Troubles.

di Neverlethimgo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23. ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24. ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25. ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26. ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27. ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28. ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29. ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30. ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31. ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32. ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33. ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34. ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35. ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36. ***
Capitolo 37: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.'





Capitolo 1.

 

Capii che quella sera fu totalmente inappropriata per cimentarmi a scrivere il mio ennesimo articolo per il giornalino della scuola quando, da ormai dieci minuti, il mio cellulare continuava ripetutamente a vibrare ed a suonare.
Al diavolo!” borbottai spingendo all’indietro, con entrambi i palmi poggiati sulla scrivania, la sedia sulla quale ero comodamente seduta.
Presi in mano quell’aggeggio che ritenevo infernale ed iniziai a far scorrere il dito sullo schermo.
 
Primo messaggio, ricevuto da: Grace.
Ore: 20.18
Testo: Lexy, abbiamo un problema: la festa di fine anno sta per essere annullata. Richiamami appena puoi!
 
Secondo messaggio, ricevuto da: Grace.
Ore: 20.30
Testo: Lexy, è urgente! Chiamami.
 
Terzo messaggio, ricevuto da: Kate.
Ore: 20.36
Testo: Io e Grace ti aspettiamo a casa mia alle 21.00, è urgente!
 
Quarto messaggio, ricevuto da: Grace.
Ore: 20.45
Testo: Se entro tre minuti non rispondi, manderò la polizia a cercarti!
 
Una chiamata persa: Numero Sconosciuto.
 
Lanciai una veloce occhiata all’orologio situato sulla mensola sovrastante la scrivania, segnava quasi le nove di sera e, se entro pochi secondi non avessi richiamato Grace, tutto il corpo dell’F.B.I. avrebbe sfondato la porta d’ingresso, trascinandomi fuori di peso.
Avviai la chiamata, impostai il vivavoce e nel frattempo che aspettavo una risposta dalla mia amica, m’infilai un paio di converse, una felpa grigia ed avvolsi attorno al collo un foulard del medesimo colore.
Lexy! Sono ore che ti cerco, dove accidenti sei finita?
Sono sempre stata qui, ma se ben ricordi…
Dovevi scrivere quello stupidissimo articolo per il giornalino scolastico, lo so” mi precedette lei, imitando il mio tono di voce, ed io istintivamente sorrisi.
Potete anche smettere di preoccuparvi, sto arrivando”la liquidai afferrando portafoglio e chiavi ed a grandi falcate raggiunsi la porta d’ingresso.
L’abitazione di Kate distava solamente due isolati e, sebbene il buio di quella sera autunnale m’inquietava, raggiunsi quasi tranquillamente la destinazione.
Bussai energicamente alla porta in legno di mogano e, nel giro di qualche istante, una ragazza bionda ed una mora mi afferrarono per entrambe le braccia e mi trascinarono all’interno di quella villetta.
Mi spinsero sul candido divano situato al centro di un’enorme soggiorno, fin troppo grande per i miei gusti o, perlomeno, per quanto mi era mai stato concesso di possedere.
A loro volta si sedettero sul divano accanto, congiunsero le mani ed accavallarono le gambe, posando entrambi gli sguardi su di me.
Posso sapere qual è il problema?” domandai imitando le loro posizioni.
Grace si sporse in avanti e, ravvivando una ciocca dei suoi biondi capelli com’era solita fare quando si apprestava a raccontare una storia non molto corta, disse: “Come già ti avevo anticipato in un messaggio alla quale tu, ovviamente, non hai risposto, la festa di fine anno, quella per la quale ci eravamo offerte di organizzarne tema e tutto il resto, verrà probabilmente annullata e sai perché?
Scossi la testa.
Perché la professoressa Stoner è scomparsa!
Strabuzzai gli occhi ed impallidii all’istante, diventando ancor più bianca in viso di quanto già non fossi.
Qu- quando sarebbe successo?” mi azzardai a chiedere.
Oggi dopo scuola” rispose Kate.
Mi morsi il labbro inferiore, cominciando a scartare o a tenere a mente i luoghi in cui potesse essere.
Sweetgrass non era una città molto grande anzi, a dir la verità, una delle più piccole che mai avessi potuto visitare, perciò i luoghi sospetti erano davvero pochi.
Avrebbe dovuto essere presente al consiglio di classe, ma nessuno ha avuto sue notizie e la cosa strana è che, oltre a lei, nemmeno il professor Harris è stato visto” continuò Grace.
Quindi voi pensate che lui possa essere coinvolto?” chiesi, iniziando a mordicchiarmi leggermente un’unghia.
Nessuna delle due rispose e la cosa stava diventando notevolmente sospetta. Non ho mai sopportato molto la vista di quell’uomo, ma addirittura incolparlo della sparizione di una sua collega mi sembrava assurdo.
La mia era una città tranquilla, lo scoop più grande si era verificato una decina di anni prima quando passò di qui un famoso cantante di cui nemmeno ricordo il nome.
Cosa proponete di fare?
Dobbiamo scoprire dov’è finita la professoressa Stoner, mi sembra ovvio, senza di lei non abbiamo nessuna possibilità di organizzare quella festa!
Grace, sei pessima” commentai scuotendo ripetutamente il capo, “non è uno scherzo, potrebbe essere seriamente in pericolo
Oppure” mormorò Kate, utilizzando un tono ironico, “potrebbe essere scappata nello stato accanto proprio perché temeva una brutta reazione da parte del professor Harris, dopo il rifiuto di lei a quella proposta di matrimonio
Oh, non scherziamo” protestai io, “io non credo che quell’uomo la intimorisca così tanto.
Beh, con me lo ha fatto diverse volte” sentenziò Kate prendendo in mano il suo cellulare.
Non badai ai discorsi che le mie due amiche intavolarono poco dopo, il mio sguardo era perso nel vuoto ed il mio cervello macchinava le ipotesi più infondate, i pensieri più cupi che mai avessi potuto sostenere.
Non avrei mai voluto immischiarmi in quella storia, eppure sentivo il bisogno di farne parte, temevo che presto o tardi ne sarei rimasta coinvolta, perciò tanto valeva iniziare da subito.
D’accordo, inizieremo domani mattina” sbottai scattando in piedi, sotto lo sguardo stupito di Grace e Kate.
 

***

 
Nel frattempo, qualche isolato più avanti, tre ragazzi stavano discutendo della medesima faccenda, chi più interessato, chi meno.
Sinceramente non capisco perché la cosa vi preoccupi tanto” commentò un ragazzo dai capelli color biondo scuro.
Perché non è normale che un’insegnante sparisca nel nulla, Justin” ribatté l’amico di nome Chaz.
Non abbiamo le prove che sia effettivamente sparita” continuò il biondo, alzandosi dal divano su cui era seduto e, dirigendosi in cucina, si appropriò di un pacchetto di patatine.
Secondo me le è successo qualcosa” disse Ryan, il terzo ragazzo.
Siete troppo negativi, guardate il lato positivo: niente lezione di algebra” ironizzò Justin.
Chaz sembrò pensarci su e poi rise. “Vero, ma potrebbe farci supplenza qualcuno di peggiore e la cosa mi piace poco.
La volete finire?” li ammonì Ryan, “Io propongo di iniziare le ricerche da domani.
Dopo quell’affermazione sia Chaz che Justin si guardarono allibiti.
Io ne resto fuori” protestò il biondo, “la cosa non mi riguarda.
Ryan sbuffò sonoramente e spostò lo sguardo su Chaz che immediatamente abbassò il capo.
Chaz?
Ehm… Non lo so, ma non credo sia una buona idea” mormorò lui a bassa voce.
Paura, Somers?” lo istigò Ryan, facendo comparire un ghigno compiaciuto sul suo volto.
Non ho paura, di cosa poi? Che mai potrebbe succederci?
Justin lo guardò compiaciuto, scoppiando in una leggera risata mentre continuava a sgranocchiare patatine.
Uhm,non lo so. Questa faccenda potrebbe avere delle conseguenze… forse spiacevoli o forse no, chi può saperlo?” concluse l’altro, lasciando Chaz notevolmente intimorito.







 
Personaggi principali.



Vi consiglio di immaginare i personaggi secondo le foto che trovate qui di seguito, ma, chiaramente, siete liberi di creare una vostra immagine per ognuno di essi.



Alexandra (Lexy) Allen




Justin Bieber




Kate Brooks






Ryan Butler





Grace Miller





Chaz Somers






Mark Reed




 
Spazio Autrice:
Sono tornata, dopo aver terminato la mia ultima fic ho deciso di iniziare subito un'altra.
Premetto col dire che ho impiegato più tempo per scegliere tra le bozze che avevo, piuttosto che scrivere questo primo capitolo/introduzione.
Di cose da dire ce ne sarebbero altre, avrete sicuramente capito che qui c'è di mezzo una sottospecie di mistero e, man mano che la storia si svilupperà, le cose si faranno più chiare.
Più avanti aggiungerò anche un banner, così vi farete un'idea di come sono i protagonisti.
Ho un assoluto bisogno di un vostro parere, mi preme davvero sapere se vi può piacere oppure no :)

Alla prossima!
Much Love,

Giulia 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.

 
Il giorno seguente, come Lexy immaginava, la scuola rimase chiusa e chiunque raggiungesse il piazzale di quell’edificio fu costretto a fare marcia indietro ed andarsene.
Da dove iniziamo?” domandò Grace, gettando l’ennesima occhiata allo schermo del suo cellulare per poi riporlo nella tasca anteriore dei jeans.
Direi da casa sua” rispose atona Lexy, come se fosse stata la cosa più ovvia da fare e Kate e Grace annuirono.
Il piazzale restò occupato solamente da quelle ragazze ancora per poco. Qualche secondo più tardi, in lontananza, Lexy vide sopraggiungere tre ragazzi, giurando a sé stessa di averli intravisti solo una, o al massimo due volte, nel corso dell’anno scolastico.
Perché non c’è nessuno?” chiese il biondo, mantenendo fisso il suo sguardo sullo schermo del cellulare.
Non lo sapete? La professoressa Stoner è scomparsa, ecco perché la scuola oggi rimarrà chiusa” rispose Lexy e, nell’istante in cui terminò di parlare, Justin distolse lo sguardo dal suo cellulare per poi posarlo su di lei.
Sì, lo sappiamo” ribatté Ryan, “allora perché voi siete qui?
Abbiamo intenzione di scoprire cosa le è successo
A- anche noi siamo qui per questo” sbottò Justin con enfasi, attirando su di sé l’attenzione di tutti, compresi i suoi due amici che lo guardarono allibiti.
Ma non avevi detto che ne saresti rimasto fuori?” intimò Chaz al biondo.
Ho cambiato idea, non si può?
L’amico alzò entrambe le mani in segno di resa, senza commentare ulteriormente quell’inaspettata risposta.
Bene, allora direi di dividerci. Siamo in sei e le ricerche si velocizzeranno notevolmente se iniziamo ad indagare da due diversi punti di partenza” sentenziò Lexy.
Annuirono tutti, tranne Justin che era rimasto immobile a fissarla, la bocca semi aperta e la mente totalmente assente.
Chaz gli schioccò davanti due dita, riportando così la sua attenzione su di sé.
Va tutto bene?
Il biondo annuì, cercando di tornare in sé e stando attento a non posare lo sguardo su quella ragazza, le faceva uno strano effetto.
Era certo di non averle mai rivolto la parola, di lei conosceva a malapena il nome, eppure non riusciva a capire per quale assurda ragione si stesse facendo prendere tanto da quella vicenda.
Kate, Grace, venite con me” ordinò Lexy, dedicando un cenno di saluto ai tre ragazzi.
A- aspetta!” sbottò Justin avanzando verso di lei, maledicendosi sempre più per il fatto di apparire così impacciato, “credo… credo che sarebbe meglio se svolgessimo le ricerche a coppie, sicuramente ci sono più posti in cui dovremmo indagare.
Sì, hai ragione” rispose la ragazza senza nemmeno pensarci, “due di noi cominceranno dalla scuola, altri due dalla casa della professoressa e, per gli ultimi rimasti, questa è una lista di alcuni luoghi che solitamente lei frequenta” continuò tirando fuori dalla tasca un foglio malamente ripiegato.
O frequentava…” mormorò Chaz a bassa voce, ricevendo in tutta risposta uno sguardo fulmineo da Ryan.
Kate e Grace erano talmente attaccate l’una all’altra che, tra i loro corpi, non sarebbe passato nemmeno un foglio di carta.
Lexy lanciò ad entrambe un’occhiata di sufficienza, conoscendole non avrebbero concluso nulla, e lei non aveva alcuna intenzione di perdere tempo.
Io vengo con te” disse Justin affiancandola, Lexy annuì debolmente, restando leggermente stupita da quella sua affermazione così euforica.
Grace perché non ti unisci a…” disse indicando uno degli amici di Justin ed aspettando di sentirsi dire il nome.
Chaz” rispose lui atono e la bionda annuì, raggiungendolo.
Senza esitare un solo secondo di più, Kate affiancò Ryan e Lexy riprese a parlare.
Noi” disse indicando sé stessa e Justin,“cominceremo dalla sua abitazione. Grace, tu e Chaz provate ad entrare a scuola e a rovistare tra i suoi cassetti in aula professori, mentre invece voi” continuò spostando lo sguardo su Ryan e Kate, per poi dedicarlo alla sua lista, “iniziate da Starbuck’s, andava spesso lì.
Sebbene titubanti, acconsentirono e divisero immediatamente le loro strade.
 
A Lexy e Justin aspettava, probabilmente, il compito più arduo. Non avevano idea di come intrufolarsi all’interno di quell’abitazione, ma non sarebbe stato questo piccolo particolare ad impedirgli di proseguire le ricerche.
Ah, comunque io sono Justin” esclamò il biondo mentre le camminava affianco.
Lexy si voltò momentaneamente verso di lui e gli sorrise, dicendo: “Io Alexandra, ma chiamami Lexy.
D’accordo, Lexy” le fece eco lui, “come credi che riusciremo ad entrare in quella casa?” domandò poi, indicando la villetta davanti alla quale si erano appena fermati.
Non ne ho idea, solitamente dovrebbe esserci un’entrata secondaria o, al massimo, una chiave nascosta qui, da qualche parte” rispose lei, diventando sempre meno sicura di quel che stava facendo.
Iniziò a spostare tutti i vasi di piante che erano ordinatamente allineati su quella veranda, frugando all’interno di essi e sperando di trovarvi qualcosa, ma nulla.
Scostò le persiane e, come temeva, le finestre erano perfettamente serrate.
Perché non guardi sotto allo zerbino?” le suggerì lui, incrociando le braccia al petto e limitandosi a studiare ogni suo movimento ed ogni suo particolare.
Lexy fece come gli aveva suggerito e, con sua grande sorpresa, vi trovò la chiave di scorta, sorrise stupidamente e si apprestò ad infilarla nella serratura.
Justin, invece, era rimasto nella stessa posizione a fissarla, preoccupandosi solamente di come quei jeans stretti le delineassero le forme e di come quella maglietta blu le copriva appena il fondoschiena.
Hai intenzione di rimanere qui fuori o vuoi entrare?” sbottò lei, mentre riponeva dietro all’orecchio una ciocca dei suoi capelli castani, facendolo sussultare lievemente.
A- andiamo” mormorò lui avanzando verso di lei.
Si soffermarono per qualche secondo sull’uscio, l’interno era buio, le tende scure che sovrastavano le finestre impedivano ai raggi del sole di illuminare quello che apparentemente sembrava un salotto. Lexy gettò un’occhiata tra quelle quattro mura, tutto era perfettamente ordinato, apparentemente non c’era nulla di sospetto, se non un unico e piccolo dettaglio: la casa era deserta e lo sembrava da giorni.
Prese un respiro profondo ed entrò, seguita a ruota dal biondo, ma un passo falso arrestò immediatamente il suo cammino.
Evidentemente non si era accorta che, appena sorpassato l’uscio, vi era un gradino e così finì distesa sul pavimento. Justin, che non aveva fatto in tempo a considerare ciò, inciampò anch’esso, finendo sopra alla ragazza.
Lexy emise un gemito di dolore e Justin si alzò immediatamente, non riuscendo a soffocare una leggera risata.
Scusami, non ti avevo visto” le disse ridendo mentre le tendeva la mano.
Me ne sono accorta” ribatté lei ironica, “bel modo di cominciare.
Le loro mani si sfiorarono per poco e, mentre lui l’attirava a sé, i loro sguardi s’incrociarono completamente. Lexy divenne paonazza in viso e si allontanò immediatamente da lui, cercando di ricomporsi.
D- direi di andare al piano superiore” disse lei balbettando e voltandosi velocemente, temeva quasi d’incontrare quei suoi occhi color nocciola di nuovo.
 
Percorsero entrambi la rampa di scale, gli scalini in legno scricchiolavano e, sebbene dall’esterno, quell’abitazione apparisse moderna, l’interno sembrava un vero e proprio tempio dell’antiquariato. I mobili erano in stile antico, l’arredamento molto poco sobrio ed una strana atmosfera aleggiava tra quelle mura.
Appese alle pareti vi erano varie foto che ritraevano quella professoressa da giovane e, di tanto in tanto, Lexy si soffermava a guardarle, mentre percorreva a passo lento quegli scalini.
Una volta arrivati in cima si fermò, totalmente indecisa su quale stanza iniziare a perlustrare per prima.
Justin la superò, iniziando ad aprire la prima porta sulla loro destra. “Guarda” esclamò, “qui c’è lo studio e anche il computer, forse riusciamo a risalire a qualcosa da quello.
Lei lo seguì all’interno di quella stanza e, con una calma quasi glaciale, il computer iniziò ad avviarsi.
Controllarono le ultime mail inviate dalla donna, ma non c’era alcuna traccia di un probabile  spostamento non avvisato. Né un messaggio sospetto, né possibili indizi, quella stanza fu totalmente inutile.
Ah, stupida io che credevo di trovare qualcosa” sbuffò Lexy uscendo da quella stanza.
Non abbiamo ancora finito” tentò di motivarla lui, “proviamo dalla sua stanza.
La ragazza annuì lentamente, ormai decisa a seguirlo nella prossima stanza, ma qualcosa li fece bloccare all’istante.
Lo sbattere di una porta, probabilmente quella d’ingresso, li fece  impallidire all’istante. Quel rumore seguito da alcuni leggeri tonfi, probabilmente passi, fu la causa preponderante dell’acceleramento improvviso dei loro battiti cardiaci.
Senza esitare un solo secondo di più, Justin trascinò per un polso Lexy, fino a raggiungere un piccolo stanzino adibito a ripostiglio, chiuse lentamente la porta a chiave e poggiò l’orecchio sul dorso di essa.
Cosa.. cosa può essere stato?” mormorò lei.
Nel migliore dei casi, può essere che la professoressa Stoner abbia appena fatto il suo ingresso in casa…
Lexy deglutì rumorosamente.
E nel peggiore dei casi, invece?
Lui si voltò verso di lei, non riuscendo nemmeno a scorgere i suoi lineamenti in quanto quello stanzino era totalmente privo di luce, e disse: “beh, nel peggiore dei casi…
L’ennesimo rumore lo interruppe, chiunque avesse appena fatto il suo ingresso in quella casa non era solo.
Confesso che ho paura” sussurrò lei, affiancandolo e tentando di carpire al massimo ogni suono esterno.
Anche io” confessò Justin.




Spazio Autrice:
Sono assolutamente senza parole: 15 recensioni al primo capitolo? Ma io stento a crederci, giuro, non me lo aspettavo e la cosa che mi fa piacere è che molte sono le ragazze che mi seguivano nella vecchia fan fiction. Grazie mille a tutte, alle vecchie seguaci (?) e a quelle nuove :')
Bene, prometto di velocizzare un po' di più gli aggiornamento, ma in quanto nuova, mi devo abituare a questa storia e a tutto il resto.
Nei prossimi giorni vi posterò il banner, sto ancora dannando per vedere come farlo çç
Grazie mille a tutte per le recensioni/preferiti/seguiti/ricordati, siete meravigliose alkgalògjlagj
Aspetto un vostro parere anche su questo capitolo, io, ovviamente, non anticipo niente (:

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***



Capitolo 3.

 
Chiunque avesse fatto ingresso in quella villa, ora stava salendo le scale ed i loro passi erano così lenti che risultava persino troppo facile riuscire a contarli. A due a due salivano i gradini ed il rumore di tali passi non fu l’unico a riempire l’aria e far aumentare, se solo fosse stato possibile, la velocità con cui i cuori di Lexy e Justin battevano.
Entriamo qui” pronunciò la voce di un uomo e Lexy ebbe un lieve sussulto, totalmente terrorizzata dal fatto che avrebbero potuto scoprire il loro provvisorio nascondiglio.
Stai calma” sussurrò Justin con un filo di voce, “non stanno venendo qui.
Lei annuì, appoggiando nuovamente l’orecchio al dorso della porta. Entrambi restarono immobili per interi minuti, o forse per una buona mezzora, aspettando pazientemente che lasciassero l’abitazione, o per lo meno il piano superiore.
Non c’è niente neanche qui” sbottò un’altra voce, sempre maschile, seguita dallo sbattere di una porta di una stanza non molto lontana dal ripostiglio.
Come immaginavo” ribatté l’altro,  “coraggio, andiamocene, questa casa mette una tristezza devastante” e, detto ciò, scesero velocemente le scale, sbattendo ancora una volta la porta d’ingresso, segno che ormai avevano lasciato l’abitazione.
Sia Lexy che Justin tirarono un lungo sospiro di sollievo, la ragazza si tirò indietro, lasciando lo spazio al biondo per aprire la porta ma, nell’istante in cui girò la chiave, un rumore sordo fece intendere ad entrambi che qualcosa si era appena spezzata: la chiave.
Temo sia un po’ presto per cantare vittoria” mormorò lui deluso, reggendo in mano la chiave spezzata.
Che… che cosa vuoi dire? Non che siamo bloccati qui dentro, spero” sbottò lei tutto d’un fiato.
D’accordo, non te lo dirò, ma è così.
Ogni muscolo della ragazza parve paralizzarsi all’istante e la cosa non fu tanto diversa per lui, entrambi ebbero solo la forza di lasciarsi scivolare lungo il dorso della porta ed appoggiare la schiena ad essa.
Regnò il silenzio più totale in quel piccolo ripostiglio e fu così per interi minuti, finché Lexy non udì farsi sempre più pesante e spezzato il respiro di Justin.
Che ti prende?” gli domandò lei voltandosi verso di lui, non riuscendo nemmeno a scorgere la sua figura.
C’è… c’è un problema” sibilò lui alzandosi in piedi e cercando disperatamente l’interruttore di una probabile fonte di luce.
Ovvero?
Sono claustrofobico” rispose a fatica il biondo, “se non esco da qui entro due minuti potrei seriamente impazzire!
Oh no, questa non ci voleva!
Lexy non perse altro tempo, scattò in piedi e, dopo aver ravvivato il display del suo cellulare, fece luce qua e là, sperando di trovare quell’interruttore.
Eccolo!” esclamò, accendendolo, ed ecco che quel minuscolo ripostiglio venne illuminato.
Le tre pareti erano totalmente colme di mensole ed uno scaffale, alto sino al soffitto, recante le cianfrusaglie più inutili ed impolverate giaceva di fronte a loro.
Ti prego, dimmi che in mezzo a tutta quella confusione c’è una chiave di scorta o un qualsiasi aggeggio per buttare giù la porta!” la pregò lui accasciandosi nuovamente al suolo, il viso paonazzo e lo sguardo spento fecero preoccupare notevolmente Lexy che, in situazioni del genere, non aveva la più pallida idea di come agire.
Okay, manteniamo la calma, ci- ci dev’essere una soluzione.
Qualsiasi essa sia, ti prego di trovarla in fretta, sto seriamente iniziando ad impazzire!” sbottò lui gettando la testa all’indietro.
Non mi aiuti così” commentò lei, “mentre cerco qualcosa, tu chiama Ryan o l’altro tuo amico, forse ci possono aiutare ad uscire da qui.
Justin annuì, affrettandosi a cercare in rubrica il numero del suo amico, nell’istante in cui fece per avviare la chiamata, il telefono si spense.
Cazzo!” imprecò il biondo, “la batteria è morta.
Grandioso, non potrebbe andare p…
Non dire ‘peggio’, ti prego, l’ultima volta che qualcuno lo ha detto sono stato investito da un ragazzo in skateboard.
Lexy alzò entrambe le mani in segno di resa e si apprestò a comporre il numero di Kate, ma il suo dispositivo non dava segnale di rete e ciò non fece altro che complicare le cose.
Di bene in meglio, il mio telefono non prende!
Che razza di cellulare hai? Una cabina telefonica dell’anteguerra?” sbottò lui cadendo sempre più nel panico.
Non prendertela con me! Se il tuo telefono non si fosse scaricato, forse, avremmo già risolto gran parte del problema” ribatté lei, alzando notevolmente la voce.
Oh, quindi stai dando la colpa a me?” continuò Justin scattando in piedi e ritrovandosi così a pochi centimetri dal viso di Lexy.
Non ti sto incolpando, ma tu non fare la stessa cosa con me” disse abbassando notevolmente il tono di voce ed incrociando pienamente lo sguardo di lui.
Nessuno dei due parlò, si limitarono a scambiarsi quegli sguardi enigmatici senza agire, senza muovere un solo muscolo.
Lexy diventò improvvisamente rossa in viso, quasi quanto lui e, incapace di reggere ulteriormente il suo sguardo, si voltò, iniziando a rovistare tra i ripiani di quello scaffale.
Forse ho trovato qualcosa” annunciò lei, sfilando da quell’ammasso di oggetti un cacciavite.
Hai intenzione di smontare la porta?” ironizzò lui, riprendendo a respirare quasi regolarmente.
Beh, sì, l’idea era questa” e, detto ciò, Lexy si abbassò, raggiungendo così l’altezza dei cardini ed iniziando a sfilare una ad una le viti.
Justin non perse occasione per studiare ancora una volta i suoi movimenti e, forse, non gli era dispiaciuto poi così tanto restare bloccato con lei in quello stanzino.
Questo è andato, manca solo quello lassù, ma non ci arrivo.
Senza farselo ripetere due volte, Justin la sollevò, ritrovandosi davanti al viso il seno di lei; appoggiò quasi completamente la sua schiena al dorso della porta, mentre Lexy trafficava con il cacciavite, cercando di sfilare anche quelle viti.
Quando ci riuscì, Justin la fece scendere lentamente, continuando però a sorreggerla in vita e, così facendo, in loro volti si ritrovarono talmente vicini che i respiri di entrambi si fondevano l’uno con quello dell’altra.
P- puoi farmi scendere ora” mormorò lei abbassando lo sguardo.
Lui annuì lievemente ed insieme sbatterono al suolo quella porta, provocando al muro una leggera crepa ed un tonfo che riempì immediatamente quel piano.
Nessuno dei due se ne curò ed in men che non si dica si fiondarono fuori da quella villa.
 
Dio mio, grazie al cielo” sospirò il biondo, respirando quanta più aria gli fu possibile, “quella non è una casa, ma una trappola!
Oh, non esagerare, abbiamo solo avuto un po’ di sfortuna” cercò di rassicurarlo lei.
Sfortuna? Se fossi rimasto chiuso là dentro un solo minuto di più, sarebbe stata la fine.
Lei gli dedicò un’occhiata torva, per poi iniziare a smanettare con il suo cellulare che ora aveva ripreso a dare segni di vita.
Non posso dire che non mi sia dispiaciuto’ commentò lui a bassa voce, abbozzando uno strano sorriso.
Hai detto qualcosa?” gli domandò Lexy.
No, no, niente.
 
Kate non mi risponde  e nemmeno Grace” sbottò la ragazza quasi in preda al panico, “e se fosse successo qualcosa?
Sicuramente non sono rimasti chiusi in un ripostiglio.
Justin, non mi sei d’aiuto. Dovremmo almeno trovare il modo di chiamare i tuoi due amici.
Se ben ricordi, il mio telefono è scarico!
Lexy sbuffò sonoramente e si affrettò a smontare il suo apparecchio, togliendo la scheda e facendo segno a Justin di darle la sua.
Ottimo, perché non ci hai pensato prima?” ironizzò ancora una volta lui.
Poche chiacchiere, tieni e chiamali” gli ordinò Lexy, sbattendogli in mano il suo telefono ed aspettando impazientemente notizie.
Il biondo avviò la chiamata e nel giro di qualche secondo Ryan rispose.
Come procedono le ricerche?
Dio, Justin, ma che fine avevi fatto? Ti avrò chiamato sei volte! Abbiamo trovato qualcosa, se fossi in voi correrei da Starbuck’s, adesso.
Abbiamo avuto un piccolo contrattempo. Arriviamo” e detto ciò riagganciò, riferendo quanto appena sentito a Lexy.
Forse a loro è andata meglio. Coraggio, andiamo!
Non persero un solo secondo di più ed iniziarono a correre per quel lungo viale quasi deserto.




Spazio Autrice:
comincio col dire che mi dispiace per il ritardo, ma tra pranzi, regali (pochi lol) e parenti vari, sono riuscita ad aggiornare solamente adesso.
So che la storia è ancora avvolta nel mistero, ma pian piano si chiarirà tutto, don't worry. Intanto vi ringrazio amorevolmente per le recensioni, dire che siete meravigliose è dire poco, davvero.
Credo che prima del 3 gennaio non aggiornerò, parto per le vacanze anche io, ma aggiornerò, credo, molto in fretta in seguito, avrò tanto tempo per scrivere (:
Aspetto i vostri pareri e, tanto per dirvi qualcosa in più, il mistero si intrigherà sempre più ^^

Concludo dicendovi col passare a leggere da queste due belle storielle appena iniziate, sono di due mie care amiche e già le amo.
Una e due.


Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@belieber4choice
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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4.

 
 
Lexy” la richiamò Justin ed immediatamente lei arrestò la sua corsa, voltandosi verso il biondo, “secondo te chi erano quei tizi che poco fa sono entrati in casa della Stoner?
La ragazza abbassò il capo e scosse le spalle. “Non ne ho la più pallida idea, probabilmente detective oppure qualche membro del corpo poliziesco, difficile a dirsi.
Lui annuì, ben poco convinto, e ripresero il cammino per la loro strada.
 
Nel giro di pochi minuti raggiunsero lo Starbuck’s, Ryan e Kate li stavano aspettando fuori dal locale e, non appena li videro, Lexy e Justin gli corsero incontro.
Grazie a Dio, ma che fine avevate fatto?” domandò Ryan all’amico, assumendo un tono piuttosto preoccupato.
Abbiamo avuto compagnia mentre eravamo in casa della professoressa e, come se non bastasse, siamo rimasti chiusi dentro il ripostiglio...
D’accordo, non voglio saperlo” lo interruppe lui, allungando il braccio avanti a sé.
Avete scoperto qualcosa?” si affrettò a domandare la castana.
A quanto pare la professoressa Stoner ha lasciato la città, ma lui” disse Kate, indicando l’uomo dietro al bancone del locale, “non ha intenzione di aiutarci.
Lexy lanciò un’occhiata a quell’uomo ed annunciò: “Bene, ci penso io.
Detto ciò sparì all’interno del locale quasi deserto, dirigendosi decisa verso il bancone.
Salve, George” disse lei, leggendo il nome sulla targhetta spillata sopra alla camicia, e, abbozzando un sorriso piuttosto enigmatico, fece notevolmente irrigidire l’uomo.
S-salve” rispose lui a sua volta, balbettando visibilmente.
Vorrei un frappuccino al cioccolato con una bella spolverata di informazioni” gli ordinò lei, tranquilla e decisa.
I-informazioni?” domandò lui scettico, senza riuscire a reprimere quella sua insicurezza.
Esattamente, so per certo che lei conosce la signora Stoner, è vero?
L’uomo annuì, tentando di sembrare il più naturale possibile. “Viene qui ogni mattina” rispose, “ma oggi non l’ho vista.
E conosce il motivo?” continuò Lexy, sempre più impertinente, mantenendo vivo in volto quel suo sorriso e quel suo fare così sicuro da una che doveva saperla lunga sulla faccenda.
Credo sia partita” rispose vago l’uomo, porgendole la sua ordinazione e riprendendo a riordinare il bancone.
Quindi, immagino che lei saprà anche dov’è andata
N-no, i-io non so niente” mormorò lui, voltando le spalle alla ragazza e tentando di sembrare il più occupato possibile.
Io credo che lei invece lo sappia, non finga con me. Dopotutto non faccio parte della polizia, non potrei in alcun modo… incastrarla.
L’uomo sospirò sonoramente, abbandonando i bicchieri che reggeva in mano nel lavandino ed incrociando a pieno lo sguardo di Lexy.
Lanciò un paio di occhiate attorno a sé, notando con sollievo che gli unici due clienti avevano da poco abbandonato i loro posti ai rispettivi tavoli.
D’accordo te lo dirò, ma ti prego di non farne parola con nessuno, altrimenti…
Non le ho chiesto informazioni per divulgarle al mondo intero, me lo dica e facciamola finita” lo interruppe lei, sbottando energicamente e fulminandolo con lo sguardo.
A nord dello stato, nella contea di Dawson, non so il luogo preciso” disse lui, abbassando sempre più il tono di voce.
Nella contea di Dawson, eh?” mormorò la ragazza tra sé e sé mentre manteneva perso nel vuoto il suo sguardo, girando distrattamente la cannuccia nel suo bicchiere e mescolando così la panna montata al resto della bevanda.
Non capisco perché la cosa vi interessi tanto” disse l’uomo scuotendo le spalle.
Lexy non rispose, molto probabilmente non aveva ascoltato quelle sue parole, era solo soddisfatta di aver recuperato qualche altra informazione in più. Era sempre stata una ragazza decisa, sapeva bene come agire, quasi in ogni situazione, e difficilmente tornava a casa senza aver svolto alla perfezione i suoi compiti, di qualunque genere essi trattassero.
D’accordo, grazie George” e, detto ciò, appoggiò cinque dollari sul bancone ed uscì dal locale, lasciando quell’uomo sempre più perplesso.
 
Hai scoperto qualcosa?” le domandarono Ryan e Kate in coro.
Sì, pare sia partita, destinazione contea di Dawson, a nord del Montana, ma la cosa non mi convince” rispose semplicemente Lexy.
Perché no?” s’intromise Justin.
Può essere molto probabile che sia partita, ma, se lo ha fatto, non è stato di certo per sua spontanea volontà. Purtroppo non sono riuscita a carpire altre informazioni, quell’uomo aveva paura persino della sua ombra, ma sono più che sicura che lei non volesse recarsi lì. Lo avrebbe detto agli altri professori, non vi pare?
Gli altri tre annuirono, ma restarono comunque perplessi.
Quindi, dovremmo indagare per tutta la contea?” domandò Kate.
Se il caso non si risolve entro ventiquattrore, credo proprio di sì.
Io direi di partire domani” disse Justin, attirando su di sé gli sguardi degli altri tre.
Per me va bene” disse Ryan senza nemmeno pensarci su.
Anche per me” aggiunse Kate.
I- io non posso” mormorò Lexy, abbassando il capo e prendendo in mano il suo cellulare, “credo sarebbe meglio rimandare a venerdì.
Perché?” domandò il biondo.
Non posso” rispose semplicemente lei, “domani è giovedì” continuò poi rivolgendosi a Kate.
Perché? Cosa succede al giovedì?” domandò Justin senza capire.
N-non posso e comunque non credo che cambierà qualcosa se partiamo di venerdì” sentenziò Lexy, mantenendo lo sguardo sempre abbassato.
Justin si stava incuriosendo sempre più, cercava di incrociare lo sguardo di Lexy, ma non ricevette risposa e lo spostò poi verso Kate che si limitò a scuotere le spalle e non rispose.
Hey” disse Justin rivolgendosi a Kate, mentre Lexy e Ryan sembravano fin troppo occupati ad usare il loro cellulare, “che le prende?
Oh, nulla, è solo che… il giovedì ha degli impegni…” rispose lei atona e continuando a guardarsi attorno.
Quella risposta non lo soddisfò affatto, era intenzionato a scoprire qualcosa in più, ma ad interrompere i suoi pensieri fu la voce di Ryan.
Non pensate che manchi qualcuno?
Cazzo, Chaz!” sbottò il biondo.
Grace!” sbottarono a loro volta Kate e Lexy.
Senza perdere altro tempo, Lexy si affrettò a comporre sulla tastiera del cellulare il numero dell’amica e Ryan fece lo stesso con il numero di Chaz.
G- Grace a che punto siete?” domandò titubante la ragazza, reggendo con mano tremolante il telefono appoggiato all’orecchio.
Ryan chiuse immediatamente la chiamata non ancora avviata con l’amico e restò in attesa di avere notizie da parte di entrambi.
Oh, capisco” disse semplicemente Lexy, rilassandosi totalmente, “noi siamo davanti allo Starbuck’s, abbiamo novità, ma niente di sicuro.
La conversazione durò ancora pochi minuti, dopodiché Lexy gettò il telefono all’interno della borsa e riferì agli altri quanto appena sentito.
Non hanno scoperto nulla, tra poco saranno qui, decideremo sul da farsi e...
Lexy venne bruscamente interrotta dalla suoneria del suo cellulare, rovistò all’interno della sua borsa cercando di recuperarlo e, quando finalmente lo ebbe in pugno, cessò di suonare.
Il display recava la scritta: ‘una chiamata persa da: numero sconosciuto.’
Ancora?” sbottò lei sbuffando.
Che succede?” le domandò Justin affiancandola.
Sia ieri sera che poco fa un numero sconosciuto mi ha chiamata e non ho la più pallida idea di chi sia” rispose lei continuando a fissare lo schermo del suo telefono.
Probabilmente sarà qualcuno che ha sbagliato…
Due volte? La cosa è strana.
I- io credo che dovremmo andare più a fondo a questa vicenda. Se… se ti va questa sera possiamo uscire
Lexy spostò lo sguardo su di lui, soffermandosi qualche istante a fissarlo negli occhi e arrossendo lievemente.
P- penso che…  che vada bene” rispose abbassando lo sguardo.
D’accordo, per che ora ti passo a prendere e, soprattutto, dove?
Facciamo per le nove? La mia casa è la penultima in fondo a questa via, poco prima del terzo incrocio.
Il biondo annuì energicamente, notevolmente soddisfatto di essere riuscito a combinare un incontro solo tra di loro, ma, tanto quanto la cosa lo rendeva felice, allo stesso tempo era nervoso e non si spiegava il perché.
 
Ad interrompere i suoi pensieri furono le figure di Grace e Chaz che, a passo veloce, li raggiunsero.
Credevamo vi foste persi” sentenziò Ryan guardando in modo torvo l’amico.
N- no, è solo che la scuola è grande e… abbiamo rischiato di essere visti” rispose Chaz scuotendo le spalle.
Ma non è successo, vero?” li interruppe Lexy fulminando con lo sguardo sia Grace che Chaz.
No” rispose subito Grace, “ce la siamo cavata” continuò, lanciando un’occhiata al ragazzo che l’aveva accompagnata nella sua missione e gli sorrise.
Ben poco convinta di quella risposta, Lexy lanciò un’occhiata fulminea all’amica, mimandole con le labbra un ‘dopo ne parliamo’.
Restarono davanti a quel locale ancora per poco, senza che nemmeno se ne accorgessero si fece già pomeriggio inoltrato e, dopo essersi salutati, abbandonarono quel luogo ormai deserto se non per quelle poche persone che di tanto in tanto facevano il loro ingresso nello Starbuck’s.
 
Così come ogni sera, Lexy rincasava e restava sola. Inizialmente le fu difficile dover accettare l’allontanamento di sua madre e la scarsa presenza di suo padre, ora la cosa le era quasi del tutto indifferente.
Ogni oggetto era al posto suo, ogni regola veniva dettata solamente da lei, tranne ogni giovedì quando suo padre si degnava di farle visita.
 
Cenò sola come ogni sera e, in men che non si dica, quando gettò un’occhiata all’orologio si accorse di quanto velocemente il tempo fosse trascorso.
Si diede una leggera sistemata e, proprio mentre si trovava davanti allo specchio del bagno per ravvivarsi i capelli, il suo telefono riprese a suonare.
Si precipitò in camera, lasciando cadere a terra la spazzola e buttandosi sul letto, afferrando immediatamente il telefono poggiato sul comodino.
Anche questa volta perse la sua occasione di rispondere, quel display citava ancora la dicitura: ‘chiamata persa da: numero sconosciuto.’





Spazio Autrice
Potrete mai perdonarmi per il mio ritardo? Certo che sì (?), dopo tutto ero senza connessione perciò non ho potuto aggiornare ed è passata solo una settimana. Sebbene questo capitolo è stato solo 'di passaggio', vi posso dire che nel prossimo capiterà qualcosa eheh (lo scopriremo solo leggendo e.e)
Comunque voi siete meravigliose, dico davvero, mi rendete sempre più felice con le vostre recensioni. Vi ringrazio infinitamente ♥

Alla prossima!
Much Love,
Giulia ♥
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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***



Capitolo 5.

 
Non c’è due senza tre…” sbuffò Lexy dedicando una smorfia al suo cellulare.
Fece quasi per riporlo nella tasca dei pantaloni quando prese a squillare nuovamente. Questa volta rispose velocemente, senza nemmeno guardare il display, e restando il più distaccata possibile con le sue parole che di lì a poco avrebbe detto.
Oh, ciao papà” mormorò in seguito, riconoscendo la voce del padre dall’altro capo del telefono. Era quasi convinta di aver colto in flagrante il responsabile di quelle chiamate anonime, ma, ancora una volta, nulla.
Certo, va tutto bene e tu?” continuò, ritornando in bagno ed ultimando così di sistemarsi i capelli lisci.
Era talmente presa ad ascoltare ciò che suo padre le stava dicendo che sussultò nel sentire il campanello suonare. Senza dire una parola andò ad aprire e si ritrovò davanti la figura di Justin, lo invitò ad entrare con un sorriso ed un veloce cenno di mano.
D’accordo, papà, ci vediamo domani” disse lei sbrigativa, concludendo così la chiamata e volgendo la sua completa attenzione al ragazzo che qualche ora prima l’aveva accompagna all’interno della casa della sua professoressa e che ora sostava in piedi, appoggiato al divano, con le braccia conserte e che la fissava con quel suo sorriso enigmatico.
Stava quasi per aprir bocca quando il suono di un tuono ruppe il silenzio ed un lampò squarciò il cielo, provocando così una brevissima intermittenza di luci al di fuori delle finestre di quel salotto.
Credo… credo sarà meglio non uscire questa sera” disse lei gettando uno sguardo oltre alla finestra accanto a lei, “po- possiamo restare qui, se per te va bene.
Certo” rispose lui, “ma sei sola?
Lexy annuì, come se fosse stata una cosa totalmente normale, ma non lo era, “sì, da parecchio tempo. Vedo mio padre solo una volta a settimana.
Al giovedì” l’anticipò lui.
Esatto, quando va bene anche due, ma sono abituata a vivere da sola per la maggior parte del tempo” sorrise sforzatamente lei.
E… tua madre?” si azzardò a domandare lui, con tono parecchio insicuro.
Mia madre… beh, non la vedo da molto tempo.
Se non vuoi parlarne non importa” le disse lui, “anche io non ho più notizie di mio padre da… anni, forse.
Lexy abbassò il capo, rabbuiandosi leggermente e, quasi in un sussurro, domandò: “che cos’è successo?
Justin inquadrò a pieno la figura della ragazza, cercando d’incrociare il suo sguardo. “Mia madre ha da sempre evitato il discorso e così, dopo tanti ‘ne riparleremo un’altra volta’, ho smesso di chiederglielo. Credo abbia trovato un’altra donna, ecco perché se n’è andato e, ovviamente, mia madre questo non glielo ha mai perdonato.
Lei annuì, dedicandogli un’occhiata colma di rammarico e, dopo aver preso un profondo sospiro, disse: “mia madre non vive più con me da quando avevo nove anni, gli assistenti sociali l’hanno portata via da qui e… ed è per questo che non ho più avuto sue notizie.
Non si pentì affatto di aver iniziato quello strano discorso, ma le provocava comunque uno strano effetto parlarne, specialmente con un ragazzo che conosceva da così poco tempo. Prima di continuare il racconto, occupò interi secondi a studiare lo sguardo di lui quasi comprensivo nei suoi confronti.
Posso chiederti perché l’hanno portata via?” le chiese lui, affondando completamente il suo sguardo in quello di lei e fu allora che Lexy sussultò lievemente e non per la domanda.
Beh, ecco, aveva, e credo tutt’ora abbia, problemi con l’alcool. Sono successe così tante cose che a stento ricordo.
M- mi dispiace” mormorò lui e lei sorrise quasi imbarazzata, scuotendo leggermente le spalle.
 
I secondi, o forse minuti, che susseguirono furono silenziosi ed inesorabili, tanto che Lexy iniziava a non sopportare quello scambio di sguardi. La luce della lampada posta in un angolo del soggiorno era fioca, ma donava abbastanza luminosità da far apparire uno strano luccichio negli occhi del biondo.
Un brivido le percorse tutta la schiena e fu allora che si decise a raggiungere il divano e ad invitarlo così a seguirla.
 
Era una situazione alquanto strana per Lexy, non era la prima volta che si ritrovava sola con un ragazzo nel salotto di casa sua, eppure la cosa la metteva a disagio. Non aveva idea di che cosa dire e, solitamente, Lexy era una di quelle ragazze a cui la parola non mancava mai.
Dopo Mark, il suo ultimo ragazzo, aveva evitato di frequentare chiunque le proponesse di uscire, forse per paura, forse perché non si sentiva ancora in grado di dimenticarlo.
Bene” disse lui passandosi una mano tra i capelli, cosa che faceva quando si sentiva leggermente in imbarazzo, “che cosa proponi di fare una volta arrivati… dov’è che dobbiamo andare?
Nella contea di Dawson” rispose lei, guardandolo torva. “Justin, posso sapere una cosa?
Lui annuì ed ecco che lei continuò: “come mai ti interessa risolvere il caso della professoressa Stoner?
Justin sgranò gli occhi ed impallidì, iniziando a boccheggiare ed a guardarsi attorno, sperando che, nella sua mente, venisse a galla una scusa più plausibile di quella che era la pura verità.
‘Merda! E ora che cosa le dico?’  si disse tra sé e sé ed il fatto che Lexy lo stesse osservando, con aria sempre più impertinente, lo rendeva nervoso.
Fece per aprir bocca quando un altro tuono provocò un rombo così assordante da far spaventare entrambi. La luce andò via grazie ad un paio di lampi e l’intera casa, così come alcune abitazioni di quella via, restò al buio.
Se c’era una cosa che Lexy aveva sempre odiato erano i temporali, pioveva di rado a Sweetgrass, ma, quando accadeva, diluviava incessantemente per almeno un paio d’ore.
Aspettami qui, vado a riaccendere il contatore” disse lei e, quando fece per alzarsi, Justin la trattenne per un polso. “Forse è meglio aspettare che smetta di piovere, potrebbe andare in corto circuito il sistema” le disse lui, con un tono di voce così basso e caldo da farla rabbrividire.
O- okay, ma così resteremo al buio…” ribatté lei titubante e forse non si era accorta di quanto i loro volti fossero vicini.
La luce era andata via completamente da quel lungo viale, persino i lampioni erano spenti e niente, se non qualche lampo di tanto in tanto, riusciva ad illuminare quella casa.
Ora che gli occhi di entrambi si erano abituati a quel buio pesto, Lexy riusciva ad inquadrare quasi a pieno le iridi nocciola di quel ragazzo e si accorse solo in quel momento di quanto fosse minima la distanza che li separava.
La mano di Justin reggeva ancora saldamente il polso della ragazza, la quale avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di trovare le forze di allontanarsi da lui, ma, forse, non era questo ciò che inconsciamente voleva.
Le sue gambe erano come ancorate al suolo, il suo sguardo era posato su di lui e lo spostava dagli occhi, al naso, alla bocca ad intervalli quasi regolari e rimaneva immobile, mentre sentiva il respiro caldo del biondo sulle sue labbra.
Justin, così come lei, non riusciva a percepire nulla, se non il suono del suo respiro e la guardava quasi incantato; la bocca semi aperta e quello strano luccichio che gli aleggiava negli occhi.
L’ennesimo tuono ed ecco che Lexy ebbe un altro sussulto e fu allora che Justin, approfittando della situazione , l’attirò a sé.
La ragazza cadde letteralmente addosso al biondo e riuscì a tenere separati i loro petti solo grazie alla forza di un braccio precedentemente poggiato sullo schienale del divano.
S- scusa, io…” mormorò lei, ma lui la interruppe, ponendo il dito indice davanti alle sue labbra, sfiorandole.
Scusami tu, è solo che…
Il tuono mi ha… mi ha spaventata” continuò lei, alzandosi e lui annuì imbarazzato, lasciandola andare. “Vado a cercare delle candele, mi aiuti?
S- sì, certo” rispose lui seguendola.
Accidenti!’ borbottò Justin, tirando un leggero pugno sul muro.
Hai detto qualcosa?” gli domandò Lexy.
N- no, niente. Dove tieni le candele?
Nel ripostiglio” rispose lei e lui immediatamente arrestò i suoi passi.
Lexy, che non si era accorta di essersi addentrata nel buio di quel corridoio da sola, compì qualche altro passo. Solo una volta raggiunta una porta chiusa si accorse di essere sola, così si sporse di poco e fece luce con il cellulare, inquadrando la figura di Justin che la guardava.
Che ti prende?” gli chiese.
Prendile tu le candele dal ripostiglio.
Hai paura? Guarda che non c’è nascosto nessun mostro lì dentro
Oggi sono rimasto chiuso per quasi un’ora dentro al ripostiglio della Stoner, non ho intenzione di correre un’altra volta il rischio.
Lei sbuffò sonoramente e, senza ribattere, aprì la porta di quello stanzino e, da una delle tante mensole, afferrò un paio di candele.
Ritornò da lui, mostrandogli le candele e, guardandolo con aria di sufficienza, disse: “come vedi sono ancora viva.
Come vedi sono ancora viva” ripeté lui imitando la sua voce ed in tutta risposta ricevette un leggero pugno sul braccio.
 
I tuoni ed i lampi non cessarono, il temporale sembrava insistere sempre più e, una volta  sistemate quelle due candele sul tavolo al centro del salotto, il cellulare di Lexy iniziò a squillare.
Rispose immediatamente e, sebbene la linea risultasse alquanto disturbata, riuscì a percepire la voce squillante di Grace.
Grace? Grace, non ti sento, la comunicazione è pessima!
Lexy, mi senti adesso?” gridò l’amica dall’altro capo del telefono, “dove sei?
Ora ti sento, comunque sono a casa.
E Justin?
È qui con me, p- perché me lo chiedi?
Non uscite da lì!” pronunciò Grace con tono severo, scandendo ogni parola.
Lexy fece una smorfia e lanciò un’occhiata all’apparecchio che teneva in mano. “Posso sapere il motivo?
Sia io che Kate abbiamo sentito degli spari provenienti dalla strada. Non sappiamo che cosa sia stato, ma non uscite di casa!
Grace, calmati, sono solo i tuoni e…
No, erano spari! Dio, Lexy, per una volta dammi retta e fai come ti dico!
Justin la guardava senza capire, mentre lei risultava sempre più scettica e confusa.
D- d’accordo, farò come dici” e detto ciò riattaccò.
Spiegò quanto appena sentito a Justin che restò anch’esso perplesso.
Si sarà sbagliata, non succede mai nulla qui” disse lui tranquillo.
Lo so, però mi sembrava convinta di ciò che diceva…
Solitamente Lexy non aveva paura, aveva imparato ad affrontare quasi tutto per conto suo, ma quella sera qualcosa le diceva di non abbassare la guardia e così, lasciando trapelare tutta l’insicurezza che aveva dentro, chiese a Justin: “resteresti qui con me per questa notte?
Il biondo restò totalmente sorpreso da quella sua richiesta, quelle parole lo spiazzarono e tutto ciò che riuscì a dire fu un flebile ‘sì’.



Spazio Autrice:
Potete picchiarmi, non ho scusanti.
Ho lasciato passare più di una settimana, ma vi assicuro che non capiterà più. Ero anche un po' a corto d'ispirazione, ecco perché il capitolo non procedeva, ma ora che l'ho ritrovata, e spero rimanga, aggiornerò in tempi decenti.
Bene, qui stava per esserci un bacio, ma, ahimé, non c'è stato... Chissà cosa succederà mentre saranno soli soletti tutta la notte... Lo scopriremo nella prossima puntata :D
Ah, ho visto che molti mi hanno detto che la storia assomiglia a 'Pretty Little Liars' ecco, ci tenevo a dire che non l'ho mai visto e che a stento so di cosa parla. lol

Anyway, grazie mille a tutte per le recensioni, giuro che siete meravigliose ♥ Aspetto i vostri pareri, babies :)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6.

 
 
Non è un problema per te se… dormo con solo i boxer addosso, vero?” domandò lui, volgendole un’occhiata innocente e poggiandosi una mano sul collo.
Lexy avvampò all’istante, boccheggiando per interi secondi senza riuscire a dire una sola parola. “N- no, non ti preoccupare” disse poi, voltandosi di scatto e dirigendosi a passo veloce nella sua stanza.
Justin la guardò allontanarsi, man mano la sua figura si faceva sempre più cupa sino a scomparire del tutto nell’oscurità di quel corridoio.
Aspettami lì!” urlò lei, chiudendosi poi la porta della camera alle spalle. Appoggiò la schiena al dorso di quella parte e si lasciò andare in un profondo sospiro.
Improvvisamente sentiva caldo e si sventolò lievemente la mano davanti al viso; si sentiva completamente nervosa. Dopo essersi guardata attorno, nel più totale buio, afferrò il cellulare e, con la luce del display, riuscì ad illuminare gran parte della stanza. Aprì l’armadio, tirandone fuori un pigiama piuttosto leggero, composto da dei pantaloncini bianchi e da un top blu. Si svestì velocemente e s’infilò così il pigiama, recuperò uno dei tanti cuscini poggiati sul divanetto posizionato contro al muro ed uscì dalla stanza.
Aprì la porta di un’altra camera, situata accanto alla sua, e gettò sul letto matrimoniale quel cuscino.
Dato che era costretta, ormai da tempo, a vivere sola, il letto matrimoniale dei suoi genitori era diventato il suo e la sua stanza era stata adibita ad un piccolo studio, composto solamente da un divanetto, una scrivania con la rispettiva sedia, un armadio ed uno specchio che occupava i due terzi di esso.
Hai… hai fame, per caso?” domandò lei, ritornando in soggiorno ed attirando su di sé la completa attenzione del biondo.
Justin, seduto su quel divano, si voltò di scatto, soffermandosi interi secondi a fissarla da capo a piedi; la bocca leggermente socchiusa e gli occhi puntati su di lei studiavano ogni particolare.
Ehm… no” rispose flebilmente lui, “non hai della cioccolata?
Lexy annuì e si fiondò in cucina, dicendo: “mi porti una candela, per favore?
Lui obbedì immediatamente, afferrando una delle due candele poggiate sul tavolo e raggiungendola così in cucina, soffermandosi qualche istante a guardare le sue forme, come quei pantaloncini le fasciavano morbidamente i fianchi appena accennati e una piccola parte delle gambe.
E- eccola” mormorò lui, poggiando la candela sul bancone dove la ragazza aveva già sistemato una piccola pentola e la bottiglia del latte.
Potresti prendere due tazze? Le trovi nella credenza qui sopra” gli chiese lei, poco prima di iniziare a versare il latte nella pentola.
Senza rispondere, Justin fece come gli era stato chiesto e, appoggiandosi quasi completamente a lei, afferrò due tazze di media misura dalla credenza. Compì quel gesto il più lentamente possibile e Lexy si accorse di questo, ma non disse nulla. Con la coda dell’occhio studiava i suoi movimenti, irrigidendosi notevolmente sotto al suo tocco.
Quando finalmente, o forse per sfortuna, Justin si allontanò da lei, strappò un paio di buste contenenti l’occorrente per la cioccolata e lo verso nel latte già caldo.
Mentre mescolava il tutto, Lexy si voltò verso il biondo, incrociando a pieno i suoi occhi color nocciola. “Visto che siamo entrambi bloccati qui vorrei sapere qualcosa in più su di te” disse con tranquillità, con quella calma quasi glaciale con la quale era solita porre le domande e che faceva, puntualmente, irrigidire il suo interlocutore.
Che cosa vuoi sapere?” chiese lui di rimandò, cercando di sembrare il più calmo possibile.
Niente di particolare, solo conoscerti un po’. Sei fidanzato?
No” rispose lui sorridendo, “tu?
Nemmeno” replicò lei volgendo uno sguardo alla cioccolata quasi pronta.
Strano…” biascicò lui, fingendosi stupito, ma restandone sollevato.
Cosa è strano?
Cos’è successo con il tuo ultimo ragazzo?” domandò lui impertinente, facendola sbiancare di colpo.
Come… cosa ti fa pensare che sia successo qualcosa?
Te lo si legge in faccia che non è finita bene” continuò Justin e lei stessa si stupì di come stesse riuscendo a farla innervosire.
Non credo sia fondamentale che tu lo sappia.
Tu stessa hai detto che dobbiamo conoscerci e lo stiamo facendo.
Lexy sospirò rumorosamente, pentendosi di aver iniziato quella conversazione e stupendosi sempre più di come lui riuscisse a renderla tanto nervosa, solitamente era lei a provocare questo effetto alle persone, non il contrario.
Ha trovato un’altra ragazza” rispose infine, “e l’ha fatto mentre la nostra storia era ancora in corso.
Quindi ti ha tradita.
Sì, mettiamola così.
Mi dispiace” disse lui, abbassando lo sguardo.
Sono cose che capitano” disse lei scuotendo le spalle e versando la cioccolata nelle due tazze.
Come l’hai scoperto?” domandò Justin, curioso di saperne di più.
Li ho visti insieme a casa di lui, mi era venuta la brillante idea di fargli visita senza preavvisare e questo è quanto che ho ricevuto. Mai fare sorprese di questo tipo, avrei dovuto scoprirlo prima” rispose semplicemente lei, porgendogli la tazza colma di cioccolata fumante.
Se non lo avessi fatto, non lo avresti mai scoperto.
Anche questo è vero, allora potrei dire che è stato meglio così.
Indubbiamente” concluse lui.
 
Quella strana conversazione terminò così, Justin non aveva alcuna intenzione di riportarle alla mente i ricordi del passato. Più la guardava, più si rendeva conto di quanto fosse abile a mascherare ciò che sentiva dentro. Lei che, così spavalda, sicura di sé e determinata, aveva costruito attorno a sé uno scudo forte e resistente ai colpi di chi aveva intenzione di farla soffrire e sembrava riuscirci bene.
Perché mi guardi così?” ridacchiò lei bevendo un sorso della cioccolata.
Lui scosse la testa e disse: “nulla.
Ad interrompere quell’atmosfera quasi tranquilla fu un tuono e poi un altro ancora mentre l’ennesimo lampo squarciò il cielo.
Mi domando quando finirà questo diluvio” sentenziò lei poggiando la tazza sul tavolo ed attirando entrambe le ginocchia al petto, avvolgendole poi con le braccia e rimanendo accovacciata nell’angolo del divano.
A me non dispiace la pioggia” mormorò Justin imitando la posizione di Lexy.
La preferisco d’estate” ribatté lei.
Mi sa tanto che tu sei fatta al contrario” ridacchiò il biondo e la sua risata riempì subito l’aria, tanto che Lexy si soffermò quasi incantata ad ascoltarla, poi scosse lievemente la testa e tornò in sé, abbozzando un lieve sorriso.
Forse hai ragione” rispose,  “mi piace quando, qualche volta, d'estate piove. Mi piace camminare sotto la pioggia e realizzare che non fa troppo freddo per rincasare con gli abiti ed i capelli bagnati. È una sensazione piacevole.
Non l’avevo mai vista sotto quest’aspetto” commentò Justin fingendo di pensarci su.
Hai imparato qualcosa di nuovo” ribatté lei sbadigliando.
Non so te, ma io inizio ad essere stanca” continuò poi, soffiando sulla fiamma di quelle due candele e lasciando che il buio si riappropriasse di quel soggiorno.
Anche io, dove... dove dormo io?” le domandò lui, alzandosi in piedi e togliendosi la maglietta.
Lexy si voltò di scatto verso di lui, schiudendo di poco la bocca e soffermando il suo sguardo su quanto quella maglietta avesse appena lasciato scoperto.
La sua ombra era tutto ciò che riusciva a vedere e ,se solo quel soggiorno fosse stato più illuminato, lui avrebbe sicuramente notato come fosse diventata improvvisamente rossa in viso, dovette ringraziare il blackout per questo.
Ehm, s- seguimi” disse lei, scattando in piedi e dirigendosi a passo veloce verso la camera che un tempo era dei suoi genitori.
Dovremo condividere lo stesso letto” mormorò Lexy abbassando il capo e lasciando a Justin lo spazio per entrare.
Oh” disse lui, abbozzando un sorriso e cercando di far luce con lo schermo del cellulare, “per me non è un problema.
Bene, anche perché, se lo fosse stato, avresti dovuto dormire sul divano.
Simpatica” borbottò lui, gettandosi a peso morto sul letto per poi togliersi anche i jeans e restando con solo i boxer indosso.
Lexy udì solamente il rumore di quei pantaloni che velocemente scivolarono al suolo ed è per questo che rimase appoggiata allo stipite della porta più del dovuto, ancora una volta sentì il suo viso andare a fuoco.
Sebbene la sua vista si fosse ormai abituata all’assenza di luce, non riuscì a scorgere neppure l’ombra di quel ragazzo.
Un altro tuono ruppe il silenzio e ciò la fece sussultare di colpo, sbattendo lievemente contro lo stipite di quella porta.
Hai intenzione di rimanere lì per tutta la notte?” le chiese lui.
N- no, sto arrivando” rispose lei balbettando e sentendosi sempre più nervosa in sua compagnia.
S’infilò sotto alle coperte, sfiorando leggermente il braccio di Justin e, con velocità quasi fulminea, si spostò verso il bordo del letto.
B- buonanotte” biascicò lei.
Buonanotte” ripeté lui.
Entrambi chiusero gli occhi, ormai pronti per entrare nel mondo dei sogni quando l’ennesimo rumore li fece sussultare.
Questa volta non era stato un tuono, questa volta gli agenti atmosferici non erano stati i responsabili. Lexy si sollevò di scattò, reggendosi con i gomiti ed iniziando a guardarsi attorno, così come fece Justin.
Quel rumore si ripeté e questa volta giunse in maniera più nitida alle loro orecchie: uno sparo, un altro.
Credo... credo che Grace avesse ragione” disse Lexy con voce tremolante.
Justin deglutì rumorosamente, voltandosi verso di lei e riuscendo, anche se per poco, ad incrociare i suoi occhi che ora riflettevano l’unico spiraglio luminoso filtrante dalla tapparella. “Non ti preoccupare” cercò di rassicurarla lui, “andrà tutto bene.
Lei annuì lievemente e si sdraiò di nuovo, quando un altro sparo riempì l’aria. Tirò verso di sé le coperte, sino a coprirsi completamente il viso.
Aspettami qui” mormorò Justin, “vado a vedere che succede.
No!” lo bloccò lei, “sei impazzito per caso? Resta qui… ti prego” mormorò infine con voce flebile.
Torno subito, te lo prometto” ma proprio nell’istante in cui il biondo finì di parlare, un altro rumore giunse presto alle loro orecchie. Proveniva, questa volta, dalla porta d’ingresso.
L’hai sentito, vero?” mormorò Lexy a bassa voce, “qualcuno sta cercando di aprire la porta. Cazzo, ho paura, Justin.
Justin scattò in piedi, uscendo dalla stanza e  dirigendosi verso il soggiorno. Lexy non esitò un solo istante di più e lo seguì, afferrando con entrambe le mani il suo braccio e restandogli vicina.
Qualcuno, all’esterno di quella villa, stava tentando di aprire la porta, abbassando ripetutamente la maniglia e facendo forza per sbloccare la serratura. Lexy strinse ancora più forte il braccio del biondo e lui, liberandosi dalla sua presa, la strinse al suo petto, avanzando lentamente verso la porta, per poi guardare al di là dello spioncino.
Indietreggiò di colpo, deglutendo rumorosamente e trascinandosela dietro, sino a tornare in camera.
Chi era?” domandò lei.
Non lo so, il viso era coperto. Tu comunque resta qui” le disse lui, infilandosi velocemente i pantaloni, la maglietta e le scarpe e ritornando in soggiorno.
Justin” sussurrò lei avvicinandosi a lui, ma il biondo la bloccò, facendola indietreggiare. “Resta qui, chiuditi dentro e non aprire finché non te lo dirò io.
La ragazza annuì lievemente e fece esattamente come Justin le aveva ordinato, infilandosi sotto alle coperte e stringendole a sé, quasi fino a coprirsi totalmente il volto.
Nel frattempo, Justin stava attraversando il corridoio e nel giro di pochi secondi raggiunse la cucina, illuminò con il display del cellulare quel locale e si mise a rovistare, silenziosamente, tra i cassetti e le varie mensole.
Aprì un cassetto e, come sperava, vi trovò un grosso coltello da cucina, lo afferrò e si diresse verso la porta d’ingresso. Guardò nuovamente dentro allo spioncino e tutto ciò che vide fu il viale completamente deserto. Restò ancora qualche secondo incollato al dorso di quella porta, scrutando meglio che poté ciò che quello spioncino faceva intravedere: nulla.
A passo felpato raggiunse, una dopo l’altra, tutte le finestre di quella casa, lanciando varie occhiate al di fuori di esse: nulla, anche questa volta il paesaggio attorno alla villa non dava segni di vita.
Attese qualche istante, tendendo le orecchie attente, pronte a carpire ogni singolo rumore, ma di lì in poi regnò la quiete più totale.
Tornò così in camera da Lexy, bussando un paio di volte e facendole udire la sua voce.
Non c’era nessuno” disse semplicemente lui, “questo però lo tengo qui, non si sa mai” continuò mostrandole il coltello e la ragazza annuì, tremando leggermente.
Così come fece lei, Justin s’infilò nel letto, restando coperto solamente dai suoi boxer e dalle coperte. Lexy si coprì ancora una volta quasi completamente il viso, senza riuscire a smettere di tremare.
Hey” sussurrò lui, “non ti preoccupare, andrà tutto bene, ci sono io qui con te” e, detto ciò, avvolse un braccio attorno alla sua vita, attirandola contro al suo petto, mentre lei si raggomitolò su sé stessa, poco prima di cadere in un sonno profondo.




