Terra Inesplorata

di Laila
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vento di cambiamenti ***
Capitolo 2: *** Il Ballo ***
Capitolo 3: *** Un nuovo cameriere ***
Capitolo 4: *** Una strana coppia ***
Capitolo 5: *** Il suo giorno libero ***
Capitolo 6: *** Joe delle crepes ***
Capitolo 7: *** Il tesoro del leprechaun ***
Capitolo 8: *** Rivali ***
Capitolo 9: *** Il telocomando ***
Capitolo 10: *** L'arrivo di Fuuya ***
Capitolo 11: *** L'inseguimento ***
Capitolo 12: *** Una decisione importante ***
Capitolo 13: *** Questioni irrisolte ***
Capitolo 14: *** Provaci ancora, Ryoga! ***



Capitolo 1
*** Vento di cambiamenti ***


Premessa per chi non conosce il personaggio manga di Konatsu:

Konatsu è un ragagazzo che ama vestirsi da ragazza, è anche un bravo ninja o kunoichi. Lavora come cameriera da Ukyo, e ne è segretamente innamorato. E' il figliastro di Kotetsu una brutta ninja che aveva sposato suo padre, morto poco dopo ed ha due sorellastre bruttissime Koume e Koeda. Konatsu è una specie di cenerentola al maschile, con la differenza che quando può tenta di assassinare la matrigna e le sorrellastre, ogni volta invano... Ed ora buona lettura:

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Vento di cambiamenti

 

Passare la spugna a caldo su quella maledetta piastra, la infastidiva oltre ogni limite.

Il vapore corposo che aveva sollevato le irritava sensibilmente le narici, una vampata di zolfo puro sarebbe stata meno orticante!

A fine serata aveva le gambe gonfie, i tendini dei polsi fuori uso e soprattutto era stanca.

Se il budget del locale gli avesse permesso di tirare un sospiro non le sarebbero mancati di certo degli addetti alle pulizie più seri del kunoichi.

Il fischiettare di Konatsu preso da un leggiadro passo a due con la scopa, le ricordava il cinguettio primaverile dei pettirossi, ma non poteva mostrare un po' più di contegno?

Possibile che gli piacesse, quell'ingrato compito?

Il pavimento brulicava di molliche, le sedie quasi tutte asimmetriche ai lati dei tavoli, erano solo una microscopica parte, di una lunga lista di lavoretti, che dovevano ancora sbrigare...

Del resto bastava girare lo sguardo nella sala per accertarsene.

I clienti della giornata parevano aver mangiato anche i tovaglioli, visto i pochi rimasti nei contenitori di plastica beige al loro posto.

Mentre la giovane chef architettava un piano di risparmio, ci fu uno schianto fortissimo con una nube di fumo a forma di fungo che impolverò ogni cosa, senza contare i danni! Una grandinata d' intonaco piovve tintinnante sopra le loro teste.

In un primo momento tossì, coprendosi naso e bocca con la mano, poi balzò oltre il bancone delle okonomiyaki pronta a difendere l'incasso della giornata, mentre Konatsu l'affiancò turbato.

- Chi è là?! Fatti vedere disgraziato! - seguitò Ucchan estraendo dalla cintola la sua pala da combattimento.

Delle risate gracchianti che ferivano l'udito la schermirono in coro.

Tre figure, una più brutta dell'altra varcarono la soglia.

- Figliastra, ti sembra questo il modo di accogliere la tua famiglia?

Il kunoichi si fece avanti – Matrigna! Che sorpresa! Del sakè? - le mostrò una bottiglia la cui pezza malamente attaccata lasciava intravedere l'etichetta originale: “veleno”.

Le tre parenti acquisite presero a picchiare Konatsu.

- Ingrata! - sibilò l'orripilante sorella vestita in nero. - Non meriti l'invito che siamo gentilmente venute a consegnarti!

- Non m'interessa! Io vivo qui oramai! - protestò Konatsu ancora mezzo stordito.

Kotetsu si accese il sigaro cubano che penzolava dalle sue grosse labbra siliconate:

- Ma, come?! Non ricordi i bei tempi passati alla villa Tsutsui? - iniziò sbuffando fumo addosso ad Ucchan mentre scrollava il mozzicone sul ginocchio del figliastro acquisito ancora riverso a terra.

Ukyo osservò la reazione del dipendente, al termine Tsutsui aveva deglutito alzandosi fieramente sulle braccia.

- In questo caso accetto! -

- Che genere d'invito è questo? - domandò Ucchan alla ninja in nero.

- Sembra che i padroni Tsutsui, della prestigiosa villa degli appuntamenti notturni, la più ricca e famosa dei quartieri bassi di Tokyo...

- Vuoi arrivare al dunque? - la colpì quella cicciona di sua sorella Koume prendendo il suo posto nel discorso.

- Insomma daranno un ballo! E il loro erede, l'affascinante Jungo sceglierà un donna di malaffare fra le invitate come promessa sposa!

- Capisci perché abbiamo bisogno di te piccola Konatsu? - piagnucolò la matrigna – Possiamo diventare ricche da fare schifo!

- Oh beh! Anche se non siete ricche schifo lo fate già! - commentò a mezza bocca la cuoca.

- Ti aspettiamo domani alla fontana del parco. Saremo lì alle 20.00 esatte! E porta tutto l'occorrente per farci belle!

Il kunoichi dette il suo pieno consenso al progetto, così le intruse si volatilizzarono eccitate per l'indomani.

La cuoca sbuffò, non aveva alcuna intenzione di ripulire il locale, non subito almeno.

- Sei davvero intenzionato ad andare fino in fondo? Credevo avessi chiuso quel capitolo della tua vita...

Konatsu annuì deciso.

- Avevo sette anni quando incontrai Jungo per la prima volta...

Kotetsu era stata invitata per il té dai Tsutsui, il sole era alto in cielo, faceva caldo anche dentro al loro gazebo bianco.

Konatsu se ne stava agli ordini della matrigna, ordini che variavano dal massaggiarle i piedi allo zuccherarle il té, e non vista, anche a sputarci dentro.

Le sorellastre, simili a due rospetti anche all'epoca stavano inseguendo il principino Jungo, perlustrando ogni anfratto del giardino, mentre lui era bloccato lì a farsi in quattro per la sua spregevole matrigna.

Yuka Tsutsui, la padrona di casa era molto gentile e ben educata.

Portava i capelli corvini ordinatamente raccolti in uno chignon, vestiva un kimono che puntualmente le lasciava scoperta la spalla destra, facendola apparire a prima vista una provocante nobildonna.

Suo marito Honoo Tsutsui era andato fuori città per affari, la matrigna però le aveva spifferato a quattr'occhi, che faceva il farfallone nei sexi-bar di ogni città.

La nobildonna bevuto un sorso del liquido ambrato aveva posato la tazza nel piattino.

- E' davvero ammirevole la bellezza di vostra figlia – rivolgendosi a Kotetsu aveva sorriso a quella che credeva in buona fede, una bambina.

La sua orrenda tutrice aveva storto le labbra silenziosa.

Il principino Jungo era spuntato alle spalle di Konatsu e gli aveva tirato la coda.

- Sembri una scimmia! - aveva replicato l'adolescente.

Jungo era biondo coi capelli cespugliosi, indossava un completino azzurro e degli stivaletti di pelle nera e lucida.

A quelle parole Kotetsu era scoppiata a ridere innescando anche le rise di Yuka, che si era però tempestivamente scusata per i modi schietti di suo figlio.

La storia era finita lì per quel che il ninja ricordava.

Ucchan scrutava perplessa il ragazzo arrossito per la vergogna.

- Capisci? Nessun uomo ha mai negato la mia bellezza! E' giunta l'ora della vendetta!

Il fuoco ardeva negli occhi del ninja.

- Daccordo Konatsu, te lo concedo, tanto avevo deciso di chiudere il locale qualche giorno...- asserì la ragazza mentre alcune foglie autunnali turbinavano dentro alle macerie del suo snack-bar.

 

Le vie della sfortuna erano certamente infinite, e strano a dirsi, Ryoga Hibiki quelle vie le conosceva tutte.

I suoi piedi potevano dirsi temprati, sia per i caldi del deserto, che per le gelate delle vette d'alta quota.

Conosceva i fluttui dei venti e i cambiamenti climatici meglio di chiunque altro, eppure c'erano innumerevoli nozioni che ignorava.

Bastava, ad esempio, chiedergli un indicazione per mandarlo nel pallone.

- Scusi mi sa dire dov'é il museo delle bambole momiji?

Il ragazzo impallidì, fece per parlare ed invece tentennò, mugugnando qualcosa senza senso, sconcertato per l'inetta figura che stava facendo.

Me la sono meritato... si commiserò da solo.

- Sta bene giovanotto? - l'anziana signora probabilmente a braccetto col marito, l'osservò preoccupata.

- Lascialo perdere forse è straniero - ribeccò il signore – Excuse me? Where is the museum of momiji's dolls?

Ryoga scosse la testa in diniego più forte che poteva.

Il nonnetto sembrò perdersi nei sui pensieri, prima di riprovarci.

- M'excuses-tu, où est le musée des poupées momiji?

Il ragazzo allora girò i tacchi e piangendo corse via. Era lui l'essere più bisognoso d'indicazioni. Lui solo doveva trovare quel maledettissimo ufficio postale!

Si fermò, il cuore batteva ancora impazzito.

Cacciò una mano nella tasca destra dei pantaloni e ne estrasse una busta, l'aprì contando per l'ennesima volta la cifra della mazzetta di yen, che dall'ultima volta non era certo aumentata.

Stava per rimboccare la busta del suo prezioso contenuto, quando un colpo di vento gli strappò i soldi di mano.

Si allarmò, non era stato un colpo di vento, bensì un ladro veloce ed abile, non aveva il minimo dubbio.

- Ridammi i miei soldi maledetto! -

Il rapinatore voltò leggermente il capo, lanciandogli un occhiata obliqua ed un sorrisetto di sfida.

Indossava una tuta ninjia ed un cappello a forma di campana con un pennacchio color rosso fuoco.

- Sono Iori Nuth! Rubo ai ricchi per dare a me! E' stato bello incontrarti, ma ora devo proprio scaaappare!

Il malvivente cercò di distanziarlo, Ryoga però teneva bene il passo e l'avrebbe raggiunto se un tuono rombante, seguito dallo scroscio d'acqua piovana non l'avesse penalizzato.

Stava saltando quando avvenne la trasformazione e in men che non si dica si ritrovò catapultato dentro a un tunnel grigio e maleodorante.

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Capitolo 2
*** Il Ballo ***


Premessa per chi non conosce il personaggio manga di Konatsu:

Konatsu è un ragagazzo che ama vestirsi da ragazza, è anche un bravo ninja o kunoichi. Lavora come cameriera da Ukyo, e ne è segretamente innamorato. E' il figliastro di Kotetsu una brutta ninja che aveva sposato suo padre, morto poco dopo ed ha due sorellastre bruttissime Koume e Koeda. Konatsu è una specie di cenerentola al maschile, con la differenza che quando può tenta di assassinare la matrigna e le sorrellastre, ogni volta invano... Ed ora buona lettura:

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Il Ballo


Il kimono che indossava era a fantasia naturalistica, sul pregiato tessuto spiccavano onde alte e schiumose, che si addossavano le une sulle altre, in una lotta di verdi, blu, bianchi ed argenti.

Ci si poteva perdere lo sguardo, tant'era attraente quel motivo.

Konatsu aveva scelto il suo preferito, e molti uomini, talvolta persino in compagnia di mogli o fidanzate si erano girati a dargli almeno un'occhiata furtiva.

In fretta aveva raggiunto il punto di ritrovo dove le sorelle e la matrigna l'attendevano.

- Finalmente! - sbottò Koume appena le fu vicina.

La matrigna storse il naso - Come ti sei vestita?

- Un abito formale per la festa...- mormorò pensoso Konatsu.

- Ma noi abbiamo deciso che tu non verrai! - batté un piede Koume, facendo danzare la cellulite sulla grossa coscia deforme.

- Ah si? Allora come mai mi avete dato appuntamento qui? - rispose permissivo il kunoichi.

La sua vecchia tutrice l'afferrò per le spalle:

- Perché abbiamo bisogno che tu ci stiri i vestiti, ci trucchi e ci acconci come si conviene, il principe deve scegliere una delle mie bambine!

In men che non si dica, il kunoichi si ritrovò a far fronte ai problemi delle altre ninja.

Per esempio il corpetto che soffocava il busto di koume si ruppe, i lacci sotto la pressione del suo respiro si sfibrarono fino a far esplodere i gancetti.

Rendere presentabili quella tre megere si sarebbe rivelata un'impresa impossibile!


La residenza Tsutsui, edificata da circa un secolo si mostrava imponente nei suoi tre piani.

All'ingresso gli invitati lasciavano le calzature, ogni mezz'ora uno dei domestici passava a ritirare alcune paia di zoccoli o di waraji* che altrimenti avrebbero ostacolato il passaggio dei nuovi arrivati.

Al jenkan* seguivano sei gradini in legno chiaro, saliti al primo piano si avvertiva distintamente un tocco occidentale, bastava metter piede sopra al lussuoso tappeto persiano per accorgersi dell'immensa fortuna dei Tsutsui.

Il corridoio si diramava nella sala degli ospiti, tre bagni ed altrettante sale da ballo.

La signora Tsutsui però, nonostante l'impeccabilità della villa appariva nervosa.

Suo marito, un uomo di bell'aspetto le si accostò mettendole una mano sulla spalla scoperta, allora lei si voltò al suo indirizzo.

- Mi sembra impossibile che il mio bambino scelga stasera... -

- Vedrai cara, ci sono kunoichi che provengono da ogni angolo di strada, abituate ad ogni genere di... compromesso, nostro figlio non vede l'ora di conoscerle scommetto!

La donna scosse la testa sconsolata: - Non t'assomiglia affatto per fortuna – sospirò e drizzando su le spalle entrò nel stanza degli ospiti.

Kotetsu si fece largo tra la folla non appena l'intravide.

- Quanto tempo mia cara! - l'abbraccio con impeto, scoccandole due bacioni sugli zigomi che la signora ripulì simulando felicità.

La matrigna aveva in serbo una valanga di chiacchiere per lei, al suo fianco c'erano le sue due brutte figlie e la piccola cara Konatsu, fasciata nel suo bel kimono.

- Qui tutti ci stiamo chiedendo quando arriverà il festeggiato! - insinuò con una risata sguaiata la maggiore delle sue ospiti.

Yuka Tsutsui inclinò il capo a destra portando l'indice sotto al mento - Da un momento all'altro suppongo... ma venite, vi mostro la nostra collezione di armature nel frattempo -

Le donne uscirono in fila indiana seguendo la padrona.

Mentre stringeva il corrimano d'ottone, salendo le scale che portavano al secondo piano, Konatsu avvertì una sensazione di freddo e disagio che cercò con tutte le forze d'ignorare.

- Ahahahahahah! - al primo gradino Jungo rideva soddisfatto della sua impresa.

Anche le sorellastre e la matrigna, capito lo scherzo, derisero la povera bersagliata.

Eppure Kotetsu capiva che in questo, il principino dimostrava una preferanza per Konatsu, peccato rifletté malignamente, che avesse scoperto lui stesso il suo segreto, le sarebbe piaciuto davvero tanto, dirglielo di persona.

Jungo infatti aveva scucito l'orlo del kimono preferito di Konatsu e questo mentre saliva le scale si era ridotto a dismisura, scoprendo le nude e virili gambe del Kunoichi.

Il colpo di grazia al suo imbarazzo lo scoccò Yuka Tsustui:

- Sei un uomo! - disse meravigliata – Un uomo col nome di donna!

- Esattamente signora – rispose stringendo i pugni il ragazzo, mentre la matrigna lo cansonava:

- Non sei affatto sexi! - diceva.

- Sei perfetto invece! Sarai mio!- le braccia di Jungo avevano stretto Konatsu in un abbraccio facendogli accapponare la pelle.

- Vorrete scherzare principino! La miei figlie sono ben più meritevoli... cosa ne sarà della vostra prole? – replicò Kotetsu mani ai fianchi, l'espressione dissenziente.

- E poi io amo un altra! Una donna! - urlò Konatsu allontanando Jungo da sé e mostrandole il biglietto da visita del negozio di Ucchan.

Da dietro la padrona comparì il capostipite Tsutsui.

- Siamo tutti d’accordo sul matrimonio – sorrise.

Konatsu si sentiva preso in giro, inascoltato com'era - Daccordo un corno! Non accadrà mai!

- Pronto, parlo con la signorina Ukyo? - Jungo aveva un cellulare all'orecchio e grazie al biglietto del kunoichi, ora stava telefonando alla sua padroncina!

- Ecco... - sospirò arrossendo il principino – Io e Konatsu abbiamo deciso di sposarci, di comune accordo! E' naturalmente invitata, gli amici di Konatsu sono amici miei!

Konatsu si pietrificò nell'atto di strozzare quello stupido damerino, sentendo il proprio cuore perdere un battito.

-Si abiterà qui d'ora in poi, grazie per gli auguri! - L'erede degli Tsutsui spense il cellulare per accendere il megafono.

- Vi annuncio che la prescelta per le nozze è la qui presente Konatsu! - alzò il braccio del ragazzo come fosse un pugile che aveva appena vinto uno scontro e ci fu uno scroscio di applausi e fischi dalla platea sottostante.

Konatsu non sapeva se essere più sconvolto per la facilità con cui la padroncina Ukyo l'aveva lasciato, o del perché il principino lo volesse sposare a tutti i costi.

Corse in bagno piangendo con le mani sul volto, s'illudeva se credeva che Jungo non l'avrebbe seguito.

- Come sei tenera! Sei così commossa! -

- Che diavolo blateri?! E smetti di darmi del lei, io sono un uomo, dannazione! - prese a scrollare Jungo.Ha le spalle esili! Notò.

Il principino lo fissò con aria maliziosa e liberò alcuni bottoni della sua camicia, scoprendo un seno da donna.

Il kunoichi spalancò la bocca esterrefatto, Jungo allora si confidò:

- Quando nasce un Tsutsui, la tradizione vuole che lo si spresenti alla folla di sexi kunoichi e dipendenti, che osservano il nuovo nato da sotto la terrazza... quel giorno mia madre mi lasciò tra le braccia di mio padre che aveva contratto un terribile raffreddore – commossa Jungo si asciugò una lacrima solitaria e seguitò:

- Gara lascia che presendi nostra figlia ai gunoichi del guardiere – a malincuore Yuka gli cedette la piccola.

Honoo urlò dalla terrazza: - Il suo nome e Jungo – imitò la voce raffreddata del padre coprendosi il naso.

- Tutti si felicitarono con i miei, per la nascita di un maschio... in realtà mia madre aveva scelto Junko come nome, ma questo nessuno lo sà!

Konatsu afferrò il polso di Jungo che d'improvviso le parve proprio una ragazza carina e delicata.

- Allora andiamo a dire a tutti la verità! -

- No! - gemette Jungo svincolandosi dalla sua presa

Se si venisse a sapere, tutti gli uomini delle famiglie più illustri di Tokyo verrebbero a corteggiarmi e la mia famiglia perdendo la sua fortuna, cadrebbe in disgrazia! - scoppiò in un pianto a dirotto.

Il volto di Konatsu si riempì di compassione per quella giovane.

- Non ti spiace essere costretta a camuffarti così?

Jungo si asciugò le guance arrossate – No, anzi! Mi piace un sacco vestirmi da uomo! Mi aiuterai, vero? - prese le mani di Konatsu fra le sue con aria implorante.

Fine 2 cap.(più che altro i primi due sono una premessa alla storia vera e propria)

Jenkan: E’ un’area in cui ci si toglie le scarpe: essa si trova su un livello inferiore rispetto al pavimento della casa giapponese.I waraji invece sono sandali di paglia.

Per Maryku: hai ragione XD!  Non tutti conoscono Konatsu perciò ho messo il trafiletto col suo profilo a inizio pagina, in ogni caso Konatsu è di passaggio in questa storia… dal prossimo capitolo inizia il bello^^!

Per Kuno: Guarda papu che è tutta colpa tua! Mi hai messo in mente che potevo scriverla (a me non era passato neanche per l’anticamera del cervello) e ne ho già buttato giù 7 cap, ma tutto sommato mi sono divertita e ancora devo finirla, non sono manco a metà… Per quanto riguarda Ryoga come “ three timing boy” potresti rimare deluso XD fargli fare un appuntamento a tre è troppo anche per la mia mente contorta e rischierei di confonderlo, un po’ come nell’episodio anime in cui Kuno crede di essere destinato a Nabiki e inizia ad appendere i poster della  sua aguzzina accanto a quelli della ragazza col codino ed Akane!

Un grazie speciale a tutti i lettori,

alla prossima, Laila

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Capitolo 3
*** Un nuovo cameriere ***


Un nuovo cameriere

 

Un tuono, metallico e assordante la destò.

Il suono vibrò ancora, protraendosi in ritmi vuoti ed assillanti.

Suoni che le ricordavano il rullo arcano di un tamburo tribale.

Rabbrividì ed affinò i sensi, facendosi attenta, tutto cessò trasformandosi in surreale silenzio, quasi temendo la sua reazione.

In casa era sola, la puntualità di un probabile ladro poteva esser migliore?

Imprecando fra sé sgusciò fuori dal tepore rilassante del futon.*

Avanzò di qualche passo, poi si appiattì contro la parete palpandone la gelida superficie.

La porta, aperta con lentezza esasperante cigolò permettendole di sbirciare giù dalle scale.

Nessuno, Ukyo riprese fiato e si aggrappò al corrimano.

Forse è solo un gatto, uno stupido gatto randagio... si dev'essere così! Meditò scendendo cauta al pian terreno. Superò l'angolo del bancone delle okonomiaky, poi uscì.

L'accolse una pioggia fitta, sottile e persistente, quasi nevischio. Il vento le fischiava fra le orecchie.

Paradossalmente non sentiva il freddo, troppo impegnata a cogliere i segni di un passaggio qualunque.

Uno dei bidoni, all'angolo tra il suo locale e quello del fioraio era rotolato a terra.

Dal cumulo d'immondizia un sacchetto di cartone color glacé si mosse in linea retta.

Lo fissò incredula.

Avanti, indietro a destra e poi di nuovo indietro, sempre mantenendosi raso terra.

Un verso stridulo proveniva da dentro l'involucro.

Incurante della pioggia, Ucchan s'inginocchiò ed aiutò lo strano animale imprigionato lì dentro.

P-chan stranutì, spaventandola in un primo momento.

- Sei solo il porcellino di Akane - lo acciuffò per la bandana leopardata e lo trascinò all'asciutto delle sue quattro mura. Lo fasciò stretto in una palla d'asciugamano, depositando lo strano fagotto dentro ad una cesta di plastica.

Aggiunse una saponetta, due cotton-fiock, un pettine di legno chiaro e prese la bacinella con sé.

Raggiunsero una piccola stanza da bagno, quando impietosamente per lui, aprì il rubinetto della vasca si alzò una nuvola di vapore.

Inorridendo il malcapitato animale da porcile, pensò di liberarsi dall'asciugamano, impresa che si rivelò più grande di lui.

Un secondo dopo aver tirato fuori una zampa si era ritrovato con l'acqua alla gola.

Il giovane riemerse in una posa timida e composta.

Ucchan non si mosse, al vederlo alzò enigmatica un sopracciglio. - Che ci fai tu qui? Dove hai nascosto il porcellino di prima? - Scrutò l'acqua per nulla imbarazzata, costringendolo a coprire le sue vergogne con l'asciugamano.

Per farsi di nuovo notare, Ryoga l'afferrò per un polso.

- Hai gettato dentro P-chan e sono comparso io, questa è acqua calda, mi segui?

Ukyo spalancò le iridi cerulee. - Un momento! - sentiva l'aria mancarle – E Akane lo sa’?

Devo farle giurare di non dirlo ad Akane! Si ripromise il ragazzo.

Le spiegò la storia dall'inizio, da quando aveva lanciato la sua prima sfida a Saotome, fino a quel momento di convenzionale smarrimento.

