La figlia di Apollo

di Onira_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno al Campo. ***
Capitolo 2: *** La Notizia ***
Capitolo 3: *** L'Oracolo ***
Capitolo 4: *** Il fato non può essere superato ***



Capitolo 1
*** Ritorno al Campo. ***


Capitolo Uno - Ritorno al Campo.

Mi ritrovai nel mezzo di un bosco. L'unica luce che mi permise di capirlo era quella della luna, che si faceva spazio tra le nuvole notturne. Davanti a me, una sagoma scura si nascondeva tra le foglie di un cespuglio, esattamente come me. Il silenzio era assordante, solo il rumore del vento che faceva muovere le foglie degli alberi, e quello dell'acqua che iniziava a stranirsi, facevano sentire di meno la tensione che vagava libera nell'aria. Poi, si udì uno scoccare di una freccia, e subito dopo un corpo di cervo cadde a terra, privo di vita. 
<< Will! >> Chiamai istintivamente mio fratello sottovoce con aria severa.
<< Che c'è, dovremmo pur dare qualcosa agli déi! >> Rispose correndo silenziosamente verso quel corpo inanimato.
<< Stiamo gia facendo troppo per loro... >> Borbottai a bassa voce, seguendolo. Poi accesimo un fuoco e buttammo il cervo tra le fiamme.
<< Agli déi. >> Mormorò Will. 
<< Ci faremo uccidere. Solo gli idioti tengono un fuoco acceso, di notte, nella speranza di non farsi trovare. Se non lo spegni tu, allora lo faccio io! >> Risposi guardandomi attorno con l'arco pronto.
<< Fa come vuoi. >> Cedette il biondino, e spento il fuoco continuammo il nostro viaggio. 
Pochi giorni prima, Chirone aveva incaricato tutte le Cabine di respingere gli attacchi da parte dei Titani. Ovviamente a me e a mio fratello ha detto di respingere quelli che venivano dal bosco. Cosi, la Cabina numero Sette eccola tutta qui...
<< Forse dovremmo tornare indietro. Forse nessuno verrà qui, e chi ti dice che magari sono tutti tornati in dietro? E si stanno battendo contro Crono? >> Esclamò Will dopo un po' che camminavamo.
<< Io resterei ancora un po' qui. >> Risposi abbassandomi per vedere meglio una grande buca nel terreno.
<< Sicura che non lo stai facendo perchè ti piace stare tra gli alberi? >>
<< Non sono così egoista! >> Poi sentimmo uno scricchiolio di rami, e dalla penombra di un albero uscì un Cane Infernale, che si butto sopra mio fratello, puntandolo con i denti giganteschi e impregnandolo di bava canina.
Storsi il naso, e subito tirai fuori la mia spada, poi trafissi la schiena della creatura in corrispondenza al cuore. L'essere si girò verso di me uggiolando, ma riuscendosi ancora a mantenere in piedi. 
Will, libero finalmente saltò sopra un ramo di un'albero iniziando a scoccare freccie sul corpo del mostro. Infine io lanciai la spada colpendolo definitivamente al cuore.
Il Cane Infernale provò a tenersi in piedi, ma con un'ululato cadde, finché la sua anima non si separò dal corpo.
<< Visto. Neanche il bosco è piu deserto. >> Mi lamentai avvicinando il piede alla creatura nera pre controllare se fosse davvero morto. Rimisi la spada dentro la sua fodera.
<< Gia, forse è meglio rimanere qui. >> Mio fratello scese dall'albero con un salto.
<< Non credo che Crono si farà vivo. Probabilmente torneremo al Campo. >> Dissi vedendo il ragazzo molto preoccupato.
<< Sarà. Forse Chirone lo ha fatto per prepararci alla... Battaglia finale. >>
Alzai le spalle e appoggiai la testa su un'albero.
<< Dormi? >> Mi chiese alzando un sopracciglio.
