il tempo di rendersi conto di cosa stava succedendo.

 

"Quindi è questo che pensi?! Io non c'entro niente?? Ne.. Ne facevo parte quando però ti aiutavo a fare tutto quello che non riuscivi a fare da solo!! Ne facevo parte quando stavo ore a consolarti perchè stavi male, o perchè non riuscivi nemmeno a.. A.." Si tappò la bocca e strinse gli occhi, rimanendo in quella situazione per diversi secondi. Quando riaprì gli occhi erano pieni di lacrime e di rabbia. "Se è questo che pensi allora va bene. Non ne faccio parte. Buona fortuna." Sussurrò ormai sull'orlo delle lacrime. Youngwoon non ebbe il modo di capire se avesse cominciato davvero a piangere, perchè un secondo dopo Jungsu se n'era andato. Era uscito da quella porta alla velocità della luce, e probabilmente non sarebbe più tornato indietro. Youngwoon si sentiva il cuore pesante, gli occhi gli bruciavano per tutte le lacrime che avrebbe voluto versare. Sentiva di aver fatto la più grande cazzata della sua vita. Si morse con forza il labbro inferiore, finché non sentì una goccia di sangue gelido e denso scendergli giù lungo il mento. Lo asciugò frettolosamente con il dorso della mano, osservando per qualche secondo il rosso acceso a contrasto con la sua pelle. Lo sparse sulla pelle con il pollice, vedendolo sparire.

 

"Cosa ho fatto?" Sussurrò a sé stesso. Ci aveva messo soltanto un secondo a rendersi conto di aver sbagliato. Anzi, ne era stato ben consapevole fin dal primo momento, ma non era riuscito a fermarsi. Adesso, soltanto adesso che era troppo tardi per rimangiarsi quelle parole acide ed inutilmente cattive, si rendeva conto di quello che aveva fatto. Lentamente ma inesorabilmente aveva allontanato Jungsu, che gli era stato pazientemente accanto durante il suo intero recupero, aiutandolo, sostenendolo, anche solo con la sua presenza. Tutte quelle ore che Jungsu aveva speso al suo fianco, consolandolo e rassicurandolo, avrebbe potuto benissimo spenderle in qualsiasi altro modo. Ed invece no, era stato con lui, non lo aveva mai lasciato da solo, per essere sicuro che nel momento in cui sarebbe crollato, ci fosse qualcuno lì per prenderlo e rimettere insieme i pezzi. Ed ora? Ora chi avrebbe rimesso insieme i suoi pezzi? Chi lo avrebbe preso nel momento in cui sarebbe inevitabilmente crollato? Era incredibile quanto velocemente fosse passato dal disinteresse per quello che stava dicendo, al rancore per le sue stesse parole. Soltanto pochi minuti erano bastati per fargli riprendere il controllo. Pochi minuti che comunque, erano arrivati troppo tardi.

Iniziò a girare in tondo per tutta la sala d'aspetto, spingendo con forza sulle ruote della sua sedia a rotelle. Non sopportava l'idea di starsene fermo. Se fosse stato in condizioni normali si sarebbe alzato e sarebbe corso via, ma il massimo che poteva fare in quel momento sarebbe stato alzarsi e muovere qualche passo in avanti, per poi crollare a terra. Per diversi minuti girò per tutta la stanza senza meta, toccandosi il viso, mordendosi il dorso della mano fino a lasciare dei segni che sarebbero rimasti per giorni. Alla fine, decise che parlare con Heechul era la decisione migliore. Lui e Jungsu erano diventati molto amici in quell'ultimo periodo, forse lui sarebbe riuscito a ricucire insieme i pezzi che Youngwoon aveva distrutto in un attimo, senza nemmeno rendersene conto. Magari chiedeva troppo, ma pur di non rinunciare a Jungsu era disposto anche a mettersi in ginocchio e pregare Heechul, cosa che non aveva mai fatto con nessuno. Sapeva che non sarebbe stato in grado di farlo da solo. Si sarebbe soltanto abbandonato di nuovo al suo istinto e avrebbe fatto qualche altra stupidaggine. Aveva bisogno di un intervento esterno. L'idea di parlarne con Heechul lo rassicurò vagamente, ed il doloroso nodo nella sua gola sembrò sciogliersi, anche se solo lievemente. Lentamente, si avvicinò al tavolo al centro della stanza. Senza nemmeno pensarci, pescò una rivista a caso, iniziando furiosamente a sfogliare le pagine per tenere la mente occupata. Ne strappò alcune, ma non se ne accorse nemmeno.

 

Ad un certo punto, si fermò. La pagina 56 di quella rivista medica, aveva un grosso titolo scritto in rosso che aveva attirato immediatamente l'attenzione di Youngwoon.

 

-Recuperare La Vista Con L'aiuto Del Dottor Choi Seunghyun-

Youngwoon iniziò subito a leggere, portandosi la rivista più vicino al viso.

 

Il trattamento avviene attraverso due diversi metodi. Il trapianto di cornee oppure un trattamento laser.

 

Trattamento specifico per cecità congenita e cecità giunta in seguito di traumi.

 

Efficacia del trattamento del 76%.

 

Lesse velocemente, per poi portarsi la rivista vicino al petto e respirare pesantemente. Le sue mani tremavano leggermente. Quelle poche frasi erano bastate per fargli balenare davanti agli occhi un flash che lo aveva improvvisamente riempito di un sentimento che non riusciva esattamente ad identificare. Speranza? Non aveva potuto fare a meno di vedere Jungsu di fronte ai suoi occhi, che lo guardava, che lo vedeva. L'angelo gli aveva detto spesso quanto gli mancasse vedere. Quanto avesse lottato per riuscire a costruirsi una vita normale, ma quanto sentisse sempre e comunque nostalgia per tutte le cose che non poteva vedere.

 

"Non poter vedere il tuo viso senza doverlo toccare a volte è una specie di tortura. Anche se lo conosco perfettamente e so come sei, a volte vorrei davvero poterti vedere."

 

Glielo aveva confessato una sera, in un momento d'intimità, mentre se ne stavano raggomitolati insieme sul letto, raccontandosi con voce assonnata segreti, sogni e desideri che non avevano mai confessato ad altri. Youngwoon strinse i denti, strappando le due pagine della rivista per poi piegarle e mettersele in tasca. Si sentì invaso da un nuovo tipo di determinazione, un nuovo tipo di convinzione. Quella era la spinta che aveva aspettato fino a quel momento. Avrebbe portato Jungsu in quella clinica, ma ce l'avrebbe portato solo e soltanto se fosse riuscito a guidarlo lì dentro tenendolo per mano, camminando sulle sue gambe e senza l'aiuto di quella sedia. Si sentiva un idiota per non aver trovato prima quel tipo di forza. Se Jungsu era riuscito a superare tutto quello che aveva passato, se fosse riuscito a superare quello che sperava sarebbe avvenuto in un immediato futuro, Youngwoon poteva camminare. Poteva farlo. Sentì la porta che portava alla sala degli esercizi aprirsi, e Donghae uscì, vedendolo subito.


"Youngwoon, sei pronto?" Gli chiese prendendo in mano il suo fascicolo e sorridendogli. Youngwoon si voltò verso di lui, facendo leva sulle gambe.

 

"Sì."

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Capitolo 14
*** 14 ***


×× *E fu così, che in un colpo solo, perse 25 dei suoi 30 lettori*. Mi dispiace, ma non shippo KyuMin. Proprio no. Per una volta ho seguito le mie preferenze xD (Infatti ho aggiunto in modo assolutamente random Taeyeon e Sunny Bunny <3)
Fuck yeah! Piuttosto. Ho il sentore che questo sia il penultimo capitolo, al massimo ne mancano due, ma insomma, siamo quasi alla fine. Quindi grazie a tutti. In particolare, grazie a Wonnie_hugs_sanity e a Callmeanchovy, che mi lasciano sempre delle bellissime recensioni che mi ispirano sempre a scrivere il capitolo dopo!
E grazie anche agli Scorpions che hanno composto "Still Loving You" che per questo capitolo mi ha dato un'ispirazione bestiale.
Bai :3
DragonTopsThePanda ××