- Dovresti girare con un navigatore satellitare, sai la tecnologia aiuta! - suggerì la nuova testimone della sua maledizione.

- Spiritosa! Quei cosi vanno a batteria e non credo proprio che siano infallibili! Per esempio non conoscono le nuove strade...-

- Tu nemmeno le vecchie se è per questo, inoltre dubito che riusciresti ad infilare le batterie dal verso giusto! Ucchan scrollò il capo, facendogli segno di sedersi sullo sgabello accanto al suo.

- Po... posso chiederti un favore? Ho bisogno di soldi... – farfugliò quello.

- Capiti a proposito, ho bisogno di un cameriere!

Girovagò con lo sguardo sulla stanza, sollevato dal non doverle necessariamente delle spiegazioni.

- Se cerchi Konatsu, si è trasferito, pare si sia innamorato! - spettegolò francamente la chef.

- Mi sembra strano...

- Che cosa? Io sono felice per lui! Tu no?

Ryoga restò attonito alcuni istanti. Non s'é mai accorta che Konatsu le sbavava dietro! Ricordava

vagamente il kunoichi, conosciuto da troppo poco tempo, per rendergli giustizia.

Non gli erano sfuggiti però, i suoi sguardi per la signorina Ukyo, come amava chiamarla.

Dal caotico tentativo di matrimonio fra Ranma e Akane, in cui avevano conversato esclusivamente sull'eventualità di assaggiare la torta nuziale, altrimenti sprecata, non si erano più visti.

L'amica si stiracchiò sbadigliando mentre Ryoga aprofittando di quella sua momentanea distrazione, cominciò a rivestirsi dietro un separè in noce. Calarono alcuni minuti di silenzio, prima che Ucchan rincarasse la dose.

- Sai che ti dico?! Che oggi mi hai fatto perdere abbastanza sonno, ragion per cui ora vieni e seguimi, ti mostro la tua nuova stanza!

Quello, uscì dal separè in tutta fretta. - Non occorre, tornerò da te domani, dopo le lezioni, d’accordo?

Grazie ad una spatolata tra capo e collo, usando il lato del manico, Ukyo lo stordì.

- Neanche per sogno! Tu non ti muovi da qui!

Ridacchiò, non sapeva nemmeno perché ancora gli parlasse... Hibiki pareva aver perso i sensi, sicché non poteva udirla.

Passò le braccia sotto le ascelle del ragazzo e lo trascinò di peso su per la rampa.

Varcò la seconda stanza a sinistra e con fatica, liberò un braccio dal torace del poveretto, per accendere la luce.

Ci mise un bel po’, ma alla fine, tra uno sbuffo e l'altro, lo gettò sul futon appartenuto a Konatsu.

Affannata dal trasporto, prese carta e penna ed attaccò un promemoria con una puntina sulla porta.

Ciondolò sui propri passi, imbucandosi nella stanza adiacente, quindi senza nemmeno accendere la luce, cercò il futon a tentoni.

Una volta sentita la consistenza morbida del materasso sotto le dita, crollò al suo interno russando appagata.

 

Quando riaprì gli occhi, Hibiki si sforzò di capire dove fosse e come mai avesse pernottato in quel luogo sconosciuto... Sentiva male alla nuca e tastandosi avvertì il segno di un piccolo bernoccolo.

Notò un biglietto sull'uscio, lo staccò e lo lesse mentalmente:

“Se hai davvero bisogno di soldi, non provare ad uscire da casa mia! Ti ho avvertito! Ucchan”

Ora ricordava, la sera prima, stava dialogando con lei, quando d'improvviso, usando modi assai poco ortodossi l'aveva tramortito!

Sospirò avvilito, infondo aveva realmente bisogno di un guadagno.

Gli Hibiki avevano un sacco di bollette arretrate da pagare e sfortunatamente per lui anche i suoi genitori erano "avventurieri" per usare un elaborato eufemismo, in giro senza tappe fisse per il Giappone, ciò significava che toccava a lui provvedere, prima della scadenza prefissa.

Nella situazione in cui si trovava, non gli restava altro che ispezionare l'abitazione di Ukyo. Chissà dov'é il bagno? Si chiese.

Quando rientrò da scuola, Ucchan s'avvide che Ryoga non aveva ancora fatto colazione, l'okonomiaky che aveva preparato per lui, s' era raffreddata.

- Ryoga sei ancora qui?! Rispondi!

- Dovresti vergognarti di non avere neanche un bagno, ogni locale deve averne uno per legge! - fu l'insensata replica, proveniente dalla cantina.

- Se non lo trovi tu, non vuol dire che non ce l'ho, idiota! - borbottando sottovoce, scese a ripescarlo tra le conserve dei suoi condimenti.

- Da quant'é che sei quaggiù? -

- Questo non ha nessuna importanza! - Ryoga fece una goffa corsetta sul posto, tenendosi il cavallo dei pantaloni.

- Dimmi dov'é il bagno! E' un' urgenza!

- Ti accompagno! – lo prese per il gomito quella. - Dato che vai in bagno, ti preparo il tuo completo da lavoro, indossalo!

Ryoga annuì lasciandosi trascinare dove lei voleva.

Alle 16.00 il locale apriva al pubblico.

- Non avevi qualcosa di un po’ meno sfarzoso? - brontolò il coetaneo, in giacca e cravatta.

Gli dette una pacca sul petto.

- Macché! Stai benissimo! Oh, ma non dirmi che volevi per caso uno degli abitini sexi di Konatsu?

L'occhiolino di Ukyo, l'infastidì se possibile ancora di più.

Quasi, quasi mi licenzio subito! Considerò fra sé.

- Si può?

Akane, Sayuki e Yuka fecero il loro ingresso e eccezionalmente per quella volta, il girovago mise in fondo alle sue priorità, quella di licenziarsi.

Le tre liceali si sistemarono in un tavolo, di lì a poco il giovane cameriere le raggiunse.

- Ciao A-Akane!

La ragazza si stupì di vederlo lì fermo con un block-notes e la penna in mano.

- Ryoga, da quanto lavori qui?

Strusciò un piede per terra, non osando alzare lo sguardo sul suo – E' il primo giorno

- Ti trovo bene – a quell'affermazione anche le amiche di Akane confermarono che il completo da cameriere gli calzava a pennello.

- Cosa desiderate ordinare?

Una piccola paletta gli infilzò la testa.

- Portagli i menù! - ordinò quella vipera del suo capo.

Il ragazzo represse la rabbia, che lo incalzava a controbattere e tornò al banco a prendere i menù.

Akane non domandò di Konatsu, Ukyo infatti le aveva già raccontato del ballo a cui il giovane aveva partecipato, a scuola.

Arrivarono anche Hiroshi, Daysuke, dieci minuti più tardi, un gruppo da quattro anonime studentesse del Sanbacco animò il locale.

- Ecco qua, la tua okonomiyaki ai funghi! – porse il piatto ad Akane.

- La vegetariana – mise la portata davanti a Yuka – E quella ai frutti di mare – terminò servendo Sayuki, la quale si apprestò a disingannarlo:

- Guarda che la mia era vegetariana, mentre quella di Yuka è questa qui – Ryoga si fece contrito.

- Non importa, dai! Capita a tutti di confondersi! - Gli sorrise Akane dando il gomito all'amica coi codini.

Il cameriere si sciolse un po’, sentendosi difeso dall'amata.

- Come sei gentile, posso fare altro per te?

Ucchan intanto non aveva più posto sulla piastra da cottura, tante crepes arretrate dovevano esser tolte da là sopra, prima di rischiare di bruciare ed intossicare i clienti.

Hiroshi e Daysuke giocavano ad una partita di macchiavelli, Daysuke sembrava in vantaggio.

Le studentesse del Sanbacco picchiettavano con gli indici sul tavolo, giunte allo stremo della pazienza.

- Ryoga! La smetti di ciarlare! - berciò Ukyo meditabonda.

Il ragazzo s'intirizzì sentendosi osservato da ogni tavolo, decise allora di strafare e prese quattro piatti di okonomiyaki, servendo le ragazze del Sanbacco.

- Non ho ordinato questa! Io sono allergica ai sottaceti! - s'inasprì una delle clienti.

Hiroshi si sbracciò, cogliendo l'occasione al volo. - E' mia! E' mia!

Disperata Ucchan si passò una mano sulla fronte, mentre il suo esimio collega rimediava, scambiando gli ordini!

 

Fine 3 cap. Ecco una fanart per voi :-)



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Futon:  letto orientale simile al nostro sacco a pelo, si dice faccia bene alla schiena.

Ringrazio in particolare:


Mariku: Anch'io quando leggo una fanfic tendo ad immaginarmi i possibili seguiti, è diciamo il bello della diretta^^!

Kuno: Secondo me, Ukyo non ha in considerazione Konatsu, quanto lui vorrebbe, anche se gli vuole bene, altrimenti non l'avrebbe mai strappato dalla matrigna e le sorellastre...

Devilmaycry:  la tua opinione è sempre gradita, spero di risentirti^^!

Alla prossima! Laila


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Capitolo 4
*** Una strana coppia ***


Una strana coppia

 

Il diciassettenne controllò le banconote faticosamente guadagnate, lo stipendio della giornata, 3.570 yen!

Li considerava una miseria per un turno di sei ore filate e glielo fece notare.

- Ho detratto una piccola parte per le spese della casa, visto che ora vivi qui – il discorso non faceva una piega, perciò la cuoca non ottenne rimostranze.

Un paio d'ore più tardi si era infilata nella vasca da bagno, sospirando.

Bastava una piccola goccia di docciaschiuma sul fondo della vasca, che unita al getto caldo del rubinetto faceva crescere una montagna di schiuma profumata, per rimetterla in pace col mondo.

Persino il pensiero che Konatsu fosse decisamente migliore di Ryoga come cameriere, in quel frangente, la fece sorridere.

Versò il balsamo sul palmo, parte di quel liquido vischioso scivolò in rivoli perlacei, lungo il suo avambraccio.

Recuperò il balsamo con la mano libera e cominciò a massaggiarsi la testa... si era scordata qualcosa, ma cosa?

Si immerse col mento sott'acqua, soffiando bolle d'aria dalla bocca intanto che rifletteva, finché il suo sguardo si posò sull'attaccapanni.

L'asciugamano grande!

Contemporaneamente sentì qualcuno di familiare imprecare contro l'esistenza dello sgabuzzino adiacente.

- Ryoga... sei tu?

- Ukyo? Sei in bagno? - domandò a sua volta quello, esasperandola un po'.

- Si, ascolta! Portami l'asciugamano – si morse il labbro inferiore ed aggiunse un: - Per favore!

Ukyo pensò d'esser diventata sorda, oltretutto l'aveva pregato in tono gentile.

- Sei ancora là?

- Si

La ragazza sbuffò un:

- Allora?! vuoi portarmi questo stramaledetto asciugamano o ti devo pagare?

- Cosa? Io non sono così veniale! Sai che ti dico? Adesso entro!

Quel tono deciso dette modo ad Ucchan di ravvedersi, colta dalla paura che Ryoga, furioso nei suoi riguardi, sfondasse la porta!

- Un'altra cosa! - urlò la giovane – Entra, allungami l'asciugamano e chiudi gli occhi, poi vattene!

Il piano scorrevole che li separava, si fece inesorabilmente da parte, lasciandogli libero il passo.

Si coprì gli occhi con una mano, mentre con l'altra sventolava il drappo di spugna, come lei gli aveva ordinato.

- Sei troppo lontano, fai un paio di passi! - l'istruì Kuonji.

Il cieco improvvisato, si fece più vicino, quando inciampò con il piede sulla punta dell'asciugamano e perse l'equilibrio finendo per fare un grosso “splash”nella vasca.

- Perfetto! - sbraitò sarcastica lei, incrociando le braccia al seno, gesto inutile dato che la lunga chioma castana già lo copriva ampiamente.

Hibiki sentiva male ai gomiti, urtati per proteggersi nella caduta.

- Scusa, ma è tutta colpa del tuo geniale piano! - rinfacciò incrociando il suo sguardo cobalto, non prima di arrossire come un pellerossa.

- Passami l'asciugamano! - urlò spazientita Ucchan.

Ryoga le volse la schiena, strizzò un'occhio e allungò con discrezione il braccio, da cui pendeva il telo completamente infradiciato.

- Spero che non le vada stretto madame!

In fretta lei se lo avvolse addosso, il panno aderì perfettamente alle linee morbide del suo corpo.

Subito, le sue gambe sensualmente tese si asciugarono, lasciando solo una spruzzata d'acqua sulla pelle.

Ryoga, nonostante l'imbarazzo non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.

Ukyo strinse i pugni verde dalla rabbia:

- Finiscilo tu il bagno, a me è passata la voglia! - accampò quella scusa vergognosa ed uscì, incassando apparentemente il colpo.

L'indomani Hibiki si ripromise di farsi perdonare dall'amica, ma non sapeva ancora come.

Riuscì a trovare il soggiorno, una stanza semplice, con una dispensa, quattro sedie, ed un tavolino illuminato a levante, dalla luce riflessa del terrazzo.

Al centrotavola notò una piantina di bonsai e poco più in basso, un piatto di okonomiyaki ancora tiepido.

 

Frugò nella cartella senza ottenere alcun risultato.

La pancia gorgogliò in protesta, attirando alcuni sguardi interessati.

Fortuna ho con me qualche spicciolo, la mensa è meglio di niente!

- Ranma, dove vai? Ho preparato io, la tua merenda!

La dichiarazione di Akane gli fece letteralmente accapponare la pelle.

Ucchan assistendo passivamente alla scena, pregustava già il suo momento.

- Non ho ancora superato l'indigestione di ieri! E poi non ho fame! - si giustificò il ragazzo.

La fidanzata però, ebbe la conferma che mentiva ascoltando il gorgoglio sommesso del suo addome.

- Ranma, tesoro! Ti ho preparato l'okonomiyaki al prosciutto, cottura perfetta!

Con un gesto rapido e preciso della pala, Ucchan fece finire la crepes sopra al banco dell'amato.

Ranma aveva i lucciconi agli occhi e la bava alla bocca per quella prelibatezza.

Akane lasciò cadere il suo cestino della merenda, fumante di rabbia.

- Dai Akane, non prendertela così! - Saotome le sorrise più amabilmente che poté.

Insospettatamente quella, ricambiò il sorriso.

- Io non sono arrabbiata...

- Ah, no? - chiese sospettoso il compagno.

- E perché dovrei? L'hai detto tu stesso che non hai fame! - la voce, modulatamente angelica della fidanzata era quanto mai innaturale.

- Ah, già, l'ho detto...- sussurrò mestamente lui.

- Perciò se ne mangi anche un solo boccone, qui, davanti a me... – Tendo incrociò le braccia orgogliosamente – Non cucinerò più niente per te, mai più! – concluse sfidandolo.

Le emozioni del fidanzato furono contrastanti, da una parte, sarebbe stato meraviglioso non dover fare i conti con la disastrosa cucina d' Akane, dall'altro rischiava di farla impermalire a vita.

Estremamente riluttante, eppure costretto a compiere quel gesto insensato, allontanò leggermente il piatto dell'amica.

- Scusami Ucchan, ho fatto una colazione abbondante oggi, non ho fame! - Sfinito congiunse le mani in preghiera, confidando nel buon cuore di Ukyo, strizzandogli l'occhio.

La cuoca fu ben lieta di sentire il suono della campanella, perché in un certo senso, le impedì di propinargli una scenata di gelosia, umiliante solo per lei.

 

Un ordinazione sbagliata dietro l'altra.

Si sarebbe sentito morbosamente avvilito, se la cuoca lo avesse sgridato con la solita pignoleria e l'aria da saccente so' tutto io.

Invece niente.

Era assente.

Creava dal nulla dei sui ingredienti due o tre gustose okonomiyaki, ma appena poteva, si distraeva e sospirava, l'aria taciturna e rassegnata.

Era stata così per tutto il giorno.

Ce l'avrà ancora per la faccenda del bagno? Arrivò a pensare Ryoga, mentre spazzava.

- Cos'ho che non va?

Sobbalzò ascoltando quel lamento indiretto.

- Perché Akane Tendo riesce a irretire tutti quelli che vuole, ed io... - sospirò fremendo.

- Akane è una brava ragazza, dolce, bella e sensibile – o almeno questa era l'idea che ne aveva lui.

Ukyo lo inchiodò con lo sguardo.

– Cucino meglio di lei, ma questo a Ranma non importa! Possibile che io non sia affatto attraente?

Posò la scopa contro il muro e le si avvicinò, lasciando che a dividerli ci fosse solo il bancone.

- Chi ti ha detto che non lo sei? Ukyo, tu sei una... b-bella ragazza, ecco! Quando dimentichi la tua spatola spacca-cranio, certo!

La ragazza lo scrutò di sottecchi e subito scosse la testa.

- Non lo dici sul serio, è solo un modo per consolarmi, lo so'!

Quella cocciuta le stava dando del bugiardo?

- Dico davvero! Ci metterei la mano sul fuoco!

La ragazza affinò l'espressione in un sorriso, Hibiki non si era accorto di aver posato il palmo sulla piastra bollente, delle crepes.

- Aih! Aih!- ritirò svelto la mano gonfia ed ustionata, che s'accendeva a ritmo, come una lucciola.

Ucchan scoppiò a ridere, di una risata via, via sempre più incalzante, le lacrime agli occhi per l'ironia.

- Per fortuna che ci sei tu a tirami su di morale! Ahahahah!

Il ragazzo soffiava agitato sulla mano bruciacchiata.

- Finiscila! Non sei per niente gentile! - le assicurò, la faccia contratta dalla sopportazione.

In pochi istanti la cuoca tossì e si ricompose.

- D’accordo! Aspettami qui, ho delle garze nel cassetto del bagno, faccio in un attimo!

fine 4 cap. Ed ora una piccola sorpresa!



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Eccomi qui! Allora oggi ringrazio:


Maryku: Dici che esagero col povero Ryoga? XD avrà anche lui i suoi momenti di gloria... grazie per il commento^^

Kuno: Sì, Ryoga in smoking l'ho visto da qualche parte nel manga, girovagando per il web ho trovato delle immagini molto carine

di Ukyo e Ryoga... La reazione più bella d'avanti al segreto? Mi fa davvero piacere^^! Sì in effetti ho aggiunto qualche componente 

moderna,  anche nei prossimi cap...

Un grazie speciale anche a Devilmaycry e ad Emily la stramba!

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Capitolo 5
*** Il suo giorno libero ***


Il suo giorno libero

 Di fronte alla vetrina, Akari studiava assorta nei dettagli, la collezione dal valore di diverse centinaia di yen, affascinata. Quando si voltò verso il suo accompagnatore però, la sua voce si fece grave.

- Signorino Ryoga, mi sembra un po' distratto oggi... qualcosa non va?

Ecco! Aveva rovinato la giornata anche a lei! Avrebbe dovuto mostrare un po’ più d'interesse per quel posto, visto che era stato lui a volercela portare.

Mezz'ora prima infatti, mentre camminavano insieme per il centro, Ryoga aveva visto la bambola a dimensioni naturali, indicante l'ingresso del museo momiji ed era stato attraversato da un lampo d'orgoglio, voleva entrarci.

Stiracchiò le labbra in un sorriso, ma solo il lato destro del viso parve collaborare.

- Scusami Akari, non dovrei essere di peso, vorrei che almeno tu riuscissi a divertirti... sono un disastro ambulante! - allargò le braccia lasciandole ricadere con uno sbuffo nervoso.

La ragazza si avvicinò prendendogli una mano fra le sue.

- Non posso divertirmi se ha dei pensieri che la turbano! Li condivida con me, la scongiuro!

C'era una moderna poltrona, aveva la forma di un'enorme bambola momiji abbronzata, in costume, che distesa su un fianco, sorrideva ai passanti.

Ryoga si sedette sull'addome della bambola e Akari con grazia, lo imitò.

Davanti a loro, una coppia di anziani attraversò il corridoio, l'uomo si voltò, riconoscendo il girovago.

- Toh, guarda! Lo straniero è qui!

La moglie spintonò il compagno incitandolo a proseguire, quello scrollò le spalle gesticolando ancora un po' contrariato, ma alla fine le obbedì.

Distratto dai due, Ryoga scosse la testa e tornò ai suoi problemi.

- Beh, tu sai che sto' lavorando da Ukyo, ieri sera, nel pieno del turno...

Akari ascoltò interessata il racconto, immaginandolo come fosse stata presente lei stessa.

- Ryoga, vuoi muoverti?! - spadroneggiava la cuoca dalla solita postazione di controllo.

Il cameriere tornò indietro con il piatti da lavare, posandoli sul lavello in cucina, c'aveva messo un pò ad indovinare la stanza giusta.

In lontananza aveva sentito un rumore di cocci, ma escludeva la possibilità che potesse essere stata Ukyo, la ragazza non sbagliava un colpo quando serviva gli impasti caldi in sua assenza.

Si sollevarono gridolini spaventati, fra tutti, una voce si distinse:

- Sono Iori Nuth! Rubo ai ricchi per dare a me!

Aveva tentato di tornare nel locale principale più in fretta che poteva, sfortunatamente per lui, ciò significava che erano stati necessari altri quindici minuti al suo rientro.

Nella stanza non c'era più nessuno, esclusa la povera Ukyo... a terra, c'erano un mucchio di banconote del monopoli giapponese.

La ragazza statica di fronte alla cassa aperta e saccheggiata sollevò appena lo sguardo su di lui, poi tornò a vigilare inespressivamente la cassa.

Ryoga aveva respinto l'impulso di stringerla a sé e di ciò tenne allo scuro anche Akari.

Specularmente, sapeva come si era sentita Ucchan. Dio solo sa’ se lo sapeva!

Inerme, piccola, insicura e furibonda, inoltre lei non era mai stata così pallida, ma aveva tutti i diritti di sentirsi male in quel singolare momento.

Eppure sapere che stava in quello stato, sradicata dal suo quieto vivere, lo faceva impazzire, ancora più di quando era stato lui, il derubato.

- Lo troverò! Ti giuro che lo troverò! - le aveva promesso in tono sprezzante e infastidito.

Ukyo aveva annuito gravemente, restando ferma dov'era, evidentemente troppo frastornata.

Ryoga non sapeva, che anche lei avrebbe voluto aggrapparsi al suo petto e piangere con tutte le sue forze, ma non voleva mostrarsi debole e ricacciò via quell'istinto pressante.

Lui avrebbe anche voluto farle milioni di domande sull'accaduto, trovò comunque, che non fosse giusto assillarla per un semplice capriccio personale.

Quindi le aveva messo una coperta sulle spalle e le aveva chiesto se volesse del caffélatte caldo.

Lei dopo un po’ aveva annuito.

Quando venticinque minuti dopo era tornato col suo caffélatte freddo, Ukyo era seduta ad uno dei tavolini deserti.

Sembrava aver ripreso il colorito e la voglia di confidarsi.

- La cassa, sapeva dov'era fin da quando è entrato... - annunciò in un sussurro - L'ha aperta con il lancio di un cacciavite! Ha fatto una finta saltando dietro al bancone, l'ho visto con un malloppo di yen in mano e l'ho attaccato, ma quei soldi erano del monopoli! - strinse i pugni, ripercorrendo a memoria le parole sofferte, che aveva calcolato di rivelargli, stringendo le palpebre nell'intento.

- Tecnica dell'arraffo, così ha detto e quando mi sono girata indietro, ne lui ne i soldi c'erano più! E' un tipo in gamba... – prendendo il bicchiere di latte dal vassoio la sua mano aveva tremato, Ukyo allora si obbligò a servirsi anche dell'altra per impugnarlo.

La causa del suo malessere dipendeva esclusivamente da un giovane, uno sconosciuto perlopiù, con cui non poteva aver nulla da spartire, se non la rabbia a quel punto!

Il ragazzo al suo fianco cercò di restare calmo ed imparziale:

- Iori sarà pure ben organizzato, ma non credo sia preparato ad uno scontro sul piano fisico con me o Saotome...

- Ranma? - Ukyo pareva sollevata solo al nominarlo – Che c'entra Ranma... l'hai visto?

Chissà perché aveva avuto la tentazione di non risponderle, ma poi il buonsenso aveva avuto la meglio.