<< Cosa? No, ti pare? >> Risposi facendo apparire la cosa piu ovvia di quanto le circostanze richiedessero. 
<< Daccordo, allora buona notte. >> Disse sdraiandosi sull'erba.
Rimasi sveglia tutta la notte, guardando quasi tutto il tempo la luna, pregando gli déi che il sole sorgesse presto. E finalmente quel momento arrivò.
<< Will. >> Chiamai mio fratello scuotendolo un po'. 
<< Will!! >> Lo chiamai piu forte.
<< Dannazione svegliati! >> Urlai poi definitivamente, lanciandogli un calcio dietro la schiena.
<< Ahiaaa!!! >> Mi urlò contro alzandosi di scatto.
Alzai le spalle e scossi la testa come per ricordarmi quello che dovevamo fare.
<< Torniamo indietro. >> Dissi afferrando da terra il mio arco e mettendomi a camminare nella direzione dalla quale venivo. Mio fratello fece lo stesso.
<< Bene. Questa si che è fortuna. >> Mormorai, bloccandomi davanti al fiume che avremmo dovuto attraversare, ghiacciato.
<< Io l'avevo detto che faceva freddo. >> Disse Will. Lo fulminai con lo sguardo, che poi riposizionai sul fiume completamente ghiacciato che si estendeva davanti a noi.
<< Aspettiamo un'altro giorno qui. >> Propose mio fratello.
Scossi la testa.
<< Ieri non c'era... Sarà pericoloso, molto. Ma dobbiamo tornare al campo. >> Pensai ad alta voce. Nei miei occhi azzurri una luce intensa si accese e Will fece un passo indietro.
<< Molto, troppo pericoloso Jane. Troppo. >> Avvertii nel suo tono una paura sincera. 
Mi voltai a guardarlo. I miei occhi dal colore del mare si erano fatti dorati e emanavano  una luce quasi inquietante. 
<< Ti prego. Apollo non si sarebbe presentato nella Cabina numero Sette, se le cose non stessero andando male anche nell'Olimpo. >> Cercai di convincerlo ricordando la visita di nostro padre al Campo, quando ci disse di aiutarlo, ma di rimanere vivi. Diedi importanza a queste parole piu che alla vera ragione della sua visita. Era la prima volta che vedevo Apollo mostrarsi così umile difronte a qualcuno, specialmente a me.
<< Daccordo... >> Mormorò poi, mandando in frantumi i miei pensieri.
Sorrisi e misi lentamente il piede su quel lago di ghiaccio. Un brivido mi percorse la schiena e un vento gelido quasi mi bloccò. Mi guardai dietro, vedendo mio fratello seguirmi, poi indirizzai il mio sguardo avanti ed iniziai a correre. Il vento mi faceva oscillare i capelli biondi e i miei movimenti iniziarono a immergersi nel nervosismo.
Sotto i miei piedi la lastra di ghiaccio si stava quasi rompendo. La paura si impossessò del mio corpo, prendendo il sopravvento. Nonostante ciò, però, riuscii a fermarmi. 
<< Perchè ti fermi? >> Mi chiese Will in preda al panico.
<< La lastra di ghiaccio... >>
<< Dobbiamo andare!! >> Urlò. Sapevo che saremmo finiti in acqua. Morti assiderati entrambi, ma ripresi a correre. Finalmente, riuscimmo a toccare di nuovo terra. Dietro di noi il lago ghiacciato aveva crepe dappertutto, ma entrambi continuammo ad andare avanti, fino a raggiungere un posto preciso del bosco, dove ci aspettavano Percy e Annabeth, su due carri trainati da due pegasi.
<< Ehy ragazzi! >> Li chiamai.
<< Meno male! Credevo che Grover si fosse dimenticato di avvertirvi. >> Esclamò Annabeth.
Sorrisi e salii sul suo carro, mentre Will su quello di Percy.
•ANGOLO AUTRICE! •
Salve a tutti ragazzi! Questa Fanfiction è la prima a capitoli, perciò non fate molte critiche!
Probabilmente ci vorrà un bel po' di tempo prima di finire la storia, intanto recensite. E Buon Natale a tutti!!

