Damned Love.

di OfeliaMontgomery
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***
Capitolo 13: *** 13. ***
Capitolo 14: *** 14. ***
Capitolo 15: *** 15. ***
Capitolo 16: *** 16. ***
Capitolo 17: *** 17. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


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Evangeline si stava preparando per sentire quale sarà la sua punizione per aver infranto una delle leggi più importanti, innamorarsi di un demone e il demone in questione era Lucifero, Satana in persona. Si stava spazzolando i lunghi capelli argentati, guardandosi allo specchio, l’angelo fece un profondo respiro, si guardò un ultima volta allo specchio, poi appoggiò la spazzola, alzandosi per dirigersi verso la sala del consiglio degli Angeli per sentire la decisione che avevano preso per lei.
La donna, affiancata da due sentinelle, si stava avvicinando alla sala, aveva il respiro corto e intenso, il cuore le batteva fortissimo, quasi stesse per uscirle dal petto. Le si erano dilatate lo pupille, era tesa come una corda di un violino, pronta a spezzarsi. Ma era pronta, pronta nel sentire che decisione aveva preso.
Entrarono nella sala del consiglio, seduti intorno ad una tavola rotonda, Lui - Dio - affiancato a destra da Gabriel e Michael, mentre a sinistra c’erano Raphael e Samel. La stanza era luminosa, completamente bianca e fatta di cristallo.
– Evangeline, abbiamo preso la nostra decisione – parlò Dio, mentre le due sentinelle fecero mettere la donna in ginocchio davanti a loro.
– Sarai bandita dal regno dei cieli e ti verrà tolto il cuore, così non potrai più amare o provare emozioni, se proverai ad infrangere anche questa regola, il tuo corpo comincerà a gelarsi da dentro, pian piano, fino a farti diventare una statua di ghiaccio – disse guardando la donna, che aveva il viso sconvolto.
Si alzò in piedi di colpo – Non potete farmi questo! Non potete! – urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
– Sei stata tu ad infrangere le leggi Evangeline, non noi – disse Gabriel facendo un cenno alle sentinelle, – Prendetela e buttatela fuori – disse ancora l’angelo incrociando le braccia al petto. Le due sentinelle presero la donna e la buttarono fuori dai cancelli del paradiso e la lasciarono cadere sulla terra.
 
Lucifero scoprì la notizia poche ore dopo, era nel panico, non riusciva più a sentire la presenza della donna. Così insieme a due demoni bowelblood andarono alla ricerca della donna amata.
Era dicembre e sembrava farlo apposta sulla terra nevicava, Lucifero stava correndo quando ad un tratto vide una luce accecante, corse subito a vedere di cosa si trattasse.
Era un angelo. Era il suo angelo, Evangeline.
Era stesa lì in mezzo alla neve, rannicchiata su se stessa tremolante. I capelli lunghi argentei erano sparsi disordinatamente sul viso e per terra. Stava congelando e il suo respiro era affannoso, respirava a fatica. Sembrava essere sul punto di morire.

Lucifero corse subito dalla donna e coprendola con la sua giacca, la prese in braccio, stringendola forte a sé, – Amore mio, ora sei al sicuro –.
 

 

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Capitolo 2
*** 2. ***


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Evangeline sollevò con un battito le folte ciglia, si sforzò di mettere a fuoco, ma lampi di luce bianca e accecante glielo impedirono, le palpebre erano così pesanti, ma si sforzò ancora e aprì in un battito i suoi occhi dorati, battendo le ciglia più volte per mettere a fuoco la stanza in cui si trovava. – La donna si è svegliata – disse un elfo, dalla pelle scura, marrone come la terra e occhi rossi come il sangue. Indossava una tunica nera che nascondeva il suo viso pieno di cicatrici.
–  Romon vai a chiamare il Signore – disse un vampiro entrando nella stanza, indossava un camice da dottore e portava degli occhiali rotondi che teneva nascosti due grandi occhi rossi, – Io sono Benjamin Deschanel, sono il vostro dottore, signorina Icemoon come vi sentite? – chiese il vampiro scrutandola meglio, Evangeline cercò di alzarsi, ma la testa le incominciò a girare e dovette sdraiarsi di nuovo. – Dove, dove sono? – chiese la donna spaesata, – Siamo nel palazzo dei Dannati – rispose il vampiro appoggiando sulla fronte della donna un panno bagnato. Poco dopo arrivò l’elfo affiancato da Lucifero, la donna appena lo vide sentì una fitta dove poco prima c’era il suo cuore. Le mancò il respiro tanto che si piegò in due dal dolore, Lucifero le corse subito vicino – Che cazzo succede Benjamin? – chiese l’uomo fulminando con lo sguardo il vampiro, – Stava bene fino a poco fa – rispose il dannato con una scrollata di spalle.
La donna si portò le mani al petto, – Il cuore, - tossì – mi hanno tolto il cuore – disse quasi senza fiato.
– Che cosa hanno fatto? – chiese sconvolto l’uomo, lei scosse la testa cominciando a piangere. Le lacrime le stavano bagnando le candide guancie. Ormai diventate rosse. L’uomo le si avvicinò, stava per accarezzarle una guancia, ma lei lo fermò, – Non farlo, se avremo contatti fra di noi, il mio corpo inizierebbe a gelarsi da dentro, fino a congelarmi del tutto – disse la donna tirando su con il naso. Lucifero sospirò ritirando la mano precedentemente allungata per accarezzarle la guancia.
– Oh! E poi siamo noi i mostri! – disse l’elfo incrociando le braccia al petto.
Benjamin diede una botta dietro alla nuca a Romon, – Ehi! Ma che ti ho fatto? – disse massaggiandosi la parte colpita.
– Vi prego, uscite tutti – disse Lucifero.
Romon borbottando qualcosa a bassa voce uscì dalla stanza, seguito da Benjamin che gli diede un altro scappellotto, ricevendo indietro un morso dall’elfo.
Appena la porta venne chiusa, Evangeline sospirò.
– Mi dispiace, mi dispiace – disse la donna dopo essersi rannicchiata, stringendo le gambe al petto, appoggiò la schiena contro il muro e mise le mani sul viso per nascondere le lacrime.
– Non è colpa tua, amore mio ti prego guardami – disse l’uomo avvicinandosi ancora alla donna.
Evangeline si alzò lentamente e quando fu ritta in piedi, si buttò tra le braccia di Lucifero, singhiozzando. L’uomo le accarezzò dolcemente la schiena, parlandole nell’orecchio, andrà tutto bene, supereremo anche questa.
La donna si sentì le dita delle mani intorpidire, fin quando non avvertì un forte dolore a due dita della mano destra, staccandosi dall’uomo notò subito che le due dita erano diventate violacee per poi divenire di ghiaccio.
Urlò, urlò di dolore, usando tutto il fiato che aveva in corpo, alla fine esausta, si accasciò vicino al lettino dove era sdraiata prima e svenne.

 

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Capitolo 3
*** 3. ***


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Quando Evangeline si svegliò, la prima cosa che vide era Lucifero sdraiato affianco a lei che stringeva fortemente il cuscino.
Avrebbe voluto tanto accarezzargli i capelli, ma al solo pensiero del dolore che aveva provato quando si erano abbracciati qualche ora prima, le fece retrarre la mano. Sospirò, alzandosi dal letto, ma un forte giramento di testa la fece sedere di nuovo. Evangeline si portò le mani fra i capelli scuotendo la testa, provò ad alzarsi di nuovo e questa volta riuscì ad arrivare al bagno, si guardò allo specchio, il suo aspetto era orribile, aveva delle grandi borse sotto agli occhi, i capelli erano un groviglio argenteo e le due dita erano ancora di ghiaccio. Si sentiva debole, le facevano male tutte le ossa, come se avesse corso per tutto il giorno senza mai fermarsi, sentiva un vuoto dove prima c’era il cuore e le faceva male. Aveva decisamente bisogno di un bagno.
Iniziò a spogliarsi ed entrò nella doccia. Cominciò ad insaponarsi i capelli poi si massaggiò la testa ed un po’ iniziò a rilassarsi. Si mise a riflettere sulla giornata appena passata, a quello che era successo e su come farà a ritrovare il suo cuore. Si sciacquò e poi uscì dalla doccia.
Tornò in camera da letto, si diresse verso una cassettiera e prese una maglia e un paio di boxer di Lucifero e li indossò, poi andò a sdraiarsi di nuovo stando il più possibile lontana dal suo uomo.
Si svegliarono qualche ora dopo. Lucifero si alzò per primo, – Eva, tesoro, te la senti di alzarti? – chiese alla donna, che annuì uscendo da sotto alle coperte. Stiracchiandosi scese dal letto e si mise in pieno, per fortuna senza nessun giramento di testa.
Quando si furono cambiati, uscirono dalla stanza e si diressero verso il salotto, dove ad aspettarli seduto vicino al caminetto accesso c’era il dottor Benjamin Deschanel. Il vampiro era intento a leggere, quando sentì la porta a due battenti aprirsi, chiuse il libro e lo appoggiò sul tavolino che si trovava vicino alla poltrona. Si alzò e si mise a posto gli occhiali.
– Signore, voleva vedermi? –
– Sì Benjamin, volevo chiederti se c’è qualche incantesimo che possa far tornare le dita di Evangeline normali? –
– Mi dispiace deluderla, ho già cercato in molti libri, ma non c’è nessuna traccia di un possibile incantesimo, per tornare normale dovrà riavere indietro il suo cuore –
– Gli angeli non me lo ridaranno mai! – intervenne Evangeline che aveva ascoltato tutto in silenzio.
– Basta che scoprite dove l’hanno nascosto – parlò una voce molto profonda, Evangeline e Benjamin si guardarono in giro per cercare da chi venisse. Si sentì rimbombare tra le pareti una risata poi dal nulla apparve un demone dai capelli e dagli abiti stravaganti che affiancò Lucifero. In metà del corpo non aveva la pelle, gli si vedevano le ossa, metà del viso era completamente senza pelle, mentre l’altra metà aveva la pelle ma era putrefatta, i capelli erano sparati e viola, indossava una camicia a fiori e i pantaloni - almeno quelli- erano di jeans blu.
– Gideon – disse serio Lucifero incrociando le braccia al metto e alzando un sopracciglio.
Il demone diede una pacca sulla spalla all’uomo, – Lucifero, da quanto tempo! – esclamò Gideon facendo un grande sorriso, mostrando i suoi denti gialli e mal ridotti. Lucifero sospirò poi pose la seguente domanda – Cosa significa quello che hai detto prima? –, il demone sbuffò – Fratellino da quando hai problemi di memoria? – chiese ridendo, beccandosi uno sguardo inceneritore da parte di Lucifero.
– Okay, okay, mamma mia come sei permaloso, dopo due secoli che non ci vediamo, potevi almeno fingere di essere felice –
– Chissà come mai sono duecento anni che non ci vediamo, da quanti casini ti ho dovuto tirare fuori, eh? –
Gideon sbuffò seccamente, – Erano solo scherzi, mica è colpa mia se loro l’hanno presa sul personale –
– Oh, basta! Dimmi come possiamo scoprire dove si trova il cuore di Evangeline? – disse esasperato l’uomo.
Il demone fece un risolino agghiacciante, – Io so dove si trova e se volete vi ci accompagnerò –.