- Non riuscivo a trovare la... cucina, così quando sono passato davanti al telefono, ho sfruttato l'occasione e l'ho chiamato – spiegò Hibiki arrossendo.

- Domani, dopo scuola verrà a constatare i danni, assieme ad Akane e Nabiki Tendo

Un Ucchan tesissima sospirò, massaggiandosi le tempie.

- Hai fatto bene – asserì dopo una frazione di secondi persi.

– Domani è anche il tuo giorno libero, non avevi un appuntamento con quell'Akari? - proseguì lieta di cambiare argomento.

- In effetti si, ma non credo sia il caso di uscire e lasciarti...

- Non provarci neppure Ryoga! Tu e quella ragazza non vi vedete quasi mai e sarebbe decisamente scortese da parte tua darle buca! Io poi sarò in buona compagnia, non preoccuparti!

Il sorriso che le era uscito dalle labbra sembrava sincero, eppure lui vi aveva letto una tacita richiesta e rimpiangeva di non averla ascoltata.

 

Akari lo guardò fiduciosa.

- Se è così che stanno le cose, concordo con la signorina Kuonji, però signorino Ryoga non posso vederla così nervoso, non sopporto di essere la causa dei suoi sensi di colpa...- detto questo la ragazzina si portò una mano sulla bocca e fischiò per tre volte.

Gli avventori del museo rimasero di sasso, quando un maiale delle dimensioni di un bufalo, attraversò la sala trotterellando e spargendo terrore.

Nella confusione generale Akari salì sul dorso di Katsunishiki, fiera quanto un'amazzone.

- Venga con me! Andiamo a trovare la signorina Ukyo!

Ryoga afferrò il palmo dell'allevatrice e saltò in sella, dietro di lei.

Le cinse un fianco e posò l'altra mano sulla sua spalla.

- Ti ringrazio Akari e ti prometto che mi farò perdonare!

- Dice sul serio? Allora... ehm, posso farle una proposto indecente?

- Se c-ci tieni!

La giovane si volse dalla sua parte, i due sembrarono sul punto di baciarsi, tanto erano vicini i loro nasi, Ryoga deglutì soppesando il momento, era certamente propizio.

Akari sorrise estatica – Bene! Allora dico a mio nonno di comprare un biglietto anche per lei, al prossimo torneo di sumo di Katsunishiki!

L'esemplare di suino grugnì molesto, eseguì un'impennata ed infine partì al galoppo.

Ryoga fu costretto a tenersi saldamente alla ragazza, chiedendosi come mai un' acqua cheta come Akari riuscisse ad essere così ambigua nell'esprimersi.

- Lei è generoso come un maile! - concluse intanto Akari, ritenendosi soddisfatta.

Non gli faceva un solo complimento senza paragonarlo ai porci, e questo comportamento sotto, sotto lo infastidiva, volta per volta, il suo orgoglio ne risentiva.

Akari sarebbe rimasta al suo fianco, anche dopo che per ipotesi fosse riuscito a tornare un uomo a tutti gli effetti? Perché lei amava la sua maledizione, amava P-chan e Ryoga allo stesso tempo e sarebbe stata una sofferenza per la ragazza dover separarsi da uno dei due, anche se non glielo avrebbe mai dato a vedere.

Il girovago osservò il museo di bambole momiji farsi piccolo e lontano, c'erano urgenze ben più gravi da sistemare.

Ukyo resisti! Non abbatterti, sto' arrivando!

Il senso di protezione che lo stava invadendo nasceva dal dovere nei confronti di un amica leale e schietta, come Ukyo Kuonji ne era certo.

Non poteva essere altro ad animarlo, a spingerlo a sabotare il suo appuntamento romantico?

- A cosa sta pensando, signorino Ryoga?

Guardò Akari perplesso.

- A niente in particolare... - Che motivo c'era di nascondere le sue preoccupazioni, se non erano poi così importanti? Eppure Ryoga non si sentiva in colpa nel tacere.

Corri Katsunishiki, fa presto!

 fine 5° cap 

Angolo dell'autrice: 

Lavs: sono rimasta come imbambolata nel leggere il tuo nome fra i commenti, piacevolmente imbambolata! Ti ringrazio di cuore per il commy, sei troppo buona^^! L'ispirazione per la verità  mi va' e viene, certi periodi di nulla assoluto, frapposti da rari con flash per la testa XD!

Maryku: sono contenta che Ryoga ti sia apparso tenero, era l'effetto che volevo creare in quella scena e sapere di essere riuscita a trasmetterla come pensavo quando l'ho scritta, mi ha soddisfatto^//^grazie! Konatsu non sparirà di scena, tornerà vedrai ^_^...

Kuno: come vedi già da questo cap, la situazione si complicherà a dismisura, a te l'ardua sentenza d'immaginare il resto...

E a tutti gli altri lettori dico che:

Non finirò mai di ringraziarvi, perciò se volete un'autrice a vostra disposizione, continuate a seguirmi^^ihihih!
Baci e Saluti,
Laila

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Capitolo 6
*** Joe delle crepes ***


Joe delle crepes

Lo scenario fu quanto mai sorprendente! Lo snack-bar di Ukyo brulicava di gente in coda, individui che spaziavano da adolescenti delle scuole medie, a lavoratori in pausa pranzo.

Ryoga buttò un occhio alla vetrina.

Le sedie erano tutte occupate! Sbigottito aveva addirittura notato, che qualche cliente stava seduto sugli sgabelli, antecedentemente appartenuti al salotto sul retro.

- Mi sento meglio – aveva bisbigliato ad Akari, sollevato dall'afflusso crescente degli affamati...

Purtroppo, c'erano anche dei lati negativi, la coppia infatti non riuscivano ad individuare Ukyo e gli amici, restando così schiacciati dalla pressa della folla.

Forse, senza l'ausilio di Katsunishiki come spartiacque, avrebbero impiegato un'eternità per entrare là dentro.

- Ryoga! Akari! Non dovevate disturbarvi per me! Ma visto che ormai siete qui, volete un okonomiyaky? - divagò Ucchan. Al suo fianco, nel suo metro e ottanta di statura, svettava Joe delle crepes.

Joe abitava a Nerima da un anno, ed era un cuoco esperto, che aveva sempre dato del filo da torcere al negozio di Ucchan. Ryoga non si spiegava come i due potessero lavorare gomito a gomito con tanta naturalezza.

- Ryoga, Akari! Benvenuti!

Naturalmente c'erano anche la dolce Akane, affiancata dalla spilorcia sorella mezzana.

- Eilà!

Ranma ragazza lo colpì con una pacca a suo dire “amichevole” sulle spalle, indossava un completino sexi da cameriera.

- Vuoi tentare la sorte, mangiando tutta la crepes preparata da Akane? Al vincitore spettano un milione di yen in contanti!Ahahah!

- La mangerei anche se non ci fossero concorsi in ballo!- protestò lui.

- Prego! - Saotome lo servì smagliante.

Dopo appena un morso il girovago lasciò perdere per cercare il bagno in preda alla nausea.

Quando tornò, l'ora di punta era passata ed il locale semivuoto, i pochi clienti rimasti erano già stati serviti e nel gruppo, mancavano Akari e Katsunishiki.

- Ha lasciato detto che deve fare un commissione per suo nonno e che ti saluta – gli spiegò l'adorabile Akane strada facendo, guidandolo verso il bancone.

- Posso sapere come mai Joe è in riunione con noi? - chiese quando furono vicini agli altri.

Fu proprio il ragazzo in persona a placare il suo dubbio:

- Iori Nuth è passato anche a casa mia lasciandomi senza un soldo, ma ho ancora la mia abilità, così ho chiesto aiuto ad Ukyo...

- E' un periodo di magra anche per me, sicché ho acconsentito che lavorassimo e vivessimo assieme, questo finché Joe non si riprenderà appieno! – finì per lui la cuoca lanciandogli un occhiata obliqua. - dividerete la stanza e l'affitto, non ti pare conveniente?

Ryoga alzò le spalle, lasciando intendere che se andava bene a lei non si sarebbe opposto, tuttavia quel tipo non lo convinceva. Sembra un parassita venuto a ostacolarci...

Concluse le formalità, Ucchan aprì la riunione:

- Dobbiamo scovare questo Iori Nuth e fargliela pagare con gli interessi, siete con me?

All'unanimità, gli altri annuirono.

- Sembrate tutti convinti, ma avete già un piano? - si fece sentire Nabiki, assumendo un cipiglio da prima donna.

Gli sguardi dei ragazzi la puntarono, ma fu Ranma a dar voce all'accusa:

- E' per questo che t'abbiamo invitato, scommetto che hai in mente una delle tue solite congetture...

- Sapete come si dice: mal comune, colletta globale!

Nabiki non si differiva poi molto da Iori Nuth, ma c'era tra loro, una fondamentale differenza: a lei non potevi replicare nulla, agiva onestamente, lasciando al derubato la volontà di esser tale.

- Per cominciare dobbiamo attirarlo in una trappola, sfruttando la sua lussuria a nostro favore, la scuola mi sembra il luogo perfetto dove iniziare a spargere la voce...

Al gruppo quella premessa parve da subito buona.

- Diremo che un leprechaun appare nel cortile, ogni giorno durante l'intervallo, sapete cos'è un leprechaun?

- Un leprechan? - ripeté maldestramente Akane.

- Leprechaun! - la corresse la maggiore scuotendo il caschetto.

Non udendo altri interventi assurdi, la giovane affarista seguitò blandamente:

- E' un folletto dalla lunga barba rossa, un tipo burbero e decisamente poco socievole, non è facile avvistarlo, ma si dice che se lo si fissa senza distrarsi, allora il leprechaun non può più fuggire al fortunato avventore e ne diventa prigioniero! Questo però solo finché ne resta fissato... - qui si fermò per bere un sorso d'acqua, quando mise giù il bicchiere riprese daccapo.

- Ma... La parte più interessante è, che lui è uno spiritello molto ricco, seppellisce forzieri d'oro in posti segretissimi, per poi riportarli alla luce solo quando si sente totalmente al sicuro!

- Quindi, se ho capito dove vuoi arrivare... – prese parola Ryoga aggrottando le sopracciglia, in contemplazione.

– Spargendo la voce che questo folletto ha nascosto il suo forziere d'oro, in qualche angolo verde della scuola, attireremo Iori Nuth nella nostra trappola?

- Perspicace! - annuì Joe, l'unico veramente sorpreso dall'ingegnosità della ragazza.

- Può darsi, le possibilità di riuscita dipendono... da come sapremmo organizzarci, posso assicurarvi però che se seguirete le mie istruzioni, il ladro non avrà scampo! – commentò ottimista Nabiki.

- Avremo bisogno di un esca, qualcuno piccolo di statura, scaltro e veloce per interpretare il folletto... - convenne ancora Hibiki.

Furtivamente un intruso si lanciò sul fondoschiena della cameriera Saotome, aggrappandosi come un coala al ramo.

Era Happosay!

- Maledetto! Non vedi che abbiamo da fare! – Ran-chan una volta acciuffato, lo stava per mettere alla porta, quando la sobillatrice col caschetto decrescente le tirò la treccia.

- Aspetta un attimo! Non ti sembra che il maestro corrisponda perfettamente?

Quella squadrò il vecchio maniaco con interesse – Fai proprio al caso nostro! - sorrise malignamente.

- Una volta tanto puoi esserci utile!

Happosay sudando freddo tentò di divincolarsi, purtroppo era subdolamente circondato dai giovani... Non gli restava che impietosirli.

- Che... che volete da un povero vecchio come me?! - si lagnò.

 

Stava disteso sulla panca per schiacciare un pisolino, i ragazzi se ne erano andati, Joe stava sistemando i bagagli, ed Ucchan, ignorava in quale angolo della casa si trovasse.

Ad ogni modo, stava quasi per addormentarsi quando sentì puzza di bruciato e si mise sull'attenti, un piccola scia di polvere da sparo scoppiettò proprio sotto al suo improvvisato giaciglio.

Dovendo vederci chiaro seguì la scintilla lungo la traccia di cenere nera, che senza accorgersene lo trascinò fuori dall'edificio.

- Konatsu! - esclamò sbalordito, incontrando proprio il Kunoichi in fondo al tracciato.

Il coetaneo gli tappò la bocca. - Schh! Non farti sentire!

Ryoga s'incurvò intimidito, strofinandosi le mani:

- D’accordo – disse piano – Ma tu che ci fai qui?

Il Kunoichi sembrava proprio un fanciulla nel suo kimono coi girasoli dipinti.

- Ho spiato la padroncina in questi giorni... per assicurarmi che stesse bene, ma sono venuto a metterti in guardia da quel Joe delle crepes, non mi fido di lui... ho fatto delle indagini, alcuni chef dicono che non si faccia scrupoli pur di eccellere nel suo campo...

L'altro fece un cenno d'intesa.

- Non piace neanche a me, lo terrò d'occhio, non preoccuparti! Piuttosto dimmi di te, Ukyo mi ha detto che ti sei trovato la fidanzata...

- In un certo senso... - ammise arrossendo il kunoichi.

– E' stato un evento inaspettato, ma ora so’ di ricambiare Jungo, anche se non riesco mai ad impormi, lei ha capito i miei sentimenti e ha deciso di rimandare il matrimonio per il momento...

O forse è perché non ha ancora trovato lo smoking giusto... sospirò.

Gli occhi verdi di Ryoga si assottigliarono – Jungo?!

L'altro sorrise percependo la sua confusione interiore.

– E' una ragazza, dovevano chiamarla Junko, ma è una lunga storia, se passi da villa Tsutsui te la racconto!

- Ah! – replicò secco l'altro – In questo caso, sono contento per te...

Konatsu guardò altrove, intrecciando le mani dietro la schiena.

Riempire certi vuoti nella conversazione era un impresa difficile, impossibile.

- La signorina Ukyo è raggiante più che mai... ve l'affido Hibiki, abbiatene cura!

Ryoga fece un passo in dietro allarmato dall'intensità del Kunoichi, quest'ultimo si adoperò nella tecnica che preferiva, la kunoichi ninpo, hissatsu kurenai-jigoku!*

- Me lo promette? - sussurrò lasciandogli il segno del rossetto sul collo.

- Ce-certo! - balbettò meccanicamente il girovago.

Konatsu nascose una risatina con la mano, poi balzò via, rinvigorito dalla promessa strappatagli.

E' davvero terribile la kunoichi ninpo, hissatsu kurenai-jigoku! Osservò Ryoga strofinandosi il collo per cancellare il segno.

 

La palestra era a sua completa disposizione e lei aveva un estremo bisogno di sfogarsi.

Ogni cellula del corpo pulsava per bruciare le energie, desiderosa di esaurirle fino in fondo.

Per allenarsi come si conviene, doveva dare uno schiaffo morale allo sforzo, ignorare i limiti e le precauzioni.

Colpiva il sacco con la spatola, dritto e rovescio fino a farsi girare la testa e fischiare nelle orecchie.

Il riscaldamento può bastare, ora comincio l'allenamento...

Una volta aveva letto su un vecchio documento di famiglia, l'esistenza di una tecnica contro i ladri, ideata anni fa dal nonno, ma allora non gli aveva dato il giusto peso!

Agguantò due spatole dalle dimensioni di comuni posate e le fece roteare fra le mani, prima di lanciarle entrambe nel vuoto.

Le spatole si sfiorarono appena generando un fiotto di scintille d'oro, infine si conficcarono nel pannello frontale della stanza.

“La vendetta incrociata” non era una tecnica per principianti, Ukyo si preparò mentalmente ad una serie di lanci d'approccio e ricominciò.

Al secondo lancio Ryoga rischiò la pelle! Il poveretto entrando a sua volta in palestra, si bloccò appena in tempo, per evitare d'essere infilzato.

- Che stai facendo? E' una tecnica nuova? - domandò una volta ripresosi dallo spavento.

Ucchan gli sventolò in faccia un foglio, mezzo scritto e mezzo illustrato.

- Vuoi provare? - lo sfidò prestandogli le sue care spatole.

Dal lancio incrociato di Ryoga partì un esplosione che scagliò numerosi frammenti di metallo sul lato opposto della stanza. Una grandinata di quella portata, se bene assestata, era impossibile da parare.

Ukyo lo fissò rapita.

- Come diavolo hai fatto?

 

Fine 6 cap.

 

kunoichi ninpo, hissatsu kurenai-jigoku*: colpo mortale dell'inferno rosso! Tecnica di lotta di Konatsu che consiste nel lasciare una o più macchie di rossetto sull'avversario. Il leprechaun* invece è un folletto della mitologia irlandese.


L'angolo dell'autrice:

Maryku: E' bello vedere come ti sei immersa nella storia^^ti ringrazio per la costanza dei tuoi commy!

Lavs: Eh, sì Akari come personaggio mi piace, ma non essendo lei un'artista marziale (escluso katsunishiki XD) preferisco Ukyo con la sua energia e la sua spatola...   

Iori all'inizio doveva essere una comparsa del primo cap, l'innesco di Ryoga per il suo bisogno di soldi, poi però siccome mi sembrava malleabile, mentre scrivevo il 5cap ho pensato di riutilizzarlo e ha preso sempre più corpo. Grazie per il commy!

Kuno: Hai centrato il punto. La prima cosa che ho pensato quando non avevo neanche scritto un rigo è stato: Akari e Konatsu, in due sono troppi, di uno almeno me ne devo liberare per sfruttare il paring U/Ry XD! 

Jungo però è venuto da sé, la metà della storia l'aveva fatta la Divina e per come l'avevo percepita (stile cenerentola) io l'ho solo finita, perciò mi compiaccio più di un altro personaggio che ho messo, e mi fermo qui... sono contenta che ti ricordi un pò il manga, la gag di Akari^^! Grazie a te e see you soon!

Aleberil: Scusami ma non ho resistito e sono andata a leggermi la tua presentazione^^;;; ma lo sai che anch'io adoro i libri di Stephanie Meyer? I miei preferiti sono Bella, Jacob, Alice, Jasper ed Embri (di lui si parla poco, ma mi piaceva la sua presentazione nel primo libro) e poi Edward dice sempre delle frasi meravigliose a Bella*_*, anche se non mi dispiace nemmeno il paring Bella/Jacob, l'ultimo libro era di un commovente.

Dì, non è che in un'altra vita eravamo sorelle XD? mi sembra di avere così tante cose in comune! Coff!coff! cmq tornando alla ff... Jungo doveva essere ambiguo, e per la verità mi aspettavo che qualcuno di voi, lo smascherasse già dal primo cap (in effetti poi Maryku lo aveva capito) ma tu hai letto tutto in una volta, complimenti! ^_^

Grazie infinite a chiunque perde tempo a leggere questa ff !  Spero ne valga la pena!

Un saluto affettuoso dalla vostra Laila^^!



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Capitolo 7
*** Il tesoro del leprechaun ***


Il tesoro del leprechaun

Fissò il masso, quasi a volerlo sgretolare da così lontano.

Ryoga aveva sistemato la pesante pietra al centro del tavolo, curioso di metterla alla prova, dopo la spiegazione impartitale.

Lei si avvicinò, tirò indietro il braccio piegandolo ad angolo retto ad altezza della spalla, il pugno chiuso che tratteneva l'impeto e la decisione.

Ad un suo cenno del capo, la ragazza distese l'arto in diagonale proiettando l'indice verso il centro della pietra.

- Aiahhhhh!!! Che male!

Ukyo si accovacciò su sé stessa stringendosi il braccio al seno.

Sentiva un dolore allarmante se solo provava a piegare l'indice destro, persino i polpastrelli erano infiammati dallo sforzo!

- Non stavi guardando bene – Hibiki scosse la testa, mentre la ragazza si ciucciava il dito ammaccato.

- Devi svuotare la mente se vuoi centrare lo stubo, altrimenti è inutile...

- Sei sicuro che questa tecnica, mi servirà per imparare “la vendetta incrociata” di mio nonno? - sibilò l'altra, il tono acido malcelato.

Lei era all'oscuro del segreto di suo nonno, ma Ryoga l'aveva capito subito.

Bisognava scagliare prima una spatola e poi la seconda, imprimendo più forza nel secondo lancio e facendo sì che quello centrasse il punto di esplosione della prima spatola.

Uno sorta di “tsubo detonatore” applicato alle spatole.

- Se non hai intenzione di allenarti seriamente, posso pure andarmene... – la stupì il girovago accingendosi ad alzarsi dal pavimento su cui stava seduto.

- No, Ryoga! Aspetta! Voglio impararla! - lo aveva trattenuto per il bicipite destro.

Il suo insegnante privato la fissò con un sorriso beffardo dipinto sul volto.

Era comunque pietoso per lui seguire Ucchan, la quale riusciva al massimo a graffiare quel masso inanimato.

- Per stasera basta così – decretò, dopo l'ennesimo fallimento.

Ukyo allora si girò afferrandogli le maniche della maglietta, la fronte corrugata dall'ansia.

- Ti prego fammi un'altra dimostrazione! Sono sicura che stavolta, se ti guardo attentamente capirò!

Ryoga incrociando il suo sguardo bramoso arrossì. Si avvicinò a passo tranquillo al banco dimostrativo e in qualche secondo frantumò la pietra, sostituendola poi con una ancora intatta, presa dal giardino.

Non era minimamente esaltante come la prima volta che era riuscito a completare la tecnica dell'esplosione, dopo che aveva smesso di distrarsi col pensiero d' Akane.

Forse per Ukyo è lo stesso, immaginò.

- Ti permetto di provare per l'ultima volta... ora cerca di non pensare a Ranma e colpisci!

- Io non stavo pensando a Ranma, come ti vengono in mente certe idee? Con i problemi che abbiamo qua, Ranma è l'ultimo dei... aspetta! E poi non sono fatti tuoi!

Semmai stavo pensando a mettere spalle al muro, Iori Nuth! S'imbronciò la giovane artista marziale.

Testardamente Ryoga le ripeté la sua filosofia: - Volevo solo dire che non devi distrarti!

- Io distratta? Non sono mica come te, sempre pronto a fare lo svenevole con Akane o Akari, che tra parentesi ti dà ancora del lei!- lo affrontò viso a viso.

Il ragazzo allora si alzò in punta di piedi per sovrastarla meglio.

- E tu non dare la colpa a loro due se sei una frana!

Aveva esagerato, la cuoca era arretrata d'un passo incapace di formulare un'adeguata risposta, la bocca semi-dischiusa per la sorpresa.

Hibiki reclinò il capo mordendosi il labbro inferiore coi canini - Mi dispiace, non avrei dovuto...

- Spostati!

Alzò lo sguardo sulla sua interlocutrice – Cosa?

- Ho detto: Spostati!

Si accorse di essersi messo proprio davanti al tavolo del masso d'allenamento.

Appena si allontanò, la cuoca colpì furente l'obbiettivo, un nugolo di polvere e schegge esplose al minimo contatto del suo dito.

- Ci sono riuscita! - gridò quella al settimo cielo.

Hibiki annuì incipriato di polvere tanto da sembrare uno spazzacamino, poi avvenne qualcosa, una molla scattò fra loro.

Ucchan lo abbracciò e gli sussurrò un dolce: - Grazie!

Ryoga sentì le farfalle volteggiare nello stomaco e dovette ammettere a sé stesso, che non voleva ancora separarsi da lei, quando si sciolsero.

Lo faceva sentire bersagliabile, scontroso, acceso, tal volta inconcludente, ma litigare con Ukyo lo assorbiva a tutto tondo. Somigliava a quando terminava l'ultima fase di un duro allenamento... impossibile stare meglio.

 

Il giorno dopo, il cielo era terzo.

Le nuvole spazzate via nella nottata salivano ad Urawa, lasciando riscaldare le filari d'erba brillante di rugiada, dal sole.

A scuola era successo esattamente quello che aveva predetto Nabiki, ossia; la notizia del leprechaun s'era diffusa dappertutto col passa parola.

La storia aveva assunto di bocca in bocca sfumature diverse, alcune divertenti, altre paurose, allo scopo d'innervosire le studentesse più suggestionabili.