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Capitolo 2
*** La Notizia ***


Capitolo Due  - La Notizia. 

Finalmente arrivammo al Campo, con un giorno di ritardo a causa di alcuni attacchi, ma ci arrivammo. 
Ovviamente era andato tutto troppo bene per essere vero: Appena misimo piede all'interno del Campo Mezzosangue, Chirone era alla Casa Grande che aspettava me e mio fratello. 
<< Chirone ci sei? Voleva parlarci? >> Chiesi bussando alla porta. Subito uscì il centauro, con uno sguardo triste e preoccupato.
Annuì con la testa e ci portò entrambi lontano da tutti gli altri semidei. Attorno a noi si estendevano soltanto alberi molto alti.
Guardai in basso cercando di capire quale fosse l'argomento. Alzai lo sguardo verso Chirone alzando le sopracciglia.
<< Perchè siamo qui? >> Mi precedette Will.
<< Perchè ho paura che dopo avervi detto cosa è successo, Jane uccida qualcuno. >> Rispose semplicemente. Aggrottai la fronte fingendomi offesa, ma in realtà stavo iniziando seriamente a preoccuparmi.
<< Allora? Che succede? >> Gli chiesi, vedendo che non dava segno di voler parlare.
<< Jane... Lee, è morto. >> Disse con timore. Lo fissai con gli occhi spalancati, che lentamente si riempivano di lacrime. Lee Flatcher, mio fratello era morto. Quando sono arrivata al Campo avevo cinque anni e la Casa di Apollo era abitata soltanto da lui. Mi accolse nel miglior modo possibile, mi insegnò a tirare con l'arco, a usare la spada e il combattimento corpo a corpo. Mi regalò la mia prima spada, ovvero quella attuale. Era davvero bravissimo in tutto, era sopravvissuto a tantissime lotte. Mi era sempre stato accanto. Era il capogruppo della Cabina numero Undici e anche se la sua morte significava prendere il suo posto, in quel momento sarei voluta morire anche io.
<< No, no, no, no, non è possibile! Ha solo avuto problemi a tornare al Campo. Lee sta bene!! >> Dissi per cercare di convincere piu me che gli altri, ma non mi riuscii a trattenere e scoppiai in lacrime. Will mi afferrò da dietro la schiena per paura che potessi cadere.
<< Mi dispiace Jane... >> Disse Chirone muovendo nervosamente gli zoccoli e la coda.
<< Si anche a me... >> Alzai lo sguardo. 
<< Come è merto? >> Chiesi.
<< Micheal ha detto che è stato ucciso dai mostri di Crono. >> Rispose. Mi sentii come se non riuscissi piu a controllare il mio corpo e lentamente i miei occhi si fecero sempre piu dorati e luminosi, non riuscii piu neanche a piangere. 
Il centauro indietreggiò: Sapeva che i miei occhi prendevano quel colore soprattutto quando le mie emozioni si facevano intensamente forti. In tal caso comprese che in me c'era troppa ira.
<< Senti credo che dovresti restare qui... >> Disse mio fratello, che era rimasto vicino a me.
Scossi la testa e i miei occhi tornarono al solito colore blu ghiaccio. Dopo di che mi feci spazio tra i due e corsi nella Cabina numero Sette.
Aprii lentamente la porta e vidi Micheal sdraiato sul letto, che fissava la parete. Non ci fu bisogno di chiedermi a cosa stesse pensando.
<< Hey. >> Dissi entrando.
Il ragazzo mi sorrise e si alzò. 
<< Ciao. >> Mi abbracciò forte, forse anche troppo forte.
Mi squadrò lentamente.
<< Sembra che sei appena uscita da un film dell'orrore. >> Disse. Gia in effetti ero tutta sporca di fango e ricoperta di sangue sulle braccia e sui vestiti e di ferite in faccia.
Feci finta di non averlo ascoltato.
<< Io mi vado ad allenare. >> Dissi seccamente.
<< Come? Sei appena tornata! >> Esclamò Micheal. Alzai le spalle e uscii, lasciandolo di nuovo da solo.
<< Oh no, no, no! Cosi non ci siamo proprio! >> Disse la voce di una ragazza, che purtroppo conoscevo bene: Silena Beauregard che si precipitava verso di me, con un'espressione disgustata in faccia. Inutile dire che la Cabina di Apollo e quella di Afrodite provano un odio reciproco.
<< Oh per tutti gli Déi dell'Olimpo, non è possibile. >> Mi lamentai a bassa voce.
<< Perché questi vestiti? Vuoi farmi sentire male? E poi un bagno non sarebbe male! >> Disse osservando l'intruglio di sangue e fango che avevo addosso.
<< Silena sono appena tornata e non è aria. Va via. >> Dissi perdendo leggermente la pazienza.
<< Stai scherzando vero? Hai la possibilità di avere consigli sulla moda da me in persona... >>
<< Vattene! >> Gli urlai contro. La ragazza aggrottò le sopracciglia.
<< Ti vedo nervosa... >> Notò.
<< Gia, voglio allenarmi. Togliti. >> Silena probabilmente non mi ascoltò, visto la sua faccia: Fissava con disgusto i miei capelli toccandomeli lentamente. Alzai gli occhi al cielo.
<< Senti te lo presto io un balsamo... >> Persi completamente la pazienza e sfoderai la spada, ferendola ad una gamba. La figlia di Afrodite si ritrovò a terra, con la lama della mia arma puntata sul petto.
<< Io non lo farei. >> Mi disse una voce all'orecchio. La ragazza era dietro di me: Clarisse.
Era ormai da un po' che lei e Silena erano diventate migliori amiche, e questo non mi facilitava le lotte con la Casa numero Dieci.
Mi sentii puntare un pugnale dietro la schiena, che spingeva sempre piu verso di me. Le cose erano due: Farmi trapassare dal Pugnale di Clarisse, o lasciar stare Silena.
Lanciai un ultima occhiataccia alla ragazza a terra, che sorrideva, poi rimisi la spada nella sua fodera. Senza neanche guardarmi dietro corsi all'Arena, per allenarmi con l'arco, che avevo un po' sottovalutato per colpa della spada.
Mi sistemai davanti ad un bersaglio, ne troppo vicino ne troppo distante da me, poi afferrai il mio arco e presi una freccia fatta apposta per gli allenamenti (non di bronzo celeste) da una sottospecie di larga faretra di ferro fissata a terra. Iniziai a tirare freccie a raffica, spostandomi di posto, a seconda della distanza di ogni bersaglio che mi ritrovavo di fronte. 
Era ormai un'ora che mi allenavo, se si può usare questo verbo: Piu che altro mi stavo sfogando. Non sopportavo l'idea che li fuori i Titani stessero distruggendo ogni cosa, tra i mortali si espandeva il caos a macchia d'olio mentre noi semidei siamo qui al Campo, al "sicuro", a fare da spettatori a questa evidente fine del mondo. Eppure mortali, semidei e Déi sono un ciclo vivente. Nessuno può vivere senza l'altro, in caso contrario, il mondo non sarebbe piu in equilibrio. Ma gli Déi non ci arrivano a capirlo da soli: Per loro questo è "Il loro destino." Gia, il destino. Crono è destinato a tornare, e questo non è solo scritto su un pezzo di carta, eppure stiamo facendo l'impossibile per fermarlo. Molti non credono all'esistenza di un destino, altri invece lo temono. Poi ci sono quelli come me, che credono nel destino che si compongono da soli, quelli che non danno pienamente retta alle parole di una mummia ammuffita. 
I miei pensieri si dissolsero nella mia mente come fumo all'udire di passi, o meglio, zoccoli.
<< Ciao Grover! >> Lo salutai, prendendo la mira per il prossimo tiro.Bastarono tre semplici perole che abbassai l'arco, sentendo un brivido percorrermi la schiena, io stessa inconsapevole del motivo.
<< Chirone vuole parlarti. >> 

