TUTTO QUELLO CHE HO

di _ChaMa_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Io sono umana ***
Capitolo 3: *** Spero che tu sappia quello che fai, Melissa ***
Capitolo 4: *** Non lo so ***
Capitolo 5: *** Non voglio guai ***
Capitolo 6: *** Come una famiglia ***
Capitolo 7: *** Poteva andare peggio ***
Capitolo 8: *** Io non ti piaccio molto, vero? ***
Capitolo 9: *** C'è qualcosa tra Damon ed Elena? ***
Capitolo 10: *** Balla con me ***
Capitolo 11: *** Credi che sia possibile amare qualcuno per sempre? ***
Capitolo 12: *** Un altro vampiro in città ***
Capitolo 13: *** Ti ho sottovalutata ***
Capitolo 14: *** Anche io sono stanca, Damon ***
Capitolo 15: *** Mi sta davvero dicendo quello che penso? ***
Capitolo 16: *** Dov'è Bonnie? ***
Capitolo 17: *** Ti piacerebbe vivere per sempre? ***
Capitolo 18: *** Ormai manca poco ***
Capitolo 19: *** Il suo nome è Becky ***
Capitolo 20: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 21: *** Sul serio? ***
Capitolo 22: *** Niente più segreti ***
Capitolo 23: *** Jeremy? ***
Capitolo 24: *** Non è colpa tua ***
Capitolo 25: *** Presto sarà tutto finito ***
Capitolo 26: *** Lascia che siano i buoni ad aiutarti ***
Capitolo 27: *** Pronta ***
Capitolo 28: *** Vienimi a prendere ***
Capitolo 29: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 ≈≈ TUTTO QUELLO CHE HO ≈≈
 

Camminavo velocemente. Ormai era buio e non avevo alcuna idea di come orientarmi in quella piccola cittadina.
Era una di quelle classiche notti di inizio estate, quando l'aria calda ti scompiglia i capelli e il cielo è sereno e pieno di stelle. La luna era solo un piccolo spicchio di bianca purezza.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo; ero sempre stata affascinata dal cielo notturno e passavo notti intere ad osservare la luna, chiedendomi se qualcun'altro stava facendo lo stesso.
Avrei dovuto odiarla e invece, l'amavo. Amavo quella calma e silenziosa atmosfera che solo il chiaro di luna poteva creare, quella magia che solo la notte possedeva.
<< Ma che stai facendo Melissa? >> mi chiesi << Solo tu puoi restare ferma in mezzo alla strada a guardare il cielo >>
Ero sempre stata una ragazza semplice, piena di sogni. Dopo la morte di mia madre, avevo deciso di andare alla ricerca di mio padre: troppo grande per comportarsi come un ragazzino e troppo immaturo per fare l'uomo. Poi qualcosa è cambiato. Lui è cambiato.
Anche se vivevo in un mondo di bugie, non avevo mai perso la speranza. Quella stessa speranza che mi aveva portato a Mystic Falls.
Arrivai in fondo alla strada e quando alzai gli occhi, vidi un'enorme villa. La facciata principale, sostenuta da alcune colonne bianche, era illuminata da lampi di luce provenienti dalle lanterne che costeggiavano la stradina ghiaiosa che portava all'ingresso principale.
Mi feci coraggio e percorsi velocemente quel tratto.
Trassi un respiro profondo e tirai la catena di ferro accanto alla porta.
Tremavo e nemmeno mi accorsi di trattenere il respiro quando la porta si aprì.
Un ragazzo alto e muscoloso mi stava fissando.
<< Ciao >> dissi
<< Sono le tre di notte >> mi rispose << Ti è successo qualcosa? >>
Ero nel panico. Più lo guardavo e più mi sentivo stupida. Non potevo piombare a casa di uno sconosciuto e pretendere di non fare la figura della stupida. Dalla sua espressione non riuscivo a capire se era preoccupato o solo ansioso di tornare a dormire.
<< Scusa, lo so che è molto tardi ma... >> deglutii rumorosamente << ...cercavo Tyler. Tyler Loockwood >>
Il ragazzo cambiò espressione e divenne improvvisamente serio e attento.
<< Sono io >>
Non riuscii a non trattenere un sorriso di sollievo. Dopo tutta quella strada ce l'avevo fatta. Lo avevo trovato.
<< Io sono Melissa. La figlia di Mason >>

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Capitolo 2
*** Io sono umana ***


≈≈ IO SONO UMANA ≈≈

 

Non mi sentivo così insicura da anni.

Era come se fossi tornata una bambina di cinque anni che guarda con diffidenza tutto ciò che la circonda.

Avevo sempre dato per scontato la fiducia che gli altri riponevano in me. Ero cresciuta tra persone che avevano imparato ad amarmi e a proteggermi; di solito erano gli altri che cercavano di conquistare la mia fiducia e trovarmi lì a doverla conquistare a mia volta era terribilmente strano.

<< Tieni >> la voce di Tyler mi riscosse dai miei pensieri. Presi la tazza di caffè che aveva tra le mani e lo guardai mentre di sedeva. Accanto a lui, difronte a me, c'era anche un suo amico: occhi blu e capelli biondi.

<< Allora... >> cominciò. Dalla sua espressione capii chiaramente che non aveva idea di cosa dire o cosa fare.

<< Hai detto di essere la figlia di Mason >> intervenne l'altro, Matt

Era il momento di raccontare loro la mia storia.

<< Si >> annuii << I miei genitori non si amavano. Mia madre era più grande di Mason e fu l'avventura di una notte. Sono cresciuta con mia madre, ma quando è morta ho deciso di cercare anche mio padre >>

<< Non sapevo che Mason avesse una figlia >>

Abbassai lo sguardo. Credo che nessuno lo sapesse, e se qualcuno ne era a conoscenza aveva fatto un buon lavoro per nascondere la cosa.

<< Quindi tu sai...cioè sei... >> boccheggiò Tyler, senza trovare le parole

<< No. Non sono un licantropo >>

Entrambi si guardarono sospettosi. Certo, sapevo tutto quello che c'era da sapere sulla natura lupesca dei Loockwood e sui licantropi, ma ero umana. E avevo intenzione di rimanere tale.

<< Anche mia madre era un licantropo, ma io sono umana. Io voglio restare umana >>

<< Allora perché sei qui? >> mi chiese Tyler << Cioè, non ti offendere... ma che vuoi da me? >>

<< Sono stanca di essere sola. Tutti quelli che conosco sono licantropi e vivono in branchi. Nessuno ha una casa, una famiglia. Ho perso i miei genitori, i miei amici. Tu sei tutto quello che ho >>

Vidi Tyler abbassare lo sguardo, come se fosse in imbarazzo. Da quel che avevo capito, lui era rimasto solo quanto me.

Anche Matt si accorse del suo imbarazzo e cercò si spezzare il silenzio << Devi essere stanca per il viaggio. Da dove vieni? >>

<< Black Hills, Sud Dakota >>

<< Ah, vicino al monte Rushmore? >> chiese Matt entusiasta

<< Si... >>

Matt mi piaceva. Aveva l'aria del bravo ragazzo, di uno di cui ci si può fidare. E poi era carino. Davvero carino: occhi blu, capelli biondi, sorriso sincero e spalle larghe. A chi non sarebbe piaciuto un tipo come Matt Donovan?

<< Come fai? >> chiese all'improvviso Tyler, che sembrava avere avuto un'illuminazione

<< A fare cosa? >>

<< A essere così calma. Quando ero ancora umano, ero sempre arrabbiato e scorbutico. Tu, invece, sembri così tranquilla >>

Sorrisi imbarazzata. Arrabbiata e scorbutica? Lo ero. Una delle peggiori per giunta. Non mi andava mai bene niente e basta un niente per farmi scattare. Riuscivo a trasformare anche le cose più stupide in una tragedia.

<< I licantropi mi hanno insegnato come controllare la mia rabbia. E quando sono sul punto di scoppiare, conto fino a dieci e ripenso a tutto quello che ho imparato >> gli confidai << Oppure faccio Yoga >>

<< Yoga? >>

Non riuscii a trattenere una risata quando vidi le loro facce stupite. Anche io avevo reagito come loro quando me lo avevano proposto; pensavo: le arti marziali sarebbero più utili, no? Quando sono arrabbiata prendo a calci qualcuno e tutto passa. Ma fui costretta a ricredermi. Una volta avevo assistito ad una lite tra Simon, un mio amico e un uomo. Simon, aveva il gene della licantropia e non riusciva a controllare la sua rabbia. Frequentava un corso di arti marziali e spezzò il collo di quell'uomo in un soffio.

Ero così terrorizzata che non uscii di casa per giorni e mi rifiutavo di parlare con chiunque. Sapevo che era necessario uccidere qualcuno per scatenare la maledizione e sapevo anche che la maggior parte delle persone con cui vivevo avevano commesso un omicidio. Ma una cosa era saperlo, l'altra era vederlo.

<< Prima hai detto di volere restare umana. Perché? >> mi chiese Tyler curioso. Evitai di raccontargli tutta la storia. Il solo pensarci mi faceva venire le lacrime.

Ero appena uscita da un periodo piuttosto brutto della mia vita e cercavo di pensarci il meno possibile.

<< Dovrei uccidere qualcuno e non voglio diventare un assassino >> dissi, ma mi affrettai a correggermi << Non che tu sai un assassino. Ma ho visto come la brama di sangue riesce a trasformare le persone. Io non voglio diventare così >>

<< Se hai così paura >> iniziò Matt << Perché vivi con i licantropi. Perché sei qui? Tyler è un licantropo >>

<< I licantropi sono sempre stati la mia famiglia. Oltre a loro non avevo nessuno che si prendesse cura di me. So che non sono tutti uguali e non credo che Tyler sia una bestia assassina assetata si sangue ma, esistono. Ed è di loro che ho paura. Ho sempre fatto tutto il possibile per essere buona, ma vivo con la costante paura di trasformarmi in qualcosa che non sono. Di diventare un mostro >>

Trassi un respiro profondo e scacciai le lacrime. Bevvi un lungo sorso di caffè e cercai di riprendere in mano la situazione. La parole mi erano uscite senza che io lo volessi. Mi avevano insegnato a non espormi troppo, a non mostrami vulnerabile a nessuno. E io come una stupida avevo confidato la mia peggiore paura a due sconosciuti.

<< Melissa... >>

Alzai lo sguardo per incontrare quello di Tyler. Non so che cosa avesse intenzione di dirmi, ma qualunque cosa fosse non me la disse. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, forse cercando le parole adatte da dirmi.

<< È molto tardi. Forse è meglio se andiamo tutti a dormire >>

Guardò Matt e gli lanciò uno sguardo intenditore.

<< Vieni, ti mostro la tua stanza >>

Seguii Matt verso le scale e saliti i primi scalini, Tyler mi richiamò << Melissa? >>

<< Si? >>

<< Puoi fermarti qui quanto vuoi. Dopotutto è anche casa tua >>

Gli sorrisi, senza dire nulla. Mi limitai a guardarlo dritto negli occhi e mi accorsi che per quanto mi sentissi sola, al mondo c'era qualcuno che si sentiva proprio come me. 

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Capitolo 3
*** Spero che tu sappia quello che fai, Melissa ***


≈≈ SPERO CHE TU SAPPIA QUELLO CHE FAI, MELISSA ≈≈

 

La mattina seguente, quando mi svegliai, impiegai qualche secondo per rendermi contro di dove fossi. Mi sembrava di vivere in un castello delle fiabe: i raggi del sole filtravano dalla finestra, illuminandomi il viso.

<< Decisamente questo è un sogno >>

Non ero mai stata una ragazza fragile, ma vivere con la paura di potermi trasformare in un licantropo aveva completamente sconvolto la mia esistenza ed era stata la mia nuova sensibilità ad accompagnarmi fino a qui.

Avevo pensato tanto a quello che avrei fatto se, una volta arrivata qui, Tyler mi avesse chiuso la porta in faccia. Ma nulla di quello che avevo preso in considerazione si era avverato. Mi ero sorpresa della facilità con cui mi aveva aperto le porte della sua casa.

Mi alzai e diedi uno sguardo al mio cellulare: erano le dieci.

Aprii la porta e raggiunsi le scale, poco distanti dalla mia camera da letto. Feci per scendere ma mi fermai quando sentii una voce femminile.

<< Senti, io ho fatto quello che mi hai chiesto. Adesso la decisione è tua >>

Mi sposi leggermente per capire chi stesse parlando e riuscii a vedere una ragazza dai capelli biondi. Si era avvicinata a Tyler, seduto sul divano.
<< Perché non me lo ha mai detto? >> sembrava disperato

<< Aveva solo sedici anni, Tyler. Anche tu saresti stato spaventato se avessi scoperto di essere un licantropo e che l'avventura di una notte si stava trasformando in un impegno a lungo termine >>

Impegno a lungo termine? Cos'era? Un nuovo modo per dire di aspettare un bambino?

<< Ma tu sei sicura? Insomma...la ragazza che dorme al piano di sopra è davvero la figlia di Mason? È davvero mia cugina? >>

Era più che normale che ne dubitasse. Al suo posto non credo che avrei mai permesso ad uno sconosciuto di dormire in casa mia.

<< Io non so se quella ragazza è davvero tua cugina. So solo che Mason ha davvero avuto una figlia e che per questo è scappato di casa >>

<< Ma se non fosse lei? Se questo fosse solo un altro inganno, Caroline? >>

Vidi la ragazza, Caroline, muoversi e mi nascosi velocemente dietro una parete. Non mi piaceva origliare le conversazioni altrui, ma volevo sapere come riuscire a conquistare la fiducia di Tyler. Dovevo parlare con lui e rispondere alle domande che non aveva avuto il coraggio di farmi. Il mio obbiettivo era quello di avere una famiglia. Non volevo più stare da sola, ma se lui non mi avrebbe voluta nella sua vita sarei tornata a Black Hills, e avrei implorato il branco di riprendermi con loro.

Presi coraggio e decisi di comportarmi da persona matura e di affrontare le mie paure.

<< Ciao >> mi salutò la ragazza appena uscii dal mio nascondiglio << Sono Caroline, la ragazza di Tyler >>

<< Melissa >> risposi, alzando la mano in segno di saluto

Il silenzio si propagò per la stanza e vidi Caroline e Tyler lanciarsi lunghe occhiate.

<< Grazie per avermi lasciato passare qui la notte >> dissi, cercando di spezzare quel momento imbarazzante.

Per fortuna fu Caroline quella che risolse la situazione << Senti, io sto andando al Grill. Ti va di venire? Così potrai conoscere anche i nostri amici... >>

<< Non vorrei disturbare... >>

<< No, nessun disturbo, vero Ty? >>

Guardai il volto di Tyler. Il suo sorriso tirato esprimeva tutta la sua diffidenza, ma non poté fare a meno di annuire con la testa.

<< Dammi dieci minuti e arrivo >> le dissi

Mi allontanai giusto quel poco che bastava per sparire dalla loro vista, ma non resistetti alla tentazione di sapere quello che sarebbe successo dopo.

<< Ma sei impazzita? >>

<< Che c'è? Sto solo cercando di essere carina >> disse Caroline, ma poi aggiunse << e di scoprire se è davvero chi dice di essere >>

Sentii Tyler sbuffare << Sembra così innocua >>

Innocua! Non era quello il termine che avrei scelto per descrivermi. Io ero ordinaria. Nulla di me era particolare. Uguale in tutto e per tutto a mia madre: capelli castani, labbra carnose e lineamenti sottili. Ma gli occhi, quelli erano di Mason.

Mason... chissà se lo avrei rivisto! Alcuni dicevano che era scappato di nuovo, preoccupato di prendersi le sue responsabilità; altri che lo aveva fatto per proteggermi; e qualcuno diceva che era morto. Ma non ero disposta a credere a nulla di quello che mi dicevano. Nelle poche settimane che avevo passato con lui mi era sembrato un brav'uomo. Aveva dei segreti, ma era davvero intenzionato a tornare. A conoscermi. A prendersi cura di me.

 

*

<< Dov'è ora? >>

<< Ti ho già detto che non lo so >>

Simon si voltò verso di me, con il suo solito fare arrogante.

<< Sei la sua migliore amica. Devi saperlo >>

Abbassai lo sguardo. Certo che lo sapevo, ma non avevo intenzione di tradire la fiducia di Melissa. Anche se volevo bene a Simon, lui doveva smettere di comportarsi come se fosse il capo. Stava perdendo tutti quelli che gli volevano bene. Melissa era tra questi.

<< Non posso dirtelo. Quando sarà pronta te lo dirà lei >>

<< Allora non capisci! >> disse afferrandomi per un braccio << Devi dirmi dov'è >>

<< Ha paura >>

Simon mi lasciò con la stessa delicatezza con cui mi aveva afferrato e diede un calcio ad una sedia, che cadde a terra in un tonfo sordo. Come faceva a non rendersene conto? Ci stava spaventando tutti.

<< Sarebbe già dovuta tornare >>

<< Se tornerà, lo farà quando sarà pronta >>

<< Se? >>

Mi maledissi per la mia ingenuità e per la mia boccaccia. Quando Mel era partita tutti sapevano che sarebbe stato per poco, giusto il tempo di trovare suo padre. Ma poi le cose si erano complicate.

<< Non è più in Florida, vero? >>

Scossi la testa, era inutile continuare a mentire << Non so dove sia andata. Non me lo ha detto >>

Simon mi lanciò un ultimo sguardo infuriato e si lanciò oltre la porta a grandi falcate. Quando restai da sola, mi portai le mani alla testa. La sentivo scoppiare.

<< Spero che tu sappia quello che fai, Melissa >>

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Capitolo 4
*** Non lo so ***


≈≈ NON LO SO ≈≈

 

Quando arrivammo al Mystic Grill riconobbi subito Matt. Era dietro il bancone e indossava una divisa azzurra.

<< Ciao >> lo salutai stupita. Non mi sarei mai aspettata che un ragazzo che abita in una casa come la tenuta dei Lockwood dovesse lavorare per pagare le bollette.
Io e Caroline ci sedemmo ad uno dei tavoli vicino al bancone.

<< Che vi porto ragazze? >> ci chiese

Io ordinai solo un caffè; la caffeina aveva sempre aiutato le mie povere palpebre a stare alzate. Mentre Caroline ordinò un arsenale, tanto da poter sfamare un esercito intero.

<< In questo periodo ho molta fame >> mi disse con un sorriso

Caroline mi piaceva. Era allegra e sorridente, e avevo l'impressione che era meglio averla come amica che come nemica. Con Caroline dalla mia parte, sentivo che le cose sarebbero migliorate in un battito di ciglia.

Matt arrivò con la nostra colazione << Offre la casa >>

<< Grazie >> rispose Caroline

<< Non a te >> rispose divertito e contro voglia Caroline pagò tutta la robaccia che stava per ingurgitare.

<< Tra poco arriveranno anche le mie amiche. Ti piaceranno e sono sicura che tu piacerai a loro >>

Annuii con un sorriso tirato e mi guardai intorno. I tavoli cominciavano a riempirsi: persone che sorseggiavano un drink, altri che facevano una partita a biliardo e alcuni che addentavano un panino.

Bevo un sorso di caffè, sorriso a Caroline per poi spostare lentamente lo sguardo sull'entrata.

Il brusio che mi circondava sparisce in un istante e la voce di Caroline diventa un suono ovattato e lontano. Senza volerlo lascio cadere il cucchiaioni , che produce un rumore fastidioso quando cade sul piattino di ceramica.

<< Katherine >> dico senza pensarci, semplicemente quel nome mi esce dalle labbra.

La guardo mentre entra, seguita da una ragazza mulatta dai capelli neri. Con la coda dell'occhio riesco a vedere Caroline che mi lancia uno sguardo preoccupato.

<< Cosa hai detto? >>

Scuoto il capo e le lancio un timido sorriso << Niente. Mi sembrava di aver visto...non è importante >>

Katherine. Quel nome risuonava nella mia mente come un'ombra. Ricordavo perfettamente il suo volto, il suono della sua voce, ma non ricordavo il perché.

<< Caroline >>

Mi volto per scoprire di chi è quella voce e mi ritrovo con la sosia di Katherine ad un palmo dal naso. Vorrei tanto togliermi quella faccia da pesce lesso che ho, ma proprio non ci riesco. È uguale a lei. Stesso colore di capelli, stesso taglio del viso, stessi occhi, stesse labbra. Eppure c'era qualcosa di diverso in lei.

<< Ciao >> mi dice, allungando la mano << Sono Elena Gilbert >>

<< Melissa >> dico, uscendo da quello stato di coma momentaneo, poi mi giro verso la sua amica e le tendo la mano.

<< Bonnie Bennett >>

Nel momento in cui le nostre mani si sfiorano il suo volto cambia. E mi sembra di poter riflettere la mia espressione stupita in lei.

<< È un piacere conoscervi. Caroline non ha fatto altro che parlare di voi >>

*

 

<< Ancora non capisco perché abbiamo organizzato questa cosa? >>

Bonnie non aveva smesso un secondo di ripetermi che questa storia del pigiama party era una pessima idea.

<< Mi spieghi cos'hai contro Melissa? >>

<< Niente, Car. Solo...è una pessima idea >>

Melissa sembrava davvero essere solamente un'ingenua ragazza in cerca della sua famiglia. Non sapeva che Mason era morto e io non avevo certo intenzione di dirglielo. Avevamo passato tutta la giornata in giro per Mystic Falls e quella ragazzina mi faceva una tale tenerezza. Ero sicura che nascondeva qualcosa; il modo in cui aveva chiamato Elena quando era entrata mi aveva lasciato senza fiato. Come poteva conoscere quella manipolatrice di Katherine? Di sicuro non poteva sapere che razza di stronza fosse, altrimenti perché tradirsi così?

<< Devo dirvi una cosa >> scoppiai, non potevo più tenerla dentro

Entrambe si voltarono verso di me << Oggi, quando melissa vi ha viste entrare ti ha scambiato per Katherine, Elena >>

<< Cosa? >> disse strabuzzando gli occhi. Mi sarei aspettata una reazione anche da parte di Bonnie, che restò ferma.

<< Bonnie? >> chiamai sventolandole una mano sotto il naso

<< Anche io devo dirvi una cosa... >>

Io ed Elena la guardammo preoccupate. Era stata strana per gran parte della giornata e continuava a lanciare strane occhiate a Melissa.

<< Quando le nostre mani si sono sfiorate ho avuto una visione >>

<< Cosa hai visto? >> chiese di nuovo Elena

<< È durata solo pochi secondi, ma sono certa di aver visto Melissa e Katherine >>

L'espressione di Elena divenne indecifrabile << Quindi Melissa è in combutta con Katherine? >>

<< Aspetta, come sai che era Katherine magari era una previsione per il futuro e quella che hai visto era Elena >>

Bonnie scosse il capo << Non mi era mai capitato... >>

<< Perché hai aspettato tutto il giorno per dircelo? >> le chiesi

<< Proprio tu me lo dici. Perché non ci hai detto che Melissa conosce Katherine? >>

<< Basta. Tutte e due >> intervenne Elena << Melissa sta per arrivare. Ci comporteremo normalmente e... >>

Il campanello suonò e noi tre ci guardammo.

<< Tu vai ad aprire >> mi disse Elena << Io e Bonnie finiamo di sistemare >>

Annuii, avviandomi verso la porta.

<< Melissa >> la salutai sfoggiando il miglior sorriso di cui ero capace

Lei entrò, seguita dalla sua solita timidezza. Ma certo, che conosceva Katherine. Lei e Mason stavano insieme e forse era solo per questo che aveva scambiato Elena per lei.

 

*

 

La serata stava procedendo per il verso giusto. Durante il pomeriggio passato insieme non avevo potuto conoscerle meglio, dato che erano loro a fare domande su di me. Ora sapevo dell'abitudine di Elena di tenere un diario, dell'ossessione di Caroline per Rossella O'Hara e delle abilità “sensitive” di Bonnie.

Cercavo di evitare il più possibile lo sguardo di Elena e di Bonnie. Per motivi diversi, entrambe mi mettevano a disagio. Elena era talmente simile a Katherine che restavo ferma come una stupida e Bonnie era come se avesse la capacità di leggermi dentro.

Da quando mi aveva sfiorato, quella mattina mi ero sentita strana per tutto il resto del giorno. Forse, era davvero una strega. Dopotutto, perché non avrebbe potuto esserlo. Se esistevano i licantropi, allora perché non potevano esistere anche le streghe.

<< Cosa sai fare? >> le chiesi

Bonnie sembrò stupirsi della mia domanda.

<< Bonnie, sa leggere la mano >> s'intromise Caroline

<< Lo so fare? >> chiese Bonnie

<< Ma certo, perché non ti fai leggere la mano? >> mi chiese Elena

A essere sincera, l'unica che sembrava non sapere cosa fare era proprio Bonnie. Avevo come l'impressione che non avesse idea di come si facesse a leggere la mano.

Io gliela allungai e lei la guardò incerta. Poi, si fece coraggio e la prese tra le sue. Quando mi tocco, sembrò tirare un sospiro di sollievo.

<< Io vedo... >>

Cercai di trattenere una risata, ma l'espressione di Bonnie non mi facilitava l'impresa.

<< Credo di non essere ancora abbastanza brava >>

Nel momento stesso in cui le nostre mani stavano per staccarsi, un forte formicolio mi costrinse a togliere di scatto la mano.

<< Katherine... >>

Pronunciò il suo nome con un'espressione preoccupata sul viso e l'istante dopo tutte le luci di casa Forbes si spensero.

<< Che succede? >> chiese Elena << Bonnie! >>

Subito le luci tornarono. Dal naso di Bonnie scendevano delle gocce di sangue.

<< Stai bene? >> le chiesi, avvicinandomi

<< Stai lontana >> mi disse

Senza capire quello che era successo, mi allontanai e restai a guardare Elena che aiutava Bonnie ad alzarsi.

Caroline si voltò verso di me, dopo essersi alzata << Come fai a conoscere Katherine? >>

<< Io... >>

Cercavo una risposta, ma non riuscivo a trovarla. Non riuscivo a ricordare il perché conoscessi Katherine, sapevo solo che la conoscevo.

Vidi il volto di Caroline cambiare improvvisamente. I suoi occhi azzurri divennero rossi, come il sangue; i suoi denti si tramutarono in canini affilati. Con una velocità impressionante mi spinse contro una parete ed imprigionò il mio collo con una sola mano.

<< Chi sei davvero? >> mi chiese

Non riuscivo a respirare, stava stringendo troppo << Car... >> cercai di dirle che mi stava soffocando.

<< Come conosci Katherine? >>

Vidi i suoi occhi fare uno strano movimento e la mia mente si offuscò.

<< Non lo so >> ammisi

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Capitolo 5
*** Non voglio guai ***


≈≈ NON VOGLIO GUAI ≈≈


Appena Caroline lasciò la mia gola, sentii l'ossigeno tornare al suo posto nei miei polmoni. Per pochi secondi avevo creduto di poter morire.

<< Che cosa... >>

Non riuscii nemmeno a finire di parlare. Era tutto così confuso: gli occhi di Caroline erano improvvisamente cambiati, il naso di Bonnie che continuava a gocciolare.

<< Chi sei? >> mi chiese Caroline

Alzai lo sguardo su di lei. Non era la stessa ragazza con cui avevo passato il pomeriggio; gli occhi, la bocca, la postura, perfino l'aria era cambiata intorno a noi. Tutto era diventato più freddo, più gelido.

<< Io? Tu che cosa sei? >> le urlai

Lei guardò Elena e Bonnie e quando si voltò verso di me, aveva ripreso il suo aspetto naturale.

<< Forse è meglio se ci sediamo tutte... >> propose Elena << Stai bene? >> mi chiese

Annuii automaticamente, continuando a guardare Caroline. Lei si era affrettata a raggiungere Bonnie, evitando di guardarmi. Credo che le desse fastidio il modo in cui la guardavo, credo le ricordasse cos'era.

<< Sei un vampiro >> dissi incredula

Mi lasciai andare sulla sedia, dietro di me. Mi portai una mano in fronte e chiusi gli occhi, sperando che tutto questo fosse solo un sogno. Ma che mi era saltato in testa' venire a cercare Mason? Adesso so perché mi aveva detto di stare lontana da qui!

<< Melissa, quando mi hai visto perché mi hai chiamato Katherine? >>

Riaprii gli occhi: Bonnie era seduta sul letto, che si stava asciugando le ultime gocce di sangue, Caroline era al suo fianco e Elena era in piedi davanti a me.

Trassi un lungo respiro << Non lo so. Ricordo il suo nome, il suo volto, il suono della sua voce ma non ricordo di averla mai incontrata >>

<< Sei sicura? >> chiese Bonnie << Mason e Katherine avevano una storia... >>

Scossi la testa << Mason mi aveva parlato di una ragazza, ma non ricordo di averla mai incontrata. Non ho alcun ricordo di Katherine e quando ti ho vista si è acceso qualcosa >>

<< Come un ricordo? >> chiese Caroline

<< Più una sensazione >> dissi << Come se qualcosa cercasse di uscire, ma trovasse la porta chiusa >>

Non avevo idea di quello che avevo appena detto. Ero confusa: Katherine e Mason? Com'era possibile che non mi ricordassi di lei? Com'era possibile che sapessi chi era senza sapere chi fosse?

<< Sicura di stare bene? >> mi chiese ancora Elena, chinandosi sulle ginocchia per guardarmi in faccia

Stare bene? No che non stavo bene. << E voi? Come fate a conoscere Katherine? >>

Le tre ragazze si guardarono e poi fu Caroline a parlare << Forse, è meglio se chiami Stefan >>

<< Stefan? Chi è Stefan? >> chiesi

<< È il mio ragazzo. Andrà tutto bene, non ti preoccupare >>

<< Io non sono preoccupata, solo confusa. Qualcuno mi può spiegare cosa sta succedendo? >>

Caroline si alzò e si avvicinò a me, prendendo il posto di Elena che era uscita dalla camera della bionda armeggiando con il cellulare.

<< Melissa >> disse guardandomi negli occhi << Ti dimenticherai di tutto quello che è successo. Quando sei arrivata, ti abbiamo fatto le unghie, abbiamo spettegolato sui ragazzi di Mystic Falls e poi ci siamo addormentate >>

Sentii la testa appesantirci mentre guardavo gli occhi azzurri di Caroline muoversi in modo strano. Aspettai che finisse di parlare e poi le risposi << Io sono confusa, ma tu stai messa peggio >>

Con uno scatto, si allontanò e guardò Bonnie, che tratteneva una risata.

<< Cosa? >>

<< Ho detto... >>

<< Si ho capito quello che hai detto >> mi rispose scandalizzata e fulminando Bonnie con lo sguardo.

<< Prendi verbena? >>

<< No >> le risposi, poi ripensandoci dissi << Cos'è? >>

Caroline strinse i pugni e si sedette sul letto. Bonnie scosse la testa e mi guardò << Non ce l'ha con te >> mi rassicurò

La porta si riaprii << Stefan sta per arrivare >> esordii Elena entrando in camera di Caroline, seduta in un angolo

<< Che stai facendo? >> le chiese

Lei sbuffò e mi indicò << Non posso soggiogarla >>

Vidi Elena spostare lo sguardo su di me, che risposi con un sorriso << Dicono che sia colpa della verbena >>

<< Ho cercato di spiegargli il più possibile, non che ci sia molto da poter spiegare >> disse

<< Verrà anche Damon? >> chiese Caroline

Elena alzò le spalle << Non lo so, ma credo che voglia esserci se si parla di Katherine >>

<< Damon? >> chiesi io

<< Il fratello di Stefan >> rispose Bonnie << Sicura che sia una buona idea. Insomma quando si parla di Katherine, Damon è imprevedibile. Più del solito >>

Feci per parlare, ma il campanello mi batté sul tempo. Mentre Caroline andava ad aprire io, Bonnie ed Elena ci spostammo in soggiorno.

Se già ero a disagio, adesso era completamente in imbarazzo. Non mi era mai piaciuto attirare l'attenzione e qualcosa mi diceva che in tutto quel movimento sarei stata al centro del vortice.

<< Dov'è? Dov'è quella sporca manipolatrice? >>

Una voce arrabbiata arrivava dalle nostre spalle e avevo la netta sensazione che Stefan e Damon erano arrivati.

Passi pesanti piombarono nella stanza e di colpo scese il silenzio. Elena si era alzata per andare incontro ai nuovi arrivati, mentre Bonnie si rilassava nel divano.

Il primo ad arrivare fu un ragazzo alto, dai capelli neri e gli occhi azzurri; era arrabbiato e mi era bastato uno sguardo per capirlo. Subito dopo venivano Caroline e un ragazzo un po' più basso rispetto al primo, ma più muscoloso e più giovane.

<< È lei? >> chiese il ragazzo dagli occhi azzurri ad Elena

<< Damon, non è come credi >>

Elena cercò di fermarlo, ma lui avanzò verso di me. Senza sapere perché mi alzai e mi allontanai fino a ritrovarmi contro la parete.

<< Allora, dove si nasconde? Se parli subito, ti darò una morte rapida >>

Quello che doveva essere Stefan, si mosse talmente veloce che in meno di un secondo mi ritrovai le sue spalle come unica visuale. Doveva essere anche lui un vampiro.

<< Vuoi fermarti un momento? Se la spaventi non ci aiuterà di certo >>

<< Non ci aiuterà in ogni caso. Se è in contatto con Katherine le soluzioni sono due. Numero uno: ci da una mano ad ucciderla e le concederò una morte veloce; numero due: estirpiamo il problema alla radice e la eliminiamo subito >>

<< Rifletti Damon... >> rispose Stefan, ma io smisi di ascoltarli

Forse avrei dovuto essere spaventata, ma non sopportavo che la gente parlasse di me come se io non ci fossi. Io ero lì, nascosta dietro le grandi spalle del ragazzo di Elena, ma c'ero.

<< Scusate >> dissi, facendo capolino dalla spalla di Stefan << Io sono qui, se volete sapere qualcosa perché non me la chiedete e basta al posto di programmare la mia morte prematura? >>

Entrambi posarono i loro sguardi su di me, e in un attimo mi sentii davvero al centro del vortice. Damon mi stava fulminando, Bonnie ed Elena erano incerte su cosa sarebbe accaduto, Caroline era rimasta ferma sulla soglia della stanza e Stefan era talmente vicino, che l'unica cosa su cui riuscivo a concentrarmi erano i suoi profondi occhi grigi.

<< Io non mi ricordo niente di Katherine. E non voglio guai, l'unica cosa che voglio è trovare Mason >>

<< Mason? >> chiese Damon << Bé ti sarà alquanto difficile trovarlo >>

<< Che vuol dire? >> lo fissai per pochi istanti, guardandolo sogghignare, poi spostai lo sguardo su Caroline, Bonnie ed Elena

<< Nessuno sa dove sia... >> intervenne quest'ultima

Damon si voltò verso di lei e poi guardò Stefan. Non capii il perché di quegli sguardi. Magari loro sapevano dove fosse. O magari era stato proprio lui a non volere che io lo trovassi. Se era così, bastava dirlo e sarei tornata da dove ero venuta.

<< Che ti importa di Mason Lockwood? >> chiese infine Damon

<< È mio padre >>

In quel momento, vidi il volto di Damon cambiare. Dove prima c'era rabbia adesso c'era qualcosa molto simile alla sorpresa. E ancora una volta, l'aria cambiò. Adesso c'era odore di guai.

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Capitolo 6
*** Come una famiglia ***


≈≈ COME UNA FAMIGLIA ≈≈

 

Non avevo idea di quanto fosse passato. Ero ferma su quel divano da un tempo che sembrava un'eternità. Sbuffai e guardai il blocco che tenevo tra le mani.

Ero sempre stata brava a disegnare, ma stasera la mia ispirazione era a mille. Probabilmente, era dovuto al fatto che mi trovavo in una stanza con tre vampiri, una strega e una umana. La matita aveva cominciato a muoversi, spinta dall'iniziativa della mia fantasia.

<< Melissa? >>

Alzai lo sguardo stralunata. L'intera compagnia mi stava fissando e io nemmeno mi ero accorta che stessero parlando con me.

<< Cosa? >> chiesi distratta

<< Mi ripetete perché sto sprecando il mio tempo in questo modo? >> disse Damon

Damon! Cos'è che diceva sempre la mia migliore amica Genevieve? Ah, si: intelligenza, sensibilità e bellezza non vanno d'accordo. E Damon Salvatore ne era la prova vivente. Bello era bello, ma per il resto io non ci trovavo niente di speciale in lui. Era arrogante, spocchioso e dannatamente irritante. Per questo quando le parole << Nessuno te lo ha chiesto >> mi scapparono di bocca, mi morsi la lingua.

<< Come hai detto? >>

Abbassai lo sguardo, dandomi della stupida << Intendevo dire che... non devi sprecare il tuo tempo per me, se non vuoi >>

Lui sorrise. Uno di quei sorrisi che ti fanno chiaramente capire quando l'altra persona avrebbe voglia di staccarti la testa.

<< Primo: Elena mi ha chiesto di venire qui. Secondo: non lo faccio per te >>

Abbassai lo sguardo, arrossendo come un pomodoro. Forse, me lo ero meritata.

<< Che ne dite di smetterla? >> intervenne Stefan

Ecco: Stefan Salvatore mi piaceva. Si era mostrato fin da subito gentile e comprensivo con me. E lo apprezzavo.

<< Da quello che ci hai detto >> disse rivolgendosi a me << Crediamo che Katherine ti abbia soggiogato affinché tu la dimenticassi >>

<< Il problema è che non sappiamo perché >> disse Elena

<< Si ma, se mi ha soggiogato perché io la dimenticassi...perché mi ricordo di lei? >>

<< Questo è un altro problema >> s'intromise Caroline

<< Hai detto di non usare verbena, giusto? >>

Scossi la testa. Insomma, anche se l'avevo già sentita nominare, non sapevo con esattezza cosa fosse la verbena.

<< Quindi, o qualcosa è andato storto, o... >> Bonnie non terminò la frase e questo non mi tranquillizzò affatto.

<< O? >> la incalzai io << Spero che stiate pensando che io abbia una qualche sorta di potere magico, perché non potrei sopportare anche quello. Non adesso >>

<< D'accordo >> prese in mano la situazione Elena << la prima cosa che dobbiamo scoprire è che legame c'è tra te e Katherine >>

<< Come? >> chiesi

<< Ancora non lo so, ma escogiteremo un piano >>

<< Perché non la chiamiamo semplicemente? >> intervenne Damon

<< Cosa? >>

<< Abbiamo il suo numero. Quindi, alziamo la cornetta e le diciamo che una certa Melissa – figlia di Mason – Lockwood si è presentata alla porta del giovane lupo e vediamo come reagisce >>

<< Una trappola... >> rifletté Stefan

Posai il blocco di fogli e mi allungai verso il tavolino per prendere un sorso d'acqua. Per fortuna che quella doveva essere una tranquilla serata tra ragazze!

<< C'è una cosa che non capisco >> ricominciò Elena << Mason e Katherine stavano insieme, perché cancellarti la memoria? Voglio dire, perché farti dimenticare di lei ma non di Mason? >>

Alzai le spalle e la guardai come un cucciolo abbandonato avrebbe guardato un cacciatore.

Mi dispiaceva aver creato così tanti casini. Ero arrivata da un giorno e già avevo sconvolto metà cittadina!

Il tempo di appoggiare il bicchiere e il mio telefono squillò. Guardai il display, dove erano apparsi una serie di numeri.

<< Scusate >> dissi << Devo rispondere >>

Mi alzai e velocemente mi diressi verso la cucina. Guardai un'ultima volta quei numeri e risposi alla chiamata.

Rimasi zitta, in ascolto.

<< Melissa, sei tu? >> la voce di Genevieve era trafelata << Non ho molto tempo: Simon è partito stamattina per la Florida. Ti sta cercando e non so in quanto tempo riuscirà a scoprire dove sei. Devi stare attenta, Mel. Mi manchi >>

Per pochi attimi rimase in silenzio. Sapeva che non le avrei risposto, anche se lo avrei tanto voluto. Per entrambe era più sicuro che Simon non sapesse che Genevieve mi aveva aiutato.

<< Ti voglio bene >> disse infine. Strinsi le palpebre e spensi la chiamata; avrei tanto voluto che fosse con me.

 

*

 

Non appena Melissa riagganciò la chiamata, io feci lo stesso e uscii di corsa dal bar, dirigendomi verso la macchina in folle.

Entrai sbattendo la portiera << Andiamo >>

Lex non se lo fece ripetere due volte e ingranò la marcia.

<< Stai bene? >> mi chiese

Annuii, nonostante le lacrime mi stessero già rigando il volto. Non volevo questo per Melissa. Non era giusto.

<< Melissa è in grado di cavarsela da sola >> disse Lex << Sono sicuro che Simon non riuscirà a trovarla >>

<< Ma se lo facesse? >>

Il mio ragazzo alzò le spalle e sorrise << Allora, Mel ce lo rispedirà a casa con un bel calcio nel sedere >>

Riuscii a strapparmi un sorriso, ma non fu abbastanza. Avevo comunque paura. Per lei. Per me. Per tutti noi.

<< Non ci farà niente >> riprovò

<< Hai visto cosa sta diventando? >>

<< È uno di noi, Gen. Simon potrà essere testardo e suscettibile, ma non ci farebbe mai del male. Siamo il suo branco. Noi siamo la sua famiglia >>

 

*

Sbadigliai e guardai l'ora sul display del cellulare. Era passata quasi mezz'ora da quando mi ero seduta sul divanetto della veranda di Caroline. Volevo stare un po' da sola per pensare. Sentivo la mancanza di Genevieve. Era sempre stata la mia migliore amica, fin da quando eravamo piccole e stare così lontana da lei mi faceva sentire terribilmente sola. Anche Lex e Becky mi mancavano. E anche Simon.

C'erano troppe domande a cui mancavano risposte; troppi pezzi mancanti. Tutto quello che volevo era una vita normale. Era chiedere troppo?

Sentii dei passi e mi accorsi che Tyler stava venendo verso di me.

<< Ciao >> mi disse, sedendosi accanto a me

<< Ciao >>

<< Il pigiama party non è andato come ti aspettavi, vero? >>

Scossi la testa, sorridendo tristemente.

<< Car mi ha chiamato e mi ha spiegato quello che è successo >>

<< Mi dispiace, non volevo darti fastidio >>

Tyler sorrise e restò a guardami, incerto su quello che sarebbe successo. Poi, prese un respiro profondo e appoggiò una mano sulla mia.

<< Va bene >> disse << Sei mia cugina e qualsiasi cosa stia accadendo l'affronteremo insieme. Come una famiglia >>

Gli sorrisi e mi accorsi che mi assomigliava più di quanto non avessi notato la prima volta.

<< Ti va di tornare a casa? >> mi chiese

<< Si >>

Lui si alzò e mi disse che andava a salutare Caroline. Gli credevo: non lo conoscevo, ma sentivo che potevo davvero fidarmi di lui. Lo avevo guardato negli occhi quando mi aveva sorriso e avevo visto qualcosa. Non solo era sincero, ma era come se avesse trovato finalmente il coraggio di lasciarsi andare.

Anche io mi alzai, pronta per salutare gli altri e augurare loro la buona notte.

Feci per muovermi, ma un rumore alle mie spalle, mi fece voltare di scatto.

<< Elena! >> esclamai, portandomi una mano sul cuore << Mi hai spaventata a morte >>

<< Scusa >> disse

<< Quando sei uscita? Non ti ho nemmeno vista >> le chiesi

Lei mi sorrise e restò ferma a guardarmi.

<< Non dovresti essere qui >> disse

<< Come? >> le chiesi senza capire

<< Non saresti mai dovuta venire qui >> ripeté << Abbiamo già abbastanza problemi senza che tu ti aggiunga alla lista >>

Il mio sorriso si spense in un istante. Ero convinta di starle simpatica. Non eravamo amiche, ma credevo almeno di piacerle.

<< Non era mia intenzione >>

<< Non fraintendermi >> si addolcì << Non è niente di personale, ma non ho intenzione di passare l'estate a fare da baby-sitter ad una sedicenne spaventata come te >>

Senza dire altro mi superò e si diresse verso la porta d'ingresso << Comunque quegli orecchini non ti donano. Il verde non è il tuo colore >>

Involontariamente mi portai una mano sugli orecchini e mi voltai a guardarla. Pantaloni neri, maglietta rossa, ballerine di tela.

<< Katherine? >> 

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Capitolo 7
*** Poteva andare peggio ***


≈≈ POTEVA ANDARE PEGGIO≈≈

 

Florida – Sei mesi prima

 

Il tramonto era prossimo, ma non una nuvola incupiva il cielo. Il vento, però, costringeva le acque del mare ad incresparsi fino a quando la schiuma biancastra non sommergeva un lungo tratto di spiaggia.

<< È il tempo ideale per fare surf >> mi aveva detto Mason, prima di lanciarmi un costume e trascinarmi nella sua piccola Jeep.

Lui amava fare surf e a me piaceva starlo a guardare. Non cadeva quasi mai e aveva un equilibrio davvero incredibile.

<< Non dirmi che è ancora su quella tavola? >>

Annuii, sorridente. Katherine non era una vera amante del mare e non sopportava tutta quella sabbia che le si infilava nei vestiti o si nascondeva tra i suoi lunghi capelli.

Le feci spazio e lei si sedette accanto a me.

<< Ho un regalo >> disse

Io la guardai sospettosa << Un regalo? Per me? >>

Lei annui e frugò nella sua borsa. Quando finalmente trovò il pacchettino blu me lo porse.

Allungai una mano e lo presi tra le mani. Rimasi ferma per circa due secondi, mentre me lo rigiravo tra le mani.

Mason e Katherine erano davvero giovani. Non credo che sarei mai riuscita a considerare Katherine come una figura materna, forse come una sorella maggiore. All'inizio credo, che fosse addirittura infastidita dalla mia presenza. Al contrario Mason aveva fatto davvero un buon lavoro con me, anche se chiamarlo “papà” mi sembrava un pò troppo.

<< Aprilo! >> disse, interrompendo il flusso dei miei pensieri

Lo scartai e quando aprii la scatolina scoprii che c'erano due orecchini.

<< Sono bellissimi! >> esclamai. E lo erano davvero. Pendenti argento, che terminavano con una piccola e luminosa pietra grigia.

<< È opale >> mi spiegò << Gli antichi romani credevano che donasse delle capacità profetiche a chi le indossava >>

<< Sono davvero stupendi. Non dovevi... >>

Lei fece una smorfia << Si che dovevo. Quelli che indossi adesso sono terribili. Il verde non è per niente il tuo colore >>

 

 

*

 

La prima cosa che vidi quando aprii gli occhi fu un soffitto bianco e triste. L'odore di disinfettante riempì l'aria e il sottofondo rumoroso divenne lentamente comprensibile.

<< Stai tranquillo, Tyler. Stefan le ha dato il suo sangue >> riconobbi all'istante la voce di Caroline

<< Allora perché non si è ancora svegliata? >>

<< Stavo sognando >> mi intromisi

Feci forza sulle braccia e mi alzai a sedere << Siamo in ospedale? >> chiesi confusa

Tyler si avvicinò di corsa al letto << Stai bene? >> chiese

<< Si >> risposi sorridente. Caroline si avvicinò e si sedette accanto a me, sul lato opposto a dove di trovava Tyler.

<< Ti ricordi cos'è successo? >> mi chiese

<< Non proprio >> affermai. Della immagini mi attraversavano la mente, ma erano piuttosto confuse. Solo la figura di Elena era chiara. No, non di Elena. Di Katherine.

Con un gesto improvviso cercai i miei orecchini, ma al loro posto non c'era più nulla.

<< I miei orecchini! >> sussurrai

Tyler e Caroline si lanciarono uno sguardo incerto

<< Cosa? >> chiese Caroline

<< Non è importante >> conclusi << Cos'è successo? >>

<< Qualcuno ti ha aggredita >> spiegò Tyler

 

*

 

Non erano passati nemmeno due minuti da quando erano entrato per salutare Caroline.

Appena mi aveva visto si era subito alzata per ricevere uno dei miei abbracci.

<< La riporto a casa >> avevo detto e come sempre Damon aveva qualcosa da controbattere.

Potevo capire che non si fidavano di lei. Nemmeno io mi ero fidato quando mi era presentata a casa mia nel cuore della notte. Ma ero stanco di dover diffidare di tutti. Avevo fatto delle ricerche e la madre di Car, mi aveva assicurati che Melissa Lockwood era mia cugina. L'unica cosa che non poteva garantirmi era che quella ragazzina fosse avvero Melissa. Naturalmente, sarebbe servito del tempo ma quando l'avevo guardata negli occhi mi ero accorto di assomigliarle molto più di quanto credessi. E nei suoi occhi ero riuscito a leggere la stessa espressione fiduciosa che leggevo negli occhi di Mason.

Dovevo fidarmi. Volevo farlo.

Restai comunque a sentire la proposta di Damon e quando finalmente Elena sembrava aver convinto Damon a lasciare che Melissa tornasse a casa con me, sentimmo delle urla.

Subito ci precipitammo fuori per vedere che cosa fosse successo. Melissa,prima sulla veranda era sparita.

In mezzo alla strada, una macchina era ferma davanti ad un corpo steso a terra. La ragazza, che era sulla macchina era agitatissima e sull'orlo di scoppiare in lacrime. Quello che doveva essere il padre della ragazza era accucciato a terra, con una mano che si agitava velocemente sul cellulare.

<< No >> sussurrai. Non poteva essere vero; non potevo averla già persa, prima ancora di aver la possibilità di conoscerla.

<< No >> ripetei mentre mi muovevo lungo il vialetto

<< Tyler... >> sentì la voce di Caroline dietro di me

Mi misi a correre e quando arrivai vicino al corpo mi immobilizzai

<< Era stesa a terra. Non sono stato io. Non l'ho investita >> si giustificò il signore accanto a Melissa.

<< Melissa >> la chiamai, inginocchiandomi sul suo corpo immobile

Il collo era sporco di sangue e le premetti una mano sulla carotide per cercare di fermare l'emorragia. Tastandole la pelle riuscii a sentire dei piccoli forellini: doveva essere stato un vampiro a farle questo.

<< Melissa... >> la chiami ancora

Stefan s'inginocchiò davanti a me. Le prese il polso per sentire il battito.

<< È ancora viva >> esclamò sorpreso << Ma è debole >>
 

*

 

<< Stefan mi ha dato il suo sangue? >> chiesi disgustata << Dovrò ringraziarlo, credo >>

Mossi la lingua lungo il palato, cercando di sentire il sapore metallico del sangue, ma l'unico sapore che trovai fu quello della caramella al limone che avevo mangiato da Caroline.

<< Cosa ti ricordi di ieri sera? >> chiese Caroline

Alzai le spalle confusa << Non mi ricordo come sono finita in mezzo alla strada >> dissi << Stavo aspettando Tyler e poi è arrivata Elena. Cioè... Katherine >>

Tyler scattò subito sull'attenti, mentre Caroline prendeva il cellulare dalla tasca dei jeans.

<< È stata lei a farti questo? >> mi chiese la bionda

<< Mi ricordo di averla riconosciuta e di averla chiamata per nome. E poi nient'altro >>

In quel momento entrò un signore con indosso un camice bianco, il dottor Sulez.

<< Allora, signorina Lockwood come si sente? >> mi chiese

Signorina Lockwood. Mi piaceva come suonava, mi piaceva pensare che stava parlando di me. Nessuno mi aveva mai chiamato Melissa Lockwood. Io ero solo Melissa. Involontariamente guardai Tyler, che accennò ad un sorriso.

<< Bene>> risposi

Lui si avvicinò e mi toccò la fronte con una mano; poi si chinò all'altezza del mio collo e sollevò il cerotto di garza bianca.

<< La ferita si sta rimarginando perfettamente. Non avrai alcun segno >>

Con mani delicate e gentili mi cambiò la fasciatura e mi diede delle pastiglie per il mal di testa.

<< È stata proprio una fortuna che i tuo amici siano arrivati in tempo. Chissà cosa avrebbe potuto farti quell'animale >> dichiarò

<< Animale? >> chiesi io

<< Già. Ancora non lo hanno trovato >> si giustificò il dottor Sulez

Aspettai che il medico uscisse, confermandomi che potevo tornare a casa quando volevo.

<< Animali? È così che giustificate i morsi dei vampiri? >> chiesi alzandomi

Caroline alzò le spalle << Mia madre e il Consiglio non sapevano che altro dire... >>

<< Tua madre e il Consiglio? Sarebbe a dire? >>

<< La madre di Caroline è lo sceriffo della città. Lo sceriffo Forbes... >>

<< Che sta venendo da questa parte... >> completò Caroline

<< Non sembra molto contenta... >> aggiunsi io

Appena la vide, accelerò il passo portando una mano sulla custodia della pistola.