Spazio Autrice:
La puntualità non è mai stata il mio forte e infatti si vede. lol
Ho avuto un problema con il mio telefono, si era bloccato e ho perso quasi tutto, ho impiegato mezza giornata per farlo tornare com'era prima cwc
Okay, spero davvero che la storia vi stia incuriosendo perché da ora in poi si movimenterà ulteriormente, a partire da alcune allusioni che troverete in questo capitolo e, soprattutto, dai prossimi.
E' leggermente più lungo, spero apprezziate lo sforzo. lol
Sappiate che vi ringrazio infinitamente tanto per le recensioni e aspetto i vostri pareri per saper che cosa ne pensate. (Iio lo so che molte di voi sperano che accada qualcosa tra Lexy e Justin e potrebbe succedere, solo non vi dirò quando. Potrebbe essere nel prossimo capitolo, chi lo sa... 
ʘ‿ʘ)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@belieber4choice
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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7.

 

 


Sembrava essere trascorso parecchio tempo, ma quando Lexy aprì gli occhi, gettando un’occhiata alla sveglia a batterie poggiata sul comodino, realizzò che non era trascorsa nemmeno un’ora.
Rimase immobile, sentiva attorno alla sua vita la stretta non troppo forte del braccio di Justin e non aveva alcuna intenzione di compiere movimenti bruschi, rischiando così di svegliarlo. Si guardò lentamente attorno, in quella stanza, come in tutto il resto della casa, regnava il buio più totale.
Lentamente si voltò verso il biondo che dormiva profondamente, sentì le guance andarle a fuoco trovandosi a così pochi centimetri dal suo viso. Ora che il temporale era passato, la luce lunare era libera di illuminare, sebbene lievemente, quella stanza, così Lexy ne approfittò per imparare quasi a memoria i suoi lineamenti. Il suo respiro regolare le sfiorava le labbra ed avvertì un brivido non appena percepì il biondo muoversi lievemente. S’irrigidì all’istante, temendo che si svegliasse e che la vedesse intenta a fissarlo, ma così non fu. Avrebbe voluto voltargli le spalle e continuare a dormire, ma improvvisamente non si sentiva più così stanca e ciò che successe solo qualche ora prima continuava a spaventarla. Rimase immobile in quella posizione, finché Justin non ebbe un altro sussulto, probabilmente stava sognando qualcosa di spiacevole e Lexy era indecisa se svegliarlo o meno.
Poi udì un rumore proveniente, ancora una volta, dal soggiorno.
Si voltò di scatto, volgendo il capo verso la porta chiusa della camera da letto, provò a sollevarsi sui gomiti, ma avvertì il peso del braccio di Justin sulla sua vita. Così rimase immobile, l’idea di scoprire chi o cosa avesse provocato quel rumore non l’allettava più di tanto, ma la paura tornava a farsi sentire.
Provò a scivolare sotto al braccio del ragazzo, senza svegliarlo e ci riuscì con successo fino a che non fece scattare la serratura della porta.
Dove… dove vai?” le domandò lui con voce flebile, ancora avvolta dal sonno.
Ho sentito un rumore” rispose lei aprendo la porta e facendo per uscire.
Ferma” la bloccò lui, “resta qui, vado a vedere io.
Ma…
Resta qui” ripeté lui con tono fermo, raggiungendola ed uscendo poi dalla stanza.
Differentemente alla volta prima, Lexy non si chiuse dentro, rimase sull’uscio della porta e lo guardò mentre a passo lento si dirigeva in salotto. La luce era veramente poca, a stento era possibile distinguere il profilo degli oggetti, ma le risultò comunque abbastanza semplice mantenere l’occhio vigile sulla figura perfetta di quel ragazzo.
Lexy non poteva negare, nemmeno a sé stessa, di quanto perfetto potesse apparire il fisico di Justin. Era magro, sì, ma quei pochi muscoli che era riuscito a sviluppare grazie ad un probabile periodo in palestra, erano ben visibili.
In quel momento desiderava con tutta sé stessa che non si voltasse, che non notasse lo sguardo puntato su di lui, avrebbe preferito diventare invisibile e permettersi così di guardarlo senza essere scoperta.
Scosse ripetutamente la testa, quasi avesse voluto scacciare quei pensieri.
No, non è possibile’ si disse tra sé e sé.
Lo vide tornare da lei, lo sguardo puntato negli suoi occhi, uno sguardo quasi smarrito.
Non c’era nulla” biascicò lui, avvicinandosi e soffermandosi a pochi passi da dove sostava lei.
Quando i centimetri che li separavano diventarono inferiori a venti, Lexy poté giurare di aver sentito il cuore batterle in gola. Socchiuse leggermente la bocca, senza mai distogliere lo sguardo da quello di lui che ora sembrava quasi paralizzato.
Sperò che lui la sorpassasse entrando poi nella camera da letto, ma così non fu.
Beh, allora p- possiamo tornare a dormire” disse lei e Justin annuì lentamente.
La ragazza s’infilò nuovamente sotto alle coperte, mantenendosi voltata verso il lato del letto che di lì a poco avrebbe occupato il biondo.
Stanno succedendo troppo cose strane qui” mormorò lui affiancandola e voltandosi completamente verso di lei.
I loro sguardi s’intrecciarono nuovamente e nella mente di Lexy iniziarono ad alleggiare così tante domande, così tanti pensieri che puntualmente si sovrapponevano l’uno con l’altro e si sentiva così piccola ed impotente. Tutta la spavalderia che solitamente mostrava di fronte alla gente, ora, era scomparsa, come se non fosse mai stata una parte preponderante del suo carattere forte e fiero.
Poi, ripensando a tutto il corso della serata, le tornò alla mente il fatto che lui non le avesse chiarito un dubbio.
Justin” lo chiamò lei abbassando lo sguardo., “per quale motivo hai deciso di intraprendere le ricerche della scomparsa della professoressa?
Justin s’irrigidì all’istante, sbarrò gli occhi ed abbassò poi lo sguardo.
I- io…” balbettò insicuro e Lexy lo incitò con un’occhiata a continuare.
Devo essere sincero, l’unico motivo per cui ho deciso di seguire Ryan e Chaz in questa follia è solo perché c’eri tu.
Ora fu lei a strabuzzare gli occhi ed a fissarlo incredula.
Io?
Sì, tu. Ti avevo già vista a scuola, ma probabilmente tu non avrai notato me. È da parecchio che cercavo una scusa per parlarti e, quell’occasione, è capitata con la scomparsa della Stoner…
Lexy continuava a fissarlo stupita, per poi dire: “io non pensavo tutto ciò, insomma, non sono esattamente il tipo di ragazza che -
Che si fa notare” la interruppe lui e lei annuì.
Restarono in silenzio per diversi secondi, evitando l’uno gli sguardi dell’altra.
Non… non ti da fastidio vero?” le chiese lui titubante.
Lexy scosse la testa e rispose: “No, per niente.” Sorrise.
Sai, inizialmente pensavo fossi un po’ troppo sicura di te, ma questa sera ho dovuto ricredermi.
Beccata!’ pensò lei mentre si mordeva il labbro inferiore.
Sembri totalmente diversa, ma in modo positivo.
Dipende dalle situazioni” si giustificò lei, rendendosi conto di aver appena sottolineato un’allusione alla situazione in cui si trovava ora con il biondo ed ecco che avvertì le sue gote andare a fuoco.
Se ci fosse più luce credo potrei vedere quanto sei rossa in viso” ridacchiò lui.
Smettila” rise a sua volta lei, tirandogli una leggera spinta sulla spalla.

 Quando il silenzio tornò a regnare tra quelle quattro mura, Lexy avvertì alcuni piccoli brividi percorrerle la schiena e così tirò a sé le coperte.
Non so te, ma io ho un freddo pazzesco” mormorò lei rannicchiandosi su sé stessa e dandogli le spalle.
Vieni qui” le sussurrò lui ad un orecchio e, a sentire il suo respiro sulla sua pelle, Lexy rabbrividì ancor di più e, voltandosi lentamente verso di lui, disse: “c- cosa?
Se hai freddo vieni qui” ripeté lui aprendo le braccia.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e si avvicinò a lui, venendo poi avvolta dalle sue braccia.
Il respirò le si spezzò e rimase immobile a fissare il buio che l’avvolgeva.
Hai ancora freddo?” le chiese il biondo e lei scosse lentamente il capo, cercando di riacquistare quel poco di coraggio che in sua presenza aveva totalmente smarrito.
È stato carino da parte tua unirti alle ricerche con noi, ma forse dovrei avvertirti sul fatto che…  chepotremmo correre dei rischi” mormorò Lexy.
Justin sembrò pensarci su, senza comprendere a pieno a cosa si riferisse.
Voglio dire che probabilmente incontreremo qualche ostacolo quando venerdì andremo nella contea di Dawson.
Così mi spaventi” le disse lui sarcastico, cercando di incrociare il suo sguardo.
Lexy ridacchiò, ma tornò seria subito dopo. “Abbiamo rischiato quando siamo rimasti chiusi nel ripostiglio di quella casa, potrebbe capitarci di peggio.
Correrò il rischio.
Quelle sue parole parvero tranquillizzarla, così gli volse un sorriso, affondando completamente lo sguardo negli occhi color nocciola di lui.

Mentre lei sorrideva, lui rimaneva serio, quasi incantato, o forse stregato, da ciò che aveva davanti.

Le prese il volto tra le mani, costringendola così a mantenere fissi gli occhi su di lui e, questa volta, lei sembrava non temere più quello scambio di sguardi.

Justin non disse nulla, sebbene avesse decine di cose da dirle, rimase in silenzio.

Avendole già confessato il motivo per il quale aveva deciso di intraprendere quella folle avventura, si era tolto un peso e ora tutto gli sembrava più semplice, più accessibile, esattamente come le labbra di lei che ora distavano pochi respiri dalle sue.

Non esitò un solo secondo di più, avvicinò il viso di Lexy al suo e la baciò. La baciò con tale semplicità e delicatezza che, anche se avesse voluto, non si sarebbe allontanata.
Quel bacio rimase casto e puro.
Justin si allontanò lentamente da lei ed occupò diversi secondi ad aspettare di vedere la sua reazione.
Lexy non lasciò trapelare nulla, Justin non riuscì a guardarla dritta negli occhi perché, ora, fu lei ad annullare la distanza che li separava e le loro labbra si unirono nuovamente in un secondo bacio. Un bacio che, questa volta, fu tutt’altro che casto, lui sembrò chiederle il permesso di intensificarlo e lei glielo concesse senza esitare, lasciando che le loro lingue s’incontrassero e si rincorressero per interi istanti finché, quasi troppo presto, quel bacio ebbe fine.




Spazio Autrice:
Non uccidetemi per il ritardo, vengo in pace çç
Giuro che cercherò di aggiornare all'inizio della settimana prossima, ce la metterò tutta.
Ci tengo tanto a ringraziarvi, insomma, al capitolo precedente mi avete lasciato 21 recensioni! Voi siete meravigliose, non ho parole, vi ringrazio tantissimo ♥
Okay, come siuramente avrete capito, non sarà facile risolvere il mistero di questa benedetta professoressa, ma le cose semplici a me piacciono poco :3
Un'ultima cosa, poi mi dileguo: avrei iniziato una fan fiction, sì, la terza che ho in corso, qui c'è il link.
Avrei anche da consigliarvi tre storie, se volete dargli un'occhiatina. Sono scritte da tre mie amiche, quindi ci terrei se le leggeste :)
una. due. tre.


Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***



Capitolo 8.

 
 
Quando la distanza che separava i loro volti tornò ad essere superiore ai cinque centimetri, Lexy si prese tutto il tempo necessario ad immergere i suoi occhi in quelli di lui.
Justin, i- io” iniziò a dire lei, pur non sapendo come continuare quella frase e cercare di smorzare l’imbarazzo provato.
Non dire niente” la interruppe lui sorridendole, “chiudiamo momentaneamente l’argomento.
Lexy annuì, rimanendo parecchio perplessa da quelle sue parole.
Cercò di non darci troppo peso e, lasciandosi stringere dalle braccia del biondo, si addormentò.
 
 
Il sole, già da qualche ora, aveva iniziato ad illuminare quasi tutta la stanza e Justin fu il primo a svegliarsi.
Hey” le sussurrò ad un orecchio, spostandole delicatamente una ciocca di capelli che le era finita davanti al viso.
Non ricevette risposta, dormiva troppo profondamente per poterlo sentire.
Così parlò di nuovo, alzando di poco la voce e passando l’indice sopra alla sua guancia.
Lexy” disse lui con un tono di voce leggermente più alto, “sbaglio o oggi ritorna tuo padre? Vuoi che mi trovi qui nel tuo letto?
A sentire quelle parole Lexy si mise a sedere di scatto, voltando il capo ripetutamente a destra e a sinistra.
Oh Dio, me n’ero dimenticata” disse lei portandosi una mano sulla fronte per poi stropicciarsi energicamente gli occhi, “che ore sono?
Quasi le nove” rispose immediatamente il biondo, mentre la guardava divertito.
Oh cielo, tra meno di mezz’ora sarà qui. D- dovresti andare” pronunciò lei a malincuore, guardandolo e spostando da un lato le coperte, per poi uscire definitivamente da quel letto..
Lui si strinse nelle spalle ed annuì. “D’accordo, domani a che ora si parte?
Ti chiamo dopo io, ora vai!” insistette lei afferrandolo per un braccio e trascinandolo fuori dal letto.
Qualcuno qui ha paura di farsi scoprire dal paparino, o sbaglio?” la punzecchiò lui divertito.
Lexy lanciò un gridolino stizzito e, dopo aver aspettato pazientemente che si vestisse, iniziò a spingerlo fuori da quella stanza.
Ma tuo padre dormirà qui stanotte?” le domandò lui poco prima di varcare la soglia d’ingresso.
Ciao Justin” lo liquidò lei chiudendo la porta, ma lui la fermò, ponendo il palmo della mano sul dorso di essa.
La ragazza aprì leggermente la porta, inquadrando a pieno il viso del biondo, posto a pochi centimetri dal suo, non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che si ritrovò le labbra di lui posate sulle sue e ne rimase pietrificata.
Ciao Lexy” mormorò lui sorridendole, poco prima di voltarle le spalle e allontanarsi da lì.
Ancora una volta, dopo quella notte, Lexy sentì le sue guance andare a fuoco e non si allontanò dall’uscio finché la figura di Justin non sparì dalla sua visuale.
Non sapeva esattamente quanto tempo fosse passato, stando ai suoi calcoli, la macchina di suo padre avrebbe dovuto attraversare il vialetto entro breve.
Oh, ciao Lexy, come mai sei lì impalata?” domandò il padre, guardandola attonito e facendola sussultare improvvisamente.
P- papà credevo saresti arrivato più tardi” rispose lei balbettando.
Sei sicura di star bene?” insistette lui e Lexy annuì.
Certo, ti stavo proprio aspettando” esclamò sarcastica, poco prima di voltargli le spalle e lasciarsi andare in un lungo sospiro.
Spostò lo sguardo sul tavolo in salotto, sia le tazze che le candele utilizzate la sera prima erano ancora in bella vista. Gettò un’occhiata dietro di sé, suo padre era intento a cercare il modo di rispondere ad un’email arrivata sul suo cellulare, così si lanciò sul divano, afferrando le tazze e correndo poi verso la cucina.
Sebbene non le importasse più di tanto sapere quale sarebbe stata la reazione di suo padre se avesse saputo che aveva iniziato a frequentare qualcuno, evitò di lasciare in giro per casa le prove schiaccianti che la sera prima non l’aveva trascorsa da sola.
Oh, quasi dimenticavo, ieri sera è andata via la luce” gridò lei dalla cucina, mentre era intenta a sciacquare le tazze per poi riporle nello scolapiatti.
D’accordo, ho capito, vado a riattaccarla” rispose distrattamente il padre e Lexy sospirò nuovamente, correndo poi in camera e cercando di sistemare alla bene e meglio il letto disfatto.
 
Nel giro di pochi minuti il padre ritornò in casa, soffermandosi sull’entrata della camera da letto dove solitamente dormiva Lexy.
Che ci fa quel coltello sul comodino?
‘Merda!’mormorò lei mordendosi il labbro inferiore.
Oh, nulla, lo tengo sempre sul comodino di notte.
Il padre la guardò perplessa. “E per quale motivo?
Lexy si voltò verso di lui, fingendo un ampio sorriso e rispose: “Beh, ma perché, come ben sai, sono sola di notte… e anche di giorno.” Questa volta inserì una punta di acidità nel suo tono di voce.
Non aveva alcuna intenzione di perdere l’occasione per far crescere dentro di lui il senso di colpa per averla lasciata sola per così tanto tempo.
Lexy, per favore, non ricominciare” borbottò lui incrociando le braccia al petto.
Come vuoi” concluse lei, volgendogli nuovamente quel sorriso enigmatico e lasciando poi la stanza.
Ad interrompere quel fastidioso silenzio, fu la suoneria squillante del telefono del padre, lui rispose ed ecco iniziò un, probabile, interminabile discorso su alcuni dei problemi legati al suo lavoro e Lexy era più che sicura che quella sarebbe stata solo la prima di una lunga serie di telefonate.
Mentre era ancora impegnato a conversare, passò volutamente accanto a lui, mormorando a bassa voce: “forse diventare gelataio sarebbe stato meno stressante.
Sfortunatamente per lei, suo padre aveva udito a pieno quelle parole e la chiamata terminò subito dopo. “Hai intenzione di andare avanti così per tutta la giornata?” le domandò scocciato, come se la cosa dovesse dar più fastidio a lui piuttosto che a Lexy.
Oppure per tutta la vita, ma, sinceramente, non m’interessa. Occupati pure del tuo lavoro anche l’unico giorno che, teoricamente, dovresti essere a casa” ribatté lei, chiudendosi in camera ed iniziando a rovistare nel suo armadio alla ricerca di alcuni vestiti da indossare. Sarebbe uscita di lì a poco, restare in quella casa ad ascoltare le discussioni del padre non era di certo il suo tipo di giornata ideale.
Indossò un paio di jeans color azzurro chiaro, stretti sino alla caviglia e sopra vi abbinò un top bianco. Da quei pochi istanti che aveva trascorso all’aria aperta aveva notato che la giornata sarebbe stata calda, perciò non si preoccupò di coprirsi ulteriormente.
Ravvivò velocemente i capelli, spazzolandoli, afferrò il suo cellulare e si diresse verso la porta d’ingresso.
Aspetta, come mai non sei a scuola?” le chiese il padre.
Oh, te ne accorgi solo adesso?” ribatté stizzita la figlia, “comunque è chiusa per motivi che non sto a raccontarti. Ora esco, ci vediamo dopo, se ci sarai.
Detto ciò si chiuse violentemente la porta alle spalle, iniziando a camminare a passo lento sul quel viale ben poco popolato. Di tanto in tanto le sfrecciava accanto qualche macchina, ma non fece caso a tutto ciò. Il pensiero principale che le aleggiava nella mente era incentrato ancora sulla notte appena passata, di come quegli spari avessero riempito l’aria per diverso tempo e, in piccola parte, provava un senso di disappunto verso suo padre ed il suo maledetto lavoro. A distrarla momentaneamente dai suoi pensieri fu un leggero suono proveniente dal suo cellulare.
 
Un messaggio ricevuto da: Kate.
Ore: 11.15
Testo: Ciao Lexy! Io e Grace abbiamo preso i biglietti del treno per domani mattina, partirà alle 8.30, ci troviamo alle 8 da te. Albergo già prenotato!
 
Lexy rispose velocemente  a quel messaggio con un semplice ‘Okay, perfetto!’ e lo ripose in tasca.
 
Lexy?” una voce nota alle sue spalle la fece voltare improvvisamente.
Oh, ciao Justin” disse, lasciando trapelare, non volutamente, il suo stato d’animo.
C’è qualcosa che non va?” le domandò e lei scosse lentamente il capo, spostando poi lo sguardo verso la bambina che lui teneva per mano. Date le somiglianze, pensò fossero parenti, così, cambiando immediatamente discorso, gli chiese: “è tua sorella?
Justin annuì e lei si avvicinò velocemente alla bimba, inginocchiandosi davanti a lei.
Hey ciao!” esclamò Lexy con tono dolce, tralasciando per qualche istante tutto ciò che le passava per la mente. “Come ti chiami?
Jazmyn” rispose la piccola abbozzando un timido sorriso, “tu?
Lexy” rispose la ragazza continuando a sorriderLe.
Justin la guardava con aria preoccupata e, sebbene amasse trascorrere del tempo con la sua sorellina, non vedeva l’ora che sua madre la richiamasse per poter scoprire cosa fosse successo a Lexy.
Come sperava, ad interrompere quel momento fu la voce squillante della madre di Justin che si apprestava a richiamare la figlia.
Jazmyn, vieni qui” gridò una donna non molto alta, stando ferma sull’uscio di quella che doveva essere la loro abitazione.
La bambina si voltò velocemente verso la madre e, dopo aver sorriso apertamente a Lexy, le corse incontro, lasciando soli i due ragazzi.
Sei davvero sicura che vada tutto bene?” le domandò il biondo.
Sì, non preoccuparti. Domattina ci troviamo tutti davanti a casa mia per le otto in punto” cambiò discorso, un’altra volta.
Oh, d’accordo e quanto staremo via?
Fino a domenica” rispose schietta lei e, dallo strano tono di voce che usò, Justin  si rese conto sempre più che c’era qualcosa che non andava.
D’accordo, ora mi dici cosa c’è che non va?
La ragazza sbuffò sonoramente ed abbozzò un lieve sorriso dicendo: “Non ti arrendi proprio, eh?
Il biondo scosse la testa, sapendo con certezza che ormai avrebbe ottenuto la risposta senza problemi. Così ripresero a camminare l’uno affianco all’altra, fermandosi solo qualche minuto dopo per sedersi sul bordo del marciapiede.
È tornato tuo padre?” le domandò lui sembrando disinteressato, senza sapere di aver centrato il punto.
” rispose lei sospirando, “ma credo che la televisione accesa sarebbe stata più di compagnia rispetto a lui.
Ah, allora è per questo che sei giù di morale.
Già” rispose lei distendendo le gambe avanti a sé e gettando il capo all’indietro, sorretta solamente dalla forza delle sue braccia.
Ma, sinceramente, non m’importa. Ormai ci sono abituata.
Evidentemente t’importa se ci rimani male” la rimbeccò lui volgendole uno sguardo enigmatico.
Evidentemente hai ragione, di nuovo” rispose lei stringendosi nelle spalle ed abbozzando un sorriso.
Sarà meglio che ritorni a casa ora, non ho intenzione di passare dalla parte del torto e farmi rinfacciare da mio padre il fatto che sia uscita volutamente per evitarlo, anche se l’ho fatto. Ci vediamo domattina” disse lei alzandosi e sistemandosi il top lievemente spiegazzato.
D’accordo, a domani” la salutò lui, riprendendo il cammino verso casa.
Ah, Bieber” lo richiamò lei e Justin si voltò, incrociando a pieno il suo sguardo, “non fare tardi domani.
Agli ordini capo” la schernì lui, provocando una leggera risata da parte della ragazza.
 
Al contrario di quanto pensava, suo padre accantonò il cellulare per tutto il resto della giornata e, con grande sorpresa da parte di Lexy, iniziò ad interessarsi a lei ed a ciò che era successo a scuola.
Presa dall’entusiasmo di quella lunga serie di domande, iniziò a raccontargli tutto, stando ben attenta ad omettere quanto successo la notte prima, non aveva alcuna intenzione di rivelargli di aver udito quegli spari e, soprattutto, non aveva intenzione di raccontargli di Justin, anche perché, secondo lei, c’era ancora ben poco tra di loro.
 
La mattina seguente, poco prima che l’orologio segnasse le otto, suo padre la svegliò, come su richiesta da parte di Lexy.
Impiegò pochi minuti per prepararsi, la sera prima aveva infilato tutto ciò che le sarebbe servito all’interno di uno zaino, così dovette occuparsi solamente di sé stessa.
Bene, io vado, ci rivedremo… giovedì?” domandò lei, punzecchiando il padre, non sarebbe riuscita sin da subito ad accantonare il rancore che portava nei suoi confronti.
No, vedrò di ritornare lunedì o martedì, può andare?
Lexy si strinse nelle spalle ed annuì. “D’accordo” rispose abbracciandolo velocemente.
Mi raccomando, stai attenta” si raccomandò l’uomo, volgendole uno sguardo serio.
So badare a me stessa e poi non sarò sola” ribatté e, sorridendo, si chiuse la porta alle spalle.
Nel giro di pochi minuti la raggiunsero Kate e Grace, seguite da Chaz e Ryan.
L’orologio di Lexy segnava già le 8.10 e, per quanto fosse eccitata all’idea di lasciare quella piccola cittadina per qualche giorno, non riuscì a rimanere infastidita dal ritardo di Justin.
Dove accidenti è Justin?” domandò ai due ragazzi. Questi scossero le spalle, volgendo poi uno sguardo oltre la ragazza, ed ecco che la figura del biondo si fece sempre più nitida ai loro occhi.
Tu non conosci il significato di puntualità, vero?” lo rimbeccò Lexy volgendogli uno sguardo truce.
Sono solo dieci minuti di ritardo, non essere acida già di prima mattina ” disse lui in sua difesa.
Oh questo non è niente, ritieniti fortunato se arriviamo in tempo per prendere il treno!
Se voi due avete finito” sentenziò Chaz, “possiamo andare?
Nessuno dei due proferì parola, iniziarono a passo veloce il loro cammino verso la stazione, nel giro di dieci minuti l’avrebbero tranquillamente raggiunta, convinti di non aver tardato, se solo non fosse stato per il fischio assordante che udirono non appena furono in procinto di salire le scale per raggiungere il binario.
Giuro che, se perdiamo il treno, ti disintegro” ringhiò Lexy rivolta a Justin, correndo a perdifiato lungo quelle scale.
Non lo perderemo” ribatté il biondo afferrandola per un polso e trascinandosela dietro, correndo sempre più velocemente verso il treno che, come temevano, era già prossimo alla partenza.
Fortunatamente la penultima porta dell’ultimo vagone era ancora aperta e non c’era traccia di alcun controllore, così balzarono all’interno del treno uno dopo l’altro.
Visto?” disse Justin volgendo a Lexy un sorrisino beffardo, “non lo abbiamo perso.
Abbiamo rischiato” commento lei.
E rischieremo ancora, mi avevi detto tu che questo viaggio avrebbe comportato dei rischi” concluse lui, sussurrandole quelle parole in un orecchio. Sentendo il suo respiro sul collo, Lexy rabbrividì.




Spazio Autrice:
vengo in pace! Accidenti, senza volerlo ho fatto passare oltre dieci giorni, chiedo perdono.
Avevo le idee poco chiare, avrei dovuto postare ieri, ma non stavo benissimo. Beh, ora sono qui (che fortuna eh?)
E' leggermente più lungo degli altri e dal prossimo inizierà il vero e proprio viaggio, non vi anticipo nulla, non lo faccio mai, vi dico solo che ne succederanno di cose... 
Okay, basta, ho parlato troppo. Concludo ringraziandovi per le numerose recensioni che mi avete lasciato, mi rendete felicissima, dico davvero :')
Se avete voglia di leggere, vi lascio il link di una nuova storia che ho cominciato da poco, qui.

Aspetto i vostri pareri :)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***



Capitolo 9.



Tutti e sei presero posto all’interno di uno scomparto, occupando tutti i sedili disponibili, senza lasciare la possibilità ad altri di entrarci. Lexy si sedette accanto al finestrino e Justin fece lo stesso nel posto di fronte a lei. Chaz, Grace, Ryan e Kate iniziarono a parlare tra di loro, mentre Lexy rimaneva in silenzio con lo sguardo rivolto fuori dal finestrino, totalmente assorta nei suoi pensieri. Il biondo la guardava, cercando di scoprire cosa le aleggiasse nella mente, ma, ovviamente, non ci riuscì.
Sentendosi osservata, la ragazza spostò lo sguardo su di lui, incrociando a pieno i suoi occhi color nocciola e ricevendo in cambio uno strano sorriso. Le risuonavano nella mente le parole dette da lui poco prima “e rischieremo ancora”, ma, più che spaventarla, quella frase l’aveva incuriosita. Mantenne lo sguardo fisso avanti a sé fino a quando Justin non le fece un cenno con il capo, intimandole di seguirlo fuori da quello scomparto.
Il biondo si alzò, senza dire  nulla, ma venendo squadrato da capo a piedi dai suoi due amici.
Lexy attese qualche minuto, poi lo seguì, venendo momentaneamente bloccata da Grace.
Dove vai?” le chiese l’amica.
In bagno” mentì lei ed uscì.
Si chiuse le porte alle sue spalle, guardandosi prima a destra e poi a sinistra, trovando di fianco a sé la figura del biondo che le sorrideva in maniera enigmatica e, ancora adesso, Lexy non era riuscita a decifrare quella sua strana espressione.
Che c’è?” domandò lei, guardandolo con aria interrogativa.
Niente” rispose lui continuando a sorriderle e, afferrandole un braccio, l’attirò a sé, “c’era troppa confusione lì dentro.
Lexy puntò lo sguardo negli occhi di lui, ancora, e sentì un brivido percorrerle la schiena. “C- ci potrebbero vedere comunque se stiamo qui, lo sai questo?” domandò lei con voce tremolante. Justin annuì, stringendola, per poco, più forte a sé; la prese per mano ed iniziò a camminare lungo il corridoio del treno, sino a raggiungere la fine di esso, proprio accanto all’entrata che gli aveva permesso di salire su quel veicolo.
Perché in assenza degli altri cambi totalmente atteggiamento con me?” le domandò lui, spiazzandola all’istante.
Che vuoi dire?
Voglio dire che, quando loro non ci sono, sembra quasi tu abbia paura di me, sbaglio?
Assolutamente sì” ribatté lei volgendogli un ampio sorriso. “Non ho paura di te, è solo che…
Solo che?” insistette lui avvicinandosi pericolosamente a lei ed avvolgendo entrambe le braccia attorno alla sua vita. Lexy mantenne il capo abbassato, senza rispondere, ed ecco che lui, con due dita poste sotto al mento, le sollevò il capo, facendo intrecciare nuovamente i loro sguardi.
Riceverò mai una risposta?
Sicuramente” rispose lei cercando di apparire più sicura, ma senza sapere realmente cosa mai avrebbe potuto dirgli. Quel ragazzo la mandava in confusione, la faceva apparire, per l’appunto, diversa ed insicura e ancora non si spiegava il motivo.
Aspetterò” disse lui, poco prima di annullare la distanza che separava i loro volti.
Lexy, dov’è il tuo biglietto?” urlò Grace sporgendo la testa al di fuori del loro scomparto ed inquadrando così la scena dei due ragazzi. “Ma che state facendo?” domandò ancora.
Lexy indietreggiò all’istante, staccandosi da Justin e sbattendo contro la parete dietro di sé.
Niente!” esclamò diventando immediatamente paonazza in volto, “il biglietto è nella borsa, sul tavolino.
Lexy non era l’unica ad aver preso un colorito decisamente poco normale, anche Justin era diventato improvvisamente rosso sulle gote e la cosa la fece sorridere timidamente.
D’accordo” concluse Grace guardandola torva e ritornando all’interno dello scomparto.
Entrambi si lasciarono andare in un sospiro di sollievo, provando un leggero imbarazzo ogni volta che i loro sguardi s’incrociavano.
 
Sebbene tra i due non mancassero quegli strani scambi di sguardi che avrebbero fatto insospettire gli altri ragazzi, né lui, né lei si spostarono dai loro posti, trascorrendo il resto del tempo pianificando la loro breve permanenza nella contea di Dawson.
Il viaggio fu lungo e sopportare le due ore restanti stava diventando stressante e terribilmente noioso.
Manca ancora molto?” domandò per l’ennesima volta Justin.
Mancano cinque minuti in meno dall’ultima volta che lo hai chiesto” rispose Lexy sbuffando.
Io saprei come occupare il tempo” le sussurrò Justin lanciandole un’occhiata maliziosa, stando ben attento a non farsi notare da Chaz che era seduto accanto a lui.
Lexy scosse la testa nascondendo il suo leggero imbarazzo con un sorriso, incrociò poi lo sguardo di Grace che, ancora una volta, la guardava torva.
Se quel treno non fosse arrivato a destinazione all’istante, Lexy sarebbe di sicuro impazzita.
Il rallentamento di quel veicolo le fece però intendere che le sue preghiere erano state accolte, e, poco dopo, finalmente si fermò.
Il buio della sera era già calato su quella cittadina sconosciuta, le strade, una volta abbandonata la stazione, erano quasi deserte.
Justin e Lexy, davanti agli altri, camminavano a passo moderato lungo quelle vie ben poco illuminate. Chaz chiudeva la breve fila assieme a Grace, senza proferire parole che potessero essere udite dagli altri. Evidentemente nessuno, specialmente Lexy che ora era impegnata a trovare al più presto la via per il loro albergo, sembrava essersi accorto di quanto quei due si stessero avvicinando.
Trovato!” esclamò la ragazza stringendo tra le mani la cartina ed iniziando a camminare a passo veloce verso l’edificio alla sua sinistra. Justin, Ryan, Kate, Grace e Chaz la seguirono senza dire nulla, facendo capolino nella hall di quel piccolo albergo, forse anche l’unico di Glendive, la cittadina che stavano visitando.
Kate superò Lexy, mostrando alla receptionist tutti i documenti in suo possesso.
Dunque, avete prenotato tre camere doppie, giusto?” domandò l’uomo sulla trentina dietro al bancone.
Lexy lanciò un’occhiata quasi sconcertata a Kate che, in tutta risposta, si strinse nelle spalle.
Ci dev’essere un errore” sentenziò Lexy, “erano due triple.
Sulla vostra prenotazione è indicato tre doppie.
La ragazza sbuffò, arrendendosi a tutto ciò e prendendo in mano le chiavi delle tre stanze.
D’accordo, chi va con chi?” domandò Lexy agli altri, sventolando davanti a sé le chiavi.
Chaz avanzò verso di lei, prese velocemente la chiave che reggeva nella mano sinistra e disse: “Dai, Grace, andiamo.
Grace diventò immediatamente paonazza in viso e si affrettò a sparire dalla visuale di Lexy che ora la guardava attonita.
Justin prese un’altra chiave e la lanciò nelle mani di Ryan che l’afferrò al volo.
Ci vediamo domani!” disse il biondo salutando gli altri e prendendo sotto braccio Lexy, trascinandosela letteralmente dietro.
Che stai facendo?” sbottò lei imputando i piedi a terra.
Hai intenzione di dormire qui fuori?
Ma io…
Lexy non fece in tempo a finire la frase che Justin l’afferrò nuovamente per il polso e la costrinse a seguirlo.
Kate lanciò un’occhiata a Ryan e scoppiarono a ridere quasi contemporaneamente, divertiti da quella scena.
 
Tu lo sapevi?” domandò Lexy al biondo, chiudendosi la porta della stanza alle spalle ed incrociando le braccia al petto.
Di cosa stai parlando?” le chiese di rimando lui, guardandola con aria interrogativa.
Non importa lascia stare” concluse velocemente lei buttandosi a peso morto sul letto matrimoniale posto al centro della stanza.
Pensi di lasciarmi una parte di letto o dovrò dormire per terra?” ironizzò lui, alludendo al fatto che la ragazza stesse occupando la maggior parte di quel letto.
Non sono così cattiva.
Sei acida, è peggio” ridacchiò lui, trascinando in quella risata anche lei.
 
Nel giro di pochi minuti, Lexy, chiusa in bagno, s’infilò il pigiama, forse leggermente troppo corto e leggero per farle sopportare il clima non troppo caldo del Montana, ma non se ne curò più di tanto. Quando ritornò da Justin lo vide ancora vestito, sdraiato sulla sua parte di letto che giocherellava con il cellulare.
Wow” esclamò lui alzando lo sguardo e puntandolo su di lei.
Che c’è?
Nulla” scosse la testa lui, senza staccarle gli occhi di dosso. Lexy finse di non dargli importanza e si sdraiò accanto a lui, infilandosi immediatamente sotto alle coperte.
È una mia impressione, o c’è qualcosa tra Chaz e Grace?” domandò lei volgendogli la sua completa attenzione.
Justin si strinse nelle spalle e rispose: “non lo so, è probabile. Possiamo scoprirlo.
E come? Conosco Grace, non lo ammetterebbe mai.
Chi ha parlato di chiederglielo? Seguimi!” disse lui scattando in piedi e lei fece lo stesso, infilandosi velocemente le converse e seguendolo fuori da quella stanza. Justin le stringeva la mano mentre a passo veloce superarono la reception, lasciandosi scappare qualche risata ed iniziando a correre fuori da quell’edificio.
L’uomo che poco prima aveva affidato loro le chiavi della stanza, li guardò con cipiglio, per poi scuotere la testa e riprendere il suo lavoro.
Contornarono il perimetro dell’edificio fino a raggiungere la fila di finestre appartenenti alle loro camere. Justin gettò un’occhiata all’interno della prima.
Okay, questa è la nostra. Quella di Chaz sarà sicuramente quella” disse indicando avanti a sé e Lexy lo seguì, cercando di provocare il minor rumore possibile. Si fermarono a pochi centimetri dalla finestra, fortunatamente socchiusa, si abbassarono e, coperti dalle bianche tende, riuscirono ad intravedere a malapena le sagome dei due ragazzi.
Sul volto di Justin si disegnò un sorriso divertito ed aspettava impazientemente di chiarire i suoi dubbi, così come Lexy d’altro canto.
Fortunatamente per loro, la luce all’interno della stanza era accesa e sarebbe stato notevolmente più difficile scorgere le figure di Justin e Lexy al di fuori di essa.
Forse avevi ragione tu” sussurrò il biondo a Lexy, riferendosi al fatto che, ora, Chaz e Grace erano notevolmente vicini seduti su quel letto. Era possibile vedere distintamente come lui cercasse in tutti i modi di avvicinare le sue labbra a quelle di lei.
Ne ero certa” commentò Lexy, trattenendo a stento un sorriso.
 
Sai cosa penso?” disse Chaz retorico, rivolta a Grace e lei scosse immediatamente la testa.
Che tra Justin e Lexy ci sia qualcosa
Grace scosse la testa. “Non credo sai? O, almeno, non da parte di lei.
Lexy, a sentire quella frase, corrugò la fronte senza capire.
Perché la pensi così?” le domandò Chaz.
Perché so per certo che a lei interessa ancora il suo ex. Lui l’ha tradita tempo fa, ma so che ha tentato diverse volte di tornare da lui, strisciando, nonostante questo.
Lexy socchiuse leggermente le labbra, rimanendo immobile e delusa da quanto l’amica aveva appena detto. Justin si voltò verso di lei cercando una risposta, ma non ottenne nulla.
Grazie tante, Grace” disse tra sé e sé, sapendo che l’amica non avrebbe comunque potuto udirla.
Senza aggiungere altro, iniziò a correre, ritornando all’interno dell’albergo con l’intenzione di chiudersi in camera e di rimanerci, possibilmente da sola.
Lexy, aspetta!” urlò Justin rincorrendola, ma lei non si fermò. Continuò a correre fino a che non si chiuse la porta della stanza alle spalle, finendo poi per gettarsi sul letto ed affondando il viso nel cuscino, lasciando che esso assorbisse le lacrime che da poco avevano iniziato a rigarle le gote.
I suoi singhiozzi riempirono la stanza e quando Justin si sedette accanto a lei, poggiando una mano sulla sua spalla, Lexy si ritrasse immediatamente. “Lasciami stare!” sbottò poi, pentendosi subito dopo di aver reagito in quel modo.
Posso sapere che succede?” le domandò lui ritraendo la mano.
Lei non rispose, si rannicchiò su sé stessa e strinse il cuscino al petto, cercando di reprimere i singhiozzi e lasciando che quelle lacrime silenziose abbandonassero i suoi occhi scuri.
Lexy” insistette lui chiamandola e poggiando nuovamente la mano sulla sua spalla. Questa volta rimase immobile e, dopo qualche istante di silenzio, rispose: “la verità è che non l’ho ancora dimenticato, provo ancora qualcosa per lui, ma… a lui non importa e quello che ha detto Grace è vero.
Se solo Lexy avesse guardato Justin negli occhi avrebbe sicuramente notato con quanta velocità il suo volto si era rabbuiato, rimanendo notevolmente deluso dal sentire quelle parole.
Quand’è stata l’ultima volta che sei andata da lui?” le chiese.
Il mese scorso. Non appena mi ha visto mi ha chiuso la porta in faccia e io come una stupida continuo a tornare da lui nonostante si comporti sempre allo stesso modo.
Mi… mi dispiace” fu tutto ciò che riuscì a dire lui.
Lexy si mise a sedere, si asciugò le lacrime e si voltò verso Justin scuotendo ripetutamente il capo.
Sono io che devo chiedere scusa a te” disse lei e il biondo la guardò senza capire.
Non voglio prenderti in giro, Justin. Con te sto bene, davvero, sei simpatico, dolce, mi fai ridere e mi piace parlare con te, ma…
Ma ti manca Mark” commentò lui al posto suo e Lexy annuì lievemente, avvicinando le ginocchia al petto ed affondandoci dentro il viso.
Forse ho fatto bene a non dirti ciò di cui volevo parlarti” mormorò lui tra sé e sé.
Di cosa volevi parlarmi?” domandò lei.
Non ha importanza.
Voglio saperlo” insistette Lexy.
In parte lo sai già. Mi piaci, Lexy, è evidente, volevo ci fosse più che semplice amicizia tra noi, ma non ha importanza, davvero” concluse lui voltandole le spalle e chiudendo gli occhi.
Lei non ribatté, rimase in silenzio, stringendo ancor più forte le gambe al petto, mentre altre lacrime aveva iniziano nuovamente a bagnarle le gote. Questa volta rimase in silenzio, non aveva alcuna intenzione di farsi sentire da lui.
Detestava Grace per aver parlato a sproposito ed aver raccontato i fatti suoi a Chaz, detestava essere così maledettamente nostalgica nei confronti del ragazzo che l’aveva fatta soffrire e detestava se stessa per aver rovinato, già in partenza, quel viaggio.
Non sapeva con esattezza quanto tempo era passato, fissava il vuoto da tempo ormai e solo in quel momento si decise a spostare lo sguardo sulla figura di Justin che, a parer suo, già dormiva.
Si sporse lievemente fino ad inquadrare il suo viso, ma il buio che aleggiava in quella stanza era davvero cupo e scorgere i suoi lineamenti era diventato difficile. Si avvicinò a lui, avvolgendo un braccio attorno alla sua vita e facendo combaciare quasi perfettamente il suo petto con la schiena di lui.
Che c’è?” domandò Justin a voce bassa.
Lexy rimase momentaneamente in silenzio e strinse di poco la presa attorno a lui che, subito dopo, si voltò verso di lei.
Mi dispiace” sussurrò lei con voce tremolante.
Justin passò un dito sopra la sua guancia ancora umida, per poi spostarle dal viso una ciocca di capelli.
Non devi scusarti” mormorò lui, “credo sia normale che tu senta ancora la sua mancanza se per te era davvero così importante.
Non voglio continuare a sentire la sua mancanza” disse lei, “tutto quello che vorrei fare è dimenticarlo.
Sei tu l’unica che può dimenticarlo e puoi farlo, basta volerlo. Se ti aggrappi al suo ricordo non riuscirai mai ad andare avanti.” Justin la strinse a sé, avvolgendo le braccia attorno alla sua vita e facendo aderire così i loro corpi.
È il suo ricordo che mi tormenta, non sono in grado di dimenticarlo. Scommetto che, se un giorno dovesse tornare da me, io sarei tanto stupita da cascarci di nuovo. Pur essendo consapevole che non mi ama.
Non capiterà” le disse lui e Lexy alzò il capo, cercando di incrociare il suo sguardo.
Come fai a saperlo?
Perché se quel giorno dovesse arrivare tu starai con me” sentenziò lui ironico, costringendola inconsciamente a sorridere.
Sebbene quella serata non fosse stata una delle migliori, riuscì comunque a trovare la ragione per sorridere, anche se era consapevole che dimenticare quel ragazzo non sarebbe stato facile, nemmeno con l’aiuto di Justin.



Spazio Autrice:
Ho cercato di far del mio meglio per aggiornare entro una settimana, sono in ritardo solo di due giorni. Considerando il fatto che è un periodo un po' bruttino, ce la sto mettendo tutta per aggiornare 'in orario'.
Oggi sarò di poche parole, mi limito a ringraziarvi per le recensioni e spero che il capitolo vi sia piaciuto. 
Aspetto i vostri pareri :)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***




Capitolo 10.

 
 
 
La mattina seguente, quando il sole era già alto nel cielo, qualcuno bussò alla porta della camera di Lexy e Justin.
Mugugnando parole incomprensibili e muovendosi lentamente, tentò di svegliare il biondo che dormiva beatamente appoggiato al petto di lei.
Justin” mormorò lei scuotendolo lievemente, “hanno bussato, vai a vedere chi è.
Perché io?” disse di rimando lui, sollevando di poco il capo e sbadigliando vistosamente.
Perché non ho voglia di alzarmi” sbottò Lexy dandogli le spalle ed affondando la faccia nel cuscino.
Sbuffando, Justin si alzò ed a aprì la porta, trovandosi davanti la figura di Chaz, sveglio da chissà quanto tempo.
Noi saremmo pronti” disse Chaz.
Di già?” sbottò Justin incredulo.
Justin, sono quasi le dieci…” ribatté l’amico e, non appena Lexy udì quelle parole, scattò in piedi, afferrò velocemente un paio di pantaloncini ed una maglietta, e si chiuse in bagno.
Justin, che aveva seguito tutti i suoi movimenti, si voltò nuovamente verso l’amico e disse: “bene, ci vediamo tra mezz’ora.
Secondo me non è così lenta come credi” lo rimbeccò l’amico poco prima di ritornare dal resto del gruppo.
Contrariamente a quanto pensava, Lexy lasciò libero il bagno nell’arco di appena dieci minuti e, Justin, probabilmente non si accorse di essere rimasto qualche secondo di troppo a guardarla.
Lexy schioccò ripetutamente due dita davanti al suo campo visivo, riportandolo così alla realtà. “Siamo già in ritardo, puoi evitare di squadrarmi da capo a piedi e prepararti?” lo rimproverò lei.
“Peccato, avrei passato anche un’ora a guardarti”biascicò a bassa voce lui e lei a stentò lo sentì.
Hai detto qualcosa?” chiese lei.
Justin scosse il capo e si chiuse in bagno.
Lexy occupò quei pochi minuti per truccarsi leggermente, chinata di poco verso lo specchio posto sull’anta dell’armadio accanto al letto.
Justin, che in quel momento aveva aperto la porta del bagno, si trovò davanti la figura della ragazza intenta ad ultimare il trucco sugli occhi, ed ecco che lo sguardo gli cadde proprio sul suo fondoschiena.
Ancora una volta rimase interi secondi a fissarla, fino a che Lexy non se ne accorse, prendendolo per un orecchio ed intimandogli di smettere.
Come sei acida” sbuffò lui lamentandosi.
Non parlare!” lo zittì lei scandendo attentamente ogni parola e fulminandolo con lo sguardo.
Lasciarono quella stanza subito dopo e raggiunsero gli altri ragazzi che da parecchio tempo li stavano aspettando nella hall dell’albergo.
Sebbene Lexy non era solita portare troppo rancore alle persone, riuscì a malapena a posare lo sguardo su Grace che, ignara di tutto, l’aveva salutata con la solita enfasi.
Non appena l’aveva vista arrivare, Kate aveva notato qualcosa di diverso nello sguardo di Lexy, tra le due era quella che la conosceva meglio e da più tempo, perciò avrebbe impiegato ben poco a capire quale fosse il problema.
Ci dividiamo o no?” domandò Ryan.
Per adesso no” rispose immediatamente Lexy, “vorrei evitare di perdere tempo a cercare chi si perde” spiegò lanciando un’occhiata fulminea verso Grace che pareva non aver colto l’allusione.
Una volta lasciato l’albergo, iniziarono il loro cammino percorrendo la via principale di quella desolata cittadina.
Lexy, davanti a tutti, manteneva la sua attenzione apparentemente incentrata sulla cartina che reggeva tra le mani e di tanto in tanto lanciava qualche occhiata a destra e a sinistra; Justin chiudeva la fila assieme a Ryan, mentre gli altri parlottavano allegramente tra di loro.
Come mai sei così silenzioso?” gli domandò Ryan.
Così, pensavo
A che cosa? O meglio, a chi?” chiese, gettando un’occhiata a Lexy.
È davvero così evidente?” disse di rimando Justin.
Ryan si lasciò andare in una lieve risata. “Solo un cieco non se ne sarebbe accorto, amico.
Comunque sia, credo che non avrà mai un inizio questa storia.
Perché dici così?
È ancora innamorata persa del suo ex…
E tu come lo sai?
Me l’ha detto!” sbottò alzando di poco il tono di voce, attirando così su di sé l’attenzione di tutti, compresa Lexy ed ecco i loro sguardi rimasero intrecciati per interi secondi.
Grace guardava il biondo con aria interrogativa e subito dopo disse: “Perché ci siamo fermati?
Lexy scosse il capo e riprese a camminare, seguita a ruota dagli altri.
Da quel momento in poi regnò il silenzio, l’unico rumore udibile era quello dei loro passi sull’asfalto e fu così finché Chaz non parlò.
Non so voi, ma io ho fame. Ci fermiamo a far colazione?” domandò, indicando uno Starbuck’s sulla sua sinistra. Lexy annuì e quasi tutti entrarono nel locale, tutti tranne lei che prese posto a sedere su di una panchina situata appena fuori dal locale.
Lexy, vuoi dirmi che succede?” l’affiancò Kate.
La ragazza tirò un lungo sospiro e dopo qualche istante si decise a risponderle.
Ieri sera ci è venuta la brillante idea di spiare Grace e Chaz” spiegò Lexy ed ecco che Kate la guardò torva.
Non dirmi che non ti sei accorta che tra quei due potrebbe esserci qualcosa?!
Probabile, ma è questo il tuo problema?” domandò scettica Kate e l’altra scosse il capo.
Proprio mentre passammo davanti alla loro finestra, Grace stava raccontando a Chaz  di quel che è successo tra me e Mark…
Oh…” fu tutto quello che riuscì a dire Kate.
E, ovviamente, Justin l’ha sentito.
Se la cosa ti preoccupa tanto è perché tra te e Justin c’è qualcosa, allora.
N- no” biascicò Lexy, “voglio dire, è carino, simpatico, dolce, ma-
Carino?” la interruppe Kate, “io non credo che carino sia l’aggettivo adatto. Dico io, ma l’hai visto bene?
Kate, per favore” la supplicò lei, “il punto è che ho dovuto ammettere che sento ancora qualcosa per Mark e credo che Justin se la sia presa. Dopo che ci siamo baciati penso sia normale.
Frena un momento, vi siete baciati?” sbottò Kate, alzando di qualche tono la sua voce.
Ehm, sì. L’altra sera, quando abbiamo sentito quegli spari, ha dormito da me.
E me lo dici così?
Come dovrei dirtelo? Comunque sia, non è questo il problema.
Oh, è proprio questo il problema. Te l’ho detto mille volte, Lexy: dimentica Mark, lascialo da parte, ti ha già fatto soffrire abbastanza. Volta le pagine della vostra storia, chiudi quel libro ed iniziane un altro. Non puoi andare avanti a rimuginare su di lui per tutta la vita!
Lexy sembrò pensarci su, volse lo sguardo nel vuoto ed avvicinò le gambe al petto stringendole con entrambe le braccia. Sebbene il discorso di Kate fosse da prendere come consiglio prezioso, lei non se la sentiva di seguirlo, avrebbe continuato per la sua strada per chissà quanto altro tempo.
Non ti piace nemmeno un po’ Justin?” le domandò Kate.
Lexy scosse le spalle e disse: “ti ho già detto come la penso su di lui, ma ho ancora Mark in testa, dubito di poterlo archiviare così facilmente.
Dovresti farlo” le sorrise timidamente l’amica, “almeno dai a Justin una possibilità.
Ci proverò, ma non so se potrò accontentarti.
 
Nel frattempo Ryan e Justin avevano preso posto all’interno del locale e quest’ultimo non faceva altro che parlare di Lexy e di quanto era successo la sera prima.
Mi domando cos’avrà di tanto speciale questo Mark” commentò con un’espressione schifata.
Probabilmente niente stando a ciò che le ha fatto” ribatté Ryan.
E allora perché continua a pensare a lui?” sbottò il biondo sbattendo un pugno sul tavolo e costringendo Chaz e Grace a fissarlo.
Amico, datti una calmata. Devi solo avere pazienza, non potrà andare avanti tutta la vita a pensare a questo stronzo, no?
E quanto credi che dovrò aspettare? Non voglio continuare a vederla star male senza poter far niente.
Detto ciò si alzò, lasciando l’amico un po’ perplesso, e si diresse verso la cassa ordinando un altro cappuccino.
 
 
Ora capisco perché non hai degnato nemmeno di uno sguardo Grace stamattina…” sentenziò Kate.
Avrebbe dovuto farsi gli affari suoi!” sbottò Lexy continuando imperterrita a fissare il vuoto avanti a sé.
Voi non prendete niente?” domandò Grace affiancandole e, non appena udì la sua voce, Lexy si alzò da quella panchina e camminò per qualche metro allontanandosi da lei.
Che le prende?” domandò a Kate.
Niente, lascia perdere” la liquidò velocemente raggiungendo Lexy.
Fossi in te le parlerei.
Oh, sì, magari le potrei dire: sai, ieri sera io e Justin ti stavamo spiando e ti abbiamo sentito raccontare a Chaz i miei fatti con Mark!
Come non detto” concluse Kate alzando le mani in segno di resa.
 
Pensavo volessi fare colazione, così ti ho preso questo” disse Justin posizionandosi affianco a Lexy, che sussultò leggermente.
G- grazie” disse flebilmente, sorridendogli, e prendendo in mano il bicchiere.
Allora dove si va oggi?” le domandò Justin nell’istante in cui Kate li lasciò soli.
In fondo a questa via ci sono tre villette, una di quelle dovrebbe essere, probabilmente, di proprietà della professoressa, perciò partiremo ad indagare da lì.
Justin annuì, ma non aveva ascoltato una sola parola di ciò che aveva appena detto.
Stai meglio oggi?” le chiese.
Diciamo di sì” rispose a bassa voce lei.
Nel frattempo gli altri li raggiunsero, interrompendo così la loro conversazione.
Andiamo?” chiese Lexy e il resto del gruppo annuì.
Camminarono per qualche decina di minuti, sino a quando la fine della strada e tre case, ben diverse tra di loro, li fecero arrestare.
Credo… credo sarebbe meglio dividerci” disse Lexy, puntando lo sguardo sull’abitazione più malmessa tra le tre. Era quasi certa che quella sarebbe toccata a lei, così non perse tempo e si avvicinò sempre più. A vederla dall’esterno sembrava abbandonata da tempo, a confermarlo furono le spesse ragnatele che sovrastavano i vetri delle finestre, le tegole del tetto sbeccate e decine di altri difetti che le mettevano i brividi solo a guardarla.
Justin l’affiancò e disse: “Io vengo con te.
Riguardo a ciò, Lexy non aveva dubbi, così annuì. Kate e Ryan si spostarono alla destra di quella casa malmessa e Grace e Chaz fecero la stessa cosa, però a sinistra.
Ritroviamoci qui tra mezz’ora, non un minuto più tardi” disse Lexy volgendo un’altra occhiata alla casa che avrebbe dovuto ispezionare.
Nel giro di pochi secondi gli altri quattro presero le loro direzioni allontanandosi da Lexy e Justin che, dopo essersi lanciati una breve occhiata, si avvicinarono.
Dubito ci sia qualcuno” disse lei picchiettando con le nocche sul dorso di quella porta piena di graffi ed ammaccature.
Perché hai scelto questa?” le domandò lui.
Perché sono più che sicura che cela qualcosa al suo interno” rispose semplicemente la ragazza, provando a girare il pomello che faceva da maniglia.
La porta era aperta e la cosa la stupì, facendola indietreggiare di un paio di passi.
Osservò con attenzione tutto ciò che l’apertura di quella porta le aveva reso visibile: le travi del soffitto erano rotte a metà e sarebbe bastata una minima scossa per farle crollare, alla ringhiera delle scale mancavano diversi paletti ed il pavimento era sovrastato da uno spesso strato di polvere.
Lexy prese un respiro profondo e si fece coraggio, addentrandosi in quell’abitazione abbandonata.
Justin la seguì a ruota, soffermandosi non appena sentì che i loro passi avevano provocato numerosi scricchiolii al pavimento di legno.
Si scambiarono una veloce occhiata colma di paura, ma nessuno dei due era intenzionato a lasciare quella casa, così Lexy fece per avvicinarsi alla rampa di scale, ma la suoneria del suo cellulare la fece fermare.
Lesse il nome che era appena comparso sullo schermo del suo cellulare, quasi con sorpresa notò che questa volta non apparteneva ad un numero sconosciuto, bensì a Mark, il suo ex ragazzo.
Justin la guardava perplesso, intenzionato a voler scoprire chi la stesse chiamando.
Esitando parecchio, rispose a quella chiamata, avvicinando lentamente il telefono all’orecchio.
P- pronto?” disse flebilmente.
Ciao piccola” rispose il ragazzo dall’altro capo del telefono e, considerando il fatto che quella casa era terribilmente silenziosa, persino Justin udì quelle parole, restando notevolmente scioccato.
C- ciao Mark” disse lei titubante e lasciando che il suo sguardo si perdesse nel vuoto.
 “Sono passato da casa tua poco fa, ma non c’eri. Dove sei?
Lexy deglutì pesantemente e rispose: “Sono… sono fuori città.
Con chi?
Kate e Grace.
Più sentiva la sua voce, più i brividi che avevano iniziato a percorrerle il corpo si facevano più frequenti e fastidiosi.
La voce di quel ragazzo mista al suo ricordo le facevano quasi paura, eppure sarebbe andata incontro a tutto pur di tornare da lui.
Quando ritorni?
Domenica. Perché mi hai chiamato?” era dal momento in cui aveva letto il suo nome sul display che moriva dalla voglia di sapere perché l’avesse cercata.
Mi andava di sentirti, tutto qui. Quando ritorni ci possiamo vedere, che ne dici?
Va bene” rispose semplicemente lei e Justin, che aveva sentito perfettamente ogni parola pronunciata da quel ragazzo, sbarrò gli occhi.
Perfetto” rispose il ragazzo con tale freddezza che fece gelare il sangue nelle vene ad entrambi, “ci vediamo domenica.” Detto ciò la chiamata si concluse e, nonostante ciò, Lexy impiegò qualche secondo prima di staccare il telefono dall’orecchio.
Non avrai mica intenzione di andare da lui?” la rimbeccò Justin avvicinandosi a lei.
In realtà sì” biascicò Lexy abbassando il capo.
Tu sei pazza.
Sarei pazza se non ci andassi. Se mi ha chiamato significa che vuole vedermi.
Oppure significa che ha appena mollato la ragazza con cui stava e, guarda caso, gli sei venuta in mente tu.
Smettila!” sbottò Lexy infuriata, “che cosa ne sai tu?
So quel poco che mi basta per dirti che stai sbagliando. Dio, ma non ti accorgi che ti sta solo prendendo in giro?” gridò lui, facendo riecheggiare la sua voce per tutta la casa.
A Lexy si riempirono immediatamente gli occhi di lacrime, ma non aveva intenzione di lasciarle scorrere un’altra volta davanti a lui.
Tu non sai niente. Restane fuori, Justin!” ribatté ancora una volta lei e, pur sapendo che le parole di Justin erano tutt’altro che sbagliate, si lasciò sfuggire qualche lacrima poco prima di iniziare a correre su per le scale.
Justin sospirò rumorosamente e la seguì a ruota. “Lexy, aspetta” la richiamò invano, poi finalmente la raggiunse in cima alle scale.
Si era fermata, rimanendo impalata a fissare l’interno di una stanza avanti a sé, la porta era aperta e filtrava solo un leggero raggiò di sole da  una finestra posta fin troppo in alto per poterla raggiungere. Anche quella era invasa dalla polvere, tranne per un breve tratto che pareva essere stato percorso da poco.
Fece un paio di passi, sino a fermarsi sull’entrata di quella stanza. Justin la seguì, posizionandosi dietro a qualche centimetro da lei.
Lexy sentiva il respiro del biondo sul suo collo e non sapeva se era per quel motivo che un brivido le aveva appena percorso la schiena o perché quella stanza celava qualcosa di terribilmente spaventoso.
Prese un lungo respiro e si addentrò, seguita a ruota da Justin che non aveva alcuna intenzione di perdere la visuale su di lei.
La stanza era sommariamente arredata, probabilmente adibita a ripostiglio, ma ciò che catturò l’attenzione di Lexy fu un enorme baule posto in fondo ad essa. La parte di pavimento non coperta di polvere si prolungava sino a quel grosso baule e la cosa incuriosì parecchio l’attenzione della ragazza.
Fece per avvicinarsi sempre più quando entrambi sentirono un rumore proveniente dal piano di sotto.
Lexy si voltò di scatto verso Justin che ora era più pallido che mai.
Quel rumore non fu l’unico ad invadere l’aria, qualcuno a loro sconosciuto aveva appena messo piede in quell’abitazione e dal rumore metallico, che seguì subito dopo aver individuato il suono di alcuni passi, fece intuire che era armato.
Le scale iniziarono a scricchiolare, i passi erano veloci e Lexy sembrava totalmente paralizzata.
Justin compì qualche passo veloce verso di lei e, afferrandola per un braccio, la trascinò all’interno di un armadio parecchio malmesso ed impolverato non molto distante dal baule. Si chiusero dentro, cercando di provocare il minor rumore possibile, ma Lexy tremava come una foglia e tranquillizzarla, per Justin, sarebbe stato difficile.
Una volta che sentirono quei passi superare la stanza ed allontanarsi di poco da loro, Lexy si lasciò andare in un lieve sospiro di sollievo, poco prima di accasciarsi al suolo ed attirare le ginocchia al petto, affondandoci dentro il viso.
Justin la guardò e si sedette accanto a lei, stando ben attendo a sfiorarla il meno possibile.
Così come accadde la sera prima, alcune lacrime iniziarono a rigarle il viso ed i lievi singhiozzi che susseguirono catturarono l’attenzione del biondo che si avvicinò maggiormente a lei.
Le posò un braccio attorno alle spalle e la strinse a sé.
Scusami per prima” mormorò lei con la voce rotta dal pianto, “non avrei dovuto risponderti così.
Non importa, ora però fa silenzio” le intimò lui, stringendola maggiormente a sé, ed ecco che quei passi tornarono a riempire l’aria. Questa volta però, loro malgrado, si diressero nella stanza in cui si erano nascosti.
Lexy guardò velocemente l’orario che segnava il suo cellulare, sarebbero dovuti passare ancora quindici minuti prima che i loro amici avessero potuto iniziare a sospettare qualcosa.
L’armadio in cui erano nascosti non era stato ermeticamente chiuso, la fessura tra le due ante dava la possibilità almeno a Lexy di vedere chi stesse occupando quella stanza oltre a loro.
Il viso era coperto, ma dai lineamenti del corpo non poteva essere che un uomo e in quel momento stava trafficando all’interno di quel baule alla ricerca di chissà quali arnesi.
Nel frattempo, a coprire il rumore che quell’uomo stava provocando, fu un lamento soffocato, proveniente probabilmente dalla stanza accanto quella in cui vi erano loro.
Lexy e Justin si scambiarono un’occhiata fugace e quell’uomo mollò tutto, iniziando a correre a perdifiato fuori da quelle quattro mura.





Spazio Autrice:
Inizio il mio piccolo spazio dicendo che potete picchiarmi, insultarmi o quant'altro, ho tardato veramente troppo questa volta e vi chiedo scusa. Odio far aspettare così tanto, ma, come dire, è stato ed è un periodo alquanto strano.
Non so se sono felice o triste, il che è preoccupante. AHAHAH
Anyway, credo che il capitolo sia abbastanza lungo da farmi venire male agli occhi e vi chiedo scusa, ma non potevo spezzarlo prima, altrimenti non avrei saputo come concludere la parte in cui dovrebbe partire l'ansia che vi faccia dire 'oh mio Dio e ora che succede?'
Spero che l'abbiate almeno pensato. LOL
Okay, io mi dileguo e vi dico solo che non vi farò più aspettare così tanto, ho le idee e la voglia di scrivere, perciò non tarderò.
Sono curiosa di vedere che ne pensate :)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@belieber4choice
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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***




Capitolo 11.
 
