Le Memorie Perdute Di Julius Heraldium Delathorn

di Bettergiovs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Le Memorie Perdute di Julius Heraldium Delathorn
 
Prologo

Oggi finalmente riesco a scrivere su questo mio diario, che avevo visto tanto tempo fa in una vetrina di un negozio di cui ora mi sfugge il nome.
Ho ben pochi ricordi dei miei primi anni, frammenti di posti che avevo visto, persone di cui il volto si è lentamente cancellato, brevi sprazzi della mia città natale: Sheperd's Glenn.
I miei si sono trasferiti qui a Silent Hill quando avevo 6 anni: non mi sentivo sicuro, ho sempre pensato che in quella allegra cittadella radiosa ci fosse un sinistro presagio. Mia mamma mi diceva di non crederci, che mi ci sarei abituato. Ma ancora oggi percepisco quella sinistra presenza. 
Come se non bastasse, ho fatto pure un incubo a riguardo. La città radiosa che conoscevo si scarnificava lentamente, le case erano ricoperte di una ruggine inquietante e di un sangue fresco e denso. Dietro di me sentivo uno strano rumore, come se qualcosa strusciasse sul metallo, seguito da passi pesanti. Cercavo di correre verso casa mia, ma non la riuscivo a raggiungere. Correvo con il fiato al collo, mentre alle mie spalle i passi diventavano sempre più vicini. Stavo quasi per raggiungere la casa quando inciampai su una sorta di tentacolo e mentre cercavo di rialzarmi sentii una fredda lingua prendermi la gamba. Tentai di liberarmi, ma servì soltanto a farmi imprigionare le braccia. 
Fu in quel momento che la vidi.
Era una gigantesca figura nera, il cui volto era coperto da quello che mi sembrava un cappuccio nero e che si trainava dietro una grossa e pesante lama di ferro nero. Era quella gigantesca arma a  causare quel rumore sinistro. Inerme e impotente, lo pregai di non uccidermi, ma dal cappuccio sentii un rumore soffocato, come di un rantolo gutturale, dopodichè un dolore atroce mi fulminò mentre il freddo metallo mi passava il petto da parte in parte e vidi il tetro coltello affondato sulle mie gracili carni.
Mi svegliai del tutto terrorizzato con le mani che mi tremavano: ero così agitato che niente mi riuscì a calmarmi da quell'orribile incubo, nemmeno le calde mani di mia madre, che mi aveva sentito urlare ed era venuta a consolarmi; anzi, mi facevano sentire come se fossi rinchiuso in una gabbia d'oro penzolante su un profondo strapiombo pieno di fiamme oscure.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Oggi è stato il mio primo giorno di scuola. Stavo per entrare nel palazzo vecchio e odorante di candeggina, quando ho sentito tre bambine che deridevano una loro compagna, le dicevano cose terribili tipo "Alessa, dov'è la tua scopa", "Alessa, lo sai che se non segui la fede brucerai all'inferno?". Avrei voluto fermarle, dirli di lasciarla stare, ma la campanella mi ha richiamato all'ordine e sono entrato subito a scuola e in classe. Non sono riuscito a seguire la lezione, le parole di Suor Christabella si dissolvevano come polvere che volava via da un urna di porcellana che si era rotta; ho pensato molto a quella povera derisa e alle cose che non ho fatto. Tutto ad un tratto un forte rumore sul mio banco mi riporta alla realtà. Suor Christabella si e accorta che sono stato distratto "Julius, dopo la lezione ti devo parlare". Al suono della campanella tutti i miei compagni sono usciti dall'aula come se fossero inseguiti da lupi affamati. Prima di lasciarmi andare, la suora mi ha chiesto "Julius, cos'è che turba la tua quiete, figlio di dio?" "prima ho visto un gruppo di ragazze che hanno deriso una loro compagna, percaso sa il suo nome?". La suora è impallidita di colpo, come se avesse visto un fantasma. poi ha detto "No, mio giovane angioletto, perchè non vai dai tuoi amichetti?". Ho dubitato fin dall'inizio del fatto che la suora non ha mai saputo il nome della giovane sventurata. Durante l'intervallo mi sono seduto su delle panche del campetto della scuola; ho aperto la sacca del pranzo è mi sono mangiato un sandwich al burro di arachidi e dell'acqua di fonte; dopociò sono andato al cestino al fin di buttare il sacchetto. D'un tratto ho sentito una voce urlare "Ridammela, è mia", ho riconosciuto la bambina; un ragazzo le aveva preso l'orsacchiotto e non glielo voleva ridare; allora ho preso il coraggio, nessun ripensamento, nessun dubbio, sono andato lì e ho urlato al ragazzo "ridaglielo subito" "altrimenti cosa? Mi fai male? Non spezzeresti nemmeno una pagliuzza hahahahaha". Le parole di quel bullo mi sono risuonate nella testa, mi sono sentito così offeso che ho digrignato i detti e ho dato un pugno in faccia al bulletto; lui mi ha urlato "SEI UN UOMO MORTO" e quei minuti d'intervallo si sono trasformati in una vera e propria rissa, sarebbe andata avanti, se suor Christabella. Dopo che ha preso me e il bullo; La suora ha chiamato i miei genitori e i suoi, dopo un breve colloquio i miei mi hanno portato a casa e messo in castigo per ciò che ho fatto; mi sono chiesto se è valido quello che ho fatto. Poi il rumore dei sassi che battevano la vetrata ha attirato la mia attenzione; mi sono sporto e fuori ho visto la bambina che ho protetto dal bullismo: "grazie per avere salvato il mio orsacchiotto da quel bullo piccolo" "non lo so se ho fatto bene, i miei mi hanno messo in castigo per ciò che ho fatto" "no dire così piccolo nessun'altro mi avrebbe aiutata se non tu" "non chiamarmi piccolo, non lo sopporto, io mi chiamo Julius, Julius Heraldium Delathorn" "Piacere di conoscerti, senti ho fatto questo dono per tè, per ringraziarti di quello che hai fatto" "grazie" "ora devo correre a casa, se mia madre non mi trova in camera, mi ucciderà" "Aspetta, prima di andare, come ti chiami?" "Io mi chiamo Alessa, Alessa Gillespie".

