Sturm-Direction

di ToraStrife
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Al contadino non far sapere... ***
Capitolo 2: *** Heartbreak Station ***



Capitolo 1
*** Al contadino non far sapere... ***


PervyImmagina
STURM DIRECTION




"Essere venuto qui mi ha davvero ispirato. Anna è stata una grande ragazza. Magari sarebbe stata una belieber"


Justin infine firmò e posò la penna vicino al registro.
Lo sguardo allibito del custode nel leggere il commento venne sommerso dalla vampata di fumo che il ragazzo gli soffiò contro, dopo essersi tolto di bocca il sigaro.
Un bodyguard si avvicinò e sussurrò al canadese.

- Mr. Bieber, sarebbe il caso che spegnesse...

- E' vietato fumare? - Chiese Justin, guardandosi attorno in cerca di segnali di divieto.

- No ma, voglio dire, se qualche fan la vedesse...

- Ancora con quella storia? Avete paura che si taglino perché mi hanno visto fumare una volta? Anche se fosse, per due taglietti....!

- Siamo vicino alla Francia, e qua hanno la ghigliottina! Si immagini...

- Va bene, va bene, mi hai convinto. - Tagliò corto Justin, spegnendo distrattamente il mozzicone contro il braccio del bodyguard, che sopportò in silenzio con una smorfia. - Vado a farmi un giro con la Ferrari. "Magari" beccherò anche qualche paparazzo da investire, per distrarmi un po'.

All'ingresso, una foto emblematica di Anna Frank seduta davanti a uno scrittoio, sembra quasi osservare la Ferrari del cantante nella sua partenza in sgommata.
Un forte odore di copertone bruciato dilagò nell'aria.
A fianco di Anna, un poster raffigurante la copertina di un noto libro, il cui titolo sembra il commento perfetto per la piccola ebrea nei confronti del cantante.
"Se questo è un uomo".

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Era il 1948, teoricamente la Grande Guerra avrebbe dovuto già essere finita già da tre anni.
Una distorsione temporale provocata però dalla fantasia di alcune ficcynare la fece proseguire fino ad allora.

A ripeterla con la canzone di un noto omosessuale dell'epoca: Shoah Must Go On.

Gli stivaloni dei soldati del Baffetto più temuto della Storia (Adolf, non Freddy) calpestavano senza pietà le campagne germaniche alla ricerca di tutti coloro che non corrispondevano all'ideale estetico e purosangue professato da Adolf.
Il passo all'unisono dei militari in grigio faceva tremare la terra, l'acqua delle pozzanghere di quell'umido autunno piovoso, e soprattutto i poveri civili braccati come cacciagione.
E fu con un calcio che la porta di una cascina si aprì, con violenza tale che i cardini quasi si staccarono.
Uno dopo l'altro, quattro soldati fecero irruzione all'interno con i mitra spianati.
L'unico occupante di quella bicocca, un povero contadino seduto a tavola, scattò in piedi e si irrigidì, alzando le mani alla vista delle canne.
Un ufficiale entrò impettito, con passo deciso.

- Pene, Pene. - Esordì, con un forte accento teutonico, (al quale vi dovrete abituare, miei cari lettori). - Kosa appiamo qui?

Il contadino sembrò cascare dalle nuvole. - N-non saprei. Ci sono io!

- Non faccia finto tonto! - Tuonò il Capitano, mentre ad un suo cenno uno dei subordinati puntava una baionetta contro la gola del malcapitato. - Sappiamo benissimo kosa lei naskonde in sua kantina!

- Oddio, avete scoperto la mia distilleria clandestina!

- A-ha! - Gridò il Capitano in tono accusatorio, - Lei ha anche distilleria! - Poi, ricordandosi del vero motivo. - No, un momenten! Io dicevo a propositen di profughi eprei!

- Profughi ebrei? Quali profughi ebrei? - Domandò il povero contadino, tentando di dissimulare, anche se le ginocchia tremanti non gli donavano un'aria particolarmente credibile.

A peggiorare la situazione, un improvviso lamento cominciò a sentirsi da una botola al centro del pavimento.