Dalle prime classi alle ultime, una gran massa di studenti si era mobilitata per cercare la ragazza della 2°F, e puntare somme di denaro sulla possibile “zona X”

Dove si nascondeva il tesoro? Nessuno lo sapeva.

Intanto tutti aspettavano smaniosamente l'arrivo dell'intervallo, ora in un cui, Nabiki assicurava, sarebbe apparso il piccolo abitante del popolo delle fate.

Happosay dal canto suo, aveva qualcosa da ridire su quel ridicolo vestiario...

Indossava: un cappello a bombetta, una barba posticcia nemmeno rossa, ma più natalizia a vedersi, una rigida giacca dalla tinta erborea, con sette file di bottoni dorati, pantaloni gessati e delle scarpette da tip-tap fastidiosamente rumorose.

Il vecchietto si spostava da un cespuglio all'altro, finché non si accorse di una presenza.

- Ti ho trovato gnometto dei miei stivali! - urlò Iori Nuth placcandolo.

- Il tuo sguardo fisso m'impedisce la fuga... Cosa vuoi per lasciarmi libero, umano? Hai tre desideri, sceglili con cura! - rispose secondo copione Happosay.

Ranma gli strappò il quaderno dalle mani – Non dovresti leggerlo il copione!

Iori guardò Saotome insospettito – Maledetto! Anche tu vuoi sapere dov'é sotterrato il tesoro?

- Che? - si sbalordì il ragazzo col codino.

Ben presto, il ladruncolo si accorse di aver fatto un errore! Il folletto malefico era fuoriuscito magicamente dalla sua supervisone, scomparendo! Fu così che Iori si scagliò furioso contro Saotome.

- Tecnica del saccheggio a ruota!

Rovesciando l'interno delle tasche del nemico col codino, si tuffò schiena a terra lasciandosi rotolare.

Ranma non riuscì a divincolarsi dalle sue braccia e finì scagliato dal calcio avversario, sopra al tetto dello spogliatoio femminile.

- Accidenti! Dove sarà scappato il leprechaun?! - Urlò Iori sgualcendosi il berretto per il nervoso.

- E' andato ai lavelli del cortile! Sistemi quel teppistello! - rispose Hinako affacciata alla finestra, assieme ad un mucchietto di studenti.

La fila di lavelli in pietra, veniva usata dopo la lezione di educazione fisica dagli alunni, Happosay si era nascosto nel primo incavo, sbottonandosi la giacca dal velluto ultra soffocante.

Una mano l'acciuffò - Non mi sfuggi più!

- Attento! Ti stanno tendendo una trappola, sei circondato! - replicò il folletto malefico.

Iori sorrise di rimando – Non ci casco! Se mi volto adesso, tu scomparirai di nuovo!

Happosay si staccò l'irsuta barba adesiva con un rapido strappo della mano, per rafforzare la sua tesi, mostrando il mento sudato. Iori sentì un brivido alla schiena, capendo solo allora che era caduto vittima di un grosso bluff.

- Moko Thakabisha!*

La potente scarica d'energia generata dalle mani di Ranma, lo sbatté violentemente contro il terreno assieme al vecchietto.

Il giovane malvivente cercò di svignarsela strisciando dietro a dei cespugli di un' aiuola.

- Tecnica della vendetta incrociata! - gridò una voce femminile.

Centinaia di scaglie roventi lo inchiodarono sul posto. Maledizione! Non c'erano certo andati leggeri con la contro-offensiva.

Infine Ukyo, Akane, Ranma e Ryoga coprirono i quattro i punti cardinali, impedendogli la fuga, avevano tutti un' aria ombrosa.

- Restituiscimi i miei Yen! - ordinò Joe delle crepes, facendosi largo tra i ragazzi all'ultimo momento.

Una grossa spatola colpì il malvivente – Anche i miei e quelli di Ryoga! - irruppe la combattiva Ucchan.

- Ma io non ho rubato niente! - si mise a frignare l'ostaggio caduto in trappola.

- Ah, no? - Akane fece tintinnare la sua borsa di cuoio indiano, rovesciando il bottino del giorno.

Ranma lo afferrò per il bavero della camicia - Non hai niente da dire, in tua difesa?

- Si ce l'ho... ho iniziato lavorando come sguattero, ma il padrone vista la mia capacità di rompere i piatti e rovesciare le portate sui clienti, mi licenziò il primo giorno, poi feci il dog-sitter, ma vista le percentuale di cagnette rimaste incinte al parco mi hanno licenziato, poi ho fatto...-

- Si, si, va bene abbiamo capito! Ma non vorrai dirci che l'unica cosa che sai fare è questa? - l'apostrofò il tipo con la bandana.

Gli occhi nocciola del malvivente spaziarono un poco alla volta, sui cinque giovani.

- Il Boss dice di si... posso far carriera e magari fra qualche anno entrare in politica!

- Che ne facciamo di lui? - sbuffò spazientita Ucchan scrocchiandosi le mani.

Approfittando della distrazione di quei babbei, Iori Nuth fischiò.

Il richiamo venne intercettato da un enorme cinghiale che deflagrò parte del muro che perimetrava l'area del Furinkan.

- Zampalesta andiamo! - Salito in sella al suo animale da corsa, Iori lo fece partire al trotto.

Ucchan mise le mani sui fianchi, borbottando un: – Accidenti!

- Se non altro abbiamo recuperato i nostri soldi – la consolò quel tanto che bastava, Ryoga.

 

Fine 7 cap.

Moko Thakabisha: colpo della tigre di Ranma, è un colpo energetico che si basa sull'arroganza del combattente, per capirci più uno è arrogante più il colpo lanciato sarà potente.

 L'angolo dell'autrice:

Maryku: Grazie per il commento^^! Joe lo trovavo adatto, così dal cartone animato l'ho trasferito alla mia ff, i guai per ora sembrano finiti, ma non è così...

Lavs: Grazie, grazie anche per la riflessione sulla scena di Konatsu che passa a "salutare Ryoga" è anche quella che mi è piaciuto scrivere di più nello scorso cap, anche se avevo un pò di dubbi in merito, fortuna che invece non è parsa ooc, o precoce.

Aleberyl: Aperte parentesi (- Anchio aspetto con ansia l'ultimo libro della Meyer^^! -) Chiusa parentesi...

Ecco, come vedi il ladro è stato sistemato, mi piaceva l'idea che Iori avesse derubato più di un personaggio, è anche un modo come un altro per farlo sembrare in gamba senza macchinarmi in tecniche di lotta astruse XD Grazie per il commy!

Grazissime anche ai lettori che mi seguono^__-see you soon!

Baci

Laila

 


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Capitolo 8
*** Rivali ***


Rivali

Si poteva vedere la luna dalla finestra della sua stanza, una luna che, quella notte somigliava ad un ritaglio d'unghia sottile, sottile.

Le fronde degli alberi per uno scherzo prospettico riuscivano quasi a toccarla.

Volse lo sguardo lontano dalla finestra ed abbassò le palpebre. Sebbene si concentrasse a restare nell'immobilità dei sensi, non era sufficientemente rilassato.

Sbuffò, sgonfiando il torace a fondo, stava dando in escandescenza!

Il sonno l'aveva preso in mala creanza, agitarsi oltretutto non lo facilitava granché, aumentava solo la temperatura corporea e gli mandava il sangue alla testa.

Joe era andato a farsi un bagno al pian terreno, quindi il disperso si era risparmiato per lo meno l'imbarazzo di essere rimproverato per il brusio!

Inutile provare a rilassarsi, era più sveglio e attivo di un pipistrello, purtroppo.

Certo, pensando al pomeriggio appena trascorso il girovago nutriva ben più di una ragione per non assopirsi...

 

- Ciao Ryoga! Sono tutte tue quelle buste?

S'irrigidì al sentire l'inaspettata voce della giovane Tendo.

Fermatosi, rimirò con la coda dell'occhio la figura minuta della studentessa che si avvicinava.

- Ukyo mi ha dato la lista della spesa... - chissà perché la sua voce tremò, spingendolo a tossire per riprendere la calma.

Evitò di aggiungere: Ci ho messo un infinità per girare dentro al supermercato e trovare tutto l'occorrente!

Una delle due buste, più pesante dell'altra, minacciava di spaccarsi, rovesciando il pesante contenuto sull'asfalto.

- Faccio la stessa strada... Vuoi una mano?

Scosse vigorosamente la testa, annoverandole almeno dieci motivi per cui lui, il sensibile Ryoga Hibiki, non sarebbe mai gravato sulle spalle di una ragazza, di almeno una dozzina di kg più magra.

- D’accordo! – Akane fece alt con la mano, per frenare la logorrea insita nell'amico.

Camminarono assorti nel paesaggio per alcuni minuti, mentre la seguiva s'accorse che avevano sorpassato il tempio prendendo una via alternativa e proseguendo lungo i viali alberati per evitare la folla di quell'ora nel centro. O forse, che fosse quella, la via giusta da fare?

Le piante tremolavano luccicanti d'oro nella penombra della sera, già addobbate a festa.

Il Natale è alle porte... dovrei cominciare a fare i regali... sospettò il ragazzo.

Le montagne lavanda spezzavano la monocromia del cielo invernale. La scorciatoia era in effetti, semi-deserta.

- Ukyo, te lo paga lo stipendio, vero?

Tendo sapeva bene che la coetanea aveva l'abitudine di non pagare doverosamente i suoi dipendenti, Ryoga però, non sembrava nemmeno il tipo di cameriere d' annuire in silenzio.

- Certo, abbiamo stabilito patti chiari fin dall'inizio...

- Non sai quanto mi faccia piacere sentirtelo dire!

Il sorriso di Akane spuntato da sotto la sciarpa scarlatta come un raggio di sole all'alba, gli provocò un tuffo al cuore, dolce e lacerante assieme. La ragazza sospirò facendosi silenziosa, al punto che il girovago le domandò se andasse tutto bene.

Le guance della giovane Tendo s'imporporarono e fece forza sui polmoni in un grosso respiro, per ribattere:

- Oh! nulla d'importante, è per Ranma... mi tiene il broncio da ieri sera... - In migliaglia di occasioni l'aveva sentita lamentarsi del fidanzato, questa però era una di quelle rare conversazioni in cui poteva risponderle, senza emettere grugniti!

- Quello stupido! Vuoi che lo conci per le feste?

- Non servirebbe...- Akane scosse il caschetto in diniego, evidentemente non aveva voglia di scherzare.

- Cosa ti ha fatto stavolta? - non si trattenne dal chiederle, immaginandosi i svariati motivi di lite, tutti innescati dal demone col codino.

- Stavo giocando a carte con Nabiki, quando ha voluto partecipare anche lui... Ranma detesta perdere... - la diciassettenne si strinse nelle spalle, per rafforzarne l'ovvietà.

Mi piacerebbe vederlo perdere... il giovane combattente ci ricamò su un pensierino. Uno dei suoi sogni utopici, anzi, proprio quello in cima alla lista, consisteva nel battere Saotome!

Dalla sua bocca fuoriuscì una serie di parole che non si aspettava, parole di conforto.

- Non preoccuparti, tornerà da te, lo fa sempre, il maledetto! – Stentava a dimenticarla, probabilmente perché non voleva dimenticarla sul serio. Akane era stata il suo primo amore adolescenziale, in sostanza, il suo primo confronto col gentilsesso.

E un abbraccio carico d'affetto per P-chan.

La tendina del locale recitava: “Ukyo – Okonomiyaki” erano già arrivati.

Lui si era semplicemente rassegnato.

Nella rassegnazione, Hibiki era divenuto un maestro senza eguali, talmente abituato a sentirsi l'ultimo dei suoi pensieri, che quasi non ci faceva più caso!

- Forse dovrei cucinargli qualcosa...- improvvisò la giovane Tendo, riportandolo alla realtà, sebbene per poco...

Ryoga sogghignò nell'immaginarsi Ranma Saotome tormentato dai morsi indigesti dello stomaco, anche se sicuramente era un uomo fortunato, visto che era pur sempre il centro delle attenzioni della fidanzata.

- Mi sembra un ottima idea – Convenne infine, scacciando via quei pensieri così com'erano venuti.

Quella sembrò rincuorata, quindi lo ringraziò, ed infine lo salutò incamminandosi verso la propria meta.

Certe volte si chiedeva se Akane intuisse i sentimenti che ancora provava per lei... ma non riusciva a capirlo sul serio.

Altre, si chiedeva, vergognandosi, se Akari fosse la donna giusta, o più semplicemente l'antidoto al disperato desiderio d' Akane.

Una sostituta che non gli faceva mai mancare le attenzioni, di una vera fidanzata.

In tutto questo pandemonio, c'era ancora qualcosa da considerare...

Akane era poco.

Akari era troppo.

Ukyo era terra inesplorata.

Si sorprese a pensarla, aggiungendola alle altre due donne importanti della sua vita.

Evidentemente perché la cuoca stava lasciando un segno, accrescendo la sua già precaria indecisione. Annullando le distanze, che poi realmente c'erano mai state?

E' sì! Quella notte per Hibiki preda dei suoi stessi incubi ad occhi aperti, scorse lenta e agonizzante.

Si alzò con un sonoro sbuffo, preferendo scendere a pianterreno, ed intavolare un discorso con una bella tazza colma di latte e cereali, o magari con una camomilla fumante. Non sapeva nemmeno cosa bere!

Si ritrovò a fissare incantato, gli scalini a chiocciola della rampa che scendeva.

Bassi scalini di legno chiaro, fitti a tal punto che quando raggiunse la moquette sospirò con fare liberatorio.

Di fronte a lui c'era la porta, afferrò il manico d'ottone, ma congelò il movimento all'istante.

Dei rumori sospetti provenienti dall'altro capo lo fecero esitare.

Aprì cauto uno spiraglio ed ispezionò l'interno della cantina! Eccolo lì, aveva sbagliato di nuovo il tragitto! Ciò che lo stupì di più, paradossalmente fu la luce, accesa!

Qualcuno stava accucciato di spalle fra le scartoffie dei cassetti della dispensa, facendo volare i fogli che vi erano rilegati, in quantità.

Non aveva nessun senso starsene innocuo a spiarlo, così Ryoga Hibiki si preparò ad intervenire.

Balzò il più vicino possibile all'intruso badando a non far rumore, poi portando un pugno alla bocca tossì un paio di volte.

L'uomo si girò sobbalzando, un cappello da notte sulla testa e lo sguardo attonito su di lui.

Fu allora che Hibiki lo sbatté con le spalle alla dispensa, impedendogli di scappare.

- Cosa stavi cercando Joe?

- Io? Niente di che...

Strattonandolo di nuovo Hibiki gli fece sbattere la nuca contro il vetro dell'anta.

Il vetro vibrò disegnando una ragnatela fragile, pronta all'evenienza a spaccarsi in mille pezzi sopra la testa dello cheff.

- Piano, piano... ebb...ebbene! Stavo cercando un documento, una ricetta che apparteneva alla mia famiglia, contento ora?!

Il girovago alzò un sopracciglio alquanto scettico.

- Ukyo non è così meschina da rubare le ricette altrui, lei è dotata abbastanza per farne a meno, dimmi la verità se non vuoi che ti spacchi il muso!

Il capellone tremò facendosi paonazzo oramai succube dell'avversario, la spiegazione gli uscì spezzata e roca, a fatica, sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.

- La verità è che cerco una ricetta in particolare... la salsa speciale di mio padre, che... che il signor Kuonji, suo amico dall'infanzia gli ha rubato ingiustamente!

Sta volta Ryoga ebbe l'impressione che dicesse la verità, lungi il fatto che c'erano metodi più corretti, che metter sottosopra la dispensa, per ottenere ciò che voleva.

Joe scartò la mano che lo stringeva al colletto della vestaglia di cotone.

- Ti stai agitando per niente, davvero! Torniamo ognuno alle nostre stanze e facciamo finta che non sia successo niente, vuoi? - biascicò ancora intimidito.

- Dimenticare cosa? Ti tengo d'occhio – sibilò a denti stretti Hibiki facendogli strada.

 

Domenica di buon mattino Ukyo si affaccendò in cucina, voleva preparare delle okonomiyaki nuove ed originali, magari aggiungendo un tocco di qualità, con l'ausilio di qualche spezia particolare.

Se ne avesse inventata una delle sue, il menù di Natale avrebbe stuzzicato l'appetito dei clienti e allargato le entrate già di per sé sostanziose in quel periodo.

Venivano sempre tante coppiette a festeggiare, quasi fosse un secondo e più affollato St.Valentino. Almeno qualcuno lo festeggiava col proprio ragazzo... come si sentiva sola, se solo lei ne avesse avuto uno! Se solo Ranma si fosse deciso a lasciare Akane e casa Tendo!

Fantasticando su questo, prese una serie di barattoli e la ciotola dell'impasto messo a lievitare la notte precedente, posandoli ordinatamente sul tavolo di noce.

Tirò su le maniche del pigiama e accese il teppan*

Joe e Ryoga entrarono assieme dandole il buon giorno, lei contraccambiò, elargendo un sorrisetto.

Il girovago si sedette aspettando la colazione in tinello, mentre Joe prese i piatti e l'aiutò nei preparativi in cucina.

Accidentalmente i due cuochi si sfiorarono le mani, per raggiungere entrambi la maionese.

Joe ritrasse il braccio arrossendo un pò al contatto, Ukyo invece s'immobilizzò.

- Tuo padre conosceva bene quello di Joe? - li richiamò a sé, Ryoga.

La cuoca prese la maionese e guarnì l'okonomiyaki al katsuobushi* ed alghe, poi con precisione la lanciò col piccolo utensile d'acciaio, centrando il piatto del coinquilino con la bandana.

- Non che io sappia, mio padre era un tipo solitario e schivo – ricordò la ragazza, mentre il cuoco dietro di lei trasaliva.

- Perché me lo chiedi? - insistette quella facendosi accigliata.

Il ragazzo con la bandana agitò una mano davanti al viso, palesando l'innocenza della sua richiesta.

- Oh, niente, pura curiosità! E tuo padre ti ha insegnato molte ricette?

- Tutte quelle che so', mi è bastato guardarlo per imparare, ero una bimba precoce, ma adesso mangiamo altrimenti si raffredda! - si lasciò cadere sullo sgabello, pronta a gustarsi il frutto delle sue fatiche.

Joe scoccò un sorrisetto beffardo al coetaneo sedendosi intanto vicino alla cuoca. Quindi tutti mangiarono d'appetito.

- Bene, io vado al mercato, torno fra un paio d'ore – asserì, una volta sparecchiato Ucchan.

Passati alcuni minuti in cui ebbe lavato, asciugato e riposto i piatti sporchi, Ryoga trascinò il ragazzo fuori della stanza.

- Bastardo arrivista! - Il cuoco fu sopraffatto dalla sua forza bruta.

- Non è come credi... io... io non voglio più quella ricetta!

Perché per assaggiare quella salsa speciale, dovrei aspettare dieci anni e non voglio sprecare tutto questo tempo, accidenti! Rifletté a conti fatti lo chef, aspettando che nel frattempo le sue parole facessero effetto sull'imbranato con la bandana.

Il vagabondo accigliatosi, continuò a tenerlo sotto mira, il pugno fermo sotto al mento, pronto a sganciarlo alla minima reazione dell'altro.

- Dové il foglio della ricetta?

- Al suo posto nella dispensa, te lo giuro sul mio onore! - bisbigliò Joe facendo croce sul cuore.

Quale onore e onore! Fu sul punto di ribattergli l'esasperato Hibiki. - Controllerò stanne certo!

Allentò gradualmente la sua presa d'acciaio e si voltò deciso ad allontanasi il più possibile da quell'individuo disprezzabile.

Il cuoco fece scoppiare una manciata della sua “farina esplosiva” ai suoi piedi, ostacolandolo.

- Non così in fretta, cameriere! Voglio che tu sappia che faccio sul serio con Ukyo-chan, lei mi piace davvero e non tollererò rivali!

Fu la volta di Ryoga.

Joe lo fissò sconcertato mentre quello sorrideva, un sorriso amaro, come se non avesse capito un'accidenti di quello che gli aveva appena gridato, ed anzi, nel rispondergli la sua voce gli sembrò terribilmente distaccata.

- Ne deduco che non consideri Ranma Saotome...

 

*Teppan: Piastra di cottura.

*Katsuobushi: pesce secco fatto a scaglie sottili, che si usa tra le altre cose per condire l'okonomiyaki.

Lavs: E' già, su nibunnoichi non la finirei mai di scrivere, di quanto stanno bene insieme questi due^^! Vedo che comunque, nel "Custode dell'Aldilà" anche tu gli rendi giustizia^__- ed a proposito, aspetto con trepidazione il prossimo cap!

Kuno: E il vincitore del premio "il lettore più attento" va al senpai Kuno! Sono contenta che anche Zampalesta abbia un fan XD, vuoi dedicargli un club? Ed anche che la tecnica delle spatole sia stata convincentemente descritta , che altro dire? Aspetto il seguito di "Titanic" con ansia!

Un saluto a tutti quanti, baci!

Laila


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Capitolo 9
*** Il telocomando ***


Il telocomando

Gli piaceva passeggiare per il mercato con la vecchia amazzone, gli piaceva nonostante l'assenza della sua Shampoo.

Le bancarelle esalavano profumazioni contrastanti di frutta, verdura, pesce fresco, o takoyaki caldi.

Svoltarono nel vicolo adibito ai prodotti tipici cinesi, in cui l'atmosfera e il linguaggio, lo fecero quasi tornare con la mente a casa sua.

C'era davvero da sbizzarrirsi, funghi suggestionanti, minestre della forza, fagioli in grado di diventare piante alte e robuste quanto una torre!

La vecchia si era fermata, forse riconoscendo qualche antico cimelio, davanti ad una bancarella di una coppia di fratelli, dalla pelle scura.

Mousse non le badò e proseguì, tra i vari stand, ce n'era uno nuovo, o perlomeno a lui sfuggito.

- Buongiolno signole, plego gualdi pule! - il piccolo cinese, un ragazzino di circa tredici anni gli annoverò alcuni dei suoi prodotti, tutti assicurava, all'avanguardia coi tempi.

- Questo phon a battelie è in glado di scatenale un tolnado infelnale, questa ladio tlasmette musica in glado di assopile gli animi più folti e combattivi...

Mousse sospirò indeciso ed il teen-ager lo guardò dritto negli occhi.

- Ma se ha ploblemi d'amole, allola non c'è niente come questo! - armeggiò con uno scatolone sotto al banco e ne estrasse, quello che a prima vista sembrava una comunissima ricetrasmittente, con un solo pulsante rosso nel centro. - Questo signole, è un lalissimo esemplale di telocomando!



Di ritorno dalla scuola, Ukyo sentì una melodia sommessa vagare per le ale della casa.

Salì le scale ed incrociò un Ryoga altrettanto accigliato, intento a sfregarsi i capelli umidicci con l'asciugamano.

- Viene da camera tua e di Joe – gli fece notare la cuoca, ed assieme s'intromisero nella stanza.

Joe suonava un flauto traverso di bambù, Ukyo mugugnò il motivetto nostalgico, finché non le sovvenne il titolo della ballata.

- Tokyo nagaremono -

Joe staccò per un attimo le labbra dal takebue* ed annuì, poi riprese a suonare, le dita agili e veloci si spostavano con una memoria tattile invidiabile.

Ukyo e Ryoga si misero a sedere a gambe incrociate per ascoltare l'intera esecuzione, giunto al termine, Ucchan applaudì rasserenata.

- Da piccola, mio padre era sempre molto impegnato col lavoro – spiegò di trafelata – Non riusciva mai a portarmi nemmeno al teatro dei burattini, ma qualche volta, la sera, mi metteva sulle sue ginocchia e suonava lo shamisen!* Ho sempre amato quei momenti... – confessò con la voce calante di chi, ritrova un'emozione che sembrava lontana e trascorsa per sempre.

La ragazza socchiuse le palpebre e si strinse nelle spalle.

- Suoni molto bene – ringraziò Joe.

Istintivamente Hibiki si alzò in ginocchio. - Anch'io so' suonare lo shamisen!

Ukyo lo guardò positivamente colpita.

- Davvero? Aspettatemi qui un momento! - si alzò ed uscì sentendo affiorare del rossore sulle guance. Che stupida! Perché mi avrà fatto quest'effetto?

