Fino a farsi mancare l'ossigeno

di Clars_97
(/viewuser.php?uid=267493)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 
Era innamorata, follemente innamorata. Eppure aveva paura di perderlo. Ormai erano quasi cinque mesi, la mano stava diventando inutile da sola per contarli. Era stanca, frustata, avvilita. Era il suo ragazzo e nonostante questo, non poteva vederlo sempre e così facilmente come non aveva mai smesso di sperare fin dall’inizio. Lei era una ragazza di poche parole, ma con un’assurda confusione nella testa, ma quando si trattava di amore, cercava sempre e comunque di fare la cosa giusta e di riuscire almeno in qualcosa. L’amore per lei era la cosa più potente al mondo, tutto ciò che una persona dovrebbe e potrebbe desiderare di dare e ricevere per tutta la vita. Era davvero stanca del fatto che poteva vederlo solo poco alla settimana. Era davvero stanca di sentire la sua incessante mancanza e di aver immensamente bisogno di lui.
Quel giorno lui le disse che si era innamorato di lei, anche se non era la prima volta che glielo diceva, ma per lei sarebbe stata sempre la prima volta. Quel giorno si emozionò a tal punto di piangere. Era fragile e sensibile, un po’ come lui insomma e per questo lo amava all’infinito, perché se si sentiva debole, lui poteva capirla con semplicità. Lei gli rispose che anche lei si era innamorata di lui e lui stentava a crederci. Così a lei venne un’idea: quella che avrebbe fatto solo per lui, rischiando il tutto per tutto.. A lei dava fastidio se lui non le credeva su quella verità così pura, quindi voleva dimostrare in ogni modo possibile l’amore che provava per lui. L’idea era pazza, ma il fatto era che lei era pazza di lui e per amore non ci sono scuse, anche se sono follie.
Era l’una e mezzo notte e l’ultimo messaggio che si erano mandati era stato una mezzoretta prima. Lui era un po’ matto, perché alle due di notte avrebbe guardato la partita di calcio trasmessa in America in diretta, ma in fondo a lei piaceva anche quello di lui: il fatto che se diceva di fare una cosa la faceva e basta, senza starci a pensare più di tanto.
Era indecisa, confusa e piena di paura delle conseguenze, ma alla fine decise e si convinse della follia che stavolta toccava fare a lei per dimostrare l’amore immenso che provava per lui. Così si tolse il pigiama, indossò i primi jeans che trovò sparsi per la camera e una maglietta dal cassetto. Si infilò le converse azzurre e poi una felpa blu scuro. Lentamente e, cercando di fare il minimo rumore, scese le scale che portavano al salotto. Chiavi, cellulare, borsello, casco e, dopo aver chiuso il portone di casa, arrivò alla sua vecchia vespa verde. Senza starci a pensare troppo, partì, soffocata dall’amore e dalla felicità che teneva dentro di sé.
Arrivata in città, doveva trovare il quartiere, dato che non sapeva di preciso dove lui abitasse, ma non ci mise molto a quell’ora, data l’assenza di traffico e confusione. Parcheggiata la vespa, arrivò davanti al portone, ma non sapeva come farsi aprire, dato che erano le due di notte. Allora pensò che lui fosse in soggiorno e perciò pensò all’idea di scrivergli un biglietto, trascinandoglielo sotto il portone. Così aprì il borsello, da cui tirò fuori un vecchio scontrino ormai senza scritte. Presa la penna, scrisse sul biglietto “Manda a fanculo la partita che qui c’è una persona che ti ama tanto che sta aspettando che tu le apra!”. Fece scorrere il biglietto sotto la porta, incrociando le dita con la speranza che riuscisse a vederlo. Trascorsero alcuni minuti, ma nessuno si fece vivo. Allora bussò, aspettò alcuni minuti e poi bussò di nuovo per altre tre volte. Alla fine, quando pensava di doversene andare amareggiata e stanca, sentì dei rumori improvvisi e subito dopo vide il suo ragazzo in mutande davanti a lei. Lui rimase a bocca aperta vedendola seduta in terra, con il mento appoggiato su una mano; le porse una mano e lei la afferrò entusiasta. Stupito, le chiese del perché lei era lì e lei gli rispose che aveva semplicemente voglia di vederlo e non aveva nessuna intenzione di aspettare un indefinito numero di giorni.