<< Perché ha messo una mano sulla pistola? >> chiesi

<< Perché sta per uccidermi >> confessò Caroline

<< Caroline >> la chiamò sua madre

<< Mamma >> disse fingendosi sorpresa di vederla

A vederla così, la madre di Caroline non faceva molta paura. Era una donna sui quarant'anni, appena poco più bassa di Car, con i suoi capelli biondi e gli occhi castani.

<< Che è successo? >>

<< Sta tranquilla mamma. Va tutto bene >> cercò di calmarla

Mentre sua madre le faceva il terzo grado, io e Tyler salutammo Caroline e ci dirigemmo verso l'uscita dell'ospedale.

<< Niente male come primo giorno a Mystic Falls, vero? >> mi chiese Tyler

Alzai le spalle sorridendo << Beh, poteva andare peggio >>

 

*


Dopo quella giornata stressante tutti avevamo bisogno di un po' di riposo e io scivolai nelle braccia di Morfeo nello stesso istante in cui la mia testa sfiorò il cuscino.

Non sognai, ma le immagini della giornata passata al mare con Mason e Katherine continuarono a tormentarmi.

Ma perché farsi scoprire così? Dopo quello che aveva fatto a Caroline non era meglio per lei restare nascosta?

<< Sei sicura che fosse proprio lei? >> mi chiese Stefan, per l'ennesima volta

<< Si. Era lei, ne sono sicura >>

<< È stata una fortuna che ti abbiamo trovato in tempo >> esclamò Bonnie

<< No >> s'intromise Damon << Se Katherine la voleva morta, allora sarebbe morta >>

Era quasi mezzo giorno: Matt stava per terminare il turno, mentre io, Tyler, i fratelli Salvatore, Elena e Bonnie eravamo seduti ad uno dei tavoli del Grill.

Non conoscevo la Katherine di cui loro mi avevano parlato. Certo, non era uno stinco di santo, ma non potevo immaginare che avesse fatto tutte quelle cose orribili.

<< Credo che Damon abbia ragione >> dissi

Ci avevo riflettuto parecchio, quella mattina. Avevo ripensato a tutto quello che era successo e avevo cercato di mettere insieme tutto quello che sapevo, che mi ricordavo, di lei. Ed ero certa che non volesse uccidermi. Piuttosto voleva spaventarmi, farmi andare via da qui. E poi c'era la storia degli orecchini. Ancora non mi spiegavo come la manipolatrice di cui tutti parlavano fosse stata così ingenua. No, doveva esserci qualcosa in più.

<< C'è una cosa che...non so, forse potrebbe aiutare >> dissi. Timorosa mi misi a frugare nella borsa, fino a quando non trovai quello che cercavo.

<< Sono abbastanza sicura che si sia fatta riconoscere apposta >>

Posai la scatolina sul tavolo, ma non ebbi il coraggio di aprirla. Non l'aveva più aperta dal giorno in cui ero partita per Mystic Falls.

<< Che intendi dire? >> chiese Stefan

<< All'inizio pensavo che fosse Elena, ma poi ha fatto una battuta sui miei orecchini. Quelli verdi, che portavo ieri sera >>

<< E allora? >> chiese Damon, alzando le spalle

<< Quando mi sono svegliata gli orecchini erano spariti >>

<< Ci stai prendendo in giro? >>

<< Aprila >> dissi, indicandogli la scatolina

Damon si guardò intorno, ma nessuno tentò di fermarlo. Così prese la scatolina tra le mani e la aprii con un gesto seccato.

<< Orecchini? >> chiese divertito << Oh, ma certo! Come abbiamo fatto a non pensarci: Katherine ti ha quasi staccato il collo per rubarti un paio di orecchini >>

Se qualcuno trovò divertente quella battuta, non lo diede a vedere. Io per prima, non lo trovai divertente.

<< Quelli me li ha regalati lei >>

La sua espressione non cambiò, ma Stefan gli strappò di mano la scatolina e si mise ad osservare gli orecchini.

<< Una volta mi disse che il verde non era il mio colore. E poi mi regalò quelli. Ieri sera ha detto le stesse parole >>

<< Stai a vedere che si è offesa perché non portavi quelli che ti ha regalato lei >> commentò Tyler << Andiamo non ha senso >>

Stefan, che era rimasto concentrato sugli orecchini, alzò lo sguardo e incrociò quello di Bonnie.

<< Puoi controllare che non siano stati incantati? >> le chiese

Bonnie prese la scatolina e disse che lo avrebbe non appena fosse arrivata a casa. Subito dopo si era alzata e si era diretta verso l'uscita, accompagnata da Damon. Poco dopo anche Elena e Stefan decisero di andare, così io rimasi sola con Tyler.

<< Sono sfinito >> annunciò Matt, sedendosi accanto al suo migliore amico

<< Non stai lavorando troppo? >> gli chiese Tyler

Lui alzò le spalle << Da quando Dan se n'è andato, devo farlo tutto io il lavoro! >>

Povero Matt! Doveva essere davvero duro per lui. Quasi tutti i suoi amici erano esseri soprannaturali, aveva perso sua sorella, sua madre non c'era mai e suo padre se n'era andato quando era molto piccolo.

Ero contenta che vivesse con noi.

<< Ti serve una mano? >> gli chiesi, praticamente senza pensarci

<< Se solo trovassi qualcuno >> disse sconsolato

Anche se la famiglia Lockwood era piena di soldi e non aveva alcun problema nel pagare le bolletta, Matt ci teneva a contribuire. Non voleva sentirsi un peso. E nemmeno io.

<< Potrei aiutarti io e lavorare qui al Grill >> proposi

<< Davvero? >> chiese Matt, accennando un lieve sorriso

<< Davvero >> esclamai

<< Davvero? >> mi fece coro Tyler

*

 

<< Allora? Trovato qualcosa? >> chiesi

Bonnie riaprii gli occhi e posò gli orecchini sul tavolo.

<< C'è qualcosa, ma non riesco a capire cosa >> ripose

<< Che significa? >> chiese Elena

<< Non è proprio un incantesimo >> cercò di spiegare << È più una sorta di energia >>

<< Credi che sia opera di Katherine? >> chiese Stefan

La strega assunse un'espressione incomprensibile << In realtà credo che la magia non c'entri. L'energia che percepisco non è il frutto di un incantesimo, ma potrebbe essere stata potenziata >>

<< Ma ha che scopo? >> chiese Elena

<< Per rintracciarla magari >> ipotizzò Stefan << Se Katherine stava con Mason ha conosciuto di sicuro Melissa. Perché eliminare dalla sua mente solo il suo ricordo? >>

<< Magari ha visto o sentito qualcosa che Katherine non voleva nessuno sapesse >>

Non riuscivo a capirla. Se fosse stato davvero come Elena aveva ipotizzato, Katherine non le avrebbe cancellato solo i ricordi. L'avrebbe uccisa, eliminando il problema.

Ma a pensarci bene, Melissa aveva dei ricordi; il che significava che Katherine non era stata attenta e precisa come al solito. La vampira stronza che conoscevo non avrebbe trascurato un simile dettaglio. Non se lo sarebbe lasciato scappare.

Quella ragazzina aveva ragione: voleva spaventarla. Si era fatta riconoscere apposta. Ma perché? Attirarci in una trappola, magari. Eppure da quando avevo strappato il cuore di Mason, era sparita. E adesso che ricompare la figlia del suo cucciolo, anche lei sembra aver lasciato il suo nascondiglio.

Qualsiasi cosa Katherine volesse dalla cugina di Tyler, noi dovevamo averla prima di lei.

Melissa Lockwood: era lei la chiave per arrivare a Katherine. 

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Capitolo 8
*** Io non ti piaccio molto, vero? ***


≈≈ IO NON TI PIACCIO MOLTO, VERO? ≈≈
 

Quando tornai quella sera per parlare con Ed, il locale era pieno. A malapena si riusciva a respirare là dentro. Faceva talmente caldo che sembrava di essere in una sauna.

Il capo di Matt era dietro il bancone, intendo a riempire dei bicchieri. Stava parlando con delle ragazze e io mi sentii super imbarazzata a dover interrompere la loro conversazione.

Mi avvicinai al bancone e mi sedetti su uno degli sgabelli alti. Odiavo quegli sgabelli, ero talmente bassa che dovevo alzarmi sulle punte per riuscire ad arrivare a sedermici sopra.

<< Posso portarti qualcosa, tesoro? >> mi chiese Ed

<< Veramente sono qui per il posto di lavoro... >>

Lui strabuzzò gli occhi e mi guardò incuriosito << Ce li hai sedici anni almeno? >>

<< Si >> sorrisi imbarazzata << Matt aveva detto che me lo avresti chiesto >> sussurrai

<< Matt? Allora devi essere la cugina di Tyler... >> disse cambiando espressione

Io annuii e lui sorrise << Sei sicura di voler lavorare qui? >> chiese

<< Si >> affermai sicura

<< Ok >> disse, asciugandosi le mani << Ti predo la domanda di assunzione. Riempila e sei apposto >>

Mi consegnò alcuni fogli e una volta che li abbi riempiti, lui li prese e li osservò attentamente.

<< D'accordo. Darò a Matt la tua divisa e anche l'orario dei tuoi turni >>

Lo guardai con un sopracciglio alzato

<< Tutto qui? >> chiesi << Sono già stata assunta >>

Ed alzò le spalle, scoppiando a ridere << Questa è una piccola città. Sono io che scelgo i miei dipendenti e tu mi piaci >> concluse rivolgendomi un sorriso amichevole

<< Grazie >> dissi sorpresa

<< E poi devo un favore ad un amico >> disse facendomi l'occhiolino

<< Hmm...come? >>

Lui alzò le spalle con naturalezza << Una volta Mason mi ha aiutato con una cosa >> disse voltandosi per prendere uno strofinaccio << Era ora di ricambiare il favore >>

 

*

 

Con passo disinvolto attraversai il locale e mi diressi verso il bancone, dove il mio solito posto mi stava aspettando. Di Rick, nessuna traccia.

Mi guardai un po' in giro, poi riportai lo sguardo verso la mia meta e fu allora che la vidi.

Lungi capelli castani, raccolti in una coda e lineamenti sottili. Stava parlando con uno dei baristi. Ma non sembrava particolarmente interessata a quella conversazione. Resistetti alla tentazione di sedermi in uno dei tavolini per ascoltarli e decisi di andare in suo soccorso.

Mi avvicinai il più silenziosamente possibile e quando le fui accanto, mi sedetti sullo sgabello vicino al suo.

<< Bourbon >> ordinai secco al barista, che mi fulminò con lo sguardo e si allontanò

Lei si voltò verso di me e i nostri sguardi s'incrociarono.

Le sue iridi erano davvero belle: azzurre all'esterno che si schiarivano verso il centro fino a diventare sfumature grigie. Gli occhi di Mason.

<< Quel tizio ti stava importunando? >> le dissi

Melissa alzò le spalle e scosse, quasi impercettibilmente, il capo << A dire il vero potrebbe diventare il mio capo >>

Scoppia in una risata << Vuoi lavorare qui? >>

<< Perché non dovrei? >> mi chiese

<< È frequentato da soggetti poco raccomandabili >> le bisbigliai

Lei sogghignò e mi guardò << Come te? >>

<< Touche >> le dissi, alzando le mani in segno di resa

Il barista arrivò con il mio whisky e poi tornò al suo lavoro.

<< Io non ti piaccio molto, vero? >>

La sua domanda mi colse alla sprovvista << Cosa? >> le chiesi << Cosa te lo fa credere? >>

<< Il modo in cui mi guardi >> mi rispose

Boccheggiai per qualche secondo. Dovevo pensare attentamente a quello che le avrei risposto. Lei era la chiave per scovare Katherine. Avevo bisogno che si fidasse di me.

<< Non ti fidi e lo posso capire >> riprese << Ma... c'è qualcos'altro >>

Era vero. Aveva ragione: guardarla mi riportava alla mente il giorno in cui avevo strappato il cuore di Mason. Non ero pentito, figuriamoci. Ma i loro occhi erano così simili che guardare quelli di Melissa, mi facevano ricordare i suoi.

<< Damon >>

La voce di Rick, in quel momento mi sembrò un coro di angeli venuti a salvarmi. Il mio amico mi batté una mano sulla spalla e s'intrufolò tra me e Melissa.

Dopo essermi bagnato le labbra con un sorso di Bourbon, gli indicai Melissa

<< Rick, lei è Melissa >>

Lui si voltò verso di lei e la squadrò per un momento.

<< Alaric Saltzman >> si presentò cordialmente

Lei allungò la mano e la fece scivolare in quella di Rick << Melissa Lockwood >>

<< Hai detto...? >> fece per chiederle qualcosa, ma si zittì. Le lasciò la mano e si voltò verso di me << Ha detto...? >>

<< Si >> confermai io << È la figlia di Mason >>

Adesso era lui quello che si trovava in difficoltà. Come ci si comportava in casi come questi? Insomma, la figlia di un tuo nemico, che tra l'altro hai fatto fuori, ti avesse appena stretto la mano!

<< È un piacere conoscerti >> le disse << Sei qui da molto? >>

<< No... qualche giorno >> disse

Facendo un breve calcolo avrei potuto asserire con tutta tranquillità che quello era il terzo giorno che era a Mystic Falls. Le cose erano accadute davvero velocemente. Troppo velocemente, per i miei gusti.

<< E hai intenzioni di fermarti qui... >>

Mi bastò vedere il suo sguardo con la code dell'occhio per capire che non sapeva nemmeno lei la risposta.

<< Non lo so... >>

Io lo sapevo. Il minimo indispensabile per trovare Katherine e spedirla all'inferno. Dopodiché mi sarei occupato io stesso di Melissa. Una lunga occhiata e puff, sarebbe sparita dalla nostre vite per sempre. E magari, si sarebbe portata quell'idiota di Tyler e quel pusillanime di Matt con lei. Sorrisi, al pensiero di liberarmi di quattro scocciature in una sola occasione, e finì il mio whisky tutto d'un fiato.

Quel decennio da schifo era improvvisamente migliorato.

 

*

 

Quella notte non riuscii a dormire. Continuavo a rigirarmi nel letto inquieto. Erano ore che cercavo di dormire ma tutto ciò che ero riuscito ad ottenere era stata una testata contro il comodino.

Non riuscivo a togliermi dalla testa il viso di Melissa: i suoi occhi sembravano rincorrere tutti i miei pensieri.

Mi sentivo in colpa. Lei cercava Mason. Avrei voluto dirglielo, ma se lo avesse scoperto non so come avrebbe potuto reagire. Non volevo perderla e restare di nuovo da solo.

Era inutile stare lì a rigirarmi, perciò decisi di alzarmi. Attraversai la casa, facendo il meno rumore possibile per non svegliare Melissa e Matt.

Vagai per le sale della villa, senza sapere cosa stessi cercando. Poi, mi fermai difronte alla libreria. La stanza era illuminata dalla luce dei raggi della luna che entravano grazie alla porta a vetri.

Feci scorrere la mano lungo tutta una serie di libri e mi bloccai solo quando raggiunsi un grande volume verde. L'album di famiglia.

Lo aprii e cominciai a sfogliarlo. Rivedere le immagini dei miei genitori mi fece uno strano effetto. Sentivo così tanto la loro mancanza.

Continuai a guardare le foto e ne riconobbi una di mio padre e Mason quando erano adolescenti. Anche da così giovani li avrei riconosciuti tra mille. Mio padre, sempre composto, ordinato. Insopportabile.

Zio Mason, sbarazzino, capelli arruffati e sguardo divertito. In Melissa ritrovavo ogni volta lo sguardo leggero dello zio.

 

 

<< Com'era il barbecue? >> gli chiesi, appena entrò dalla porta

<< Niente di che >> mi rispose << Sei ancora arrabbiato? >>

<< Hai ancora qualche segreto? >>

In realtà non ero davvero arrabbiato. Non mi aveva detto perché voleva la pietra di luna, né come scatenare la maledizione ma volevo arrivare fino in fondo a questa storia.

<< Si, parecchi >>

<< Sono ancora arrabbiato >>

Lo vidi annuire e dirigersi verso le scale. Dovevo fare qualcosa. Era maledettamente fastidioso sapere che mi teneva nascosto qualcosa. Ero un Lockwood, il gene della licantropia era dentro di me. Dovevo sapere. E se l'unico modo per scoprire la verità era dargli quella stupida pietra, allora l'avrei fatto.

<< Sai >> gli dissi, alzando dal divano << Pensavo a quella pietra che stavi cercando >>

D'un tratto sembrò interessarsi alle mie parole. Il suo sguardo cambiò e mi fu chiaro che avrei dovuto giocare abilmente le mie carte se volevo delle risposte.

<< Forse, so dove potrebbe essere >> conclusi.

Il suo sguardo cambiò nuovamente << Credi che sia un gioco? >> disse avvicinandosi a me << Se sai dov'è, dimmelo! >>

E io avrei dovuto credere che tutto quell'interessamento era dovuto solo per una pietra dal valore affettivo. Ma cosa credeva? Che avessi cinque anni?

<< Cosa scatena la maledizione? >>

<< Se te lo dico non penserai ad altro e non è questo che voglio per te >>

<< Credo di poterlo sopportare >>

Gli feci un sorriso tirato, uguale a quello che lui stava rivolgendo a me. Non mi prendeva sul serio. Non credeva che sarei stato in grado di capirlo. Io volevo sapere.

<< Ne sei proprio sicuro bestione? >>

Il mio sorriso si spense. Quando affrontavamo questo argomento si arrabbiava ma non mi aveva mai chiamato “bestione”. Non mi aveva mai guardato in quel modo. Scoppiai.

<< Vuoi la tua stupida pietra o no? >>

Non passò nemmeno un secondo da quando pronunciai quella frase che subito si scagliò su di me, sbattendomi con le spalle al muro. Per un momento temetti che la pietra mi uscisse dalla tasca.

<< Dimmi dov'è? >>

<< Cosa scatena la maledizione? >> urlai io

<< Devi uccidere qualcuno... >> urlò lui più forte

 

 

Mi ripresi dai miei ricordi e chiusi l'album. Quando ero piccolo lo vedevo raramente, ma avevo sempre pensato che era uno forte. Sarebbe stato davvero un buon padre. E chissà, forse lo era stato per Melissa nel tempo che avevo trascorso insieme.

Che cattivo tempismo aveva avuto Mel: tra Katherine, la maledizione del sole e della luna, il misterioso Klaus e la morte di Mason.

Avrei dovuto raccontarle come stavano le cose. Mi avvicinai alla porta a vetri e guardai la luna. Era solo un piccolo spicchio alto nel cielo.

Glielo avrei detto. Rimaneva solo da decidere quando.

 

*

 

Mi gettai un po' d'acqua gelata sul viso per riuscire a svegliarmi. Quella mattina i rumori erano iniziati troppo presto. Tyler mi aveva avvisata che per qualche giorno ci sarebbero stati continui andirivieni per la casa.

La festa dei Fondatori.

Da quello che avevo capito era una festa che si faceva ogni anno per celebrare la memoria dei fondatori di questa città e siccome i Lockwood erano da generazioni i “sindaci” della città, nonché una delle famiglie fondatrici, la festa si teneva a casa nostra.

Casa nostra! Da quando avevo cominciato a chiamarla così? Sembrava un'eternità da quando ero arrivata, ma in realtà era passato ben poco tempo.

Mi cambiai rapidamente e scesi in salotto, dove Caroline stava coordinando i lavori.

<< Fortuna che è una villa immensa >> mi scappò quando vidi tutta la roba che stavano portando in giardino.

<< Buongiorno >> esclamò Caroline vedendomi << Spero di non averti svegliata... >>

<< Oh no >> dissi, guardandomi intorno. Il viavai di gente, che sfrecciava da un lato all'altro della casa, era ipnotizzante ed enormi scatoloni pieni di addobbi e candele tracciavano un labirinto per terra << Serve una mano? >>

Il sorriso che Caroline mi rivolse in quel momento mi fece venire i brividi. Mi prese sotto braccio e cominciò a camminare indicando persone e cose.

<< Non aspettavi altro, vero? >> le chiesi

<< Sono sicura che ti divertirai un sacco >> disse fermandosi sulla porta che dava sul giardino.

Sulle scalinate c'erano persone sedute con la testa tra le mani << Ma che fanno? >> chiesi preoccupata

<< Nulla >> mi rassicurò Caroline << Non trovano più la colla a caldo >>

<< La colla a caldo? >> chiesi sbalordita. Tutta quella scenata per un po' di colla a caldo?<< Provaci tu ad attaccare tutte queste decorazioni solo con lo scotch >> mi rispose

Riprese la sua discesa e io la seguii, evitando quei poveretti.

Mi portò sotto uno dei grandi tendoni, montati per l'occasione.

<< Bonnie! >> esclamai felice di vederla

<< Ciao >> ricambiò lei

<< Tu starai qui con Bonnie >> disse Caroline

<< Che devo fare ? >>

Caroline indicò tutti gli scatolini che ci circondavano << Aprire ogni scatole, controllare quello che c'è dentro, buttare le decorazioni rotte e tenere quelle buone >>

<< Tutto qui? >> chiesi ingenuamente. Il tendone sotto cui eravamo era enorme, ma gli scatoloni non saranno stati poi così tanti: venti, trenta al massimo.

<< Ti piacerebbe >> si lasciò scappare Bonnie << Vedi questo tendone? >> disse indicando proprio quello sotto ci trovavamo.

Io annuii << Secondo te chi dovrà addobbarlo e ripulirlo? >>

Le lanciai un'occhiata preoccupata << Cosa? Noi due e questo tendone? >>

<< Oh non siate così tragiche. Fino a due minuti fa Bonnie era da sola, ora siete in due. Magari entro stasera sarete in tre >> Caroline ci lasciò con questa sua perla per andare a rincorre un ragazzo che aveva fatto cadere una candela.

<< Schiavista >> le urlò Bonnie divertita << Come ti ha incastrato? >>

<< A dire il vero mi sono ingenuamente offerta >>

<< Devi essere impazzita >> rise

<< Probabile >> le dissi, mentre prendevo uno scatolone << Entro quando dobbiamo finire tutto il lavoro? >>

Bonnie alzò le spalle << Non c'è una vera scadenza. L'importante è che sia finito prima di dell'inizio della festa >>

<< Anche la tua è una delle famiglie fondatrici? >> le chiesi

Lei scosse la testa disgustata mentre estraeva dal suo scatolone un calzino bucato.

<< Oh che schifo >> mi lasciai scappare

<< Non dirlo a me >> allontanò velocemente il calzino e lo gettò nel cestino << La mia antenata arrivò a Mystic Falls proprio nell'anno in cui fu fondata >>

<< Come funziona? >> chiesi

<< Che vuoi dire? >>

<< Io non sono mai stata ad una “festa dei fondatori”. Che cosa si fa? >>

Bonnie sembrò pensarci su per un po' << A dire il vero niente di speciale. Il sindaco fa un lungo e noiosissimo discorso sulla storia di Mystic Falls, si mangiano un sacco di cose – della maggior parte delle quali non saprai mai il nome – e poi si balla >>

<< Ballare? Io non so ballare >>

<< Non ti preoccupare non lo devi fare per forza >>

 

*

 

<< Elena? >>

La voce di Alaric mi riportò alla realtà.

<< Che c'è? >> chiesi

<< Che succede? >>

Alzai le spalle. Troppe cose stavano succedendo e non volevo preoccuparlo ulteriormente. La sua relazione con Jenna stava finalmente andando per il verso giusto. Ero felice di averlo per casa, anche se vedere il mio professore di storia che gira per casa mezzo nudo, non era proprio tra le dieci cose che avrei desiderato.

<< Elena... >> disse, guardandomi con uno sguardo accusatorio

<< È Damon >> ammisi

Parlare con Rick era facile. Mi ascoltava e mi diceva esattamente quello che pensava. Mi considerava un'adulta, in grado di prendere decisioni ed era questo che lo rendeva così importante nella mia vita.

<< Che ha fatto questa volta? >>

<< Niente >> dissi << È proprio questo il problema. Da quando Katherine è sparita a cominciato a comportarsi bene >>

<< Era ora, no? >>

<< Si, ma... >>

Ma non riuscivo a togliermelo dalla testa. Gli volevo davvero bene e temevo che questo sentimento potesse trasformarsi da un momento all'altro in qualcosa di più. Sapevo bene che nel momento in cui avrei scelto uno di loro, avrei perso l'altro. Amavo Stefan.

Lui era il mio grande amore. Il mio amore epico, come lo definiva Caroline. Quando stavamo insieme sapevo che nessuno avrebbe potuto separarci. Avrebbe rispettato le mie scelte e mi avrebbe sostenuta. Mi avrebbe salvata, sempre. Proprio come io avrei atto con lui.

Damon, invece, era egoista. Non accettava le mie scelte e faceva di tutto pur di fare di testa sua. Ma alla fine, riusciva sempre a proteggermi. A farmi sentire viva.

<< Elena? >>

La mano di Rick mi passò davanti agli occhi e mi riscosse dai miei pensieri, di nuovo.

<< Scusa >> dissi << Sono solo molto stanca >>

<< Vuoi che ti accompagni a casa? >>

Scossi la testa e gli dissi di non preoccuparsi. Rick guardò l'orologio che teneva al polso.

<< Io devo andare. Ho un appuntamento con Jenna. Sicura di stare bene? >>

<< Tranquillo >>

Mentre Rick usciva dalla villa dei Lockwood, io rimasi a decorare i tavoli. Mi guardai intorno: Caroline stava dando ordini, come al solito, Bonnie era sotto uno dei tendoni e stava ridendo insieme a Melissa. Tyler stava aiutando Matt a sistemare le lanterne, ma di Stefan nemmeno l'ombra.

<< Che ci fai qui tutta sola? >>

Avrei riconosciuto la sua voce ovunque. Anche in mezzo a quel casino, riuscii a distinguerla perfettamente.

<< Damon >> dissi, senza guardarlo. Ero ancora un po' arrabbiata con lui per la storia di Jeremy, e lui lo sapeva.

<< Oh, andiamo. Sei ancora arrabbiata? Ti ho già detto che sapevo avesse l'anello. È passato un sacco di tempo, ormai >>

<< Hai ucciso io fratello >> gli dissi, chinandomi per sistemare il bordo della tovaglia

<< Se Jeremy ci è passato sopra, perché tu non riesci a farlo? >>

<< Che ci fai qui? >> gli dissi, ignorando la sua domanda

Lui alzò le spalle << Sono venuto per dare una mano >> disse con il suo solito sorriso smagliante

<< Come no >>

Mi rialzai e presi il vaso di cristallo appoggiato sul tavolo << Che vuoi, Damon? >>

Feci per voltarmi verso di lui, ma inciampai nel nastro che non ero riuscita a sistemare. A volte, in momenti come quello, odiavo la mia goffaggine. Il vaso mi cadde dalle mani, ma Damon fu più rapido e lo prese al volo. I nostri volti erano così vicini che riuscivo a sentire il suo respiro.

<< Solo darti una mano >> sussurrò

Mi riscossi, dopo quella che mi era sembrata un'eternità. Cosa mi stava succedendo? Non era mai capitato che il mio cuore battesse così velocemente quando Damon era nei paraggi.

Lui, con la mano libera prese la mia e mi riconsegnò il vaso. Per qualche istante le nostre mani si sfiorarono. Non riuscivo più a sopportare il suo sguardo, così presi il vaso e mi allontanai di fretta.


≈ ≈ ANGOLO AUTORE ≈≈
Salve a tutti: a voi recensori e a voi lettori silenziosi. Volevo ringraziare tutti coloro che hannoinserito questa storia nelle preferite e nelle seguite. E naturalmente coloro che l'hanno recensita. 
Volevo solo chiarire qualche piccolo punto:
1) come avrete capito i genitori di Tyler sono morti 
2) la storia non ha una vera e propria collocazione nella linea temporale della serie
 3) la scena in cui Tyler ricorda la conversazione con Mason è presa pari pari dall'episodio 2x04 - Il  viale dei ricordi

A presto, _ChaMa_




 

 

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Capitolo 9
*** C'è qualcosa tra Damon ed Elena? ***


≈≈  C'È QUALCOSA TRA DAMON ED ELENA? ≈≈


<< Però >> esclamò Ed appena mi vide << Sei davvero puntuale >>
Io alzai le spalle e gli sorrisi << Si, me lo dicono tutti >>
Vedendo che non mi ero ancora cambiata, mi indicò una stanzetta accanto alla cucina e mi disse che potevo cambiarmi lì.
<< Allora, che devo fare? >> dissi quando fui pronta
Ed si guardò intorno. Era pomeriggio e la maggior parte delle persone erano impegnate con la preparazione della festa dei fondatori.
<< Tieni >> mi disse tirando fuori una lista di cose da fare << Questa è la lista delle cose che mancano al bancone. Devi andare nel magazzino, prendere, portarle di qui e sistemarle. Poi dovrai pulire i tavoli, spazzare e lavare i vetri >>
<< Parli come la matrigna di Cenerentola >> gli dissi
<< Ringrazia che non faccia pulire i bagni >> mi rimproverò divertito << Se hai qualche problema o ti serve qualcosa, chiama >>
Annuii decisa e diedi un'occhiata alla lista. Mi diressi verso il magazzino e una alla volta portai e sistemai tutto quello che la lista comprendeva.
Il problema venne quando dovetti riempire la botte di birra del bar. Quella botte era così pesante che non sarei riuscita a sollevarla neanche se fossi stata Hercules.
La verità era che non sapevo nemmeno come fare a prenderla. Era troppo pesante per prenderla dall'alto o dal basso e di prenderla in braccio non se ne parlava neanche.
Dovevo escogitare qualcosa per riuscire a trasportarla. Restai ferma a guardarla per qualche minuto, nella speranza che un'illuminazione mi colpisse. Mi avvicinai e cercai di spingerla verso l'uscita dal magazzino.
<< Serve una mano? >>
La voce di un ragazzo mi colse alla sprovvista. Sembrava divertito dalla scena, ma era stato gentile ad interessarsi.
<< Te ne sarei eternamente grata >> dissi
Lui mi raggiunse. Appoggiò un piede alla base della botte e con una piccola pressione la fece sbilanciare solo da un lato.
<< Se fai così il peso diminuisce >> mi disse
Lo ringraziai mentre prendevo il suo posto per sostenere la botte.
<< Sei nuova, vero? >> mi chiese curioso
<< Si vede così tanto >>
<< Oh no, è solo che non ti ho mai visto in giro >>
<< Mi sono trasferita solo da qualche giorno >> gli dissi
Smisi di far rotolare la botte e lo guardai per qualche secondo. Ero sicura di averlo già visto e poi il lampo di genio arrivò.
<< Tu sei Jeremy >>
Lui annuii sorpreso
<< Stamattina eri alla villa dei Lockwood >>
Ecco dove lo avevo già visto. Era il tipo carino che non toglieva gli occhi di dosso da Bonnie. Il fratellino di Elena.
<< E tu sei? >> mi chiese
<< Melissa. La cugina di Tyler >> dissi, ricominciando a far rotolare il barile.
Sembrò sorpreso dalla mia rivelazione. Che lui non sapesse nulla di quello che stava succedendo?
<< Melissa... >> la voce di Ed pose fine alla nostra conversazione << Tutto bene? >>
<< Tutto bene >> risposi, sgusciando in cucina << È stato un piacere, Jeremy >>
<< Anche per me >>

 
*


Una volta finito il mio turno, tornai a casa stanza morta. C'era ancora gente che si muoveva freneticamente per il giardino, ma Caroline stava facendo sgombrare tutti quanti.
<< Siete ancora qui? >> chiesi a lei e a Bonnie
<< Te l'ho detto che è una schiavista >>
<< Non sono una schiavista. Solo ci tengo che le cose vengano fatto per il meglio >>
Le salutai e mi diressi in cucina, dove sapevo avrei trovato Matt e Tyler.
<< Allora com'è andato il primo giorno al lavoro? >> mi chiese Matt
<< Bene >> annuii contenta << Ho incontrato Jeremy >>
<< Allora direi che hai incontrato tutti quelli che contano, ormai >> scherzò Tyler
Salii in frette la scale e mi diressi in camera mia. Non vedevo l'ora di fare un bel bagno caldo e rilassarmi un po'.
Aprii l'acqua e mi spogliai. Appena il mio corpo entrò in contatto con l'acqua sprofondai in un sogno. Un ricordo.


Lasciai la tazza di tè sul tavolo e mi diressi verso il salotto. Né Mason né Katherine erano ancora rientrati ed era già molto tardi.
<< Mason? >> chiamai, ma nessuno mi rispose
Avevano usato le chiavi per entrare, perciò se non era Mason doveva essere Kat
<< Katherine, sei tu? >>
Una figura era seduta sul divano. Sola.
<< Torna a dormire, Melissa >>
<< Che succede, Kat? >> le chiesi
Nel suo tono di voce avevo intuito che qualcosa non andava. Feci per accendere l'interruttore ma lei mi bloccò.
<< Non accendere >> mi disse
Mi avvicinai a lei e le sedetti accanto << Avete litigato? Dov'è Mason? >>
<< Non è successo niente >>
Katherine e Mason non litigavano mai. Ma spesso capitava che uscivano insieme e tornavano ad orari diversi.
<< Non sono nata ieri, Kat >> dissi, cercando di smorzare la tensione
Katherine si limitò a stringermi la mano << Sei fredda... >> sussurrai
<< Stasera ho fatto una cosa davvero brutta, Melissa >>
<< Cos'hai fatto? >>
<< Non posso dirtelo... >>
<< Dov'è Mason? >> chiesi, cercando di togliere la mano dalla sua. Katherine non me lo permise e la strinse maggiormente
<< Sta riparando a quello che ho fatto >>
<< Sono sicura che non potrà essere tanto brutto >>
<< È orribile >> disse gelida
<< Così mi spaventi, Kat. Che hai fatto? >>
<< Non posso dirtelo >> replicò
<< Tu puoi dirmi tutto >> la esortai
<< Ti deluderei... >>
La fissai per un attimo, senza capire. Poi le sorrisi, rendendomi conto solo dopo che tanto non avrebbe potuto vedermi.
<< Non potresti mai deludermi >> dissi
<< Si, che posso. E lo farò. Io ti deluderò >> concluse lasciandomi la mano
<< Allora io ti perdonerò >>
<< No, non lo farai >>


Mi svegliai di colpo, quando l'acqua raggiunse l'altezza del mio naso. Mi aggrappai con entrambe le mani alla vasca e mi passai un po' d'acqua sul viso. Non avevo mai capito il senso di quella frase. Non avevo mai scoperto cosa avesse fatto di tanto grave perché io non potessi perdonarla.
Mi coprii con un asciugamano e strizzai i capelli, togliendo il tappo dalla vasca.
Forse era perché mi aveva tolto la memoria? Ma come potevo saperlo? Non ricordavo quando fosse avvenuta quella conversazione. Forse, poteva riferirsi al fatto che era un vampiro. O forse, si riferiva a qualcosa che dovevo ancora scoprire.

 
*
 
<< Elena, possiamo parlare? >>
Io annuii e seguii Damon sul retro della villa dei Lockwood. In giardino rimanevamo solo noi.
<< Che cosa vuoi? >> gli chiesi sbrigativa
Non volevo passere tempo con Damon, sopratutto se eravamo da soli.
<< No, che cosa vuoi tu? >> disse lui
Chinai il capo. Sapevo di cosa stava parlando, ma non volevo discuterne. Volevo solo andare da Stefan.
<< Guardami >> disse
Io alzai la testa, decidendo che mi sarei mostrata dura nei suoi confronti. Dovevo smettere di farmi ingannare dai suoi profondi occhi azzurri. Almeno finché non ero totalmente sicura che quella che ci fosse tra noi non era amicizia.
<< Damon sono stanca, voglia andare a casa >> feci per superarlo, ma lui mi prese per un braccio
<< Non ce l'hai con me per la storia di Jeremy, vero? >>
Perché era così difficile? Perché lui non riusciva a capire quanto fosse doloroso per me?
Cercai di ignorarlo e andare via, ma lui aumentò la presa sul mio braccio.
<< Dimmi la verità >>
Lo odiavo. Ecco qual'era la verità: odiavo il modo in cui mi guardava, il modo in cui si passava la lingua sul labbro inferiore e il modo in cui la sua mano stringeva il mio braccio.
<< Io non ce la faccio, Damon. Non riesco a starti vicino senza sentirmi in colpa. Perché so che quello che c'è tra noi è speciale e ho paura di rovinare tutto. Amo Stefan, ma non posso pensare di perderti >>
Damon mi lasciò il braccio e mi prese entrambe le mani << Tu non mi perderai >>
Io abbozzai un sorriso e lo guardai dritto negli occhi, sperando che il coraggio non mi abbandonasse << Tu devi lasciarmi andare, Damon >>
<< Non posso >> disse
Mi maledissi per la situazione in cui mi ero cacciata. Lasciai le sue mani e feci un passo indietro. Sapevo che mi amava, anche se non me lo aveva mai detto. Ma io non potevo amare lui.
<< Devi farlo. Perché altrimenti mi perderai >> mi voltai, pensando che fosse finita.
Ma sentii di nuovo le mani di Damon afferrarmi e farmi voltare verso di lui.
In un secondo le sue labbra furono sulle mie, in un bacio disperato. Io avevo bisogno di lui e lui aveva bisogno di me. Sapevo che stavo facendo la cosa sbagliata, ma non avevo la forza, né il coraggio per respingerlo.

 
*


<< Oh Mio Dio >> sussurrai, portandomi una mano sulle labbra
Velocemente mi ritirai nella mia camera, chiudendo le porta del balcone. Mi portai una mano sulla fronte: ero confusa.
Sbattei un paio di volte le palpebre per essere sicura di non aver sognato e mi diedi anche un pizzicotto sul braccio, scoprendo con dolore che purtroppo ero sveglia.
Elena e Damon che si baciavano? No, sicuramente dovevo aver frainteso qualcosa.
Elena amava Stefan. E Damon era suo fratello.
Qualcuno bussò alla porta e presa com'ero dai miei pensieri, sussultai quando Stefan entrò.
<< Ehi >> mi salutò
<< Stefan >> dissi, in preda al panico
In quel momento pensai che la mia fortuna dovesse essersi presa una bella vacanza. E dato che in vampiri riuscivano a sentire i battiti cardiaci dovevo mantenere la calma e stare tranquilla.
<< Che ci fai ? >> gli chiesi
Lui superò la soglia ed entrò nella mia camera, ancora spoglia. In effetti, non avevo pensato molto ad arredarla. Nell'armadio i vestiti, sulla scrivania il blocco da disegno e nient'altro.
<< Sono passato a prendere Elena e ho pensato di riportarti questi >> disse, allungando la scatolina che conteneva gli orecchini che mi aveva regalato Katherine.
Trassi un respiro di sollievo e li presi con un movimento rapido e istintivo << Grazie >>
Lui fece per uscire, ma si voltò ancora verso di me << Per caso hai visto Elena? >>
Mi si bloccò il fiato in gola << Proprio no >> dissi di colpo
Mi sentii un verme, ma che potevo fare. Io ero quella nuova e quelle erano cose delicate. Private. Non volevo immischiarmi nella vita sentimentale di qualcuno, sopratutto se quel qualcuno aveva occhi rossi e denti affilati.
Provai un'infinita vergogna nel vedere le sue spalle abbandonare la mia camera. Stefan era diverso da Damon: mi era bastato poco per capirlo. Non credevo che si meritasse di essere preso in giro.
<< Stupida >> mi dissi, battendomi una mano sulla fronte
Lasciai la camera e lo seguii. Tra la mia camera e le scale c'era un piccolo corridoio. Non era molto lungo, ma una persona normale ci avrebbe impiegato almeno quindi secondi per superarlo, mentre Stefan l'aveva percorso in meno di tre.
<< Sei veloce... >> dissi tra me e me, prima di aumentare il passo. Era sugli ultimi scalini, mentre io stavo iniziando a scendere i primi. In quel momento vidi Elena dietro di lui, seguita da Damon.
Non ero sicura di quello che volevo fare: se dirgli quello che avevo visto o evitare che potesse scoprirlo.
<< Stefan >> lo chiamai
<< Si? >>
<< Elena è...proprio dietro di te >>

*


<< Se ne sono andati tutti? >> chiesi facendo capolino in salotto
Melissa annuii con la testa. Sembra triste, con le gambe incrociate sul divano e lo sguardo perso davanti a lei.
<< Che c'è che non va? >>
Lei alzò le spalle << Niente, mi chiedevo solo...c'è qualcosa tra Damon ed Elena?>>
<< Non ti piacerà Damon, spero? >>
Lei mi guardò disgustata << Non dirlo nemmeno per scherzo, Matt. È solo che Elena è la ragazza di Stefan; Stefan non va d'accordo con Damon; mentre Damon ed Elena sembrano andare piuttosto d'accordo >>
Mi sedetti accanto a lei << Si, ma non nel modo che pensi >>
Descrivere il rapporto tra Damon ed Elena era dannatamente complicato. Era chiaro per tutti che Elena era innamorata di Stefan, ma con Damon aveva una sorta di legame speciale.
<< Elena è innamorata di Stefan. Non l'ho mai vista così presa per nessuno, nemmeno quando stava con me era così felice >>
Improvvisamente Melissa si volò verso di me, con un sorriso furbesco sulle labbra << Tu sei stato con Elena? >>
Io annuii << E anche con Caroline >> affermai fiero
<< Stai scherzando, vero? >>
<< Perché sei così sorpresa? >>
Lei boccheggiò << Perché sono le ragazze dei tuoi amici >>
Io ridacchiai e alzai le spalle << Abbiamo buon gusto in questa città >>
Non ero mai stato troppo fortunato con le ragazze. Elena era stata la mia prima cotta. Quell’innocente affetto che provi quando sei un ragazzino; quando non capisci più niente e hai gli ormoni in subbuglio. Ma Caroline era stata il mio primo amore. Un'amore che non avrei mai potuto dimenticare.
Non avevo mai affrontato con nessuno questo argomento. Solo Bonnie sapeva con esattezza quello che provavo per le sue migliori amiche.
<< Quando io ed Elena ci siamo lasciati, lei mi aveva detto chiaramente di volermi bene ma di non essere innamorata di me. Inizialmente credevo che fosse solo confusa: i suoi genitori erano appena morti >> spiegai
Avevo quasi dimenticato com'era iniziata tutta quella storia. A volte mi chiedevo cosa sarebbe successo se i signori Gilbert non fossero morti. Mi chiedevo se Elena avrebbe mai avuto il coraggio di lasciarmi.
<< Poi quando è arrivato Stefan ho capito che mi sbagliavo. All'inizio non mi stava proprio simpatico: ero ancora un po' geloso, ma lui è davvero un bravo ragazzo. Un po' lunatico, ma non è così male >>
<< E Damon? >> chiese lei
<< Damon è esattamente l'opposto di Stefan. Ha fatto delle cose davvero orribili, è insopportabile, arrogante... >>
<< Insomma, lo detesti proprio... >> mi interruppe lei
<< Chi non detesta Damon Salvatore? >>
Ridemmo e scherzammo per un po'; poi le raccontai della mia storia con Caroline, di mia sorella Vicky e perfino di mia madre. Era tanto tempo che non parlavo con nessuno della mia famiglia.
<< Basta parlare di me >> le dissi << Adesso voglio sapere di te >>
<< Non c'è un granché >> disse, alzando le spalle
<< Non ci credo che non hai un ragazzo >> scherzai
Lei trasse un respiro profondo e abbassò la testa
<< Ho detto qualcosa di male? >> le chiesi, vedendo il modo in cui si era rattristata
Lei scosse la testa e abbozzò un sorriso << In realtà c'è qualcuno. Ma è complicato >>
Le sorrisi e la invitai a continuare a raccontarmi << Più complicato di tutto questo? >>
<< Stavo con un ragazzo, un po' di tempo fa. Siamo praticamente cresciuti insieme e per tanto tempo ho creduto di amarlo. Ma poi qualcosa si è spezzato e ho capito di essermi illusa. Lui non avrebbe mai rinunciato al suo futuro per me >>
<< Per questo è finita, tra voi? >>
Lei tirò su col naso e scosse ancora la testa << Lui voleva da me qualcosa che non potevo dargli >>






 

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Capitolo 10
*** Balla con me ***


≈≈  BALLA CON ME ≈≈
 

Comoda com'ero, stesa sul mio letto, non avevo alcuna intenzione di alzarmi. Un sacco di pensieri mi ronzavano per la testa. E avevo tutte le ossa doloranti.  Avevo lavorato troppo in quei giorni: la mattina con Bonnie per preparare la festa dei fondatori e il pomeriggio al Grill.
In più mi stavo scervellando per cercare di dare una spiegazione logica a quello che avevo visto tra Elena e Damon. Chissà se loro mi avevano visto? Chissà se qualcun'altro gli avesse visti?
Il mio cellulare cominciò a vibrare sul comodino.
<< Pronto? >>
<< Dove sei? >> chiese la voce squillante di Caroline
<< In camera mia >> dissi alzandomi dal letto e avvicinandomi alla finestra del balcone
Buttai uno sguardo sotto di me e vidi le persone che, come al solito, facevano su e giù per il giardino.
<< Non ci credo >> rispose lei
<< Voltati >> le dissi io. Dalla mia posizione riuscivo a vederla perfettamente. Era in piedi difronte ai gradini che separavano il giardino alla villa.
Lei si voltò e mi fulminò con uno sguardo.
<< Non è divertente >>
<< Che c'è? >>le chiesi
<< Hai cinque minuti per scendere, signorina. Non farmi venire là su a prenderti >>
<< Ho dimenticato qualcosa? >>
Vidi Caroline battersi una mano sulla fronte << Sveglia, Bella Addormentata. Tu sei una Lockwood e come tale devi partecipare alla festa >>
<< Ne abbiamo già parlato, Caroline >> protestai
A essere sinceri non avevo molta voglia di partecipare alla festa dei fondatori. Sopratutto da quando Tyler e Caroline avevano avuto la brillante idea di presentarmi a tutti.
<< Infatti, devi essere perfetta. Vestito, scarpe, accessori... >>
<< Non era quello che intendevo >>
<< Peccato. Io sì >> detto questo chiuse la conversazione lanciandomi un sorriso.
Contro voglia mi preparai velocemente e la raggiunsi nella confusione.
Salimmo sulla sua macchina e raggiungemmo il centro, fermandoci ad ogni negozio di vestiti. Caroline si stava divertendo davvero un mondo a fare la stilista. Io, al contrario, mi sentivo davvero ridicola. Non ero abituata a portare vestiti simili. Lunghi, eleganti, delicati. Mi sentivo una bambola.
Erano almeno due ore che stavamo girando senza sosta alla ricerca del vestito perfetto. Io, naturalmente, non avevo voce in capitolo. Lei sceglievi e io provavo. Questo era il massimo che potevo fare. Ero sempre stata quella che si definiva un'amante del casual. Il mio concetto di eleganza di fermava ad un paio di tacchi. Non sapevo nulla di moda, ed era per questo che Caroline si era gentilmente offerta di darmi una mano.
<< Allora, come sto? >> chiesi uscendo dal camerino
Caroline restò ferma da osservarmi, senza dire una parola.
<< Dì qualcosa >> la esortai
<< Non ho parole >>
<< Sto addirittura così male? >> chiesi
Lei scosse la testa e l'espressione da pesce lesso si trasformò in un limpido sorriso
<< Sei stupenda >>
Io arrossi e chinai il capo. Tirai definitivamente la tenda e uscii dal camerino per potermi osservare allo specchio. Caroline mi fu subito accanto.
Indossavo un abito azzurro mono-spalla. L'unica spallina presente, quella destra, era spessa e impreziosita da pietruzze azzurre e piccoli diamanti. Lo scollo a cuore scendeva morbido lungo i fianchi e la gonna era leggera e delicata. Lungo il corpetto, si espandeva una composizione di luccicante che dava luminosità al mio abito.
<< Non avevo mai indossato nulla di simile, prima >> confessai
Caroline sorrise e mi guardò << Beh, allora ti conviene farci l'abitudine >>
<< Perché? >> le chiesi, entrando nel camerino << Vi vestite sempre così? >>
Lei annuii << La maggior parte delle volte >> ammise
Quando uscii, mi ero rimessa i miei vestiti e tenevo in mano quel meraviglioso abito.
<< Perché quella faccia? >> mi chiese Caroline
<< Perché costa troppo >>
Lei scoppiò a ridere << Sciocchezze! >>
Mi prese sottobraccio e mi condusse alla cassa << Adesso sei ricca >> disse << Per i Lockwood non c'è nulla di troppo costoso >>
Le sorrisi ma mentre pagavo qualcosa mi impediva di essere completamente felice. E quel qualcosa si chiamava Tyler. Sapeva che non volevo i suoi soldi, ma apprezzavo il fatto che si preoccupasse per me.
<< Tu non prendi niente? >> le chiesi
<< No >> disse alzando le spalle << Ho così tanti vestiti da fare invidia perfino alla regina d'Inghilterra. Comunque mi ha chiamato Elena, lei e Stefan sono al Grill. Ti va se li raggiungiamo? >>
Deglutii in fretta e mi voltai esibendo il migliore dei sorrisi << Si...tra poco inizia il mio turno >>

 

*

 

Me ne stavo appoggiata con i gomiti al bancone ad osservare il locale che si riempiva e svuotava continuamente.
In realtà il mio sguardo cadeva costantemente sul tavolo in cui erano seduti Elena, Caroline e Stefan. Sembrava che tutto fosse tranquillo, ma non potevo fare a meno di continuarmi a chiedermi se Elena non stesso solo prendendo in giro Stefan. Lui mi piaceva e non volevo vederlo stare male, sopratutto dopo quello che mi aveva raccontato Matt. E sapere che io stavo contribuendo a prenderlo in giro, mi faceva sentire un verme.
<< Lo sai che è maleducazione spiare? >>
La voce di Damon arrivò all'improvviso, e dallo spavento sobbalzai.
<< Lo sai che è maleducazione far venire un infarto alle persone? >> ribattei io, chinandomi per raccogliere lo straccio che avevo appena fatto cadere.
<< E comunque non starei spiando se non... >> mi bloccai all'improvviso, rendendomi conto di quanto odiassi la mia boccaccia.
<< Se? >> m'invitò lui
<< Non è importante >> mi affrettai a dire scuotendo la testa << Che ti porto? >>
<< Bourbon >> disse ammiccando
Anche se erano passati due giorni da quando lui ed Elena si erano baciati, io non mi sentivo tranquilla. Non potevo fare a meno che lanciare delle occhiate al tavolo a cui era seduta. E, di certo, non potevo non notare le occhiate che lei lanciava a Damon.
Non riuscivo a capire se lo aveva detto o no a Stefan. Lui si stava comportando in modo strano, ma più che ferito o arrabbiato, sembrava semplicemente distratto.
<< Hai intenzione di restare lì a fissarli ancora per molto? >>
Mi riscossi e riportai la mia attenzione su Damon << Hai detto qualcosa? >>
Lui mi guadava con il suo solito sorrisino irritante << Ti ho chiesto se hai intenzione di continuare a lanciarmi occhiate per tutto il tempo >>
<< Chi ti dice che io stia guardando te? >> gli chiesi, facendo finta di non dar peso alle sue parole
<< Chi credi di prender in giro? >> mi chiese
Io scossi la testa << Non te di certo >>
Mi allontanai dal bancone e mi diressi verso il magazzino per prendere una bottiglia di Whisky.
<< Non sei brava a dire le bugie, ragazzina >>
<< Che fai mi pedini? >> gli chiesi, quando mi accorsi che mi aveva seguito nel magazzino
Lui con un colpo secco chiuse la porta e il mio sorriso sparì. Adesso le cose si facevano serie.
<< Cosa sai? >> chiese
Alzai le spalle << Che vuoi dire? >>
<< So che ci hai visti >> ammise tranquillo
Deglutii rumorosamente e lui capì all'istante che il mio cuore aveva cominciato a battere più veloce del dovuto.
<< Non so di cosa stai parlando >>
Mi sorrise, ancora. Ma questa volta mi fece paura davvero. Era uno di quei sorrisi che vedi nei film horror; quando l'assassino cerca di fare il carino con la sua prossima vittima. Io ero la vittima.
Si avvicinò a me, con la sua super velocità e mi trovai inchiodata tra lui e uno scaffale pieno di bottiglie di vetro.
<< Sei sicura? >> chiese, alzando una mano per spostarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio << Perché questo potrebbe rappresentare un problema >>
Alzai gli occhi e incatenai i nostri sguardi. Improvvisamente, mi ero resa conto che tra i due quello che aveva più paura era lui.
<< Perché? >> gli chiesi << Perché ho visto te ed Elena mentre vi baciavate? >>
Lui cambiò espressione e si staccò leggermente << Non te lo hanno proprio insegnato che spiare è da maleducati, vero? >>
<< Guarda che eravate voi quelli sotto la mia finestra >> ribattei
<< Quello che succede tra me ed Elena, non sono affari tuoi >>
<< Non ho mai detto che lo fossero>> dissi prendendo la bottiglia che cercavo. Era in momenti come quelli che il gene della licantropia che c'era dentro di me si faceva sentire. E io ero grata di aver imparato a controllarmi. Era una maledizione, non lo avrei mai messo in discussione. Ma, da un lato mi piaceva essere in grado di avere la forza di combattere la paura. Forse, sarebbe stata la stessa cosa, se mi fossi trasformata e avessi imparato a controllare la rabbia. Ma era un rischio che non ero pronta a correre.
<< Sinceramente non mi importa di quello che fate voi due >> gli dissi superandolo e avviandomi alla porta. La aprii, ma prima di andarmene non riuscii a trattenermi.
Mi voltai di nuovo e lo guardai: lui era ancora di spalle << Ma è tuo fratello, Damon >>

Lui non si voltò. E io me ne andai.