 

Perché ho la strana sensazione che noi non dovremmo essere qui?” mormorò Justin, prendendosi qualche secondo per respirare profondamente.
Perché noi non dovremmo assolutamente essere qui, Justin” ribatté Lexy, che ora aveva riacquistato la sua sicurezza.
Sebbene il pensiero di quel ragazzo aveva da sempre rappresentato una sua grande debolezza, in quel momento, era riuscita ad accantonarlo e avere Justin accanto a sé la rendeva un po’ più forte.
Il mugolio di poco prima si fece sentire di nuovo e Lexy s’irrigidì all’istante mentre, istintivamente, aprì di poco l’anta dell’armadio.
Ferma!” la riprese Justin, afferrandola per un braccio, “credo stia ritornando.
Quella sua supposizione era veritiera e nel giro di pochi secondi anche Lexy udì quei passi avvicinarsi nuovamente.
L’uomo dal volto coperto rientrò nella stanza in cui si trovavano i due ragazzi e riprese a rovistare all’interno di quel grosso baule.
Rimase in quella stanza per interi minuti che sembravano non passare mai, il cuore di Lexy batteva all’impazzata e Justin iniziava ad agitarsi sempre più, restare chiuso in quell’armadio era pari ad una tortura per lui che odiava terribilmente gli spazi stretti.
Dobbiamo restare chiusi qui dentro ancora per molto?” sussurrò il biondo.
Lexy gli strinse il braccio, intimandogli di restare in silenzio mentre lei, che a differenza di lui aveva una visuale nettamente migliore sul resto della stanza, osservava con attenzione i movimenti dell’uomo.
Un tonfo sordo fece intendere ad entrambi che quel baule era stato chiuso ed il rumore di passi accompagnò, finalmente, l’uomo fuori dalla stanza. Si chiuse la porta alle spalle e Lexy si prese immediatamente la libertà di spalancare le ante di quell’armadio, lasciando che anche il biondo ne uscisse.
Grazie a Dio” sospirò lui, “devo ancora capire perché ogni volta che sono con te finisco in certe situazioni.
Ti avevo avvertito, Justin” sorrise beffarda lei mentre compiva qualche passo verso la porta.
I passi di quell’uomo proseguirono lungo le scale e, una volta che udirono la porta d’ingresso sbattere, si precipitarono fuori dalla stanza, intenti ad ispezionare tutte quelle che trovarono lungo il corridoio.
Aprirono ogni singola porta che trovarono sul loro cammino, ma nessuna di quelle stanze celava ciò che stavano cercando. Aleggiava la confusione più totale nell’ultima che ispezionarono e, tra tutta la polvere che ricopriva il pavimento, notarono di nuovo una breve striscia priva di essa. Cercarono di seguirla, ma fu talmente breve che, con loro sorpresa, sparì poco dopo. Le uniche orme visibili furono quelle segnate, probabilmente, dall’uomo di poco prima. Entrambi si lanciarono un’occhiata fugace e corsero giù per le scale, uscendo poi dalla vecchia casa abbandonata e cercando di focalizzare, almeno sommariamente, la direzione che poteva aver preso. Guardarono a destra e a sinistra, ma non notarono nulla se non i loro quattro amici che li guardavano con aria interrogativa.
Siete giusto un po’ in ritardo” commentò Ryan e Lexy lo fulminò con lo sguardo un attimo dopo aver gettato una veloce occhiata al suo orologio.
Già e voi non vi siete preoccupati di cercarci.
Ryan la guardò stranito e lei riprese a parlare.
C’è una ragione per la quale ho detto: troviamoci qui tra mezz’ora e-
Forse abbiamo scoperto qualcosa” la interruppe Justin, “c’era qualcuno in quella casa e di sicuro non era il proprietario.
Quindi che si fa?” domandò Kate, “noi non abbiamo trovato nulla.
Dobbiamo trovare quell’uomo, ma non so che direzione ha preso e-
Poco fa c’era una macchina nera parcheggiata qui fuori, ma siamo arrivati quando stava già andando via” commentò Chaz.
Justin lanciò un’occhiata a Lexy e chiese immediatamente all’amico: “e da che parte è andata?
Dritto di là” rispose lui indicando la lunga strada dietro di sé.
Ci serve una macchina” sbottò Lexy.
Forse all’albergo ne affittano qualcuna” disse Grace. Lexy stava quasi per ignorarla, quando fu costretta ad approvare quella frase.
D’accordo, tentiamoci” disse poco prima di iniziare a correre verso l’albergo. Gli altri la seguirono, faticando a tenere il suo passo, l’unico che l’affiancò senza problemi fu Justin.
 
Nel giro di pochi minuti raggiunsero l’albergo; con il fiato ancora spezzato a causa dell’estenuante corsa, Lexy si aggrappò al bancone del receptionist attirando su di sé uno sguardo parecchio perplesso. Farfugliando ed ansimando, gli chiese, quasi pregandolo, se affittassero macchine.
Mi dispiace, non affittiamo macchine, abbiamo solamente delle moto.
La ragazza lanciò un’occhiata a Justin che l’aveva appena affiancata, seguito da tutti gli altri.
D’accordo, ce ne servono tre” disse con tono fermo il biondo.
L’uomo dietro al bancone annuì e li precedette sul retro dell’hotel.
Sai guidare una moto, vero?” gli domandò Lexy, ma Justin si astenne dal darle una risposta e tutto ciò non fece altro che preoccuparla maggiormente.
Ciò che li aspettava sembrava rischioso, ma in questo modo le cose si stavano notevolmente complicando.
Non appena raggiunsero l’ampio cortile, si presentarono davanti a loro una decina di moto, dai semplici scooter, ai quad, alle moto da corsa e Justin puntò esattamente una rossa fiammante tra queste ultime.
Sono quaranta dollari a moto” esclamò l’uomo porgendo al biondo le tre chiavi, “non è necessario che facciate benzina, ce n’è a sufficienza per percorrere circa 80 chilometri.
Sbuffando, i sei ragazzi gli porsero venti dollari a testa e, senza perdere altro tempo, Justin montò sulla prima moto, seguito da Lexy che allacciò entrambe le braccia attorno alla sua vita. Percependo quella stretta, Justin sorrise lievemente e mise in moto il veicolo, lasciando che una nuvola di fumo e polvere riempisse l’aria assieme al rombo del motore. Gli altri ragazzi fecero la stessa cosa, raggiungendolo subito dopo.
Dove credi che sia andato?” domandò Justin a Lexy. “Credo da quella parte!” gridò lei, puntando il dito verso quello che sembrava un edificio abbandonato da tempo.
Ancora una volta Lexy non si era sbagliata, in mezzo ad un vasto campo di grano, che li separava dall’edificio fatiscente, sfrecciava a media velocità un auto nera, la stessa che avevano visto allontanarsi da quella casa.
Justin accelerò notevolmente e ciò costrinse Lexy a stringere maggiormente la presa attorno a lui.
Le tre moto si dispersero quasi totalmente tra quelle alte spighe di grano e, non appena Lexy realizzò che mancavano pochi metri al raggiungimento di quell’edificio, intimò a Justin di spegnere il motore e così fecero anche Chaz e Ryan.
Camminarono per qualche minuto trascinandosi dietro quei pesanti motocicli, per poi lasciarli nascosti tra quelle spighe dorate una volta che intravidero la macchina nera, parcheggiata a pochi metri da loro.
Lexy fece per compiere un passo verso quella che sembrava una casa bianca abbandonata da tempo, quando Justin la trattenne saldamente per un braccio. “Voi tre rimanete qui” ordinò a Lexy, Grace e Kate, lanciò poi un’occhiata a Ryan e Chaz, intimandogli di seguirlo.
 
Come speravano, fuori da quell’abitazione, se tale si poteva definire, non c’era nessuno, così, a passo felpato, fecero il giro della casa che, con loro sorpresa, era quasi totalmente distrutta da un lato, svelando a pieno ciò che c’era al suo interno.
Sebbene Justin non l’avesse visto in faccia, avrebbe giurato che l’uomo, che ora stava cercando di sfilare un grosso filo di spago annodato attorno all’estremità di un grosso sacco, fosse lo stesso che aveva fatto il suo ingresso nella casa che lui e Lexy stavano ispezionando poco prima.
Deve pesare parecchio quel sacco” mormorò Chaz, notando con quanta fatica lo stesse trascinando al centro di quello che una volta, a giudicare dal divano e da un tavolo malmesso, doveva essere il soggiorno.
Justin si sporse di poco, riuscendo ad inquadrare meglio la scena.
Finalmente quell’uomo aprì il sacco e dall’estremità di esso focalizzò l’immagine di due piedi scalzi, coperti da un velo di quelle che sembravano collant.
Guardate!” intimò Justin agli altri due che subito sporsero di poco il capo.
Nel giro di pochi istanti quel sacco nero venne messo da parte e ciò che si celava al suo interno fece totalmente impallidire i tre ragazzi.
Quella è…” biascicò Chaz, attonito.
La professoressa Stoner” concluse Ryan.
Justin non proferì parola, la sua espressione scioccata parlò per lui, a stento riuscì a muoversi.
Credete che sia ancora viva?” domandò Chaz.
Un pezzo di stoffa nera le copriva completamente naso e bocca, rimanendo ben attaccato al viso della donna; anche se quell’uomo non l’avesse ancora minimamente toccata, le probabilità che avesse potuto respirare, e quindi rimanere in vita, erano davvero poche.
Chaz, va a dire Lexy che l’abbiamo trovata” disse Justin spostando la sua attenzione sull’amico.
Guardate!” esclamò Ryan, tentando di mantenere un tono di voce basso.
La donna si mosse leggermente e, per sua fortuna, lo fece mentre l’uomo era voltato verso una vecchia televisione mal funzionante intento ad iniziare una conversazione telefonica.
Rispondi, dannazione!” fu tutto ciò che disse e la sua voce cupa fece rabbrividire i tre ragazzi.
Lexy, il tuo cellulare sta vibrando” sussurrò Grace e, presa dall’agitazione di quella snervante attesa, estrasse il telefono dalla tasca anteriore dei pantaloncini.
Una chiamata persa: Justin.
Fece per richiamarlo quando il display del cellulare segnalò un’altra chiamata in arrivo, questa volta proveniente da un numero sconosciuto. Lexy trasalì.
Di nuovo” disse dando voce ai suoi pensieri ed iniziando lievemente a tremare.
Fa rispondere me” le ordinò Kate, strappandole il telefono di mano e portandoselo all’orecchio.
P- pronto?
Chiunque la stesse chiamando, esitò un paio di secondi prima di iniziare a parlare.
Fossi in te, direi ai tuoi amici di levarsi dal cazzo e di non fare parola con nessuno di quello che hanno appena visto, o potrebbero avere dei problemi.
Lexy, che aveva facilmente sentito tutto, divenne improvvisamente bianca in volto e si paralizzò.




Spazio Autrice:
facciamo finta che sia passata solamente una settimana dal mio ultimo aggiornamento? Non so davvero come scusarmi, metà capitolo era pronto da tanto tempo e non so perché non mi sia messa d'impegno a finirlo, forse avevo esaurito le idee, forse mancava un po' la voglia e mi dispiace.
Spero che mi crediate se vi dico che non lascerò passare più di una settimana dal mio prossimo aggiornamento, ma non abbandonatemi çç
E' stato un mese complesso (sì, teoricamente è passato un mese, ma non facciamoci caso), ma ora diciamo che ho ripreso il ritmo, ho le idee per andare avanti, seriamente.
Vi chiedo perdono perché io sono la prima ad insultare mentalmente chi non aggiorna entro poco, questa volta sono io quella da prendere a insulti.
Spero vi sia piaciuto il capitolo, le cose, come avrete notato, si complicheranno e presto sapremo come ne usciranno Justin, Chaz e Ryan.
Aspetto i vostri pareri,  per me sono davvero importanti, ma lo sapete :)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***







Capitolo 12.

 
 
Con una calma glaciale, Kate abbassò il telefono e lo posò sul palmo ancora aperto di Lexy. Nessuna delle tre proferì parola, si lanciarono occhiate a vicenda senza riuscire a realizzare quanto appena sentito.
Solo quando Lexy udì dei passi, tornò in sé e, intenta ad allontanarsi da lì, compì il primo passo verso l’abitazione.
Ma dove vai? Sei impazzita?” la richiamarono Grace e Kate all’unisono.
Devo avvertire Justin e gli altri” spiegò lei, ma non fece in tempo a compiere un solo altro passo che Chaz le raggiunse.
Lexy lo squadrò da capo a piedi con la bocca ancora socchiusa, intimandogli di parlare al più presto.
Dove sono Ryan e Justin?” gli domandò Kate.
Sono sul retro, abbiamo trovato la professoressa, ma…
Lexy non diede il tempo a Chaz di concludere la frase, lo sorpassò, urtandolo, e si precipitò verso la direzione dalla quale lui era venuto, scontrandosi contro Ryan.
Dobbiamo andarcene da qui” sibilò Lexy e Ryan, che istintivamente poggiò entrambe le mani sulle sue braccia, esitò qualche istante prima di cominciare a correre.
Coraggio, vai!” lo incitò lei e così fece.
 
Justin era ancora fin troppo occupato a scrutare i movimenti di quell’uomo per accorgersi di Lexy alle sue spalle.
Justin!” lo richiamò lei, “dobbiamo sbrigarci.
Lui si voltò di scatto verso di lei ed annuì, precedendola, intento a fare il giro di quella vecchia casa ed andarsene, ma Lexy venne prontamente trattenuta per entrambe le braccia.
Justin, corri!” gli urlò lei, divincolandosi a più non posso, ma senza riuscire ad allentare la presa di quell’uomo su di sé.
Il biondo, che credeva di averla accanto a sé, si voltò di scatto e s’immobilizzò all’istante nel vederla bloccata tra le braccia di quell’uomo; non riusciva a decidere come agire, sapeva che non avrebbe ottenuto la vittoria qualora si fosse imbattuto in quell’individuo.
Non restare lì impalato” sbottò Lexy stizzita, “vattene da qui!” gli ordinò.
Ancora titubante e non del tutto sicuro di quanto appena udito, indietreggiò, aumentando sempre più il passo e scomparendo alla vista della ragazza.
Prendete la sua macchina e andatevene, quel bastardo ha preso Lexy” mormorò avvicinandosi a Ryan e cercando di mantenere la calma.
E tu che cosa farai?” gli domandò Chaz confuso.
Credi davvero che me ne vada senza di lei? Muovetevi prima che se ne accorga!
Entrambi annuirono e Grace e Kate furono costrette ad abbandonare insieme a loro quel luogo.
Ryan avviò il motore e, nell’istante in cui posò il piede sull’acceleratore, si sollevò un’ampia nuvola di polvere ed ecco che la macchina sfrecciò lontana da quel luogo desolato.
 
Lasciami!” continuava a ripetere Lexy, mentre l’uomo stringeva sempre più la presa attorno alle sue braccia, “sei un fottuto bastardo!
Le grida della ragazza avevano fatto tornare in sé la donna che fino a qualche momento prima era totalmente priva di conoscenza.
Si mosse lentamente, sino ad allontanare del tutto il sacco nero che l’avvolgeva.
Sta ferma!” sbottò l’uomo sollevandola di poco da terra, mentre lei iniziò a scalciare a più non posso, tentando di colpirlo, ma non ottenne i risultati sperati.
Tutto d’un tratto, Lexy si ritrovò semi sdraiata a terra, completamente libera da ogni vincolo. Si voltò leggermente ed inquadrò la figura del biondo accanto all’uomo che giaceva dolorante al suolo.
Sorrise istintivamente nel vedere Justin accanto a sé, ma non perse ulteriore tempo, quell’uomo non era stato gravemente ferito, di lì a poco si sarebbe rialzato di sicuro.
Dall’interno, quella casa appariva ancor più malconcia e sgradevole alla vista.
Le pareti erano grezze, quasi come se la vernice bianca fosse stata grattata via da tempo, il pavimento era inesistente, il suolo era in pura terra battuta e l’arredamento era composto a malapena da un vecchio materasso nell’angolo sinistro, un altrettanto vecchio divano e da una televisione mal funzionante.
 
Non abbiamo molto tempo” le intimò Justin e, aiutando la professoressa a rialzarsi, lasciarono l’abitazione.
Vai tu con lei” gli disse Lexy, “non credo sarà in grado di guidare una moto come quella.” Il biondo annuì, montando in sella alla moto che aveva guidato sino a quel luogo ed aspettando che la professoressa facesse lo stesso.
Era ancora parecchio intontita da tutto ciò, in fronte recava un ben evidente livido violaceo, segno che era stata colpita fortemente, ed era un miracolo se in quel momento riuscisse ancora a reggersi in piedi.
Justin accese il motore e Lexy salì su di un’altra moto, pronta a raggiungerlo, ma qualcosa la distrasse. Gettò un’occhiata alle sue spalle ed inquadrò a pieno il volto, tutt’altro che felice, di quell’uomo.
Lexy, muoviti!” le ordinò Justin, ruotando ripetutamente la manopola del manubrio e facendo così fuoriuscire dal tubo di scarico una grossa nuvola di fumo grigio.
Non se lo fece ripetere due volte ed accese quel veicolo mai guidato prima, faticando parecchio ad ingranare la prima marcia ed a raggiungere così la moto del biondo.
Nessuno dei due, però, aveva fatto caso che la terza moto era ancora nei pressi di quella vecchia casa e l’uomo, che la notò, se ne appropriò, impiegando ben poco tempo prima di annullare la distanza che lo separava dalla moto di Lexy.
La ragazza non aveva idea di come aumentare notevolmente la velocità, imitava i gesti di Justin, ma senza risultato e ormai il panico si stava impossessando di lei. Continuava a guardarsi alle spalle, sempre più terrorizzata nel vedere che quella moto stava diminuendo la distanza che li separava.
Svoltò rapidamente a destra, inoltrandosi tra le alte spighe di grano di quel vasto campo e percorrendo per qualche altro metro il suo cammino.
L’uomo, per poco, perse le sue tracce, ma non gli fu difficile seguire il suono del motore rombante.
Sapendo di essere seguita, notando come, dietro di sé, le spighe di grano si appiattivano al suolo, lasciò la moto che, per qualche metro, proseguì senza di lei.
Nascosta tra le spighe, intravide l’uomo sfrecciare davanti ai suoi occhi, così, senza esitare ulteriormente, iniziò a correre, pregando che Justin non fosse già troppo lontano.
Tutto d’un tratto avvertì il silenzio più totale, smorzato lievemente dal fruscio di quelle alte spighe mosse dal vento. Si guardò lentamente attorno, ma non fece in tempo a gettare qualche altra occhiata dietro di sé, tutto ciò che vide in seguito fu il buio più totale.
 
 
Trascorsero ore, diverse ore, prima che Lexy riaprì gli occhi, tutto ciò che la sua vista annebbiata le permise di vedere fu il cielo scuro, totalmente privo di stelle, con l’unica eccezionale fonte di luce proveniente dalla luna. Per il resto la distesa era di un blu profondo quanto quello del mare.
Avvertì leggeri brividi di freddo e furono proprio quelli a risvegliarla da quello che sembrava un sonno infinito ed a farle intuire che quello non era esattamente il posto adatto dove stare.
Prima di compiere anche solo un movimento, si guardò attorno, inquadrando nuovamente il perimetro di quella casa ed il profilo dell’uomo coinvolto nel rapimento della professoressa Stoner. Ebbe un sussulto nel vederlo ed il suo cuore iniziò a battere sempre più forte quando realizzò di essere completamente legata ad un vecchio, sudicio materasso. Deglutì rumorosamente e spostò nuovamente lo sguardo su quell’uomo, reggeva in mano una bottiglia di birra, probabilmente, mentre guardava con aria distratta ciò che quella vecchia televisione trasmetteva. Se non fosse stata troppo confusa da tutto ciò, avrebbe giurato che quella fosse una partita di football e, ricordando di come suo padre impazziva per quello sport, le sarebbe risultato più facile scappare… se solo avesse potuto farlo.
 
 
Justin, non puoi andare da lei adesso” lo richiamò la professoressa che, nel frattempo, si era ripresa, riacquistando un po’ di buon senso.
Il biondo non rispose, erano ore che, a grandi falcate, percorreva il perimetro di quella hall, meditando su quanto potesse fare. Chaz, Ryan, Kate e Grace non erano riusciti a mettersi in contatto con la polizia, quel luogo sembrava dimenticato da Dio, nessuno sapeva niente e tutto ciò su cui potevano contare erano le loro forze.
Il buio era calato da tempo e fuori da quell’hotel le fonti di luce erano ben poche, ma Justin non aveva intenzione di perdere altro tempo.
Tirò fuori dalla tasca le chiavi della moto e lasciò l’albergo, ignorando completamente chiunque lo chiamasse ripetutamente.
Ryan corse fuori, intento a raggiungerlo, ma lui era già montato in sella ed il motore già avviato gli fece intendere di evitare qualsiasi tentativo di fermarlo.
Sgommò velocemente in direzione di quella casa abbandonata, sotto gli sguardi interrogativi degli altri ragazzi.
Non credo sia una buona idea lasciarlo andare da solo” disse Grace, ma in tutta risposta si beccò un’occhiataccia da parte della professoressa.
Nessun altro si muoverà da qui. Se entro un’ora non avrà fatto ritorno, allora lo andremo a cercare, ma non prima.
 
Il fanale della moto illuminava quanto bastava la strada davanti a lui, nessuno, in quel momento, stava popolando quella piccola cittadina, di notte sembrava ancor più desolata.
Si inoltrò nel campo di grano e, constatando che fino a poco prima del suo arrivo regnava il silenzio più assoluto, spense il motore, proseguendo a piedi mentre reggeva il veicolo accanto a sé.
Senza la luce del sole, quel luogo metteva i brividi, quanto era successo nell’arco della giornata appena trascorsa non aveva fatto altro che accrescere ciò che sentiva verso Lexy. La paura di perderla, per di più in circostanze come quella, stava prendendo il sopravvento ed era più che convinto che non avrebbe esitato ad usare la violenza contro quell’uomo.
Ad ogni passo che compiva, sentiva l’adrenalina crescere dentro di sé e strinse più che poté le manopole di quella moto sino a che, ormai giunto in prossimità di quella casa, spense il fanale e proseguì lasciando il veicolo nascosto tra le ultime spighe di quel campo.
I suoi passi erano talmente leggeri ed a stento provocano rumore, tanto che si voltò di scatto ogniqualvolta udì anche il più lieve suono.
Proseguì nell’esatta direzione che l’avrebbe portato sul retro di tale abitazione, sporse di poco il capo, sino ad inquadrarne a pieno l’interno. Lo vide lì, semi sdraiato su quel vecchio divano intento a seguire le immagini di una partita di football proiettata sullo schermo di una televisione che a stento funzionava.
Si guardò attorno, rimanendo immobile, ed inquadrò così Lexy, l’espressione terrorizzata del suo viso gli fece intendere che non poteva perdere altro tempo, ma non si era ancora accorto del fatto che fosse totalmente immobilizzata.
Finalmente, dopo qualche istante, si accorse di lui e tirò un sospiro di sollievo, riacquistando quella sua tenacia che durante quelle ore pareva essersi dissolta come fumo al vento.
Senza fiatare, e cercando di divincolarsi il meno possibile, Justin gli fece segno di non proferire parola. Lexy annuì lievemente, per poi spostare lo sguardo su quell’uomo, forse già ubriaco per aver ingurgitato circa quattro birre.
Il biondo percorse a passo lento qualche metro, sino ad arrivare esattamente alle spalle dell’uomo, si guardò lievemente attorno, ma non trovò nulla da poter usare per colpirlo, evidentemente non era stato così stupido da lasciare in giro oggetti contundenti.
Unì entrambe le mani, stringendole più che poté e portandole fin sopra la testa, dopodiché, con estrema velocità, colpì la testa dell’uomo, ferendosi lievemente a sua volta e scatenando così la sua ira.
Si alzò da quel divano, tenendosi la testa tra le mani e barcollando ad ogni passo che compiva, dopodiché afferrò una bottiglia da terra e ne spaccò il fondo, puntandolo poi verso il viso del biondo che impallidì all’istante nel vedere quell’oggetto a pochi centimetri dai suoi occhi.
Lexy scappa!” urlò mentre indietreggiava.
Non posso! Sono legata” ribatté lei muovendosi a più non posso, ottenendo solo qualche lesione esterna a causa dello sfregamento contro quelle corde ben tirate.
Cazzo!” sbottò Justin continuando ad indietreggiare ed a guardarsi attorno nella speranza di trovare qualche oggetto per difendersi, ma nulla. L’unica cosa sulla quale avrebbe potuto contare erano le sue forze e non avrebbe potuto tornare indietro per cercare aiuto, Lexy rischiava grosso e non poteva di certo lasciarla in compagnia di quel pazzo.
Perché non chiami i tuoi amici adesso?” gli domandò beffardo l’uomo, lasciando trapelare il suo tono acuto e fastidioso di chi di alcool ne aveva ingurgitato parecchio.
Justin manteneva lo sguardo fisso nei suoi occhi e, quand’era ormai sicuro che non si stesse preoccupando di seguire i suoi movimenti, si piegò leggermente di lato, calciando con forza la pianta del piede sul suo addome.
L’uomo indietreggiò, reggendosi con entrambe le braccia il punto colpito e lasciando cadere a terra la bottiglia spezzata, Justin prontamente l’afferrò e si precipitò da Lexy, cercando di segare il più velocemente possibile quella corda spessa.
La ragazza, nel frattempo, manteneva fisso lo sguardo su quell’uomo ancora piegato al suolo, ma non sarebbe rimasto in quella posizione ancora a lungo.
Fa presto” mormorò lei in preda al panico, mentre si divincolava a più non posso.
Sta ferma” la rimproverò lui continuando a muovere ripetutamente quel pezzo di vetro, “manca poco” disse infine, addolcendo notevolmente il tono di voce.
Fatto” esordì lui e il busto e le braccia di Lexy furono finalmente libere.
Provò a scivolare all’indietro, sperando di far passare le gambe sotto a quella corda, ma era stata stretta troppo e non fece altro che procurarsi altri graffi sulla pelle.
Aspetta” disse lui ripetendo la medesima operazione anche per quella corda.
Justin attento!” gridò lei, “è dietro di te.
Il biondo si allontanò velocemente, sperando di attirare nuovamente l’attenzione su di sé, ma quell’uomo si stava concentrando solo ed esclusivamente su Lexy.
Non ti azzardare a toccarla” disse Justin a denti stretti ed ecco che si avventò nuovamente su quell’individuo, stringendo un braccio attorno al suo collo e costringendolo ad indietreggiare.
Nel frattempo Lexy si diede da fare per cercare di spezzare quella corda e, fortunatamente, non impiegò molto tempo. Una volta libera corse verso il divano, prese un’altra bottiglia vuota e la sbatté sul capo di quell’uomo, lasciandolo cadere al suolo, momentaneamente privo di sensi.
Gettò la bottiglia al suolo e si fiondò tra le braccia del biondo, tremando come non mai e facendosi stringere fortemente dalle sue braccia.
Tranquilla, va tutto bene adesso, andiamocene da qui” le disse lui e Lexy annuì.
 
Abbandonarono quel luogo e, durante il tragitto, Lexy incrociò le braccia attorno alla vita di Justin e non allentò la presa nemmeno quando, dopo interi minuti, raggiunsero il cortile l’hotel.
Siamo arrivati” disse lui, ma lei sembrò non ascoltarlo.
Lexy” la richiamò, voltandosi di poco verso di lei. Tutto ciò che sentì furono leggeri singhiozzi, seguiti da decine di lacrime che involontariamente gli bagnarono la maglietta.
Hey, va tutto bene adesso, non piangere.
Lentamente abbandonarono quella moto e Justin la strinse forte a sé, accarezzandole ripetutamente la schiena mentre i suoi singhiozzi riempivano l’aria.
Nel frattempo, Ryan, Chaz, Grace, Kate e la professoressa li raggiunsero, ormai prossimi a porle mille domande, ma Justin li anticipò e scosse il capo. “Rimandiamo il racconto a domani” e detto ciò li superarono, rientrando in hotel e dirigendosi verso la loro stanza.
Una volta che la porta fu finalmente chiusa, Lexy si fiondò sul letto, rannicchiandosi su stessa e lasciando che altre lacrime le rigassero il viso. Justin la guardava, sentendosi sempre più impotente e confuso sul da farsi.
Lexy, ti prego, non piangere, non ce la faccio a vederti così.
La raggiunse, sdraiandosi accanto a lei ed avvolgendole completamente la vita con le braccia.
I- io non so cosa dire, Justin” iniziò a dire lei, ma lui la interruppe. “Non dire niente, dimentica tutto quello che è successo, è tutto passato. Stai tranquilla.
Lexy si voltò verso di lui, senza timore che vedesse i suoi occhi arrossati e colmi di lacrime, poggiò entrambe le mani sul suo viso e lo attirò lievemente a sé, lasciandogli un leggero bacio a fior di labbra.
Lui la guardò con aria interrogativa. “Che- che significa?
Grazie, Justin” sorrise lei, lasciandolo sempre più perplesso.

Forse non era ciò che si aspettava di sentire.





Spazio Autrice:
here i am!
Sì, effettivamente è un po' lunghino, saranno circa 4 pagine di word, ma come potevo spezzarlo? Mi è risultato pure difficile da scrivere, infatti spero che riusciate a capire a pieno la scena, anche se non è descritta alla perfezione.
Beh, che dire, nonostante io vi abbia fatto aspettare un mese per lo scorso capitolo, noto con piacere che non mi avete abbandonato :')
Siete l'amore.
Poi, boh, so che non frega a nessuno, ma sono troppo esaltata perché ho finalmente fatto il tatuaggio akglòalkalò
mi sono fatta fare 'believe' sul polso :') foto.
Spero vi sia piaciuto :) Aspetto un vostro parere ♥


Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@belieber4choice on twittah, instagram and ask

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


 




Capitolo 13.

 
Justin non disse niente, in realtà, nessuno dei due parlò più e la cosa lo fece sentire improvvisamente vuoto e, forse, deluso.
Lexy si addormentò subito dopo, rimanendo vicina al biondo ed assicurandosi che il braccio non allentasse nemmeno di poco la stretta sulla sua vita.
 
Mille e più pensieri affollarono la mente di Justin e durante quella notte non chiuse occhio nemmeno per pochi minuti, rimuginava su quanto successo durante quella giornata, rimuginava su come avesse rischiato senza indugi la sua vita pur di portarla via da quel bastardo e cos’aveva ottenuto in cambio? Un semplice bacio di ringraziamento.
La verità era che non si aspettava nulla in cambio ed era proprio per quello che avrebbe preferito che quel nulla rimanesse tale.
Scosse ripetutamente la testa, inquadrando a pieno la figura di lei che pareva dormire beatamente mentre stringeva leggermente il suo braccio, con una guancia appoggiata alla sua spalla.
Il tempo trascorreva lento ed inesorabile, non c’era verso di lasciarsi alle spalle l’idea di essersi inconsciamente illuso per poi aver appreso che per lei non era altro che un semplice amico. Quel pensiero lo uccideva.
Qualche ora dopo, quando da poco il sole aveva iniziato ad illuminare gran parte della stanza, Lexy si svegliò e lui la sentì, ma rimase immobile a fissare il soffitto.
Justin” lo richiamò lei, “dovremmo alzarci o faremo tardi.
D’accordo” rispose semplicemente lui lasciandola perplessa.
Oh, non pensavo fossi già sveglio.
Non ho dormito, a dir la verità” la liquidò con quelle poche parole, allontanandosi prontamente da lei.
Come… come mai?
Non avevo sonno.
Tutta quella freddezza la fece insospettire e non si accontentò di credere a delle stupide scuse.
Sicuro che vada tutto bene?” insistette ancora una volta, raggiungendolo e posizionandosi a pochi passi da lui che sembrava totalmente concentrato a fissare lo schermo del suo cellulare.
Annuì semplicemente, dopodiché sparì all’interno del bagno.
 
Lexy rimase per interi minuti a fissare quella porta chiusa, cercando di dare un senso a quel suo strano comportamento, ma tutto ciò che le venne in mente fu  quanto successo il giorno prima. Iniziò a pensare a tutt’altro che a Justin, le sorgevano spontanee domande che ben presto avrebbe posto alla professoressa, non si sarebbe lasciata alle spalle quell’esperienza senza saperne di più. Aveva rischiato grosso e, come minimo, necessitava di saperne il motivo.
Ad interrompere i suoi pensieri fu lo scatto metallico della serratura della porta del bagno, seguito dalla figura di Justin che le si proiettò davanti agli occhi, già pronto per lasciare quel luogo maledetto.
Senza dire nulla, afferrò i suoi vestiti e si chiuse a sua volta dentro al bagno, risciacquandosi ripetutamente il viso e provando a dimenticare tutto, con scarsi risultati.
In men che non si dica, stupendosi a sua volta di quanto poco tempo impiegò per prepararsi, ritornò da Justin, intenta a ricomporre alla bene e meglio la sua borsa ed a lasciare definitivamente quella stanza.
Justin non le rivolse la parola nemmeno quando si ritrovarono soli a dover aspettare gli altri nella hall dell’albergo, sembrava totalmente assorto dai suoi pensieri e Lexy aveva persino paura ad aprir bocca.
Lo sguardo del biondo era perso nel vuoto e Lexy lo osservava attentamente, i suoi occhi sembravano diventati di un colore quasi più scuro del solito. La sua espressione era cupa e pareva avvolto da una bolla, come se tutto attorno a sé fosse sfumato, eppure non ne comprendeva a pieno il motivo.
Ad interrompere quella quiete fu Chaz, seguito da Grace. Le loro voci riempirono immediatamente l’aria e poco dopo li raggiunsero anche Ryan e Kate, ma non vi fu traccia, per il momento, della professoressa.
Lexy iniziava a perdere la pazienza, non passava minuto senza che non si soffermasse a guardare l’orologio del suo cellulare. “Non abbiamo molto tempo, il treno parte tra poco più di mezz’ora” sbuffò rivolta a Kate.
Eccola!” esclamò Chaz, attirando l’attenzione di tutti su di sé ed in seguito sulla figura della donna che a passo lento li stava raggiungendo. “Sarò costretta a fermarmi qui ancora per un paio di giorni” disse semplicemente e Lexy le lanciò prontamente un’occhiata perplessa.
Non può rimanere qui” ribatté con tono fermo la ragazza.
Devo” si giustificò la donna abbassando il capo.
Che cosa voleva quell’uomo da lei?
Di questo ne riparleremo quando ritornerò a scuola, non prima e ti prego di non farne parola con nessuno. A tutti voi prego di non parlarne. Ho già avvisato gli altri insegnanti e domani potrete tornare a scuola senza problemi. Ora fareste bene ad andare.
Nessuno di loro fece in tempo a proferire una sola altra parola, sparì nuovamente dalla loro vista e Lexy, anche per questa volta, fu costretta a rassegnarsi.
Coraggio, andiamo” esclamò la ragazza uscendo dall’hotel e gli altri cinque ragazzi la seguirono senza esitare un solo secondo di più.
 
Camminarono a passo veloce, nessuno dei sei aveva intenzione di trascorrere altro tempo in quella desolata cittadina, nessuno si azzardò a proferire parola, nessuno tranne Chaz che aveva puntato lo sguardo su di un piccolo ristorante alla sua destra.
Voi non avete fame?” domandò arrestando improvvisamente i suoi passi.
Ryan si voltò, faticando a trattenere una risata, al contrario di Lexy che lo fulminò con lo sguardo.
Credo che tu possa resistere ancora un po’, non ho intenzione di rischiare di perdere un’altra volta il treno” commentò rivolgendosi a Justin, che non la calcolò minimamente, “perciò muoviti!
Chaz, rassegnato, riprese a camminare insieme agli altri e nel giro di pochi minuti raggiunsero la stazione; Lexy, di tanto in tanto, lanciava qualche occhiata a Justin, ma lui non ricambiava affatto e non le ci volle molto tempo per capire che la stava nettamente evitando.
Presero posto all’interno di uno scomparto completamente vuoto, quel treno non avrebbe trasportato un numero troppo elevato di passeggeri, perciò erano certi che non ci sarebbe stata confusione.
Così come all’andata, Lexy si era seduta accanto al finestrino, ma di fronte a lei non prese posto Justin, bensì Kate, che sottovoce cercava di porle mille e più domande.
 
Justin, posso parlarti?” gli domandò Ryan, alzandosi e dirigendosi fuori dallo scomparto, il biondo annuì e lo seguì, mentre Lexy non perse occasione per posare lo sguardo su di lui.
Cos’è successo? Hai una faccia…” mormorò l’amico, mantenendo il tono di voce basso.
Non ho chiuso occhio per tutta la notte” rispose Justin passandosi una mano sul viso ed abbassando il capo.
Fammi indovinare” continuò Ryan, “c’entra Lexy, vero?
Più che una domanda, quella sembrava una constatazione e Justin non poté che annuire rassegnato.
Io, sinceramente, non ho idea di cosa pensare. Mi ha baciato e lo ha fatto solo per ringraziarmi per averla salvata” sbottò, voltandosi verso il finestrino.
Dalle tempo” mormorò Ryan.
Per cosa? Per sentirmi dire ancora che è innamorata persa del suo ex? No, guarda, lascia stare.
Ryan non ribatté, sospirò rassegnato e, nel frattempo, la porta scorrevole del loro scomparto si aprì.
Justin, posso parlarti?
La voce di Lexy aveva rotto ancora una volta il silenzio e Justin si voltò, inquadrando a pieno la figura della ragazza.
Ryan li lasciò soli, permettendole così di avvicinarsi al biondo.
Sicuro che vada tutto bene?” gli domandò per la seconda volta.
Sì, certo, benissimo” rispose lui con fare retorico, ma Lexy non aveva alcuna intenzione di farsi liquidare con quella falsa risposta.
Smettila di comportarti così” lo rimbeccò lei e, afferrandolo per un polso, se lo trascinò dietro sino a raggiungere la fine del treno.
Non mi hai parlato per tutta la mattina, si può sapere che ti ho fatto? È da quando mi sono svegliata che ti vedo strano.
Justin sbuffò sonoramente e volse lo sguardo verso l’alto, per poi dire semplicemente: “tu non hai fatto niente, il problema sono io.
Che intendi dire?” insistette lei.
Lui si passò ancora una volta la mano sul viso, mostrando quei suoi occhi color miele sempre più arrossati e stanchi. “Voglio dire che sono io l’idiota che si è illuso, tu non c’entri niente, hai solo, inconsciamente, fatto sì che la mia illusione crescesse. Tutto qui.
Quindi mi stai dicendo che avresti passato tutta la notte in bianco a causa mia e del bacio che ti ho dato?
Justin la guardò con aria di sufficienza, soffermando involontariamente la sua attenzione sul ricordo di quel bacio ed aspettando quasi impazientemente che continuasse a parlare, trovando probabilmente l’ennesima scusa per difendere le sue azioni passate.
Io non ti capisco, Justin, è come se non avessi ascoltato una sola parola di quanto ti ho detto.
Oh, non ti preoccupare, so che pensi ancora a Mark, quello me lo ricordo bene” disse il biondo con tono canzonatorio, ma, non appena ebbe terminato di pronunciare quella frase, Lexy gli mollò uno schiaffo sulla guancia sinistra, costringendolo a voltare prontamente il viso da un lato.
Senza aggiungere altro, e senza nemmeno guardarla, si allontanò da lei, ritornando dagli altri, mentre lei rimase lì, continuando a fissarlo finché la sua figura non scomparì dalla sua vista.
Nel vederlo tornare da solo, Ryan lo guardò con aria interrogativa, ma Justin non gli prestò la benché minima attenzione e si isolò completamente, dedicandosi ad ascoltare musica ad alto volume.
Ma dov’è Lexy?” domandò Kate. Ryan la guardò sospirando ed uscì da quello scomparto, accelerando il passo una volta che la vide in fondo al treno, intenta a guardare il paesaggio scorrere veloce al di fuori del finestrino.
Che è successo?” le domandò affiancandola.
Nell’udire una voce diversa da quella di Justin, Lexy non si voltò nemmeno, continuò imperterrita a mantenere fisso lo sguardo nel vuoto mentre i suoi occhi iniziavano a velarsi di lacrime.
Rimase in silenzio e, non ottenendo alcuna risposta, Ryan si arrese, lasciandola nuovamente sola, consapevole che non le avrebbe estorto alcuna parola.
 
Diverse ore più tardi giunsero nuovamente a Sweetgrass e le loro strade si divisero pochi minuti dopo aver abbandonato la stazione, Justin e Lexy non si rivolsero la parola e gli altri quattro ragazzi non osarono porre domande.
Il sole era ormai prossimo a calare e, a parte loro, non c’era nessun altro a popolare quella via.
Lexy gettò un’occhiata allo schermo del suo cellulare, segnava quasi le sette di sera e, sebbene il suo umore non fosse particolarmente buono, sapeva che Mark la stava aspettando e che sarebbe dovuta andare da lui.
Prima ancora di aspettare che tutti e cinque prendessero strade diverse, Lexy aveva già intrapreso il cammino verso la casa del suo ex ragazzo e, quando vi fu davanti, esitò diversi istanti prima di suonare il campanello.
Sospirò per l’ennesima volta e si decise a suonare. Nel giro di pochi secondi la porta si aprì e lei rimase impassibile nel trovarsi Mark davanti.
Le sorrise e la invitò ad entrare, ma, sebbene avesse sentito parecchio la mancanza di quel ragazzo, si sentiva un enorme peso sul cuore.
 
 
Non avrai mica intenzione di passare la serata a casa? Io e Chaz pensavamo di stare da me e giocare all’xbox, ci stai?” domandò Ryan al biondo che pareva ancora perso tra i suoi pensieri.
D’accordo” rispose semplicemente, abbozzando un sorriso.
Durante quella serata, fortunatamente per Justin, nessuno aprì l’argomento ‘Lexy’, Chaz non sapeva esattamente cosa fosse successo tra i due, ma era troppo concentrato ad evitare di perdere l’ennesima partita per parlare di qualsiasi altra cosa che non fosse calcio.
Chaz, dammi retta, arrenditi. È la quarta volta che mi chiedi la rivincita e, per la quarta volta consecutiva, ti ho battuto” ridacchiò Justin facendo scivolare il joystick a terra, accanto alla console.
Chaz sbuffò sonoramente, mentre Ryan era scoppiato in una fragorosa risata assieme al biondo.
Dai, l’ultima, vedrai che non perderò.
No, io passo, sono stanchissimo. Ci vediamo domani” e detto ciò, Justin lasciò casa di Ryan.
 
Fuori era già buio e la via che stava percorrendo era più deserta di prima, a stento si udivano suoni che non fossero i rumori commessi dai suoi passi, ma, qualche secondo più tardi, la sua attenzione si concentrò su delle grida, forse non molto lontane da dove si trovava lui in quel momento.
Continuò a camminare a passo veloce e sentendo sempre più nitide quelle urla, deducendo che appartenessero ad una ragazza.
Passò davanti a diverse case, ma arrestò i suoi passi quando, davanti all’ennesima abitazione, vide la porta d’ingresso spalancata e la luce del soggiorno che illuminava gran parte del vialetto.
 
 
Lasciami!” gridò Lexy, cercando di divincolarsi dalla presa del ragazzo, “lasciami andare!”insistette, ma Mark non aveva alcuna intenzione di mollare il suo braccio.
Justin, che in quel momento stava passando proprio davanti alla casa di quel ragazzo, si fermò e nel giro di una manciata di secondi intravide la figura di Lexy, intenta a dimenarsi a più non posso per cercare di allontanarsi da lui.
Non esitò un solo istante di più, a grandi falcate raggiunse l’ingresso di quella casa, ma non vi entrò finché Lexy non lo vide.
Justin!” esclamò lei, cercando di avvicinarsi a lui, ma con scarsi risultati.
Allora è con lui che esci adesso” sbottò Mark, volgendo a Justin un’occhiata fulminea e stringendo maggiormente la presa sulle braccia di Lexy.
Lasciala andare” disse il biondo con tono fermo, provocando così una lieve risata da parte del moro.
Perché lo hai fatto venire qui?” sussurrò Mark a Lexy, attirandola maggiormente a sé, “non avrai mica paura di me.
Non gli ho detto io di venire” ribatté la ragazza dimenandosi a più non posso.
Mark lanciò un’altra occhiata colma d’odio a Justin, lasciò andare Lexy spingendola violentemente contro al divano ed iniziò ad avanzare velocemente verso il biondo.
Perché non torni da dove sei venuto?” ringhiò Mark, stringendo i pugni lungo i fianchi sino a far diventare le nocche bianche.
Perché non la lasci andare?” lo rimbeccò Justin imitando la sua posizione.
Nel frattempo Lexy ricomparve sull’uscio di quella casa ed iniziò a correre verso Justin, sino a nascondersi quasi completamente dietro di lui.
Lexy, torna qui” le ordinò il moro, ma la ragazza non aveva alcuna intenzione di spostarsi da lì.
Non mi pare abbia intenzione di tornare da te” disse Justin con tono beffardo, facendo comparire sul suo viso un sorriso soddisfatto.
Tutto ciò non fece altro che far infuriare Mark ancora di più e, in men che non si dica, Justin si ritrovò il pugno di quel ragazzo contro lo zigomo destro.
Lexy indietreggiò di pochi centimetri, afferrando il braccio del biondo e pregandolo di allontanarsi da lì.
Justin lo scosse violentemente liberandosi dalla sua presa e sferrò a sua volta un pugno contro il viso di Mark, facendolo cadere al suolo.
Andiamocene prima che si rialzi, ti riaccompagno a casa” mormorò Justin rivolto a Lexy e, prendendole la mano, iniziarono a correre lontano da lì.
Nel giro di pochi minuti raggiunsero l’abitazione di Lexy e, poco prima di entrare, si voltò verso di lui mentre gli occhi le si riempivano ancora di lacrime.
Resti con me questa notte? Ti prego, Justin.




Spazio Autrice:
here i am! e scusatemi (di nuovo) per il ritardo, ma essendo leggermente più lungo ho impiegato più tempo e mi stava risultando difficile scriverlo. *sto calando miseramente çç*
Okay, che cosa succederà adesso? Justin resterà oppure no? 
E Mark? Simpatico eh? Proprio il tipo di ragazzo da evitare.
Per questa volta, e penso proprio che non ricapiterà perché solitamente non preparo mai prima i capitoli (dovrei farlo invece), vi metterò un piccolo spoiler qui sotto, apprezzatemi. lol
Intanto vi ringrazio per le recensioni, siete sempre meravigliose :') Aspetto i vostri pareri anche per questo chapter ♥

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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*mini-spoiler*
È stato lui” mormorò Lexy tra un singhiozzo e l’altro.
Che intendi dire?
È stato lui a sparare quella sera.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***




Capitolo 14.

 
Justin la guardava pieno di compassione e, forse, con un po’ di malinconia; come avrebbe potuto lasciarla sola con tutto quello che era successo? Sarebbe stato un pessimo bugiardo se avesse anche solo pensato di volerla davvero evitare, nonostante avesse tentato di farlo per tutto l’arco della giornata.
Con un cenno del capo le fece segno di entrare in casa e la seguì subito dopo, chiudendosi la porta alle spalle. Non fece in tempo a compiere nemmeno un piccolo gesto che, con la coda dell’occhio, la vide accasciarsi al suolo ed affondare il viso tra le braccia, incrociate sopra le ginocchia. I suoi singhiozzi iniziarono a riempire l’aria e quella fastidiosa sensazione di impotenza s’impossessò nuovamente di lui. La guardò con aria apparentemente assente, sentendo crescere rabbia e frustrazione verso quel ragazzo che tanto non sopportava.
Lexy, vieni con me” le disse dolcemente, inginocchiandosi accanto a lei. La ragazza sollevò di poco il capo, quanto le bastò per far sì che i suoi occhi colmi di lacrime incontrassero quelli ambrati di lui. Justin le afferrò la mano e, costringendola ad alzarsi, se la trascinò dietro sino a quando non raggiunsero la camera da letto.
Smettila di piangere per lui, ti prego, non ne vale davvero la pena.
Lexy lo guardò, si passò entrambe le mani sugli zigomi, ricomponendosi, e disse: “non è per lui che piango.
Ora era Justin ad essere confuso.
Non vedi quanto sono stupida?” sbottò lei, rivolgendosi più a sé stessa che a lui. “Ho continuato a pensare a lui per mesi, pur sapendo che stavo solo perdendo il mio tempo e ora ne ho subito le conseguenze.
Hai sbagliato, tutti sbagliano, non penso tu debba fartene una colpa così grande. Forse dovevi solo capirlo” ribatté lui ed in quel momento si sentiva di troppo all’interno di quella conversazione, Lexy stava riacquistando, anche se per poco, quella sua tenacia, ma sarebbe bastato a farglielo capire?
Non ho sbagliato solo per me, ho fatto soffrire te e questo non è giusto, soprattutto dopo aver visto tutto ciò che hai fatto per me.
Justin sospirò sonoramente, lasciandosi scappare una lieve risata che di ironico e divertente aveva ben poco. “Sai, vero, che è molto peggio fare determinate cose perché ci si sente in debito o in dovere di farle?
Senza volerlo, Justin si era lasciato sfuggire il motivo di quella lite avvenuta solo qualche ora prima, facendo corrucciare nuovamente Lexy. “Mi dispiace davvero tanto, Justin. Non so nemmeno io come mi sia passato per la mente di reagire a quel modo. Non meritavi quello schiaffo, non meritavi quelle patetiche scenate...
Non meritavo nemmeno quel bacio...” la interruppe lui, appoggiandosi al muro dietro di sé e puntando lo sguardo nel vuoto.
Lexy si lasciò sfuggire l’ennesima lacrima e, sospirando, si avvicinò a lui, fermandosi a pochi centimetri dal suo viso. Con l’indice gli sfiorò il braccio sinistro e poté giurare di sentirlo rabbrividire; poi, sussurrando, disse: “questo non devi neanche pensarlo. Non l’ho fatto per illuderti, l’ho fatto perché, inconsciamente, sento di provare le stesse cose che provi tu. Mi risultava solo difficile capirlo.
Il biondo scosse la testa e, prima che potesse dire qualsiasi altra cosa, si allontanò da lei.
Non voglio parlarne adesso. È tardi e sono stanco, forse ne riparleremo quando avrai le idee più chiare anche tu.
Che significa?” domandò lei confusa.
Significa che non sono più tanto sicuro di pensare quel che tu già immagini.
Quella frase, pronunciata con così tanta freddezza ed insicurezza, la fece sprofondare, ma non aveva alcun senso mostrarsi delusa, lui lo era stato in modo decisamente peggiore e non voleva farglielo pesare ulteriormente.
Nessuno dei due parlò più, s’infilarono sotto alle coperte, mantenendo ben evidente la distanza che li separava.
 
Sebbene la mente di Justin fosse tutt’altro che libera da pensieri riguardanti la ragazza che aveva accanto, si addormentò quasi subito, cadendo in un sonno profondo ed offuscando tutto ciò che lo circondava.
Lexy, invece, manteneva lo sguardo fisso sul soffitto ed ebbe un lieve sussulto quando sentì un rumore provenire al di fuori di quella camera.
Il medesimo suonò si ripeté subito dopo, decifrare cosa fosse le risultava difficile, soprattutto ora che il suo cuore aveva cominciato a battere all’impazzata.
Justin” mormorò lei, scuotendo lievemente il braccio del biondo, ma lui non si smosse nemmeno.
Justin!” lo richiamò nuovamente, alzando notevolmente il tono di voce e mettendosi a sedere, ma nulla, lui continuava a dormire beatamente, totalmente preso dal sogno che stava facendo.
Justin, svegliati” insistette ancora una volta, scuotendolo per la spalla sempre più energicamente.
Il biondo sobbalzò, spalancando gli occhi e alzandosi di scatto, voltando il capo a destra e a sinistra mentre, lentamente, il suo respiro ritornava ad essere regolare.
Che accidenti succede?” sbottò lui passandosi una mano sul viso e scuotendo velocemente la testa.
Ho sentito un rumore” disse a voce bassa lei.
Justin la guardò di sottecchi, pur sapendo che non avrebbe potuto vedere a pieno la sua espressione di sufficienza.
Ritorna a dormire, te lo sarai immaginato” sbuffò lui affondando il viso nel cuscino.
Non me lo sono immaginata!” lo rimbeccò Lexy facendolo voltare nuovamente, “tu dormivi, io no, quindi ti posso assicurare che quel rumore c’è stato per ben due volte.
Che cosa dovrei fare?” mugugnò lui.
La ragazza abbassò il capo, evitando il suo sguardo, per poi dire semplicemente: “vorrei solo che controllassi che fosse tutto a posto.
D’accordo, poi mi lascerai dormire?” le domandò lievemente scocciato.
Annuì impercettibilmente e Justin, nel giro di pochi secondi, lasciò la stanza. Nel soggiorno regnava il buio più totale e, mentre si dirigeva verso la porta d’ingresso, quel rumore si ripeté.
Un rumore metallico, simile allo scatto di una serratura, riempì l’aria, così corse verso la porta, ormai prossimo ad aprirla ed il cuore che iniziava pian piano ad accelerare il suo battito.
La spalancò e non vide altro la strada deserta del viale principale, si guardò attorno e di strano e sospetto non vide nulla. Iniziò seriamente a pensare che la sua immaginazione stesse galoppando un troppo velocemente grazie all’influenza di Lexy.
 
Non c’era nessuno” sospirò ritornando in camera e trovò Lexy rannicchiata su stessa al centro del letto, mentre stringeva le ginocchia al petto e respirava pesantemente, trattenendo a stento altre lacrime.
Ho seriamente paura” mormorò la ragazza, mantenendo il tono di voce più basso che mai.
Lexy, stai tranquilla, non c’è nulla di cui aver paura. Ho guardato io stesso e non c’era nessuno.
Ti sbagli” lo interruppe lei, incrociando il suo sguardo, ed ecco che i suoi occhi tornarono a riempirsi di lacrime.
Justin era sempre più confuso, più la guardava, più la sentiva parlare, e meno riusciva a capire cosa stesse succedendo.
So che c’entra Mark con tutto questo, non credo di avere dubbi al riguardo.
Il biondo non rispose, si limitò a guardarla con aria interrogativa.
È stato lui” mormorò nuovamente lei tra un singhiozzo e l’altro.
Che intendi dire?
È stato lui a sparare quella sera.
Scherzi, vero?
Lexy scosse la testa e Justin impallidì all’istante.
Te lo ha detto lui?
Sì, prima che gli dicessi di volermene andare da casa sua. Non so perché lo ha fatto, sinceramente avevo paura a sentire dell’altro riguardo a ciò.
Come avete iniziato il discorso?” le chiese lui, attendo a carpire al massimo la sua risposta.
Gli ho raccontato del viaggio, di quel che era successo e lui ha… fatto un’espressione strana, quasi come se la cosa lo stesse divertendo e così mi ha detto che quella sera è stato lui a sparare per il quartiere. Non so cos’abbia in mente, ho solo paura di lui, tanta paura di lui.
Lentamente Justin si avvicinò a lei, circondandole le spalle con un braccio ed attirandola maggiormente a sé. “Non preoccuparti, Lexy, se te la senti andremo a fondo a questa storia.
Lievemente annuì e rispose: “certo che me la sento, non ho intenzione di lasciarmi questa storia alle spalle. Prima risolviamo la faccenda, meglio sarà. Potremmo rischiare altre volte, chi lo sa.
Justin sorrise a quell’affermazione. “Ed ecco che ritorna la Lexy di sempre, però devo ancora capire come mai ti piaccia così tanto cacciarti nei guai.
Credo sia un po’ colpa tua” ribatté lei mordendosi il labbro inferiore e puntando lo sguardo verso l’alto.
Mia?” ridacchiò lui, “sei tu che mi hai trascinato ad oltre mille chilometri da qui per ritrovare la professoressa.
Sì, è vero e da sola non ce l’avrei fatta, ecco perché sono fermamente convinta che quando sono con te le mia paura si trasforma in una strana ossessione per il pericolo. In poche parole, la colpa è tua” continuò ad ironizzare lei.
Justin le diede una leggera spinta, per poi lasciarsi andare in una leggera risata. “Hai una bella faccia tosta, Lexy.
La ragazza fece una smorfia e si alzò dal letto, intenta a chiudere la porta a chiave e così fece.
 
 
***
 
 
Justin non era esattamente il tipo da voler sprecare certe occasioni e chissà quante altre volte gli sarebbe capitato di rimanere solo con lei. Così salutò momentaneamente la razionalità e dimenticò quanto era accaduto nell’arco di quella stancante giornata. Lexy si era momentaneamente alzata per chiudere a chiave la porta della camera da letto e l’abat-jour poggiata sul comodino illuminava quanto bastava quella stanza, permettendo a Justin di avere una buona visuale sul corpo di Lexy, momentaneamente avvolto da un paio di pantaloncini piuttosto corti  ed una canottiera altrettanto corta. Si sollevò sui gomiti, soffermandosi a fissarle il fondoschiena, fino a che lei non si voltò, notando a pieno il suo sguardo malizioso puntato addosso.
La ragazza finse un colpo di tosse e, questa volta, Justin intrecciò il suo sguardo serio con quello di lei, totalmente interrogativo.
Il biondo si alzò dal letto e, a passo lento, si avvicinò a lei che sostava ancora accanto alla porta.
Più la distanza diminuiva, più lei lo guardava stupita, aggrottando la fronte e domandandosi cosa gli fosse preso.
Ora che a dividere i loro volti mancavano pochi centimetri, Justin le sussurrò ad un orecchio: “sappi che non permetterò mai che qualcuno ti faccia del male o che provi anche solo  a portarti via da me.
Lexy lo guardava più confusa che mai, convinta che fosse il suo subconscio a parlare per lui. “Credevo che non fossi più tanto sicuro di voler affrontare l’argomento” lo stuzzicò lei, sollevando un sopracciglio ed incrociando le braccia al petto.
Infatti non voglio parlare, tu sai già come la penso, sono io a non sapere cosa passa nella testa a te.
Lexy poggiò entrambe le mani sul suo petto nudo e puntò lo sguardo in quello di lui, abbozzando appena un sorriso e facendolo scomparire subito dopo.
Io penso che finora abbiamo solo perso tempo” mormorò, facendo confondere il biondo, che la guardò torvo.
Lei si lasciò andare in un breve risata. “Non ha più senso rincorrerci, siamo entrambi qui adesso ed io non ho intenzione di sbagliare di nuovo.
Senza nemmeno dargli il tempo di ribattere, Lexy poggiò entrambe le labbra su quelle di Justin, intensificando sin da subito il bacio e dandogli a stento la possibilità di riprendere fiato.
E soprattutto voglio che tu sappia che non ho mai voluto illuderti” continuò lei, guardandolo dritto negli occhi, “ero solo confusa, insomma, non sapevo realmente a cosa stavo andando incontro. Avevo solo bisogno di aprire gli occhi e capire chi fossero le persone giuste e quelle sbagliate.
Quindi non mi beccherò nessun altro schiaffo se dovessi insultare Mark?
Non nominarlo affatto e risolviamo il problema.
Justin sorrise ed avvolse entrambe le braccia attorno alla vita della ragazza, l’attirò a sé sino a far combaciare i loro corpi e poi la trascinò con sé sul letto.
Lexy era completamente appoggiata a lui, sorretta a stento dalla forza delle sue braccia; lo sguardo era completamente affogato in quello di lui e nessuna parola sarebbe uscita dalla sua bocca.
Un brivido le percorse la schiena ed il battito cardiaco aumentò improvvisamente, tanto da farle avere la sensazione che volesse spaccare la gabbia toracica.
Justin posò una mano sul suo collo e l’attirò a sé, facendo combaciare ancora una volta le loro le braccia, lasciando che i loro respiri leggeri riempissero l’aria.
Justin, io non voglio che tra di noi ci sia solo amicizia, voglio essere sincera. Tu mi piaci e mi dispiace che sia dovuto passare così tanto tempo prima che potessi fartelo capire, ma-
Shh” la interruppe lui, posando l’indice sulle sue labbra, “non dire niente, è inutile continuare a parlarne, sappiamo entrambi come stanno le cose adesso.
Lexy sorrise a quelle parole, poi spostò lo sguardo sulla radiosveglia poggiata sul comodino.
S- sono quasi le due del mattino e, per quanto la mia voglia di andare a scuola domani sia minima, credo dovremmo andare a dormire ora” disse lei a malincuore.
È davvero necessario? Magari sarà ancora chiusa…” tentò di convincerla lui, mordendosi il labbro inferiore.
Mi dispiace deludere le tue aspettative, di nuovo, ma credo proprio dovremmo andarci.
 
Justin sbuffò sonoramente, dedicandole un’occhiata delusa, ma che lasciò trasparire una parte d’ironia. Senza mai lasciare la presa dalla sua mano, la trascinò vicino a sé e la tenne stretta al suo petto durante tutta la notte, senza mai nemmeno spostarsi o cambiare posizione. Di tanto in tanto riapriva gli occhi e la guardava dormire beatamente tra le sue braccia, poi si addormentò del tutto, sino alla mattina seguente.





Spazio Autrice: 
Vengo in pace, di nuovo.
Accidenti, il tempo ce l'ha con me, passa una settimana e sembrano passati appena due giorni. Ho qualcosa di sbagliato io, lo so! AHAHAHAH
Okay, ritorno seria. Inizialmente il capitolo avrebbe dovuto prendere una piega diversa e io già immagino come voi pensiate potessero svolgersi le cose tra i due, ma una tizia pignola di nome Lexy ha preferito fare la brava ragazza e quindi 'domani c'è scuola, Justin, buonanotte.'
Odiatemi pure, me lo merito çç
Non aggiungo altro, vi ringrazio infinitamente tanto per le recensioni e spero che il capitolo vi sia piaciuto. (ps: ne succederanno altre di cose, consideriamolo come un capitolo di passaggio. Sì, sarebbe una scusa per dire che non era il massimo ç_ç)


Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@belieber4choice on twittah and instagram.
Se avete domande, this is my ask.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***





Capitolo 15.

 
Erano trascorse così poche ore dal momento in cui si erano addormentai, ma questo pareva non dar peso a Lexy che, non appena sentì la radiosveglia suonare, saltò giù dal letto e spalancò le finestre di quella camera, lasciando che la luce del sole illuminasse tutto quanto.
Justin, sveglia!” gridò lei, iniziando a battere le mani in modo da provocare più rumore possibile.
Il biondo le voltò le spalle e, affondando il viso nel cuscino, iniziò a bofonchiare lamenti incomprensibili.
Cambio di programma, oggi non andiamo a scuola, ci ho pensato e credo che-”, ma Lexy non fece in tempo a concludere la frase, Justin lanciò un urlo di vittoria e le dedicò un ampio sorriso mentre tendeva entrambi i pugni chiusi verso l’alto. “Grazie a Dio mi hai dato retta. Buonanotte!” esclamò il biondo prima di tornare nuovamente a dormire.
No, hai capito male. Ieri sera, prima che la situazione degenerasse, Mark mi ha detto che sarebbe tornato a scuola, nella nostra scuola ed ecco perché ho intenzione di andare a casa sua mentre lui non c’è.
Forse avrei preferito andare a scuola” mugugnò il biondo, facendo scomparire tutta la felicità di qualche istante prima.
Coraggio, alzati, non abbiamo tanto tempo da perdere. Conoscendolo, dubito rimanga a scuola fino a questo pomeriggio” concluse Lexy, prima di lasciare quella camera e dirigersi di corsa verso il bagno.
Sebbene fosse abbastanza fastidioso dover sopportare ad occhi aperti tutta quella luce, Justin sembrò ignorare totalmente quanto la ragazza aveva appena detto e riprese a dormire, riaddormentandosi quasi subito.
 
Lexy impiegò quasi venti minuti prima di ritornare da lui, già vestita e truccata, pronta per uscire. Non appena lo vide ancora avvolto dal mondo dei sogni, afferrò le coperte ai piedi del letto e le strappò velocemente verso il pavimento.
Quale parte di non abbiamo tempo da perderenon ti è chiara?” sbottò, evitando di posare lo sguardo su di lui che al momento non indossava altro che i suoi boxer.
Spiegami perché dobbiamo sempre infiltrarci a casa della gente” mugugnò lui abbracciando il cuscino.
Se preferisci, possiamo chiedergli se ha voglia di rispondere a qualche domanda e sperare che non ci spari un colpo in testa” ironizzò lei, incrociando le braccia al petto e posando lo sguardo su di lui che nel frattempo si era voltato di poco solo lanciarle un’occhiata fulminea.
D’accordo, mi hai convinto.
 