 

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Capitolo 4
*** 4. ***


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Lucifero fece una risata sarcastica, – Ci avrei scommesso che c’era qualcosa sotto, Gideon tu con noi non verrai, sei una calamita per i disastri – disse con sguardo fermo.
Gideon sbuffò, – Certo, certo. Signorina Icemoon cosa ne dice lei? – chiese girandosi verso la donna che sussultò, la guardava con sguardo curioso, Evangeline si girò verso Lucifero che stava scuotendo la testa, – Non saprei, per me andrebbe bene, ma sta a Lucifero decidere – rispose la donna stringendosi nelle spalle.
Il demone volò vicino al fratello e gli appoggiò una mano sulla spalla – Allora fratellino si parte oppure no? – Lucifero lo fulminò con lo sguardo – Questa me la paghi! – poi sospirando disse – Va bene partiamo, ma Benjamin e Romon resteranno qui a palazzo per controllare cosa succede – decise così Lucifero, il vampiro e l’elfo annuirono contenti, almeno non sarebbero dovuti andare contro una morte sicura. Anche che se tra parentesi Benjamin era già morto.
–  Se succede qualcosa in nostra assenza, dovrete venirmi a cercare, mi avete capito? – chiese ai due diretti interessati, che annuirono.
– Bene, allora forza andiamo a prepararci – disse Lucifero, intanto Gideon sorrideva contento, anche se in questa missione non c’è nulla di divertente.
– Il cuor l’hanno messo in una cripta oscura a Silent Valley – disse il demone prendo la forma umana. Aveva li stessi occhi del fratello, poté notare Evangeline, adesso che era ‘umano’.
Si sentì un urlo strozzato provenire dal elfo che stava tremando nascosto dietro al vampiro, – Silent Valley è una delle città più pericolose che possano esistere, è piena di insidie. Ora capisco perché l’hanno portato in quel posto, da lì non è mai uscito vivo nessuno, nemmeno una persona è riuscita a fare ritorno a casa, sono morti tutti quelli che ci hanno provato – disse terrorizzato Romon.
– Beh, ma loro non erano noi! – disse Gideon vantandosi. Lucifero sbuffò seccato per poi uscire dalla stanza sbattendo violentemente la porta, – Ma che ho detto di male ora? – chiese sbigottito Gideon.
Evangeline uscì dalla stanza seguita da Gideon che non smetteva di fare battute sul colore dei suoi capelli e su come era vestita, secondo lui era troppo elegante per il viaggio che doveva intraprendere. La donna sospirò rassegnata.
Lucifero era nell’armeria e stava scegliendo le armi da usare, ovviamente avrebbe usato i suoi poteri, ma le armi erano per precauzione.
Evangeline e Gideon entrarono nella stanza, era di forma pentagonale, su ogni lato c’erano diverse rastrelliere ed ognuna contenenti diverse armi e armature. Al centro della stanza c’era un tavolo di marmo dove erano appoggiati due archi, un bel po’ di frecce e tre balestre.
– Wow fratellino! Sono cresciute di numero le armi eh? – disse impugnando una spada, prese da una rastrelliera.
– Mia cara Lúthien, quanto mi sei mancata! – La spada aveva una lama in acciaio a taglienti ondulati e curve asimmetriche e l’impugnatura era rivestita in pelle nera; il pomello era stato ricavato da un rubino rosso.
Evangeline fece un leggero risolino facendo così girare Gideon dalla sua parte – Sono cosi divertente? – chiese il demone, la donna scosse la testa prendendo una balestra e una faretra con già dentro le frecce.
Lucifero prese le ultime armi poi alzò lo sguardo verso Evangeline e Gideon – Siete pronti? – chiese l’uomo, l’angelo e il demone annuirono.
– Bene, allora si parte! –.

 

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Capitolo 5
*** 5. ***


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Presero tre cavalli e le provviste necessarie per sostenere il viaggio. Salirono sui cavalli e partirono al galoppo.
– Evangeline vedrai che ce la faremo – disse Lucifero sorridendole, la donna annuì.
– Forza andiamo, dobbiamo passare attraverso la miniera dell’illusione che si trova a Silent Town – disse Gideon mettendosi intorno al collo una sciarpa blu elettrico.
– la miniera dell’illusione? – chiese Evangeline non capendo.
– E’ una miniera, ovviamente, in cui si nasconde un demone molto potente, il demone illusionista – rispose Gideon.
– Oh – Evangeline rimase senza parole.
Cavalcarono per un bel po’, fin quando non diventò buio e i cavalli avevano bisogno di riposare e mangiare qualcosa. Come del resto anche loro.
Si diressero verso una piccola cittadina, di cui non sapevano neanche il nome. Passarono quasi tutta la nottata in un bar di periferia, un certo bar blue moon. I cavalli glieli avevano fatti mettere in un piccolo box, ma almeno erano al riparo dal freddo.
– Sono molto stanca, vado a dormire – disse Evangeline sbadigliando, si alzò da tavola e si diresse al piano di sopra del bar, dove c’erano un paio di stanze per passare la notte.
Quando i due fratelli rimasero soli calò il silenzio, fu Gideon a spezzarlo ordinando un altro bloody mary.
– Non pensi di star esagerando? – chiese Lucifero ormai al decimo bicchiere del fratello. Gideon rise, aveva il naso rosso ed era completamente ubriaco, – Non sto esagerando per niente – rispose il fratello singhiozzando, si alzò barcollando tutto e per poco non cadde, se non si fosse messo davanti Lucifero a quest’ora era già spiaccicato sul pavimento.
– Su forza andiamo, ammasso di putridume – disse Lucifero prendendo il fratello sotto braccio – Dai, aggrappati a me – disse ancora, Gideon si aggrappò a lui e poi pian piano salirono le scale sotto agli occhi scioccati delle poche persone che era nel bar.
Lucifero diede un calcio alla porta, così aprendola e poi buttò il fratello mezzo andato sul letto.
– Combini solo guai! – lo rimproverò Lucifero intanto Gideon si era già coperto le orecchie con il cuscino, il fratello maggiore sospirò rassegnato sedendosi sul bordo letto e osservò il fratello addormentarsi. Appena si fu addormentato del tutto, Lucifero si alzò e si diresse verso la stanza di Evangeline che si trovava a fianco alla loro.
Bussò alla porta – Evangeline sono Lucifero, posso entrare? – chiese l’uomo aspettando di sentire la risposta della donna che non tardò ad arrivare con leggero da dentro alla stanza.
L’uomo aprì la porta e trovò Evangeline con indosso solo una camicia da notte, bianca quasi trasparente.
– Wow – esclamò Lucifero, facendo ridere Evangeline, – Come se non mi avessi mai vista così, o meglio ancora come se non mi avessi mai vista senza vestiti addosso – replicò la donna andandosi a sedere sul letto.
– Già, è vero, però cazzo è cosi frustrante non poterti toccare – disse tristemente l’uomo.
– Lo so, pensi che per me sia facile? Non poter stare tra le braccia della persona che amo? – chiese la donna sfiorando leggermente con due dita il braccio del suo amato.
– No, non è facile per nessuno dei due – disse guardandola con occhi tristi. La donna gli sorrise, – Ce la faremo, capito? Insieme ce la faremo – disse la donna buttandosi a peso morto sul letto, la seguì a ruta anche Lucifero e sospirarono in coro.
– Ti amo –
– Anche io Luci –.

