Estasi

di Nahash
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Estasi ***
Capitolo 2: *** Sfiorami ***
Capitolo 3: *** Infinito ***
Capitolo 4: *** Lamento ***
Capitolo 5: *** Desiderio ***
Capitolo 6: *** Rifugio ***
Capitolo 7: *** Spirito ***
Capitolo 8: *** Tenebra ***
Capitolo 9: *** Addio ***
Capitolo 10: *** Delirio ***



Capitolo 1
*** Estasi ***


Note: Stasera sono prolifera spero di scrivere decentemente almeno XD Questa volta mi sono cimentata in una raccolta di Flash dedicata a momenti sfuggenti che riguardano Komyo e Ukoku. ~



Silenzio. 
Si ode il nulla.
Una sola luce, una sola oscurità.

 

Le sue mani lo accarezzavano in maniera così delicata da farlo rabbrividire a ogni sua mossa. Non sapeva spiegarsi come facesse, l'unica certezza era che solo lui ne era ingrado. Lo stava baciando come se fosse qualcosa di irraggiungibile, come se non lo stesse assaggiando veramente. Non voleva sciuparlo, effettivamente Ukoku voleva solo inghiottirlo ed essere inghiottito, sperando, magari, che la tenebra da lui prodotta li avvolgesse entrambi così da portarli via, verso un universo dove lui avrebbe potuto vivere la sua utopia fatta di Komyo.
Quando soppesava le ciocche bionde della luna, questo, le faceva passare tra le dita, immaginando filamenti di un argenteo satellite. Sembrava possedere una sorte di venerazione quasi incomprensibile -come se, attorno a loro, null'altro esistesse in quel momento; come se ci fosse uno scudo, una barriera che li separava dal mondo.
Persino il suo silenzioso sospiro, generato dalle carezze, lo faceva risplendere all'interno del proprio mistero. La mistica di Komyo era la semplicità involontaria con cui riusciva ad inghiottire l'anima del corvo senza che questo neanche se ne accorgesse, o per meglio dire, senza che questo opponesse resistenza -come se volesse incoraggiare Komyo a fare altrettanto.

Eppure la luna risciuva a risplendere anche avvolta nella notte più nera.

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Capitolo 2
*** Sfiorami ***


Note: Secondo capitolo della raccolta, spero che anche questo vi piaccia come il precedente. Mi scuso per gli orriri, ma faccio quel che posso e il più delle volte non scorgo gli errori >-< *chiede venia*


 
 

Nella notte la luna
è
meno solitaria
se
a osservarla c'è
un
viandante.

Lo sapeva, lo aveva sempre saputo eppure non gli importava. Komyo attese la sua morta paziente, aspettava costantemente il suo giorno con quella calma interiore che solo a lui apparteneva.
Fu lui stesso il fautore del suo destino adescando il più spregiudicato dei corvi -a fin che questo potesse farlo a pezzi. Nonostante tutto si adagiò sui battiti del tempo godendosi quanto gli era rimasto, amando come poteva, dopo aver ceduto. Il corvo sembrava essere quello giusto, quello che nell'oblio più totale lo avrebbe accarezzato, quello che, al buio lo avrebbe osservato sempre.
I suoi occhi languidi, quelli che, al primo sguardo lo avevano fatto sussultare, quegli occhi così fieri e beffardi, sicuri della prossima mossa insensata, riuscivano a sfiorarlo nell'estasi, nella notte, accompagnandolo così nell'eterno orrore dell'eternità.
Eppure, Eppure
mio dolce tenebra
non sorridi più.

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Capitolo 3
*** Infinito ***


Note: Si lo so ho aggiornato praticamente subito, ma io quando le scrivo non le so tenere sul pc e inoltre so che ci sono persone che sono curiose di leggerne ancora. Per tanto, gli faccio un favore e aggiorno subito, così siamo tutti felici. Almeno spero XD
Qui appare anche il piccolo Koryu poi capirete perché.
Ps: In questa ho voluto narrare la cosa in prima persona, quella di Komyo <3

Alla sera era bambino
di notte
era già uomo.
Crudele transito
che
tramutò occhi innocenti
in pozzi smeraldini
sofferenti.