Aspettando il suo rientro, Joe lanciò un'occhiata obliqua al girovago, il quale si portò le mani all'attaccatura dei capelli, palesemente disperato.

Che cavolo ho detto! Io non so nemmeno strimpellarla, la chitarra! Era però Troppo tardi per rimangiarsi tutto.

- Ta-Daaan! - Ucchan ricomparve porgendogli una vecchia shamisen, probabilmente quella di cui aveva parlato poco prima.

- Su, coraggio, non fare il timido! Provala! - lo incitò.

Ryoga dispose la chitarra diagonalmente, poggiandola sulla gamba destra tremolante, tossì imbarazzato e cominciò a sfregare le corde con il grosso bachi.*

Il suono che ne uscì fu disastroso per qualsiasi essere dotato d'udito, nel giro di due isolati.

Molti vicini difatti gridarono vezzeggiativi poco simpatici, come “imbecille finiscila!” o “datti all'uncinetto!”

Resosi conto della gaf, il girovago restituì repentinamente la chitarra alla proprietaria.

- Non sai suonare! - lo mise in discussione Joe, pronto a pavoneggiarsi in un confronto.

- Non è per questo! La chitarra è semplicemente scordata, dev'essere molto che nessuno la usa! - replicò l'altro, tirandogli addosso il bachi.

Il cuoco strillò come una cornacchia, quando di punto in bianco, l'angolo del plettro gli si conficcò nel bicipite.

- In ogni caso puoi accordarla, tieni! - La ragazza gli restituì la chitarra con un gran sorriso, poi si congedò dai maschietti, per tornare alla propria camera.



Canticchiava allegra, spennellando gli involtini primavera, con del tuorlo d'uova sbattute.

Mousse immaginava cosa l'amata intendesse farne, ma non voleva avere sorprese.

- Posso assaggiarne uno, quando saranno pronti?

Shampoo contrasse i lineamenti in una smorfia, riservandogli un'occhiata aquilina.

- Giù le mani, questi involtini sono pel Lanma, stamattina andlò a tlovallo a scuola!

Perfetto! Represse una risata in un ghigno il cinese, pregustandosi l'idillio.

Nella fantasia, si vedeva nascosto dietro un albero a puntare il telocomando contro Saotome.

Avrebbe ordinato quindi un comando verbale, e premuto il pulsante rosso indicando Akane Tendo come destinataria, niente di più semplice.

Senza accorgersene quel deficiente di Saotome si sarebbe dichiarato alla fidanzata, il tutto naturalmente in presenza della sua Shampoo!

Lui sarebbe comparso alle spalle dell'amazzone, consolandola e permettendole di piangere tra le sue braccia, sempre pronte ad accoglierla.

Passò alcune ore, affascinato dall'idea della sua storia d'amore imminente, non riuscendo ad trovare nessuna falla, nel suo piano praticamente perfetto!

Giunta l'ora, più che mai deciso ed in fibrillazione dall'aspettativa posta sul telocomando, impugnò il manubrio e scattò sul sellino, pedalando di buona lena.

- Mousse! - lo chiamò una voce familiare alle sue spalle, facendolo volgere proprio quando avrebbe dovuto frenare... Il cinese infatti, si scontrò contro un palo della luce!

- Ricordati di comprare dei vassoi nuovi! - gridò appena fuori della soglia del ristorante, la vecchia Obaba.



- Ti ho portato il cestino della merenda, l'avevi lasciato a casa!

Ukyo non si capacitava del fatto che Ryoga, l'avesse trovata così in fretta per i suoi standard, ma forse la cattività l'aveva suo malgrado, migliorato.

Gli servì una spatolata in testa – Non c'era bisogno che venissi qui! Posso cucinarmi da mangiare quando voglio, dovresti saperlo... - sbottò, mani ai fianchi.

- Cosa? Invece che ringraziare, m'insulti?

- Se vuoi che ti ringrazi, renditi utile imparando a lavorare decentemente!

Ranma osservò i due amici accigliato, stavano facendo troppo chiasso, ma parevano talmente assorti nel loro battibecco, da non accorgersene!

- Ailen, sono allivata! - spuntò all'ingresso Shampoo, lasciando la porta dietro di lei, aperta.

- E questa come sai è la nostra classe, se t'iscriverai, chiedi d'essere trasferita nella nostra sezione, sarebbe magnifico! – propose Akane all'allevatrice di suini spingendola dentro.

Accadde tutto nel medesimo istante in cui Mousse arrampicatosi sull'albero che dava a vedere l'interno della classe di Saotome, bisbigliò all'appendice della ricetrasmittente e spinse giù il tasto rosso.

- Ti amo! Avrei voluto dirtelo quel giorno a Jusenkyo, ma sono stato troppo stupido! - si ritrovò a dire Ryoga, senza alcun nesso logico.

Mousse spostò il telocomando su quella che aveva scambiato per Akane Tendo.

- Anch'io ti amo, caro! - rispose Ucchan arrossita di botto, incapace di dare ordini autonomi al proprio centro del linguaggio.

Il cinese s'inorgoglì della sua bravata, nonostante gli occhiali si fossero rotti, era bastato sentire quei due bisticciare, per capire dove puntare il formidabile telecomando! Aveva concluso un bell'affare, sì!

Atterrò sulla cattedra, mani ai fianchi ridendo come un pazzo.

- Udite, udite! Ranma si è dichiarato ad Akane!

La cinese lo pungolò con un cazzotto micidiale...

- Aya! Che stai dicendo?! Non vedi che Lyoga e Ukyo si sono dichialati! Siamo al disastlo!

Quanto a Ryoga prese a sbracciarsi disperato.

Incrociò subito gli occhi spalancati dell'allevatrice. - No, un momento! Io non volevo dire certe cose!

Akari però fuggì via atterrita, senza ascoltarlo, il girovago, preso in contropiede avrebbe voluto aver tempo per mettere in chiaro la situazione, ma fu costretto ad inseguirla.

In classe scoppiò il finimondo, fra pettegolezzi e commenti melliflui.

Ukyo si passò le mani sulla fronte, fronte che scottava, sospirando desolata.

- Non capisco cosa sia successo! Non riuscivo a controllarmi, le parole che ho detto... non m'erano passate nemmeno per l'anticamera del cervello! E poi che significava quel Jusenkyo?! Io non sono mai stata a Jusenkyo!

Uno strano apparecchio, simile ad una ricetrasmittente, caduto ai piedi di Mousse incuriosì Akane Tendo.

- E questo cos'è? - disse inginocchiandosi a prelevarlo.



Si sentiva un mostro, aveva ferito Akari col suo strano comportamento...

Non pensavo le parole che ho detto, eppure sentire Ukyo rispondere anch'io ti amo... mi ha fatto sentire leggero... come se mi avesse tolto un peso!

Scrollò la testa, doveva raggiungere Akari prima di perderla, nella corsa, riuscì ad afferrarle fortuitamente il braccio.

- Mi lasci signorino Ryoga - non era un ordine, era semplicemente una richiesta.

Il ragazzo affogando l'agitazione in un sospiro, la liberò dalla presa.

- Akari, io non sapevo quello che stavo dicendo! E' stato come se un altro avesse parlato con la mia voce, senza il mio permesso...

L'allevatrice alzò leggera lo sguardo, tormentandosi le labbra.

– Saprebbe giurarmi, sui tutti i maiali del mondo, che prova solamente sentimenti d'amicizia per la signorina Ukyo?

Non era riuscito ad articolare nulla di concreto in risposta a quella domanda, pur avendo mugugnato più volte nel tentativo di farlo.

- Mi scriva, quando sarà sicuro su chi di noi due ricadrà la sua scelta – propose diligentemente l'allevatrice, e una volta fattogli un sorrisetto, se ne andò senza più voltarsi.



La porta era completamente aperta, Ukyo la varcò inoltrandosi nella riproduzione fedele di una foresta, dove l'edera celava persino le pareti della stanza!

Ryoga stava accucciato ai piedi di una palma, con le braccia che abbracciavano le gambe.

- Come hai fatto a trovarmi? - domandò incredulo alzando quel suo sguardo triste.

- Mi crederesti se ti dicessi che questo è l' ufficio del preside?

- Neanche per idea, siamo lontanissimi dal Furinkan! - mormorò l'altro sempre più incredulo, sfiorando l'appendice di una liana.

Ucchan si strinse nelle spalle, cercando di evadere dal sentimento di rabbia che l'aveva sopraffatta.

- E' stata tutta colpa di Mousse...

- Che cosa?

- Ha usato su di noi un aggeggio cinese per suggestionarci, ci ha scambiato per Ranma e Akane, ti rendi conto?! - Ryoga abbozzò un sorriso amareggiato, che avrebbe potuto risparmiarle.

- Non ha più importanza, ora che tanto per cambiare, ho deluso Akari – una lacrima solitaria rigò il lato sinistro, del volto del girovago.

Lei non merita di soffrire per un vigliacco come me! Non valgo nemmeno un briciolo, di quello che vale Akari, non ne sono degno... Il giovane artista marziale, racimolando le ultime forze, si alzò in piedi.

- Devo andarmene da Nerima – concluse più per sé stesso che per lei.

Ucchan s'irrigidì. - Ma no! Puoi fermarti da me quanto vuoi! - la sua, somigliava orribilmente ad una supplica.

Il ragazzo negò, ligio a tale proposito.

- Non pensare solo ad Akari, persino Ranma ci ha visti... Ti ho causato un mucchio di problemi, ora ho bisogno di chiarirmi le idee, di partire per un viaggio... Posso chiederti un ultimo favore?

Kuonji confermò - Tutto quello che vuoi... -Perché sei tutto quello che voglio!

La consapevolezza dell'irrazionale, la colpì come uno schiaffo, mettendola in guardia da sé stessa e dalle bugie che si era sempre raccontata.

Aveva mai formulato nulla di così scomodo? No, non si era mai soffermata sul loro, di rapporto!

L'evoluzione dei suoi sentimenti per il girovago era qualcosa, che aveva infantilmente trascurato.

Perché infondo Hibiki era troppo vicino a lei per permetterle di comprendere. Cosa? La verità.

Farle capire di aver mutato ogni semplice attenzione quotidiana, in una ben più avventata attrazione emozionale!

Se solo Ukyo avesse potuto tornare indietro... non lo avrebbe mai assunto!

Che pasticcio, io... voglio che resti con me!

Ryoga era lì accanto e lo era ancora per poco, le rivolse un caldo sorriso, protraendolo per alcuni secondi, in ringraziamento.

Ryoga, che l'aveva sempre sostenuta, seguendo ogni follia malsana che le attraversava la mente, quando voleva riappropriarsi di Ranma.

Ryoga, che gli era stato accanto, quando lei stessa aveva dubitato della sua preparazione atletica, dopo il furto avvenuto in pieno giorno, nel suo locale.

Ryoga, che la faceva sorridere, nonostante fosse stata di malumore.

Tutto questo che spariva nel nulla, annientandola tanto rapidamente, quanto uno schiocco di dita.

Resta! Non importa se non lo farai per me, rimani dove posso vederti, mi basterà!

Le consegnò delle bollette, dei soldi per pagarle e tutte le indicazioni necessarie.

La verità era che lo ascoltò per metà.

L'altra metà voleva assolutamente parlargli! Sollevò la testa intercettando i suoi occhi smeraldi, neutralizzanti.

Si sentiva una stupida, come se dovesse chiedergli il permesso di replicare, lei! Che aveva sempre pronta una risposta sagace, ma non lì, non ora.

Attraverso il suo sguardo lesse dolore, solo un immane, selvaggio, graffiante dolore.

Quel dolore l'aveva raggiunta e imbavagliata, come riuscire a soprassederlo?

A testa bassa rinunciò.

- L'uscita è da quella parte! - gli indicò persino.

L'ultima cosa che voleva era dimostrarsi priva di comprensione. Qualora però Ryoga fosse tornato, avrebbe raccolto il coraggio a quattro mani e non l'avrebbe più lasciato scappare.

Valeva la pena di capire che era un ipocrita, ma non un'egoista.

Lo vide, staccarle un pezzo d'anima, nell'esatto momento in cui il ragazzo attraversava la soglia, e subì l'ingiustizia nel restarsene ferma dov'era. Senza la presenza del ragazzo, la messinscena perse d'effetto...

Tutte le emozioni anestetizzate, ormai da tempo indeterminato irruppero in un pianto straziato.

Lacrime e spasmi gli mozzarono il respiro, mettendola ginocchioni, trepidante sul pavimento, tappezzato d'erba sintetica.

A nulla valsero gli sforzi per asciugarle, scorsero inesorabili fino all'ultima goccia, finché non sentì le palpebre pesanti e gli occhi gonfi e inariditi, farsi vitrei.

Non aveva mai pianto così tanto, nemmeno da piccola.

La perdita di lucidità, s'impossessò di Ucchan, rispondendo al naturale fabbisogno del suo corpo.

L'esaudirsi beato, di un desiderio improvviso, quello di rifugiarsi nel buio: un buio lontano anni luce dalla realtà, che si accaniva per tenerla in un circolo vizioso, dentro ad un eterno movimento di fatti e attività seccanti.

Ed il buio entrato dagli angoli dei suoi occhi, spense la luce della stanza.


*Shamisen: tipica chitarra giapponese a tre corde, della famiglia del liuto.

*Takebue: flauto traverso di bambù, di fatturazione giapponese.

*Bachi: grosso plettro di legno.

L'angolo dell'autrice:


Ragazzi/e siamo arrivati di già a 9 cap!Come vola il tempo... e comunque alla fine questo è stato il più lungo, assieme al 13° che ho dovuto spezzare

per fare spazio al 14° e ultimo... ma ora passo a ringraziarvi uno per uno, dicendovi prima delle risposte un Grosso Grazie.

Lavs: Ryoga mi piace immaginarlo come un tipo protettivo, il gentlemen di Nerima ^-^

Maryku: Non ti nascondo che Iori è un personaggio a cui mi sono affezionata, man mano che scrivevo, tra l'altro ne è venuto un personaggio che

non riesce a restare al suo posto. Del boss, potrei riparlarne...^^non anticipo più^^;;;

Aleberil: Ryoga e Ukyo hanno un modo tutto loro per confrontarsi, ma se ci aggiungi Joe, allora le cose si accellerano...

Spero continuerete a seguirmi!

Alla prossima pagina web! Laila^^

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Capitolo 10
*** L'arrivo di Fuuya ***


L'arrivo di Fuuya

Concedersi una vacanza dalla scuola, dall'impiego, dalla vita, era la decisione migliore che avesse mai preso. L'evasione rappresentava un' esperienza utile, per rimettersi in piedi.

Solo la mattina precedente, il preside Kocho l'aveva sorpresa a schiacciare un pisolino, nel suo ufficio.

Destandola, le aveva chiesto se avesse bisogno di qualcosa, ma lei aveva negato con insistenza e si era defilata, prima che quel pazzo le tagliasse la folta chioma bruna.

Anche oggi, però aveva saltato le lezioni, in cambio del letargo caldo del suo futon!

Se fosse capitato a qualcun altro di sua conoscenza, lei, gli o le avrebbe gridato di reagire.

Ognuno ha i suoi tempi però, inutile negarlo, e anche Ucchan aveva i suoi.

Dev'essere questa, quella che chiamano pausa di riflessione! Appurò guardandosi allo specchio.

L'ombra di due occhiaie era apparsa sul suo viso provato, nel riflesso riusciva a vedere anche parte del mobilio della sua stanza.

In bella mostra sul comò di ciliegio, c'era la ricevuta del pagamento, intestata alla famiglia di Ryoga. Ma chi voglio prendere in giro?! S'impensierì.

Se ne sarebbe andato comunque, lo avrebbe fatto, una volta raggiunta la cifra necessaria! Devo dimenticarlo...

Peccato che la nebbia rilassante offuscatrice della stanchezza, andasse diradandosi, lasciandola a confrontarsi con gli ultimi eventi che, veloci ed inaspettati come un treno, l'avevano travolta.

Joe cominciò a suonare il takebue, un'arietta allegra, le giunse forte e chiara all'orecchio, dalla stanza adiacente. Da troppo vicino, ma questo dopotutto, era un errore rimediabile!

Giusto perché Ucchan non aveva la benché minima intenzione, di sorbirsi l'intero repertorio. Sopratutto non, quella mattina!

Quando irruppe nella sua camera, Joe la fissò sgomentato, impallidendo.

La diciassettenne aveva un'espressione omicida, le spalle inarcate all'indietro, il busto eretto e le mani ai fianchi.

- Fuori di qui, subito! - berciò, quasi consumando le corde vocali nella foga.

Tirò da un lato, l'anta scorrevole dell'armadio e cominciò a gettare tutti gli abiti, ordinatamente depositati lì dentro, alla rinfusa. Il suo collaboratore la fissava, come se fosse indemoniata.

- P-perché stai... avevi detto che eiiih!

Lo chef si mangiò le ultime parole, preferendo evitare le valigie, che lei gli scagliava addosso, sbuffando rimproveri insensati sul suo, fastidioso motivetto, secondo lui ben eseguito.

In meno di cinque minuti l'esperto cuoco si vestì sopra al pigiama, acciuffò le valigie e scappò giù per le strade della città, osservato dai radi passanti curiosi.

La brunetta aveva il fiato corto, in compenso cominciava a sentirsi meglio, tirò su il vetro a ghigliottina della finestra.

Vide scioccata, la prima neve punteggiare l'aria frizzante di quel tardo, uggioso, mattino.

 

A Mito pioveva a dirotto.

Il ponte era esposto al soffio del vento, che virulento, obbligava la pioggia a scendere obliqua.

Si sarebbe di sicuro bagnato, se non avesse costruito un riparo, a sé stante.

Una casa rudimentale, fatta di uno spesso cartone kaki piegato a forma di parallelepipedo, orizzontale, come usavano fare, già nell'era Tokugawa i barboni!

Si girò su un fianco, ed accese una piccola lanterna di carta, il vento l'aveva fortuitamente trasportata, assieme a dei fogli sporchi di giornale.

Prese la carta da lettera dalla tasca e la stiracchiò, ticchettandoci sopra con una penna nera.

Un modo come un altro, per scaldare le dita congelate e pensare.

Di tanto in tanto, l'umidità della brezza e lo sciabordio della pioggia sopra la testa, lo deconcentravano.

Strinse il tappo della biro in bocca, torturandolo tra i denti, per ridimensionare l'attenzione all'interno del rifugio.

Cara Akari,

Si bloccò, non sapendo bene cosa scriverle.

Era la prima volta che non sapeva davvero cosa scriverle.

Forse perché, la confusione non l'aveva abbandonato.

Forse perché, darle il tormento con la sua presenza cartacea, gli si ritorceva contro, alimentando pesantemente il suo senso di colpa.

Esistevano altre scappatoie? se solo avesse potuto, avrebbe immobilizzato il tempo per lei, per loro, perché avevano creato qualcosa di magico e insieme indissolubile.

Forse perché, Ryoga Hibiki s'infilava sempre in situazioni d'amore spinose, e Unryu era lì, e dal suo arrivo, c'era sempre stata. Perdonando ogni sua mancanza, e amando davvero tutto di lui, difetti compresi.

Grazie a lei, non sentiva più alcun motivo per usare lo Shishi Hoko Dan, perciò lo aveva accantonato. Frequentarla, lo aveva reso un uomo fortunato!

Akari, la sua Akari, lo avrebbe aspettato per sempre, con dolce tenacia.

Per un po, fra di loro era andato tutto a gonfie vele, e forse avrebbe potuto fare un altro tentativo, riavvicinarsi...

Purtroppo, era stata proprio l'allevatrice a spingerlo a trovare una risposta concisa ai suoi dubbi, vagliarla però era il delirio!

Ed eccone un'altra a caso: Ukyo Kuonji... la fidanzata carina del promettente astro della lotta indiscriminata, Ranma Saotome.

Viceversa lui, il migliore amico delle donne, un buono a nulla con cui stringere un'alleanza segreta.

Chi, meglio di loro?

Qualunque cosa dicesse, nessuno lo abbatteva, o lo spronava al pari della cuoca.

Fin dagli esordi, l'aveva sentita vicina, entrambi condividevano empaticamente la parte del terzo in comodo. Le amarezze, le vane speranze nate dai piccoli segni di buona educazione, di Saotome o della piccola Tendo...

In definitiva, quante cose significava lei, per lui? In passato avrebbe risposto semplice amicizia, ma poteva ancora giurarlo?

Disgustoso, ecco come si definiva Ryoga Hibiki stesso.

Non poteva più confidare su questo, non poteva più essere un buon amico! Per farlo avrebbe dovuto omettere o fingere, e certe astuzie, specialmente con lei, non gli riuscivano granché...

Ebbe una fitta all'altezza del petto, mentre la mente assorbiva il fatto, di non poterla più incrociare innocentemente. Senza smetterla di desiderare qualche maledetta cosa in più, sebbene Ukyo non gli appartenesse di diritto. Anche per questo era scappato, ammise in assoluto disagio con se stesso.

Con che faccia l'avrebbe guardata, una volta tornato? Con che faccia?

Perché qualunque cosa fosse successa, di una cosa Hibiki era certo... sarebbe tornato a Nerima, guidato dall'invisibile mano del fato, ne i km da fare, ne il suo senso dell'orientamento bislacco lo avrebbero dissuaso dal crederlo. Un imperativo assoluto, un passo obbligato.

Eppure lì, in quel buco angusto, progettato nel cartone pressato iniziava a far freddo...

Sentiva la mancanza delle colazioni alla piastra di casa Kuonji, riusciva quasi a sentirne il surreale profumino... riportando alla memoria i difetti della cuoca...

La ragazza dalla spatola facile, dai cambiamenti d'umore improvvisi, dall'ossessione per le okonomiyaki e per Saotome, aveva qualcosa di speciale, oltre agli occhi, di un azzurro non comune.

Occhi, riconobbe disilluso, che erano solo per quell'incontentabile di Ranma.

E se anche Hibiki fosse riuscito a scegliere, tra le ragazze che lo tenevano in pugno, qualcosa dopo, sarebbe automaticamente cambiato. La biro esplose nella sua mano rigida, macchiandolo.

Ukyo o Akari? chi di loro, la mia prossima delusione amorosa? Il cerchio si strinse, invisibile attorno al suo petto, in una nuova fitta spasmodica. Stava ricadendo nello sconforto più nero.

Avrebbe voluto essere impeccabile per loro, ma che assurdità! Lui non riusciva ad essere qualcosa di diverso, da se stesso!

Era così meschino volerle entrambe? Lasciare tutto com'era? Pur di non alterare nulla, era disposto a non sceglierne alcuna. Espiare in solitudine il resto dell'esistenza.

Qualunque fosse stata la scelta, di sicuro l'avrebbe resa infelice e basta.

Un tuono esplose alto nel cielo, come a giudicarlo infame, nulla di più vero.

Parte del cartone si spezzò sotto la pressione insistente dell'acqua piovana.

Volente o nolente, l'infame non avrebbe mai scritto fine a quella missiva.

 

Era trascorsi dodici giorni, da quando Hibiki se n'era andato.

L'umore di Ukyo era altalenante, ma quando di “passaggio” Konatsu, provò ad insinuare:

- Mi sembri giù di corda – la cuoca gli rispose per le rime!

Affermò decisa, di non essere mai stata così in forma. Per darsi un tono, finì brandendo la sua spatolona, troncandogli quelle futili preoccupazioni sul nascere, con la pratica che preferiva.

Il lavoro la teneva occupata, impedendole d'impazzire, o d' immaginare finali alternativi alla partenza di Ryoga.

Ipotesi fatte di se e di ma inutili, anche per il suo senso di colpa... Ciò nonostante si concedeva quelle fantasie, non appena concludeva le pulizie del locale.

Talvolta si risentiva con l'amico, concludendo che aveva sbagliato ad andarsene.

Se quel fottuto viaggio non gli fosse bastato, ci avrebbe pensato lei a mandarlo in orbita, per un tour di sola andata, attorno alla luna!

