Eccomi qui, appena atterrata a Londra dopo un viaggio abbastanza
turbolento, e per viaggio intendo la mia vita, sia chiaro.
Piacere, April Baker, 18 anni appena compiuti, sono una ragazza come
tante: abbastanza alta, ne' troppo magra e neanche troppo grassa, una
via di mezzo tra Adele e Cara Delevigne, ho reso l' idea. Comunque,
continuiamo: viso pulito, lunghi capelli castani a cui non riesco mai a
dare una forma e occhi di un azzurro da far invidia all'Oceano. Si un
oceano inquinato.
Avete presente quando vi dicono: - Ma non è vero, gli occhi
marroni sono bellissimi! Sono espressivi! - Mi spiegate che ci trovate
negli occhi marroni? A me viene in mente solo una cosa, ma tralasciamo.
Sono una ragazza estroversa, dico cio' che penso e non mi faccio
problemi, sta a voi decidere se vederlo come pregio o difetto. Ho
imparato a fregarmene dei problemi dal momento in cui ho iniziato ad
averne.
Qualche mese fa i miei genitori sono morti in un incidente aereo, e non
ho ancora superato la cosa, ed è per questo che sono venuta
qui dall'Italia.
Mia madre prima che mi lasciasse si teneva in contatto con questa sua
amica di Londra, Anne, se non sbaglio, cosi' quando lei è
venuta a sapere della mia solitudine si è offerta di
ospitarmi a casa sua. Che donna dolce.
- April! - mi sentii chiamare, risvegliandomi dal mio stato di trance.
Mi girai e vidi una donna, minuta, non molto alta, con una gran
sorriso.
( Dev'essere Anne, pensai. )
- Anne, giusto? Piacere di conoscerla. - le dissi cordiale.
- Oh, chiamami pure Annie, tesoro e dammi del tu! - mi rispose
sorridendomi.
Esatto, era dolce come immaginavo. La vidi sollevare i bagagli e
portarli verso l'auto, così le diedi una mano.
Il tragitto in macchina fu breve, e quando scesi mi ritrovai davanti ad
una casa molto carina e diversa da quelle italiane. Mi erano sempre
piaciute.
Anne mi accompagnò all'ingresso, e quando apri' la porta mi poggio' una
mano sulla spalla, come per infondermi coraggio.
Era grande e molto spaziosa, accogliente e sapeva di casa.
Anne vide che ero in perlustrazione, e si mise a ridere.
- Allora, come ti sembra la nuova casa? - mi chiese Anne, sorridendomi
sul divano.
- È davvero molto bella, ti ringrazio davvero per...tutto -
dissi concludendo la frase, facendomi subito seria, incapace di
sostenere il suo sguardo per via delle lacrime, che ormai m'impedivano
la visuale.
- Non dirlo neanche per scherzo tesoro. I tuoi genitori ci saranno
sempre ricordalo. Se hai bisogno di sfogarti, noi ci siamo. - mi disse,
notando il mio sbalzo d'umore.
Noi? Avevo sentito un NOI o sono io che ho bisogno di Amplifon? In quel
momento ero talmente scossa che non ci diedi peso.
- Ora non mi va di parlarne, Anne. Vorrei solo riposare. - le dissi,
forse troppo fredda.
- Certo, capisco. Prima stanza a destra salite le scale. - mi sorrise
lei.
Dopo averla ringraziata salii le scale su indicazione, ed eccola li.
Era davvero grande, ma non capii il perché dei due letti.
Non feci in tempo a formulare un'ipotesi sensata che cacciai un urlo.
- E tu chi sei?! -
- Oh, è un piacere anche per me conoscerti tesoro! Comunque
sono Harry. - rispose il ragazzo riccio, mezzo nudo (perché
è giusto dirlo), con una faccia da schiaffi.
Beh cara April, fossi in te starei attenta: mi sa che sei finita nella
casa sbagliata.
-SPAZIO AUTRICE-
Heeeeeeeylooooo Everyoneeeee!!
Ci tengo a dire che questa è la mia prima storia, quindi se
avete consigli, richieste o domande vi prego di recenserire almeno so
cosa ne pensate!
Mi piacerebbe davvero se esprimeste il vostro parere!
Beh, spero di avervi incuriosite abbastanza!
Ci vediamo al prossimo capitolo,
love you loads!
Otty xx
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