kill or be killed

di whereverclove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologue ***
Capitolo 2: *** 1. the reaping ***
Capitolo 3: *** 2. the beginning ***
Capitolo 4: *** 3. the tribute parade ***
Capitolo 5: *** 4. the training ***
Capitolo 6: *** 6.5 the interview ***



Capitolo 1
*** prologue ***


~
1. prologue



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Apro gli occhi. E' buio, non vedo nulla, il sole non è ancora sorto ma non ho voglia di dormire
così mi alzo e, attraversando la camera, arrivo al corridoio che mi porterà al bagno. Non c'è
anima viva in giro - Tanto meglio - penso. Non ho voglia di vedere nessuno come mio solito,
odio la gente che ti sferruzza intorno e ti assilla continuamente, penso che se qualcuno lo
facesse con me lo ucciderei, si un bel coltello nel petto e poi la macchia di sangue che si allarga
sul petto della mia vittima, questo mi piacerebbe. Raggiungo la porta dei bagni femminili, mi do
una lavata e mi cambio. Visto che tutti dormono esco dall'accademia e mi dirigo nella zona
foresta dove mi alleno con i miei adorati coltelli.
Appena scorgo le prime luci del giorno mi rimetto in cammino per l'accademia dove mi allenerò
ancora solo nei prossimi due giorni - Quest'anno toccherà a me, penso che nessuna delle oche
sarà abbastanza stupida da tentare di sfidarmi, verrebbero uccise dal mio coltello durante il
combattimento e mi farebbero solo sprecare tempo; non ho idea del perchè le abbiano ammesse
all'accademia hanno un livello di combattimento che è minore di quello di un neonato, solo poche
di loro possono definirsi assassine, ma a loro non importa, hanno tutto ciò che vogliono, perchè
dovrebbero curarsi di altro?
Io non sono come loro, assolutamente, sono infinitamente peggio.
Il mio unico interesse è vincere, vincere i giochi e uccidere con i miei amatissimi coltelli:
sono la migliore, non manco mai il bersaglio e lo uccido a sangue freddo, facendolo soffrire o meno, in base al mio umore.
I miei pensieri si interrompono quando varco la soglia dell'accademia, cammino attraverso il
salone d'ingresso dove c'è un enorme monumento in onore del distretto due: - Ecco la cosa importante,
l'onore del mio distretto, e io lo guadagnero quest'anno - mi dico con un sorriso sadico sul volto.
Torno in camera, mi cambio nuovamente, questa volta indosso l'uniforme dell'accademia e scendo in mensa.
- Tutti a nanna i picclini - dico scuotendo la testa e co un ghigno in faccia.
Mi servo da sola come ogni mattina e finisco la colazione a base di uova e carne; lascio il vassoio
sul tavolo non curandomi di ciò che la cameriera appena arrivata mi urla e mi dirigo verso
la sala allenamento.
Sorprendentemente Enobaria mi ha preceduta e mi aspetta al pannello di tiro con un sorriso
che mostra i suoi denti limati e perfettamente affilati: come si atteggia per aver vinto
un' edizione dei giochi semplicissima, dove era l'unica a saper combattere, ma tengo per
me tutto questo. La devo tenere come alleata, lei è il mentore dei tributi, perciò sarà anche
la mia e non posso rischiare di farmela come nemica.
- Alla buon'ora ragazzina - mi dice, le vorrei ficcare un coltello in gola.
- Si, okay. Ci muoviamo o devo prendere l'appuntamento per allenarmi? -
è vero che sarà il mio mentore ma non devo essere una docile ragazzina, non lo sono con
nessuno neanche con la mia famiglia, figurarsi con lei...se, con lei che è solo piena di sè.
Mi fa una smorfia, giusto per farmi paura o almeno per provarci, e mi fa segno di salire in
pedana. Accende le apparecchiature e i pannelli con figure umane si accendono in ordine
sparso. Senza pensare, seguendo l'istinto ormai, sferro i miei coltelli uno ad uno con grande
forza e velocità centrando i bersagli o in testa o nel pieno centro del petto. Guardo Enobaria
con aria di sufficienza e ripeto l'esercizio con diverse difficoltà aggiunte rispetto al livello standard.
Dopo qualche sessione sono sicura che qualcuno vicino la porta mi osservi, così tiro il
coltello mirando alla sinistra della testa della persona e lo guardo con un ghigno maligno
stampato sulla faccia.
Aspetto qualche secondo e metto a fuoco la figura, è un ragazzo, alto e mulcoloso, molto
muscoloso, ha capelli corti e biondissimi e due occhi color ghiaccio. ci metto qualce secondo
per riconoscerlo, poi realizzo chi è.
Ma prima che possa sferrargli un altro coltello, giusto per divertirmi un po', lui sfila il mio dal
legno e lo lancia dritto a me.
Mi fa sorridere, pensa davvero di prendermi in contropiede? Non può essere così stupido.
fermo il coltello a pochi centimetri dalla faccia, prima che possa rendermene conto lui mi
ha sfilato il coltello e me lo punta in gola.
Che sciocca,mi sono fatta prendere alla sprovvista. Sono arrabbiata e umiliata; comincio
ad odiarlo più di prima e sfilando un coltello, con una mossa felina lo posiziono dietro il
suo collo e faccio un piccolo taglio, tanto per far fuoriuscire il sangue da sotto la pelle e
farlo indietreggiare.
Lui ride malignamente e, dopo essermi voltata, gli dico:
- Ci vediamo nell'arena Cato-

 



 

-my space-

hello tributes e non tributes(lol).
ho cominciato questa fanfic sui clato; personalmente adoro i loro personaggi in hunger games e ho deciso di scrivere la loro storia, giusto per farli risaltare.
Allora la storia inizia con clove e penso che sarà soprattutto lei a narrare la storia, ma non ho ancora deciso.
btw leggete e scrivetemi cosa ne pensate nelle recensioni.
bye bye
                                                                       a tribute

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Capitolo 2
*** 1. the reaping ***


~1. the reaping

 