 

*

 

<< Si può sapere che ti prende? >> mi chiese Elena, cercando di raggiungermi
Io mi fermai, nel bel mezzo della piazza << Damon ha ragione. Prima la troviamo, prima scopriamo che cosa ha in mente >>
<< Adesso sembri diventato come lui >> mi rimproverò << Stefan, Katherine non è qui. È lontana chissà dove... >>
La interruppi, senza permetterle di continuare << Il problema è proprio questo: noi non sappiamo dov'è >>
Per tutto quel tempo ero stato proprio io a dire a Damon di non cercarla, di lasciare che fosse lei a farsi avanti. Eppure non sopportavo l'idea che lei si potesse prendere gioco di noi un'altra volta. Ogni giorno o che passava, in me cresceva il dubbio che forse, Melissa sapesse più di quanto dicesse. 
<< Perché sei così ossessionato? >> mi chiese << Adesso che sono riuscita a far ragionare Damon, sei tu a perdere il controllo >>
Feci un respiro e allungai il mio sguardo sulla piazza << Voglio trovarla. Voglio eliminarla per sempre dalle nostre vite >>
Elena mi prese il mento tra le mani e fece in modo che io la guardassi << Troveremo un modo >>
Io annuii, ma non ero convinto. Non ne ero convinto per niente. Non so se sarei mai stato in grado di ucciderla davvero, ma ero sicuro che non la volevo nella mia vita. Aveva creato troppi problemi: tra me ed Elena e con Damon.
<< Bonnie non ha trovato niente >> le ricordai
<< Non importa >> disse lei << Stasera c'è la festa dei fondatori. Andiamo e divertiamoci. Dimentichiamo per un attimo tutti i problemi che abbiamo: Katherine, Damon >>
<< Damon? >> le chiesi dubbioso << Hai appena detto che sei riuscita a farlo ragionare >>
Lei sembrò rifletterci su per qualche secondo. Sentii il suo cuore aumentare il battito e il suo respiro diventare più lento.
<< Che qualcosa che non va? >>
Lei annuii e poi scosse la testa << Si, è solo...forse hai ragione >>
<< Elena? >> richiamai la sua attenzione << Damon ha fatto qualcosa? >>
Lei scosse prontamente la testa << No. Sono ancora un po' arrabbiata per la storia di Jeremy. Tutto qui. Ma passerà >>
Si stava comportando in modo strano, ma mi fidavo di lei. Era preoccupata e la capivo. Se c'era una cosa che avevo sempre ammirato in Elena era la sua forza, il suo modo di rassicurarti anche quando dovrebbe essere lei ad esserlo.
Eppure c'era qualcosa di strano nel modo in cui mi guardava; come se avesse paura di qualcosa. Per tutto il giorno mi aveva evitato di guardato negli occhi, ma non riuscivo a capire che cosa mi stesse nascondendo. Forse, era solo una mia impressione ma quando le avevo chiesto di Damon...

 

*

 

Guardai l'orario sul cellulare e decisi che era meglio cominciare a prepararmi. Quel pomeriggio, appena tornata dal Grill io, Tyler, Matt e qualche altro poveretto avevamo ultimato i preparativi per la festa di quella sera.
Con calma mi diressi nel bagno più vicino alla mia camera e aprii l'acqua della doccia. La festa dei fondatori era un evento che tutti aspettavano. Tutti eccetto le famiglie fondatrici che non erano così elettrizzate all'idea di dover passare tutta la sera a elargire assegni e ascoltare noiosissimi discorsi.
Sentii l'acqua scivolarmi addosso e chiusi gli occhi per godermi meglio quella sensazione di calore. Ero preoccupata: non solo perché non sapevo camminare sui tacchi ma perché non volevo, in alcun modo, far fare brutta figura a Tyler. 
Uscii dalla doccia e m'infilai l'accappatoio. Mentre mi asciugavo, tornai nella mia camera e mi avvicinai al mio vestito nuovo.  

Ero davvero sicura di volerlo fare? Potevo sempre inventarmi qualcosa all'ultimo momento. Io non ero andata a Mystic Falls con l'intento di diventare una Lockwood e di farmi degli amici. Eppure era capitato. Una parte avrebbe voluto solamente scappare di nuovo. Ma dall'altra parte volevo restare e godermi un po' di felicità. 
Cominciai a dipingermi le unghie e subito dopo passai al trucco. Non avevo mai capito perché, ma Caroline – diventata magicamente la mia personal stylist – diceva sempre che prima bisogna pensare al trucco e ai capelli e infine al vestito. Ma, pensavo, infilando il vestito non rischio di rovinare l'opera d'arte? 
Passai più di due ore rinchiusa in camera a cercare di sistemare perfettamente i miei capelli, ma alla fine decisi che sarebbe stato molto meglio lasciarli lisci.
Aggiustai la scollature a cuore del vestito, che secondo il mio parere era troppo scollata, e diedi una passata di piastra ai capelli.
<< Melissa? Sei pronta? >>
La voce di Matt dall'altra parte della porta fece aumentare improvvisamente i battiti del mio cuore. Ero agitatissima.
<< Si >> dissi << Credo >>
<< Gli invitati sono praticamente arrivati >> aggiunse Tyler
<< C'è tanta gente? >> chiesi io
<< Praticamente l'intera città >> disse Matt
<< Oh fantastico >> sospirai io, avvicinandomi alla porta
Posai una mano sulla maniglia, ma i miei muscoli non ne volevano sapere: io non avrei aperto quella porta.
Come se Tyler avesse letto nei miei pensieri, aprii la porta.
Boccheggiai indietreggiando nella stanza << Io...io non so stare sui tacchi >>
Matt appena mi vide, si sistemò la cravatta e mi sorrise.
<< Avrei dovuto prenderti dei fiori >> mi disse
Io sorrisi debolmente, aspettando che Tyler dicesse qualcosa << Sei bellissima >>
<< Io non mi sento molto a mio agio >> dissi, guardando per l'ultima volta il mio abbigliamento
<< Non ti preoccupare, andrà bene >> cercò di rassicurarmi, mentre Matt si faceva strada verso di me. Mi tese il braccio e mi disse << Pronta? >>
Io alternai lo sguardo da lui a Tyler, poi sorrisi e lo presi sottobraccio.
Con calma ci avviammo verso le scalinate. Tyler scese velocemente e raggiunse Caroline, bellissima nel suo vestito rosa. Mentre io e Matt restammo fermi in cima alla scale.
Era tutto stupendo. Mi sentivo come una principessa in un mondo magico. In un sogno. Lunghi tavoli occupavano la parte centrale della stanza, perfettamente adornata. Gli ospiti erano tutti elegantissimi: gli uomini indossavano tutti abiti scuri e smoking e le donne lunghi abiti eleganti e raffinati. 
Mi strinsi il più possibile al braccio di Matt, che lentamente mi condusse nel salone. Subito Caroline mi si avvicinò esaltata; probabilmente era più che soddisfatta dal lavoro che aveva fatto.
<< Sei perfetta >> esclamò sorridente mentre mi abbracciava 
Dovevo ancora abituarmi a tutte quelle manifestazioni di affetto da parte di Caroline, ma ricambiai l'abbraccio. 
<< Beh, questo è tutto grazie a te >> le dissi 
Tyler mi disse che alcuni dei membri delle altre famiglie dei fondatori avrebbero voluto conoscermi, così lo segui. Mi sballottarono di qui e di là per buona parta della serata, ma quando guardai l'orologio mi accorsi che era ancora presto. Le 10.48; avrei dovuto aspettare almeno un'altra ora prima di potermi rifugiare nella mia camera. Non che non mi stessi divertendo, ma non sopportavo di essere guardata in quel modo: come un piccolo pesciolino rosso in una vasca di squali. 
Appena trovai un momento di respiro, feci un giro per la casa e ammirai il lavoro che avevano fatto. Quel pomeriggio quando ero tornata a casa, non mi ero accorta di tutti gli oggetti antichi che erano disseminati per la casa e, adesso che potevo approfittarne, avrei tanto voluto saperne di più.  Mi interessai, in particolare, ad un libro – vecchio e logoro – pieno di disegni e storia, che raccontava della nascita della città.
<< Signorina Lockwood >>
La voce del signor Fell mi raggiunse in un secondo.
<< Signor Fell, posso fare qualcosa per lei? >> dissi, cercando di essere il più gentile possibile. Era un tipo bonario, ma troppo noioso: ogni volta che apriva bocca, sentivo le mie palpebre calare.
<< Vedo che sei interessata alla nostra della nostra piccola città... >>
Riportai lo sguardo sul libro e sfiorai una pagina stropicciata con l'indice destro << Si. Mi piace molto la storia >>
<< Che ne direbbe se le raccontassi la storia? >>
<< Mi farebbe molto piacere, ma non vorrei trattenerla >>
<< Sciocchezze, mia cara >>
Boccheggiai cercando una nuova scusa credibile da propinargli, ma nulla mi venne in mente. All'improvviso, vidi Alaric venire verso di noi. Aveva in mano due bicchieri e sperai con tutto il cuore che uno dei due fosse destinato al signor Fell.
<< Signor Fell, Melissa >> disse cordialmente
<< Professor Saltzman, stavo giusto per raccontare alla nuova arrivata la storia di Mystic Falls >>
Alaric sorrise e mi lanciò uno sguardo comprensivo << Magnifico >> disse << Allora credo che non le dispiacerà se prendo il suo posto nel racconto >>
Il signor Fell lo guardò disorientato << Chi meglio di un professore di storia può raccontarla? >> chiese
<< Forse, hai ragione >> ammise, prima di prendere uno dei bicchiere che Alaric gli stava offrendo << Buona serata >>
Appena se ne fu andato, mi lascia andare ad un sospiro e ringraziai Alaric.
<< Non so davvero come ringraziarti >>
<< Figurati. Il signor Fell è un uomo gentile, ma quant'è noioso. Un bicchiere di champagne e sarà ai tuoi comandi >> mi rivelò
Scoppiammo in una risata e io tornai a guardare quei vecchi cimeli << Davvero sei un professore? >>
Lui si bagnò la labbra con un po' di champagne e annuii << Anche io sono arrivato da poco. A dire il vero è solo un anno che sono qui >>
<< Perché hai deciso di venire proprio qui? >> gli chiesi curiosa
<< Perché no? >> disse lui
<< Perché per trovare questo posto ho avuto bisogno di cercare su tre cartine diverse >>
<< La mia è una lunga storia >>
Io lo guardai e sorrisi. Anche se non me lo aveva detto e non aveva fatto nulla per farmelo capire, non sembrava particolarmente felice di parlare del suo passato.
<< Allora, sarà meglio che cominciamo da quella di Mystic Falls >>

 

*

 

Appena entrai nel salone la vidi. Indossava un lungo abito di seta argento e i suoi lunghi capelli castani ricadevano morbidi lungo la schiena. Era dannatamente bella, come sempre. Ma sembrava essere passata un'eternità da quando l'aveva baciata. Due giorno erano passati e io non facevo che ripensare alle sue labbra. 
Mi avvicinai velocemente e la trovai da sola, mentre sorseggiava un bicchiere di champagne.
<< Come mai sei qui da sola? >> le chiesi, prendendo un bicchiere anche io
Lei alzò le spalle << Caroline è con Tyler, Matt è andato a cercare Jeremy e Bonnie è in bagno >>
<< E Stefan? >>
Lei abbassò lo sguardo << Oggi abbiamo litigato >>
Mi sedetti sullo sgabello, accanto al suo << Che è successo? Glielo hai detto? >>
Lei scosse la testa << No, ma devo dirglielo >>
<< Lo so >>
Doveva saperlo, poco importava chi glielo avrebbe detto. Anche se probabilmente non lo avrei ammesso, una parte di me si sentiva in colpa. Terribilmente in colpa. Non per il bacio che avevo dato ad Elena, ma per il fatto che lei stesse ancora con Stefan.
“Ma è tuo fratello, Damon”. Come se non lo sapessi. Ci voleva la signorina Lockwood per ricordarmelo! Dannazione, era appena arrivata e già non la potevo sopportare.
<< Ti va di ballare? >> le chiesi
Elena si voltò di scatto verso di me e mi guardò con circospezione << Stai scherzando? >>
<< Perché? >> le chiesi innocentemente << Ti chiedo solo un ballo. Nient'altro >>
<< Damon... >> cercò di protestare lei, ma io fui più rapido
Mi alzai e le offrii la mano << Balla con me >>


≈ ≈ ANGOLO AUTORE ≈≈
Salve a tutti: a voi recensori e a voi lettori silenziosi. 
Non vi ruberò tempo, vi voglio solo lasciare le foto degli abiti che ho immaginato portassero Melissa, Caroline ed Elena


MELISSA                              


ELENA


CAROLINE



A presto, _ChaMa_

 

 

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Capitolo 11
*** Credi che sia possibile amare qualcuno per sempre? ***


 ≈  ≈ ANGOLO AUTORE  ≈ ≈ 
So che questo mio piccolo spazietto dovrebbe trovarsi alla fine, ma ci sono alcune precisazioni che vorrei farvi.
Durante la lettura ci saranno due parole scritte in blu, cliccando dovrebbe aprirsi una pagina che corrisponde alla musica che mi ha ispirato le scene descritte. Se non vi si aprono, potete andare su you tube o se preferite leggerla in silenzio, io nn ho nulla in contrario. Insomma, fate cme più preferite :) Adesso la smetto di blaterare e vi lascio al capitolo. A presto,  _ChaMa_ 


≈≈  CREDI SIA POSSIBILE AMARE QUALCUNO PER SEMPRE? ≈≈
 

<< Eccoti finalmente >> esclamò Caroline vedendomi arrivare << Ma dov'eri finita? >>
<< Con Alaric >> spiegai << Mi ha raccontato tutta la storia di Mystic Falls. E quando dico tutta, intendo dire proprio tutta >>
Era una storia interessante. Doveva essere davvero eccitante abitare in una città così, piena di avventure. Ma allo stesso tempo, non potevo fare altro se non chiedermi se chi ci viveva fosse davvero felice di stare qui.
Dopotutto, qualcuno mi aveva detto che casa non è un luogo, ma solamente un sentimento.
<< Avete una storia molto...complicata >> dissi sorridendo
<< Beh, la classe non è acqua >> scherzò Tyler, porgendomi un bicchiere di champagne.
Lo sorseggiai mentre mi guardavo un po' intorno. La prima cose che vidi fu Jeremy.
Era in un angolo con alcuni ragazzi. Indossava uno smoking e non stava prestando particolare attenzione a quello che gli stavano dicendo. Il suo sguardo era completamente perso. Seguii la linea invisibile lasciata dai suoi occhi, fino a scoprire chi fosse a renderlo così nervoso.
Mi lasciai andare ad una risata sommessa e guardai Bonnie nel suo meraviglioso abito dorato. Era talmente palese che Jeremy avesse una cotta per Bonnie; come faceva a non capirlo?
<< Che stai guardando? >> mi chiese Caroline
Senza dire una parola mossi la testa e le indicai Jeremy << È proprio cotto >>
<< Come fa Bonnie a non accorgersene? >> le chiesi
Caroline alzò le spalle << Io credo che lo sappia, ma che non vuole complicare le cose >>
<< Che intendi? >>
<< Tanto per cominciare è il fratellino della sua migliore amica. E poi Jer non è molto fortunato con le ragazze >>
Le lancia uno sguardo fulmineo e poi riportai l'attenzione su di lui.
<< Peccato >> sussurrai << Sarebbero una bella coppia >>
Aspettai la risposta di Caroline, che stranamente non aveva aperto bocca, ma quando mi voltai mi accorsi che aveva ripreso a parlare con Tyler e altri invitati.
Cominciava a fare caldo lì dentro e quindi decisi di uscire a fare una passeggiata. Feci per avvicinarmi alla porta sul giardino, ricordandomi che non sarebbe cambiato nulla. Ovunque mi voltassi c'era gente pressata l'una contro l'altra. Con passo svelto mi mossi verso lo studio del padre di Tyler e mi richiusi la porta alle spalle.
Girovagai con lo sguardo per la stanza e poi uscii dalla porta-finestra. Perfino dalla mia prospettiva ero in grado di vedere tutta la festa che si stava svolgendo nel giardino della villa. Certo, ero in lontananza ma riuscivo comunque a sentire musica e risate.
Mi mossi costeggiando il profilo della casa e mi appoggiai ad una parete. Posai il bicchiere su un tavolino e mi tolsi finalmente i tacchi. Avevo i piedi gonfi e distrutti. Se fossero stati in grado di parlare mi avrebbero riempita di insulti.
Appena la mia pelle bollente entrò in contatto con l'erba fresca mi sentii in paradiso. Sollevai il vestito, fortunatamente poco ingombrante, giusto quanto bastava perché non si sporcasse sfiorando il terreno. E poi guardai la luna.


<< Dove stiamo andando? >> chiesi in preda all'euforia
<< Fidati >>
<< Mi fido, ma non vedo niente >> ripetei
<< È proprio questo lo scopo di avere una benda sugli occhi >> mi ricordò Mason
Io sbuffai << Manca molto? >>
Lui non mi rispose << Mason? >> chiamai
Per un attimo credetti che mi avesse abbandonato chissà dove e fui tentata di togliermi la benda.
<< Ci sono >> disse << Togliti le scarpe >>
<< Cosa? >> chiesi
Sentii le sue mani sulle mie spalle, pronte a sostenermi << Togliti le scarpe >>
<< D'accordo >> mi arresi
Mi piegai e mi tolsi scarpe e calze, sentendo sotto i piedi qualcosa di fresco e morbido.
<< Siamo sulla spiaggia? >> gli chiesi.
Lui emise uno strano verso che interpretai come un sì << Ma non possiamo stare qui. È vietato. C'era anche il cartello: vietato l'ingresso dopo le ventidue >> protestai. Mason aveva la strana abitudine di andare a ficcarsi sempre nei guai.
<< Cammina >> mi rimproverò, e io senza ulteriori proteste feci quello che mi veniva detto.
<< Prendi la mia mano >> disse
Anche se non riuscivo a vedere nulla allungai istintivamente la mano e lui la prese subito tra le sue.
Camminammo per qualche minuto, fino a quando non mi ordinò di fermarmi.
<< Posso togliere la benda? >>
<< No >> disse
<< Adesso? >> richiesi io
<< Si >> disse lui, slacciando lentamente la benda << Ti piace? >>
Annuii mentre guardavo le onde del mare bagnare la spiaggia e il fuoco scoppiettare sotto uno spettacolo di luce. La luna era alta nel cielo, circondata da stelle.
<< Amo la notte >> sussurrai
<< Anche io >>


Senza volerlo una lacrima solcò il mio volto e l'immagine del cielo notturno, divenne sfocata e lontana. Con una mano mi asciugai: non potevo rischiare di rovinarmi il trucco.


 

*



<< Balla con me >>
Una vocina dentro di me mi urlava di scuotere la testa e andare via. Di andare da Stefan; ma io decisi di ignorarla. Allungai la mano e lui mi aiutò ad alzarmi.
Quel contatto fu come una scintilla. Avvertii tante piccole scosse che si propagavano sotto la pelle. Ci dirigemmo verso l'esterno, dove molte coppie stavano già ballando.
La canzone, iniziata da poco era “We've got tonight" di Ronan Keating. Mi era sempre piaciuta molto: la trovavo romantica e sensuale. Perfetta. Ma non avrei mai immaginato di poterla ballare con Damon.
Mi portò proprio al centro della pista e fece un leggero inchino davanti a me. Poi mi prese di nuovo per mano e io mi appoggiai alla sua spalla. Cominciammo ad ondeggiare a ritmo di musica.
Damon era un bravo ballerino, ti faceva sentire sicura e io decisi di lasciare che fosse lui a guidare i miei movimenti. I nostri corpi si sfioravano e la mano di Damon scivolò sulla mia schiena. Mi sentii avvampare, tanto da non riuscire nemmeno più a respirare.
Che mi stava succedendo? Non avevo mai provato tutte queste sensazione quando stavo con Damon. Senza rendermene conto mi ero stretta nel suo abbraccio.
Amo Stefan, l'amerò sempre, continuavo a ripetermi mentre sentivo quel formicolio nel petto.
<< A che pensi? >> mi chiese
<< A Stefan >> risposi diretta
<< Anche io >> disse lui
Nessuno dei due ebbe il coraggio di guardare l'altro. Dovevo dirlo a Stefan: si meritava la verità. Io ero confusa, non sapevo più cosa stava succedendo nel mio cuore, ma sapevo che non volevo far soffrire Stefan.
<< Perché avete litigato? >> mi chiese
<< Per te >> risposi << Oggi pomeriggio, c'è stato un momento – uno solamente – in cui ho pensato a quello che è successo tra noi. Stefan lo ha capito e mi ha chiesto se andasse tutto bene. Gli ho detto di sì – gli ho mentito - e lui lo ha capito >>
<< Come lo ha capito? >>
<< Non è importante >> dissi
<< Per me lo è >>
In un attimo mi allontanò da lui, mi fece fare una piroetta e poi mi riprese tra le braccia. Sentivo il suo sguardo fisso su di me, ma non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi.
Quel breve momento, però, mi permise di trovare dentro di me un briciolo di lucidità.
<< Mi dispiace Damon... >>
<< Per cosa? >>
<< Per quello che ti ho detto..riguardo alla storia di Jeremy >>
<< È tutto ok >> disse semplicemente
Continuammo a ballare in silenzio; avevo la testa appoggiata alla sua spalla e lui aveva lentamente fatto appoggiare la sua alla mia. Il mio sguardo vagava sulle persone intorno a noi. Quasi mi ero dimenticata di essere alla festa dei fondatori, in mezzo a tutte quelle persone. Mi ero dimenticata di Caroline, di Matt, di Tyler e di Bonnie. Mi ero dimenticata di Jeremy. Di Melissa e di Katherine. Mi ero dimenticata di Stefan.
<< Stefan >> disse ad un certo punto
<< Cosa? >> esclamai io. Ero felice che alla fine avesse deciso di venire, ma quando incrociai lo sguardo di Damon capii che c'era qualcosa che non andava. Incuriosita dalla sua strana espressione mi voltai e seguii la linea del suo sguardo. Fu allora che lo vidi.
Non era fermo, con un bicchiere di champagne in mano, con uno sguardo di fuoco ad osservare me e Damon. Non era come me lo ero immaginata. Al contrario, stava ballando e rideva. Non riuscivo a vedere con chi stesse ridendo. Immaginai che fosse Caroline. Loro due erano diventati parecchio uniti da quando la mia amica era diventata un vampiro. Sorrisi tranquilla. Il mio Stefan.
<< Sono contenta che sia venuto... >> dissi voltandomi di nuovo verso Damon. Ero sicura che Caroline lo avesse trascinato a ballare con lei perché non si facesse strane idee su me e Damon.
<< Non sei l'unica >> disse lui, alzando un sopracciglio


 

*



Come avevo potuto essere così stupido?
Tutte quelle belle parole spese sul fatto che Elena e Katherine fosse completamente diverse e adesso mi ritrovo come un cretino ad osservare la mia ragazza e mio fratello che ballano insieme. Una canzone d'amore.
Presi un altro bicchiere di champagne e lo ingurgitai tutto d'un fiato. Dovevo mantenere la calma ed evitare di fare una scenata davanti a tutti. Speravo che dopo la litigata di oggi avrei potuto parlare con Elena. Volevo chiederle scusa per non essermi fidato di lei.
Volevo avere la conferma che tra lei e Damon non ci fosse niente. Che stupido! La conferma ce l'avevo sotto gli occhi.
<< Stefan >>
<< Melissa >> mi voltai verso di lei e per poco non la riconobbi. Era molto diversa da come eravamo abituati a vederla.
<< Tutto apposto? >> mi chiese
<< Certo >> risposi, spostando lo sguardo su Damon ed Elena
<< Non credevo venissi... >>
<< Non lo credevo neanche io >>
Mi voltai e feci per andarmene, ma Melissa mi bloccò. Appena sentii la sua mano sopra la mia mi fermai di scatto.
<< Balliamo >>
<< Cosa? >> le chiesi, come se non avessi ben capito quello che aveva detto
<< Balliamo >> ripeté lei
<< Io non credo che sia il caso... >>
Lei piegò la testa di lato e mi sorrise << Elena sta ballando con Damon. Non vorrai che tutti pensino che tuo fratello stia cercando di rubarti la ragazza >>
I suoi occhi brillavano sotto la luce delle lanterne e io non me la sentii di dirle di no. Lanciai un ultimo sguardo ad Elena, che stava roteando verso Damon.
La seguii al centro della pista e poi portai una mano sulla sua schiena. Lei poggiò la sua mano sinistra sulla mia spalla e le nostre mani si incrociarono. Melissa era agitatissima: potevo sentire il battito del suo cuore.
<< Perché sei così agitata? >> le chiesi
Appena glielo feci notare sembrò essersi ripresa il pieno possesso del suo corpo; il suo cuore tornò a battere normalmente.
<< Scusa, ho una terribile paura di cadere >> disse accendo ai tacchi << Ho i piedi in fiamme >>
Le sorrisi e cominciammo a muoverci. I nostri corpi non era vicini come quelli di tutti gli altri. Anzi, forse, eravamo gli unici in grado di guardarci negli occhi.
Lentamente la musica sfumò, per ricominciare ancora più lenta. Alcune persone si erano messe ad applaudire, altre avevano lasciato la pista e altre ancora si erano commosse.
<< Ma non è possibile... > mi lasciai sfuggire
Anche Melissa riconobbe subito quella canzone e sorrise << È una canzone bellissima >> protestò lei
<< È triste >>
<< È romantico >>
<< Sul serio? >> le chiesi << Ghost è il film più triste che io abbia mai visto. E di film, ne ho visti davvero tanti >>
<< Io lo trovo bellissimo >> disse lei << Come fa a non piacere questa canzone? >>
Io la guardai divertito. Unchained Melody, significava melodia libera.
<< Parla di un amore finito. Di un uomo innamorato di qualcuno che non c'è più. Come può non essere triste? >>
Lei ridacchiò e poi puntò il suo sguardo in un punto indefinito dietro di me << Io non credo sia così. Secondo me parla di un ragazzo che non può stare con la persona che ama. Di come l'amore che prova sia talmente forte da oltrepassare oceani e montagne. Di come la lontananza metta a dura prova il loro affetto; tanto che a volte lui si domanda se lei è ancora sua, o se lo ha dimenticato >> disse riportando il suo sguardo su di me. Per un breve momento i nostri sguardi s'incontrano.
<< Scusa >> disse << A volte mi faccio prende dalla situazione >>
Io scossi la testa << È tutto ok >> le dissi << Mi piace la tua interpretazione >>
Lei sorrise e io la feci volteggiare.
<< Posso farti una domanda? >> mi chiese, mentre ritornava verso di me
<< Certo >>
<< Come hai conosciuto Katherine? >>
Boccheggiai, indeciso se raccontarle la verità o darle semplicemente una vaga idea di quello che era accaduto tanti anni fa.
<< Scusa...non volevo essere invadente >>
Io scossi la testa << No, non è per quello. Solo...non so se vuoi davvero sentire tutta la storia >>
<< È così terribile? >>
Spostai la testa di lato e le feci capire che non era proprio una storia felice.
<< So che la Katherine che ricordi non è quella che conosciamo noi, ma lei è pericolosa. Ha fatto cose orribili... >>
<< È stata lei a trasformarvi, vero? >>
Io annuii, cercando di scacciare i ricordi di un passato ormai lontano. Katherine. Sembrava che ovunque andassi il suo ricordo mi perseguitasse come un'ombra. Ovunque guardassi lei era lì, pronta per ricordarmi un passato da cui volevo scappare.
<< L'amavi? >> chiese
<< Non lo so >> risposi con franchezza << Inizialmente credo di essermi innamorato davvero. Lei era così bella, così passionale...nessuna era come lei. Ma poi cominciò a rivelarsi per quella che era davvero: di notte beveva il mio sangue e mi costringeva a bere il suo. Iniziò a soggiogarmi e col tempo realtà e finzione si sono mescolati così bene che non riuscii più a riconoscere quello che davvero avevo provato per lei >>
<< È davvero orribile... >> ammise << Come puoi costringere qualcuno ad amarti? >>
Mi ero sempre chiesto se Katherine si fosse mai pentita di quello che aveva fatto a me e a Damon. Se lei non fosse mai esistita io avrei ancora mio fratello, ma non avrei mai conosciuto Elena.
Era difficile ammettere che lei fosse stata davvero importante. Per Damon era più semplice: l'aveva amata per 145 anni, senza mai fermarsi. Il suo era un amore puro e sincero. Eppure Katherine aveva scelto me. Perché? Forse, perché non l'amavo abbastanza?
<< Ti sei ricordata altro in questi giorni? >> chiesi a Melissa
Lei scosse la testa << No... >>
Ripensai agli orecchini che Katherine le aveva regalato e mi accorsi che li stava portando proprio in quel momento.
Secondo Alaric l'opale era la pietra in grado di scomporre la luce nei colori che la compongono e schiarire le idee. Forse, era un bene che le indossasse: se Bonnie aveva ragione e quegli orecchini possedevano una strana energia, c'era una buona possibilità che Katherine gliele avesse regalate per un motivo.
<< Stefan? >> mi chiamò, riportandomi alla realtà << Tu credi che sia possibile amare qualcuno per sempre? >>
Avrei tanto voluto rispondere di sì. Dirle che l'amore era eterno, ma la realtà era che non lo sapevo.
<< Vuoi che ti dica la verità? >> le chiesi
Lei mi guardò negli occhi e per un attimo – un solo attimo – credetti di vedere il mio riflesso dentro di lei. Fu come se riuscissi a guardare dentro di lei e vedere me stesso.
Scosse la testa << No >>
<< Sì, sono sicuro che l'amore eterno esista davvero >>


 

*



Rimasi a parlare con Liz Forbes per qualche minuto. La situazione era notevolmente cambiata: nessun morto – dopo Mason - anche se gli ospedali perdevano giornalmente qualche sacca di sangue. Che sbadati!
Girai per la villa in cerca di Elena. Quando l'avevo lasciata sembrava parecchio ansiosa di parlare con Stefan, ma non riuscivo bene a capire per quale motivo. Voleva dirgli del nostro bacio, quello era ovvio. Ma qualcosa mi diceva che voleva anche delle spiegazioni. Vedere il mio fratellino ballare con Melissa l'aveva scossa, non me lo aveva detto ma il suo sguardo era piuttosto chiaro. A dire il vero aveva lasciato stupito anche me.
Posai l'ennesimo calice di champagne e mi diressi verso Jeremy. Magari lui sapeva dove si fosse cacciata sua sorella. O mio fratello.
<< Hai visto Elena? >> gli chiesi
Jeremy era in piedi, appoggiato ad una colonna. Si rigirava tra le mani l'anello magico dei Gilbert e fissava qualcosa nella sala con insistenza.
<< Jeremy? >> lo richiamai
Finalmente lui si voltò vero si me, con fare distratto. E piuttosto irritato.
<< No >> rispose duramente per poi lasciarmi solo
Restai a guardarlo andare via, senza capire. Per una volta tanto che non avevo combinato niente!
<< Ehi Barbie >>
Caroline si voltò verso di me e mi fulminò con lo sguardo.
<< Che ha il piccolo Gilbert? >> le chiesi
Lei si spostò una ciocca bionda dagli occhi e sbuffò << Ha una cotta per Bonnie >>
Come lei, anche io spostai lo sguardo sulla streghetta. Stava flirtando.
Bonnie Bennett stava flirtando! Chi l'avrebbe mai detto. Non che m'interessasse davvero, ma lo trovai comunque divertente.
<< Hai visto Elena? >>
<< È andata in bagno >> disse semplicemente
Annuii mentre mi avviavo verso il bagno delle signore. Non sapevo bene quello che avrei fatto una volta trovata Elena. Magari le avrei chiesto di parlare, ancora. La verità era che tutto ciò era dannatamente irritante. Mi irritava stare lontano da lei e mi irritava ancora di più il fatto che Stefan non sapesse che io e lei ci fossimo baciati.
Volevo rubare Elena a mio fratello, questo è vero. Ma non volevo essere sleale con lui. Lui non lo era mai stato con me quando si trattava di Katherine.
Mentre camminavo però, il mio sguardo cadde sulla terrazza: Elena era lì. Mi avvicinai, ma vedendola parlare con Melissa mi nascosi.
<< Non gli ho detto nulla >>
<< Melissa so che è difficile da capire, ma... >>
<< Elena, io non glielo dirò >>
<< Grazie >>
<< Non per te. O per Damon. Ma semplicemente perché credo che sia giusto che siate voi a dirglielo. È stato un caso che io vi abbia visto, ma questo non rende quello che abbiate fatto meno grave >>
Aspettai la risposta di Elena, ma quella non venne.
<< Stefan ti ama >>
<< E io amo lui... >>
<< Allora devi essere sincera >>
<< Io voglio dirglielo, ma non è così semplice >>
Ci furono momenti di silenzio e il non sapere quello che stava succedendo mi irritava ancora di più.
<< Mi piaci, Elena. Non voglio ferirti, ma credo che tu abbia bisogno di essere sincera con te stessa, prima di decidere chi amare >>
Sentii dei passi e ipotizzai che Melissa stesse per attraversare la porta finestra, ma la voce di Elena la fermò
<< Non so come fare >>
Melissa si fermò
<< Nessuno meglio di te può saperlo >>
Eccola la risposta che tutti aspettavamo. Solo Elena avrebbe potuto scegliere tra me e Stefan. Né io, né lui. Non avremmo mai smesso di combattere per il suo amore. Lo facevamo in modi diversi, ma entrambi avevamo bisogno di lei.



 

VESTITO BONNIE 

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Capitolo 12
*** Un altro vampiro in città ***


≈ ≈ UN ALTRO VAMPIRO IN CITTÀ ≈ ≈

Quando uscii di casa quella mattina, nel cielo il sole era ancora nascosto dietro alla nuvole. Avevo deciso di andare a correre un po'. La festa dei fondatori era andata stranamente bene e mi ero perfino divertita. Ed era questa la parte peggiore.
Mi mancava Mason. Era per lui che ero venuta ma più tempo passavo qui, più sembravo dimenticarmene.
L'aria, fortunatamente, era ancora calda e mi accarezzava il viso delicatamente. Feci un giro per il parco e, poi, decisi di fare un salto in città. Passai davanti al Grill, e questo mi ricordò che quella sera avrei dovuto lavorare.
Senza sapere con esattezza dove stessi andando mi ritrovai nel bosco. L'aria era molto più fresca e si faceva strada tra i miei polmoni molto velocemente.
Le chiome degli alberi attorno a me vennero scosse da un fremito ma quello che attirò la mia attenzione fu il rumore di un ramo spezzato. Mi fermai e alzai lo sguardo per vedere se qualcosa fosse caduto, ma non vidi nulla.
Aggrottai le sopracciglia, dubbiosa e ripresi a camminare. Avevo la strana sensazione di essere osservata ma ero completamente da sola. Io e la natura selvaggia di Mystic Falls.
Certo, la cosa più intelligente da fare sarebbe stato rimettersi a correre e far finta di nulla, ma non lo feci. Qualcosa dentro di me me lo impedì. Era una strana sensazione. Come quando trovi qualcosa che non stavi cercando ma sai che, per un motivo o per l'altro, è importante.
Ripresi a camminare e appena prima di raggiungere la stradina che mi avrebbe riportato in città, avvertì dei passi dietro di me. Mi voltai e questa 
volta lo vidi.
Era un uomo, sulla trentina. Indossava dei jeans e una maglietta nera. Di certo non era uscito per fare jogging. Eppure appena vide che lo avevo visto accelerò il passo e io feci lo stesso.
Magari ero solo paranoica e quel ragazzo stava facendo solo una passeggiata, ma dal modo in cui aveva cominciato a muoversi nessuno lo avrebbe detto.
Era dietro di me, potevo sentire il suo passo pesante calpestare alcuni rami secchi. Era veloce, tanto quanto i battiti del mio cuore.
Mi imposi di stare calma. Ci potevano essere mille diversi motivi per cui stava correndo in quel modo.
In ogni caso decisi di fare una deviazione. E fu allora che capii che c'era un unico motivo per cui stava correndo. Mi stava seguendo.
Sentii il cuore rimbalzarmi in gola. Avevo paura, come non ne avevo da tanto – troppo – tempo.
Sperai di essere più veloce di lui e di raggiungere il centro di Mystic Falls velocemente. Volevo – dovevo – andare in mezzo alla gente.
Sentivo le gambe cedere e non avevo più saliva. I polmoni mi scoppiavano. Accelerai la corsa e mi nascosi dietro una quercia. Ripresi fiato, facendo il meno rumore possibile, ma sembrava che oltre a me non ci fosse più nessuno. Mi sporsi leggermente in avanti e lo vidi di nuovo. Sperai che lui non avesse visto me, ma ero stata troppo lenta.
Ripresi a correre e, prima che me ne accorgessi intorno a me gli alberi erano stati sostituiti da edifici e fontane.
Anche se imposi ai miei muscoli di fermarsi, questi continuarono a muoversi velocemente fino a quando non raggiunsi il centro della piazza. Mi appoggia ad una panchina e guardai avanti. Non ero mai stata tanto felice di vedere il Grill.
 

*

Smisi di camminare quando arrivai davanti a villa Salvatore. La porta era così vicina che mi sarebbe bastato allungare una mano per suonare il campanello. Ciò che davvero mi mancava era il coraggio.
Non sentivo Stefan fin dalla serata precedente: quando avevo lasciato la festa dei fondatori lui se n'era già andato.
Ci ero rimasta male nel vederlo ballare con Melissa, tanto che il pensiero di loro due insieme mi aveva sfiorato più di una volta. Avevo paura che se ne fossero andati via insieme ma quando l'avevo incontrata lei mi aveva rassicurata dicendomi che tra loro non c'era nulla.
Da quando io e Damon c'eravamo baciati le cose erano diventata strane. Ero io quella che avevo tradito la fiducia di Stefan eppure mi comportavo come se fosse stato lui a tradirmi.
Finalmente trovai la forza di suonare il campanello e pochi secondi dopo la porta si aprì.
<< Elena >>
Stefan sembrava sorpreso di vedermi
<< Perché hai suonato il campanello? >> mi chiese
Scrollai le spalle << Non sapevo se ci fosse qualcuno in casa >>
Di solito, in effetti, non suonavo mai il campanello. Qui tutti entravano e uscivano tranquillamente. Specialmente io.
<< Entra >> disse lasciandomi spazio per entrare
Raggiunsi il salotto e mi voltai per guardarlo
<< È successo qualcosa? >> mi chiese
<< No...si >> mi corressi
<< Elena stai bene? >>
Ero agitata e, se io riuscivo a sentire i battiti del mio cuore battere all'impazzata, non immaginavo cosa stesse sentendo lui. Avevo paura di dirgli la verità. Non volevo perderlo né ferirlo.
<< Stefan, io... >> incominciai muovendo qualche passo avanti << Io ti amo Stefan, ma ho fatto una cosa che ti ferirà >>
Il suo sguardo lasciava trasparire tutta la sua preoccupazione e la sua confusione. Io mi fermai nello stesso istante in cui lui mosse tre passi per scendere dagli scalini che separavano l'ingresso dalla sala principale.
<< Di cosa stai parlando? >>
Balbettai qualcosa, senza nemmeno sapere quello che avevo detto. Il silenzio era carico di tensione e sapevo che più il tempo scorreva più avrei faticato a dirglielo.
<< Se è per ieri sera, va tutto bene >> disse infine
<< Cosa? >> chiesi io
<< Ieri sera sono venuta alla festa dei fondatori e vi ho visto ballare. All'inizio ero arrabbiato certo, ma va tutto bene. So del legame che c'è tra te e Damon. Non mi sta bene, naturalmente, ma lo accetto >>
<< Non parlo di quello >> dissi << Stefan io ho baciato Damon >>
Vidi il suo sguardo cambiare: dove prima stava per fare capolino un sorriso adesso c'era un'espressione dura e controllata. Lo vidi stringere i pugni fino a quando le sue nocche non sbiancarono.
Non sapevo cosa fare. Se chiamarlo per nome o andarmene. Se dirgli che mi dispiaceva o semplicemente stare zitta e aspettare una sua reazione.
<< Mi dispiace, Stefan... >> dissi con un filo di voce << Io non...è successo e basta >>
Non si mosse. Restò fermo a fissare il pavimento. Non sapevo nemmeno se avesse sentito le mie parole.
Mi avvicinai a lui e alzai le mani per sfiorargli il volto. Sentivo le lacrime premere per uscire.
<< Stefan... >> cominciai, ma lui mi fermò e evitò il mio tocco
<< Ho bisogno di stare solo >> disse deciso
<< Stefan, io... >>
<< Elena >> ripeté << Devo stare da solo >>
Capii dal suo sguardo che se non lo avessi ascoltato se ne sarebbe andato via lui. Lo superai senza guardarlo e mi diressi verso la porta. Appena prima di oltrepassare la soglia della sala mi voltai a guardarlo.
Lo vidi alzare il pugno e scagliarlo contro la parete, lasciando una traccia di sangue e un bel buco nel muro. Sobbalzai per lo spavento ma restai a guardarlo.
Buttò a terra un tavolino, facendo cadere anche una lampada e un vassoio sul quale era appoggiata una bottiglia di Scotch.
Non riuscivo a guardarlo in quello stato e non potendo fermarlo, uscii. Quando fui fuori, all'aria aperta, feci un respiro profondo e chiusi gli occhi. Mi asciugai una lacrima con le mani che tremavano. Poi li riaprii e cominciai a camminare.


*

 

Quando arrivai davanti a casa Salvatore, capii perché Elena era così agitata. La preoccupazione attanagliò anche il mio stomaco: era chiaro che c'era qualcosa che non andava.
Stefan era sempre stato più tranquillo di Damon, anche quando si arrabbiava, ma quando si trattava di Elena perdeva il controllo. Quando ero diventata un vampiro, Stefan aveva fatto di tutto per aiutarmi e mi sentivo in dovere di aiutarlo se c'erano dei problemi.
Mi avvicinai alla porta e feci per bussare, ma mi accorsi che la porta era già aperta. Una vocina dentro di me continuava a ripetermi che non era una buona idea.
Spinsi la porta con un leggero colpetto della mano e mi ritrova davanti il caos assoluto.
<< Stefan >> chiamai, ma nessuno rispose
Cominciai a muovermi tra fogli spersi per terra e cocci di vasi rotti. Qualsiasi cosa fosse accaduta tra lui ed Elena doveva averlo sconvolto parecchio, motivo per cui capii che Damon c'entrava qualcosa.
Portai immediatamente lo sguardo verso il salotto, dove il tappeto, solitamente perfettamente steso, era un accumulo di pieghe e fili.
<< Stefan? >>
Silenzio. Feci scorrere lo sguardo per tutta la sala senza trovare alcuna traccia del mio amico.
<< Stefan, sono Caroline... >>
Usando il mio super udito, sentii alcuni rumori provenire dalla cantina sotto di me. Velocemente raggiunsi la porta ed entrai. Ovunque guardassi la casa era semi distrutta.
<< Stefan, sei qui? >> chiesi
Aprii la porta con cautela e cercai Stefan. La prima cosa che notai fu il congelatore che conteneva le sacche di sangue. Era aperto, ma tutto al suo interno era esattamente dove doveva stare. Mi chiesi subito se Stefan avesse preso una sacca, ma prima che potessi darmi una risposta intravidi la sua figura.
Era seduto in un angolo con le braccia appoggiate alle ginocchia e lo sguardo perso in un punto indefinito sul pavimento. Non era la stessa persona che conoscevo. Non era lo Stefan dolce e premuroso. Quello era uno Stefan distrutto.
<< Stefan... >> dissi avvicinandomi piano
Lui sembrò finalmente sentirmi e alzò la testa. Non c'era molta luce ma fui sollevata dal fatto di non trovare alcuna traccia di sangue sul suo volto. Quando lui cominciava a bere sangue umano era dannatamente difficile farlo smettere. Quando gli fui abbastanza vicina mi chinai sopra di lui e lo guardai. I suoi occhi sembravano spenti, vederlo in quello stato mi fece stringere il cuore. Cosa poteva essere successo di così terribile per ridurlo in quello stato?
<< Cos'è successo? >> gli chiesi nella speranza che si confidasse con me
Stefan non mi rispose ma continuò a guardarmi con le lacrime che premevano per sgorgare.
<< L'ha baciata... >> disse in un sussurro << Si sono baciati, Caroline... >>
Solo allora compresi il motivo di tanta preoccupazione. Non ce la faceva ad essere arrabbiata con Elena. L'unica cosa che mi preoccupava era lo stato di Stefan. Restai qualche secondo immobile, pensando alla ramanzina che avrei fatto alla mia amica. Come aveva potuto tradire Stefan? Certo, come tutti era impossibile non notare il particolare feeling tra lei e Damon, ma perché non l'aveva detto a me.
Mi mossi sulle ginocchia e mi feci più vicino a lui. Forse, in una situazione normale in bacio tra Elena e Damon non sarebbe sembrato tanto grave, ma adesso. Dopo Katherine...
<< Va tutto bene... >> cercai di dirgli
<< No, Caroline. Non posso farlo di nuovo >>
Senza pensarci due volte mi chinai su di lui e lo abbracciai. Sentii il suo corpo sotto il mio irrigidirsi e dopo pochi secondi rilassarsi. Ricordai il modo in cui mi aveva accudita quando mi ero trasformata. Si era preso cura di me, adesso era il mio turno.
Senza volerlo, il mio sguardo vagò per la stanza e cadde proprio dietro Stefan. Una sacca di sangue giaceva a terra. Un sorriso spuntò sul mio viso: era chiusa.
 