- Qvesti profuchi eprei! - Ridacchiò soddisfatto il Capitano. -  Il pianten del bambinen fi ha traditen!

Ad un comando dell'Ufficiale, i soldati aprirono la botola.
Quello che sembrava il pianto di un bambino, in realtà erano canti stonati di euforia.
Il contadino per poco non svenne.

- Questi maledetti si sono scolati tutta la mia preziosa riserva di alcolici!

Ed in effetti, più che un manipolo di ebrei, si poteva ormai definire una comitiva di ebbri.

- Portate fia tutti qvesti eppri! Subito! - Ordinò il Capitano, tappandosi il naso per il forte odore alcolico.

- Eh no, eh! - Intervenne il contadino. - Io protesto!

- Ah, e qvali sareppero sue timostranze? - Domandò l'ufficiale con una falsa aria cortese.

- Chi mi risarcisce della cantina svuotata?

- Ciusto. - Convenne l'ufficiale. - Soltato! - Ordinò con un cenno al sottoposto più vicino.

- Jawhol! - Annuì il soldato, dopodiché puntò il fucile sulla fronte dell'agricoltore e fece fuoco.

- Capitanen, - Chiese Fritz, uno dei commilitoni. - Non è stato un po' esageraten?

- Nein, - Spiegò l'ufficiale nazista. - Egli era traditore di patria und afefa nascosten perikolosi eppri, ma c'era motifo molto più importanten...

- E quale motifo poter essere più krave di afer naskosto qvesti prigionieren? - Rincalzò Fritz, genuinamente curioso.

- Il bastarden mi afefa imbrogliaten: con falsa skusa di essere sforniten di alcolici, mi facefa pagare poche bottiglie una fortunen. - Commentò il Capitano con una punta di veleno personale.

- Ach! - Commentò il soldato stupiten. - Daffero ein motivo grave!

- Intanten kosa facciamo di qvesten puzzoni ebbri? - Domandò Franz, colui che aveva freddato il contadino.

- Naturalmente in campo di concentramento, marsch! - Ordinò il Capitano. - Qvesti cani ebbri impareranno a scolarsi preziosa riserva d'annata.

- Ja, ma chi si okkuperà di accompagnarli in campen di concentramento?

- Naturalmente nuove reclute Horan und Malik! - Proclamò l'ufficiale.

- Agli ordini! - Risposero all'unisono i due cadetti, sbattendo i tacchi degli stivali e facendo il saluto.

Mentre l'ordine veniva eseguito, Franz confidò i suoi dubbi a Fritz. - Eppuren c'è qualcosa che non mi confince in loro...

- Cosa tu voler dire? - Chiese il collega.

- Niall und Zayn ... Non mi sembrano manko nomi tedeschi... - Spiegò, lanciando occhiate sospettose ai due nuovi arrivi.

- Forse avere qvalke parente all'estero...

- Inconcepibile! - Esclamò scandalizzato Franz. - La pura razza ariana non ammette nulla di non tedesco.

- Uh, avete detto qualcosa? - Chiese distrattamente Zayn, mentre aiutava una vecchietta ad attraversare la strada verso il lager.

Niall aveva altro a cui pensare: tra la massa di marmaglia alcolizzata, spuntavano due occhi profondi, neri come la pece, due cavità irresistibili appartenenti a una giovane ebbra di circa 16 anni, lunghi capelli neri, alta circa 1.65, con due splendidi seni che facevano capolino dalla generosa scollatura, le curve nel resto del corpo erano al posto giusto, e questo nonostante l'evidente stato di denutrizione dovuto al fatto di non mangiare da ben quattro giorni.
Infatti, per rimediare, la ragazza si stava mangiando Niall con gli occhi.

- Ciao, bella, qual è il tuo nome...ehm, voglio dire, sporca ebbra, palesa subito il tuo nome e numero di cell...di matricola!

- Mi chiamo Rosi, Rosi Grandi.

La suadente voce tremante penetrò nelle auricolari della recluta come il canto di una sirena.