 
         ×    ANGOLO AUTRICE!    ×
Salut a tous! Spero che vi piaccia questo capitolo! Mi sono impegnata tanto a scriverlo, però anche se abbastanza traglico è stato divertente xD... Daccordo, recensite se vi va! Bye ;)

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Capitolo 3
*** L'Oracolo ***


Capitolo Terzo - L'Oracolo - 


Mi chiesi cosa volesse da me Chirone in un momento simile, ma decisi di farmi viva nella Casa Grande, dove mi diressi entro pochissimi minuti.
<< Chirone? Ci se? Posso entrare? >> Chiesi bussando alla porta di legno rovinata
<< Jho Thomas? Chirone ti ringrazia tanto per essere venuta e blah blah blah. Vieni ti porto da quel centauro. >> Mi disse Dioniso con una voce stressata.
<< Grazie. Comunque mi chiamo Jane Thompson. >> Mormorai. Lui fece un segno di menefreghismo con la mano, poi mi lasciò in una stanza con lo stallone.
<< Dimmi Chirone. >> Mormorai guardandomi intorno.
<< Jane, so che sei appena tornata dall'ultima missione che ti ho affidato, ma ora tu sei quella che rappresenta la cabina di Apollo perciò voglio affidarti una missione che ritengo giusta per te. >> Un'altra? Sparatemi con una revolver 44 Magnum, soffrirò di meno.
<< Si, daccordo. Sono pronta. >> Mentii.
<< Vedi, conosci la leggenda di Pitone? >> Ebbi un sussulto.
<< Non posso farlo. >> Dissi appena sentii quel nome. Rispondo alla sua domanda: Si, conosco la leggenda di quel dannato serpente sproporzionatamente grande. Si racconta che mio padre, il Dio del sole Apollo avesse distrutto quel mostro ottendendo il comando sull'Oracolo. Secondo alcuni lo fece anche perchè Latona, sua madre, era sempre perseguitata da questo serpente. Perciò per vendetta.
<< Si che puoi. Ne sarebbe fiero. >> Si riferì evidentemente ad Apollo. Quel Dio era l'essere piu megalomane, eccentrico e arrogante di tutto questo mondo, quello passato e quello a venire, anche se lo avessi reso fiero per qualsiasi cosa, non mi avrebbe mai dato questa soddisfazione.
<< Daccordo dove si trova? >> Chiesi scocciata. 
<< South Carolina. Puoi portare con te solo due dei semidei del Campo, poi... Vai nella sala dell'Oracolo. >> Per quanto si sforzò di far risuonare le sue parole con naturalezza, avvertii un velo di tristezza nelle sue parole. 
<< South Carolina. Okey. Voglio portare con me... Annabeth Chase e Leo Valdez. >> Decisi. Una ragazza intelligente mi avrebbe portato sulla buona strada usando l'intelletto, inoltre è anche la mia migliore amica, Leo invece è in gamba anche con due stecchini in mano, un buon amico. Sapevo che non mi avrebbero tradito come è successo in una delle mie missioni precedenti.
<< Daccordo. Vado ad informarli. Tu... Tu vai all'Oracolo. >> Mi ordinò il centauro. Obbedii e corsi verso quell'inquietante vecchio magazzino abbandonato, costruito con strutture greche.
Feci un respiro profondo. Era gia calata la sera e, nonostante fossi la figlia del Dio dell'Oracolo, faceva sempre un po' paura. Feci il primo passo all'interno dell'edificio, ritrovandomi da li a poco in una stanza piccolina, arredata da tele stile antico, mobili in legno con sopra oggetti come delle armi insanguinate, rotte o sporche, trofei, elmi eccetera. Una puzza incredibile si espanse nella camera subito prima di essere investita da una luce verde. Alzai la testa e vidi quell'orrenda mummia rinsecchita. Mi chiesi perchè dovevo sapere il mio destino prima, insomma era una tortura. Magari ti diceva che saresti morto con dogmi incredibili, e sai che non puoi sottrarti piu. E' una cattiveria secondo me. Scossi la testa e mi avvicinai all'Oracolo di Delfi. La sua bocca (o quello che ne era rimasto) si spalancò ed iniziò a pronunciare parole molto strane.