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 Quando sono entrato nel museo, ho sentito un odore di antico, la stanza era illuminata a malapena, la vernice delle pareti era cosi scrostata che sarebbe bastata una semplice folata di vento per toglierla via. La guida ci illustrava lentamente i quadri, erano molto belli, mi piacevano molto i toni di chiaroscuro, gli davano un non so che di speciale. Poi la guida ha lasciato a me e agli altri partecipanti il permesso di guardare le opere un ultima volta. Mentre girovagavo la mia attenzione è ricaduta davanti ad un quadro: "Giorno di Pioggia: Resti del giorno del Giudizio" Nel guardare il quadro sono rimasto assalito dalla figura sovrastante: l'essere con la piramide rossa ricordava la tetra figura vista nel mio sogno. Non so quanto è passato, poiché Suor Christabella mi urlo “JULIUS, VIENI SUBITO QUI”, corsi di soprassalto verso la suora che mi fece un rimprovero. Dopo aver lasciato il museo camminai con la classe per poi ritornare a scuola. Ero ancora immobile, pensavo a quel quadro; la bieca figura armata di lancia divorava il mio subconscio, rimasi immobile a fissare il nulla fino a quando Alessa non mi riportò alla realtà. “Lo hai visto anche tu Julius?” mi disse ”Io... non so di cosa stai parlando” dissi io con la bocca tremolante “il quadro, giorno di pioggia o resti del giorno del giudizio se ti è più familiare” mi rispose con una voce tetra ma sicura “si l'ho visto e...” “qualcosa tormenta la tua testa” disse cosi interrompendomi “un sogno o qualcosa di simile”. Sentivo la sua voce fredda come il ghiaccio ma allo stesso tempo calda e soffice come un cuscino. “Un sogno... Si tratta di un sogno che ho fatto la prima notte qua a Silent Hill, ero inseguito da una inquietan figura incappucciata” “non è incappucciata” rispose Alessa “di cosa stai parlando?” risposi incuriosito e sorpreso “Il pittore che dipinse il quadro ebbe un esaurimento nervoso e finì in manicomio” “Come mai lo dipinse?” “Per avvertirci” rispose Alessa in modo calmo. “avvertirci? Ma su cosa?” chiesi in modo preoccupato “Sull'eminente apocalisse, un'apocalisse che scioglierà il velo della menzogna portando alla luce un'amara verità”. Le parole di Alessa risuonano nella mia testa come se essa fosse una caverna vuota, tutto ciò che mangiavo non aveva alcun sapore, le coperte e le lenzuola che avvolgevano il mio corpo erano come pietre franate sopra di me, facevo fatica a sollevarle e il cuscino, era come una lastra di marmo. Così ho scritto queste nuove righe sul mio diario e sperare che questa insicurezza, che sta divorando il mio corpo, passi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