Nel giro di pochi minuti si ritrovarono fuori casa, Lexy diede un’occhiata al suo orologio e poi si rivolse a Justin: “dovrebbe uscire di casa… praticamente adesso.
Non potevamo aspettare ancora un’ora?
No, perché alla seconda ora avremmo avuto biologia e, se ben ricordi, la professoressa è rimasta a Glendive, quindi dubito fortemente che lui rimanga a scuola.
Aspetta un momento, avremmo avuto biologia?” la rimbeccò lui, dedicandole uno sguardo interrogativo ed ecco che Lexy abbassò il capo.
Ehm, seguiamo le stesse lezioni…
Per fortuna mancano solo pochi mesi alla fine dell’anno” sbottò lui, iniziando a camminare verso la casa di Mark.
Aspetta!” lo bloccò  lei afferrandolo per un polso, “sta uscendo adesso, non possiamo farci vedere.
Detto ciò se lo trascinò dietro, sino a restare completamente nascosti dietro ad un grosso albero di mele, aspettando pazientemente che Mark si allontanasse abbastanza dalla loro visuale.
E comunque, se può farti stare meglio, non parlavamo mai in classe” mormorò lievemente lei.
Non m’interessa, okay? Non mi da fastidio” pronunciò lui con ben poca convinzione e ciò fece sorridere Lexy.
D’accordo, ti credo” ridacchiò, “ora andiamo.
Iniziarono a correre verso l’abitazione del moro e, quando ormai furono in prossimità, Justin la sorpassò e spostò velocemente lo zerbino, rimanendo deluso non trovandoci sotto la chiave.
Fece per aprir bocca, quando Lexy lo anticipò, squadrandolo con aria di sufficienza.
Mark non tiene una chiave di riserva sotto allo zerbino.
Scusami, ma non sono io ad aver avuto una storia con lui, non potevo saperlo!
Smettila con questa storia, credevo non volessi più parlare di lui” lo rimbeccò lei, sorreggendo alla perfezione quello scambio di sguardi infuocati.
Justin alzò le mani in segno di resa e disse: “d’accordo, facciamo a modo tuo.
Così va meglio, seguimi.
Fecero il giro della casa, ritrovandosi davanti ad un albero, parecchio ravvicinato alla parete ed abbastanza alto da permettere di raggiungere la finestra del secondo piano.
Con estrema facilità, Lexy si arrampicò su di esso, raggiungendo in men che non si dica la finestra socchiusa.
Justin la guardava senza muovere un solo muscolo, incrociò le braccia al petto ed aspettò pazientemente che si voltasse verso di lui.
Beh? Cosa stai aspettando?
O il tuo hobby preferito è salire sugli alberi, o devi esserti arrampicata qui parecchie volte, ma, davvero, non voglio sapere quale sia la risposta corretta.
Justin, per favore.
Il biondo non ribatté e la raggiunse, impiegandoci notevolmente più tempo.
Una volta che furono dentro la camera da letto di Mark, Justin si guardò attorno, soffermandosi su ogni foto che gli capitava a tiro.
Non troverai foto in cui ci sono io” disse Lexy osservandolo.
Cosa stiamo cercando esattamente?” domandò lui ignorando le sue parole.
Per prima cosa voglio trovare la sua pistola” rispose, aprendo ogni cassetto e frugandoci dentro.
E credi che la nasconda insieme alle mutande?
Sentiamo, tu dove la nasconderesti una pistola?
Justin sorrise e raggiunse il letto, sollevo di poco il materasso, mostrando l’arma.
Lexy spalancò sia gli occhi che la bocca e, boccheggiando, disse: “C- come accidenti facevi a saperlo?
Il biondo l’afferrò e se la infilò in tasca. “Generalmente non la si lascia incustodita in casa, ma non mi sembra di aver a che fare con un genio del male, quindi questo è uno dei pochi posti in cui avremmo potuto trovarla.
Così mi spaventi” ribatté la ragazza guardandolo di sottecchi, “tu non nascondi una pistola sotto al letto, vero?
Da stanotte lo farò” ridacchiò lui uscendo dalla stanza.
Lexy lo raggiunse subito dopo, seguendolo in quella che era la camera da letto dei suoi genitori.
Lì non troveremo nulla” sentenziò lei.
Che cos’altro ti ha detto Mark ieri sera?
Lei ci pensò qualche istante, poi rispose: “niente di rilevante, mi ha solo confessato di essere stato lui a sparare.
Prima che partissimo per Glendive, lui non sapeva nulla di tutta questa storia, vero?
La ragazza scosse la testa. “Te l’ho detto, non parlavamo da tempo, non poteva saperlo, non l’ho nemmeno più visto a scuola.
Quand’è stata l’ultima volta che lo hai visto?
Lexy spostò lo sguardo nel vuoto avanti a sé, soffermandosi inconsciamente a far riaffiorare i ricordi legati a quel periodo. Avvertì una lieve stretta al centro del petto, ma scosse la testa, scacciando il pensiero di quel ragazzo che di buono, ormai, non aveva più nulla. “Credo sia stato circa un mese fa, quando, durante la lezione di biologia, per l’appunto, stavamo discutendo sulla festa di fine anno e…” Si bloccò per qualche secondo, cercando di far mente locale su quel fatto. “E lui non mi sembrava troppo entusiasta dell’idea. La professoressa Stoner aveva affidato a me, Grace, Kate e anche a lui l’incarico di occuparci dei preparativi, ma Mark non aveva altro che sbuffare e lamentarsi del fatto che saremmo dovuti rimanere ad organizzare il tutto dopo scuola. Non capisco cosa possa c’entrare, oltre al fatto che lui e la professoressa non andassero troppo d’accordo, non riesco a collegare come potesse esserne coinvolto. Mi sembra strano.
Sicuramente c’è dell’altro sotto” commentò il biondo, “sarebbe stato utile se tu avessi continuato a frequentarlo, ma visto che così non è stato, ci toccherà prendere la strada più lunga.
Nel frattempo, mentre stavano per rientrare nella camera di Mark, udirono un rumore metallico, proveniente dal piano inferiore.
Dio, non di nuovo!” sbuffò il biondo, guardandosi a destra e a sinistra, sperando di trovare un nascondiglio adatto.
Dev’essere sua madre, mi aveva detto che sarebbe tornata oggi” spiegò lei, mantenendo un tono di voce notevolmente basso.
Grazie per essere sempre così tempestiva nel dare informazioni.
Poche chiacchiere, seguimi!” sussurrò lei, afferrandolo per un polso  e trascinandolo nella camera del ragazzo, per poi infilarsi sotto al letto.
Justin la raggiunse, rimanendo più esterno a quel nascondiglio, e quindi nettamente più visibile.
Lexy, istintivamente, avvolse un braccio attorno alla sua vita e lo attirò maggiormente a sé, facendo aderire perfettamente la sua schiena al suo petto.
Nel frattempo, la donna, che era da poco entrata in casa, salì le scale ed entrò nella stanza del ragazzo munita di aspirapolvere, lo accese ed iniziò a passarlo dovunque, arrivando anche sotto al letto.
Justin e Lexy indietreggiarono più che poterono, ma sapevano entrambi che la donna non avrebbe esitato ancora molto prima di verificare per quale assurdo motivo l’aspirapolvere non riusciva a raggiungere tutta la superficie di pavimento sottostante al letto.
Lexy afferrò il filo e lo tirò versò di sé, staccandolo così dalla presa elettrica e provocando la fine d quel fastidioso rumore; la donna si allontanò momentaneamente per attaccarlo nuovamente nella presa più vicina, situata nel corridoio.
Spinse lievemente Justin che, con estrema velocità, riuscì a raggiungere la finestra ed a lasciare la stanza, ora mancava solamente Lexy.
Afferrò il cellulare dalla tasca dei suoi pantaloncini e cercò in rubrica il numero di telefono di casa di Mark ed avviò la chiamata, sperando che il suono dell’apparecchio sovrastasse quello dell’aspirapolvere.
Dovette aspettare diversi istanti prima che la donna spegnesse quell’aggeggio infernale e si dirigesse nell’altra stanza.
Quando ciò avvenne, Lexy scivolò fuori da sotto al letto ed in seguito dalla finestra, raggiungendo Justin che si trovava già ai piedi dell’albero e che non esitò un solo istante ad afferrarla quando fu quasi alla sua altezza.
Grazie” sibilò lei, arrossendo lievemente ed abbozzando un sorriso che lui non tardò a ricambiare.
 
Come hai fatto a distrarla?” le domandò Justin mentre ritornavano verso casa di Lexy.
Ho solo avviato una chiamata al suo telefono di casa e così sua madre si è allontanata.
Oh, certo, il telefono di casa. Stavate parecchio al telefono, allora” mormorò lui, volgendo lo sguardo nel vuoto.
Justin, hai intenzione di infierire ancora per molto?” lo rimbeccò Lexy, arrestando di colpo i suoi passi ed incrociando le braccia al petto.
Lasciamo perdere” disse lui, deviando il discorso, “che altro dobbiamo fare adesso?
Nulla se non cercare di mettere insieme i pezzi di questo puzzle complicato.
 
 
Sebbene l’idea di parlare di Mark, e di quanto potesse essere coinvolto in quella faccenda, non lo allettava per niente, Lexy e Justin spesero quasi tutto il pomeriggio facendo supposizioni e cercando di dare un senso al rapimento della professoressa.
L’orologio segnava quasi le sette di sera, il sole stava calando e Lexy non faceva altro che parlare e camminare avanti e indietro per tutto il perimetro della stanza, mentre Justin l’ascoltava, seduto sul letto e con un’espressione terribilmente annoiata dipinta in viso.
Quindi, io credo che Mark c’entri qualcosa” sentenziò ancora una volta lei e fu in quel momento che Justin scattò in piedi, posò il suo sguardo tremendamente serio su di lei e disse:
D’accordo, adesso basta, lasciamoci alle spalle tutte queste stronzate su Mark.
Lexy rimase interdetta e, senza capire, lo guardò con aria interrogativa.
Sono stanco di sentir parlare di lui” mormorò Justin con tono freddo, avanzando a passo lento verso di lei che nel frattempo indietreggiava.
Da freddo e cupo che era, nello sguardo del biondo iniziò ad aleggiare una lieve punta di maliziosità e fu allora che a Lexy passò la voglia di parlare ancora.
Indietreggiò di qualche altro passo, sino a che non si ritrovò con la schiena contro al muro; Justin manteneva fisso il suo sguardo negli di occhi di lei e poggiò entrambe le mani sul muro, quasi a volerle impedire di scappare, ma lo avrebbe fatto?
Lentamente si avvicinò al suo viso e poggiò le labbra sulle sue, baciandola sin da subito foga. Istintivamente, Lexy avvolse entrambe le braccia attorno al suo collo e ricambiò a sua volta quel bacio, sebbene fosse rimasta stupita da quel suo improvviso cambio d’umore. Justin l’attirò a sé, facendo aderire perfettamente i loro petti ed impiegò ben poco tempo prima di far scorrere le mani lungo i suoi fianchi, facendo poi pressione sul fondoschiena e sollevandola prontamente da terra.
Lei incrociò le gambe attorno alla vita del biondo, che nel frattempo aveva iniziato ad indietreggiare verso il letto; si voltò e l’appoggiò sopra di esso, utilizzando ben poca delicatezza e continuando a guardarla con fare malizioso. Se prima Lexy sembrava leggermente spaventata, ora non lo era più, sorrise leggermente, adottando quasi lo stesso atteggiamento di lui e, premendo una mano sul colletto della sua maglietta, lo attirò a sé, facendo in modo che si sdraiasse del tutto sopra di lei. Le loro labbra si unirono di nuovo e, nel frattempo, Justin fece scorrere una mano sotto la canottiera della ragazza, sino a raggiungere la stoffa del reggiseno. Premette lievemente sopra di esso, provocandole un leggero gemito che venne immediatamente soffocato da un altro bacio.
Justin si staccò da lei, soffermandosi a guardarla negli occhi e sollevando di poco la maglia che indossava, aspettando un suo assenso prima di levargliela del tutto.
Lei annuì lievemente e lui non perse tempo a sfilargliela e a gettarla sul pavimento, fece la stessa cosa con la sua e riprese a baciarla, fino a che non fece proseguire quella scia di baci lungo il collo e il ventre. Le slacciò i pantaloncini, ma questa volta non si preoccupò di capire se lei fosse d’accordo o meno; dai movimenti di lei, che lo assecondarono mentre glieli sfilava, capì di non aver commesso nessun passo falso e così si sdraiò accanto a lei, attirandola su di sé e riprendendo a baciarla con foga.
Questa volta fu Lexy che, semiseduta sul suo ventre, prese l’iniziativa di slacciargli i pantaloni e farli finire in un punto indefinito dietro di sé, lasciando che il cellulare che teneva in tasca cadesse al suolo, provocando un tonfo sordo. Ritornò a sdraiarsi sopra di lui, dando vita a l’ennesimo bacio che questa non venne interrotto nemmeno mentre lui le sfilava, con estrema calma, gli slip. A sua volta, lui, se ne liberò e ribaltò le posizioni una volta che fu riuscito a slacciarle anche il reggiseno. Si soffermò qualche istante a guardarla attentamente, senza proferire parola, senza riuscire ad esternare nulla che non fu l’ennesimo respiro mozzato.
Riprese nuovamente a baciarla, mordendole più volte il labbro inferiore e facendo scorrere le mani lungo il suo petto, soffermandosi prima sui seni e poi sul fondoschiena. Continuò con quei leggeri movimenti per qualche altro istante, dopodiché entrò in lei, cogliendola quasi di sorpresa e facendola lievemente sussultare.
Lexy incrociò ancora una volta le braccia attorno al suo collo, stringendolo a sé più che poté mentre quei movimenti si velocizzarono di volta in volta. Tra un bacio e l’altro, Justin si soffermava qualche secondo a guardarla negli occhi, senza realizzare completamente ciò che stesse accadendo in quel momento. Gli sembrava quasi surreale trovarsi in quella situazione con lei.
Se mai dovessi parlare ancora con quello stronzo del tuo ex, e posso assicurarti che difficilmente capiterà, ricordagli che ora sei mia” e, detto ciò, concluse quei movimenti con l’ultimo bacio, colmo di passione e desiderio represso di averla finalmente sua.





Spazio Autrice:
rieccomi e spero seriamente che questo capitolo vi sia piaciuto perché, dopo  un vuoto totale d'ispirazione, questa pare essere tornata e spero di aver scritto qualcosa di lontanamente paragonabile all''accettabile'.
Sì, mi sembra giusto dirvi che potrebbe succedere qualcosa di brutto nel prossimo capitolo, ma non vi dico a chi OuO
Ora mi dileguo e spero di ricevere qualche recensioncina in più, sapete che ci tengo tanto ♥


Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@belieber4choice
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Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


 

Vi consiglio di leggere ascoltando questa canzone


Capitolo 16.

 
Justin restò tutta la sera a casa di Lexy e, sin da subito, aveva intenzione di trascorrere anche la notte successiva insieme a lei, ma una telefonata da un numero sconosciuto rovinò i suoi piani.
Si allontanò di poco dalla ragazza, che nel frattempo lo stava guardando con aria perplessa, e si portò il telefono all’orecchio.
Sebbene Lexy cercava di decifrare quanto quella persona sconosciuta stesse dicendo, non ci riuscì: il timbro di voce era basso e apparentemente troppo pacato. Lo sguardo di Justin era perso nel vuoto avanti a sé, non aveva spiccicato parola fino a quando, dopo qualche istante in cui assunse un’espressione totalmente terrorizzata, disse con voce tremante: “d’accordo, arrivo.
Lexy lo guardò sempre più confusa e, prima che potesse aprir bocca, lui la precedette. “Devo andare, ci vediamo domani a scuola” le disse semplicemente, evitando di far riferimento a quanto aveva sentito poco fa al telefono e, prima di uscire definitivamente da quella casa, le lasciò un bacio a fior di labbra, senza nemmeno darle il tempo di ribattere.
 
Il buio era già calato, come sempre, il viale principale era deserto e, ad ogni passo, Justin si sentiva sempre più nervoso. Aveva giurato di non aver mai sentito quella voce, eppure quelle parole lo avevano turbato parecchio.
Camminò per quasi dieci minuti, fino a quando non raggiunse il piazzale della scuola.
Ad aspettarlo ci furono Chaz, Mark e altri due ragazzi di cui non conosceva l’esistenza.
Il suo amico era inginocchiato al suolo, con una pistola puntata alla tempia e lo sguardo terrorizzato puntato sul biondo.
Sebbene dentro stesse bruciando dal terrore, cercò di mostrare apertamente quella calma glaciale, che era sicuro avrebbe giocato a suo vantaggio.
Si avvicinò a passo lento verso Mark, era lui a mantenere la pistola puntata contro Chaz, e questo lo fece trasalire; manteneva lo sguardo fisso negli occhi del moro, mentre la distanza che li separava diminuiva sempre di più.
Fermo!” gli ordinò Mark e Justin non poté far altro che obbedire. Il moro fece un cenno del capo ai due ragazzi che lo affiancavano, entrambi annuirono lievemente e salirono a bordo di un pick-up nero, parcheggiato qualche metro più lontano da dove si trovarono loro in quel momento.
Che cosa vuoi da lui?” sputò Justin, lanciando uno sguardo di sfida al ragazzo che tanto disprezzava.
Mark si lasciò sfuggire una risatina, ma non abbassò nemmeno di poco la pistola.
Per prima cosa rivorrei indietro la mia pistola, questa non è un granché” rispose lui con un enigmatico sorriso stampato in volto e Justin impallidì all’istante. “Poi credo sia meglio per te se evitassi di frequentare la mia ex ragazza, non amo quando ciò che era mio finisce nelle mani di qualcun altro.
Justin serrò gli occhi per un istante, prendendo un profondo respiro e volgendo lo sguardo alla sua destra.
Sebbene il suo amico si trovasse in una situazione a dir poco spiacevole, non poté fare a meno di focalizzare i suoi pensieri su di Lexy, sentire il suo nome uscire dalle labbra di quel ragazzo lo fece innervosire ulteriormente. Fino a prova contraria, credeva fosse la sua ragazza, non di Mark, non più.
Te l’ho già detto, Mark, lei non vuole ritornare da te.
Ne sei davvero sicuro? Io non direi.” Mark pronunciò quelle parole con estrema convinzione, ma Justin trovò il tutto leggermente divertente.
Ne sono sicuro, sai, in una sola serata ho concluso con lei più di quanto abbia concluso tu in un anno. Lexy è stata chiara: non vuole te.
 
 

***
 

 
L’allontanamento improvviso di Justin aveva fatto rimanere Lexy parecchio perplessa; da quando il biondo aveva varcato la soglia di casa sua, non si era mossa dal divano. Quella strana telefonata aveva preso alla sprovvista anche lei e non riusciva a capire per quale assurda ragione non le avesse detto nulla.
L’orologio segnava quasi le dieci di sera e c’era fin troppa calma tra quelle quattro mura. Fece per accendere la televisione quando udì un rumore esterno, si paralizzò all’istante e non compì più alcun movimento. Rimase immobile accanto al divano e si guardò in torno, cercando di mantenere sempre aperto il suo campo visivo.
Si avvicinò alla porta d’ingresso, era sicura di non averla ancora chiusa a chiave, così accelerò il passo e, nel momento in cui provò a girare la chiave all’interno della serratura, questa si spalancò violentemente, facendola indietreggiare.
Lexy non mosse un solo muscolo, cercò di mettere a fuoco le figure dei due ragazzi che in quel momento si trovarono di fronte a lei.
Il loro viso era coperto da degli occhiali da sole, ma Lexy era sicura di aver già visto quei lineamenti.
Sebbene il suo intento era quello di mantenere alta la guardia, non riuscì a compiere alcun movimento, rimase immobile a fissarli per interi secondi, fino a che uno dei due le afferrò un braccio e la strattonò fuori di casa.
Ma chi cazzo siete?” sbottò e, dimenandosi a più non posso, impiantò più forte che poté i piedi al suolo. “Lasciatemi!
Sapeva con certezza che opporre resistenza non sarebbe servito a niente. Lo stesso ragazzo che le stringeva fortemente il polso la sollevò la terra e, a grandi falcate raggiunse l’auto, sbattendola sui sedili posteriori e salendo con lei.
Le teneva entrambe le braccia bloccate dietro alla schiena, mentre lei continuava a scalciare e a gridare.
Passami quella sciarpa! Non ne posso più di sentirla strillare” ordinò al ragazzo che ora aveva preso posto sul sedile del guidatore.
Senza ribattere gliela lanciò e con pochi movimenti, il ragazzo che la teneva ferma, l’avvolse attorno al viso di Lexy, impendendole di parlare.
L’auto partì, sgommando rumorosamente sull’asfalto.
 
 

***

 

Chaz si schiarì la voce solo per attirare nuovamente l’attenzione su di sé, ma non parlò.
Lascialo andare” pronunciò con tono fermo Justin, ma l’altro scosse la testa.
Dov’è la mia pistola, Bieber?
Cosa ti fa pensare che ce l’abbia io?” ghignò il biondo, mascherando a pieno la paura.
Con un rapido colpo, Mark spinse verso il suolo Chaz, mantenendo costantemente l’arma puntata a pochi centimetri dal suo capo.
Credi davvero che sia scemo? So quello che ho detto a Lexy e voi due siete le uniche persone sulle quali potrei sospettare. Quindi, poche storie e dammi la pistola.
Il suo ragionamento non faceva una piega, ma Justin non aveva alcuna intenzione di screditarsi ed ancor meno di liberarsi di quell’arma, sapeva che gli sarebbe tornata utile.
 
Più vedeva quella pistola puntata contro il suo amico, più fremeva dalla voglia di sferrare un pugno sul viso di Mark. In quel piazzale regnava il silenzio più totale e così fu per qualche altro istante, finché il rombo del motore di una macchina non ruppe quella falsa quiete.
L’auto di prima si fermò a pochi metri da Justin, il quale si voltò solo per un istante, per poi riportare lo sguardo su Mark, che aveva una strana espressione compiaciuta dipinta in volto.
Alzati, sfigato” disse il moro, mollando un lieve calcio sulla schiena di Chaz, che non se lo fece ripetere due volte e raggiunse immediatamente Justin.
Mark ripose la pistola in tasca e camminò a passo deciso verso l’auto. Justin lo seguì con lo sguardo, fino a che la portiera posteriore dell’auto si aprì, mostrandogli ciò che più temeva.
Semisdraiata sul sedile posteriore vi era Lexy, imbavagliata alla bene e meglio, incapace di urlare e quasi di respirare; si dimenava a più non posso, mentre uno dei due ragazzi, che poco prima affiancavano Mark, le teneva entrambe le braccia bloccate dietro la schiena.
Justin era totalmente paralizzato e Chaz non era da meno.
Poco prima di dedicare al biondo un sorriso beffardo, Mark salì in macchina e, quando ebbe chiuso la portiera anteriore, abbassò il finestrino, mostrandogli il dito medio e sfrecciando lontano da lì.



Spazio Autrice:
Questa volta non sono in ritardo e consideriamola una cosa positiva perché fino a ieri ero a corto d'ispirazione, poi non so come mai, ma m'è tornata ^_^
Bene, spero seriamente che il capitolo vi sia piaciuto perché io mi sono gasata un botto a scriverlo e poi vi avevo avvisato che sarebbe accaduto qualcosa di spiacevole. lol
Grazie mille per le recensioni, spero che continuino ad aumentare perché mi rendete davvero molto felice con i vostri pareri :')
Oh, dimenticavo, avrei iniziato un'altra fan fiction, vi lascio il link se vi va di leggerla. (non è che il continuo di un'altra storia che avevo concluso tempo fa, ma spero vi piaccia lo stesso)


Alla prossima!
Much Love,
Giulia
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Capitolo 17
*** Capitolo 17. ***




Capitolo 17.

 
Justin e Chaz videro l’auto allontanarsi nel giro di una manciata di secondi, entrambi erano rimasti immobili, incapaci di muovere un solo muscolo, eppure Justin, dentro, bruciava di rabbia.
Strinse lungo i fianchi i pugni, in modo così forte da far diventare le nocche bianche.
Grazie per essere venuto” mormorò Chaz, distraendo il biondo dai suoi pensieri.
Pensavi, forse, che avrei ignorato la chiamata di quel bastardo?” ribatté Justin a denti stretti, sentendo crescere sempre più l’odio verso Mark, ma, in quel momento, il suo pensiero fisso era Lexy.
Chaz rimase in silenzio per qualche istante, ma iniziò a sentirsi in colpa quando realizzò il motivo per il quale Mark l’aveva preso di mira.
Se non fossi venuto, Lexy non sarebbe in questa situazione adesso.
Chaz, lascia perdere, okay?” sbottò Justin alzando notevolmente il tono di voce, “la ritroverò.
Sospirò sonoramente, per poi riportare lo sguardo sul biondo e domandandogli: “Dove credi che l’abbia portata?
Non lo so. È meglio che tu vada a casa ora, ci penso io a lei.
Justin fece per allontanarsi da lì, ma Chaz richiamò ancora una volta la sua attenzione. “Non puoi andare da solo, chiamo Ryan e-
No!” lo interruppe il biondo, “me la sbrigo da solo, tu vai a casa e cerca di non combinare altri casini.
Senza ribattere, Chaz annuì, rimanendo notevolmente deluso dall’atteggiamento che Justin aveva adottato, ma non poté dargli torto, lui avrebbe fatto, forse, la stessa cosa.
 
 

***

 
Sono sicuro che non vedevi l’ora di restare da sola con me, vero Lexy?” le sussurrò Mark ad un orecchio e, prontamente, Lexy indietreggio di qualche centimetro, fino a che non si ritrovò con la schiena contro al muro.
Mi fai solo schifo” sputò lei con aria disgustata.
Non dicevi così tutte le volte che ritornavi da me” ribatté, ancora una volta, lui con tono beffardo, sentendosi particolarmente appagato nell’averla tutta per sé, all’interno di una stanza che lei non aveva mai visto.
Dove cazzo siamo?” sbottò lei, sbattendo un piede per terra ed irrigidendosi sempre più.
Perché vuoi saperlo? Così chiami il tuo nuovo ragazzo e lo preghi di venire a salvarti?
Non ho bisogno di pregarlo, lo ha già fatto una volta senza che io glielo chiedessi. Non è stronzo come te, Mark.
Mark si lasciò sfuggire una lieve risata, provocata da chissà quali pensieri contorti, facendo intimorire la ragazza che cercava di restargli il più lontana possibile,
Quel che mi stupisce è come non possa essere stronzo con te. Quale sano di mente sarebbe in grado di sopportarti per più di un mese?
Sei un bastardo! Perché mi stai facendo questo?” gridò lei con le lacrime agli occhi, iniziava a non reggere più tutta quella tensione, la scarsa luminosità, presente in quella stanza, le metteva i brividi.
Il viso di Mark era illuminato solo per metà dalla fioca luce proveniente dall’abat-jour posata sul tavolo alla sua destra, seduto su di una sedia, con entrambe le mani congiunte sotto al mento, pareva divertirsi nel vedere Lexy così spaventata e vulnerabile.
Non è a te che voglio fare del male” disse abbassando di molto il tono di voce, quasi avesse avuto paura di farsi sentire, ma non si udirono altri rumori se non i suoni delle loro voci.
Se devo essere sincero, mi dispiace che a Glendive abbiano tenuto in ostaggio proprio te, da una parte speravo prendessero quell’oca starnazzante della tua amica Grace, ma hanno commesso un piccolo errore” continuò lui, sorridendo malignamente.
Lexy si accorse di aver commesso un enorme sbaglio nel raccontargli, qualche sera prima, quanto successo durante il loro viaggio, si maledisse mentalmente di non essere stata in grado di tenere la bocca chiusa, di essersi, anche se per poco, fidata di lui. Si accasciò al suolo e strinse forte le ginocchia al petto, chiudendo ripetutamente gli occhi e sperando di ricacciare indietro le lacrime che di lì a poco le avrebbero solcato il volto.
Che- che cosa vuoi dire con questo? È stata opera tua?” inizialmente la sua voce fu tremolante, insicura e notevolmente bassa, ma, man mano che ricollegava i fatti, riacquistò quel poco di strafottenza e sarebbe stata pronta a reagire, nonostante la paura che nutriva verso il ragazzo che aveva di fronte.
Mark sorrise, un sorriso enigmatico che lasciava intendere la risposta.
Dio, ma perché?” Lexy scattò in piedi, gridandogli contro e stringendo i pugni lungo i fianchi.
Non volevo che prendesse te, okay?” sbottò a sua volta il ragazzo, ponendosi di fronte a lei ed affondando completamente lo sguardo in quello di lei. “Se tu e i tuoi amichetti del cazzo vi foste fatti gli affari vostri, tu non saresti finita nelle mani sbagliate. Non volevo che prendesse te.
La ragazza scosse la testa ed indietreggiò di qualche passo. “No, non ti credo.
Beh, fai male. Anche se tra noi è finita non significa che tu per me non conti più niente. Non avrei mai voluto che finissi nei guai.
Smettila di raccontarmi stronzate, Mark. Io non ti credo!
Lexy gridò ancora più forte, senza preoccuparsi di alzare al massimo il suo tono di voce e di sentire, così, la gola bruciare. I suoi occhi cominciarono a riempirsi di lacrime, ma questa volta non fu abbastanza brava da impedire che uscissero.
 “Dimmi almeno per quale motivo hai coinvolto la professoressa” disse lei, adottando nuovamente un tono calmo.
Non sono cose che ti riguardano.
Direi di sì visto che ormai ci sono dentro.
Fatti i cazzi tuoi” ribatté lui con tono duro.
 
Mark ritornò a sedersi e lei si accovacciò nuovamente contro il muro, nascondendo il viso tra le braccia, incrociate sopra alle ginocchia, ed involontariamente cominciò a singhiozzare.
Smettila di piangere” mormorò lui a denti stretti, volgendo lo sguardo verso la luce, ma lei parve non averlo neanche sentito.
Il ragazzo si avvicinò a lei lentamente, sino a ritrovarsi ad appena dieci centimetri di distanza, poggiò una mano sopra il braccio della ragazza, ma Lexy lo ritrasse all’istante, volgendogli uno sguardo colmo d’odio e terrore.
Vattene! Lasciami sola!” gridò ancora una volta, sopprimendo momentaneamente i singhiozzi.
Come vuoi” ribatté lui rassegnato, lasciando quella piccola stanza e sbattendo la porta alle sue spalle.
 
Qualche istante dopo, quando si calmò, iniziò a guardarsi attorno, si asciugò le gote con il dorso della mano e si alzò da terra. In quella piccola stanza non vi erano finestre, non vi era uscita se non la porta dalla quale lei e Mark erano entrati. Tutto ciò che componeva il misero arredamento era un letto malmesso, un tavolo ed una sedia, nulla più.
Si avvicinò alla porta e vi poggiò sul dorso un orecchio, cercando di carpire alla bene e meglio i rumori provenienti dall’altra parte, ma non udì nulla se non il suono di quella che le sembrò una televisione.
Si gettò a peso morto sul letto, sentendosi sempre più nervosa ed impotente.
 
Tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloncini e notò numerose chiamate perse da parte di Justin.
A leggere quel nome sul display le vennero gli occhi lucidi, non sapeva se chiamarlo sarebbe stata la cosa giusta da fare. Mark, in quel momento, le incuteva paura e, in tutte le parole che aveva detto poco prima, non ci trovò nulla di rassicurante. Se non avesse scoperto tutti quei fatti sul suo conto, probabilmente, sarebbe cascata ancora tra le sue sgrinfie.
Si decise a comporre velocemente un messaggio destinato a Justin, in quel momento era il suo unico punto di riferimento, l’unico che avrebbe potuto portarla via da lì.
«Justin, ti prego, portami via da qui. Non ho idea di dove sono e ho paura.»premette invio e ripose il  cellulare in tasca, lo fece appena in tempo. Nel giro di una manciata di secondi la porta si spalancò, svelandole la figura di Mark. Ebbe un sussulto nel vederlo, una fastidiosa morsa s’impossessò del suo stomaco e rimase rigida a fissarlo.
Senti, Lexy, so che in questo momento mi detesti, ma ti prometto che non ti faremo del male” le disse, mantenendo lo sguardo fisso sul pavimento.
Le tue promesse te le puoi anche tenere” ribatté lei secca.
Non parlarmi così” le ordinò lui, stringendo il pugno poggiato sullo stipite della porta.
Lexy si lasciò sfuggire una risatina nervosa, dopodiché si alzò e si posizionò di fronte a lui, mollandogli un forte schiaffo sulla guancia.
Ti parlo come cazzo mi pare, non sono io quella in torto, ma tu.
Persino lei stessa si stupì di quel gesto e, non appena vide l’espressione sempre più contrariata di Mark, avvertì nuovamente quella sensazione di paura attanagliarle lo stomaco.
Le afferrò il polso e lo strinse così forte da farle diventare la mano immediatamente rossa, la guardò in maniera agghiacciante, la sua mascella era contratta e le labbra, serrate, formavano una linea dura.
Lexy rimase immobile, cercando di non lasciar trasparire quanto terrorizzata fosse, ma le riuscì male ed iniziò a tremare visibilmente.
Mark la spinse violentemente contro il muro, bloccando con entrambe le braccia ogni suo movimento. Una mano le stringeva ancora il polso, mentre l’altra premeva forte sul petto, appena sotto al collo. I loro visi erano così vicini che l’uno poteva sentire sulle proprie labbra il respiro pesante ed irregolare dell’altra.
Lexy evitava di incrociare il suo sguardo, serrò gli occhi, evitando di lasciarsi scappare qualche lacrima, e provò a dimenarsi, ma con scarsi risultati.
Ti avverto, Lexy, non farmi incazzare o per te finisce male.
La ragazza deglutì rumorosamente, sentiva la stretta sul suo polso farsi sempre più forte ed avvertiva dolore.
“Per quanto dovrà continuare tutto questo?”pensò e riportò i suoi pensieri su Justin. Tutto ciò che desiderava era vederlo entrare in quella piccola stanza e portarla via da lì, ma quanto altro tempo sarebbe dovuto passare?
 
Mark, sono arrivate” lo richiamò un ragazzo da quello che doveva essere il salotto.
Il moro lasciò velocemente la presa dal polso di Lexy e, sbattendo la porta alle sue spalle, la lasciò sola.
Sentì le loro voci riempire l’aria, ma non riuscì a carpire una singola parola. Si lasciò scivolare al suolo e permise che le lacrime, che da tempo bramavano dalla voglia di uscire, le rigassero le gote.
 
 

***

 
Non appena Justin ricevette quel messaggio, sentì il battito del suo cuore accelerare improvvisamente. Fu tentato di risponderle ed iniziò a digitare diverse leggere su quel display, ma realizzò di star perdendo tempo. Non aveva idea di dove quella macchina si fosse diretta, era sparita con velocità nel buio della notte e, se anche l’avesse seguita, avrebbe perso le sue tracce alla prima curva.





Spoiler.
Credo di sapere dove l’hanno portata, non è lontano da qui.
Dove?”sbottò Justin con tono insistente.
Sali in macchina, ma ti avverto, quel ragazzo è pericoloso.



 

Spazio Autrice:
Hola chicos, quanto sono stata veloce ad aggiornare? Amatemi :')
Bastardo Mark, eh? E questo, sinceramente, è niente.
Vi avverto già che le cose continueranno a complicarsi ulteriormente, perciò spero che lo spoiler vi abbia un po' incuriosito.
Sono curiosa di leggere che cosa ne pensate, ci tengo tanto eh :)

Se avete domande, questo è il mio ask.

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 18
*** Capitolo 18. ***


 

Vi consiglio di leggere ascoltando questa canzone


Capitolo 18.

 
 
Justin riprese a camminare lungo quelle strade buie, il freddo era notevolmente calato, ma non aveva alcuna intenzione di ritornare a casa senza saperla in salvo.
Trascorsero altre due ore e, dopo aver percorso così tanta strada, senza sapere realmente dove fosse diretto, si sentì sempre più sconfitto.
Più camminava, più sentiva ogni speranza abbandonarlo e si pentì, in piccola parte, di non aver voluto l’aiuto di Chaz, ma, dopo tutto, sarebbero rimasti fermi a quel punto.
L’orologio segnava quasi le due del mattino e i pezzi di quel puzzle erano sempre più distanti gli uni dagli altri. Il mistero si era divulgato come i pettegolezzi all’interno di una cittadina di periferia, ma nonostante questo, nessuno sapeva niente.
Riprese in mano il telefono, compose il numero di Chaz ed aspettò pazientemente che gli rispondesse, qualche istante dopo, quando sentì la sua voce assonnata dall’altro capo del telefono, si affrettò a sparare a raffica una quantità non indifferente di domande.
Chaz, ho bisogno che tu mi dica tutto quello che Mark ti ha detto. Quanto tempo sei stato con lui prima che mi chiamasse? Ha accennato a Lexy rivelandoti involontariamente qualcosa?
Amico, rallenta” ribatté l’altro, “non ha detto assolutamente nulla riguardo a Lexy. L’ho incontrato mentre stavo ritornando a casa dopo essere stato da Ryan. Mi ha preso alle spalle, non lo avevo visto prima che mi avvolgesse un braccio intorno al collo.
Cosa voleva da te?” insistette Justin, ignorando gran parte di quelle risposte.
Voleva te per arrivare poi a Lexy, solo questo ha detto, null’altro.
Justin sospirò sonoramente, passandosi una mano sul viso e volgendo lo sguardo al cielo buio.
Non hai avuto sue notizie, vero?” gli domandò Chaz.
Mi ha scritto un messaggio e ha detto che sta bene, ma non so se crederci.
Chiamala.
Il biondo scosse la testa, nonostante sapeva di non poter essere visto. “E se Mark è con lei? La farei rischiare inutilmente, però posso provarci.
D’accordo, quando sarai davvero sicuro che sta bene, torna a casa, okay?” Chaz sembrava quasi pregarlo di abbandonare le ricerche per quella notte, era pessimista quanto il biondo in quel momento e nessuno sapeva dove si trovasse Lexy in quel momento.
Vedremo. Ti farò sapere qualcosa domattina. Ciao” e detto ciò, Justin chiuse la chiamata.
Si avviò verso casa, mentre fece partire la chiamata al numero di Lexy.
Il telefono squillò libero per una manciata di secondi, quando rispose, rimase in silenzio e tutto ciò che Justin percepì furono i respiri leggeri della ragazza.
Justin, sei tu?” sibilò lei.
Sì, sono io. Dove sei?” le domandò insistentemente lui,  pur sapendo che stava solo perdendo tempo a chiederglielo.
Non ne ho idea, non so dove mi abbia portata, ma ho paura. Ho paura di Mark, ho paura che mi faccia del male, prima stava per-
Che cosa ti ha fatto?” urlò lui, interrompendola.
Gli ho inveito contro e, se uno dei suoi amici non lo avesse chiamato, credo che mi avrebbe fatto del male.
Justin non ribatté, rimase in silenzio, strinse il pugno lungo il fianco e si lasciò andare in un lungo sospiro.
Quanto è durato il tragitto dalla scuola al posto in cui ti trovi ora?” le chiese, cercando di mantenere un tono di voce calmo.
Circa venti minuti” Lexy sembrò pensarci su, “forse mezz’ora, la mia cognizione del tempo non era molto attendibile in quel momento e comunque la macchina andava parecchio veloce. Ti giuro che non ho idea di dove sia, non posso nemmeno scappare perché la stanza in cui sono non ha una finestra, non ha nessuna via d’uscita, non so davvero che cosa fare. Justin, ti prego, aiutami. Portami via da qui!
Lexy, stai calma. Abbassa la voce e comportati come se non ti avessi mai chiamato. Verrò presto da te, te lo prometto, ma non fare cazzate. Assecondalo, non inveirgli contro, non parlargli se puoi. Mantieni la calma, sono sicuro che non ti farà niente.
Come fai ad esserne sicuro?” mormorò lei a bassa voce.
‘Non lo sono, infatti…’si disse tra sé e sé. “Non ti lascerò lì” le rispose semplicemente.
D’accordo. Ora è meglio che chiuda, se mi sente parlare al telefono saranno guai. Ti aspetto” lasciò trapelare una punta di tristezza in quelle due ultime parole, permettendo ad altre lacrime di rigarle le gote.
 
Non appena terminò la chiamata, Mark irruppe nella stanza e Lexy fece appena in tempo a nascondere il cellulare. Si asciugò con il dorso della mano le gote umide e volse nuovamente quello sguardo colmo d’odio al moro.
Il ragazzo si lasciò scappare una risatina nervosa e lei lo guardò con aria interrogativa. “Non mi scapperai, Lexy” disse poi con un filo di voce, lasciando che parte del suo viso venisse nascosta dall’oscurità.
Lexy avvertì nuovamente quella stretta allo stomaco e aveva paura, ma doveva cercare di controllarsi, doveva seguire il consiglio di Justin, o non l’avrebbe scampata.
Cosa ne dici di venire nella mia stanza? Staremo sicuramente più comodi lì e il letto, inoltre, è più grande” le chiese, ma quella non risuonava affatto come una domanda e nella sua voce era evidente quell’odiosa punta di maliziosità.
Lexy assunse un’espressione disgustata, fece per ribattere quando si ricordò delle parole di Justin; prese un respiro profondo e chiuse gli occhi, facendo finta di non aver nemmeno sentito ciò che aveva detto.
Allora?” insistette lui, ma lei continuava a non parlare.
 
 

***

 
 
Nonostante Chaz lo aveva pregato di ritornare a casa, Justin sembrava aver allungato di molto il tragitto che lo separava dalla sua abitazione e, realizzando il fatto di non essere ancora riuscito a ritrovarla, si sentì ancora più impotente.
Camminò per altri dieci minuti, quando vide una macchina affiancarlo. Inizialmente continuò a camminare, accelerando notevolmente il passo, ma una voce a lui conosciuta lo richiamò.
Che ci fai in giro a quest’ora?
Si voltò prontamente verso l’auto, abbassandosi di poco sino ad intravedere il viso della professoressa al lato del guidatore.
I- io… stavo cercando Lexy” rispose titubante lui, non del tutto sicuro di volersi fidare di lei.
Che cos’è successo?” domandò la donna.
Il suo ex ragazzo-
Mark” lo interruppe lei e Justin la guardò torvo. “S- sì, lui e non ho idea di dove sia, sono ore che tento di capire che strada abbiano preso, ma niente. Avevano preso anche Chaz e lo tenevano fermo con una pistola puntata alla tempia.
Il biondo si passò una mano sul viso ed in seguito tra i capelli.
Credo di sapere dove l’hanno portata, non è lontano da qui.
Dove?”sbottò lui con tono insistente, appoggiandosi alla portiera della macchina e guardandola con gli occhi spalancati.
Sali in macchina, ma ti avverto, quel ragazzo è pericoloso.
Justin obbedì e prontamente la macchina partì.
Nessuno dei due parlò, man mano che percorrevano quel viale, Justin sentiva il suo cuore battere sempre più insistentemente e, sebbene avesse paura, non vedeva l’ora di arrivare.
Credo sia quella la casa.
Ma come fa a saperlo?” le domandò lui scettico.
Hanno portato anche me prima di spedirmi a Glendive. Sta attento.
Lui annuì e lasciò immediatamente l’abitacolo, senza nemmeno voltarsi, si diresse a passo diretto verso la piccola abitazione, l’unica di quel viale che sembrava non essere curata da tempo.
Si tastò la tasca dei pantaloni, assicurandosi di avere con sé la pistola sottratta a Mark la mattina precedente.
L’unica luce, presente all’interno, proveniva dal televisore posto nel soggiorno, proprio di fronte alla finestra ed intravide due ragazzi voltati di spalle, sicuramente gli stessi che poco prima aveva visto a scuola.
Justin ne era sicuro, Lexy era lì.
 
 

***

 
Sei proprio un’idiota se pensi che io voglia passare la notte con te” sputò Lexy, fregandosene delle raccomandazioni di Justin, non riuscì a tenere a freno la frustrazione che provava verso quel ragazzo.
Mark prese un respiro profondo e sbatté un pugno sul muro, per poi chiudere violentemente la porta alle sue spalle e ad avvicinarsi velocemente a lei. Le mollò uno schiaffo sul viso, spingendola violentemente sul letto e, senza nemmeno darle la possibilità di scostarsi, si mise a cavalcioni sopra di lei, dedicandole un enigmatico sguardo malizioso.
Le portò entrambe le mani sopra la testa, stringendole fortemente nella sua presa.
Mi hai stancato sul serio adesso” sibilò, avvicinando il suo viso a quello di lei e soffiandole sulle labbra, ridusse gli occhi a due piccole fessure e la costrinse a voltarsi del tutto verso di lui.
Lexy si pentì amaramente di aver sbottato poco prima e percepì i suoi occhi pizzicare di nuovo.
 
Mark si tolse la maglietta e tentò di fare lo stesso con quella che indossava lei. Lexy si dimenava a più non posso, scalciando a vuoto sul quel materasso e lasciandosi scappare altre lacrime.
Sta ferma!” le gridò contro lui, poggiandole una mano sul mento e costringendola a guardarlo dritto degli occhi.
Mentre con una mano teneva ferme le due della ragazza, con l’altra scese sino all’allacciatura dei suoi pantaloncini e, con un semplice gesto, glieli slacciò. Mantenne vivo sul suo viso quel sorriso beffardo, ma era l’unico a trovare la cosa divertente.
Lexy non cessava un solo istante di dimenarsi e tentare di liberare almeno le mani, ma ogni tentativo fu vano.
Che cosa vuoi da me, Mark?” mormorò lei, mordendosi il labbro inferiore e cercando di trattenere le lacrime.
Voglio che tu uccida la professoressa Stoner.
Cosa? No!
Ti conviene fare ciò che ti dico, Lexy. Mi sono stancato di giocare, questa volta non scherzo.
 
 
E tu chi cazzo sei?” sbottò uno dei due ragazzi, scattando in piedi e puntando lo sguardo su Justin che, qualche secondo prima, aveva tirato un calcio alla porta e l’aveva spalancata.
Dov’è Lexy?” sbottò a sua volta il biondo, infilandosi la mano in tasca ed impugnando l’arma, stando comunque attento a non mostrarla.
I due si avvicinarono e fu in quel momento che Justin tirò fuori la pistola, puntandogliela contro e non curandosi del fatto che, sul tavolino posto al centro del salotto, vi fossero poggiate due pistole di calibro notevolmente superiore a quella che aveva lui.
Dove cazzo è Lexy?” ripeté a voce più alta Justin, stringendo maggiormente la presa sull’impugnatura della pistola ed avvicinando l’indice al grilletto.
Uno dei due ragazzi lanciò un’occhiata verso una porta chiusa avanti a sé, Justin si voltò per un paio di secondi e, indietreggiando, la raggiunse.
L’aprì, facendola violentemente sbattere contro il muro, e sembrò paralizzarsi quando mise a fuoco la figura di Lexy in preda al panico, con le lacrime che le annebbiavano lo sguardo terrorizzato.
Poi posò lo sguardo su Mark, notevolmente contrariato da quell’interruzione inaspettata.
I due si scambiarono occhiate di fuoco e nessuno proferì parola sino a quando Lexy non pronunciò con voce strozzata il nome di Justin.
Lasciala andare” disse con tono fermo il biondo, evitando di posare lo sguardo sulla ragazza che, per miracolo, indossava ancora i pantaloncini ed il reggiseno.
Altrimenti cosa fai?” lo sfidò Mark e Justin gli puntò la pistola contro, facendo sussultare Lexy.
Justin, ti prego non fare cazzate” gridò lei, dimenandosi ancora e tentando di spostare il ragazzo che aveva sopra.
Lo sapevo che la mia pistola l’avevi tu” ridacchiò il moro, alzandosi dal letto e ponendosi di fronte al biondo.
Josh” sbottò poi, “portale qui.
Il ragazzo che, in quel momento, sostava alle spalle di Justin si allontanò e poco dopo ritornò con in mano due pistole.
Quale vuoi?” gli domandò Josh, mostrandogli due pistole, una tutta nera ed una dalla canna argentea.
Lanciami la Desert Eagle, è più potente” ribatté con un ghigno stampato in viso e Josh gli lanciò la pistola dalla canna argentea.
Mark l’afferrò prontamente e la puntò contro Justin. “Sei sicuro di voler ancora giocare, Bieber?





Spazio Autrice:
Questa volta non sono in ritardo, ultimamente non lo sono quasi mai, amatemi! (perché io vi amo)
Okay, ho scelto quella canzone perché da ieri sono in fissa e il ritmo mi sembrava abbastanza adatto per far crescere l'ansia e la suspence (cioè, almeno è quel che che spero. lol)
Questa volta non vi lascio spoiler, vi dico solo che le cose per il nostro amico Justin si complicheranno, soprattutto per lui OuO
Vedrò di pubblicare il seguito quando ci sarà qualche altra recensione in più :)


Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 19
*** Capitolo 19. ***



Capitolo 19.

 
Sebbene Justin stesse visibilmente tremando, non aveva alcuna intenzione di arrendersi.
Il ghigno divertito non era ancora scomparso dal volto di Mark ed i suoi occhi scuri facevano trapelare tutt’altro che bontà. Impugnava quella grossa pistola con tale facilità, che Justin si era persino stupito di come avesse potuto afferrarla senza dare il minimo segno di cedimento. Era evidente che ci sapesse fare fin troppo bene con quel tipo di armi.
Il biondo posò, per qualche istante, lo sguardo su Lexy, ancora avvolta dal terrore nel trovarsi in quella spiacevole situazione. Tremava visibilmente anche lei e aveva paura, più guardava la schiena, segnata da numerose di cicatrici, di Mark, più sentiva quella morsa stringerle lo stomaco. Attirò a sé le ginocchia e rimase immobile a fissare le occhiate di fuoco che quei due ragazzi si lanciavano.
Posa la pistola” disse Mark con tono fermo, accompagnato da un lieve cenno del capo, ma Justin non obbedì, la mantenne puntata contro il moro.
Mark parve alterarsi notevolmente; quel ghignò svanì dal suo viso, lasciando spazio ad un’espressione tutt’altro che rassicurante.
Non ripeté l’ordine una seconda volta, alzò di poco la pistola e la puntò al braccio sinistro di Justin, appena sotto alla spalla, e sparò un colpo.
Quel rumore riempì immediatamente la stanza e Lexy si lasciò scappare un urlo.
Justin lasciò cadere al suolo la pistola e si portò la mano destra sul punto colpito. I suoi occhi erano totalmente spalancati e, sebbene quella fosse solo una ferita superficiale, faceva male.
S’inginocchiò a terra e rimase immobile, mordendosi il labbro inferiore più forte che poté ed era sicuro che a momenti avrebbe cominciato a sanguinare anche lì.
Scostò momentaneamente la mano dalla ferita, era totalmente sporca di sangue, così come lo era la manica della maglietta e gran parte della spalla.
Lexy scattò in piedi, afferrando il braccio del moro e costringendolo a voltarsi velocemente.
Che cazzo fai? Sei impazzito?” sbottò irata.
Si avvicinò maggiormente al viso di lei ed il respiro arrivò facilmente alle sue labbra, facendola rabbrividire ancora una volta. Con la mano libera le afferrò la gola, stringendola in modo tale da non farle troppo male. “Mi pare di aver detto che odio quando qualcuno non fa ciò che gli dico. Perciò vorrei che questo -” sibilò, indicando con la pistola il biondo accasciato al suolo, “servisse da lezione anche a te. Sta attenta, Lexy, perché non sto scherzando.
La ragazza ingoiò a fatica il groppo in gola e le passò immediatamente la voglia di parlare ancora.
Domani tu verrai con me” disse Mark rivolto a Lexy. “Tu, invece” si rivolse poi a Justin, “resterai qui e non farai cazzate, altrimenti la prossima volta non te la caverai con una ferita superficiale.
Detto ciò, lasciò la stanza, chiudendosi la porta alle spalle e girando la chiave nella serratura di essa.
Gli occhi di Lexy erano velati di lacrime, ma non perse altro tempo prima di raggiungere Justin, che stava visibilmente soffrendo a dismisura.
Afferrò la mano del biondo posata sulla ferita e la scostò dolcemente, temendo di provocargli altro male anche con quel semplice gesto.
Gli strappò la manica della maglietta e ne ricavò una parte per stringerla attorno al punto colpito. Fortunatamente il proiettile aveva colpito solo in superficie il suo braccio ed era arrivato al suolo, eliminando del tutto il rischio che rimanesse conficcato nella carne.
Dovette stringere in maniera notevolmente forte attorno al braccio e Justin non riuscì a soffocare un gemito di dolore.
Scusa” sibilò lei, “lo so che fa male, ma non devi perdere altro sangue.” Pronunciò quelle poche parole smorzate dai singhiozzi, non riuscì ad evitare di piangere ancora, l’aver assistito a quella scena l’aveva scioccata e non poco. Sapeva di dover fare qualunque cosa per portarlo fuori di lì, ma non sapeva cosa.
Vuole che io uccida la Stoner” mormorò a voce bassa Lexy e Justin spalancò gli occhi, guardandola con aria sconcertata. “Spero che scherzi” sbottò lui, ma sapeva di aver pronunciato quelle parole a sproposito. Lei scosse la testa ed altre lacrime le rigarono il viso.
Piccola, non piangere, non so come, ma usciremo da questa situazione. Non preoccuparti” provò a rassicurarla Justin, poco prima di stringerla a sé, utilizzando, suo malgrado, solo il braccio destro.
Non pensavo davvero che Mark potesse essere così. Non è mai stato così, Justin” singhiozzò lei, affondando il viso nell’incavo tra il collo e la spalla del biondo. Allacciò entrambe le braccia attorno alla sua vita e lo strinse a sé, mentre le lacrime le bagnavano il viso ed in seguito la maglia di Justin.
Il biondo prese un respiro profondo e si scostò di poco, in modo da riuscire a guardare Lexy negli occhi.
Ascoltami bene, Lexy” le disse prendendole il viso tra le mani e posando lo sguardo sui suoi occhi ancora lucidi, lei annuì e Justin riprese a parlare. “Sappiamo entrambi che Mark prova ancora qualcosa per te e tu dovrai fargli credere che senti la stessa cosa.
Lexy sbarrò gli occhi, guardandolo stranita ed allontanandosi di poco dal biondo. “Tu sei matto, non ci penso neanche” protestò lei scuotendo il capo.
Devi farlo, Lexy. Dovrai farglielo credere, anche se dovessi essere costretta a… a baciarlo. Non abbiamo altra scelta. Più lo contraddirai, più se la prenderà con te o con me e dobbiamo evitare che accada.
La ragazza continuava a scuotere ripetutamente il capo, mentre avvertì altre lacrime rigarle le gote. “N- non posso farlo” mormorò, appoggiando il viso sul petto del biondo.
Sì che puoi, fai in modo che si fidi di te e sarà più facile far finire questa storia al più presto. Nemmeno io vorrei che tu lo facessi però è l’unica soluzione. Almeno provaci.
Mi fa schifo solo l’idea di andare con lui domani” biascicò lei, arrendendosi a sé stessa e placando i singhiozzi che fino a quel momento avevano riempito quella piccola stanza.
Immagina che ci sia io al posto suo, sarà più facile.
Solo che Lexy non la pensava proprio così, c’era fin troppa differenza tra i due.
 
 
 
Quella notte era quasi giunta al termine e nessuno dei due riuscì a chiudere occhio per più di dieci minuti. Lexy era totalmente terrorizzata dall’idea che Mark potesse irrompere in quella stanza e Justin non riusciva più a sopportare quel dolore, l’unico pensiero che gli permise di smorzare quelle fitte fu il fatto che, sicuramente, sarebbe potuto capitargli di peggio.
Erano rimasi nella stessa posizione da ore, Lexy era appoggiata al petto di Justin e le sue braccia erano ancora allacciate attorno alla sua vita. Si scansò solo quando la porta di quella stanza si aprì.
Lexy, alzati, tu vieni con me” le ordinò Mark, senza nemmeno guardarla in faccia.
Cosa? No! Dove mi porti?
A casa mia, non puoi stare qui.
Ci sono rimasta fino adesso, che differenza fa se ci resto ancora?
Mark iniziava nuovamente ad innervosirsi, ma tentò di mantenere la calma e placò il tutto con uno sbuffo sonoro. “Lo sai il motivo. Ora alzati, non ho tempo da perdere.
E Justin? Non posso lasciarlo qui! Ha perso molto sangue e deve andare in ospedale.” Ancora una volta i suoi occhi divennero lucidi, ma il moro non si fece intenerire da ciò, tutt’altro, le inveì contro con maggior rabbia.
Allora non hai capito un cazzo!” sbottò, “non m’interessa come sta, non m’interessano le sue condizioni fisiche. Non me ne frega un cazzo di lui, dovresti solo ringraziare Dio che è ancora vivo!
Justin strinse entrambi i pugni, avvertendo più dolore, ma non se ne curò. Detestava quel ragazzo e prima o poi avrebbe dovuto agire, nonostante non avesse gli stessi suoi mezzi per farlo.
Mark si avvicinò a Lexy e l’afferrò prontamente per un polso, costringendola ad alzarsi ed a seguirlo fuori da quella casa.
Non provò ad opporre resistenza, il suo volto era nuovamente bagnato dalle lacrime e alcune ciocche dei capelli erano appicicate alle sue gote per via di esse.
Non le rimanevano molte forze, non toccava da cibo da diverse ore e si sentiva sprofondare ad ogni passo che compiva.
 
Una volta raggiunta la macchina parcheggiata nel giardino, Mark la spinse sul sedile accanto al guidatore e sbatté violentemente la portiera, per poi raggiungere il lato guida e mettere in moto senza nemmeno allacciarsi la cintura di sicurezza.
Lexy non riusciva a frenare le lacrime, la gola le bruciava terribilmente per via di tutti quei singhiozzi che a fatica reprimeva e la testa le doleva.
Smettila di piangere, mi danno il nervoso i tuoi singhiozzi. Non ti facevo così codarda.
La ragazza spostò lo sguardo offuscato verso di lui, dedicandogli un’occhiata interrogativa e sconcertata, ma non rispose. Tentò di fare come gli era stato detto e si asciugò alla bene e meglio le gote umide.
Ecco così va meglio” sorrise soddisfatto il moro, guidando per un’altra decina di minuti e, quando finalmente raggiunse la sua abitazione, fermò la macchina, costringendo Lexy a scendere.
Te lo ripeto, Lexy, se farai ciò che ti dico non ti succederà niente.
Come faccio a crederti dopo quello che hai fatto a Justin?” domandò lei intimorita.
Di lui non m’importa, di te, forse, un po’ sì.
Dopo aver pronunciato quella frase, la precedette entrando in casa e Lexy lo guardava con aria stranita, sapendo che avrebbe dovuto iniziare la messa in scena sin da subito.
Lo seguì a ruota, ma rimanendo comunque a debita distanza da lui. Salirono le scale e, istintivamente, Lexy svoltò alla sua destra, dirigendosi nella stanza di quella che, un tempo, era la stanza della sorella di Mark, Hailey.
Dove vai?” la bloccò lui.
In camera di Hailey, perché?
Scordatelo, nessuno deve mettere piede lì dentro. Starai in camera mia” le sorrise in modo malizioso, prima di spalancare la porta della sua stanza e facendola entrare.
 
 

Vi consiglio di ascoltare questa canzone mentre leggete il prossimo pezzo.

 
 
Resterai qui finché non ritorno, sono stato chiaro?” e quella non risuonava affatto come una domanda, bensì come un ordine.
Dove vai?” domandò lei, sedendosi sul letto e posando lo sguardo su di lui che, ora, smanettava con il cellulare.
Ho delle cose da fare. Non provare a scappare, non ti conviene.
Lexy abbozzò un sorriso e si sdraiò, non del tutto, sul letto, sorreggendosi sui gomiti ed addolcendo lo sguardo.
Non ho intenzione di scappare” pronunciò lei abbassando il tono di voce e lasciando che trasparisse una punta di finta maliziosità. A sentire quelle parole, Mark distolse lo sguardo dallo schermo del suo cellulare e lo posò sulla ragazza, rimanendo incredulo e quasi sicuro di essersele immaginate.
Che cos’hai detto?
Ho detto che non ho nessuna intenzione di scappare. Quando ritornerai io sarò proprio qui” gli sorrise lei, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mordendosi lievemente il labbro inferiore.
Mark scosse la testa, trattenendo a stento una risata e, poco dopo, la lasciò sola.
 
Lexy tirò un sospiro di sollievo e si sdraiò completamente sul letto, prese in mano una ciocca di capelli e fece una smorfia di disgusto nel vedere quando si fossero sciupati durante quella notte. Si alzò e si ritrovò davanti allo specchio dell’armadio, guardò il suo riflesso ed ebbe un sussulto: era pallida, il trucco inesistente e, per via di tutte quelle lacrime, gli occhi erano terribilmente arrossati e stanchi, le labbra screpolate ed i capelli del tutto scombinati. Detestava vedersi così, detestava vivere quella spiacevole situazione in cui si sentiva così impotente da non poter far niente per tirar fuori Justin dal casino in cui l’aveva, inconsciamente, cacciato.
Sentì gli angoli degli occhi pizzicare di nuovo, ma non voleva piangere, doveva iniziare a pensare ad un modo per risolvere gli innumerevoli problemi che si erano accatastati uno dopo l’altro, provocandole quell’enorme peso sul cuore.
Lasciò la stanza di Mark e si diresse in bagno, conosceva quella casa come le sue tasche, ogni oggetto, ogni mobile era sempre nello stesso identico posto, tutto esattamente come lo ricordava.
Si chiuse la porta alle spalle e si spogliò del tutto, entrando poi in doccia ed aprendo subito il getto d’acqua calda.
Si fece avvolgere completamente da quelle gocce calde, passandosi ripetutamente lo shampoo sui capelli e perdendo interi minuti in quella doccia spaziosa. Quando ebbe finito, tastò con la mano  a destra e a sinistra, finché non trovò un asciugamano abbastanza grande da poterla avvolgere completamente. Si pettinò i capelli, lasciandoli gocciolare sulla schiena semiscoperta e ritornò in camera di Mark.
Forse era rimasta chiusa in quel bagno un po’ troppo perché, quando aprì la porta della stanza, lo trovò seduto sul setto ad armeggiare ancora una volta con il suo cellulare.
Credevo non mantenessi la promessa di non voler scappare” mormorò lui abbozzando un sorriso e posando lo sguardo su di lei, cercando di squadrare al massimo oltre quel pezzo di stoffa che l’avvolgeva.
Ero in bagno, non lontana chilometri da qui. Avevo bisogno di fare una doccia e... avrei bisogno anche di vestiti puliti.
Mark sospirò e disse: “ti presterò qualcosa di mia sorella, aspettami qui.
 
Ritornò qualche istante dopo, porgendole una canotta color blu notte, un paio di pantaloncini bianchi ed un completo intimo tutto nero. “Ho trovato questi, possono andare?
Lexy annuì, prendendo in mano gli indumenti ed iniziando a fissarlo.
Che c’è?
Ti dispiacerebbe uscire? Dovrei vestirmi” disse stizzita lei.
Se ti crea così tanti problemi rimanere nuda davanti a me... D’accordo, me ne vado.
Detto ciò la lasciò sola, ma non per più di cinque minuti.
Era evidente che ancora non si fidasse di lei e Lexy si domandava quanto altro tempo sarebbe servito prima di poterlo far cadere nuovamente ai suoi piedi.
La sola idea di avvicinarsi a lui la schifava, ma doveva fingere di essere ancora interessata a lui; Justin aveva ragione, non c’era altra soluzione.
Posso entrare?” le domandò lui da dietro la porta.
” rispose lei alzandosi in piedi e porgendogli l’asciugamano bagnato.
Mark la guardò stranito, si era accorto di non aver davanti la ragazza impaurita che, meno di un’ora fa, piagnucolava accanto a lui in macchina, bensì, la trovava... diversa.
Senza farsi notare, Lexy sorrise a quel pensiero, ma dentro si sentì morire.
Odiava fingere, sapeva di non esserne capace ed era sicura che, presto o tardi, lui se ne sarebbe accorto; per di più, ogni suo pensiero era rivolto a Justin. Sapere che Justin era ancora rinchiuso in quella casa abbandonata, con quei due ragazzi, la fece rabbrividire e, sicuramente, non avrebbe mai trovato il coraggio per fare ciò che Mark le aveva ordinato. Con quale coraggio avrebbe ucciso una persona?
 
Mark sembrava averle letto nella mente e non perse occasione per intavolare subito quell’argomento. “La ucciderai domani” disse con una calma glaciale e Lexy rabbrividì, spalancando gli occhi e mantenendo lo sguardo fisso avanti a sé, cosa che lui sembrò non notare.
Abbiamo già pianificato tutto, ma non ti rivelerò nulla fino a domani. Non voglio errori, né tanto meno che tu lo vada a spifferare a qualcuno. Deve filare tutto liscio.
Perché devo farlo io?” sbottò lei, tentando di mascherare subito la sua agitazione.
Nessuno sospetta di te, nessuno andrebbe mai a pensare che tu possa avere il coraggio di uccidere qualcuno e, fortunatamente, sei capitata proprio quando stavo cercando quel qualcuno che potesse fare il lavoro sporco al posto mio.
Lexy scosse la testa, ancora indignata dalle parole che aveva appena sentito, stava quasi per porgli la fatidica domanda sul perché avesse intenzione di uccidere la professoressa, ma cambiò immediatamente idea notando la sua espressione contrariata e severa.
 
Trascorsero diverse ore e Mark difficilmente le toglieva gli occhi di dosso, la seguiva dovunque e Lexy stava iniziando a non sopportare più quella tensione, ma doveva resistere e lo avrebbe fatto almeno sino al giorno seguente.
La sera calò e con lei la notte.
Scusa, ma dove dovrei dormire io?” si azzardò a chiedergli e lui, in tutta risposta, le volse uno strano sorriso.
Ci volle poco per Lexy intuire la risposta, esattamente come temeva dovette dormire assieme a lui, nel suo stesso letto e la cosa la fece rabbrividire alquanto.
Mi sei sembrata un po’ strana oggi” mormorò lui, voltandosi verso di lei e cercando d’incrociare il suo sguardo che, al buio, risultò notevolmente difficile da individuare.
Lexy tentò di mantenersi a debita distanza e sospirò rumorosamente prima di trovare le parole adatte per rispondere.
Non sono strana, Mark” rispose lei in un sussurro, sfiorando con l’indice la sua guancia e soffiandogli sulle labbra. Lei stessa si stupì di come poterono uscirle così naturali quelle parole e quei gesti, la cosa le risultava riluttante, ma doveva continuare.
Oh, sì che lo sei. Fino a questa mattina il tuo unico pensiero era il tuo non so come definirlo Justin, ora… mi sembri diversa.
Lexy si morse istintivamente il labbro inferiore, agitandosi leggermente.
Mi pare un po’ strano da parte tua sopravvalutare questa situazione. Mark, siamo stati insieme un anno e tu sai perfettamente quante volte io abbia tentato di ritornare da te. Quella sera sono scappata via perché avevo paura, ora sei tu che mi sembri diverso.” Pregò con tutta sé stessa che quelle parole potessero convincerlo e, forse, fu così perché le parve di vederlo sorridere.
Allora provi ancora qualcosa per me” mormorò lui, notevolmente convinto della sua affermazione.
C- certo” ribatté lei titubante, assumendo una smorfia che lui, sicuramente, non avrebbe notato.
Allora baciami.
Che- che cosa?” sbottò lei, allontanandosi immediatamente e, quasi subito dopo, si accorse di aver reagito nel modo sbagliato.
Hai capito benissimo.” Lo sentì avvicinarsi, iniziò a sentire il suo respiro sulla pelle e sulle labbra, così come avvertì quella fastidiosa sensazione di smarrimento mista a paura, ma doveva superarla. Così, senza nemmeno pensarci due volte, chiuse gli occhi ed annullò del tutto la distanza che separava i loro volti, appoggiando le labbra su quelle del moro e pregando che quel momento durò il meno possibile. Non aveva messo in conto, però, che lui potesse intensificare quel bacio casto. Nel giro di una manciata di secondi sentì la lingua di lui sfiorarle il labbro inferiore, chiedendole impazientemente il permesso di intensificare quel bacio e, nonostante Lexy si sentisse bruciare dentro per quel lieve contatto, dovette concederglielo. Sentì le mani di lui avvolgerle il collo, in modo da attirarla maggiormente a sé, ed era un miracolo se fossero rimaste, ancora per un po’, lontane dal resto del suo corpo. Quel bacio prendeva vita e pareva non voler cessare, costringendo Lexy a dover sopportare quella spiacevole tortura di sentire le labbra del ragazzo che detestava incollate alle sue.