 
Nel silenzio della notte mi lasciai cullare dal sussurro della terra. Mi sentivo sereno nonostante sapessi a cosa andassi incontro.
Il vento mi sferzava gentile il viso e io mi godevo appieno ogni minima sensazione. Una volta detto addio al mio amato mondo feci chiamare il mio piccolo discepolo. Koryu.
I suoi occhi, la sua espressione preoccupata quasi mi fecero fermare il cuore prima del tempo.
«Koryu da oggi sarai Genjo»
Non capiva, in quel momento lo vidi spaesato e ancora più spaventato, il mio dolce bambino era in pena per me e io non potevo sopportarlo.
Improvvisamente dal delizioso silenzio della notte avvertii l'oscuro silenzio della spregiudicatezza.
Il mio tempo era finito.
Nel momento in cui il mio corpo cominciava ad essere parte del dolce sospiro terreno, percepii negli occhi di Koryu, che aveva compreso il motivo del suo nuovo nome.
Mia dolce tenebra mi hai sottratto la mia luce, mia dolce tenebra io ti ho sottratto la tua ragione.
Osservami adesso ogni notte anche se io non potrò parlarti.

Nella morte la vittoria.
una sola perdita.
Una sola realtà.

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Capitolo 4
*** Lamento ***


Note: Salve salvino! Ecco il quarto capitolo, sta volta posto dalla versione di Ukoku, ma non narrato in prima persona. Mi piace descriverle le emozioni e le sue sensazioni nel suo caso.
Ukoku <3


Sfuggente è
quella luce
che
vorrei poter assaporare.
 
Saziarsi non era possibile. Non ne aveva mai abbastanza. Ogni volta che lo toccava, che lo assaporava, ne voleva sempre di più. La pelle di Komyo, ormai, era diventata come una droga, non gli bastava più sentirne il profumo, non gli bastava più poterla baciare - Se solo avesse potuto l'avrebbe divorata.
Eppure, sapeva, che il bonzo era intoccabile, almeno sotto certi aspetti. Komyo era qualcosa di puro e invalicabile ma che desiderava avvolgere nell'oscurità.
La sua era un folle candore che sapeva stravolgerlo da ogni suo malsano intento, un candore che riusciva, anche se brevemente, a squarciare la tenebra della sua anima.
 
Eppure nel più fitto
nero
della tenebra
io vedevo
i tuoi occhi.

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Capitolo 5
*** Desiderio ***


Note: Salve a tutti, si ho aggiornato presto perché ne sentivo la necessità e il bisogno di farlo, con questo nuovo capitolo un po' particolare.
Qui ho voluto sperimentare i possibili pensieri di Komyo una volta catturato totalmente dalla "malia" di Ukoku.
Questa ff non è dedicata a Ita rb è proprio per Ita rb. So che potrebbe non esserci la differenza, ma credo che lei la coglierà.
E' per te, sapendo che ci sarò sempre, nonostante tutto.
 
Si ode il sussurro
è tempo di andare
mia dolce tenebra
ti prego, prova
a
restare.
 
Ho sentito parlare di luoghi dove la notte non arriva per sei mesi, sarebbe davvero disdicevole mio caro non credi? Aspettarei giorno, dopo giorno, che la tenebra calasse pur di sentire il canto dei grilli invece che quello degli uccelli.
Mesi di luce che per quanto io possa amarla, per quanto questa possa scaldarmi il viso e farmi compagnia, non mi farà mai sentire al sicuro come la notte.
Duecentoventidue giorni di luce sono troppi anche per me, per me che ti ho respinto per così tanto tempo.
A volte è il terrore che ci blocca, il pericolo imminente di qualcosa che, improvvisamente, potrebbe spezzarsi.
Anche se la tua mano è fredda, avvolto nel tuo manto imperscrutabile, mia fragile tenebra, si percepisce un gelido calore, che attanaglia il cuore, in modo tale da poterlo scalfire, solo con la tua scomparsa.
Per questo quando è giorno, la mia testa, è rimasta ancora nella notte. Chiudo gli occhi e mentre sento il sole bruciarmi il viso, vedo la volta celeste ammantata di stelle, tutto è scuro i grilli cantano, fin che, poi, tutto tace e so che sei arrivato tu.
 
Quando la notte
sciama
il sole mi dannerà.
Quando il sole sorge
la notte
verrà a riscattarmi.

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Capitolo 6
*** Rifugio ***


Note: Si ok, ok aggiorno sempre troppo in fretta mentre a volte capita che passino mesi, ma ehi l'ispirazione non si comanda quindi siate allegri di questi aggiornamenti veloci ù.ù
Il testo che vedrete in corsivo sono i versi della canzone Albascura dei Subsonica, mentre per quello che ho scritto io è stato ispirato dalla canzone Sogno d'estate di Raf almeno mi è sembrato... (canzone passatami da Ita rb)
Spero vi piaccia, è un esperimento anche questo si.