 

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Capitolo 6
*** 6. ***


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Il giorno seguente erano tutti e tre più rilassati, verso l’alba partirono con un Gideon stralunato per essere stato svegliato prestissimo.
– Vi odio, sappiatelo – disse sbuffando Gideon. Lucifero e Evangeline risero perché continuava a lamentarsi.
Galopparono fino ad arrivare a destinazione, cioè Silent Town. Scesero dai cavalli e fecero qualche passo. – Silente Town – lesse Evangeline sul cartello messo al margine della strada.
La città in cui erano ora, un tempo era stata una delle città più attive del mondo per via delle miniere, ora era solo una desolazione di cenere che si sollevava ad ogni passo che facevano.
– Ma che diamine è successo qui? – chiese Evangeline
– La gente di qui - almeno quella che erano sopravvissuti - se ne andarono parecchi anni fa, perché si verificarono numerosi e strani incidenti mortali che li spaventarono a tal punto da farli andare via, che poi alla fine si scoprì che era proprio il demone che vive nelle miniere a causare le morti spiegò Gideon mettendosi a posto una ciocca che gli era andata davanti agli occhi.
Era una notte fredda e tenebrosa, tirava anche un forte vento che creò una tempesta di sabbia. La sabbia che si era alzata non lasciava intravedere niente.
– Gideon andiamo in quella casa! – urlò Lucifero prendendo per mano Evangeline e la tirò facendola quasi cadere, quando riprese l’equilibrio insieme anche a Gideon corsero dentro alla casa chiudendo velocemente la porta.
Lucifero aveva preso la mano in cui Evangeline portava un guanto, infatti non successe niente, nessun congelamento di parti del corpo, nessun dolore. Ma poi una forte fitta le trapassò la spina dorsale facendola gridare dal dolore e che la costrinse ad accasciarsi sul pavimento di quella casa piena di polvere e sporcizia.
Lucifero corse verso di lei mentre Gideon cercava di tenere la porta della casa chiusa.
– Evangeline mi dispiace, mi dispiace davvero – disse l’uomo stando a pochi centimetri di distanza da lei ma senza avere contatti. Lei scosse la testa – Non è colpa tua – disse la donna toccandosi la pancia, – E’ stato il nostro bambino – disse ancora la donna lasciando cadere qualche lacrima che le bagnò le candide guancie arrossate per il freddo.
– Sei incinta? – chiese sconvolto Lucifero, non si era nemmeno accorto che una lacrima gli aveva attraversato il viso bagnandogli la guancia. La donna annuì soltanto. Lucifero avrebbe voluto abbracciarla, ma non poteva.
– Bene, ora che siete una famigliola, non felice almeno per ora, potreste darmi una mano? Dobbiamo barricare la porta – borbottò Gideon mentre spostava una poltrona davanti alla porta.
– Arrivo – disse Lucifero guardando ancora Evangeline accasciata a terra – Vai tranquillo, ce la faccio ad alzarmi – disse la donna sorridendogli. Lui annuì poi alzandosi andò a prendere un’altra poltrona e la posizionò sopra all’altra. Gideon intanto stava spostando una piccola credenza, – Non è che mi daresti una mano vero? – chiese sbuffando il demone, Lucifero si avvicinò a lui ed insieme riuscirono a spostarlo per metterlo davanti alla porta.
– Bene ora dovrebbe resistere – disse Gideon battendo le mani tra loro per togliere la polvere residua.
Evangeline si era alzata e stava guardando le foto che erano appoggiate sulla mensola sopra al caminetto.
– Questa gente è tutta morta – disse Evangeline prendendo una foto incorniciata e pulì il vetro per vederla meglio.
– Teoricamente non sono morti tutti, ma la maggior parte, magari questa famiglia si è salvata – disse Gideon guardandosi le unghie smaltate di nero.
La donna si girò verso di lui – Allora perché tutti i loro oggetti sono qui? – disse aprendo le braccia per indicare tutto quello che c’era in quella casa.
Il demone scrollò le spalle – Non ne ho la più pallida idea – disse noncurante Gideon come se fosse la cosa più normale vedere famiglie spazzate via.
– E’ perché sono morti, sono tutti morti – sbottò arrabbiata la donna.
– Fratello la tua donna si sta trasformando in una iena, è meglio scappare –
– Gideon sta zitto! – sibilò minacciosamente Lucifero.
– Okay, okay, sto zitto, mamma mia che permalosi che siete – disse Gideon andando a fare un giro per la casa, lasciando così da soli Evangeline e Lucifero.
– Da quanto sei incinta? –
– Due settimane –
Di colpo si sentì un urlò agghiacciante arrivare dal piano di sopra. Lasciando Evangeline e Lucifero senza fiato.
Dove diamine era finito Gideon?

 

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Capitolo 7
*** 7. ***


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Evangeline e Lucifero corsero su per le scale – Gideon dove sei? Gideon? – urlò Lucifero, il fratello uscì da una stanza correndo – Avete sentito anche voi? – chiese il demone.
– Tu stai bene? –
– Cosa? Io? Sì, sì sto bene –
– Da dove è arrivato l’urlo? –
– Da questa parte – disse indicando la porta al suo fianco destro.
Quando aprirono la porta, trovarono un vampiro mentre succhiava il sangue di una vecchietta. Quando ebbe finito si staccò da lei e la donna si accasciò a terra. Il vampiro si pulì la bocca sulla stoffa del suo mantello nero. Alzò il viso e vide le persone che erano entrate, cioè loro.
– Salve – disse il vampiro con voce roca.
– Hai ucciso una povera signora – lo accusò Evangeline, il vampiro fece spallucce – E’ stata lei a chiedermi di ucciderla, era malata e aveva ancora pochi giorni da vivere. Mi ha detto che non le importava se avesse vissuto un giorno in più o un giorno in meno, tanto la sua famiglia non l’avrebbe più rivista –
Evangeline fece il segno della croce – Amen –.
– Wow, sei un angelo – esclamò il vampiro avvicina dosi a loro, ma Lucifero fu veloce e si mise davanti a lei, – Non ti azzardare ad avvicinarti a lei, ci siamo capiti? – lo minacciò puntandogli un coltello al collo. Il vampiro alzò le mani ed indietreggiò – Calma, calma, non volevo farle niente – disse guardando prima Lucifero e poi Gideon sul quale si soffermò parecchio.
Gideon e il vampiro - di cui ancora non si sapeva il nome – si fissarono poi il succhia sangue ruppe il silenzio – Il mio nome Klaus Tussand – disse porgendo una mano al fratello di Lucifero. Gideon sorrise al vampiro e strinse la sua mano nella sua – Gideon Evilspawn – disse il demone.
Klaus aveva i capelli color grano e due occhi color ghiaccio così penetranti e così intensi da catturare lo sguardo di chiunque, indossava un mantello nero con cappuccio che in quel momento era tirato indietro, sotto portava un maglione a quadri nero e grigio, un paio di pantaloni neri e un paio di scarpe marroni.
Lucifero tossicchiò riportando al presente suo fratello e il vampiro che sembravano ipnotizzati. Entrambi scossero la testa e poi lo guardarono – Io sono Lucifero e lei è la mia compagna Evangeline – disse l’uomo portando un braccio intorno al fianco della donna.
– Lucifero? Sul serio? – chiese sbalordito Klaus, – Sì, sono proprio io – rispose il demone.
Il vampiro spalancò la bocca e gli occhi, sembravano essere pronti ad uscire dalle orbite. Gideon rise poi si portò una mano davanti alla bocca – Fratellino sciocchi sempre tutti – disse il demone avvicinandosi al vampiro e gli chiuse la bocca – Chiudi la bocca che sennò entrano i moscerini –.
– Tu sei il fratello di Lucifero? – chiese scioccato
– Sì, in tutta la mia magnificenza – rispose Gideon portandosi le mani sui fianchi.
– Cazzo –
– Vogliamo andare ora? Abbiamo ancora molta strada da fare – si intromise Lucifero in quel discorso insignificante.
 Gideon annuì – Sì, è meglio andare – disse avvicinandosi alla porta, Lucifero ed Evangeline erano già fuori e aspettavano solo lui, – Dove andate? Posso venire con voi? – chiese il vampiro avvicinandosi a Gideon, – Dobbiamo andare alla miniera dell’illusione, per me va benissimo, vero che fratellino va bene anche per te? – chiese il demone facendo il broncio a suo fratello che sospirò rassegnato – Va bene, basta che la pianti di fare il cretino – disse poi guardò Klaus puntandogli un dito contro – Se provi solo a fare danni giuro che ti ammazzo – lo minacciò Lucifero prima scendere le scale insieme a Evangeline.
Gideon e Klaus si sorrisero.
– Benvenuto a bordo –.

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Capitolo 8
*** 8. ***


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La bufera di sabbia era ormai passata e loro da circa un quarto d’ora stavano camminando in quella desolazione. Evangeline e Lucifero non facevano altro che controllare dappertutto una possibile entrata per la miniera, ma senza aver trovato ancora nulla. Gideon e Klaus invece parlavano dei loro viaggi. Si erano ritrovati con molte cose in comune, come ad esempio viaggiare, ascoltare musica metal ed entrambi erano calamite per i disastri. Quando Lucifero l’aveva sentito, sospirò esasperato. Non gli bastava il fratello, adesso aveva anche un vampiro come calamita per i disastri.
Dopo altri quindici minuti riuscirono a trovare la miniera, l’entrata era ricoperta di edera ed era stata chiusa con delle assi di legno inchiodate tra loro.
Lucifero e Gideon le staccarono cercando di fare il minor rumore, non si sapeva mai che potesse crollare.
Quando entrarono c’erano ancora le tracce e le attrezzature arrugginite, usate molti anni fa, da centinaia di persone che si guadagnavano il pane entrando nelle viscere della terra. Quando furono dentro del tutto si sentirono subito gli odori, lo stillicidio dell'acqua e la poca luce fatta dalla torcia che teneva in mano Lucifero. Camminarono per un po’ fin quando un paio di pipistrelli non spaventò Evangeline facendola cadere.
– Amore stai bene? – chiese Lucifero porgendo una mano a Evangeline, lei annuì e gliela prese usando quella su cui portava il guanto e poi si alzò.
– Grazie – disse pulendosi il vestito bianco - ormai sporco di fango - che indossava.
– Visto che avevo ragione, non era un abito giusto per un viaggio come questo – disse Gideon scuotendo la testa, ricevendo indietro uno sguardo fulminante da parte del fratello.
– Oh va bene non parlò più! – poi rivolgendosi verso Klaus – Hai visto come mi tratta? Che fratello bastardo che ho – disse sarcastico Gideon, Klaus accennò un piccolo sorriso.
Lucifero insieme a Evangeline andarono avanti, fin quando non trovarono due vecchie locomotive arrugginite. Più avanti c’era l’accesso al sottolivello, ma era completamente allagato.
– Come facciamo a passare ora? –
– Fratellino dobbiamo nuotare, ovviamente –
– Ha ragione – intervenne Klaus.
– Tu sta zitto! Quindi mi stai dicendo che lo sapevi che era allagato? Mi spieghi per non ce l’hai detto? –
– Me ne sono dimenticato – disse Gideon alzando le spalle, Lucifero sospirò portandosi una mano sulla fronte.
Evangeline si tolse le scarpe poi si tuffò in acqua. L’acqua era gelata, sembrava trafiggerle le ossa.
– Complimenti Evangeline – disse Gideon prima di buttarsi anche lui. Lucifero subito dopo ed infine Klaus.
Fecero un bel respiro e poi andarono sott’acqua, nuotarono alla velocità della luce, il fatto che loro potevano stare sott’acqua quanto volevano per non avevano bisogno di ossigeno li aiutò ad andare ancora più veloce fino ad arrivare dall’altra parte. Quando sbucarono fuori dall’acqua la prima ad uscire fu Evangeline che si strizzò i capelli e poi il vestito. Fu poi seguita da Lucifero, Gideon ed infine Klaus.
Le pareti della miniera in quella parte erano ben levigate, c’erano anche incastonate delle pietre preziose tra cui rubini e smeraldi. Il lungo passaggio era illuminato da delle lanterne appesa nelle pareti. Si capiva perfettamente che quella parte di miniera era quella dove risiedeva il demone.
Chi è che disturba il mio sonno? Con che coraggio disturbate il grande e potente Adahon?
Preparatevi alla mia ira.
Quando smise di parlare, i quattro si sentirono avvolgere da una strana luce. Intorno ad ognuno di loro si andò a creare un campo magnetico. Cominciarono a sparire, uno alla volta. Adesso erano soli, soli con i loro sogni o perché no, con i loro incubi.