*

Quel pomeriggio decisi di allenarmi un po' e fare qualche tiro a canestro. Matt era andato al lavoro e Caroline sembrava sparita. Melissa, invece da quando era tornata dalla sua corsa mattutina si comportava in modo strano. Ogni volta che sentiva qualche rumore si voltata di scatto, come se ci fosse un cecchino a darle la caccia.
Provai qualche tiro libero e quando sbagliai il quinto, tirai la palla un po' più forte del previsto. Anche se ormai avevo il pieno controllo sul mio corpo, c'erano dei momenti in cui l'adrenalina scorreva veloce nelle vene e in quei frangenti riuscivo a percepire quanta forza possedessi realmente.
<< Ehi, che stai facendo? >> 
Mi voltai velocemente verso Melissa che stava uscendo dalla porta a vetri.
Ripresi la palla e gliela lanciai << Qualche tiro >>
Lei la prese al volo e fece un paio di palleggi << Ti va una partita? >>
Alzai le spalle e accettai << Credevo che non sapessi giocare... >>
Lei mi rilanciò il pallone e si mosse verso di me << Imparo in fretta >>
<< Allora sarò buono >> la presi in giro
Melissa si arrotolò le maniche della felpa e mi guardò scandalizzata << Che vorresti dire con questo? Che una ragazza non potrebbe batterti? >>
Mi piaceva passare del tempo insieme. In lei, riuscivo a vedere alcuni tratti che ritrovavo anche in me stesso. Ma Melissa li rendeva speciali: forse, era la sua ingenuità o il suo spirito di umanità a renderli tali. A volte, dimenticavo di non essere umano.
Avevo sempre desiderato avere un fratellino più piccolo. Avrei voluto insegnarli come far colpo sulle ragazze e come far impazzire papà. Con una sorellina non riuscivo ad immaginarmici. Ero sempre stato uno stronzo con qualsiasi ragazza.
<< Così non vale >> esclamò lei << Sono troppo bassa >>
Si stava lamentando perché avevo fatto un lancio troppo alto e lei non era riuscita a prenderlo, permettendomi di fare canestro.
<< Adesso inizio io >> protestò
Prese la palla e mi fece la linguaccia mentre si portava in centro. Iniziò a muovere qualche passo palleggiando. Io le fui subito addosso e lei cercò di schivarmi, senza grandi risultati.
Riuscì a fare un secondo punto.
<< Riproviamo >>
Di nuovo si portò al centro e di nuovo mosse qualche passo palleggiando. Anche io mi mossi ma questa volta lei riuscì ad intuire da che parte l'avrei attaccata e così si spostò velocemente andando a canestro.
<< Woooo >> urlò alzando le braccia
<< Come hai fatto? >> le chiesi restando interdetto per alcuni secondi
<< Te l'ho detto che imparo in fretta >> rise
<< Comunque sono in vantaggio io >> risposi andando a riprendere la palla
Ero sempre stato un tipo competitivo. Mi piaceva vincere.
Ripresi la palla e mi voltai verso di lei, pronto a rifarle fare il tiro. Lei però fu più veloce e mi colse alla sprovvista. Appena mi girai, mi rubò la palla e corse lontana.
<< Sei lento >> mi provocò
Alzai gli occhi al cielo << Sono più veloce di te >>
Lei fece roteare la palla e la lanciò in aria << Non credo >>
<< Scommettiamo? >> la sfidai
Lei mi sorrise semplicemente e fece palleggiare la palla. Lo presi come un sì.
Corsi verso di lei con l'intento di rubarle la palla, ma lei la prese e se la stringe. Senza pensarci l'afferrai da dietro e finii con l'abbracciarla. Scoprii che soffriva il solletico.
<< No smettila >> disse ridendo
<< Molla la palla >> la minacciai
<< Scordatelo >>
Era tanto tempo che non ridevo così: come se tutto fosse normale. Melissa era riuscita ad entrare nella mia vita muovendo un passo alla volta. Senza avere fretta, senza pretendere da me nulla. Un po' come aveva fatto Caroline: mi ero innamorato di lei praticamente subito. Finimmo per terra: lei con la palla stretta allo stomaco che cercava di difendersi. Guardarla mi fece sorridere ancora di più. Non ricordavo l'ultima volta che avevo fatto due tiri a canestro con Matt o avevo fatto il solletico a Caroline. Non ricordavo l'ultima volta che non mi ero sentito solo.
Con lei non lo ero. Era parte della mia famiglia: sarebbe rimasta per sempre. Per questo il senso di colpa mi attanagliò allo stomaco. Dovevo dirle di Mason.
<< Melissa... >> dissi di colpo << Devo dirti una cosa importante >>
Lei smise di ridere e mi guardò con serietà. Io mi sedetti e lei mi imitò, lasciando la palla e facendo leva sulle braccia. Il mio cellulare cominciò a squillare e decisi che potevo rimandare quel discorso.
<< Pronto? >> risposi
La voce di Car dall'altra parte era confusa e agitata
<< Cosa? >> chiesi senza capire una sola parola
<< Dovete venire subito a casa dei Stefan >>
<< Va bene. Ma cos'è successo? >>
Melissa mi guardava accigliata e io scostai leggermente la cornetta dall'orecchio in modo che anche lei potesse sentire
<< Mia madre ha trovato un cadavere nel bosco >> disse << Sembra che sia stata opera di un vampiro >>
Restai in silenzio per poco più di un secondo, poi guardai Melissa
<< Arriviamo >> risposi semplicemente
 

*

 

Arrivammo a casa di Stefan dopo pochi minuti. Per tutto il viaggio Tyler fu silenzioso ma dalla sua espressione sembrava troppo concentrato per poter essere strappato ai suoi pensieri.
<< Ma che diavolo... >> esclamò Tyler appena entrò in casa. Io ero poco dietro di lui e quando entrai capii da dove proveniva il suo stupore.
<< Credevo che Katrina se ne fosse andato da un pezzo... >> ironizzai
Subito apparve Caroline che stringeva una cartellina gialla in una mano e il cellulare nell'altra.
<< Infatti, ma adesso abbiamo un uragano ben peggiore >> disse lei << Si chiama Delena >>
<< Che è successo? >> chiese Tyler << Di solito non mi chiami mai quando un vampiro uccide qualcuno >>
Caroline annuì << Di solito, ma quando mia madre è venuta per informare Damon ha trovato me! >>
<< Perché eri qui? Dov'è Damon? >> chiese Tyler
<< È una lunga storia e non so dove sia Damon >> affermò infilando il cellulare in tasca
Caroline cominciò a raccontargli quello che era successo e le uniche cose che riuscii a captare furono: vampiro e dissanguato. Per il resto non li ascoltai per niente. Ero concentrata sul nome dell'uragano. Insomma “Delena”? Che nome era per un uragano?
<< Delena >> esclami << Oh mio Dio: Damon e Elena >>
Entrambi si voltarono verso di me: mi guardavano come se fossi una matta scappata da un manicomio.
<< Scusate. Ero... non importa. Che stavate dicendo? >>
<< Stavo dicendo che l'uomo che hanno ritrovato era completamente dissanguato. E da quello che ci risulta è un vero problema >>
<< Da quello che vi risulta...nel senso che...? È stato ucciso un uomo...dovrebbe essere sempre un problema >>
<< Non quando vivi in una città di vampiri >> intervenne Tyler << Qui è un miracolo se qualcuno muore di vecchiaia >>
<< Quindi è stato un vampiro... >>
Caroline annuii e alternò sguardi preoccupati da me a Tyler
<< Non vorrei sembrare insensibile. La morte di un uomo – in queste circostanze soprattutto - è triste oltre che sbagliata, ma perché quella faccia? >>
<< Perché non sono stata io e nemmeno Stefan >>
<< Damon? >> ipotizzò Tyler
<< È quello che speravo >> disse abbassando lo sguardo
<< Ma se nessuno di voi è stato, allora che significa...? >>
Caroline alzò lo sguardo e incontrò quello di Tyler, che comprese all'istante il suo sguardo.
<< Significa che c'è un altro vampiro in città >>                                                                                                                                                                                                                                                   

*

 

Jacksonville, Florida

Seguii Simon all'interno dell'ennesimo pub di Jacksonville. Il decimo da quando eravamo arrivati.
Appena entrammo mi fratello si diresse verso il bancone, dove uno dei camerieri stava preparando una birra. Il pub era abbastanza pieno e sperai che questa volta avremmo avuto più fortuna di quelle precedenti. Volevo trovare Melissa, ma speravo che Gen la trovasse prima di me e Simon.
<< Becky >> mi richiamò
Riportai la mia attenzione su di lui e lo raggiunsi.
<< Posso fare qualcosa per voi? >> chiese il barista
Mio fratello annuii ed estrasse dalla tasca dei jeans una foto di Mel << Hai mai visto questa ragazza? >>
Lui prese la foto e la guardò per pochi secondi. Poi sembrò illuminarsi.
<< Ma certo >> esclamò << È Melissa >>
<< La conosci? >> chiesi io
Scosse la testa << L'ho vista qualche volta. Ma è da un po' che non viene >>
<< Quanto tempo? >> chiese Simon impaziente<< Ma...sarà qualche settima >> disse, poi si voltò verso un uomo più vecchio di lui e lo richiamò << Carlos! Tu sai qualcosa di Melissa Lockwood? >>
Lockwood? Questo significava che aveva trovato suo padre e che magari adesso era con lui.
Lui scosse la testa << È partita >>
<< Partita, da quanto? >>
<< Poco dopo Mason. Sarà stato due o tre settimane >>
Simon mi guardò, con un sorrisino vincitore << Per dove? >>
<< Mystic Falls >>
 

≈  ≈ ANGOLO AUTORE  ≈ ≈ 
Comincio con il chiedere umilmente scusa per il ritardo, ma sono stata parecchio impegnata con l'università. Pardon!
A presto,  _ChaMa_ 

 

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Capitolo 13
*** Ti ho sottovalutata ***


≈ ≈ TI HO SOTTOVALUTATA ≈ ≈


 

<< Significa che c'è un altro vampiro in città >>
Tutti e tre ci voltammo verso l'ingresso, dove c'era Stefan.
Non mossi un solo muscolo, aspettando che fosse lui a fare qualcosa. O Caroline.
<< Siete sicuri che non sia stato Damon? >> disse invece Tyler
Tra lui e Stefan non c'era quella che si potrebbe definire "amicizia", più che altro c'era una sorta di rispetto.
<< Forse, ma finché non sarà lui a dircelo non potremo esserne sicuri >>
<< Dov'è? >> chiesi io
Caroline sospirò << Sta arrivando. Gli ho mandato un messaggio >>
Allungai lo sguardo verso Stefan che aveva mosso qualche passo per arrivare fino a noi.
<< Cosa sappiamo di lui? >> chiese indicando la cartella che Caroline teneva ancora tra le braccia. Finalmente la posò e l'aprì.
<< Nulla di speciale. Un minuto prima era nel bosco e un minuto dopo era morto >>
<< Un malcapitato che faceva jogging? >> ipotizzò Tyler
Caroline alzò le spalle, come per dare sostegno al suo ragazzo ma Stefan intervenne << No. Guardate com'è vestito. Nessuno si alza alle sei del mattino per fare una corsa nel bosco in jeans e sandali >>
<< Cosa? >> dissi più forte del dovuto. Fino a quel momento non mi era passato nemmeno per l'anticamera del cervello che l'uomo che avevano trovato morto nel bosco potesse essere lo stesso che mi aveva seguita quella mattina. Ma adesso che sapevo com'era vestito qualche dubbio mi era venuto.
<< Come hai detto che era vestito? >>
<< Jeans e sandali >>
<< Con una maglietta nera con una scritta bianca? >> chiesi
Tutti e tre mi guardarono e io mi sentii la più grande idiota del mondo. Mi alzai, portandomi le mani tra i capelli.
<< Come lo sai? >> chiese Stefan
<< Sta mattina sono uscita a correre >> cominciai << Sono andata nel bosco e dopo un po' mi sono accorta che qualcuno mi stava seguendo... >>
Tyler scattò come una molla << Ti stavano seguendo? Perché non me lo hai detto? >>
<< Non lo so...non...io non...non credevo che fosse importante >>
<< Sul serio? >> esclamò Tyler << È per questo che ti comporti come se ti stessero dando la caccia? >>
<< Ok >> intervenne Caroline, che alzando si frappose tra noi << Cos'è successo? >>
<< Nulla. Mi sono accorta che mi seguiva e sono scappata. Quando sono arrivata al Grill, mi sono voltata e di lui non c'era più traccia >>
<< E davvero non hai pensato che potesse essere importante dirmelo? >> inveì Tyler
<< Mi dispiace... >> provai a dire
<< Sarà maglio calmarci tutti >> intervenne Stefan << L'unica cosa che importa è che Melissa sia bene >>
Ci fu qualche secondo di silenzio, in cui valutammo come comportarci. Se davvero quell'uomo mi stava seguendo: o era dannatamente sfortunato o qualcuno lo aveva ucciso di proposito.
Sentimmo la porta aprirsi dietro di noi e ci voltammo sentendo la voce di Damon che si lamentava per il disordine.
<< Chi di voi devo ringraziare per la fine che ha fatto il mio bel vaso di porcellana? >>


 

*



Non potevo allontanarmi nemmeno per una mattina e guarda te cosa mi combinano in casa.
<< Fratello. Uomo lupo. Piccola Fiammiferaia. Barbie >> li salutai
Piccola Fiammiferaia, nemmeno ci avevo pensato a quel soprannome. Mi era semplicemente uscito di bocca.
Vidi Caroline sbuffare ad alzare gli occhi al cielo esasperata.
<< Barbie? >> chiese Melissa
<< Lascia perdere. È solo un'idiota >> affermò decisa
<< Siamo di buon umore oggi >> affermai guardandomi intorno << Che è successo qui dentro? >>
Ci fu un momento di silenzio, in cui Caroline, Melissa e Tyler si alternavano lunghe ed eloquenti occhiate. Solo Stefan mi guardava dritto negli occhi. Allora capii.
<< Hai parlato con Elena... >>
<< Si >> disse duro
Sapevo che quel momento sarebbe arrivato prima o poi, ma non ero preparato. Non ancora.
<< Vuoi parlarne? >> chiesi
<< Non c'è niente di cui parlare... >>
Quella era esattamente il genere di situazioni che odiavo e che volevo evitare. Damon Salvatore non si fa prendere dall'imbarazzo!
<< Non credo che sia il caso di parlarne adesso... >> s'intromise Melissa
Stefan non si voltò verso di lei, ma annuii con un cenno del capo << Ha ragione. Abbiamo altre cose di cui occuparci >>
Avevo sempre evitato di immaginarmi cosa sarebbe successo quando Stefan lo avesse scoperto. Forse, hai preferito che mi picchiasse subito, che mi riempisse di insulti. Adesso, non avevo via di fuga. La questione era rimandata e chissà quante cose avrebbe potuto rinfacciarmi.
Caroline cominciò a raccontarmi quello che era successo e io conclusi che quella Melissa Lockwood era stata mandata da qualcuno da lassù che mi odiava profondamente.
<< Avete già pensato ad un piano? >> chiesi
Nessuno rispose, ma Melissa si stava chiaramente trattenendo dal dire qualcosa.
<< Hai qualcosa da dire? >> le domandai
<< Io? >> chiese guardandomi << No... >>
Bugiarda! Lo sapevo io e lo sapeva anche lei, infatti non riuscì a trattenersi.
<< E invece sì... >> proruppe << Noi non sappiamo chi sia questo vampiro, ma sicuramente non sarete gli unici vampiri della città. Quindi perché Caroline e Stefan non vanno nel bosco a cercare qualche indizio sfuggito al semplice occhio umano, mentre io e Tyler cerchiamo di scoprire chi siamo gli altri vampiri >>
Non mi piaceva ricevere ordini. Ma il fatto che non mi avesse nemmeno nominato mi piaceva ancora meno. Nessuno mi lasciava in disparte. Ero io che decidevo i piani e le strategie da seguire. Chi si credeva quella ragazzina?
<< E io che dovrei fare nel frattempo? >> le chiesi, cercai di essere gentile
<< Tu sistemerai questo casino >> disse con un sorriso
<< Perché dovrei sistemare qualcosa che non ho fatto? >> chiesi acido
<< Quello che è successo è stato per colpa tua, quindi è come se fossi stato tu >>
Rimasi attonito al centro della sala, con gli occhi di tutti puntati addosso. Mi sembrava di essere stato improvvisamente catapultato in un altro mondo. Strinsi i pugni, quella Fiammiferaia sapeva il fatto suo. Sapeva dove colpire e mi aveva appena freddato.
<< Non mi piace ricevere ordini >> dissi ritrovando un po' di dignità. Mi mossi veloce verso di lei e mi bloccai solo quando fui a pochi centimetri dal suo viso. Nessuno si era mosso, nemmeno lei ma sentivo che non era così sicura come voleva dimostrare.
<< Non era un ordine >> disse << Solo un consiglio >>


 

*



Lo si poteva dire in qualsiasi lingua: ero una grandissima idiota. L'idea di passare anche solo il resto del pomeriggio con Damon non mi eccitava per niente. Anche se l'idea era stata mia. In realtà cercavo solamente di far allontanare Stefan per un po', ma alla fine Caroline si era offerta di ripulire il casino a casa Salvatore e Tyler aveva preso il suo posto ed era andato nel bosco a cercare indizi.
Ma ormai il danno era fatto e io mi ritrovavo seduta nella macchina di Damon, verso una meta che si era rifiutato di comunicarmi ascoltando Roy Orbison.
Sospirai pesantemente sistemandomi meglio la cintura. Nessuno dei due aveva ancora aperto bocca e l'unica cosa che mi passava per la testa era: “ma perché non imparo a tenere la bocca chiusa?”
<< Allora, Fiammiferaia...cos'è che non ti piace di me? >> chiese
<< Tanto per cominciare non mi piace il modo in cui tratti Caroline. E secondo, non mi piace quello che è successo con Stefan >> dissi << E non mi piace nemmeno che mi chiami Fiammiferaia >>
Mi ero aspettata che Damon inchiodasse la macchina e mi rispondesse per le rime, invece rise.
<< Perché ridi? >> chiesi ancora
Lui alzò le spalle << Hai carattere... >> disse, quasi con sorpresa << Non ti credevo tanto determinata... >>
<< Determinata? >>
<< A farmi capire che non hai paura di me >> disse con naturalezza
<< Ma io non ho paura di te >> risposi leggermente stupita
<> disse divertito << Ho sentito il tuo cuore accelerare quando mi sono avvicinato a te. E anche quella volta al Grill. Magari non hai paura ma sei determinata a dimostrare che sei in grado di tenere testa a qualcuno. Perfino ad un vampiro >>
Mi voltai verso di lui e lo guardai con un sorrisino ironico prima di alzare la mani in segno di resa << Hai ragione >> ammisi
<< Lo so >>
<< Non mi piace questo tuo atteggiamento, sai? >> gli dissi reprimendo un sorriso.
In realtà non conoscevo abbastanza Damon per poter dire se fosse davvero così terribile come lo descrivevo.
<< Ma c'è qualcosa che ti piace di me? >>
<< Si >> risposi << I tuoi occhi >>
Non credevo che fosse davvero poi tanto male, una volta che avevi capito come prenderlo. Solo in quel momento prestai attenzione alle parole della canzone che stavano trasmettendo alla radio: Pretty Woman. Non so perché mi venne subito in mente la figura di Caroline. La invidiavo: lei era esattamente quello che io consideravo il tipo ideale di ragazza. Bella, simpatica, disponibile. Era praticamente perfetta; come si faceva a non amarla?
<< Che hai contro Caroline? >> gli chiesi ripensando a come l'aveva trattata
Damon mi guardò come se non avesse capito la mia domanda << Nulla. È un'oca >>
<< Car non è un'oca >> scoppiai io << A volte è un po' frivola, ma fa parte del suo essere una perfetta reginetta americana >>
<< Ma per favore... >> ridacchiò lui << Frivola, insopportabile, ficcanaso e stupida sono tutti aggettivi inventati pensando a lei >>
Restai ferma a guardarlo, mentre ondeggiava con la testa seguendo il ritmo della canzone.
<< Non lo pensi davvero... >>
<< Certo che sì >> affermò lui
<< Ora chi è il bugiardo? >> chiesi
<< Perché avrei dovuto dirtelo se non lo pensassi davvero? >>
<< Perché hai paura di ammettere che in fondo ti importa >>
Scosse la testa e sorrise, senza rispondermi. Allora capii che avevo ragione. Una cosa avevo imparato su Damon Salvatore: se non riusciva a rifilarti una delle sue battutine ironiche e acide allora la cosa era grave. Significava che lo avevi colpito nel profondo.
<< Ti ho sottovalutata >> disse
Io mi sistemai meglio sul sedile, gongolando per la sua ammissione.
<< Dove stiamo andando? >> riprovai a chiedergli
<< Siamo quasi arrivati... >>
Guardai fuori dal finestrino e mi accorsi che il sole aveva cominciato a tramontare. Poco meno di due ore e sarei dovuta essere al Grill.
Grandi ville scorrevano davanti ai miei occhi, fino a quando non ci fermammo davanti ad una casa altrettanto grande.
Scendemmo e ci avviammo verso la porta d'ingresso.
<< Che fai? >> chiesi io, aspettandomi di vederlo mentre suonava il campanello o per lo meno bussare
<< Entro >> disse tranquillo
<< Non puoi >> dissi io
<< Perché no? >> chiese
<< Esiste una cosa chiamata legge e tu la stai per infrangere >>
Damon abbassò lo sguardo per un secondo e poi staccò la maniglia della porta, facendola spalancare davanti ai miei occhi.
<< Non mi ricordo l'ultima volta che ho rispettato la legge >> ammise con un sorrisetto
Poi guardò all'interno dell'abitazione. Sembrava che non ci fosse nessuno in casa ed era tutto perfettamente in ordine.
Provò a mettere un piede all'interno e con mia enorme sorpresa riuscì ad entrare, intimandomi di fare lo stesso.
<< Come puoi entrare senza essere stato invitato? >>
<< Melissa, Melissa, Melissa....hai ancora tante cose da imparare >> disse
Avanzai, guardandomi intorno con circospezione. Lo seguii sempre mantenendo una certa distanza; aveva ragione: io avevo ancora tante cosa da imparare sui vampiri e sul loro modo di agire.
Arrivammo in cucina e appena varcai la soglia dovetti voltarmi per evitare di stare male. Per terra c'era un uomo, con un paletto conficcato nel cuore. La sua pelle non era pallida come quella di un vampiro, ma nemmeno rosea come quella di un essere umano. Era grigia.
<< Che cos'è? >> chiesi io
Damon guardò per qualche secondo la stanza piena di sangue e poi mi prese per un braccio << Un vampiro morto. Dobbiamo andarcene via da qua >>
Uscimmo senza dire una parola e lui non mi lasciò fino a quando non arrivammo alla macchina.
<< Ma che significa? La stanza piena di sangue e quel vampiro morto? >>
Damon si sistemò sulla macchina e prima di rispondere mise in moto l'auto << Che abbiamo un grosso problema >>


 

*



Damon mi aveva riaccompagnata subito al Grill ed era sparito. Forse, era andato da Elena o a fare altre ricerche. Dubitavo proprio che sarebbe andato da Stefan per chiarire. Comunque non ancora.
<< Stai bene? >> mi chiese Matt << Hai l'aria piuttosto stanca >>
<< Infatti >> risposi << Non vedo l'ora di andare a farmi una bella dormita >>
<< Vuoi che resti qui con te? >>
Gli sorrisi e scossi la testa. Adoravo Matt e il suo senso di disponibilità verso gli altri. Si comportava come me come mi immaginavo che un fratello maggiore si comportasse con una sorella più piccola. Ma non era come Tyler.
<< Vai e riposati tu che puoi >> gli dissi rubandogli lo straccio che teneva ancora in vita.
Lui mi salutò e andò a fare un giro, con la promessa che sarebbe ritornato verso mezzanotte in modo da tornare a casa insieme.
<< Ciao Elena >>
Elena si avvicinò al bancone con l'aria stanca di chi aveva appena finito di fare una lunga ed estenuante corsa.
<< Ciao >> mi salutò
<< Stai ancora male per Stefan? >>
Lei inclinò leggermente il capo, facendosi più attenta << Cosa? >>
<< Hai parlato con Damon? >> gli chiesi
<< No. Non ancora. Perché? >>
Alzai le spalle e le chiesi se volesse qualcosa.
<< Che succede con Damon? >> mi chiese
Era chiaro che non era andato da lei, anche se si stava comportando in modo strano. Ma come biasimarla! Povera Elena, per quanto mi ripetessi che la colpa era sua e di Damon se Stefan stava male, c'era qualcosa che mi impediva di essere completamente arrabbiata con lei.
<< Melissa >> mi chiamò
<< Niente, ma credevo che aveste parlato dopo... >>
<< Dopo...? >> mi esortò a continuare
<< Non sai che è successo oggi? >> le chiesi. Trovavo strano che Caroline non l'avesse chiamata per informarla di quello che era successo. Forse, lo aveva detto solo a Bonnie perché era ancora arrabbiata con Elena per non averle detto la verità. Ma Bonnie che non avverte Elena?
<< Stefan ha distrutto mezza casa quando te ne sei andata >>
Elena parve non capire e ordinò un bicchierino di Rum
Mi era parso di capire che bevesse in situazioni rare, quasi uniche. Però, pensandoci meglio questa era una situazione in cui un goccio non avrebbe peggiorato le cose.
<< Come ti senti? >> le chiesi
<< Bene >> rispose buttando giù tutto di un colpo il bicchierino che le avevo appena allungato
<< C'è qualcosa che devo sapere? >> mi chiese di colpo
<< No. Non ti preoccupare, andrà tutto bene... >> le dissi
Feci per allontanarmi ma sentii la sua mano posarsi sulla mia << Grazie >> mi sorrise
Io le sorrisi di rimando e iniziai al pulire il bancone.
<< Elena >> la richiamai << Hai fatto la cosa giusta >>
Lei si alzò e posò sul bancone una banconota abbondante, che bastava a pagarne cinque della cosa che aveva preso.
<< Lo pensi davvero? >> mi chiese
Io alzai le spalle << Stefan meritava di sapere che hai baciato Damon >>


 

*



Ero appena rientrato. La casa era perfettamente in ordine e di mio fratello nemmeno l'ombra.
Come se mi avesse letto nella mente, lo sentii scendere le scale. Si fermò non appena mi vide.
<< Ehi >> dissi io
Stefan mi ignorò e proseguì fino a quando non mi superò.
<< Stefan... >>
<< No. Non voglio parlarne >> mi precedette ancora prima che io potessi dire qualcosa
<< Hai parlato almeno con Elena? >> riprovai
In uno scatto d'ira si lanciò contro di me fino a schiacciarmi contro lo parete << Quale parte di “Non Voglio Parlarne” non ti è chiara? >>
<< Vuoi picchiarmi, fratellino? >> gli chiesi provocatorio
Avrei preferito che si sfogasse piuttosto che vederlo così silenzioso. Anche se conoscevo mio fratello da almeno 145 anni, a volte mi rendevo conto che c'erano cose che non avrei mai imparato di Stefan. Aveva avuto mille occasioni per uccidermi, così come le avevo avute io. Ma nessuno dei due lo ha mai fatto.
Lo spintonai << Picchiami Stefan. Ho baciato la tua ragazza >>
Avevamo già affrontato una conversazione simile, quando Katherine era tornata in città. Allora Stefan si era rifiutato di alzare un solo dito su di me, perché “mi importava”. Sì, certo che mi importava a adesso lo sapevano tutti.
Sentivo dentro di me che il sentimento che provavo diventata ogni giorno sempre più grande che stentavo a crederci io stesso. Sapevo di averlo ferito, ma era un rischio che ero stato disposto a correre per avere Elena. Adesso, però mi rendevo conto che avere Elena era rinunciare a Stefan. Io volevo mio fratello nella mia vita, non avevo il coraggio di lasciarlo andare via. Non ne ero mai stato capace.
<< No, Damon >> disse andandosene
Mi parai davanti a lui << Te ne vai così? Senza fare nulla >>
<< Non c'è niente che io possa fare >>
Mi superò di nuovo e un moto di rabbia mi invase << Diamine Stefan >> urlai
Lui si voltò di colpo << Ma che vuoi che faccia? >> chiese << Che ti prenda a pugni? >>
<< Si. Vorrei che tu facessi qualcosa >>
<< Perché? Sappiamo già come andrà a finire, no? Non ci siamo già passati? >>
<< Che vuoi dire? >> gli chiesi
<< Io sono stanco di dovermi sempre guardare le spalle da te. Non sono più disposto a giocare a questo gioco >>
<< Vuoi rinunciare a lei? >>
<< Non rinuncerò mai, ma non posso più farlo. Non voglio >>


 

*



<< Melissa >> mi chiamò Ed << Al tavolo tre >>
Come un bravo soldatino diligente mi legai in vita uno strofinaccio e presi un taccuino sul bancone per recarmi al tavolo tre. Era da poco che avevo cominciato a prendere anche le ordinazioni ai tavoli, ma più stavo al Grill, più mi piaceva.
Mi avviai e riconobbi Jeremy, il fratellino di Elena seduto con una ragazza dai capelli lunghi e lisci
<< Ciao Melissa >> mi salutò mentre mi avvicinavo
<< Jeremy >> ricambiai. Subito la sua compagna di voltò verso di me e io rimasi di stucco
<< Elena? Ma non te ne eri andata? >>
<< Come, scusa? >> mi chiese
<< Niente... >> dissi dandomi della sciocca << Ma credevo che te ne fossi andata >>
<< Ma se siamo appena arrivati >> ridacchiò Jeremy
<< Appena arrivati? Ma tu eri qui anche poco fa... >> dissi ad Elena
<< No... >> mi disse stranita << Ero da Bonnie >>
Ma com'era possibile? La cosa iniziava a puzzarmi: o io ero completamente andata o lei mi stava prendendo in giro.
<< Melissa, stai bene? >> chiese appoggiando una mano sulla mia. E fu in quell'esatto momento che capii l'enorme errore che avevo commesso.
Mi aveva ingannato. Di nuovo.

 

*



<< Vuoi rinunciare a lei? >> mi chiese Damon
<< Non rinuncerò mai, ma non posso più farlo. Non voglio >>
Lo vidi assottigliare gli occhi e capii che stava cercando un modo per non mettere fine alla conversazione. Fu lì per lì per rispondere ma il campanello suonò.
Entrambi ci voltammo verso la porta. Poi io andai ad aprire. Elena se ne stava tranquilla sulla soglia di casa.
<< Ciao >> disse semplicemente mentre Damon mi raggiungeva
Probabilmente avrei dovuto farla entrare in casa, ma il modo in cui ci guardava mi diede sui nervi.
<< Non è un buon momento... >> le dissi
Poi lei inclinò la testa e sorrise, alternando uno sguardo corrucciato da me a Damon << Ma come? Non mi chiedete nemmeno perché sono qui? >>
Io e Damon ci guardammo e capimmo all'istante << Katherine! >>

≈  ≈ ANGOLO AUTORE  ≈ ≈ 
Salve a tutti. Volevo ringraziare ancora tutti quelli che hanno aggiunto questa storia tra le preferite e le seguite e chi l'ha recensita.
In altro vi lascio la mia interpretazione di Melissa Lockwood.
A presto,  _ChaMa_ 

 


 

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Capitolo 14
*** Anche io sono stanca, Damon ***


≈ ≈ ANCHE IO SONO STANCA, DAMON ≈ ≈


 
Come avevo potuto essere così stupida? Avrei dovuto riconoscerla in quel preciso istante e invece avevo lasciato che m'ingannasse.
Avevo avvertito qualcosa di diverso in Elena quando la sua mano aveva sfiorato la mia, ma ho preferito ignorare quella strana connessione.
Stupida! Stupida! Stupida! Ecco cos'ero. Solo una stupida che si faceva ingannare anche quando aveva la verità sotto al naso.

Florida – Quattro mesi prima

Avevo trascorso tutta la giornata da sola, cercando di riflettere. Avevo accettato senza difficoltà l'esistenza dei lupi mannari e delle streghe, forse perché facevano parte della mia vita. Della vita di tutti i giorni. Ma trovarsi faccia a faccia con un vampiro era diverso. Tanto per cominciare credevo che fosse solo uno scherzo. Come si può essere morti e allo stesso tempo vivi?
Non faceva altro che sentirmi in colpa per il modo in cui ero scappata da Katherine. Aveva ucciso una persona. Certo, un criminale ma pur sempre una persona.
Decisi di tornare a casa, continuare a gironzolare qui e lì non mi avrebbe aiutata più di tanto. In fondo lo sapevo cosa le avrei detto. Lo avevo saputo dal primo istante, mi mancava solo la forza per farlo.
Aprii la porta dell'appartamento di Mason e non fui sorpresa di vederli.
<< Melissa...stai bene? >> chiese lui
Annuii e allargai le braccia quando lui si fiondò verso di me
Katherine era ferma, appoggiata ad una parete. Non avevo ben capito se Mason sapeva di lei, ma io doveva fare una scelta. Volevo che Katherine facesse parte della mia vita?
<< Va bene >> dissi guardandola negli occhi
Lei sembrò farsi più attenta.
<< Dopotutto, ho conosciuto persone peggiori >>
La vidi sorridermi e rilassare i muscoli. Sì, certo che la volevo nella mia vita. Magari lei non era la classica "fidanzata di papà", ma se c'era una cosa che avevo imparato, era che in una famiglia come la mia non ci si annoiava mai. E Katherine ne faceva parte.

 

*

 

<< Che cosa vuoi Katherine? >> chiesi quasi ringhiando
<< Oh ma che sgarbati >> disse muovendo qualche passo verso la soglia << Potreste anche invitarmi ad entrare >>
<< Scordatelo >> disse Stefan
Katherine sbuffò ed entrò spingendoci << Dimenticavo. Lo avete già fatto >>
<< Non sei la benvenuta qui >>
<< Come se foste voi quelli a dover essere arrabbiati >> disse << Se non sbaglio l'ultima volta sei stato tu a ferirmi >> disse riferendosi alla morte di Mason
Sorrisi compiaciuto << Non ringraziarmi >>
Il suo sorriso sparì e si andò ad accomodare sul divano in salotto
<< Che vuoi? >> le chiesi ancora
<< Sono qui per parlare >>
<< Hai sprecato la tua occasione >> dissi
<< È importante >>
<< Qualsiasi cosa sia, non ci interessa >> disse Stefan
<< Questa volta è diverso >>
<< Ah si? Vuoi dire che sarai la stessa stronza manipolatrice di sempre? Scusa, non ci credo >> dissi io
Katherine restò ferma a fissarci, poi inclinò leggermente il capo << Come stà la dolce Elena? >>
A quella domanda sia io che Stefan restammo immobili. Era chiaro che sapeva cos'era successo. Anzi, magari era qui proprio per quello. Adesso che Elena e Stefan non stavano insieme avrebbe cercato di riconquistare il cuore del mio fratellino.
<< Alla fine, non è poi così diversa da me >>
<< Elena non è come te >> ringhiai io
<< Davvero? >> chiese lei << Perché a quanto ne so si sta comportando esattamente come me >>
Allungai lo sguardo e vidi Stefan: teneva i pugni chiusi lungo le braccia e gli occhi bassi.
<< Sarà l'ultima volta che te lo chiedo gentilmente, perciò vattene >> dissi io
<< Perché non fingi che io sia Elena >> soffiò lei << Magari, ti sarà più facile essere gentile con me >>
Sentivo la rabbia che mi ribolliva dentro. Cercai di controllarmi, ma averla a così pochi metri di distanza mi faceva impazzire. Avevo un occasione e non potevo lasciarmela scappare. Scattai contro di lei, che fu più veloce e si mosse raggiungendo Stefan.
<< Sei diventato lento, Damon >> disse a me, prima di rivolgersi a Stefan << Dev'essere dura per te >>
Fece per allungare una mano sopra la spalla di mio fratello, ma lui si voltò di scatto e la fulminò << Non toccarmi Katherine >>
Lei alzò le braccia in segno di resa e sbuffò << Cercavo solo di essere carina >>

 

*

 

Elena parcheggiò la macchina, quasi in mezzo alla strada e subito ci precipitammo verso la porta, ancora aperta.
Lei mi disse di starle vicino e si mise davanti a me. Forse, era per questo che non riuscivo ad essere completamente arrabbiata con te. Mi ricordava Katherine. Non quella stronza che conoscevano loro e che aveva fatto cose orribili, ma quella protettiva e divertente che avevo conosciuto io.
<< Non toccarmi Katherine >> la voce di Stefan era dura come un pezzo di ghiaccio
<< Cercavo solo di essere carina >>
Katherine. Quando ero partita nemmeno sapevo chi fosse adesso, invece, pezzo per pezzo tutto stava tornando al suo posto e stavo ricordando tutto.
Ci fu un momento di silenzio e quando mi ripresi mi accorsi che Elena era già entrata, mentre io non riuscivo a muovere un passo.
Sentivo la testa pesante e avevo il cuore a mille. Feci un respiro profondo e mossi un primo passo.
<< Elena, ma che piacere vederti >>
<< Non posso dire lo stesso di te >>
Le loro voci era così simili, quasi uguali ma se prestavi attenzione la voce di Katherine era più profonda e melodica.
<< Come siamo aggressive >>
<< Perché sei qui? >>
Non riuscivo a vedere cosa stesse succedendo e mi sentivo una codarda a nascondermi dietro una parete. Sapevo che avevano già scoperto la mia presenza. Chiunque avrebbe potuto sentire il mio cuore combattere per restare nel petto.
<< Ho qualcosa di importante da dire, se qualcuno si degnasse di ascoltarmi >>
<< Nessuno ha voglia di ascoltare le tue parole, Katherine >>
<< Davvero? Io scommetto che qualcuno c'è >>
Il silenzio che seguii fu assordante. Era chiaro che si stessero riferendo a me e sono sicura che se avessi avuto il coraggio di guardare al di là della parete che mi nascondeva avrei visto i loro volti fissarmi. Sentii dei passi: il rumore dei tacchi che prima picchiava contro il parquet, venne attutito dal soffice tappeto rosso e blu.
Non potevo restarmene. O mi voltavo e scappavo o trovavo il coraggio di affrontarla.
I passi erano più vicini e quei pochi secondi che stavano lentamente passando sembravano lunghe ed estenuanti ore. Voltai la testa verso la porta ancora aperta e decisi.

 

*

 

<< Che vuol dire? >> chiesi io
<< Tu pensa a guidare, Matt >>
Jeremy mi aveva chiamato dicendomi di andare subito al Grill e quando ero arrivato mi aveva accolto con: “Melissa ha incontrato Katherine, lei ed Elena sono andate da Stefan”.
Roba da pazzi! Come si fa ad essere così sciocchi?
Il primo posto in cui Katherine sarebbe andata era proprio villa Salvatore!
L'unica cosa che speravo era che quella vampira malefica non avesse torto un solo capello a Elena o a Melissa. E Tyler... avrei dovuto dirgli subito quello che stava succedendo?
<< Ehi Matt, ma quella non è...? >>
Fermai la macchina di colpo e scesi subito. Jeremy mi seguii e con la macchina in mezzo alla strada corremmo incontro alla figura trafelata ed in lacrime che ci stava venendo incontro.
<< Melissa >> urlai io
Feci appena in tempo a raggiungerla che subito mi si buttò tra le braccia << Cos'è successo? >> le chiesi
<< Portami a casa, Matt >>

 

*

 

<< Allora? >> chiese Stefan
Io chiusi la chiamata e rimisi il cellulare nella tasca dei pantaloni << Sta bene >>
Ero sicura che Melissa fosse dietro di me. Non avrei mai immaginato che sarebbe scappata in quel modo. Per fortuna Jeremy e Matt erano di strada e l'hanno trovata.
<< Perché è scappata? >> chiese Damon
Io alzai le spalle; l'idea di andare da Stefan e Damon era stata sua << Credo abbia avuto paura... >>
<< Di cosa? >> chiese Damon << Non le avrebbe fatto del male. Lo sappiamo tutti, se la voleva morta, sarebbe morta >>
<< Non credo intendesse quel tipo di paura, Damon >> intervenne Stefan
<< Credo che abbia avuto paura di ricordare troppo, di vedere la Katherine che conosciamo noi. Non quella che conosce lei >>
<< È meglio che anche lei si abitui all'idea che Katherine non è innocua >> riprese Damon
<< Vi ha detto perché è tornata? >> chiesi io
<< No >> disse Stefan << Ha detto solo che doveva parlarci, che era importante >>
<< E voi non l'avete ascoltata... >>
<< Che avremmo dovuto fare? >> chiese Stefan. Seduto sul bracciolo del divano << Non possiamo fidarci di quello che dice >>
<< E se fosse stato davvero importante? >> chiese Damon. Sia io che Stefan ci voltammo per guardarlo. Riconoscevo quell'espressione sul suo viso: aveva in mente qualcosa.
<< A che cosa pensi? >> chiese Stefan
<< Non so più a che cosa pensare, Stef >>
Damon si alzò e attraversò la stanza << Dove vai? >>
Lui si voltò << A schiarirmi le idee >>

 

*

 

Aspettai che Damon uscisse di casa, per richiamare l'attenzione di Stefan
<< Cosa c'è? >> mi chiese, stanco
<< Vorrei parlarti >> dissi
<< Elena... >>
<< No, Stefan... >> cominciai senza dargli altro tempo per poter replicare << Ho bisogno di parlarti. So che non ne ho il diritto, ma ne ho davvero bisogno
>>

<< È stata una lunga giornata... >>
<< Non m'importa >> replicai di nuovo << Adesso che sappiamo che Katherine è tornata non posso aspettare un minuto di più >>
Mi avvicinai a lui e gli presi le mani tra le mie << Io ti amo Stefan >>
<< Lo so >> disse lui << Ma so anche che sei innamorata di Damon >>
<< Stefan... >> cercai di dire io, ma lui mi bloccò
<< No, Elena >> mi richiamò << Non posso farlo. Non adesso >>
Alzò una mano e mi sfiorò una guancia. Il suo tocco era freddo se paragonato al calore del mio corpo.
<< Non rinuncerò mai a te, ma tu devi capire di chi sei innamorata perché non voglio passare l'eternità innamorato della donna di mio fratello. Non di nuovo
>>

Restai ferma a guardare le sue labbra che si avvicinavano.
Restai ferma mentre lasciavano un caldo bacio sulla mia fronte.
Restai ferma a guardarlo andare via.
Restai ferma. Solo ferma.

 

*

 

Mi rigirai nel letto per l'ennesima volta. Non riuscivo a dormire e non ne potevo più di sentire Tyler e Matt che discutevano. Davvero credevano che non li sentissi? Povero Matt! Che spavento gli avevo fatto prendere.
Mi alzai di colpo e chiusi la porta. Il rumore del loro chiacchiericcio si affievolì all'istante.
Mi voltai e trattenni il respiro per qualche secondo. Ero stata una stupida ad essere scappata in quel modo; probabilmente affrontarla sarebbe stata la cosa migliore da fare ma io non ero ancora pronta.
<< Ciao Melissa >> disse
Tentai di indietreggiare,ma mi ritrovai subito con la schiena attaccata alla porta che avevo appena chiuso.
<< Non voglio farti del male >> disse alzano le mani e sorridendo
<< Che vuoi? >> dissi cercando di non abbassare lo sguardo. Anche se la poca luce che entrava, proveniva dalla porta – finestra, dietro di lei, era sufficiente per illuminare la sua figura.
<< Voglio solo parlare >> disse
<>
Cercai di raggiungere la maniglia con una mano nascosta dietro la schiena, ma lei se ne accorse e si mosse velocemente verso di me. Era ad pochissimi
centimetri dal mio viso.

<< Non devi avere paura di me >> disse sfiorandomi la mano, posata sulla maniglia << Io voglio solo aiutarti >>
<< Aiutarmi? >> chiesi staccandomi da lei e avvicinandomi di più alla finestra. Lei restò ferma vicino alla porta << Come hai aiutato Caroline? O Damon? O
Stefan? >>

Vidi le sue spalle irrigidirsi << Ho commesso degli errori... >> cominciò, per poi voltarsi verso di me << Non lo nego, ho commesso molti errori e ho fatto
tante cose orribili... >>

<< Allora sai perché devi andare via... >> dissi senza lasciarla terminare
<< Me ne andrò... >> disse avvicinandosi << Solo se tu verrai con me >>
<< Devi essere impazzita... >> dissi più forte di quanto volessi
<< Non urlare... >> mi riprese << Devi fidarti >>
Scoppiai a ridere << Fidarmi di te? Come posso fidarmi di te? Mi hai aggredita, mi hai mentito... >>
<< Ho fatto tante cose terribile e sbagliate ma non ti ho mai mentito >>
<< Era tutto un piano? Fin dall'inizio, magari >> riflettei tra me e me << Qual'è la tua prossima mossa? Uccidermi? O magari, qualcosa di più poetico come
trasformarmi? >>

<< Di cosa stai parlando? >> chiese con aria confusa
<< Anche Mason era d'accordo? >>
Quando pronunciai il suo nome, Katherine si irrigidì di nuovo e smise di avanzare verso di me.
<< Non lo sai ? >> chiese
<< Cosa? >>
Restammo ferme a guardarci per pochi secondi, mentre la voce di Tyler mi chiamava. Evidentemente, la nostra chiacchierata aveva raggiunto anche le loro orecchie. Sentimmo i passi pesanti di Tyler raggiungere la stanza. Un fascio di luce mi colpì in pieno viso e la figura di Katherine fu sostituita da quella di mio cugino.
<< Dov'è Mason, Tyler? >>
Questa volta avrei ottenuto la risposta che volevo. Ne ero sicura.

 

*

 

All'inizio la scoperta della non – morte di Katherine era stata un duro colpo, ma l'avevo superato. Vederla tornare la prima volta era stato un duro colpo, ma l'avevo superato. Vederla ritornare di nuovo era un duro colpo, ma l'avrei superata.
Katherine. La mia Katherine, cosa avrei fatto per te? Avrei lasciato tutto e tutti per te, se solo me lo avessi chiesto.
Continuavo a chiedermi se per lei fossi stato più di una semplice distrazione. Perché avere entrambi se volevi solo Stefan?
<< Riempilo ancora >>
<< Questo è il quinto > rispose il barista
<< Io pago, io bevo >>
Il barista prese la bottiglia di Bourbon e riempì il bicchiere fino all'orlo. Io lo presi e lo buttai giù tutto d'un colpo.
<< Avrei dovuto immaginarle che eri qui >>
Una voce famigliare alle mie spalle mi fece voltare << Streghetta, che ci fai qui? >>
<< Ti stavo cercando... >>
Io le sorrisi e allargai le braccia << Mi hai trovato >>
<< Sei ubriaco? >>
<< No >> dissi, cercando di alzarmi << Forse un pochino >>
La sentii sbuffare ed avvicinarsi, mentre io chiedevo al barista un sesto bicchiere di Whisky.
<< Sei sicuro? Mi sembri già abbastanza ubriaco, amico >>
Io mi alzai di scatto e lo presi per il colletto della maglietta << Un altro >> dissi lasciandolo << E non sono tuo amico >>
Aspettai che l'alcol raggiungesse l'orlo e poi lo buttai giù. Mi fermai solo quando vidi lo sguardo contrariato di Bonnie fissarmi << Vuoi? >>
Bonnie roteò gli occhi al cielo e mi strappò il bicchiere di mano, appoggiandolo al bancone.
<< Andiamo >> disse
<< Dove si va? >>
<< Ti riporto a casa >>
<< Perché? >>
<< Perché devi restare lucido >> disse marciando verso l'uscita. Notando che io non la stavo seguendo si voltò << non ho intenzione di prenderti in braccio
>>

Io annuii con forza e la seguii.
Arrivammo alla sua macchina e mi ordinò di salire << Si, mamma >>
<< Adesso avrò tutta la macchina che puzza di alcool >>
<< Perché lo stai facendo? >> le chiesi mentre metteva in moto
<< Elena me lo ha chiesto >> rispose
<< Perché ? >>
<< Perché sei ubriaco, sconvolto e Dio solo sa che cosa potresti fare ridotto in queste condizioni >>
<< E quindi manda Super Bonnie in missione? >> ridacchiai io << Hai un problema? Non preoccuparti Miss Bennett arriva e risolve tutto >>
Bonnie mi lanciò un'occhiataccia << Non sei divertente >>
<< Oh andiamo Bonnie, ridi un po' >>
Lei scosse la testa e continuò a guidare. Mi guardai intorno e notai che non c'era nessuno per strada, a parte noi. Così, aprii la portiera e...
<< Damon! >>
Sentii il rumore di un'inchiodata e i passi di Bonnie correre verso di me << Ma sei impazzito? >> mi urlò contro
<< Torna a casa, Bonnie e vai a dormire. Domani diremo ad Elena che hai fatto tutto quello che ti ha chiesto, va bene? >>
<< Mi stai prendendo in giro? >> chiese lei
<< Vai a casa >> dissi rialzandomi
<< Perché lo fai? >>
<< Katherine è tornata... >> confessai
<< Lo so... >> disse lei, incrociando le braccia << Ma questa non è una giustificazione >>
Mi mossi velocemente e la sbattei contro la macchina << Lasciami in pace >>
Usando la sua magia, mi fece venire un aneurisma e mi allontanò << Smettila di fare la vittima, Damon >>
Mi ripresi e la guardai << Non puoi permetterti di perdere la lucidità propri adesso. Ci siamo già passati: Katherine arriva, ti fa perdere il controllo, tu smetti
di ragionare e ti comporti come uno stronzo. Fai soffrire chi ti sta intorno e poi te ne penti. Qui non sei l'unico che è stanco di quello che sta succedendo, sai? Credi che Caroline sia felice di essere un vampiro? E Tyler di essere un licantropo? E Matt che non ha più nessuno? O Jeremy? O Elena? >>

Quando finì aveva il fiatone. Aveva ragione. Su tutto. Ma l'unica cosa che mi venne in mente di chiederle fu << E tu? >>
<< Anche io sono stanca, Damon >>


≈  ≈ ANGOLO AUTORE  ≈ ≈ 
Salve a tutti. Mi scuso per il ritardo ;) 
In altro vi lascio una foto di Kat. 
A presto,  _ChaMa_ 
 

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Capitolo 15
*** Mi sta davvero dicendo quello che penso? ***


≈≈ MI STAI DAVVERO DICENDO QUELLO CHE PENSO?  ≈≈
 
 

<< Tyler >> urlai inseguendolo per le scale
<< Te l'ho già detto, Melissa >> rispose lui senza fermarsi
Saltati gli ultimi due scalini e gli piombai davanti agli occhi << Allora ridimmelo! >>
Forse, stavo davvero esagerando ma la conversazione con Katherine mi aveva sconvolta. Quando avevo pronunciato il nome di Mason anche il suo sguardo era cambiato. E sapevo che non stava mentendo: la sua era un espressione di puro e semplice stupore.
<< Voglio solo che tu mi dica la verità... >>
<< Non ti fidi di me? >> mi chiese
<< Non ho detto questo... >> ribadii << Voglio solo sapere dov'è Mason? >>
Tyler abbassò gli occhi un momento e sbuffò << Ti ho già detto che è partito e non ha detto a nessuno quando sarebbe tornato >>
<< È la verità? >> gli chiesi dubbiosa. Avevo imparato a conoscerlo meglio di quanto credesse. Forse non aveva mentito, ma c'era qualcosa che mi nascondeva.
<< Diamine, Melissa >> sbottò << Io faccio tutto quello che posso per proteggerti >>
<< Questo non c'entra assolutamente niente >> dissi
<< Perché hai questa fissazione? Credevo che stessi bene qui >> intonò Tyler
<< Io voglio trovare mio padre. E se gli è capitato qualcosa, è un mio diritto saperlo >>
Il silenzio cadde tra di noi. Gli unici rumori erano rappresentati dal mio cuore battere e dai nostri respiri. Eravamo così vicini; una linea sottile ci divideva e allo stesso tempo ci impediva di allontanarci. Stesso sangue, stesso carattere. Io non avrei mollato e nemmeno lui.
<< Che sta succedendo qui? >>
Entrambi di voltammo verso Matt, che assonnato stava scendendo le scale.
<< Niente >> decretammo all'unisono
Matt si fermò e guardò l'uno e poi l'altro << Siete proprio dei Lockwood >>
Riportai per un istante lo sguardo sulla figura di Tyler: non potevo farmi abbindolare ancora una volta da Katherine e lui era la mia famiglia. Perché avrebbe dovuto mentirmi?
<< Scusa se ti abbiamo svegliato >> gli dissi rivolgendogli un sorriso
Lui mi sorrise e scosse la testa << Tanto non dormivo >>
Lo guardai fare gli ultimi scalini e recarsi in salotto. Solo in quel momento mi resi conto di quanto bello fosse Matt. Probabilmente il fatto di vederlo sempre con la divisa del Grill mi aveva dato di lui un immagine che non corrispondeva del tutto a quello che avevo davanti. Ora potevo osservarlo bene: i pantaloncini del pigiama mettevano in risalto i suoi polpacci muscolosi e la canottiera bianca esaltava le spalle larghe e l'abbronzatura appena accennata.
<< Io vado a dormire >> annunciò Tyler
<< Tyler...>>
Lui si fermò, ma non si voltò verso di me. Avrei voluto fermarlo e chiedergli scusa, ma per qualche motivo non lo feci. Mi ero davvero affezionata a lui e non volevo deluderlo, ma non volevo nemmeno farmi prendere in giro. E i suoi occhi non erano stati del tutto sinceri con me.
<< Non importa >> gli risposi
Riprese a salire gli scalini, quando il campanello suonò. Tutti ci voltammo verso la porta, sperando che non ci fossero altri drammi da dover risolvere.
<< Vado io >> dissi
Presi la maniglia tra le mani e aprii.


<< Sei proprio sicura di volerlo fare? >>
<< Non è che abbia molta scelta, Gen >> risposi facendo scorrere la lampo per chiudere il borsone << Sono costretta ad andare >>
Guardai la cartina posata sul tavolo. Genevieve aveva ragione: c'era un'altra soluzione. Ma quella era la mia vita. Io dovevo decidere come viverla.
<< Promettimi che starai attenta >> mi disse
I nostri sguardi s'incrociarono e dovetti usare tutta la forza che possedevo per riuscire a non piangere.
<< Starò attenta >>
Gen si alzò di scatto dal letto e mi abbracciò di slancio << Sei la mia migliore amica >>
<< E tu sei la mia >> le dissi, contraccambiando l'abbraccio. Ero fortunata ad avere Gen dalla mia parte. Senza di lei, la mia vita non sarebbe mai stata completa.
Mi staccai dal suo abbraccio e la guardai << Andrà tutto bene >> le dissi
Non lo pensavo. Avevo paura, ma dovevo convincermi che tutto sarebbe andato come previsto. Dovevo essere forte: lei avrebbe avuto i suoi problemi una volta scoperta la mia partenza.
Mi sorrise e lasciò cadere una lacrima << Abbracciami ancora >>
Come si faceva a non adorarla. Genevieve era come un cucciolo: ti metteva allegria e ti sapeva far sorridere, era tanto dolce quanto determinata.
<< Ti voglio bene, Gen >> le dissi
<< Promettimi una cosa... >> disse staccandosi da me
<< Si, lo so. Starò attenta >>
Lei scosse la testa << Promettimi che non ti dimenticherai di me >>
Mai. Mai avrei potuto dimenticarmi di lei.

 

<< Gen... >>
Strinsi la maniglia d'ottone con insistenza, senza sapere cosa fare.
<< Chi è? >> la voce di Tyler raggiunse le mio orecchie troppo velocemente, privandomi del temo di riflettere.
Subito mi affiancò << Cercavi qualcuno? >>
La mia amica sorrise, senza smettere di guardarmi << A dire il vero, l'ho trovato >>
Con la coda dell'occhio riuscii a vedere Tyler guardarmi e poi voltarsi verso Matt. Il mio cuore aveva ricominciato a battere velocemente, come pochi secondi prima. Anche se adesso, la litigata con Tyler era già stata dimenticata.
<< Gen... >> ripetei
<< La conosci? >> chiese Matt, appena ci raggiunse
Io annuii e scoppiai a piangere << Gen... >> ripetei ancora
Lasciai immediatamente la maniglia e le caddi tra le braccia. Quanto mi era mancata!
Sentii qualcosa di umido bagnare la mia spalla e mi resi subito conto che anche la mia migliore amica stava versando lacrime di gioia.
<< Fatemi capire >> intervenne una voce ferma << Per me niente abbracci?>>
Mi staccai da Genevieve e guardai oltre la sua spalla. Solo quando vidi il ciuffo castano di Lex riuscii a rilassarmi
<< Lex? >> chiesi incredula
Lui annuii e mi sorrise << Allora? Nemmeno un piccolissimo bacio sulla guancia? >>
 

*

Me ne stavo seduto sul davanzale ad osservare Elena dormire. Come al solito aveva lasciato la finestra aperta e le tende spalancate, così che la luna colpisse la sua bellissima pelle.
Anche se Bonnie mi aveva riaccompagnato a casa, avevo sentito un improvviso bisogno di allontanarmi da lì. Avevo aperto la porta ed ero salito in camera mia, sperando di non incrociare Stefan e poi ero uscito dalla finestra per andare da Elena.
Avevo troppi pensieri per la testa ed erano già abbastanza confusi senza che la streghetta ci mettesse del suo.
C'era Katherine, che da sola bastava per convincere il mio cervello ad andarsene in vacanze per po'; poi c'era Elena. E Stefan. E Melissa.
Mi ero spesso chiesto cosa avrei provato nel momento in cui finalmente sarei riuscito a rubare Elena a Stefan e in quel momento, solo in quel momento, mi ero reso conto di essere il più grande idiota del mondo.
Certo, volevo Elena ma volevo che fosse mia perché avesse scelto me. Non che ci ritrovassimo tutti di nuovo a dover ripetere la storia.
Smettila di fare la vittima, Damon”
Anche le parole di Bonnie rimbombavano nella mia testa. Odiavo quando diceva qualcosa di vero. Come mi infastidiva il suo modo di sbattermi in faccia la realtà. Non che facessi la vittima con l'intento di ritrovarmi al centro dell'attenzione di tutti. Per quello ci pensava Barbie.
Melissa...
Che fare con lei? All'inizio ero più che sicuro che liberarmi di lei era la cosa migliore, ma sotto sotto credevo che non fosse poi così male. Anche se era una Lockwood.
E poi c'era Stefan. Dio, quanto avrei voluto essere figlio unico. Era lui la barriera che mi impediva di sentirmi finalmente felice. Lui sapeva com'ero, prima che tutta questa storia cominciasse. Lui riusciva a vedere il meglio che c'era in me, quando nessun altro riusciva a farlo. Era mio fratello, ci riusciva senza il minimo sforzo. Con Elena, che aveva scoperto il mio lato più umano, era diverso. Lei aveva dovuto combattere per vedere il buono dentro di me.
Io non la meritavo. Lei era di Stefan. L'amavo ma ero troppo egoista per amarla senza farle del male. Stefan, invece, ci sarebbe riuscito senza il minimo sforzo. Proprio come aveva amato me.