"TRE EROI LA VIA SMARRIRANO, 
L'UNIONE DI UN SEMIDIO ACCETTERANNO, 
SOLO DUE DI LORO A CASA POTRANNO TORNARE,
E CON UN SOLO GESTO, LE SORTI DELL'OLIMPO CAMBIARE.
LA SALVEZZA O LA DISTRUZIONE, 
LA CRUDELTA' DI UN DIO DETERMINERA', 
MA GLI EROI SE UNITI SARANNO, 
LE SORTI DEL MONDO CAMBIERANNO. "


Furono le uniche parole della Pizia, dopo di che, tutto tornò ad essere normale: Una vecchia stanza vuota da anni.
Rimasi lì ferma a ripensare a quelle parole. Mandai all'Ade il momento in cui decisero che consultare l'Oracolo dovesse essere una tradizione. Ero completamente sotto shok. Uscii di lì, consapevole del fatto che altrimenti sarei impazzita.
Fuori dalla porta c'erano Annabeth, Leo e Chirone. Abbassai la testa quando vidi le loro facce sorridenti. La profezia diceva chiaramente che solo due di noi tre sarebbero tornati, perciò qualcuno sarebbe morto. O disperso. Ma chi è quel qualcuno? Detesto le profezie, è ufficiale.
- Allora? Cosa ha detto l'oracolo? - Annabeth si precipitò su di me con una voce molto squillante. Lei adorava le imprese.
- Annabeth? - La chiamai. Cercai mentalmente un modo per dirle che avrei preferito che lei e Leo fossero rimasti al Campo, ma non trovai il coraggio, completamente assente in me in quel momento. Scossi la testa e lasciai perdere, anche se significava lasciare che uno di noi morisse o roba simile e mi faceva diventare il cuore insopportabilmente pesante. Recitai la profezia e tutti e due rimasero molto delusi. Quasi quanto me. Ma non Chirone, lui rimase con la stessa faccia triste di quando mi aveva chiamato per farmi accettare l'impresa. Lui gia ne era gia a conoscenza di tutto questo.
- Partiamo 'sta sera. - Disse Leo con un tono molto serio. La sua voce era talmente triste che quasi non credetti che fosse la sua. Lui era sempre così imbranato e solare che era un colpo basso sentirlo parlare così.
Annuii in segno di approvazione, poi tornai alla Cabina di Apollo.
- Hey sorellina! - Mi disse Will sorridendomi. Sentirmi chiamare in questo modo mi faceva sentire strana. Okey, erano entrambi piu grandi di me, Micheal aveva diciannove anni, Will diciotto ed io Diciassette. Gli sorrisi.
- Dove sei stata? - Mi chiese Micheal.
- Chirone ha una nuova missione per me. Ho consltato l'Oracolo. - Dissi. Provai a far sembrare la mia voce abbastanza normale.
- Quale missione? - 
- Pitone sta attaccando il South Carolina. - Spiegai.
- E la profezia qual'è? - Si unì Will.
- Cos'è un interrogatorio? - Borbottai. La faccia di mio fratello assunse un'espressione interrogativa.
- Niente. L'Oracolo non mi ha detto niente di importante... Partiamo questa sera-
- Okey... - Mormorò il ragazzo a bassa voce.
Sperai che il sole non se ne andasse mai, ma la sera sarebbe dovuta arrivare prima o poi, in un modo o nell'altro, l'ora di partire sarebbe giunta.
Artemide diede il cambio a mio padre, mentre tutti i semidei si dirigevano verso i tavoli per cenare. Offrimmo carne ogniuno al proprio divino genitore, io diedi quasi tutto in onore al Dio del Sole. 
- Ad Apollo. - Mormorai quando il cibo era ormai preda delle fiamme. Ovviamente nella mia bocca suonarono quelle solite ed abiutuali parole, ma io le intesi come sinonimo "Proteggici." e "Vai all'Ade tu e quella stupidissima Pizia." Dopo di che tornai al Tavolo di Apollo. Era completamente vuoto, eravamo rimasti in tre. La battaglia finale contro il Titano Crono aveva completamente prosciugato la Cabina numero Sette, per questo non avevo chiesto al centauro di far venire con me i miei fratelli.
Dioniso fece sbattere il suo cucchiaino su un bicchiere per attirare l'attenzione di tutti i semidei e fermare il loro chiacchiericcio. Ottenuto questo si rimise seduto a bere la sua Diet Coke con amarezza. Detesto quel Dio, ma chissà per quanto tempo sarebbe dovuto restare senza bere il suo vino.
- Mezzosangue, - Iniziò Chirone.