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Uscì dalla sala ellenamento leggermente divertita, quel pallone gonfiato
di Cato voleva fare il superiore, mettermi paura o forse, mettermi in guardia?
Cos'era quel piccolo show? Un avvertimento riguardo l'arena? Mi stava
dicendo che non avrebbe avuto pietà di me se ci fossimo ritrovati faccia
a faccia? Beh, sarebbe stato divertente allora, almeno qualcuno, seppur
un pallone gonfiato come Cato, era determinato a vincere.
Questo mi fece sorridere: gli avrei rovinato i piani nel modo più doloroso
possibile. Avrei trovato un suo puno debole e poi l'avrei colpito quando meno
se lo aspettava. L'unico problema era come scoprire il suo punto debole.
Non dovevo preoccuparmene ora, avrei avuto poco meno di due settimane
per scoprire tutto di lui e organizzare un piano su come distruggerlo.
Nei due giorni che mi separavano dalla mietitura non badai per niente a
Cato, mi concentrai sulle tecniche di combattimento, in fondo era quello
che avrei avuto bisogno durante i giochi, quello mi avrebbe fatto sopravvivere.
La notte prima della mietitura non dormì molto, non posso negare che
fossi agitata: il giorno successivo sarebbe cominciato tutto. Sarebbe
cominciata la mia scalata verso la gloria e la discesa degli altri tributi verso la morte. Ero impaziente, mi immaginavo la scena che ò'indomani sarebbe accaduta: io che urlavo per diventare un tributo volontario,
tutti sarebbero rimasti sconcertati, ero solo una bambina per loro,
 una quindicenne che se la cavava con i coltelli, ma si sbagliavano
tutti: ero più letale di chiunque altro, soprattutto in quei giorni,
avrei potuto uccidere chiunque avrebbe detto che voleva offrirsi volontaria.
All'alba fui svegliata dall'urlo del pacificatore di ronda: era il grande giorno.
Mi alzai e, dopo essermi lavata e cambiata, andai a fare colazione
nella grande mensa dell'accademia: stranamente tutti erano già arrivati.
Mi sedetti sola in un tavolo defilato, non avevo assolutamente intenzione
di sorbirmi stupidi discorsi su vestiti per la mietitura e della migliore
marca di cipria: avrei tirato qualche coltello dritto in testa ad alcune di loro.
Fortunatamente nessuno mi disturbò e mi potei concentrare sui giochi;
erano la mia ossessione, la mia unica ragione di felicità, erano uno
dei pochi posti dove era lecito fare quello che veramente amavo: uccidere.
Stavo pensando ai fatti miei quando il pallone gonfiato si siede al mio
tavolo e mi comincia a fissare. In un primo momento decido di ignorarlo
ma quasi subito mi scaldo e lo attacco:
- Che vuoi Cato! - gli urlo sottovoce, a denti stretti.
Non risponde, in compenso un sorrisetto ebete compare sulla sua
faccia. Ad un tratto dice semplicemente
- Avevo voglia di scocciarti Clove -
Ora lo odiavo davvero. Gli sorrisi e mi avvicinai a pochissimi centimetri
dal suo viso presi i suoi capelli in un pugno, gli girai la testa mettendo un
coltello sulla sua guancia e gli dissi
- Per oggi non ti uccido, mi sento buona.. però potrei tagliarti la guancia,
giusto un taglietto per  sfigurarti alla mietitura. Che dici? -
Il suo viso si incupì e divenne buio e minaccioso. Tra i denti sibilò
- Provaci Clove e l'arena sarà un un inferno per te, più di quanto sarà già ovviamente -
Lo lasciai e lui mi disse
- tra due settimane sarai morta Clove -
Un attimo, mi stava minacciando direttamente? Stava cercando di nuovo
di intimidirni? Che bambino, io son cosa è capace di fare e sicuramente
uccidermi non è nella sua lista.
E' solo un pallone gonfiato, si atteggia ma io so che non è imbattibile,
lo ucciderei facilmente, i miei coltelli non mancano mai il bersaglio,
Cato sarà il mio bersaglio e non lo mancherò.
Finisco la colazione e mi dirico nella piazza, davanti al palazzo di
giustizia; i pacificatori sono già qui, tutto è pronto per la mietitura.
Mi dirigo verso le registrazioni, dopo una noiosa e tranquilla coda finalmente
mi registro, mi metto tra le ragazze del mio distretto e aspetto, aspetto e
medito la morte degli altri tributi.
Finalmente compare il cosiddetto presentatore e il sindaco con la moglie,
il tempo scorre lento senza che io ascolti, troppo impegnata a rimugginare
sul mio amore per l'uccidere finchè non sento quelle parole
- E ora è il momento di sorteggiare un giovane uomo e una giovane donna
coraggiosi che rappresenteranno il distretto 2 ai 74esimi Hunger Games -
Ovviamente prima le signore, mi preparo, il mio momento è arrivato, la mia ora.
quando iniziano a leggere il nome di una ragazza a me sconosciuta mi alzo e urlo
- MI OFFRO VOLONTARIA COME TRIBUTO!-
Silenzio intorno, tutti si voltano verso di me, compresa la mia famiglia:
sono sbigottiti, preoccupati, alcuni però sembrano divertiti... sono tutti
degli ingenui che si fermano alla mia età.
- Gli dimostrerò che si sbagliano - pensavo mentre con sicurezza e spavalderia
salivo sul piccolo palco allestito davanti al palazzo di giustizia.
All'estrazione dei ragazzi Cato solo si offre volontario, so cosa ha fatto, la stessa
cosa che ho fatto io alle ragazze, li ha minacciati, li avrebbe uccisi se
qualcuno lo avesse ostacolato.
Cato allora salì sul palco e dopo inutili convenevoli ci dirigemmo all'interno.
I miei famigliari vennero a saluarmi e ad interpellarmi sul perchè l'avessi fatto,
perche avessi voluto partecipare a dei giochi che mi averebbero ucciso. Io, semplicemente, risposi
- Perchè mi sembrava divertente -
e con un sorriso sinisto li vidi scomparire.
Ci trasferisono alla stazione dove avremmo dovuto prendere
il treno che ci avrebbe condotti a Capitol City.
Poco prima di salire Cato mi prese per un braccio e mi avvicinò a lui sussurrando gelidamente
- Pronta a vivere con me il peggior dramma della tua vita Clove?-
Per la prima volta da molto tempo rimasi senza parole: aveva detto "con me".