Youngwoon non aveva idea di quanto tempo fosse passato. Forse qualche settimana, oppure qualche mese. Senza Jungsu al suo fianco, Youngwoon aveva perso la cognizione del tempo, ogni giorno passava come immerso in una nebbia fitta in cui non riusciva nemmeno a respirare, figuriamoci tenere il conto delle ore o dei giorni. Non gli interessava nemmeno, non si era mai preoccupato di controllare il calendario. L'unica cosa che scandiva il tempo che passava erano le sue sedute che avvenivano ormai tre volte a settimana. Youngwoon non aveva più nemmeno pensato al dolore e alla fatica. Si era reso conto solo troppo tardi che il dolore di fare tutto da solo, senza avere Jungsu al suo fianco, pronto a sostenerlo, era estremamente peggio rispetto al dolore che sentiva durante le sedute. Da quando Jungsu era uscito da quella porta, lasciandosi Youngwoon alle spalle, era come se qualcuno avesse calato un macigno sulle spalle del più giovane, raddoppiando gli sforzi che doveva fare. Come se non fossero già abbastanza, senza il bisogno di rendere tutto ancora peggiore. Sapeva che era colpa sua, quindi non osava lamentarsi, poteva prendersela solo con sé stesso per aver allontanato l'unica persona di cui avesse davvero bisogno. Heechul aveva perfino provato ad aiutarlo, a portare indietro Jungsu, ma senza risultati. Tutto ciò che l'altro gli aveva detto era che non sarebbe tornato indietro se Youngwoon non gli avesse dato un buon motivo per farlo. E nonostante fosse passato più tempo di quello che Youngwoon stesso avrebbe voluto, non aveva trovato una valida motivazione per farlo tornare. Cosa gli avrebbe dato se fosse tornato da lui? Gli avrebbe dato soltanto altre pene, altra preoccupazione. E anche se Jungsu gli mancava da morire, non voleva di certo farlo tornare indietro per poi deluderlo ancora. Voleva fare qualcosa di reale, tangibile, voleva fare qualcosa che avesse un significato forte. Voleva dimostrargli quanto lo amasse e quanto avesse bisogno di lui in modo che l'altro non potesse dimenticarlo. E delle semplice scuse non sarebbero mai state una motivazione sufficiente per farlo tornare. Ciò non cambiava il fatto che Youngwoon si sentisse affogare senza di lui. Come se fosse costantemente sotto due metri d'acqua, e per quanto si sforzasse non riusciva a tornare in superficie. Tutte le sue relazioni prima di Jungsu erano finite male. Erano state brevi ed inconcludenti, ed anche se non le aveva mai amate, Yongwoon aveva spesso sentito la mancanza delle persone da cui si era separato. La parte più difficile del rompere con qualcuno era sempre stato rompere anche l'amicizia che si era creata. Quindi spesso si era sentito triste e solo dopo la fine di una relazione.. Ma non gli era mai capitato di sentirsi così. Come se si sentisse affogare, come se vivere senza di lui non avesse un senso. Non credeva che potesse davvero esistere una sensazione simile, ma dopo Jungsu, aveva iniziato a provare centinaia di cose che credeva esistessero solo nei libri, o al cinema. Quindi, aveva imparato ad accettare la sensazione di sentirsi in alto mare. La sensazione di essere nato una seconda volta e di dover ricominciare tutto dall'inizio, la sensazione di commettere errori ad ogni parola che diceva. Era spaventoso, ma amava quel nuovo sentimento. Ed ora, lo aveva perso. Aveva buttato tutto alle ortiche per semplice egoismo. Per quello non lo aveva ancora contattato. Si era comportato da egoista una sola volta con Jungsu, ma era stata una volta di troppo. Voleva fare qualcosa di buono per lui. E riportarlo indietro, intrappolarlo di nuovo in quella relazione malsana, sarebbe stato un gesto imperdonabile. Se mai lo avesse portato indietro, lo avrebbe fatto solo quando finalmente sarebbe stato sicuro di dare a Jungsu tutto ciò di cui aveva bisogno, non solo le dichiarazioni d'amore, ma anche tutto il resto.

 

Si rigirò il cellulare fra le mani, girovagando nella rubrica e superando il nome di Jungsu almeno una decina di volte, prima di decidere di chiamare Sungmin. Nell'ultimo periodo, si erano contattati molto spesso. Inizialmente, Sungmin era arrabbiato con lui, ma Youngwoon era riuscito a portarlo dalla sua parte.

 

 

"Cosa vuoi Youngwoon?" La voce fredda di Sungmin lo aveva fatto rabbrividire. Il giovane cameriere era sempre stato amichevole con lui, fin dal primo giorno. Mai lo aveva sentito così freddo e distante. Per un attimo si domandò se ne valesse davvero la pena.. Ma la preoccupazione era infinitamente più grande rispetto al timore. Quindi si fece forza.

 

"Volevo sapere come sta Jungsu." Aveva mormorato, tenendo le labbra vicino al telefono. Quel giorno aveva urlato molto durante la seduta, quindi era quasi completamente senza voce.

 

"Perchè lo chiedi a me? Perchè non chiami lui e glielo chiedi?" Ringhiò Sungmin dall'altra parte del telefono. Youngwoon sospirò brevemente.

 

"Non posso. Sungmin.. Voglio solo sapere come sta." Sussurrò con voce tremante. Era quasi sul punto di pregarlo. Aveva davvero bisogno di sapere che l'altro stava bene. Anche se magari era triste, offeso, qualsiasi cosa, aveva bisogno di sapere che stava bene. Sungmin sospirò a sua volta, e Youngwoon lo sentì tamburellare su quello che sospettava fosse il bancone del bar con le dita.

 

"Sta da schifo. Piange ogni giorno, è sempre arrabbiato, intrattabile. Se non sapessi che è tutta colpa tua, penserei che è impazzito." Borbottò poi, abbassando la voce. Youngwoon sospettò che in quel momento Jungsu si trovasse nel bar con Sungmin, e sentì il suo cuore fare le capriole. Erano lontani, eppure così vicini.. Quasi troppo. Solo la sua paura ed un telefono li separavano. Se avesse superato tutte le sue invalidanti elucubrazioni mentali, avrebbe potuto semplicemente chiamarlo.

 

"So che è stata colpa mia. Ma sistemerò tutto, lo giuro." Rispose Youngwoon, toccandosi la nuca con una mano, per poi appoggiarsi allo schienale del divano.

 

"Lo spero bene. Solo tu puoi sistemare questo casino. E se non lo farai, verrò a casa tua a prenderti a pugni." Sibilò Sungmin, anche se con una nota di dolcezza nella voce. Youngwoon sapeva che anche se il più piccolo era arrabbiato con lui per quello che aveva fatto a Jungsu, loro erano comunque amici. Teneva a lui, teneva alla loro relazione. Lo aveva detto lui stesso, più di una volta.

 

"Ti prendo in parola." Rispose Youngwoon. Ci fu qualche secondo di silenzio.


"Youngwoon?" Lo chiamò Sungmin, addolcendosi.

 

"Mh?"

 

"Tu come stai?" Gli chiese con il tono di una madre preoccupata. Youngwoon sorrise e si mordicchiò il labbro inferiore.

 

"Lo vedrai presto, spero."

 

 

"Pronto?" La voce di Sungmin lo risvegliò dai suoi pensieri, e Youngwoon sobbalzò, facendo cadere il telefono sul divano. Lo raccolse velocemente, portandoselo all'orecchio.

 

"Sungmin? Sono Youngwoon." Sentì ridere dall'altro capo del telefono.

 

"Lo so che sei tu, mi appare il tuo nome sullo schermo quando mi chiami." Rispose l'altro ridacchiando, in tono di scherno. Youngwoon rise, scuotendo la testa.

 

"Hai ragione. Come va?" Gli chiese, più per cortesia che per altro. Il vero punto della telefonata era un altro, ma gli faceva comunque sempre piacere ricordare a Sungmin che anche lui era suo amico, e che era felice di ascoltarlo. Sungmin sospirò.

 

"Lascia perdere. Io e Kyuhyun siamo in crisi nera. Preferisco parlare d'altro." Borbottò l'altro, diventando improvvisamente serio. Youngwoon credeva che sarebbe stato molto più saggio lasciar perdere, ma aveva recentemente scoperto che un amico deve essere pronto a strappare confessioni con le pinzette, ma che non deve mai lasciare un amico in difficoltà senza prima essersi assicurato di condividere il suo fardello.

 

"Cosa è successo Sungmin?" Gli chiese pazientemente. Sungmin rimase in silenzio per diversi secondi, poi con la voce rotta sussurrò:

 

"A dire il vero.. Non siamo in crisi.. Ci siamo lasciati." Sussurrò, per poi tirare su con il naso. L'espressione di Youngwoon si intristì quando lo sentì piangere.

 

"Perchè?" Sentì Sungmin soffiarsi il naso, per poi riprendere il telefono.

 

"L'ho lasciato io.. Ho scoperto che mi tradiva da cinque mesi." Mormorò.

 

"Cosa?! E con chi? Perchè?" Sbottò Youngwoon. Non era il tipo di persona che apprezzava il tradimento. Lui stesso non l'aveva mai fatto, anche se gli era successo di venire tradito. Se solo lo avesse conosciuto abbastanza, sarebbe andato da Kyuhyun per fargli sputare a pugni delle scuse.

 

"Non lo so.. Un tizio cinese.. Zhou qualcosa. Ha detto che.. Si sono conosciuti in uno studio di registrazione ed è.. Successo. E poi è successo ancora e ancora." Gli disse Sungmin, il respiro che si spezzava fra una parola e l'altra. Youngwoon rimase in silenzio per diversi secondi, ascoltandolo borbottare su quanto si sentisse stupido per non essersi reso conto prima di che razza di persona fosse Kyuhyun.


"Mi dispiace amico." La sincerità nella sua voce era evidente. Gli dispiaceva davvero, non avrebbe mai voluto che una cosa del genere accadesse a Sungmin. Era un ragazzo solare e fondamentalmente buono, non si meritava che gli accadesse una cosa del genere. Non poteva aggiungere molto altro. Sapeva benissimo che le favole non erano reali, e che spesso nella vita reale non esisteva un lieto fine. Potevi amare una persona con tutto il cuore, amarla più di te stesso, ma il tuo amore non era uno scudo, anzi, se non altro ti privava di ogni scudo. Era così facile restare feriti, che faceva quasi paura. Dopo qualche attimo di silenzio, Sungmin rispose.

 

"Oh, non preoccuparti! La sto superando! Mi piaceva Kyuhyun, ma me ne sono fatto una ragione in fretta. È uno stronzo, questo mi fa sentire molto meglio. Quando penso di essermi liberato di una persona scorretta come lui, mi sento sollevato piuttosto che triste." Gli disse, tornando ad avere il suo solito tono giulivo. Youngwoon accennò un sorriso. Quella sì che era una buona arma di difesa contro le delusioni.

 

"Se hai bisogno di me sai dove trovarmi." Gli disse Youngwoon.

 

"Certo! Piuttosto, volevi dirmi qualcosa?" Gli chiese Sungmin, andando dritto al punto. Molto spesso Youngwoon gli telefonava soltanto per sentire una voce amica, oppure per sapere come stava, ma quando Youngwoon lo chiamava per chiedergli di Jungsu, Sungmin sembrava sempre capirlo in un secondo. Probabilmente suonava molto più teso e nervoso quando gli chiedeva di lui. Aveva sempre il terrore che Sungmin gli dicesse che Jungsu lo aveva dimenticato, che stava uscendo con qualcun'altro. Non avrebbe decisamente retto un colpo del genere. Per quello era tanto nervoso quando parlavano di lui.