Il quadretto venne interrotto da un intervento bizzarro: due mani sanguinanti si aggrapparono alle spalle di Niall.

- A-aiutami.

Era il contadino, tutto coperto di sangue, ma ancora vivo.
Rosi pensò quasi a un miracolo divino.
Niall pensò invece che Franz aveva urgente bisogno di una visita oculistica. Riuscire a sbagliare un colpo a bruciapelo: ma si sapeva già che il porto d'armi se lo era procurato tramite corruzione & raccomandazione.

Il contadino fissò con sguardo implorante il biondino. Poi lo sguardo si spostò un po' a sinistra.
Per un attimo, il villico dimenticò la sua condizione di moribondo e si accorse delle forme generose della piccola Rosi.
Nella zona inguinale, alcuni cenni di vita si fecero notare.

La cosa, misteriosamente, irritò il biondo mezzosangue, che d'istinto estrasse una Luger e trapassò il cranio dell'uomo con un proiettile.
Lo schizzo di cervella e sangue andò a sporcare il pavimento circostante.
Il contadino morì con ancora la zona inguinale rigida. Se fosse ultima libidine o rigor mortis, non lo avrebbe mai saputo nessuno.

- Ma... ma perché lo hai ucciso? - Commentò terrorizzata Rosi.

- Ormai era spacciato. - Si giustificò Niall, chiedendosi, tra l'altro, perché si stava giustificando di fronte a una sporca ebbra.

In realtà il mezzo tedesco aveva solo applicato alla lettera un vecchio proverbio tedesco.

Al contadino non far sapere quanto è bona la ebbra con le pere. (E che pere!)

Il biondo aveva già deciso: quella prigioniera sarebbe stata sua!

La compagnia si mise in marcia per andare a prendere il treno che li avrebbe condotti al loro destino.





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Capitolo 2
*** Heartbreak Station ***


Storm-Direction 2
STURM DIRECTION PART 2
Heartbreak Station




La lancetta del contachilometri tentennava sull'indicatore, puntato su una cifra che implicava una velocità ai limiti del reato.
Il piede destro del canadese era sempre più pesante, mentre le mani si destreggiavano sul volante, guidando nelle piccole strade della campagna europea con la stessa disinvoltura di una highway californiana a tre corsie.
Gli occhiali a specchio del giovanotto riflettevano il paesaggio circostante solo il sole cocente, i capelli a spazzola pettinavano (?) l'aria alla velocità di Mille Miglia orarie al secondo (?!).

Annoiato dalla tortuosità delle curve, che gli impedivano di sfruttare a tavoletta l'albero motore della sua Ferrari, e rimpiangendo altre curve, quelle della sua adorata Selena, il ragazzino allungò la mano destra, tenuta fino a quel momento attaccata al pomello del cambio, verso il cruscotto.
Al contatto notò di quanto il palmo fosse sudaticcio, e  schifato  pulì il residuo sulla maglietta attillata.
Tornò con la mano sul cruscotto, questa volta in cerca dell'autoradio: forse un po' di musica avrebbe fatto al caso.
La prima canzone che trovò gli fece storcere il naso:

E c'era un ragazzetto piccolino in Canada
aveva una chitarra e un maglione color lillà
e tutte le ragazze che passavano di là
dicevan
"Sputami addosso!"
"Scopami tutta!"
"Seguimi su Twitter o uccido il gatto e il fratellino di un anno!"
"Quant'è bello il ragazzino in Canada"

Justin scosse la testa mentre il pulsante faceva sparire spegnere il display.
"Questi europei hanno gusti davvero osceni", pensò.

E ancora nessun paparazzo da investire.


***************

Seppellito il cadavere del contadino, la compagnia si avviò in marcia verso la stazione della morte.
Due soldati poco distanti, impegnati in una importante missione, osservarono la pattuglia allontanarsi.

- Otto, - Esordì il primo al secondo.

- Ja, Heinz?

- Come sta andando a te?

- Nein, nessuno cane ebbren trovaten.

- Ma sei sicuren ke gli ordini fossero kvesti?