Spazio Autrice:
Per prima cosa, mi scuso per il ritardo. Inizialmente avevo intenzione di sospendere la storia per il semplice fatto che non sto passando un bel periodo, ma non voglio lasciar perdere del tutto questo mio hobby, perciò, eccomi qua.
Non so se scusarmi o meno per la lunghezza del capitolo, ma non riuscivo a spezzarlo, spero che la cosa non vi dispiaccia ^^
Purtroppo ho notato che questa storia sta leggermente calando, spero che sia solo temporaneo perché mi dispiace vedere che la seguono sempre meno persone. (non voglio fare la melodrammatica, era solo una constatazione che, spero, duri poco.)

Anyway, visto cos'è stata costretta a fare Lexy? Chissà come la prenderà Justin quando lo scoprirà, nonostante sia stata una sua idea.... Okay, non aggiungo altro. 
Aspetto di sapere che cosa ne pensate ^^

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@belieber4choice
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Capitolo 20
*** Capitolo 20. ***





Capitolo 20.

 
Era notte fonda e Justin non si era mosso minimamente dalla sua posizione: seduto a terra con la schiena appoggiata alla parete. Il suo braccio sembrava non voler cessare di far male e di sanguinare ed iniziava a non sopportare più quel dolore, non sarebbe potuto rimanere indifferente a tutto ciò ancora per molto.
Posò per poco lo sguardo avanti sé e vide che la pistola, che la sera prima aveva lasciato cadere a terra, era finita sotto al letto. Si mise carponi, avvertendo l’ennesima fitta al punto del braccio colpito, e si avvicinò ad essa, afferrandola.
Faticando parecchio, si alzò definitivamente in piedi e si avvicinò alla porta, intento ad abbassare la maniglia, ma questa non si aprì, dimenticò il fatto che fosse stata chiusa precedentemente a chiave.
Aprite questa cazzo di porta!” sbottò, tirando un pugno sul dorso della porta e rimanendo immobile davanti ad essa.
Con la mano sinistra riuscì a reggere sommariamente quella pistola, mantenendola comunque in bella vista, mentre con l’altra faceva pressione sulla ferita.
Dall’altra parte nessuno rispose, ma non era solo in quella casa, di questo ne era certo.
Coglioni, lo so che siete lì. Aprite la porta!” alzò maggiormente il tono di voce e questa volta udì dei passi avvicinarsi.
Uno scatto metallico gli fece intuire che qualcuno aveva appena girato la chiave nella serratura, così indietreggiò di qualche passo, fino a che la porta non si aprì di poco.
Che vuoi?” gli domandò, ben poco gentilmente, uno degli amici di Mark.
Dovete portarmi in ospedale” ribatté con tono fermo Justin e l’altro ragazzo iniziò a ridacchiare.
Sì, certo” lo schernì, “siamo già là.
Il biondo assottigliò lo sguardo a due fessure e serrò la mascella, dopodiché si avvicinò al ragazzo e, con la mano destra, afferrò il colletto della sua maglietta, attirandolo a sé. Alzò di poco il braccio dolorante sino a ridurre a ben pochi centimetri la distanza tra la canna della pistola e la mascella di quel ragazzo. Questo deglutì rumorosamente e gli passò immediatamente la voglia di scherzare.
D- d’accordo” si arrese infine.
Justin allentò di poco la presa ed abbassò l’arma. “Avete la macchina?” domandò poi e l’altro ragazzo scosse il capo. “Abbiamo solo una moto parcheggiata nel garage.
Andrà bene lo stesso e ora muoviti. Ho già perso fin troppo tempo.
 
Dell’altro ragazzo non c’era traccia, probabilmente dormiva, così Josh fece uscire la moto dal garage il più silenziosamente possibile, fece qualche passo e la mise in moto. Justin lo raggiunse e, dopo una generosa scarica di gas, sfrecciarono lungo quella via, ritornando nel centro di Sweetgrass.
 
Quanto ti ci vorrà?” gli domandò sbuffando Josh, rimanendo in sella alla moto, mentre Justin stava per fare il suo ingresso nell’ospedale della città.
Ci sarebbe voluto meno tempo se il tuo amico non mi avesse sparato e, comunque, non ne ho idea.
Justin lo liquidò così e sparì all’interno dell’edificio, ricordandosi solo in quel momento di essere ancora in possesso della pistola.
Fortunatamente, a quell’ora della notte non c’era quasi nessuno, ma ciò non avrebbe di certo aumentato le sue possibilità di trovare una scusa plausibile per spiegare quella ferita da arma da fuoco.
Se solo avesse raccontato la verità, per Lexy sarebbe stata la fine e, in quel momento, lei era il suo unico pensiero; sapeva che, ora che Mark la teneva sotto controllo, rischiava più di prima.
 
Come te la sei procurata?” gli domandò un’infermiera una volta che raggiunse l’ingresso della sala d’attesa.
Ho urtato un vecchio chiodo arrugginito che sporgeva sulla parete di un muretto” mentì lui, esitando ad ogni parola che pronunciava e tentando di mascherare il tutto con il dolore che sentiva.
La donna lo guardò torva, ma parve crederci. Gli domandò il documento d’identità e gli fece compilare un piccolo modulo e così lui fece.
Coraggio, seguimi, non ci vorrà molto, ma forse è il caso che resti qui per questa notte. Quel chiodo potrebbe averti procurato delle infezioni” spiegò l’infermiera, facendogli strada verso quella che, per quella notte, sarebbe stata la sua stanza.
Hey, aspetta” una voce costrinse entrambi a girarsi. Era Josh.
Quanto devi restare qui?
La donna si affrettò a rispondere al posto di Justin: “Almeno fino alle 10.00 di domani mattina.
Josh annuì rassegnato e lasciò l’edificio, mentre l’infermiera, seguita da Justin, proseguì il cammino.
 
Senza attendere un solo istante di più, iniziò a disinfettare quella ferita, imbevendo generosamente di disinfettante un batuffolo di cotone e Justin sobbalzò non appena questo ebbe contatto con la parte colpita.
Bruciava forse più di prima, ma non poté far altro che sopportare il dolore per diversi minuti. “Sei fortunato, non è una ferita profonda e non hai bisogno di punti” gli disse, “ma hai perso molto sangue. Quand’è successo?
Ieri” rispose semplicemente lui.
La donna scosse lievemente la testa, mentre gli avvolgeva delicatamente il braccio con una benda, fermandola poi con un paio di fermagli metallici.
Avresti fatto meglio a venire subito.
‘Già, se solo avessi potuto…’
Come ti senti? Debole?” gli chiese.
No, ma non c’è niente che possa prendere per diminuire il dolore?” chiese speranzoso lui.
Sì, puoi prendere questo” la donna gli porse una piccola scatola contenente alcune bustine di antidolorifico, “sul tavolino c’è una bottiglietta d’acqua e un bicchiere. Ah, potrebbero indurre sonnolenza.
Merda.’
 
Non appena rimase finalmente solo, estrasse dalla tasca il suo cellulare e, notando con disappunto quanta poca batteria gli rimaneva, si affrettò a scrivere un messaggio a Lexy.
 
«Sono in ospedale, stanza 25, piano 2. Vieni appena puoi, l’amico di Mark non mi lascerà qui ancora per molto. Non fare parola con lui di questa storia.»
 
Purtroppo quel messaggio non venne letto prima della mattina seguente e, fortunatamente, Mark non aveva sentivo la vibrazione del cellulare.
Non appena la luce del sole fece capolino in quella stanza, entrambi si svegliarono e, come prima cosa, Lexy si avventò sul suo cellulare, facendo attenzione a non farsi vedere da Mark.
Ebbe un sussultò quando lesse quel messaggio ed impallidì all’istante, agitandosi notevolmente.
So che sei impaziente di svolgere il tuo compito, ma questa mattina ho delle cose da fare. Ritornerò nel primo pomeriggio e ti spiegherò tutto, intanto ti spianerò il terreno. A dopo” le disse con aria tristemente ironica, lasciandole un bacio a fior di labbra, per poi lasciare definitivamente la stanza.
Sul viso di Lexy si dipinse un’espressione schifata, ma non perse altro tempo a rimuginare su ciò. Doveva agire e doveva sbrigarsi.
Non appena la macchina di Mark lasciò il vialetto di casa sua, si fiondò a capofitto lungo le scale e, in seguito, fuori dall’abitazione. Entrò nel garage e si guardò ripetutamente attorno, ma non trovò quanto stava cercando.
‘Eppure ero sicura che avesse anche una moto’pensò, ma scacciò quel dubbio non appena posò lo sguardo su di una bicicletta appoggiata alla parete. Montò velocemente in sella ed iniziò a pedalare a più non posso verso l’ospedale e, per sua fortuna, non distava più di quindici minuti dal luogo in cui si trovava lei.
 
Lasciò la bicicletta a terra, senza curarsi minimamente di legarla o quant’altro, corse all’interno dell’ospedale, intenta a raggiungere la rampa di scale, quando qualcuno la fermò. Si voltò di scatto, respirando pesantemente per via dello sforzo fisico e sentiva il cuore battere all’impazzata dentro al suo petto.
Dove credi di andare?” le domandò una donna sulla cinquantina, i cui occhi erano nascosti dietro ad un buffo paio di occhiali.
I- io… Ecco, io… Il mio ragazzo è qui e volevo-
Volevi fargli visita” la precedette la donna, levandosi del tutto gli occhiali ed infilandoli in tasca. Lexy annuì speranzosa, ma venne delusa subito dopo.
Non è possibile adesso, l’orario di visita comincia alle ore 11.00.
La prego” la supplicò Lexy, ancora rossa in viso, “devo vederlo adesso.
La donna sembrò pensarci su ed annuì. “D’accordo, ma solo per cinque minuti. Perderei il posto di lavoro se venissero a sapere che ti ho fatta entrare. Sai in che stanza è?
La ragazza estrasse il telefono dalla tasca e rilesse il messaggio che Justin le aveva mandato la sera prima. “Stanza 25, al secondo piano.
L’infermiera cominciò a camminare e Lexy la seguì a ruota, fino a quando non furono davanti alla stanza.
Fa presto” la raccomandò la donna, dopodiché si allontanò.
 
Justin!” esclamò Lexy, facendo il suo ingresso in stanza ed avvicinandosi velocemente al letto. Il biondo dormiva ancora, ma si svegliò non appena sentì la voce della ragazza, seguita da un leggero scuotere del braccio destro.
Si mise velocemente a sedere e scosse il capo, strofinandosi poi gli occhi con il dorso della mano e svegliandosi del tutto. “Non credevo che ce l’avresti fatta. Come hai fatto a raggirare Mark?
Ora non ha importanza, devi uscire da qui e devi farlo in fretta. Mark è uscito, ma non resterà fuori ancora a lungo” si affrettò a spiegare la ragazza.
Hai un piano?” le domandò lui, faticando a seguire il filo del discorso.
No ed è proprio per questo che devi affrettarti a lasciare questo posto. A proposito, come stai?
Justin, probabilmente, non prestò la minima attenzione a quanto Lexy aveva appena detto, la fissava e non rispondeva, tanto che lei fu costretta a schioccare due dita davanti agli occhi per riportarlo alla realtà.
Che- che cos’hai detto?
Ti ho chiesto come stai e smettila di fissarmi in quel modo” ridacchiò lei, cercando di mascherare al meglio il fatto che fosse appena arrossita. Justin sorrise a sua volta e si sporse sino a far combaciare le sue labbra con quelle di lei.
Justin, stiamo perdendo tempo, Mark non scherza” Lexy ritornò seria tutta d’un tratto, guardandolo con aria corrucciata.
Lui annuì e si alzò immediatamente in piedi, afferrò la piccola scatola contenente gli antidolorifici dal tavolino accanto al letto e la seguì fuori da quella stanza.
Iniziarono a camminare lungo il corridoio, ma Justin non fece in tempo a raggiungere la rampa di scale, venne fermato da un’infermiera, la stessa che la sera prima l’aveva medicato.
Dove pensi di andare?” gli domandò lei e, fortunatamente, Lexy aveva fatto in modo di non essere vista.
Credevo che avessi dovuto passare solo una notte qui” ribatté con tono fermo lui.
Non prima di aver fatto gli esami del sangue” sorrise apertamente la donna, ma, più che un sorriso, sembrava una smorfia di scherno. “Coraggio, seguimi, impiegheremo al massimo venti minuti.
Justin lanciò un’occhiata a Lexy e lei annuì, mimando con le labbra ‘ti aspetto qui’.
 
Il via vai di gente che c’era all’interno di quell’ospedale era impressionante, fortunatamente quella rampa di scale veniva utilizzata raramente, grazie anche al fatto che quasi tutti usufruissero il grande ascensore situato qualche metro più avanti di dove si trovava lei in quel momento. Ogni qualvolta che udiva dei passi, saliva qualche scalino, sino a risultare totalmente invisibile verso chi si recava al secondo piano, a quanto pare, il più affollato.
Quei venti minuti davano l’idea che fossero passate ore ed iniziava a perdere la pazienza, mentre la paura cresceva. Continuava a guardare l’orologio sul display del cellulare, vedere quei minuti trascorrere così lentamente le faceva salire l’ansia a mille, ma doveva essere paziente e utilizzare quel tempo per pensare a cos’avrebbe potuto fare una volta usciti da lì.
Finalmente, dopo svariati minuti, la porta che dava sulle scale si aprì, facendo comparire la figura di Justin e Lexy tirò così un sospiro di sollievo.
 
Coraggio, andiamo, non ne posso più stare qui dentro” disse il biondo, sbuffando e cominciando a scendere le scale.
Aspetta” lo fermò Lexy e lui si voltò di scatto. “Che succede?
Lexy era immobile in cima alle scale, con il telefono in mano e lo sguardo che sembrava totalmente smarrito.
Merda” mormorò lei a bassa voce, “mi sta chiamando Mark.





Spazio Autrice:
Here I am again!
Questa volta ho impiegato meno di una settimana ad aggiornare, sono stata quasi brava :')
Anyway, Justin e Lexy potrebbero passarla brutta.......... dico potrebbero, dopo tutto non sappiamo perché Mark stesse chiamando Lexy, giusto? ^_^
Oh, e Lexy dovrebbe anche dire a Justin di quel piccolo, insignificante bacio con Mark... chissà come la prenderà il biondino :')
Bene, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto e aspetto di ricevere i vostri pareri, ci tengo davvero tanto, soprattutto perché non mancano molti capitoli alla fine e mi piacebbe sapere che cosa ne pensate e se, ovviamente, vi piace :)


Alla prossima!
Much Love,
Giulia

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e se vi serve, il mio ask.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21. ***





Capitolo 21.

 
Coraggio, Lexy, rispondi. Senti cosa vuole” la incitò Justin, raggiungendola nuovamente in cima alla rampa di scale.
P- pronto?” mormorò lei titubante, ingoiando rumorosamente quel poco di saliva che le si era formata in bocca.
“Hey, perché ci hai messo tanto a rispondere? Che stavi facendo?”le domandò lui dall’altro capo del telefono, lasciando trapelare una calma totale nel suo tono di voce. Lexy sbarrò gli occhi spaventata. “Ehm... nulla, stavo... Stavo guardando la televisione e non avevo sentito il telefono suonare” mentì, cercando di sembrare il più credibile possibile, ma, ovviamente, era una cosa che non le riusciva poi così bene.
“D’accordo, io tornerò a prenderti questa sera. Ho delle cose da fare. E magari dopo mi assicurerò che il tuo amichetto non sia morto dissanguato.”Mark rise di gusto nel pronunciare quelle ultime parole e Lexy avvertì un brivido percorrerle la schiena.
“A dopo, piccola”le disse lui prima di far concludere la chiamata e sul volto della ragazza comparve l’ennesima smorfia disgusto. Sebbene Mark sembrasse aver messo da parte il suo atteggiamento scontroso nei suoi confronti, Lexy lo vedeva ancora come un ostacolo, come ciò che più disprezzava.
 
Justin manteneva lo sguardo fisso su di lei, senza capire assolutamente nulla di quanto si fossero appena detti.
È possibile che più tardi vada a controllarti nella casa in cui dovrestiessere adesso” disse a bassa voce Lexy.
Non mi troverà” ribatté beffardo lui, mostrandole un sorriso divertito, “e ora andiamo, non voglio restare qui un solo secondo di più” continuò tornando serio e prendendola per mano.
Senza ribattere, Lexy lo seguì fuori da quell’edificio, ma ogni suo pensiero era rivolto alla sera prima e a quel bacio.
 
Justin” lo richiamò lei, arrestando improvvisamente i suoi passi e sollevando da terra la bicicletta di Mark. Il biondo si voltò a guardarla con aria torva, cercando disperatamente una risposta. Fece per parlare, per raccontargli quanto era successo, ma si bloccò, sviando totalmente discorso.
Credo sarebbe meglio andare a casa mia” disse schietta lei.
Il biondo annuì e ripresero a camminare, rimanendo in silenzio per tutta la durata del tragitto.
 
Lexy fu la prima ad entrare e Justin la seguì a ruota, appoggiandosi poi con la schiena al muro e chiudendo gli occhi.
Che succede?” gli domandò lei, chiudendo la porta a chiave.
Sono davvero stanco e, per di più, quelle pastiglie che devo prendere mettono sonnolenza” rispose lui sospirando.
Senza ribattere, Lexy lo prese per mano e lo costrinse a seguirlo in camera ed entrambi si distesero sul letto.
Trascorsero diversi istanti in cui nessuno dei due proferì parola, Justin sembrava quasi del tutto addormentato, mentre Lexy pensava e ripensava al bacio della sera precedente. Doveva dirglielo.
Justin” lo chiamò lei, ma non ottenne risposta. Si sollevò di poco, reggendosi sui gomiti e si soffermò qualche secondo a guardarlo. Gli occhi chiusi, il viso rilassato e l’addome che saliva e scendeva con una calma assoluta. La ragazza si morse il labbro e, senza aspettare un solo secondo di più, disse: “ieri sera Mark mi ha baciato.
All’udire quelle poche parole, Justin spalancò gli occhi, mantenendo per qualche secondo lo sguardo rivolto verso il muro.
Ho fatto esattamente come mi hai detto tu, solo che poi la situazione mi è sfuggita di mano e, senza volerlo, gli ho permesso di baciarmi” continuò, sputando quelle parole con disgusto e sperando che, una volta che lui le avesse risposto, il ribrezzo si attutisse.
Il biondo si voltò lentamente verso di lei, alzandosi e mettendosi a sedere, così da poterla guardare dritta negli occhi.
Ah” disse semplicemente lui e Lexy lo guardò con aria torva.
Meraviglioso” mormorò poi, abbassando lo sguardo ed assumendo un’espressione tutt’altro che serena, mentre, involontariamente, contraeva la mascella.
Justin, non te la prendere, me lo hai detto tu” si giustificò lei, mantenendo lo sguardo fisso su di lui e sentendosi immediatamente più vulnerabile.
Sì, hai ragione, scusa” cambiò totalmente atteggiamento e riprese a guardarla negli occhi. “È solo che odio quel tipo e quando dico che lo odio, intendo che vorrei vederlo morto, possibilmente per causa mia. Tu non sai, davvero non puoi immaginare, quanto sia difficile per me accettarlo.
Oh, fidati, lo so” sbottò lei, “tu, piuttosto, non hai idea di quanto sia stato difficile per me dormirci assieme.
Justin spalancò gli occhi e la bocca, ma non parlò, non subito almeno.
C- ci hai anche dormito insieme?
Beh, sì” ammise lei, abbassando il capo, ma non aveva alcuna intenzione di sentirsi colpevole. Quello non era né il luogo, né il momento adatto per concentrarsi su quanto avvenuto la notte precedente. Lexy si sentiva terribilmente in dovere di dirgli la verità e lo aveva fatto, ma non credeva necessario continuare quella conversazione.
E dovrai ritornarci questa notte?” domandò diretto lui, senza preoccuparsi minimamente di farla innervosire.
La ragazza si lasciò andare in uno sbuffo sonoro, si mise in ginocchio ed incrociò le braccia al petto, per poi dire: “Justin, non so se ti è chiaro, ma, secondo Mark, io dovrei uccidere la professoressa Stoner questa sera e la cosa mi rende un tantino nervosa.
Non accadrà, non puoi farlo.
Io non voglio farlo!” sbottò lei, alzando notevolmente il tono di voce, “ma Mark mi verrà a cercare, farà di tutto pur di costringermi ad ucciderla.
Senza che se ne accorgesse, avvertì gli occhi pizzicare e, nel giro di pochi secondi, si riempirono di lacrime.
Troveremo una soluzione e, se sarà necessario, chiameremo la polizia” tentò di rassicurarla lui, mentre le poggiava una mano sulla spalla.
La ragazza scosse la testa, alzando poi lo sguardo verso l’alto. “Tu non capisci, Justin” disse a voce bassa, passandosi il palmo della mano sugli zigomi, asciugandosi quelle poche lacrime che le erano sfuggite. “Mark è completamente pazzo e la polizia non lo terrà fermo per sempre. Sarebbe capace di vendicarsi anche tra mesi, ma lo farà. Ho paura di lui. Se ti ha sparato solo perché non hai abbassato subito la pistola, farà di peggio se la polizia dovesse venire a sapere ciò che ha in mente. Non voglio correre altri rischi, perché sono sicura che sarebbe capace di ucciderti.
Nell’udire quelle ultime parole, a Justin si gelò il sangue nelle vene, non aveva mai avuto a che fare con un tipo del genere e la cosa lo spaventava notevolmente.
Ti prego, cambiamo discorso. Non ce la faccio a parlare ancora di lui” lo supplicò Lexy, rifugiandosi immediatamente tra le braccia del biondo, che non tardarono a stringerla a sé.
 
Rimasero in silenzio interi minuti, gli occhi di Lexy continuarono a rilasciare lacrime e fu così fino a che Justin non la costrinse a guardarlo dritto nei suoi occhi color miele.
Andrà tutto bene, non piangere” le sussurrò dolcemente e lei annuì, sebbene poco convinta.
Offuscò al meglio l’immagine di Mark e tutto ciò che lo riguardava, provando a concentrarsi solo su quanto aveva davanti. Justin le rivolgeva un ampio, e meraviglioso, sorriso, che la fece sorridere a sua volta. La distanza che separava i loro volti si annullò del tutto e le loro labbra iniziarono a sfiorarsi leggermente, prima che lui si decidesse a farle sue definitivamente.
Premette dolcemente contro di esse, per poi avvolgerle la vita con le braccia e facendo combaciare quasi perfettamente i loro petti. Lexy poggiò entrambe le sue mani sul viso del biondo e lo costrinse a sdraiarsi nuovamente sul letto, senza mai interrompere quel bacio casto. Una volta che fu completamente sdraiata su di lui, passò la lingua sul suo labbro inferiore, quasi come a volergli chiedere il permesso di intensificare quel bacio. Justin dischiuse di poco le labbra e le loro lingue cominciarono a rincorrersi con foga, mentre le mani di lui percorrevano in maniera quasi esperta il corpo della ragazza.
Si permise di sollevarle di poco il top che indossava, in modo da accarezzarle lievemente quella poca pelle scoperta e facendola così rabbrividire.
Le mani di lei erano ancora poggiate al viso del biondo, ma interruppe, quasi brutalmente, quel bacio e quel contatto per sfilarsi definitivamente il top che la copriva. Lo gettò accanto a sé, senza preoccuparsi del fatto che non fosse nemmeno suo, e si sistemò alla bene e meglio a cavalcioni del biondo. Si perse qualche istante a fissarlo negli occhi, notando con ben poca sorpresa che all’interno di quelle sue iridi color nocciola aleggiava un luccichio malizioso. Si avvicinò nuovamente al suo viso, ma venne bloccata dall’indice di lui che premeva contro le sue labbra. Lexy lo guardò torva, per poi intendere subito dopo le sue intenzioni.
Justin si sfilò la maglietta con tale velocità che la ragazza non notò nemmeno dove andò a finire, se al suolo o sul letto dietro di sé. L’attirò a sé, afferrandola per un braccio e costringendola così a far combaciare ancora una volta i loro petti, poco prima di baciarla di nuovo.
Senza troppe cerimonie ne approfittò per slacciarle il reggiseno, abbassandole prima una spallina e poi l’altra, lasciando però che fu lei a levarselo del tutto, e così accadde subito dopo.
Ribaltò le posizioni e, poco prima di riprendere ciò che aveva appena interrottò, si tolse i pantaloni e li slacciò a lei, sfilandoglieli con assoluta calma, cosa che Lexy non si aspettava per niente.
Justin si avventò nuovamente sulle sue labbra e lei ne approfittò per avvolgere completamente le braccia attorno al suo collo, intensificando sin da subito il bacio ed inserendoci quanta più passione poté, dimenticandosi per un momento tutto ciò che era successo.
Sfogò in quel bacio ogni preoccupazione, ogni avvenimento spiacevole e, finalmente, poté godersi a pieno le labbra di chi amava, senza dover fingere uno stupido gioco. Era così concentrata a mantenere incollate alle sue quelle labbra, che non si accorse del fatto che Justin le avesse appena sfilato gli slip e che, poco prima, si era liberato finalmente dei boxer. Le loro intimità si sfiorarono e Lexy poté facilmente sentire l’eccitazione di lui crescere contro di lei. Ma quello sfioramento non durò a lungo, durante l’ennesimo bacio, Justin entrò in lei, facendola sussultare lievemente e facendo in modo che i loro movimenti andassero all’unisono sin da subito.
Non cessò un solo istante di baciarla, riversò in quell’unione ogni frustrazione, non badando nemmeno al fatto che il suo braccio sinistro pulsasse ancora dal dolore, non era importante in quel momento. Giurò a sé stesso che non l’avrebbe lasciata sola un solo istante, che sarebbe andato contro a qualsiasi cosa, specialmente a Mark, pur di mantenerla lontano dai guai e, in quel momento, c’era dentro fino al collo.
Un’ultima spinta, data con foga da entrambi, gli fece raggiungere l’apice del piacere e, poco prima di districare quell’unione, le lasciò un veloce bacio a fior di labbra. Si sdraiò, allo stremo delle forze, accanto a lei, impiegando diversi istanti prima che il suo respiro tornò ad essere regolare. Lexy si accoccolò al suo petto e lui la strinse immediatamente a sé, poco prima di cadere in un sonno profondo.
 
Non trascorse molto tempo prima che Lexy fu costretta a scuoterlo energicamente per svegliarlo.
Justin” lo richiamò lei ad alta voce, “devo ritornare a casa di Mark, se sa che sono uscita è la fine.
Ancora avvolto dal sonno, il biondo biasciò qualcosa di incomprensibile e si affrettarono entrambi a rivestirsi.
Lasciarono la casa della ragazza, correndo a più non posso verso casa del moro e facendo il giro di essa, sino a raggiungerne il retro.
Dovrebbe essere ancora fuori” mormorò lei, gettando un’occhiata all’orologio del suo cellulare.
Coraggio, arrampicati sull’albero ed entra in camera sua, io starò nei paraggi. Se puoi fammi sapere dove ha intenzione di portarti.
Lexy annuì e, poco prima di lasciargli un bacio a fior di labbra, si arrampicò su quell’albero, per poi sparire all’interno della camera del ragazzo.
Justin si affrettò a trovare un nascondiglio tra le numerose siepi e non si mosse da lì, specialmente quando sentì il rombo del motore di una macchina fare capolino nel vialetto.
 
La ragazza era da poco riuscita ad entrare in camera e si sedette sul letto, massaggiandosi lievemente la gamba che accidentalmente aveva sfregato contro la base della finestra, quando vide la porta spalancarsi, svelandole a pieno la figura di Mark.
Sussultò nel trovarselo davanti e le fu inevitabile assumere un’espressione sorpresa.
Ciao” le disse lui, mostrandole un sorriso che lasciava trapelare solo cattiveria.
Ciao” ribatté lei atona.
Ci furono alcuni istanti di silenzio in cui lui si soffermò a guardarla, non capendo a pieno il suo atteggiamento scontroso.
Sei pronta? Hai un lavoretto abbastanza complesso da portare a termine.
Lexy rabbrividì visibilmente e fu in quel momento che scattò in piedi, decisa a capirci qualcosa di più.
Spiegami il perché” sbottò lei, puntando il suo sguardo colmo d’ira negli occhi di lui.
Mark la guardò torvo e si lasciò scappare una lieve risata.
Mi è sembrato di averti detto che questo non ti riguarda.
Mi riguarda eccome visto che sono io a doverla uccidere!
Regnò il silenzio per qualche secondo, dopodiché il moro chiuse la porta della stanza e vi si appoggiò con la schiena.
Tu ti ricordi di Hailey, vero?” iniziò a parlare lui e Lexy annuì. “Sì, voglio dire, l’ho vista talmente poche volte a scuola…
Già, infatti, sia tu che io abbiamo smesso di vederla quasi un anno fa e lo sai perché?” le domandò retorico, lasciando trasparire a pieno la sua frustrazione.
La ragazza scosse il capo. Aveva un vago ricordo della sorella di quel ragazzo, ma non conosceva a pieno come fossero andate esattamente le cose.
Era scomparsa  da quasi un anno per via di un incidente, ma non ne conosceva i dettagli.
La professoressa Stoner aveva organizzato una gita in montagna, di circa cinque giorni. Hailey non voleva andarci, odiava la montagna, ma la professoressa le disse che quella gita era importante e che, se non ci sarebbe andata, l’avrebbe bocciata e mia sorella aveva alcuna intenzione di fallire a scuola. Così ci andò ugualmente. Il penultimo giorno, durante una passeggiata nel bosco, Hailey scivolò, sino a finire in un dirupo non profondo più di tre metri. È morta sul colpo” Mark pronunciò quelle parole con una calma quasi glaciale, facendo rabbrividire sempre più Lexy, che non si aspettava affatto quel racconto.
N- non è possibile” balbettò lei, “mi avevi detto che era morta in un incidente d’auto, non in una gita.
Sì, lo so, ti avevo mentito. Nessuno, a parte la mia famiglia, sa come sono andate realmente le cose e, ovviamente, non potevano screditare un’insegnante, non ti pare? Così ho deciso di farlo io e riuscirò nel mio intento. Perché se non posso riavere mia sorella, non deve poter vivere nemmeno quella donna.
Lexy non parlò più, fissava spaventata quel ragazzo, mantenendo gli occhi spalancati e fu incapace di compiere un solo movimento.




Spazio Autrice:
nonostante io stia dormendo in piedi, non potevo e non volevo aspettare sino a domani prima di aggiornare, così eccomi qua e direi che vi ho svelato una parte abbastanza importante della storia. 
Non voglio dirvi null'altro, aspetto solo che mi diciate cosa ne pensate, in tutto e per tutto ♥
Prima di salutarvi, ci terrei tantissimo che leggeste la mia nuova fan fiction su jiley (sicuramente vi ho stressato l'anima con i messaggi privati e vi chiedo scusa. lol)
vi lascio il link, spero che vi piaccia :)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
on twittah and instagram.               Se volete sapere quando aggiorno o avete altre domande ask me

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Capitolo 22
*** Capitolo 22. ***


 

vi consiglio di ascoltare questa canzone mentre leggete.


Capitolo 22.

 
 
Cerca di evitare di andare in giro con quell’espressione spaventata dipinta sul viso, non ho intenzione di dare nell’occhio” sbottò Mark con strafottenza, estraendo dal cassetto del comodino una pistola nera. Se fosse stato possibile, Lexy impallidì ancora di più e s’irrigidì all’istante, indietreggiando sino a far scontrare la sua schiena con il bordo della finestra.
Gettò una fugace occhiata dietro di sé e, nascosto tra le siepi, intravide il volto di Justin. Manteneva lo sguardo puntato su quella finestra e, ora che l’aveva vista, su di Lexy. Non poté evitare di assumere la sua stessa espressione spaventata, ma cercò di mantenere la calma e le mostrò il cellulare, facendole intendere di tenerlo il più vicino possibile a sé. Lexy non si mosse, non voleva dare nell’occhio, ma portò istintivamente una mano sulla tasca anteriore dei pantaloncini e la tastò, verificando che il suo telefono fosse realmente lì e sperando che Mark non lo venisse a sapere.
Mi hai sentito? Smettila di fare la vittima e tieni questa” urlò il moro, alzando ulteriormente il tono di voce e porgendole l’arma. Lexy esitò parecchio prima di allungare la mano verso quella pistola, ma lo sguardo intimidatorio di Mark la costrinse ad affrettare i tempi.
Nel momento in cui la sua mano sfiorò l’impugnatura, sentì un brivido percorrerle la schiena e per poco non mollò la presa, rischiando di farla cadere.
Andiamo” disse schietto Mark e lei lo seguì fuori da quella stanza. Scendendo  le scale fece partire la telefonata a Justin, il quale si affrettò a rispondere ed a rimanere in silenzio, fortunatamente.
Poco prima di aprire la porta d’ingresso, Mark si voltò a guardarla e le lanciò un’occhiata di sufficienza, facendola sussultare.
Ti dispiacerebbe nasconderla, non penso sia il caso farsi vedere in giro con una pistola fra le mani.
Lexy deglutì rumorosamente ed infilò l’arma in tasca, coprendola al meglio con la maglietta che indossava. “Così va meglio” le sorrise soddisfatto, ma, più che rassicurarla, quel sorriso la terrorizzò maggiormente.
Lasciarono l’abitazione di Mark e salirono entrambi sulla sua macchina, Justin li seguì con lo sguardo e mantenne ben saldo all’orecchio il suo cellulare.
 
Dove stiamo andando?” domandò Lexy, cercando di mostrarsi più sicura di sé e mantenendo un tono di voce piuttosto alto.
Non credo sia fondamentale che tu lo sappia” la liquidò immediatamente lui, premendo più a fondo l’acceleratore e costringendo la ragazza ad incollare saldamente la schiena al sedile.
Puoi almeno dirmi che cosa devo fare esattamente? Non so te, ma io non ho mai ucciso una persona!
Tutte quelle domande, ed anche solo sentirla parlare, lo mandavano su tutte le furie e sperava che tutto ciò si concludesse il più presto possibile, sebbene non fosse troppo sicuro di volerla lasciar andare una volta eseguito il suo compito.
Se ti farà stare meglio, prima passeremo dal tuo amico.
All’udire di quelle parole Lexy si agitò visibilmente. “No!” sbottò ed attirò immediatamente su di sé l’attenzione di Mark, che la guardò stranito.
Justin, che dall’altro capo del telefono aveva sentito ogni cosa, uscì allo scoperto ed iniziò a correre più veloce che poté lungo la strada che portava al rifugio del moro.
 
Come mai non vuoi vederlo?” le domandò curioso Mark.
La ragazza rimase in silenzio per interi secondi, dischiuse le labbra, ma da esse non ne uscì alcun suono e, ormai, non sapeva cos’altro inventarsi.
Non voglio tirar le cose per le lunghe” disse semplicemente, mordendosi poi il labbro inferiore e pentendosi amaramente di quelle sue parole.
 
Il biondo aveva riposto il cellulare in tasca, senza però chiudere la chiamata, e continuava a correre a perdifiato lungo quella strada, quando una moto lo affiancò. Fu costretto ad arrestare tempestivamente i suoi passi a causa della mancanza di fiato e, non appena posò lo sguardo su quella moto, s’imbatté nella figura di Josh e sussultò. Si era completamente dimenticato di lui.
A causa tua io rischio grosso!” sbottò il ragazzo a bordo della moto, “avevi detto che fino alle dieci di questa mattina saresti rimasto in ospedale. È grazie a me che tu sei vivo, lo sai questo? Dove cazzo sei stato?
Justin non ribatté, si guardò attorno e si avvicinò alla moto, salendoci subito dopo.
Forse è meglio che tu mi riporti in quella casa, se Mark non è ancora passato, potrebbe farlo a momenti” mormorò il biondo, ignorando del tutto le parole di quel ragazzo che, stupito del gesto tempestivo di Justin, non tardò a ripartire.
Il viaggio fu breve e il caso volle che, quando ormai furono prossimi al rifugio di Mark, una macchina nera stava per fare il suo ingresso nel vialetto di quell’abitazione.
Josh frenò di colpo e costrinse entrambi a sporgersi violentemente in avanti.
Merda” mormorò il moro, rimanendo lontano qualche metro dall’edificio.
È lui?” domandò Justin, mantenendo fisso lo sguardo sull’auto scura.
” rispose immediatamente l’altro, “che cazzo facciamo adesso? Se tu fossi arrivato prima e-
Adesso non serve rimuginare” lo zittì tempestivamente il biondo, “fai il giro della casa prima che Mark esca dalla macchina. Veloce!
Josh obbedì ed azionò nuovamente il motore, facendo esattamente come Justin gli aveva detto, sparendo dalla visuale di Mark poco prima che aprisse la portiera.
 
Quale problema hai?” domandò attonito Mark, mentre si voltava completamente verso Lexy. La ragazza non rispose, mantenne salda la mano sull’attacco della cintura accanto al sedile, impedendogli di slacciarla. Mark non faceva altro che pensare a quanto fosse strano il suo atteggiamento, ma Lexy aveva intravisto la figura di Justin sulla moto dietro di loro e non poté assolutamente permettere che il moro se ne accorgesse.
Ti dispiacerebbe lasciarmi andare?” insistette lui, poggiando la sua mano sopra quella di Lexy e costringendola inconsciamente a ritrarla.
Anche volendo, non avrebbe potuto impedirgli ancora per molto di lasciare l’abitacolo.
Grazie” mormorò secco lui e scese dall’auto, dirigendosi a passo deciso dentro l’abitazione.
 
 
Muoviti!” sussurrò Josh a Justin, poco prima che riuscisse a scavalcare la finestra del piccolo soggiorno e ad entrarvi del tutto.
Entrambi udirono lo scatto metallico della serratura della porta d’ingresso e cominciarono così a correre verso la piccola stanza nella quale era sempre stato rinchiuso Justin.
 
Che accidenti ci fai attaccato a quella porta?” sbottò Mark entrando in casa e guardando con aria stranita l’amico.
Josh, che era già pietrificato all’idea di venir scoperto, s’irrigidì maggiormente ed impiegò diversi istanti prima di rispondere.
Sì, d’accordo, non m’interessa. Dov’è quello sfigato?” tagliò corto il moro, avvicinandosi all’amico e a quella porta chiusa.
Qui… qui dentro” rispose titubante Josh.
Spostati!” sbottò l’altro, spingendolo lievemente a lato.
Josh si fece da parte e Mark aprì la porta, ritrovandosi davanti la figura di Justin.
Oh, sei qui” gli disse, mostrandosi leggermente stupito.
Dove pensavi che fossi, idiota?” ribatté con tono di sfida il biondo e l’espressione di Mark ritornò ad essere cupa e seria.
Lexy affiancò il moro qualche istante dopo ed incrociò a pieno gli occhi del biondo, tranquillizzandosi immediatamente vedendolo lì, esattamente dove Mark sperava che fosse.
Vedi di calmarti, amico” lo avvertì il moro, avanzando di un paio di passi all’interno della stanza. “Sei vivo solo per miracolo” ridacchiò infine, lanciando una veloce occhiata verso Lexy, che abbassò prontamente il capo.
 
La ragazza rimase immobile davanti all’uscio di quella stanza, incrociando di tanto in tanto gli occhi di Justin e, quando vide Mark indietreggiare per poi chiudere definitivamente la porta, iniziò ad agitarsi visibilmente. L’idea di ritornare in macchina con lui e recarsi al luogo dove, probabilmente, giaceva la professoressa la rendeva notevolmente nervosa. Non sapeva cosa l’aspettava, non sapeva con quale coraggio le avrebbe anche solo puntato la pistola contro, non sapeva come avrebbe reagito di fronte a tutta quella pressione. Ed era proprio questo che la spaventava a morte.
Mark l’afferrò per un braccio e la strattonò violentemente verso di sé, costringendola a seguirla fuori da quell’abitazione. Il passo di Lexy continuava ad essere lento e pesante e ciò fece alterare il moro che la precedeva.
Ti ho detto di smetterla di fare la vittima!” l’ammonì ancora una volta Mark e per Lexy fu inevitabile iniziare a vedere tutto più appannato. La vista le si stava offuscando a causa delle lacrime che le stavano velando gli occhi, ma non riuscì a ribattere, non trovò la forza per opporsi a tutto ciò.
Venne costretta a salire in macchina e, in men che non si dica, il ragazzo mise in moto e sfrecciò ad alta velocità sulla strada principale, ripercorrendo il tratto a ritroso.
 
Il tragitto fu breve e Lexy riconobbe immediatamente la casa davanti alla quale Mark parcheggiò: qualche settimana prima si era intrufolata al suo interno assieme a Justin ed erano rimasti bloccati per diverso tempo nel ripostiglio. Al solo pensiero di tutto ciò, non riuscì ad evitare che una lacrima le rigasse il viso, specialmente se le si proiettava davanti la figura del biondo e a tutto quello che aveva passato a causa sua. Perché, effettivamente, la colpa era sua che si era immischiata in affari che non la riguardavano minimamente.
A differenza di quanto Lexy pensava, Mark rimase in macchina, senza proferire parola e così fu fino a che, dal retro dell’abitazione, comparve la figura di un uomo dal volto coperto.
Dalla stazza e dal tipo di camminata che adottava, Lexy fu quasi completamente sicura di averlo già visto, ma non poté fare supposizioni affrettate, in quanto non riusciva a scorgerne i lineamenti.
 

***

 
Era rinchiuso in quella piccola stanza solo da pochi minuti, ma iniziava già a non sopportare più ciò che lo circondava. Aveva provato a chiamare Chaz, ma egli non aveva risposto. Aveva fatto la stessa cosa con Ryan, ma il telefono era staccato e, pian piano, cominciava a perdere le speranze riguardo a tutto.
 
Josh, cazzo, muoviti!” sbottò Justin, sbattendo un pugno contro il dorso della porta e, fortunatamente, il moro non tardò ad arrivare. Spalancò la porta e lo guardò con aria interrogativa.
Tu sai dove Mark ha portato Lexy, vero?” gli domandò in modo ben poco gentile e Josh si ritrovò costretto ad annuire. Sebbene fosse contro la sua etica mostrarsi così disponibile nei confronti di Justin, gli risultava difficile cambiare atteggiamento.
Allora andiamoci.
Josh annuì ancora ed insieme lasciarono quella casa, salirono in moto e s’immisero nuovamente sul viale principale. Ad ogni metro che percorrevano, Justin sentì il cuore salirgli in gola e l’ansia aumentava quasi con grado regolare.
Serrò gli occhi per qualche istante e tutto ciò che riuscì a sentire, oltre al rombo del motore, fu l’aria che gli schiaffeggiava violentemente il viso e che gli scompigliava i capelli color del grano. Cercò di focalizzare tutti i suoi pensieri su altro, specialmente su quanto successo qualche ora prima con Lexy e per un attimo parve calmarsi, ma tutto cambiò nell’istante in cui riaprì gli occhi e la moto si fermò a qualche metro dall’abitazione della professoressa Stoner.
Deglutì rumorosamente e non mosse un solo muscolo.
Che intenzioni hai?” gli domandò Josh, voltandosi di poco verso di lui.
Il biondo sospirò sonoramente, quasi come se avesse potuto utilizzare quel tempo per pensare a qualcosa, ma non gli venne in mente nulla.
Non rispose e scese dalla moto, cominciando poi a muovere qualche passo verso l’abitazione e fermandosi nell’istante in cui vide la macchina nera di Mark parcheggiata non lontano da dove si trovava lui.
 

***

 
È ora, andiamo.” Il tono fermo e pacato di Mark la fece rabbrividire ed impiegò diversi istanti prima di scendere da quell’auto. Estrasse momentaneamente il cellulare dalla tasca e, come già immaginava, la chiamata con Justin era terminata, ma trovò un suo messaggio.
«Sono qui fuori. Non appena leggerai il messaggio chiamami.»
Lexy non esitò un solo istante di più ed avviò la chiamata, riponendo subito dopo il telefono in tasca. Poco prima di aprire la portiera, disse: “sto per entrare in casa” e quelle, per il momento, furono le uniche parole che Justin sentì pronunciare dalla ragazza.
 
Ti avverto, piccola, potresti vedere qualcosa che non ti piacerà molto” le disse Mark con tono beffardo e Lexy rabbrividì all’istante.
Sebbene quanto aveva appena detto l’aveva terrorizzata a morte, non poté frenare la sua curiosità di scoprire cosa intendesse il ragazzo con quel suo avvertimento.
A passo deciso lo seguì all’interno dell’abitazione, trovandola esattamente come l’ultima che vi aveva messo piede. Non vi erano oggetti fuori posto, ma aleggiava un’aria strana e dei lamenti lievi riempivano quelle pareti.
Avanzò ancora, seguendo i passi di Mark al piano superiore, per poi vederlo fermarsi davanti ad una stanza dalla porta chiusa.
Lexy non aveva fatto in tempo, l’ultima volta, ad entrarci, era stata interrotta da quelli che sembravano poliziotti e la cosa non le piaceva per niente.
Coraggio, vai” la incitò Mark, mostrandole ancora quel suo sorriso enigmatico.
La ragazza deglutì a fatica e fece come le era stato detto. Non riuscì a mantenere una velocità costante, tutt’altro, ora camminava molto più lentamente e le bastò sporgere di poco il capo all’interno di quella stanza per avere l’ennesimo sussulto.
Da sinistra verso destra, seduti e con la schiena appoggiata al muro, incrociò gli sguardi terrorizzati di Grace, Kate, Chaz e Ryan. Tutti e quattro avevano le mani legate dietro alla schiena ed i visi erano avvolti da pezzi di stoffa colorati di un nero smorto.
Sul lato opposto della stanza, due uomini, di cui Lexy non conosceva minimamente l’esistenza, mantenevano puntate due pistole ciascuno sui quattro ragazzi, impendendogli inconsciamente di compiere qualsiasi gesto.
Non riuscì a schiodarsi dall’uscio, era paralizzata.





Spazio Autrice:
Non è stato un parto, di più. haha e poi sono pure in ritardo, avrei dovuto aggiornare martedì e invece... ho perso il calendario. (usiamo questa scusa.)
Okay, scommetto che nessuno si aspettava che Mark avesse preso come ostaggio i quattro amici di Lexy, ma dov'è la professoressa? ^_^
Probabilmente la storia sta durando più di quel pensassi, ma non è colpa mia se mi sono arrivate le idee. (in realtà le ho trovate sotto al comodino, ma non ditelo in giro ^_^)
Anyway, spero che mi facciate sapere che cosa ne pensate perché ci tengo davvero tanto ad avere i vostri pareri :')

Grazie a chi mi segue, recensisce, apprezza eccetera :')
Siete l'amore ♥

Domani o domenica dovrei riuscire ad aggiornare anche la fan fiction jiley che spero leggiate ^_^

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 23
*** Capitolo 23. ***



vi consiglio di ascoltare questa canzone mentre leggete.


Capitolo 23.

 
Guardare dritto negli occhi ognuno di loro fu straziante, Lexy si sentì completamente responsabile per quanto stava accadendo e non se lo sarebbe mai perdonata se fosse successo qualcosa ad uno di loro.
Si voltò verso Mark, volgendogli un’occhiata supplichevole. “Tutto questo deve finire, ti prego” mormorò in un sussurro, ma, in tutta risposta, il moro rise.
Mark, ti prego, non era questo ciò che mi avevi detto. Dov’è la professoressa?
Rilassati Lexy, ben presto la vedrai, ti ho già spianato il terreno.” Rise di nuovo e la ragazza non capì che cosa intendesse dire con quelle parole, ma aveva paura.
A stento riuscii a trovare il coraggio per posare ancora lo sguardo su Kate e gli altri, la guardavano tutti con paura, pregandola implicitamente di liberarli e si sentiva morire sapendo che non poteva fare niente. Nessuno di loro osava parlare, quei due uomini mantenevano puntate le pistole contro di loro, a stento si lasciavano scappare un sospiro di troppo.
Le si riempirono gli occhi di lacrime e lanciò l’ennesima occhiata a Mark, si avvicinò a lui a passo lento e, a bassa voce, gli disse: “ti prego, lasciali andare.
 
Nel frattempo Justin era fuori da quella casa, ben nascosto dietro alla siepe e, sebbene la voce di Lexy era bassa, riuscì a carpire attraverso il telefono quelle poche parole, intuendo che c’era dell’altro che non andava.
Rimase in ascolto ancora qualche istante, ma non sarebbe rimasto lì fuori ancora per molto. Tastò la mano sulla tasca dei pantaloni, sentendo a pieno la forma della pistola e la strinse, pronto ad impugnarla al più presto.
 
E perché dovrei lasciarli andare?” le chiese di rimando Mark, assumendo un’espressione impassibile, quasi come se la cosa non gli importasse minimamente, e forse era davvero così.
Perché loro non c’entrano, non hanno fatto niente. Hai chiesto a me di venire con te, loro non c’entrano. Liberali, ti prego”  ripeté Lexy con voce tremolante, alzando notevolmente i toni, ricordandosi solo in quel momento di avere ancora la chiamata attiva con Justin. Aveva persino paura di fargli intuire che la situazione era notevolmente degenerata, avrebbe rischiato anche lui e Lexy non voleva questo.
Non m’importa” mormorò Mark ridacchiando, “per quanto mi riguarda, preferisco che restino dove li posso tenere d’occhio. Tu fai quel che ti dico e probabilmente non ci saranno feriti.
Giurami che non farai del mare a nessuno di loro” insistette la ragazza, mostrandosi lievemente più sicura.
Sono mai stato capace di prometterti qualcosa, piccola?
Lexy ripensò a tutte le volte che quel ragazzo le aveva fatto promesse su promesse, non riuscendo mai mantenerle, semplicemente perché mentiva, ma realizzò chi fosse solo recentemente. Si era fidata sempre troppo di lui, andando contro a tutto pur di difenderlo e aveva sbagliato.
Si pentì amaramente di tutto ciò che gli aveva dato, ricevendo in cambio solo bugie e indifferenza. Una lacrima le rigò il volto ed abbassò lo sguardo, cercando di mascherare il fatto che stesse tremando come una foglia.
Facciamolo in fretta” sussurrò lei e Mark sorrise, lanciando poi un’occhiata ad uno dei due uomini che sorvegliavano i movimenti degli altri ragazzi. “Teneteli d’occhio, sapete già cosa fare se provano a scappare” detto ciò, afferrò Lexy per un braccio e la costrinse, in modo ben poco gentile, a seguirlo.
Ripercorsero le scale ed uscirono dall’abitazione. La ragazza si sentiva sempre più confusa e smarrita e le si gelò il sangue nelle vene nel momento in cui fecero il giro della casa, ritrovandosi davanti all’entrata del garage della professoressa.
Non le ci volle molto per intendere che la donna potesse trovarsi lì dentro e, nel frattempo, la paura aumentava. Il suo cuore batteva all’impazzata, sembrava quasi che volesse uscire dal petto, le gambe le tremavano ed era certa che di lì a poco avrebbero ceduto.
Chiuse per poco gli occhi nell’istante in cui vide Mark avvicinarsi alla basculante, per poi aprirla e darle il via libera per entrare.
 
Justin aveva seguito i loro movimenti e, costeggiando il recinto del giardino, era giunto al loro stesso punto, rimanendo nascosto meglio che poté tra quelle piante. Vide Lexy, così pallida in viso e così terribilmente spaventata, e la voglia di raggiungerla era troppa, ma avrebbe commesso solo l’ennesimo passo falso. Teneva appoggiato all’orecchio il telefono, cercando di sentire ogni minima parola di quella conversazione, ma, in quel momento, nessuno proferiva parola.
 
Coraggio, entra” le ordinò Mark, spingendola lievemente in avanti, “prendi la pistola” continuò poi.
Lexy obbedì e, con mano tremolante, sfilò la pistola dalla tasca dei pantaloncini. Iniziò a muovere qualche passo all’interno di quel garage, ma non vide altro che cianfrusaglie e vecchie biciclette, solo quando percorse qualche altro passo intravide una porta chiusa, proprio davanti a sé.
È- è lì dentro?” domandò.
Tu che dici?” ironizzò il moro, “apri la porta e falla fuori. Vedrai che non reagirà, Simon l’ha già conciata per le feste.” Mark rise di gusto e le diede un’altra spinta.
Lexy arrestò nuovamente i suoi passi, proprio quando le mancavano pochi metri prima di raggiungere quella porta chiusa. L’ansia che le attanagliava lo stomaco era diventata insopportabile e non riusciva a frenare le lacrime che, insistenti, sgorgavano fuori dai suoi occhi. Non riuscì a reprimere un singhiozzo e ciò fece alterare all’istante Mark.
Che cosa ti ho detto riguardo al tuo atteggiamento? Non fare la vittima o mi manderai tutto a puttane. Tira fuori il coraggio, o sei capace di essere forte soltanto quando c’è il tuo amico con te?” sbottò Mark a voce alta, intimorendola sempre di più.
 
Justin serrò la mascella e strinse i pugni, aveva sentito tutto e odiava sempre di più quel ragazzo, non sopportava il fatto che trattasse Lexy in quel modo e di certo non sarebbe rimasto tra quei cespugli ancora per molto.
Decise di uscire allo scoperto e questa volta impugnò saldamente la pistola, mantenendola retta avanti a sé. Si appoggiò alla parete dell’abitazione e, a piccoli passi, strisciò sino al punto in cui aveva visto Lexy e Mark qualche minuto prima.
Si fermò di colpo nell’istante in cui sentì dei passi avvicinarsi. Si voltò e vide Josh, tirò un lieve sospiro di sollievo, non aveva paura di lui sebbene non era ben certo di potersi fidare.
Nascose la pistola e rimase immobile.
Che accidenti stai facendo?” gli domandò l’altro ragazzo.
N- nulla” rispose Justin.
D’accordo, vieni con me” gli disse e il biondo lo seguì, ma, poco prima di raggiungere l’entrata del garage, Josh lo afferrò per il braccio sinistro, stringendoglielo saldamente proprio sopra al punto colpito.
La stretta era così forte che Justin non poté non lamentarsi, dopotutto la ferita era ancora fresca e bruciava.
Non capì per quale motivo lo stesse conducendo dentro al garage, ma sperava con tutto sé stesso che Josh volesse aiutarlo e non farlo finire nei guai.
Nel momento in cui il suo sguardo si posò all’interno del garage, vide Mark di spalle e Lexy poco più avanti di lui, intenta ad aprire una porta.
Mark, ti stavi dimenticando di lui” sbottò Josh, spingendo violentemente in avanti Justin e facendolo cadere a terra.
Il biondo si voltò di scatto verso il ragazzo che lo aveva condotto lì e gli lanciò un’occhiata interrogativa, rimanendo totalmente spiazzato da quel gesto.
Bastardo” mormorò infine con un filo di voce.
Lexy si voltò di scatto, spalancando gli occhi e fissando la scena sempre più terrorizzata.
Oh, dovevo immaginarlo che non ti saresti fatto i cazzi tuoi ancora per molto” sputò Mark, avvicinandosi al biondo per poi inginocchiarsi e raggiungere così la sua altezza.
Non ti avevo detto di rimanere chiuso in quella stanza?
Per quanto mi riguarda puoi dire tutto quello che vuoi, non ho mai detto che ti avrei ascoltato” ribatté Justin, abbozzando un sorriso bastardo e mettendosi in ginocchio, pronto ad alzarsi in piedi.
Fortunatamente la pistola non gli era sfuggita di mano, così ne approfittò per voltarsi velocemente verso Josh e sparargli un colpo al braccio.
Questi indietreggio immediatamente, portandosi d’istinto la mano sul punto colpito.
Quel gesto spiazzò tutti, il rumore dello sparo aveva riecheggiato per poco tra quelle mura e Lexy non poté evitare di sussultare, non se lo aspettava.
Mark, che in quel momento si era concentrato solo sullo sparo, non badò a Justin per qualche secondo, così il biondo ne approfittò per colpirlo fortemente alla gamba con il retro della pistola, facendolo così cadere.
Il moro si rialzò quasi subito e Justin realizzò di aver commesso un grande errore nel non avergli sparato prima.
Mark iniziò a ridere di gusto e gli puntò la sua pistola contro, la stessa che  lo aveva ferito al braccio.
Dai, riprovaci, Bieber” lo sfidò il moro, continuando a mostrargli quel sorriso beffardo.
Il biondo lanciò un’occhiata a Lexy, che non esitò un solo istante di più ad aprire la porta e chiuderla subito dopo alle sue spalle.
 
Prese un lungo respiro, ma il suo cuore continuava a battere all’impazzata e sperava solo che tutto ciò finisse in fretta. Si voltò qualche secondo dopo, appoggiando la schiena al dorso della porta e chiudendo per poco gli occhi, sperando di calmare i nervi.
Non appena posò lo sguardo avanti a sé, la ragazza vide il corpo della professoressa accasciato al suolo. Impallidì ancora di più quando vide il sangue macchiarle la camicetta bianca che indossava, sgorgava proprio al centro del petto e si sentì mancare nell’istante in cui realizzò che fosse totalmente priva di vita.
Se prima era terrorizzata, ora le risultava totalmente impossibile compiere qualsiasi movimento.
Mark non era stupido e se la professoressa si trovava in quelle condizioni, significava che aveva dell’altro in serbo per lei e non osò immaginare cosa.
Indietreggiò lentamente, mentre avvertì altre lacrime rigarle le gote. Soffocò alla bene e meglio un urlo, portandosi una mano davanti alla bocca e lasciando che le sue gote si bagnassero del tutto. Il suo respiro era sempre più irregolare, a fatica riusciva a prendere aria e, se non fosse uscita di lì nel giro di pochi secondi, sarebbe svenuta.
Continuò ad indietreggiare finché la sua schiena non si appoggiò del tutto al dorso della porta, così la aprì e ritorno nel garage, dove Justin e Mark erano immobili l’uno di fronte all’altro.
Posò lo sguardo sul moro, il quale la guardò senza lasciar trapelare alcuna emozione. Un’espressione totalmente vuota si era fatta largo sul suo volto e Lexy non poté far altro che provare ancora più odio verso di lui. Iniziò a camminare verso di lui, riducendo lo sguardo a due fessure e passandosi poi il dorso della mano sulle gote, asciugandole meglio che poté.
Sei un fottuto bastardo!” gli urlò contro, poggiando entrambe le mani sul suo petto e spingendolo lievemente all’indietro. “Vedi di calmarti altrimenti-
Altrimenti cosa?” gridò lei, interrompendolo e puntandogli la pistola contro.
Mi avevi detto che non era morta!
Mark continuava a guardarla, per poi lasciarsi sfuggire l’ennesimo sorriso meschino.
Oh, beh, avrò sbagliato mira.
Sei stato tu” mormorò lei, continuando a mantenere puntata la pistola contro di lui. “Mi avevi detto che era stato il tuo amico, non tu! Che cazzo hai in mente?
Mark non rispose e l’attenzione di Lexy era troppo incentrata su di lui per potersi accorgere che la pistola del moro era puntata contro Justin.
Premette il grilletto, colpendo questa volta la spalla del biondo, proprio appena sopra dove era stato colpito precedentemente.
A Lexy passò immediatamente la voglia di inveirgli contro, ma la rabbia era la paura erano troppo contrastanti per poterle controllare.
Basta!” gridò lei e gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime. Gridare contro a quel ragazzo non l’avrebbe portata in salvo, ma non riusciva a moderare i toni.
Mark le sorrise beffardo e sparò un altro colpo sul biondo, colpendolo questa volta alla gamba sinistra.
Justin lanciò un grido di dolore e s’inginocchiò di colpo al suolo, ma non mollò la presa dalla pistola.
Devo continuare?” le domandò lui, lanciandole un’occhiata di sufficienza.
Lexy scosse il capo. “Ti prego, basta” disse a bassa voce, rassegnandosi del tutto.
Che cosa vuoi da me?” gli domandò poi.
Dammi la pistola” le ordinò Mark e ancor prima che Lexy potesse obbedire, disse: “è te che voglio adesso e con lui tra i piedi non potrai mai essere mia. Decidi tu: o fai in modo che esca dalla tua vita, o lo farò io a modo mio.
La ragazza non riuscì a sentire una sola altra parola pronunciata da lui così, invece di dargli la pistola, gli sparò sul fianco sinistro, colpendolo di striscio e costringendolo a mollare la presa dalla pistola.
Con un rapido movimento, Lexy l’afferrò ed indietreggiò sino a raggiungere il biondo accasciato al suolo.
Puoi scordartelo, Mark, mi hai preso in giro abbastanza. Non tornerei da te nemmeno sotto tortura.
Mark non era mai stato bravo a chiedere perdono, così come gli riusciva male assumere uno sguardo compassionevole. Aveva sempre quell’espressione da menefreghista stampata in volto ed era una cosa che Lexy non aveva mai sopportato.
Allora fammi fuori” le disse lui con tono fermo, spiazzandola.
Sebbene lo detestasse sino all’inverosimile, non era sicura di riuscire a compiere un gesto del genere. Le mani le tremavano visibilmente e Justin la guardava insistentemente, ma dai suoi occhi non trapelava niente.
Sarei dovuto morire io al posto di Hailey, mi faresti solo un favore se mi ammazzassi.
Altre lacrime le rigarono il viso, quella scena era troppo persino per lei che aveva appena visto il corpo senza vita della professoressa. Non sarebbe mai stata in grado di porre fine alla sua vita.
Si ritrovò a scuotere ripetutamente il capo.
Non posso farlo” disse in un sussurro che solo Justin sentì.
Coraggio, fallo. Che cosa stai aspettando?” insistette Mark, rimanendo immobile.





Spazio Autrice
vengo in pace!
Perdonatemi il ritardo, ero ad un punto morto, mi era scomparsa la fantasia, ma ora pare essere tornata, di nuovo.
Speravo venisse un pochettino più lungo, ma ovviamente ho voluto spezzare la scena a metà, ormai sapete come sono fatta. haha
Spero seriamente che vi piaccia, sono curiosa di sapere che cosa ne pensate :')
Ringrazio tantissimo per le recensioni, siete l'amore ♥

Alla prossima!
Much Love,
Giulia ♥
@Belieber4choice on twittah and instagram.                       Se avete domande, ask me

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Capitolo 24
*** Capitolo 24. ***




Capitolo 24.

 
Lexy posò lo sguardo sul biondo, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, reprimendo a fatica i lamenti di dolore per i colpi di pistola subiti.
Si morse il labbro e si soffermò ancora a guardare Mark, il suo sguardo indifferente la rendeva ancora più insicura, ma una cosa era certa, non sarebbe stata lei a sparargli.
 
Lascia andare gli altri” mormorò a voce bassa la ragazza.
Mark abbozzò un sorriso che di dolce aveva ben poco, nemmeno con una pistola puntata addosso sarebbe stato in grado di provare ad essere umile o, almeno, leggermente impaurito.
Tutto qui?” la istigò il moro, “ti è sufficiente che io li lasci andare?
Lexy annuì, abbassando lo sguardo.
D’accordo, vai a liberarli.
All’udire quelle parole, la paura sembrò abbandonarla. “Mi credi così stupida, Mark? Tu verrai con me, anzi, mi precederai ed io ti seguirò.
Il ragazzo venne totalmente spiazzato da quelle parole, contrasse la mascella e cercò di rialzarsi in piedi.
Lexy fece per seguirlo, ma degli ansimi strozzati, accompagnati da lamenti di dolore, la costrinsero ad arrestare i suoi passi.
Volse la sua completa attenzione al biondo e s’immobilizzò all’istante: il suo braccio sinistro era quasi completamente bagnato di sangue e la gamba non era in condizioni migliori.
Justin era in condizioni più che pessime, sul suo viso aleggiava una preoccupante smorfia di dolore e a fatica reprimeva le fitte di quelle ferite.
Lexy fece per inginocchiarsi accanto a lui, quando il biondo bloccò i suoi movimenti.
Vai da loro, non preoccuparti per me.
Ma, Justin, il tuo braccio è ridotto malissimo” commentò lei, poggiando la mano sulla sua spalla destra.
Ti ho detto di andare”mormorò lui a denti stretti e la ragazza fu costretta ad annuire.
 