«E come hai…»
Lei gli tappò la bocca subito, senza fargli dire mezza parola e, mentre con l’altra mano chiudeva la porta, lo spinse verso il divano. Lui rideva divertito, ma ancora non aveva veramente capito l’intenzione della sua ragazza. Allora iniziò a sorridere anche lei; si tolse la borsa frettolosamente, poi si levò la felpa, la maglietta e le scarpe. Iniziò a baciarlo, restando sopra di lui, poi a toccarlo, ad accarezzarlo e a quel punto lui intuì che quella non sarebbe stata una serata da dimenticare. Le sbottonò i jeans, lei se li tolse in pochi secondi e iniziarono ad amarsi sul serio.
All’improvviso lui si fermò e le prese la testa tra le mani:
«Ma sei sicura? Voglio dire: ti senti pronta?»
Lei sorrise, guardandolo in quegli occhi così profondi. «Ma sei matto?! Finché sarò con te mi sentirò pronta a fare qualsiasi cosa»
«Davvero? Aw che dolcezza che sei… Ti amo!»
«Anche io amore»
«E allora amiamoci dai»
«Volentieri»
Si amarono davvero quella sera. Come quegli amori a cui tutti desidereremmo appartenere. Per la prima volta, la più importante e la più fragile. Con le palpebre chiuse; con le mani intrecciate o tra i capelli; con i sospiri silenziosi; con le frasi dolci; con il cuore che batte forte e con quelle benedette farfalle che svolazzano in qua e là per lo stomaco. I baci sul collo, le carezze sulla schiena, i morsi sulle labbra, i baci all’eschimese, le prese in giro affettuose, gli sguardi negli occhi, le cose dette sottovoce nelle orecchie. Pensavano solo a loro due in quel momento, a quanto si amassero e al fatto che volevano trascorrere tutta la vita insieme.
Arrivò il mattino e loro due erano lì, distesi nel divano. Stavano tranquillamente dormendo abbracciati, come due che vorrebbero rimanere in quel modo per sempre, senza lasciarsi mai. Erano coperti da un leggero lenzuolo, ma nonostante ciò, non avrebbe fatto freddo loro nemmeno con una bufera di neve in casa, da quanto si erano scaldati quella notte. Erano due angioletti; con il sorrisetto felice marchiato sulla bocca, le braccia dell’una che cercavano il corpo dell’altro, le palpebre chiuse, ma che a bassa voce ridevano anche loro, i capelli sfatti, distrutti, scompigliati e disordinati. Poi, sotto quel lenzuolo bianco, si intravedevano i piedi, l’unica parte del corpo completamente congelata.
Dormivano stupendamente, poi abbracciati, dopotutto era la fine del mondo per entrambi! Ogni ragazzo ed ogni ragazza vorrebbe godersi quei splendidi momenti anche dormendo per tutto il giorno. Arrivò il momento in cui lei iniziò ad aprire gli occhi. All’inizio si chiese dove si trovava, ma poi si schiarì velocemente la memoria e ricordò il motivo per cui lei era lì. Sorridendo, diede un bacio nella fronte del suo ragazzo, svegliandolo delicatamente. Appena lui sgranò le palpebre, lei sorrise, felice come un fiore appena sbocciato e si mise a sedere su quel divano, per guardare lui mentre si stava svegliando per bene. Lui la vide e subito trasportò il collo di lei verso se stesso dandole una bacio a dir poco romantico. Lei gli diede il bis e da lì ricominciarono, fino a quando lei si fermò:
«No amore, scusa ma devo andare»
«Perché? Già te ne vai?»
«Devo andar via prima che si svegli mia madre e che si accorga che io in camera mia non ci  sono!»
«Ah capisco.. allora si, forse è meglio se torni a casa»
«Amore è stata la notte più bella della mia vita»
«Anche per me tesoro mio, non ho mai provato emozioni così profonde come quelle di stanotte!»