 

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Capitolo 9
*** 9. ***


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La prima ad essere risucchiata era stata Evangeline.
Quando aprì gli occhi si era ritrovava in un campo di erba abbandonato. L'erba era verdissima ed era anche molto alta. Si capiva perfettamente che non passavano a tagliarla da molto tempo. Camminò per un po’ cercando di capire dove si trovasse, il vestito era completamente bagnato per via dell’erba bagnata e sporco per colpa del fango.
Si guardò ancora intorno poi ricordò, era il luogo del suo primo incontro con Lucifero. Solo che prima era molto curato e pullulava di fiori e alberi ben tenuti. Prima era un posto felice ed invece ora era solo un altro posto abbandonato.
Da lontano scorse un’ombra avvicinarsi, sempre di più, facendosi poi più nitida. Era Lucifero.
Evangeline gli corse incontro – Lucifero perché ci troviamo qui? – chiese per poi guardarlo meglio, aveva la maglia zuppa di sangue e in mano teneva un coltello.
– Che cosa hai fatto? – chiese sconvolta la donna, Lucifero le mostrò delle ali d’angelo inzuppate dal sangue – Quello che era giusto fare, sterminare gli angeli – disse Lucifero cupamente.
Evangeline scosse la testa cercando di non piangere, – Non puoi averlo fatto davvero – disse portandosi le mani sugli occhi, Lucifero rise sadicamente – L’ho fatto davvero e tu sarai la prossima – disse avventandosi sulla donna.
Evangeline urlava cercando di divincolarsi dalla presa di Lucifero, gli tirò un calcio negli stinchi e riuscì a staccarsi da lui.
Voleva scappare, ma non ci riusciva, era come bloccata. Vedere Lucifero così la spaventò davvero tanto, ma poi capì, non era reale.
Non era reale, perché a quest’ora sarebbe dovuta essere a terra con dolori in tutto il corpo, l’aveva toccata e stretta fra le sue braccia, avrebbe dovuto essere già con qualche parte del suo corpo gelato invece stava bene.
Lucifero le si stava avvicinando di nuovo, ma lei fu più veloce e con una sfera di ghiaccio, riuscì a sconfiggere il suo incubo.
Si sentì pervadere da dei brividi poi quando riaprì gli occhi si ritrovò di nuovo nella miniera ed era completamente sola.
 
Il secondo invece era stato Lucifero.
Differente dalla donna, lui si trovava nel suo castello, in quel momento c’era una grande festa ed insieme a lui c’era Evangeline. Stavano ballando felicemente.
– Vieni andiamo un attimo sul balcone – le sussurrò Evangeline nell’orecchio, Lucifero annuì ed uscirono.
Evangeline chiuse per bene le due grandi porte e poi si avvicinò al balcone andando a mettersi di fronte a Lucifero. Gli accarezzò una guancia per poi sfiorarli le labbra.
– Lucifero uccidimi – disse la donna a due centimetri dal viso di Lucifero.
– Cosa stai dicendo? Sei impazzita? – chiese scioccato l’uomo, accarezzando un braccio alla donna.
Evangeline ghignò – Tesoro so che lo vuoi fare, quindi fallo – disse dandoli in una mano un coltello.
L’uomo scosse la testa, – Non lo farò mai, io ti amo – disse sconvolto. Evangeline rise – Sei un debole e poi io non ti ho mai amato – disse seria la donna.
Evangeline si avvicinò ancora di più a Lucifero, gli prese la mano con il coltello e se lo puntò in mezzo al petto – Forza fallo – disse insistente.
– Non lo farò mai perché questo è solo uno stupido incubo, è tutta finzione – disse l’uomo stringendo il coltello poi lo puntò contro al marmo del balcone che scomparse lasciando Lucifero da solo. Un secondo dopo venne risucchiato e trasportato nella miniera.
Ad aspettarlo c’era un Evangeline in lacrime. Lucifero corse da lei, – Amore mio cosa succede? – chiese tristemente l’uomo sfiorandole la mano, la donna alzò lo sguardo e tirò su con il naso – Il mio incubo mi ha scosso – disse la donna asciugandosi le lacrime con le mani.
– Anche il mio era spaventoso, c’eri tu, mi chiedevi di ucciderti e mi dicevi che non mi avevi mai amato –
La donna scosse la testa – Io ti amerò sempre –
– Lo so ed è per questo che ho capito che era tutta una finzione – disse sorridendole, Evangeline ricambiò.
Lucifero la guardò dolcemente, aveva le guance arrossate, gli occhi gonfi e lucidi per via del pianto, ma per lui era lo stesso bellissima.
– Nel mio sogno tu avevi ucciso un angelo strappandogli le ali e dicevi che la prossima era io e hai cercato di uccidermi, ho capito che era una finzione perché non mi era successo niente dopo che tu mi avevi toccata –.
– Non ti farei mai del male e lo sai –
La donna annuì – Sì, lo so – poi guardandosi in giro chiese a Lucifero – Dove sono Gideon e Klaus? –

 

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Capitolo 10
*** 10. ***


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La donna annuì – Sì, lo so – poi guardandosi in giro chiese a Lucifero – Dove sono Gideon e Klaus? –

– Siamo qui – risposero in coro di due, Gideon sorrise al fratello – Ce ne avete messo di tempo eh – disse sbuffando, – Perché? Quanto siamo stati via? – chiese stupito Lucifero.
– Siete stati via più o meno due ore, siamo stati qui ad aspettarvi tutto il tempo – rispose pensoso Gideon.
Lucifero scosse la testa e poi sospirò – Penso che sia ora di andare allora. Per quale città dovremmo passare ora? – chiese al fratello.
– Dobbiamo passare per l’isola della misera, ma ci toccherà rubare una barca per arrivarci – rispose eccitato Gideon.
– Chissà come mai sei eccitato, tu non vedi l’ora di combinare guai e adesso hai anche un amichetto che ti aiuterà – disse seccato Lucifero poi scoccò un’occhiataccia a Klaus.
– Non combineremo guai, stai tranquillo – disse offeso il demone.
– Questa volta quale demone ci toccherà subirci? –
Ohidus, il demone dell’abisso e questa volta ci toccherà combattere perché soltanto uccidendolo si aprirà il portale per continuare il nostro viaggio –
– Bene, allora partiamo –
– Dove la troviamo una barca? – chiesero Evangeline e Klaus che erano stati in silenzio fino ad’ora.
Gideon non rispose, ma dalla sua espressione si capiva perfettamente che lui sapeva dove trovarla.
Quando uscirono dalla miniera, videro subito una piccola spiaggia sabbiosa e deserta sulla loro destra. Il cielo era pieno di scure nubi nere e gonfie di pioggia, il mare era tempestoso, le onde si infrangevano sulla riva con ritmo regolare e lanciavano spruzzi sulla riva. Il mare scuro, con la schiuma brillava sotto alla luce della luna. Lungo la spiaggia nessuna presenza umana, ovviamente, avrebbe detto Gideon. Un vento freddo e penetrante soffiava contro le loro pelli, facendoli rabbrividire. C’era un’unica barca, piccola e vecchia. La vela era piena di buchi. Per fortuna il resto era a posto.
– E’ meglio non partire ora, aspettiamo che il mare si calmi – disse Evangeline, guardando affascinata il mare.
Lucifero l’affiancò, in quel momento avrebbe voluto abbracciarla, stringerla forte fra le sue braccia. Gli mancava il contatto fra loro, gli mancavano le sue labbra, tanto quanto mancava a lei.
Si rifugiarono per la notte in una piccola capanna vicino mare. Faceva molto freddo e anche se provavano ad accendere il fuoco bastava un po’ di vento per spegnerlo. Gideon e Klaus si erano messi in un angolo e si tenevano stretti per tenersi un po’ al caldo. Vedendo quella scena anche Lucifero avrebbe voluto fare lo stesso con Evangeline, ma non poteva e questo lo struggeva dentro.
Evangeline lo capì subito, così gli sfiorò con la mano la guancia facendolo sorride un po’.
– Vorrei poterti scaldare anche io – gli disse tristemente.
– Lo so, anche lo vorrei tanto. Vedrai che riusciremo a riprendere il mio cuore – disse l’angelo sorridendo al suo demone. Lucifero annuì ricambiando il sorriso.
Gideon e Klaus si erano addormentati già da un po’, cosi anche loro si sdraiarono sul pavimento legnoso e si addormentarono cullati dal suono del mare.