 

- my space -
hello hello!
Allora, sto male perciò riesco ad aggiornare oggi.
Non so se il capitolo mi piace, ci sono molti momenti strani e l'ossessione
di Clove di uccidere e partecipare ai giochi..poi colpo di scena
(o forse non tanto colpo) Cato sorprende Clove.
Beh, recensite e ditemi cosa ne pensate.
grazie tante
                                                                                                                         a tribute

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Capitolo 3
*** 2. the beginning ***


~2. the beginning
 

 

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"Ma che fai?! Lasciami!" gli urlai dopo essermi ripresa. Mi lasciò il braccio ed
entrò nel treno. Ma cosa gli passa per la testa? Cosa pensa di fare? E' una
tattica per vincere i giochi? Ovviamente. Tutti noi dobbiamo metterne appunto
una, non abbiamo altra scelta che pianificare e questo mi piace. Sapere esattamente
come andranno i giochi ancora prima che inizino mi fa sentire molto forte e
preparata, ma non mi faccio illusioni, so che non è possibile, troppi dubbi, troppi bivi.
Appena entro nel treno la mia attenzione viene attirata dallo splendore
generale: tutto è perfetto fin nei minimi dettagli, i tavoli in mogano, i vassoi in argento,
i cibi curati e decorati e i dettagli dell'ambiente in platino.
Lo devo ammettere mi farebbe molto comodo avere queste comodità e un
tale lusso per il resto della vita, mi piacerebbe davvero.
Dopo questo momento di sbigottimento ci fanno accomodare nel 'salotto',
se così possiamo chiamarlo, lì noto che anche Enobaria è a bordo e
penso di aver fatto bene a tenermela buona, a non averla come nemica
durante le prossime settimane, dopotutto anch'io ho bisogno di sponsor
per sopravvivere.
Non ci lasciano neanche qualche minuto che già Enobaria inizia a tormentarci
con regole ed avvertimenti; la ignoro, avrò assistito a dieci edizioni dei
gioci so come si svolgono e sicuramente non sono così stupida da non
informarmi se mi offro volontaria.
Questa mancanza di fiducia mi fa imbestialire, avrei voglia di sfogarmi
in sala di allenamento tirando i miei coltelli contro i manichini ma devo
limitarmi a stringermi a sangue le mani.
Quando finalmente Enobaria finisce di parlare ci mostrano i nostri alloggi
e qui io e cato ci dividiamo, solo a quel punto mi accorgo che mi teneva per mano.
Lo guardo leggermente spiazzata, poi mi ricompongo e torno ad essere
impassibile, entro quindi nel mio scompartimento e mi lascio cadere sul letto,
noto che è morbidissimo, mi giro e lo osservo: è blu oltremare come le pareti
dello scompartimento, i cuscini sono invece perfettamente bianchi e così
soffici che solo a toccarli mi viene voglia di dormire.
In fondo alla cabina c'è uno scrittoio vecchi stile in mogano con modernissimi
apparecchi poggiati sul piano ma non mancano carta e penne; ci sono anche
dei cassettoni dove presumo siano riposti vestiti, spinta da un pizzico
di curiosità mi alzo e li apro ad uno ad uno
- Come pensavo, vestiti - scrollo le spalle leggermente divertita.
Noto che sullo scrittoi è posato un tagliacarte di platino e non riuscendo a frenare
l'istinto lo prendo e scaravento al centro esatto della testiera del letto: mi sento
decisamente meglio. Sospiro e cerco di rilassarmi
- Calma Clove, calma. Aspetta l'arena, lì tutto è permesso - cerco di pensare.
Inizio a ridere, è divertente come a Capitol City si divertano a vedere come
ci uccidiamo a vicenda, mi immagino alcuni di loro nell'arena.. non durerebbero
neanche mezza giornata, non sanno fare altro che stranazzare e ridere, niente di buono.
Un microfono nascosto nella parte destra della sala mi avvisa che fra
mezz'ora si cenerà, decido così di lavarmi e cambiarmi, ho sempre odiato
indossare gonne ed abiti da scolaretta, non sono decisamente adatti ad un
assasina; cerco quindi pantaloni e maglietta nei cassattoni e trovo una canotta
rossa e pantaloni neri, decido senza troppo impegno che quello sarà il mio abbigliamento.
Non mi sono mai interessata di queste cose, il solo pensiero di moda mi riporta
la mente alle galline dell'accademia e sento che la rabbia sta tornando, così
afferro il coltello andora conficcato nella testiera e lo lancio verso lo scrittoio
dove si conficca nel centro del piano.
Mi avvio verso il bagno e dopo una doccia mi cambio ed esco.
Penso sia ora di andare così affretto il passo verso il 'salotto' e mi siedo
alla piccola tavola allestita nel centro e aspetto, aspetto e aspetto finchè
non sento la porta scattare e automaticamente afferro il coltello e lo
scaravento sullo stipite della porta.
Sulla soglia ci sono un pacificatore scioccato e spaventato, Enobaria
leggermente scocciata e Cato divertito dal mio giochetto come lo chiama lui.
Quel ghigno sulla sua faccia mi infastidisce parecchio perciò mi siedo
e mi calmo senza dare nell'occhio.
La cena passa veloce, Enobaria ci parla della settimana che ci aspetta, piena
di interviste e presentazioni ma l'argomento di più rilievo è sicuramente la sfilata dei tributi.
Enobaria dice di non preoccuparsi, non c'è nessun pericolo che ci soffino
la scena ma io non sono della stessa idea però tengo per me ciò che
penso, giusto per poter sbattere infaccia agli stilisti il lavoro che non
è bastato a farci risaltare, un lavoro inutile.
Poi a fine cena ci congediamo e io mi dirigo nella mia stanza con Cato alle spalle.
- Potresti non tirare fermacarte anche durante la notte, ho bisogno di forze - mi dice Cato
- Faccio quello che voglio e certo non mi interessa cosa serve a te -
- Senti ragazzina non sono in vena di discutere. Smettila -
- sai potrei accontentarti, giusto come ultimo desiderio prima che ti uccida nell'arena -
dico infine e lui si ferma.
Curiosa mi fermo e mi sto per girare per vedere la sua espressione
dopo quello che gli ho detto quando mi afferra il braccio e mi prende il collo.
- Ti ripeto che non sono in vena di scherzi. Piantala ragazzina o ti uccido - mi minaccia.
Ghigno.
-Saresti morto prima di alzare un dito e il tuo sangue sarebbe
già sparso per terra e sulle pareti, non ti lascerei vivere così a lungo -
Aumenta la stretta.
Stringo il coltello che tengo sempre nella vita.
- Non puoi uccidermi Clove. Sei troppo sprovveduta-
A quelle parole esplodo, gli faccio un taglio sul braccio e lo atterro,
ora sono sopra di lui e il mio coltello è sulla sua gola.
Reprimo l'istinto di ucciderlo squrciandogli la gola e gli sussurro.
- Non ne sarei cosi sicura. Stai attento Cato -