 
Frasi che ora sanno d'inutilità,
Di desideri tiepidi già smossi.
Lei si riveste, ormai non la diverte più.
Probabilmente lui vorrebbe anche ricominciare.


Ricordavano tutto così fugacemente da straziargli il cuore ad entrambi ogni volta che ci ripensavano, distanti, non gli restava che sperare che presto sarebbe arrivata la notte, così che, in un sogno si potessero rincontrare.

Alibi che attenuano l'oscenità
Riflessa intorno alle bottiglie vuote
Dai suoi vent'anni opachi e rispettabili:
Così si sa che c'è qualcosa che non va.

 
Eppure l'altro, ricordava quale strano fanciullo fosse la notte, un'inspiegabile calamità alla quale non si poteva non andare incontro.
Non aveva neanche vent'anni che già sembrava quell'indomita creatura capricciosa che tutto osservava con superficialità, perché, lui, dalla sua posizione, era superiore a tutto.

La notte schiude le sue braccia fragili
Tra le emozioni che si intrecciano
E lei confonde spesso forza ed esperienza
Per tutti gli uomini osservati da sotto.
Si nutre di cose che fanno male
E ama quando è l'ora di odiare,
Si nutre di cose che fanno male
E odia quando è l'ora di gridare.

 

Ed eccolo che quando arriva la notte, lui lo circondava con le sue braccia tremanti. Non aveva freddo, ma era la paura che presto o tardi la Luna prendesse il suo dovuto posto.
Sulle scie del vento sentimenti correvano impazziti, così forti e feroci da cozzare spesso piuttosto che amalgamarsi. La  Luna sapeva che sarebbe andata contro il suo declino, contro il suo ultimo fiorire, eppure si era poggiato dolcemente su quella tenebra, che preferiva ospitare nell'interezza del suo essere, piuttosto che, inghiottirlo. Purtroppo, però, lo faceva con la sua sola presenza.

Abiti firmati d'inutilità
Riscattano un affetto che ora latita.
Buone maniere che sono sempre le stesse:
Da sempre sa che c'è qualcosa che non va

 
Quelle vesti andando strette ad entrambi e per un certo senso neanche le sentivano. Presenti a loro stessi sentivano soltanto il richiamo dei loro cuori, più che il peso di un sacerdozio non voluto e costretto.
Il volto della pallida Luna si ostentava sempre su quel flebile sollievo che diffondeva calma e terrore allo stesso tempo, ma lui, la tenebra, era così audace e disincantato da tutto che non aveva il minimo timore, anzi, si auspicava di trovare così la sua dolce morte, tra le braccia del satellite.

La notte che sorride ha denti fragili
Per tutti i calci che l'aspettano.
Generalmente lei non dà la confidenza
A tutti quelli che si atteggiano troppo.
Si nutre di cose che fanno male
E ama quando è l'ora di odiare,
Si nutre di cose che fanno male
E odia quando è l'ora di gridare.



Se era la luna ad attrarre a se solitamente, sta volta, era stata lei a cedere o semplicemente le cose erano andate così come dovevano andare, senza troppe incertezze, fu solo un attimo.

Solo una cosa so di sicuro: vorrei raschiare la mia faccia contro il muro.
Solo una cosa so di sicuro: lasciare andare tutto il mio dolore contro questo muro.
So di sicuro: lasciare andare la mia faccia contro il muro.
Solo una cosa so di sicuro: vorrei raschiare tutto il mio dolore contro-questo-muro.
Bocche dal sapore d'eventualità appiccicano sguardi, l'aria è satura.
Quasi vorrebbe la scoprissero gettarsi in pasto giusto il tempo di ricominciare.

 

Il corvo cominciava a gracchiare forte nella notte, straziato dal dolore della lontananza. La Luna era andata via da lui, dopo un lungo anno. Non poteva seguirla, anche se luna e notte fanno parte della stessa storia.
Il dolore del povero corvo era così forte, da far piegare la Luna sulla schiena per trattenere le lacrime.

A casa questa notte non ritornerà.
In viaggio fuori-serie verso nessun posto.
Narici rispettabili festeggiano:
Così si sa che c'è qualcosa che non va.