- Abbiamo una nuova impresa. - Di nuovo quel chiacchiericcio si espanse in ogni tavolo. Gli esulti di Ares furono i primi, per poi susseguirsi dalle lamentele della cabina di Afrodite e dalla paura da parte di Ermes.
- Silenzio per favore. - Intervenì ancora il Dio del vino, anche se era preso in tutt'altro. 
A Chirone fu concessa la parola.
- I semidei protagonisti a questa nuova missione sono gia stati scelti. - Ogni minima sillaba si bloccò ed io ebbi un tuffo al cuore. Guardai istintivamente Annabeth, al tavolo accanto al mio, che provò a sorridermi per infondermi poco piu coraggio. Ma capii che lei provava le mie stesse emozioni.
- Pitone è giunto nel South Carolina, si è risvegliato dal tartaro e sta spaventando i mortali, nonostante la foschia. Tutti voi conoscete la sua leggenda, perciò ritengo opportuno che a partecipare sia anche un figlio di Apollo. O meglio, Figlia. - Disse puntandomi con lo sguardo. 
- Ora rappresenta la Cabina numero Sette, ha esperienza, e voglio che sia Jane a battersi. - In teoria sarei dovuta alzarmi, in pratica fu del tutto diverso, mentre ascoltavo gli applausi delle Cabine, eccetto quella di Ares, che imprecava nominando tutti i nomi degli Déi dell'Olimpo.
- Annabeth, Leo, volete partecipare a questa impresa? - Chiese il centauro. 
"O Déi, dite no, dite no..." Furono le uniche parole che risuonarono nella mia mente.
- Si. - Leo si alzò, seguito da Annabeth. Speranze distrutte.
***
Tutti i semidei tornarono nelle loro Cabine. 
- Ci vediamo quando torni Jane. - Dissero i miei fratelli in simultanea. Gli sorrisi rassicurante (O almeno credo).
- Torno presto.- Bugia grande come l'Olimpo, non avevo idea di quando avrei fatto ritorno al Campo.
- Bene ragazzi, se voi siete pronti, io partirei anche subito. La sera non è il massimo viaggiare... - Dissi girandomi verso di loro. Tenevo il mio arco dentro la faretra dietro la schiena, assieme alle frecce e il mio anello-spada al dito. 
- Noi siamo pronti. - Leo aveva una sacca enorme dietro la schiena. 
- Leo Valdez, mi spieghi che cosa stai facendo? - Emisi una risatina quando lo vidi fare un passo con molta fatica.
- Sta scoppiando quello zaino! - Gli fece notare Annabeth vedendo la sua faccia spaesata.
- Mi servono queste cose. - Buttò quel 'coso' da novanta chili per terra aprendolo. C'erano oggetti di ferro, maggiormente rotti.
- La tua spada sarà sufficiente. - Dissi.
- Lancia. - Mi corresse, poi la tirò fuori da quell'ammasso di ferro arrugginito e fece segno di essere pronto, così ci avviammo verso l'uscita dal Campo Mezzosangue.
- Avete provato a riflettere sulla profezia? - Ci chiese Annabeth.
- Non mi ci far pensare. Ha detto che saremmo tornati solo in due. - Leo sembrò leggermente turbato.
- Su quattro. - Commentai io.
- L'unione di un semidio accetteranno. Questa frase è molto strana. - Annabeth comprese quello che volevo dire.
- E con un solo gesto le sorti dell'Olimpo cambiare. Forse questo gesto è unirsi al misterioso semidio. Oppure potrebbe essere... Non lo so, il fatto che solo due tornino al Campo non significa per forza morte. Potrebbe essere l'unione alla banda di Crono e company? Forse, e dico forse, il gesto potrebbe essere questo. -
- La profezia non dice forse. Dovrebbe essere precisa, figlia di Apollo. - Commentò Leo.
- Non sono la profezia. Mio padre è il Dio dell'Oracolo, ma io non centro niente con questa storia Valdez. - Protestai. Annabeth rimase zitta, come se stesse riflettendo.
- Sarebbe troppo facile. Ragazzi è inutile provare a capire ora la profezia, prima ancora che uscissimo dal Campo. C'è qualcosa di specifico. Qualcosa andrà sicuramente storto durante la nostra impresa e così l'Oracolo avrà ancora ragione. Ancora una volta. Nessuno è mai riuscito a comprendere le frasi della Pizia prima del momento dal fato scelto. - Disse. Riflettei molto su queste parole, poi uscimmo finalemente dal Campo Mezzosangue. Mi chiesi chi fra i tre non avrebbe piu rivisto, al nostro ritorno, quello che ci stavamo lasciando alle spalle.