 


- my space -
hi people!
allora in questo capitolo molti momenti clato ma non sono molto dolci,
anzi qui qualcuno stava per rimanerci secco, non so chi mi farebbe
più paura se Cato o Clove, boh.
btw non siamo ancora a Capitol City ma succedono già un po' di cose.
quando scrivo penso sempre povera Enobaria, nessuno la capisce(?) lol
Fatemi sapere che ne pensate nelle recensioni.
bye bye people
                                                                                                                  a tribute

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Capitolo 4
*** 3. the tribute parade ***


~3. the tribute parade
 

 


 

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Tornai in camera e subito mi addormentai.
Mi sveglia con un mormorio che proveniva dall'esterno; non riuscivo a
capire cosa dicesse e da chi era causato così, insospettita, mi alzai.
Appena guardai fuori dal finestrino dello scompartimento rimasi senza
parole: una folla mi salutava e urlava,  mi acclamavano e mi dissi
- Clove d'ora in poi sarà così, ogni giorno della tua vita -
Soddisfatta mi cambiai e mi diressi nello scompartimento principale
dove c'erano Enobaria e dei pacificatori che mi aspettavano. Di Cato nessuna traccia.
- Finalmente ti sei alzata! Ora muoviamoci, dobbiamo prepararti per la
parata dei tributi e ci vorrà un po'- disse Enobaria guardandomi con sdegno.
Non le risposi, mi diressi semplicemente verso l'uscita e lì trovai Cato
che aspettava appoggiato ad una parete blu oltremare.
Quando mi vide si spinse via dal muro ed uscì.
Era arrabbiato e sapevo benissimo il perchè: non riusciva a mandar
giù il fatto che una 'ragazzina', come mi chiamava lui, lo avesse messo in difficoltà.
Allora lo stuzzicai un po'
- Allora Cato il braccio ti fa molto male? Poverino, vuoi che te lo medichi? -
- Ragazzina ti conviene girare a largo -
mi mise in guardia mentre ci dirigevamo verso un grande grattacielo.
- Che paura! Purtroppo per te passeremo le prossime settimane insieme -
Gli feci notare con un certo divertimento nel tono di voce.
- Purtroppo ai raginone.. perciò sto aspettando le tue scuse -
Mi fermai all'ingresso del grattacielo. Un momento, cosa stava dicendo?
Si aspettava delle scuse? Haha da me non le avrebbe certo avute, povero pallone gonfiato.
- Aspetta Cato, aspetta.. mi dispiace ma da me non avrai nulla -
- Io non credo, a meno che tu non voglia essere la prima vittima dei favoriti nell'arena -
- Ti ricordo che anch'io faccio parte di questo gruppo -
gli ricordai freddamente. Mi stava irritando.
Avvicinò le labbra al mio orecchi destro e sussurrò:
- Ne sei sicura -
Quindi ci dividemmo. Senza che me ne fossi accorta eravamo
arrivati all'interno dell'edificio: era uno spazio enorme, tutto dorato
e argentato; davanti a noi c'erano gli ascensori in vetro e oro, suppongo,
intorno invece erano spari divani e poltrone blu dove alcuni uomini conversavano.
Ci dirigemmo verso gli ascensori ma solo io lo presi, Cato fu indirizzato
verso un corridoio verso destra e scomparve dietro una delle tante porte identiche.
Al contrario di quanto avevo pensato non andammo verso l'alto
ma verso il basso. Quando uscì dall'ascensore mi trovai in una
specie di centro estetico; notai che c'era solo una ragazza, bionda
e magra, alta, quella che le mie ex compagne dell'accademia avrebbero definito mozzafiato.
Mi fecero sdraiare su un lettino vicino al suo: lei aveva intorno
due donne che la ritoccavano in tutti i campi dell'estetica.
Arrivarono vicino a me un uomo e una donna: lei aveva deli capelli
molto gonfi, blu sfumato d'argento e le sue ciglia erano moltoe,
ricordava un uccello della notte; lui invece aveva i capelli sceri,
neri tirati verso l'alto e le punte dei capelli erano di un rosso acceso.
Sulla coda dell'occhi aveva una piccola passata di trucco dorato.
Iniziarono a lavarmi gambe, braccia, faccia, capelli...
Mi strapparono i peli da gambe e braccia e ' rimediarono