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Capitolo 11
*** 11. ***


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Il mattino seguente il gruppo di amici si imbarcò sulla barca e partirono, il mare per fortuna si era calmato e quindi potevano viaggiare tranquilli.
Stavano viaggiando tranquillamente fin quando Gideon e Lucifero non iniziarono a litigare per chi doveva tenere il comando. Evangeline se ne stava seduta e con la mano sfiorava l’acqua e ogni tanto congelava qualche spruzzo, tanto per fare qualcosa. Invece Klaus assisteva alla scena difendendo anche Gideon.
– Tu sta zitto, se non vuoi che ti disintegri – Lucifero minacciò Klaus spaventandolo.
– Lascialo stare, non stava facendo niente di male – gli urlò contro il fratello.
Lucifero sbuffò seccato – Bene! Allora tu va’ con il tuo fidanzatino a sbaciucchiarti e lascia a me il comando – disse minaccioso.
Gideon lo guardò malissimo poi prendendo per mano Klaus si andarono a sedere vicino ad Evangeline.
– Non so come tu faccia a starci insieme – disse Gideon ad Evangeline che si era spostata per guardarli.
Lei alzò le spalle – Con me non è così – rispose semplicemente la donna per poi tornare a guardare il mare.
Gideon sospirò poi guardò Klaus e gli sorrise, – Stai bene? – chiese gentilmente prendendo le mani al vampiro. Lui annuì poi gli diede un bacio sulla guancia.
Lucifero fece un verso schifato girando la testa da un’altra parte, Evangeline emise una leggera risata cercando di trattenerla portando le mani davanti alla bocca.
– Dai amore lasciali stare, non hanno fatto niente di male – disse l’angelo sorridendo a Gideon e a Klaus.
Lucifero per tutto il viaggio stette zitto, Gideon però ogni tanto parlava e gli dava le indicazioni su dove doveva andare.
Verso sera arrivarono a destinazione, erano tutti molti stanchi così decisero di rimanere a dormire sulla barca, attraccandosi all’isola. La luna stava calando ad ovest ma era ancora grande e luminosa. Si addormentarono subito, la prima a svegliarsi fu Evangeline il sole era spuntando da dietro le rupi scoscese. Il mare era calmo. La donna svegliò tutti ed insieme scesero dalla barca. La sabbia era soffice e nera, si sentiva l’odore del mare e il rumore delle onde che s’infrangevano sugli scogli. Un po’ più avanti, al centro dell’isola, c’era una fitta boscaglia, talmente fitta da rendere difficile il loro cammino. Camminarono per un po’, inoltrandosi nella boscaglia, ad un certo punto Evangeline si fermò, proprio al centro della foresta c’era una costruzione gigantesca, formata da più di cento gradini e costruita nella roccia.
– Abbiamo trovato la casetta di Ohidus – disse Gideon marcando sulla parola casetta.
Lucifero si incamminò sulla lunga scalinata, Evangeline lo seguì subito standogli accanto. Gideon e Klaus stavano qualche passo più indietro di loro e controllavano a destra, sinistra e indietro se c’era qualcuno.
– Sei sicuro di voler entrare? – chiese Gideon quando furono arrivati davanti al grande portone di legno intagliato perfettamente nella roccia.
– Sì che ne sono sicuro – rispose Lucifero aprendo il portone, entrò dentro seguito dagli altri, Gideon che fu l’ultimo ad entrare, lasciò che la porta si andasse a chiudere da sola, ma sbatterono fortemente tra loro, facendo un fracasso assurdo. Tutti si girarono verso di lui guardandolo con gli occhi spalancati – Sei pazzo? Dovevi tenera quella cazzo di porta – sbottò Lucifero portandosi una mano sulla fronte. Il demone alzò le spalle sussurrando un mi dispiace poi di colpo si sentì il pavimento tremare, come se qualcuno o qualcosa di molto grosso si stesse avvicinando a loro. Arrivò un demone di almeno otto metri, dalla pelle bluastra, aveva due teste, in una aveva delle corna molto lunghe e sporgenti e nell’altra aveva un unico occhio ed era completamente rosso. L’addome era trasparente, sembrava una gelatina molliccia. Si intravedevano soltanto le vene in cui passava il suo sangue nero, sì, perché i demoni degli abissi non avevano organi interni, a parte il cuore, che poteva essere situato nella testa o sul petto.
Chi è che disturba la mia quiete? Con che coraggio disturbate il grande e potente Ohidus? Preparatevi alla mia ira. –
– Ma voi demoni dite tutti la stessa identica cosa? Chi è che disturba….gnè gnè – disse sbuffando Gideon.
Il demone lo fulminò con lo sguardo, – Tu, stupido demone inferiore come osi? – urlò Ohidus scagliando contro Gideon una sfera d’acqua che lo colpì in pieno petto scaraventandolo contro ad un pilastro di roccia. Klaus urlò il suo nome e gli corse incontro.
Il demone rise sadicamente poi puntò un dito contro ad Evangeline e Lucifero ­­Adesso tocca a voi due – disse preparandosi a scagliare una nuova sfera d’acqua.

 

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Capitolo 12
*** 12. ***


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Lucifero si parò davanti al’angelo per proteggerla, il demone scagliò contro di loro la sfera d’acqua che colpì il demone in pieno. Evangeline urlò e si andò a nascondere dietro ad un grande pilastro. Guardò Lucifero rimanere immobile a terra, era lucido, ma non riusciva ad alzarsi perché era bloccato. Evangeline uscì allo scoperto e lanciò una sfera di ghiaccio contro Ohidus per distrarlo da Lucifero. Il demone si girò verso di lei, Evangeline iniziò a correre seguita da Ohidus che cercava di colpirla. – Siete degli esseri così minuscoli che mi viene difficile colpirvi –. Lucifero si alzò di scatto ed estrasse dal fodero una spada dalla lunga lama a doppio filo affilato. L'elsa e la lama era completamente in acciaio. L'elsa era decorata con dei braccioli simili alle ali di un drago, sul pomolo la raffigurazione di un teschio simbolo di morte. Lucifero cercò di attirare l’attenzione del demone verso di lui quando Ohidus si girò, lo colpì con la spada ad una gamba, facendole cadere in ginocchio.
Il demone emise un urlo agghiacciante poi si rialzò velocemente e sferrò un pugno a Lucifero che riuscì a schivare all’ultimo momento. Lucifero con un altro colpo di spada tagliò la testa al demone che ruzzolò a qualche metro di distanza dal corpo. Rivoli di sangue nero schizzarono dappertutto e intorno al corpo di Ohidus si creò una pozza nerastra.
– E’ morto? – chiese Evangeline impaurita.
– No, non gli ho colpito il cuore, si rigenererà fra qualche mese – rispose Lucifero ritirando la spada della sua fodera. Gideon era appena rinvenuto, si portò una mano alla testa dolorante – Ahio! Che male! – esclamò il demone massaggiandosela.
– Hai preso una bella botta, come ti senti? – chiese premuroso Klaus che lo aiutò ad alzarsi. Barcollando Gideon riuscì a mettersi in piedi – Mi gira tutto, oddio, è morto vero? – chiese al fratello.
– No, non è morto. Pian piano si rigenererà, ma ci vorranno mesi – disse per la seconda volta il demone.
– Oh, okay – disse scrollando le spalle Gideon.
– Adesso dove dobbiamo andare? –
– Dobbiamo passare per il Sepolcro dei Demoni, però adesso dobbiamo aspettare che si apra il passaggio –
Gideon iniziò a girovagare per il palazzo aspettando il portale si aprisse, seccato si andò a sedere su un enorme trono fatto di roccia infondo nella parete centrale.
Lucifero si stava davvero scocciando – Quando si aprirà ‘sto portale? – chiese incavolato.
Gideon scrollò le spalle – Dovrebbe aprirsi da solo – rispose annoiato.
Evangeline stava perlustrando l’enorme palazzo, guardandosi in giro trovò quello che al primo impatto sembrava uno specchio ma in realtà era il portale.
– Lucifero ho trovato il portale – urlò l’angelo dall’altra stanza. Lucifero, Gideon e Klaus corsero verso la stanza.
Appena entrarono Evangeline disse – E’ quello – indicando lo specchio che stava al centro della stanza.
– Siete pronti? Dobbiamo pensare tutti e quattro al sepolcro dei demoni per far si che ci trasporti lì – disse Gideon prendendo per mano Klaus ed Evangeline, Lucifero prese la mano di Klaus e poi con lo sguardo incenerì il fratello.
– Al mio tre – disse Gideon iniziando a contare tre, due, uno…e poi si buttarono nel portale.