Coraggio, muoviti” disse rivolta a Mark, mantenendo puntata una delle due pistole su di lui.
Senza ribattere, il moro la precedette all’interno della casa, salì le scale e nel giro di qualche secondo si ritrovarono davanti alla stanza di prima.
Dì ai tuoi amici di lasciarli andare.” Persino lei si stupì di quanto coraggio fosse riuscita a raccogliere per rivolgersi a Mark in quel modo, ma lui non sembrava spaventato, tutt’altro, la cosa, invece, parve divertirlo.
Mi piacerebbe sapere da dove l’hai tirata fuori tutta questa spavalderia” commentò lui, rimanendo sull’uscio della porta.
 “Poche chiacchiere, ti ho detto di lasciarli andare!
Non così in fretta, piccola.
Quel denominativo fece alterare notevolmente Lexy, la quale non tardò a portare l’indice sul grilletto.
Abbassa la pistola” le ordinò lui, mantenendo lo sguardo fisso su di lei.
Si sentì costretta ad obbedirgli e fece in modo che i loro sguardi s’intrecciassero.
Io non do niente per niente. Se li lascio andare, tu cosa mi darai in cambio?” le domandò.
La vita ti basta?” disse di rimando lei e Mark rise, di nuovo.
Certo e cosa cambierebbe?” sbottò. “Te lo dico io: niente. Ecco perché io avrei un’idea migliore.
Sentiamo.” Lexy finse di mostrarsi interessata, ma era già convinta in partenza che nessuna proposta l’avrebbe allettata abbastanza ed era pronta a controbattere.
Ritorna da me.
Questa volta fu lei a ridere delle sue parole. “Con che coraggio mi chiedi una cosa del genere? Non ti è bastato tutto quello che mi hai fatto? Ritirati, Mark, non sei tu ad avere il coltello dalla parte del manico. È finita.
Nemmeno quel suo discorso riuscì ad intimorirlo, dal piano di sotto si udì lo sbattere della porta d’ingresso, seguito dal rumore di alcuni passi che, fino a quel momento, Lexy non avvertì.
No, non è finita, Lexy. Il gioco finisce quando c’è solo un vincitore ed io, per il momento, non ne vedo nessuno” disse Mark con tono calmo, posando poi lo sguardo oltre la figura di Lexy e fu allora che anch’essa si voltò, ritrovandosi davanti la figura di Simon che, insieme a Josh e Mark, aveva rinchiuso Justin in quella piccola abitazione.
Quel ragazzo aveva uno strano ghigno stampato in volto e ciò non prometteva nulla di buono.
Sebbene Lexy fosse visibilmente spaventata, cercò di mantenere la calma, prese un lungo respiro e si voltò nuovamente verso Mark, assumendo uno strano, enigmatico sorriso.
I tuoi giri di parole non mi fanno paura. Fai come ti ho detto, o le pallottole caricate in questa pistola finiranno dritte al centro del tuo petto.
Il moro iniziò a ridere di gusto e lo sguardo intimidatorio di Lexy si trasformò in un’occhiata fredda, ma allo stesso tempo timorosa.
Fossi in te eviterei di ridere” pronunciò lei a denti stretti, “ti ricordo che ho in mano due pistole e il tuo fianco continua a sanguinare” concluse, indicando il punto colpito.
Se io, invece, fossi in te non avrei esitato tanto per sparare. Non prendermi in giro Lexy, non sei realmente come ti mostri adesso. So che stai morendo di paura, ti conosco. Ti conosco meglio di quello sfigato che frequenti.” L’allusione a Justin la fece rabbrividire, lui, probabilmente, era ancora accasciato al suolo di quel garage e, per di più, in pessime condizioni.
Si morse il labbro inferiore, abbassando poi lo sguardo e meditando attentamente su come agire.
Nel frattempo Simon l’aveva raggiunta ed era esattamente dietro di lei. Poteva quasi sentire il suo fiato sul collo e non era una sensazione piacevole.
Mark non si sarebbe spaventato finché lei avrebbe continuato a parlare a sproposito, doveva agire e doveva farlo in fretta.
Alzò di poco la pistola e la puntò alla spalla sinistra del moro, premette il grilletto e, nel giro di una manciata di secondi, Mark si ritrovò con il braccio sanguinante.
Ora la sua espressione spavalda si era completamente dissolta, lasciando spazio ad uno sguardo nettamente più preoccupato.
Devo continuare, Mark?” lo istigò lei e, in tutta risposta, il moro lanciò un’occhiata ad uno dei due uomini dentro alla stanza. Entrambi abbassarono immediatamente le pistole e Mark sembrò concederle il permesso di entrare, affinché potesse liberare i suoi quattro amici.
Aspetta” disse lei, “che altro hai in mente?
Non si fidava di lui, non si fidava per niente.
Giuro, niente.” Aveva risposto semplicemente lui, il suo sguardo era abbassato ed il suo tono di voce era appena percettibile.
Non mi fido di te.
E allora vattene, lascia i tuoi amici lì e corri dal tuo nuovo amore. Mi è parso di capire che t’importa solamente di lui.
Zitto!” sbottò lei, spostando la mira sul suo viso, “non dire una sola parola o giuro su Dio che ti faccio saltare per aria.
Oh, vedo che ci hai preso gusto. Attenta, Lexy, potrebbe ricadere la colpa su di te, in quanto sei l’unica a non essere stata ferita. Sei facilmente sospettabile.
La ragazza scosse il capo e fece quasi per ribattere, quando un altro rumore giunse alle sue orecchie. Qualcun altro aveva appena sbattuto la porta d’ingresso ed aveva fatto il suo ingresso nell’abitazione. Chiunque fosse, non impiegò molto a salire le scale; i passi risultarono molto più pesanti rispetto a quelli di Simon e, ciò che parve più probabile, erano di sicuro due o più persone.
Tutti e tre puntarono il proprio sguardo verso la fine del corridoio dove, qualche istante dopo, videro comparire due poliziotti.
Mark impallidì all’istante e così fece Simon, l’unica sollevata nell’averli davanti fu Lexy.
Tu” disse uno dei due uomini indicando Mark, “e tu” indicò poi Simon, “mettete entrambe le mani sopra la testa.” I due ragazzi non se lo fecero ripetere due volte ed obbedirono.
L’uomo che aveva appena parlato li perquisì e, dopo aver portato entrambe le loro mani dietro la schiena, li ammanettò.
Occupati degli altri due” si rivolse poi al suo collega, che si precipitò all’interno della stanza, puntando la pistola contro uno dei due uomini e, poi, contro l’altro.
Nel giro di una manciata di secondi, quei due uomini uscirono a testa bassa dalla stanza, seguiti dal poliziotto che li aveva abilmente ammanettati.
Ora che riusciva a guardarli dritti in faccia, si accorse di aver già visto uno dei due uomini: il secondo che uscì dalla stanza, ne era certa, era lo stesso che a Glendive l’aveva tenuta in ostaggio per diverse ore.
Gli lanciò un’occhiata fulminea e, se solo non ci fossero stati i due poliziotti, gli avrebbe sicuramente sparato.
 
Uno dei due uomini in divisa lanciò un’occhiata a Lexy, che non esitò un solo secondo di più a precipitarsi all’interno della stanza.
I due uomini, complici di Mark, vennero costretti a lasciare l’abitazione e Lexy, nel frattempo, slegò i suoi amici uno per uno.
 
Ho bisogno che qualcuno di voi venga con noi alla centrale, dovrete rispondere a delle domande” disse il poliziotto che aveva ammanettato Mark e Simon.
Veniamo noi” rispose Chaz, seguito a ruota da Ryan.
Bene” mormorò l’uomo, per poi rivolgersi a Lexy: “fossi in te tornerei nel garage dal ragazzo che ci ha chiamati, non era messo molto bene.
La ragazza scattò in piedi e poco prima di cominciare a correre, si voltò verso Kate e Grace. “Andate a casa, siete rimaste qui per troppo tempo.
Ma-” Kate fece per contestare, ma Lexy l’anticipò: “fai come ti ho detto, a Justin penso io.
Detto ciò lasciò la stanza e si precipitò fuori dall’abitazione, corse a perdifiato finché non raggiunse il garage ed aumentò il passo non appena vide Justin completamente sdraiato al suolo.
Justin!” lo chiamò lei, chinandosi accanto a lui e scuotendolo per una spalla, fortunatamente quella non ferita.
Il biondo aprì di poco gli occhi, la sua vista era annebbiata e gli ci volle qualche istante prima di mettere a fuoco la figura di Lexy.
Recupero la macchina di Mark e ti porto in ospedale” mormorò lei, allontanandosi nuovamente da lui e, mentre ripercorreva il perimetro della villetta, incontrò Kate e Grace, dirette nella sua stessa direzione.
Come sta Justin?” le domandò Kate.
Non bene, Mark gli ha sparato diverse volte e deve assolutamente andare in ospedale. Spero solo che la macchina di Mark sia rimasta aperta.
Kate e Grace si scambiarono un’occhiata confusa. “E dove pensi di recuperarla la macchina di Mark?” chiese Kate e l’espressione di Lexy divenne immediatamente sorpresa.
L’aveva parcheggiata nel vialetto della casa della professoressa quando mi ha portato qui.
Abbiamo appena fatto il giro della casa, non c’è nessuna macchina, Lexy.
Sembrò pensarci su e la cosa l’aveva completamente scombussolata. I pezzi del puzzle non combaciavano, era sicura che Mark e Simon fossero andati via con i poliziotti, chi altro aveva potuto prendere la macchina?
Cazzo, Josh!” sbottò lei dopo averci pensato, “lui è ancora libero. Questa non ci voleva!
Lexy iniziò ad agitarsi e, se non avesse agito in fretta, le condizioni di Justin sarebbero peggiorate a vista d’occhio.
Chiama il 911, manderanno di sicuro un’ambulanza!” suggerì Kate, ma Lexy scosse il capo. “Impiegherebbero troppo tempo, ho bisogno che mi presti la tua macchina, Kate. Adesso.
D’accordo, tra due minuti ritorno qui” disse lei e iniziò a correre verso casa, la stessa cosa fece Lexy, tornando da Justin e seguita da Grace.
Si sedette accanto a lui, respirava a fatica e la maggior parte dei suoi vestiti era impregnata di sangue.
Lexy gli prese il viso tra le mani e lo sollevò di poco da terra, provò a guardarlo dritto negli occhi, ma li richiuse immediatamente ed appoggiò le labbra su quelle del biondo.
Le risultava parecchio difficile intrecciare il suo sguardo così spento, detestava vederlo in quelle condizioni e si riteneva parecchio responsabile.
Mi dispiace, Justin, tutto questo non sarebbe mai successo se non ci fossimo immischiati. Ti prometto che andrà tutto bene” mormorò lei, iniziando a sentire gli occhi pizzicare. Gli strinse lievemente la mano, aspettando pazientemente che lui reagisse.
Andrà tutto bene” ripeté lui in un sussurro, poco prima di chiudere gli occhi.
Il suo respiro era irregolare e a fatica riusciva a far entrare aria nei suoi polmoni, ma, perlomeno, era vivo.
Non appena Lexy si voltò verso Grace, vide arrivare la macchina di Kate e, il più velocemente possibile, sollevarono il biondo dal suolo, adagiandolo sui sedili posteriori dell’auto. Non appena Grace chiuse la portiera e salì accanto a Kate, la macchina ripartì, dirigendosi a tutta velocità all’ospedale di quella piccola cittadina.
Come sta?”  domandò Kate a Lexy.
Male” rispose lei, “potresti andare un po’ più veloce?
Kate non se lo fece ripetere due volte ed accelerò ulteriormente, sfrecciando su quella strada semi-deserta, per poi raggiungere l’ospedale qualche minuto dopo.
Grace, va a chiamare qualcuno” le ordinò Lexy e l’amica obbedì.
Pochi secondi dopo ritornò nei pressi dell’auto con al seguito alcuni infermieri, che lo tirarono fuori dall’auto e lo portarono all’interno dell’edificio.
Vuoi che veniamo con te?” le domandò Kate, ma Lexy scosse il capo. “No, avete già fatto abbastanza, andate a casa. Non appena saprò qualcosa vi chiamerò e-
La ragazza sbuffò sonoramente, lasciando il discorso a metà per poi armeggiare con il suo cellulare. “Cazzo, è scarico” imprecò, volgendo lo sguardo al cielo.
Aspetta, dovrei avere un caricatore in macchina” la tranquillizzò Kate.
Eccolo!” esclamò, porgendo all’amica l’oggetto richiesto.
Facci sapere non appena sai qualcosa” le disse Grace.
D’accordo” rispose Lexy abbracciandole entrambe.
Iniziò a correre verso l’interno dell’ospedale e chiedendo a qualunque infermiere che incontrava se avesse avuto notizie del suo ragazzo.
Dopo svariati tentativi andati a vuoto, trovò finalmente qualcuno che riuscisse a darle una risposta esaustiva.
È in sala operatoria ora, ma puoi aspettarlo qui, nella sala d’attesa, non appena avremo notizie vedremo di informarti. Sei per caso sua parente?” le domandò l’infermiere, soffermandosi particolarmente su questo dettaglio.
Ehm, no, sono la sua ragazza” rispose lei.
Hai già avvisato i suoi genitori? Non possiamo dare informazioni a chiunque non sia della famiglia.
Lexy scosse il capo: “è… complicato. Il mio cellulare è scarico e, sinceramente, non saprei come fare, non ho il numero dei suoi…
Vieni con me” le disse l’infermiere e lei lo seguì, sino ad arrivare in un piccolo ufficio, situato non molto lontano da dove si trovavano.
L’uomo si mise ad usare un computer, ricercando file su file, sino a che non trovò ciò che stava cercando.
Ecco, trovato” disse, annotando su un pezzo di carta alcune cifre. “Vai pure nella sala d’attesa, ci penso io ad avvisarli.
Lexy annuì lievemente e fece come le era stato chiesto. Non appena trovò una presa di corrente, collegò il caricatore ad essa ed il telefono cominciò a caricarsi.
Non le restava altro da fare se non aspettare pazientemente che qualcuno le desse una notizia, possibilmente positiva.





Spazio Autrice:
Avrei aggiornato prima, ma sinceramente speravo che qualcuno mi calcolasse di più il capitolo, giusto per essere sicuri che la stiate ancora seguendo, dato che siamo calate un po' e non vorrei che la storia stesse risultando troppo noiosa, in tal caso ditemelo che la concludo.

Bene, a quanto pare la band di Mark è stata quasi tutta ammanettata, tranne uno.... quello che sembrava il meno cattivo, ma staremo a vedere.
Fatemi sapere che ne pensate, almeno so che non scrivo per il muro. haha

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 25
*** Capitolo 25. ***



 



Piccolo riassunto del capitolo precedente:
Dopo aver trovato il corpo della professoressa senza vita, Lexy e Mark hanno uno scontro diretto, in cui lei lo con un colpo di pistola. 
Dopo che due poliziotti arrestano Mark ed i suoi complici, vengono liberati Ryan, Chaz, Grace e Kate, ma Josh, nonché amico di Mark, riesce a scappare.
Justin è ferito gravemente e viene portato d'urgenza in ospedale.


 
Capitolo 25.
 
Lexy era certa di esser entrata in quell’ospedale prima dell’ora di pranzo o, almeno, così credeva. Prima ancora di guardare l’orologio sul display del suo cellulare ancora in carica, aveva posato lo sguardo oltre la finestra e fuori vi era già buio.
Si stropicciò gli occhi, realizzando solo qualche istante dopo di essere ancora truccata e di aver così rovinato il tutto. Non che ormai fosse importante. Si allontanò dalla sedia sulla quale era semisdraiata ormai da ore e si recò in bagno, sciacquandosi il viso con acqua gelida.
Si era addormentata qualche ora dopo aver parlato con quell’infermiere e, dato che nessuno si era preoccupato di svegliarla, era più che certa che Justin fosse ancora all’interno della sala operatoria.
Ritornò in sala d’attesa e si stupì parecchio di non essersi accorta che non era sola.
Riconobbe la donna che ora stava parlando con un’infermiera, l’aveva vista qualche settimana fa in compagnia della sorella di Justin: era sua madre.
Esitò parecchio ad avvicinarsi, ora che iniziava a ricordare a pieno quanto successo, si sentì sempre più in colpa. Non appena l’infermiera si allontanò, la donna si voltò verso Lexy, sorridendole appena.
Non possono ancora dirmi nulla” disse con un filo di voce, anticipando  la domanda di Lexy che sarebbe comunque arrivata a breve.
Speravo che fosse già tutto finito” mormorò la ragazza, abbassando il capo. Si aspettava decine di domande riguardo l’accaduto, ma fortunatamente non arrivarono.
Tutto d’un tratto la porta che portava alla sala operatoria si spalancò, rivelando ad entrambe la figura di un dottore, con ancora indosso la mascherina sul viso.
Ignorò quasi completamente Lexy e si rivolse alla madre del biondo: “È andata bene, ma è ancora piuttosto debole e dovrà restare qui per un po’. Potrete entrare solo una alla volta.
Entrambe tirarono un sospiro di sollievo, sorridendo istintivamente.
La ragazza indietreggiò non appena il dottore fece strada alla donna.
Torno subito” le disse e Lexy annuì.
Trascorsero minuti che le parvero ore e, durante quel breve lasso di tempo, ripensò a tutto ciò che lei e Justin avevano attraversato. La figura di Mark le si riproduceva nella mente quasi con insistenza e non poté evitare di provare ancora più odio verso quel ragazzo che aveva rovinato ogni cosa. Le saltarono agli occhi le immagini del corpo della professoressa senza vita ed ebbe un sussulto. Chiuse gli occhi, ma li riaprì subito dopo, temendo di rivivere ancora quelle scene.
Sapeva che tutto ciò non sarebbe svanito tanto presto e la polizia avrebbe sicuramente voluto saperne di più, le aspettavano tante di quelle domande e, al solo pensiero di riaprire quella ferita, rabbrividì.
Era così immersa nei suoi pensieri che non si accorse di avere davanti la figura della madre di Justin.
Justin vorrebbe vederti” le disse sorridendole e Lexy scattò in piedi, sorridendo a sua volta. “La sua stanza è in fondo a quel corridoio” aggiunse poi e la ragazza cominciò a correre, rallentando solo quando raggiunse si ritrovò in mezzo a due stanze.
Gettò un’occhiata prima a sinistra, ma non vide altro che una stanza vuota, così si precipitò a destra, senza nemmeno accertarsi che fosse quella giusta.
Si guardò attorno, rendendosi conto solo dopo qualche istante che gli occhi del biondo erano puntati su di lei.
Rimase in silenzio, prendendosi la libertà di scrutare a pieno la figura di Justin. Era pallido, terribilmente pallido, il suo braccio sinistro era quasi completamente fasciato, solo la mano risultava libera, se non fosse stato per un tubo conficcato nel dorso di essa. L’altro braccio recava solo alcuni graffi superflui, ma sapeva che anche le sue gambe non erano in ottimo stato.
Abbassò momentaneamente lo sguardo, gli occhi le si riempirono di lacrime, ma non voleva farsi vedere da lui. Più realizzava tutto ciò, più il senso di colpa le attanagliava lo stomaco e continuò a non parlare.
Hai intenzione di rimanere lì impalata per tutto il tempo?” ironizzò lui, sforzandosi di sollevarsi di poco.
Lexy scosse velocemente il capo e si avvicinò velocemente a lui, abbracciandolo per quanto le fu possibile e nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla.
Iniziò a piangere silenziosamente e il biondo se ne accorse, sentendo alcune lacrime bagnargli il collo. Posò il braccio destro sulla schiena e voltò il viso verso quello di lei, cercando di inquadrare a pieno il suo sguardo, ma non gli fu possibile.
Hey, è tutto finito” le sussurrò, “non piangere, ti prego.
La ragazza scosse ancora una volta il capo e disse a bassa voce: “mi dispiace. Mi dispiace per tutto quello che è successo, non sarebbe dovuta andare così. Tu non dovresti essere in questo stato.
Io sto bene, più o meno. C’è a chi è andata peggio” mormorò lui, alludendo alla professoressa.
Non mi ci far pensare, ti prego” ribatté lei, sollevandosi appena, ma rimanendo comunque molto vicina a lui.
Fece per asciugarsi le lacrime, quando lui l’anticipo, sfiorandole appena la guancia sinistra.
Ryan e gli altri stanno bene?” domandò poi.
La ragazza annuì e disse: “sì, fortunatamente non gli è successo niente.
L’unico che c’è andato di mezzo sono io” mormorò lui con una punta di sarcasmo, che però lei non colse.
Non sai quanto mi dispiace, ti giuro che-
Shh” la zittì lui, ponendo l’indice sulle sue labbra, “tu non c’entri niente.
Sì, invece.
No” insistette lui, “è stata mia la decisione di seguirti in questa pazzia. Certo, se fossi stata un po’ meno interessante, probabilmente avrei evitato sin dall’inizio, ma ormai c’ero dentro, non sarei riuscito a tirarmi indietro.
Lexy abbozzò un sorriso ed appoggiò la mano su quella del biondo, per poi stringerla.
Mi sento comunque responsabile” mormorò, mantenendo abbassato lo sguardo.
Ti senti responsabile per essere così interessante?
No” rispose lei, ridendo, “per tutto. Non avrei dovuto immischiarmi in affari che non mi riguardano, avrei dovuto restarne fuori. Non era nei miei piani sparare al mio ex ragazzo, così come non avevo programmato che ti succedesse tutto questo e che gli altri venissero rapiti.
Aspetta” la interruppe lui, asserendosi di colpo, “hai sparato a Mark? Davvero?
Annuì lievemente, sebbene odiasse a morte quel ragazzo, non avrebbe mai pensato di dover arrivare a tanto. Non che non si sentisse in colpa, ma aveva commesso un gesto troppo grande, che andava contro i suoi principi.
Wow, non pensavo che potessi farlo, insomma, non credevo saresti riuscita a sparare a qualcuno.
Già, non è stato facile, ma lo odio. Odio quello che ti ha fatto, lui non si è di certo fatto scrupoli prima di spararti ripetutamente e uccidere la professoressa, perché avrei dovuto farmene io? Ora che ci penso, non sono nemmeno stata troppo crudele con lui.
Avrà ciò che si merita, vedrai” concluse lui, sorridendole e stringendole a sua volta la mano.
Sì, lo spero. Per ora sono solo felice che tutto sia finito.
Promettimi solo una cosa, anzi due” disse lui, attirando immediatamente su di sé l’attenzione di Lexy.
Uno: promettimi che non t’immischierai più in affari che non ti riguardano, soprattutto se ciò comprende il rapimento di qualcuno. Due: promettimi che non ti farai più abbindolare da Mark, per qualsiasi cosa, soprattutto se ciò implichi innamorarsi di lui.
La ragazza lo guardò stranita e poi scoppiò a ridere.
Sul serio pensi che io possa ritornare con uno come lui?
No, ma mi piace mettere in chiaro le cose.
Tutto ciò che posso mettere in chiaro ora, è che non c’è pericolo che io m’innamori nuovamente di uno come Mark, soprattutto perché è di te che sono innamorata e non ho intenzione di cambiare idea.
Pronunciò quelle parole con sicurezza e determinazione, ma soprattutto sincerità, tanto da far apparire sul volto del biondo un ampio sorriso. Senza aggiungere altro, l’attirò a sé e la baciò.
Lexy dovette ammettere a sé stessa che non era mai riuscita a provare così tante emozioni prima d’ora, quel bacio era forse ciò che più desiderava. Le labbra del biondo aderivano perfettamente alle sue, ma quel gesto rimase casto ancora per poco. La ragazza dischiuse le labbra, permettendo sin da subito che quel bacio s’intensificasse, intrecciando tra di loro passione e amore.
Era felice che il peggio fosse passato, era felice che Justin fosse lì con lei, nonostante non potesse ancora dire che stesse bene fisicamente.
Il biondo si allontanò di poco dal suo viso ed immerse completamente il suo sguardo in quello di lei. “Ti amo, Lexy” le disse e sul voltò di lei comparve un’espressione di totale stupore.
Era la prima volta che sentiva pronunciare da lui quelle parole e rimase spiazzata, ma comunque felice.
Non aveva dubbi riguardò a ciò che sentisse, ma le parole le morirono in gola, quasi come se avesse avuto paura di ammetterlo.
Ne sei davvero sicuro? Dopo tutto quello che ti ho fatto passare?
Lui annuì energicamente. “Soprattutto dopo tutto quello che mi hai fatto passare.
Istintivamente lei sorrise e non sarebbe riuscita ad aspettare ancora molto. Era tanto, troppo tempo che quelle due parole non uscivano dalla sua bocca ed era sempre accaduto con la persona sbagliata, ma questa volta era diverso.
Prese un respiro profondo ed avvicinò pericolosamente il suo viso a quello di lui.
Ti amo anche io” mormorò, poco prima di chiudere il tutto con un altro bacio.




Spazio Autrice:
Vi prego di non uccidermi. So che è passato più di un mese dall'ultima volta che ho aggiornato, ma ero come bloccata e giuro che non sapevo come continuare la storia in sé, il capitolo l'avevo più o meno in mente.
La storia non è finita, ovviamente, il prossimo capitolo non sarà l'ultimo, perciò dovrete sopportarmi un altro po' (^_^), soprattutto perché c'è ancora un membro della gang di Mark che non è stato messo fuori uso...
Justin sta bene (più o meno), almeno non è morto come so che molte temevano.
Appena sopra l'inizio del capitolo vi ho messo un piccolo riassunto, visto che mi rendo conto che magari potreste aver scordato alcuni particolari del capitolo precedente :)
Spero davvero che non mi abbiate abbandonato, anche se sono imperdonabile con i ritardi. Non capiterà più, giuro.
Ora mi dileguo prima che questo spazio autrice diventi più lungo del capitolo. lol

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
on twittah and instagram     Sse avete domande, ask me

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26. ***


 

Se vi va, ascoltate questa canzone mentre leggete.

Capitolo 26.
 
Era trascorso molto più tempo di quanto avessero realizzato, tanto che, senza rendersene conto, si addormentarono l’uno accanto all’altro, mentre le dita delle loro mani erano ancora intrecciate tra loro.
Il sonno di Lexy era così pesante che non si era accorta che la mano della madre del biondo, posata sulla sua spalla, la stava lievemente scuotendo per svegliarla.
Lexy” mormorò Justin, con la voce ancora avvolta dal sonno, stringendo di poco la mano della ragazza.
Lentamente aprì gli occhi e scattò in piedi non appena si accorse della presenza della donna.
Si è fatto tardi, ti riaccompagno a casa” le disse, sorridendole.
L’altra annuì appena, ma rimase in silenzio. Non era molto d’accordo all’idea di ritornare a casa, ma constatando l’orario, non poté fare diversamente.
L’orologio segnava la mezzanotte passata e, una volta salutato Justin, si diressero a passo deciso verso l’uscita dell’edificio.
Nessuna delle due proferì parola, i corridoi che attraversavano erano quasi deserti e, non appena misero piede nel parcheggio dell’ospedale, una ventata di aria fresca schiaffeggiò il viso ad entrambe.
Lexy aveva totalmente perso la cognizione del tempo, erano giorni che non dormiva beatamente e che non viveva la sua solita monotonia quotidiana, cosa che le era mancata e non poco. Nell’arco di poche settimane, la sua vita, come quella di Justin e gli altri ragazzi, era stata stravolta completamente e difficilmente si sarebbero lasciati alle spalle quell’esperienza.
Non sei da sola, vero? Ci sono i tuoi genitori?” le domandò la donna, aprendo la portiera della sua auto.
La ragazza scosse il capo. “No, ma ormai ci sono abituata” rispose, abbozzando sorridendo.
Ne sei sicura?” insistette l’altra e Lexy annuì nuovamente, ma appariva tutt’altro che tranquilla.
Il tragitto fu breve e, fortunatamente, meno silenzioso rispetto a poco prima.
 
Mi dispiace per quello che è successo a Justin” mormorò Lexy sommessamente, abbassando il capo e soffermando la sua attenzione sulle mani poggiate alle gambe.
So che non è colpa tua, non scusarti. Sospettavo che tutto ciò non avrebbe portato a nulla di buono, ma conosco Justin e non si sarebbe tirato indietro” ribatté la donna, svoltando a destra.
Già, forse è stato quello il suo sbaglio.
È fatto così, ma so che, se si è immischiato fino in fondo in questa storia, è perché voleva restarti vicino. Non sentirti in colpa, Lexy.
Lexy sorrise debolmente, ma, nonostante quelle parole, non riuscì a levarsi dalla testa il fatto che fosse in parte responsabile.
 
Dopo quella breve conversazione, nell’abitacolo regnò il silenzio, fatta eccezione per alcune indicazioni che la ragazza diede alla donna per raggiungere casa.
Ecco, abito qui” disse poi, indicando la sua villetta, “grazie davvero” continuò poco prima di salutarla ed abbandonare l’abitacolo.
Non appena attraversò il vialetto, il veicolo sfrecciò via e lei si affrettò ad estrarre dalla tasca dei pantaloncini sia il cellulare che le chiavi di casa.
Fece per inserire la chiave nella serratura, quando dei passi dietro di lei la costrinsero improvvisamente a voltarsi.
Sebbene fosse buio pesto, riconobbe la figura del ragazzo che ora aveva di fronte. Questo sorrideva e di buono, in quel sorriso, non c’era nulla.
Era Josh, l’amico di Mark, non che il ragazzo che aveva aiutato Justin a scappare dal nascondiglio in cui lei stessa era stata costretta a rimanere per diverse ore, lo stesso ragazzo che l’aveva tradito, portandolo direttamente da Mark.
Che cosa ci fai tu qui?” domandò lei, indietreggiando di qualche passo.
Mark mi ha chiesto di verificare che stessi bene” rispose lui, inserendo senza problemi una punta di sarcasmo nel suo tono di voce.
Sto benissimo, non è necessario che si preoccupi per me, dato che non lo ha mai fatto in passato.
Josh ridacchiò ed avanzò lentamente verso di lei. “Perché sei così tanto scontrosa? Non mi sembra che ti sia successo qualcosa di brutto mentre eri con lui, no?
La ragazza indietreggiò ancora sino a quando, con la schiena, non toccò il dorso della porta d’ingresso.
Spero tu stia scherzando!” ribatté lei a denti stretti, “il mio ragazzo è in ospedale per causa sua, anzi vostra, e tu ti aspetti che io sia gentile con lui?
Mark non ha mai promesso che non avrebbe fatto del male a lui e poi qui stiamo parlando di te. A Mark non interessa del tuo amichetto.
Non è un semplice amico” mormorò lei a bassa voce, sicura che non l’avesse nemmeno sentita.
Vattene” sbottò poi, “non ho intenzione di rivedere né te, né Mark. Riferiscilo, così magari si metterà il cuore in pace.
Lexy sperò di tagliare corto in quel modo, ma la risata di quel ragazzo le fece alzare nuovamente la guardia.
Sei davvero così sicura che Mark non vorrà più vederti?” la punzecchiò Josh, incrociando le braccia al petto e guardandola con aria divertita.
Che lo voglia o meno, non ha importanza. Dubito che il posto in cui si trova ora gli permetterà di vedermi e, ovviamente, non sarò io ad andare da lui. Non penso ci sia pericolo che le nostre strade s’incontrino ancora.
Ne sei davvero così sicura, Alexandra?
La ragazza rabbrividì e non era più così sicura di voler apparire scontrosa contro quel ragazzo, soprattutto perché credeva di conoscere ormai bene Mark e l’idea di una sua possibile vendetta la spaventava.
Deglutì rumorosamente, senza mai però distogliere lo sguardo dagli occhi di Josh. La consapevolezza di non avere più spazio dietro di sé, la fece trasalire, ma voleva comunque apparire calma.
Nell’istante in cui fece per aprire bocca, il suo cellulare squillò, ma si trattava di un messaggio, per cui non si preoccupò di guardare.
Che fai, non rispondi? Potrebbe essere importante” le disse Josh, poco prima di voltarle le spalle ed allontanarsi da lì.
Lexy lo guardò percorrere il suo vialetto, camminava con una calma glaciale ed era una cosa che non sopportava. Strinse maggiormente la presa sul cellulare e, quando fece per voltarsi di nuovo e tentare di entrare in casa nel minor tempo possibile, la voce del ragazzo riempì ancora una volta l’aria.
Oh, dimenticavo, Mark mi ha detto di farti sapere che non ti libererai tanto presto di lui, ma, onestamente, non so che cosa intendeva” disse ridendo, per poi avvicinarsi ad una moto e farla partire nell’arco di una manciata di secondi.
“Avrei dovuto notarla prima” pensò Lexy, maledicendosi di non aver prestato attenzione al veicolo parcheggiato non molto lontano dall’inizio del suo vialetto.
Rimase immobile per diversi secondi, nonostante Josh non fosse più nei paraggi, non riuscì a muovere un solo muscolo. Era terrorizzata alla sola idea di rivedere Mark, almeno tanto quanto temeva il fatto che potesse ritornare ad essere libero.
Gettò  un’occhiata al suo cellulare e, esitando parecchio, si decise a leggere quel messaggio.
 
«Spero che Josh non ti abbia spaventata, ma non preoccuparti, sarò da te al più presto.»
Riconobbe il numero di Mark ed ebbe un sussulto nel leggere quelle poche parole.
“No, non è possibile” mormorò tra sé e sé, mentre altri brividi le percorrevano la schiena.
Iniziò a tremare visibilmente e non di certo per l’aria pungente di quella sera.
Girò con velocità fulminea la chiave all’interno della serratura ed entrò in casa, sbattendo violentemente la porta alle sue spalle, e si assicurò di chiuderla ermeticamente. Controllò che ogni finestra fosse chiusa, tirò le tende e si lasciò andare in un sospiro di sollievo quando ebbe terminato.
Si guardò ripetutamente a destra e a sinistra, inquadrando a pieno ogni oggetto, ogni ombra ed ascoltando attentamente il più minimo rumore. Regnava il silenzio più totale ed era quasi assordante dal tanto che le sembrava eccessivamente accentuato.
Al di fuori di quelle quattro mura non vi era anima viva, non una macchina sfrecciare sulla strada. Il nulla.
Non aveva mai temuto l’idea di trascorrere da sola la notte, erano anni che suo padre rincasava di rado, ma quella sera si sentì, in qualche modo, più suscettibile.
Rilesse più volte il messaggio inviatole da Mark, cercando di capire, o perlomeno immaginare, quale altra pazza idea gli fosse venuta in mente, ma non riuscì a risalire a nulla.
Le parole di Josh l’avevano fatta rabbrividire e temeva il peggio, sebbene fosse pienamente certa che la polizia avesse preso sia Simon che Mark.
 
Nell’abitazione regnava il buio più totale e ciò iniziava a metterla in soggezione, la luce fioca del display del suo cellulare non illuminava poi un granché.
Si avvicinò all’interruttore più vicino e lo pigiò: una piccola luce da tavolo illuminò buona parte del soggiorno e, non appena si voltò, fece un balzo all’indietro, ritrovandosi incapace di emettere anche il più piccolo grido.
Spalancò gli occhi e diventò completamente pallida in viso quando realizzò ciò che aveva davanti.



Spazio Autrice:
Il fatto che io aggiorni dopo appena due giorni è strano, soprattutto perché, quando capita, poi faccio passare un lasso di tempo incredibile e questo non va bene. lol
Mi è sembrato abbastanza giusto spezzare il capitolo proprio a quel punto, giusto per vedere se la cosa vi incuriosisce ^_^

E' stato un po' triste trovarsi appena due recensioni (che tra l'altro ho apprezzato tantissimo ♥), però sono anche passati pochi giorni, magari è normale.
Spero tanto che non mi abbiate abbandonato, sono curiosa di leggere che cosa ne pensate, anche se non è il massimo :)

Oh, giusto, avrei scritto questa one shot se vi va di passare, ci tengo :)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 27
*** Capitolo 27. ***


 

 
 
Capitolo 27.
 
Il cuore le batteva all’impazzata, il suo respiro era irregolare e non era ancora riuscita a trovare il coraggio di compiere un solo movimento.
Gli occhi le divennero improvvisamente lucidi e non di certo per la commozione.
Le sembrò di vivere un incubo, il peggiore. Mark era in piedi di fronte a lei, le braccia incrociate al petto ed un’espressione enigmatica gli fasciava il viso.
Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma” pronunciò con tono gelido, lasciando comunque spazio ad un sorriso sghembo.
Lexy sentì le gambe sempre più deboli e non riuscì a ribattere.
Scosse lentamente il capo, come a voler scacciare quella visione, ma era reale, non era semplice immaginazione.
Si sentì sprofondare.
Trascorsero diversi secondi e Lexy non si era ancora azzardata a muovere un solo muscolo.
Mantenne lo sguardo fisso negli occhi del ragazzo che aveva di fronte, il ghigno beffardo che gli riempiva il volto la faceva rabbrividire.
Non si aspettava che le parole scritte in quel messaggio, divenissero realtà così presto, così come non si aspettava di trovarselo davanti, proprio in casa sua, ovvero il luogo che le sembrava più sicuro.
Se la mattina prima era stata tanto coraggiosa da ferirlo, ora si sentiva totalmente impotente.
Mark avanzò verso di lei e, istintivamente, la ragazza indietreggiò, sino a sentire, con il retro della gamba, lo spigolo del tavolino.
Non hai nulla da dire, piccola?” le domandò lui, mantenendo un tono decisamente basso, che non fece altro che farla impallidire maggiormente.
C- come hai fatto?” fu tutto ciò che Lexy riuscì a dire.
Mark ridacchiò leggermente, poi rispose: “come ho fatto a fare cosa, esattamente?
La polizia ti aveva preso, tu non dovresti essere qui.
Lexy provò a convincersi di essere rimasta intrappolata in un incubo, che fosse ancora addormentata accanto a Justin e che, soprattutto, tutto ciò non fosse minimamente reale. Si sbagliava.
Ogni suo lineamento era esattamente come lo ricordava, era tutto troppo nitido per essere paragonato ad un sogno e la maglietta chiara che indossava, ancora sporca di sangue, le confermò il tutto.
Era certa che Mark non le avrebbe mai perdonato quel gesto, ma, soprattutto, non avrebbe mai accettato la presenza di Justin nella sua vita e più realizzava il tutto, più si sentì mancare.
Io credo che nella vita ci siano solo due cose veramente importanti” disse, compiendo qualche passo verso di lei, ma restandole comunque distante. “La prima è essere all’altezza di ogni situazione mentre, invece, la seconda è avere buoni amici disposti a sacrificarsi al posto tuo.
Simon…” mormorò lei, soffermandosi a pensare qualche istante.
Esatto, lo sapevo che saresti stata abbastanza intelligente da capire. Si è addossato la colpa di tutto e mi hanno lasciato andare. Assurdo come la polizia creda ad ogni stronzata che gli viene raccontata.
Lexy scosse il capo, ripetendosi più volte che tutto ciò era surreale, impossibile, ma servì a poco.
Come hai fatto ad entrare?” domandò poi con voce tremolante.
Era certa di aver chiuso ogni finestra e, per di più, la porta d’ingresso era stata aperta solamente da lei qualche minuto prima.
Il moro ridacchiò, quasi come se non aspettasse altro che rispondere a quella domanda.
Hai sempre avuto la brutta abitudine di lasciare socchiusa la finestra di camera tua. Ti sembrerà strano, ma ricordo ogni cosa di te.
Perché certe cose mi vengono dette solamente adesso? Perché non un tempo, quando sarebbero davvero servite?
Non aveva più domande per lui, temeva di venire a conoscenza di altri spiacevoli fatti e la presenza di quel ragazzo in casa sua era già abbastanza.
Devi andartene” mormorò Lexy dopo interi secondi di silenzio.
A Mark parve divertire parecchio quella frase.
Oh, non essere stupida, sono appena arrivato. Sei davvero convinta che io mi allontani così presto da te? Ho intenzione di rimanere qui, perché voglio ricominciare.
Ricominciare?” ripeté lei, strabuzzando gli occhi. “Io e te?
Ora fu lei a ridere, sebbene fosse ancora totalmente spaventata.
Non è umanamente possibile che io ritorni con te e mi sembrava di essere stata chiara su questo!
Oh, giusto, ora sei tanto presa da quel tuo nuovo amichetto, non è vero?
Quel sorriso bastardo era come svanito dal suo viso e ora, Mark, non sembrava più tanto in vena di scherzare.
Non è un amico” mormorò lei a denti stretti, pentendosi amaramente di aver proferito parola.
Sappi che non mi è mai piaciuto il suo volersi immischiare in cose che non lo riguardano, così come non mi è mai piaciuto il fatto che ti ronzi attorno in continuazione” ringhiò lui ed uno strano luccichio gli attraversò lo sguardo.
Che ti piaccia o meno, non ha importanza. Non hai il diritto di controllare la mia vita, Mark, non più!” sbottò la ragazza, lasciando trapelare a pieno la sua rabbia ed ignorando il fatto che, in quel momento, non avesse alcuna possibilità di aver la meglio su di lui.
Cambierai idea, Lexy” mormorò lui con tono fermo, “non me ne andrò fino a che le cose tra noi non saranno tornate come prima.
L’attenzione di Lexy era ancora pienamente incentrata su quelle parole e non si accorse che tra di loro la distanza era notevolmente diminuita. Mark Le afferrò un braccio e l’attirò a sé, affondando pienamente lo sguardo in quello di lei.
Non ti libererai tanto facilmente di me. Ora vieni, andiamo a dormire” le disse, iniziando a trascinarla verso la camera da letto, sebbene lei iniziasse ad opporre resistenza, piantando saldamente i piedi al suolo e cercando di rimanere ferma.
Lasciami” gridò lei, tirando un pugno sul fianco sinistro del ragazzo, quasi nello stesso punto in cui, qualche ora prima, gli aveva sparato.
Sul volto del moro comparve una smorfia di dolore che la fece immobilizzare all’istante. Mark strinse maggiormente la presa sul polso di Lexy, sino a farle male.
Sai” disse lui, avvicinando pericolosamente il viso a quello di lei, “probabilmente dovrei ringraziarti: se alla centrale di polizia non mi avessero visto in questo stato, forse non sarebbero stati tanto accondiscendenti da lasciarmi libero.
Lexy non rispose, percepì in quelle parole dell’astio, più che riconoscenza e sapeva con certezza che a stento sarebbe potuta rimanere tra quelle quattro mura con  lui accanto.
Più provava ad allontanarsi, più Mark stringeva la presa attorno al suo polso sino a che, stanco di dover aspettare, la sollevò da terra e si diresse a passo veloce verso la camera da letto. Chiuse violentemente la porta alle sue spalle e si diresse velocemente verso il letto, facendola cadere su di esso, non troppo delicatamente.
Il viso di Lexy era già inondato dalle lacrime, a stento reprimeva i singhiozzi, si rannicchiò su sé stessa e continuò a seguire i movimenti del ragazzo con la coda dell’occhio. Lo vide girare la chiave nella serratura, per poi riporla nella tasca dei jeans.
Mark posò il suo sguardo gelido si lei, facendola tremare ancora di più, a passo lento si avvicinò a lei, sino a salire sul letto ed a sdraiarsi accanto a lei. Per quanto le fu possibile, Lexy indietreggiò, sino a che non raggiunse la fine del letto.
Voltandosi completamente verso di lei, le disse: “non mi dirai che hai paura. Sei stata tanto coraggiosa da provocarmi questo” indicò ora il fianco colpito e nella sua voce apparve una sfumatura di rabbia e odio, “come può spaventarti la mia presenza? Un tempo avresti dato qualsiasi cosa pur di stare con me.
Lexy deglutì rumorosamente e strinse al petto il cuscino, cercando di nascondere il più possibile il suo viso.
Già, un tempo” mormorò infine. Si aspettava l’ennesima reazione negativa da parte di Mark, ma le sembrò come se la stesse ignorando, era concentrato su tutt’altro.
Che cos’è questo profumo?” domandò, ma lei non capì a cosa si stesse riferendo, non sentiva niente.
Chi ha dormito qui?” chiese ancora e fu allora che Lexy impallidì. L’unico ad aver toccato quelle lenzuola, oltre a lei, era stato Justin.
Com’è possibile che se ne sia accorto? si domandò lei tra sé e sé.
Il moro le volse un’occhiata fulminea e ripeté, scandendo attentamente ogni parole, quella domanda.
Lexy continuò a non rispondere e ciò fece alterare Mark ancora di più. Si avvicinò velocemente a lei, afferrandole il polso e stringendo sin da subito la presa.
È stato qui, vero?
Lexy annuì debolmente ed avvertì la stretta farsi sempre più forte, sia attorno al suo polso, che allo stomaco.
Ti posso assicurare che non ricapiterà più” disse con tono basso lui, “questa storia con quel Bieber deve finire e tu non uscirai da qui fino a quando non te lo dirò io. È chiaro il concetto?
La ragazza strabuzzò gli occhi, ma non si azzardò a rispondere. Gettò un’occhiata sulla sveglia posta sul comodino dall’altro capo del letto e pregò con tutta sé stessa che quella notte trascorresse in fretta.
Non era certa che le cose sarebbero cambiate l’indomani mattina, ma trascorrere la notte insieme a lui la terrorizzava e non vedeva l’ora che tutto ciò finisse al più presto.
 
Rimase sveglia per diverso tempo, la mano di Mark era ancora avvolta ancora al suo polso e fu così anche quando credette che si fosse addormentato. Sebbene fosse veramente stanca, non riuscì a chiudere occhio, tutto ciò la terrorizzava e non era poi così tanto sicura che lui non avrebbe provato a farle del male. Cercò, con tutte le sue forze, di rimanere vigile su quanto la circondava, ma, quasi due ore più tardi, le si chiusero gli occhi e cadde in un sonno profondo.
La mattina seguente, quando il sole iniziava a fare capolino all’interno di quella stanza, Mark si svegliò e la lasciò, stranamente, sola. Lexy se ne accorse solo mezz’ora dopo e, quando aprì gli occhi, sperò di aver fatto solo un brutto sogno.
Lasciò la camera, dirigendosi in cucina, e lo vide lì, appoggiato al tavolo mentre parlava al telefono. Rimase in silenzio, cercando di carpire quante più parole le furono possibili, ma lui se ne accorse e liquidò ben presto chiunque fosse dall’altro capo del telefono.
Ho preparato la colazione anche per te, ora non puoi continuare a dire che sono uno stronzo” sbottò lui, con un ghigno beffardo dipinto in volto.
Non ho fame” fu tutto ciò che riuscì a dire lei, il tono che usò fu parecchio strafottente e a Mark non piacque per niente.
Da quanto tempo non mangi?” le domandò lui, stringendo i pugni lungo fianchi e cercando di mantenere un tono di voce calmo.
Forse da ieri.
Mark fece per ribattere, quando qualcuno bussò alla porta.
Lexy rimase immobile e, notando lo sguardo gelido che le aveva appena dedicato, non si mosse dalla cucina.
 
Il moro aprì la porta, trovandosi davanti la figura di Kate, che sobbalzò nel vederlo.
Che cosa vuoi?” le domandò acido.
T- tu” disse lei, balbettando, “che accidenti ci fai qui? Io credevo che-
Sì, sì, non m’interessa. Che cosa cazzo vuoi?
Dov’è Lexy?” chiese allarmata la ragazza, cercando di sporgersi all’interno dell’abitazione.
È così importante per te saperlo?
Voglio vederla!” insistette lei, apparendo ora leggermente più sicura di sé.
Mark scosse le spalle e si fece da parte. “Non impiegarci una vita” le disse poco prima di uscire sul portico e chiudendosi la porta d’ingresso alle spalle.
Non appena Kate fu in soggiorno iniziò a chiamare l’amica e non trascorse molto tempo prima che potesse vederla. Si era sporta di poco dalla cucina ed incrociò lo sguardo di Kate, esitando qualche istante prima di muovere un solo passo. Si guardò attorno e quando realizzò che di Mark non c’era traccia, corse velocemente verso di lei, gettando le braccia attorno al suo collo ed iniziando a singhiozzare sonoramente.
Kate, aiutami, ti prego. Mark è completamente pazzo” disse con un fil di voce, mentre Kate strinse maggiormente l’abbraccio attorno alla sua schiena.
Come ha fatto ad uscire?” le domandò, “l’abbiamo visto andar via insieme alla polizia, non è possibile.
Hanno incolpato Simon al posto suo e l’hanno lasciato andare. Ho paura.
Stai tranquilla, Lexy, troveremo una soluzione” tentò di rassicurarla lei.
E come?” domandò l’altra, sciogliendo di colpo l’abbraccio, “controlla ogni mio movimento da ieri sera. Non ho possibilità di uscire da qui e ho paura che possa succedere qualcosa a Justin. Mark lo odia!
Non succederà niente a Justin!” sbottò Kate, “lascialo fuori da questa storia per il momento.
Ma io ho bisogno di lui” mormorò Lexy abbassando il capo e mordendosi il labbro inferiore per evitare di piangere ancora.
Niente obbiezioni” la bloccò l’amica, “non è nelle condizioni adatte per affrontare Mark, non può rischiare ancora.
Lexy annuì, sebbene non desiderasse altro che avere il biondo vicino, non poté non essere d’accordo con le parole dette da Kate.
Non aveva la minima idea di come uscire da quella situazione, ma, rimuginando su tutto ciò, si rendeva conto che le soluzioni più drastiche sarebbero state le più azzeccate.
Sfortunatamente non era più in possesso di un’arma da usare, ma sapeva che Mark ne avrebbe avuta una con sé e avrebbe dovuto giocare al meglio le sue carte.
Ti tireremo fuori di qui, te lo prometto” le disse Kate, sentendo in lontananza il rumore della porta d’ingresso che si spalancava.
Tempo scaduto” esclamò Mark, sorridendo apertamente, “fuori di qui.
Kate non ribatté e si allontanò del tutto dall’amica, volgendole un sorriso rassicurante poco prima di lasciare la villa.
Non puoi proprio dire che io sia cattivo, chiunque altro ti avrebbe impedito di vederla.
Non sono in carcere, Mark, questa è casa mia!” sbottò Lexy, “non hai nessun diritto di dirmi cosa devo o non devo fare. Smettila di rovinarmi la vita, hai già fatto abbastanza!
Lexy era fuori di sé per la rabbia e Mark restò basito dalla sua reazione per qualche istante.
Lei credette davvero di essere riuscita ad intimorirlo almeno un po’, ma si sbagliava.
Mark scoppiò a ridere e ora fu lei a rimanere senza parole.
Devo farti i miei complimenti, Lexy, sei brava a mascherare la paura che hai, ma non mi freghi” le sussurrò lei ad un orecchio e ciò la fece rabbrividire.
Spero che la sceneggiata sia finita, perché non sopporterò a lungo i tuoi scatti d’ira.
Mark fece per allontanarsi da lei, ma si bloccò qualche istante dopo. “Oh, giusto, dammi il tuo cellulare” le disse e Lexy glielo negò immediatamente.
Non voglio ripetertelo dieci volte, quindi non fare storie e dammi quel cazzo di cellulare. Non voglio correre rischi, perciò non chiamerai nessuno fino a che non lo deciderò io.
Lentamente, la ragazza affondò la mano nella tasca dei pantaloncini ed afferrò il suo cellulare, lo porse al ragazzo con tanta esitazione che lui, spazientito, glielo strappò violentemente di mano.
 
 
***
 
 
 
Kate, Grace e Ryan stavano percorrendo a passo veloce il corridoio dell’ospedale che portava alla stanza di Justin. L’unica a parlare fu Grace, la quale fece immediatamente impallidire l’amica.
Grace, scordatelo!” sbottò, “Justin non deve sapere che Mark è a casa di Lexy, conoscendolo non si darà pace e non sappiamo per quanto altro tempo dovrà restare qui. Tieni la bocca chiusa, ce la caveremo da soli, lui non può fare niente.
Grace scosse ripetutamente il capo e disse: “ha il diritto di sapere che la sua ragazza è in pericolo.
E una volta che lo verrà a sapere cosa cambierà? Niente, perché da qui non può uscire! Non dirgli niente, ti prego.
Da quel momento in poi nessuno parlò più, l’unico suono fu lo sbuffare di Grace, ma sembrò rassegnarsi ed entrarono nella stanza del biondo.
 
Quasi ancor prima di salutarli, Justin cercò di guardare oltre le figure dei tre ragazzi e domandò: “Dov’è Lexy?
Voglio proprio vedere cosa gli risponderai adesso” sussurrò Grace a Kate, ma il biondo la udì ugualmente.
Che significa? Che cos’è successo?
Kate sospirò sonoramente e rispose alla domanda che avrebbe tanto voluto evitare. “Non sappiamo esattamente come, ma Mark non è alla centrale di polizia ora, è a casa di Lexy da ieri sera.
Justin impallidì all’istante e non riuscì a proferire più di una parola alla volta.
C- cosa?”                                   
Non volevamo dirtelo visto che non puoi uscire da qui. Stiamo cercando una soluzione e…
Io devo uscire da qui” sbottò il biondo, spostando le coperte ed alzandosi dal letto, ignorando momentaneamente il dolore che provava .
Non puoi!” lo bloccò Ryan, “e se anche uscissi, non c’è nulla che tu possa fare. Non puoi affrontarlo di nuovo, non da solo.
Justin dedicò a Ryan un’occhiata fulminea e, sebbene lui non avesse colpe, in quel momento non lo sopportava.
Io non posso restare qui sapendo che lei è con quello stronzo!
Non ti lascerebbe mai la possibilità di vederla”s’intromise Kate, “Mark ti odia, lo capisci questo? Non esiterebbe un solo istante a spararti. Lo ha già fatto una volta, quanto tempo credi che impieghi per farlo di nuovo?
Justin si sedette nuovamente sul letto, mantenendo lo sguardo abbassato e cercando di pensare ad una soluzione, ma gli sembrarono tutte impossibili.
Che cosa proponete di fare allora?” domandò lui, rivolgendosi a Kate e Ryan.
Possiamo solo aspettare” rispose lei con un filo di voce.



Spazio Autrice:
ho scoperto solo ora di essere terribilmente in ritardo, per cui mi scuso, ma in questi giorni ho perso totalmente la cognizione del tempo. ahimé.
Posso dire di percepire il vostro odio profondo verso Mark, strano a dirsi, ma è ancora libero e tutto ciò che vorrebbe fare Lexy è ucciderlo, ma, ovviamente, non sa ancora come e se ci riuscirà. Riusciranno i nostri erori in quest'ardua impresa?
Ringrazio tantissimo per le recensioni che m'avete lasciato, siete dolcissime davvero ♥

Aspetto i vostri pareri anche a questo capitolo :)


Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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Capitolo 28
*** Capitolo 28. ***


 
Vi consiglio di ascoltare questa canzone mentre leggete


Capitolo 28.
 
Era inevitabile per Lexy non provare paura verso Mark. Erano ore, ormai, che se ne restava immobile, seduto al tavolo della cucina con il cellulare in mano, intento a digitare a rapida velocità tutti i tasti presenti su quell’aggeggio.
La ragazza era seduta sul divano e non aveva cessato un solo istante di fissarlo, Mark se n’era accorto sin da subito, ma l’aveva volutamente ignorata.
Tremava visibilmente e l’idea di non avere con sé il suo cellulare, e quindi di non poter chiedere aiuto, la metteva in agitazione ancor di più.
Come mai non c’è tuo padre?” le domandò Mark, iniziando a scrivere su un foglio apparentemente bianco, di cui Lexy aveva totalmente ignorato l’esistenza.
I- io credo che dovrebbe passare da casa giovedì” rispose lei con un filo di voce e vide Mark sorridere malignamente.
Oh, davvero? E che giorno è oggi?
Lexy parve pensarci un attimo e gettò un’occhiata al calendario posto accanto all’entrata della cucina.
G- giovedì” rispose in un sussurro.
 
La ragazza deglutì rumorosamente e si ritrovò a respirare affannosamente prima di volgere un’altra occhiata al moro, che distava appena dieci metri da lei.
L’occhiata che gli dedicò fu madida di terrore, strinse con forza la stoffa che ricopriva il divano candido ed avvertì il cuore batterle all’impazzata, quasi come se avesse appena intrapreso una corsa faticosa.
Che cosa gli hai fatto?” si azzardò a domandargli, nonostante temesse a pieno la risposta.
Mark rise di gusto e lasciò cadere, provocando volutamente un rumore non indifferente, la penna sul tavolo. Prese il foglio e lo piegò in quattro, infilandoselo poi in tasca assieme al cellulare; si alzò dalla sedia e si avvicinò lentamente al divano sulla quale sedeva la ragazza.
Istintivamente, Lexy si portò entrambe le gambe contro al petto, stringendole poi con le braccia e cercando di indietreggiare il più possibile, ma ormai lo spazio era terminato e la distanza che la separava dal viso divertito di Mark diminuiva sempre più.
Quando i centimetri che li separavano diventarono ben poco superiori a dieci, il ragazzo ritornò serio e poggiò entrambe le mani sullo schienale del divano, in modo da impedire a Lexy ogni tentativo di fuga, ma sapeva che non avrebbe provato ad allontanarsi.
Anche se non mi crederai, ti assicuro che non gli ho fatto niente. Tuo padre sta bene, ma non tornerà a casa quest’oggi, così come non ci tornerà nei prossimi giorni. Diciamo che, se farai la brava, potrò darti la possibilità di vederlo settimana prossima. Che cosa ne dici?
La ragazza deglutì rumorosamente ancora una volta ed annuì lievemente, mentre il suo sguardo era puntato dritto negli occhi del ragazzo. Mark parve divertirsi parecchio nel vederla tremare, nel percepire che fosse totalmente paralizzata dalla paura a causa sua.
Era la prima volta che le leggeva negli occhi il fatto di essere rimasta senza via d’uscita, chiusa ed intrappolata in un vicolo cieco.
Amava quella sensazione, si sentiva come se avesse avuto finalmente il via libera per compiere la sua  vendetta e, stando a ciò che da qualche ora aveva pianificato, l’avrebbe avuta a breve.
Erano trascorse diverse ore da quando Kate se n’era andata e fuori era già calata la sera.
Sebbene il tempo avrebbe dovuto risultare più primaverile, quel giorno si avvertiva un leggero freddo e Lexy percepiva brividi ovunque, anche se, in piccola parte, era certa che non fosse a causa della bassa temperatura.
Io ora devo uscire, ma tu resterai qui e non mi darai alcun modo di dovermi preoccupare. Rimarrai qui, buona buona e aspetterai pazientemente il mio ritorno. Ci siamo capiti?” le domandò lui, soffiando volutamente sulle sue labbra.
Ancora una volta, la ragazza si ritrovò ad annuire e le era passata visibilmente la voglia di voler compiere un solo movimento.
Brava” mormorò lui, avvicinandosi al suo viso e lasciandole un leggero bacio a fior di labbra, cosa che la disgustò immediatamente.
Lo guardò lasciare l’abitazione e non distolse lo sguardo dalla sua figura sino a quando non si chiuse la porta alle spalle, girando accuratamente la chiave nella serratura. Si era preso il suo mazzo di chiavi e, a meno che non fosse uscita dalla finestra, si sentiva totalmente intrappola.
Non aveva con sé il suo cellulare, non aveva modo di chiedere aiuto, in quanto da tempo si era disfatta del telefono fisso.
Pessima scelta. Si ritrovò a pensare.
Si alzò dal divano e si guardò attorno.
Le luci erano ancora accese ed illuminavano ogni angolo di quell’abitazione, iniziò così a cercare tra gli oggetti lasciati incustoditi da Mark, ma non c’era nulla, a parte una maglietta nera, che potesse aver dimenticato. Si avvicinò al tavolo ed era immacolato, senza traccia, ovviamente, di quel pezzo di carta, vi era poggiata sopra solo una penna dall’inchiostro nero.
Si mise entrambe le mani tra i capelli ed avvertì l’agitazione farsi spazio dentro di sé, più si guardava attorno, più realizzava di essere spacciata e non aveva la più pallida idea di come fare per poter recuperare ciò che le serviva: ovvero un’arma e la sua definitiva libertà.
Tutto d’un tratto sentì bussare alla porta d’ingresso e si voltò di scatto, assumendo istintivamente un’aria preoccupata.
Si avvicinò cauta e gettò uno sguardo al di là della finestra che dava sul suo vialetto.
Intravide la figura di una ragazza e così si affrettò a spalancare la finestra ed a cercare di sporgersi il più possibile, riuscendo così a scorgere quella che era la sua amica Kate.
Kate!” gridò lei e l’amica, guardandola, la raggiunse nell’arco di pochi secondi.
Dov’è andato Mark?” le domandò l’altra.
Come fai a sapere che è uscito?” chiese di rimando Lexy.
L’abbiamo visto lasciare casa tua poco fa, non sai dove sia andato?
Lexy scosse il capo, dedicando poi all’amica un’aria preoccupata.
Non ha importanza, comunque” sbottò Lexy, cercando di sporgersi sempre più, ma le grate sulle finestre le impedirono di agire come desiderava.
Devi recuperare una pistola” continuò lei e Kate impallidì all’udire quell’affermazione. “Dove la recupero io una pistola?” chiese di rimando lei e, dal cespuglio posto davanti a casa sua, spuntarono Chaz e Ryan.
A casa di Mark, sono sicurissima che nel cassetto del suo comodino ne tiene una. Devi portarmela, i- io ho paura che possa fare del male anche a mio padre.
Chaz e Ryan si scambiarono un’occhiata, per poi annuire all’unisono.
Dove abita?” domandò Ryan.
Lo so io” rispose Kate, “Se sei davvero sicura che rimarrà fuori un bel po’, ci andiamo adesso.
Lexy annuì energicamente. “Ricorda, dovrebbe essere nel cassetto del comodino di camera sua, ma ho paura che sua madre sia in casa. Dovrete entrare dalla finestra sul retro, al secondo piano.
Così diventa più difficile però” sbottò Kate, guardandosi attorno.
Non è così complicato, arrampicatevi dall’albero e sarete dentro. La finestra dovrebbe essere aperta.
E se così non fosse?
A questo Lexy non aveva pensato, l’ultima volta era entrata proprio grazie alla finestra rimasta dischiusa, ma Mark non sarebbe stato così stupido da evitare di prendere provvedimenti.
Non ne ho idea, provate a distrarre sua madre. Non lo so, fate qualsiasi cosa! Non voglio rimanere bloccata in casa mia con quel pazzo.
Tutti e tre annuirono e si allontanarono da lì.
Sebbene Lexy si fidasse di loro, aveva una paura folle che tutto il piano andasse in fumo. Mark era furbo e glielo aveva dimostrato e, se fosse stato abbastanza scaltro da scoprire anche quella loro malefatta, Lexy avrebbe visto peggiorare ogni cosa nell’arco di un istante.
 
 
***
 
Mark gettò un’occhiata all’orologio da polso, segnava quasi le undici di sera e le strade erano deserte. Una delle cose che amava di quella piccola cittadina era proprio la poca confusione. Era raro veder passeggiare persone dopo un certo orario e, in quel momento, era proprio ciò di cui aveva bisogno.
Parcheggiò la sua auto nera ad un paio di isolati dal luogo in cui si trovava l’ospedale, il parcheggio era deserto e, proprio per questo, non avrebbe voluto assolutamente dare nell’occhio. Poche finestre risultavano illuminate e, se solo qualcuno lo avesse visto fuori dall’orario di visita, il suo piano sarebbe fallito sin dal principio.
Si avvicinò a passo lento all’entrata, ormai chiusa al pubblico, davanti alla quale vi erano un paio di infermieri intenti a fumare una sigaretta e parlottare tra loro.
Lo sguardo del ragazzo era più acceso che mai e traspariva rabbia da ogni dove, i pugni stretti lungo i fianchi, ed i muscoli  delle braccia totalmente contratti, avrebbero dovuto reprimere al massimo ogni scatto d’ira e così doveva essere. Fece il giro dell’edificio, ritrovandosi davanti all’entrata dalla quale avevano libero accesso soltanto le ambulanze. Non vi era anima viva, fatta eccezione per un uomo sulla sessantina, intento a compilare moduli dietro ad un computer. Gli occhiali poggiati sulla punta del naso riflettevano lo schermo acceso di quell’aggeggio e risultava davvero troppo concentrato per poter prestare attenzione a ciò che gli circondava.
Rimanendo ben nascosto, estrasse dalla tasca una moneta da un quarto di dollaro e la lanciò, mirando a pochi metri da dove si trovava l’uomo. Il rumore lieve di quella moneta attirò immediatamente la sua attenzione e non esitò un solo istante di più ad alzarsi ed a dirigersi verso di essa, dando così le spalle all’entrata e permettendo al moro di entrare senza problemi.
Una volta superata l’entrata, si ritrovò a percorrere un corridoio decisamente troppo buio. Man mano che compiva i suoi passi, con estrema leggerezza, vide affievolirsi sempre più la luce dello schermo del computer e della lampada poggiata accanto ad esso. Si guardò attentamente intorno e, notando che la via era totalmente libera, si diresse al banco informazioni dell’ingresso anteriore. In quell’ala dell’edificio, sfortunatamente, la luce era ben presente e passare inosservato sarebbe stato impossibile, ma doveva avere almeno un’ipotetica idea riguardo al reparto nel quale si sarebbe dovuto recare.
I due infermieri che poco prima aveva visto davanti all’entrata, ora erano rientrati ed erano ancora intenti a conversare tranquillamente tra loro.
Estrasse il telefono dalla tasca dei pantaloni e si affrettò a digitare tre semplici cifre sul display. Il telefono fisso iniziò a suonare ed uno dei due infermieri si precipitò a rispondere.
Estrasse anche il telefono di Lexy dall’altra tasca e compose le medesime cifre, facendo suonare il telefono secondario, alla quale l’altra infermiera corse a rispondere. Entrambi gli individui davano le spalle a quel corridoio privo di luce e Mark ne approfittò per avvicinarsi al bancone e dare una rapida occhiata all’elenco dei pazienti presenti in quell’ospedale.
Trascorsero ben pochi secondi da quando quella chiamata era stata avviata, così si abbassò prontamente dietro al bancone, rimanendo nascosto qual’ora essi avessero posato lo sguardo in quella direzione.
Ti ha risposto qualcuno?” domandò l’infermiera al suo collega.
No, nemmeno a te?
No, che strano” mormorò la donna e Mark avvertì dei passi allontanarsi da quel punto. Si sporse lievemente in avanti, inquadrando le gambe dell’infermiera, appoggiata al bancone ed intenta a leggere un foglio. L’altro infermiere si stava dirigendo dall’altro lato della stanza, deciso a percorrere un altro corridoio, questa volta illuminato.
Mark non si diede per vinto e fece suonare ancora una volta il telefono, la donna rispose, ma era ancora troppo vicina a lui, così fece partire una seconda chiamata sul dispositivo situato a qualche metro da lei. Chiuse la chiamata con il primo ed aspettò pazientemente che la donna si allontanasse per avvicinarsi al secondo telefono squillante.
Quando ciò accadde, si rialzò ed afferrò il blocco contenente l’elenco dei pazienti posato sul bancone, ritornando poi nell’ombra del corridoio che aveva appena percorso.
Con la luce proveniente dal display del suo cellulare illuminò i vari fogli, soffermando la sua attenzione soltanto quanto intravide il nome Justin Bieber.
Stando a quanto indicava quel modulo, Mark avrebbe dovuto recarsi al secondo piano, nella stanza 612.
Accanto a lui vi era un ascensore e non perse altro tempo prima di entrarci e premere il pulsante che l’avrebbe portato al secondo piano.
Non appena le porte dell’ascensore si aprirono, Mark si ritrovò davanti ad un corridoio leggermente più illuminato di quello di prima, ma, in fondo ad esso, vide la figura di un’infermiera intenta a sistemare alcuni oggetti su degli scaffali. Gettò una rapida occhiata alle prime due stanze che gli si posero davanti: la numero 600 e la numero 601, quella di Justin si trovava in fondo al corridoio.
Si nascose dietro alla parete, accanto alla quale vi era un piccolo carrello recante varie confezioni di medicine e strumenti da visita. Afferrò i primi oggetti che gli capitarono a tiro e li lanciò di fronte a sé, provocando un rumore non troppo acuto, ma sperando comunque che la donna lo avvertisse.
Nulla, ciò sembrava non averla smossa minimamente, così afferrò con entrambe le mani il carrello e lo spinse con violenza avanti a sé, facendolo scontrare volutamente contro la parete finale.
Questa volta l’infermiera se ne accorse e mosse passi veloci verso l’inizio del corridoio, svoltando direttamente a sinistra, proprio nella direzione in cui giaceva al suolo quel carrello e le decine di oggetti che poco prima vi erano poggiati sopra.
Mark ne approfittò per correre verso la fine del corridoio ed infilarsi velocemente nella stanza che recava il numero 612. Si chiuse la porta alle spalle, provocando un suono appena percettibile e posò poi lo sguardo su Justin, che dormiva beatamente ed ignaro di tutto.
Vi erano ancora diversi fili collegati al suo braccio ed uno direttamente alle cavità respiratorie, che gli forniva l’ossigeno necessario.
Un ghigno si fece largo sul suo viso e mosse qualche passo verso di lui, fino a che non si ritrovò accanto al suo letto. Agganciati alla parete vi erano le continuazioni di quei fili: la prima collegata direttamente all’ossigeno e le altre collegate ad due diverse flebo appese ai ganci proprio sopra al letto, tra cui una quasi vuota.
Girò la manopola dell’ossigeno, sino a chiuderla del tutto e così fece con il gancio che aumentava, o diminuiva, la quantità di morfina collegata al braccio. La chiuse energicamente, sino a quando non fu certo che nemmeno una goccia di quel liquido trasparente sarebbe passato attraverso quel tubo.
Stava quasi per lasciare la stanza, quando un luccichio attraversò i suoi occhi, dandogli l’ennesima idea da mettere in atto.
Accanto al letto del biondo vi era un tavolino, sulla quale erano posati diversi contenitori per varie medicine, afferrò quelle liquide, privandole del tappo e mischiandole assieme.
Provocò una piccola rottura al sacchetto ormai vuoto e svuotò al suo interno il miscuglio che aveva appena creato.
Quando fu certo che la quantità di quel nuovo liquido potesse riempire almeno la metà di quel sacchetto, regolò il gancio posto a metà del tubo trasparente, in modo tale da permettere alle piccole gocce di arrivare gradatamente all’interno del braccio di Justin.
Prova ora a mettermi nuovamente i bastoni tra le ruote, stronzetto” mormorò in un sussurro, poco prima di lasciare definitivamente la stanza.