*

 

<< Quindi, siete entrambi licantropi? >> chiese Matt
Posai la tazza di caffè sul tavolino e mi guardai intorno. Tyler era rimasto fermo, appoggiato al camino mentre Matt era comodamente seduto sul divano. Gen e Lex erano accanto a me e si tenevano per mano. Praticamente come facevano sempre. Rare volte li avevo visti l'uno senza l'altro. Ero contenta che fossero qui.
<< Avete detto che c'è una questione di qui dovete parlare... >> intervenne Tyler
Fin dal primo momento tra i tre si era formata una strana chimica che ne io ne Matt riuscivamo a comprendere. Non che avessero fatto o detto qualcosa di particolare, ma ogni volta che i loro sguardi s'incrociavano era come se partisse una scarica. Difficile spiegare la sensazione che si diffondeva nell'aria, ma credevo che fosse una “cosa da licantropi”.
Gen si voltò verso di me << Io non so... >> disse titubante avvicinandosi a me << Forse, è meglio se ne parliamo in privato >>
Affondai negli occhi di Gen e quel che lessi non mi piacque. Avevo già immaginato il motivo per cui avevano viaggiato così tanto.
<< Simon... >> ipotizzai
La mia amica abbassò lo sguardo e cercò conforto in Lex.
<< Chi è Simon? >> chiese Tyler
Mi voltai verso di lui e cercai i suoi occhi. Come potevo pretendere che lui fosse sincero con me se io non lo ero con lui? Mi ero nascosta troppo a lungo. Ora avevo l'occasione di dire la verità, di essere finalmente libera da quel peso opprimente che mi portano dietro.
<< Non glielo hai detto? >> chiese Lex
Io scossi la testa << Forse, c'è qualcosa che non vi ho detto >>
Tyler si staccò velocemente dal camino e allungò le braccia sul divano. Anche Matt aveva assunto un'espressione interessata.
Io mi alzai e mi sfregai le mani << In realtà non so da dove cominciare >>
<< Prova dall'inizio >> rispose Lex; lui era sempre stato un tipo diretto e piuttosto pratico. Una sola cosa non riusciva a sopportare: le menzogne. Per chiunque non lo conoscesse poteva sembrare arrogante, ma la verità era un'altra. Lex era protettivo e mi era stato vicino, aveva vissuto con me e conosceva le mie paure. Sapeva quanto l'argomento “Simon” fosse delicato, ma non mi stupiva la durezza con cui mi aveva ripreso.
Quello era il suo modo di essere forte.
<< Quando mia madre morì, mi lasciò una lettera. Io le avevo chiesto tante volte di parlarmi di mio padre, ma lei si era sempre rifiutata. In quella lettera mi spiegava tutto quello che io avevo sempre voluto sapere. Mi parlava di mio padre. Decisi di partire: volevo conoscerlo, mi sarebbe bastata anche una stretta di mano o anche solo guardarlo negli occhi. Per una volta. Non pretendevo nulla di più, solamente sapere chi era e fargli sapere che io esistevo. Ma c'era anche un altro motivo se ho deciso di partire... >>
Trassi un respiro e mi voltai. Dando le spalle a tutti cominciai a camminare. Mi aiutava a distrarmi.
<< Vivevo con un branco di licantropi e io ero l'unica umana. Non volevo trasformarmi e pensavo che i miei amici riuscissero a capirlo. Qualcuno, come Gen e Lex, ci è riuscito; altri no. Il branco cominciò a dividersi: chi approvava la mia scelta e chi non riusciva ad accettarlo >>
<< Scommetto che questo Simon non riusciva ad accettarlo... >> intuì Matt
Io mi fermai davanti ad una finestra e annuii.
<< Lui era convinto che creature come i licantropi non dovessero vivere con gli umani. Dovevo dominarli. Loro erano esseri soprannaturali, speciali, con un dono così speciale che non doveva essere sprecato >>
Mi fermai scacciando dalla mente i ricordi e reprimendo le lacrime << Se volevo restare, dovevo trasformarmi >>
<< È orribile >> mormorò Tyler
Per un momento pensai di finire qui il racconto. Dire loro che ero scappata perché avevo paura e non ero accettata nel branco. Ma sarebbe stata un'altra menzogna.
<< Ma che cosa vuole da te? Insomma, te ne sei andata: non era quello che voleva? >>
Scossi la testa e accennai ad un triste sorriso << Il problema è proprio questo. Lui non voleva che io me ne andassi. Lui voleva che io mi
trasformassi e che rimanessi >>

Non potei più trattenermi: le lacrime caddero lente e silenziose lungo il mio viso, lasciando una striscia salata.
<< Lui mi amava >> dissi voltandomi << E io l'ho lasciato. E questo non me lo perdonerà mai >>

<< Allora? >> mi chiese Simon
<< Allora che? >> risposi io, con freddezz
<< Mi spieghi perché sei arrabbiata con me? >>
Tirai una lunga boccata, inspirando più ossigeno possibile. Certo, lui non mi aveva fatto niente. Anzi, nessuno mi aveva fatto niente ma quello
che era successo la sera prima non riusciva ad uscire nella mia mente. Lo sguardo di quel ragazzino, la paura nei suoi occhi era diventata la
mia.

<< Non sono arrabbiata... >>
<< Ah no? >> chiese chinandosi di fronte a me e mostrandomi un sorrisino
<< Sono solo concentrata >> dissi facendo scrocchiare il collo e chiudendo gli occhi. Lo yoga mi aiutava a trattenere la rabbia. Lui lo sapeva e
non stava collaborando.

<< Sei ancora arrabbiata per lo scherzo che abbiamo fatto a quel ragazzino? >> chiese divertito << Non è successo niente >>
Sollevai di scatto le palpebre << Ma poteva succedere >>
<< E se anche fosse successo? >> chiese lui
<< Oh, mio Dio... >> sospirai io, alzandomi
<< Perché la fai tanto lunga? Se fosse morto, tu saresti un licantropo >>
Mi voltai velocemente verso di lui e mi avvicinai con lunghe falcate << Come fai a pensare, anche solo lontanamente, a una cosa simile? Non è
già abbastanza brutto uccidere qualcuno? Quel ragazzino poteva morire. Per colpa mia. Capisci? Io stavo per ucciderlo >>

<< Non è così grave >> disse lui cercando di calmarmi. Allungò le mani e le intrecciò alle mie << Quando ti sarai trasformata tutto sarà diverso.
Non sarai un'assassina per questo. Nessuno te ne farà una colpa >>

Mi staccai bruscamente da lui << Ma io, non potrei mai perdonarmelo >>

 

*

 

<< Mi sta davvero dicendo quello che penso? >> chiese Caroline divertita dal mio racconto
<< Non lo so...a cosa stai pensando? >>
<< Ieri sera tu hai fatto da baby-sitter a Damon? >>
<< La cosa ti diverte? >> le chiesi
<< Si >> rispose esaltata << Non capita tutti i giorni che Bonnie Bennett faccia abbassare la cresta a Damon Salvatore >>
Roteai gli occhi al cielo e bevvi un sorso di caffè.
<< Ubriaco com'era non avrà ascoltato una sola parola di quello che gli ho detto >> ripensai tra me e me
<< Io credo che ti abbia capito benissimo >> disse
Le lanciai uno sguardo incuriosito e lei continuò << Tu e Damon non andate proprio d'amore e d'accordo... >>
<< Nemmeno voi due... >> le ricordai
Lei mi rispose con un'occhiataccia e io la lascia finire << Il punto è che nessuno mette di fronte a Damon la verità come fai tu... >>
<< Non ti seguo... >> dissi io
<< Tu sei sincera con lui, Bon. Quando Stefan o Elena gli dicono che è uno stronzo lui sa che lo fanno perché gli vogliono bene. Ma quando lo fai tu,
lo fai semplicemente perché è giusto >>

Sbattei le palpebre, colpita dal discorso della mia amica. Quando era umana una vera maestra nei ragionamenti contorti e complicati, ma adesso si
stava proprio superando.

<< A proposito di fare quello che è giusto... >>disse allungando lo sguardo << Jeremy? >>
<< Jeremy cosa? >> chiesi io, voltando verso la porta. Il fratellino di Elena era appena entrato.
<< Che aspetti? >> chiese impazzante
<< A fare cosa? >>
Caroline sbuffò << Jer è cotto di te e non negare che tu non provi niente per lui >>
Alzai le spalle << Siamo solo amici >>
<< Vai a parlare con lui >>
<< Tu la fai semplice >> risposi io
<< Ma è semplice. Vai da lui e gli chiedi di uscire. Ti ricordi? Lo hai fatto anche con Ben >>
<< Già! E guarda com'è finita >>
Caroline si allungò oltre il tavolo e mi diede un pizzicotto sul braccio. Mi morsi il labbro inferiore e mi voltai di nuovo, per vederlo. Caroline aveva
ragione: dovevo parlare con lui.

 

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Capitolo 16
*** Dov'è Bonnie? ***


≈≈ DOV'È  BONNIE? ≈≈


 

Me ne stavo ferma davanti alla finestra, osservando le figure in giardino. Tyler si stava sbracciando con Matt che cercava di tranquillizzarlo. A dire il vero, non riuscivo a capire se fosse preoccupato per me o solo molto arrabbiato.

<< Ehi >> la voce di Gen arrivò soffice con e una piuma << È tutto apposto? >>

Annuii con il capo, cercando di evitare il suo sguardo. Lei sapeva sempre quando mentivo.

<< Mi dispiace se abbiamo creato tutto questo casino, ma era l'unico modo che avevamo per... >>
Mi voltai di scatto senza lasciarla finire << Grazie >>

Lei inclinò la testa << Non sono arrabbiata con voi. State rischiando tanto per essere venuto qui. Non so come ringraziarvi. Per tutto >>

Gen allungò un braccio e sfiorò il mio << È questo che fa una famiglia, no? >>

Le sorrisi di rimando, pensando che era vero. La famiglia era così e io avevo lasciato la mia per cercarne un'altra. Tutto era cominciato solo perché avevo paura, perché volevo scappare dal mio stesso destino. Ma adesso non aveva più senso. Ogni cosa che avevo fatto era stato solo per codardia. Mi ero cacciata in un guaio ben più grande di quanto avessi mai potuto immaginare.

Simon era pericoloso, e io lo sapevo. Non potevo permettere che arrivasse qui e facesse del male alla mia famiglia.

Guardai di nuovo fuori dalla finestra: sapevo quello che dovevo fare, ma ancora una volta mi mancava il coraggio.

 

*


Entrai nella cripta: il silenzio era quasi irreale.

<< Katherine >> urlai, sapendo che dovunque lei fosse mi avrebbe sentito. Restai fermo sugli scalini per qualche secondo, tendendo l'orecchio pronto a percepire il minimo movimento.

<< Sapevo saresti venuto >>

Mi voltai di scatto: Katherine era in cima alle scale, con le mani appoggiate sui fianchi e il sorriso vincitore.

<< Hai detto che era importante >>

non ero sicuro che quella fosse davvero la cosa migliore da fare. Avrei dovuto avvertire almeno Damon del mio incontro con Katherine. Ma non lo avevo fatto, dentro di me speravo che quella non fosse una trappola.

<< Perché qui? >> chiesi io << Ti abbiamo rinchiuso nella cripta per giorni >>

Lei alzò le spalle superandomi << Non sono un tipo rancoroso >>

<< Che vuoi? >> le chiesi

<< Stefan, Stefan, Stefan...eppure eri un tipo paziente >>

<< Le cose cambiano? >> risposi freddo

<< Non tutte >> disse ammiccando e avvicinandosi a me << Alcune cose non cambiano mai >> sussurrò al mio orecchio << Tu, Io, Damon, Elena >> sentii il suo dito poggiarsi sulla mia spalla destra e muoversi fino alla sinistra << Quando capirai che sono quella adatta a te? >>

In uno scatto di rabbia mi voltai e la sbattei contro il muro << Smettila di giocare >>

Katherine ridacchiò, facendomi perdere la pazienza. La sbattei ancora sulla fredda roccia, facendole male stavolta.

<< D'accordo >> disse << So qui per avvertirti >>

Corrugai la fronte, ma non dissi nulla. Non sapevo se dovevo credere alle sue parole o semplicemente ignorarla e rinchiuderla nella cripta.

<< Cosa ti fa credere che ti crederò? Magari potrei semplicemente dire a Bonnie di fare incantesimo e rinchiuderti nella cripta >>

<< Credi davvero che io sia così stupida? >> disse cercando di liberarsi, la mia presa aumentò << Ho già preso le mie precauzioni >>

in un secondo le nostre posizioni s'invertirono: adesso era lei che mi teneva stretto.

Si staccò da me con la stessa delicatezza con cui mi aveva imprigionato.

<< Klaus sta arrivando >>

Contrassi la mascella << L'ho già sentita questa storia... >>

<< Questa volta è vero >>

<< E perché me lo staresti dicendo? >>

Katherine abbassò lo sguardo << Voglio aiutarvi ad ucciderlo >>

<< Per questo sei qui? Perché ti serve protezione? >>

Katherine assottigliò le labbra << Io sono qui per aiutarvi. Se non ricordo male, Klaus sta dando la caccia ad Elena >>

<< Ma vuole anche uccidere te >> le ricordai

Lei sbuffò, in una smorfia arrabbiata << Già, credi che non lo sappia? Se avessi voluto avrei potuto semplicemente rapire Elena e portarla da lui, invece sono qui e ti offro il mio aiuto >>

Mi fermai a riflettere. Se Katherine offriva il suo aiuto voleva qualcosa in cambio. Ma cosa? Se non voleva protezione, che cosa la spingeva a mettersi così tanto a rischio?

<< Volevi un accordo, no? Parla >>

<< Io vi aiuto a proteggere Elena e a sconfiggere Klaus ma in cambio voglio qualcosa... >>

<< Cosa? >>

<< Melissa >>

 

*

 

Entrai al Grill con uno strano presentimento addosso. Quella notte avevo dormito bene, ma al mio risveglio avevo avuto la sensazione che qualcosa di brutto fosse accaduto. Non era la prima volta che capitava, e ogni volta succedeva qualcosa di brutto. Andai subito verso il bancone, dove Jeremy stava scarabocchiando qualcosa.

<< Che fai? >> chiesi

Lui non alzò la testa dal foglio << I compiti >>

<< Da quando sei così diligente? >>

<< Da quando Rick mi controlla addirittura i quaderni >>

Allungai la testa oltre mio fratello e notai la figura di Alaric << Essere sia il tuo professore che il tuo tutore porterà pure a devi vantaggi, no? >>

Mi guardai intorno alla ricerca di Caroline e Bonnie, ma non vidi nessuna delle due << Per caso qualcuno sa che fine hanno fatto tutti? >>

<< Che vuoi dire? >> domandò Jeremy, che venne subito riportato sui libri da Rick

<< Tu non puoi fare domande >> gli disse, poi si rivolse a me e mi chiese << Che vuoi dire? >>

<< Stamattina ho provato a chiamare Stefan, ma né lui né Damon mi rispondono. E non riesco a trovare nemmeno Caroline e Bonnie >>

Alaric scosse la testa << Erano qui fino a un momento fa. Credo che siano in bagno >>

Così mi diressi in bagno, alla ricerca della mia amica lasciando mio fratello nelle grinfie di Alaric.

<< E-Elena... >> balbettò Car appena mi vide

<< Ehi! È tutta la mattina che provo a chiamarti... >> le dissi io, ma vedendo il suo stato di agitazione capii che aveva altro da fare << Stai andando da qualche parte? >>

<< A dire il vero stavo andando da Tyler... >> disse lei, senza fermarsi

<< Va tutto bene? >> le chiesi

<< Certo >> disse aprendo la porta, ma io la richiamai << Hai parlato con Stefan? >> azzardai.

Lei si girò vorticosamente, facendo ondeggiare la sua lunga chioma dorata << Sul serio Elena? >>

<< C-Come? >> le chiesi senza capire

<< Prima mi mandi da Stefan con una scusa banalissima e non mi dici nemmeno il vero motivo e poi mi chiedi come sta? >> ruggì lei << Hai baciato Damon. Perché non me lo hai detto? >>

Io chinai la testa e puntai lo sguardo in un punto fisso del pavimento. C'erano cento e più motivo perché non glielo avevo detto. Tanto per cominciare Caroline era stata con Damon, anche se era asservita a lui, e sapevo che le aveva fatto del male. E secondo mi vergognavo. Mi vergognavo ad ammettere di provare qualcosa di Damon . Mi faceva sentire come Katherine. Io che avevo detto così tante volte di amare solo Stefan e invece amavo anche Damon . Almeno lei aveva avuto il coraggio di ammetterlo.

Alla fine scossi la testa << No lo so. Quello non era il momento adatto... >>

<< Però non hai esitato nel mandarmi da lui >>

Certo, che non avevo esitato. Lei e Stefan avevano un'intesa perfetta. A volte, credevo che Caroline fosse più amica sua che mia. Mi fidavo di lei, ma a volte ero gelosa della loro complicità.

<< Mi dispiace. Non intendevo usarti, ma ho pensato che tu potessi aiutarlo >>

Caroline addolcì lo sguardo e rilassò finalmente i muscoli << Scusa, non intendevo attaccarti... >>

Allargò le braccia con un timido sorriso sulle labbra. Io ricambiai l'abbraccio fino a quando lei non si staccò frenetica

<< Dov'è Bonnie? >> le chiesi prima di andare

Caroline alzò le braccia << Non lo so. È andata via poco fa >>

La salutai, componendo il numero della mia amica. Strano! Il cellulare squillava ma lei non rispondeva.

 

*

 

<< Credi che Katherine sia stata sincera? >> domandai a Stefan, che faceva avanti e indietro per la cripta

<< Non lo so. È quello che ho intenzione di scoprire >> disse riflessivo << Sono passate settimane dall'ultima volta che è stata qui e da allora non è successo nulla. Di questo Klaus nemmeno l'ombra ed è proprio questo che mi fa pensare >>

Lo guardai: era davvero preoccupato.

<< Stefan, puoi smetterla di fare su e giù? Mi stai facendo venire il mal di testa >> gli dissi << In ogni caso non possiamo permettere che prenda Melissa >>

Mi ero aspettata di vedere un cenno di assenso, invece lui restò fermo.

<< Non ci starai sul serio pensando? >>

<< Ovviamente >> disse serio << Però... >>

<< Stefan! >> gridai << Parliamo di Katherine. Ti ricordi? Vampira pazza e bastarda >>

<< Non credo che voglia farle del male >> concluse lui

Mi rilassai per un secondo, appoggiando a braccia conserte alla parete di roccia. Aspettavo la sua spiegazione, augurandomi che fosse buona. Molto buona.

<< Ricordi l'uomo trovato morto nel bosco? >>

Io annuii

<< È stata lei ad ucciderlo >>

<< Un motivo in più per affidarsi a lei >>

<< Lo ha fatto per proteggerla >> disse

<< Cosa? >>

<< Melissa ha detto che c'era qualcuno che la stava seguendo, no? Katherine si è liberata di lui >>

<< Ci sono altri modi per liberarsi di una persona fastidiosa >> gli ricordai << E comunque questo è quello che dice lei. Io non mi fido di Katherine. Anche se lo ha fatto per proteggere Melissa, io non mi fido di lei >>

 

*

 

<< Abbiamo un problema >>

Odiavo quella frase! Mi feci da parte e lascia che Caroline e Stefan entrassero in casa.

<< Lo so >> dissi io

<< Come lo sai? >> chiese Caroline e questo mi fece capire che oltre al mio problema ce n'era un altro

<< Aspetta! Voi di che problema state parlando? >>

<< Katherine >> esclamarono in coro

<< Ah >> dissi io << Allora abbiamo due problemi >>

Ricominciai a camminare, ma Stefan mi fermò << Tu di cosa stai parlando? >>

Feci loro un cenno con la testa e li portai in salotto. Da quando Tyler si era calmato lui e Lex avevano avuto modo di parlare. Evidentemente questa cosa del “legame tra licantropi” era una cosa potente, dato che – qualsiasi cosa stessero facendo - da quando aveva cominciato non avevano ancora smesso. Sinceramente, non avevo idea di cosa si stessero dicendo, ma sembrava che si stessero divertendo. O per lo meno, capendo. Matt e Gen erano rimasti in salotto, mentre io ero andata a prepararmi per il mio turno al Grill.

<< E tu? >> chiese Caroline alla mia migliore amica. Genevieve si alzò e sorrise loro

<< Mi chiamo Genevieve, ma tutti mi chiamano Gen >>

Nel frattempo, mi ero avvicinata alla porta a verti e avevo fatto cenno a Lex e Tyler di rientrare.

<< Io sono C... >> cercò di dire la vampira, ma la mia amica fu più rapida

<< Caroline, la ragazza di Tyler >>

Car annuii e sorrise, piacevolmente sorpresa.

<< E tu devi essere Stefan... >> disse

Lui annuii e accennò ad un sorriso << Che sta succedendo? >> mi chiese poi

<< Forse è meglio se vi sedete...è una lunga storia >> dissi io, mentre alle mie spalle Tyler entrava seguito da Lex

Il mio amico allungò subito una mano. Lex era così spontaneo che, secondo me, a volte nemmeno si rendeva conto di quello che faceva se non dopo averle fatte.

Tutto accadde in un attimo: mi sentii stringere per un polso e la mia visuale cambiò all'istante. Se prima riuscivo a vedere il volti dei miei amici, adesso l'unica cosa che riuscivo a vedere era la schiena di Lex.

<< Lex! >> esclamai sconvolta

<< Melissa stai lontana >> mi disse, allungando un braccio per non farmi allontanare, poi guardò la mia migliore amica << Gen >> disse

Vidi l'espressione di Gen cambiare: i suoi occhi divennero gialli e un ringhio gutturale uscii dalla sua gola.

<< Vampiri... >> constatò

<< No, Lex non è come credi >> cercai di dire, ma il mio amico non volle sentire ragioni

<< Tu lo sapevi? Eri in combutta con loro? >> chiese, ringhiando contro Tyler

Anche Caroline e Stefan sembravano pronti ad attaccare.

<< Basta >> gridai mettendomi in mezzo a loro << Lex, Gen non è come pensate. Loro non sono cattivi >>

I miei amici si guardarono per un lungo momento e poi si rilassarono << Tu lo sapevi? >> chiese Gen

<< Si >> dissi andando accanto a Stefan

<< Avrebbero potuto farti del male. Loro... >>

<< Lo so... >> interruppi Gen << Ma loro sono diversi. Non sono come ci hanno sempre descritto >>

<< Vuoi dire che non uccidono e non bevono sangue umano? >> chiese Lex, prendendo la mano di Gen

<< Noi non uccidiamo per divertimento >> disse Caroline

<< So che avrei dovuto dirvelo prima, ma con tutto quello che sta succedendo mi è sfuggito di mente >> provai a sistemare la situazione

<< Credo che tu debba dare parecchie spiegazioni >> suggerì Matt, che per tutto il tempo non aveva mosso un solo muscolo.

Allargai le braccia e sbuffando chiesi: << Da dove devo cominciare? >>

 

*

 

Come ero arrivata lì?

Mi guardai intorno e capii subito di trovarmi nella cripta dove Damon e Stefan avevano rinchiuso Katherine. Ma non ricordavo di essere arrivata qui.

Mi alzai, con la testa che girava vorticosamente. Sentii qualcosa di appiccicoso e caldo scorrermi lungo il collo e allungando una mano mi ricoprii di una sostanza rossa.

<< Mi hanno morso >> esclamai tra me e me

C'era un silenzio assoluto, quasi inquietante. Il mio stesso respiro rimbombava nell'aria. Abbassai lo sguardo e vidi gli stessi vestiti che avevo indossato quella mattina. Non poteva essere un sogno: da quel che mi ricordavo era ancora mattina quando mi ero incontrata con Caroline.

Ricordavo di essere uscita dal Grill: stavo cercando il coraggio per parlare finalmente con Jeremy. Avevo preso il telefono e poi...

<< C'è qualcuno? >> gridai

Davanti a me, c'era un piccolo cancellino di ferro battuto, oltre il quale la galleria proseguiva. Doveva essere quella la via d'uscita.

Iniziai a muovere i primi passi, ma poco dopo il buio mi circondò. Cercai il cellulare nelle tasche, ma non trovandolo capii che mi doveva essere caduto. Se qualcuno mi aveva morsa, significava che ero nella cripta per un motivo. E qualcosa mi diceva che in realtà non avrei dovuto stare lì.

Mi appoggiai ad una parete e percorsi tutta la parete fino a quando un raggio di luce colpì i miei occhi.

<< Finalmente ti sei svegliata >> disse una voce << Cominciavo a pensare di averti davvero uccisa >>

 

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Capitolo 17
*** Ti piacerebbe vivere per sempre? ***


≈≈ TI PIACEREBBE VIVERE PER SEMRPE? ≈≈


 

Sbuffai per l'ennesima volta, staccandomi dal corpo di Tyler << Che hai? >> gli chiesi

Tyler scosse la testa << Niente >>

Una risatina incontrollata e spontanea mi sfuggì << Tyler, siamo a casa da soli e tu non vuoi fare sesso. Certo che c'è un problema >>

Lui evitò il mio sguardo e si alzò dal letto << Sono preoccupato >>

<< Lo avevo immaginato. È una storia talmente complicata >> dissi sostenendo la testa con un braccio, mentre seguivo la figura del mio ragazzo.

<< Non è quello >> dichiarò << Da quando è arrivata non ho fatto altro che arrabbiarmi con lei ad ogni minimo segreto, eppure io non le ho detto 'unica cosa che mi abbia mai chiesto >>

Tutti sapevamo che sarebbe arrivato quel momento, ma spettava a Tyler fare esplodere la bomba.

<< Lo farai quando sarai pronto >> cercai di tranquillizzarlo

<< Non lo faccio perché non sono pronto, ma semplicemente perché sono egoista >>

Ora cominciavo a non capire. Mi sistemai meglio e mi sedetti contro la testiera del letto.

<< Io non voglio che lei se ne vada. Non voglio che vada con Katherine come non voglio che ritorni sulle Black Hills. Voglio che lei resti qui con me >>

Riuscivo a capire come si dovesse sentire Tyler: prima la morte di suo padre, scambiato per un vampiro; poi l'incidente di sua madre e la scoperta di essere un licantropo. L'arrivo di Melissa era stato inaspettato ed improvviso, tanto da portare più scompiglio di quanto già ce ne fosse nelle nostre vite. Amavo Tyler con tutta me stessa e sapevo che non voleva più restare solo, ma doveva dirle la verità o avrebbe finito con il perderla davvero.

 

*

 

<< Quindi è qui che lavorate? >> chiese Gen quando entrammo al Grill

<< Si >> dissi con forza

Tutto sommato Gen e Lex avevo preso abbastanza bene la storia dei vampiri e Caroline e Stefan la storia dei licantropi. Allora perché sentivo una strana ed inquietante sensazione aleggiare nell'aria?

Caroline era rimasta a casa con Tyler, mentre io e Matt ci eravamo diretti al Grill per il nostro turno di lavoro, seguiti anche da Stefan e dai miei amici.

Stefan e Lex continuavano a lanciarsi strane occhiatine, che a me personalmente non piacevano affatto. Si erano tenuti il più lontano possibile l'uno dall'altro, e durante il tragitto Matt cercava di alleggerire la tensione. Gen, invece sembrava non aver alcun tipo di problema; anzi, mi aveva confidato di trovare Stefan molto carino.

<< Mi terra il muso ancora per molto? >> chiesi a Lex posando sul loro tavolo due bicchieri di coca e un piatto di patatine fritte. Lui scosse la testa << No. Solo fino a quando mi avrai convinto che loro sono...beh, non come gli altri >>

Gli feci la linguaccia mentre mi allontanavo da loro per raggiungere Matt e Stefan al bancone. In realtà non ero particolarmente preoccupata. Avevamo affrontato cose molto più gravi e difficili e la nostra amicizia era sopravvissuta. Lex mi voleva bene come si può voler bene ad una sorella e non avrebbe mai permesso che qualcuno mi facesse del male.

<< Che succede? >> chiesi vedendo improvvisamente la mascella di Stefan indurirsi

<< Damon >>

Io e Matt ci voltammo ne punto indicatoci dal vampiro e lui era lì. Barcollante e pieno di alcool. Mi ero sempre chiesta come fosse possibile che un vampiro si ubriacasse...

<< Fratellino >> disse << Quarterback. Piccola Fiammiferaia >>

Ma davvero? Di nuovo con quello stupido soprannome. Che poi avrei scommesso tutto quello che avevo che nemmeno la conoscesse la storia della Piccola Fiammiferaia.

<< Sei ubriaco >> constatò Matt

Damon alzò la bottiglia di whisky e sorrise << Ottima osservazione >>

Si sedette accanto a Stefan e appoggiò una mano sotto il mento, per sostenersi.

Non si assomigliavano proprio per niente. Tutto in loro era diverso: dal colore degli occhi a quello dei capelli, dal carattere ai modi di fare.

<< Ehi >> esclamò Elena,appena spuntata da chissà dove << Qualcuno mi dica che ha visto Bonnie >>

<< Perché? >> chiese Stefan

Lei alzò le spalle << È solo che ho questa strana sensazione e... >> fu allora che il suo sguardo si posò su Damon, che non sembrava averla nemmeno sentita

<< Hai provato a chiamarla? >> intervenni io

<< Si. Ma continua a non rispondermi >>

<< Magari è a casa. O al cellulare scarico. O ... >>

<< Magari non vuole stare a sentire quello che hai da dire >>

Tutti ci ammutolimmo alle parole di Damon. Lei aprì la bocca pronta a chiedere spiegazioni, ma nessun suono riuscì ad uscire.

<< Ma che ti prende? >> chiese Stefan

Lui alzò le spalle e buttò giù ancora un sorso di bourbon << Dico solo che non tutti hanno voglia di stare ad ascoltare la tua preziosa Elena >>

<< Ok >> esclamai io << Che ne dite di rimandare questa inutile discussione >>

Nessuno mi rispose e io lo interpretai come un “Si”.

<< Riprova a chiamarla >> la esortai

Elena prese il cellulare e compose il numero << Sta squillando >>

<< Lo sento >> disse Stefan

Elena allontanò leggermente il cellulare e come noi si mise in ascolto << Io non sento niente >>

<< C'è un cellulare che squilla >> disse ancora

<< Magari non è il suo. Potrebbe essere un caso >> disse Matt

<< Chiudi la chiamata >>

Elena eseguì e subito dopo Stefan le disse di richiamarla. Poi voltò la testa a destra e sinistra cercando l'origine del suono.

<< Lo sento anche io >> concordò Damon << È la suoneria di Bonnie >>

Il più giovane tra i Salvatore si alzò e si mise a seguire la direzione lasciata da quel suono che solo lui e Damon riuscivano a sentire. Io, Elena e Matt lo seguimmo. Solo Damon rimase immobile.

Uscimmo dal Grill e Stefan si fermò

<< È scattata la segreteria >> disse Elena << Adesso la richiamo >>

Così fece e Stefan voltò l'angolo che portava ad una scalinata, alla fine del quale c'era l'uscita secondaria del Grill. Solo allora anche noi sentimmo un suono soffocato.

Elena scese di corsa i gradini e si chinò, spegnendo la chiamata.

<< Questo è il cellulare di Bonnie >>

Io e Matt ci scambiammo un lungo sguardo preoccupato, cercando di non pensare al peggio. Fu Stefan, però, a spezzare inconsapevolmente le nostre paure.

<< Ecco cosa intendeva >>

Elena si mosse verso di lui << Che vuol dire? Chi? >>

<< Katherine >>

<< Se le ha fatto del male, io... >> Elena smise di parlare e guardò Stefan << Hai visto Katherine? >>

Stefan annuii << Questa mattina >>

<< Perché non me lo hai detto? >>

<< Lo avrei fatto >> disse

Notando l'espressione di puro stupore che si era appena dipinta sul suo volto, il vampiro si voltò cercando il mio sguardo. Ancora non sapevamo se era una buona idea diffondere la chiacchierata che avevano avuto. Elena era la classica persona compassionevole che cercava il buono in tutti, anche quando non c'era. Si preoccupava per chiunque avesse conosciuto e, come Stefan, anche io sapevo che non avrebbe esitato a trovare un'altra soluzione.

Il vero problema era proprio quello: io non volevo che lei rischiasse la vita per me. Troppe persone si erano messe in guai per me. Lei non mi doveva niente. E io non volevo sentirmi responsabile per la sua vita. Questo mi rendeva una stronza ingrata? Beh, probabilmente era quello che ero. Ma non volevo sulla coscienza la vita di nessuno. Specialmente quella di Elena Gilbert.

<< Che sta succedendo qui? >>

 

*

 

<< Ancora non ho capito che cosa vuoi da me? >> dissi onestamente

Katherine diede un calcio ad un sassolino e si voltò << Niente >> sorrise << Tu sei solo il diversivo. In realtà, credevo che ci avrei impiegato più tempo e più energia per catturarti ma è stato abbastanza semplice >>

<< Mi hai morso... >> esclamai inorridita

Katherine sogghignò appoggiandosi alla parete di roccia << Non ti ho fatto male >>

<< Perché sono qui? >> le chiesi ancora.

<< Perché voglio che i tuoi amici vengano a salvarti >> disse << Riflettendoci meglio, c'è una cosa che puoi fare per me... >>

Si staccò dalla parete e si avvicinò a me, usando la sua super velocità

<< Non farò niente per te >>

<< Non ti sei chiesta perché non puoi uscire da qui? >>

Oh, certo! Eccome se me l'ero chiesta. Avevo anche provato a fare alcuni incantesimi ma non era servito a nulla.

<< Ti ricordi la pietra negli orecchini di Melissa? >>

Io annuii << Voglio che tu faccia un incantesimo >>

<< Non posso >> dissi << Quella pietra possiede già una sua energia e già una strega ha lanciato il suo incantesimo >>

<< Questo è vero. E quello che voglio io è proprio che tu annulli quell'incantesimo >>

<< Credevo che gli orecchini fossero il motivo per cui Caroline non è stata in grado di soggiogare Melissa >>

Katherine ridacchiò << Che stupidi! Non si può soggiogare qualcuno con il gene della licantropia. No! Vedi, quegli orecchini erano come un segnale, che mi consentiva di ritrovare Melissa ovunque andasse. Adesso che so dov'è voglio annullare quell'incantesimo >>

<< E se dovesse andarsene via ancora? Come farai a ritrovarla? >>

<< Non ne avrò bisogno >> disse, inclinando la testa e sorridendo. Odiavo quella sua espressione strafottente. Mi faceva venire i brividi << Lei verrà con me >>

 

*

 

<< Sei sicura di volerlo fare? >> mi chiese Melissa

<< Ma certo >> le dissi << Se posso aiutare in qualche modo sarò felice di farlo >>

Melissa mi sorrise e mi prese una mano << Ti adoro >>

Io alzai le spalle << Lo so >>

<< Non vorrei interrompervi, ma io non ho ancora capito chi sei... >>

Quella che aveva appena parlato doveva essere Elena, la sosia di Katherine. Che era anche la ragazza o l'ex ragazza di Stefan e che aveva baciato Damon, il fratello di Stefan. Piano piano cercavo di rimettere insieme tutti i pezzi. Questa storia era davvero complicata.

<< Io sono Gen >> dissi sorridendole

Lei accennò ad un sorriso, chiaramente forzato e poi guardò Melissa.

<< È un licantropo e può aiutarci a trovare Bonnie >>

<< Davvero? >> esclamò Stefan

Io sorrisi e annuii << Ho solo bisogno di qualcosa di suo: un indumento per esempio >>

<< Dobbiamo andare a prenderlo a casa sua, allora >> propose Elena

Senza aspettare molto di più io, Stefan ed Elena ci dirigemmo verso l'abitazione di questa Bonnie.

Solo Elena entrò a casa della sua amica, mentre io e Stefan la aspettammo fuori dalla porta.

<< Esattamente come farai a trovarla? >> mi chiese quando uscii

<< Sono un licantropo >> esclamai quasi indignata << Ho un olfatto molto sviluppato. L'odore della vostra amica su questa maglietta ci porterà da lei >>

<< Puoi davvero farlo? >> chiese ancora

Io la ignorai e inspirai profondamente. La prima cosa che sentii fu il suo profumo: dolce, fresco e speziato. Indossava un profumo alla vaniglia e a giudicare da quanto ne restava sulla maglietta non era da molto che lo aveva spruzzato. Ma quello che cercavo io era l'odore. Quello vero. Quello che viene rilasciato dal corpo umano.

Inspirai ancora alla ricerca dei feromoni, a vole mi sentivo un vero animale, quando facevo queste cose. Ma era una parte di me.

<< Allora? >> chiese Elena impaziente

<< Di qua >> dissi indicando la strada

<< Sicura? Bonnie è stata al Grill >> disse Stefan indicandomi la direzione opposta

<< Può darsi che sia stata al Grill, ma il suo odore porta da questa parte >>

<< Come fai ad esserne sicura? >> mi chiese Elena, mentre camminavamo

<< Il corpo umano rilascia una serie di sostanze che fungono da segnali >> spiegai << È un processo continuo e spontaneo e anche se la vostra amica non sapeva, ha lasciato una traccia >>

<< E tu sei in grado di riconoscerla? Non credi di poter confondere il suo profumo con quello di qualcun'altro? Di certo, Bonnie non sarà l'unica a portare un profumo alla vaniglia >>

<< Ma io non seguo il profumo, Stefan. Quello è solo una maschera che nasconde la vera essenza di un individuo. Quello che stiamo seguendo noi è uno stimolo >>

<< Cosa intendi con stimolo? >>

Non riuscii a trattenere un sorriso. Solitamente i feromoni servivano come stimolanti sessuali, anche se non tutti erano in grado di percepirlo è proprio l'odore di una persona che scatena in noi la passione e l'interesse sessuale

<< Intendo dire che stiamo seguendo la sua impronta. Proprio come se avesse disseminato per la strada degli indizi che ci permettono di arrivare a lei >>

Così facevano gli animali e così facevamo noi licantropi. Era così che avevo capito di amare Lex. Mi era bastato sentire il suo odore una sola volta e avevo capito che lui sarebbe stato l'unico uomo che avrei potuto amare. L'unico da cui mi sarei sentita attratta.

<< È incredibile >> disse stupita Elena

<< Non sai quanto! >> sorrisi

 

*

 

L'avevo adocchiata subito. Anzi, era stata lei ad adocchiare me. Una bella ragazza: capelli castani, occhi verdi, un corpo niente male e un collo lungo. La sua pelle era liscia e candida sotto le mie dita.

Il sangue le pompava nelle vene e appena le avevo rivolto un sorriso era subito arrossita. Il resto era venuto da sé. Lei si era alzata, mostrandosi sicura di sé e offrendomi qualcosa da bere.

L'avevo portata fuori e adesso si ritrovava schiacciata sotto il mio corpo, contro il muro del Grill.

Non sapevo il suo nome, e non me ne importava. Avevo cominciato a baciarla con vigore, cercando di dimenticare quegli occhi. Quelle labbra. Quella voce.

L'avevo morsa, tappandole la bocca per soffocare le sue urla di terrore. Poi l'avevo soggiogata a restare ferma mentre continuavano a bere da lei.

<< Per favore... >> disse

Mi staccai da lei e le diedi un bacio a fior di labbra << Ti ho fatto male? >> le chiesi

Lei scosse la testa.

<< Allora perché dovrei smettere? >>

<< Perché ho paura... >>

Sorrisi divertito. Paura! Credeva davvero che sarebbe bastato quello per fermarmi? Certo, la capivo. Non capitava tutte le sere di essere abbordate da Damon Salvatore e poi scoprire che era un essere orribile. Un mostro.

<< Che vuoi farmi, ancora? >> chiese

Mi pulii le labbra con un dito e lo passai sulle labbra della ragazza << Sto pensando... >>

La ragazza socchiuse gli occhi e le lacrime le scesero lentamente. In passato avrei pregato perché tutte le mie vittime mi guardassero come stava facendo lei. Terrorizzate. In mio potere.

<< Ti piacerebbe vivere per sempre? >> le chiesi << Essere immortale? >>

<< Cosa? >>

<< Non farà male se lo vorrai anche tu >> le dissi, sfiorandole con la punta del naso i fori che le avevo lasciato mordendola << Lo vuoi? >>

 

*

 

<< Tra poco ci sarà la luna piena >> disse Matt << Sei preoccupato? >>

Lex scosse la testa << Perché dovrei esserlo? >>

<< Quando Tyler si trasforma dobbiamo rinchiuderlo nei sotterranei per impedire che possa fare del male a qualcuno >>

<< Questo perché il tuo amico non ha autocontrollo. È praticamente un cucciolo >>

Io alzai un sopracciglio e lo guardai, senza smettere di pulire il bancone.

<< Sulle Black Hills, siamo praticamente tutti licantropi e, di generazione in generazione, le nostre abilità aumentano e si perfezionano >>

<< Vuol dire che quando ti trasformi non senti più dolore >>

<< Solo quando non c'è la luna >> disse il mio amico ingenuamente, facendo sbiancare Matt

<< Ti trasformi anche quando non c'è la luna? >>

Lex scoppiò a ridere divertito << Si. Quando c'è la luna piena non sento più dolore, ma quando mi trasformo di mia spontanea volontà, senza la luna, allora fa male >>

<< E sapete farlo tutti? >>

<< No >> intervenni io << Solo alcuni di loro lo sanno fare >>

Lex sorrise << Non tutti riescono a trasformarsi completamente senza la luna. Gen, ad esempio, non può trasforma... >>

<< Che c'è? >> chiese Matt, vedendo l'espressione del mio amico

<< Lex? >> lo richiamai

<< Sangue... >> disse

<< Cosa? >> chiedemmo io e Matt all'unisono

<< C'è odore di sangue... >>

Si alzò di scatto dallo sgabello di legno e si diresse verso l'uscita del Grill

<< Lex >> gridai << Aspetta >>

Gli fummo subito dietro. Fortunatamente, quella sera non c'era molta gente e nemmeno Ed, il nostro capo.

<< Sento odore di sangue >> ribadì << Sangue umano >>

 

*

 

La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che fu di nuovo preda della mia furia. Mi chinai sulle sue labbra e leccai il sangue che io stesso avevo sistemato lì.

Allungai i canini e glieli conficcai nella giugulare. Il sapore del sangue fresco mi era mancato. Quel profumo mi stava inebriando e socchiusi gli occhi per poterne godere a pieno. La azzannai ancora, proprio lì dove il sangue usciva copioso.

Sapevo che voleva urlare, ma non avrei sopportato le sue urla. Riuscii ad immaginarle dentro la mia testa mentre si confondevano con il battito del suo cuore.

Ben presto però le sue urla divennero solo un labile lamento ed infine un affannoso respiro. Aprii gli occhi, giusto in tempo per accogliere tra la braccia il corpo morente della ragazza che avevo appena dilaniato.

La distesi a terra, sentendo dei passi dietro di me. Ero pronto a scagliarmi contro chiunque ci fosse.

<< Oh mio Dio >>

Mi pulii gli angoli della bocca, mentre mi rialzavo. La voce che avevo sentito era maschile. Non di un ragazzo, non di un uomo.

<< L'hai uccisa >> disse

Sentii i suoi passi avanzare e il suo respiro spezzarsi. Non mi voltai, aspettando che fosse lui ad avvicinarsi. Poi lo avrei attaccato e lo avrei ucciso.

<< Che cosa sei? >> chiese

Mi voltai lentamente e sorrisi. Era esattamente dove volevo che fosse.

<< Il tuo peggiore incubo >>

Gli mostrai il mio vero volto: canini allungati e occhi cremisi.

Lui indurì la mascella e nei suoi occhi lessi rabbia << Vampiro >> disse

Ad avere la sorpresa, fui io, però. I suoi occhi si tinsero d'oro e anche il suo volto cambiò.

Un lupo mannaro. Un licantropo.

<< Lex, che sta succedendo? >>

Melissa svoltò l'angolo, seguita da Matt e si bloccò vedendo la scena.

<< Damon? >> chiamò sorpresa << Che ci fai qui? >>

Il licantropo davanti a me, tornò ad avere il suo aspetto umano, così come anche io. Poi si voltò.

<< Tu lo conosci? >> chiese disgustato

<< Si. È il fratello di Stefan >> disse << Ma che fai qui? >>

Solo allora il suo sguardo si posò sulla figura stesa ai miei piedi. Avanzò lungo il vialetto e iniziò a singhiozzare

<< Lei... è... morta? >>

<< Stai lontana >> cercò di fermarla il licantropo, prendendola per un braccio.

Fluida come l'acqua sfuggì dalla sua presa, senza togliere lo sguardo dal cadavere. Si chinò e passò una mano sul suo collo. Premette sulle ferite che le avevo inferto e le passò una mano sugli occhi. Melissa tremava, proprio come la ragazza che avevo appena ucciso.

<< Tu le hai fatto questo? >> disse, senza guardarmi

<< Si >> dissi

Lei si alzò. Era a pochi centimetri da me << Perché? >>

Non avevo una vera risposta, ma cercai di essere convincente << Perché questa è la mia natura >>

<< Andiamo via, Melissa >> cercò di intervenire Matt

Melissa non la smetteva di guardarmi con disprezzo e io non riuscivo a sopportare di essere guardato così da lei. Da quegli occhi.

<< No >> scosse la testa << Perché l'hai uccisa? >>

<< Perché mi andava... >> dissi << Perché è questo che fanno i vampiri. Prendono quello che voglio, quando vogliono >>

Matt le fu accanto senza che lei se ne accorgesse. La prese per mano e cercò di farla indietreggiare.

<< I vampiri sono tutti dei mostri, Mel >> sentii il licantropo sussurrarle

Io rimasi immobile, con i pugni stretti lungo i fianchi. Melissa sembrava essere davvero scioccata. Non distoglieva mai gli occhi dai miei.

Il suo amico licantropo, la prese per le spalle e la fece voltare << Dovresti stare lontana da lui. I vampiri sono mostri >>

<< Il tuo amico ha ragione >> le dissi, sfidandola << Dovresti stare il più possibile lontano da me. Io sono un mostro >>

Restò zitta e lasciò che la portassero lontana. Appena prima di svoltare l'angolo, però si voltò verso di me.

<< Tu sei un vampiro, non un mostro >> disse << Ma esserlo è stata una tua scelta >>

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Capitolo 18
*** Ormai manca poco ***


≈≈ ORMAI MANCA POCO ≈≈


 

<< Non è possibile >> esclamai

<< Riconoscete questo posto? >> chiese Gen, continuando ad avanzare tra gli alberi

<< Si >> disse Elena << Purtroppo si >>

Eravamo nel bosco, vicino alla cripta dove i vampiri erano stati rinchiusi. Io sarei potuto entrare solo fino ad un certo punto e, forse, era proprio questo che Katherine sperava. Nel momento stesso in cui avevamo trovato il cellulare di Bonnie avevo capito che era stata opera di Katherine.

<< L'odore continua fino a qua sotto >>

<< Andiamo >> disse Elena, scendendo di corsa i gradini

<< Bonnie! >> urlò << Bonnie sei qui? >>

<< Elena? >>

La voce di Bonnie era distante e spaventata. Quando anche io raggiunsi le due ragazze vidi il passaggio della cripta spalancato oltre al quale c'era Bonnie.

<< Grazie al cielo stai bene >> disse Elena, lanciandosi contro la strega. Ma quando arrivò a pochi centimetri da lei, si bloccò.

<> le chiesi

<< Non posso andare avanti! >> disse << Non posso entrare nella cripta >>

<< E io non posso uscire >> disse triste Bonnie

<< Che significa? >> chiesi io

<>

<< Ma perché? >> chiese Elena

<< Voleva che facessi un incantesimo >> ammise, poi come colpita da un fulmine esclamò << Melissa! Dovete andare da lei >>

<< È in pericolo? >> chiese Genevieve, facendosi avanti

<< Katherine mi ha costretta a fare un incantesimo sugli orecchini che le aveva dato. Ha detto che erano come un segnale. Un modo per ritrovarla e adesso che sapeva dov'era l'avrebbe portata con se >>

<< Dobbiamo tornare indietro >> disse impaziente Genevieve

<< Un momento...tu chi sei? >>

<< È una lunga storia >> intervenni io << Dobbiamo impedire a Katherine di prendere Melissa >>

<< Ma non possiamo lasciare qui Bonnie... >> dichiarò Elena

<< Io sono al sicuro finché l'incantesimo non viene spezzato. Qui nessuno può farmi del male >>

<< Non voglio lasciarti da sola. Se Katherine dovesse tornare... >>

<< Andate >> disse con voce ferma. I suoi occhi, anche se poco illuminati risplendevano. Era decisa e non voleva in alcun modo sentire ragioni. Mi dispiaceva lasciarla lì, ma aveva ragione. Nessuno poteva farle del male.

<< Torneremo a prenderti >> dichiarai

Lei mi guardò e sorrise mesta << Andate >>

 

*

 

Rientrammo a Villa Lockwood senza proferire una sola parola.

<< Che avete fatto tutto questo tempo? >> chiese Caroline, seduta sul divano accanto a Tyler << Il vostro turno è finito da un pezzo >>

Matt posò sul tavolino la sua divisa del Grill, tutta sporca di sangue e Caroline se ne accorse subito. Scattò in piedi << Che è successo? >>

<< Katherine ha rinchiuso Bonnie nella cripta >>

<< Cosa? >> chiese Caroline

La conversazione che seguì attraversò a malapena le mie orecchie. Non ascoltai una sola sillaba di quello che Matt riferì a Tyler e Caroline. Non mi importava più di tanto: solo un altro pezzo che si aggiungeva al puzzle.

Tyler aveva accettato di ospitare Gen e Lex per qualche notte e occupavano la stanza proprio difronte alla mia. Dopo la scoperta del corpo di quella ragazza, Matt si era offerto di seppellirla andando incontro alla furia di Lex. Capivo perché non potesse accettare una cosa simile. Persone normali avrebbero chiamato la polizia. Ma le persone normali non potevano dilaniare il corpo di una persona in quel modo.

Noi non eravamo persone normali. Nemmeno io e Matt che eravamo umani. Avevo chiesto a Matt cosa avrebbe detto la gente della sua scomparsa; lui mi aveva risposto che non era la prima volta.

 

<< Ogni tanto capitano questi incidenti >> disse Matt

<< Incidenti? >> urlò in risposta Lex << Come credi che si sentirà la sua famiglia? O i suoi amici? Quella ragazza è morta >>

 

Solo allora ero intervenuta dal mio stato di silenzio profondo. Mi ero improvvisamente ricordata di Vicky, la sorella di Matt. Lo ammiravo più di chiunque altro. Ogni giorno trovava la forza di alzarsi e di continuare a vivere. Lottava per se stesso, per sua sorella. Per chiunque ne avesse bisogno. 


<< So che non è giusto. So come ci si sente >>
<< Allora perché lo proteggi? >> riprovò Lex << I vampiri non sono creature buone. Non ci si può fidare di loro. Come puoi fidarti di loro? Come puoi accettare tutto questo? >>
<< Perché se scoprissero Damon, scoprirebbero Stefan. E poi Caroline. E Tyler. E Bonnie. Loro so la mia famiglia >>

 

Mi riscossi dai miei pensieri e decisi di farmi una doccia calda. Volevo togliermi quell'odore di morte che avevo addosso. Anche se, sapevo, non sarebbe bastata dell'acqua. Il silenzio in cui ero caduta non era dovuto allo spavento che mi ero presa vedendo quel corpo, come pensava Lex, né al fatto di essere rimasta traumatizzata dalla vista di tutto quel sangue, come aveva ipotizzato Matt, era dovuto ad un semplice ricordo. Katherine non mi aveva rivelato il suo segreto perché si fidava di me, no! Lo aveva fatto perché era stata costretta a farlo. L'avevo vista uccidere una persona. Proprio come Damon aveva fatto con quella ragazza.

Uscii dal bagno e mi diressi in camera mia. Arrivai davanti alla porta, ma decisi di bussare alla camera difronte.

Alzai la mano per annunciare la mia presenza, ma le voci dei miei amici mi precedettero.

<< Ha paura... >> sentii la voce di Gen

<< Credi che io non ne abbia? Io non capisco >>

<< Non devi capire, amore. Dobbiamo solo fidarci di lei >>

<< E se stesse sbagliando? Tu non hai visto il corpo di quella ragazza. Lo sguardo di terrore sul suo viso >>

<< Lex... >>

<< Dobbiamo andare via da qui. Non so chi sia quella Katherine e mi dispiace che quella ragazza sia rinchiusa in una cripta, ma io me ne voglio andare >>

<< E che cosa diremo a Melissa? >>

Silenzio. Lex non rispose a quella domanda, ma sentii il rumore di un corpo buttato sul letto.

