Over KRonos

di ColdFire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue.In her name ***
Capitolo 2: *** First Selene.On the 24 night ***
Capitolo 3: *** SecondSelene.Master of puppets, master of elegance ***
Capitolo 4: *** ThirdSelene.to be a doll in doom's hands...to have something that you want ***



Capitolo 1
*** Prologue.In her name ***


Over Kronos

Prologue- "In her name"
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“C’è una donna, una donna che amo”


Scrisse mio padre un giorno sul suo diario.

“L’ho amata tanto e l’amerò finchè potrò vivere.”

Era il suo ultimo giorno quello.

“E’ bella. No, anzi. Meravigliosamente bella. Ecco, forse va meglio. O forse è ancora un eufemismo?”

Teneva in mano la penna con un tremolio irrefrenabile, ma ha continuato a scrivere.

“Morbida la sua pelle sporca, scura, nera; non lattea e chiara, pallida. Che abbaglio i suoi occhi rifulgenti di dorato metallo! E le sue labbra, così nere e carnose, così buone!Una bocca splendida da cui solo dolci parole e bianchi denti uscivano; canini affilati da predatrice. Quale corpo, quale fisico, quale volto così perfettamente perfetto! Anche quel suo piccolo neo al lato della bocca le dava bellezza.”

Così scrisse mio padre logoro dalla vecchiaia.

“Le sue mani affusolate, unghie curatissime e taglienti, capaci di fare a brandelli: quanto sono belle quelle mani, anche se  sporche di rosso! E la sua voce che acquieta, ammansisce, uccide, porta all’oblio, quale soave tono ha la sua voce!! Formidabili i suoi occhi stregati e incantatori, le sue labbra succhia-vita!”

Una donna. Mio padre amava una donna bellissima. Così ha scritto.

“Quale meraviglioso terrore invade le sue vittime, quanto vorrei provarlo anch’io, oltre il piacere che mi dona guardarla mentre s’aggira fra corpi di uomini in piedi, ma già morti, perché lei vi sta già passando in mezzo!Oh Divina Provvidenza!Fammi provare quel terrore che vedo impresso negli occhi di coloro che per mano sua periscono!!Così gratificante deve essere morire per sua mano, così meravigliosamente bello! Quanto è bella, lei. Quanto è meravigliosa!!”

Mio padre amava una donna che era come un diavolo assetato di vita.

“O Dio, di cui i segni lei porta scuri in fronte, o mio Altissimo Signore, te la affido. Il tuo umile servo ti affida un’anima bella e sanguigna, proteggila!!Preservala!Amala come io faccio, ho fatto e farò, dagli inferi. Perché amarla è il mio peccato. Ma il peccato non è lei stessa!!No, Dio mio, non pensarlo, perché lei non può essere assolutamente peccato!! Così bella e candida, scura e rossa, lei non è peccato! Solo chi la ama commette peccato!!Ma se tu l’amerai, nessun altro commetterà peccato e lei rimarrà fedele al mio cuore. Amala, mio Dio!!Ti supplico, amala!!Abbracciala fra le tue divine ali, salvala!Falle conoscere quella luce che io tanto agogno e non potrò raggiungere a causa sua!Ti prego tanto, mio Dio, molto più di quanto ho fatto in tutta la mia vita. Amala e falla tua, o mio beatissim…”

Ed è qui che uno sbafo, un graffio di penna, mi dice che mio padre morì. Ma a lei andava il suo pensiero. Alla salvezza sua e a quella altrui.
Possa aver finito tu, o padre, la tua preghiera!!
Forse se l’avessi finita, sarebbe stata ascoltata!
….
…perché padre…
…..sono io che ora amo Ion Gauf Noah alla follia.


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Un prologo come al solito molto corto(ultimamente non riesco a scriverne di più lunghi), ma penso sia abbastanza curioso per inaugurare la mia prima fic nella sezione di D.Gray-man!!Ebbene, sì!!Nonostante non abbia del tutto in mente l'andamento della storia, posso assicurarvi che sarà bella che strana-come si può già vedere dal prologo, dopotutto-
Piccola noticina: molto probabilmente i personaggi del manga non ci saranno, o peggio ancora non saranno i personaggi principali. Ma non temete!! La mia capocchietta, del tutto ingestibile, tirerà su una storiella abbastanza bella anche senza i mitici Allen, Lavi, Kanda, Bookman, Crowley, Komui..etc.etc....
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ColdFire§

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Capitolo 2
*** First Selene.On the 24 night ***


Over KRonos
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First Selene- "On the 24 night" _UP&DOWN_

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In certi casi, cominciare con uno scorcio striminzito non basta. Ci vuole il lungo “cappuccio”.
E allora sarebbe inutile cominciare da dove siamo ora, cioè da una notte scura e senza luna, che veglia su una placida cittadina distrutta.
Sarebbe inutile cominciare col dire che non siamo più nell’ottocento, ma più di due secoli dopo, nel 2090, come altrettanto inutile dire che quella su cui stiamo per gettare lo sguardo è in realtà la cara vecchia Londra. E che tutta quella ferraglia arrugginita, cemento, vetro e polveri sono tutto quello che rimane della capitale inglese. O meglio della città “superiore”.

Allora facciamo un salto indietro, o continuiamo a parlare del presente?

Eppure anche se per le persone di questo presente il passato è un qualcosa di certo e meraviglioso, loro non lo rimembrano. Non del tutto per lo meno. Ogni generazione si interessa unicamente della storia della propria generazione. E il risultato non è nient’altro che un’ingente di quantità di dati non scritti andati perduti. Ahh!I Bookman delle epoche passate si sarebbero messi le mani nei capelli!
Il tempo appare crudele e mietitore. Corre troppo velocemente e le vite umane non hanno più alcun significato.
Niente più desideri, niente più sogni.
E’ questo il presente di cui mi accingo a parlarvi. Perché nel passato sono riposte le speranze-come credevano gli antichi greci- e nel futuro c’è solo l’oblio, la perdizione, la morte.

E allora, let’s start!

**

Era una fredda e lunga notte invernale, senza luna, senza stelle. Non un bagliore luccicava sulla superficie del fiumiciattolo che placidamente scorreva fra le rovine ferrose e deteriorate di un vecchio ponte. Quello che era stato il Tamigi era ridotto a un torrenticciolo velenoso e melmoso.
Non un fischiare di gufo, di civetta, non un raschiare di pipistrello.
Solo il soffio del vento che imperterrito logorava le macerie col suo lavorio oramai da quarant’anni. E un lontano e selvaggio verso era il mugghiare del mare impetuoso e agitato, mischiato al fischio continuo del vento notturno.
Una notte agitata dunque sovrastava la Londra “superiore”. O meglio detta “The UP-London”.
Ma nonostante “The DOWN-London” fosse una città sempre attiva e viva, nelle sue eterne notti artificiali, non è qui che prende luogo la scena.