al disatro' che avevo in testa.
Mentre quello che doveva essere il mio stuff finiva di ripulirmi
arrivarono altre ragazze, gli altri tributi supposi.
Ad un certo punto la ragazza bionda fu scortata in un altra stanza e io subito dopo di lei.
Dopo qualche minuto nella mia piccola stanza arrivò quello che sarebbe diventato il mio stilista.
- Una volontaria eh? Congratulazioni per essere stata scelta- mi disse sorridendo.
Feci un segno di ringraziamento piegando la testa.
Rimase un po' interdetto, poi parlò
- Emh, il tuo nome scusa? -
- Clove -
Fece un segno di assenso e riprese
- Allora Clove oggi c'è la parata e ti mostreremo al mondo
e soprattutto agli sponsor, quindi mettiamoci al lavoro -
Dalla porta sul fondo della camera entrarono uno stuff di truccatori e altri,
riconobbi anche i due che mi avevano 'dato una ritoccatina'.
Mi fecero indossare una specie di armatura dorata, ricordava molto gli antici re.
mi truccarono e mi legarono i capelli mettendomi poi in testa una
corona d'orata con delle speci di ali.
Quando lo stilista diede il suo assenso mi portarono fuori, i pacificatori
ci scortavano in ogni momento. Arrivammo in una sala di transito dove
c'erano dodici carri e altri tributi con i loro mentori e stilisti.
Notai che Cato ed Enobaria erano permi vicino an un carro d'oro,
coperto da rubini, trainato da due cavalli bianchi.
Ci avvicinammo e quando Cato mi vide palancò leggermente gli occhi.
Feci una faccia confusa, lo ero davvero, non capivo il motivo di tanto stupore,
ero vestita praticamente come lui solo in versione 'tributo femmina'.
Notai che la ragazza dell'uno, quella bionda, ci fissava insistentemente.
Lei aveva un costume ridicolo, verde smeraldo con un copricato piumato
 enorme che a quanto le rendeva difficile mantenere l'equilibrio.
Diedi un occhiata agli altri tributi: non sembravano
così pericolosi, avevano vestiti banali e scontati.
La mia attenzione fu richiamata da una voce che avvertiva i tributi
di salire sui carri.
lo stlista ci disse di non preoccuparci, eravamo sicuramente i più eleganti
ed originali, tutti ci avrebbero notato.
Lo speravo per lui, mi servivano sponsor per sopravvire nell'arena,
se non li avessi ottenuti lo avrei fatto fuori subito dopo la sfilata,
piantanogli un coltello nella testa.
Io e Cato salimmo sul carro aspettando che si muovesse, allora lui parlò
- Vedi di non fare brutte figure -
- Tranquillo avere un aria da superiore mi si addice, lo sono -
- Clove parlo seriamente, ci servono sponsor per sopravvivere nell'arena-
- Da quando ti preoccupi di me Cato? -
- Da quando ho riflettuto e sono arrivato alla conclusione che saremo alleati e mi servi viva -
Mi irritava che mi trattaste come un oggetto da usare all'occorrenza,
ero io quella che trattava le persone in quel modo e lui così mi rubava la scena.
Stavo per rispondere quando il carro partì.
Quando uscimmo dall'edificio urla diffuse ci accompagnarono
per tutto il tragitto che facemmo nella piazza.
Moltissime persone vestite nei modi più strani ci acclamavano e fischiavano,
le telecamere erano puntate sul nostro carro, eravamo i padroni della scena,
con la nostra aria di superiorità e le nostre armature scintillanti.
Poi a metà del tragitto qualcosa cambiò.
Le telecamere erano puntate su tributi in fiamme, si tenevano per mano
e sorridevano al pubblico che li acclamava come sovrani.
Mi sentì avvampare, una rabbia improvvisa mi colpì; guardai Cato,
mi scrutava con uno sguardo furioso quanto il mio.
Iniziammo a rallentare quando arrivammo sotto il balcone da cui
il presidente Snow aveva iniziato a parlare.
Ci dava il benvenuto e ci augurava buona fortuna a nome di tutti gli abitanti di Capitol City.
Alla fine del discorso il presidente si ritirò e i carri ci riportarono all'interno del grande edificio.
Appena misi piede a terra guardai Cato, osservava con un sorriso sadico
la ragazza del dodici e questo mi piaceva.