 

"Sì.. Volevo chiederti di Jungsu." Gli chiese stringendo i pugni. Sungmin rispose immediatamente, sapendo come Youngwoon si sentiva in quel momento.

 

"Sta.. Abbastanza bene. È ancora piuttosto triste però. È qui adesso, io sono nello sgabuzzino, altrimenti mi sentirebbe. Comunque, ieri è crollato proprio qui in negozio. Non ha pianto, ma si è messo a lamentarsi su quanto tu gli mancassi e quanto volesse prenderti a pugni. Lo sanno tutti qui ormai." Ridacchiò Sungmin. Youngwoon si passò una mano sul viso.

 

"Davvero?" Chiese preoccupato. Era inutile dire che ormai conosceva tutti i clienti fissi del bar di Sungmin, e che molti di quei clienti erano donne. A conoscenza della sua relazione con Jungsu. Donne. Poteva solo immaginarsi che genere di rimproveri avrebbe ricevuto quando avrebbe rimesso piede nel bar. Sungmin ridacchiò, trovando evidentemente la cosa molto divertente.

 

"Oh sì! TaeYeon e SoonKyu mi hanno detto di dirti che appena ti vedranno ti faranno nero." Youngwoon sospirò, decidendo di mettere da parte il discorso. Era piuttosto preoccupato, quindi avrebbe risolto la questione più avanti, sperando ovviamente che Sungmin mettesse una buona parola per lui.

 

"Sono morto." Borbottò, ascoltando Sungmin ridere per qualche secondo, per poi tornare a parlare.

 

"Senti Sungmin.. So che ti chiedo molto.. Ma potresti portare Jungsu da me oggi pomeriggio? Convincilo in ogni modo, basta.. Mi basta che tu lo faccia salire. Penserò io al resto." Gli disse nervosamente, mordicchiandosi il pollice della mano destra. Sungmin rimase in silenzio per qualche secondo.

 

"Non sarà facile." Rispose alla fine.

 

"Ti prego Sungmin. È importante. Sto facendo di tutto per salvare la nostra storia, ma ho bisogno che ci sia anche lui. Non posso aggiustare tutto da solo, almeno non se lui non è lì." Gli disse Youngwoon velocemente, implorandolo con la voce. Era vero, lui avrebbe fatto qualsiasi cosa, si sarebbe inginocchiato ai suoi piedi, si sarebbe buttato dal tetto di un palazzo, ma se Jungsu non era lì per accorgersi dei suoi progressi, a cosa serviva? Era inutile scusarsi nel silenzio di casa sua. Jungsu doveva essere lì.

 

"Va bene, va bene.. Gli dirò che vuoi parlargli. Non ti assicuro la sua reazione, ma se gli dico che vuoi parlargli accetterà di venire." Disse alla fine Sungmin. Youngwoon tirò un sospiro di sollievo. Doveva tutto a Sungmin. Era lui che aveva buttato le basi per la sua storia con Jungsu. Era lui che lo aveva convinto a sedersi al tavolo con l'angelo il secondo giorno, era lui che lo aveva spinto ad andare da lui per dimostrargli i suoi sentimenti, era stato lui a portare Jungsu all'ospedale, ed ora era lui che lo avrebbe aiutato a rimettere insieme i pezzi di quello che Youngwoon stesso aveva distrutto. Non gli sarebbe mai stato abbastanza riconoscente per tutto quello che aveva fatto.


"Grazie. Grazie mille." Mormorò Youngwoon, mentre un nuovo peso si faceva spazio sul suo petto. Sarebbe riuscito a riportare indietro Jungsu? Sarebbe riuscito a fare quello che aveva pianificato? Aveva paura di fare tanto rumore per nulla.

 

"Figurati. Ah, Youngwoon?" Lo chiamò di nuovo Sungmin, un attimo prima che Youngwoon attaccasse. Si riportò il telefono all'orecchio.

 

"Cosa?"

 

"Buona fortuna. Non mandare tutto all'aria."

 

 

Youngwoon aspettava. Era seduto da due ore sulla sua sedia a rotelle, in mezzo al salotto, aspettando che la porta si aprisse. Non si era dato un orario con Sungmin, quindi non sapeva con precisione quando sarebbero arrivati. O se sarebbero arrivati. Lo sperava vivamente. Aveva passato le ultime settimane (O giorni?) a pianificare quel momento. Non che avesse molto da pianificare.. Doveva fare una cosa sola, ma era fondamentale che la facesse bene. Non c'era spazio per le sbavature nel suo piano. E quello era abbastanza per metterlo sotto pressione. Qualsiasi stupidaggine sarebbe potuta andare male, qualsiasi stupidaggine sarebbe bastata a rovinare tutto. Per una volta in vita sua, voleva essere perfetto. Voleva fare esattamente quello che aveva pianificato, senza dover fare cambi di programma improvvisi o senza doversi affidare al caso, o peggio ancora, senza dover accettare il minimo sindacale.

 

Finalmente, dopo quasi un'altra ora di attesa, senti la porta di casa sua aprirsi. Aveva sperato che Jungsu avesse ancora le chiavi del suo appartamento, e fortunatamente le aveva ancora. Nello stesso attimo, Youngwoon sperimentò un estremo sollievo ed una terribile ansia, che gli strinse la gola e lo stomaco in due nodi talmente stretti da impedirgli di respirare.

 

"Youngwoon?" Sentì Jungsu chiamarlo, sebbene piuttosto scocciato.

 

"Sono in salotto." Lo chiamò Youngwoon di rimando. Lo sentì camminare lungo il corridoio, attraversare la cucina, e poi.. Finalmente era lì. Esattamente come Youngwoon lo ricordava. Bellissimo. Perfetto. L'unica differenza, era la sua espressione, che ferì Youngwoon nel profondo, anche se sinceramente se l'era aspettata. Era arrabbiato e diffidente, come se allo stesso tempo si trovasse di fronte a Youngwoon e ad un animale selvatico, da cui non sapeva cosa aspettarsi.

 

Jungsu si fermò dall'altra parte del salotto, di fronte a Youngwoon, ma terribilmente lontano da lui. Quella distanza sembrava quasi simboleggiare lo spazio che Youngwoon aveva stupidamente messo fra loro due. Erano vicini, ma lontani. Erano uno di fronte all'altro, ma non potevano toccarsi. Come se Youngwoon avesse fatto calare una spessa lastra di vetro fra di loro. Potevano vedersi, ma erano su due lati diversi, erano lontani, separati. E per quanto Youngwoon non volesse sperarci troppo, sapeva che questo faceva male ad entrambi nello stesso modo. Sapeva che anche Jungsu si sentiva diviso a metà, esattamente come lui.

 

"Volevi parlarmi?" Gli chiese Jungsu freddamente. Youngwoon sospirò, tremando da capo a piedi. L'adrenalina scorreva nelle sue vene, facendolo tremare, facendogli sudare le mani, facendogli battere il cuore a mille. Deglutì un paio di volte, cercando di inumidirsi di nuovo la bocca, che era diventata improvvisamente più asciutta di un deserto.

 

"Sì." Rispose solamente. Jungsu inclinò la testa da un lato, sbuffando, evidentemente scocciato.

 

"Parla allora. Ti ascolto." Youngwoon rimase in silenzio. Per lunghi, lunghissimi secondi, forse minuti. Alla fine, Jungsu si spazientì.

 

"Allora?!" Youngwoon, tremando come una foglia, decise che quello era il momento. Adesso o mai più. Con le braccia, fece leva ai lati della sedia a rotelle, per poi alzarsi in piedi. Si morse la lingua, concentrandosi solo e soltanto su Jungsu. Quella distanza, l'aveva messa lui fra loro. E adesso era lui a dover percorrere quella distanza, era lui a doverla accorciare. Era lui a dover sfondare la lastra di vetro che stava fra loro. Mosse un passo, poi un altro. Un passo dopo l'altro, tenendo gli occhi fissi su Jungsu, si avvicinò a lui. Vide i suoi occhi sbarrarsi al rumore dei suoi passi, ed un piccolo sorriso di soddisfazione si fece strada sulle sue labbra, dandogli la forza di continuare a camminare con sicurezza verso di lui. Non pensava che sarebbe stato così facile. La sola idea di riunirsi al suo angelo gli avrebbe dato la forza di correre una maratona. Qualche passo sembrava una bazzecola adesso che si trovava quasi di fronte a lui. Alla fine, dopo aver percorso gli ultimi metri che li separavano, Youngwoon si trovò di fronte a Jungsu. Lentamente, gli mise le mani sulle spalle. In tutta risposta, Jungsu poggiò le mani sui suoi fianchi, come ad assicurarsi che Youngwoon fosse davvero di fronte a lui, in piedi. La sua espressione era di estremo stupore, uno stupore positivo, lievemente compiaciuto. Youngwoon lo tirò a sé, facendo toccare i loro corpi. Il suo petto si poggiò contro quello di Jungsu, le sue ginocchia incontrarono quelle dell'altro. Non traballò nemmeno per un secondo mentre fissava l'altro negli occhi, che ricambiava lo sguardo, fissando nella sua direzione senza riuscire a dire una parola. Youngwoon si piegò in avanti, baciandogli lievemente le labbra. Niente di più di un semplice bacio, una carezza. Con una mano, si tolse dalla tasca dei jeans quell'articolo di giornale, che non aveva mai lasciato da quando l'aveva trovato, per poi prendere una mano di Jungsu con entrambe le sue e poggiarlo lì, sul suo palmo. Alzò di nuovo gli occhi sul viso del suo angelo, che stava sorridendo.

 

"Io ho fatto il mio salto. Adesso tocca a te."