Nel pomeriggio, sopportare alcune coppie di clienti flirtare, farsi il piedino o ridere felici, nonostante una bufera di neve imperversasse all'esterno, la rese facile preda della malumore, oltre che di un atipico raffreddore.

Volendo scoprire il lato positivo del venticinque dicembre, il Natale fu un toccasana per gli affari, ma null'altro.

Aveva trovato alcuni maglioni di Ryoga per terra, il giorno stesso in cui aveva cacciato Joe.

Ne aveva fatto un fagotto, dimenticandoli nel sottoscala.

Quella sera, però sentendo degli strani gemiti affannati, la cuoca temette di aver rinchiuso, per sbaglio, una coppia di clienti in vena di follie, nel suo locale.

Si vide costretta a controllare, prese la spatola grande e scese al piano bar, dove accese la luce, per non scorgere nessuno.

- E' chiuso! - gridò, eppure quei gemiti osceni non s'interruppero!

Qualcosa le si aggrappò sulle ginocchia, scodinzolando festante.

E' un cane, solo un cane!

Un animale di taglia normale, sporco di fango, che aveva stracciato la busta contenente i maglioni di Hibiki, senza neppure rovinarli!

Ucchan si piegò sulle ginocchia e prendendo le zampe anteriori fra due pugni, lo scrutò.

- Ci mancavi solo tu, biancanera! Sai dirmi dove si è cacciato quello stupido del tuo padrone?

Come a voler rispondere al suo quesito, la cagna scrollò il pelo toracico, imbrattandola d'acqua sporca.

 

Fuuya Watanabe non conosceva l'indecisione.

Si definiva un diciassettenne, alto, bello, dalle iridi ambra, con onde voluminose di riflessi cangianti, sulla base inchiostro della sua lunga treccia indiana.

Il suo sangue misto era per metà giapponese, per metà indiano.

Ciò, evidentemente, gli permetteva d'indossare la camicia di camoscio chiaro, e le frange laterali sui calzoni della stessa matrice, sfilando tra la gente senza avvertire il minimo disagio.

Anche il suo cuore era già stato preso, c'era infatti una persona che voleva conquistare ad ogni costo; Ukyo Kuonji.

Spasimava per lei dalla tenera età di sei anni e dopo tutto quel tempo i suoi sentimenti non erano cambiati, quasi si fossero fossilizzati... Per cercarla aveva impiegato un lungo decennio:

All'epoca Ukyo era stata sconvolta da un bruto, un bambino di nome Ranma Saotome, che assieme al padre calvo si era portato via, la sua bancarella di okonomiyaki.

La ragazza allora si era lasciata prendere dagli eventi…

Gli aveva inviato una letterina, scrivendogli che non aveva più tempo di giocare con lui, che doveva allenarsi. Lui, l'aveva vista sempre più raramente, finché non si era trasferita altrove senza nemmeno avvertirlo, con una riga.

Da quel triste giorno, Fuuya aveva cercato Ranma ovunque, sicuro di una cosa: rintracciandolo avrebbe ritrovato anche la sua amata...

 

Incedeva con il bastone al fianco, un velo del turbante gli fasciava mento e collo, coprendogli il capo contro il pesante riflesso del sole.

In strada, un sottile strato di neve attecchita, lo costringeva a porzionare attento ogni passo, evitando le lastre di ghiaccio ed i ristagni.

I bordi dei tetti sgocciolavano, mentre camminava piano nel mezzo della via.

- Me la pagherai, ti farò rigurgitare i miei spiedini! Palla di pelo che non sei altro! - sentì urlare da qualche parte, nel vuoto.

La ragazza col codino era intenta a rincorre il grosso panda, quest'ultimo schivava i suoi attacchi grugnendo, e contrattaccava usando due bacchette di legno, da tavola.

La strana coppia finì per collidergli addosso, Ryoga imprecò sentendo la presa gelida della neve agguantarlo. Divenne nudo, piccolo e furioso. Divenne P-chan!

Catapultandosi fuori dai vestiti, addentò per la spalla Ran-chan, permettendo così al panda di scappare.

- Lasciamiiiii! - urlò la voce di Ukyo, mentre un gruppo confuso di clienti, scappava in ogni direzione dal suo snack-bar.

Per ultimo uscì un essere singolare, sostenendo tra le braccia la cuoca, oramai priva di sensi.

Quell'essere si chiamava Fuuya Watanabe... 




L'angolo  dell'autrice: scusate per la lungezza^^'''

Maryku: Grazie. Ukyo che piange doveva essere una delle scene clou, assieme a quella del takebue e ad altre che veranno,

anche se non volevo farne una tragedia greca, mi sono lasciata un pò trasportare.. T_T.

Lavs: Thanks^.^Akari, è un personaggio complesso, secondo me, anche se mi piace molto, e in alcuni aspetti mi somiglia^^'''

Non ho fatto fermare Ryoga alla cuoca, per ragioni che spiegherò nei prossimi cap, tendo a fare le introspezioni "dopo" a volte,

forse perché in molte ff le introspezioni mi sembrano un modo di giustificare i comportamenti ooc, talvolta anche senza che ce ne sia

l'effettivo bisogno, e allora cerco di evitarlo.

Kuno: Sapere che Ukyo non sembra impazzita, in fondo allo scorso cap, mi è di grande conforto^^;;; sul telocomando, devo dire

che vado fiera del nome : p il resto l'ho spiegato sul forum di Nibunnoichi, grazie per la recenzione pa'^^!

Aleberyl: Ranmanaceo?^^grazie davvero^//^ quando hai scritto "Tipico di lui, sfoderare una qualità che non ha e poi pentirsene un

minuto dopo" mi è venuto il sorriso a trentadue denti^__^era esattamente ciò che intendevo, e questo lato di Ryoga l'adoro XD!

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Capitolo 11
*** L'inseguimento ***


L'inseguimento

- Ucchaaan! - gridò nel vuoto Saotome, distraendo lo strano rapitore che osservò stupefatto.

Aveva il corpo marmoreo di un cavallo, dall'addome in giù, mentre il tronco, le braccia e la testa di un qualsiasi essere umano dall'incarnato olivastro. Quando bruscamente scattò, caricando su di loro, dilatò le pupille per il lungo tratto, che bruciò in brevissimo tempo.

Quasi che fosse più colpito da ciò che gli si presentava d'innanzi, della ragazza col maialino.

Impennò giusto un'istante prima di scontrarsi, con lei.

Sollevata tra le braccia possenti del centauro, riposava Ucchan, indenne.

Watanabe staccava d'altezza Ran-chan, di un metro e una spanna circa, per non parlare della stazza!

Scrutò Saotome e il porcellino, corrugando l'ampia fronte.

- Devo ringraziarti! - sorrise scoprendo una dentatura perfetta. - Senza di te l'avrei persa!

- Di-di cosa diavolo stai parlando?! - balbettò l'altra incredula, nel sentire il nuovo venuto prendersi tanta confidenza nei suoi confronti.

P-chan non resistette un secondo di più e spiccò un salto addosso al centauro, aggredendolo in pieno volto. Una semplice mossa e Fuuya lo rispedì al suolo, come se si fosse trattato di un moscerino.

- Non importa, ciò che conta è che, non me la farò portare via un’ altra volta! Ukyo-chan starà meglio con me, te lo assicuro!

Sa' il mio segreto! Considerò Ran-chan, avvertendo crescere il panico in corpo.

- Lasciala immediatamente se non vuoi farti male! - Fuuya sollevò appena percettibilmente un sopracciglio.

- Gancio stellare! - replicò tramortendola con una doppia scalciata, prendendo di mira il suo petto. La tattica mozzò il respiro della ragazza dai capelli rossi, tatuando i ferri degli zoccoli anteriori, nella sua giubba. Senza aspettare che quella si destasse, Fuuya ripartì al galoppo.

P-chan si avvicinò alla giovane svenuta, tirandogli un ciuffo di capelli con le zanne.

La testa di Ran-chan ciondolò, ma non si svegliò.

Il maialino tirò più forte tendendo le vene del collo nell'impresa, strattonandolo con tutte le forze rimastegli in quel goffo corpo tondetto.

- Aio!... Che succede?! - La ragazza col codino si alzò di scatto, grattandosi la nuca.

Il suino emise un rantolo rabbioso simile ad un ringhio canino, prima che quella perditempo spalancasse gli occhi ricordandoselo.

- Sbrighiamoci Ryoga! Ci serve dell'acqua calda, poi penseremo al resto!

 

Passò più di un ora, prima che Ukyo si svegliasse, Fuuya l'aveva anestetizzata con un fazzoletto imbevuto di una sostanza altamente soporifera.

Prima ancora di aprire gli occhi, avvertì un prepotente odore di fiele nell'aria.

Si sentì pungere sotto le dita, scoprendo d' essere sdraiata su un cumulo di paglia secca, quindi si sedette cauta sui talloni.

- Ben svegliata Ukyo-chan! - l'accolse una voce già memorizzata, una voce che dall'infanzia si era fatta più bassa e virile.

Quel posto, una stalla odorosa di fieno, a giudicare dai recinti vuoti, doveva essere disabitato da parecchio.

Le assi di legno del soffitto assorbivano il calore esterno, rigettandolo lì dentro con maggior veemenza.

L'afa inebetiva i suoi già deboli sensi.

Sciolse la coda oramai semi disfatta, estrapolando dalle ciocche arruffate alcune pagliuzze canarine.

Il ragazzo fece una genuflessione, servendole una tazza di tè fumante, doveva essere tornato al suo aspetto naturale, quando ancora lei dormiva.

- Non lo voglio Fuuya– furono le prime parole che gli riservò, scansando la tazza offerta.

Felice il giovane, non badò al suo tono acido, quanto al fatto inoppugnabile, che lei non l'aveva scordato.

- Fa nulla, avevo previsto la tua resistenza...- replicò asciutto il coetaneo, bevendola al suo posto.

Stava solo perdendo il suo tempo, se credeva d'intavolare una conversazione amichevole, come niente fosse.

La ragazza scese piano dal cumulo di paglia - Perché mi hai rapito?! Vuoi, forse impadronirti dell'okonomiyakiya? - si decise infine a proferire, parandoglisi davanti, stizzita.

Lei non avrebbe mai guardato il sole tramontare dietro la linea luminosa di un colle, o i fiori di un giardino appassire, lentamente. Lei non aveva pazienza, ecco perché si completavano, lui ne aveva in abbondanza per entrambi!

- Non lo indovini da te?

Quella sbuffò un: - Vuoi proprio rendermi le cose difficili – ed incrociò le braccia, lasciando che a parlare fosse la sua occhiata obliqua, così carina.

- Sei diversa dall'ultima volta che ti ho visto... - tergiversò ancora lo sconsiderato!

- Naturale! Avevamo sei anni, l'ultima volta che ti ho visto! - replicò l'altra, sul piede di guerra.

- Hai il seno più grosso! - l'ammirò disinvolto Watanabe, poi bevve un altro sorso del suo tè.

La cuoca prese la spatola e gli fece uscire l'infuso al limone, dal naso! Non sopportava d'essere presa in giro tanto deliberatamente!

L'indiano si massaggiò il capo, sorridendo – Di carattere, non sei cambiata affatto!

- E invece sì, e non sai quanto! - replicò quella in una smorfia.

Fuuya si disfò della camicia color sabbia, e glie l'annodò in vita attirandola a se, con un gesto veloce oltre che seducente.

- Devi liberarti dall'ossessione che riservi per Saotome! Io posso aiutarti, posso starti vicino...- le sussurrò all'orecchio, avvicinandola al torace nudo, ostentando i pettorali ben marcati.

Ucchan si dimostrò refrattaria, ma, percorsa da brividi di sorpresa, non riuscì a spingerlo via.

- Fuuya, non mi dirai che provi ancora qualcosa per me? - si lagnò appena.

Il ragazzo arrossì mentre lei finalmente arretrava, e concludeva ad alta voce un pensiero:

- Dopo tutto questo tempo... non ci posso credere...

Watanabe prese a grattarsi la cima della treccia, portando l'indice della mano libera ad indicarsi.

- Ukyo-chan? Potresti riamarmi?

La maschera già dura della cuoca, si fece ancora più edonica.

- Tu, spunti dopo dieci anni, mi rapisci, e pretendi una risposta, su due piedi, a una domanda così assurda?!

Fuuya non replicò subito, accennò dapprima un timido sorriso.

– Non è un no, quindi... ho ancora una possibilità!

Ukyo spalancò le iridi color del cielo – No! È proprio un no!

Spaventato dalla foga dell'amata, il compaesano si accucciò in un angolino e si mise a piangere.

- Come sei crudele! - intonò tra i singhiozzi, coprendosi le tempie con due pugni, per asciugare la pesante fuoriuscita delle lacrime.

La ragazza sospirò esasperata, facendo spallucce. - Mi dispiace di essere sparita senza lasciarti un bigliettino, ma fra noi non può nascere niente, capisci? - cercò di spiegargli, passandogli un fazzolettino.

- Se mai ti innamorerai di un amico, capirai come mi sento maltrattato!

Bastò quell'affermazione a farle trattenere il respiro, e tenendosi per sé l'umiliazione, si diresse verso l'uscita.

Sfilare la spatola dal dorso, era diventato un riflesso automatico, più che un azione volontaria.

La porta, chiaramente sigillata, non rappresentava un limite insormontabile, con un solo fendente avrebbe spazzato via i cardini in un baleno!

Forse, se non gli avesse dato le spalle, senza curarsene affatto, avrebbe funzionato...

Riflessi pronti, Fuuya le torse un braccio dietro alla schiena.

Agghiacciata, la ragazza lasciò cadere la spatola, che riecheggiò al contatto col suolo, prima che il rapitore la prendesse per precauzione.

Lei serrò forte le labbra, per non ritrovarsi a gridare.

Si accovacciò d’istinto, per allentare la fitta, dato che la presa ferrea dell'indiano non accennava a diminuire d'intensità.

- Non costringermi a comportarmi male con te Ukyo-chan, lo sai che non voglio! - sibilò quello, lasciandola poi a massaggiarsi il polso destro.

- Non puoi uscire. La porta è sprangata, faresti meglio a riposati... domattina partiremo per raggiungere il nostro villaggio! Non sei curiosa di rivedere il vicinato? - chiese in tono puramente retorico.

Kuonji non poté far altro che sbuffare, conficcandosi le unghie nei palmi chiusi, trattenendosi dall'aggredirlo. Sarebbe stato vano e stupido provarci.

- Esigo la mia spatola, ridamela subito Fuuya!

L'indiano si mise a rigirare l'impugnatura sul palmo della mano, sogghignando mentre il riflesso della lama lampeggiava.

- Il regalo di Akito, la formidabile spatola di Ukyo Tanaka...

Il ringhio di protesta di Ukyo-chan lo fece sobbalzare, seppure fosse convinto di avere lui, la spatola dalla parte del manico.

- Terrò gelosamente questo gingillino per me, finché non mi sposerai in una cerimonia formale... e la mia famiglia diventerà anche la tua, sì, saremo felici insieme!

La ragazza strinse nuovamente i pugni, maledicendo il giorno in cui aveva spiegato all'indiano la storia della spatola. Suo padre glie l'aveva regalata al compimento del suo quarto anno di età, in lei Akito rivedeva molto la moglie, morta per complicazioni poco dopo averla data alla luce.

Era stato difficile per il padre vederla crescere, sempre con un ombra nello sguardo, sempre pronto a consegnarla a chiunque ne avesse cura, per lui, al suo posto.

Fare leva sul suo dramma familiare, era terribilmente scorretto, ma decisamente astuto.

Fuuya doveva amarla alla disperazione se arrivava a tanto...

Era sempre stato cocciutissimo, e in quell'istante Ucchan ricordò un vecchio episodio, nitidamente.

- Ukyo-chan! Ukyo-chan! Guarda ho fatto l'impasto da solo!

La bambina represse la nausea, alla vista di quel miscuglio di farina, acqua e gusci d'uova male amalgamato!

- No Fuuya, non ci siamo! - lo sgridò senza rimorsi.

- Posso aiutarti a fare la tua, allora?

Nell'okonomiyaki che aveva preparato, Ukyo aveva disegnato due enormi occhi con la maionese, e una bocca sorridente con le foglie di cavolo. Il profumino che la sua opera mandava, benché semplicistica, era invitante.

- Questa non è roba per te! - gli aveva fatto la linguaccia la piccina.

- Ora lasciami sola, ho una sfida con Ranma, io! - spiegò prima di spedirlo in orbita con una spatolata. In quel momento era arrivata la madre di Fuuya.

La signora Shada teneva in braccio due gemelle di pochi mesi e al seguito gli altri setti figli, tutti sotto gli undici anni di età, mostravano i primi segni d'irrequietezza...

- Come sarebbe bello – insisteva la simpatica contadina col maestro delle okonomiyaki.

- Se in futuro Ukyo e Fuuya si mettessero assieme, non trova?

Nel frattempo i suoi bambini indio-nipponici più grandi sgraffignavano le crepes da sotto il banco.

Suo padre non si sarebbe mai imparentato con i Watanabe, quei sempliciotti gli avrebbero mandato in fallimento l'attività nel giro di pochi anni!

Il signor Kuonji si tamponò il viso sudato con un fazzoletto...

- Come mi dispiace signora Watanabe! Ucchan è già promessa!

La donna si piegò in avanti accigliata - E a chi?

Con un tempismo straordinario, il piccolo Ranma Saotome era tornato ad infastidire sua figlia!

L'uomo li studiò per una manciata di secondi.

Il bambino col codino riuscì a fregare Ukyo, pappandosi l'okonomiyaki, ma almeno quel Ranma era figlio unico!

Il cuoco barbuto lo indicò. - Con quel ragazzino, il figlio di Genma Saotome!


L'acqua ci aveva messo un'eternità a scaldarsi sopra il teppan.*

Ogni secondo perso voleva dire incancrenirsi lentamente alla tirannia del tempo.

Lasciarla sola in balia del ronzino, rischiando di mettere in mezzo a loro troppa distanza, per recuperarla!

Se fossi stato al locale, non le sarebbe accaduto niente... P-chan emise un sospiro mesto, appurando dalle lancette dell'orologio a muro, che era già passata una mezz'ora da quando erano entrati.

Ranma ragazza intinse un mignolo nel liquido incolore, poi rimise il coperchio sulla teiera e lo bagnò, incurante di gettargliene anche sulle narici!

Si abbottonò svelto i pantaloni, mentre Ran-chan recuperava le sembianze del ragazzo col codino.

Tornarono immediatamente sul luogo del loro ultimo incontro col nemico, il sole era al massimo dello splendore.

- Che fortuna! - aveva esclamato soddisfatto Saotome – Se seguiamo le tracce degli zoccoli, lo troveremo senza problemi!

- Dobbiamo fare in fretta, la neve si sto’ sciogliendo – gli fece notare apprensivo il girovago.

Seguirono la pista fino all'imbocco di un sentiero periferico, che si inerpicava fra la vegetazione brulla della campagna.

La neve lassù era più sfatta, le orme sbavate si confondevano con la fanghiglia del terreno. Dovevano fare più attenzione per non perderle o scambiarle con tracce affini.

- Ranma! Tu conoscevi quel tizio?

Il coetaneo si grattò il capo corvino. - Di sfuggita...

Ryoga lo colpì con un sonoro pugno. - Che significa di sfuggita?!

L'altro dopo avergli inveito contro, sembrò indifferente. – L'ho sempre visto volare via, Ucchan lo spediva in orbita, ma ogni giorno, lui tornava da lei come un boomerang... non so’ dirti nemmeno come si chiama! - disse.

Il vagabondo divenne livido dalla rabbia. - Ma come sarebbe che non sai niente di niente?

- Calmati! Abbiamo altro a cui pensare ora! - Purtroppo aveva ragione! Il giovane Saotome riprese a camminare lungo il sentiero, lasciando indietro il suo compagno sbalordito.

Forse, avrebbe dovuto lasciare che se la vedesse da solo contro Fuuya.

Tanto una volta concluso il combattimento, si farà consolare da Ranma, lo abbraccerà e poi chissà che altro...

Si voltò indietro, osservando la strada sbrecciata che aveva seguito. Era tentato, ma non riuscì ugualmente a muovere un passo in quella direzione!

Puoi fermarti da me quanto vuoi! questo aveva detto la cuoca prima che partisse, e quella frase era stampata a caratteri cubitali nella sua memoria.

Se... se lei avesse bisogno di me? ...Che assurdità!

- Ehi Ryoga, ti sembra questo, il momento di perdersi? - Guardò in su, in cima al colle dov'era salito Saotome. Cosa aveva quello sbruffone, più di lui?

Chissà per quale ragione, gli sovvenne uno dei pochi attimi in cui, lui e Ranma, il suo rivale di sempre, avevano parlato senza superficialità... confidandosi davvero l'un l'altro!

Si stava dando per vinto, nella foresta di Ryugenzawa e Saotome l'aveva incitato a non arrendersi.

Ora senza saperlo, l'aveva fatto ancora.


Non si dava per vinta, se Fuuya aveva scaldato del tè, doveva pur esserci una cucina da qualche parte!

- Ci sono altre stanze, vero?

- Sì, perché?

- E c'è una cucina? - gli si accostò con aria angelica l'ostaggio.

- Non è una granché come cucina, ci sono solo una vecchia gratella ed un camino, vuoi cucinarmi qualcosa, quale mia futura moglie? - Fuuya addolcì lo sguardo e l'ambra si fece più chiara nei suoi occhi.

Non immaginava il doppio gioco dell'amata. Proprio quello che mi ci vuole!

La cuoca lo prese a braccetto – Mi farebbe piacere, ho sempre con me degli ingredienti, beh allora? cosa aspettiamo?!

La cucina in effetti era piccola di dimensioni, però c'erano una dispensa, un tavolo da otto posti, qualche sedia e il camino in pietra.

Una volta davanti a quest'ultimo, Ukyo attuò il suo piano, e sferrò decisa il suo attacco.

- Tecnica dell'esplosione!

 

Un boato li distrasse, un nugolo di polvere si sollevò ad ovest, dove le tracce nella neve si perdevano definitivamente, lasciando il posto al verde dei prati, in aperto contrasto con l'ingrigirsi del tempo.

I due combattenti raddoppiarono il passo, nelle loro teste un comune obbiettivo: un rustico casolare semi-distrutto.

Non appena il fumo si diradò permettendo alla ragazza di respirare, quella rotolò sull'erba, riuscendo a recuperare la propria spatola.

- Ucchan!

- Ranma, sono qui! - Gridò agitando un braccio in aria, riprendendo a tossire.

- Stai bene? - berciò Hibiki sopraggiungendo in un secondo momento.

La cuoca annuì.- Ryoga anche tu qui...

Fuuya rispuntò dalle macerie e si frappose, nascondendola alla vista dei due contendenti, li fissò con odio viscerale.

- Peccato che non vi siate risparmiati la fatica... avreste dovuto immaginare che sarebbe stato tutto inutile, poi non dite che non vi avevo avvertito!

fine 11°cap.

Il teppan* è la piastra di cottura per le okonomiyaki.

L'angolo dell'autrice ^__^


Rieccoci qui, per l'ennesimo passaggio della storia. Ringrazio di cuore tutti i lettori, in particolare chi mi lascia la propria sincera opinione,

che ammettiamolo, fa sempre piacere ricevere... passo quindi a rispondervi, cercando di essere esauriente^^!

Lavs: Il fatto di andarci piano con Ryoga e Ucchan, è stato un casuale effetto della storia, che voleva essere divisa in più saghe... ad esempio, nella tua ff benché i tempi siano più lapidari (cosa che è necessaria di per se, dato la gravosa situazione principale)... dicevo, che pure nella tua ff, scorre tutto senza intoppi, in modo naturale, benché abbiamo adottato due misure diverse, la cosa mi aggrada^.^

In effetti poi la parte di Ukyo, è stata decisamente più divertente da scrivere di quella di Ryoga, nello scorso cap, sulle note di Mina, e della sua splendida "Portati via"

Maryku: Ukyo e Ryoga hanno un gran numero di problemi da risolvere, prima di tutto con se stessi, mi sono ritrovata spesso a fare i conti con le loro introspezioni, non sempre piacevoli da tirargli fuori^^;;;spero che Fuuya piaccia, quanto è piaciuto a me scriverlo ù__ù!