 

 

 

 

 

- my space -
hi people!
allora il capito è abbastanza lungo e l'argomento principale è la parata dei tributi.
cominciano a farsi vedere anche altri tributi, glimmer, katniss e peeta ma
cosa più importante si inzia a formare l'odio verso il dodici, e cato e clove iniziano ad essere d'accordo su qualcosa.
beh spero che ve lo siate gustato a pieno e spero vi sia piaciuto :)
ditemi se è così o no nelle recensioni.
bye bye
                                              a tribute

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Capitolo 5
*** 4. the training ***


~4. the training



 



 

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Se avessi avuto un coltello addosso lo avrei conficcato nella carne della
ragazza del dodici. Non mi piaceva, era un potenziale ostacolo per la riuscita
del mio piano e questo era un vero problema.
Dovevo trovare un modo per sbarazzarmene velocemente una volta
nell'arena, ma il punto era come.
Fu la ragazza dell'uno che mi risvegliò dai miei pensieri, con voce stridula,
tipica delle ochette mi disse
- Hai una bella fortuna piccoletta, quel ragazzo del tuo distretto ti fa il filo e,
detto tra noi è maledettamente bello -
Per poco non le scoppiai a ridere in faccia. Poveretta, come faceva a dire
una cosa simile? Io che piaccio a Cato? Ma non scherziamo.
- Penso che tu abbia qualche problema, quello vorrebbe uccidermi, gli servo
solo da alleata niente di più e sinceramente meglio così perchè è ciò che
anch'io farò con lui me ne servirò semplicemente -
Le dissi con la voce infastidita dalla sua insinuazione. Lei mi guardò
sbigottita e con sdegno mi disse
- Sei proprio una bambina odiosa sai? Non avrei avuto alcun riguardo
nei tuoi confronti ma adesso ne avrò ancora meno - fece una smorfia.
- Allora ci vediamo nell'arena - conclusi e mi diressi verso gli ascensori
con Cato e gli altri 'addetti' al mio distretto.
Arrivati al secondo piano scendemmo ed entrammo in quello che doveva
essere il nostro appartamento: era enorme, i mobili erano moderni
e le apparecchiature di ultima generazione o almeno così ci siegò
il nostro accompagnatore.
Notai che dei senza voce erano appostati ai lati di ogni sala, sarebbero
stati i nostri 'valletti' per quella settimana.
Ci fecero vedere le nostre stanze, una di fronte all'altra in fondo al
corridoio che di estendeva dopo la sala principale.
Mezz'ora dopo avremmo cenato.
Mi infilai nella stanza e la osservai per bene: le pareti erano tinteggiate
di un verde scuroche faceva risaltare il letto la cui testiera era in giallo canarino, lucida.
La trapunta era di un verde chiaro ed i cuscini in bianco, un contrasto
netto con le pareti scure della stanza. C'erano poi ai margini opposti della
camera una scrivania, moderna, composta da un piano dello stesso
verde delle pareti fissato a queste ultime per sostenersi, e una armadio
a muro che non si sarebbe notato se non fosse stato per le maniglie
in oro che scintillavano nel buio.
A quel punto qualcuno accese la luce.
Mi girai di scatto e vidi Cato appostato vicino allo stipite della porta
che mi osservava. Ci scambiammo qualche occhiata ed infine gli domandai
- Cosa vuoi Cato? -
Ci riflettè qualche istante poi parlò.
- Penso che abbiamo iniziato con il piede sbagliato..-
disse convinto.
- Se dobbiamo essere alleati dobbiamo riuscire a conversare senza minacce di morte -
Ero leggermente divertita da quello che aveva detto, soprattutto
riguardo alle minacce di morte poi mi tornò in mente ciò che
la ragazza dell'uno mi disse
- Ti fa il filo piccoletta -
Ignorai il nomignolo odioso che molti mi avevano affibiato e riflettei:
Cato mi aveva minacciato dicendo che avrei dovuto chiedergli scusa o
mi avrebbe fatto fuori e ora è qui ed è lui quello a scusarsi... decisamente strano.
Ma se è davvero come dice la bionda potrei sfruttare questo punto a mio vantaggio.
- Hai ragione Cato, anche se mi scoccia ammetterlo -
Mi sforzai di fare un piccolo sorrisetto. Lui dal canto su mi
sorrise ed iniziò ad avvicinarsi, fermandosi a pochi passi da me.
- Quindi ora che ci siamo chiariti dobbiamo pensare a cercare altri alleati..-
fece una pausa
- Propongo i tizi del distretto uno, dobbiamo costituire
il gruppo dei favoriti, non credi? -
Feci un segno di assenso con la testa.
Ero veramente soddisfatta della mia scenetta, mi era costato davvero
dar ragione a quel pallone gonfiato ma avevo uno scopo e dovevo
sfruttare qualsiasi mezzo a mia disposizione per raggiungerlo.
Ben presto mi stancai di sentirlo parlare e gli dissi che ero stanca e non
sarei venuta a cena, andando direttamente a dormire.
Dopo qualche minuto allora si congedò e uscì salutandomi.
Quella notte dormì benissimo, impaziente per l'allenamento dell'indomani,
nel quale avrei potuto riprendere i miei amati coltelli.
La mattina seguente mi misi la tuta che mia avevano assegnato il
giorno prima e andai a fare colazione.
Poco dopo essermi seduta arrivò Cato che mi saltò con aria spavalda.
Si sedette a fianco a me e iniziò a mangiare; dopo qualche minuto iniziò a
chiedermi cose tipo come avessi dormito, se fossi eccitata per l'allenamento ecc
Normalmente lo avrei mandato a quel paese e me ne sarei andata
all'istante ma dovevo sforzarmi a essere socievole.
Finita la colazione scendemmo in una sala sottostante l'edificio,
la sala dove per quella settimana ci saremmo allenati.
Constatai che le attenzioni che Cato mi riservava non erano così
terribili, anzi a volte erano utili.
Scendendo infatti un tributo di un distretto mi era spuntato davanti facendo
quasi cadere, Cato invece mi aveva presa e tenuta stretta mentre malediceva
e minacciava quel ragazzino, poveretto, non sarebbe durato più di due secondi.
Entrammo nella sala allenamenti, un ampio spazio dove erano sparse diverse
postazioni per diversi campi di abilità: tiro con l'arco, sopravvivenza nella foresta e altre cose.
Dopo una mezz'ora arrivò una donna che sarebbe stata la supervisionatrice
degli allenamenti dei tributi. Disse alcune cose sull'allenamento individuale
e poi ci congedò.
C'erano tre esercizio obbligatori, durante quelli constatai che non ci sarebbero
stati molti avversari temibili: molti tributi erano deboli e non riuscivano a fare
altro che cadere a terra, c'era un solo tributo che creava problemi a me e a Cato,
Katniss Everdeen, la ragazza del dodici.
Dopo gli allenamenti obbligatori era possibile praticare qualsiasi allenamento
individuale così mi avviai verso la postazione di tiro.
Fui interrotta prima di cominciare da Cato che aveva portato con se i tributi dell'uno:
l'oca bionda, Glimmer e il ragazzo, Marvel da quanto avevo capito.
Io e Glimmer ci scambiammo qualche occhiata, ci odiavamo già.
- Tanto la dovrò uccidere in qualunque caso quindi, non mi importa -
pensai.
Ripresi i coltelli e prima che cominciassi sentì Glimmer che sussurrava a Cato
- Vediamo che fa la piccolina-
Cato dal canto suo non rispose.
Cominciai a tirare man mano che le sagome umane si illuminavano,
tira e tirai finche la sessione non finì.
Scesi dalla pedana e mi diressi veso Glimmer, avrei giurato di aver
sentito Cato ridacchiare, e le dissi
- Ecco cosa sa fare la piccolina -
Avevo centrato tutti i bersagli.

 

 

 

 


 

 

 - my space -
HELLO PEOPLE!
okay nuovo capitolo, nuovi alleati, nuove rivalita, nuove cosee il rapporto
tra cato e clove cambia o almeno per lui(o forse anche per lei)lol.
btw non so quando potrò aggiornare.. torno a scuola e molte interrogazioni
e versioni(help me) mi aspet
beh come sempre spero che la storia vi piaccia e non vi annoi, ditemi che
ne pensate nelle recensioni.
bye bye
                                             a tribute

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Capitolo 6
*** 6.5 the interview ***