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Capitolo 15
*** 15 ***


×× Penultimo capitolo. Sì. SI. NON L'HO UFFICIALIZZATO, MA SEUNGHYUN E DAESUNG SONO UNA COPPIA. IO SHIPPO TODAE. VIOLENTEMENTE. Comunque. Siamo quasi alla fine, quindi ci tengo a ringraziare ancora una volta Luna_Pazza_, Wonnie_hugs_sanity, e Callmeanchovy, che mi fanno sempre tanto tanto tanto taaaaanto contenta con le loro stupende recensioni ^^
DragonTopsThePanda ××




Jungsu appoggiò le mani al lavandino, poggiando poi la fronte contro la superficie fredda dello specchio. Si era svegliato con un tremendo mal di testa ed una nausea che sembrava non volergli dare pace. Quel giorno aveva il colloquio con il dottore che avrebbe dovuto tecnicamente sistemare la sua vista e sentiva di non essere affatto convinto di quello che faceva. Non era sicuro di voler andare, voleva solo.. Tirarsi indietro. Ne avevano parlato più volte con Youngwoon in quegli ultimi giorni, ma niente era riuscito a risollevare il suo morale a terra, la sua paura, la sua insicurezza. Era felice di avere una seconda occasione, ovviamente. Era sicuro che non avrebbe mai più avuto una simile occasione, un'opportunità simile. Non molti avevano la fortuna di poter recuperare la vista dopo averla persa, era come recuperare l'uso di un arto che era stato tagliato. Solo, aveva paura, una paura invalidante che scorreva nelle sue vene come un veleno, facendo sentire fredda e insensibile ogni parte del suo corpo. Segretamente, per quanto avesse accettato la sua condizione, non aveva mai smesso di sperare che un giorno sarebbe stato in grado di uscirne. Che un giorno la medicina avrebbe fatto passi avanti tali da permettergli di tornare a vedere il mondo. Adesso quel giorno era arrivato. Adesso, se tutto fosse andato come doveva, lui avrebbe potuto di nuovo vedere tutte quelle cose che in quegli anni gli erano mancate. Se. Quel "se", circolava nella sua mente da mesi ormai, non gli dava pace. Lo rendeva nervoso e inquieto, gli rendeva impossibile dormire nel suo letto senza scalciare e girarsi e girarsi ancora, non lo faceva mangiare senza dargli una snervante sensazione di dolore alla bocca dello stomaco. In quella piccola parola, in quelle due misere lettere, risiedevano tutte le sue peggiori paure. Sperava che tutto sarebbe andato bene, ma se ci fossero state complicazioni? Cosa avrebbe fatto allora? Cosa avrebbe fatto, una volta sveglio nel suo letto d'ospedale, mentre il suo dottore gli diceva che l'operazione non era riuscita e che sarebbe rimasto cieco? Che tutte le sue speranze erano state vane? Non voleva trovarsi in una situazione simile. Non voleva affrontare la delusione che ne sarebbe conseguita. Strinse gli occhi, respirando profondamente e sentendo con la punta del naso, il vetro che si appannava. La notizia che Youngwoon gli aveva dato quel giorno, era stata allo stesso tempo meravigliosa e terrificante. Poteva tornare a vedere, se tutto fosse andato bene. Se, se, se, se. Troppi se in quell'opportunità, troppi dubbi, troppe cose che potevano potenzialmente andare storte. Buttarsi dal tetto di un palazzo non era per forza mortale, ma quanti "se" c'erano fra la vita e la morte? Troppi. Si passò una mano sul viso, soffermandosi sulla bocca. Sapeva che Youngwoon gli avrebbe dato l'opportunità di tirarsi indietro se lui avesse voluto, ma solo con una buona motivazione. Jungsu si era inventato mille scuse con l'avvicinarsi del colloquio, una più credibile dell'altra, ma nessuna sembrava convincerlo. Era recentemente giunto alla conclusione che non era Youngwoon il problema, ma lui. Lui stesso, non voleva farlo, ma allo stesso tempo sapeva che gettare via la sua opportunità, sarebbe una cosa di cui si sarebbe pentito per tutta la vita. Sembrava non avere una via d'uscita da quella situazione. Voleva soltanto trovare da qualche parte un qualsiasi tipo di medicina o cura per la paura, ma sapeva benissimo che non esisteva niente del genere. La paura c'era, e restava lì, pesante sul suo petto, soffocandolo. Sentì bussare alla porta del bagno, ma non rispose. Non perchè volesse restare da solo, ma perchè in quel momento temeva che la sua voce avrebbe tradito il suo stato d'animo. Non voleva che Youngwoon sapesse come si sentiva in realtà. In quegli ultimi mesi, Youngwoon aveva lavorato come non mai per lui. Dal momento in cui Jungsu era tornato, Youngwoon aveva passato quasi ogni giorno nello studio di Heechul, oppure a fare esercizi di vario tipo sdraiato sul pavimento del salotto. Lo aveva fatto per lui. Adesso poteva di nuovo camminare con le sue gambe, guidare, perfino correre, fare qualsiasi cosa esattamente come la faceva prima. Tutto per la promessa che gli aveva fatto.

 

"Ti porterò da quel dottore, e ti ci porterò camminando sulle mie gambe."

 

Jungsu si era dimostrato coraggioso fino a quel momento, perchè non voleva dargli una delusione. Si lasciò sfuggire un breve, amaro sorriso, realizzando che adesso era lui a trovarsi nella situazione in cui Youngwoon si era trovato solo pochi mesi prima. Adesso realizzava quanto fosse dura, temere di non poter fare una cosa, ma volerla fare per la persona che ti è stata accanto fino a quel momento. Non aveva mai tradito le sue vere emozioni fino a quel giorno. Aveva sorriso, aveva stretto le mani in grembo per trattenersi dal mordersi le unghie come faceva sempre quando era nervoso, aveva cercato di mantenere il sangue freddo. Aveva il sospetto che Youngwoon avesse capito comunque, dal momento che non aveva fatto altro che chiedergli se era davvero sicuro di volerlo fare, ma se non altro era riuscito a mantenere una certa dose di autocontrollo. In questo modo, magari era sembrato nervoso, ma chi non lo sarebbe stato? Si trattava di un intervento chirurgico agli occhi. Chiunque si sarebbe sentito nervoso, come minimo.

 

Pochi secondi dopo, la porta si aprì comunque. Sentì Youngwoon entrare in bagno e chiamarlo. Ancora una volta, Jungsu non rispose, e rimase immobile nella sua posizione. Poco dopo, Youngwoon, avvolse le braccia attorno alla sua vita e poggiò il mento sulla sua spalla, baciandola solo un secondo prima.

 

"Stai bene?" Gli chiese Youngwoon con tono dolce. Jungsu si sentì tremare da capo a piedi e sperò che fosse solo una sua impressione. Non lo era. Youngwoon strinse le braccia attorno alla sua vita, portandolo più vicino al suo corpo. Era senza maglietta, e la sensazione del suo petto contro la schiena nuda di Jungsu, trasmise un'incredibile sensazione di calore a tutto il suo corpo, facendolo sentire meglio per qualche attimo. Jungsu annuì.

 

"Sì." Youngwoon gli pizzicò gentilmente un fianco.

 

"Bugia~.. Dimmi la verità. Cosa non va?" Jungsu sentì la verità premere contro le sue labbra serrate, sentì il bisogno fisico di dirgli cosa non andava. Chi meglio di Youngwoon poteva capire? Chi se non lui poteva comprenderlo e sostenerlo? Il fatto è che la verità era troppo umiliante. Ammettere di avere paura, era troppo umiliante. Non era solo umiliante, era ipocrita. Era ipocrita da parte sua dirgli di voler rinunciare perchè aveva paura di fallire. Non poteva dirgli la verità. Quindi disse la prima cosa che gli veniva in mente, girandosi fino a trovarsi faccia a faccia con Youngwoon.

 

"Io non capisco perchè vuoi farmi fare questo intervento." Bisbigliò a labbra strette. "Tu non mi accetti per quello che sono. Tu vuoi cambiarmi."

 

Passò un secondo, o forse due, prima che Jungsu si pentisse in ogni senso di quello che aveva detto. Un dolore bruciante divampò sulla sua guancia. Ci mise diversi secondi a realizzare che Youngwoon non era più vicino a lui, e che gli aveva appena dato uno schiaffo. Si toccò la guancia, sentendo le lacrime che iniziavano già a inumidirgli gli occhi. Un attimo dopo, Youngwoon lo aveva tirato con forza a sé, stringendolo in un abbraccio che era quasi soffocante.


"Io ti amerei anche se tu fossi senza braccia e gambe, ma voglio che tu sia felice. E se questo può essere un modo, perchè no? Perchè fare finta di non aver mai visto quell'articolo?" Jungsu ricambiò l'abbraccio con forza, aggrappandosi a lui come se ne dipendesse la sua vita, il suo futuro, la sua intera esistenza.

 

"Non lo capisci che ho paura? Non lo capisci che fino ad ora ho potuto sperare? E che se questo fallisse, sarebbe la fine di ogni speranza?" Mormorò, piangendo quasi disperatamente contro di lui, cercando di scacciare la paura. Youngwoon lo strinse per qualche momento, senza dire niente, per poi iniziare ad accarezzargli i capelli.

 

"Vivere nel dubbio sarebbe peggio. Lo sai. Come ti sentiresti fra due, tre anni? Chiedendoti come sarebbe andata se tu avessi deciso di fare questo colloquio? Vivresti nel rimorso Jungsu, io non voglio questo e nemmeno tu lo vuoi. Io voglio solo il meglio per te." Jungsu annuì, non sapendo cosa rispondere. Sapeva che Youngwoon aveva ragione, anche se quella consapevolezza non attenuava la sua paura. Era stato comunque troppo tardi per tirarsi indietro dal momento in cui Youngwoon aveva visto quell'articolo di giornale. Sapeva che anche senza Youngwoon a spingerlo, lui lo avrebbe fatto comunque. Per quanto avesse paura, vivere nel rimorso sarebbe stato sicuramente peggio di qualsiasi altra opzione. Aveva bisogno di sapere come sarebbe andata, e poteva scoprirlo soltanto affrontando le sue paure.