Su un treno. Una monorotaia sotterranea.
Una sorta di proiettile argenteo decine e decine di volte più grande rispetto a uno di quei vecchi proiettili affusolati, con piccoli oblò come quelli degli aeroplani, che sfreccia ad altissima velocità trascinandosi dietro nient’altro che il fruscio della scia d’aria.
Questo convoglio però, era un po’ particolare. Lo dicevano le insegne dorate e nere sui fianchi.
Croci cerchiate. Rose cross incise a caldo sulla superficie smagliante. Una monorotaia dell’Ordine.
Che in realtà proprio verso la sede dell’Ordine Oscuro era diretta.

Ora, dimenticate per un momento l’alta torre nera e svettante.
La nuova sede, la sede che era oramai quella da dopo la distruzione di UP-London, era sita sulla costa, su un’alta scogliera.
Il gusto per l’antico non si era perso: un castello in pietra, uno di quelli tipici del 200 o giù di lì, costruito in pietra, certo, ma con un’anima di acciaio e inserti di limpido Pure. Un piccolo gioiello, insomma, se si considerava la grandezza della struttura e la sua  architettura perfettamente simmetrica.
Lo “specchietto delle allodole” era anche chiamato quel castello.
Perché in realtà il centro nevralgico della sede era scavato nella nuda roccia della scogliera sulla quale posava il castello.

Ma ecco, la monorotaia era a metà strada fra l’ultima stazione sotterranea di DOWN-London e quella dell’Ordine. Dentro l’aria era pesante.
Due soli passeggeri. Una figura poggiata stancamente a una delle pareti ricurve, vestita completamente di nero e croci, l’altra che stava accovacciata sul sedile di fronte con aria annoiata.
Ogni tanto mandava uno sguardo all’altra, forse un po’ preoccupata. L’esorcista, nella sua marmorea immobilità poteva essere perfettamente morta senza che lei se ne accorgesse.
Due ragazze. Entrambe sui diciassette anni, forse la finder una ventina.
L’esorcista aveva il volto pallido, gli occhi chiusi e molte ciocche di capelli castano-brizzolati che le cadevano scompostamente ai lati del volto, mentre qualcuna le si appiccicava sulla fronte per il sudore freddo che ancora non smetteva di provare. Aveva il labbro inferiore lievemente più gonfio di quello superiore e più rosso, quasi sanguigno. Quando finalmente quelle labbra si schiusero a far passare un sospiro più pesante e reale, l’altra ebbe uno scatto fulmineo.
Si alzò veloce, la bionda. E si accovacciò accanto all’altra, gli occhi cerulei e profondi puntati in quelli verdi e opachi, ciechi della castana.

-..come ti senti..?-

Azzardò in un mormorio. Sapeva che in quello stato, utilizzare il completo tono di voce, significava stordire fastidiosamente l’altra. E poi chissà cos’altro.

La castana socchiuse nuovamente gli occhi e mugugnò piano, scuotendo lievemente la testa. Il suo solito modo per dire che era tutto a posto.
Ma Janie lo sapeva fin troppo bene che la ragazza stava soffrendo gli effetti che quella maledetta notte avevano su di lei. Maledetto 24 dicembre del cavolo!Altro che Vigilia di Natale!!

In un movimento repentino la mano della castana andò ad afferrare una scheggia traslucida che aveva al collo. E la strinse forte, con un tremito incredibile. Janie avrebbe scommesso che le punte di quel ciondolo la stavano facendo sanguinare, tanto forte lo stringeva.
E si sentì in colpa. Cosa poteva fare per aiutarla, lei? Nulla. Doveva solo sperare che Dio avesse tanto a cuore quella ragazza che lui stesso aveva salvato, da salvarla una volta ancora.

Con un desiderio di fede tale, lei, che di fede ne aveva avuta sempre un po’ poca, intrecciò dolcemente le dita della mano libera della castana con quelle della sua e le carezzò piano la fronte e le guance gelide, nonostante fossero bagnate di sudore.

Un solo pensiero aveva in quel momento, dietro al quale sparivano tutti i ricordi spiacevoli, la vendetta, gli Akuma e il Lord: “Resisti, resisti, resisti”
E per un Natale avrebbe voluto poter vedere la sua amica in uno stato migliore di quello.

**

-Dannato rapporto post-missione!-

Imprecò con voce nervosa, camminando a passo affrettato sul pavimento metallico, diretta allo studio del Supervisore generale, ricominciando a mangiucchiarsi l’unghia del pollice tanto era intollerante. E come non esserlo?
Appena arrivata alla stazione le avevano tolto Sel dalle braccia, dicendole di andare a fare rapporto immediatamente. Quanto aveva odiato il tono duro di quel collega! Per lo più perché Sel ne aveva subito risentito, strizzando le palpebre già calate. Avrebbe davvero voluto sgozzarlo con i suoi pugnali! E chissà ora dove l’avevano portata. Già pensava a come raggiungerla, dove cercarla, altro che rapporto! Cioè, possibile che Rick lo avesse dimenticato che notte era quella??!

E formulando simili pensieri la bionda si precipitò spedita su una porta massiccia di legno, che stonava parecchio con la parete liscia dall’aspetto metallico. Bussò una sola volta e neanche ad attendere il permesso, afferrò la maniglia ad arco e spinse la porta all’interno, spalancandola in un sol gesto.
E subito la colpì la flebile luce che proveniva da una finestra vitrea di fronte l’entrata. Una luce altalenante, ad intermittenza. I rombi dei tuoni che si ripercuotevano fra le pareti occupate unicamente da librerie colme di libri. E una figura dietro quella scrivania enorme e massiccia, da sembrare un enorme tavolo per le autopsie. L’ombra di qualcuno che stava fermo a fissarla, molto probabilmente-i suoi occhi, come tutta l’espressione del volto, erano occultati dalle tenebre- con le mani intrecciate sotto il mento. E di questo fu sicura: quello lì se la stava prendendo davvero comoda e lei non aveva tempo.

Con stizza, Janie rischiuse la porta dietro di sé, in un tonfo che combaciò con un altro fulmine. Tuono e poi rullare del vento e del mare.
Ogni volta la bionda si stupiva di quanto fosse strabiliante quello studio. Anche in quel momento, seppure in minor misura, invidiò Rick Lezdry Senior per essere riuscito a progettare uno struttura del genere.
Ma via l’ammirazione: quello che aveva davanti non era nient’altro che Rick Lezdry Junior, nipote del grande Senior e lei già aveva in mente di dirgli due paroline non tanto cortesi, altro che complimenti per la sua famiglia.

Purtroppo, avvicinandosi, Rick accese le due candele poggiate lì davanti a lui e la faccia nervosa di Janie fu subito intesa dal Supervisore.