A presto!

Laila


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Capitolo 12
*** Una decisione importante ***


Una decisione importante

Stappando con un secco strattone dei denti la borraccia, si versò addosso l'acqua senza curarsene, badando piuttosto a non lasciarsi sfuggire nulla, nel comportamento del nuovo duo di nemici.

- Ora vi accorgerete della vera potenza di Fuuya Watanabe! - parlò di sé stesso, in terza persona.

Hibiki e Saotome si lanciarono un occhiata ammiccante, impegnandosi l'un, l'altro a gestire il combattimento in operosa sincronia.

- Dobbiamo aggirarlo ai lati per evitare un attacco frontale – bisbigliò Saotome. - Saliamogli in groppa, con Collant funzionò! - Il girovago sorrise, ad un suo cenno prestabilito, Ranma cominciò a farsi sotto.

Il sagittario seguendo gli spostamenti di Saotome impennò, riuscendo quasi a travolgerlo col suo “doppio gancio stellare anteriore.”

Il ragazzo col codino continuò a schivarlo, spinto tuttavia ad indietreggiare.

Fuuya aveva energia da vendere e una stazza fisica imponente. Ciò logicamente, andava sommato all'abilità che possedeva, che gli permetteva di tenere a bada gli accanimenti dell'avversario, senza sporcarsi troppo le mani. Per quello, bastavano i suoi zoccoli!

Approfittando della disputa principale con Saotome, Hibiki salì in groppa e una volta stabilitosi, infierì un dritto preciso tra le scapole del centauro.

Watanabe sentendo alcune vertebre infossarsi, emise un sibilo rauco, dovuto al risucchio avido di un flusso d'aria strappatagli di bocca.

- Frustata punitiva! - esclamò in un secondo momento, e attorcigliando la lunga coda sul collo del nemico con la bandana, lo disarcionò.

Hibiki sbatté di schiena contro lo steccato della baita, le assi fragili del legno si ruppero in uno schianto indelicato. Il crepitio secco del crollo, coincise inevitabilmente col suo grido strozzato.

Il secondo attrito, quello col suolo non fu migliore nei suoi riguardi... Il corpo del giovane rotolò in prossimità del fiume, fermandosi a pochi cm dalla sponda agitata.

- Ryoga! - urlò Ukyo messa nell'impossibilità di raggiungerlo proprio da Watanabe. Purtroppo, da quella distanza la cuoca non riusciva a capire se respirasse regolarmente. Poteva solo aspettare, sperando in un capovolgersi della situazione.

Intanto, barcollando lento sulle gambe, il girovago si alzò e una volta stazionario sulla posizione eretta, oscillò la testa fattasi oltremodo pesante: il collo rigido sulle prime, si ammorbidì.

Respirando senza fretta, cercò di mitigare il dolore accumulato al petto, stringendosi una mano sulla maglietta, madida di sudore. Riprese la piena coscienza del paesaggio, appena dopo che aprì e richiuse gli occhi, per un paio di volte.

Saotome, nel frattempo lo aveva raggiunto, facendosi apprensivo:

- Come stai?

Il girovago non parve ascoltarlo...

- Non funziona, quel ronzino non si fa cavalcare! - sbraitò digrignando i denti, su cui spiccavano per lunghezza i canini.

Ammaccature a parte, non sembra martoriato, ha la pellaccia dura! Constatò l'amico col codino che a quell'esclamazione, fece una smorfia.

- Hai un'idea migliore, per caso? - rimbrottò, offesosi nel vivo.

- Sì ce l'ho!

Gli bisbigliò il suo piano all'orecchio, a giudicare dal sorriso che si allargava sulla faccia di Saotome, pareva una mossa eccellente.

Watanabe intanto agitava la coda come a riscaldare la coriacea muscolatura, il mezzobusto fermo e gli zoccoli in marcia che falciavano l'erba, alzando la polvere.

Il giovane Saotome s'inginocchiò, di modo che l'amico si mettesse a sedere, sostenuto dalle sue spalle.

A quel punto Ranma si alzò in piedi, i due ora non avevano nulla da invidiare all'altezza del quadrupede.

Solo che il loro equilibrio sembrava un po' precario...

- Ehi! porco! La vuoi smettere di muoverti?!

L'altro gli tirò i capelli. - Ma che farnetichi, imbecille! Tienimi bene le ginocchia piuttosto!

“La tecnica della scala che s'innalza verso il cielo” non sembrava poi così brillante.

Fuuya non perse tempo, afferrò Ryoga per le spalle, e tenendolo fermo, gli infierì una testata in piena faccia.

- Ryoga! - lo chiamò con tutte le sue forze la cuoca, trasalendo.

Il ragazzo fece un sorriso, i denti bagnati dal sangue lo rendevano un po' tetro.

– Tutto bene! - rispose coraggioso.

Intanto Ranma si scagliava usando la “tecnica delle castagne” sull'addome del centauro.

Disperato Fuuya arretrò sugli zoccoli fino a che perse l'equilibrio, trascinando nel torrente i suoi avversari, con l'intento di aggrapparsi a loro per salvarsi!

Ucchan accorse ai limiti del ciglio, sperando nell'intimo che stessero tutti quanti bene, ma non vide nessuno riaffiorare...

Era rimasta bloccata con una gamba, sotto al centauro svenuto. Ranma cercò varie volte di strattonarla e trovò la giusta combinazione per svincolarsi, anche se perse una scarpa nell'impresa.

L'aria le mancava là sotto, e la corrente gelata, le intorpidiva rapidamente le membra. Non poteva risalire subito però, schiaffeggiò Fuuya attendendo che rinvenisse.

Dopo un eternità Ran-chan e Fuuya riemersero dall'acqua, la cuoca andò a sorreggere il contrappeso di Watanabe, per aiutare Saotome a superare il fondale insicuro.

- Dov'è P-chan?! - chiese in pena la giovane con la coda.

L'altra spalancò la bocca sorpresa.

- Conosco già il suo segreto! - le rivelò in fretta Ucchan.

La ragazza col codino scosse la testa contrita.

- Non l'ho visto, forse Fuuya l'ha schiacciato, speriamo che la corrente non l'abbia trascinato a valle!

- Ran-chan io devo parlargli! - asserì appena misero Fuuya a riprendersi, sotto l'ombra di un grosso albero.

Insieme le due coetanee setacciarono i lati opposti del fiume.

All'inizio la cuoca credette che fosse un sasso...

Ma i sassi non galleggiano in superficie! Osservò ripescando il porcellino dalle acque gelide.

Era livido, la pancia gonfia, le zampe rattrappite dal raffreddamento, ma la cosa peggiore in assoluto era il suo colorito, di un grigio cinereo!

Ran-chan le fu vicina in due balzi.

- Deve aver bevuto molta acqua poverino, forse involontariamente Fuuya lo ha schiacciato!

- Ran-chan salvalo! - la cuoca gli portò risoluta il porcellino di fronte al naso.

- Fagli la respirazione artificiale!

- Che cosa?! Ma io sono un maschio!

Non c'è tempo da perdere!

- E va bene! ho capito, ci penserò io!

Accingendosi in un respiro preparatorio, la cuoca si abbassò a dare aria anche a P-chan, poi spinse la punta delle dita contro lo sterno dell'animaletto e ricominciò tutto daccapo. Sette, otto volte.

Quando P-chan sputò l'acqua dolciastra riprendendo a respirare, il suo cuore stanco accelerò.

Poco dopo, utilizzando il thermos di Kuonji, i ragazzi tornarono normali e si allontanarono da Fuuya mentre dormiva, crollanto per la stanchezza.

Lungo la via del ritorno, ad un certo punto la cuoca chiese a Ryoga:

- Puoi aspettare me e Ran-chan un attimo? Devo parlargli a quattr'occhi...

L'interpellato tirò il lembo di un sorriso e annuì.

Gli altri, si erano allontanati di una ventina di passi dal sentiero.

- Ti auguro di star bene in compagnia d' Akane.

Ranma non capiva. Che senso ha questa frase? - Che dici Ucchan?

- Senza la tua fidanzata carina sulla piazza, sceglierai lei, ne sono sicura!-

- Ukyo sei arrabbiata con me? - le prese le mani con fare comprensivo il ragazzo.

- Perché se ti ho offeso in qualche modo, senza rendermene conto, ti chiedo perdono!

Ranma s'inchinò portandosi un pugno al petto.

- Non è questo

- Allora ti senti male?

- Se star male significa essere innamorata di Ryoga, allora sto’ male Ran-chan! Sto’ proprio male! - Un singulto, e poi un altro, e un altro ancora, poi una serie.

Ukyo stava piangendo e stava ridendo tutto insieme, e Ranma non sapendo che altro dire, l'abbracciò intenerito.

- Mi sembra una cosa molto bella – elaborò dopo un po', lasciando che le lacrime di Ucchan gli inumidissero la giubba.

Spettatore irrequieto della scena, il girovago si voltò dall'altro lato.

Calmati Ryoga! Non fissarli! Lo sapevi già, no? E allora che cos'hai da irrigidirti?

Ripeteva interiormente, scavando minuscole buche dallo spessore di un dito, sul fianco roccioso.

Una volta tornato indietro, Ranma gli sorrise e fu molto strano a vedersi.

- Accompagna Ucchan a casa, io devo andare a cercare quel maledetto di mio padre! - senza nemmeno aspettare che anche lui lo salutasse, quel maleducato col codino si avviò fischiettando.

- Ehm... Io, ti ringrazio di essere venuto a cercarmi...

Il diciassettenne avvertì i brividi alla schiena, mentre Ucchan lo guardava simpaticamente.

Un avvisaglia di lampi lontani, lo costrinse ad aprire l'ombrello, avvicinandosi alla cuoca, che lo prese a braccetto.

Delle gocce cominciarono a cadere.

- E' stato un pessimo inverno – palesò insoddisfatto Ryoga, che aveva conosciuto giorni assolati, in un passato così remoto, che faticava a ricordarli.

La ragazza sorrise – Non così brutto, ho ricevuto un regalo inaspettato questo Natale, quando eri via... - Senza accorgersene erano arrivati davanti all'okonomiyakiya.

- Che fai non entri? - gli domandò, mentre udiva una serie di raspii e mugolii, incuriosirlo da dietro al pannello principale.

I suoi dubbi vennero placati, quando Ukyo l'aprì.

- Uof! Uof! - la sua cagnetta corse a fargli le feste, leccandogli le mani impaziente, facendogli quasi perdere l'equilibrio e l'ombrello.

Simulandola, i cuccioli di Bianconera gli mordicchiarono i lacci dei pantaloni, Ryoga fu costretto ad entrare con le bestiole attaccate ai polpacci, o a ridosso delle caviglie, al passo di un sommozzatore, con tanto di pinne.

- Che ci fa Biancanera qua? - chiese una volta che i cuccioli si furono stancati di giocare.

- Ha sentito l'odore dei tuoi maglioni, li hai lasciati da me... i cuccioli però sono andata a prenderli dal tuo giardino, sapessi quant'erano affamati! - esclamò ridente, ricordando quando li aveva abbeverati con un biberon, comprato appositamente.

Ryoga la guardò imbarazzato.

- Scusami tanto! Lì porto via subito!

- Portare dove? - l'interrogò Ucchan, con una nota sonoramente alterata.

- Se ben ricordo, non ti ho mai licenziato, anzi! Mi devi persino degli arretrati in busta paga!

Come riuscisse a non scoppiare a ridere mentre ancora gli parlava, era un mistero persino per lei!

- Allora, quando intendi ripagarmi?! - seguitò dando al giovane combattente una pacca sulla schiena.

Quello sentì i lacrimoni dal dolore. - Aiiiha!

- Potevi dirmelo, che ti faceva male!

- Mi hai forse dato scelta? - replicò secco Hibiki.

In men che non si dica Ucchan lo trascinò sulla sua vecchia stanza.

Qualcosa decisamente non quadrava, appurò. - Dové Joe? E la sua roba?

La cuoca arrossì, un po' sulle sue.

- Se né andato... cioè, l'ho cacciato! - alzò gli occhi turchesi su di lui.

- Io l'avrei fatto molto prima... non mi è mai stato simpatico!

Ryoga pareva compiaciuto nella sua espressione ebete: questo, unito al fatto che non era annegato e che era lì, a due passi, la fece sorridere.

- Mettiti steso sopra al futon, ti faccio un massaggio!

Ora le parve spaventato – Lasciami fare, tanto è come fare un impasto! Sono brava! - replicò senza nemmeno che lui avesse fiatato.

Manipolare i muscoli indolenziti della gente, di solito era il compito di Tofu sensei* e Ryoga fece una smorfia ragionando sulla prospettiva di lasciarsi fare un massaggio dalla cuoca.

- Non è che poi ci rimango secco? Ti ricordo che alla valle Artemisia delle rocce moxa, un anno fa, mi hai quasi ucciso!

- Sei il solito esagerato! Ho dovuto calmarti! Non facevi che lamentarti!

- Avevo subito l'hiryu shoten-ha!*

- Zitto!

La nuca pulsò prima ancora che la brunetta impartisse il colpo.

L'acciaio della spatola lo spedì con decisione sopra al letto, a pancia in giù.

Il futon è davvero morbido e pulito... ispirò soddisfatto Hibiki, che non aveva dormito su un letto decente da più di un settimana.

Ucchan si sedette sui suoi poveri glutei “per riuscire a massaggiare meglio alla schiena” dichiarò.

Congiunse quasi i polsi, mettendo le mani a forma di calice ad un centimetro di distanti dalla sua colonna vertebrale, poi cominciò a premere verso il basso, molleggiando.

Ryoga sentì lo sterno indurirsi contro il pavimento, nonostante l'ammortizzazione del futon, e le vertebre fare numerosi “crik-crak!”

- Sei sicura che non faccia male?

- Ti ho fatto male?

- ...No, solo che è strano sentire tutti questi scricchiolii! - si mise carponi, facendola cadere a terra.

- E' perché sei tutto contratto! - replicò quella con una spatolata, rimettendolo al proprio posto di cavia.

- Sta' giù, sto cercando di essere carina! - brontolò la cuoca.

- Ukyo?

- Che c'é?

- Posso chiamarti Yocchan?

Se ne restò zitta, la bocca schiusa, una mano sospesa davanti al mento e l'espressione indecifrabile.

- Come non detto, non ti piace vero? - chiese ancora Ryoga.

Lei avvampò di colpo - No! No! Mi piace!

- Ah... allora forse sono io, non vuoi che io...

La ragazza gli tirò giù la bandana, stringendogliela sugli occhi.

- Puoi chiamarmi Yocchan se vuoi, non ho obbiezioni da fare! Oh, com'è tardi!

Dopo quel gridolino, sentì sparire il peso che gravitava su di lui, e un rumore di passi veloci ridursi al nulla.

Si tolse la benda dalla testa, scoprendo un po' deluso, di essere rimasto il solo nella sua vecchia stanza.

Poi dalla porta semi aperta spuntò la testa di Biancanera. 

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testo

 Sensei* significa maestro.

hiryu shoten-ha* colpo del dragone, è un colpo che genera un vortice molto potente, che prima afferra e poi schianta l'avversario a terra. L'ha insegnato Obaba a Ranma.

Maryku: la mamma di Fuuya, me la vedo un pò come una comare, tipo "so' tutto di tutti"XD Ryoga si presta bene a scene d'insicurezza ed a complessi d'inferiorità, sebbene sia uno che sà riprendersi, come ho provato a descriverlo in questo nuovo cap. Ti ringrazio x la costanza dei commenti e aspetto curiosa il prossimo cap del "tesoro del pirata"

Lavs:  Devo dire che mi piace sempre più, inserire personaggi originali, aiutano ad arricchire il contesto e personalizzarlo un po'^^;;;grazie per il commento, dolce ed esaustivo, mi fa piacere vedere che le scene su cui m'incentro particolarmente, alla fin fine risaltino. 


Un saluto affettuoso dalla vostra,

Laila

Ciauzzzzzz e alla prossima!

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Capitolo 13
*** Questioni irrisolte ***


Questioni irrisolte

Li avrebbero potuti scambiare per una giovane coppia, in quel preciso momento...

Seguiva a pochi passi di distanza Yocchan, lui con il carrello della spesa, lei con un taccuino fra le mani.

- Ryoga che cos'hai? Sei rosso come un peperone! – espose tranquilla la cuoca, mentre depennando i sottaceti dalla lista, ne gettò svogliatamente un barattolo in cima al mucchio, del carrello.

- Niente! Davvero niente! - Si lasciò fuggire il compagno ancora in enfasi, mani a nascondere le guance, goffamente illuso di non insospettirla.

Per una volta, Ucchan lasciò cadere il discorso e lo guidò verso il reparto degli snack.

Trovarono Katsunishiki intento a prelevare dall'ordinata fila in alto, tre sacchetti di patatine al formaggio.

Nascosta dalla stazza dall'energumeno da sumo, c'era Akari...

Ukyo impallidì nell'istante stesso in cui quella, le si fece incontro.

- Buongiorno! - disse pacata, accennando un inchino.

- Giorno... – si ritrovò a salutarla la cuoca, nemmeno fosse l'unica nervosa.

- A-Akari! - alzò una mano meccanicamente Ryoga, l'amarezza di un condannato, dipinta nel volto.

- E' una fortuna incontrarla signorino Ryoga, perché volevo assolutamente dirle una cosa! - la giovane strinse i pugni e proseguì:

- Volevo dirle che mi dispiace! - la sua voce si alzò di un ottava, perfino!

Il ragazzo con la bandana, spalancò le iridi smeralde.

- Che cosa? Dovrei essere io a scusarmi, non tu! Non ti ho nemmeno scritto una lettera, dall'ultima volta che ci siamo visti! - Ukyo sussultò nel sentirlo.

- Bene ora che vi siete chiariti, andiamo Ryoga, la lista è ancora lunga! - lo prese per il polso cercando di trascinarlo via. Il girovagò però, non si mosse.

- Un attimo – rispose, divincolandosi, scoccandole un'occhiata che parlava da sola.

In fondo quanti attimi aveva aspettato lui per Yocchan? Solo, gli dispiaceva un pò che la cuoca fosse testimone, suo malgrado della scena.

Nel frattempo, Akari prese coraggio e portò a compimento il discorso:

- No, vede, io debbo scusarmi con lei perché sto’ frequentando un altro uomo! - l'allevatrice calcò sul finale, prendendo i due ragazzi in contropiede!

Non aveva senso che si scusasse, dopo quello che aveva subito, ma non riusciva a farne a meno.

Ucchan rilasciò un leggero sospiro, Ryoga si espresse allora, solo dopo un'attenta pausa di riflessione. - Mi piacerebbe conoscerlo – Chissà che tipo è...

Unryu sorrise, facendolo sentire altruista! Era da così tanto che non la vedeva sorridere, che in quel momento fu felice, per il semplice fatto che lei, lo era. Chiunque avesse operato questo cambiamento nella sua ex, doveva sapere di avere un fan.

Stavolta Kuoji intervenne prima di lui - Perché non lo porti con te a Capodanno?

- Come, scusi? - sussurrò incerta Akari.

- Sì, ecco, la sera di Capodanno mi prendo un giorno di ferie, e così faremo una festa nel mio locale, insomma, ti sto’ invitando! - palesò stringendo le sue mani, ricordando la massima: Tieniti stretti gli amici, più stretti i nemici!

 

La sera dell'ultimo dell'anno arrivò in un battibaleno.

La lunga tavola era imbandita di vassoi con stuzzichini dolci o salati, tra le altre cose, c'erano anche una scodella di lenticchie, una di sakè e una bottiglia di champagne...

Occupata dai preparativi, la chef non aveva avuto un solo attimo per mettersi il kimono, così aveva deciso di tenere gli abiti ordinari. Si sarebbe cambiata in un secondo momento, se si fosse presentata l'occasione giusta. Piegò il grembiule sullo schienale della sedia e scrutò l'orologio a muro.

Sistemò i tovagliolini di carta su un piatto piano, in una composizione a girandola, come le aveva insegnato il kunoichi quando era ancora al suo servizio.

Non voleva sfigurare, era la prima volta che festeggiava in grande l'evento, l'anno del topo stava per fare il suo ingresso e se lei era del topo, doveva pur significare qualcosa, no?

Sì, quello doveva essere il suo anno. Doveva essere tutto perfetto, dovevano riempirla di complimenti!

Al locale, uno dopo l'altro sopraggiunsero alcuni dei numerosi invitati:

Nabiki e Kasumi Tendo, Mousse, Shampoo, Tatewaki e Kodachi Kuno, Konatsu e Jungo, tutti vestiti formali per l'avvenimento.

Per amor del vero, il giovane Hibiki era sparito da due giorni, e la cuoca temeva che si perdesse il capodanno.

S'intrattene comunque con Jungo, trovandola molto simpatica nel suo modo di fare.

- E' già... Konatsu non sa’ dire di no alle mie gentili richieste!

- Gentili, sì! - esclamò ironico il kunoichi apparendo alle spalle della fidanzata.

Ricevette una palata dalla cuoca per l'avventato commento.

– Non fare lo scemo! Hai trovato una ragazza adorabile, non farla arrabbiare o te la vedrai con me!

Juongo si mise a ridacchiare osservando però con scrupolo, la confidenza instauratasi fra i due.

L'amazzone in crisi, tirò via la padrona di casa in un angolo.

Shampoo indossava un vestito mozzafiato dallo scollo obliquo, le crocchie ingioiellate.

- Si può sapele quando allivelà il mio ailen? Shampoo è stufa di aspettale!- lamentò agitando un bombori minacciosa.

Nemmeno gli avesse letto nel pensiero il ragazzo col codino entrò, seguito a ruota da Akane Tendo.

- Non capisco perché hai insistito tanto che portassi P-chan con noi! Sentendo i fuochi si spaventerà! - mugugnò la minore delle Tendo stringendo al petto il maialino nero.

Ecco dov'era finito, quel porco! Malignò dentro di sé Ucchan, corrodendosi le budella  al loro passaggio.

- Quanta bella gioventù! - irruppe Happosay con in mano una bottiglia di vino.

Una folata di petali neri soffiò in direzione del giovane Saotome.

- Uh, uh, uh! Tesoruccio, ti sono mancata? - pigolò Kodachi, liberandosi del kimono. Sotto, nascondeva il body verde mela col quale la ragazza si sentiva a suo agio, come fosse ad un concorso di bellezza, anziché ospite di un evento formale!

Shampoo le lanciò contro il suo bombori, posizionandosi pronta ad una battaglia, osservandole così vivaci, la cuoca provò un moto di nostalgia. Sorrise.

Non le importava saltare dentro alla mischia. Non più.

- Ailen, ci penso io alla pazza! - berciò l'amazzone.

- Shampoo ti difendo io! - il cinese abbracciò Jungo, ottenendo in cambio un gancio da Konatsu.

- Guardi bene, stupido papero!

Le sorelle Tendo stavano sedute sulla panca, spilluzzicando tra le portate del self-service.

- Akane Tendo! - le disse gravemente Tatewaki – Perché non suggelliamo la mezzanotte, con un bacio di buon auspicio?

- Va a farti un volo! - l'attaccò Saotome calciandolo fuori.

- Ucchan! Grazie per l'ospitalità! - il vecchiaccio le sculacciò il sedere, l'ormone in subbuglio perenne nonostante l'età.

La prevedibile reazione della cuoca fu una palata sulla pelata d'Happosai.

- Chi ti ha invitato? - replicò secca mentre il vecchio fingeva di piangere per strapparle infine il permesso di restare, a patto che si comportasse bene, o nei limiti della decenza.

Nel frattempo un ben vestito Ryoga si era ripresentato sul luogo, sotto sembianze umane.

- Quel vecchio imbroglione... - borbottò all'indirizzo dell'imbucato.

- Senti da che pulpito... Hai passato la notte tra le braccia d'Akane, no? - lo interrogò subitanea Ucchan.

Non sarà che è gelosa? Il ragazzo infilò due dita nel colletto della camicia, nel vano tentativo di allentarlo. Poteva presagire la lite prima ancora che avvenisse.