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Capitolo 4
*** Il fato non può essere superato ***


Capitolo quattro - Il fato non può essere superato - 
 
Eravamo ormai a metà strada, eravamo anche riusciti a sopravvivere al Cocchio della Dannazione. Non potevamo piu tornare indietro a questo punto, anche se tutti e tre ci avevamo pensato abbastanza.
- Siamo a Missouri St. Louis. Manca poco ragazzi. - Ci incoraggiò Annabeth.
- Possiamo anche prendercela con calma. Non ho fretta di andare incontro alla morte. - Leo rise alla sua battuta. Mi sembrò una risata nervosa.
- Certo e magari ci prendiamo un the con i pasticcini. - Annabeth sembrò un po' strana. Sì a volte andava anche lei in tilt e si faceva trasportare dai nervi, ma quando gli parlò mi sembrò troppo secca, come se non fosse lei ad aver detto quelle parole.
- Basta litigare, manca poco per arrivare a destinazione. - Guardai il semaforo ed attraversai.
Poco piu giu c'era il Kansas, chissà se mia madre era in casa...
- Vuoi andarci a piedi? - Mi chiese Leo quando era gia mezz'ora che camminavamo per le strade di St. Louis.
- Vedi qualche taxi in giro? - Gli chiesi. Lui scosse la testa affranto. Passammo attraverso una piccola foresta che si espandeva proprio vicino alla strada.
- Non mi piace qui... - Annabeth si guardava attorno.
- Tranquilla, è l'inico posto per arrivare al Parco. Sentii qualcosa muoversi tra le chiome degli alberi ed istintivamente presi l'arco, immaginando che fosse uno scoiattolo o animali simili.
- Qualcuno ci sta osservando. - Sentii la voce di Leo tremare un po'. Ero nata in posti simili, sono la mia casa, ma anche a me quella foresta mi sembrava strana, quasi inquietante. Iniziai a mettermi una leggera paura. Se fosse stato Pitone? C'era sempre da rammentare le parole dell'Oracolo.
- Non fate i codardi dai. E' solo una foresta. - Dissi per mettere sicurezza soprattutto a me. Poi qualcuno saltò giu dall'albero. Sperai che fossero castori, ma la teoria andava bruciata, a meno che non esistessero castori alti un metro e settanta.
Eravamo completamente circondati da ragazzi all'incirca della mia età.
- Mezzosangue. - Mormorai a bassa voce. Poi, si fece avanti un ragazzo, che purtroppo conoscevo: Chris Rodriguez. Aveva continuato quello che Luke aveva lasciato inconcluso, quando era morto. Figlio di Ermes, non avevo molte speranze con un ventenne armato di una lancia enorme elettrica.
- Sapevo che Chirone vi avrebbe mandato ad uccidere il mio serpentello. - Disse con una voce odiabile, piu del solito intendo.
- Hai fatto risorgere anche Pitone? - Chiesi. Gli si accesero gli occhi.
- Luke ha riconosciuto i suoi errori, perchè tu no? - Gli chiese Annabeth per farlo ragionare. Il ventenne continuò a mantenere il silenzio, mentre tutti gli altri semidei ci puntavano con delle balestre.
- Al mio via, scatena l'inferno. - Sussurrai a Leo, che provò a sorridere.
Afferrai scattosa l'arco con le frecce e iniziai a uccidere semidei senza pietà. Annabeth iniziò uno scontro corpo a corpo con il suo coltellino e Leo infilzava la sua lancia sul petto di ogniuno di loro come se per lui fosse solo un'allenamento. In poco tutti i mezzosangue erano a terra sanguinanti, mentre Chris era restato a guardare senza muover ciglio. Poi disse qualcosa.
- Dovreste fare piu attenzione. Ricordatevi del "Piccolo gesto". - Quando disse le ultime due parole segnò con le mani delle virgolette, poi scomparve volando con le sue scarpe alate.
Intorno a noi si espandeva un lago di sangue. Poi per mia sorpresa arrivò qualcuno che in momenti simili era uno dei pochi che volevo vedere. O forse no, non lo sapevo bene neanch'io.
- Allora ti vuoi battere con Pitone? - Un ragazzo sui vent'anni scese da un'albero. Era molto bello: Occhi azzurri, capelli biondi, lineamenti molto delicati. Indossava dei Jeans blu corti e una maglietta bianche senza maniche.
- Gia, sempre che per il sottoscritto non ci siano problemi. - Risposi senza mostrare stupore per la visita del ragazzo, forse assumendo un tono leggermente acido. Lui emise una piccola risata, poi guardò i miei amici. Annabeth si mise in una posizione strana.
- Buon giorno, divino Apollo. - Alzai gli occhi al cielo. Se c'era una cosa a cui mio padre non faceva caso era la formalità.
- Buon giorno Annabeth. E... Leo? - Chiese. Il figlio di Efesto si mise dritto con la schiena annuendo velocemente.
- Buona fortuna Jane. - Disse il Dio. Rimasi scioccata.
- Cosa? - Chiesi. Non succedeva tutti i giorni che mi parlasse così. Se lo avesse ripetuto lo avrei messo come suoneria del cellulare.
- Hai sentito bene. - Mormorò Apollo, continuando a sorridere. Era del tutto accecante, che neanche una luce da 100 watt avrebbe avuto la stessa luminosità. Poi fece comparire un'arco nelle sue mani (non so come) e scoccò una freccia nella mia direzione, ma mi sorpassò andandosi a conficcare nel petto di un mezzosangue che probabilmente era rimasto vivo alla battaglia di due minuti fa.
- Adesso vado. Buon viaggio ragazzi. Dategli qualche accoltellata anche per me. - Disse riferendosi a Pitone, poi scomparve nel nulla.
- Bene, andiamo? - Chiesi.
- Davvero incontrare tuo padre non ti fa nessun effetto? - Mi chiese Leo.
- Gia, sembri come se... Se non ne fossi felice. - Aggiunse Annabeth.