-Voglio il rapporto-

Fu l’unica frase che gli uscì dalle labbra, gli occhi incupiti e severi puntati sulla bionda.
Ma quel tono freddo e mal condito d’ordine assoluto non piacque a Janie, che fece un moto di stizza con le labbra e posò violentemente la mano a palmo aperto sulla superficie legnosa, proprio in mezzo alle due candele messe in parallelo.

-Ascoltami bene, Rick. A me in questo momento non mi interessa nulla di quello che vuoi tu, maledizione! Ti sei forse dimenticato che notte è questa??!!Perchè l’hai mandata in missione? Sai cosa sarebbe potuto succedere se non mi fossi scambiata di posto con un collega e non l’avessi seguita???Avevi voglia di perdere uno dei tuoi preziosi giocattolini??!! Dillo, Rick, così magari riesco a capirti! Perché il tuo comportamento da una settimana a questa parte è proprio quello di uno stolto che vuole sacrificare le sue pedine!!-

Quanto risentimento c’era nelle sue parole. Quanto disprezzo gli vomitò addosso in meno di due minuti. Rick lo capì subito. E sciolse l’intreccio sotto il mento, scuotendo il capo.

-Adesso smettila. Lo sai anche tu che prima mi fai rapporto, prima potrai andare da lei-

E quelle parole segnarono ancora di più Janie, che si sentì come uno straccio gettato a lato.
Avrebbe risposto a tono. L’avrebbe fatto. Ma si trattava di Sel. E Sel era la cosa più importante che la vita le avesse dato.
Tolse il palmo dalla scrivania e si allontanò di un passetto indietro dalla struttura.

-Quella che pensavamo essere un innocence e il suo probabile compatibile non era altro che una trappola del Lord. Il paesino era pieno zeppo di Akuma di livello 1 e 2. Cancellati tutti. Dei finder della squadra siamo rimasti solo in tre. Ho lasciato gli altri due lì incaricati di fare un ulteriore sopralluogo, dopo aver chiamato rinforzi. La squadra iupsilon della sezione di ricerca dovrebbe essere oramai già sul luogo. Dei precedenti abitanti non si è salvato nessuno..-

Avrebbe detto anche qualcos’altro, ma il palmo teso di Rick la fece fermare. E far riesplodere tutto il nervosismo.

-Perché ora mi ferm..-

-Come mai la scelta di mandare la squadra iupsilon? Non avevi detto che era una trappola?-

-Sel ha sentito qualcosa non appena siamo arrivate. Il suo senso animalesco, ha detto. C’era una presenza diversa da quella degli Akuma, un qualcosa che li sovrastava.-

-…-

Si fece silenzio, mentre fuori il vento mulinava assieme al mugghiare del mare.
Janie desiderò mille volte ancora andarsene di là in quel momento stesso.

-..un Noah..?-

Chiese in un sospiro Rick, voce bassa e fluida.

-Non lo so. In ogni caso era qualcosa di diverso-

-In che senso diverso?-

Scalpicciò quasi come i cavalli impazienti di saltare l’ostacolo.

-Rick, mi stai facendo perdere tempo. Il rapporto è finito e..-

-Neanche per sogno. In cosa Diverso?-

-Non lo so, Rick. Non sono io ad avere i sensi animaleschi!E se non mi fai andare mi sa che potresti rischiare di non saperlo mai!-

Rick si mise una mano fra le ciocche di capelli lisci e un po’ lunghetti, di un nero più scuro dell’onice.
Sembrava essersi arreso all’evidenza.

-Va bene, va bene..-

Al che Janie non ci pensò due volte e fece dietro front, pronta a correre per i corridoi per andarla a cercare. Ma la voce di Rick la bloccò un’altra volta.

-…sta davvero così male..?-

-Sì Rick-

Fu lapidaria Janie, stringendo la maniglia.

-Non avresti dovuto mandarla in missione.-

-Lo so-

-Sei un bastardo, Rick-

-…sì, so anche questo..-

Ma la cupa affermazione della sua bastardaggine non fu ascoltata da Janie. La bionda si era già lasciata alle spalle la pesante porta di legno.



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Horrai! Guardate che fortunati! Avete già subito subito il primo capitolo! E se volete ringraziare qualcuno, ringraziate questa dannata tensione per l'esame d'inglese che avrò fra un paio d'ore, che mi impedisce di studiare. Meglio non pensarci. Sono molto crudele, comunque. Forse davvero non farò comparire i personaggi del manga...ma perchè sono così cattiva? (sigh) Perdonatemi...ehi..non è che per questo...nessuno leggerà questa fic..?....O.O...nooooooo!!!Vi prego, dategli anche uno sguardo piccolo piccolo e lasciateci pure un commentino...anche giusto per dire "Non mi piace, dovevi metterci anche i pg del manga" o roba simile!!...che poi..povera Janie...la lasciate sola con Rick...?...gli fa la pelle!!*ghigno*..so che parlerò per pochini, ma fatemelo sapere se questo primo capitolo vi piace.
Come potete vedere, oltre a quel "rosso" che si ripeteva nel prologo, ora qui si aggiungono le parolacce e mi sa dal prossimo cap. anche qualcos'altro...eventualmente alzerò il rating..dipende tutto dalla mia copocchietta.
Ultima noticina: si potrebbe storcere il naso a questo futuro di D.Gray-man..ma piuttosto prendetela come un D.Gray-man portato dal passato al futuro e contagiato da esso, non come un vero e proprio futuro del suddetto.
Ho preferito evitarvi una lunga sfilza di eventi che riempiono quei due secoli e rotta tra il fumetto e la mia fic, perchè, credetemi, sono davvero tanti e avrei finito per annoiarvi. Ma ve li darò a piccole pillole, don't worry!!^^ Pezzo pezzo, attraverso i capitoli, comincerete a capire le varie sfaccettature di Over KRonos e alla fine si arriverà al puzzle completo...ma allora..sarà davvero completo?*occhiolino*
Mi auguro che vogliate scoprirlo assieme a me^^
Al prossimo capitolo...baciottoli.
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ColdFire§

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Capitolo 3
*** SecondSelene.Master of puppets, master of elegance ***


Over KRonos
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Second
Selene-“Master of puppets, master of elegance”  _TheCheckmate&TheBASTARD_

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Si stiracchiò piano, andando verso la finestra e scostando un po’ la tenda color blu notte per gettare uno sguardo all’alba appena giunta.
Con cautela, evitando di far rumori, aprì la finestra di un filo soltanto, facendo entrare un po’ di quell’aria pungente mischiata al profumo di salsedine che il mare ancora agitato faceva arrivare fin là sopra.
Si voltò poi nuovamente verso l’interno della stanza.
Di fronte a lei, in una calda penombra, sepolta sotto una calda e goffa coperta, nel candido letto dalla testiera bassa, stava Sel.
Janie si riavvicinò al suo capezzale ancora una volta, però col sorriso sulle labbra.
Era stanca. Lo dicevano le occhiaie che le appesantivano gli occhi cerulei, i capelli dorati e corti scompigliati più del solito, gli sbadigli che non riusciva a reprimere.
Però quel suo sorriso c’era.
Sel ce l’aveva fatta.

