Diary

di Ita rb
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Diary: I ***
Capitolo 2: *** Diary: II ***



Capitolo 1
*** Diary: I ***


Note: Salve a tutti, pensavate che non sarei più tornata qui, non è vero (?) ebbene vi sbagliavate ù.ù
Certo, la colpa è solo di Nahash, perciò queste poche righe sono dedicate a lei, visto che tutto nasce per errore da un misero stato di Facebook che ho fatto poco fa.
xoxo

 
 
Non chiedermi della luna, perché non saprei cosa risponderti se non che uccide con il suo lugubre riflesso – e quegli occhi senz'anima sono ancora qui: mi fissano, non lo vedi?
No, come potresti vedere quello sguardo che ti appartiene, dopo tutto?
Non c’è immagine che possa specchiarsi di te, solo il ricordo che perdura nella retina e la distrugge – l’annichilisce, l’annienta, la rende polvere persa negli anni.
E cos’erano gli anni, se non il tempo che trascorreva lento e fastidioso sulla sua pelle?
Chiudendo il computer con una smorfia scocciata sul volto, quel chimico strambo che altri non era che l’errante monaco eretico chiamato Ukoku Sanzo, si alzò di scatto dalla sedia per osservare il fondo della sua tazza vuota.
«Forse dovrei prendere dell’altro caffè», mormorò appena, ghignando cinicamente per quel barlume emotivo che l’aveva colto alla sprovvista.

 

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Capitolo 2
*** Diary: II ***


Note: Salve a tutti, anche io pensavo di aver concluso questa fan fiction con i pensieri di Ukoku, ma all'improvviso un'immagine mi ha fatto prompare quanto segue e non posso fare a meno di renderlo noto al mondo (?) liberandomi così dell'ingombro del pensiero indesiderato.
xoxo


Quella era una successione non gradita, una beffa del fato che lui non avrebbe mai neppure degnato d’uno sguardo – troppo preso dalla routine, troppo preso dal suo affetto e dal preciso ordine che voleva dare alle cose, contaminando anche Komyo che ne sembrava immune.
Il suo maestro gli era sempre apparso come una sorta di miraggio: con quell’intensità s’era affacciato alla sua vita, cogliendolo da terra come fosse un tesoro abbandonato, e con la stessa intensità si apprestava ad abbandonarlo lì, nello stesso mondo che pareva detestarlo.
Tanto inutile quanto poco producente, quella carica gli era stata posta sul capo con un segno rosso che sapeva di sangue e imperterrita non aveva voluto saperne di andar via.

«A cosa stai pensando?» La voce di Goku parve riscuoterlo all’improvviso, mentre gli occhi ormai maturi del bonzo si sgranavano appena nel fissare il foglio che aveva dinanzi. Cosa stesse pensando, in realtà, era un mistero bello e buono – e forse sarebbe stato meglio che questo restasse lì, placidamente appoggiato sulla scia dei ricordi.
«A nulla», schioccò seccato, sollevandosi dalla sedia per raggiungere il ragazzino. Solo allora, finendogli di fianco, rimase ritto nella sua postura e puntando lo sguardo verso il cielo decise di lanciarvi contro l’origami che aveva in mano.
Nessun foglio bianco avrebbe eguagliato la bellezza dell’arancio in contrasto con l’azzurro, ma quell’aeroplanino altrettanto veloce guizzò via con stupore del giovane eretico che non mancò d’osservarlo con una sorta di meraviglia – nostalgia di qualcosa di distante, si disse.

 
Dovrei essere arrabbiato con voi, Maestro, perché vi siete preso la briga di designare la linea di tracollo di questa vita mai richiesta; eppure, contrariamente a quel che possa pensare di continuo, non riesco a farlo.
Chi scorge le mancanze altrui ed è sempre pronto ad irritarsi, di costui crescono le passioni ed egli è ben lungi dalla loro distruzione.1
Ne sono consapevole.


1 Detto Buddhista.

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