«Ne sono felice… dai adesso vestiamoci»
«Sisi muoviamoci»
Detto ciò, si vestirono molto velocemente, scherzando e facendo tanti versi, ma a loro divertiva, da pazzi. Loro avrebbero fatto qualsiasi cosa insieme e avrebbero fatto qualsiasi cosa anche pur di stare sempre insieme, pur di non lasciarsi mai. Pochi minuti dopo, però, arrivò il momento di salutarsi. Non era un addio, lo sapevano anche senza pensarci, ma per entrambi un loro “ciao” costava una settimana di messaggi per poi vedersi solo un quarto di una giornata intera, costava un buco allo stomaco feroce, occhi tristi, un’ ultimo bacio e dopo quella sera, non era affatto semplice. Loro erano forti, era il loro amore che li faceva rafforzare, era il loro stare insieme che riusciva a tenerli sempre uniti e a non farli staccare mai. L’amore fa soffrire certe volte, ma tante volte fa sentire anche liberi, vivi e invincibili; è una potenza sovrumana e incredibile, ormai lo sanno tutti coloro che lo hanno vissuto.
Lei prese tutte le sue cose, diede un lungo abbraccio al suo ragazzo, il quale la trattenne per un ultimo indelebile bacio e si avviò verso la porta. Quando chiuse quella porta, entrambi furono colpiti da un dolore lacerante allo stomaco; nessuno dei due avrebbe voluto lasciarsi alla propria vita senza la loro metà, alcune cose sei obbligato a farle, anche se sai bene che facendole seguirai la testa e non il cuore.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 
Per cinque lunghi mesi non si rividero, né tantomeno si risentirono. La madre di lei aveva scoperto della loro storia e non voleva assolutamente che sua figlia incontrasse ancora il ragazzo di cui si era innamorata. Conosceva la sua famiglia o comunque aveva capito che tipo di gente era e a lei non piaceva per niente. Obbligò la figlia a cancellare ogni suo nome, numero di telefono, dato o qualsiasi altra sua informazione. Lei si rifiutò di mangiare e molte volte anche di andare a scuola, non riusciva più a vivere, anzi, a malapena sopravviveva. Non si staccava un secondo i fazzoletti dalle mani e dal naso, non ne poteva più di soffrire e di piangere. Era stanca di tutto, di sua madre, della sua vita, della mancanza di tutte le persone che amava, delle punizioni che non si meritava, dei litigi fatti tanto per fare, delle colpevolezze, quando invece lei era sempre stata la ragazza sempre brava e sincera. Non era più in grado di sopportare tutto ciò, non era più in grado di sopportare niente in realtà.
Anche lui stava da cani, non era mai stato così tanto male per qualcuno in particolare, non aveva mai conosciuto così tanto bene la sofferenza e la mancanza verso una persona.. e che persona, la sua ragazza per meglio sottolineare. Non voleva far vedere la sua debolezza, ma la sera, prima di addormentarsi, piangeva sempre, perché credeva che con lei non sarebbe stata una tra le tante storielle, ma pensava più al fatto di una storia vera, seria, piena d’amore, reale e passionale. L’illusione era arrivata anche al suo cuore, tutta d’un colpo, tutta in quei maledetti cinque mesi.
Poi, una sera, si rividero. Erano alla stessa festa in un locale stracolmo di gente. Appena i loro occhi si incrociarono, i loro cuori iniziarono a battere in modo frenetico, la testa iniziò a ricordare tanti bei momenti e lo stomaco si fece sentire più pesante. Rimasero immobili per qualche secondo fino a quando lei se ne andò dal loro sguardo. Non voleva assolutamente riaprire quella che fino a quel momento era stata la scatola più importante dei suoi ricordi, tanto sapeva già che avrebbe comunque continuato a soffrire inutilmente. Lui cercò di corrergli dietro ma non riuscì a ritrovarla. Si sentiva deluso, amareggiato e illuso di un amore che entrambi avevano sperato che continuasse per sempre. Anche lei dopotutto aveva sperato a quell’amore così pieno di passione, ma non si sentiva sicura di mettersi contro la sua famiglia e, in particolare, contro sua madre.