Guardarla ora, in quel momento, col volto sempre pallido, ma più sereno, col petto che s’abbassava e s’alzava ritmicamente, normale, le dava un’immensa gioia, una piena tranquillità.
E si disse che dopotutto, mentre le carezzava la fronte, la sua amica aveva strappato un altro anno al richiamo naturale alla morte di quella razza.

“Brava, Sel. Sono fiera di te!”

Si congratulò mentalmente con un altro sorriso, più largo e allegro, che Sel non poteva vedere.
Ma Janie era contenta così. Le bastava fosse andato tutto bene.

Si sedette a bordo del letto, sistemando meglio la coperta in collo all’amica, ripensando al fatto che da quando era con Sel all’Ordine Oscuro si era rivolta davvero molte volte a quel Dio in cui l’amica credeva fermamente. E che magicamente quel Dio, in un modo o nell’altro, aveva sempre esaudito le sue richieste.
Infatti non poteva essere segno divino il fatto che alla fin fine ieri notte avesse poi ritrovato Sel nella stanza di Yoshi?
Non ricordava quante volte l’aveva ringraziato di non aver permesso a quei finder di portare Sel in infermeria.

Fu proprio lui a distoglierla dai suoi pensieri.

-Allora, come va?-

Se lo ritrovò davanti, la bionda e alzò lo sguardo su di lui.

-Scusami, ho bussato ma non rispondeva nessuno..-

Aggiunse Yoshi. Un ragazzo ben piantato sulle sue gambe, in realtà. Diciannovenne, alto e magro, sottile e flessibile come un giunco. Forte come un leone, anche, per l’innocence che si portava appresso nelle missioni. Eppure con un volto così delicato e raffinato, con interminabili occhi blu profondo e capelli lisci e corti color mogano.

Janie scosse la testa.

-Non preoccuparti, Yoshi, errore mio, non ti ho proprio sentito…sono due notti, oramai che non chiudo occhio..-

-Già-

Assentì quello, avvicinandosi al letto dove riposava Sel.

-Penso che Sel si sentirebbe in colpa se ti vedesse or ora…forse sarebbe meglio tu ti faccia qualche oretta di sonno…-

Yoshi si avvicinò così tanto a Janie da poterle appoggiare una mano su di una spalla. E l’azzurro stanco incontrò un blu persuasivo. Tanto persuasivo che alla fine Janie dovette cedere.

-..ho capito, ho capito…rimani tu con lei?-

-Mhmh-

Annuì il ragazzo, mentre la bionda si alzava e si stiracchiava la schiena per l’ennesima volta.

-Ohiohi, lo sai che hai ragione Yoshi..?...e poi mi sento proprio a pezzi..te l’affido, tanto penso che il peggio sia passato con la scorsa notte-

-..don’t worry, Janie, vengo a chiamarti se succede qualcosa-

Fece il moro con un sorrisone e un pollice alzato, togliendo di mente le parole a Janie, che inizialmente rimase sorpresa. Poi scosse la testa e appigliò entrambe le mani attorno al collo di Yoshi, che quasi balzò sul posto per lo scatto repentino avuto dalla bionda.

-..m-ma cosa fai..Janie..?-

Chiese Yoshi, mentre cercava di liberarsi della presa di Janie. Non era stretta, per nulla. Ma il moro sapeva che la bionda era sempre un po’ più pericolosa del solito dopo aver avuto una discussione con Rick. E forse da parte sua non avrebbe dovuto azzardare troppo. Si diede mentalmente dello stupido.
Invece Janie avvicinò maggiormente il suo volto a quello del moro, sempre lasciando lì le sue manine candide e pericolose, attorno al collo del ragazzo come fossero una collana pronta a strangolarlo in qualsiasi momento.

-..evita..evita di leggermi nuovamente in testa, capito, Yoshi?..i miei pensieri sono miei e vorrei che lo rimanessero!-

Sibilò a denti stretti la bionda, esercitando una leggera pressione con le mani. Piccola pressione che bastò a convincere il moro a scriversi un’altra regola mentale: Mai. E categoricamente Mai.più.leggere.i.pensieri.di.Janie.quando.è.più.pericolosa.del.solito.
Ecco.

Yoshi si portò una mano dietro la nuca e fece un sorriso stentato, parlando con voce flebile.

-Ma non l’ho fatto mica a posta, Janie…-

-In ogni caso non farlo più-

-Ok.Tu però mi prometti che d’oggi in poi dormirai il necessario?..fai davvero paura quando sei ridotta così-

-Sese..-

Annuì la ragazza, slacciando le mani dal collo di Yoshi e avviandosi verso la porta.

-In ogni caso quello che mi hai rubato di mente è davvero quello che volevo dirti..quindi se accade qualcosa, fregatene se sto dormendo: buttami giù dal letto-

-Agli ordini, madmoiselle-

Aggiunse con un sorriso sornione il ragazzo dagli occhi blu e Janie fece un sorrisino prima di chiudersi la porta dietro le spalle.
Yoshi era davvero un bravo ragazzo.

**

-Puoi anche smetterla di fingere, Sel. Se n’è andata-

Fece il moro prendendo lo stesso posto occupato prima da Janie. Allungò una mano verso il volto della castana, a scostarle le ciocche da sopra la fronte e questa in uno scatto spalancò i suoi occhi ciechi, un bel verde smeraldo privo di ogni luminosità.
Li diresse verso Yoshi, come se invece ci vedesse benissimo e fece spuntare una mano pallida e affusolata da sotto le coperte.
Le unghie perlacee e perfette ebbero un luccichio smagliante, quando la mano di Sel si poggiò su quella di Yoshi.

-Vuk?-

Chiese con voce flebile ma ferma la castana.

-E’ fuori. Era molto irrequieto stanotte..penso abbia fiutato perfino dall’esterno il tuo malore-

Sel annuì comprensiva.

-Janie è a pezzi..penso che ieri notte abbia discusso nuovamente con Rick-

-..già…grazie per avermi aiutata ieri sera…temevo di perdere l’udito a furia di sentire tutte quelle “urla”-

-You’re welcome!!Lo sai che puoi contare sempre anche su di me, oltre che su Janie, no? Chiama sicura la prossima volta-

-..grazie..-

Si ripetè ancora la castana. Yoshi la guardò con apprensione e dolcezza.

-Ehi, non vuoi qualcosa da mettere sotto i denti? Guarda che sei più pallida di un cencio appena sbiancato!!-

Un piccolo accenno di sorriso da parte dell’altra fecero capire a Yoshi che Sel ne aveva voglia e subito euforico si alzò in piedi.