- Altroké! - Confermò Otto. - Parole testuali del comandante. "Rastrellate le campagne in cerca di altri prigionieri!"

- Non sono confinto che intendesse in qvesto modo. - Obiettò Heinz.

- Fai solo storien - Polemizzò Otto, mentre continuava a lavorare. - Datti da faren, piuttosten.

Il soldato Heinz osservò per un momento il soldato Heinz passare il rastrello su e giù per il campo.

- D'accorden. Al massimo trofiamo qualke patata per la cena.


P.O.V.I.A. Punto di vista di un piccione gay

Ah, no, fermi tutti, ho sbagliato.

P.O.V. di Rosi


Salve sono Rosi Grandi, sono nata in una sperduta campagna vicino a Berlino il 3 gennaio 1932.
Sono il frutto di un amore proibito tra un tedesco e un'ebrea.
Forse l'unica colpa dei miei genitori fu quella di amarsi nel periodo peggiore: era l'epoca in cui un piccoletto malato di mente aveva abbandonato la brillante carriera di imbianchino per darsi alla politica.
E in effetti, nonostante la sua non-intelligenza, aveva comunque sfondato, dimostrando che per certe cose quello che conta è il carisma.
Probabilmente in epoche diverse sarebbe stato un perfetto idolo, una star da Youtube o un fortunato deputato di Montecitorio.
Ma lui era diverso: era l'uomo che si era prefisso, con la guida delle sue idee malate e l'aiuto di un esercito potente, di eliminare chiunque ai suoi occhi non fosse della razza perfetta.

Se fosse qui gli direi: "Ma che razza di bastardo!"

"Che razza di ariano!" Mi preciserebbe lui, prendendomi a schiaffi e mandandomi nei campi di concentramento.
Cosa che in effetti mi sta accadendo, ma che è ancora più irritante quando lo fa in quello che dovrebbe essere il MIO P.O.V.
E che diamine, mi ruba la dignità, la libertà, e ora anche la scena.
Ehm, scusate, stavo parlando dei miei genitori.

Lui, bello, alto e biondo come il sole, era un ufficiale che non condivideva le idee astruse di quell'ometto. Pensate che il furiere, pardon, il fuhrer era stato persino compagno di classe di mio papà.
E indovinate? Era lo zimbello, piccolo, basso, maltrattato da tutti.
Poi è entrato in politica e si è vendicato. Ma mio padre non c'entrava nulla: in lui vi era solo amore.
Fatto sta che aveva messo incinta mia madre ed erano fuggiti insieme: non è una cosa romantica? :)

Ma Adolf nel mentre pensava alla carriera: scalò le classifiche mondiali di potere e si ritrovò sul podio della Germania. La prima cosa che fece fu di far stampare la sua prima ficcyna: il Mein Kampf.
E di realizzare un mondo ritagliato su misura.

Le guardie arrivarono, e si portarono via mio papà. Fu accusato di tradimento, e fucilato senza un processo. Anche quello successivo, quello di decomposizione.
Non scorderò mai quel momento. Ci composi anche una poesia per l'occasione.

Mai...mai...scorderai...
l'attimo...mio padre fucilò...
l'aria s'incendiò... e poi... silenzio...

Era rimasta solo mia mamma, ma vivevamo felici, anche se ci avevano relegati come tanti extracomunitari nel ghetto.
La paura e l'inquietudine si sentivano nell'aria, ma a me e mia madre bastava. Era la nostra vita spensierata e felice.
Mi feci persino un'amica, Laura Tokiettina. Prima di lei la mia vita era molto meno vivace, con me immersa tutto il tempo tra libri e poesie.
La mia passione per la lettura si traduceva in un rendimento scolastico eccellente. Probabilmente, senza tutta questa storia della Shoah avrei potuto vincere una borsa di studio e volare in Inghilterra o negli Stati Uniti.
Sì, laggiù, dove nessuno ti giudica se porti una maglietta con su scritto "Sono ebrea".