Dopo quella sera, nei loro cuori non c’era più quel forte desiderio di rincontrarsi e di rivedersi, per il semplice motivo che sarebbe stato tutto inutile, tutto mai come tempo prima in cui la madre non sapeva di loro né del loro amore, quindi entrambi credevano che avrebbero continuato a soffrire e basta.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 
Passò un anno e mezzo tra alti e bassi, gioie e dolori, rimorsi e rimpianti. Era una fredda giornata d’inverno, stupenda, con gli alberi e i tetti innevati, le orme delle persone nelle strade, le code dei gatti e dei cani che si intravedevano tra la neve e i bambini, affogati in golf e piumoni, che giocavano a palle di neve.

Quel giorno lei era in camera sua, con le cuffiette nelle orecchie, nel letto e con un immenso libro da leggere per tutte le vacanze di Natale. Mentre scorreva le pagine, era così intenta nella lettura da non rivolgere alcun minimo pensiero al suo ex, cosa che faceva ancora da tanto tempo, non ammettendolo comunque a nessuno. Dopotutto si sentiva un idiota a pensare ancora alla loro vecchia relazione, ma non poteva farne a meno, ci aveva tenuto troppo. Non aveva nemmeno più avuto il coraggio di uscire con un altro ragazzo, perché si sentiva vuota e sola senza di lui, come se le fosse stata portata via la felicità della vita. Non si sentiva in grado di confidare a nessuno tutto ciò che teneva dentro, perché, con qualsiasi persona si fosse confidata, avrebbe avuto in ogni caso la paura di essere giudicata e considerata una bambina. Per questo, l’unico modo che aveva per non pensare a tutto ciò che si teneva dentro, come una bomba piena di pensieri su di lui, era leggere, in ogni momento e in ogni luogo. Poco dopo decise di uscire per prendere un po’ d’aria in centro, da sola, senza amiche né amici.
Lui era rimasto il dolce ragazzo innamorato di una ragazza che gli faceva girare la testa, grazie alla sua bellezza e alla sua gentilezza. Non era sempre lo stesso, quando era con i suoi amici cercava di fare indifferenza al suo dolore, ma quando poi era a casa non ci riusciva, era più forte di lui la mancanza di lei. Stava guardando un film e intanto pensava che avrebbe desiderato tanto che lei fosse stata al suo fianco. Si diceva sempre che prima o poi sarebbe passata tutta quella malinconia ma ogni volta si demoralizzava perché finiva con l’immaginarsi la sua vita con lei e si chiedeva se anche lei facesse lo stesso. Finito il film, pensava che non voleva stare più in casa ma stare all’aria aperta, o perlomeno uscire da casa, anche solo per vedere se il mondo continuava a girare.

Erano andati entrambi in città, piena di persone che ancora dovevano fare gli ultimi regali natalizi. Loro non dovevano fare nessun regalo, ma piuttosto dovevano distrarsi dai loro stessi pensieri che non riuscivano mai ad abbandonare le loro menti. Era complicato per tutti e due, ma lo divenne ancora di più quando all’improvviso i loro sguardi si incontrarono. In quei pochi dieci minuti il mondo si fermò e loro restarono immobili fino al momento in cui riuscirono a salutarsi e fu un momento particolare, perché non si vedevano da tanto tempo e invece, in un giorno d’inverno qualunque, il destino li ha riportati ad incontrarsi.
Lui attaccò discorso, anche se con poca convinzione:
«Ciao»
«Ciao! Come stai?»
Al contrario di lui, lei sembrava già più contenta di vederlo.
«Bah.. abbastanza bene te?»
Mentì pensando che anche lei avrebbe fatto lo stesso.
«Sono contenta per te, io sto di merda, a malapena riesco ad alzarmi dal letto la mattina e ad avere il coraggio di aprire la finestra per vedere la luce che c’è fuori»
«Ah davvero.. mi dispiace cavolo..»
«Anche a me, ma te non ci sei stato male per niente a causa della nostra storia finita così, quando invece sembrava che durasse per sempre?»