 

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Capitolo 13
*** 13. ***


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Una luce talmente forte e luminosa gli accecò. Stavano fluttuando nel nulla, si sentivano leggeri come delle piume. Quando si risvegliarono, si trovarono in un prato completamente rinsecchito, senza alcun tipo di vegetazione. Un tempo doveva essere stato davvero bello, verde e folto. Invece ora era diventato un covo per i drogati.
Pian piano si alzarono tutti, era leggermente frastornati. La loro testa sembrava stesse per scoppiare da un momento all’altro.
Gideon fu il primo ad alzarsi – Ci siamo! Siamo a Sibenea, il sepolcro dei demoni si trova sotto alla chiesa –
Lucifero si massaggiò la testa – Quale chiesa? –
– L’unica chiesa che esiste qui –
– Gideon hai viaggiato molto vedo – disse sarcastico Lucifero.
Il fratello gli fece una linguaccia e poi offeso si diresse verso all’unico motel che esisteva lì. Il murder hotel. Già dal nome si capiva che erano morti molte persone in quel posto, ma essendo che era l’unico posto in cui potevano riposarsi un po’ poteva, anzi doveva andare bene.
La città era di medie dimensioni ed era scarsamente popolata, principalmente da drogati e puttane. Si trovava vicino alla costa Aqueos. La città era principalmente costruita da mattoni. La città era difesa da una guardia un po' apatica, e la sua caratteristica più notevole era il quartiere a luci rosse.
– Murder hotel eh? – chiese Klaus affiancando Gideon che gli mise un braccio intorno alla spalla e lo strinse a sé.
– Vedrai ci divertiremo – rispose Gideon guardando malizioso il vampiro che ricambiò lo sguardo.
– Mi fate venire il vomito – esclamò disgustato Lucifero che stava qualche passo indietro insieme ad Evangeline.
Gideon gli scoccò un’occhiataccia e poi tornò a parlare con Klaus. Evangeline invece sospirò rassegnata. Quei due non facevano altro che battibeccarsi.
Entrarono nell’hotel, alla reception c’era un uomo bassotto dallo sguardo annoiato. Il viso giallognolo era scavato da rughe profonde, il cranio pelato era sudicio di sudore. La fronte corrugata mostrava ancora di più le sue rughe. Con occhi piccoli e sporgenti fissava con curiosità il gruppo di amici. Si alzò dalla sua poltrona sudicia e ricurvo si avvicinò a loro.
La camicia che indossava era sgualcita e umida di sudore. I pantaloni erano consumati e pieni di buchi. Da quanto tempo quest’uomo non si lavava? E da quanto tempo non veniva pulito questo posto?
– Benvenuti al motel murder, desiderate? – chiese l’uomo della reception con voce nasale.
– Vorremo due stanze matrimoniali, se è possibile – rispose Lucifero batticchiando due dita sul bancone di legno.
– Sì, sono libere la tre e la cinque – disse l’uomo tirando su con il naso. Si strofinò il naso con la manica della maglia e poi andò a prendere le due chiavi. Le porse a Lucifero.
In quel preciso momento entrarono due ragazzi dall’aria fatta. Infatti, erano proprio fatti, la ragazza non si reggeva neanche in piedi, con l’aiuto del ragazzo la portò nella loro camera del motel.
 – Bel posto – commentò sarcastico Lucifero davanti all’uomo della reception che scrollando le spalle tornò a sedersi sulla sua lurida poltrona e si mise a leggere un giornale che segnava come data 14 gennaio 1995. Questa città sembrava essere dimenticata da tutti e puntualmente loro ci erano proprio capitati per poter continuare il loro viaggio.
Sospirando il gruppo di amici si diresse nelle rispettive camere. Gideon e Klaus si chiusero subito in camera. Invece Evangeline e Lucifero avevano persino schifo a toccare gli oggetti di quella stanza. La stanza era molto sporca e molto disastrata. Beh cosa si potevano aspettare da un posto come quello. Evangeline cerco di aprire un po’ la finestra per far cambiare l’aria che era davvero pesante, ma ovviamente la finestra era bloccata. Stanca si sedette sul bordo del letto e sospirando si porto le mani fra i capelli. Stava diventando frustante questo viaggio per la donna. Non aveva mai visto così tante cose brutte nella sua vita fino ad’ora. L’inferno era orribile, ma lei amava Lucifero e voleva davvero stare con lui, quindi cercò di impuntarsi che doveva continuare e che quando finalmente avrebbe avuto indietro il suo cuore sarebbe stata meglio e quei posti non gli avrebbe mai più rivisti.

 

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Capitolo 14
*** 14. ***


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Evangeline si continuava a girare e rigirare nel letto. Non riusciva a dormire. L’aria in quella stanza era troppo pesante, così pesante da farle mancare il fiato. Si alzò dal letto e si diresse verso il bagno, dove di igiene c’è n’era ben poco. Si guardò allo specchio, si vedeva chiaramente che era stanca, con quelle occhiaie sotto agli occhi così pronunciate. Lei era stanca, ma non riusciva ad addormentarsi in quel posto così sudicio.  Da dietro le tende c’era solo un filo di luce argentea che a malapena sfiorava il suo viso, la sua pelle pallida sembrava ancora più chiara quella sera; la luce della luna passava tra una fessura fra le due tende chiuse. I suoi capelli le si erano appiccicati alla nuca per via del sudore. Si sentiva orribile e stanca, maledettamente stanca.
– Ehi amore, non ti senti bene? – chiese Lucifero bussando alla porta.
L’angelo si diede un’ultima occhiata e poi uscì dal bagno – No, sto bene, solo che non riesco a dormire qui – rispose indicando la stanza.
– Lo so, questo posto è orribile, mi dispiace che tu debba subire tutto questo orrore – disse Lucifero sfiorandole il braccio da sopra il vestito.
– Le dita come sono? – chiese il demone.
Evangeline alzò la mano e togliendosi il guanto gli mostrò le due dita ghiacciate. Erano ancora di ghiaccio, non erano tornate normali. La donna cercò di muovere ma senza risultati, era come se quelle due dita le fossero state staccate dalla mano.
– Vedrai che appena riavrai il cuore tornerà tutto apposto, manca poco a Silent Valley –
Evangeline gli sorrise dolcemente – Lo so amore mio, lo so –
Tornarono a letto e questa volta Evangeline riuscì ad addormentarsi.
 
Intanto nell’altra stanza Gideon e Klaus se ne stavano sul letto a parlare fin quando il vampiro non si mise sul demone ed iniziò a baciarli dolcemente il collo, poi salì verso la sua bocca e lo baciò sfiorando appena le labbra. Era un bacio timido e leggero che poi si trasformò in uno più dolce e passionale. Klaus andò ad alzare la maglia di Gideon e iniziò a baciargli il petto mentre anche il demone gli tolse la maglia.
Klaus gli baciava il collo senza sosta e poi con le mani arrivò ai pantaloni e glieli tolse. Gideon fece lo stesso, quando rimasero completamente nudi Klaus si appoggiò pian piano su il demone e si sorrisero, poi entrò lentamente dentro di lui, che sussultò dal piacere.
Si baciarono ancora. Klaus diede un altro paio di spinte ed insieme urlarono dal piacere, poi uscì da dentro il demone e gli si sdraiò vicino. Si diedero un altro bacio e poi si misero a dormire stando abbracciati.
 
Il mattino seguente il primo a svegliarsi fu Gideon che stette a guardare il vampiro dormire al suo fianco. Si stava innamorando. Ne era certo.
Il vampiro si svegliò poco dopo, sorridendo al demone. Gideon li diede un leggero bacio sulla guancia. – Buongiorno vampirello – disse dolcemente il demone. Il vampiro si tirò su e si stiracchiò – Buongiorno a te – disse mezzo addormentato.
Gideon uscì dalle coperte e si diresse verso il bagno mettendosi solamente la maglia di Klaus – Piccolo sta meglio a te la mia maglia – disse il vampiro alzandosi anche lui dal letto cercando i suoi boxer che erano andati a finire su una lampada. – Grazie – disse il demone uscendo dal bagno e stampando un bel bacio in bocca al suo vampiro.
– Forse ora è meglio che ci vestiamo, così prima partiamo, prima finiamo questo viaggio – disse il vampiro indossando i pantaloni.
– Dopo il viaggio verrai a vivere con me? – chiese il demone mettendosi i pantaloni saltellando per la stanza.
Il vampiro rimase scioccato, non si aspettava quella domanda. – Se mi vuoi verrò – rispose Klaus accarezzando i capelli del suo amato. Gideon gli sorrise – Certo che ti voglio stupido vampiro – disse dandogli una pacca sul culo.
– Forza ora andiamo – disse Gideon aprendo la porta della camera del motel.
 
Lucifero si svegliò abbracciato ad un cuscino che Evangeline aveva messo tra loro per non sfiorarsi nel sonno. Si ritrovò nel letto da solo. Evangeline era in bagno che si pettinava i lunghi capelli argentei. Lucifero si alzò dal letto e si stiracchiò. Si diresse verso il bagno – Buongiorno piccola mia – disse dolcemente il demone. La donna gli sorrise, quella mattina era più tranquilla, si sentiva bene. Forse era il bambino che gli trasmetteva emozioni felici.
– Buongiorno anche a te –
– Sei di buon umore! Ne sono felice – esclamò Lucifero contento.
– Penso sia il bambino – rispose la donna accarezzandosi la pancia.
Il bambino che stava crescendo dentro Evangeline aveva sia i poteri di lei che di lui. Era metà angelo e metà demone. Fino all’età di diciotto anni avrà entrambi i poteri, ma nel giorno del diciottesimo compleanno dovrà decidere quali poteri tenere e quali abbandonare. Perché troppo potere potrebbe disintegrarlo. Rendendolo pazzo e sadico, pronto ad uccidere chiunque, persino le persone che ama.
– Pensi che possa appoggiare le mani sul ventre? – chiese Lucifero avvicinando le mani alla pancia ancora piatta della donna.
– Non lo so, prova – rispose la donna toccandosi la pancia.
Lucifero appoggiò entrambi le mani sul ventre della donna, sentì il battito del bambino. Sorrise sapendo che tra un paio di mese sarebbero diventati in tre. Sarebbero diventati una famiglia.
Per loro fortuna non successe niente. Nessun congelamento.
– Pensi che sia il bambino a proteggerti? – chiese Lucifero accarezzando anche la pancia.
La donna scosse la testa – Non saprei, può essere, per metà è anche un angelo – rispose sorridendo.
Di colpo sentirono bussare – Siete pronti per partire? – urlò da fuori Gideon.