Spazio Autrice:
Non sono un miraggio, avevo """solo"""  un blocco per continuare la storia, poi l'idea mi è venuta ed eccola qua.
Mark è un bello stronzo e ha provveduto a peggiorare più velocemente le condizioni del povero Justin.
Lexy non è messa tanto meglio e aspetta soltanto che la sua combriccola di amici ritorni da lei con quello che le ha chiesto.
Ce la faranno?
Vi lascio nel dubbio e aspetto di sapere che cosa ne pensate :')



Alla prossima!
Much Love,
Giulia 
@Belieber4choice 
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Capitolo 29
*** Capitolo 29. ***




Capitolo 29
 
Kate, Ryan e Chaz si erano allontanati da un pezzo dalla casa di Lexy, ma lei non si era ancora spostata dalla finestra. Fissava il vuoto avanti a sé, sentendo gli occhi pizzicare sempre più, sino a che non le si riempirono totalmente di lacrime. Strinse le mani attorno alle sbarre della grata e le sembrava quasi di stare in una prigione, seppure quella fosse casa sua.
Non aveva il suo cellulare con sé, Mark glielo aveva sottratto, non aveva modo di sapere se Justin stesse bene o di chiedere aiuto. Si sentiva totalmente in trappola e più ci pensava, più sentiva scorrere sulle gote alcune lacrime. Il viso era completamente appoggiato a quelle sbarre, inumidite appena dalle gocce salate che fuoriuscivano dai suoi occhi. Dei leggeri singhiozzi riempirono immediatamente l’aria e avrebbe dato qualsiasi cosa per poter uscire da lì, ma non poteva. Aveva troppa paura della reazione che avrebbe avuto Mark per questo, era totalmente terrorizzata da quel ragazzo e, più trascorreva il tempo, più si accorgeva di esser stata una completa stupida nell’essersi precedentemente innamorata di lui.
 
Improvvisamente, sentì scattare la serratura della porta d’ingresso ed indietreggiò quasi a comando. Fissò lo spiraglio di luce disegnato sul pavimento, inquadrando sin da subito l’ombra di un ragazzo: Mark.
Lo sguardo di Lexy si posò sulla sua figura, colmo di terrore come al solito, mentre quello del ragazzo sembrava addirittura compiaciuto.
Lexy conosceva quello sguardo, fin troppo bene, e, l’unica ragione per cui appariva quel ghigno soddisfatto sul suo viso, era perché aveva portato a termine un compito per lui importante.
Dove sei stato?” domandò lei con un fil di voce.
A fare un giro” rispose semplicemente lui, sbattendo violentemente dietro di sé la porta d’ingresso, provocando così un tonfo sonoro.
Un giro alle undici di sera?” insistette lei, pentendosi subito dopo di essersi rivolta a lui con quel tono impertinente.
È un problema per te? Io non sono relegato in casa come qualcuno” ridacchiò lui divertito e ciò fece irritare terribilmente Lexy.
Vaffanculo, Mark! Tu non hai il diritto di tenermi chiusa qui dentro!
Quel sorriso bastardo scomparve immediatamente dal viso di Mark, lasciando spazio ad un’espressione dura e severa.
Non ne ho il diritto, eh?” domandò retorico, compiendo qualche passo verso di lei ed afferrandole il polso in maniera troppo stretta.
Peccato che io lo stia già facendo.
Lexy deglutì rumorosamente e le passò all’istante la voglia di parlare.
Mark la lasciò andare, fece per sparire all’interno della camera da letto, ma si bloccò, voltandosi nuovamente verso di lei.
Forse hai ragione” mormorò, volgendole ancora quel ghigno beffardo, “non sarebbe giusto tenerti chiusa qui dentro per tutto il tempo. Potrei concederti un paio d’ore per uscire, ma prima dovrai dirmi dove vuoi andare.
Lexy rimase spiazzata nell’udire quelle parole, ma non perse tempo e rispose: “voglio andare in ospedale da Justin.
Il sorriso sul volto del ragazzo si accentuò di poco ed annuì. “D’accordo, domani ti ci accompagnerò io stesso” pronunciò con voce sicura, lasciando la ragazza totalmente stupita. Lo guardò sparire all’interno della stanza e non mosse un solo muscolo. Le sembrava tutto troppo strano, ma non le passò nemmeno per la mente l’idea di domandargli il perché di quel gesto, fin troppo generoso per lui.
 
Lexy non aveva alcuna intenzione di dormire accanto a lui, l’idea di averlo vicino la spaventava alquanto, perciò si rannicchiò sul divano e, per quanto cercasse di dormire, non ci riuscì.
Continuava a pensare a Justin, a come potesse stare, al fatto che le mancasse terribilmente non averlo al suo fianco ed a tutto ciò che avevano passato insieme. Rimuginando sul viaggio nel Montana, si pentì continuamente di tutti i rifiuti, dovuti principalmente al fatto che il pensiero fisso di Mark fosse ancora troppo presente nella sua mente. Scosse il capo ripetutamente, quasi a voler scacciare quella follia.
Ripensò a Kate, Ryan e Chaz, sperando con tutta sé stessa che fossero riusciti ad intrufolarsi nella camera di Mark, ma non aveva modo di poterlo sapere. Si sentiva completamente isolata e questo la uccideva. Era impotente verso ogni cosa, ma più di tutto verso sé stessa. Sentiva costantemente la paura avvolgerle le ossa, in modo ancor più fastidioso di un pungente vento invernale. Avvicinò le ginocchia al petto e vi poggiò sopra il mento, occupando il minor spazio possibile su quel grande divano. Altre lacrime le bagnarono ancora una volta il viso e continuarono fino a che non si addormentò del tutto.
 
La mattina seguente, una luce fioca proveniente dalla cucina, la svegliò in maniera fin troppo dolce e si ritrovò addosso una coperta non troppo pesante. La scostò leggermente e sporse il capo oltre lo schienale del divano, intravide la figura di Mark, seduto al tavolo ed intento a smanettare con il suo cellulare.
Si schiarì leggermente la voce, attirando la sua attenzione. Lo scambio di sguardi durò soltanto pochi secondi e di questo Lexy ne fu grata. Scrutare a pieno quegli occhi, con la certezza di scoprire soltanto un’anima tormentata, la intimoriva alquanto.
Tra un’ora ti accompagnerò dal tuo amico” pronunciò Mark con tono fermo e Lexy annuì, pur sapendo che lui non la stava minimamente considerando.
Si recò in camera, intenta a cercare dei vestiti. Il tempo non prometteva altro che pioggia, perciò optò per un paio di jeans ed una maglietta a maniche corte, sovrastata da una felpa non troppo pesante. Infilò un paio di converse nere e ritornò in salotto, aspettando pazientemente che quel lasso di tempo trascorresse.
Non vedi l’ora di vederlo, eh?” le domandò lui, non aspettandosi propriamente una risposta, che tanto non arrivò comunque. “Peccato che non avessi tutta questa impazienza nel vedere me.
Lexy deglutì rumorosamente. “Un tempo l’avevo” mormorò, ricevendo, in tutta risposta, un’occhiata fulminea da Mark.
 
Regnò il silenzio per interi minuti fino a quando, finalmente, Mark non fece strisciare la sedia sul pavimento e si diresse verso la porta d’ingresso, intimando a Lexy di seguirlo. Salirono entrambi in macchina, il cielo era plumbeo e, sebbene lei si sentisse sollevata nel respirare finalmente un po’ d’aria fresca, non avvertiva nulla di positivo.
Il tragitto fu breve, ma quei minuti vissuti all’interno di quell’abitacolo le sembrarono ore. Una morsa allo stomaco le impediva di rimanere tranquilla, specialmente quando, di rado, sentiva pronunciare alcune parole da Mark.
Finalmente l’auto si fermò nel parcheggio dell’ospedale e sul viso del ragazzo era ritornato a regnare quello strano sorriso. “Ti aspetterò qui, hai un’ora di tempo, ma sono sicuro che ti basteranno pochi minuti. Salutami il tuo amico” ridacchiò lui e Lexy, senza capire, scese dall’auto, dirigendosi a passo veloce verso l’interno dell’edificio.
Salì di corsa le scale, raggiungendo il reparto nella quale era ricoverato Justin e, schivando quelle poche persone che incontrò sul suo cammino.
Pochi istanti prima che varcasse la soglia della stanza del biondo, vide uscire alcuni infermieri da essa, impegnati a parlare tra di loro, ma non si concentrò affatto su questo. Sporse il capo all’interno della stanza, inquadrando il viso di Justin notevolmente più pallido di come se lo ricordava. Compì qualche passo verso il suo letto e si fermò soltanto quando fu a pochi centimetri da esso. Justin aveva gli occhi chiusi, sembrava quasi che dormisse. Le labbra erano lievemente screpolate e semichiuse. Le braccia, completamente distese sopra le lenzuola, recavano ancora delle leggere contusioni e dal braccio sinistro partivano un paio di fili, collegati ad una flebo posta appena sopra il letto.
Lexy allungò il braccio, sino sfiorare con le dita il dorso della mano destra del biondo, il quale aprì di poco gli occhi non appena sentì quel tocco.
Quasi come se fosse stato un gesto automatico, Justin ritrasse la mano più velocemente che poté, lasciando comparire sul viso di Lexy un’espressione leggermente contrariata.
Perché sei qui?” le domandò lui, con voce roca e flebile.
La ragazza sbarrò gli occhi, totalmente presa alla sprovvista da quella domanda.
Come perché?” ripeté lei, “volevo sapere come stavi.
Il biondo ridacchiò nervosamente ed a fatica cercò di sollevarsi, in modo da sedersi quasi compostamente.
Perché non lo chiedi a Mark come sto?
Lexy corrugò la fronte, senza capire a fondo. Quelle parole, e la freddezza con la quale le aveva pronunciate, la resero ancor più confusa.
Oh, non te l’ha detto, vero?
Lei scosse il capo, avvertendo ancora quella fastidiosa morsa allo stomaco. L’ultima volta che lo aveva visto, prima di rimanere prigioniera nella sua stessa casa, Justin non appariva così debole, così pallido e, soprattutto, non così freddo nei suoi confronti.
Ieri sera è stato qui” mormorò lui, e ora fu Lexy ad impallidire all’istante, “e siccome, per lui, non è stato sufficiente spararmi ad un braccio, ha pensato bene di sostituire la flebo contenente la morfina con questo.” Justin le porse una piccola boccetta, contente quello che le sembrò essere un calmante, ma non ebbe tempo di appurarlo, in quanto il biondo glielo strappò immediatamente di mano.
Ha anche girato la manopola dell’ossigeno, facendo in modo che non mi arrivasse più nemmeno quello.
Lexy lo guardava con gli occhi sbarrati, faticando a credere alle proprie orecchie, ma sapeva con esattezza che Mark sarebbe stato capace di tutto ciò.
In poche parole: mi vuole morto!
I- io non so che cosa dire, Justin” mormorò lei con voce tremolante, sentendo gli occhi pizzicare ed avvertendo una stretta al centro del petto. “Ti giuro che non ne sapevo niente. Non avevo idea che potesse arrivare a fare una cosa del genere. Mi dispiace veramente tanto” continuò ed alcune lacrime le rigarono prepotentemente il viso.
Lo sguardo di Justin era fermo e serio, non lasciava trasparire nulla se non rabbia e Lexy si sentì ancora più impotente a causa di ciò.
È evidente che non mi vuole tra i piedi, perciò tanto vale dargli ciò che vuole” disse lui, distogliendo lo sguardo dalla figura della ragazza e volgendolo al suolo.
Come? Che cosa significa?” domandò lei senza capire.
Significa che non voglio più vederti, Lexy.
Quelle parole riecheggiarono nella stanza per diversi secondi, quasi come Justin stesse continuando a ripeterle, mentre lei avvertì le gambe cedere, il suo cuore perse un battito ed il suo sguardo era fisso sulla figura del biondo, apparendo completamente indifferente a tutto ciò.
Lexy non riuscì a proferire una sola parola, così come a stento riuscì a respirare regolarmente. Avvertì qualcosa dentro di sé sgretolarsi completamente, quasi come se fosse appena stata colpita al centro del petto. Si sentì improvvisamente vuota ed incapace di reagire, mentre invece aveva il volto completamente bagnato di lacrime.
Vattene, Lexy” pronunciò lui con un tono che nona ammetteva repliche.



Spazio Autrice
vengo in pace! (di nuovo)
Mi sento tremendamente in colpa per aver fatto passare quasi un mese dall'ultimo aggiornamento. Ho avuto una sottospecie di blocco per ogni storia che ho in corso, ma ora pare passato.

Mark è un vero e proprio stronzo, non c'erano dubbi su questo e non vedeva l'ora di far sapere a Lexy quel che aveva combinato a Justin. Da come avete visto, le cose tra quei due si sono nettamente complicate e.... vedremo come andranno a finire.

A voi i pareri, ci tengo particolarmente tanto a sapere che cosa ne pensate di questo capitolo. ♥

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
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Capitolo 30
*** Capitolo 30. ***



 
vi consiglio di ascoltare questa canzone mentre leggete.


Capitolo 30.
 
Non mi hai sentito?” sbottò nuovamente il biondo, dedicandole una delle occhiate più fredde che Lexy stessa potesse aver mai ricevuto. “Ti ho detto di andartene!
La ragazza indietreggiò lentamente, quasi come se avesse voluto perdere più tempo possibile, auto-convincendosi che quelle parole, così come tutto ciò che aveva appena vissuto, fosse frutto della sua immaginazione.
Era ormai prossima a lasciare la stanza, quando la voce di Kate le arrivò alle orecchie.
Lexy, che cosa ci fai qui?” le domandò con tono sorpreso, ma comunque felice di vederla lì.
Lexy non rispose, continuava a fissare il volto serio di Justin e Kate spostò ripetutamente lo sguardo da Justin all’amica, senza capire.
Che cos’è successo?” domandò, questa volta, Ryan, facendo capolino nella stanza e superando entrambe le ragazze.
Lexy continuava a rimanere in silenzio.
Lexy-” Kate richiamò ancora l’attenzione dell’amica, ma questa la superò, urtandola lievemente e lasciando subito dopo la stanza.
Aspetta!” gridò Kate, afferrando Lexy per un braccio e costringendola ad arrestare di colpo i suoi passi.
La ragazza si voltò di scatto, guardando con sguardo triste l’amica e, come se non bastasse, altre lacrime le rigarono nuovamente il volto.
Vuoi spiegarmi che cos’è successo?” insistette Kate, ma tutto ciò che fece Lexy fu coprirsi il viso con entrambe le mani, lasciando che alcuni singhiozzi riempissero l’aria.
Tempo scaduto, bambolina.
Entrambe si voltarono nella direzione in cui provenne la voce. Era Mark.
Sul suo viso aleggiava un falso sorriso, ovvero l’unica espressione che Lexy gli aveva visto assumere nell’arco di tutta la mattina.
Altre lacrime, ancora più insistenti, le rigarono il viso e scoppiò definitivamente in un pianto disperato, inginocchiandosi poi al suolo.
Kate si sentì impotente di fronte a quella scena, non poté negare che Mark la terrorizzasse ed era per questo che non riusciva mai a mantenere una salda posizione.
Mark, vattene. Lasciala in pace!” fu tutto ciò che riuscì a dire ed il ragazzo rise divertito nel sentire quelle parole.
 
Nel frattempo, Ryan, seduto accanto al letto di Justin, cercava di saperne di più su quanto era successo.
Mi spieghi che accenti succede tra voi due?” sbottò con voce insistente Ryan.
Justin distolse lo sguardo dall’amico e, nel momento in cui fece per rispondere, udì una voce conosciuta proveniente dal corridoio.
È lui” mormorò, agitandosi notevolmente.
Chi?” gli domandò l’amico, scattando in piedi e dirigendosi verso la porta. Sporse a malapena il capo, inquadrando a pieno la figura di Mark.
Justin approfittò della lontananza di Ryan per cercare di sostenersi sulle sue stesse braccia, con l’intenzione di abbandonare definitivamente quel letto e recarsi fuori dalla stanza.
Fermo!” lo ammonì l’amico, avvicinandosi velocemente a lui e spingendolo di poco contro al cuscino.
Lasciami!” sbottò il biondo, iniziando a dimenarsi. “Quel bastardo ha tentato di uccidermi stanotte!
Ryan lo guardò senza capire e così Justin, calmandosi di poco, gli raccontò quanto successo qualche ora prima.
Come ha fatto ad entrare? Sei davvero sicuro che fosse lui?
Certo che ne sono sicuro, Ryan!” ribatté infastidito il biondo, “è stato qui. Ha tentato di avvelenarmi e poi se n’è andato. Se quella dannata macchina” spiegò, indicando l’elettrocardiografo posto alla sua sinistra, “non avesse iniziato a suonare, quella merda mi sarebbe arrivata al cuore. Lo capisci?” Il suo tono di voce si era alzato notevolmente e Justin era rosso di rabbia.
Ryan era rimasto basito. Ormai sapevano tutti di che pasta fosse fatto Mark, ma nessuno avrebbe mai immaginato che potesse arrivare a compiere un gesto del genere, né tanto meno che potesse essere tanto scaltro da intrufolarsi senza problemi nell’ospedale a notte fonda.
Io lo uccido” mormorò il biondo a denti stretti, stringendo più che poté i pugni, contraendo al massimo i muscoli delle braccia ed innervosendosi sempre più.
L’apparecchio elettronico sulla quale scorreva rapida una linea verde, iniziò ad emettere ripetutamente un paio di suoni metallici.
Justin, calmati” gli intimò Ryan, continuando a fissare lo schermo di quella macchina.
 
Coraggio, Lexy, andiamo. Sei stata qui anche fin troppo” le disse Mark con tono calmo.
No!” sbottò lei, gridando ed alzandosi in piedi. La sua voce risultava ancora spezzata dal pianto e Kate non riusciva a vedere la sua migliore amica in quello stato. Detestava a pieno quel ragazzo, almeno tanto quanto Justin avrebbe voluto vederlo morto.
Mark si avvicinò lentamente alla ragazza, spostando in malo modo l’amica e ponendosi esattamente davanti a lei. La suoneria del cellulare di Lexy riempì immediatamente l’aria ed il ragazzo sorrise malignamente nell’udirla. Posò lo sguardo sullo schermo, per poi mostrarlo a Lexy. Spalancò gli occhi nell’istante in cui lesse il nome di suo padre, fece per allungare la mano ed afferrare il telefono, quando Mark lo allontanò di poco.
Fammi parlare con lui!” sbottò lei, lasciando che altre le lacrime le rigassero il viso, ormai completamente bagnato.
Il ragazzo scosse il capo, senza mai far sparire quel ghigno bastardo dal volto.
Deciderò io quando potrai parlare con lui. Nel frattempo fai quello che ti dico.” le ordinò con un tono che non ammetteva repliche.
Le afferrò saldamente il polso, facendole provare un leggero dolore, e Lexy si sentì ancor più impotente.
Lasciami!” gridò lei, dimenandosi a più non posso, mentre Mark la trascinava senza problemi all’interno della stanza di Justin.
Non preoccuparti, Bieber, mi prenderò cura io di lei” gli disse, volgendogli uno dei sorrisi più bastardi che riuscì a fare.
Justin strinse saldamente le lenzuola, sussultando leggermente nel trovarselo davanti.
Lasciala andare” mormorò a denti stretti lui.
Dovrei lasciarla di nuovo? No, non se ne parla. Non commetterò lo stesso errore una seconda volta.
Mark fece per lasciare la stanza, quando arrestò i suoi passi, rivolgendo al biondo l’ennesima frecciatina.
Oh, dimenticavo, stammi bene” pronunciò, ridendo e mancò poco che Justin si alzasse definitivamente, intento a dirigersi verso di lui, ma Ryan lo bloccò, costringendolo a rimanere fermo.
Te la farò pagare, bastardo figlio di puttana” fu tutto ciò che Justin gli disse. La rabbia che provava in quel momento era tanta, forse troppa da poter essere contenuta e avrebbe dato qualsiasi cosa pur di avventarsi su di lui e lasciar libera la sua ira.
Lexy continuò a guardarlo, avvertendo il cuore perdere un battito. Era certa di esser diventata improvvisamente pallida in viso, quasi come lui qualche istante prima.
Quando vuoi, Bieber” ridacchiò Mark, per niente intimorito dalle sue parole, poco prima di lasciare la stanza e riprendere a camminare lungo il corridoio.
Lexy, più che camminare, continuò ad indietreggiare, mantenendo lo sguardo fisso sulla porta di quella stanza, fino a che non fu costretta a ripercorrere il corridoio e, di conseguenza la rampa di scale, sino a lasciare definitivamente quell’edificio.
 
I muscoli delle braccia del biondo erano ancora tesi, i pugni erano stretti saldamente attorno alla stoffa delle lenzuola e le gote erano ancora arrossate.
Avrà quel che si merita” mormorò Kate, riferendosi a Mark.
Sì? E quando? Quando uscirò di qui?” domandò in maniera retorica il biondo. “Quando cazzo uscirò di qui?” sbottò, aumentando notevolmente il tono di voce e lasciando sia Kate che Ryan senza parole.
Calò il silenzio più totale tra quelle quattro mura e così fu per interi minuti.
Sei riuscita a dare a Lexy la pistola?” domandò a bassa voce Ryan, rivolgendosi a Kate che, in tutta risposta, scosse il capo. “Mark è arrivato nello stesso istante in cui stavo per dirglielo. Non potevo rischiare di farmi vedere.” Ryan annuì e Justin guardò entrambi con aria curiosa.
Justin, non avercela con Lexy, per favore.” Kate sembrava quasi implorarlo, ma lui sembrò non darle ascolto. Sapeva meglio di tutti che Lexy non aveva colpe, ma la notte precedente aveva rischiato grosso a causa sua.
Che cosa vuoi che faccia? Che continui a mettergli i bastoni tra le ruote?
Quella domanda non ottenne risposta e Justin era comunque troppo arrabbiato per voler continuare all’infinito quella discussione.
 
 
Qualche istante più tardi, Lexy fu costretta a salire nuovamente nella macchina di Mark, sopportando ancora la visione del ragazzo che tanto odiava.
Credevo di averti già detto che non sopporto quando t’imponi a ciò che ti dico” mormorò lui, volgendo la sua attenzione sulla strada che scorreva davanti a loro.
La ragazza non rispose, volse lo sguardo oltre il finestrino, sospirando il più leggermente possibile.
Non voglio sentirti ribattere, né tanto meno obiettare, quando ti dico di fare qualcosa. Sono stato abbastanza chiaro?
Non potrai comandarmi a vita!” sbottò lei, ignorando del tutto ciò che le era appena stato detto.
Allora non hai capito un cazzo: devi stare zitta. Il massimo che ti è permesso di dire è «sì, ho capito». Ti è chiaro adesso?
La ragazza deglutì rumorosamente e, a bassa voce, disse: “Sì, ho capito.
Il suo sguardo era posato oltre il finestrino ed ebbe un lieve sussulto quando vide superare del tutto casa sua. Si voltò verso Mark, il quale, accorgendosene, sorrise malignamente.
Lexy riconobbe la strada che stavano percorrendo, sapeva dove si sarebbero recati e la cosa non le piacque per niente.
L’auto si fermò qualche minuto, accanto all’abitazione malmessa nella quale sia lei che Justin erano rimasti chiusi qualche giorno prima.
Perché siamo qui?” gli domandò lei, impendendosi di assumere un’espressione totalmente spaventata.
Perché so che qui non ti verranno a cercare. Non mi fido dei tuoi amichetti del cazzo” sbottò lui, scendendo dalla macchina e facendo il giro, trascinandola letteralmente fuori dall’abitacolo. La sua mano era stretta fortemente attorno al polso di Lexy e, per quanto opponesse resistenza, Mark non ebbe problemi nel condurla all’interno dell’abitazione.
Non appena entrarono, inquadrarono la figura di Josh, sdraiato sul divano mentre guardava la televisione.
Scattò in piedi nell’istante in cui si accorse della presenza di Mark e spense quell’apparecchio.
Tienila d’occhio questa volta” mormorò il moro a denti stretti, marcando volutamente il tono di voce sulle ultime due parole.
Josh annuì in modo appena percettibile e Mark lasciò l’abitazione.
Lexy era rimasta immobile per alcuni secondi a fissare il ragazzo, dopodiché mosse qualche passo verso la stanza nella quale era rimasta chiusa l’ultima volta. Si rannicchiò sul letto, affondando il viso tra le braccia e lasciò che alcuni singhiozzi riempissero la stanza.
Nel frattempo Josh si trovava con la schiena appoggiata alla porta chiusa, sentendo il pianto ben poco sonoro della ragazza.
 
Mark montò in macchina, coprendosi il viso con degli occhiali da sole, e ripercorse la strada principale, dirigendosi verso la casa di Lexy.
Come già immaginava, nell’istante in cui parcheggiò accanto al vialetto di quella villa, inquadrò la figura del padre della ragazza, si tolse gli occhiali, appoggiandoli sul cruscotto, e lasciò l’abitacolo per poi dirigersi verso di lui. Si fermò a pochi passi dalla sua figura, volgendogli uno sguardo compiaciuto e mostrando un ghigno ben poco rassicurante
Oh, ciao Mark” esclamò con tranquillità l’uomo, intento a cercare le chiavi di casa all’interno della tasca della giacca.
Salve” mormorò Mark con un ghigno, che però l’uomo interpretò soltanto come un sorriso, poco prima di suonare ripetutamente il campanello.
Lexy non c’è?” gli domandò il ragazzo, continuando a volgergli quel ghigno.
A quanto pare no, probabilmente sarà a casa della sua amica Kate.
Sicuramente” mormorò Mark, incrociando le braccia al petto, “potrei andare a cercarla.
Mi faresti un favore” esclamò l’uomo, mostrandosi notevolmente riconoscente. “Perché non ti fermi a cena con noi questa sera? È da tanto che passi di qui.
Quell’invito sembrava essere capitato proprio nel momento giusto, Mark accentuò di poco il sorriso e rispose: “con piacere.
Dopo aver ricevuto  un cenno di saluto dal padre della ragazza, si voltò e ritornò alla sua macchina. Aveva intenzione di agire con calma e avrebbe fatto combaciare alla perfezione ogni dettaglio del suo piano. Nessuno avrebbe sospettato qualcosa o, perlomeno, non chi contava davvero.





Spazio Autrice
Here I am! 
Questa volta non dopo intere settimane, ma bensì dopo pochi giorni. Dopo quel dannatissimo 'blocco dello scrittore', se così si può chiamare, mi sono presa bene a tirar fuori le idee per questa storia e anche per l'altra che ho in corso.
Bene, parlando del capitolo, Mark ha qualcosa in mente e non sembra avere alcuna intenzione di abbandonare il suo lato da 'cattivo ragazzo', ammesso e non concesso che abbia altri lati, ecco.
Justin è completamente impotente e Lexy ne sta subendo di tutti i colori.
Inutile dirvi che non è finita qui, potrebbero non essere troppo tranquilli i prossimi capitoli.

Ovviamente vi ringrazio tutte per le recensioni che mi avete lasciato, spero davvero di riceverne altre, così saprò che cosa ne pensate.
Ci tengo tanto eh ♥


Alla prossima!

Much Love,
Giulia 

@Belieber4choice on twittah and instagram.      Per sapere quando aggiorno,  ask me.

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31. ***



 
 

 
Capitolo 31.
 
Lexy era rimasta seduta su quel letto, all’interno di quella stanza spoglia, per quasi un’ora, il suo pianto si era placato, ma dentro di sé si era aperta una voragine, capace di risucchiare qualsiasi emozione che non fosse paura.
Nella sua mente era ancora viva l’immagine seria di Justin mentre le intimava di uscire dalla sua vita e non riusciva a darsi pace per questo, così come non riusciva a provare nessun altro sentimento che non fosse terrore verso di Mark. Forse l’odio non era più così accentuato, era stato offuscato dalla paura provocata da ogni suo singolo gesto, o sguardo.
Sentì la porta d’ingresso sbattere e sollevò prontamente il capo. Era certa che fosse Mark, ma ne ebbe la conferma quando anche la porta di quella piccola stanza si spalancò. Sul viso del moro era dipinta un’espressione seria, quasi avesse voluto darle l’impressione di essere indifferente, ma Lexy sapeva che non era così.
Andiamo, ti riporto a casa” le disse lui e l’occhiata che gli volse lei fu completamente colma di stupore.
Si alzò lentamente dal letto, ma esitò parecchio a muovere qualche passo verso di lui.
Non fare quella faccia. Ti ho detto che ti riporto a casa, non in guerra” ripeté lui, usando, stranamente, un tono pacato.
Lexy gli si avvicinò lentamente e lo seguì fino alla porta d’ingresso, mentre Josh, appoggiato allo stipite di essa, guardava il suo amico con aria interrogativa.
So quel che faccio” gli sussurrò il moro, spingendo lievemente fuori dall’abitazione la ragazza. Si chiuse la porta alle spalle e rimase qualche istante a fissarla, ma lo sguardo di lei era totalmente abbassato. Mosse qualche passo verso Lexy e, con due dita poggiate sotto al suo mento, la costrinse a guardarlo negli occhi.
Devi per forza assumere quell’espressione terrorizzata ogni volta che mi vedi? Non è tanto piacevole” mormorò lui, sorridendole appena.
Che cosa vuoi che faccia? Mi hai rovinato la vita, per la seconda volta” ribatté lei, marcando le ultime parole.
Mark sbuffò sonoramente e le disse: “Non voglio vederti sempre così depressa. So che pensi a quel Bieber, ma non è necessario soffrire così tanto per un tipo del genere.
Lexy sbarrò gli occhi, guardandolo con aria sconcertata.
Ormai non vuole più vedermi, grazie a te” mormorò a denti stretti, apparendo visibilmente infastidita.
Evidentemente non gli interessavi davvero.
Mark, lo hai quasi ammazzato! È solo colpa tua se la mia vita sta andando a puttane!” gridò lei, allargando le braccia, ma ricomponendosi subito dopo.
Peccato che fino ad un mese fa non la pensavi esattamente così”  disse lui, estraendo dalla tasca un pacchetto di sigarette e portandosene una alla bocca.
Un mese fa non sapevo che avresti avuto in programma di uccidere una persona, né tanto meno che avresti fatto di tutto per rovinarmi la vita!” sbottò nuovamente lei, riferendosi a quanto era capitato alla professoressa Stoner.
La mia era solo vendetta e non avevo intenzione di rovinarti la vita” spiegò, con quel tono così calmo e freddo che la fece rabbrividire, mentre accendeva la sigaretta, ispirando sin da subito una buona quantità di fumo.
Non è stata colpa sua se Hailey è morta, fattene una ragione!
Lo sguardo di Mark si assottigliò a due fessure e Lexy capì all’istante che, molto probabilmente, sarebbe stato più conveniente tenere la bocca chiusa.
Tu non sai come sono andate le cose, tu non sai niente.
Hai sbagliato, Mark” mormorò infine lei, poco prima di sentire la mano di Mark sul suo petto, intento a spingerla con violenza contro il muro di quella casa malmessa.
Hai già parlato abbastanza” la zittì lui, soffiandole una nuvola di fumo a pochi centimetri dal suo viso.
Lexy rimase immobile a fissarlo dritto negli occhi e non parlò più. Mark gettò al suolo la sigaretta ormai finita e, afferrando la ragazza per il polso, la costrinse a seguirlo nuovamente all’interno della sua auto.
Gettò una rapida occhiata all’orologio posto sul cruscotto, segnava quasi le sette di sera ed il sole stava ormai abbandonando del tutto la volta celeste.
Prima che ti riporti a casa, ti faccio un piccolo avvertimento: non proferire una sola parola riguardo a tutto quello che è successo, tuo padre non deve sapere assolutamente niente.
Lexy annuì debolmente e Mark riprese a parlare. “Ti avverto, dì una sola parola di troppo a tuo padre e potrei davvero far fuori il tuo amichetto sfigato. Ci siamo capiti?
Ancora una volta, Lexy annuì, ma non sapeva cosa avesse avuto in mente Mark. Avrebbe mantenuto il silenzio, di questo ne era certa. Justin aveva già rischiato troppo e l’idea di vederlo soffrire maggiormente la uccideva.
 
Quasi venti minuti dopo raggiunsero la villa di Lexy, dove nel vialetto era parcheggiata l’auto del padre. Ebbe un sussulto nel vederla lì e si sentì sollevata nel sapere che, almeno lui, stava bene.
Mark non l’afferrò per il polso, come ormai aveva già fatto fin troppe volte, anche perché era certo che da lì non sarebbe scappata. Raggiunsero l’interno della villa senza proferire parola, ad eccezione per il saluto che volsero al padre della ragazza.
Lexy corse ad abbracciarlo, rimanendo attaccata a lui per qualche istante, fino a che non udì Mark schiarirsi la voce, intimandole di sciogliere quell’abbraccio.
Pochi minuti dopo si sedettero tutti e tre attorno al tavolo della cucina, precedentemente apparecchiato.
Regnò il silenzio per i primi istanti, dopo di che la voce del padre di Lexy riempì la stanza.
Era da parecchio non ti vedevo da questa parti” disse, rivolgendosi a Mark.
Abbiamo avuto qualche piccola incomprensione, ma ora è tutto risolto” rispose lui, aprendosi in un sorriso, per niente rassicurante.
Lexy lo guardò, stringendo le labbra in una linea dritta, reprimendo a fatica la voglia di sputare fuori tutta la verità.
Quindi ora state insieme, giusto?” domandò l’uomo e la ragazza sbarrò completamente gli occhi.
Esatto” rispose lui, volgendo quel sorriso a Lexy, la quale strinse immediatamente i pugni, trattenendo parte della tovaglia tra le dita.
 
Per tutta la durata della cena, Lexy non proferì una sola parola, la conversazione che stava avendo luogo comprendeva soltanto suo padre e Mark.
Lexy, va tutto bene? Non hai detto una parola” mormorò l’uomo, rivolgendosi alla figlia.
Lievemente lei annuì, mantenendo lo sguardo fisso sul piatto ancora colmo di cibo.
Almeno mangia qualcosa” insistette lui e lei obbedì, ingoiando appena due bocconi di carne.
Non sapeva con esattezza da quanti giorni non mangiava con tranquillità, lo stomaco le si era chiuso e aveva visibilmente perso peso. Tutto quello che era successo nell’ultima settimana le aveva stravolto la vita, a cominciare la presenza continua di Mark.
Perché non hai risposto al telefono prima?” le domandò nuovamente suo padre.
Lexy lanciò un’occhiata fulminea a Mark, il quale si affrettò ad estrarlo dalla tasca ed a porgerglielo non appena fu certo che l’uomo non lo stesse guardando.
Non l’ho sentito suonare” mentì lei, riappropriandosi frettolosamente del suo telefono. Non appena lo mise in tasca si sentì immediatamente più sicura e pregò con tutta sé stessa che, questa volta, non le venisse sottratto di nuovo.
Domani sei a casa, vero? Ho bisogno di te, ci sono alcune cose che dovrei sistemare nel garage e-
Domani Lexy sarà fuori con me” la voce di Mark interruppe ciò che il padre della ragazza stava per dire, ricevendo un’occhiata interrogativa da entrambi. Si voltò brevemente verso Lexy e le sorrise malignamente.
Oh, d’accordo, allora rimanderemo” mormorò semplicemente l’uomo e riprese a finire quel che aveva nel piatto, così come fece Mark; Lexy, invece, rimase immobile a fissare il suo ancora colmo di cibo.
Si sforzò appena di mettere sotto ai denti qualche boccone, ma nulla di più, con la coda dell’occhio fissava Mark ed ogni suo movimento e non aspettava altro che poter trascorrere almeno un’ora senza di lui. Era diventato quasi come la sua ombra e Lexy non riusciva a più a vivere.
Dovunque andasse, si sentiva in trappola e non considerava più sua quella vita: tutto era stato stravolto, ogni minimo dettaglio era stato mutato e persino lei si sentiva diversa. Viveva con la costante paura riguardo ad ogni movimento che compiva quando, invece, era sempre stato tutt’altro insicura.
Sentì il suo telefono, riposto accuratamente nella tasca anteriore dei pantaloncini, vibrare per alcuni istanti ed alzò di scatto il capo, incrociando lo sguardo di Mark che le annuì quasi impercettibilmente.
Lo estrasse lentamente, quasi avesse avuto paura che lui potesse impossessarsene di nuovo.
 
Un nuovo messaggio: ricevuto da Mark.
«Per questa sera ti lascerò in pace, ma ricordati quello che ti ho detto: non dire nulla a tuo padre.»
 
Quando Lexy fu sicura che lo sguardo del moro non fosse posato su di lei, tirò un sospiro di sollievo e si sentì leggermente meglio.
Beh, io vi saluto. Ci vediamo domani mattina, Lexy” disse Mark, marcando il tono di voce sul nome della ragazza e dedicandole un sorriso. Lexy fece un lieve cenno del capo, prima di vederlo finalmente uscire da casa sua, si appoggiò al dorso della porta ormai chiusa e si portò entrambe le mani tra i capelli, respirando profondamente.
Sei davvero sicura che vada tutto bene? Mi sembri strana?” le domandò il padre, sporgendosi di poco oltre la cucina e soffermandosi a guardarla.
“No, papà, non va affatto tutto bene.” Pensò tra sé, sentendosi maggiormente in trappola quando realizzò di non poter esternare la verità.
È tutto okay, davvero. Sono solo stanca e forse che meglio che vada a dormire. A domani” rispose lei, sforzandosi di sorridere e sparendo lungo il corridoio che l’avrebbe portata nella sua stanza. Lasciò il cellulare sulla scrivania e, dopo aver recuperato dei vestiti puliti, si diresse in bagno, intenta a rilassare i suoi nervi con un bagno caldo.
 
 
***
 
Nel frattempo, Justin era sdraiato sul letto, all’interno di quella stanza dalle pareti fin troppo bianche, e reggeva tra le mani il suo cellulare, aprendo e chiudendo la finestra dei messaggi, quasi come se fosse diventato automatico scrivere e cancellare subito dopo ogni lettera.
Durante le ore che avevano susseguito la visita dei suoi amici, non che di Lexy, e l’incontro per niente voluto con Mark, non aveva fatto altro che pensare alle parole uscite dalla sua bocca.
“Significa che non voglio più vederti, Lexy.”
“Vattene, Lexy”
Scosse ripetutamente il capo, come a voler scacciare quel ricordo, ma ormai era tardi e, sebbene gli risultasse difficile offuscare completamente l’immagine di Mark che tentava di porre fine alla sua vita, non riusciva a darsi pace ed a lasciarla andare.
I suoi pensieri furono improvvisamente interrotti da un’infermiera che fece capolino nella stanza, intenta a spegnere la luce ed assicurarsi che ogni cosa fosse in ordine, a cominciare dalla flebo collegata al braccio del biondo.
C’è una remota possibilità che mi diciate quando potrò uscire da qui?” domandò lui, senza preoccuparsi di rendere meno accentuato il suo tono sofferente.
Dipende tutto da te” ribatté la giovane donna, incrociando le dita delle mani e volgendogli la sua completa attenzione.
Da me?
L’infermiera annuì. “Non appena ti sarai ripreso del tutto, ti lasceremo tornare a casa.
E se dicessi che sto bene?” mormorò lui, abbozzando un sorriso e cercando di apparire il più convincente possibile.
È già qualcosa” ridacchiò lei, “domani potremo dirlo con certezza.
Speriamo” sospirò lui, alzando lo sguardo verso l’alto e cercando di essere il più positivo possibile.
Forse aveva mentito riguardo a come si sentisse in quel momento, forse non era del tutto vero che stesse bene, ma volle dare la colpa all’infelicità di trovarsi in quella stanza spoglia, mentre fuori, nella sua città, c’era chi non aspettava altro che riaverlo al suo fianco. Era consapevole del fatto che, una volta lasciato quell’edificio, sarebbe stato più esposto alla furia di Mark e questo lo spaventava, ma prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo e la rabbia che provava verso quel ragazzo era troppo accentuata.
Buonanotte” mormorò poi l’infermiera, spegnendo la luce e lasciando che la stanza venisse totalmente avvolta dal buio, si chiuse la porta alle spalle e lo lasciò completamente solo.
 
Ora che le luci erano state spente, solo lo schermo del suo cellulare illuminava quel poco che bastava per fargli individuare il contorno degli oggetti presenti in quella stanza.
Digitò velocemente alcune lettere su quel display e premette invio.
 
 
***
 
 
Lexy ritornò in camera e, sistemandosi la maglietta che avrebbe indossato per dormire, afferrò il cellulare e s’infilò sotto alle coperte. Poco prima di sistemare al meglio il cuscino e collegare gli auricolari all’iPod, sbloccò lo schermo del telefono ed ebbe un lieve sussulto nel notare che aveva ricevuto un messaggio. Temeva che potesse essere ancora Mark ed il solo pensiero iniziava a terrorizzarla nuovamente.
 
Un nuovo messaggio: ricevuto da Justin.
«Stai bene?»
 
Lexy sgranò gli occhi e rilesse più volte quelle due parole, credendo quasi di essersi immaginata il tutto, ma non tardò a rispondere.
 
«Non proprio. E tu?»
 
Lasciò il telefono accanto a sé dopo aver inviato quel messaggio ed attese pazientemente che vibrasse di nuovo. Trascorsero interi secondi che le sembrarono minuti interminabili e, finalmente, quel display s’illuminò di nuovo.
 
Un nuovo messaggio: ricevuto da Justin.
«Non c’è Mark con te, vero?»
 
Aveva ignorato del tutto la domanda di Lexy, ma non insistette nuovamente per avere una risposta, in fondo, forse già la conosceva.
 
«No, per questa sera no.»
 
Un nuovo messaggio: ricevuto da Justin.
«Mi dispiace per quello che ti ho detto oggi.»
 
La ragazza rimase immobile a fissare quelle poche parole ed avvertì una morsa avvolgerle lo stomaco. Quel pomeriggio, quando Justin le aveva intimato di uscire dalla sua vita, si era sentita sprofondare, convinta di non aver mai provato delusione più grande, ma non riusciva a detestarlo per questo.
 
«La colpa non è tua. Avevi le tue buone ragioni se hai detto quelle parole.»
 
Un nuovo messaggio: ricevuto da Justin.
«L’unica ragione già la conosci. Non appena uscirò da qui verrò da te.»
 
Sorrise nel leggere quelle ultime parole.
 
«Davvero?»
 
Un nuovo messaggio: ricevuto da Justin.
«Te lo prometto, non ti lascerò sola.»





Spazio Autrice
Here I am! 
Forse leggermente in ritardo, ma capita, suvvia!
Capitolo pressoché di passaggio, ma, se non altro, qualcuno come Justin si sente in dovere di rischiare e Dio solo sa se ciò porterà a qualcosa di buono oppure no.
Mi è stato detto che sono potenzialmente perfida per come sto facendo procedere questa storia e, probabilmente, potrei sentirmi in colpa, ma non odiatemi per questo. ^_^

Come ho già spoilerato a qualcuno, bisognerà attendere un bel po' prima che le acque si calmino.

By the way, ringrazio tutte per le recensioni e aspetto di sapere che cosa ne pensate di questo capitolo ♥


Alla prossima!
Much Love,
Giulia 

@Belieber4choice
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Capitolo 32
*** Capitolo 32. ***





Capitolo 32.
 
Il giorno seguente Justin fu svegliato di buon'ora e, per quanto solitamente detestasse aprire gli occhi all'alba, quella mattina non ne fu infastidito. 
Un paio d'infermieri erano in piedi accanto al suo letto: uno dei due reggeva tra le mani una cartelletta rigida, contenente alcuni fogli scritti in maniera fittissima, mentre l'altro aveva appena provveduto ad effettuare al biondo un prelievo del sangue.
Per quanto Justin si fosse sforzato di mantenere la bocca chiusa, non riuscì a reprimere la voglia che aveva di porre loro quella fatidica domanda: "Allora, posso uscire?"
L'infermiere, che reggeva tra le mani la cartella, abbozzò un sorriso e, sfogliando un paio di fogli, rispose: "Ci sono buone probabilità che tu possa uscire già oggi, ma ti daremo la conferma tra una mezz'ora."
Il volto di Justin s'illuminò all'istante.
"Davvero?" domandò sorpreso e l'infermiere annuì, poco prima di lasciare la stanza assieme al suo collega.
Il biondo tirò un sospiro di sollievo e, nonostante non avesse riacquistato a pieno tutte le sue forze, non vedeva l'ora di ritornare alla sua vita di sempre.
 
***



Nel frattempo, all’interno dell’abitazione appena fuori dal quartiere di Sweetgrass, Mark era seduto sul divano, lo sguardo fisso nel vuoto e le mani giunte avanti a sé. Josh era appoggiato alla parete ed impiegò diversi istanti prima di proferire parola.
Allora? Qual è la prossima mossa?
L’unica cosa che mi serve sapere è quando lasceranno uscire quello sfigato di Bieber”  rispose Mark a denti stretti, senza nemmeno scomporsi.
E poi? Che altro hai in mente per lui?
Sta zitto!” lo ammonì il moro, convinto di aver già sentito fin troppo la voce del suo amico.
Josh alzò entrambe le mani in segno di resa e rimase in silenzio.
So cosa fare, ti basta sapere questo” aggiunse poi Mark, abbozzando un sorriso che di rassicurante aveva ben poco.
Lexy era ancora avvolta da un sonno profondo, per tanto non si accorse minimamente del suono del campanello.
Mark era in piedi, davanti alla porta d'ingresso della villa della ragazza, e gettava ripetutamente occhiate all'orologio da polso. Il padre di Lexy, sveglio già da tempo, si precipitò ad aprire.
"Cercavo Lexy" mormorò Mark con tono sbrigativo.
"Dorme ancora" ribatté l'uomo, "forse è il caso che ripassi più tardi."
"Ma-" Mark fece per ribattere, ma l'altro lo interruppe.
"Credo che ti sia accorto del fatto che Lexy non sia in piena forma. Non so cosa sia successo mentre non c'ero, ma preferisco che si riposi."
Il ragazzo annuì, sebbene riluttante, e dopo aver accennato un saluto, si allontanò da lì. Nemmeno lui seppe con esattezza per quale ragione non avesse insistito, ma non aveva alcuna intenzione di apparire scortese e commettere, quindi, qualche errore.
 
 
***
 
Quasi mezzora più tardi, presso l’ospedale di Sweetgrass…
"Non possiamo dirti che sarai pienamente in grado di fare la vita che avevi prima, almeno per le prossime due settimane"
- spiegò un infermiere, facendo capolino all'interno della stanza del biondo ed avvicinandosi poi al suo letto - "
però ti sei ripreso più
in fretta del previsto e ti lasceremo uscire fra meno di un'ora.
" Concluse, abbozzando un sorriso e staccando poi i vari tubi collegati al braccio del biondo. Justin aveva ascoltato solo le ultime parole, aveva già scordato la prima parte del discorso. Ciò che gli importava era solo uscire da quell'ospedale il più presto possibile. Si era sempre sentito in trappola tra quelle spoglie quattro mura. Sentiva di non aver ancora acquistato tutte le forze, ma quella poca energia, scaturita principalmente grazie alla buona notizia appena udita, sembrava essere sufficiente per fare esattamente ciò che voleva: andare da Lexy. "Nel frattempo avviseremo la tua famiglia per-" No!” lo bloccò il biondo, "lo farò io." L'infermiere annuì e lo lasciò solo. Justin afferrò velocemente il suo cellulare ed avviò la chiamata con Ryan. Impiegò più tempo del dovuto a rispondere, ma, alla fine degli squilli, la voce assonnata dell'amico gli fece tirare un sospiro di sollievo. "Ryan, devi farmi un favore!" esclamò il biondo. Posso fartelo tra un paio d'ore? ribatté l’amico, affondando pienamente il viso nel bel mezzo del cuscino. "Non fare lo spiritoso, ho bisogno che tu mi venga a prendere." Oh, quindi ti fanno uscire quella suonò più come una domanda, che un’esclamazione di sorpresa e Ryan non era poi così sicuro di aver capito le intenzioni di Justin. Sì, grazie a Dio!” sospirò lui, “cerca di essere qui nell'arco di un'ora.D'accordo concluse Ryan, disattivando poi la chiamata. Justin non perse tempo ad indossare nuovamente i suoi vestiti, forse avrebbe dovuto aspettare un’ulteriore conferma dai medici, ma poco gli importava. Nell’istante in cui gli era stato dato il via libera per uscire, gli sembrava di aver finalmente ricevuto la possibilità di respirare, di vivere, cosa che negli ultimi giorni si era totalmente ridotta. I minuti trascorsero lenti ed inesorabili e non cessava un solo istante di guardare il display del suo cellulare, sperando che i numeri che indicavano l’ora cambiassero il più velocemente possibile. Dovrai prendere queste per circa tre settimane e-” lo stesso infermiere che era stato nella sua stanza solo pochi minuti prima, gli stava porgendo un paio di confezioni di medicinali e Justin, ancor prima che potesse sentire tutto ciò che quell’uomo aveva da dire, lo interruppe. “Sì, okay, grazie. Arrivederci!” esclamò il biondo, afferrando quelle due confezioni e precipitandosi fuori dalla stanza. Si ritrovò a respirare più affannosamente del normale sin da subito, avvertiva alcuni dolori alle gambe, ma non si fermò nemmeno un istante per riprendere energia. “Posso farcela.” Disse tra sé e sé, mentre entrava in ascensore, recandosi al piano terra. Nel frattempo, il suo cellulare squillò, annunciando una chiamata in arrivo da Ryan. Sono qui fuoridisse lui, ancor prima che Justin potesse rispondere. D’accordo, sto arrivando.Varcò la soglia dell’edificio, senza nemmeno voltarsi o rallentare i suoi passi. Volse uno sguardo al cielo, non del tutto limpido, e sorrise, poco prima di compiere qualche altro passo e raggiungere la macchina dell’amico. Grazie, amico” mormorò Justin non appena salì in macchina. Stai bene? Sembra che tu abbia corso per ore.Sto bene” tagliò corto lui, “puoi portarmi da Lexy?Cosa?” domandò Ryan sbigottito, non sicuro di aver sentito bene. Portami da Lexy, per favore.Oh, quindi avete chiarito?” Justin annuì a quella domanda e Ryan riprese a parlare. “Ma non dovresti andare a casa e riposarti, insomma-No! Non adesso almeno. Avviserò mia madre più tardi, non credo cambi la situazione se la dovessi chiamare tra mezz’ora.Se lo dici tu” mormorò  l’amico, arrendendosi. Dai, metti in moto” disse Justin impaziente, picchiettando nervosamente il piede. Gli sembrava di aver perso chissà quanto tempo, mentre invece erano trascorsi appena cinque minuti. Ryan non se lo fece ripetere due volte ed avviò il motore, dirigendosi, a velocità non troppo moderata, verso casa di Lexy. E se dovesse esserci ancora Mark con lei?” gli domandò Ryan, rallentando non appena intravide la casa della ragazza. No, ieri sera le ho scritto dei messaggi e mi ha detto che era sola.Ryan scosse le spalle e arrestò l’auto. Grazie, ci vediamo dopo!” lo salutò in modo sbrigativo Justin. A dopo” rispose l’altro, allontanandosi immediatamente da lì. Era così impaziente di arrivare lì, ma, quando finalmente fu davanti alla villa di Lexy, perse quanto più tempo riuscì prima di avvicinarsi alla porta d’ingresso. Si guardò attorno diverse volte, prima di compiere qualche passo lungo quel vialetto. Diede una rapida occhiata all’orologio sullo schermo del cellulare, segnava appena le nove del mattino e, forse, era ancora troppo presto. Bussò prima una volta, poi una seconda, senza apparire troppo insistente e si trovò il padre della ragazza davanti. Buongiorno” disse titubante, “so che forse è un po’ presto, però ho bisogno di vedere Lexy.Accidenti, che viavai questa mattina” esclamò, in tutta risposta, il padre di Lexy, ridacchiando. Il biondo lo guardò senza capire, ma l'uomo scosse il capo, come a voler far cadere il discorso. Si scostò e diede la possibilità a Justin di entrare in casa. Sta ancora dormendo, però io ora devo uscire e… Anzi, fammi il favore di dirlo a Lexy. A dopo, ciao!D’accordo” disse semplicemente Justin, vedendo l’uomo uscire dall’abitazione. Rimase a fissare il vuoto con un’espressione perplessa dipinta in volto. Quella mattina sembravano andare tutti di fretta, ma lui per primo. Si diresse a passo lento verso la camera della ragazza, era socchiusa e dall’interno non traspariva nemmeno il più piccolo spiraglio di luce. Justin si sentì quasi in colpa nel volerla svegliare, ma prese coraggio e bussò leggermente sul dorso di quella porta. Lexy si mosse appena e così il biondo ripeté quel gesto, facendola svegliare del tutto. La ragazza spalancò gli occhi, ritrovandosi davanti la parete bianca della sua stanza. Avvertì il cuore battere sempre più velocemente e rimase immobile per alcuni istanti. Suo padre non l’avrebbe mai svegliata e non c’era nessun altro, se non Mark, che avrebbe potuto farlo. Si ricordò all’istante di quanto le aveva detto la sera prima, non aveva idea di dove l’avrebbe portata, ma l’angoscia e la paura s’impossessarono di lei non appena realizzò il tutto. Si mise a sedere di scattò, cercando di regolarizzare il respiro. Lexy, calmati, sono io” mormorò il biondo e lei, senza ancora aver voltato il viso verso di lui, dischiuse di poco le labbra. Non appena incrociò lo sguardo di Justin, appoggiato allo stipite della porta, scattò in piedi e gli corse incontro, gettandogli le braccia attorno al collo, senza dire una parola. Justin rimase immobile alcuni secondi, fissando il vuoto avanti a sé, e, solo quando la sentì singhiozzare, avvolse le braccia attorno alla sua vita, stringendola forte a sé. Mi dispiace davvero” mormorò lui, lasciandole un bacio sui capelli. Mi sei mancato così tanto” sussurrò lei, affondando il viso nell’incavo del suo collo e lasciando che alcune lacrime fuoriuscissero dai suoi occhi. Andrà tutto bene, ci sono io con te” disse nuovamente lui, stringendo di poco la presa attorno alla sua vita. Lexy scosse il capo, indietreggiando di poco. “No, non andrà tutto bene. Quando Mark scoprirà che sei qui andrà su tutte le furie, tenterà di farti del male e io non voglio che-Shh” la zittì lui, “puoi non pensare a quel bastardo per almeno dieci minuti? Lui non è qui adesso.” Justin le volse uno dei sorrisi più dolci che riuscì a fare ed avvicinò le labbra a quelle di lei. Quel bacio fu breve, fin troppo, tanto che a Lexy non bastò per allontanare del tutto l’immagine del ragazzo che la terrorizzava. Altre lacrime ripresero a rigarle le gote e, sebbene facesse di tutto per respingerle, non riuscì a non mostrarsi debole. Lexy, ti prego, non piangere. Non voglio vederti così.La ragazza scosse nuovamente il capo ed indietreggiò fino a che non si ritrovò il letto alle spalle, sedendosi poi sopra. Si coprì il volto con entrambe le mani, cercando di asciugare il più possibile quelle lacrime. Justin si avvicinò a lei, inginocchiandosi e poggiando entrambe le mani sulle sue gambe, facendola sussultare lievemente. “Che cosa ti ha fatto?” le chiese, abbassando notevolmente il tono di voce. “Sei pallida, sei ancora più magra di come ti ricordavo. Dimmi che cosa ti ha fatto.Lexy prese un respiro profondo, passandosi ripetutamente il dorso della mano sugli zigomi e cercando di placare i singhiozzi. Mi ha distrutto, parlando psicologicamente per fortuna. Mi sentivo in trappola stando in casa mia, non mi toglieva gli occhi di dosso un solo istante. Ho mangiato pochissimo negli ultimi giorni e non facevo altro che piangere. Ho vissuto con la paura più totale fino a quando, ieri sera, non mi ha detto che mi avrebbe lasciata in pace. Ma so che tornerà, so che oggi si presenterà qui e troverà una scusa per trascinarmi da qualche parte insieme a lui. Non voglio andare con lui, non voglio vederlo. Non voglio che continui a comandare la mia vita come se ne avesse il diritto.  Non voglio continuare a mentire a mio padre, dicendogli che va tutto bene. Justin, non voglio che Mark continui a rovinarmi la vita!Lexy pronunciò quelle parole con quanta più forza aveva in corpo, si sentì come se avesse compiuto uno degli sforzi più grandi ed il respiro le si era affannato nuovamente. Riprese a singhiozzare sonoramente ed altre lacrime ripresero a rigarle il viso. Justin avvertì una morsa avvolgergli lo stomaco e non poté che provare ancora più odio verso Mark. Non avrebbe mai accettato il fatto di vedere la sua Lexy in quello stato a causa sua e, sebbene non si sentisse in grado di affrontarlo, gliel’avrebbe fatta pagare. La strinse nuovamente tra le sue braccia, cercando invano di placare quel pianto. “Ti prego, amore, non piangere” le sussurrò ad un orecchio, accarezzandole dolcemente la schiena. “Non l’avrà vinta ancora per molto.Spazio Autrice
Sono in ritardo o sono in anticipo, non lo so. Fatto sta che avrei voluto aggiornare prima, ma ho terminato il capitolo solo.... adesso e quindi ho aggiornato il più in fretta possibile. Non vorrei fare la rompiscatole - anche se solitamente lo sono - ma mi ha fatto rimanere parecchio male vedere soltanto quattro recensioni al capitolo precedente. Che fine avete fatto? Spero davvero che mi lasciate qualche vostro parere a questo capitolo.
Alla prossima! Much Love, Giulia  @Belieber4choice on twittah and instagram.      Per sapere quando aggiorno,  ask me.

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Capitolo 33
*** Capitolo 33. ***




 


Capitolo 33.
 
 
Sebbene, in quel momento, tutto ciò che Lexy desiderava fosse rimanere tra le braccia di Justin, desiderosa di essere certa che nulla l’avrebbe più spaventata, dovette ricredersi.
Si fidava di Justin, così come voleva credere a quanto lui le aveva appena detto, ma risultava difficile.
Justin non conosceva Mark, non tanto quanto lo conosceva Lexy, ma aveva avuto modo di scoprire fino a dove sarebbe arrivato. Dopo ciò che Lexy gli aveva raccontato, l’odio che provava verso di lui era aumentato a dismisura, non avvertiva più quel senso di paura – o almeno solo in piccola parte – dato che ora aveva più di una ragione per averla vinta su di lui.
Lexy strinse maggiormente la presa attorno al collo del biondo, cercando di placare quel pianto, quando udirono bussare alla porta. La ragazza sbarrò gli occhi allontanandosi di poco da Justin.
Forse sarà tuo padre” mormorò lui, ma Lexy non ne era poi così sicura. Si ricordava di quanto le aveva detto Mark la sera prima, e non importa se non le aveva comunicato l’orario esatto in cui sarebbe tornato, sapeva solo che l’avrebbe fatto.
Tu resta qui e, se dovesse essere Mark, nasconditi.” Fu tutto ciò che riuscì a dire lei, poco prima di avviarsi verso l’ingresso.
E dove dovrei nascondermi?” chiese di rimando lui.
Non lo so, dentro all’armadio, sotto al letto. Dove ti pare, l’importante è che Mark non ti veda.
Lexy lasciò la stanza, lasciando il biondo totalmente perplesso, ma non per questo non fece ciò che gli era stato detto. Aprì l’anta dell’armadio, e spostando vari vestiti appesi, tento di entrare, ma, quando fu dentro, esso non si chiuse ermeticamente come prima.
Nel frattempo, Lexy si diresse a passo veloce verso l’ingresso ed avvertì una fastidiosa morsa allo stomaco. Deglutì sonoramente quando tentò di aprire la porta, trovandosi poi davanti la figura di Mark, il quale volto era fasciato dal solito, enigmatico sorriso.
Oh, ti sei svegliata” mormorò lui, spingendo con il palmo della mano la porta, e costringendo Lexy a farsi da parte.
Justin, nell’udire la voce del moro, sbarrò gli occhi ed uscì dall’armadio, guardandosi poi attorno ed inginocchiandosi, intendo ad infilarsi sotto al letto. Non era poi così certo che sarebbe stato al sicuro, in quanto sarebbe bastato chinarsi per vederlo. Tentò di tirare verso il basso le coperte e riuscì, sebbene per poco, a fare in modo che non fosse poi così evidente il fatto che fosse nascosto lì.
Sei sola?” le domandò Mark, gettando un’occhiata oltre le sue spalle e Lexy annuì, sebbene in modo lieve.
Dove hai intenzione di portarmi?” chiese la ragazza, cercando di mantenere la calma nel vedere che Mark si stava dirigendo verso la sua camera.
Lui si voltò, fissando per alcuni istanti la figura di Lexy con le braccia incrociate al petto.
Per il momento, da nessuna parte.
Udendo quelle parole, Lexy impallidì. Sperava con tutta sé stessa di lasciare quella casa il più presto possibile anche perché, se Mark avesse scoperto la presenza di Justin, sarebbe stata la fine.
Perché quella faccia sorpresa? Ieri non mi sembrava che morissi dalla voglia di passare una giornata con me.
La ragazza deglutì sonoramente ed avvertì alcuni brividi percorrerle la schiena.
Sei stato tu a dirmi che saremmo usciti.
Mark sorrise, malignamente come al solito, e si avvicinò lentamente a lei, facendo scorrere l’indice sul viso di Lexy e diminuendo notevolmente la distanza che li separava.
Potrei mai fare qualcosa contro la tua volontà?
Non fare l’idiota, fin’ora lo hai sempre fatto” ribatté lei a denti stretti, contraendo i muscoli delle braccia ed avvertendo immediatamente la rabbia crescere dentro di sé.
L’espressione sul viso di Mark mutò, lasciando che quel sorriso sparisse del tutto.
Mi sembrava di averti detto di cambiare atteggiamento. Non sopporto quando ti rivolgi a me con quel tono, soprattutto perché sai che, se solo lo volessi, potrei farti spaventare davvero. Non sfidarmi, Lexy.
Lei rimase in silenzio per qualche istante, mantenendo lo sguardo fisso negli occhi del moro.
Non credo tu abbia bisogno d’impegnarti molto per farmi paura.” Questa volta, il suo tono di voce s’era abbassato, così come lo sguardo che ora puntava dritto sul pavimento.
Vorrei tanto sapere di che cos’ha paura il tuo amichetto, ma forse glielo posso chiedere di persona” ribatté Mark, facendo ricomparire quel sorriso bastardo.
Lexy sbarrò gli occhi, assumendo un’espressione decisamente più terrorizzata.
Che cosa intendi dire?” gli domandò poi.
Il moro abbozzò una risata e si allontanò da lei, avvicinandosi all’inizio del corridoio che portava alla camera della ragazza. “Coraggio, Justin, vieni fuori” esclamò, ridendo, per poi volgere un’occhiata compiaciuta a Lexy.
Justin non è qui” disse lei, titubante.
Ah, Lexy, devi imparare a dire le bugie, te l’ho detto tante volte.
Lexy iniziò a tremare visibilmente e Justin non aveva reagito in modo tanto diverso, sentendo quelle parole. Indietreggiò, sino a raggiungere la parete, cercando di risultare il meno visibile possibile.
Ciò che nessuno dei due riuscì a spiegarsi, era come Mark avesse avuto il presentimento che Justin si trovasse lì, ma, soffermandosi a pensare su quanto contorta fosse la sua mente, Lexy dovette ammettere che difficilmente riusciva a sfuggirgli qualcosa.
Lo sai meglio di me che è finito in ospedale a causa tua.” Lexy ci tentò di nuovo, se non altro sperava di riuscire a perdere un altro po’ di tempo.
Dubiti di me, per caso?” le domandò Mark, inumidendosi le labbra ed aspettando pazientemente che la ragazza ribattesse, ma ciò non accadde.
Sono già stato in ospedale e lui non c’era. Lo hanno rilasciato questa mattina e non credo abbia esitato più di tanto prima di presentarsi qui, da te” disse, marcando volutamente il tono sulle ultime due parole.
Justin, nascosto sotto al letto, aveva udito perfettamente ogni singola parola ed avverti il pavimento sotto alle mani farsi più caldo e umido. Persino la fronte gli si imperlò di sudore e non riuscì a muovere un solo muscolo.
Lexy rimase in silenzio, non aveva la più pallida idea di che cosa dire, o fare, sperava soltanto che il fato, per una volta, potesse essere dalla sua parte.
Mark avanzò, dirigendosi a passo veloce verso la camera della ragazza e soffermando la sua attenzione sull’armadio aperto. Gettò un’occhiata dentro di esso e non vi trovò altro che vestiti.
Continuò a guardarsi attorno, ma – oltre al letto – non c’erano molti posti in cui nascondersi, eppure lui era completamente convinto che Justin si trovasse lì.
Ti conviene uscire allo scoperto, lo so che sei qui, Bieber”  mormorò Mark a denti stretti, appoggiando la schiena alla parete e fissando il letto sfatto.
Justin sentì il battito del cuore accelerare, ma cercò di ridurre al minimo i respiri, sperando di fare meno rumore possibile.
 