 

 

Il viaggio fino alla clinica era durato poco più di un'ora, ma sembrava essere durato un'eternità. Per tutto il viaggio, Jungsu non aveva fatto altro che muoversi ed agitarsi sul sedile, mentre Youngwoon gli parlava di tutto e niente, per distrarlo. Al momento gli stava raccontando della scelta di Siwon ed Heechul di andare a vivere insieme. Non poteva dire che stesse funzionando al 100%, ma se non altro lo teneva occupato. Aveva passato gli ultimi cinque minuti a cercare di immaginarsi i due alle prese con faccende di tutti i giorni, come lavare i piatti o fare la lavatrice, piuttosto che arrovellarsi su come sarebbe andata la visita, e doveva ammettere che almeno era riuscito a farsi passare quella nausea che era aumentata dal momento in cui erano saliti in macchina. Trattenne il respiro quando sentì Youngwoon rallentare, per poi fermarsi e spegnere del tutto la macchina. La nausea tornò all'improvviso, facendolo impallidire.


"Ci siamo." Gli disse poi Youngwoon, poggiando la mano sulla sua. Jungsu annuì, mettendosi la mano libera sulla fronte.

 

"Non so se ce la faccio." Mormorò, più per paura che per reale convinzione. Sentì Youngwoon avvicinarsi e dargli un lieve bacio sulla tempia.

 

"Non preoccuparti. Il colloquio non è tanto complicato. Ho parlato con il segretario del dottore che ti visiterà, e mi ha detto che ti controllerà soltanto gli occhi e ti farà qualche domanda. Quindi stai tranquillo, okay? Non è niente di che." Jungsu annuì, anche se non era d'accordo con lui. Più si avvicinavano al momento della visita, più si rendeva conto che non era l'intervento a preoccuparlo, bensì la visita stessa. Cosa avrebbe fatto se gli avessero detto che la sua vista non era recuperabile in alcun modo? Se ne sarebbe andato a testa bassa, con la coda fra le gambe, ed avrebbe passato i mesi seguenti a piangere e odiare la sua vita. Aspettò seduto sul sedile che Youngwoon facesse il giro ed aprisse lo sportello per lui, per poi aggrapparsi al suo braccio ed uscire dalla macchina. Quel giorno non aveva portato il suo bastone, perchè sapeva che avrebbe passato la giornata aggrappato a Youngwoon, quindi sarebbe stato comunque solo d'intralcio. Non lo faceva spesso, perchè temeva di essere fisicamente fastidioso standogli sempre appiccicato a quel modo, ma sapere che Youngwoon lo guidava, che in un certo senso lui era i suoi occhi, lo faceva sentire molto più sicuro. Quel giorno non avrebbe probabilmente avuto abbastanza sicurezza e concentrazione per utilizzare il suo bastone senza cadere o urtare qualcosa. Aveva ben altro a cui pensare in quel momento. Youngwoon non sembrava essere disturbato dal suo comportamento, ad ogni modo. Gli mise il braccio attorno alla vita, tenendo poi entrambe le sue mani strette nella sua, iniziando a camminare, guidandolo gentilmente. Dopo qualche metro, Jungsu sentì il rumore delle porte scorrevoli che si aprivano e sentì la sua gola che si chiudeva, impedendogli di respirare normalmente. Sentiva il suo labbro inferiore tremare, dal momento che aveva una gran voglia di scoppiare a piangere. Odiava sentirsi spaventato.

 

"Attento allo scalino." La voce di Youngwoon lo avvertì, e Jungsu superò lo scalino senza inciampare, per poi piegare la testa indietro e respirare profondamente, cercando di ristabilire un controllo. Era un adulto, dannazione. Non era un ragazzino che sta per affrontare un esame scolastico, era un adulto. Aveva la sua vita che conduceva tranquillamente, aveva le sue abitudini, era abbastanza forte da sostenere il peso di una visita medica che avrebbe potuto potenzialmente cambiare il suo futuro. Cedere alla paura non lo avrebbe portato da nessuna parte. Tutto ciò che la paura aveva fatto fino a quel momento, era stato farlo stare male.

 

"Siamo nella sala d'aspetto. Siediti qui." Gli disse Youngwoon, accompagnandolo, finchè le gambe di Jungsu non vennero a contatto con la sedia in plastica. Si sedette, senza lasciare la mano di Youngwoon. Appena si fu seduto accanto a lui, appoggiò la testa sulla sua spalla, respirando lentamente e cercando di tenere a freno quella fastidiosa sensazione di nausea che continuava a stringergli la gola.

 

"Youngwoon?" Chiamò l'altro a voce bassa, anche se sentiva che erano da soli nella sala. Era piuttosto presto dopotutto.

 

"Sì?" Jungsu prese un respiro profondo.

 

"Cosa farò se mi diranno che non posso essere operato?" Mormorò mordicchiandosi il labbro inferiore, mangiandosi alcune parole. Youngwoon carezzò dolcemente il dorso della sua mano, e Jungsu si lasciò sfuggire un breve sorriso alla sensazione. Era grato che Youngwoon fosse lì con lui. Oltre a dargli sicurezza, lui sapeva sempre cosa dire.

 

"Se dovessero dirti una cosa del genere, andrai avanti con la tua vita di tutti i giorni." Era la risposta più logica che potesse dargli, per quanto sentirla fu come ricevere una secchiata d'acqua fredda. Quando Jungsu non rispose, Youngwoon riprese a parlare.

 

"Se succederà, ti farò dimenticare tutto. Farò quello che mi sono ripromesso di fare." Sentì Youngwoon che si voltava verso di lui, quindi alzò la testa dalla sua spalla. Prima che potesse aprire la bocca per chiedergli cosa intendeva dire, Youngwoon lo baciò, delicatamente, a lungo. "Se starai male, io ti farò stare bene." Subito dopo, lo baciò di nuovo, sciogliendo il doloroso nodo che si era formato nel petto di Jungsu. L'unico pensiero che gli dava pace era proprio quello. Che Youngwoon sarebbe rimasto con lui in ogni caso, avrebbe comunque avuto tutto ciò di cui aveva bisogno. Il pensiero di non essere in grado di tornare a vedere faceva male lo stesso, ma lo faceva stare meglio sapere che a prescindere dall'esito dell'esame, la sua vita sarebbe continuata come aveva fatto per tutti quegli anni.

 

"Park Jungsu?" Una voce gentile lo chiamò, e Jungsu saltò letteralmente sulla sedia, sentendo il cuore salirgli in gola.

 

"Sono io." Mormorò in risposta.

 

 

Youngwoon sospirò vedendo l'espressione di Jungsu. Non era sicuro di poter immaginare il dibattito interiore che stava avendo in quel momento. Forse poteva capirlo, ma solo in minima parte. In alcuni momenti si chiedeva perfino se fosse stata una scelta saggia dirgli di quell'articolo. Forse sarebbe stato meglio per Jungsu se non gli avesse detto niente, se si fosse tenuto la cosa per sé. Non aveva idea di come sarebbe stato meglio per lui tenere la bocca chiusa, ma vederlo stare male, vederlo nervoso e disorientato era una cosa che lo faceva soffrire. Erano soltanto momenti però. Subito dopo si rendeva conto di quanto importante fosse per Jungsu poter tornare a vedere, sapeva che viveva la sua condizione con tranquillità, ma la tranquillità di una cosa a cui ormai si era abituato non attenuava di certo il rimorso di aver perso una cosa così importante come la vista. Lo vedeva ogni volta che prendeva in mano il suo bastone bianco quanto gli pesasse essere come era. Per quello non aveva mai temuto che Jungsu potesse dirgli di non volerlo fare perchè ormai si era abituato a non vedere, perchè accettava quello che era. Era incredibilmente raro che una persona accettasse quello che era senza avere un qualsiasi tipo di risentimento. Tutti desideravano di essere migliori o di aver fatto scelte diverse nella vita, e sapeva che per quanto Jungsu ci tenesse a non farlo pesare a coloro che sapevano, lui si pentiva di non essersi messo la cintura appena salito in macchina quel giorno. Ad ogni modo, aspettare che li chiamassero per la seduta, in quella sterile sala d'aspetto, era snervante anche per lui. Ci teneva che tutto andasse bene, ci teneva davvero. Per una volta, voleva che tutto andasse per il verso giusto.

 

"Park Jungsu?" Youngwoon alzò gli occhi immediatamente sul ragazzo che li aveva chiamati. Aveva i capelli castani, gli occhi dolci ed un viso quasi rotondo, come quello di un cherubino. Era vestito da infermiere e li guardava con un sorriso sul volto.

 

"Sono io." Scattò immediatamente Jungsu al suo fianco. Youngwoon gli prese la mano e la strinse forte, cercando di dargli tutto il conforto che poteva. L'infermiere si avvicinò a loro e fece un breve ed appena accennato inchino.

 

"Io sono Kang Daesung. Sono l'assistente personale del dottor Choi Seunghyun." Disse poi il ragazzo invitando Youngwoon con un cenno della testa ad alzarsi in piedi. Si alzò velocemente, tirando Jungsu per la mano in modo che facesse lo stesso.

 

"Salve." Dissero poi all'unisono. Daesung li guardò, diede una breve occhiata alle loro mani unite, per poi sorridere.

 

"Il dottore si è assentato per un paio di minuti per compilare alcuni documenti alla reception, ma mi ha chiesto di portarvi nel suo studio e preparare tutto il necessario per la visita." Gli disse accennando con la testa alla porta. Jungsu si morse con forza il labbro inferiore, mossa che sia Youngwoon che l'infermiere notarono subito. Youngwoon voleva dire qualcosa per tranquillizzarlo, ma non sapeva davvero cos'altro potesse dire. Aveva già provato tutto e niente era abbastanza rassicurante. Fortunatamente il giovane infermiere ci pensò al posto suo.