Ma le cose peggiorarono giorno dopo giorno, quando arrivavano i soldati con camionette vuote, caricavano alcuni di noi e ripartivano.
Chi saliva sopra, non tornava più.
Le voci si diffusero, la paura salì.
Per il baffetto uncinato, noi ebrei eravamo diventati un peso da smaltire, il ghetto era una raccolta differenziata, e noi i sacchi da buttare nell'inceneritore.
Fu così che cominciammo a nasconderci.
Le camionette arrivarono in maggior numero, i "prelievi" divennero sempre più violenti e improvvisi.
Da lì a poco, divenne praticamente caccia all'uomo.
Vivemmo tipo una settimana nella botola di quel gentile contadino, stipati come tanti ovini, sopravvivendo di quel poco che quel brav'uomo gentilmente ci passava.
Per farci coraggio, quel samaritano aveva anche messo a nostra disposizione la sua scorta personale di vino.
Ammetto che fu una delle cose che mi impedì di disperarmi, e, anzi, mi mise addosso un'insolita allegria, inusuale per quella situazione.
Ma prima o poi si finisce sempre per toccare il fondo, della damigiana in questo caso.
I diavoli ariani ci hanno appena scoperto, e il povero contadino è stato giustiziato sul posto. La stessa fine che ha fatto mio padre.
Perché Signore Mio Dio, Colui che prego ogni sera prima di addormentarmi, permetti tutto ciò? Perché?
Ma vedo che nel tuo strano disegno, hai voluto riservare anche a me un po' di felicità.
In mezzo alle zanne dei lupi famelici, ho visto per la prima volta degli occhi umani, degli occhi blu come l'oceano.
E una strana eccitazione si è impossessata di me, come un colpo di fulmine.
E forse per la prima volta ho provato quella scintilla che aveva unito mio padre e mia madre.

A proposito!

Mia madre: chissà adesso dove sta (E chissà perché me ne sono ricordata solo ora).
Durante l'ultimo raid era stata presa insieme alla mia amica Laura. Per giorni ho pianto, sentendomi sola al mondo.
Prego ogni sera affinché siano ancora vive.
La compagnia dei reietti come me non mi era di gran conforto. Quattro giorni, poi, senza un bagno, avevano trasformato la cantina in un tugurio che avrebbe fatto fuggire anche i topi.
Ma con i tedeschi era come passare dalla padella alla brace.
Però, rivedendo l'angelo che aveva posato gli occhi su di me e confortato con il suono della voce (Sì, mi ha anche parlato!)
Distrattamente ho captato anche il suo nome, da uno dei suoi commilitoni.
Niall. Un nome così possente, così teutonico, un valchirio tutto per me.
Sento che qualcosa in lui brilla di umanità, di amore, sotto quella pelliccia di lupo nazista.
Batte un cuore di panna, un muscolo pregno di pietà, un bambino che piange per le atrocità che i suoi superiori gli ordinano di fare.
E' un eroe vestito da cattivo, un combattente che serve un pazzo, ma anela l'ideale della libertà. E tutto questo gliel'ho letto nei profondi occhi, in una manciata di secondi.
Sul momento, gli ho anche composto una poesia.

Niall, sei tu
fantastico guerriero
sceso come un fulmine
dal cielo...


Fine POV.



Finalmente la scorta arrivò alla stazione. Il capitano si fregava avidamente le mani, e un ghigno di soddisfazione pervase il suo volto.

- E' arrifata fostra oren - Cominciò a proclamare, di fronte ai prigionieri messi in fila. - Qvesta è fostra ultima tappa in mondo civile. Qvando arriferà il treno, foi sarete solo più numeri, carne da macello, anonima forza lavoro. Smetterete di essere persone, e tifenderete deportati. - Finendo il discorso con una risata malefica, mentre agitava il pugno in aria in segno di vittoria.

Lo stesso pugno si abbatté, una manciata di minuti più tardi, sulla scrivania dell'ufficio del capostazione.
Il capitano era di un umore completamente diverso rispetto a prima.
Con la voce così stridula che lo sforzo gli strozzava la trachea, proruppe in un lamento ripieno di indignazione e incredulità.

- Come sarebbe a diren che treno arriferà in ritardo?

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