-Allora non ti alzare, eh! Che sennò poi che la sente Janie!Torno subito subito-

Al chiudersi della porta, Sel seguì in silenzio, occhi socchiusi, i passi di Yoshi. Li percepì finchè il ragazzo non scese due piani più in basso e lì i rimbombi fievoli scomparvero in un silenzio offuscato dai respiri di chi gironzolava su quel piano.

Ma poi di nuovo dei passi.
Sel riaprì gli occhi opachi. Quant’era passato da quando Yoshi era andato via? La stanchezza le aveva fatto perdere la cognizione del tempo.
Sentì quei passi calmi farsi più vicini. E capì che non poteva essere Yoshi.
Troppo pesanti, si disse. Troppo eleganti.

Ancor prima che avesse modo di presentarsi, l’ulteriore ospite si sentì salutare dalla voce sottile e quasi malaticcia della castana.

-..’giorno Rick-

E  lui non si stupì. Richiuse la porta dietro di sé e rispose al saluto.

-Giorno Selhyen-

-..Tutti mi chiamano Sel, ora..perchè non cominci a farlo anche tu..?-

Fu l’affermazione della castana, dopo un iniziale risolino a sentire nuovamente il suo intero nome.

-Selhyen è più elegante-

Più elegante. Sì, perché Rick era un cultore dell’eleganza.
L’eleganza fatta persona, forse? Eppure quei suoi capelli a ciocche fra il liscio e il mosso, portati legati in un piccolo codino dietro la nuca, neri come l’onice, morbidi come la seta gli incorniciavano elegantemente il volto di bianco giglio e gli occhi grigiastri metallici erano un pugno elegante nel suo volto leggero. Tratti eleganti, fisico elegante. Rick era del tutto elegante. Nel vestire, nel modo di fare, nel carattere…ma era anche un gran bastardo. E questo lo sapevano tutti.
Ma almeno la sua eleganza serviva a qualcosa. Per esempio a nascondere la sua faccia tosta. E così il Vaticano non li lasciava mai a corto di fondi o gli scaricava addosso faccende non riguardanti loro.
Eccolo il vantaggio di avere un Supervisore generale bastardo. Bastardo, ma elegante.

-..cosa ci fai qui…?-

Chiese d’un tratto Sel, rompendo il silenzio che si era venuto a creare.
Tentò di far forza sui gomiti per mettersi seduta. Non le piaceva mostrarsi supina davanti a lui. Le pareva quasi di fargli notare quanto inerme era. Che in realtà era vero.

Ma Rick, come un movimento elegante, la riappoggiò supina, spingendola indietro con la mano tesa lievemente su di una spalla.

-..mi dispiace Selhyen..-

Cominciò lui, ma gli occhi verde spento di Sel lo perforarono.

-..se sei venuto per quello, sì, penso che quello che ho percepito fosse un Noah..e sì, penso possa essere lei..lo sai bene che non si può scordare facilmente una presenza tale, nonostante le circostanze..-

-..e-era lei..?-

Rick scostò la mano dalla spalla di Selhyen e si ritirò indietro di un passo, come scottato da quella probabile rivelazione.

-..non ne sono sicurissima, Rick..-

Aggiunse Sel e Rick smise di fissare quel punto fermo che aveva cominciato a contemplare ai piedi del letto di Selhyen. Riportò gli occhi sulla ragazza.
Alla fin fine si era rimessa seduta, seppure ora fosse molto più affaticata di prima.

-..ma hai appena detto c-che…-

-..di certo non ero nel pieno delle mie forze, ieri notte, Rick, lo sai..-

E il moro abbassò il capo.
Era improbabile che quella sorta di omuncolo in quel momento potesse essere considerato il Supervisore generale. Dove s’era andato a cacciare il Rick elegante e perfetto?
Se n’era proprio andato a farsi sfottere. Ecco dov’era finito.
Perché l’eleganza comporta anche una debolezza: l’eleganza di Rick lo portava ad annullarsi del tutto davanti all’amore.
Come stava accadendo in quel momento.
Via la maschera, mio caro, via i fantocci. Anche tu hai un animo, marionettista che gioca a sacrificare i propri burattini!Anche tu soffri dietro la tua maledetta eleganza!

-Selhyen, mi dispiace-

-..è già la seconda volta che ti scusi nel giro di mezz’ora, Rick..-

-Lo so-

-..e allora non mi diventare patetico..cough..cough-

Sel si ritrovò a tossire china sulla mano che aveva davanti alla bocca. E con le mani eleganti di Rick sulle spalle.
Si ristese senza una parola. Aveva osato un po’ troppo, forse.

-Mi dispiace..-

-..rogne..-

-Selhyen, dannazione!Ti starai forse facendo influenzare da Janie?!-

-..scherzo…comunque grazie…-

-..mi sono comportato da bastardo..?-

-..tu ti comporti sempre da bastardo, Rick..e non te ne accorgi-

-…-

-..forse è meglio che tu te ne vada..Yoshi dovrebbe tornare tra poco-

Tossì un altro po’, più sommessamente, mentre Rick non sembrava Rick.
Un bastardo davvero ammette di esserlo?
..quanto lo stava cambiando il suo amore odoroso di peccato?

-..sì-

-..sei troppo remissivo, oggi, Rick-

-..già-

-Ecco. Smettila di fare il bambino musone. Non ti si addice. I bastardi sono belli e cresciuti-

-Stupida-

-…allelujaa…-

E Sel accennò a un ghigno, che le venne male dopotutto. Tossì nuovamente.

-..sicura sia tutto a posto?-

-..no..come al solito, no?...forse sarebbe stato meglio crepare stanotte..-

E Rick rimase in silenzio.
L’affermazione della ragazza gli aveva fatto quasi male al cuore, come a perforarlo. Ma non era vero. Lei non voleva morire. Non per lei, di certo. Per Janie.

Sel socchiuse gli occhi, cercando di riprendere un respiro regolare. Se Yoshi l’avesse trovata in quello stato, avrebbe sicuramente chiamato Janie e Sel non voleva farla preoccupare ancora.

-Rimettiti. Quanto prima puoi. Sei il mio prezioso alfiere, Selhyen. Lo “ScaccoMatto” deve andare avanti-

La castana annuì sommessamente e Rick si avviò alla porta.
Stavolta la ragazza perse cognizione del tempo molto prima di non riuscire più a sentire i passi di Rick fuori dalla sua stanza. Molto, ma molto prima.