Lexy era rimasta bloccata al centro del soggiorno, incapace di muovere un singolo muscolo e sentendosi ancor più impotente fino a quando non sentì bussare insistentemente alla porta d’ingresso. Indietreggiò lentamente fino a raggiungerla e l’aprì, continuando a gettare occhiate verso l’inizio del corridoio.
Lexy” esclamò Kate, stringendola in un abbraccio veloce, per poi entrare in casa, seguita da Ryan, Grace e Chaz.
Che cosa fate qui?” domandò Lexy a bassa voce, “Mark è qui e se vi vede-
Stai tranquilla, non credo avrà ancora voglia di rovinarti la vita” ribatté Kate, mostrando all’amica una pistola e facendola, così, sussultare.
 
Lexy, che cosa sta succedendo di là?” la voce di Mark giunse all’orecchio di tutti i presenti, facendoli impallidire.
Senza perdere altro tempo, Lexy strappò dalle mani di Kate la pistola. “Andatevene, me la vedo io” mormorò la mora, spingendoli verso la porta d’ingresso lasciata aperta.
Nessuno di loro ribatté e lasciarono velocemente la villa, appena in tempo.
Lexy si voltò, sentendo il suono dei passi di Mark avvicinarsi, e mantenendo ben nascosta l’arma.
Con chi stavi parlando?” le domandò lui.
Non parlavo con nessuno, te lo sei sognato” ribatté acida lei, stringendo le labbra ed aumentando la presa sull’arma.
Che cosa ti ho detto riguardo a moderare i toni quando ti rivolgi a me?
Secondo te, m’importa di quel che hai detto?” chiese di rimando la ragazza, puntando l’arma sulla figura di Mark, il quale impallidì visibilmente, ma non le diede altro modo di mostrarsi spaventato.
Oh, una pistola” disse lui, mostrando ben poco interesse. “Sai, sei ancora più carina quando sei arrabbiata.
Non fare lo spiritoso, fossi in te non riderei.
Ma Mark non l’ascoltò e scoppiò a ridere.
Ci sono tante cose che non faresti, se fossi in me. Io, però, ti consiglierei di controllare se quell’arma è carica.
Lexy evitò di soffermarsi su quanto aveva appena udito e premette il grilletto, ma tutto ciò che udì fu un suono secco e non ottenne il risultato sperato. Guardò quella pistola con aria perplessa, per poi riportare lo sguardo sul moro.
Credevi davvero che avrei lasciato la mia pistola in bella vista e, per di più, carica? Dio, Lexy, mi fai ridere, sei così ingenua. Ma, sai, forse è anche per questo che mi piacevi. Sapevo di poter fare tutto ciò che volevo, incluso frequentare altre ragazze mentre stavamo insieme, perché tanto non l’avresti mai scoperto. Sei sempre stata superficiale, con il grande difetto di fidarti troppo delle persone.
Gli occhi di Lexy si riempirono di lacrime e non poté far altro che lasciar scivolare al suolo quella pistola.




Spazio autrice

So di essere in ritardo, ho fatto passare due settimane - o forse più - per aggiornare questa storia, con un capitolo che non è nemmeno lungo quanto gli altri, ma amen.
Il punto è - e mi dispiace doverlo ribadire anche qui - che vedo sempre meno interesse da parte vostra per questa storia (e non solo questa.)
Non voglio sembrare la classica rompipalle, ma penso che chiunque scriva su questo sito vorrebbe ricevere dei pareri in merito, ed è quello che vorrei anche io.
Vi ringrazio per aver fatto in modo che i preferiti aumentassero, questo lo apprezzo davvero tanto e ringrazio moltissimo chi ha sempre voluto spendere il suo tempo per lasciarmi recensioni a dir poco meravigliose, se continuo questa storia, è proprio per quelle persone.

Dato che ho aggiunto le foto dei personaggi di questa storia, vi lascio il link del primissimo capitolo che ho postato ieri. Li trovate qui.

Vorrei anche che passaste a leggere la storia che sto scrivendo assieme a jileyheart e ci terrei davvero tanto che ci lasciaste un parere. Unforgettable


Alla prossima!
Much Love,
Giulia


@Belieber4choice on twittah and instagram            ask.

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Capitolo 34
*** Capitolo 34. ***




 

Capitolo 34.

 
Lexy si sentì cadere il mondo addosso e lo sguardo fermo e freddo di Mark, puntato su di lei, non fece altro che farla sentire ancor più impotente. Avvertì le forze abbandonarla quasi del tutto, le gambe le cedettero e s’inginocchiò al suolo, sentendosi sconfitta.
Avresti potuto premere il grilletto qualche giorno fa, quando l’opportunità ti venne servita sul piatto d’argento” mormorò lui, curvando l’angolo sinistro della bocca ed inginocchiandosi di fronte a lei.
La ragazza sollevò di poco il viso, ma riuscì a reggere lo sguardo solo per un paio di secondi. L’espressione che fasciava il viso di Mark era enigmatica e quel lieve sorriso lasciava intendere a Lexy che avesse qualcosa di perfido in mente.
Era completamente terrorizzata dall’idea Mark che potesse recarsi nuovamente in camera sua e trovare Justin, ma, quel che più la faceva rabbrividire, era anche solo provare ad immaginare che cosa mai avrebbe potuto fargli.
Allora, Lexy, preferisci essere tu a dire al tuo amichetto di uscire allo scoperto, o devo farlo io?” le domandò lui, avvicinandosi pericolosamente al suo viso.
Lexy sentì il respiro di lui sulle labbra e rabbrividì visibilmente.
Che cos’hai intenzione di fargli?” mormorò con tono flebile lei, sforzandosi si far incrociare i loro sguardi.
Non ti hanno insegnato che non si risponde ad una domanda con un’altra domanda?
Lo sguardo di Mark era fisso sulla figura di Lexy e ciò la metteva maggiormente in soggezione, tanto che si ritrovò ad essere sempre più confusa sul da farsi. Dire che era spaventata, era notevolmente riduttivo.
Coraggio, Lexy, dimmi dov’è quello stronzetto” insistette Mark, sempre più vicino a lei. Il suo tono di voce si era abbassato, il suo sguardo lasciava intendere che non aveva più alcuna intenzione di aspettare e il guizzo che colse sul suo viso la fece sobbalzare.
Il moro voltò di scatto il capo e, inquadrando l’inizio del corridoio che portava alla camera della ragazza, scattò in piedi. Lexy lo imitò, guardandolo con aria stranita.
Justin era sdraiato sotto a quel letto da quasi mezz’ora e, essendo schiacciato il più possibile contro la parete, percepì una forte fitta di dolore al braccio sinistro, tanto che fu costretto a spostarsi lievemente, provocando un piccolo rumore.
Qualche istante dopo avvertii dei passi avvicinarsi ed il cuore riprese a battere all’impazzata, mentre il respiro divenne più pesante.
Mark, aspetta” biascicò Lexy, muovendo quando passo verso di lui e costringendolo così a voltarsi.
Hai cambiato idea?” ribatté lui.
La ragazza dischiuse le labbra, intenta a dire qualcosa, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono. Mark sollevò un sopracciglio, guardandola spazientito, ma distolse la sua attenzione dalla ragazza nell’istante in cui il suono di alcuni passi giunse alle loro orecchie.
Entrambi posarono lo sguardo sul corridoio e, una manciata di secondi, dopo videro comparire la figura di Justin.
Lexy impallidì non appena lo vide, strabuzzò gli occhi e scosse ripetutamente il capo, come a volergli intimare di andarsene, ma realizzò anche lei che, ormai, era tardi.
Sul viso di Mark aleggiò per poco un’espressione di stupore, ma si tramutò ben presto in compiacimento, fece comparire nuovamente quel sorriso bastardo ed il suo sguardo venne attraversato da uno strano luccichio.
Allora? Che cosa vuoi da me?” sbottò il biondo, incrociando le braccia al petto e mostrandosi sicuro di sé, ma non lo era per davvero.
Mi commuove vedere che, finalmente, ti sei deciso a tirar fuori le palle. Spero per te che non sia solo una cosa temporanea” ribatté Mark, avvicinandosi a lui.
Non hai risposto alla mia domanda” puntualizzò Justin, volendo una rapida occhiata a Lexy, la quale, ora, era totalmente confusa.
Tu lo sai che cosa voglio e lo sa anche lei” rispose, facendo un cenno con il capo verso la ragazza. “A te penserò dopo” mormorò poi, fulminandola con lo sguardo.
È una cosa tra me e te, lasciala fuori da tutto questo!” sbottò il biondo.
Mark rise a quelle parole ed alzò le mani in segno di resa. “D’accordo, Bieber. Avrei preferito che ti guardasse toccare il fondo, sconfitto, ma se vuoi fare a modo tuo… Dove vuoi andare?
Justin si accigliò e strinse i pugni lungo i fianchi.
Al parco dietro a Starbuck’s, tra un paio d’ore.
Mark rise nuovamente e scosse il capo. “Perché non subito? Cos’hai da fare nelle prossime due ore? Portarti a letto lei, o cercare di riacquistare più forze possibili? Io dico di andare adesso.
Come vuoi” mormorò Justin, sentendosi rassegnato ed iniziando ad avvertire nuovamente paura.
Bene, ci andremo con la mia macchina, così sono sicuro che non tenterai di chiamare i tuoi amici sfigati… anche se dubito che la situazione possa stravolgersi.
Gli occhi di Lexy si riempirono nuovamente di lacrime e tutto ciò che riuscì a fare fu sopraggiungere alle spalle di Mark ed avvolgere le braccia attorno al suo collo, stringendolo più forte che poté, sperando così di fargli male.
Con una gomitata al centro del suo stomaco, Mark la fece cadere all’indietro, costringendola così a mollare la presa.
Justin fece per avvicinarsi a lei, ma il moro glielo impedì, voltandosi poi verso la ragazza semisdraiata sul pavimento.
Non hai sentito quello che ha detto il tuo amichetto, stanne fuori” mormorò a pochi centimetri dal suo viso.
Justin serrò la mascella, avvertendo una scossa di rabbia invadergli il corpo, assottigliò lo sguardo a due fessure e, quando Mark si voltò di nuovo, incrociò i suoi occhi con quelli di lui, cercando di trasmettergli quanto più odio poté. Ma Mark non era di certo il tipo che si faceva intimorire per così poco.
Ti do due minuti, Bieber” e, detto ciò, lasciò la casa, per poi salire in macchina. Non appena la sua figura superò l’uscio, Justin si precipitò da Lexy, inginocchiandosi accanto a lei.
Non saresti dovuto uscire allo scoperto” mormorò, stringendo la mano del biondo.
Cosa sarebbe cambiato? Credevi davvero che non mi avrebbe trovato?
La ragazza scosse il capo. “Che cosa speri di risolvere?
Non lo so” biascicò lui, abbassando il capo e stringendo, a sua volta, la mano di Lexy.
Non hai le forze per affrontarlo, Justin, e non lo dico perché non mi fido di te, ma sei uscito dall’ospedale appena due ore fa. Che cosa pretendi di fare?
Le parole di Lexy risuonarono più come una supplica, ma Justin, ormai, aveva lanciato la sfida e non avrebbe potuto tirarsi indietro, Mark non glielo avrebbe permesso.
Sei sicuro che non vuoi che venga?” gli domandò lei, avvicinandosi maggiormente a lui e guardandolo negli occhi. Il biondo scosse il capo. “Credo che sia meglio che tu resti qui.
Stai attento, okay? Non abbassare la guardia per nessun motivo, Mark non scherza.
Lo so” ribatté lui, poco prima di prenderle il viso tra le mani e far combaciare le loro labbra.
Tempo scaduto, Bieber” sbottò Mark, spalancando la porta d’ingresso ed assumendo un’espressione disgustata nel notare la scena che gli si parò davanti.
Justin si allontanò dal viso di lei, aiutandola poi a rialzarsi e dedicandole un ultimo sguardo.
Nessuno proferì parola, il biondo raggiunse Mark sull’uscio e si chiusero la porta alle spalle, lasciando Lexy da sola.
È quasi ammirevole il tuo coraggio” mormorò Mark, abbozzando una risata e salendo dal lato guidatore. Riluttante, Justin fece la stessa cosa, ma dal lato passeggero; si sentì sempre più pentito di essere uscito allo scoperto ed avergli lanciato quella sfida, ma era stanco di doversi nascondere senza vedere la situazione migliorare.
Durante il breve tragitto, nell’abitacolo regnò il silenzio, smorzato soltanto dal rumore del motore. Di tanto in tanto Justin spostava lo sguardo sul viso di Mark, irrigidendosi sempre più nel vedere quel ghigno bastardo dipinto sulle labbra.
 
Superarono lo Starbuck’s e raggiunsero il parco dietro ad esso, era isolato e rimaneva oscurato dagli alberi che lo circondavano. Il biondo colse un guizzo sul viso di Mark e comprese all’istante il motivo per il quale non aveva obiettato quando gli aveva proposto di recarsi lì.
Mark abbandonò l’abitacolo, sbattendo violentemente la portiera e facendo rigirare sull’indice le chiavi dell’auto; Justin era titubante, ma prese un profondo sospiro e lo seguì.
Senti, io credo che potremmo parlarne” biascicò Justin e Mark si voltò verso di lui, fulminandolo con lo sguardo, come se avesse appena detto l’assurdità più grande.
Parlare di cosa?” domandò lui, soffocando a stento una risata, ma non diede a Justin il tempo di rispondere. “Tu credi davvero che basterebbe parlarne? Mi fai ridere, sai? Non sei poi tanto diverso da Lexy, sembri tanto stupido ed innocente pure tu, ma,onestamente, non riesco a capire come possa essere passata dal volere uno come, a un rammollito come te.
Il biondo rimase immobile dopo aver udito quelle parole, si ricordò quanto le avesse raccontato Lexy e cercò di mantenere la calma, sapendo che anche il minimo cenno d’ira lo avrebbe mandato su tutte le furie.
Sei stato tu a lasciarla, o sbaglio?” domandò il biondo, mantenendo un tono di voce calmo, ma Mark colse comunque uno spiraglio di sfida.
Vero. Credevo che fosse finita, ma ho dovuto ricredermi. Solo che, ora come ora, non sono io a respingerla.
Con tutto quello che hai fatto, ci mancherebbe anche che tornasse da te” mormorò Justin a bassa voce, sperando che il moro non lo sentisse, ma, purtroppo, così non fu. Lo vide stringere i pugni lungo i fianchi, ma contrariamente a quanto Justin pensò, rimase dov’era.
Lexy sarebbe dovuta rimanere fuori da tutto ciò, non è colpa mia se ha voluto ficcare il naso in affari che non la riguardavano. Così come hai fatto tu, avresti fatto meglio a passare il tempo a giocare ai videogiochi con i tuoi amici sfigati, piuttosto che accompagnarla a cercare la professoressa.
Ma se tu non avessi rapito la professoressa, tutto questo non sarebbe successo!” sbottò a sua volta Justin, dimenticandosi del suo buon principio di mantenere la calma.
Io ho avuto i miei buoni motivi e lei lo sa, non mi pentirò di quello che ho fatto.
Contento tu” mormorò Justin, facendo roteare gli occhi e sbuffando sonoramente. Iniziava a convincersi maggiormente che provare a ragione con uno come Mark era impossibile.
Sarei ancora più contento se tu sparissi, definitivamente” ribatté il moro, dedicandogli uno sguardo gelido.
Fai sul serio?” ridacchiò nervosamente Justin, “cosa speri di ottenere se io sparissi? Lexy non ritornerà con te, il solo pensiero di vederti la terrorizza. Obbligarla a rimanerti vicino non farà sì che cada nuovamente ai tuoi piedi. Svegliati, Mark!
Questa volta fu a Justin a stringere i pugni, contraendo i muscoli delle braccia e sentendo la rabbia attraversare il suo corpo. Non poté negare di essere terrorizzato, ma riuscì a focalizzare i suoi pensieri su Lexy, collegando alla sua figura tutto ciò che aveva passato con lei.
È ammirevole, e allo stesso tempo curioso, il fatto che tu abbia tirato fuori tutto questo coraggio, ma non credo ti servirà” ribatté Mark, abbozzando un sorriso che di buono aveva ben poco. “Guardati” disse poi, iniziando a ridere, “credi davvero di riuscire ad affrontarmi senza finire con la faccia a terra? Non hai il fisico e la permanenza in ospedale non ti ha di certo fatto bene. Se fossi stato in te, ci avrei pensato due volte prima di metterti contro di me.
Justin sbuffò, spazientito, e si sentì notevolmente offeso per l’insulto ricevuto verso il suo fisico. Non era muscoloso quanto Mark, ma le ore spese precedentemente in palestra avevano dato i loro frutti.
Sei soltanto un fallito” biascicò il biondo ed i buoni propositi di mantenere la calma andarono in fumo. “Se io fossi in te” disse poi, marcando volutamente il tono sul pronome possessivo, “mi arrenderei e lascerei Lexy in pace. Non ti vuole!
Tra tutte le parole uscite dalla bocca di Justin, quelle ultime furono la classica goccia che fece traboccare il vaso. Mark non rispose, mosse qualche passo verso di lui e gli sferrò un pugno sulla gota sinistra, costringendolo a voltare di scatto il viso. Successivamente, lo spise al suolo, colpendolo con un calcio al centro dello stomaco.
Sul viso di Justin comparve all’istante una smorfia di dolore ed avvolse entrambe le braccia attorno al punto colpito. Lo sguardo di Mark era fisso sulla figura del biondo stesa al suolo, nei suoi occhi sembrava aleggiare un fuoco vivo e l’odio che provava cresceva a dismisura.
Non risolverai niente comportandoti così” mormorò Justin, sentendo il resiro  farsi sempre più pesante.
Mark si era stancato di sentire la sua voce e, con forza, premette il piede sulla spalla del biondo, costringendolo a far intrecciare i loro sguardi e ad impedirgli di rialzarsi.
Solo perché le cose son cambiate, non significa che non si possono risolvere” ribatté Mark, volgendogli un ghigno.
Ah sì? Io non credo che Lexy la pensi così. Da quanto mi ha detto, sei tu ad essere cambiato.
Mark premette più a fondo il piede contro la spalla del biondo, provocandogli maggior dolore.
Tu di questo non dovresti preoccupartene. Preoccupati, più che altro, di sparire dalla mia vista. E, con sparire, intendo di non farti più vedere.
No” biascicò Justin, stringendo i denti, “non lo farò.
Mark spostò il piede dalla spalla del biondo e strinse la sua mano attorno al collo. “Lo farai invece” ringhiò, stringendo maggiormente la presa attorno al suo collo, sino a che non lo vide iniziare a respirare più faticosamente. Justin tentò di divincolarsi, ma la presa attorno al suo collo era salda e, dopo i colpi subiti, sentiva di non avere tutta quella forza che sperava.
Alzati!” sbottò poi Mark, mollando la presa e scostandosi di poco, lasciando che il biondo si rialzasse. Si passò il dorso della mano sulla gota colpita e sul labbro, ritrovandoselo sporco di sangue, ed una smorfia si fece spazio sul suo volto.
Justin non aveva alcuna intenzione di incassare i colpi senza reagire, soprattutto perché – sebbene fosse partito con le migliori intenzioni – Mark non si era fatto problemi a colpirlo ripetutamente e fargli male davvero.
Si avvicinò lentamente al moro, stringendo il pugno sinistro lungo il fianco e deciso a colpire il suo volto, ma l’altro lo precedette. Il pugno di Mark colpì un’altra volta il viso di Justin e, proprio mentre stava per colpirlo nuovamente, la voce di Lexy giunse alle loro orecchie.
Adesso basta!” gridò lei, guardando entrambi con gli occhi velati di lacrime.
E tu che cosa ci fai qui?” sbottò Mark, voltandosi verso di lei e fulminandola con lo sguardo, “saresti dovuta rimanere a casa.
Lexy fece per ribattere, ma non ne ebbe il tempo, Mark si avvicinò a lei a passo deciso e, afferrandola per un braccio, la costrinse a seguirla in macchina.
Justin rimase immobile e cercò di mantenere un contatto visivo con Lexy, fino a quando non sparì all’interno dell’auto.



Spazio autrice:
So di aver fatto passare un mese dall'ultimo aggiornamento, ma è anche vero che avevo chiesto un minimo di interesse in più da parte di chi leggeva. Questo non è arrivato, ma ho deciso di aggiornare lo stesso per chi ancora la segue e perché detesto non portare a termine le storie.
Non ho molto da dire sul capitolo e sulla storia, se non che mancano al massimo quattro capitoli prima della conclusione.
A differenza di questo, il prossimo capitolo sarà leggermente più tenero. (capirete poi il perché.)

Ringrazio le quattro ragazze che mi hanno lasciato una recensione e chi ha inseritola storia tra i preferiti. Lo apprezzo davvero tanto :)


Alla prossima!
Much Love,
Giulia

@Belieber4choice on twittah and instagram.                    se avete domanda, ask me.
 

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Capitolo 35
*** Capitolo 35. ***


 

Capitolo 35.
 
 
Lexy fu costretta a salire in macchina e non ebbe nemmeno il coraggio di opporre resistenza. Quando Mark mise in moto l’auto e si allontanò da lì, la ragazza si voltò quasi completamente verso di lui, azzardandosi a chiedere: “dove stiamo andando?
Il moro strinse le labbra in una linea dura e non rispose, innescò la quarta marcia e la velocità aumentò notevolmente, costringendola a far aderire la schiena contro il sedile.
La ragazza rimase in silenzio – reprimendo a fatica la voglia di porgli altre domande – fino a quando non superarono casa sua. Si voltò di scatto, vedendo allontanarsi sempre più la sua abitazione ed iniziando ad agitarsi maggiormente.
Mark, dove stiamo andando?” chiese, senza preoccuparsi di aver lasciato trapelare tutta la sua preoccupazione nel tono di voce.
Lui continuò a non risponderle e strinse maggiormente la presa delle mani attorno al volante. Come ogni volta che si trovava vicino a lui, Lexy si sentì sempre più chiusa in gabbia, troppo spaventata per proferire una parola di troppo. Congiunse le mani ed abbassò lo sguardo, inquadrando di tanto in tanto – con la coda dell’occhio – la figura di Mark. La sua attenzione era completamente rivolta sulla strada avanti a sé, la mascella era contratta ed i muscoli delle braccia tesi. Lexy deglutì sonoramente e portò lo sguardo oltre il finestrino. Ripercorsero la strada che conduceva al piccolo rifugio di Mark, ma lo superarono e lei iniziò ad agitarsi ancor di più.
Dove mi stai portando?” sibilò un’altra volta Lexy, “Mark, ti prego, dimmelo. Ho paura.
Si rese conto di esser diventata estremamente assillante ed era certa che, a breve, Mark le avrebbe inveito contro, ma così non fu. Rimase in silenzio fino a quando, pochi minuti dopo, l’auto si fermò. Mark si voltò quasi completamente verso la ragazza, ma lei non si azzardò a far incrociare i loro sguardi. Ora che il motore era spento, nell’abitacolo si poteva udire soltanto il suono dei loro respiri e Lexy sentì la tensione crescere maggiormente. Posò lo sguardo sull’orologio all’interno del cruscotto, sembrava non volersi decidere a segnare il tempo che scorreva con maggiore velocità. Le sembrava come se fosse rimasta chiusa in quell’auto per ore e, invece, erano trascorsi soltanto pochi minuti.
Vide Mark spostare lo sguardo avanti a sé e lei fece lo stesso. Si guardò attorno per una manciata di secondi e, non appena inquadrò l’imponente cancello in ferro battuto, realizzò dove fossero.
A pochi passi da loro vi era un cimitero ed era già trascorso un anno dall’ultima volta che Lexy vi aveva messo piede, in occasione del funerale di Hailey, la sorella di Mark.
Perché mi hai portata qui?” domandò lei, non così sicura di riuscire ad ottenere una risposta.
Era da diverso tempo che non ci venivo” mormorò lui, “non… non volevo venirci da solo, o con i miei.
Lexy sbarrò gli occhi, non ricordava nemmeno da quanto tempo non lo vedesse sotto ad una luce diversa, totalmente privo di cattiveria. No, non se lo ricordava, ma era sicuramente passato molto tempo dall’ultima volta che si era mostrato così… debole.
Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare. Ho riversato la mia rabbia su di te e… sul tuo amico” disse, pronunciando con disgusto quelle ultime parole.
Hai esagerato, Mark, e non parlo solo di quello che hai fatto passare a Justin e me. Non avresti dovuto uccidere la professoressa. Hai sbagliato” replicò lei, sentendosi in dovere di iniziare quello spiacevole argomento.
Le tornò alla mente la scena che la fece rabbrividire e disgustare più di quanto avesse mai provato in vita sua: l’immagine del corpo senza vita della professoressa Stoner, giacente al suolo, era ancora vivida nella sua mente e chissà per quanto altro tempo avrebbe dovuto conviverci.
Aveva impiegato tutte le sue forze pur di ritrovarla e tentare di salvarla, ma aveva fallito e non riusciva a darsi pace. Aveva rischiato grosso, così come i suoi amici e, a causa di Mark, Justin ne era rimasto ferito gravemente.
No, di quello non me ne pento” sbottò lui, dando un leggero pugno sul volante. “avevo pianificato da tempo di farla fuori e, ora che ci sono finalmente riuscito, non perderò tempo a sentirmi in colpa.
Lexy lo guardò con aria incredula, reprimendo sin da subito la voglia di ribattere. Vide l’odio aleggiare nel suo sguardo, ma si dissolse non appena quegli occhi incrociarono i suoi.
Andiamo?” mormorò lui, facendo cenno verso l’entrata del cimitero e Lexy annuì, scendendo dall’auto.
Mark l’affiancò, tanto che le loro braccia quasi si sfiorarono e la ragazza percepì un brivido percorrerle la schiena. Ritrasse il braccio con un gesto fulmineo e accelerò il passo, raggiungendo l’imponente cancello nell’arco di una manciata di secondi.
Non è necessario che tu abbia paura di me anche adesso” mormorò, costringendola a voltarsi, ma non rispose.
So che è difficile per te, ma, davvero, almeno adesso, potresti cercare di non mostrarti così spaventata da me? Non è piacevole.
Lexy, debolmente, annuì e – per una volta – non lo fece perché si sentì obbligata, sapeva di non esserlo, ma perché colse quella sua richiesta come una sorta supplica. Ed era raro cogliere un cenno del genere in quel suo sguardo.
Non sapeva esattamente che cosa vagasse all’interno della mente di Mark, non sapeva nemmeno per quale assurda ragione non le avesse inveito contro o, in qualunque modo, non l’avesse trattata male. Si era persino dimenticata di come fosse quel ragazzo quando, tempo prima, avevano condiviso ogni cosa. Non era più riuscita ad associare alla sua figura un aggettivo che non fosse negativo, era terrorizzata anche al solo pensiero di essergli accanto eppure, in quel momento, tutto ciò stava scemando.
Ci proverò” biascicò lei, stringendosi nelle spalle ed abbassando lo sguardo.
Lui le lanciò un’occhiata, che sembrava essere colma di gratitudine, e l’affiancò, intimandola ad entrare.
Quel luogo era ancor più deserto di come lo ricordava, nessuno si era preso la briga di far visita ai propri cari e ciò aveva reso l’atmosfera ancor più triste. Nel giro di pochi minuti, raggiunsero la lapide che recava la scritta dorata Hailey Reed. Nessuno dei due proferì parola per quelli che sembrarono interi minuti, solo quando Lexy posò lo sguardo sui fiori ormai appassati, si decise a parlare.
Da quanto tempo non mettevi piede qui dentro?” gli domandò.
Credo dall’estate scorsa” rispose lui.
La ragazza sbuffò e scosse il capo. “Mark, sono passati quasi otto mesi. Perché non sei più venuto?
Lui si strinse nelle spalle, impiegando diversi istanti prima di ribattere.
Non lo so, non me la sentivo di venire fin qui e dover ricordare tutto.
Lexy annuì, inginocchiandosi e posando lo sguardo sulla foto della ragazza: era così diversa da Mark, i capelli erano biondi e lunghi e due occhi chiari, color del cielo, rendevano quasi difficile credere che fosse sua sorella.
Avresti potuto portarle almeno dei fiori” commentò lei, sollevando lo sguardo quanto bastava per incrociare i suoi occhi scuri.
Ho deciso all’ultimo di venire, altrimenti li avrei portati” replicò lui, usando un tono di voce notevolmente basso.
Non importa, intanto tolgo questi” mormorò Lexy, avvicinandosi al vaso di fiori ed iniziando a toglierli uno ad uno.
No, quella lasciala” disse, notando che stava per afferrare anche una rosa rossa, ormai appassita.
Ma ormai è secca” replicò lei.
Lo so, ma voglio che rimanga lì. Una settimana prima che morisse, papà gliel’aveva portata e da allora era rimasta in un vaso sul comodino di camera sua. L’ho portata qui solo dopo che Hailey è morta e voglio che rimanga lì” spiegò brevemente.
Lexy annuì ed estrasse dal vaso solo gli altri fiori e posandoli sul terreno accanto a sé.
Rimase inginocchiata, senza muovere un solo muscolo per alcuni istanti, fino a che non udì la suoneria del cellulare di Mark riempire l’aria. Si allontanò da lei, per tanto non riuscì a percepire che cosa stesse dicendo.
Distolse l’attenzione dalla sua figura e posò nuovamente lo sguardo sul volto di Hailey, rabbuiandosi più di quanto non aveva fatto prima.
 
Andiamo” mormorò all’improvviso Mark, strappandola dai suoi pensieri e costringendola a voltarsi verso di lui.
Lexy balzò in piedi e non esitò a seguirlo, ma adottò comunque un passo lento e mantenne una distanza adeguata.
Lo sguardo di Mark era fisso verso il basso e, non appena superò il cancello, raggiunse la sua auto e si appoggiò ad essa, estraendo dalla tasca un pacchetto di sigarette ed iniziando a fumarne una.
La ragazza si avvicinò ed il suono dei suoi passi sull’asfalto riempì l’aria, ma non per questo Mark spostò lo sguardo su di lei.
Perché sei cambiato così tanto?” gli domandò lei con un filo di voce e Mark posò immediatamente lo sguardo su di lei, dedicandole un’occhiata torva.
Non saprei dirtelo. Sono successe troppe cose che mi hanno costretto a cambiare.
Ti preferivo prima” mormorò lei, abbassando il capo.
Ora che l’hai detto cambierà qualcosa?” replicò lui, espirando una nuvola di fumo, “voglio dire, non torneresti con me comunque, vero?
Lexy distolse lo sguardo da quello di Mark e lo posò su un punto indefinito avanti a sé. Scosse il capo e disse: “ormai è troppo tardi, speravo l’avessi capito.” Volutamente, Lexy fece sembrare il suo tono di voce leggermente più acido, Mark colse quella particolarità, ma finse d’ignorarla.
Lo immaginavo” commentò poi, abbozzando un sorriso forzato e gettando al suolo la sigaretta.
Che cosa farai d’ora in poi?” gli domandò lei, incrociando le braccia al petto e costringendolo a guardarla.
La guardò senza capire e la ragazza parlò di nuovo. “Tenterai ancora di rendermi la vita un inferno?
Il moro scosse il capo. “No, non ti darò più fastidio. Hai la mia parola.
Posso davvero fidarmi di te?
Lexy non si decise ad abbassare la guardia e non l’avrebbe fatto, sebbene iniziasse a vederlo sotto una luce notevolmente diversa.
Scosse il capo, scacciando quel pensiero e concentrandosi sulle parole che, poco dopo, uscirono dalla bocca di Mark.
Sì, sarebbe solo tempo perso per me” biascicò, lasciando che il suo tono di voce si abbassasse sempre più. “Ho rovinato tutto, questo è il prezzo da pagare.
La ragazza gli lanciò un’occhiata di sufficienza, stupendosi parecchio nel notare che stava definitivamente gettando la spugna.
Lo vide poi salire in macchina e lei fece lo stesso.
 
Ti riporto a casa” mormorò lui e mise in moto la macchina, provocando un rombo non indifferente. Lexy annuì e si allacciò la cintura di sicurezza nello stesso istante in cui l’auto iniziò a sfrecciare sull’asfalto. Nessuno dei due sembrava aver intenzione di proferire parola ed il silenzio all’interno di quell’abitacolo venne smorzato soltanto da un suono proveniente dal cellulare di Lexy.
 
Un messaggio ricevuto da: Kate
«Dove sei?»
 
Lexy sospirò sonoramente nel leggerlo e digitò velocemente una risposta.
«Sto tornando a casa.»
 
Ripose nuovamente il cellulare in tasca e mantenne lo sguardo fisso oltre il finestrino fino a che non realizzò che mancavano pochi metri all’arrivo.
Mark frenò di colpo, costringendo entrambi a subire una notevole scossa verso il parabrezza. I suoi occhi erano sbarrati e sul suo volto aleggiava un’espressione di stupore, mista a paura. Lexy spostò prima su di lui, poi verso casa sua. Davanti ad essa erano parcheggiate due voltanti della polizia, le sirene erano spente, ma le luci rosse e blu accese. Dietro ad esse intravide Justin, Kate, Grace, Chaz e Ryan, mentre, a pochi passi da loro, scorse la figura di suo padre, impegnato a parlare con uno dei due agenti.
Riportò lo sguardo sulla figura di Mark e lo sentì deglutire rumorosamente.
Che succede?” domandò lei, assumendo la stessa espressione di lui.
Scendi dalla macchina” fu tutto ciò che disse lui.





Spazio autrice:
Questa volta non sono in ritardo, tutt'altro, ma, dato che la storia ormai è giunta quasi alla fine, ho deciso di concentrarmi maggiormente su questa e portarla a termine senza far passare mesi da un aggiornamento all'altro.
Credo - anzi ne sono sicura - che il prossimo capitolo sarà l'ultimo, per cui ci terrei a sapere che cosa ne pensate, visto e considerato che ultimamente siete un po' sparite.

Non tarderò ad aggiornare, promesso :)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia


@Belieber4choice on twittah and instagram.                    se avete domanda, ask me.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36. ***





 
Capitolo 36.
 
 
Scendi dalla macchina” le ordinò Mark, usando, questa volta, un tono decisamente più duro. La ragazza non se lo fece ripetere nuovamente e sganciò la cintura, abbandonando in men che non si dica l’abitacolo. Non appena posò i suoi piedi sull’asfalto, gli sguardi di quella piccola folla si spostarono su di lei ed i due agenti corsero verso la macchina, ordinando a Mark di scendere.
Coraggio, scendi!” sbottò, senza troppe cerimonie, lo stesso uomo in divisa che poco prima parlava con il padre della ragazza.
Il ragazzo alzò le mani in segno di resa ed abbandonò l’abitacolo, appoggiandosi poi con la schiena ad esso.
Justin fu subito accanto a Lexy, avvolgendo le braccia attorno al suo collo e stringendola forte a sé. La ragazza, sebbene esitando qualche secondo, fece lo stesso, ma il suo sguardo fu fisso sulla figura di Mark. Justin la costrinse ad allontanarsi da lì e non ebbe più modo di sentire ciò che quell’uomo stava dicendo a Mark.
Sei stato tu a chiamare la polizia?” gli domandò Lexy, sciogliendo quell’abbraccio. Justin le dedicò un’occhiata confusa, il modo in cui Lexy aveva pronunciato quelle parole sembrava quasi accusatorio e non ne capiva il motivo.
S- sì, cioè la telefonata l’ha fatta Ryan non appena lui e gli altri mi hanno raggiunto da Starbuck’s” spiegò il biondo. “C’è qualcosa che non va?” le domandò poi.
La ragazza scosse il capo, senza però guardarlo negli occhi.
Ti ha fatto del male?
No!” sbottò lei, facendo intrecciare lo sguardo con quello di Justin, “non mi ha fatto assolutamente niente.
Ma che ti prende? Sembra quasi che ti dispiaccia per lui!” sbottò Justin a sua volta, allargando le braccia ed assumendo un’espressione ancor più incredula.
Lo sguardo di Lexy si posò nuovamente al suolo e si strinse nelle spalle, sfregandosi poi il braccio con la mano. Justin si avvicinò nuovamente a lei, cercando d’incrociare il suo sguardo, ma lei continuò a mantenere il capo abbassato, così posò due dita sotto al suo mento e la costrinse a guardarlo negli occhi.
Sei sicura che non ti abbia fatto niente? Lexy, devi dirmelo se ti ha fatto del male.
Gli occhi di Lexy si riempirono di lacrime, ma fece di tutto pur di non lasciare che le rigassero le gote. “Non mi ha fatto niente” mormorò, ma ogni suo tentativo di reprimere anche i singhiozzi fu vano.
E allora perché piangi? Ti ha minacciato? Ha minacciato me, o-
La ragazza scosse nuovamente il capo. “Niente di tutto questo.
Justin sospirò sonoramente, volse una rapida occhiata a Mark – il quale incrociò il suo sguardo solo per un attimo – e poi riportò nuovamente lo sguardo su di Lexy.
Allora dove ti ha portata?
Al cimitero” biascicò lei e il biondo le volse un’occhiata interrogativa. “Voleva solo che lo accompagnassi da sua sorella, era da tanto tempo che non ci andava.
Capisco” disse in tutta risposta lui.
 
Sei in arresto” pronunciò con tono fermo il poliziotto e, nell’istante in cui fece per ammanettarlo, la voce di Mark lo costrinse a fermarsi.
Prima voglio salutarla” disse il moro, facendo un cenno con il capo verso Lexy.
Hai meno di un minuto” ribatté l’altro e lo lasciò momentaneamente libero. Mark si allontanò di qualche metro e Lexy lo raggiunse, avvertendo uno strano senso di smarrimento dentro di sé. I suoi occhi erano ancora velati di lacrime e si sentì incredibilmente stupida a provare tutta quella tristezza. Mark abbozzò un sorriso che – a differenza delle altre volte – sembrava vero.
Non fare quella faccia anche adesso” mormorò lui, ma non risuonava più come un ordine, sembrava quasi che si stesse prendendo gioco di lei solo per smorzare quella tensione.
Lexy si strinse nelle spalle e si asciugò velocemente le lacrime, tentando di curvare gli angoli della bocca verso l’alto, anche se quello sembrò più una smorfia che un sorriso.
Non vorrai farmi credere che adesso ti dispiace per me” disse, muovendo un altro passo verso di lei, ma mantenendo comunque una certa distanza.
La ragazza scosse il capo. “Non ho detto questo. Sai anche tu di aver sbagliato e non mi riferisco solo alla fine che hai fatto fare alla professoressa, ma…
Ma?” insistette lui, desideroso di sentire fino in fondo ciò che aveva da dire.
Non lo so, è solo che mi sei sembrato diverso prima e non capisco per quale assurda ragione ti sia comportato così male con me” pronunciando quelle parole, Lexy lasciò che altre lacrime le rigassero il volto, ma le asciugò quasi subito.
Quella è l’unica cosa di cui mi pento” biascicò lui, abbassando lo sguardo.
È già qualcosa” ribatté lei, lanciando una breve occhiata dietro di sé e notando che Justin la stava fissando.
Mi sento un idiota se penso che avremmo potuto risolvere tutto questo qualche settimana fa.
Non avresti rischiato di finire dietro le sbarre, questo è sicuro.” Lo sguardo che Lexy gli dedicò fu gelido, ma non poté evitare di soffocare un paio di singhiozzi che le impedirono di finire quella frase senza interruzioni.
Non proverai pena per me adesso” mormorò lui, riportando lo sguardo su di lei ed incrociando le braccia al petto.
Non è pena quella che provo per te, Mark” puntualizzò lei.
Hey tu, tempo scaduto!” sbottò lo stesso agente che poco prima stava per ammanettarlo. Mark annuì e, prima di allontanarsi da lei, disse: “non so per quanto tempo dovrò stare lì dentro, ma  ti prometto che farò di tutto per cambiare.
Lexy annuì leggermente e posò lo sguardo al suolo, mentre avvertiva i suoi occhi riempirsi ancora di lacrime. Non era certa di potersi fidare di lui, ma sentiva che qualcosa era cambiato e sapeva che, se solo lui fosse rimasto lì, avrebbe commesso nuovamente lo stesso errore.
Posso abbracciarti per l’ultima volta?” le domandò lui, spiazzandola totalmente.
Certo” mormorò lei e si avvicinò a lui, rifugiandosi tra le sue braccia e facendosi avvolgere da esse.
Quell’abbraccio durò poco, forse poco più di cinque secondi, ma fu sufficiente per far sì che Justin avvertisse un senso d’ira crescere dentro di sé.
Il biondo mantenne le labbra serrate in una linea dura fino a che Mark non sparì all’interno della volante della polizia e giurò di aver notato una sottospecie di sorriso al di là del finestrino.
Lexy si voltò completamente verso di lui, incrociando così il suo sguardo cupo, e lo raggiunse.
Non avercela con me, ti prego” fu tutto ciò che Lexy gli disse prima di dirigersi verso casa.
Lexy, aspetta” la fermò suo padre, “più tardi dovrai andare alla centrare per rispondere ad alcune domande.
La ragazza annuì appena e rientrò in casa e tutti gli sguardi si posarono su di lei, specialmente quello di Justin. Fece per seguirla, quando Kate lo afferrò per un braccio, costringendolo a fermarsi. “È meglio che le parli io” disse e, sebbene riluttante, il biondo annuì.
 
Kate entrò in casa senza nemmeno bussare, o suonare il campanello, già sapeva che Lexy non si sarebbe mossa da camera sua per andare ad aprire. Si diresse nella stanza dell’amica e la trovò seduta sul letto, le gambe contro al petto e le braccia attorno ad esse, aveva lo sguardo perso nel vuoto e, nonostante avesse sentito i passi di qualcuno, non si voltò nemmeno per scoprire chi fosse.
Lexy” mormorò Kate e solo allora posò l’attenzione su di lei.
So che probabilmente vorresti che ti dicessi qualcosa, ma non ho voglia di parlare. Scusami” disse Lexy, riportando lo sguardo avanti a sé. Kate non aveva alcuna intenzione di darsi per vinta, così si avvicinò e si sedette sul letto accanto all’amica, senza però parlare.
Trascorsero interi minuti in cui, in quella stanza, regnò il silenzio più totale, smorzato soltanto dai loro respiri. Improvvisamente, Kate sentì un sospiro un po’ troppo pronunciato ed inquadrò la figura di Lexy: alcune lacrime le stavano rigando il viso e lei non fece assolutamente nulla per fermale.
Kate fece per aprir bocca, ma represse all’istante la voglia di parlare, soprattutto perché sapeva che – qualsiasi cosa avrebbe detto – non avrebbe migliorato la situazione.
Sembra che ogni cosa che faccio sia sbagliata” biascicò Lexy, mentre il suo respiro si appesantiva sempre più a causa di quel pianto silenzioso.
No, non è vero. La colpa non è tua” ribatté l’altra, voltandosi completamente verso di lei.
Evidentemente non hai visto la faccia di Justin dopo che Mark mi ha abbracciato.
Sì, l’ho vista. Ma non ti preoccupare, gli passerà” tentò di rassicurarla Kate, ma Lexy scosse il capo e volse lo sguardo verso il soffitto.
Certo, prima o poi.
Nessuna delle due parlò più per alcuni istanti, fino a che Kate non abbracciò Lexy.
Voglio parlare con lui” mormorò Lexy, sciogliendo l’abbraccio ed asciugandosi le lacrime dal viso.
Kate annuì e, alzandosi dal letto, disse: “d’accordo, vado a chiamarlo.
 
Non appena Kate fu fuori, si avvicinò a Justin, il quale sembrava deciso ad allontanarsi da lì.
Lexy vorrebbe vederti” disse lei, fermandosi davanti a lui. La sua espressione, da sorpresa, divenne nuovamente dura.
Sicura che non volesse vedere Mark al posto mio?
Kate incrociò le braccia al petto, dedicandogli un’occhiata di sufficienza.
Quando deciderai di andare da lei, fammi il favore di non lanciarle frecciatine del genere” sbottò, per poi dargli le spalle ed iniziando a camminare verso casa, seguita da Ryan.
Il biondo sbuffò sonoramente e rimane immobile  a fissare il vuoto avanti a sé.
Non mi dirai che ci stai anche pensando” sbottò Chaz, fulminandolo con lo sguardo. “Vai da lei.
Senza farselo ripetere ulteriormente, il biondo fece esattamente come gli era stato detto e corse la villa. Bussò ripetutamente a quella porta, ma non udì alcuna risposta, perciò decise di entrare comunque.
Si diresse a passo lento verso il corridoio che portava alla camera di Lexy, non era per niente illuminato, così come non lo era quella stanza. La porta era aperta e, non appena fu d’innanzi ad essa, si fermò.
Lexy spostò lo sguardo su di lui e, con un cenno del capo, gli intimò di avvicinarsi e così fece.
Va meglio?” le domandò lui, sedendosi accanto a lei, ma lasciando comunque che un po’ di spazio li dividesse. Lexy annuì leggermente e si avvicinò a lui, incrociando entrambe le braccia attorno al suo collo ed appoggiando la fronte contro la sua guancia.
Sebbene avesse esitato, Justin avvolse un braccio attorno alla vita della ragazza, stringendola leggermente.
V- vuoi che venga con te alla centrale oggi pomeriggio?” le domandò, facendo in modo che quell’abbraccio si sciogliesse. Lexy rimase basita dal quel gesto, lo sentiva molto più distaccato e freddo nei suoi confronti. “Sì, grazie” mormorò infine, a pochi centimetri dal suo viso.
Justin” disse poi, attirando su di sé l’attenzione del biondo, “non voglio che pensi che abbia cambiato idea su Mark.
Sicura che non sia così?” chiese di rimando lui.
La ragazza scosse il capo. “Non è così. Non dimentico quello che ti ha fatto, né tanto meno quello che ha fatto. L’ho solo visto più… debole del solito e sai anche tu che Mark non è esattamente il tipo che si mostra così davanti agli altri.
Il biondo annuì leggermente ed avvicinò la mano al volto di Lexy, spostandole dietro all’orecchio una ciocca di capelli.
Non voglio che tra di noi le cose cambino. Io ho bisogno di te e lo sai” mormorò lei a pochi centimetri dalle sue labbra.
A- anche per me è lo stesso” ribatté lui, sentendo il respiro farsi sempre più pesante.
Iniziò a mettere da parte tutto ciò che era appena successo. Avvertiva ancora un lieve dolore nei punti in cui Mark lo aveva colpito, ma cercò di non pensarci, limitandosi a concentrarsi solo su ciò che aveva davanti.
Lexy si avvicinò maggiormente a lui, eliminando del tutto la distanza che separava i loro volti e premendo così le sue labbra su quelle di lui. Justin dischiuse di poco le labbra, permettendo alla lingua di Lexy di scontrarsi con la sua. Poggiò una mano sul collo di lei, attirandola maggiormente a sé e la ragazza fece lo stesso, costringendolo a sdraiarsi poi sopra di lei.
Quel bacio andò via via intensificandosi e le loro labbra rimasero unite solo fino a quando entrambi non sentirono l’improvviso bisogno di riprendere fiato. Lexy utilizzò quel lasso di tempo per far intrecciare i loro sguardi, quasi come se desiderasse notarne ogni più piccola sfumatura.
Che c’è?” le domandò lui sorridendo e facendo sfiorare i loro nasi.
Lexy rimase seria e non rispose. Lo attirò nuovamente a sé, facendo sue quelle labbra e facendo scorrere le mani lungo la vita del biondo, arrivando sino all’orlo della maglietta. Gliela sollevò lentamente ed entrò a contatto con la pelle nuda di lui, facendolo rabbrividire leggermente.
Dopo quelli che sembravano istanti infiniti, si decise a sfilargliela e Justin la lasciò cadere sul pavimento. Fece per sfilare anche quella di lei, quando si accorse che la porta della stanza era rimasta aperta, così abbandonò riluttante il letto.
Si alzò per chiuderla, ma, nell’istante in cui si voltò per ritornare da lei, si ritrovò la figura di Lexy a pochi centimetri da lui. Anche la sua maglietta era finita al suolo, le rimanevano indosso soltanto il reggiseno ed i pantaloncini. Justin si soffermò qualche istante a guardarla, passando in rassegna ogni minimo dettaglio, come se fossero passati mesi dall’ultima volta che l’aveva vista così.
La ragazza si avvicinò notevolmente a lui, fece combaciare i loro petti e lo costrinse a finire con la schiena contro il dorso della porta. Quel gesto provocò un lieve rumore e la ragazza sorrise, poco prima di far combaciare un’altra volta le loro labbra. Un altro bacio prese vita e le mani del biondo iniziarono a percorrere ogni centimetro di pelle del busto di Lexy, sino ad arrivare dove iniziava il tessuto dei pantaloncini. Glieli slacciò velocemente e scivolarono lungo le gambe della ragazza, che non tardò a liberarsene del tutto. Finalmente, Justin fu libero di sfiorarle anche il fondoschiena e, premendo su di esso, le fece intendere di voler diminuire ulteriormente la distanza che li separava. Con un piccolo balzo, Lexy allacciò le gambe attorno alla vita del biondo, raggiungendo così la sua altezza e riprendendolo a baciarlo con più foga. Infilò le dita tra i suoi capelli biondi, tirandone di tanto in tanto le punte e, grazie a quel gesto, Justin si lasciò sfuggire un gemito contro le labbra della ragazza.
Mantenendo ben salda la presa, mosse qualche passo fino a che non raggiunse il letto, vi ci fece adagiare dolcemente sopra il corpo della ragazza e si sdraiò sopra di lei, reggendosi con la sola forza delle braccia.
Questa volta fu lei slacciargli i pantaloni, i quali raggiunsero il resto degli indumenti accasciati sul pavimento.
Si privarono ben presto anche degli indumenti intimi, lasciando che i loro corpi nudi si sfiorassero lungo contro l’altro.
Nemmeno io voglio che le cose cambino tra di noi” le sussurrò ad un orecchio lui, per poi morderne lievemente il lobo.
Lexy si lasciò sfuggire un gemito ed annuì. “Non cambierà niente” ripeté, sentendo il respiro appesantirsi sempre di più. Justin premette le sue labbra contro quelle di lei ed entrò in lei, facendola lievemente sussultare. Lexy puntò le dita contro la schiena del biondo, attirandolo il più possibile a sé e seguendo ritmicamente i suoi movimenti, i quali aumentarono di volta in volta. Raggiunsero l’apice del piacere quasi nello stesso istante e, dopo averla baciata un’ultima volta, Justin si sdraiò accanto a lei, riprendendo pian piano un respiro regolare.
Lexy si accoccolò al suo petto e lui la strinse forte a sé.
Rimasero l’uno abbracciato all’altra per diverso tempo, fino a quando la voce del biondo non riempì la stanza.
Si è fatto tardi, dobbiamo andare.



Spazio Autrice
Sono in ritardo? Sì? No? Non credo, dai.
Ebbene, questo è ufficialmente il penultimo capitolo, il prossimo sarà solo uno pseudo epilogo.
Mark è ufficialmente fuori scena, vi dispiace per lui? Ho letto che alcune di voi hanno provato pena per lui. (cosa strana visto che prima era odiato da mezzo mondo. lol)
By the way, come sempre vi ringrazio per le recensioni, sono contenta che siate arrivate fin qui a seguire la storia.
Aggiornerò tra pochi giorni con l'epilogo, dopodiché la storia sarà ufficialmente conclusa :)

Aspetto di leggere le vostre recensioni!

Alla prossima!
Much Love,
Giulia


@Belieber4choice on twittah and instagram. se avete domanda, ask me.

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Capitolo 37
*** Epilogo. ***





vi consiglio di ascoltare questa canzone mentre leggete.


Epilogo.
 
Il pomeriggio seguente sembrò non voler trascorrere più, Lexy era rimasta seduta su una scomoda sedia, di fronte ad un paio di uomini in divisa, per diverse ore all’interno della centrale di polizia. Le vennero poste domande su domande e la cosa più difficile non fu trovare l’esatta risposta, ma cercare di non dire altro che la verità.
Si sentì in contrapposizione con sé stessa perché, dopotutto, le dispiaceva far ricadere maggiormente la colpa su di Mark.
Ti ha mai fatto del male?” le domandò l’uomo in divisa e Lexy riportò immediatamente lo sguardo su di lui. Dischiuse le labbra, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono, dopodiché scosse il capo, sentendosi quasi in dovere di nascondere quel ricordo.
Bene, ti ringrazio per aver risposto a tutte le domande. Sei libera di andare” le disse infine e, prontamente, la ragazza si alzò da quella sedia. Lasciò la stanza e si ritrovò davanti la figura di Justin, il quale non esitò un solo istante prima di abbracciarla e lasciarle un bacio sulla fronte.
Andiamocene” mormorò Lexy, con l’intenzione di non voltarsi, ma una voce giunse alle sue orecchie, richiamando la sua attenzione.
Dimenticavo di dirti che, se hai intenzione di rivederlo, potrai farlo ogni mercoledì mattina, dalle ore dieci in poi.
La ragazza annuì, mormorando un flebile ‘grazie’, dopodiché lasciò quell’edificio, stringendo saldamente la mano di Justin nella sua.
 
Andrai da lui?” le domandò Justin una volta fuori dalla centrale di polizia. Lexy arrestò i suoi passi, posando lo sguardo avanti a sé, quasi come se ci stesse pensando, ma in realtà sapeva già la risposta.
Sì, voglio assicurarmi che stia bene” mormorò e, udendo quelle parole, Justin contrasse la mascella, sforzandosi di non dar voce ai suoi pensieri.
So che non sarai d’accordo, ma voglio farlo comunque.
Se vorrai rivederlo, per me andrà bene. Non posso impedirti di fare quello che vuoi, non voglio essere esattamente come lui” ribatté il biondo - per niente sicuro della sua risposta - abbozzando un sorriso, ma durò poco, perché l’istante dopo era già ritornato serio.
Lexy sorrise e si avvicinò a lui, prendendo entrambe le mani tra le sue e guardandolo negli occhi. “Grazie, Justin, lo apprezzo davvero tanto.
 
 
Il mercoledì successivo…
 
Lexy, sei sicura di volerci andare da sola? Possiamo venire con te se vuoi” le domandò Kate e Grace l’affiancò, annuendo e mostrando il suo appoggio.
Sì, preferisco andarci da sola” rispose Lexy, salutando con un cenno di mano le sue amiche, prima di sparire all’interno della centrale. Guardò l’orologio, segnava le dieci in punto e, prima di avvicinarsi alla guardia in divisa, prese un respiro profondo.
Devo chiederti di aprire la borsa” le disse l’uomo in divisa e la ragazza annuì, aprendo la borsa e mostrandogli il contenuto.
D’accordo, entra pure” continuò, aprendole la porta e facendola passare. Era la prima volta che si trovava in quell’ala dell’edificio e rimane immobile a guardarsi attorno per alcuni istanti.
Tutti i detenuti erano vestiti allo stesso modo, ma non le fu difficile individuare la figura di Mark, sebbene fosse di spalle.
Chi stai cercando?” le domandò un’altra guardia, affiancandola.
Mark Reed” rispose lei, “ma credo che sia-” non fece in tempo a finire la frase che Mark si voltò, rimanendo completamente sorpreso nel vederla lì.
Hai venti minuti di tempo” l’avvertì l’uomo, prima di lasciarla andare e la ragazza annuì, avvicinandosi al ragazzo.
Che cosa ci fai qui?” le domandò lui, incapace di nascondere un sorriso.
Non si aspettava di rivederla, non così presto almeno, ma, ciò che più lo aveva stupito, era il fatto che fosse stata lei a decidere di vederlo di sua spontanea volontà.
Volevo solo assicurarmi che stessi bene. Mi hanno detto che potrò venire tutti i mercoledì, anche se per poco” rispose lei, riferendosi a quanto le aveva detto poco fa quell’uomo. Venti minuti non era molti, ma erano pur sempre meglio di niente.
Sono contento che tu sia venuta” mormorò lui, muovendo un altro passo verso di lei e guardandola dritto negli occhi. La ragazza abbozzò un sorriso, ma distolse lo sguardo da quello di lui.
Per quanto tempo dovrai rimanere qui?” gli domandò e quel sorriso scomparve all’istante dal viso del ragazzo.
Per ora quattro anni” rispose lui, usando un tono di voce basso, “ma devono ancora rivedere molte cose, per cui potrebbero anche aumentare.
Capisco” mormorò lei, incapace di nascondere quell’espressione triste.
Oh, andiamo Lexy, non fare quella faccia. È già abbastanza deprimente rimanere qui dentro, non voglio che continui a sembrare così triste anche per quel poco di tempo che passeremo insieme” e anche quelle parole sembravano più una supplica, che una semplice richiesta.
Hai ragione, scusa” disse lei, sforzandosi di sorridere.
Al tuo amico non da fastidio il fatto che tu venga qui?” le domandò Mark, senza preoccuparsi di mascherare quella punta d’ira presente della sua voce.
No” rispose lei, “non m’impedirà di vederti.
Il ragazzo annuì e si sedette sulla sedia accanto al tavolo dietro di lui.
Se non altro non si sta comportando come facevo io” mormorò poi, avvertendo il senso di colpa farsi spazio dentro di sé.
Siete completamente diversi, non puoi fare certi paragoni” puntualizzò Lexy, avvicinandosi si un altro po’ a lui.
Lo so” mormorò lui, curvando le labbra verso l’alto quando un pensiero gli attraversò la mente. “So anche che, quello che provi tu per lui, non è ancora così forte rispetto a quello che provavi per me. Non è vero?
Lexy rimase spiazzata da quella domanda, spostò lo sguardo su di lui, incapace di ribattere.
Non importa, non voglio saperlo adesso” continuò lui, afferrandole il polso e costringendola a sedersi sulle sue gambe. Le gote della ragazza diventarono improvvisamente più rosee, ma abbassò il capo per cercare di nasconderlo.
Mark avvolse entrambe le braccia attorno alla sua vita e la strinse leggermente a sé, appoggiando la fronte sulla sua spalla.
Grazie per essere venuta” mormorò poi e Lexy si decise a ricambiare quell’abbraccio.
Incrociò per un attimo lo sguardo della stessa guardia che poco prima l’aveva fatta entrare, il quale picchiettò l’indice contro l’orologio da polso che indossava, intimandole di velocizzare quel saluto.
Devo andare adesso” biascicò lei, sciogliendo quell’abbraccio ed alzandosi. Mark annuì, sebbene riluttante. “D’accordo, a mercoledì.
La ragazza percepì quelle parole come una specie di promessa, sentendosi in dovere di mantenerla e l’avrebbe fatto.
 
 
Mentre ripercorreva la strada che l’avrebbe portata a casa, Lexy avvertì una fastidiosa morsa avvolgerle lo stomaco, sentì gli occhi pizzicare e la vista annebbiarsi. Più cercava di allontanare l’immagine della figura di Mark dalla sua mente, più questa riappariva, costringendola a fare un salto nel passato, ricordando tutto ciò che avevano condiviso.
Era stata una storia colma di alti e bassi, lei stessa non avrebbe mai negato di aver sofferto davvero tanto, eppure sentiva la sua mancanza. Non avrebbe mai immaginato di arrivare al punto dal poterlo vedere soltanto per venti minuti alla settimana, costretto a rimanere dietro alle sbarre per uno degli atti più terribili che mai si potessero compiere.
Quando fece per avvicinarsi al vialetto di casa sua, vide in lontananza la figura di Justin e quei pensieri negativi scomparvero. Gli sorrise, asciugandosi velocemente la lacrima che poco prima le aveva rigato la gota sinistra. Corse verso di lui e lo abbracciò, per poi stampargli un bacio a fior di labbra.
Com’è andata?” le domandò lui.
Bene, direi” rispose lei, abbozzando un sorriso.
Improvvisamente, la suoneria del cellulare riempì l’aria e sbuffò al solo pensiero di cercarlo all’interno della borsa.
Rispose, attivando il vivavoce per la chiamata in arrivo di Kate.
Che succede?” domandò Lexy, assumendo un’espressione stupita.
Io e Grace stavamo per andare a lezione di storia, ma pare l’abbiano sospesa e non sappiamo il perché.
Justin sbarrò gli occhi, dedicando un’occhiata colma di supplica a Lexy.
No, ti prego, no. Lexy, stanne fuori. Abbiamo già rischiato abbastanza” sbottò Justin, indietreggiando di poco. Lexy scosse il capo, sorridendo.
Kate, non sei divertente” mormorò la ragazza.
Ma non sto scherzando! ribatté l’amica dall’altro capo del telefono, usando un tono di voce alquanto preoccupato.
Lexy spostò lo sguardo verso Justin, il quale scosse ripetutamente la testa.
D’accordo, arriviamo” disse lei, chiudendo la chiamata.
Dio, ma sei impossibile!” sbottò lui, allargando le braccia e seguendo Lexy lungo la strada che portava alla loro scuola.
Ti prometto che non ci cacceremo nei guai” lo rassicurò lei, sorridendogli.
Perché ho la strana sensazione che, invece, sarà così?” si azzardò a domandare il biondo, senza nemmeno riuscire a capire per quale motivo la stesse seguendo.
Intuizione?” lo schernì lei, per poi prendergli la mano ed iniziando a correre lungo quella strada.
Ma quale intuizione!” sbottò lui, sbuffando, “tu hai una vera e propria ossessione per questo genere di cose.
Probabilmente è colpa tua” mormorò lei, stringendosi nelle spalle e ricevendo un’occhiata colma di stupore da parte del biondo.
Forse sarà perché con te al mio fianco ho tramutato tutte le paure in un ossessione, per cui mi sento totalmente obbligata ad andare fino in fondo a questa storia. Puoi decidere di non seguirmi, se vuoi.
Justin rimase indietro di qualche passo, rimuginando su quanto Lexy aveva appena detto e sbuffò sonoramente.
Aspettami!” gridò lui, facendola sorridere.




 
Fine.


Spazio Autrice:
Inizialmente, avevo intenzione di far passare più tempo prima di aggiornare, poi però, visto che oggi qualcuno ha deciso di far concludere la mia storia preferita, ho deciso di concludere anche io la mia.
Avevo in mente il finale già da tempo, ormai va sempre così con le storie che scrivo: so come iniziarle e come farle finire, per il resto 'vuoto' totale.
Comunque, anche se speravo che questa storia la seguissero in più persone - visto che era partita pseudo bene - sono contenta di averla scritta, soprattutto perché grazie a questa storia ho conosciuto delle belle personcine ^_^
Dedico questo capitolo a Federica perché è lei che ho conosciuto con questa storia, per cui, niente, glielo dedico. (ma non gasarti.)
Ringrazio moltissimo tutte voi per aver letto e recensito, specialmente Federica, Giuls e Giorgia, che mi hanno sopportato e supportato anche al di fuori di efp, ma in generale ringrazio davvero tutte.

Sono curiosa di sapere che cosa ne pensate di questo finale e dell'intera storia per cui, lasciatemi una recensione se vi va :)

Ho incorso anche un'altra storia e qui c'è il link. E' già iniziata, però ci tengo tanto che la leggiate. L'avevo lasciata leggermente in disparte per concentrarmi sulla fine di questa, ma d'ora in poi mi trasferisco ufficialmente su quella. Vi aspetto di là :)



Alla prossima (storia)!
Much Love,
Giulia 

@belieber4choice 
on twittah and instagram           Se avete domande, questo è il mio ask.
 

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