 

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Capitolo 15
*** 15. ***


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Evangeline e Lucifero uscirono dalla stanza ed insieme ai due amici partirono nella mattinata.
Il sepolcro era situato sotto all’unica chiesa di quel piccolo paese, il sepolcro abbandonato era dei Darknight, un’antica e nobile famiglia che venne bruciata viva nella loro casa e poi portata al sepolcro.
Il sepolcro era un’antica costruzione in pietra. L’ingresso era una piccola porta di legno con inchiodate sopra due croci.
Lucifero fu il primo ad entrare. La stanza era molto buia, non lasciava intravedere che ombre sfuggenti illuminate solo dal pallido chiarore di una tenue luce filtrata dalla porta socchiusa.
Evangeline fu la seconda ad entrare, tra le mani teneva una sfera di luce, grazie a quella luce riuscirono a vedere cosa c’era in quel posto. Casse di legno incastonate in tutto il muro con le lapidi con i nomi delle persone morte. In mezzo alla stanza c’era un tavolo di marmo con appoggiate delle candele rosse. Una di quelle candele era accesa, segno che qualcuno era stato lì da poco.
Klaus e Gideon entrarono dopo di loro tenendosi per mano. Gideon rabbrividì – Che posto cupo – sussurrò stringendosi nelle spalle.
– Ma dai, siamo in un sepolcro! E’ ovvio che sia cupo ‘sto posto – esclamò Lucifero avvicinandosi al tavolo con sopra le candele.
– Ah ah divertente fratellone! –
Klaus strinse di più la mano di Gideon e lo intimò a smettere di litigare. Sospirando si mise a leggere i nomi sulle lapidi. Courtney Darknight, Chloe Darknight, Alexis Darknight, Tristan Darknight e Mason Darknight.
– Sono tutti i Darknight che sono morti nell’incendio di quaranta anni fa – spiegò Gideon.
– Perché sono stati bruciati vivi? – chiese Klaus che si era messo al fianco di Evangeline.
– Perché uccidevano persone innocenti per i loro rituali – rispose Gideon toccando una lapide.
Intanto Lucifero si era inoltrato di più nel sepolcro. Stava leggendo i nomi, quando in nome attirò la sua attenzione Aurora Miracle. Accarezzò la lapide – Madre – sussurrò tristemente.
– Lucifero tesoro mio – disse una voce melodiosa.
– Madre!Madre dove siete? – chiese tristemente Lucifero.
– Sono qui – rispose la donna.
– Perché sei stata sepolta qui? –
– Per punizione, per aver messo al mondo te e Gideon –
– Che cosa? –
– Hai capito bene tesoro, hanno aspettato che morissi per condannarmi per l’eternità qui con questi spettri maligni –
– Non capisco –
– Tesoro mio, ora tu sei Satana e beh tuo fratello è un demone, secondo loro ho messo al mondo dei mostri, per me siete i miei bellissimi figli – la donna si materializzò davanti a suo figlio. Era molto aggraziata. Con quel suo volto pallido e quei suoi occhi intensi, di un colore azzurro come il cielo. Le labbra rosee erano fini e aveva un sorriso perfetto. Aveva i capelli lunghi di un nero corvino con delle lunghe ciocche ambrate sparse qua e la. Indossava un bellissimo vestito bianco lungo fino ai piedi.
– Mamma – urlò Gideon correndo verso di lei cercando di abbracciarla ma la trapasso senza neanche sfiorarla.
– Figlio mio, non puoi toccarmi, sono uno spettro ora – disse la madre sorridendogli.
– Mi manchi mamma – disse rattristito.
– Anche voi tesori miei. Ora devo andare, prendete queste e finite il vostro viaggio – disse Aurora porgendo a Lucifero quattro sfere dorate che illuminavano fra le sue mani.
– Ci mancherai mamma – disse Gideon asciugandosi una lacrima.
– Addio – disse la donna prima di sparire.
Gideon scoppiò a piangere, le lacrime iniziarono a bagnarli le guance. Lucifero lo abbracciò sussurrandogli un andrà tutto bene. Gideon scoppiò in un pianto disperato, singhiozzando, stando abbracciato al fratello, il suo corpo tremava per via dei forti singhiozzi.
Lucifero lo strinse più forte a sé, accarezzandogli la schiena, cercando disperatamente di farlo calmare. Gideon si strinse di più a lui, continuando a piangere. Lucifero anche se non lo dava a vedere voleva bene al fratello e vederlo così lo faceva stare male. – Shh..Gideon va tutto bene, non piangere, andrà tutto bene, ci sono io qui – Gli sorrise calorosamente,per tranquillizzarlo.
– Ti voglio bene fratellone – disse Gideon tirando su con il naso e appoggiando la testa sulla spalla del fratello.
– Anche io – disse Lucifero sorridendo fra i capelli viola del fratello.

 

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Capitolo 16
*** 16. ***


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Appena furono usciti dal sepolcro, Lucifero e Gideon spiegarono quella che avevano visto. La loro madre e le sfere per poter andare a Silent Valley.
– Mi dispiace così tanto ragazzi – disse Evangeline sfiorando le braccia di Lucifero e Gideon.
Gideon fece un respiro profondo – Dobbiamo andare ora – disse prendendo per mano Klaus.
Gli altri annuirono, ognuno di loro prese una sfera, insieme dissero Silent Valley e poi schiacciarono la sfera sotto ai loro piedi.
Una forte luce li avvolse tutti facendoli fluttuare. Quando riaprirono gli occhi si trovarono in una camera mortuaria dove faceva davvero freddo, tanto, che quando respiravano facevano una nuvoletta di vapore.
– Perché ci troviamo in questo posto? – chiese Evangeline tremando.
– Non lo so – rispose Gideon avvicinandosi alla porta e l’aprì, poi facendo segno con una mano di seguirlo, uscirono da lì. Ad aspettarli c’era un piccolo taxi mezzo distrutto. La porta della macchina si aprì – Dove vi vedo portare miei cari? – chiese una voce spettrale da dentro il taxi.
– Alla cripta Silent Valley – disse impaziente Lucifero.
Salite – disse ancora la voce.
Quando entrarono nel taxi ad aspettarli c’era una donna sui sessanta anni con il viso magro segnato dalle rughe e da un’enorme cicatrice sulla parte destra del viso. Era piccolina, magra e ricurva su se stessa. I capelli erano bianchi, ondulati e si agitavano un po’ per via del vento. Aveva due grandi occhi sporgenti spenti ed erano neri come la notte. Era uno spettro che era stato condannato ad una vita eterna in quel posto cupo. La pioggia cadeva e il vento soffiava, il cielo era nuvoloso, ogni tanto appariva qualche lampo, ma il rumore del tuono si udiva a stento.
Siete pronti? – chiese la donna con voce cupa.
– Sì, potete andare – rispose Lucifero.
Evangeline si era seduta sulle gambe di Gideon perché nessuno di loro voleva stare davanti con la strana donna. Il taxi era sudicio, pieno di sporcizia e puzzolente. Sapeva di putrefazione.
Come mai andate in quel posto? – chiese la donna spostando lo specchietto per vedere meglio i suoi clienti.
– Perché dobbiamo riprendere una cosa – rispose Evangeline con la sua voce melodiosa.
Vi auguro di tornare indietro – rispose la vecchia svoltando a destra inoltrandosi in un’unica strada in mezzo ad un bosco. Il viaggio stava procedendo bene, era tutto tranquillo, erano isolati e l’unica strada che c’era, era quella che stavano percorrendo loro.
Dove diamine stavano andando? Dove si trovava questa cripta?
La macchina si fermò davanti ad una piccola casetta abbandonata in mezzo al bosco. Era conciata male. La metà del tetto era stato scorticato via dal vento. Gli scalini per arrivare all’entrata erano spezzati in due. Si poteva notare subito che il legno era marcio in certi punti.
Siete arrivati, la cripta si trova sotto la casa, c’è una botola lì dentro – disse la donna indicando la cosa con il suo lungo dito rinsecchito.
I quattro ragazzi la ringraziarono e poi cercando di non farsi del male entrarono nella casa. Era piena di polvere e ragnatele. L’odore pungente della muffa entrò nelle loro narici facendoli tossire.
Non c’erano mobili, solo un tappeto in mezzo alla stanza e delle candele messe lì vicino.
– Penso che sia lì sotto la cripta – disse Gideon indicando il tappeto.
Lucifero spostò il tappeto alzando un po’ di polvere facendo così tossire Evangeline che era al suo fianco. Klaus prese in mano una candela e con l’altra aprì la botola. Un odore di morte e putrefazione uscì da lì sotto. Lucifero fu il primo a scendere portandosi una mano davanti al naso. Scese per seconda Evangeline e poi Klaus e Gideon. Infondo a quel posto puzzolente c’era una porta rossa.
– Devo andare da sola – disse Evangeline facendosi coraggio, prese una torcia dalla borsa che teneva Klaus e facendo qualche passo si avvicinò alla porta che finalmente l’avrebbe portata alla libertà.
Aprendo la porta, entrò in un lungo tunnel. Alla fine di questo lungo tunnel del sottosuolo c’erano fiammelle di fuoco che donavano luce nel momento in cui Evangeline attraversava il lungo corridoio. Man mano che avvicinava all`ingresso della Cripta Oscura l`aria si faceva fitta e pesante, era quasi irrespirabile. La temperatura era bassa e man mano che si avvicinava all`ingresso della Cripta, scendeva sempre più. Evangeline stava tremando, aveva paura, ma doveva farcela.
Arrivò davanti all’ingresso della Cripta e con un incantesimo l’aprì. La cripta era diversa da come l’aveva immaginata, era luminosa e piena di candele rosse.
Evangeline ti stavamo aspettando.
– Chi siete? –
Siamo gli angeli del perdono. Abbiamo visto il viaggio che hai intrapreso. Le cose che hai visto. Sei riuscita a resistere a tutto quello e non hai abbandonato Lucifero. Complimenti.
– Grazie, ma cosa succede? –
Non vuoi indietro il tuo cuore?
– Si certo, è solo che non capisco. E’ stato Lui a togliermi il cuore e voi che siete angeli volete ridarmelo indietro. Pensavo che dovessi combattere, anche se credo che non ci sarei riuscita molto bene –
La risata degli angeli echeggiò nella cripta. No sciocchina. Abbiamo visto il tuo viaggio. Questo ci è bastato per vedere quanto tu amassi quel uomo e quanto lui amasse te. Anche se a noi ovviamente non piace e agli angeli nel piano di sopra non va giù che stiate insieme. Ma qui decidiamo noi, quindi adesso riavrai indietro il tuo cuore.
– Oddio, vi ringrazio – disse fra le lacrime Evangeline.
Un angelo le si materializzò davanti. Con un viso lungo roseo dall’espressione vivace. Una folta capigliatura dorata che gli incorniciava il viso. I piccoli occhi azzurri erano brillanti e lucenti. Indossava una lunga veste bianca con una cinta intorno alla vita dorata. Tra le mani teneva il cuore di Evangeline. Un cuore fatto di cristallo che illuminava di luce proprio fra le mani dell’angelo. Evangeline lo prese fra le mani e finalmente aveva riavuto indietro il cuore. Evangeline chiuse gli occhi e stringendolo fra le mani, una luce lo avvolse, quando la donna riaprì gli occhi il cuore era scomparso, ma lo sentiva forte e chiaro nel petto che pompava velocemente. Sorrise felice, finalmente ci era riuscita. Riaveva il suo cuore indietro.
– Vi ringrazio – disse la donna portandosi una mano sul cuore.
È stato un piacere. Ora vai, sei libera.
La donna annuì ed uscì di corsa dalla cripta, percorse velocemente il corridoio, quando fu arrivata davanti alla porta fece un respiro profondo e poi guardandosi indietro se ne andò.
Quando Evangeline uscì da lì, il primo ad andarli incontro fu Lucifero che l’abbracciò, stringendola fortemente fra le sue braccia. Lucifero strofinò il suo naso contro quello di Evangeline e le diede un bacio pieno di amore. Dopo di quello se ne diedero un altro, un altro ancora e poi altri cento.
– Finalmente amore mio – disse dolcemente Lucifero sorridendole, guardandola fissa negli occhi.
– Evviva! – esclamò Klaus battendo le mani e saltellando sul posto, facendo così scappare un sorriso a Lucifero.
– Sono così felice Eva – disse Gideon abbracciandola.
– Bene, ora possiamo tornare a casa – disse Lucifero prendendo per mano Evangeline e uscendo da quella catapecchia.
– Tra un paio di mesi saremo una famiglia – disse il demone accarezzando la pancia della sua amata, appena furono usciti dalla casa.
– Lo eravamo già – disse la donna indicando Gideon e Klaus.
Lucifero sorrise alla coppia – Potrete vivere con noi solamente se non combinerete guai, va bene? –
Gideon gli corse incontro e gli saltò in braccio, – Certo fratello! – disse il demone dando un bacio sulla guancia al fratello, facendo ridere tutti.
Finalmente potevano tornare a casa tranquilli, sperando sempre di non trovarsi problemi appena arrivati.