<< Potremmo andarcene sul serio >> riprese << Io, te e Melissa. Potremmo andare ovunque. In un luogo senza licantropi, vampiri o morti. Solo noi tre >>

<< Ma noi ce l'abbiamo una famiglia, Lex. Ci sono persone che si stanno aspettando a casa >>

<< Ricominceremo da capo, allora >>

Di nuovo il silenzio. E di nuovo un corpo che si lasciava andare sul materasso. Abbassai lentamente la mano e mi diressi in camera mia, facendo il più silenziosamente possibile.

Mi sarebbe piaciuto vivere in un mondo normale. Senza vampiri. Senza licantropi. Senza...

<< Bonnie! >>

Improvvisamente capii quello che dovevo fare. Almeno quella sera.

 

*

 

<< Se stai cercando Stefan, non c'è >> dissi, senza alzare lo sguardo dal libro che avevo tra le mani

<< Volevo parlare con te >>

<< Non c'è niente di cui parlare, Elena >>

Per quanto mi sforzassi di essere distaccato, dentro di me ero felice che lei si stesse preoccupando per me.

<< E la ragazza che hai ucciso? >> la sua voce era dura e ferma

Scattai così velocemente che nemmeno io mi accorsi di esserle andato così vicino.

<< È per questo che sei venuta? Per sgridarmi? >>

Cercai di leggere nei suoi occhi, ma l'unica cosa che vi trovai fu delusione.

<< Cos'è successo, Damon? >> disse dolcemente, alzando una mano per posarla sulla mia

<< Non è successo niente >> dissi io

<< Non è vero. Parlami, Damon >>

<< Io non sono Stefan, Elena. Non sono quello buono >>

Vidi Elena accigliarsi e allentare la presa sulla mia mano << Che stai dicendo? >>

Sottrassi bruscamente la mano << Che non m'importa. Non m'importa di quello che pensi, né di quella ragazza che ho ucciso. A me non importa di nulla e sono stanco di fingere che invece sia così >>

<< Non è vero. E lo sai >> disse con forza. Allungò entrambe le mani e mi catturò. I nostri volti erano così vicini che sarebbe bastato uno spiffero di vento per unirci. Dovevo resistere. Io ero il cattivo. Io non amavo. Io usavo le persone e stavo usando anche Elena per ferire Stefan. Niente di più.

<< Elena >>

Ma chi volevo prendere in giro? L'amavo, più qualsiasi altra cosa al mondo. Volevo che fosse mia. Mia per sempre. Ma l'avrei ferita e delusa. Io non meritavo il suo amore.

Elena inspirò profondamente e per un momento credetti davvero che si sarebbe lasciata andare a me.

Poi, quando le nostre labbra si sfiorarono, lei si ritrasse e mi posò una mano sul petto.

<< Non posso >>

 

*

 

<< È stato piuttosto facile >> constatai arrivata davanti alle scalinate che mi avrebbero portato nella cripta. Attraversare il bosco, avevo pensato, sarebbe stata un'impresa eroica. Invece, avevo cominciato a camminare ed ero arrivata senza correre nessun percolo. Il che era strano!

Scesi le scale, sistemandomi meglio lo zaino che avevo sulle spalle. La torcia che stavo utilizzando aveva le batteria scariche, ma fortunatamente il mio cellulare faceva abbastanza luce da illuminarmi il cammino e impedirmi di ruzzolare giù dalle scale. Cosa che feci comunque con gli ultimi tre scalini.

<< C'è qualcuno? >>

<< Bonnie? >> la chiamai

<< Melissa, sei tu? Che ci fai qui? >> chiese sorpresa

<< Ho pensato di farti compagnia >> le dissi

<< Non dovresti stare qui... >>

<< Non preoccuparti >> dissi togliendomi lo zaino << Hai fame? >>

Illuminai il volto di Bonnie con la luce del mio telefono e lei fu costretta a ripararsi gli occhi con una mano.

<< Si... >>

<< Gli oggetti posso superare questa specie di barriera? >>

Lei annuii e si accasciò a terra, appoggiata contro la parete.

<< Bene. Cosa preferisci? >> chiesi indicandole lo zaino

<< Una cosa qualsiasi va bene >> disse sorridendo

Spinsi lo zaino al di là di quell'ostacolo invisibile e mi sedetti accanto a lei.

<< Com'è lì dentro? >>

<< Buio. Umido e triste >> disse addentando uno dei panini << Non è che avresti anche dell'acqua >>

<< Seconda tasca a destra >>

Bonnie aprì lo zaino e rimase stupita << Ma che hai portato? Sembra che ti sia preparata per un pigiama party >>

Ridacchiai e mi sistemai meglio contro la parete.

<< Che hai? >>mi chiese

<< Niente... >> dissi

Lei mi guardò di traverso e io mi sentii attraversare da un lungo brivido.

<< Ti va un po' di musica? >> le chiesi

Lei annuii, ma solo a patto che le raccontassi cos'era successo oggi.

<< Non ti sei persa niente di speciale >> le raccontai scegliendo la canzone << Damon ha avuto una specie di battibecco con Elena >>

<< Non mi sorprende >> disse lei << Ce l'hai Purple Rain? >>

Io annuii, mettendomi a cercarla.

<< Perché hanno litigato? >>

<< Era ubriaco e, sinceramente, non credo che pensasse quello che le ha detto >> le dissi, facendo partire la canzone

<< Damon è fatto così >> disse << Quando perde il controllo, diventa l'essere peggiore che esista >>

<< Già. L'ho notato >>

<< Ti ha fatto qualcosa? >> chiese lei

Io scossi la testa << Oggi Damon ha ucciso una persona >> cominciai << Una ragazza. Lunghi capelli castani, occhi grandi. Ogni tanto la vedevo al Grill. Non la conoscevo, ma la vedevo sempre sorride >>

Non so perché avessi cominciato con questo discorso. Forse, semplicemente avevo bisogno di sfogarmi dopo tutto quello che era successo oggi. Ero rimasta ferma, come un cubetto di ghiaccio. Terrorizzata.

<< Quando abbiamo trovato il suo cadavere, mi sono sentita...persa. Come se improvvisamente fossi finita in un altro mondo. Guardare il suo volto senza vita mi ha riportato alla mente ricordi che credevo di aver dimenticato >>

Negli occhi spenti di quella ragazza avevo visto lo sguardo spaventato del ragazzino che stavo per uccidere, il collo spezzato dell'uomo che Simon aveva ucciso, il bambino investito da Lex e l'anziano signore che Gen aveva soffocato. Nel branco tutti dovevano uccidere per diventare parte della famiglia; nella maggior parte della volte le vittime erano persone ormai vicine alla morte, come nel caso di Gen, o a volte erano semplicemente degli incidenti, come per Lex. Altre volte, toccava ai criminali. Ma anche così, la morte non diventava migliore.

<< L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che quella ragazza era morta. Alla sua età si dovrebbe vivere. Non si dovrebbe morire così >>

<< A volte la vita fa schifo >> disse Bonnie

Io mi voltai verso di lei e portai le ginocchia al petto, stringendole tra le braccia.

<< Mi dispiace >> le dissi

<< Per cosa? >>

<< Se sei qui dentro, è per colpa mia >>

Lei sorrise e tirò fuori dallo zaino il cuscino che le avevo portato << Non è colpa tua. Katherine fa quello che vuole >>

<< Un po' come Damon >> dissi a bassa voce

Bonnie si sistemò il cuscino dietro la testa e mi guardò << Un po' come Damon >>

Restammo in silenzio ad ascoltare il resto della canzone. Più di una volta mi voltai verso di lei e la vidi dormire. Doveva davvero essere stanca.

Prima di chiudere gli occhi, sperai di non sognare quella notte. Sperai di dimenticare quello che era successo. Sperai di dimenticare i vitrei occhi che quella notte vidi ai piedi di Katherine.

 

*

 

<< Siamo quasi arrivati >>

Mi voltai verso mio fratello, che non aveva smesso di guidare da quasi due giorni

<< Non sei stanco? >> gli chiesi

Lui scossa la testa << Ormai manca poco >> disse

<< Domani c'è la luna piena >> gli ricordai

<< Per allora saremo in un posto sicuro e tu potrai trasformarti senza pericolo >>

Mi sistemai meglio lungo i sedili posteriori della macchina e lanciai uno sbadiglio rumoroso

Lui sorrise e io riuscii a vederlo grazie allo specchietto << Dormi >> mi disse << Domani sarà una lunga giornata per te >>

Mi sdraiai, per quanto potevo, e mi misi a pensare. Simon era un licantropo completo, senza problemi a trasformarsi con o senza luna. Io ancora dovevo imparare e facevo fatica perfino quando la luna piena era alta nel cielo. Sorrisi tranquilla. Lui sarebbe stato con me e tutto sarebbe andato nel verso giusto.

 

*

 

Quello era il giorno sbagliato per farmi arrabbiare. O per farmi preoccupare. O per qualsiasi altra cosa. Quella notte la luna sarebbe stata alta nel cielo. E sarebbe stata piena.

Il mio autocontrollo era già andato a farsi un giro. Un giro bello lungo.

<< Farà meglio a tornare tutta intera >> borbottai facendo su e giù per la cucina

<< Sicuro che non abbia dormito in camera sua? >> chiese Matt

<< Si >> disse Gen

<< Ho passato tutta la mattina a chiamarla. Non mi risponde >> dissi, stringendo i pugni

<< Se sei così preoccupato perché non andiamo a cercarla, al posto di restare qui fermi? >>

Io guardai Matt, concordando in pieno con quello che aveva appena detto, ma poi posai lo sguardo sui due licantropi seduti al tavolo.

<< Tornerà >> disse Lex

<< E come fate a saperlo? >> chiesi

<< Tornerà >> disse la ragazza con un sorriso

<< Ha il telefono staccato. Non ha dormito a casa e voi dite che tornerà. Ma come diamine fate a stare così calmi? >>

<< Ieri sera l'ho vista mentre usciva >> ammise finalmente Gen

<< Cosa? >> esclamai al limite << E me lo dici solo adesso? >>

<< Stai calmo, Ty >> disse Lex, mettendomi le mani sulle spalle << Respira >>

Respira un corno! Melissa era sparita e questi se ne stavano fermi a sgranocchiarsi biscotti.

Poi finalmente sentii la porta aprirsi e la figura di Melissa apparire sulla porta. Entrò fischiettando e stranamente allegra posò uno zaino a terra.

<< Buongiorno a tutti >> esclamò

Tentai in tutti i modi di trattenere la sorpresa ma non ci riuscì. La sera prima era entrata in casa come un vegetale e adesso se ne andava in giro fischiettando?

<< È posseduta? >> chiese Matt, mentre Melissa faceva le scale

<< No >> esclamò Gen << È di buon umore >>

Mi voltai di scatto << Cosa sai? >>

Lei sorrise sorseggiando dal bicchiere di vetro << Te l'ho detto che sarebbe tornata >>

<< Lo fa sempre >> disse Lex << Ogni volta che sta male. Sparisce per una notte e quando torna è come se niente fosse successo >>

Io e Matt ci scambiammo un'occhiata perplessa.

<< Le serve un po' di tempo per elaborare il dolore. E quando lo fa rinchiude tutto in un cassetto e poi lo chiude >>

<< Questa non è la cosa più sbagliata da fare? >>

<< No, se permetti a quei ricordi di riaffiorare ogni tanto >>

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Capitolo 19
*** Il suo nome è Becky ***


≈≈ IL SUO NOME È BECKY≈≈

 

Era buio.

Stavo corredo e non sapevo dove il mio corpo avesse trovato l'energia per correre così velocemente.

Sentivo il cuore scoppiarmi nel petto e il respiro affannoso.

Quel bosco sembrava non finire mai, mentre i rami si spezzavano sotto i miei piedi.

Sentii chiaramente il rumore del lupo dietro di me. Stava guadagnando terreno.

Cercai di voltarmi ma persi l'equilibrio e caddi a terra, inciampando in una radice.

Sentii un forte calore invadermi, partendo dalla caviglia sinistra.

Mi voltai velocemente, ma non trovai nessuno.


*


<< Cos'è tutta questa roba? >>

Guardai Lex con la coda dell'occhio e continuai a riempire il borsone.

<< È per stasera >> spiegai << Appena la luna sarà alta nel cielo mi rinchiuderò nelle vecchie prigioni dei Lockwood >>

<< Catene. Strozza-lupo. E quelle sono trappole per conigli? >>

Annuii << Le metterò avanti all'entrata. In modo da non poter scappare >>

<< Sei preoccupato? >> mi chiese, sedendosi su uno sgabello

Alzai le spalle << Mi sono trasformato solo una volta e non è stato piacevole >>

Faceva male. Dannatamente male e una volta completata la trasformazione perdevo completamente il controllo delle mie azioni.

<< A tutti fa bene lasciarsi andare qualche volta >> disse ironico

<< Sarò un animale >>

<< Sarai istinto >>

Lex era così orgoglioso di essere quello che era. Lo invidiavo: avere il pieno controllo di sé quando non si è se stessi doveva essere molto più che istinto.

<< Anche se sarò incatenato in un sotterraneo, voglio essere prudente >>

Lui tossì, come se si stesse schiarendo la voce << A proposito, non è che avresti una catena in più? >>

<< Credevo che avessi il pieno controllo... >>

<< Io sì >> disse << Ma Gen...ha qualche difficoltà >>

Annuii silenzioso e gli indicai una cassa ai suoi piedi << Lì dentro dovrebbe esserci qualcosa >>

<< Grazie >>

<< Ehi...dove andrete? Sta notte, intendo >>

Lui alzò le spalle e si mise a cercare nella cassa << Nel bosco. È lontano abbastanza >>

<< Ti fa ancora male? >> gli chiesi di getto.

Avevo un sacco di domande senza una risposta e avere due licantropi che giravano per casa aveva riacceso la mia curiosità. Io non ero così da molto, loro, invece, sembravano conviverci alla grande.

Lui ridacchiò, senza rispondermi. Poi si alzò con una catena in mano << A volte, più di altre >>

<< Ho tante domande. Come posso fare per riuscire a controllarmi come fai tu? >>

<< Ci vuole tempo, Ty >> disse << Per ora quello che devi fare è solamente seguire il tuo istinto >>

<< Potrei uccidere qualcuno >>

<< Il tuo istinto, Tyler. Non quello del lupo >>

<< Che differenza fa? Io sono il lupo >>

Rise ancora e si avviò verso l'uscita. Da quando era così enigmatico? Oppure ero io che non capivo quanto fossero divertenti le cose che non sapevo?

 

*

 

<< Siamo sicuri che funzionerà? >> chiese Elena, armeggiando con il cellulare

<< No >> risposi sinceramente Melissa << Ma dobbiamo almeno provarci >>

<< Ma perché nel bosco? Tra poco la luna sorgerà e nessuno di noi sarà al sicuro >>

Elena sembrava la più preoccupata tra tutti. Il fatto di dover scendere a patti con Katherine la rendeva particolarmente nervosa. Era stata Melissa a chiedere quell'incontro e io ed Elena ci eravamo offerti di accompagnarla. Ma l'ora stabilità era passata da un pezzo.

<< Arriverà >> cercai di rassicurare Elena, che annuì silenziosamente.

<< Veramente sono già qui >>

Tutti e tre ci voltammo. Katherine ci guardava con il suo solito sorrisetto malizioso e aveva le braccia incrociate.

<< Ma che avrà sempre da sorridere...? >> borbottò Melissa, che subito dopo si fece avanti.

<< Siamo qui per un accordo... >>

Katherine si lasciò andare ad una risatina sommessa e sincera << Un accordo? E che tipo di accordo vorreste fare? >>

<< Bonnie non ti serve più. Ha fatto l'incantesimo che le hai chiesto, adesso libera >> proruppe Elena

Katherine sembrò riflettere sulla sua proposta, poi avanzò i qualche passo << E in cambio, avrò quello che voglio? >> chiese << Stefan? >>

Quando sentii il mio nome, alzai lo sguardo e incontrai quello della donna che un tempo aveva amato << La scelta non è mia >>

Spostai subito lo sguardo su Melissa. Il piano che avevamo escogitato era buono, anche se non aveva molte probabilità di successo.

Melissa sarebbe andata con Katherine e con i primi raggi della luna, Lex trasformatosi in licantropo avrebbe attaccato Katherine. Il piano non era quello di ucciderla, almeno non ancora. Se Klaus stava davvero per arrivare, era meglio averla dalla nostra.

<< Si >> disse sicura Melissa << Tu libera Bonnie e io verrò con te >>

<< Bene >> disse << Aspettami qui >>

Si voltò e cominciò a camminare, senza darci altre spiegazioni

<< Dove stai andando? >> chiesi io

<< A prendere la strega che spezzerà l'incantesimo >> disse senza voltarsi

<< Io ancora non so sicura di questo piano >> disse Elena, quando Katherine fu sparita dalla nostra visuale

<< Hai un'idea migliore? >> chiesi io

Elena rimase zitta, guardandomi come se l'avessi appena sfidata. Le cose tra noi non si erano ancora risolte e c'era della tensione. Parecchia tensione.

<< Anche se l'avesse, ormai non possiamo tornare indietro >> concluse Melissa

 

*

 

Cercavo di stare calmo, ma il richiamo della luna era più forte di me e non riuscivo a controllarlo. Posai l'unica mano ancora libera dalle catene sul petto, all'altezza del cuore.

Lo sentivo. Batteva velocemente, tra respiri sommessi e sguardi preoccupati. Una mano fredda sfiorò la mia. Non avevo bisogno di aprire gli occhi per sapere che Caroline era al mio fianco.

Sentii uno spiffero d'aria tra i capelli e il rumore di una porta chiudersi.

<< Andrà tutto bene, Tyler >>

Le sue labbra si mossero vicine al mio orecchio e il suo alito caldo mi pizzicò la pelle.

Stava per succedere.

I miei respiri scandivano il tempo che mi separava dalla trasformazione. Cercavo di prepararmi al dolore e alle sofferenze che avrei provato, ma l'unica cosa che riuscivo a percepire era l'anima di ghiaccio della luna. Anche se i suoi raggi non mi colpivano direttamente lo sentivo, attraverso quelle fredde mura.

Tutto intorno a me era freddo.

Avevo paura.

Le ossa cominciarono a scomporsi, muovendosi lentamente nella carne, disegnando un nuovo corpo. Un corpo più robusto. Più elegante. Più affamato.

 

*

 

Il cuore mi martellava nel petto e tremavo. Tutto mi faceva male: non sentivo più né mani né piedi.

Non riuscivo più a reggermi sulle gambe. Caddi a terra e l'impatto con il suolo facilitò la rottura delle ossa.

<< Devi stare calma >> disse Simon

Lui non capiva quanto male faceva. Il dolore arrivava improvviso e mi travolgeva senza darmi un attimo di tregua. Nella mia mente tutto quello che conoscevo andò lentamente sfumando.

<< Guardami >> urlò mio fratello

Immagini, suoni, odori e sensazioni che conoscevo, che il mio corpo conosceva, stavano sparendo.

<< Guardami, Becky >>

Con uno sforzo inimmaginabile aprii gli occhi e li puntai in quello di mio fratello. I suoi occhi cominciavano a cambiare solo adesso. Erano gialli, proprio come i miei.

Guardai con che eleganza riusciva a trasmutare il suo corpo. Neanche una smorfia di dolore, nessun gemito di paura.

Un altro osso che si spezza. Non riuscivo nemmeno più a distinguere quello che provavo: avevo freddo e mi sentivo nuda, ma allo stesso tempo avevo caldo.

La rabbia cominciò a prendere il controllo su di me. E il mio corpo esplose. Tutto tremava, fremeva, si agitava. Iniziai a lottare contro me stessa. Sentivo un manto caldo ricoprirmi e guardavo gli artigli che completavano le mie dita.

In me non c'era più niente di umano e con i miei fiammeggianti occhi gialli, guardai il corpo di mio fratello.

Avrei voluto attaccarlo e dimostragli che io ero la più forte. Volevo correre, sfogarmi. Essere libera. Ma lui gridò e bastò il suo ululato per sottomettermi.

 

*

 

Il bosco assunse immediatamente un aspetto differente.

La luna non era più una maledizione, pallida e lontana; era vicina e mi guidava come una maestra.

Avevo le zampe posteriori incatenate ad un robusto albero e davanti a me c'era Lex, accovacciato al suolo.

Lui riusciva a resistere all'impulso della caccia, io no. Scalciavo, lottavo contro me stessa e contro quelle catene che mi imprigionavano.

Poi si udii un ululato.

 

*

 

<< È inutile che continui a guardarti intorno. Non c'è alcuna via di scampo >> ripetei per l'ennesima volta a quella strega

<< Ma che cosa vuoi ancora da me? >> piagnucolò

Mi portai una mano sulla tempia e la spinsi ad andare avanti.

Le streghe sapevano proprio come farti venire il mal di testa!

<< Ho fatto tutto quello che mi hai chiesto. Hai detto che mi avresti lasciato andare >>

<< Lo farò >> dissi sfinita << Ora chiudi quella bocca e cammina >>

<< Cos'è stato? >>

Entrambe ci fermammo ad ascoltare. Un ululato: potente, acuto e vicino. Assottigliai lo sguardo, cercando la luna nel cielo.

<< Un licantropo >>

<< Un cosa? >> chiese stupida la strega

<< Un licantropo >> ripetei, dandole una piccola spinta per farla riprendere a camminare << Sai, come un cane ma più grande. E più affamato >>

 

*

 

<< Che sta succedendo? >> chiesi saltando gli ultimi scalini

<< Non lo so, Matt >> ammise Caroline << All'inizio andava tutto bene, poi c'è stato quell'ululato e ha cominciato ad agitarsi >>

La affiancai subito e, come lei, mi appoggiai con la schiena al portone.

<< È riuscito a spezzare le catene? >>

Caroline annuì, spaventata

<< E le trappole davanti all'entrata? >>

<< Le ha saltate >> disse guardandomi << Quando ha sfondato il cancello >>

Il mio sguardo, che già faceva trasparire la mia preoccupazione, si riempì improvvisamente di goccioline << Dobbiamo andarcene >>

Caroline annuì << Vai >>

Io la guardai << Non vado senza di te >>

<< Se entrambi lasciamo andare, Tyler ci metterà meno di due secondi a fondare anche questa di porta >>

<< Per la prossima luna piena dobbiamo ricordarci di comprare portoni di ferro >> cercai di scherzare, ma Caroline pur avendo accennato ad un sorriso non sembrava meno spaventata.

<< Il fucile >> dissi dopo qualche secondo di silenzio << Il mio fucile è di sopra. Riesci a resistere finché non torno? >>

Caroline mi lanciò un'occhiataccia

<< Hai un'idea migliore? >> le chiesi

<< Appena la luna sarà sparita, Tyler tornerà normale >>

<< Non possiamo aspettare tutta la notte >>

Caroline sembrò incerta, ma sapeva che avevo ragione. Ci eravamo già passati. Non era certo mia intenzione fare del male a Ty, ma dovevamo fermarlo. Lui sarebbe stato il primo a non perdonarsi se avesse fatto del male a qualcuno.

<< Brigati >> disse in un sussurro

 

*

 

Era più di un'ora che io ed Elena avevamo lasciato Melissa. Lei non aveva ci aveva ancora fatto sapere nulla, il che significava che Katherine non era ancora ritornata.

Faceva uno strano effetto stare con lei senza parlarle. Ci eravamo messi ad aspettare io seduto da una parte, lei dall'altra. Nessuno aveva più aperto bocca.

<< Per quanto continueremo così? >> chiese all'improvviso

Io alzai lo sguardo su di lei << Così come? >>

<< Oh, Stefan >> si alzò di scatto << Non credi che dovremmo parlarne? >>

<< Non c'è nulla di cui parlare, Elena >> ribadii io

<< Stefan, io ti amo >> disse, inginocchiandosi davanti a me << E niente potrà mai cambiare questo >>

Ogni volta che doveva convincermi della sua sincerità, pretendeva che io la guardassi negli occhi. Voleva che i nostri sguardi s'incontrassero, proprio come in quel momento. Con delicatezza, tolsi le sue mani dal mio volto << Anche io ti amo >>

Il sentimento che provavo per lei era ancora vivo e bruciava dentro di me. Non sarebbe mai sparito.

<< So che ti ho ferito, ma io ci tengo davvero tanto a te >> disse << Perdonami >>

<< Non si tratta di perdono, Elena, ma di fiducia. E io non riesco a fidarmi di te, se so che che Damon è nella tua vita >> le risposi sinceramente

Elena era una delle persone che più meritavano fiducia e amore. Per qualsiasi cosa, io mi sarei fidato di un suo parere e di un suo giudizio.

Mi alzai e raggiunsi mi appoggiai con una mano al primo albero che trovai << So che sarebbe impossibile immaginare una vita senza Damon, per te come per me, ma se non riesci tu per prima a fidarti delle tue emozioni quando stai con lui, come posso farlo io? >>

 

*

 

Avevo annusato attentamente l'aria. E non mi era sfuggito quell'odore dolciastro.

Silenziosa avevo seguito quell'invito fino a quando non avevo udito dei rumori. Voci: una più flebile, l'altra più decisa.

Mi ero acquattata tra i cespugli e avevo osservato con pazienza. Sapevo che Simon non mi avrebbe concesso molto tempo: prima o poi mi avrebbe trovata. E sapevo che sarebbe stato più prima che poi.

Alzai gli occhi su quelle due figure che camminavano a pochi metri da me. Erano due femmine: la prima sembrava essere molto sicura di sé e anche sforzandomi non riuscivo a percepire nessun odore. Solo il suo profumo. La seconda, camminava davanti, ed era spaventata.

Solo allora che decisi di attaccare. Entrambe si voltarono verso di me, ed io indecisa su chi attaccare per prima mostrai i canini e ringhiai. Fu in quel momento che accadde qualcosa di inaspettato. La prima femmina, quella di cui non percepivo l'odore, scomparve. Si era mossa talmente veloce che a malapena mi ero resa conto della sua fuga. La poveretta che era rimasta, scoppiò in lacrime e tentò di scappare. Ma lei non fu così veloce.

 

*
 

Stefan si alzò e mi diede le spalle << So che sarebbe impossibile immaginare una vita senza Damon, per te come per me, ma se non riesci tu per prima a fidarti delle tue emozioni quando stai con lui, come posso farlo io? >>

Abbassai lo sguardo, sentendomi colpevole. Aveva ragione. Come poteva fidarsi di me? Avevo resistito il più a lungo possibile, ma alla fine i sentimenti che provavo per Damon erano saltati fuori.

<< Stefan... >> lo chiamai. Volevo che guardasse, volevo potermi specchiare di nuovo nei suoi bellissimi occhi verdi.

Lui si voltò, ma appena lo fece sul suo volto comparve un'espressione di terrore

<< Non muoverti >> disse

<< Che succede? >> gli chiesi, raddrizzando la schiena

<< Non. Muoverti >> ribadì

Restai immobile, osservando i suoi gesti lenti.

<< Elena, quando te lo dico corri >> disse << Corri il più lontano possibile >>

<< Stefan, che succede? >>

Il ringhio di un lupo mi diede la risposta.

<< È troppo presto >> balbettai << Lex non dovrebbe essere già qui >>

<< Quello non è Lex >> disse

Non sapevo come aveva fatto a riconoscerla, ma capii subito che quella era Gen. Lex aveva il pieno possesso delle sua capacità anche quando era un lupo, per questo si era offerto lui di attaccare Katherine.

L'unica cosa che riuscivo a vedere era il corpo di Stefan, che sembrava cercasse qualcosa.

Lo vedevo aggrottare le sopracciglia e stringere gli occhi.

<< Che stai facendo? >> chiesi ancora, presa dal panico

Lui si piegò leggermente e mi tese una mano. Il lupo ringhiò ancora e lo sentii muoversi. Poi, proprio quando presi la mano di Stefan, lo sentii guarire. Mi alzai in fretta e finii tra le braccia di Stefan, che come me guardava la scena senza fiatare. Un altro lupo era intervenuto e teneva una zampa sul collo dell'altro.

<< Corri >> disse Stefan.

E io corsi.

 

*

 

Non ne potevo più di aspettare.

Anche se quello stupido piano era stato mio, mi rendevo conto che Elena aveva ragione: non era stata una buona idea. Tanto per cominciare me la stavo facendo addosso, tra tutti quegli ululati e i rumori del bosco. E poi si era improvvisamente alzato il vento.

Mi passai entrambe le mani sulle braccia e ricominciare a fare su e giù in quei quattro metri quadri in cui avrei dovuto incontrare Katherine.

Il vento soffiò più forte, scompigliandomi in capelli. Alzai gli occhi al cielo, dove le stelle erano la mia unica fonte di luce.

Le nuvole si spostavano lentamente, cullando dolcemente la luna. Come se fosse una perla, mentre il cielo nero il suo guscio.

Sentii un altro ululato e mi voltai di scatto, fermandomi.

<< Non c'è niente di cui aver paura >> ripeto, pur guardandomi intorno sospettosa. Mi sembrava strano che Katherine non fosse ancora arrivata.

<< Deve essere successo qualcosa >> dissi, cercando il cellulare

Composi il numero di Katherine, che squillò a vuoto. Ma proprio quando terminai la chiamata vidi qualcosa avanzare. Non ero sicura se stesse correndo o semplicemente camminando, sta di fatto che me la ritrovai di fronte in pochi secondi.

<< Katherine? >>

Lei si piegò sulle ginocchia e prese fiato << Lupi >>

<< Cosa? >> chiesi, fingendo di non capire

<< Non fare finta di niente >> mi scoprì subito << Qual'era il vostro geniale piano? Farmi sbranare da Tyler? >>

<< Più o meno >> le dissi accennando ad un sorriso

<< Beh, non ha funzionato. È stata un'idea davvero stupida >>

<< Sei ancora qui >> dissi << Quindi hai ragione: è stato stupido >>

<< Ti diverti? >> chiese, indurendo lo sguardo << Quel licantropo poteva davvero uccidere anche me >>

<< Sei un vampiro, Katherine >>

<< Già. Lo sai cosa succede ad un vampiro che viene morso da un licantropo? >>

<< Sei forte e veloce. E agile >> le ricordai << E sei scappata >>

<< Per poco >> sbuffò << La prossima volta sarò io a fare le trattative >>

<< Sapevi che c'era la luna piena. Se avevi così paura di restarci secca, perché hai accettato? >>

<< Perché me lo hai chiesti tu >>

Mi bloccai e abbassai lo sguardo, arrossendo e sentendomi colpevole. Di certo non volevo che Katherine morisse, ma non volevo neanche che pensasse di avere il pieno controllo su di me. Non mi piaceva il fatto che lei credesse di poter entrare ed uscire dalla mia vita come più le facesse comodo.

<< Aspetta >> riflettei << Hai detto “uccidere anche me”, che vuol dire? >>

Mi guardai intorno e mi resi conto che la strega che doveva liberare Bonnie non era arrivata con lei << D-dov'è la strega? >>

Lei appoggiò con forza le mani in vita << Come ho detto: questo è stato un piano davvero stupido >>

 

*

 

Me ne stavo tranquillamente appoggiata alla parete della cripta, aspettando che qualcuno venisse a farmi visita. Speravo che qualcuno, qualsiasi persona – perfino Damon - venisse a raccontarmi qualcosa.

Volevo uscire da quel buco umido e puzzolente.

<< C'è qualcuno? >> chiesi, dopo aver sentito un rumore

L'unica cosa che mi consolava era che a causa di quella barriera nessuno poteva entrare e farmi del male.

<< Elena? >> chiamai << Melissa? >>

Nessuno mi rispose. Mi alzai in fretta, togliendomi dai pantaloni un po' di polvere.

<< Caroline? >> riprovai

La risposta che ricevetti, non fu esattamente quella sperata. Davanti ai miei occhi apparve un enorme lupo grigio. Saltai indietro dalla paura e mi appoggiai ad una delle pareti. Avevo le gambe che tremavano e il fiato corto. L'animale mosse qualche passo in avanti, mostrandomi le zanne ricoperte di sangue.

Indietreggiai lentamente, nonostante fossi sicura che la barriera non avrebbe permesso all'animale di raggiungermi.

Mi sbagliavo.

Il lupo superò la soglia della cripta e si preparò all'attacco. Mi concentrai il più possibile e tentai di usare la magia su di lui, ma non ero abbastanza forte da poterlo fermare per molto.

Quando l'effetto dell'aneurisma terminò, il lupo mi ringhiò ancora contro. Io cominciai a correre, pur sapendo che non c'erano altre uscite. Arrivai infondo alla cripta, con il lupo a pochi metri da me. Distrattamente inciampai e vidi l'animale spiccare un salto.

Chiusi gli occhi e, istintivamente, mi portai le mani sopra la testa.

Bang. Un colpo. Un solo colpo sordo e potente.

<< Bonnie? >> sentii una voce chiamarmi preoccupata. Non avevo il coraggio di aprire gli occhi e scoprire di essere smorta sbranata da un lupo mannaro.

<< Bonnie? >>

Conoscevo quella voce, e quando sentii le sue mani sfiorarmi capii di essere ancora viva

<< J-Jeremy? >>

<< Stai bene? Sei ferita? >> chiese, prendendomi il volto tra le mani

Senza pensarci oltre mi sporsi per baciarlo. Le nostre labbra combaciarono perfettamente.

Restarono pressate le une contro le altre per qualche secondo, fino a quando lui non le dischiuse leggermente. Io mi lasciai guidare da lui: sentii le sue mani accarezzarmi il viso, mentre io mi aggrappavo alla sua maglietta.

Poi Jeremy sorrise contro le mie labbra << Devo salvarti più spesso, se è questa la mia ricompensa >>


 

*

 

Corsi a perdi fiato per tutta la radura, con la paura di non riuscire ad arrivare in tempo. Tutto intorno a me si era improvvisamente ammutolito, o forse ero semplicemente io che non riuscivo a sentire altro se non il mio fiato corto.

Quando arrivai davanti alla cripta, ma precipitai giù per le scale, gridando il nome di Bonnie e sperando che il lupo non l'avesse raggiunta, come aveva suggerito Katherine.

<< Melissa...>> esclamò Jeremy, quando mi vide arrivare

<< Grazie al cielo stai bene >> dissi accasciandomi contro una parete. Sentivo che il cuore avrebbe potuto scoppiarmi da un momento all'altro. Solo nei miei sogni correvo così velocemente.

<< Credevo che il lupo ti avesse raggiunta... >> dissi

<< Infatti >> disse lei, facendomi strabuzzare gli occhi << Ma, per fortuna, Jeremy è arrivato in tempo >>

<< Come hai fatto? >> chiesi sovrappensiero

<< Ho ricevuto il tuo messaggio >> disse alzando le spalle

<< Quale messaggio? >>

Lui prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni e io cercai il mio, ma senza trovarlo.

<< Io non ti ho mandato nessun messaggio >> dissi << E in più credo di aver perso il cellulare nel bosco >>

Lui mi mostrò il display e mi resi conto che il messaggio era stato mandato, appena Elena e Stefan mi avevano lasciato.

<< Katherine >>

Era stata furba. Aveva chiesto a Jeremy di andare alla cripta e di tenerla d'occhio.

<< E il lupo? >> chiesi io

Jeremy mi indicò il tunnel dietro di loro << Gli ho sparato con un proiettile d'argento. Non l'ho ucciso, ma era cosparso di un sonnifero pesante >>

Allungai lo sguardo e intravidi dei piedi. Mancava poco all'alba e anche se la luna non s'era ancora andata, il proiettile d'argento doveva in qualche modo aver accelerato il processo di trasformazione.

<< La conosci? >> chiese Bonnie, vedendo la mia espressione

<< Il suo nome è Becky >> 

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Capitolo 20
*** Capitolo 2 ***


Era buio.
Stavo corredo e non sapevo dove il  mio corpo avesse trovato l'energia per correre così velocemente.
Sentivo il cuore scoppiarmi nel petto e il respiro affannoso.
Quel bosco sembrava non finire mai, mentre i rami si spezzavano sotto i miei piedi.
Sentii chiaramente il rumore del lupo dietro di me.
Stava guadagnando terreno.
Cercai di voltarmi ma persi l'equilibrio e caddi a terra, inciampando in una radice.
Sentii un forte calore invadermi, partendo dalla caviglia sinistra e abbassando lo sguardo capii di essermi tagliata con un pezzo di legno.
Sentii un ringhio e vidi, dall'alto, il lupo atterrare a pochi metri da me.
Il suo sguardo famelico mi fece smettere di pensare al dolore alla caviglia.
<< Sono io >> dissi << Mi conosci >>
Il lupo avanzò, senza smettere di ringhiare.
<< Ti prego >> mormorai tra le lacrime << Tu sai chi sono >>
Il lupo continuò ad avanzare lentamente.
Fu allora che mi misi a quattro zampe anche io.
Digrignai i denti, proprio come stava facendo lui e assottigliai lo sguardo.
Il lupo si fermò, ma mantenne la posizione d'attacco.
“Non voglio farti del male” volevo dire, ma l'unica cosa che uscii dalle mie labbra fu un ringhio.
Il lupo, davanti a me, rilassò i muscoli e indietreggiò.
Mi mossi in avanti, sentendo il terreno insinuarsi tre le mie dita e le foglie accompagnare il movimento delle mie ginocchia.
Ci guardammo per secondi interminabili, poi mi alzai.
Gli occhi del lupo non lasciarono mai i miei, ma più io mi alzavo più lui si chinava.
Quando finalmente fui in piedi, lo vidi.
Testa china e corpo sottomesso.
Avevo vinto.


Quando mi svegliai il giorno era sorto da un pezzo.

Jeremy mi aveva aiutato a portare Becky a villa Lockwood e poi l'avevamo rinchiusa nella stessa cella in cui Tyler si era trasformato. Volevo tenerla vicino a me e assicurarmi che Simon non mi trovasse prima che io non fossi pronta ad affrontarlo.

Era evidente che anche lei si fosse svegliata, perché si sentivano urla e forti rumori provenire da dietro quel cancello sbarrato.
Non avevo avuto il coraggio di andare a dormire nel mio letto e lasciarla lì da sola; anche se, in effetti, lei non sapeva che io ero lì.

Tyler, Gen e Lex avevano insistito per stare con me, ma erano davvero stremati da tutto quello che era successo e avevano bisogno di un pò di riposo.

Lex era ferito e aveva dei graffi sul corpo: Gen era riuscita a sfuggire al suo controllo e aveva provato ad attaccare Elena e Stefan che, fortunatamente, erano stati salvati da un altro lupo. 

Fortunatamente! Forse, quello non era esattamente il termine che avrei usato. Ero felice che i miei amici si fossero salvati, ma ero preoccupata per il fatto che quel lupo era Simon.

Tyler, dal canto suo, aveva avuto una nottata terribile e agitata ma si era calmato in tempo, prima che Matt gli sparasse.

<< Chi siete? Che cosa volete da me? >> urlò per l'ennesima volta Becky. Anche se non era più un lupo e aveva il polso slogato, aveva ancora tanta forza. Sentivo le catene tintinnare e il rumore di qualcosa che andava in frantumi.

Mi feci coraggio e mi alzai. Sapevo che aprendo quella porta tutto sarebbe cambiato. Non avrei più potuto nascondermi.

Mi avvicinai alla porta e rimasi a fissare la maniglia. Feci un respiro profondo e con un movimento deciso del polso girai la chiave. Poi aprii il catenaccio e tolsi l'asse di legno che teneva chiuso il portone.

Infine lo spalancai.


≈  ≈ ANGOLO AUTORE  ≈ 
Salve a tutti :) non ruberò ne tempo ne spazio, ma ci tenevo a scusarmi con tutti per il terribile ritardo e a ringraziare chi ha recensito e chi ha aggiunta la storia tra le preferite, le ricordate e alle seguite. 
Un ringraziamento anceh a tutti i lettori silenziosi :)

A presto, _ChaMa_
 

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Capitolo 21
*** Sul serio? ***


≈≈ SUL SERIO? ≈≈


 

Ero pronta a saltare addosso a chiunque avesse aperto quella porta maledetta.

Non avevo idea di dove fossi né di dove fosse mio fratello.

Ero arrabbiata e ancora sentivo il sapore del sangue sul palato. Ero sicura di aver ucciso quella notte, anche se non mi ricordavano bene chi.

Una ragazza, forse.

Sentii una chiave girare; poi il rumore di un catenaccio che veniva liberato ed infine il rumore di qualcosa che veniva trascinato lontano e poi gettato al suolo.

Anche se non potevo trasformarmi, potevo attaccare con i miei artigli e i canini.

La porta si aprii lentamente e altra luce entrò nella mia cella.

Riconobbi subito la figura che avanzava verso di me, ma non credevo ai miei occhi.

<< Melissa? >> chiesi, senza ritrarre né artigli né zanne

Lei annuii silenziosamente e a testa bassa.

Istintivamente sorrisi e mi mossi verso di lei.

<< No >> disse, quasi in un bisbiglio << Non essere così felice di vedermi >>

<< Perché non dovrei? Io e Simon abbiamo attraversato metà America per riuscire a trovarti >> dissi senza pensarci troppo

<< Dov'è Simon? >> chiese lei

Alzai le spalle << Non lo so >> ammisi << Mi sono risvegliata qui dentro. Dove siamo? >>

Lei alzò le spalle a sua volta << A casa mia >>

Sorrise debolmente e, per la prima volta, alzò lo sguardo per incontrare il mio.

<< Sono io che ti ho rinchiuso qui dentro, Becky >>

<< Cosa? >> chiesi stupita

<< Mi dispiace >> disse, chinando di nuovo il capo.

<< Che sta succedendo, Melissa? Siamo venuti fin qui perché pensavamo che fossi nei guai...>>

<< Io sto bene e non tornerò sulle Black Hills >> disse ferma

<< Ma quella è casa tua >> le ricordai

<< Non più, Becky >>

 

*

 

<< Ok, ok...rallenta un attimo! Tu hai fatto cosa? >>

<< Ho liberato Becky >> ammisi un po' imbarazzata

<< Ma ti è dato di volta il cervello? >>

Tyler era arrabbiato. Anzi, furioso.

<< Non devi preoccuparti >> gli dissi << So quello che faccio >>

<< A me non sembra >>

Forse aveva ragione. Avevo agito d'istinto, senza pensarci. Ma ero così stanca di scappare. Mi piaceva stare a Mystic Falls e non volevo andare via. Ma dovevo risolvere ancora alcune cose prima di potermi considerare libera di fare quello che volevo.

Raggiungemmo la cucina dove la mia amica e Caroline stavo facendo colazione. Le salutai velocemente e mi diressi verso la porta.

<< Dove credi di andare? >> chiese Tyler

<< A casa di Stefan >> dissi

<< Ti accompagno >> propose Caroline, saltando giù dalla sedia

Mi voltai di scatto, mascherando al meglio la mia preoccupazione. Certo, dovevo andare dai Salvatore ma solo perché Katherine era là. E io dovevo parlare con lei.

Cercai delle scuse banali per convincere Car a non accompagnarmi, ma alla fine fui io che dovetti arrendermi.

Entrammo a casa Salvatore e la prima cosa che sentii furono le voci di Stefan e Damon che litigavano.

<< Che sta succedendo? >> chiese Caroline, facendo il suo ingresso.

Elena, seduta sul divano di teneva la testa con una mano.

<< Questo idiota ha quasi lasciato che Elena si facesse ammazzare >> ringhiò Damon, riferendosi chiaramente a Stefan

Stefan strinse i pugni e indurì la mascella. Era ovvio che si stesse trattenendo dal rispondere la fratello. Povera Elena! Non la invidiavo affatto ad essere contesa tra i fratelli Salvatore.

<< Non vorrei interrompere questa conversazione piena d'affetto >> esordii io << Ma dov'è Katherine? >>

Caroline fece appena in tempo a far volteggiare la sua lunga chioma verso di me. La sua espressione stupita era sull'orlo della rabbia.

<< Proprio qui >> disse la vampira, entrando dietro di noi

<< Sul serio? >> riprese Caroline << Sei venuta qui per Katherine? >>

<< Dobbiamo parlare >> dissi io, ignorando Caroline

<< Di cosa? >> sogghignò Katherine

<< Tanto per cominciare: rivoglio il mio telefono >> dissi allungando un mano

Katherine prese il mio telefono dalla tasca dei suoi jeans attillati e sbuffando me lo riconsegnò << Se non fosse stato per me, adesso la vostra amica sarebbe morta. Dovresti mostrare un po' di gratitudine >>

<< Scherzi? >> sbottai << È stata colpa tua. Sei stata tu ad averla rinchiusa la dentro >>

<< Ma poi l'ho fatta uscire >> disse sorridente

Eccola la Katherine che ricordavo: non si lasciava mai abbattere, qualsiasi cosa le dicevi aveva una risposta.

Katherine allungò lo sguardo su Elena, ancora seduta sul divano << Che ti è successo? >> le chiese << Sembri sconvolta >>

Elena cercò di ignorarla, ma Damon rispose per lei << Chiedilo a Stefan >>

<< Damon! >> lo rimproverò Elena

<< Se non fosse stato per lui... sei quasi morta >>

<< Il piano è stato mio >> mi intromisi << Se devi prendertela con qualcuno, prenditela con me >>

Damon mi fulminò con lo sguardo << Dovevo immaginarlo che quel ridicolo piano era tuo >>

<< Visto? Anche lui pensa che il tuo piano fosse ridicolo >> intervenne Katherine, raggiungendo il comodino su cui era posato un bicchiere di vetro. Si vuotò qualcosa nel bicchiere, probabilmente shock, e bevve tutto d'un fiato.

Ok, lo ammetto: era stato un piano stupido e non era servito a nulla.

<< Mi dispiace >> dissi rivolta a Stefan e ad Elena << Quello che è successo è stata colpa mia. Non volevo che vi accedesse qualcosa >>

<< Noi stiamo bene >> disse Stefan

<< Non è stata colpa tua >> cercò di consolarmi Elena

<< Si, invece >> gridò Damon

Anche lui era furioso e si vedeva chiaramente che aveva bevuto.

<< Si può sapere che ti è saltato in mente? >>

<< La prossima volta, chiederò a te >> lo provocai

<< Non ci sarà una prossima volta >> ringhiò << Farai meglio a tenerti le tue stupide idee per te e lasciare che siano i grandi a occuparsi di queste cose >>

Non ne potevo più di questo suo atteggiamento! E che cavolo, avevo già chiesto scusa e non mi pareva che lui avesse fatto qualcosa di utile. L'unica cosa che sapeva fare era lamentarsi, ubriacarsi e uccidere persone innocenti.

<< Cioè a te? Così la prossima volta Elena morirà per davvero. Magari come la ragazza dell'altro giorno. Te la ricordi, vero? Dovresti dato che hai bevuto fino all'ultima goccia del suo sangue >>

Mi pentii immediatamente delle parole che pronunciai, ma non feci in tempo a dire qualcosa che sentii la mano di Damon stringersi attorno alla mia gola e la mia schiena sbattere violentemente contro la parete dietro di me.

L'unica cosa che riuscivo a vedere chiaramente erano i suoi occhi azzurri pieni di rabbia. Ma non lo avevo solo fatto infuriare di più. Lo avevo anche ferito.

<< Lasciala, Damon >> gridò Caroline

Nessuno si mosse. Tutti pensavano, io compresa, che non mi avrebbe fatto niente. Era arrabbiato, ma gli sarebbe passata. Non avrebbe lasciato che una ragazzina lo ferisse. E invece, ci sbagliavamo.

<< Sai, hai ragione >> sussurrò al mio orecchio << Io ho scelto di essere un mostro. E mi piace >>

Subito dopo un inteso dolore si propagò da un punto ben definito del mio collo. Sentivo i suoi canini affondare nella mia pelle e il sangue caldo scorrermi lungo la pelle. Non usò nessuna delicatezza e fu brutale mentre mi succhiava via la vita. Passarono solo pochi attimi, ma per me furono come minuti interi.

Damon venne lanciato lontano e io riuscii a prendere un po' di fiato. Mi sentii improvvisamente debole e iniziai a scorrere lentamente lungo la parete, quando una mano mi sostenne e mi aiutò ad alzarmi. Ero sicura che fosse stata Caroline.

Mi rialzai e mi portai una mano al collo, nel punto in cui Damon mi aveva morsa << Tu... tu mi hai morsa >> dissi incredula

Lo vidi rialzarsi, quasi scioccato. Guardai le espressioni stupite di Stefan ed Elena, mi voltai verso il mio soccorritore e solo allora mi accorsi che a salvarmi era stata Katherine.

Deglutii a disagio e mormorai un debole “grazie”.

 

*

 

<< Non posso crederci! >> esclamò Caroline, agitandosi con le bende

Ne cosparse una con un po' di disinfettante e me la premette sul collo

<< Ahi >> esclamai

Ti sta bene, dissi tra me e me. Così impari a tenere quella boccaccia chiusa!

<< Scusa >> disse, sistemandomi meglio la benda sul collo << Tyler mi ucciderà >>

<< Non è stata colpa tua, Car. Sono io che non imparo mai >>

Caroline mi guardò con uno sguardo compassionevole << Hai avuto coraggio >>

Le sorrisi di rimando << Sono stata un'idiota. E dopo tutto, Damon ha ragione. Dovrei lasciare che siate voi a occuparvi di queste cose. Io sono solo una ragazzina >>

E lo pensavo davvero! Ma, già sapevo che avrei continuato a seguire quello che mi diceva l'istinto.

<< Non sei un'idiota. Ma prima di parlare, pensa la prossima volta >>

Scoppiammo a ridere e per pochi minuti mi dimenticai di Becky. Caroline mi coprì la ferita con un pezzo di garza e Elena mi diede una delle sue sciarpe per assicurarsi che non si vedesse nulla.

Quando tornai in salotto, Katherine era sparita e anche Damon. Buttai un'occhiata sull'orologio a tendolo nel salone.

<< Devo andare >> dissi, battendomi una mano sulla fronte

<< Dove? >> chiese Stefan

<< Al Grill. Il mio turno inizia tra poco >>

Era una bugia, almeno in parte. Il mio turno non sarebbe iniziato prima di qualche ora ma dovevo fare una cosa importante ed era essenziale che la facessi da sola.

M'incamminai velocemente verso la strada che portava in centro, ma appena sparii dalla traiettoria di villa Salvatore deviai nel bosco.

La mani già cominciavano a sudare e non riuscivo a calmarmi: perché dovevo sempre complicarmi la vita?

Mi guardai intorno e appena scorsi la cripta mi esposi di poco,per vedere che ci fosse qualcuno. Dato che non vedevo anima viva mi mossi lentamente e poi mi appoggiai ad un albero, per cercare di calmare i nervi.

<< Ti faccio ancora questo effetto? >>

Mi bloccai all'istante, con il cuore a mille e la testa confusa. Era lì. Era venuto per davvero.

<< Ciao Simon >>

Lui mi sorrise e avanzò verso di me << Sono contento di vederti >>

Era stranamente calmo e questo non faceva altro che aumentare la mia agitazione.

<< Te ne devi andare >> dissi, il più freddamente possibile

Lui inclinò appena la testa << Ma come? Sono appena arrivato >>

Era ovvio che mi stesse prendendo in giro, ma feci finta di niente. Sapevo perché era venuto, era inutile chiederglielo.

<< Io non vado da nessuna parte >>

Si portò le mani dietro la schiena e cominciò a camminare avanti e indietro davanti a me. Sembrava stesse riflettendo << Hai parlato con Becky, vero? >> poi trattenne una risata e mi guardò << Che stupido! Naturalmente, tu sapevi che ti avrei trovata. Sapevi che sarei venuto per riportarti a casa >>

<< Io non voglio andare via >> specificai

<< Nessuno ha detto che tu devi essere d'accordo >>

Con uno scatto mi fu addosso e mi bloccò contro l'albero a cui ero già appoggiata.

Restò fermo a guardarmi, occhi negli occhi. Mi era mancato, ma ogni giorno cercavo di dimenticarlo. Il suo profumo riempiva l'aria e i miei polmoni ne furono presto pieni.

<< Simon... >>

Lui mi posò un dito sulle labbra e mi disse di non parlare. Poi mi sfiorò una guancia e la mia temperatura salì così tanto che credetti di poter scoppiare.

<< Mi sei mancata >> disse, mentre le sue labbra diventavano sempre più vicine.

Poi un rumore improvviso mi fece riprendere il controllo. Lo allontanai e mi sottrassi da lui.