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Second Selene, secondo capitolo.
(sigh) Sorvolando sul fatto che vedo che nessuno ancora si è fatto avanti con le recensioni(su ragazzi, se fa proprio schifo, ditemelo....così magari cerco di aggiustare, o la cancello, o -decisione drastica- magari mi ritiro...<-non lo farò mai..), due paroline su questo chappy.
Scrivendolo( sempre in crisi, dopo aver scoperto che l'esame d'inglese non mi è andato poi tanto bene) mi sono scoperta alquanto sadica con Rick Jr....l'ho immaginato troppo "figo" per non essere torturato un po'; inoltre ho disseminato parecchi indizi riguardo un po' di ogni personaggio nuovo...
..ah, e riguardo la faccenda dei pg del manga...udite, udite, forse ci sarà una remota speranza che vengano inseriti(uhuhuh<-tono sadico)!!
In ogni caso, spero che qualcuno recensisca, davvero. Questa è la mia prima fic del tutto AU(è partita così, però non so come finirà, eh...) e What if e so di essermi imbarcata su una nave molto usurata e priva di cura saltuaria...però, come si dice, la speranza è l'ultima a morireeeee!!
Al prossimo chapter.
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ColdFire§

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Capitolo 4
*** ThirdSelene.to be a doll in doom's hands...to have something that you want ***


Over  KRonos
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Third Selene-“to be a doll in doom’s hands… to have something that you want”_She&H.LA._(Her LineAge)

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Decisamente decisa.

Ecco come entrò in quel Tempio.

I suoi occhi passarono sulle rovine, sulle macerie che avevano distrutto i macchinari di refrigerazione. E allora il suo sguardo si fece ancora più corrucciato e i suoi passi tintinnarono veloci nella sua corsa verso le capsule annerite e scardinate dai binari per il rifornimento di energia.

La sua fervida e gelida calma si tramutò in orrore, quasi.

E con la sola anormale forza delle sue sottili braccia ribaltò uno di quei due contenitori metallici a forma di bozzolo, più grandi di una comune figura umana, atti però a contenerla.

Il coperchio era annerito e spaccato e la striscia elettronica che avrebbe dovuto segnalare respiro e battito cardiaco, pressione e quant’altro indicasse se  quell’individuo era vivo o morto, era tristemente nera.

 

Non se n’era accorta, ma aveva il respiro accelerato.

E le erano anche usciti gli artigli.

 

Quell’ombra che si notava dietro il coperchio non era quella di un individuo adulto.

Era minuta e sottile.

Si vedeva il candore mortale del corpo.

Molto probabilmente il crollo che aveva distrutto i macchinari doveva essere stato recente.

 

Si maledisse, stringendo i denti e accostandosi con foga all’altra capsula.

E s’immobilizzò, quando il suo fine udito, sotto le urla dei suoi compagni che stavano arrivando in quel momento ad aiutarla, percepì un lieve ronzio artificiale e singhiozzante.

 

Solo sentitolo, s’accorse che quella capsula, pur scardinata era ancora collegata ai binari.

Un vero miracolo che rotolando, si fosse portata dietro i fili di collegamento, e che così i binari, in parte ancora attivi, avessero continuato a trasmettere energia alla capsula.

Certo, non ad aver certe speranze che quell’altro individuo fosse vivo, ma ne restava comunque un cumulo nel suo cuore.

 

La sua stirpe.

 

Con la stessa anomala forza scoperchiò la capsula, il cui tappo era annerito allo stesso modo e la cui striscia elettronica sobbalzava e non faceva altro che riempirsi di puntini gialli senza alcun significato.

L’investì una nuvola di vapore, che salì diretta dall’interno.

Ancor prima che quello si dissolvesse del tutto, sapeva che quell’individuo, quello, sì, era vivo.

E che, miracolo!

Per quanto non fosse un componente della sua arcaica famiglia, era un servitore del Signore!!

 

La sua felicità, per un momento, prese il posto della solita espressione gelida e struggentemente calma.

Ma le bastò che il vapore si diradasse ancora un po’, per capire che c’era qualcosa che non andava.

In fondo quella dannata barra elettrica guasta non le aveva dato nemmeno l’ombra di un segno vitale.

E dopotutto, seppure quella creatura ancora respirava, lei non ne sentiva affatto il battito cardiaco.

 

-Dannazione!!Lezdry, portami l’attrezzatura medica qui, SUBITO!!-

 

Infilò i bracci nel trasparente materiale ghiacciato e ne divelse gentilmente ma velocemente quel corpo e lo tolse dalla capsula.

Lo adagiò a terra e sopraggiunse ciò che aveva chiesto con tanta foga.

 

Mentre la sua gelida calma tornava a farle eseguire le azioni necessarie con tutta la velocità di cui era capace, sentì la mente quasi ovattata, mentre i suoi occhi febbrili vagavano dai suoi tentativi di salvare la creatura a quei suoi tratti così distintivi.

 

Poi un battito, lento e smorzato. Poi un altro. Un altro e un altro ancora.

 

E quando la creatura aprì gli occhi, lei si specchiò in due iridi smorte identiche alle sue.

 

Quella “ragazza” non era affatto della sua stirpe.

Ma era qualcosa di molto vicino alla sua razza.

 

**

 

Era la vigilia di Capodanno.

Effettivamente, il fatto che lo fosse, non implicava che venisse festeggiata.

E, doveva ammetterlo, lì all’Ordine la vigilia era solo un eco lontano della London Down.

Quei pochi che se la festeggiavano lo facevano per conto proprio e senza disturbare gli altri.

 

Yoshi sapeva che in quel momento, dieci e mezza, Rick Lezdry, il caro beneamato supervisore stava scolandosi qualche bottiglia di vecchio whisky, crogiolandosi nei suoi ricordi e pensieri, persi gli occhi su quelle carte abbandonate sulla sua scrivania massiccia, come al solito al lume di due ceri. A contrattare con i suoi demoni. Anzi, col suo demone personale!

 

Sapeva anche che i finder e che gli esorcisti in missione in quel momento, magari, un po’ stavano invidiando la calma del castello, seppure infuriasse ancora la pioggia, proprio come la vigilia di Natale.

E allora quelli che invece se ne stavano nell’alveare, magari, evitavano di fare troppa baldoria e un po’ pensavano anche a quei poveri disgraziati, non sapendo se sarebbero tornati o meno.

 

Il Natale, il Capodanno..in quel luogo, in quel mondo, oramai, ogni giorno era uguale a tutti gli altri.

Grigio e scuro, terribilmente appiattito sullo stesso schema di “piglia e fuggi” col Conte e i Noah.

Ed era sfibrante pensare che nemmeno mentre la gente comune brindava, loro non potevano concedersi non una festicciola-oddio, è osare troppo- ma almeno un po’ di sano riposo, un po’ di meritata tranquillità.

 

Era per questo che Yoshi odiava doversene stare al castello durante i periodi festivi.

Perché, diamine, lui mica lo faceva apposta a sentire tutti quegli sconsolati pensieri??!!