5. the interview







 
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Uno, due, tre.....sarò la terza. Verrò valutata dopo i cretini del Distretto 1, Ochetta Lucente e
Mr sono io il più figo. Mi danno il voltastomaco, ma sono tutti così nell 1? Voglio dire i vincitori
del loro distretto non sono un granchè ma almeno si sanno vendere.
- Distretto 1, Glimmer -
sentiamo chiamare. Io e Cato ci guardiamo negli occhi, appena prima che Glimmer entri,
dalla sala esce Marvel con un sorrisetto tutto compiaciuto e mi fa un occhiolino. 
Una morsa stringe la mia mano. Solo in quel momento mi accorgo che Cato mi tiene la
mano e fulmina Marvel con uno sguardo assassino.
- Devo piacergli davvero tanto - 
scherzo tra me e me e involontariamente mi esce un sorriso. Torno alla realtà
- Che cosa fai stupida? è un tuo avversario e ti vuole uccidere, probabilmente ti sta usando
per poi sbarazzarsi di te! Reagisci! - 
mi dice la vocina nella mia testa.... e ha ragione. Cato e io ci usiamo a vicenda probabilmente,
anzi certamente. Io però sono più furba e astuta di Cato, non ci vuole molto, ma è sempre un
vantaggio. Al momento giusto lo toglierò di mezzo e mi prenderò la gloria che ho sempre
sognato e che mi merito.
- Distretto 2, Clove -
Eccomi. Il mio momento è finalmente arrivato. 
Mi rilasso e dimentico tutto quello che mi è passato per la testa negli ultimi minuti;
lascio la mano di Cato e lui mi rivolge un ghigno di incoraggiamento, o almeno credo.
La voglia di uccidere aumenta mano a mano che vado avanti nel corridoio finchè non
arrivo ad una porta aperta nella quale entro senza indugio.
Il primo stratega mi accoglie con divertimeto e impazienza(per mia fortuna sono tra le
prime ad essere esaminata, solitamente gli ultimi sono i meno apprezzati).
Gli rivolgo un ghigno di sfida e dopo alcune raccomandazioni ed avvisi mi dirigo alla
postazione di tiro.
Sfioro i coltelli e sento i brividi lungo tutta la spina dorsale. Mi sono mancati,
mi è mancato poter conficcare uno ad uno tutti i coltelli nel petto dei manichini
- E domani li pianterai nei petti degli esseri umani...o forse nella schiena di alcuni di loro? -
ridacchio per il pensiero. Vedrò scorrere sangue e sangue e in questa scia rossa
dipingerò la mia vittoria, nessuno metterà mai più in dubbio la mia forza.
Dopo queste ultime riflessioni metto il livello più complicato di tiro a segno, i bersagli
si muovono ad alta velocità e cose così, ma per me non è un problema, adoro
uando le prede cercano di scappare, tutto è più divertente.
Non manco un bersaglio. Per dimostrare che non sono del tutto scema e che non conto
solo sul tiro scelgo alcuni esercizi di sopravvivenza. 
Dopo dieci minuti scarsi mi congedano. Hanno tutti l'aria soddisfatta....
HO CENTRATO IL BERSAGLIO.
Sono in corridoio, Cato sto arrivando. Quando ci incrociamo mi sorride e aspetta che io
faccia altrettanto, mi sta chiedendo com'è andata. Gli sorrido in modo sadico, spavalda
e fiera. Quando è esattamente fianco a me, senza che gli altri si accorgano di nulla mi
sfiora il braccio destro con il pollice e come quando toccai i coltelli, mi si propagano brividi in tutto il corpo.
Uscita da quello stanzino, prendo l'ascensore e me ne vado in camera mia: devo riposarnmi
prima dell'intervista. Dopo un po' di tempo la porta della camera si apre e chiude, lasciando
entrare qualcuno che poi si sdraia fianco a me.
Normalmente avrei direttamente tirato un coltello vicino o in testa dello sconosciuto ma
so esattamente che è: Cato.
Dopo qualche minuto di silenzio è lui il primo a parlare, io sono girata su un fianco, lui a pancia in su
- E' andata bene? -
- Si, niente di strano, tutto secondo i piani -
gli rispondo assente.
- A te com'è andata? -
gli domando poi
-Tutto secondo i piani -
risponde imitandomi e questo comincia a infastidirmi.
- Piantala, non fare il bamboccio -
-piantala non fare il bamboccio -
ripete. 
-Okay mi hai rotto - penso e mi volto per spaccargli la faccia ma lui mi blocca gli
avambracci. Ora siamo faccia a faccia.
Nessuno parla, nessuno fiata. Piano, piano però, lui avvicina la faccia con un ghigno stampato
in volto.
Non capisco cosa vuole fare, non può uccidermi e neanche toccarmi con un dito, il regolamento
lo vieta, solo nell'arena è possibile scontrarsi.
La sua espressione cambia improvvisamente, con una mossa veloce mi lascia un bacio a fior
di pelle sulla fronte ed è già fuori dalla camera.
Non riesco a capire nulla, non riesco a modellare uno schema del perchè  l'abbia fatto e del
perchè io sto povando cose simili e soprattutto che cosa siano queste strane sensazioni.
Poi inizio ad arrabbiarmi, mi ha presa alla sprovvista, mi ha immobilizzata e mi ha pure baciata
come se fossi un oggetto fragile. Se prima ero confusa ora no lo sono più, so esattamente cosa
provo: sangue, voglia di sangue caldo che scorre fuori dal cadavere di Cato.
Non faccio in tempo a continuare il mio dolce pensiero che mi chiamano gli stilisti mi interrompono
e iniziano a lavarmi, truccarmi e una serie di cose che odio fare e mi mettono di mal umore.
- Quando vincerai i giochi e qualcuno  ti proverà a fare queste cose la potrai ucciderlo senza problemi - 
mi rinfranca la mia vocina interiore con un tono malvagio.
Alla fine sembro davvero carina, indosso un abito pesca con delle speci di fiori sul seno, indosso
scarpo con tacco vertigginoso e ho i capelli parzialmente raccolti.
- Ricorda sfrutta tutta questa schifezza e fatti amico il pubblico, è questo il tuo scopo -
mi ricordo mentalmente.
Chiedo espressamente di poter scendere prima invento la scusa di volermi vantare del mio abito
e gli stilisti mi danno subito il permesso... pfh, che sprovveduti, quest'abito è spazzatura, tutte
cose inutili, non mi serve nulla a parte me stessa e i miei coltelli.