Lui ormai era stato, ancora una volta, avvolto dalla dolcezza di lei, tanto che gli fece dire la verità:
«Si.. in realtà ti ho mentito prima, ti ho detto che sto bene, ma non è così. E’ proprio tutto il contrario, perché mi manchi da impazzire e non sto affatto bene senza di te e senza la tua tenerezza. Non ero mai stato così coinvolto nell’amore come lo sono tuttora con te, te lo giuro, mi hai fatto toccare il cielo con le dita, mi hai fatto provare sentimenti che nessun altro mai era riuscito a farmi provare e tutto questo grazie alla tua persona e al tuo carattere, di cui mi sono perdutamente innamorato. Penso ogni giorno a te, in qualsiasi luogo e qualsiasi cosa stia facendo, sei sempre stata il mio unico pensiero fino a questo momento. Credimi, perché questa è la sola unica verità di cui nessuno mai si era accorto prima»
Lei rimase esterrefatta da tutte quelle belle parole, tanto che non sapeva neanche più cosa rispondergli, ma, col cuore che le batteva fortissimo, ci provò lo stesso:
«Wow! Non so che dire, non mi sarei mai aspettata che tu soffrissi così tanto per me, pensavo che ormai non ci pensavi neanche più a me e a tutto quello che abbiamo trascorso»
«Come no! E chi se li scorda più quei mesi talmente emozionanti da far venire la pelle d’oca. Penso che non tutte le persone abbiano avuto una storia speciale tanto quanto la nostra. Dico davvero sai, noi abbiamo lottato per il nostro amore, anche se poi io mi sono ritrovato in un bagno di lacrime amari»
«Hai pianto sul serio per me? Per noi?»
«Certo che ho pianto, non l’ho mai rivelato a nessuno, solo qui, adesso, a te e tra l’altro con il cuore in mano. Non ho fatto altro perché mi dispiaceva in una maniera irrefrenabile per noi due ma non l’ho mai dato a vedere; mi avrebbero fottuto tutti e preso in giro per sempre»
Dopo aver detto questo, chinò la testa come se si vergognasse dei suoi sentimenti, ma poi lei gli prese le mai e gliele strinse forte, dicendo:
«Ci tenevi davvero anche tu al nostro amore come me, l’ho sempre saputo ma purtroppo il destino ci ha frantumato e noi siamo stati dei coglioni a permetterglielo! Alla fine ci sono anche tante altre persone che sognano un amore intenso come il nostro e noi che abbiamo la fortuna di possederlo non lo stiamo sfruttando per niente cazzo»
«Hai perfettamente ragione sai, siamo stati degli scemi dopotutto; ci siamo rassegnati troppo presto e non abbiamo lottato abbastanza e questo momento lo dimostra perché ci siamo detti tutto quello che abbiamo provato in questi mesi l’uno lontano dall’altra e non ne è risultato niente di positivo lo starci lontani. Te che dici?»
«Sì, anche io la penso come te.. ma posso farti una domanda?»
«Certo, dimmi tutto!»
«Ma te sei ancora innamorato di me?»
«Vuoi la verità?»
«Ovviamente»
«Sì. Non mi sono mai dimenticato del nostro amore. Te si?»
«Assolutamente no, anzi io alcune volte spero che la nostra storia prima o poi ricominci, su di questo non ho nessuna certezza dei tuoi pensieri»
«Anche io mi confido sempre in questa speranza, ma non vedo mai alcuna specie di scintilla che mi faccia un po’ capire se il mio sogno di ritornare insieme a te è ancora possibile che si avveri o no»
«Ho capito tutto, ma devo farti un’altra domanda a questo punto»
Gli sorrise, con gli occhi esplosi di felicità anticipata, ma fatto sta che sorrise. Lui si incuriosì e rispose certamente con un’affermazione. Così lei fece un respiro profondo e gli chiese se si volesse rimettere con lei in quel momento. Lui sprizzò di gioia, perse anche le parole, ma al posto di esse, prese la testa di lei con entrambe le mani e la baciò. Quel bacio durò molto e fu meraviglioso, indimenticabile; il bacio più sincero e inaspettato di entrambi.
Quando riaprirono gli occhi si guardarono e si abbracciarono socchiudendo le palpebre, come se volessero restare in quel modo per tutta la vita.
All’improvviso lui esclamò:
«Amore, senti, i miei a casa non ci sono quindi pensavo se…»
Lei gli tappò la bocca senza fargli finire di parlare e disse:
«Vengo volentieri, non c’è alcun bisogno di supplicarmi»
Subito dopo avergli fatto l’occhiolino, lo baciò dolcemente e lo afferrò per la mano.