 
Avrebbe voluto viaggiare ancora una volta con lui, ancora un anno, anche senza meta, senza motivo, solo per toccarlo, per vederlo, per baciarlo. Per invocarlo ancora una volta.

La notte scivola sugli occhi gravidi,
Gonfi di amaro che rovesciano.
Generalmente lei riserva indifferenza
A tutti quelli che si stringono troppo.
Si nutre di cose che fanno male
E ama quando è l'ora di odiare,
Si nutre di cose che fanno male
E odia quando è l'ora di gridare.


Eppure un'altra notte era finita così come un altro sogno sfumato tra le pareti della mente. Le lacrime scendevano dagli occhi del bonzo dai biondi capelli, anche se, spesso e volentieri faceva finta di niente. Il corvo, ostinato, cercava in qualche modo, invece, di acciuffare i suoi sogni, così che potesse amare odiandolo.
Il loro era un circolo vizioso senza fine, ma che qualche Dio aveva legato da un sottile legame indissolubile, che anche con tanta sofferenza, riuscivano a rimanere legati seppur appesi con un soffio.
 

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Capitolo 7
*** Spirito ***


Note: Eccomi qui ad aggiornare il nuovo capitolo di questa raccolta. E' narrato sempre dal punto di vista di Komyo, come ho fatto per un capitolo precedente, era necessario farlo, visto che sono i suoi pensieri prima di morire, quei momenti di agonia in cui ti rendi conto di morire, anche se avviene in un attimo
Devo ammettere che questo capitolo sta volta mi ha straziato il cuore più delle altri e quindi sospirando non mi resta che postarlo qui, sperando che ancora una volta vi piaccia.
Soffia, Soffia
Mio algido cuore
Nel fluido vento
sostieni,
parole.
 
 
Volsi l'ultimo sguardo alla luna per poi giacere in quello che sarebbe stato il suo letto. Non avevo paura, non avevo rancore.
Tutto quello che avevo un tempo, adesso, potrò soltanto guardarlo e accarezzarlo nel vento.
Non potrò più toccare nulla, quanto mi mancheranno le verdi fogli di questi alberi e vedere i fiori sbocciare.
Non potrò più sentire il rumore della terra e delle foglie spazzate via dal mio dolce Koryu, non potrò toccarlo, non potrò abbracciarlo.
Potrò ricordare, però, l'effetto che la sua pelle lasciava sulle mie mani, la sensazione di calore che il mio piccolo mi trasmetteva. Ricorderò per sempre il suo sguardo adulto che mi lacerava il cuore, perché io non ho potuto frenare la sua anticipata crescita.
Adesso, mio dolce tenebra, ti sei rifiutato di guardarmi agonizzante, mentre penso a te a quello che lascio qui.
Koryu ti ho lasciato tutto quello che potevo, tutto quello che sono riuscito a trasmettere in così breve tempo, sperando che tu ne faccia tesoro, anzi ne sono sicuro.
Sappi che nel momento in cui ti ho lasciato il nome di Sanzo, sono stato fiero di te, non avrei potuto avere discepolo migliore.

 
Il sipario si abbassa
sullo sguardo
Fugace alito di vita,
vola via.

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Capitolo 8
*** Tenebra ***


Note: Si aggiunge un altro breve capitolo a questa raccolta con la speranza sempre che vi piaccia e che non vi deluda.
Questo è per un ringraziamento particolare a Ita rb, la quale non potevo ringraziarla se non che su un capitolo dedicato a Komyo e Ukoku.
Nella finzione
sembravi
un oscuro sole
Ken'yu.

Il suo sguardo era qualcosa di magnetico, non avevo mai visto nero più torbido e rassicurante allo stesso tempo.
C'era qualcosa di particolare in lui, qualcosa che attraeva come una calamita mentre parte di me cercava di respingere quel vortice di attrattiva.
Sembrava perennemente annoiato, eppure nei suoi occhi ardeva la fiamma della sopravvivenza a tutti i costi.
Ti descrivevano come un ragazzo solare e amichevole non sapendo che in te albergava quella tenebra che tanto ti si addiceva. Sembrava che intorno a te si avvolgesse un manto di assoluto nulla e pacato caos.
La tua è una tenebra che ti ha risucchiato, ma che hai saputo sfruttare e ora sei tu a dominarla.
Un'oscurità indomita nella qualche mi adagiai avvolto dalle tua braccia, percepii il calore della fredda notte.
Presi così il mio posto, in quella volta, così che tu potessi sempre guardami.