 

"Non preoccuparti Jungsu. La visita non è dolorosa, e dalla tua cartella clinica, siamo molto ottimisti." Gli disse con voce dolce. Quel ragazzo doveva possedere qualche tipo di super potere, perchè anche Youngwoon si sentì subito più tranquillo e rilassato. Anche Jungsu subì l'effetto quasi magico dell'infermiere, perchè la sua stretta sulla mano di Youngwoon si allentò e smise immediatamente di mordersi il labbro, per poi annuire con l'accenno di un sorriso sul volto. Era la prima volta da settimane che Youngwoon lo vedeva sorridere sul serio, senza quell'ombra di paura e preoccupazione ad oscurare la sua espressione.

 

"Allora, andiamo?" Daesung si avviò per il corridoio, ed i due si affrettarono a seguirlo. Il corridoio era lungo e molto largo, con svariate stanze ai lati, un cartello su ognuna di loro. Daesung si diresse senza esitazioni verso una stanza alla fine del corridoio, sulla loro sinistra, per poi tenergli la porta aperta ed invitarli ad entrare. Lo studio sembrava quasi quello di un'oculista. Gli strumenti erano più o meno li stessi e la scrivania era tremendamente disordinata, come se un uragano si fosse concentrato unicamente su quella parte della stanza. Daesung sbuffò e dopo averli fatti accomodare, si diresse verso la scrivania, iniziando a sistemarla con uno sguardo che raccontava parola per parola come fosse già stato costretto a farlo un centinaio di volte prima di quella.

 

"Scusate il disordine, il dottor Choi ha un gran numero di pazienti e non ha molto tempo per tenere in ordine la sua scrivania." Borbottò con un sorriso, ed un tono pungente e sarcastico che strappò una risatina sia a Youngwoon che a Jungsu. Appena ebbe finito di riordinare, Daesung iniziò a sfogliare la cartella di Jungsu, già poggiata al centro della scrivania.

 

"Qui c'è scritto che hai perso la vista in seguito ad un incidente d'auto." Disse poi l'infermiere alzando lo sguardo su Jungsu, che annuì immediatamente.

 

"Bene, lascia che ti spieghi brevemente come funziona mentre aspettiamo." Disse con un sorriso per poi posare la cartella. "La cartella dice che hai avuto un danneggiamento irreparabile alle cornee ed un distacco di entrambe le retine in seguito all'impatto con il cruscotto della macchina." Jungsu annuì ancora. "Le cornee dovranno essere sostituite. Come sai, questa clinica è privata, inolte tu hai prenotato da svariati mesi, quindi le cornee da trapiantare sono già pronte. L'operazione sarà suddivisa in due parti. Il trapianto delle cornee ed il riattaccamento della retina. Per i danni alla pupilla e al resto dell'occhio faremo dei trattamenti laser, ma questa è la parte meno importante. Dopo l'operazione, dovrai evitare traumi diretti agli occhi, per evitare danni alle nuove cornee. Dovrai portare occhiali da sole il giorno ed una protezione in plastica la notte per evitare che ci siano traumi mentre dormi, questo durante i primi mesi. La riabilitazione sarà difficile soltanto per le prime settimane. La luce ti darà quasi sicuramente dolore, ma la vista dovrebbe sistemarsi dopo poco tempo, dal momento che di solito l'occhio umano guarisce abbastanza velocemente dalle operazioni, quindi non ci metterà molto ad abituarsi al cambiamento." Daesung tamburellò con le dita sulla scrivania, alzando gli occhi al soffitto. Jungsu socchiuse la bocca.

 

"Qual'è.. La percentuale di successo dell'operazione?" Daesung sospirò.

 

"Questo è un argomento delicato. Sospettiamo che sia attorno al 45, 50%. So che non ti sembra molto, ma è una percentuale piuttosto alta, se consideriamo tutti i traumi subiti dai tuoi occhi." Gli disse Daesung sorridendo di nuovo. La notizia non era delle migliori, il 50% non era un'alta percentuale, ma il modo in cui Daesung lo disse, diede un lieve senso di sollievo ad entrambi.

 

Pochi minuti dopo, il dottore entrò nella stanza, sistemandosi il polsino della manica destra della camicia, sospirando. Daesung si alzò dalla scrivania su cui si era precedentemente seduto, facendo cenno a Youngwoon di non dire niente. Youngwoon ridacchiò e annuì.

 

"Tu devi essere Park Jungsu. Io sono il dottor Choi Seunghyun." Disse il dottore prendendo con sicurezza la mano di Jungsu e stringendola. Si voltò poi verso Youngwoon.


"Io sono Kim Youngwoon." Gli disse. Subito dopo essersi stretti la mano, Youngwoon si prese qualche attimo per osservare il dottore che ad un primo impatto lo aveva quasi spaventato. Aveva i capelli neri come l'ebano e gli occhi altrettanto scuri. A differenza di Daesung, il suo viso era tagliente e severo, quasi inespressivo, mentre i suoi occhi parlavano abbastanza per compensare la mancanza di espressività. Il suo comportamento severo e rigoroso gli ricordava quello di Siwon, soltanto, meno delicato. Dal modo in cui squadrò Jungsu e si mise immediatamente ad osservare i suoi occhi e la sua cartella, Youngwoon capì che l'uomo prendeva molto seriamente il suo lavoro. Sembrava quasi bilanciare la leggerezza e la tranquillità di Daesung con un comportamento esattamente opposto al suo, anche se sicuramente era in realtà Daesung a bilanciare il comportamento severo del dottore con uno più tranquillizzante per i pazienti.


"Immagino che Daesung vi abbia già spiegato tutto il necessario." Affermò il dottore alzandosi. Jungsu annuì e afferrò la mano di Youngwoon nervosamente. Sicuramente anche lui aveva avvertito la serietà del dottore, un tipo di serietà che avrebbe intimidito chiunque.


"Bene." Si voltò verso l'infermiere, che era improvvisamente diventato più serio, quasi sicuramente per prendersi gioco del dottore. Il sorrisetto appena accennato sulle sue labbra confermò immediatamente la teoria di Youngwoon.

 

"Daesung, hai preparato gli strumenti per la visita?" Chiese il dottore sistemandosi le maniche del camice.

 

"Sì signore!" Rispose Daesung con prontezza, raddrizzando la schiena e mettendosi in posa come avrebbe fatto un militare di fronte al suo sergente. Youngwoon si aspettava un qualche tipo di rimprovero, ma si sbagliava. Il rigido dottore si limitò ad osservare il suo infermiere con aria allo stesso tempo rassegnata e critica, per poi accennare un sorriso sicuramente involontario che gli cambiò completamente i connotati, rendendolo subito meno severo. Durò soltanto un secondo, prima che venisse sostituito di nuovo dall'espressione rigorosa di qualche secondo prima.

 

"Allora possiamo iniziare."

 

 

Alla fine della visita, Jungsu si sedette più vicino a Youngwoon, stringendogli forte la mano. Tutti gli esami che avevano fatto erano durati complessivamente più di un'ora, e molti dei macchinari che avevano usato avevano un nome ed uno scopo che erano un assoluto mistero per Youngwoon. Mentre il dottore e Daesung confabulavano fra loro, indicando vari punti sulla cartella di Jungsu, Youngwoon si voltò verso il suo angelo.

 

"Stai bene?" Jungsu annuì immediatamente, voltandosi verso di lui.

 

"Sto molto meglio adesso.. Spero solo che mi diano delle buone notizie." Mormorò guardandolo con un mezzo sorriso pieno di speranza. Youngwoon si portò la sua mano al viso e ne baciò il dorso.

 

"Andrà tutto bene." Un secondo dopo, vennero interrotti dal dottore, che richiamò la loro attenzione.

 

"La visita è andata bene. Hai tutti i requisiti necessari per affrontare l'operazione." Disse il dottore, Seunghyun, senza troppi giri di parole, accennando un sorriso. Youngwoon sentì quasi come una folata di vento il sollievo che sciolse ogni muscolo teso del corpo di Jungsu, che improvvisamente allentò la presa sulla sua mano. La piega delle sue spalle si abbassò, il suo collo si piegò lievemente indietro mentre un sospiro di sollievo abbandonava le sue labbra socchiuse e tremanti. Daesung si avvicinò a loro unendo le mani con un enorme sorriso sulle labbra.

 

"Te l'avevo detto che la visita sarebbe andata bene!" Disse con giovialità, mentre Seunghyun alle sue spalle alzava gli occhi al cielo. Youngwoon aveva una mezza impressione che dopo quella visita, il dottore e l'infermiere avrebbero avuto una discussione sulla professionalità, cosa che gli ricordava in maniera spaventosa il modo in cui Siwon ed Heechul si comportavano fra loro. Jungsu sorrise ed annuì.

 

"Grazie." Mormorò con tono pieno di riconoscenza. Intuendo che la visita era ormai finita, Youngwoon si alzò, seguito subito dopo da Jungsu. Seunghyun prese la cartella di Jungsu e la ripose in mezzo ad una dozzina di altre cartelle.

 

"Vi chiameremo nel corso del mese per comunicarvi la data dell'operazione."

 

 

Non appena furono fuori dalla clinica, Jungsu scoppiò in lacrime, miste ad una risata liberatoria, per poi saltare in braccio a Youngwoon e baciarlo con forza. Aveva davvero bisogno di sfogare tutto il cumulo di sensazioni ed emozioni che sentiva, altrimenti sarebbe esploso. Youngwoon ricambiò immediatamente il bacio, stringendolo a sé.

 

"Grazie. Grazie per avermi portato qui." Sussurrò Jungsu poggiando la fronte contro la sua, le labbra umide e gonfie per il bacio che si erano scambiati. Youngwoon non rispose e lo strinse più forte.