E fatto bello, senza che Josephine l’autorizzasse, non poteva nemmeno stendersi a letto e prendersi quella buona fialetta di sonnifero forte che gli annebbiava tanto la mente che tutti quei pensieri così carichi di emozioni e desideri s’ovattavano e lui almeno un poco riusciva a riposare.

 

E allora girovagava.

Per i corridoi, su e giù, dai sotterranei al castello, dal castello ai sotterranei.

Infondo nonostante le luci accese, non c’era davvero nessuno in giro.

 

Non era nemmeno mezza notte.

 

Provò a immaginare.

Provò a pensare a quelle voci che per sentito dire gli erano arrivate vivaci e antiche, mentre continuava a curiosare per la struttura deserta, inoltrandosi pian piano e con fare dispersivo verso la sua vera meta.

Socchiuse gli occhi, quando afferrò chiari quei racconti in mente.

I vecchi che parlavano di fiori di colori che sbocciavano in cielo.

E lui che ne vedeva gli adombrati ricordi nelle loro sagge e vecchie menti.

Uno scoppiettare sfavillante di colori in cielo.

Il fischio, l’esplosione colorata e poi il rombo.

Fuochi d’artificio.

 

Gli avevano detto che di tanto in tanto c’era ancora qualche folle che andava bruciando qualche reliquia del genere, di tempi andati e che qualche volta, bhè, un botto singolo e accompagnato da grida allegre non era affatto un qualcosa di negativo.

Era giusto un nostalgico fiore un po’ rinsecchito che splendeva un’ultima volta, consumandosi poi del tutto.

 

Ma quella sera pioveva.

Yoshi sapeva che anche se avesse avuto qualcuno di quei vecchi fuochi d’artificio, non avrebbe potuto far compiere quel magico istante che più di quarant’anni fa rallegrava al sol vederlo.

 

Pioveva e il vento frusciava lieve nel suo rimbombo fra le pareti metalliche dei sotterranei.

I sotterranei della Sezione Scientifica.

Il luogo ove lei stava come la regina d’Inghilterra era stata per tanto sul suo trono.

Messo su il paragone, forse, lei era capo della sezione Scientifica da più tempo della regina, lì, su quel suo bel trono dorato. Molto più tempo.

Una pietra miliare che era già presente quando Rick Lezdry Senior progettò il castello sulla scogliera e quei sotterranei-e lei fu una di quelli che ne realizzò i punti strategici e la stazione della monorotaia sotterranea.

 

Il ragazzo, indi, entrò nell’ antro della sezione scientifica con un sorrisetto alquanto buffo sulle labbra e da subito portò gli occhi all’ampio e alto soffitto, per poi scendere a arrivare al caos di scrivanie invase di boccette e quant’altro.

E poi all’unica figura umanoide che lì si muoveva.

Deivendoff Josephine.

 

Il giovane allargò maggiormente il suo sorriso, mentre pian piano avanzava fra le scrivanie deserte. La guardava, di spalle, a destreggiarsi con quella boccetta colma di chissà quale sostanza che lei stava finemente riscaldando sulla fiamma con lenti movimenti circolari del polso.

 

Si fermò giusto a una scrivania di distanza, poggiato su uno degli spigoli, incrociando i bracci sul petto e inclinando un po’ il capo, silenziosamente in attesa.

 

Notò come le cascava la treccia lievemente sfatta sulla spalla sinistra e la schiena, quel colore scuro e nero, oleoso, profondo che per ogni singolo capello mandava insoliti riflessi argentei; come era tesa la stoffa del suo abito altrettanto nero fra le scapole, come il tessuto si muoveva assieme ai movimenti del braccio, mentre la treccia di tanto in tanto ondeggiava quando magari si piegava di più sul tavolo da lavoro o quando il capo girava a destra e a manca.

 

Era quasi ipnotizzante.

Bhè, almeno così la sua attenzione non era più focalizzata su quella miriade di pensieri fortemente intensi che affollavano l’Ordine.

 

-Cosa ti serve, Yoshi?-

 

Non ci erano voluti nemmeno cinque minuti, perché la voce della donna perforasse il silenzioso ronzio della fiammella, dei suoi muscoli in movimento.

E come al solito, aveva capito perfettamente da subito chi si trovasse davanti-o meglio dietro-senza nemmeno gettargli un’occhiata.

 

Il ragazzo allora socchiuse gli occhi, stringendosi nelle spalle, portando poi le mani sulla nuca, i gomiti alti.

 

-Sai a volte mi viene ancora da chiedermi come fai..alla fin fine rispondermi da solo mi annoia..-

 

Fece con voce squillante e moderata allo stesso tempo, come a non voler disturbare troppo la donna che stava effettivamente lavorando.

 

-Dovresti dormire-

 

Fu la ripresa della mora, che ancora non s’era girata o aveva smesso di far quello che stava facendo.

In realtà, ora che ci rifletteva meglio, il ragazzo potè notare una sorta di frenesia frettolosa nei movimenti del capo della Sezione Scientifica.

Mosse qualche passo verso la sua schiena, fermandosi giusto giusto a una distanza quasi a dire di sicurezza dalla scrivania della donna.

 

-Anche tu, sai? Domani parti assieme a noi..-

 

E si azzardò cauto a posarle una mano su di una spalla.

Bloccandola per un attimo.

Yoshi vide gli occhi neri e opachi della donna sbarrarsi per un secondo, come se quel gesto le avesse mandato una scarica elettrica su per tutto il corpo, mentre i suoi muscoli s’erano istantaneamente irrigiditi in una freddissima posa.

 

-..già..ma è proprio per questo che devo sbrigarmi a finire..-

 

Interruppe quel fastidioso silenzio ridonando mobilità al suo corpo, inclinando giusto un po’ il capo, scorgendo di sfuggita il volto mestamente sorridente del ragazzo dagli occhi blu.

 

Yoshi allora ritirò la mano, lasciandola al suo lavoro, appoggiandosi quasi senza peso allo spigolo della sua scrivania e lasciando i bracci stavolta penzoloni lungo la linea del busto, accomodati quasi innaturalmente stretti alle cosce.

Era proprio una cosa strana per lui. Stare così fermo e immobile.

In realtà, era proprio la donna che gli faceva quell’effetto. Quasi una sorta di assuefazione, come se Josephine fosse lei stessa quel sonnifero che gli serviva a ottenebrare la sua mente fin troppo sensibile ai pensieri altrui e alle sensazioni. Infatti, in quel momento, il silenzioso ronzio della stanza era davvero l’unica cosa che in quel momento il ragazzo sentisse.

 

-Ah, Josephie, ti prego, fammi dormire qui, stanotte!! C’è così tanto silenzio che sono sicuro che mi addormenterei subito e non ti disturberei affatto! Bitte bitte bitte!-

 

La sua voce proruppe nuovamente nell’antro, e stavolta si guadagnò un’occhiataccia.