Nei tuoi occhi
una supplica
lacrime inesistenti
Ukoku.

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Capitolo 9
*** Addio ***


Note: Ho immaginato che Komyo potesse lasciare una lettera di addio a Ukoku, nel momento in cui loro due, dopo il viaggio fatto insieme per un anno, si debbano separare.
Chiedo scusa se ci sono degli errori, ma è una cosa scritta con molta emotività cercando di assecondare l'ispirazione adottando comunque una sorta di forma corretta(?) Non lo so ditemo voi e se c'è qualche errore correggerò.

Devasta.
Devasta
mio sommo
Amore.
Nell'immenso del chaos
ricrea questa tetra
Gioia.
Devasta.
Passo l'intero giorno ad aspettarti fin quando arriva la notte e nel vederti sospiro, sereno del fatto che tra le coltri più nere potrò scorgerti anche se tutto sarà un miraggio.
Sai, quando eravamo insieme sotto le stelle, sotto quella luna che non guardavi perché dicevi di averla accanto, ero quieto, anche se da li a breve sapevo che la tempesta mi avrebbe sopraffatto.
Sei tempesta e tumulto Ukoku, una disgrazia dannatamente dolce alla quale non so resistere.
Dimmi, qual è questo malvagio e oscuro sortilegio che l' oscurità adotta?
Cosa farai da qui in avanti? Quando lontano ti penserò sconvolto? Come farò a vivere pacificamente con questo dolore che mi squassa il petto?
Ukoku.
Scrivendo sento il tuo nome sussurrato dal vento che coraggioso rumoreggia nonostante il creato si china d'innanzi alla tua presenza.
Questa lettera è solcata dalla mia amarezza: una pergamena dall'intreccio salato e un inchiostro tremolante la marcherà. Queste parole te le sussurrerei all'orecchio, ma al mattino, probabilmente, una disperazione ti assalirebbe o semplicemente ricorderesti tutto come un brutto sogno.
Chi è la vittima e chi è il carnefice Ukoku? Non saprei dirlo, forse, io sono il tuo carnefice e tu il mio, come tu sei la mia vittima e io la tua.
A volte mi chiedo: Davvero gli darò quelle sensazioni tanto decantate da lui paragonandomi alla luna? Non sono riuscito mai a darmi una risposta, so solo che, il pensiero di lasciarti solo mi uccide, ma forse tu sarai così caparbio da comparire tutti i giorni per accogliermi mentre argenteo brillerò.
Scommetto, scommetto Ukoku che tutte le sere ti farai riconoscere, tenderò l'orecchio per ascoltare l'improvviso spegnersi del silenzio, quando umile ti cederà il passo ed io ti accoglierò; anche se non posso vederti il mio sorriso ti sorprenderà.
Che l'oscuro ti protegga, che l'oscurità ti assista, che tu possa inghiottirla e farla franca.
Ukoku, da domani ognuno riprenderà la propria strada, è stato un viaggio bellissimo, intenso, non c'è mancato nulla.
Sopporterò l'assenza, il vuoto, accostando una mano al cuore e nel battito ti sentirò.
Mia forza devastatrice e ritemprante.
Mio dolce amore. Rigenera ogni cosa.
Ti attenderò, ogni notte, non deludermi perché io spingerò giù il sole nell'abisso, annegandolo, solo per emergere, per ristorarti.
E' un addio amaro ne sono consapevole, ma spero che per te nella coltre, tu possa scovare quella crepa bramosa di luce.
Addio, Arrivederci mio dolce oscurità.
Nelle notti e nei secoli, per sempre addio, per sempre arrivederci.

Per sempre tuo nella notte.
Komyo
 
 
 
Lo sento, lo sento
mi pervade
immenso
Amore
Squassa e crea
sii fenice
Nella più cieca e totale
oscirità
ti accoglierò.


 

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Capitolo 10
*** Delirio ***







Note: Questa serie è finalmente giunta al termine e mi dispiace perché ci ero un po' affezionata nell'esprimere l'ipotetico amore fuggente di Komyo e ukoku.
Col tutto il cuore dedicata a Ita rb.

 
Dolce si estende,
il tormento e
il buio cade.


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Luna ruggisci
silente.
Accogli quest'ombra.

Sorride sorniona,
acceca maestosa
il cuore eretico.

 

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