- Yocchan... - tossì cercando di riprendere tonalità.

- Non chiamarmi Yocchan! - sbottò quella giocherellando con un piccola spatola affilata.

- Ma avevi detto che potevo! - le rinfacciò senza pudore.

- E' permesso? - la voce dell'educazione li distrasse.

Akari Unryu a braccetto con Iori Nuth, si fece notare tra la folla multietnica d'invitati.

Dire che la loro entrata in scena fosse un tantino rocambolesca, era un gigantesco eufemismo! Tutti si voltarono a guardarli perplessi!

- Iori?! - esclamò Yocchan portandosi una mano alla bocca.

Akari si accigliò confusa - Vi conoscete?

Dei tre, fu Iori il primo a disincantarsi. - Sì, ci siamo già incontrati...- ammise evitando accuratamente di aggiungere altro.

- E voi, come vi siete conosciuti? - chiese Hibiki passando un braccio dietro al collo del ladruncolo.

Mossa stupida, perché Iori gli sfilò dalla tasca della giacca il portafogli!

Mentre il girovago calpestava Iori, Akari descriveva ad Ukyo il loro primo incontro amoroso.

Era avvenuto lo stesso giorno, in cui era scappata dal Furinkan, escludendo anche l'ultima possibilità di fare domanda per iscriversi...


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Eccomi di nuovo qua^^! Grazie a tutti quelli che mi sostengono, leggendo o commentando questa storia, non sapete quanto mi sia di conforto.

Passo a rispondervi singolarmente:


Lavs: La scena del futon, mi è balenata per la testa. Poi ho pensato che era triste che Ranma chiamasse Ukyo, Ucchan e Ryoga no. Poteva dispiacersi della loro confidenza? ho deciso di sì.^//^grazie per i complimenti, spero di mantenere alta l'aspettativa.


Maryku: Sono contenta che la scena di Ryoga sulle spalle a Ranma, sia stata divertente^^! In confidenza, il tipo di massaggio che Ucchan fa a Ryoga esiste

davvero, me l'ha insegnato alcuni anni fa, un allenatore di palestra, e la schiena scrocchiola davvero! Grazie per il commy, e terrò gli occhi aperti per eventuali aggiornamenti della tua ff


Un caloroso saluto, ci risentiamo all'ultimo cap! Laila




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Capitolo 14
*** Provaci ancora, Ryoga! ***


Cover dei personaggi:

testo


Provaci ancora, Ryoga!

Katsunishiki l'aspettava fuori dall'istituto, in un attimo balzò in sella all'animale, che fece partire a velocità sostenuta.

Risalirono il colle più alto, destreggiandosi abilmente nel fitto della boscaglia, fin quando il passo del suino rallentò in procinto del burrone, prima che fosse troppo tardi.

Akari smontò dal dorso di Katsunishiki, le guance arrossate e il fiato corto, come se avesse corso lei, fin lì! il grosso suino, spossato, si buttò su un fianco a riposare.

Unryu chiuse gli occhi, assorta nell'ascolto dei versi ritmici della natura, seduta su di un grosso masso muschioso.

Certune, lasciando correre appena un sentore di conoscenza, bisbigliavano, non poi tanto sottilmente:

Akari non si arrabbia mai!

Nemmeno quando, da piccola, suo nonno le aveva fatto credere, che per innamorarsi di qualcuno, doveva aspettare che il prescelto battesse Katsunishiki! Come dubitare del vecchio saggio nonno?

Tutte le altre cotte, alla fine, le erano parse solo ridicole infatuazioni di cui disfarsi.

Dubitare delle sue parole allora, avrebbe significato smettere di fidarsi e di conseguenza, di crescere. Cominciare ad odiarlo solo per una regola d'amore, anzi no, per una lezione di vita, che lei stessa aveva cercato. E suo nonno non era un familiare qualunque, no. *

L'aveva cresciuta sotto ogni aspetto, dunque volergli bene era un'estensione dell'affetto ricevuto, un sentimento immenso, ma mai ingombrante.

L'anziano compagno, simpatizzava per ogni cosa a cui la nipote si appassionava, in cambio le aveva solamente chiesto, di trovare un bravo ragazzo.

Il ragazzo predestinato sarebbe diventato un uomo, capace di mandare avanti la proprietà di famiglia, prima che lui morisse, era chiedere troppo, forse?

Ma che dici! Akari è una furia spietata, Nevvero?! E ridevano a crepapelle, per ragioni che in un primo momento non aveva compreso. 

Questo esternavano le bambine dell'asilo. A quei tempi, nessuno dei coetanei era in grado di battere il suino, eccellentemente addestrato e di molte taglie più grande dei bimbi sfidati, che la volevano come fidanzatina!

Sognava e risognava il suo principe forzuto, lei, isolandosi dalle altre bambine.

Provocala... Scommetti che non si arrabbia?

D' accordo! Se vinco io però, mi paghi il pranzo!

Continuavano a dire le fastidiose vocine, ora di studentesse del liceo. Voci che penetravano sempre più giù, assumendo l'aspetto di vene capillari, che si diramavano, contendendosi le parti sane del suo cervello.

E' vero... non sono riuscita ad avvelenarle il sangue neanche un po'!

In casi estremi i suoi attacchi di silenzio, l'avevano salvata, ma in generale bastava la presenza di Katsunishiki ad incuter loro timore e a sollevarla dai problemi.

Si sarebbe fatta delle nemiche comunque, che avesse reagito o meno, non avrebbe fatto la differenza... La sua piccola rivincita, consisteva nel notare le studentesse che si rodevano, per cercare di capire com'era fatta!

Sospirò. Che male c'è a non scaldarsi?

Posto che, se alla gente, il suo fare conciliante irritava erano problemi loro, non certo suoi!

Gridare era per gli arroganti e i maleducati, e lei non voleva diventare come i suoi genitori!

Figlia unica, tranne i tratti somatici, non aveva ereditato nulla dagli Unryu, una coppia davvero poco affiatata. 

Amava la comprensione e disprezzava l'odio, Akari.

In casa e fuori, aveva passato ogni singolo giorno, nella speranza di evitarlo, e quando non ci riusciva, cercava lo stesso di non fomentarlo. Altrimenti, non sarebbe sopravvissuta!

Passivo o meno, l'atteggiamento che aveva adottato funzionava sempre. Preferiva di gran lunga sentire delle sgradevolezze, che cercare d'integrarsi a quella massa d'ipocrite, scimmie urlatrici!

Poi, un bel giorno il ciclo si era spezzato, le voci nella testa erano sparite, completamente dissolte.

Si era accorta di amarlo, quel lontano giorno, dopo aver incitato Katsunishiki a scattare, nascosta dietro a un lampione, trepidante per il risultato dello scontro... e l'amore aveva vinto!

Contro ogni logica era rimasta salda anche quando il signorino Ryoga faceva il farfallone, in compagnia della ragazza dai capelli rossi, o in quella di Ukyo delle okonomiyaki.

Dove aveva sbagliato con lui? Lo aveva ricoperto di eccessive attenzioni? Era stata troppo permissiva? O poteva dare la colpa alla lontananza?

Ora i bei momenti passati col signorino Hibiki, la facevano soffrire, se lui fosse stato un bastardo arrogante, sarebbe stato più facile dimenticarlo... Akari, in cuor suo avvertiva una brutta sensazione, stavolta non sarebbe tornato, chiedendole scusa perché era uno sciocco... se ci avesse creduto quanto bastava, sarebbe stata lei, dei due, la vera sciocca!

Ne aveva abbastanza degli uomini e piena di buone intenzioni, promise a se stessa che non si sarebbe più innamorata, faceva troppo male!

Di solito, sarebbe riuscita controllarsi, peccato che la situazione di totale precarietà, la stesse rendendo cedevole come morbida creta. Sola, nel bel mezzo del nulla, si alzò.

Avanzò di un passo, poi di un altro, avvicinandosi pericolosamente al ciglio immobile del crepaccio. Un altro passo e sarebbe caduta. Katsunishiki l'affiancò senza fiatare, presagendo il pericolo.

L'allevatrice guardò giù, indugiando con sprezzo del pericolo, poi sollevò le mani portandole agli angoli della bocca:

- Gli uomini non sono affatto poooorciiiii!!!!!!!! - urlò fino a sgolarsi.

L'eco della valle rispose:

- Le donne non sono affatto cighiaaaleeeeee!!!!!

Si voltò a sinistra, appena in tempo per notare Iori Nuth distante cinque o sei metri, anche lui, appena sul bordo del burrone.

Il giovane notatala, avanzò con leggiadria verso di lei, finendo per aggirarla e mirare al suo Katsunishiki!

Il tipo con lo strano berretto, infatti l'aveva anestetizzato con un fazzoletto bagnato e stava cercando di caricarlo sulle spalle per portarselo via!

- Scusi signore! - replicò calma l'allevatrice spruzzandogli in viso una lozione anti-aggressione.

L'altro accecato dalla fragranza al pepe, fischiò richiamando la sua fedele Chiyako, o come amava soprannominarla il boss, Zampalesta.

Il grosso esemplare bruno che lo seguiva nelle sue scorribande era una femmina.

Chiyako e Katsunishiki parevano andare d'amore e d’accordo, e subito improvvisarono una partita a tris, su di uno spiazzo renoso.

Iori si era rifugiato nel bosco per nascondersi da Kako, l' orribile figlia del boss, che non faceva altro che tormentarlo, si rifiutava di fidanzarsi con lei! Meglio solo che male accompagnato! Si riprometteva.

Assoggettato dallo sguardo di quella sconosciuta, il ladruncolo si mise sulle difensive:

- Volevo assicurarmi che il tuo suino stesse bene, non aveva una bella cera! Sei un appassionata di maiali anche tu? - Iori le aveva rivolto le parole magiche.

Eppoi, Akari non voleva sprecare i biglietti acquistati, per il prossimo torneo di sumo.

Suo nonno comparve all'improvviso sdraiato nel suo futon, dandogli la sua benedizione per quanto concerneva quel ragazzo.

- Una storia che ha dell'incredibile... – soggiunse Ukyo una volta che l'allevatrice non ebbe più dettagli da comunicarle.

Congedandosi la cuoca si diresse verso il tavolo per mangiare uno dei pochi pasticcini rimasti al loro posto.

- Ukyo-chan! Devi assolutamente dirmi il segreto della tua salsa ai gamberetti... è assolutamente impareggiabile! - sorrise il mago delle crepes.

La ragazza esitò, sorpresa di vederlo. Ma le bastò un secondo per riprendere la solita aria di sfida.

- Un bravo chef non rivela i suoi segreti...

Joe incassò con classe, elargendole un sorriso vagamente strafottente, quando accostandosi al suo orecchio sussurrò:

- Peccato, perché di te, vorrei sapere tutto...

- Non ricordavo che ti avessimo invitato – precisò Ryoga spuntando dietro la coetanea.

Joe si ravvivò un ciuffo d'ebano con un'aria innocente, ignorando la sua provocazione.

- Oh Ryoga, anche tu qui? Perché non ci suoni qualcosa?

Ma lui non riuscì a rispondere per le rime, dato che la cuoca prese il sopravvento.

- Sarebbe splendido! Suonate un duetto!

A quel punto, la maldicenza del girovago non poté abbattersi su Joe, e vacillò cercando un contrattempo plausibile.

La bugia, doveva essere celere e credibile. Oggetto dell'interesse della cuoca, Ryoga boccheggiò miseramente, sprofondando nel panico.

Guardandoli, un terzo arrivato non poté fare a meno di notare, i sottintesi impliciti nei loro volti, temendo il girovago, alla stregua di uno scorretto rivale.

- Anch'io ho aperto un negozio qua all'angolo! - la voce calda di Fuuya Watanabe, li fece voltare interrogativamente!

Il ragazzo dagli occhi d'ambra e i capelli selvaggi, si rivolse all'amata mai dimenticata:

- Vendo alimenti ortofrutticoli! A te posso fare uno sconto del 50% ! - si vezzeggiò, cantando le lodi dei suoi prodotti freschi di campo, di produzione diretta della sua famiglia, contadini che sapevano il fatto loro da secoli.

Le porse un mazzetto di prezzemolo e radici rosse che Ukyo sembrò apprezzare – Gli affari sono affari, verrò a dare un' occhiata! – promise. L'unico che non aveva incantato era Hibiki, che alzò gli occhi al soffitto borbottando sommessamente fra sé e sé.

- Ho qualcosa anche per te! - sogghignò Fuuya mettendogli al collo una pestilenziale ghirlanda d'aglio e cavoli, con appuntato un biglietto che recitava: “Non fiori ma opere di bene”

- Accidenti a te Ryoga! puzzi come un cadavere! - lo incolpò Saotome, indicandogli Happosay che per un rigetto d'aria era svenuto e ora galleggiava sulla scodella del punch.

- Vatti a cambiare se non vuoi farci svenire tutti! - suggerì tenendosi le narici, la cuoca, come se fosse colpa sua, e non della graziosa collana d'aglio!

- Sono le undici passate, che ne dite di far visita al tempio? - propose Nabiki Tendo.

Il girovago rientrato dopo le votazioni, si era messo il solito abbinamento casual, sostenendo di essersi pure fatto una doccia a tempo di record.

L'idea di Nabiki piacque a tutti. Quella sera la strada che portava al tempio era tappezzata di bancarelle di ogni genere, e dopo la mezzanotte, nel cielo sarebbero esplosi i fuochi d'artificio.

Gli invitati si diressero verso il viale alberato che precedeva il tempio, Ukyo spense la luce.

- Forza Ryoga, andiamo!

Nascosto dalla penombra imperscrutabile, il ragazzo l'afferrò per il polso, impedendole il passo.

- Tanto per la cronaca, non ho fatto apposta a finire a casa d'Akane!

Ukyo si morse il labbro inferiore, aveva dimenticato il litigio, vista l'aria di festa, ma quello stupido si era intestardito a voler rivangare il discorso!

- Per carità! Tu non lo fai mai apposta... – non sapeva dire il perché, ma quel commento suonato senz'ombra di  appello, lo offese. La cuoca non lo biasimava, ne tanto meno lo discolpava.

Si ammutolì, incapace di metter seguito al discorso chiuso.

Non immaginava nemmeno, che la sua assenza avesse creato un solco profondo dentro Ucchan.

Le era praticamente impossibile ricordare, quando Hibiki se ne era andato.

Era come scrutare dall'orlo di un fossato buio che inghiotte lo sguardo, per cercare qualcosa di vitale: la voragine aperta sul nulla, un luogo che interrompeva i vividi ricordi che aveva raccolto di lui, rendendola cieca... Dove era stato? Cosa aveva fatto? Aveva mai sfiorato i suoi pensieri? Buio, solo il buio poteva saperlo, quel buio che una volta, aveva ritenuto confortante...

- Spero che mentre lavoravo duramente ai preparativi della festa, tu e Akane vi siate divertiti! Allora... com'è stato?!

Hibiki declinò rigido le sopracciglia, serrando la mascella come a non sapere se trattenere un accalorato e brutale sfogo.

E il suo proposito di far finta di niente venne rimpiazzato da un nuovo, più influente scatto d'ira. La circondò, costringendola nella morsa delle sue braccia.

Il giovane Hibiki, sentì la frustrazione, effervescere dallo stomaco, per poi defluire definitivamente, in quel suo grido esplicito:

- Siamo stati così tutta la notte! Contenta ora?!

- Ti odio Ryoga – ma se c'era qualcosa di deliberatamente offensivo nel tono della sua voce, l'amico non lo colse.

Ucchan cessò poco per volta di rabbrividire, dilungandosi nell'abbraccio offertole con ritrovato sollievo, mettendolo stranamente a suo agio.

- Ahm, senti, mi dispiace... non essermi perso, intendo... non volevo farti arrabbiare, ecco!

Avrebbe potuto benissimo spingerlo via, prenderlo a spatole, schiaffeggiarlo, reazioni che ad ogni modo, non avrebbe biasimato. Ma cos'era successo ad Ukyo?

Esili dita divaricate indugiarono sulla sua schiena, poi lei, proprio lei, adagiò la fronte contro il suo sterno, lieve come solo una farfalla poteva essere, e scivolò alla sua destra.

Il respiro caldo e irregolare di Yocchan sulla maglietta, lo mandò in una sorta di trance. Poteva avvertire a memoria, il profilo delle sue labbra solleticargli la spalla.

Se mi abbraccia, vuol dire che non le sono indifferente?

Non era mai stato bravo a gestire le emozioni, dando loro coerenza attraverso le maledette paroline dolci, tanto appropriate in certi casi!

C'era qualcosa però, che desiderava farle sapere, qualcosa che la risonanza dei suoi stessi battiti nelle orecchie, non mancava di ricordargli, come un'assillatissima sveglia.

Sapeva che era ORA.

Con la lingua appiccicata al palato, la gola arsa dall'attesa.

ORA o MAI più. Sarebbe ingiusto nasconderglielo ancora....

Deve sapere che, per lei vorrei e potrei, essere più di un amico...

Anche se fosse tutto inutile e mi RESPINGESSE...

DEVE saperlo, io... debbo sbrigarmi!

Io... Come faccio???

L'immagine di Akari, nitida nella sua mente, troncò sul nascere, ogni altra riflessione.

Lei, una ragazza.

Non aveva esitato.

Si era dichiarata in fretta e furia, quando erano ancora due sconosciuti l'uno per l'altra.

Tutti quei momenti assieme, gli appuntamenti, non erano serviti a niente?!

Non l'avevano fortificato, neppure un po'?

Ancora un po' agitato, prese un respiro preparatorio, allontanando la ragazza, quanto bastava. 

Restarono percettivamente immobili, in un insolito faccia a faccia carico d'aspettativa.

Dalle labbra amareggiate d'Hibiki, uscì un rantolo sbuffato, sebbene avvertibile.

- Ed io, che non ho fatto altro... – qui tossì interrompendosi, portando un pugno davanti alla bocca.

- Che pensare a te!

Studipo! Stupido! Stupido! Ho rovinato ogni cosa!

La cuoca fissò attenta gli occhi cobalto sui suoi, ancora abbassati.

Sicché quando i loro sguardi si sfiorarono, l'espressione criptica di Ukyo lo mandò un'ultima volta nel panico.

Perché sembrò sul punto di replicare, e solo quando, dopo pochi istanti di stasi, inclinò lievemente la testa verso destra, Ryoga capì che aveva cambiato idea.

Ma che sta dicendo? E il tuo sentimento per Akari?

Le domande si dissolsero, quando lei si accorse del modo sofferente in cui la guardava, quasi che stesse a piedi scalzi sui carboni ardenti!

La tentazione e il pudore, s'intrecciarono nella sua frentica parlantina:

- Tu non hai... davvero idea di quanto fossi preoccupata! Volevo tappezzare di manifesti di P-chan Nerima intera, ma Akane si sarebbe insospettita! Se avessi saputo che eri a dormire da lei!Scommetto che Ranma non ha nemmeno tentato di separarvi!

Dopo tanto ardire, il coetaneo si grattò la nuca in imbarazzo – Lo so' che ti ho... che cosa hai detto? - rimuginò sorpreso, una volta registrata la seconda parte del messaggio.

- Non voglio che tu vada a casa di Akane, che tu dorma da lei o meno! - ordinò con voce inflessibile Yocchan – Razza di playboy a tempo perso! - quest'ultima parte, mise fine alla debole pace creatasi.

- Chi sarebbe il playboy? Io?! Dico, non ti sembra di esagerare? Se Ranma ci vedesse, penserebbe male di noi! - incrociò le braccia in modo austero.

La chiassosa spatola piombò a danno della sua testa ebanica.

- Ranma sa perfettamente che il nostro fidanzamento è rotto...

Gli mancò un battito, nel medesimo istante in cui la cuoca abbassò lo sguardo sul tappeto dozzinale, mordendosi le unghie della destra.

Cercò ad ogni modo, di non apparire molesto quando le chiese:

- E... ehm... come mai?

- Per colpa di un perdistrada, mezzo-porco, play...- boy, pessimista cosmico, lavoratore ottuso... e vari altri epiteti sarcastici, che persero interesse per il girovago quando la zittì.

Lui, il più timido pedone, dell'intero Giappone!

L'aveva passionalmente zittita, cogliendo le sue labbra in un approccio furtivo.

Le cinse il fianco, risalendo con la mano libera lungo il dorso, fino ad afferrarle la spalla destra.

Si spaventò sentendola sussultare, sottoposta al suo tocco gelido! Oppure era un brivido di piacere?

Yocchan non si ritrasse, anzi si abbandonò al fare semplicistico del giovane, per non agitarlo ulteriormente. Perse poi un sospiro, scaldandogli senz'alcuna malizia uno zigomo.

Un fascio di capelli, color caramello scivolò lungo la spalla della giovane quando si tirò indietro, cosa che evidentemente Hibiki non le perdonò. Non aveva ancora finito!

Stringendo parte della chioma traditrice, la costrinse infatti a reclinare da un lato la testa, ritrovando le sue labbra ancora dischiuse con maniacale precisione.



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Approfondì il bacio, facendola retrocedere, incerto del perché, fino ad esaurire lo spazio percorribile e premerla contro il muro. Passato qualche tempo, allontanò con estrema flemma il viso, da lei.

La prima cosa che vide fu il sorriso di Yocchan, ancora più bello con le labbra arrossate. Sapere che era stato lui, a conciargliele a quel modo, lo fece sorridere. Allora un dubbio inaudito lo assalì.

Oh, ti prego dimmi che non è un sogno...

La ragazza sembrò leggere il tormento amletico, direttamente dai suoi esilaranti tratti facciali:

- A cosa stavi pensando Ryoga? - le braccia alzate su di lui e le mani ancora intrecciate dietro la nuca. Mani che cercavano di affondare le dita su quelle ciocche morbide e spettinarle a piacimento.

Ma non riuscì a formulare risposta. Il rumore dei fuochi, il bagliori dei primi festeggiamenti dell'anno nuovo, si misero di mezzo. Era già mezzanotte! Quanto tempo avevano discusso? Si era completamente dimenticato del resto!

- Vieni – E presale la mano, trascinandola a passo gentile, la portò fuori.

Epilogo: Vissero tutti felici e contenti, a turni di giorni alterni, Iori per amore di Akari, o per pressioni di Ryoga, non c'è dato saperlo, diventò un controllore fiscale, lavoro che gli riusciva bene, visto la sua precedente esperienza...!

***§-------------------------- The End -----------------------------§***



*Solo un appunto su Akari, presto publiccherò uno spin-off su di lei, collegato a questa storia, una semplice one-shot.

Arrivati a questo punto, devo riconoscere che siete stati coraggiosi XD!

(Inchino) Passo a salutarvi (sigh, soab ...T__T...) 

Maryku: il nome Yocchan piace molto anche a me, sei sempre stata una delle più veloci a commentare^__-grazie cara!

Ramarrogiallo: Una new entry! Che bella sorpresa, scoprire una nuova lettrice -^-^-grazie per il commy!

Lavs: Come vedi la storia di Akari ( che è la coprotagonista per eccellenza della storia ) e Iori, l'ho voluta mettere nero su bianco. Mi piace l'idea che lei non capisca il mestiere di Iori... che infondo, infondo è un bravo ragazzo...(Happosay: garantisco io, ne farò un mio discepolo! X°°D)        Su Ukyo e Ryoga, ho cercato di non tralasciare nulla. Grazie per i tuoi splendidi commenti, Lavy!


Kuno: Se Fuuya ha passato la prova papu, allora non ho veramente nulla di cui preoccuparmi-^__^-! Tranquillo, non importa quando commenti, la puntualità non mi interessa visto il tuo ultimo resoconto, preciso ed esauriente! Pure sono contenta di non essere troppo indovinabile XD, credevo che Zampalesta, potesse essere un indizio già percepibile... Cmq ti ringrazio, anche perché in un certo senso, senza le tue riflessioni su "Una serie di sfortunati eventi" questa storia non sarebbe mai nata, e non mi sarei tanto scervellata XD!


Un ringraziamento particolare anche ad Aleberyl, Devilmaycry ed Emily la stramba e Okkiblu, thank's-*__-!


Grazie ancora e ancora di cuore a tutti voi!

Laila

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