Arrivo nella sala dalla quale ci faranno salire sul palco, ho fatto bene a scendere così presto,
ho evitato Cato anche se per pochi minuti, saremo in ordine di distretto nelle interviste e Cato
viene dopo di me, quindi devo inventarmi qualcosa. La sala inizia ad affollarsi, ad un tratto
girandomi verso gli ascensori vedo Cato e Glimmer scendere insieme.
Mi viene il voltastomaco, sono furente con entrambi:
l'ochetta la odiavo gia come nessuno e tanto non mi darebbe altro che indifferenza la sua morte
ma Cato è l peggiore, lo odio come nessuno, ha fatto l'impensabile e ora si mette a civettare con
una gallina incapace? Questo pallone gonfiato non ha capito contro chi si sta mettendo ma
quando si accorgerà dei suoi errori sarà troppo tardi.
Un addetto ci ordina di metterci in fila:
la prima sara Glimmer, seguiremo Marvel,io e Cato poi la ragazza del 3, il ragazzo del 3,
la ragazza ed il ragazzo del 4, faccia di volte e il ragazzo del 5, i due del 6, poi quelli del 7,
i due del 8, i tipi del 9, i perdenti del 10, il ragazzo che avevamo invitato tra i favoriti, Tresh,
la ragazzina che vola tra gli alberi e la ragazza in fiamme, e il ragazzo biondo del suo distretto.
Quando finisco di scrutare tutti Marvel sta per concludere e mi fanno andare avanti. Cato cerca
di avvicinarsi e di toccarmi ma mi scanso e gli lancio uno sguardo minaccioso, da assassina.
Rimane sbigottito ma strafottente, sono tutti qui e non può fare quello che vuole.
Mi giro e sento Caesar Flikerman che annuncia
- dopo 1 c'è il 2! MUAHAHAHA! Diamo il benvenuto all'amazzone dei coltelli o come
la conosciamo noi..CLOVE! -
Mi stampo il miglior sorriso che so fare e mi dirigo all'esterno:
tutti applaudono e fischiano, Caeser fa uno strano movimento con la mano e fa finta di svenire
davanti a me. Io ridacchio e mi fingo lusingata: poveretto non riuscirebbe ad immaginare cosa
potrei fargli anche ora. 
Mi fa accomodare e comincia a fare il resoconto della mia vita:
- Dunque Clove - inizia
- Noi ti vediamo oggi come dolce ed innocente ma, nel tuo distretto, corre voce che tu sia una,
se non la più pericolosa tra le ragazze della tua età e anche di alcune donne con svariati anni
più di te! Gente, che dire, abbiamo una candidata perfetta alla vittoria di questi 74^ Hunger Games! -
Scoppia un applauso e tutti sono emozionati. Caesar riprende
- Ma... tu, Clove, cosa ci racconti? E' tutto vero? Eeeeh, c'è "qualcuno" di speciale che ti aspetta
al distretto? Insomma, ormai sei una ragazza adulta! -
Mi metto a ridacchiare come una scolaretta oca. 
- Guarda Caesar, è tutto vero! Potrei uccidere anche una mosca a cento metri di distanza.
Se vuoi provo subito, una sta volando proprio là! -
Cerco di scherzare. Ovviamente tutti si mettono a ridere e civettare come idioti
- Sanno fare solo quello, compatiscili -
mi dico. 
- MUAHAHAHAHAHAHAH! Clove, sei fantastica! Ma torniamo alle cose serie -mi
prende la mano, o rabbrividisco...odio che qualcuno mi tocchi!
- ma con Cato questo non lo hai sentito - mi sussurra la mia vocina.
- COSA!- quasi urlo.
- Tranquilla Clove, è solo una chiaccherata HAHAHAHAHA! -
il pubblico ride con lui e io torno alla realtà.
- Clove libera la testa e recita dannazione! Devi uccidere, non essere uccisa! -
mi dico mentalmente.
- Scusa Caesar ma domani iniziano i giochi e sono un po' ansiosa...anzi molto
hahahaha- ridacchio e lui mi rifila un "ma no cara, tranquilla!".
- Comunque - riprendo io
- Non c'è nessuno che mi aspetta o altro, mi sono allenata per i giochi in questi
anni e non mi sono interessata di queste cose... voglio colpire il bersaglio! -
Così decisa concludo l'intervista. Caesar mi fa fare una giravolta e tutti mi
acclamano, mi amano e mi invidiano.
- Povera Glimmer, non può competere con me. Verrà schiacciata. -
penso uscendo.
Entra Cato, spavaldo e sicuro di se. Caesar fa le stesse domande che ha
rivolto a me, cambiando il copione di qualche battuta.
Cato segue il suo copione, sembra un eroe agli occhi degli spettatori,
sarà difficile batterlo. 
- Ci dovrò riuscire -
mi impongo.
Sono stanca e salgo in camera, mi lavo per l'ultima volta prima dell'arena, sono
agitata e l'acqua mi calma. Metto il pigiama e prima che mi metta a letto sento
Cato che arriva. Velocemente mi infilo a letto e chiudo gli occhi... non voglio inventare
un'altra scusa e tentare di giustificarmi per qualcosa che lui non doveva fare! Sto per
alzarmi, ho voglia di uccidere qualcuno, un senza-voce non sarà un problema, nessuno
bada se ci sono o no e le regole non lo vietano, ma qualcuno apre la porta. Da come
cammina so che è Cato: ho studiato le andature di tutti e lui ha quella più pesante...
adesso cosa vuole? Ho un coltello nascosto sotto il cuscino, nel caso volesse fare qualcosa.
Aspetto che mi salti addosso tappando mi la bocca e strangolandomi ma non succede nulla. 
Arriva solo un tocco leggero, come una piuma, quasi come se non fosse esistito ma arriva
e si posa sulle mie labbra. Mi sveglio di soprassalto, cerco Cato ma tutto quello
che trovo sono le prime luci dell'alba. 
E' ARRIVATO IL MIO MOMENTO.  









- MY SPACE -
HELLO PEOPLE!                                                                
I'M FINALLY BACK! ALLORA MI SPIACE SE NON HO POTUTO AGGIORNARE MA SONO
SUCCESSE UN PO' DI COSE, SONO STATA IN AMBULANZA E LA SCUOLA ROBE COSì.          
BTW MOLTI MOMENTI CLATO SOPRATTUTTO CATO CHE CLOVE MA LA NOSTA
PICCOLETTA STA CAMBIANDO. FATEMI COMUNQUE SAPERE SE VI PIACE NELLE
RECENSIONI E ANCHE SE NON MI PIACE MOLTO L'ULTIMA PARTE QUESTO CAPITO E'
MOOLTO IMPORTANTE PER UN MOTIVO...TROVATELO, VI LASCIO QUESTO PICCOLO
INDOVINELLO, DATEMI LA SOLUZIONE NELLE RECENSIONI. ORA VI LASCIO...CIAO, CIAO A TUTTI TYSM
                                                                                                                    A TRIBUTE

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