Jungsu non sapeva come sarebbe andata l'operazione, e non gli importava. O meglio, gli importava, ma in minima parte. La cosa più importante era che lui aveva affrontato le sue paure ed aveva colto la sua occasione. L'esito dell'intervento era una cosa di relativa importanza. Sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa, ma l'importante per lui era stato affrontare i suoi fantasmi e sconfiggerli. Non avrebbe passato la vita immerso nel rimorso, a prescindere da come sarebbe andata, sapeva che sarebbe stato comunque felice di avere superato la sua crisi personale, sarebbe stato felice di aver fatto ciò che era meglio per lui. E per questo, poteva ringraziare soltanto Youngwoon.

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Capitolo 16
*** 16 ***


×× Okay, quindi questo è l'ultimo. Vorrei ringraziare Wonnie_hugs_sanity e Callmeanchovy per le loro recensioni al quindicesimo capitolo. Inoltre, vorrei riservare un ringraziamento tutto speciale a Tiger_Mommy (Il cui nickname costituisce un grosso indizio sulla sua identità ;)), perchè mi ha aiutato tanto con questa storia, mi ha dato molte idee e molte frasi che sicuramente hanno fatto il loro effetto. Grazie Umma~
Insomma, è finita così. Spero che vi sia piaciuta! ××




Le prime settimane dopo l'operazione erano state complicate, ma decisamente più semplici di quello che Jungsu si era immaginato. Aveva pensato a dolore atroce, mal di testa, qualsiasi tipo di variante. In realtà tutto ciò che sentiva era un bruciore piuttosto intenso quando provava ad aprire gli occhi, cosa che non faceva mai. Sapeva che avrebbe dovuto iniziare a farlo, quell'operazione era stata costosa e complicata, voleva mostrarne i risultati il più in fretta possibile. Aveva fatto svariate visite dopo l'operazione e le ultime non erano andate bene come tutti avevano sperato.

 

"Purtroppo sembra che l'operazione non sia stata un totale successo. Le cornee non hanno aderito come avrebbero dovuto, ma comunque non c'è ancora da preoccuparsi di questo." Aveva detto il suo dottore, Seunghyun, alzandosi. In quel momento Daesung stava preparando un altro paziente e Jungsu sentiva tremendamente la mancanza delle sue parole rassicuranti e della sua voce dolce. La notizia che aveva appena ricevuto era quanto di più lontano ci fosse da una buona notizia, e il cuore sembrava sprofondargli nel petto ogni secondo di più. La sua espressione era abbattuta, tutto il suo piccolo castello di carte era crollato, ed ora non restava altro se non la polvere di un sogno che era stato distrutto da una complicazione. Non importava quanto lontano fosse il momento in cui tutto sarebbe peggiorato di nuovo. Jungsu lo considerava come un fallimento. Youngwoon era spaventosamente silenzioso, cosa che lo rendeva ancora più nervoso, abbattuto.

 

"Puoi considerarla come una parabola. A, B e C. In questo momento ti trovi al primo stadio. Facendo un breve calcolo dei danni e di ciò che non ha funzionato come dovrebbe, nel giro di venticinque anni circa ti troverai quasi al punto C. L'operazione alle retine è stata un successo, quindi non perderai nuovamente la vista, ma entro il punto C, sarai soltanto in grado di distinguere le ombre, i colori se sarai fortunato. Capisco che non sia una buona notizia, ma se non altro il margine di tempo che ti separa dal punto C è piuttosto lungo." Gli disse Seunghyun senza giri di parole, sparando quelle frasi come se fossero proiettili, che affondavano dolorosamente nel petto di Jungsu. Una parabola. Non era di certo quello che si era aspettato, non era quello che voleva. Sospirò, non avendo assolutamente niente da dire. Non poteva dire niente, non poteva fare niente. L'unica cosa che gli restava da fare era accettare il fatto che non tutto poteva andare come lui desiderava. Poteva solo farsi una ragione del fatto che il lieto fine non sempre esiste, e che lui era stato fin troppo fortunato fino a quel momento.

 

"Se può farti sentire meglio, i tuoi occhi sembrano già parzialmente operativi. Entro un mese, forse due, sarai in grado di vedere perfettamente." Jungsu accennò un sorriso.

 

 

Se n'era fatto una ragione in fretta. Non sprecava più tempo del necessario a rimuginare sul futuro e sulla sua presunta sfortuna. Si godeva semplicemente quello che stava accadendo in quel momento. Si sfilò gli occhiali da sole e socchiuse gli occhi, per la prima volta in settimane. Li aprì e li richiuse di nuovo qualche volta, cercando di abituarsi alla poca luce che invadeva la stanza. Non faceva più male come all'inizio. Non vedeva perfettamente, ma era incredibile quanto essere in grado di vedere di nuovo gli fosse mancato. Riusciva a distinguere le forme, i colori. I colori. Erano in assoluto la cosa che gli era mancata di più. In quel momento non riusciva a distogliere gli occhi dal tessuto rosso acceso del divano su cui sedeva, un rosso intenso, che era sicuro non si sarebbe più scordato. In tutti quegli anni, aveva quasi dimenticato i colori, quanto meravigliosi potessero essere. Sicuramente da giovane non si era goduto abbastanza quel privilegio, vedere i colori, vedere, era una cosa di tutti i giorni, una cosa per niente speciale. Solo adesso, solo dopo aver vissuto nel buio per tanti anni, si rendeva conto di quanto le piccole cose, i piccoli regali di ogni giorno, potessero essere importanti. Si inginocchiò a terra, mettendo le mani sul freddo tavolino in legno che stava giusto di fronte al divano, allungando una mano verso il vaso bianco e azzurro che vedeva poggiato lì al centro. Dentro c'erano i fiori che Youngwoon gli aveva regalato solo qualche giorno prima. Li vedeva ora, per la prima volta. Con mano tremante, sfiorò il gambo di uno dei fiori che attirò la sua attenzione più di tutti gli altri, afferrandolo con due dita e sfilandolo dal vaso, portandoselo vicino al viso. I suoi occhi si riempirono di lacrime, e li strinse subito per lasciarle scivolare lungo le guance e tornare a vedere più chiaramente il fiore di fronte a sè. Passò più di dieci minuti, forse venti, a perdersi nel viola e nel bianco dei petali, nel verde scuro dello stelo, che si schiariva leggermente man mano che si avvicinava ai petali. Non sapeva che fiore fosse, non era esperto di piante, ma ai suoi occhi era la cosa più bella del mondo. Con una sorta di frenesia, lasciò cadere il fiore sul tavolo, per poi allungare di nuovo la mano e prendere anche tutti gli altri, osservandoli uno ad uno. Rosa, rosso, bianco, giallo, arancione. Li stese tutti sul tavolino, uno vicino all'altro, osservando quell'arcobaleno confuso, tutti quei colori diversi, che in tutti quegli anni aveva dimenticato. Era sicuro che Youngwoon avesse scelto di proposito un mazzo di fiori così colorato, così pieno di vita e contrasti. Sapeva che prima o poi avrebbe aperto gli occhi. Sapeva che quei fiori sarebbero stati probabilmente la prima cosa che avrebbe visto. Non sapeva con precisione quanto tempo spese ad osservare quei fiori, ma avrebbe passato tutto il resto della sua vita a guardarli.

 

 

Jungsu si sistemò gli occhiali da sole sul naso, stringendo lievemente gli occhi. La luce forte faceva ancora male, ed il sole estivo era particolarmente forte e luminoso. Sungmin sospirò, voltandosi verso Youngwoon.

 

"Quindi, venticinque anni? È questa la prospettiva del dottore?" Youngwoon annuì a denti stretti. Jungsu si era abituato in fretta all'idea che il trattamento non sarebbe stato permanente, ma Youngwoon no. Youngwoon non riusciva ancora ad accettare quella notizia. Sungmin accennò un sorriso.

 

"Beh, venticinque anni sono tanti. Non è andata poi tanto male." Disse salutando con un cenno della mano Ryeowook che era appena entrato nel bar. Youngwoon non riusciva a capire come potessero essere tutti così tranquilli, come potessero non capire quanto brutta fosse quella notizia. Fino a quel momento si era trattenuto dal sottolinearlo, per non appesantire inutilmente la situazione, ma in quel momento non riuscì a trattenersi.

 

^"Invece è andata male! Non è per questo che ha sofferto tanto, non è per questo che abbiamo combattuto! Sarebbe dovuto andare tutto perfettamente, lui.. Non è giusto. Non è giusto che vada a finire così. Non mi interessa se sono venticinque anni, cinque, o cento. Lui dovrebbe soltanto avere il meglio, e questo non è il meglio." Sibilò a denti stretti, stringendo le mani sul tavolo. Jungsu rimase in silenzio, sospirando e poggiando entrambe le mani sul tavolo senza dire niente. Sungmin, a sua volta, rimase in silenzio per qualche secondo, avvertendo la tensione. Alla fine, decise di dire qualcosa, qualsiasi cosa, l'importante era rompere quel silenzio.

 

"Sei troppo pessimista Youngwoon. Tante cose brutte accadono alle persone buone, tu per primo lo sai. Ma.. Pensa se l'operazione fosse andata male e basta, senza un margine di recupero. In fondo ha ancora molti anni a disposizione per godersi tutte le cose che un giorno non potrà più vedere. Potrete viaggiare, potrai mostrargli tutte le cose che non ha mai visto.. Potrete guardare la televisione insieme, potrete anche solo.. Guardarvi negli occhi." Disse alla fine con la voce piena di convinzione. Youngwoon rimase in silenzio, mentre Jungsu sentì il cuore battere impercettibilmente più velocemente di prima. Nonostante avesse già iniziato ad allenare i suoi occhi, non aveva ancora mai visto Youngwoon. Non l'aveva ancora mai guardato. Youngwoon era la cosa più importante della sua vita, era la cosa a cui teneva di più, e voleva essere capace di vederlo completamente, senza sfumature, senza sbavature. Voleva poter guardare ogni angolo del suo viso senza che il minimo tratto venisse appannato. Voleva guardarlo negli occhi e vederli sul serio. Strinse i denti, cercando di non lasciarsi andare all'emozione che gli si accumulava nel petto ogni volta che pensava a quando finalmente lo avrebbe visto. Prese velocemente la mano di Youngwoon e la strinse forte, voltandosi verso di lui e sorridendo.