 

-Yoshi, hai capito che sto lavorando? O la cosa ti è sfuggita di mente? Tu parli quando dormi e non riuscirei di certo a concentrarmi!-

 

Josephine mostrò un tono lievemente spazientito, per quanto il suo volto, eccetto l’occhiataccia, rimase fermamente statico nella sua atona espressione decisa e un po’ corrucciata.

 

Il ragazzo sospirò, silenzioso. E fu allora che assunse un’aria parecchio più seria.

 

-..è per lei, vero?...-

 

La donna si sentì quasi paralizzata da quel tono di voce così schematico e immobile, muto di ogni sentimento all’apparenza, ma colmo di una certa ansia. Eppure Josephine non si permise d’interrompersi nuovamente. Lasciò che quella domanda le scivolasse addosso come nulla fosse e tacque, annuendo proverbialmente a ciò che Yoshi gli chiedeva.

 

Eppure, il piatto fruscio della fiamma e dei suoi muscoli e dei liquidi che mesceva rimase, solo per poco, tanto muto e sospeso.

Le ampie vele degli archi a tutto sesto reclamavano suoni ben più graditi da far risuonare e i pilastri e le navate si contendevano quanto più l’acustica di quei mormorii d’oggetti in attesa di voci più reali e umane.

 

-..domani partiremo per giungere in Vaticano, a Roma, e il viaggio sarà lungo. Per quanto anch’io farò parte della “comitiva”, non posso certo portarmi dietro tutto il mio laboratorio. E far ragionare Rick circa le condizioni di Sel dopo la vigilia di Natale è fuori discussione: questa bella “scampagnata” è stata progettata da più di due settimane, e di più non possiamo aspettare, lo sai.. “la vittoria va a chi fa la mossa giusta al momento giusto..”-

 

Yoshi le aveva fissato la schiena senza nemmeno respirare, mentre lei parlava fluida, gelida, il tono che impattava con la pietra e si disperdeva subito, senza che questa avesse occasione di farla ondeggiare nell’aria.

Eppure quella cantilena fredda al giovane parve tanto un terribile sfogo dell’improduttività della donna.

 

-..Sel, è arrivata così al limite tanto che nemmeno tu riesci a fare qualcosa..?...naahh!!Non ci crederò mai, Josephie, lo sai. Tu sei troppo testona, proprio come quella lì. Sono sicuro che entro breve troverai la soluzione.-

 

Aveva allora cominciato a parlare a manetta, il piccolo uomo, guardando quella schiena sottile muoversi sporadicamente e intonando note ben più calde di quelle del capo della sezione Scientifica.

 

Dire che era nella sua natura balzare da stati d’animo ad altri del tutto opposti era un eufemismo.

Considerare che sapeva farlo così bene quanto modulare i suoi differenti toni di voce era, invece, più che giusto.

 

Infatti, in quel momento, il microscopico esorcista, a stare sotto quella grande volta, sorretta da sottilissimi pilastri affiancati l’uno all’altro, totalmente ghiacciata non solo dal gelido tempo di quell’interminabile inverno, pareva riscaldare molto più di tizzoni ardenti che avrebbero bruciato l’intera struttura.

E in quel frangente, strappò un sospiro di sollievo alla donna, che scosse il capo, mentre Yoshi continuava a parlottare fra sé.

 

-..puoi rimanere a dormire qui, se ti trovi meglio, ma il sonnifero non te lo do..-

 

-..mi sa che la testardaggine dev’essere qualcosa di insito nella vostra specie, sennò non si spiegherebbe come tu e Sel siate così capoccione, lo sai, Josephie? E potrebbe darsi che questo aspetto, magari sia collegato a un particolare gene unico di voi vecchiacce cecate e così, magari…-

 

-Yoshi…!!Accidenti!!-

 

Josephine lo interruppe bruscamente, con tono quasi arrabbiato e il ragazzo davvero si bloccò, ma con un bel sorriso sornione sulle labbra.

 

-Dobbiamo migliorare le tue parlate a sbafo, Yoshi. Quando attacchi a parlare sei pericoloso.-

 

-Oh, mai dai, Josephie! Eppure non mi lascerei mai scappare nessuna cosa importante!!-

 

Il sorriso si trasformò in un lieve broncio sogghignante, che stemperò, se possibile, ancora di più la cappa oscura della sala sotterranea.

 

-..no, hai capito male. Il pericolo lo corre la mia psiche, che finirà per logorarsi a starti a sentire. Ora fammi il favore e dormi. A terra, dove vuoi, ma basta che chiudi quella ciabatta.-

 

Le parole di Josephine furono ordini imperativi. Nulla di strano.

Ma il fatto che la donna avesse ordinato con tanta calma e autorità significava che era tornata quella di sempre, come se lo smarrimento di qualche minuto prima non ci fosse stato affatto.

 

Anche quella, per il ragazzo, fu una bella conquista. E contento come una pasqua sia d’essere riuscito a svegliare dal torpore dell’autocommiserazione Josephie, sia per aver ottenuto di dormire lì, si diresse verso una scrivania non molto lontana e si sedette contro a gambe incrociate.

 

-Grazie!!-

 

Aveva canterellato passando di fianco la scrivania della donna. Sorridendo come un’idiota, a detta di quest’ultima.

Cosa che continuò a fare anche quando si sedette e perfino quando chiuse gli occhi.

Si addormentò con quel sorrisino deficiente in faccia, quasi cose se avesse ottenuto qualcosa di avidamente agognato.

 

Un sospiro e un pavimento.

 

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 Direi che sono nuovamente in ritardo. Già. Ahahah. Stavolta non accantonerò scuse.

Sono in tremendo ritardo di più di un anno...

Vabbuò, pazienza..scusatemi. Spero che almeno questo capitolo vi sia piaciuto( per quanto possa augurarmi...Ma a qualcuno piace sta' cosa? E' brutta l'idea di un D.Gray-man futuristico?..), e vi do una buona notizia..penso di inserire anche i personaggi del manga...non verranno fuori subito subito, ma pazientate un altro po'.

I miei più grati ringraziamenti all'unico recensore(e primo) Hamish!Thank you per il tuo parere. Sì, questi capitoli iniziali sono atti a presentare questo futuro e i personaggi che ci vivono, che agiscono in questo tempo. Mi sarebbe parso troppo infantile e frettoloso partire subito in quarta con il nucleo della storia, senza fare almeno un piccolo preambolo. Sono contenta che i capitoli ti siano risultati gradevoli alla lettura, mi sto impegnando molto per non rendere troppo pesante questa fic, nonostante ci vogliano parecchie divagazioni, a volte, per spiegare varie cose..Comunque, ancora grazie e spero che tu legga anche questo capitolo.

Concludo qui, non ho null'altro da dire.

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ColdFire§

 

 

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