E' passato tanto tempo dalla visita al museo di storia, le giornate che sono seguite erano tutte uguali, a tal punto che potevo prevedere cosa sarebbe successo, ma non oggi. Stavo tornando in classe quando ho sentito, dal corridoio udire una forte ola: “brucia la strega” “brucia la strega” “brucia la strega”. Inziai a correre con il cuore in gola, infine vidi un'immagine che non mi ha mai più lasciato. I compagni stavano deridendo Alessa e le tiravano ogni cosa che avevano in mano. Ad un certo punto uno dei miei compagni mi diede un quaderno e mi disse “tira anche tu Julius, lei è una strega”: il tempo attorno a me si fermò e vidi un'ombra alle mie spalle, un'ombra che si stava concretizzando in un'essere famigliare, il panico mi prese di sorpresa, impietrendomi all'istante, notai che un'altro dei miei compagni, Craig Olsen, stava per tirarle un mattone, con il quale avrebbe potuto ucciderla, quindi decisi di rischiare tutto e tirai il quadernetto adosso a Craig e urlai “ALESSA, SCAPPA!!!!!!!!!”. Lei si rifugiò e tutto ad un tratto i miei compagni si coalizzarono contro di me, subii un pesante pestaggio. Tutto ciò che ricevetti lo trovai stranamente piacevole, come se stessi finalmente volando via da quel tormento che mi stava struggendo. Tutto ad un tratto il pestaggio si fermò, poiché ignari era suonata la campanella di fine ricreazione. Loro mi lasciarono in corridoio, sofferente e imponente, fino a quando Alessa venne davanti a me: “Grazie Julius, sei stato davvero coraggioso, nessuno mi ha mai difeso come hai fatto tu.” ”io... non c'è di che, Alessa” le dissi tutto indolenzito “Ho telefonato a mia mamma, lei chiamerà un ambulanza, io starò qui con te fino a quando non arriverà”. Ora sono qui, al Brookhaven Hospital, l'infermiera mi ha detto che devo riposare e che mi dimetteranno tra sette settimane.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Oggi mi hanno dimesso dal Brookheaven. Non appena uscito da esso mi sentivo leggero, come se la vita avesse ripreso il suo corso. In fondo alla scalinata ho trovato Alessa che mi aspettava con un regalo, “Julius, sono contenta di vederti di nuovo in forze, ho fatto questo pensierino per te” “grazie Alessa”, le risposi, “Anch'io sono contento di vederti” “Ho fatto questo per te, Julius, l'ho trovato in una bancarella, sono sicura che ti piacerà” “io... uh... Grazie Alessa” è infine se ne andò baciandomi sulla guancia, mi sono paralizzato fino a quando mia madre non mi ha richiamato con il clacson. Una volta a casa, mi rintanai nella mia camera e aprii il regalo che mi ha fatto Alessa. Al suo interno c'era una statua raffigurante la stessa creatura che avevo visto nel mio sogno, nella scatola c'era anche un biglietto con su scritto “questa figura non interpretarla come una cosa paurosa, essa può essere parte di te stesso se la conoscerai meglio”. Misi la statuetta sulla scrivania, rimboccai le coperte e spensi la luce per andare a dormire.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Finalmente è arrivato Natale, il miglior periodo dell'anno per tutti i bambini, o almeno così dicono. Ogni volta che affiggevo la lista delle cose che volevo, mia madre la prendeva e mi diceva “sono delle richieste un po costose. Ma te le sei meritate piccola piramide”. Mia madre si è messa a chiamarmi così per la mia ricerca sulle piramidi (Mia solo di nome per il resto ci ha pensato tutto mamma). Solo che il giorno di natale non ricevevo niente di quello che chiedevo, ottenevo tutti regali di tipo religioso: chiese gioccattolo, pupazzi di preti, vescovi, cardinali e versioni semplici della bibbia. All'inizio non me la prendevo per i doni che ricevevo, ma dopo l'episodio del pestaggio non ero per niente contento dei “regali” di natale. Questo natale infatti non ho ricevuto niente, infatti il giorno che mia mamma ha letto la lista io ho sbraitato contro di lei, così lei mi ha strappato la lista e messomi in castigo. In quell'angusta stanza che doveva essere camera mia avrei dovuto piangere o mettere il broncio, ma niente, mi sono messo sulla scrivania e osservai il regalo di Alessa: all'inizio lo temevo poiché ricordava la creatura vista nel mio incubo, ma ora? Cos'era diventato? Il dilemma fu interrotto quando sentii bussare alla finestra, mi affacciai e rimasi sorpreso... Perchè dall'altra parte c'era Alessa. Nelle sue mani teneva un regalo: “tieni Julius buon natale” mi disse con un tono dolce “grazie Alessa io.. mi sento in colpa.. c-cioè è un bel regalo ma io non te ne ho fatto uno” “va tutto bene, io voglio solo una cosa da te” “c-cosa?” “un bacio sulla guancia”. Questo è stato il più bel natale di tutta la mia vita.

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