 

 

Quella stessa notte, Youngwoon lo aveva stretto forte a sè e aveva baciato ogni angolo del suo viso, scendendo sul collo, per poi salire di nuovo alle sue labbra.

 

"Mi dispiace." Aveva sussurrato poi, con la voce spezzata. Jungsu, tenendo gli occhi ben chiusi, aveva fatto scivolare il dorso della sua mano sulla guancia di Youngwoon, sorridendogli appena.

 

"Per cosa?" Gli chiese.

 

"Per come sono andate le cose. Io voglio solo il meglio per te, e.. Non sai quanto volevo che tutto andasse bene." Aveva sussurrato Youngwoon, spostandosi finchè non si era trovato sdraiato su di lui, le gambe di Jungsu a stringerlo a livello della vita. Aveva poggiato il viso contro il suo petto e aveva sospirato, aspettando che Jungsu dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.

 

"Youngwoon.. Sungmin ha ragione." Quella fu la risposta pura e semplice di Jungsu.

 

"Ma.." Prima che potesse dire altro, Jungsu lo aveva zittito con un bacio. Lo aveva spinto a socchiudere le labbra mordendole dolcemente e aveva fatto scivolare la lingua contro la sua, risucchiando con quel singolo gesto tutta l'aria dai suoi polmoni. Solo dopo qualche minuto lo aveva lasciato andare di nuovo.

 

"Niente ma. Youngwoon.. Vedere non è la cosa più importante per me. Sei tu la cosa più importante per me. Quando sei al mio fianco, tu mi stai già dando tutto ciò di cui ho bisogno. Io ho già il meglio, lo capisci? E quando finalmente sarò in grado di vederti, mi basterà. Anche se dovessi vederti una volta sola." Aveva sussurrato roco sulle sue labbra. Dopo qualche secondo aveva sentito la bocca di Youngwoon incurvarsi in un sorriso e si era sentito spingere di nuovo contro il materasso, venendo poi baciato con più forza.

 

"Ti amo."

 

 

"Ci vedi?" Gli chiese Daesung muovendo lentamente una mano di fronte al suo viso. Jungsu annuì con un sorriso luminoso sul volto. Quel giorno, era andato allo studio di Seunghyun senza Youngwoon, dal momento che aveva ricominciato a lavorare ed aveva molto meno tempo libero. Aveva preso un taxi e socchiudendo gli occhi era riuscito ad arrivare allo studio del suo dottore senza bisogno di scontrarsi con il muro, o qualsiasi altro ostacolo si trovasse davanti. Personalmente lo trovava un grosso miglioramento. Adesso, mentre nella luce della stanza Daesung teneva una mano di fronte al suo viso, Jungsu si rese conto di quanto effettivamente fosse migliorato. Erano passati diversi mesi dall'operazione, e la sua vista sembrava essersi ristabilita completamente. Daesung abbassò una mano e controllò i suoi occhi, prendendo in mano quella che sembrava una piccola torcia. La accese e la puntò contro l'occhio sinistro di Jungsu.

 

"Segui la luce. E dimmi se ti fa male." Gli disse con un sorriso. Jungsu seguì con attenzione la luce che si spostava da destra a sinistra, dall'alto al basso. Dopo aver fatto lo stesso con l'occhio destro, Daesung lo guardò con un sorriso.

 

"La mobilità dell'occhio è totalmente ristabilita. Dimmi, vedi sfocato?" Jungsu scosse la testa.

 

"Vedo benissimo." Mormorò, trattenendo appena l'eccitazione. Daesung gli sorrise e poi si sedette sulla scrivania di Seunghyun.

 

"Allora ti dichiaro ufficialmente guarito." Disse con aria felice. Jungsu sorrise, un sorriso talmente sentito e sincero che quasi sentì dolore alle guance. Si prese qualche secondo per osservare Daesung con aria quasi affascinata. Era piacevole. La prima cosa che vedeva dopo anni di buio, era un viso sorridente e giulivo, sinceramente felice. Lo considerava un buon inizio, una buona prospettiva.

 

"Jungsu.. Posso farti una domanda?" Gli aveva chiesto Daesung mordicchiandosi poi timidamente l'unghia del pollice. Jungsu lo guardò, in parte confuso, in parte intenerito dal quel comportamento infantile.

 

"Certo." Rispose.

 

"Io.. So che non è molto professionale, e che se Seunghyun mi sentisse mi prenderebbe a calci, ma.. Come ci si sente ad essere ciechi? Voglio dire, so com'è, ma.. Come ci si sente?" Gli aveva chiesto con aria preoccupata, quasi come se temesse di fare una domanda inappropriata. Jungsu rise di cuore vedendolo così preoccupato. Molte persone gli avevano fatto la stessa domanda, ma lui non si era mai offeso. Anzi, in un certo senso aveva spesso sentito un certo senso di superiorità nello spiegare alle persone una cosa che non avrebbero mai potuto capire.

 

"Come mai questa domanda?" Gli aveva chiesto poi, giocherellando con lui in modo del tutto consapevole. Ridacchiò quando vide Daesung arrossire e scuotere le spalle.

 

"Ecco.. So come si cura la cecità.. Ma mi sono sempre chiesto come ci si senta." Jungsu decise di smettere di giocare al gatto e il topo e dargli una risposta, la più sincera che potesse formulare.

 

"È difficile da spiegare. Potrei dirti che è simile al camminare per casa di notte senza accendere le luci, ma non è del tutto esatto. Perfino durante la notte è possibile vedere, se ci si guarda bene attorno. È... L'oscurità più totale. Hai presente tutte le luci che vedi davanti agli occhi anche quando sei ad occhi chiusi?" Daesung annuì.

 

"Non ci sono nemmeno quelle. È una sensazione spaventosa all'inizio, ma ci si abitua. Anche se.. Per quanto tu possa abituarti, ti sembra sempre e comunque di essere immerso nel petrolio, di essere finito in un buco nero. Per quanto tu possa smettere di sentirti disorientato, resta sempre e comunque una cosa che fa paura." Dopo qualche attimo, Daesung si era alzato e lo aveva abbracciato. Un abbraccio breve, ma che trasmetteva molto.


"Sono felice che tu non ti debba più sentire così." Jungsu sorrise e gli diede qualche pacca affettuosa sulla schiena.

 

"Devo ringraziarti. È stato anche merito tuo."

 

Appena tornato a casa, Jungsu si lasciò cadere seduto sul divano, buttando sul tavolo i suoi occhiali da sole di cui ormai non aveva più bisogno. Si guardò intorno, osservando per la prima volta, l'appartamento di Youngwoon. Era minimale, chiaro e di buon gusto. I mobili erano per la gran parte scuri, il divano era di quel meraviglioso rosso che Jungsu personalmente amava, mentre le pareti erano bianche, immacolate. Era tutto molto pulito e ordinato. Osservò per qualche attimo la grande televisione ancora spenta, sentendo l'impulso di accenderla. Decise di resistere, di aspettare. Youngwoon sarebbe tornato a momenti. Sentiva il cuore battere forte nel petto, una forte emozione spandersi in tutto il suo corpo, facendolo sentire caldo ed impaziente. Quella sera, lo avrebbe visto per la prima volta. Lo avrebbe visto sul serio, avrebbe visto i suoi occhi, avrebbe visto di che colore erano, avrebbe visto il colore dei suoi capelli, il colore della sua pelle. Era felice di aver aspettato fino a quel momento, sapeva di aver fatto la scelta giusta. Sapeva che Youngwoon si era sentito frustrato quando si era reso conto che Jungsu non lo aveva ancora mai guardato, ma sapeva con la stessa certezza che sarebbe stato felice quanto lui di sapere il motivo della sua scelta. Accennò un sorriso, abbassando lo sguardo sulle sue mani, strette a pugno per l'emozione. Si impose di rilassarsi, prendendo un respiro profondo e stendendo le mani.

 

Non appena sentì la porta di casa aprirsi, circa venti minuti dopo, tutti i suoi tentativi di rilassarsi si annullarono immediatamente. Sentì i passi di Youngwoon avvicinarsi al salotto, ed il suo cuore batteva così forte da fare male, tutto il suo corpo vibrava per l'adrenalina, era talmente teso che sentiva le orecchie fischiare. Pochi secondi dopo, Youngwoon era lì.


"Sono tornato." Disse Youngwoon con un sorriso, senza guardarlo, frugandosi nelle tasche. Jungsu sentì la sua gola stringersi in un nodo mentre lo guardava. Cacciò indietro le lacrime pur di continuare a vederlo. Era cento, mille volte più bello di quello che le punte delle sue dita avessero mai trasmesso. I suoi capelli erano neri e brillanti, i suoi occhi erano altrettanto scuri e profondi, ed il suo sorriso era.. Indescrivibile. Jungsu si perse nel modo in cui i suoi occhi si assottigliavano quando sorrideva, si perse nei suoi zigomi alti, nella forma ed il colore delle sue labbra. Lo fissò in silenzio dal suo posto sul divano, mentre Youngwoon toglieva il cellulare dalla tasca, lo poggiava sul comodino e poi si sfilava la giacca, per poi appenderla sull'attaccapanni. In quel momento, Jungsu si alzò, restando immobile, rivolto verso di lui. Non avendo ricevuto risposta, Youngwoon si voltò verso di lui, e Jungsu sorrise appena vide la sua espressione quando si accorse che Jungsu lo stava guardando. Le sue guance presero colore e si avvicinò di qualche passo, per poi fermarsi. Jungsu lo guardò, da testa a piedi, guardandolo come se stesse guardando un'opera d'arte.

 

"Youngwoon.. Sei davvero bellissimo."


Fin

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