<< Non mi importa di quello che fai, Simon. Qui c'è la mia famiglia ed è qui che io go deciso di restare >>

Mi voltai e feci per andarmene, ma la sua voce mi fermò << Hai trovato tuo padre? >>

Mi immobilizzai e un forte senso di colpa si diffuse in me.

No, pensai, non l'ho trovato.

<< Ti do una settima >> disse << poi io e Becky ce ne andremo >>

Aggrottai le sopracciglia, ma senza voltarmi per guardarlo. Era stato troppo facile convincerlo. Simon era sempre stato testardo e quando voleva una cosa la otteneva. In un modo o nell'altro. Aveva in mente qualcosa.

Ma poi capii.

<< E tu verrai con noi. Che lo voglia o no >>

 

*

 

<< Melissa hai detto, vero? >> chiese per la centesima volta il ragazzo biondo davanti a me. Io annuii divertita e continua a pulire il bancone.

Ogni venerdì sera era la solita storia: Dick si ubriacava e ci provava con tutte le ragazze del Grill, poi poco prima della chiusura veniva e si comprava una birra. Proprio come adesso.

<< Lasciala stare, McKenzie >> disse una voce famigliare

Il ragazzo si voltò, incrociando il volto severo e annoiato del professor Saltzman.

<< Dammi qualcosa di forte >> chiese sedendosi sul primo sgabello vuoto

<< Perché quel muso lungo? >> chiesi io

Dick ridacchiò qualcosa di incomprensibile.

Alaric gli rivolse un'occhiataccia << McKenzie... >> disse << Come siamo messi con i compiti di storia? >>

Il ragazzo si zittì all'istante << Siamo in vacanza >>

Rick ridacchiò mentre gli allungavo un bicchierino di Bourbon << Non vorrai partire anche quest'anno con un bel quattro, vero? >>

Dick si alzò sconsolato e si dileguò tra la folla.

<< Poverino! >> esclamai

Rick fece per guardarsi indietro, ma poi buttò già tutto il liquido marroncino << Un vero genio >>

Allungai il braccio per riempire di nuovo il suo bicchiere << Offre la casa >> dissi

Alaric mi era piaciuto fin da subito, solo non capivo come potesse essere amico di un'idiota come Damon.

<< Che hai fatto al collo? >> chiese

Istintivamente portai la mano a sistemare meglio la sciarpa di Elena, ma sapevo che era inutile.

<< Niente >> dissi, senza dar peso alla cosa

<< Ti hanno morsa? >>

Scossi la testa,ignorando i suoi sguardi inquisitori

<< Chi è stato? >> insistette

<< Non è successo niente >>

<< Damon? >>

<< Non preoccuparti >> riprovai io

<< È stato Damon >> intuii al primo colpo, poi si alzò di scatto << Che bastardo >>

<< Non è stata colpa sua >> cercai di sistemare la cosa come meglio riuscii << io ho detto delle cose che non avrei dovuto dire. E lui si è arrabbiato >>

<< Non è una giustificazione >> disse << Non puoi mordere qualcuno solo perché ti ha fatto arrabbiare >>

<< Sai com'è fatto Damon... >>

Lui scosse la testa << Già. Purtroppo, lo conosco meglio di quanto vorrei >>

<< In realtà, sembra che abbiate un bel rapporto >>

<< A volte >> ammise lui << Credo di poter essere definito un suo amico. Anzi, sono l'unico che può essere definito in quel modo >>

<< Come fai ad essere amico suo? >> chiesi di getto

Lui alzò le spalle e sembrò rifletterci << Ho visto qualcosa in lui. Qualcosa di umano. Qualcosa che voleva tenere nascosto >>

 

*

 

<< Eccoti qua >>

La voce di Katherine arrivò cristallina e acuta alle mio orecchie. Non mi voltai per guardare il suo bel volto. Rimasi , semplicemente sdraiato a terra. Fermo a guardar il cielo stellato.

<< Ti diverti? >> mi chiese

Emisi un grugnito in risposta. Non avevo alcuna voglia di chiacchierare, specialmente dopo quello schifo di giornata.

Elena era tornata ad odiarmi, la luce del mio perfetto fratellino era tornata a splendere e Katherine mi aveva umiliato.

<< Andiamo, Damon >> disse << Non sarai arrabbiato per il nostro piccolo scontro >>

<< Che vuoi Katherine? >>

<< Aiutarti >> disse con semplicità

Voltai appena il capo e mi ritrovai a studiare le sue scarpe firmate. Nere e tacco alto.

<< Mi hai attaccato >> dissi

<< Tu hai attaccato lei >>

Con uno scatto mi alzai in piedi e la fronteggiai << Che vuoi da Melissa? >>

<< Credevo che te ne volessi sbarazzare >> sorrise; erano poche le volte in cui riusciva a sopraffarmi. Anche se lei era più vecchia, io ero più forte.

<< Perché ti interessa tanto? >>

Mi passò una mano sul petto e mi guardò maliziosa << Dammi Melissa >>

<< E io che cosa ci guadagno? >> le dissi avvicinando il mio viso al suo

<< Tu dammi Melissa e io sparisco dalla tua vita >>

<< E dei suoi amici licantropi? >>

Alzò le spalle, menefreghista << Fanne quello che ti pare. Non mi importa >>

Si alzò sulle punte e si accostò al mio orecchio << Pensaci >>

Restai fermo a guardarla mentre si allontanava da me << Perché ci tieni tanto? >>

Katherine si fermò << Perché a volte permetto alla mia umanità di riemergere. E l'ultima volta che l'ho fatto, lei c'era >> disse, poi si voltò verso di me << Ci tengo davvero a lei, Damon, perciò non farle mai più del male. O sarò io a fartene >>

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Capitolo 22
*** Niente più segreti ***


≈≈ NIENTE PIÙ SEGRETI≈≈



 
Non avevo idea di come ci fossimo ritrovati in quella situazione.
Io non sapevo giocare a biliardo. Lo avevo detto chiaramente: “Sono una frana”, ma naturalmente Matt non mi aveva creduto e mi aveva messo la stecca in mano.
<< Smettila di ridere >> gli dissi << Io te lo avevo detto che non ero capace >>
Matt piegato in due dalle risate, si appoggiò con una mano al tavolo da biliardo e mi guardò << Non ho mai visto nessuno così scarso >> disse << Scusa. È che...hai tirato una palla in testa a quel povero ragazzo >>
<< Guarda che non è divertente >> dissi sbuffando << Potevo fargli male >>
Dopo aver perso miseramente riposi la stecca al suo posto e mi diressi verso il bancone. Faceva uno strano effetto stare al Grill anche quando non lavoravo.
<< Avresti bisogno di un paio di lezioni, sai? >>
<< Solo un paio? >> chiesi sconsolata, mentre portavo alle labbra un bicchiere di birra
<< Forse qualcuna di più >> sghignazzò Matt. Si divertiva davvero tanto a prendermi in giro.
Si alzò di scatto e mi tesa la mano << Andiamo >>
<< Dove? >>
<< Ti insegno a giocare a biliardo... >> esclamò
Presi la sua mano e lo seguii al tavolo da biliardo. Poggiai il bicchiere all'angolo e presi la stecca.
<< Hai già sbagliato... >>
Lo guardai stralunata << Ho solo preso la stecca >>
Lui scosse la testa << Sbagli la presa >>
Si avvicinò a me e mosse le mie mani finché non furono nella giusta posizione.
<< E adesso? >> chiesi, mentre lui toglieva il triangolo
Si posizionò dietro di me, sorridendo.
Sentii le sue mani scorrermi lungo le braccia e stringere le mie.
<< Rilassati >> disse. La sua voce era così vicina a me, che sembrava essere dentro la mia testa. Il suo caldo respiro mi riscaldava il collo.
<< Sei troppo tesa >> ridacchiò
Avrei voluto non essere così tesa, ma era la prima volta che Matt mi stava così vicino. Riuscivo a sentire il cuore aumentare i suoi battiti ma dovevo riuscire a resistere alla tentazione di voltarmi per guardarlo.
Ovviamente, non resistetti alla tentazione e mi voltai a guardarlo. Sorrideva e non sembrava per niente a disagio.
<< Che c'è? >> chiese quando si accorse che lo stava fissando
<< Niente >> dissi
Ero completamente in imbarazzo e il fatto che anche lui mi stesse guardando negli occhi non migliorava le cose, anzi. Il suo volto era sempre più vicino e il suo respiro sempre più caldo.
<< Ma guarda, guarda >>


 
*


Appena si accorsero della mia presenza si allontanarono l'uno dall'altra.
<< Spero di non aver interrotto nulla >> sogghignai
Matt guardò di traverso la Piccola Fiammiferaia, che era diventata letteralmente bordeaux.
Mi faceva quasi tenerezza, vederla in imbarazzo e senza sapere dove fermare il suo sguardo. No, non è vero. La cosa mi divertiva.
Chissà se anche con me avrebbe reagito così?
<< Assolutamente niente >> disse Matt
<< Mi stava solo insegnando a giocare a biliardo >> disse lei, cercando di recuperare un po' di dignità
<< Potevi chiedere al campione >> dissi, alludendo a me stesso
<< Naturalmente >> disse lei ironica << Chissà come è potuto sfuggirmi di mente? >>
<< Oh, andiamo. Non sarai arrabbiata per... lo sai >>
Melissa assottigliò lo sguardo, ma fu il biondo a rispondere << Che vuoi Damon? >>
<< Da te sicuramente niente >> dissi senza smettere di guardare Melissa. Ero famoso per la mia innata capacità di non mantenere le promesse e, tecnicamente, quella di Katherine era una minaccia. E tutti lo sanno che a me non piace essere minacciato.
Lei si voltò e trangugiò tutto d'un fiato il liquido giallastro nel bicchiere trasparente.
<< Vacci piano, ragazzina >>
<< Lasciala stare, Damon >>
Puntai lo sguardo su Matt e dovetti reprimere la voglia di staccargli il collo a morsi
<< Nessuno a chiesto la tua opinione >>
Melissa si frappose velocemente tra di noi << D'accordo, adesso basta >>
Si guardò intorno, accorgendosi che alcuni avevano rivolto le loro attenzione verso di noi.
<< Ti aspetto al bancone >> disse Matt, allontanandosi
<< Wow, nemmeno Matt riesce a sopportarti >> disse lei a bassissima voce, come se non sapesse che io potevo sentirla.
<< Già tra me e il quarterback non scorre buon sangue >> sorrisi per il gioco di parole, che lei non trovò affatto divertente.
<< Che vuoi? >> disse scocciata, riprendendo la stecca
<< Fare due chiacchiere >>
<< Sono certa che capirai se io non ho alcuna voglia di “fare due chiacchiere” con te >>
Restai a guardare i suoi goffi tentativi di mandare una pallina in buca e rimasi esterrefatto nel constatare che era davvero imbranata.
In un attimo le fui dietro le presi le mani.
<< Che stai facendo? >> chiese voltandosi di colpo
<< Ti insegno ad usare quella stecca >>
<< Non voglio il tuo aiuto >> disse, ma io la zittì prima che potesse muovere altre pretese.
<< Devi avere una presa salda, ma le tue dita devono essere fluide >>
<< Damon... >> cercò di fermarmi
<< Non devi pensare troppo alla pallina, piuttosto devi concentrarti su... >>
<< Smettila >> sbottò << Tu mi hai morso, Damon e io non farà finta di niente >>
<< Dovresti passarci sopra >> le dissi
<< Perché dovrei? >> rispose lei battendomi la stecca sul petto
<< Perché non vuoi vedermi quando sono arrabbiato >>
Lei fece per rispondermi, ma appena socchiuse le labbra il suo sguardo cadde su qualcosa alle mie spalle. Mi voltai e appena lo feci il pugno di Tyler Lockwood mi arrivò dritto sul naso.


 
*


<< Perché non vuoi vedermi quando sono arrabbiato >> disse lui
socchiusi le labbra, pronta per dirgliene quattro si quanto fosse spocchioso ed insopportabile, ma prima che potessi farlo intravidi la figura di Tyler entrare. Camminava velocemente e con passo sicuro, seguito da Caroline che cercava di fermarlo.
Venne verso di noi, e io pensai che avesse scoperto di Simon. O peggio.
Anche Damon si voltò e non appena o fece il gancio destro di Tyler gli affondò sul viso.
Mi portai una mano sulla bocca, per trattenere l'urlo che avrei sicuramente liberato.
Le persone intorno a noi si voltarono e il silenzio cadde all'interno del Grill.
<< Non avvicinarti mai più a lei, hai capito? >>
Io rimasi interdetta e con lo sguardo fisso su Damon. Avevo una paura matta che perdesse la testa e facesse del male a Tyler.
<< È una minaccia? >> chiese Damon, togliendo con la punta dell'indice quell'unica goccia di sangue che gli colava sulle labbra.
<< Si, lo è >>
Senza aspettare un secondo di più mi prese per mano e si avviò verso l'uscita. Per lunghi, interminabili minuti rimasi zitta, senza muover un muscolo.
<< Come lo hai scoperto? >> gli chiesi poi
<< Me lo ha detto Caroline >> disse
Avrei dovuto immaginare che gli avrebbe spifferato tutto alla prima occasione.
Mi voltai verso di lui, che stringeva il volante con tanta forza da farsi diventare le nocche bianche.
<< Sei arrabbiato? >>
Tyler frenò di colpo in mezzo alla strada << Certo che sono arrabbiato >> ringhiò << Perché non sei venuta da me, appena è successo? >>
<< Per questo >> riposi << Non volevo che tu lo scoprissi perché sapevo come avresti reagito >>
<< Beh ti sorprende? >>
Ed eccolo lì: quello schifoso e viscido senso di colpa che cominciava a strisciare tra le mie viscere, facendomi sentire una vera stupida.
<< Senti, mi dispiace... >> disse << Non voglio litigare con te, ma prometti di non nascondermi più niente >>
Quello fu il momento peggiore della mia vita: guardalo negli occhi e mentirgli. Dovergli dire di non avere più nessun segreto, e nel frattempo nasconderne uno.
<< Niente più segreti >>


 
*


<< Sei sicuro di stare bene? >> chiesi a Lex, steso sul letto
Lui annuì, cercando di nascondere il dolore che provava. Mi sentivo terribilmente in colpa per averlo ferito; non avrei potuto sopportare se gli avessi fatto qualcosa di peggio.
Il suo viso era ancora pieno di graffi, ma la parte peggiore era la sua gamba. Gli avevo dato un morso talmente forte da riuscire a lasciarli un livido viola e dolorante.
<< Tranquilla >> disse << non è la prima volta che mi mordi >> tentò di sdrammatizzare << Non ne posso più di stare in questo maledettissimo letto >>
Tentò di alzarsi, e io gli fui subito accanto per aiutarlo.
<< Hai parlato con Melissa? >> mi chiese
<< No. Ma c'è una cosa che devo dirti >>
Lui mi guardò << Non so nemmeno se è vero. Magari ho capito male... >>
Appena arrivammo alle scale, Lex si fermò << Di che si tratta? >>
<< Stamattina ho sentito Caroline e Tyler parlare >>
Mi morsi il labbro inferiore. Sapevo che se avessi detto a Lex che Mel era stata morsa, anche lui si sarebbe fiondato da Damon.
Non che quel tipo mi stesse particolarmente simpatico, ma non volevo creare altri problemi a Melissa.
<< Damon ha... >>
Mi bloccai di colpo quando udii il rumore di una finestra che veniva rotta. Entrambi portammo lo sguardo oltre i gradini ma non vedemmo nulla.
Mi sembrava strano che fosse qualcuno che conoscevamo. Questa casa era come un albergo: chiunque entrava e usciva come più ne aveva voglia.
<< Aspetta qui >> dissi a Lex << Vado a vedere che succede >>
Cercò di fermarmi, ma in pochi secondi ero già volata al piano terra. Si sentivano dei rumori, ma non riuscivo a distinguerli.
<< Chi c'è? >> chiesi, avanzando verso i vetri rotti sparsi sul pavimento. Mi guardai un po' intorno, ma non vidi nessuno.
Mi voltai per tornare da Lex, ma quando arrivai davanti alle scale lui non c'era più.
<< Lex? >> lo chiamai. Cominciai a salire qualche scalino << Lex? >>
Improvvisamente un altro rumore attirò la mia attenzione e un nuovo odore invase l'aria. Più salivo e più sentivo un odore famigliare: non era quello di Lex, ma ero abbastanza sicuro che ci fosse un licantropo in casa.
<< Tyler? >> chiamai ancora. Stupidamente, voltai le spalle alla cima dei gradini e dopo un momento sentii un uno strano calore propagarsi da un punto della mia testa. Persi l'equilibrio e caddi a terra, rotolando giù dalle scale.
Qualcuno mi aveva dato una botta in testa.


 
*


Avevo ancor agli occhi chiusi, ma sapevo di essere ancora a casa Lockwood.
Cercai di muovere le braccia, ma qualcosa me lo impediva. Quando aprii gli occhi, scoprii di essere legata ad una sedia, mentre Lex era sdraiato a terra, privo di sensi.
<< Non agitarti >> disse una voce << Le corde sono imbevute di strozza-lupo >>
Alzai lo sguardo e vidi Simon, appoggiato con la schiena alla porta della camera che io e Lex condividevamo.
<< Come sei arrivato qui? >>
Lui alzò le spalle <>
Cercai di liberarmi dalla corde, ma più sfregavo, più la mia pelle bruciava.
<< Non voglio farti del male >> disse avanzando verso di me << Anche se sono ancora un po' arrabbiato per il fatto che tu mi abbia mentito >>
<< Vai all'inferno >> sputai io << Lei non verrà con te >>
Lo schiaffo arrivò veloce e violento.
Sentivo la guancia pulsare, ma trovai comunque al forza di guardarlo in faccia << Che gli hai fatto? >> chiesi riferendomi a Lex
lui alzò le spalle << Credo che Becky lo abbia colpito più forte del previsto >>
Si avvicinò al mio ragazzo e con un calcio lo ribaltò sul un fianco << È conciato piuttosto maluccio >>
Poi si avvicinò alla finestra. Era chiaro che stesse aspettando qualcuno,probabilmente il ritorno di Melissa.
<< Dov'è Becky? >> chiesi
Lui sorrise, o almeno era quello che credevo io. Era girato di spalle e non potevo vederlo.
Prese il mio cellulare, posato sul letto e compose un numero. Fece partire una chiamata.
Venne davanti a me e continuò a guardarmi, poi azionò il viva-voce.
Uno squillo.
“Ti prego non rispondere”
Due squilli.
“Per favore”
Tre squilli.
<< Pronto? >>
<< Ciao Melissa >> disse Simon , sorridendo
Ci furono alcuni secondi di silenzio << D-dov'è Gen? >>
<< Lei è qui con me. È stata così gentile da farmi entrare in casa >>
<< Non provare a farle del male... >> disse, ma Simon scoppiò a ridere
<< Oh tesoro, non le farò niente >> alzò un sopracciglio << Ma il tempo è scaduto. Adesso voglio una risposta >>
<< Prima lascia andare Gen... >>
<< Credi che l'abbia uccisa? >> mi guardò e mi allungò il cellulare. Io non parlai e lui mi diede un secondo schiaffo.
<< Cos'è stato? >>
<< Niente >> mormorai io << Io sto bene >>
Simon sorrise e si riprese il telefono << Ti aspetto >>


 
*


Aprii lentamente al porta di casa, muovendo alcuni passi nel corridoio.
Tyler stava dietro di me, che non capiva quello che stava succedendo. Non avevo avuto tempo di raccontagli tutta la storia, solo gli avevo chiesto di premere sull'acceleratore.
<< Gen? >> urlai << Lex? >>
Arrivai in salotto, dove erano sparsi pezzi di vetro e alcune gocce di sangue.
<< Melissa che sta succedendo? >>
<< Gen? >> urlai spaventata guardandomi intorno
<< Finalmente >> la voce di Simon sembra essere molto più vicina di quanto non lo fosse in realtà.
Era in piedi, in cima alle scale e teneva ferma la mia amica tenendola per un braccio.
<< E tu chi diavolo saresti? >> chiese Tyler
<< Ma come? Non hai parlato al tuo cuginetto di me? >> disse, facendo una smorfia offesa << Io sono Simon >>
Il rumore di una porta che su chiudeva ci fece scattare a tutti e due << E io sono Becky >>
Non potevo crederci. Non stava succedendo davvero.
<< Che volete? >> chiese Tyler
<< Melissa... >>
Tyler si voltò verso di me << Chi sono? Che vogliono? >>
Feci un respiro profondo << Me >>
Simon cominciò a scendere le scale, trascinando Gen con sé.
<< Lasciala andare >> dissi << Verrò con voi >>
Simon sorrise, mentre Gen scuoteva la testa.
<< Me che stai dicendo? >> chiese Tyler << Andare dove? >>
<< Mi dispiace Tyler >> avevo già le lacrime agli occhi << Avrei dovuto dirtelo, lo so. Ma speravo che sarebbe passato tutto >>
<< Di cosa stai parlando? >>
La prima lacrima solcò il mio volto << Non volevo che tu ti preoccupassi. Non volevo che diventasse una tua responsabilità >>
<< Ma tu sei una mia responsabilità >>
<< Non più > intervenne Simon, lasciando bruscamente la mia amica. Gen cadde a terra, con un bel livido sul braccio.
<< Non andare, Melissa >> disse lei << Non puoi farti controllare da lui per sempre >>
Becky le diede un calcio e le disse di tacere.
Tyler sembra sempre più confuso << Vuoi andare con loro? >>
Chiusi gli occhi e trassi un respiro. Mi avvicinai a lui più che potevo e lo abbracciai << Mi dispiace >>
Mi staccai da lui reprimendo le lacrime che ormai bagnavano completamente il mio volto e mi voltai verso Simon << Promettimi che non gli farai del male. Ne a Gen, ne a Lex >>
Lui annuii con un cenno della testa e mi tese la mano.
La guardai per pochi secondi, e appena mi mossi Tyler mi fermò << Lei non vuole venire con voi. Chiunque siate >>
Simon sbuffò e fece un cenno a Becky. In un secondo fu addosso a Tyler e lo scaraventò lontano.
<< Tyler >> urlai io
Simon mi afferrò per un polso << Andiamo >>
Lanciai un ultimo sguardo a Gen e Tyler. Poi mi voltai e uscii da quella casa. 


 

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Capitolo 23
*** Jeremy? ***


≈≈ JEREMY? ≈≈


 
Quando riaprii gli occhi, eravamo ancora in macchina. Simon continuava a guidare. Dovevano essere passate circa quattro ora da quando avevo lasciato Tyler. Nessuno aveva aperto bocca. Becky era seduta sul sedile posteriore, con le cuffie nelle orecchie: probabilmente credeva di lasiarci un pò di privacy. Ma ne io ne Simon avevamo vogliadi parlare. In realtà, non capivo cosa volesse da me. Anche se avrei fatto ritorno sulle Black Hills con loro, le cose non sarebbero cambiate. Io non mi sarei trasformata. Riportai lo sguardo sul paesaggio fuori dal finestrino. La strada correva, tra alberi in fiore e case diroccate. << Dove siamo? >> chiesi
<< Ben svegliata >> sorrise Simon << Ho una sorpresa per te >>
<< Una sorpresa? >> chiesi stupita
Lui annuì << Sarete stanche di stare in macchina >>
Parcheggiò ai margini di una strada, appena fuori un bar spoglio e poco rassicurante.
Quando entrammo c'era puzza di alcool e fumo: i pochi individui presenti erano completamente ubriachi.
<< Che ci facciamo qui? >> chiesi. Non mi fidavo di lui. Non più.
<< Rilassati >> intervenne Becky << Ti va una birra? >>
<< No >> dissi, arricciando il naso. Aspettai che Becky si fosse allontanata e poi afferrai Simon per un braccio << Perché siamo qui? E non dirmi che è una birra >>
Lui prese la mia mano e, senza un briciolo di fatica, se la levò di dosso.
<< Ho detto che una sorpresa per te >> disse lentamente, poi mi prese per il braccio e mi portò davanti al bancone.
<< Due birre >> ordinò anche per me
Mentre la cameriera prendeva le ordinazioni, io mi guardai intorno. Doveva esserci un telefono o qualcosa per riuscire a comunicare con Tyler. O con Bonnie, per lo meno.
Se solo non avesse fatto quello stupido incantesimo, a quell'ora sarei stata di nuovo a villa Lockwood.
Poi un pensiero si aprì nella mia mente: forse Tyler non mi avrebbe più voluto con lui. Dopotutto me ne ero semplicemente andata.
Non sapevo nemmeno come stava. O come stavano i miei amici. Dio, perché doveva essere tutto così difficile?
<< Fai un sorriso, dolcezza >> rise Simon
Quando rialzai lo sguardo, serio e arrabbiato, incrociai i suoi occhi furbi e divertiti. Che cosa avesse di ridere, lo sapeva solo lui.
Le birre arrivarono e subito ne bevvi un lungo sorso. Avevo bisogno di un'idea. Un'idea semplice ed efficacie.
<< Vado in bagno >> annunciò Becky
Mentre attraversava il bar, notai le occhiate che alcuni le lanciarono. E non mi piacquero per niente.
Istintivamente mi alzai, pronta a seguirla per assicurarmi che nessuno di quegli orridi bavosi non le facessero niente.
<< Dove vai? >> chiese Simon, afferrandomi per il polso
<< Non hai visto come la guardano? >> chiesi stupita. Il Simon che conoscevo io si sarebbe alzato in un attimo e avrebbe dato un pugno sul naso a tutti coloro che avessero anche solo osato respirare la stessa aria della sua sorellina.
<< Becky sa cavarsela >> disse
Lanciai un ultimo sguardo verso il bagno e vidi Becky che parlava con un ragazzo. Anche Becky era cambiata: non era più la ragazzina che ricordavo.
<< Siamo cambiati, Melissa >> disse, come se mi avesse letto nella mente
<< Si, lo vedo >> dissi. In peggio, pensai.
<< È così sbagliato volere che tu ritorni da me? >> sbottò
Lo guardai e per un attimo i nostri occhi s'incrociarono. Avrei voluto urlagli in faccia che la scelta spettava a me, ma non lo feci. Non ci riuscii.


<< Allora? >> chiese mia madre, quando rientrai nella roulotte
<< Allora cosa? >> chiesi io facendo la finta tonta
<< Come è andata? >>
Mamma era seduta al tavolo, con gli occhiali sottili calati sul naso e un libro aperto al contrario. Era chiaro che avesse visto tutto.
<< Mamma! >> dissi, scoppiando a ridere
Lei si alzò e mi passò le mani sulle braccia. Era emozionata, forse più di me.
<< Voglio sapere tutto >> disse
<< È stato fantastico >> dissi, trascinandola con me sul piccolo divano. Le raccontai del mio appuntamento con Simon. Il nostro primo vero appuntamento, dopo anni di amicizia.
Quella serata era stata così perfetta che era incisa per filo e per segno nel mio cuore. I suoi occhi, le sue mani. Le sue labbra.
<< E poi mi ha baciata >> confessai alla fine. Dopotutto era quella l'unica parte che le interessava. Avrei scommesso tutto quello che avevo, che lei si era appostata alla finestra per spiarci.
<< Sono felice per te, tesoro >> disse, carezzandomi in capelli << Simon è un bravo ragazzo >>
Annuii, mentre un sorriso ebete compariva sulle mie labbra. Simon era il ragazzo perfetto. Era quello giusto.




 
*


<< Che vuol dire “se n'è andata”? >>
<< Non ci sono molti significati per una frase del genere, Matt >>
Mi sarei aspettata una reazione diversa da Tyler. Pensavo che al mio risveglio avrei trovato la casa sotto-sopra, con Tyler furioso e pronto a tutto per riprendersi Melissa. Invece, era a pezzi. Triste e sconsolato.
<< Ma che razza di licantropo sei? >> chiesi io, mettendomi a sedere sul divano; i presenti risolsero i loro sguardi verso di me << Tua cugina se n'è andata con un pazzo manico fuori di testa e tu stai qui a piangerti addosso? >>
<< Lex... >> intervenne Gen << Non sappiamo dove sono >>
<< Ma dove vuoi che siano? >> urlai io.
Davvero non capivo perché tutti erano così giù di morale. Diamine, alziamo il culo e andiamo a cercarla.
<< Il problema è che... >> perfino Gen sembrava aver perso le speranze << Anche se la ritrovassimo adesso, che faremmo? Tu sei ferito, e io che Tyler non siamo abbastanza forti per battere Simon. Ci schiaccerebbe in un secondo e poi non avremo più possibilità di ritrovarla... >>
<< Quindi suggerite di fare cosa? >>
Gen si alzò e si avvicinò al camino spento. Potevo immaginare come si sentiva.
La sua migliore amica era costretta a stare con un fanatico e non poteva fare niente per aiutarla.
<< Torneranno alle Black Hills >> disse infine, voltandosi verso di me << Noi li aspetteremo lì >>
<< Cioè, vuoi partire? >> chiese Matt incredulo
Lei annuii << Possiamo arrivare là prima di loro >>
<< E poi? Che farete? >> chiese Tyler
Uccidere uno di noi era contro le nostre leggi. Simon non poteva far del male ne a me ne a Gen; così come noi non potevamo far del male a lui o a Gen.
<< Forse voi non potrete fare niente >> disse una voce << Ma io si >>


 
*


Stare con Elena era difficile.
Starle vicino e fingere di esserle indifferente, senza poterla baciare o prenderla per mano. Eppure non potevo rinunciarci.
In fondo mi piaceva passare un po' di tempo con lei, da soli. Dove non ci fossero vampiri, né doppelgänger.
Mystic Falls quella notte era deserta: dopo aver fatto un giro per le vie della città, ci eravamo ritrovati davanti alle cascate. Mi ricordavo la prima sera, quando alla festa della cometa ci eravamo ritrovati a parlare. Lei mi aveva parlato dei suoi genitori, di come erano morti. Si era fidata di me fin dal primo istante. Come io mi ero fidato di lei.
L'amavo come mai avevo amato prima. Era questo che Damon aveva provato fin dall'inizio? Amava davvero Elena? O era solo un capriccio?
Lei lo aveva baciato; eppure adesso era lì. Con me.
<< Stefan? >> mi richiamò << Va tutto bene? >>
Io annuii e silenziosamente ricominciammo a camminare. Non riuscivo a smettere di pensare a lei e a Damon. Avrebbe potuto amarlo, quanto amava me?
Arrivammo davanti a casa Gilbert prima di quanto mi aspettassi. Subito notai la porta socchiusa e i miei sensi si allarmarono.
<< Jeremy è in casa? >>
Elena assunse subito uno sguardo preoccupato << Perché? >>
Le dissi di stare dietro di me e insieme entrammo in casa. Le luci erano spente e la poca luce che illuminava le stanze era quella che filtrava dalle finestre.
<< Jeremy? >> chiamai io
Nessuno rispose. Decisi di guadare se era in camera sua e corsi di sopra, ma nemmeno lì trovai il piccolo Gilbert.
<< Stefan! >>
Sentii la voce di Elena gridare il mio nome e in in secondo scesi le scale. Mi diressi in cucina, dove la ragazza che amavo stringeva tra le mani un pezzo di cristallo sporco di sangue. A terra il resto del vaso era distrutto e intorno a lei la stanza era completamente soqquadro.


 
*


Restai a guardare la mia immagine riflessa per una manciata di minuti. Avevo cercato una via di fuga, ma la finestra del bagno era così stretta che non ci sarebbe passata nemmeno una mano.
Becky, che mi aspettava appena fuori dalla porta, bussò di nuovo.
<< Arrivo >> le disse, riaprendo l'acqua.
Mi sciacquai le mani e mi passai un po' d'acqua sul viso. Faceva caldo, molto più caldo rispetto al clima di Mystic Falls. Non sapevo neanche dov'ero, come potevo fare per chiedere aiuto?
Uscii dal bagno e venni riportata al mio sgabello, davanti al bancone. Simon stava giocando a freccette con alcuni clienti del bar, mentre Becky aveva ricominciato a flirtare con il ragazzo dagli occhi verdi.
Sarebbe stato tutto più semplice se avessi decido di trasformarmi: Simon avrebbe potuto insegnarmi l'autocontrollo e avremmo potuto essere felici. Lanciai di nuovo lo sguardo su Simon: occhi azzurri, capelli biondi e fisico muscoloso. Era molto simile a Matt.
<< Vuoi qualcosa? >> mi chiese uno dei camerieri
<< Qualsiasi cosa >> dissi << Anzi, la cosa più forte che avete >>
Lui mi guardò dubbioso << Ma ce l'hai l'età per bere? >>
Gli sorrisi << Che importa? Tanto paga lui >> dissi indicando Simon
Alcuni secondi dopo tornò e mi lasciò il drink. Io lo presi e lo portai alle labbra << Guarda che è davvero forte >> mi avvertì
<< Meglio >> dissi prima di ingurgitare quella schifezza. Non saprei nemmeno dire che gusto aveva: l'unica cosa che volevo era ubriacarmi e dimenticare i problemi che mi circondavano.
<< Dammene un altro >> gli dissi e lui eseguì
Fortunatamente erano bicchieri piccoli e in un solo sorso stavano già scorrendo dentro di me, riscaldandomi ancora di più. Stavo sudando come non mai, e cominciava a girarmi la testa.
Quando il cameriere posò l'ennesimo shortino, vidi la sua mano sdoppiarsi, insieme al bicchiere e a tutto quello che mi stava intorno.
<< Direi che per stasera hai bevuto abbastanza >> disse, ma io non lo ascoltai. Bevvi tutto d'un fiato e mi alzai. Arrivai a fatica verso l'uscita: avevo un disperato bisogno d'aria.
Uscii e quando l'aria della notte entrò in contatto con la mia pelle mi sentii in grado di respirare di nuovo.
Non mi reggevo in piedi e un gruppetto di ragazzi se ne accorse. Li avevo visti nel bar poco prima, avevano passato tutta la serata a bere birre e uno di loro ci aveva provato con Becky.
<< Stai bene? >> la sua voce era soffusa. L'unica cosa che vedevo erano due labbra sfocate che si muovevano lentamente.
Annuii velocemente e sentii la testa girare. Uno di loro si avvicinò << Perché non vieni con noi? >> chiese
Potevo anche essere ubriaca, ma non ero stupida. Scossi la testa e rimasi ferma cercando di ritrovare un po' di dignità. Mi stavo comportando come una ragazzina!
Ma io sono una ragazzina, ricordai.
<< Sono sicuro che hai voglia di divertirti... >>
Se solo fossi stata sobria avrei potuto approfittare di quella situazione e sarei potuta scappare. Ma nelle mie condizioni...
<< Non posso >> blaterai
Feci per andarmene, ma il ragazzo mi bloccò << Dai, non farti pregare >>
Lui avvicinò il suo viso al mio e cercò di baciarmi. Lascia andare la testa all'indietro e mi lui mi sostenne poggiandomi una mano sulla schiena.
Il ragazzo mi fece avvicinare al muro e sentii le sue labbra sfiorarmi il collo bagnato di sudore.
Nella mia testa si affollavano mille ricordi, mille scene. Immaginavo che al posto di quel ragazzo ci fosse Simon. O Matt. O Stefan.
Mossi le mani e le intrecciai nei capelli neri del ragazzo di cui non conoscevo nemmeno il nome.
Avevo gli occhi chiusi e sapevo che quel continuo cambio di persone avveniva solo nella mia testa, ma non riuscivo a gestire tutta quella tensione.
Poi di colpo, le labbra del ragazzo si soffermarono sulla piccola cicatrice che Damon mi aveva lasciato quando mi aveva morsa.
Aprii gli occhi di colpo e incontrai due occhi azzurri.
<< No >> sussurrai, mentre il viso di Damon si trasformava in quello di un mostro. La paura stava per esplodere. Era bastato un solo attimo per rendermi contro che Damon stava per mordermi ancora. Mi mostrò i canini con un ghigno e si fiondò di nuovo sul mio collo.
Urlai, cercando di divincolarmi << No, ti prego >>
Cominciai a battere i pugni sul petto di Damon, che sembrava non sentire niente.
Non lo avrei mai ammesso davanti a lui, ma quando mi aveva morsa avevo provato tanta paura e tanto dolore. Non volevo che accadesse ancora.
<< Damon, no >>
Improvvisamente sentii il vuoto davanti a me. Mi resi conto di avere ancora gli occhi chiusi e di aver solo sognato o immaginato Damon.
Simon stava sopra quel ragazzo e lo stava riempiendo di pugni: sangue cremisi usciva copioso dalle sue narici. Conoscevo la forza di Simon, lo avrebbe ucciso.
<< Simon >> dissi. Il mio fu solo un sussurro, ma lui mi sentii.
Lasciò il ragazzo lì a terra, in una pozza di sangue senza preoccuparsi se il ragazzo fosse ancora vivo.
Venne da me e mi accarezzò una guancia. Poi mi abbracciò << È tutto finito, adesso >>


 
*


Quella situazione non mi piaceva. E mi piaceva sempre meno.
Eravamo tutti a casa di Tyler; l'unico che mancava era Damon, come sempre. Ma a lui non importava di niente e di nessuno figuriamoci di Melissa o di Jeremy.
Passai dal Elena un ago, con cui si punse facendo scendere un paio di gocce di sangue sulla cartina. Bonnie cominciò subito a sussurrare i suoi incantesimi.
<< Siete sicuri che l'abbiano rapito? >> chiesi a Stefan
Lui annuì << La casa era completamente a soqquadro >> confermò
<< Chiunque sia stato ha scelto proprio un bel momento >> intervenne Katherine << Ma noi dovremmo concentrarci su Melissa >>
<< Qualcuno mi ricorda perché lei è qui? >> chiesi io
Tyler si alzò, ancora pallido in viso << Stai calma, Car. Lei può aiutarci >>
Katherine sorrise vittoriosa. Quanto la odiavo! Poteva essere uguale spiaccicata alla mia migliore amica, ma le avrei spaccato il collo un paio di volte, molto volentieri.
<< Ci siamo >> esclamò Bonnie, indicando un punto sulla cartina
<< Che posto è? >> chiese Elena, guardando Stefan. Lui scosse la testa e si chinò per riuscire a leggere i caratteri rimpiccioliti sulla mappa.
<< Charleston... >> disse Stefan stupito << Perché qualcuno dovrebbe portare Jeremy a Charleston? >>
<< Non vorrei sembrarvi un'insensibile senza cuore, ma adesso che sappiamo dov'è il piccolo Gilbert potremmo concentraci su Melissa >>
Ci voltammo verso Katherine, pronti ad inveire contro di lei ma Tyler intervenne di nuovo a suo favore.
<< Ha ragione >> disse << Scuse Elena, ma io voglio ritrovare Melissa tanto quanto tu vuoi ritrovare Jeremy >>
Lei annuì e gli allungò lo stesso ago che aveva usato per pungersi.
Lui lo prese e si posizionò davanti a Bonnie, che gli rivolse un timido sorriso.
Ty prese un lungo sospiro e si punse. Piccole macchie di sangue caddero silenziose su Mystic Falls, pronte a muoversi verso Melissa.
Dopo pochi secondi Bonnie riaprì gli occhi e guardò sulla cartina. La sua espressione non mi piacque per niente.


 
*


<< Quante volte devo dirti che mi dispiace? >> urlai, mentre Simon continuava a stringermi il braccio. Era arrabbiatissimo per la mia “performance”. Dopo aver riempito di botte quel poveretto aveva chiamato Becky e pagato il conto – alto a causa delle mia “sete”.
<< Guarda che dovrei essere io quella arrabbiata >> sbottai. Con uno strattone riuscii finalmente a liberarmi della sua presa.
<< Se non sbaglio non sono io che ti ho prosciugato il conto in banca. O quello che si è ubriacato come un'idiota facendosi abbordare da un qualsiasi imbecille >>
A quelle accuse mi sentii ridicola e la mia rabbia aumentò ancora di più.
<< Se non sbaglio non sono di certo io quella che ti sta costringendo a fare qualcosa che non vuoi? >>
<< Oh, ma davvero? >> disse riacchiappandomi il braccio << Credi che mi diverta ad inseguirti in giro per l'America? >>
<< Nessuno te lo ha chiesto >> sbraitai
Lui si fermò e con un cenno indicò a Becky di proseguire da sola verso la macchina.
<< Che cosa vuoi Melissa? >> disse, come se fosse mia la colpa << Io ti ho dato tutto. Da quando ti ho conosciuta sei stata al centro della mia vita. Ti ho amata, ti ho rispettata, ti ho difesa... >>
<< Ma non mi hai mai capita... >> lo interruppi << L'unica cosa che volevo, l'unica cosa che voglio è essere umana e tu non riesci a capirlo >>
<< Tu non sai quello che vuoi. Non lo hai mai saputo: un giorno essere un lupo mannaro era il tuo sogno, il giorno dopo era un incubo >>
Abbassai lo sguardo, colpevole. Un tempo lo avevo desiderato, ma poi avevo cominciato a pensare e forse togliere la vita da una persona – chiunque esse fosse – non era giusto. Non importava cosa avrei avuto in cambio. Quei “doni” non valevano la vita di qualcuno, pensavo.
Ma se quel qualcuno fosse un assassino, fosse qualcuno di cattivo?, mi dicevano gli altri, allora avevo provato e riprovato ma togliere la vita a qualcuno non era stato così semplice. Non ci riuscivo.
<< Non te ne accorgerai neanche >> disse Simon << Io sarò con te >>
La sua mano si posò sotto il mio mento e lo attirò verso di lui << Dovrai solo chiudere gli occhi >>
Sentivo le lacrime spingere per fuori uscire << Non posso >>
<< Si, che puoi >>
Mi prese per mano e mi condusse alla macchina. Solo allora mi accorsi che con Becky c'era anche qualcun'altro. Non potevo vederlo in faccia: aveva un sacco di tela in testa.
<< Dovrai solo dare una spinta >>
La sua voce diventata sempre più melodica e quando arrivai accanto a Becky vidi per terra delle linee metalliche.
<< Binari? >>
Lei sorrise << Non sentirà male >> garantì
Andai davanti al ragazzo imprigionato da Becky e presi la tela fra le mani.
<< Sicura di voler vedere il suo viso ancora? >> chiese la ragazza
Quelle parole credetti che sotto quel sacco ci fosse il ragazzo che Simon avesse preso a pugni, o forse uno fra quelli che ci aveva provato con Becky.
Allontanai la mano, per un secondo e restai immobile: se dovevo uccidere quel ragazzo, dovevo portarne il peso.
In quel momento, il ragazzo trovò la forza per reagire. Diede un calcio a Becky e nonostante avesse le mani legate riuscì a liberarsi delle sua presa. Simon mi tirò indietro, mentre Becky riportava il prigioniero sotto controllo. Il sangue del ragazzo si intravedeva perfino dalla tela.
<< Basterà che lo porti al centro >> suggerì Simon
Mi diede una piccola spinta e io obbedii. Il ragazzo doveva essere svenuto, perché dovetti trascinarlo di peso fin sopra al binario. Lui era steso e immobile.
Sei ancora in tempo, dice una voce dentro di me.
È questo quello che sei, diceva l'altra voce.
Simon e Becky mi si affiancarono appena sentirono i fischi del treno; la luce si proiettò lungo il binario, illuminando il corpo del ragazzo che doveva essersi svegliato a causa del forte suono. Il miei respiri divennero sempre più corti e il cuore batteva alla velocità della luce.
Vidi il ragazzo scuotere la testa e cercare di alzarsi, con le mani riuscì a togliere la tela che lo copriva.
Il cuore mi si fermò.
<< Jeremy? >> bisbigliai. Istintivamente guardai vero il treno, più vicino di quanto mi aspettassi e poi riportai lo sguardo su di lui.
Cercò di alzarsi, ma un pezzo della sua maglietta era rimasto incastrato tra i binari.
<< Jeremy >> urlai, lui alzò il viso verso di me.
Era spaventato. E se stava provando anche solo la metà della paura che stavo provando io allora era molto più che terrorizzato. Stavo per uccidere Jeremy.
Senza pensare scattai in avanti e mi misi a correre verso di lui. Non avevo idea di dove fosse il treno e non prestavo attenzione alle urla di Becky e di Simon.
Non potevo uccidere Jeremy. Preferivo morire.
I miei piedi si mossero veloci e più mi avvicinavo a Jeremy, più forte diventava la luce.
Poi finalmente le mie mani lo raggiunsero e lo spinsero lontano.




 

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Capitolo 24
*** Non è colpa tua ***


≈≈ NON È COLPA TUA ≈≈


 
<< Non respira >>
<< Si...respira ancora >>
Voci lontane mi raggiunsero, abbattendo i muri tenebrosi in cui mi trovavo. Erano soffuse, irreali, come se mi trovassi in un sogno e non riuscivo a capire a chi appartenessero.
Provai a muovermi, a guardare cosa si nascondeva oltre l'oscurità che mi cullava ma mi sembrava di non riuscire a fare niente.
<< Andiamo, Melissa >>
Qualcosa di caldo entrò in contatto con la mia pelle. Doveva essere una mano che mi sfiorava una guancia.
Fu quel contatto che mi provocò uno strano formicolio lungo il corpo: era piacevole. Una seconda mano si posò su di me, sostenendomi la testa.
<< Apri gli occhi >>
La voce diventava sempre più chiara, fino a quando non la riconobbi. Allora, solo allora riuscì ad aprire gli occhi.


Sentivo la testa pesante come un macigno ed ero grata a chiunque la stesse sostenendo.
L'unica cosa che riuscivo a ricordare con certezza era Jeremy, il resto era confuso.
<< Jeremy >> gridai scattando. Mi ritrovai improvvisamente seduta nel mio letto, nella mia stanza a casa Lockwood.
Delle braccia mi avvolsero in un protettivo e caldo abbraccio. Forse, un po' troppo forte per una ragazza umana come me.
<< Tyler, mi stai strozzando >>
<< Te lo meriteresti con lo spavento che mi hai fatto prendere >> sussurrò al mio orecchio. Sorrisi e mi lasciai andare contro di lui. Avevo avuto così paura di non rivederlo mai più.
<< Mi dispiace >> borbottai << Mi dispiace così tanto. Pensavo che sarebbe finito tutto >>
<< Sei al sicuro, adesso >> disse accarezzandomi i capelli. Poi la figura di Jeremy riempì di nuovo la mia mente.
<< Jeremy >> dissi << Lui era...io stavo... >>
Tyler mi prese il viso tra le mani e mi disse di tranquillizzarmi << Jeremy sta bene >>
Tirai un sospiro di sollievo.
<< Come avete fatto a trovarci? >>
<< È stato merito di Bonnie >> sorrise << Avere una strega come amica, a volte, è un bene, sai? >>
Sorrisi di rimando. C'erano così tante domande e così tante cose che volevo dire, ma niente in quel momento si sembrava appropriato.
<< Cos'è successo? >> chiesi << Mi ricordo di aver corso verso Jeremy e di averlo spinto lontano. Poi cos'è successo? Come avete fatto a salvarmi? >>
Tyler socchiuse le labbra, come se volesse dire qualcosa ma non fece in tempo.
<< Io ti ho salvata >>
Entrambi portammo lo sguardo sulla figura, appoggiata allo stipite della porta.
<< Katherine? >> chiesi stupita.
Avevo imparato a riconoscere Elena da Katherine, forse meglio di chiunque altro. Sapevo che era lei e sapevo anche dell'affetto che aveva per me eppure continuavo a stupirmi.
Lei avanzò verso di noi, e Tyler si alzò come se non sopportasse di stare accanto a lei. Come se Katherine fosse un virus.
<< Se ti serve qualcosa >> disse Tyler << Io sono di sotto >>
Mi diede un bacio sulla fronte e si allontanò.
Katherine prese il suo posto e si sedette accanto a me << Come ti senti? >>
<< Mi hai salvata? >> domandai
Lei sorrise << Ancora te ne sorprendi? >>
Chinai lo sguardo imbarazzato. Non sapevo mai come comportarmi con lei. Se da un lato avrei voluto tornare a vederla come la mia Katherine, dall'altra parte non riuscivo, non volevo, dimenticare quello che aveva fatto ai Salvatore. O a Caroline.
<< Grazie >> dissi infine << Ti devo la vita >>


 
*


Non sapevo se Katherine se ne fosse andata, ma quando uscii dal bagno di lei nemmeno una traccia.
Era davvero brava a svignarsela! Tuttavia il pensiero di lei che si allontanava in silenzio mi fece sorridere. Un sorriso nostalgico: mi mancava la tranquilla vita che facevamo in California.
Scesi le scale e gettai uno sguardo l'orologio appeso alla parete: erano le cinque del mattino - minuto più, minuto meno.
Tyler e Caroline erano seduti sul divano, di fronte a loro c'era Matt.
<< Hey >> li salutai
Matt e Caroline mi vennero incontro ed entrambi mi abbracciarono. Non mi sarei mai abituata a tutti quegli abbracci, anche se – devo ammetterlo – cominciava a piacermi tutta quella considerazione.
Mi guardai intorno << Dove sono Gen e Lex? >>
Caroline si staccò da me e mi rivolse un sorriso amaro. Mi disse che Lex si era ripreso dalla ferita che Gen gli aveva inflitto durante la notte di luna piena, ma che Becky gli aveva dato colpo ben assestato alla nuca. Mentre Gen, era stata morsa da Simon.
<< Ma sta bene!? >>
Caroline guardò Tyler e io capii che qualcosa non andava << No >> mi rivelò << C'è stato un combattimento. Simon le ha rotto una costola e... >>
Sembrava che non riuscisse a trovare le parole per dirmelo << Non sta bene, Melissa >>
Corsi in camera sua e quando entrai rimasi di pietra, con le lacrime agli occhi.
Feci un passo avanti e finalmente riuscii a vederla. Aveva le palpebre socchiuse, lo zigomo sinistro viola e il labbro inferiore spaccato.
<< Gen... >> dissi sotto voce. La luce era spenta e l'unica luce che filtrava nella stanza era quella che proveniva dalla finestra aperta.
Mi avvicinai ancora di più e notai la fronte imperlata di sudore e le labbra screpolate.
Quando mi riconobbe sorrise << Ciao >> mi disse
Le sorrisi, ricacciando le lacrime da dove erano venute e mi sedetti sul letto accanto a lei.
<< Come stai? >>
<< Bene >> mentì e subito dopo una serie di violenti colpi di tosse la scossero << Ho freddo >> disse, chiedendomi di darle un'altra coperta.
<< Mi dispiace, Gen >>
Lei scosse la testa << Non è colpa tua. È stato Simon >>
Altri colpi di tosse.
<< Sta tranquilla >> dissi << Tra poco passerà tutto e tornerai come prima >>
Lei sorrise e mi disse di essere stanca. La lasciai riposare, ma non potevo fare a meno di chiedermi perché non stesse guarendo. Per quando forte fosse Simon, almeno i lividi avrebbero dovuto sparire.