- Certo che sono felice. Ma perchè dovrei adorare un Dio arrogante come lui? Insomma si, è mio padre e ci sono tante cose che gli vorrei dire, ma con un tipo come lui mi devo sempre mantenere. Lui non  mostra tutto questo affetto nei miei confronti. - Dissi continuando a camminare. Dire quelle cose era automatico, le avevo sempre tenute per me senza parlarne mai con nessuno, perciò ormai erano uscite da sole.
- Certo che mostra affetto nei tuoi confronti. - Leo si avvicinò a me, che avevo iniziato a camminare con passo svelto.
- Sentite ragazzi, so come si comportava con i miei fratelli. Faceva i salti mortali per loro. Per me non si muove neanche dal divano. Cosa c'è tra me e mio padre lo so meglio io di chiunque altro e non mi aspetto che capiate. Ora, sto provando a concentrarmi sulle tattiche da adottare con i serpenti giganti. - Continuai a parlare senza volerlo.
- Apollo fa molto piu per te che per gli altri, fidati. - Annabeth fece un sospiro ed io non dissi un'altra parola, sperando che il discorso Apollo-Jane fosse finalmente arrivato al termine. E poi non volevo che quel Dio mi sentisse dire queste cose di lui.
Dietro di noi sentimmo una voce maschile e per poco non mi venne un colpo. Mi girai di scatto.
- Nico! Che ci fai qui? - Chiesi. Il figlio di Ade, Nico di Angelo era dietro di noi.
- Volevo venire. Non vengo mai scelto per missioni simili. - Disse il ragazzo.
- Posso venire con voi? - Chiese ancora, vedendo che non riceveva alcuna risposta.
- Dovresti tornare al Campo. Chirone sarà preoccupato! - Lo sgridò Annabeth.
- Ormai è qui... - Lo scusai io.
- Daccordo Nico, puoi venire. - Leo cedette per primo.
"L'unione di un mezzosangue gli eroi accetteranno. Ricordi Jane?" Una voce nella mia testa. Conoscevo quella voce.
"Apollo, esci subito dalla mia testa... Aspetta. Cosa hai detto? " Si sentì una risatina leggera.
"L'unione di un mezzosangue. Nico, l'Oracolo... Ti dice niente?" Mi chiese. Riflettei un attimo. Cosa dovevo fare? Ormai era qui, e comunque sarebbero tornati a casa solo in due: Teoria uno: Lo avessi costretto a tornare al Campo, magari sarebbe stato assalito da qualcuno e boom, fuori uno. Teoria seconda: Lo facciamo venire con noi, ma potrebbe morire.
"Che devo fare?" Chiesi a mio padre.
"Quello che ti senti dolcezza."
"Parlo seriamente Apollo, metti da parte quelle stupide poesie e haiku e aiutami!" Dissi. E non avevo tutti i torti, ho dovuto sopportare per anni quei suoi dannati haiku, che sono finita per odiarli io stessa. La voce del Dio non si sentiva piu, probabilmente se ne era andato prima.
"Approvo quello che ho detto prima su di lui." Borobottai nella mia mente, ormai sola.
"Ho sentito sia questo che quello che hai detto prima Jane. " La voce del Dio del sole risuonò nella mia mente. Dannazione, aveva sentito quello che avevo detto riguardo al nostro legame (quasi totalmente inesistente, per altro).
- Jane? - Annabeth mi scosse, come se avesse notato che non ero connessa.
- Si? Si, che c'è? - Chiesi scuotendo la testa.
- Tu dirigi l'impresa. Per te va bene se Nico si unisce? - Mi chiese. Guardai il ragazzo che mi fissava intensamente. Il suo sguardo mi bucava l'anima.
"Che devo fare? Apollo? Hey, ci sei?" La mia mente era vuota davvero questa volta. Forse mio padre si era offeso... Teoria che avrei molto, molto probabilmente scartato. Riflettei senza distogliere lo sguardo dagli occhi neri di Nico. Eravamo amici da parecchio tempo, ma è figlio di Ade, e non so se fidarmi, è come fidarsi di un pitbull, ma se ha fame non gli interessa chi sei, ti stacca minimo minimo un braccio.
Presi una decisione.
- Vieni con noi. Ma fai qualche mossa idiota ti uccido. - Lo misi in guardia. Mi guardarono tutti un po' strano (soprattutto il sottoscritto), eccetto Annabeth, che probabilmente aveva capito la mia paura.
Camminammo ancora per un bel po' di minuti.
- Jane, dove è questo serpente? - Mi chiese Leo. Effettivamente avevamo perlustrato bene tutto il parco, e si erano gia fatte le dieci di sera.
- Andiamo in un albergo adesso, domani controlleremo meglio. - Proposi, così ci diressimo in città e ci stabilimmo in un albergo.
- Domani mattina andiamo a caccia di serpenti allora? - Mi chiese Nico sdraiandosi sul letto.
- No, non tu. - Dissi.
- Secondo l'Oracolo saranno in due a tornare, non voglio che prendi parte a questa morte. - Gli dissi appoggiandomi sul davansale davanti alla finestra. Guardai la luna attraverso il vetro.
- Ma io sono venuto per combattere Jane. Non puoi proibire la morte al figlio del Dio degli Inferi! - Il discorso filava effettivamente, ma non potevo lasciare che morisse. Non avrei dovuto permettergli di seguirci, questo è poco ma sicuro.
- Moriresti. - Intervenne in mio aiuto Annabeth, che si mise seduta sul letto con il computer.
- So badare a me stesso. Non ho piu tredici anni! - Disse.
- Nessuno si salva da solo Nico. Ricordati che per quanto tu possa essere forte, non riuscirai mai a fare troppa strada da solo. - Gli dissi, persa nei miei pensieri. Si sentì solo il sospiro di Leo, poi il silenzio, interrotto ogni tanto dal rumore dei tasti che la figlia di Atena premeva sulla tastiera.
- Che fai? - Gli chiesi.
- Informo il Campo. Will ti saluta, Chirone è arrabbiato con Nico, e Percy e Piper ci salutano. - Mi rispose.
- Daccordo ragazzi, non sono figlia della saggezza, ma credo che sia una cosa intelligente metterci a dormire. Domani... Domani metteremo in atto la profezia. - Dissi arrendendomi al fatto che non sarei mai riuscita a superare le leggi del fato.

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