Dopo aver camminato mano per mano per circa venti minuti, arrivarono finalmente a casa del ragazzo. Aprì il portone e a lei apparì davanti ai suoi occhi una casa che già conosceva. Lui le offrì da bere e lei accettò volentieri un bicchiere di aranciata. Si sedettero sul divano e lui mise il suo braccio intorno al collo di lei. Iniziarono a parlare di tante cose e in particolare di tutto quello di cui non avevano mai parlato, come il loro futuro e quali erano i loro sogni. Poco dopo lui iniziò a baciarla delicatamente e lei sorrise, come la classica ragazzina innamorata. Lei lo fermò e gli domandò se l’amava e lui le rispose “da pazzi ti amo”. Così lei si distese nel divano e lui le andò sopra. Lui le accarezzava il viso e lei la schiena; lui le guardava le labbra e lei gli occhi. Erano come il pane e la nutella, perfettamente perfetti.
Le sganciò i pantaloni neri e lei gli levò il golf grigio. Le slacciò i capelli, gettando il laccio in terra. Poi le tolse la maglietta blu e gialla e la scaraventò lontano da loro. Lei gli sbottonò lentamente la camicia azzurra, che teneva sotto il golf , buttandola a terra, per poi baciare il suo petto. Dopo gli tolse i jeans chiari e rimasero così in biancheria intima. Ci mancava quella oramai e, guardandosi negli occhi, si levarono anche quella. Divennero una cosa sola e unica, nel modo più bello e più significativo. Erano pelle contro pelle, occhi contro occhi, lingua contro lingua, petto contro petto, cuore con cuore. Lei stava tremando, ma non voleva farsi vedere perché si vergognava da morire, ma lui se ne accorse comunque e le disse di stare tranquilla e serena, perché la cosa più importante era quella di amarsi. A quelle parole lei sorrise e non si fermarono più. Si persero nel loro mondo così soave e così amabile che si addormentarono sotto una fragile coperta in quel divano indimenticabile per entrambi.
Non fu una notte trascorsa per passatempo, ma fu la notte che segnò il loro destino. Fu la notte che li portò a rimanere insieme per tutta la vita. Neanche la prima volta fu una cazzata, ma dopo quella, la sicurezza era sempre più diminuita. Al contrario, riuscirono a ritrovare la loro sicurezza nella seconda notte trascorsa insieme e quella non fu passeggera, assolutamente per niente.
 
Il giorno dopo andarono entrambi dalla madre di lei e le rivelarono quanto fosse immenso il loro amore e quanto fosse grande il loro desiderio di stare insieme. Le dissero che ci sarebbero riusciti grazie alla loro determinazione, con o senza il suo consenso, ma stavolta volevano fare le cose per bene, dicendoglielo “subito” e, così, senza alcun mistero sulla loro storia. Strano ma vero, lei li abbracciò e disse loro:
«Ragazzi scusate tanto, davvero! Sono stata la persona e soprattutto la madre più ignorante dell’universo. Sono molto contenta che la mia stupenda figliola abbia trovato il ragazzo che fa per lei e che amerà per sempre. Scusate ancora, non so se mi perdonerete mai, ma sappiate che per qualsiasi cosa ci sarò sempre e comunque e cercherò, in ogni modo, di essere dalla vostra parte»
«Grazie mamma, sono contenta che finalmente sei riuscita a comprenderci e anche a capire me e i miei sentimenti, perché non c’è cosa più fortificante di sapere che tu mi capisci»
Lui non si fece scrupoli a rispondere alla madre della sua ragazza, anche perché la sua felicità, in quel momento, era ad un limite a cui non era mai arrivata:
«La ringrazio di cuore signora, le prometto solennemente che proteggerò sua figlia nello stesso modo con cui si protegge un diamante prezioso. Le starò accanto e la farò felice come non lo è mai stata e tutto perché se lo merita, una ragazza come sua figlia si meriterebbe il mondo intero»
Detto questo, i due innamorati rimasero a far compagnia alla donna, bevendo un thè e chiacchierando del più e del meno.
Da quel giorno tutto cambiò, divennero inseparabili, per le ore, per i giorni, per i mesi, per gli anni e per la vita. Insieme compresero il significato di amare e se lo dimostrarono ogni giorno, fino a farsi mancare l’ossigeno.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2393091