 

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Capitolo 17
*** 17. ***


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Evangeline si sta contorcendo dal dolore, le contrazioni aumentavano sempre di più. Era pronta per partorire.
Benjamin aveva già preparato la sala e adesso stava aspettando l’arrivo della donna. Romon stava portando la donna nella sala, l’aveva fatta sdraiare su una barella. Al fianco di Evangeline c’era Lucifero che le teneva la mano.
– Amore stai calma, andrà bene – disse l’uomo cercando di tranquillizzarla. La donna in cambio gli stritolò una mano.
– Sono io che devo far uscire un bambino dalla mia vagina, non tu. Quindi non dirmi di stare calma – disse furiosa la donna.
– Fanno tutte così quando devono partorire – disse Romon con voce nasale.
Entrarono nella sala e spostarono subito Evangeline sul letto. Benjamin le divaricò le gambe e le disse di cominciare a spingere. Il dolore iniziò a prendergli i reni, sentiva tipo delle spade conficcarsi dentro fino al basso ventre. Il dolore incominciava piano e poi cresceva sempre di più fino a svanire nuovamente. Le dava una tregua giusto per riprendere fiato e poi ricominciava.
– Signorina Icemoon spinga per favore – disse il dottore mettendosi in mezzo alle sue gambe.
La donna iniziò a spingere facendo lunghi respiri, poi iniziò a gridare stringendo sempre di più la mano di Lucifero.
– Forza ancora qualche spinta, si vede già la testa – disse il dottore prendendo la piccola testolina del bambino o bambina.
Evangeline spinse un altro paio di volte, poi si sentì piangere, era nato, era un bel maschietto. La donna si accasciò sul lettino stanca morta.
– E’ un bellissimo maschietto – disse Benjamin pulendo gli occhietti, il naso e la bocca del bimbo.
Benjamin lo avvolse in un asciugamano e poi lo diede in braccio alla madre.
Aveva un ciuffo di capelli in mezzo alla piccola testolina ed erano neri come quelli del papà.
– E’ bellissimo – dissero insieme Lucifero ed Evangeline.
– Avete già scelto il nome? – chiese Benjamin.
La donna annuì – Lucas Christopher Evilspawn – disse Lucifero accarezzando la testolina del figlio.
– Lucas Christopher Evilspawn nato il 7 giugno del 2014 alle ore 13.44 – segno Benjamin sulla cartella clinica poi uscì dalla stanza lasciando i due neo genitori da soli.
– Benvenuto nella nostra famiglia piccolino – disse Evangeline prendendoli una manina.
– E’ cosi piccolo – disse Lucifero sorridendo felice.
Vedere Evangeline che teneva in braccio il loro primo figlio lo faceva sentire davvero felice. Se qualcuno tre anni fa gli avrebbe chiesto se si sarebbe mai fatto una famiglia avrebbe riso di giusto, invece ora, era in un ospedale a guardare la sua compagna e il suo bambino.
 
Un anno dopo.
 
Sappiate che se non venite, vi ammazzo – disse Evangeline al telefono.
Certo che veniamo, stiamo scegliendo il regalo da fargli – rispose dall’altra parte Gideon.
Bene, a dopo. Ciao
Ciao cognata
Evangeline uscì dal bagno con solo addosso l’accappatoio. Si andò a sedere sul letto e si asciugò i capelli; poi si vestì, indossando un vestito a fiori che le arrivava fino alle ginocchia. Legò i capelli in uno chignon e poi prese dalla culla Lucas e lo cullò fra le sue braccia, il bambino aprì gli occhi, mostrando degli occhi enormi e dorati. Aveva preso gli occhi da lei.
– Buon compleanno piccolo mio. Un anno che sei con noi, un anno davvero stupendo grazie a te – disse la donna baciandogli la testolina.
– Ehi tesoro, ho fatto la colazione vieni giù? – chiese Evangeline, dandole un bacio sul collo facendola sobbalzare – Sì Luci, arrivo – rispose lei.
Scese con il bambino in braccio, prima lo allattò e poi fece colazione anche lei insieme a Lucifero. La donna lo ringraziò sedendosi sulle sue gambe e lo abbracciò.
– Ti amo amore – disse lui baciandole una tempia, lei gli sorrise e andò ad appoggiare la testa nel incavo del suo collo.
– Auguri piccolo – disse ancora Lucifero al piccolo che stava nel passeggino vicino a loro, Lucas fece un versetto e mosse le mani per poi portarsele alla bocca.
– Sì piccolo, sei felice – disse Evangeline battendo le mani.
Dopo aver finito di fare colazione, Evangeline iniziò a pulire un po’ la casa per l’arrivo di Gideon e Klaus.
Verso mezzogiorno iniziò a preparare il pranzo insieme a Lucifero. Dopo neanche dieci minuti bussarono alla porta e Lucifero andò ad aprire ed entrarono dentro Gideon e Klaus. Si salutarono tutti.
– Su fatemi vedere il piccolo festeggiato, dov’è? – urlò Gideon abbracciando Evangeline.
– E’ nel passeggino, venite – disse Evangeline facendoli accomodare sul divano.
Gideon fece una faccia buffa per farlo ridere – Ma come sei cresciuto campione, sei proprio uguale alla mamma – disse prendendogli le piccole mani.
Lucifero tossicchiò – Okay fratellone, assomiglia anche a te – disse Gideon dando un colpetto sulla spalla al fratello. Intanto Klaus giocava con il piccolo.
– E’ pronto il pranzo – urlò Evangeline dalla cucina.
Mangiarono tutti insieme, tutto il pomeriggio stettero lì con loro, parlando di tutto.
Le due coppie guardavano il piccolo divertirsi con un piccolo pupazzo. Guardando il piccolo iniziarono a pensare a tutto quello che avevano passato.
Il primo giorno che si erano incontrati in quel campo di erba e fiori; la prima litigata; il primo bacio; le prime paure di lei; la loro prima volta insieme; l’allontanamento dal paradiso; il cuore che le avevano tolto; il loro viaggio incasinato e ovviamente il piccolo e bellissimo Lucas.
Invece Gideon pensava a Klaus, a quando si erano incontrati in quella casa a Silent Town; il viaggio sulla barca; a quando si erano baciati per la prima volta; a quando in quello squallido motel lo avevano fatto per la prima volta; a quando gli aveva chiesto di andare a vivere insieme; le litigate con Lucifero e ovviamente il suo piccolo nipotino.
I ragazzi si guardarono tra di loro e sorrisero.
La loro storia era ancora lunga e devono continuarla a scrivere, nel modo giusto.

 

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