*

Chissà perché avevano scelto proprio me per questo compito. Ero bravo con le torture e punzecchiare un po' quella donna – lupo che aveva quasi sbranato mio fratello e la ragazza che amavo non era realmente un problema. Solo che non capivo perché avessero dovuto coinvolgere proprio me per questo. Me ne stavo tranquillo a farmi i fatti miei e poi tutto d'un tratto salta fuori Elena che mi dice << Abbiamo bisogno di te >>
Ma che ci posso fare, sono fatto così! Tu chiami, Damon risponde.
<< Allora, lupacchiotta non ti sei ancora stufata di prenderle da me? >>
La ragazza alzò lo sguardo e senza dire una parola mi lanciò uno spunto che andò finire dritto dritto sulle mie scarpe.
<< No, no, no tesoro, così non va bene >> le dissi << Tanto per cominciare queste sono le mie scarpe preferite... >>
Le diedi uno schiaffo.
<< Secondo, con stai collaborando >>
Le diedi un altro schiaffo
<< E terzo... >> feci per pensarci su ma poi mi ricordai che non avevo bisogno di un reale motivo per cantagliele e così le tirai un terzo schiaffo.
La ragazza sputò un po' di sangue.
<< Non ti sembra di esagerare... >>
Mi voltai verso Stefan, che mi stava guardando con il suo solito cipiglio preoccupato
<< No >> gli dissi alzando le spalle
<< Andate all'inferno >> gridò la ragazza
Io guardai Stefan << Lo vedi? Lo fa apposta per provocarmi >>
Senza pensarci su presi la bottiglietta sul tavolo di legno e le lanciai addosso un po' di liquido: strozza-lupo.
Lei urlò.
<< Quello che devi fare è semplicemente dirci dov'è andato l'altro lupo... >>
<< Non lo so e anche se lo sapessi non te lo direi, vampiro >>
<< Vampiro! Lo dici come se dovessi vergognarmene >> ridacchiai
Mi guardò con uno sguardo di sfida e i miei sensi da predatori si risvegliarono: allungai i canini e gli occhi diventarono cremisi << Ti hanno mai morso? >> le chiesi
Allora vidi la paura nei suoi occhi: non sapevo di preciso cosa succedeva quando era un vampiro che mordeva un lupo, ma supponevo che accadesse la stessa cosa che avviene quando era un lupo a mordere una vampiro. Si moriva.
Mi avvicinai a lei, tanto quanto bastava per sentire il suo cuore battere all'impazzata. Ancora qualche secondo e sarebbe morta di paura.
<< Fermati, Damon >>
La mano del mio fratellino si posò sul mio braccio e mi vidi costretto a fare quello che mi chiedeva.
Grazie al nostro super udito sentimmo la porta aprirsi e dei passi rumoreggiare. Quando ci voltammo verso l'entrata dei sotterranei la figura di Melissa comparve davanti a noi.
<< Melissa >> cominciò Stef << Come stai? >>
La ragazza non pareva averlo sentito. Se ne restava ferma, con le braccia distese lungo il corpo a guardare silenziosa e furente la lupacchiotta dietro di me.
<< Sta morendo >> disse tra i denti
Io e Stefan ci spostammo da parte. Volevo davvero godermi quello spettacolo.
<< Sei contenta? >>
La prigioniera sorrise << Questa è stata colpa tua >>
Melissa avanzò lentamente senza staccarle mai gli occhi di dosso << Che le ha fatto? >>
L'altra scosse la testa << Non so di cosa parli >>
<< Simon l'ha morsa. E lei non sta guarendo. Perché? >>
Becky alzò le spalle e le fece capire chiaramente che non le importava.
Con uno scatto Melissa le fu addosso, batte entrambe le mani sull'asse di legno a cui era legata. Era a pochi centimetri dal suo viso << Perché? >>
Stefan la prese e la allontanò. Io presi il suo posto: ero più bravo a far paura.
Digrignai i denti e mi avvicinai pericolosamente al suo collo. Glielo sfiorai con il dito e risalii la giugulare << Ti ha fatto una domanda... >>
Becky deglutì vigorosamente, mentre la mia mano si chiudeva attorno alla sua gola.
<< Non lo so >> balbettò. Nessuno di noi le credette. O almeno, io non le credetti, così strinsi ancora di più.
<< O-ok >> disse
<< Non credo di aver sentito... >> la derisi
<< V-va be-bene >>
Lasciai la presa e lei si schiarì la voce << Veleno >> disse << Prima di morderla, l'ha graffiata >>
<< E allora? >> la spronò Stefan
<< Gli artigli di Simon c'era del veleno >>
<< Che veleno? >> chiese Melissa
Becky chinò lo sguardo e io la costrinsi e rialzarlo << Che veleno? >> le urlai contro
<< Sangue di vampiro >>
<< Com'è possibile? >> chiesi io << Lo avrebbe ucciso >>
<< Quando abbiamo scoperto che qui c'erano vampiri e licantropi abbiamo preso le nostre precauzioni. Abbiamo ucciso un vampiro, poco fuori città, e poi abbiamo tenuto un po' del suo sangue. Simon vi intingeva gli artigli ogni volta e quando l'ha graffiata... >>
Il resto era chiaro.
Melissa barcollò e Stefan le fu subito accanto << Ti senti bene? >> le chiese
Lei annuii e si appoggiò al tavolo. Calò il silenzio per pochi secondi. Poi, veloce come un vampiro, Melissa scattò verso Becky brandendo uno dei pugnali di Alaric.
Glielo conficcò nello stomaco con forza e rabbia.
<< Se Gen muore >> disse stringendo il pugnale << Te la farò pagare cara >>
Becky ridacchiò << Vorresti uccidermi? >> disse, con il sangue cominciava a colarle sul mento
A quelle parole vidi la presa di Melissa farsi più debole e la sua sicurezza vacillare. Non poteva darla vinta a quella stronza.
<< A dire il vero, non vedo l'ora di mettere qualcosa sotto i denti >> dissi io sorridendo
Melissa estrasse di colpo il pugnale dal suo corpo e lo lasciò cadere a terra. Il suono metallico rimbombò per tutta la stanza.
Infine il suono del suo cellulare coprì quel silenzio in cui eravamo caduti.
<< Tyler, che succede? >>


 
*


<< Gen! Gen, dove sei? >> chiamai a gran voce il nome della ragazza che amavo, camminando per i boschi di Mystic Falls. L'alba sarebbe spuntata tra poco e non avevo molto tempo prima di trovarla.
Non avevo idea di cosa le sarebbe successo, ma ero preoccupato. No sapevo dov'era, né se stesse bene. L'unica cosa che provavo in quel momento era terrore: se le fosse accaduto qualcosa non avrei mai potuto sopportarlo. E Simon l'avrebbe pagata. Lo giurai a me stesso: se a Gen fosse successo qualcosa, Simon avrebbe sofferto mille volte il dolore che stavo provando io.
<< Genevieve? >> gridai ancora. Mi sembrava di continuare a girare in torno. A vuoto.
Mi fermai quando sentì dei movimenti. Mi voltai, giusto in tempo per vedere Tyler spuntare fuori da dietro un albero.
<< L'hai trovata? >> mi chiese
Scossi la testa.
<< Lex >> mi sentii chiamare
Melissa mi corse incontro e mi abbracciò. Ero felice di vederla e sapere che stava bene, ma la preoccupazione per Gen occupava il mio cuore. Completamente.
<< La troveremo >> disse. Dietro di lei arrivarono anche Stefan e...
<< Che ci fa lui qui? >> ringhiai vedendo Damon, Melissa mi mise entrambe le mani sul petto e cercò di calmarmi.
<< È qui per aiutare >>
Lanciai al vampiro un'occhiata di sfida e poi tornai a guardare la mia amica << Ne sei sicura? >>
Esitò, ma dopo qualche momenti annuì.
Ricominciammo a camminare. Ero contento che Tyler avesse avvertito Melissa, perché io non avrei avuto la forza per farlo.
<< Fermi >> disse Stefan all'improvviso
Tutti ci fermammo, in attesa. Seguimmo il suo sguardo e finalmente la rividi.


 
*


<< G-Gen >> mormorò Lex
La mia amica se ne stava rannicchiata sotto un albero. Era completamente nuda e piena di lividi: la ferita che Simon le aveva inferti si era riaperta e la sua pelle era diventata pallida.
Lex si tolse la maglietta e si avvicinò a Gen, con l'intento di coprirla.
<< Gen, sono io >> le disse dolcemente << Va tutto bene >>
La mia amica lo guardava come se non riuscisse a capire quello che le stava dicendo. Sembrava che appartenesse ad un altro pianeta.
<< Mi riconosci? >> si chinò su di lei e le sorrise << Gen... >>
Lex allungò una mano per toglierle la ciocca di capelli che le copriva il viso, ma lei non glielo permise.
Gli ringhiò contro e buttò a terra. Feci uno scatto in avanti, ma sentii un braccio trattenermi.
<< Va tutto bene >> disse Lex, facendoci capire che poteva ancora sistemare le cose.
Si rialzò e si riavvicinò a lei.
<< Lex? >> disse piangendo la mia amica
<< Si, amore sono io >>
<< Fa male >> disse, rannicchiandosi di nuovo contro l'albero << Non riesco più a sopportarlo, Lex >>
Il mio amico cercò di nuovo di avere un contatto con lei, ma anche stavolta fallì.
<< Stammi lontano >> gli urlò
<< Gen >>
<< Andate via >>
Senza volerlo la mia amica snudò le zanne e mostrò gli artigli.
Le lacrime cominciarono a scendere calde e salate sulla mia pelle; la vidi voltarsi verso di noi. Aveva gli occhi gialli, come quando era trasformata e pieni di sangue. Piangeva e le sue lacrime lasciavano candide strisce sul suo volto.
Non potevo stare lì ferma a guardare mentre la mia migliore amica moriva. Dovevo fare qualcosa.
Gen chiuse gli occhi e fece scrocchiare il collo. Si mise a quattro zampe e ringhiò. Poi attaccò Lex. Gli fu addosso con un balzo e cercò di morderlo.
Stefan e Tyler scattarono subito verso di lei e la spinsero lontano, liberando il mio amico.
<< Dobbiamo andare via da qua >> suggerì Tyler
<< Andate >> disse Lex << io non la lascio qui >>
<< Ti ucciderà >> disse Stefan
<< Io non la lascio >> disse convinto
<< Neanche io >> dissi
<< Melissa... >> cercò di dire Tyler
<< Lei è la mia migliore amica >>
<< Quella non è più la tua migliore amica >> disse Damon << Qualsiasi cosa sia, quella non è la persona che conoscevate >>
Tremavo e aveva paura. Paura per Gen, paure che quello che avesse detto Damon fosse vero.
Gen ricominciò a muoversi verso di noi.
<< Per favore Gen, fermati >> dissi io
Non mi diede ascolto, ma ringhiò con più forza.
<< Gen, ascoltami >> riprovò Lex
La mia amica, o quello che ne rimaneva non si fermò.
<< Non ti ascolterà >> disse Damon
<< Ti sbagli >> urlò << Lei... Gen, ti prego >>
Gen ringhiò e si mise in posizione d'attacco. Era incredibile: nonostante avesse mantenuto la sua forma umana si muoveva come se si fosse trasformata.
L'unica cosa che riuscivo a vedere erano i suoi occhi: arrabbiati, sofferenti. Pieni di paura.
Saltò e buttò a terra Lex, cercando di morderlo.
Tyler e Stefan gli furono addosso all'istante e riuscirono a staccarla da Lex.
Damon si mosse verso di loro. Mi superò e capì quello che aveva in mente di fare.
<< Damon no >> dissi
Lui si voltò verso di me. Il viso una maschera di durezza << Andate via da qui >>
Stefan e Tyler riuscirono a tenere Gen, che continuava a dimenarsi e la fecero appoggiare ad un albero. Io mi avvicinai a Lex.
Non riusciva nemmeno ad alzarsi: era distrutto. Anche lui aveva capito cosa sarebbe successo.
<< No >> urlava << Fermatevi >>
Mi inginocchiai accanto a lui e lo abbracciai, impedendogli di vedere la scena. Guardai Tyler, poi Stefan e infine Gen.
Non fui più in grado di controllare le lacrime e le lasciai scorrere. I singhiozzi di Lex rimbalzavano sul mio cuore e le sue braccia erano strette attorno a me.
Damon si voltò ancora verso di me e per un attimo il suo sguardo si addolcì.
<< Chiudi gli occhi >> mi disse
Avrei voluto farlo, ma non ci riuscì.
Damon si voltò rapido e trafisse il petto della mia amica con una forza inimmaginabile.
Svelto ritrasse il braccio, lasciando cadere qualcosa che teneva stretto nella mano piena di sangue.
Gli occhi della mia amica erano tornati del loro colore naturale, ma adesso erano spenti e senza vita. Guardai il suo bel viso per l'ultima volta, mentre il suo corpo si accasciava al suolo.
Solo allora chiusi gli occhi.


 
*


Avvolgemmo il suo corpo in un telo e lo seppellimmo nel bosco. Lex non era riuscito a trattenere il dolore ed era svenuto tra le mie braccia: Tyler aveva dovuto sollevarlo e sistemarlo in macchina.
Meritava che il suo corpo tornasse a casa, che il branco soffrisse per la sua morte, ma non potevamo tenere un morto in casa. Ne io ne Lex eravamo in condizioni di partire.
Avrei voluto andare io stessa nel bosco, ma Damon non me lo permise. Quando tornò aveva ancora le mani sporche di sangue.
<< Fatto >> disse << L'ho seppellita >>
<< Andiamo a casa >> mi disse Tyler, prendendomi per le spalle
<< È colpa mia >> dissi, senza muovermi << Simon le ha fato questo per colpa mia >>
<< No, non è vero >> disse Tyler
<< Si, invece >> dissi, staccandomi da lui << Magari non sono stata io a trasformarla in quel...in quello che è diventata ma è stata colpa mia >>
<< Ma quanto sei melodrammatica >> intervenne Damon << Ti hanno rapita, ti abbiamo liberata e c'è stata una vittima. È così che funzionano le battaglie >>
<< Ma questa non era la vostra battaglia >>
<< Beh dovevi pensarci prima >> disse << Adesso è tardi >>
<< Damon! >> lo rimbeccò Stefan
<< Cosa? >> disse lui << Le persone muoiono >>
<< Non così >> dissi io << Non in quel modo >>
<< Allora è quello il vero problema... >> disse lui << Le ho strappato il cuore. È questo che ti turba tanto? >>
Come poteva essere così insensibile? Come poteva non capire quello che provavo?
<< Lascia che ti spieghi come funzionano le cose, così potrai alleggerire il peso che ti porti dietro >> disse ironico << La tua amica era diventata una minaccia. Uccidendola le ho fatto un favore >>
<< Avremmo potuto trovare un'altra soluzione... >>
Scosse il capo << Sai che era l'unico modo. Quello che è successo oggi si chiama effetto collaterale >>
<< Come puoi dirlo? >> piagnucolai
<< Sapevi a cosa andavi incontro, se non riesci a reggere tutto questo fatti soggiogare e dimentica. Altrimenti smettila di piangerti addosso e fattene una ragione >>
<< La mia migliore amica è appena morta >> urlai
<< Non sono problemi miei >>
<< Le hai strappato tu il cuore >>
<< Si >> sibilò << Nello stesso modo in cui l'ho strappato anche a Mason >>

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Capitolo 25
*** Presto sarà tutto finito ***


≈≈ PRESTO SARÀ TUTTO FINITO  ≈≈


 
 
Florida – Due mesi prima
 
Mason caricò l'ultima valigia; poi si voltò verso di me.
<< Ritornerò >> disse
Sollevai lo sguardo su di lui, trattenendo le lacrime. Volevo essere arrabbiata, dovevo esserlo, ma non ce la facevo.
<< Lo hai già detto >> dissi io
Lui mi sorrise << Non essere arrabbiata >>
<< Non lo sono >>
<< Bugiarda >>
Mi prese le mani e le strinse << Melissa, io voglio davvero prendermi cura di te. Come farebbe un padre, ma prima devo fare una cosa >>
<< Perché non posso venire anche io? >> gli chiesi io, per l'ennesima volta
<< Perché non voglio che tu ti faccia male... >>
<< E se ti accadesse qualcosa? >>
Mason sorrise di nuovo e mi diede un bacio sulla fronte << Non mi accadrà niente, tesoro >>
Distolsi lo sguardo da lui e lo puntai sulla macchina accanto a me. Lo avevo appena ritrovato, non potevo perderlo. Non ancora.
<< Hey >> richiamò la mia attenzione << Se, e dico se, qualcosa dovesse accadermi Kat si prenderà cura di te >>
Rimasi in silenzio. E se fosse successo qualcosa anche a Katherine? Dopotutto andavano insieme.
<< Ripetimi dove state andando? >> chiesi io
<< Te lo dico solo se prometti di restare qui e di aspettarmi... >>
Sbuffai, ma annuì.
<> disse lui. Mi strinse in un abbraccio e mi diede un ultimo bacio sulla fronte. Poi salì in macchina.
<< Mason... >> lo richiamai io << Promettimi che tornerai... >>
Lui mi sorrise << Tornerò >> disse << E quando lo farò saremo una famiglia >>
 
*
 
Io un padre non lo avevo mai avuto.
Mi ero sempre chiesta come fosse: se mi somigliasse, se fosse un licantropo, se sapesse di me. Mia madre mi rivelò la verità solo poco prima di morire e non avevo idea di cosa avrei fatto; volevo conoscerlo, vederlo e dirgli che io esistevo. All'inizio mi disse solo il suo nome: Mason. Lo trovavo un nome meraviglioso e cominciai a scriverlo ovunque, sui quaderni, per terra, sul palmo della mano. Ne ero quasi ossessionata: come se al posto di un padre, stavo cercando la mia anima gemella.
Ma alla fine ce l'avevo fatta e l'avevo trovato. Mi ero presentata alla sua porta, un po' come avevo fatto con Tyler. All'improvviso, affidandomi solo al destino.
Aveva aperto la porta e mi aveva sorriso; aveva i miei stessi occhi. Non avevo idea di cosa fare, non potevo semplicemente dirgli: “Hey, ciao sono tua figlia Melissa. Piacere di conoscerti”.
Non sapevo niente di lui: magari, aveva una famiglia, degli altri figli e una moglie. Chi ero io per distruggere tutti i suoi sogni?
Ma lui mi voleva. Voleva che io stessi con lui e voleva conoscermi. Voleva essere mio padre.
Poi se n'era andato e aveva promesso di tornare. Ma non lo aveva fatto. Avevo pensato il peggio: che si fosse stancato, ma non avesse avuto il coraggio di dirmelo, che non mi volesse più. Nemmeno Katherine era più tornata, o anche se lo aveva fatto io non potevo ricordarmene. Adesso so il perché. Adesso so perché Mason non è mai tornato.
 
<< La mia migliore amica è appena morta >> urlai
<< Non sono problemi miei >>
<< Le hai strappato tu il cuore >>
<< Si >> sibilò << Nello stesso modo in cui l'ho strappato anche a Mason >>
Senza nemmeno accorgermene il respiro mi si mozzò in gola e i singhiozzi smisero di rigenerarsi.
<< C-cosa? >> chiesi
<< Mi hai capito >> disse Damon, avvicinandosi a me con passi lenti e decisi << Io ho ucciso Mason >>
Mi sentì le gambe molli e cominciai a tremare. Gli occhi mi si riempirono di nuovo di lacrime e le mie labbra cominciarono a tremare vistosamente.
Scossi la testa. Non era possibile, Tyler mi aveva assicurato che Mason stava bene; che era fuori città.
<> dissi << Non è vero >>
Quando vide il mio volto, Damon si fermò all'istante.
<< Tyler >> chiamai << Sta mentendo, vero? >>
<< Posso spiegarti tutto >>
Una voragine si aprì dal profondo, dentro di me e iniziò a risucchiare dentro ogni cosa.
<< No >> scossi la testa << Tu hai detto... >>
Tyler si mosse verso di me e allungò una mano verso di me. Appena me ne accorsi, mi ritrassi immediatamente.
Mi portai una mano alla bocca, cercando di trattenermi. Indietreggiai, alternando il mio sguardo da Tyler, a Damon, a Stefan.
<< Melissa, non è come credi... >>
<< Stammi lontano >>
Tyler si fermò e abbassò lo sguardo.
<< Tu avevi detto che... >> cercai di dire << Mason è morto? >>
Tyler annuii << Mi dispiace >>
<< Mi hai mentito >> piansi più forte << Per tutto questo tempo, non hai fatto altro che dirmi un sacco di cazzate >>
<< Melissa, ti prego... >>
<< Mi hai presa in giro fino ad ora >> dissi << Lo sapevate tutti, non è vero? Tu, Caroline...lo sapevate tutti e nessuno me lo ha detto >>
Mi costrinsi a riprendere fiato: avevo così tanta rabbia e dolore dentro di me. Ma le parole di Damon e il silenzio di Tyler era eloquente.
Ero sul punto di esplodere, l'unica cosa che volevo fare era scappare. Andare lontano.
 
*
 
Quando mi accorsi che il telefono stava squillando, guardai con sospetto il nome sul display.
<< Bonnie, c'è un problema! >> la voce di Caroline era acuta e affannata << Melissa è sparita >>
<< Car, cerca di calmarti ok? >> cercai di tranquillizzarla, ma lei non mi lasciò finire
<< Stare calma? Tyler sta dando di matto e se non fosse per Stefan lui e Damon si sarebbero già uccisi >>
<< Sono sicura che sta bene >> riprovai
<< E se si fosse cacciata in qualche guaio? Tyler non se lo perdonerebbe mai. E nemmeno io >> sbottò la mia amica << Elena è con Matt, la stanno cercando! >>
<< Prendi fiato e dimmi cos'è successo? >> dissi
<< Damon le ha praticamente urlato in faccia che ha strappato il cuore dal petto di Mason. E poi le ha detto che noi tutti lo sapevamo >>
Tutti sapevamo che prima o poi la verità sarebbe saltata fuori. Avevamo cercato di tenerla all'oscuro di tutto e non era giusto. Melissa era diventata una nostra amica e aveva il diritto di sapere la verità su Mason.
Una parte di me era convinta Damon avesse fatto la cosa giusta, una volta tanto. Anche se aveva avuto davvero un pessimo tempismo e il tatto di un pachiderma.
Mi schiarii la voce e mi maledissi << Melissa è qui >>
Per qualche secondo dall'altra parte ci fu un silenzio glaciale.
<< Che vuol dire Melissa è qui? >>
Mi voltai, assicurandomi che Melissa non stesse ascoltando la nostra conversazione e mi allontani ancora di qualche passo.
<< Si è presentata qui all'improvviso. Non sapevo cosa fare, era disperata >> ammisi
Io non ero brava in queste cose. Caroline ed Elena se la cavavano decisamente meglio di me quando ci trovavamo in situazioni simili. Ma Melissa era venuta da me e non avevo il coraggio di cacciarla.
<< Vengo a prenderla >>
<< No >> dissi, più forte di quanto non volessi << Le ho promesso che non avrei detto a nessuno dov'era. Qui è al sicuro e credo che non sia arrabbiata con me. Lascia che le parli; ha disperatamente bisogno di qualcuno che le stia vicino. Ti prometto che domani mattina la riaccompagno a casa >>
Sentii Caroline tirare un lungo sospiro dall'altra parte del telefono << Sei sicura? Vuoi che venga lì anche io? >>
Mi morsi un labbro. Avrei tanto voluto qualcuno che mi aiutasse a gestire questa cosa, ma avevo promesso a Melissa che mi sarei presa io cura di lei. Allungai il collo, oltre la cucina e la guardai. Quando era piombata da me aveva gli occhi gonfi di pianto ed era talmente agitata che sembrava stesse per scoppiare da un momento all'altro.
<< No, tranquilla >> dissi, ritornando nel mio rifugio << Dì a Tyler di stare tranquillo >>
<< Grazie, Bonnie >>
<< Ci vediamo domani, Car >>
Riagganciai e tornai da Melissa con un the. Era rimasta ferma nella stessa posizione per almeno due ore, cosa che credevo impossibile per un essere umano.
Poggia la tazza sul tavolino e mi sedetti accanto a lei.
<< Come ti senti? >> le chiesi
Melissa aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono.
<< Lo so che sei sconvolta, ma... >>
<< Non farlo >> disse lei << Non dirmi che è stato per il mio bene, per non farmi soffrire, perché non è vero >>
<< Mi dispiace >> le dissi. Non avevo niente che potesse consolarla o farla sentire meglio.
Per la prima volta, alzò lo sguardo e mi guardò: i suoi occhi, solitamente chiari e splendenti erano spenti e coperti da un velo di sofferenza.
<< Scusa se sono piombata qui all'improvviso. Non sapevo dove altro andare >>
Alzai le spalle << Non fa niente >>
Dentro di me, ero contenta che avesse scelto di venire da me e di fidarsi.
<< Puoi restare qui il tempo che vuoi >> le dissi << Ma Tyler è davvero molto preoccupato per te. E anche Caroline, anzi a dire il vero, lo sono tutti >>
Accennò ad un sorriso << Da quando sono arrivata, mi sono sempre sentita in colpa perché, in un modo o nell'altro, nascondevo a Tyler qualcosa. Mi sentivo in colpa perché vi ho coinvolti in una lotta che non era la vostra. E la cosa peggiore era che stando qui mi sono sentita a casa >>
<< Non dovrebbe essere una cosa positiva? >> le chiesi
Scosse la testa << Mi sono dimenticata di lui >> disse << Io ero venuta qui per cercare Mason >>
Ricominciò a piangere e senza pensarci tanto mi allungai verso di lei e l'abbracciai. Restammo così per qualche minuto, poi i suoi gemiti diminuirono e il suo respiro si calmò. Mi accorsi che si era addormentata; doveva davvero essere sfinita.
 
*
 
<< Tyler, fermati. Non puoi farlo! >>
Caroline cercò di fermarmi, ma io non volevo sentire ragioni. Non mi voltai, perché sapevo che in un modo o nell'altro mi avrebbe convinto. Non mi voltai perché se lo avessi fatto avrei ucciso Damon.
<< Tyler, fermati! >>
Caroline mi piombò davanti agli occhi, bloccando il mio cammino.
<< Caroline >> dissi con voce ferma e decisa
<< Con Bonnie sarà al sicuro >> disse << Devi lasciarle un po' di tempo >>
Cercai di ignorare le sue parole, per quanto vere. Avrei dovuto lasciare a Melissa il proprio spazio, ma dovevo spiegarle.
Rilassai i muscoli, da troppe ore in tensione, e la guardai.
<< So come ti senti >> disse, addolcendo lo sguardo << Ma adesso ha bisogno di stare un po' da sola >>
Non potevo sopportare il peso di sapere di essere stato io quello che le aveva inferto il dolore più grande. Melissa era importante; mi ero affezionato a lei e non volevo essere cancellato dalla sua vita.
Forse, non ero stato io ad uccidere la sua migliore amica né Mason, ma avrei dovuto dirle la verità. Come potevo lasciare che sfogasse il suo dolore senza di me?
Se solo Damon avesse tenuto la bocca chiusa... avrei aspettato il momenti giusto per rivelarle la verità. 
<< Mi dispiace, Car... >> dissi
Lei mi guardò e aspettò in silenzio; sapeva di aver ragione, e lo sapevo anche io. Dopo pochi secondi presi coraggio e la superai. Salì in macchina e mi diressi verso casa Bennett.
 
*
 
<< Damon! >>
La voce di Stefan era diventata particolarmente stridula e fastidiosa.
<< Damon! >>
Lo ignorai di nuovo mentre salivo in camera mia. Chiusi la porta con un gesto deciso del polso e mi diressi verso il bagno.
Avevo bisogno di una doccia: dovevo togliermi tutto quel sangue e quell'odore di morte che avevo addosso. E dovevo riflettere.
Aprii l'acqua della doccia e mi spogliai. Grazie al mio udito super sviluppato riuscii a distinguere la voce di Elena, al piano di sotto.
Mi gettai sotto il getto bollente e iniziai a strofinare. Il sangue si era già seccato e dovetti fregare per riuscire a toglierlo completamente.
Poi restai fermo, con la braccia lungo i fianchi a fissare lo specchio davanti a me, mentre il vapore lo appannava.
 
<< Io non ti piaccio molto, vero? >> 
<< Cosa te lo fa credere? >>
<< Il modo in cui mi guardi >>*
 
Erano i suoi meledettissimi occhi che non mi piacevano. Così simili a quelli di Mason: mi ricordava tutto quello che avevo fatto. Non solo lo avevo ucciso perché rappresentava un pericolo. Lo avevo fatto perché ero geloso di lui; Katherine  teneva davvero a lui e io non potevo sopportarlo. Così come non riuscivo a sopportare che quella ragazzina spuntata fuori dal nulla era riuscita a capire subito che le nascondevo qualcosa.
 
<< Tu sei un vampiro, non un mostro. Ma esserlo è stata una tua scelta >> **
 
Scelte! Lei parlava di scelte. Non aveva idea di che cosa significava essere Damon Salvatore, quello egoista e manipolatore. La seconda scelta per tutto. Io ero il cattivo, ero nato per essere il mostro della situazione.
 
<< Io ho ucciso Mason >>
<>
 
Per un momento, un solo e breve istante si era fidata di me. E io le avevo dimostrato che si sbagliava. Eppure, ogni volta che chiudevo gli occhi riuscivo a vedere le lacrime riempire il suo sguardo e il suo dolore urlare.
Per quell'istante pensava davvero che le stessi mentendo: non voleva credere che fossi stato io. Non voleva credere che Mason fosse morto.
Chiusi l'acqua e uscii dalla doccia, per cercare di smettere di pensare. Presi il primo asciugamano che trovai e me lo legai in vita. Mi avvicinai allo specchio, ancora appannato, e vi passai con il dorso della mano. Vidi la mia immagine riflessa e ancora una volta mi venne in mente quella ragazzina.
 
<< Perché hai paura di ammettere che in fondo ti importa >> ***

Nemmeno io sapevo più di cosa mi importasse davvero. Amavo Elena e, a modo mio, volevo bene a Stefan. Mi ero affezionato alla streghetta, al piccolo Gilbert e perfino a Caroline.
Ogni cosa nella mia vita stava lentamente cambiando; da quando avevo sensi di colpa?
<< Maledetta Fiammiferaia >>
 
*
 
Melissa era ancora addormentata sul mio divano quando qualcuno cominciò a bussare incessantemente sulla mia porta.
Mi avviai sospettosa e quando vidi la figura di Tyler, capii subito che Caroline non avrebbe potuto mantenere il segreto.
Aprii lentamente e lo guardai.
<< Fammi entrare, Bonnie >>
<< Sta dormendo >> dissi
Lui esitò un momento, incerto se io gli stessi dicendo la verità o se gli stessi mentendo.
<< So che è ancora arrabbiata, ma ho davvero bisogno di spiegarle... >>
<< Tyler >> lo bloccai << Quando Melissa è venuta qui, lo ha fatto perché non voleva tornare a casa. Sa che le vuoi bene e le spiegherai tutto. Ma lo farai domani. Per adesso ha solo bisogno di riposare >>
Tyler chinò il capo e si mise le mani in tasca << E se non mi perdonasse? >>
Il mio sguardo si addolcì senza che io lo volessi << Entra >>
Il suo voltò s'illuminò per un attimo e subito dopo si era già catapultato verso il salotto. Ma quando lo raggiunsi, capii di aver fatto la cosa sbagliata.
<< Dov'è? >>
 
*
 (http://www.youtube.com/watch?v=hSH7fblcGWM)
La trovai rannicchiata sotto un albero: gambe al petto, corpo scosso dal pianto e testa nascosta sotto le braccia.
Che stupida! Come poteva starsene lì quando sapeva che c'era un pazzo maniaco che la stava cercando? Stupido io che mi ero fatto prendere dai sensi di colpa!
Mi avvicinai a lei, senza sapere con esattezza quello che avrei fatto. Cercai di fare meno rumore possibile, ma calpestai un ramo secco che si spezzò sotto il mio peso.
Lei mi sentii, ma non si mosse.
Non sapevo come comportarmi: dovevo andare lì o costringerla con la forza? Dovevo lasciarla sola o restare a consolarla?
Restai fermo a guardarla. Ero abbastanza vicino da poterle sfiorare i capelli neri e potevo sentire il cuore che pompava a tutta forza.
Il mio corpo era come un pezzo di ghiaccio e si mosse senza aspettare i miei comandi. Vidi il mio braccio allungarsi verso di lei e posarsi sulla sua spalla. Lei mi ignorò, anzi si ritrasse al mio tocco.
<< Vattene via >> disse; e lo avrei fatto. Ma qualcosa mi diceva che non potevo lasciarla lì.
<< Devi ritornare a casa >> dissi cercando di mantenere un tono freddo e calcolatore
<< La mia casa è lontano da qui perché io ci possa tornare >> urlò; mi mossi e, quando le fui di fronte, mi chinai. Lei voltò subito il volto dall'altra parte, ma io le presi il mento tra le mani e la costrinsi a guardarmi.
<< La tua casa è qui >> dissi  
Melissa, con uno schiaffo allontanò la mia mano e mi spinse lontano. Poi si alzò in piedi e si allontanò di qualche passo.
<< Non toccarmi >> disse con voce rotta << Che cosa vuoi ancora? Non avete fatto altro che mentirmi per tutto il tempo. Tutti voi... >>
<< Lo hanno fatto per proteggerti... >>
Scosse la testa un paio di volte, stringendo gli occhi << Ho perso tutto >> disse cadendo in ginocchio. Ero certo che se non fosse stato per il dolore che provava, avrebbe sentito l'osso destro scricchiolare quando aveva incontrato il suolo.
Essere umani faceva davvero schifo, pensai. Dover sopportare tutto quel dolore, senza avere la possibilità di spegnere tutto.
Eppure una parte di me la stava invidiando; avevo spento le mie emozioni per tanto tempo e non avevo provato nulla. Il vuoto assoluto: un buco nero.
Invece, Melissa aveva reagito con facilità e naturalezza. Ogni lacrime che le solcava il volto era un grido di dolore di speranza. Io non potevo farlo. E mi mancava.
Forse, fu per quello mi avvicinai a lei, mi inginocchiai e la circondai con le braccia; cercò di divincolarsi ma subito si arrese, abbandonandosi pesantemente contro il mio petto.
<< Gen è morta >> gemette << Mason è morto >>
<< Sshh >> la calmai io ; ancora non riuscivo a capire se quella ragazzina fosse increbilmente stupida o se riuscisse a vedere in me qualcosa che nemmeno io riuscivo a vedere. Ero un assassiono; la causa della sua sofferenza. E nonostante questo se ne stava tra le mie braccia.
<< Perché? >> mormorò infine
Non aveva ancora smesso di piangere, però i suoi lamenti erano diminuiti notevolmente.
<< Perché rappresentava un pericolo >> le dissi sinceramente << Ed era mio conto proteggere la mia famiglia >>
Melissa abbassò lo sguardo, lasciando andare ancora qualche lacrima. Probabilmente Tyler le avrebbe raccontato la sua versione della storia, facendomi passare ancora una volta per il cattivo. Ma non mi importava: l'unica cosa che contava era che in quel momento si stesse fidando di me.
La presi tra le braccia e mi alzai. Era ora di tornare a casa.
 
*

Spalancai la porta d'ingresso con un calcio ed entrai, senza preoccuparmi di Stefan. Dubitavo che stesse già dormendo, non con tutto quello che stava succedendo.
Di fatti arrivò trafelato correndo giù per le scale. Aprì la bocca per rimproverarmi, ma quando vide Melissa tra le mie braccia, la sua espressione mutò.
<< Oh Mio Dio >> esclamò << Che cosa le hai fatto, Damon? >>
<< Bel ringraziamento per essere andata a prenderla >>
Lo superai e iniziai a salire le scale.
<< Che vuoi dire? >> mi fermò
<< Era nel bosco. Da sola. Qualcuno doveva pur andare a prenderla >>
Stefan annuii e lanciò uno sguardo alla ragazza.
<< Non le ho fatto niente, Stef >> lo rassicurai << Sta solo dormendo >>
<< Portala di sopra >> disse, come se non ci avessi già pensato <<  Io chiamo Tyler >>
La portai in una delle camere e la posai sul letto. Faceva caldo, quindi evitai di coprirla.
Adesso che dormiva sembrava così tranquilla e serena. Era solo una mia impressione, naturalmente. Chissà cosa avrebbe sognato quella notte.
Il mostro che ero? O il suo Salvatore? Le accarezzai una guangia e sorrisi mentre osservavo il suo petto alzarsi e abbassarsi regolarmente.
<< Presto sarà tutto finito >> sussurrai; poi lasciai la stanza e chiusi la porta.
 
 
 ANGOLO AUTORE 
 
* Tratto dal capitolo 7 (Io non ti piaccio molto, vero?)
** Tratto dal capitolo 16 (Ti piacerebbe vivere per sempre?)
*** Tratto dal capitolo 12 (Ti ho sottovalutata)

Salve gente :) Non vi annoierò con lunghi disorsi, volevo solo ringraziare chi ha inserito la mia storia tra le preferite, le ricordate e nelle seguite. Volevo ringraziare chi ha recensito e comunicare che ormai manca poco alla fine della storia. Quindi preparatevi per il gran finale ;)


 

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Capitolo 26
*** Lascia che siano i buoni ad aiutarti ***


≈≈ LASCIA CHE SIANO I BUONI AD AIUTARTI ≈≈



UNA SETTIMANDA DOPO

Da quando Damon mi aveva trovata nel bosco, sembrava che il tempo si fosse fermato e i giorni trascorrevano così lenti che sembravano non finire mai.
Il giorno dopo alla morte di Gen, Lex si era trasformato in lupo e aveva cominciato a girovagare per i boschi. Non era ancora tornato, ma non ero davvero preoccupata. Non volevo esserlo: il mio cuore non avrebbe sopportato di perdere anche lui.
C'era la luna quella notte: solo un piccolo spicchio di bianca purezza; proprio come quando ero arrivata.
Me ne stavo seduta sul tetto di casa Lockwood, a godermi l'aria tra i capelli e i raggi lunari sulla pelle. L'estate stava finendo, e l'autunno iniziava a bussare alle porte.
Avrei tanto voluto svuotare completamente la mente, ma ogni volta che chiudevo gli occhi rivivevo la morte di Gen e risentivo la confessione di Damon.
La morte di Mason sembrava così assurda, che ancora faticavo a realizzarla. Mi aspettavo di sentire la sua voce da un momento all'altro, di vedermelo comparire sulla soglia di casa.
<< È tardi. Non dovresti essere a letto? >>
Un sorriso sghembo mi comparve sulle labbra. Erano giorno che aspettavo quel momento.
Mi ero chiesta quando finalmente Katherine avesse avuto il coraggio di venire a parlarmi, senza spiarmi di nascosto.
Non mi voltai verso di lei, anzi raccolsi le gambe contro il petto e le circondai con le braccia.
<< Che cosa vuoi, Katherine? >> le risposi
Lei avanzò, facendo risuonare i tacchi. Come sempre era sicura di sé e spavalda << Te l'avevo detto che non potevi fidarti di loro >>
Ridacchiai << E di te, invece? Posso fidarmi? >>
<< Sono qui per questo >> disse << Vieni come me >>
Allungai le gambe, che finirono a penzoloni giù dal tetto.
<< Mason avrebbe voluto che... >>
<< Mason avrebbe voluto tante cose >> dissi, voltandomi a guardarla << Se davvero mi posso fidare di te, perché non me lo hai detto? >>
Katherine abbassò lo sguardo per un secondo e fece un sorriso tirato << Cercavo di proteggerti. Te lo avrei detto una volta andate via da qui. Quando saresti stata al sicuro >>
Non riuscii a trattenere una risata. Mi alzai e mi pulii i pantaloni, sporchi di polvere.
<< Davvero? Perché io credo che tu lo abbia fatto apposta. Sapevi che avrei sofferto quando lo avrei scoperto e speravi che sarei venuta da te in cerca di conforto >>
Lei roteò gli occhi al cielo e confermò la mia teoria << È vero. Era esattamente quello che speravo >>
Mi sorrise e senza sapere perché mi ritrovai a sorriderle di rimando.
<< Sei sempre stata una ragazza intelligente Melissa, sai che la cosa migliore è stare con me >>
Annuii con il capo << Lo so >> ammisi
<< Allora cosa stai aspettando? Fai le valige e andiamo via >>
<< Non posso andarmene >> le dissi << Non ancora >>
Lei alzò un sopracciglio e si umettò le labbra, ma prima che potesse parlare io le feci una domanda.
<< Perché? >>
<< Perché cosa? >>
<< Perché mi hai cancellato tutti i ricordi che avevo su di te? >>
Lei sorrise e puntò lo sguardo verso la luna << Non volevo che ti ricordassi di me. Io sono egoista e manipolatrice. Non mi importa di chi si fa male e se per raggiungere il mio scopo qualcuno ci rimette la vita, beh... >> alzò le spalle, lasciandomi capire il seguito.
Non tutti i ricordi erano tornati, ma quelli che avevo mi erano bastati per rimettere insieme tutto il mio passato. Mi era mancata. Ma ammetterlo significava ammettere che la volevo nella mia vita. Non potevo avere tutto, dovevo scegliere: Katherine o Tyler? Il mio passato o il mio futuro?
L'unica cosa certa in quel momento era una sola: volevo vendetta. E l'avrei ottenuta.

 
*
 
TRE GIORNI DOPO

<< Ti sei alzata, finalmente >>
La voce di Matt trapassò la mia mente come un cannone e io mi voltai di scatto verso la figura di Melissa che oltrepassava la soglia della cucina.
Non avevamo parlato per giorni, escluse le nostre conversazioni monosillabe durate non più di venti secondi.
<< Buongiorno >> disse sorridente
La guardai silenzioso mentre si avvicinava.
<< Hai fame? >> le chiese Matt
Melissa annuì e si sedette sullo sgabello accanto al mio, mentre Matt le preparava qualcosa da mettere sotto i denti.
Vederla lì, riuscire finalmente a vederla negli occhi senza quella pesante patina di lacrime a ricoprirla era un sollievo. D'altra parte non avevo idea di cosa dirle. Si era rifiutata di parlare con chiunque; perfino con Matt. E mi pareva che i due andassero parecchio d'accordo.
<< Perché mi guardi così? >> chiese Melissa, una volta accortasi che la stavo fissando
Io scossi la testa e riportai lo sguardo sulla mia tazza di caffè.
<< Tyler? >> mi chiamò dolcemente << È tutto ok >>
Alzai la testa, sospettoso. Lei mi sorrise, o per lo meno ci provò, e io mi sentii meglio. Anche se qualcosa mi diceva di non stare tranquillo.

 
*


Avevo perso il conto dei giorni in cui ero rinchiusa in quel buco buio e puzzolente. Avevo fame ed ero stanca: polsi e caviglie erano incatenate e la mia schiena era diventata d'acciaio. Mi avevo lasciata a marcire lì dentro.
Ma Simon l'avrebbe fatta pagare a tutti loro: uno dopo l'altro gli avrei inflitto tutto il male che avevano inflitto a me.
La porta cigolò; avevo ancora gli occhi chiusi, e nonostante i miei sensi avessero perso parecchia sensibilità riuscii a distinguere passi leggeri e decisi muoversi verso di me.
<< Ciao Becky >>
Sorrisi, con un ghigno vittorioso e sorpreso << Chi non muore si rivede >>; spalancai gli occhi di colpo << Ciao Melissa >>
Lei si avvicinò al tavolo e armeggiò con qualcosa che produsse un rumore metallico. Si riportò davanti a me e mi sventolò un paio di chiavi davanti agli occhi.
<< Le vedi queste? >> mi chiese << Sono letteralmente le chiavi della tua libertà >>
Ringhiai, ma lei non indietreggiò. Si divertiva a giocare con me. La guardai negli occhi: c'era qualcosa di diverso. Una luce strana, mai vista in lei prima.
<< Perché sei qui? >>
<< E tu? >>
<< Cosa? >>
Lei si passò le chiavi tra le dita e si portò dietro di me << Perché sei qui? >>
Non mi diede il tempo di risponderle << Te lo dico io, risparmia il fiato per dopo >>
Non riuscivo a vederla, ma sentivo che stava facendo qualcosa.
<< Tu sei qui >> disse << perché Simon voleva che io mi trasformassi >>
Improvvisamente la morsa che stringeva il mio polso destro era sparita.
<< Tu sei qui, perché i miei amici erano più forti e sono riusciti a catturarti >>
Anche il peso che mi trascinava verso il basso stava lentamente sparendo.
<< Tu sei qui, perché Gen è morta >>
Entrambe le mie caviglie furono libere.
<< Tu sei qui, semplicemente perché sei sola >>
Ero libera. Caddi in ginocchio e mi massaggiai i polsi come meglio potevo. Appena avevo avuto la possibilità di sedermi, la mia schiena si era come spezzata.
La guardai << Perché mi hai liberata? >>
<< Preferiva stare in catene contro a quell'asse di legno? >> disse con ironia.
Non riuscivo a capire cosa volesse. Che fosse solo un sogno? Che fosse una trappola?
Cercai di alzarmi, e pur se dovendomi appoggiare alla parete, riuscii a reggermi in piedi.
<< Vattene >> disse; poi si voltò e fece per andarsene
<< Tutto qui? Mi lasci andare così? >>
Si fermò e si voltò, guardandomi quasi fosse scocciata.
<< Becky, forse tu non hai ancora capito... >> disse ritornando verso di me << Io ti sto lasciando andare perché mi fai pena >>
Restai ferma, recuperando le forze. Già sentivo l'istinto del lupo che ritornava a scorrere nelle mie vene.
<< Simon non è venuto a liberarti >>
<< Non sapeva dove fossi... >> dissi con rabbia
<< Lo credi davvero? Gli sarebbe bastato seguire il tuo odore >>
<< Non sarebbe stato tanto stupido da venire qui da solo >>
<< È proprio questo il punto... >> disse agitando le mani << Lui è solo >>
<< Quando il Branco saprà quello che hai fatto... >>
<< Il Branco? >> chiese stupita << Tu credi che il Branco sarà dalla vostra parte? Becky, Gen è morta. Simon l'ha uccisa. Lui non ha più un branco e se tu decidi di restare dalla sua parte, sarai allontana >>
Non mi fermai a riflettere sulle sue parole. Il Branco sarebbe stato dalla nostra parte: Gen si era messa contro Simon e Melissa mi aveva tenuta prigioniera e torturata.
<< Sei tu che lo hai abbandonato... >> dissi
Mi guardò. Sapeva che avevo ragione, ma trovò in ogni caso il coraggio di parlare.
<< Vattene, Becky >> disse
<< La pagherai >> dissi, quando Melissa fu sul punto di oltre passare la porta
<< Trovalo >> disse senza voltarsi. Il suo tono era serio e terribilmente freddo << Prima che lo faccia io >>

 
*


La festa di fine estate si sarebbe tenuta tra due giorni.
Per allora doveva essere tutto pronto; anche se dubitavo di avere il coraggio necessario per fare quello che avevo pianificato. Che avevamo pianificato.
Mi guardai allo specchio; la prima volta che avevo provato un vestito come quello ero impacciata e spaventata. In quel momento, ero solo confusa.
<< Melissa? >> mi chiamò Elena << Tu che costume hai scelto? >>
Feci capolino fuori dal camerino e scossi la testa << Non ho ancora scelto >> dissi rimettendo il costume da sirena sull'appendino.
Elena, Caroline e Bonnie erano ancora nei camerini, così ne approfittai per dare un'occhiata in giro. C'erano costumi di qualsiasi epoca: dall'antica Grecia fino al medioevo.
Sembrava di dover partecipare ad un'enorme festa di carnevale.
<< Allora, come sto? >>
Caroline uscì dal camerino, indossando un meraviglioso vestito da vera principessa delle favole.
<< Caroline, sei uno schianto >> disse Bonnie, sporgendosi oltre la tenda che la copriva.
Se Cenerentola fosse realmente esistita, sicuramente avrebbe avuto le sembianze di Caroline. La mia amica indossava un abito lungo, fedele all'originale fin nei minimi particolari; completo di sottoveste e lunghi guanti bianchi. Al collo portava un girocollo di seta nero, dal quale ciondolava un piccolo diamantino. E per completare il quadro c'era una tiara luccicante tra i suoi capelli morbidi.
Caroline fece una giravolta su se stessa e sorrise orgogliosa << Lo so >> disse per poi sparire all'interno del suo camerino.
Anche il vestito di Elena era molto bello; più semplice e decisamente meno sfarzoso ma comunque molto bello. Era vestita da dama medioevale: lungo abito bianco e blu, con maniche ampie, una coroncina di tessuto bianco con catenine d'oro che le scendevano lungo i capelli.
<< Che c'è? >> le chiesi
Lei scossa la testa, ma io la conoscevo abbastanza bene per sapere che qualcoa la turbava.
<< Ho detto a Stefan che lo amo >> disse; non ne restai stupita, era abbastanza risaputo che Elena fosse innamorata del bel vampiro con gli occhi verdi.
<< Ma ogni volta che penso che le cose possano migliorare, lui trova sempre il modo per farmi ricredere. So che mi ama, ma non capisco se mi ha perdonata... >>
Alzai le spalle << Ci vuole tempo >> dissi << Sono sicura che ti ha perdonata, ma devi dargli un pò di tempo >>
Lei annuì e mi sorrise, offrendosi di darmi una mano con il mio vestito. Proprio in quel momento Bonnie fece la sua comparsa.
Dire che era raggiante era un eufemismo. Sembrava essere la regina del mondo, anzi dell'Egitto.
<< Se non avessi la sicurezza che fosse morta, direi che sei Cleopatra in persona >>
Bonnie sorrise: era particolarmente felice, perché – da quel che mi aveva spiattellato Caroline – le cose con Jeremy stavano andando più che bene.
Lungo abito di velluto bianco, oro metallico a ornarle il collo, chiffon blu lungo il vestito e polsini d'oro, dai quali pendevano ampi veli azzurri, e per finire un copricapo d'oro.
Come al solito mancavo solo io.
Anche Elena e Bonnie rientrarono per cambiarsi e io continuai la mia ricerca. Poi mi accorsi della figura slanciata appoggiata alla parete. Corsi verso di lei, attenta che nessuno mi vedesse.
<< Che ci fai qui? >>
<< Ti aiuto a scegliere il vestito... >>
<< Devi andare via subito >> le dissi << Non credi che sarebbe un tantino strano se ti vedessero qui >>
<< Perché? >> chiese lei
<< Perché c'è anche Elena. E, l'ultima volta che ho controllato, non aveva una gemella >>
<< Io ed Elena non siamo gemelle >> affermò quasi disgustata, mentre faceva scivolare le mani su tutti quegli abiti.
Una commessa ai accorse di noi << Tutto bene? Vi serve una mano? >>
Katherine sorrise, fingendosi Elena << Tutto apposto, grazie. Ci sono così tanti bellissimi costumi che davvero non saprei quale scegliere >>
La commessa disse qualcosa soddisfatta e si allontanò. Katherine si voltò verso di me vittoriosa << Visto? È tutto sotto controllo >>
Roteai gli occhi al cielo e la seguii velocemente, prima che combinasse qualche danno.
<< Questo! >> esclamò
<< Tu non puoi venire, lo sai >>
<< Non per me >> disse lanciandomelo addosso << È per te >>
<< Cosa? >> lo guardai. Bello era bello, ma non ero sicura che quello fosse proprio il mio stile << Non credo che... >> rialzai lo sguardo, ma Katherine era già sparita
<< Melissa? >> mi chiamò Caroline, raggiungendomi. Vedendo il costume tra le mie mani, lo analizzò e poi annuì.
<< Ottima scelta >>
Lei si allontanò per pagare il suo vestito e io pregai che Katherine non lo venisse a sapere. Il suo ego sarebbe aumentato a dismisura!

 
*


Matt entrò nel salone con il volto pallido e l'espressione di chi avesse appena corso per chilometri e chilometri.
<< Che succede? >> gli chiesi
<< Becky è scappata >> disse lui
Io mi alzi, richiudendo il libro che stavo leggendo e gli dissi di stare calmo.
<< Tyler e Caroline sono andati a cercarla >> continuò lui, senza darmi modo di spiegare << Non ti preoccupare, Melissa, la troveremo >>
<< Non sono preoccupata >>
Lui mi sorrise e si riavviò verso la porta. Poi si fermò di scatto e si rivoltò verso di me.
<< Che significa? >>
<< Matt... >> incrociai le dita delle mani tra di loro, cercando le parole adatte per spiegargli la situazione << Becky non è scappata >>
Lui mi guardò assottigliando lo sguardo. Gli ci volle più di un momento per recepire le mie parole, per assimilarle e capirle.
<< Sei stata tu a liberarla, vero? >>
Il suo tono era quello di chi aveva appena accettato con rassegnazione una dura verità.
<< Perché? >>
Alzai le spalle << Era la cosa giusta da fare >>
<< E non hai pensato di dircelo? >>
<< Aspettavo il momento giusto >> confessai
<< Il momento giusto? Dio, Melissa...che cosa hai fatto? >>

 
Due giorni prima

Due ore, tredici minuti e cinquantasei secondi. Fino a quel momento avevo girovagato per il bosco alla ricerca di Lex; ma lui non aveva lasciato né impronte, né traccie, solo terra ed alberi.
<< Senti qualcosa? >>
Katherine scosse la testa scocciata.
<< Così mi sei davvero di grande aiuto! >>
Lei mi lanciò uno sguardo mesto.
<< Sono stufa di camminare qui in mezzo; mi si stanno rovinando tutte le scarpe >> disse << e direi che dopo questa piacevole passeggiata possiamo tornarcene indietro >>
Io mi fermai difronte a lei, impedendole di tornare indietro.
<< Non posso lasciarlo qui. Non ho idea di cosa gli stia passando per la testa e... >>
<< Questo era il tuo piano geniale?! Metterti a cercarlo così.... a caso? >>
Alzai le spalle colpevole << Non sono molto brava nell'escogitare piani geniali... >>
<< Si, me lo ricordo >> disse, sorpassandomi
<< Ti prego >> la supplicai
Katherine si fermò, lasciando cadere le braccia lungo le cosce << E va bene... >> disse infine << Ma non ho intenzione di diventare lo spuntino di mezzanotte del tuo amico lupo >>
Le sorrisi; se c'era una cosa che mi ricordavo bene di Katherine era che era sempre stata brava ad organizzare piani subdoli e contorti.
<< Come lo troviamo? >>
Lei mi sorrise << Noi non lo troveremo... >> disse << Sarà lui a trovare noi >>


<< Non posso credere che tu ti sia fidata di lei così facilmente... >>
<< Senti, devo trovarlo Matt. Non mi importa come >>
<< Ma non ti rendi conto? È proprio quello che Katherine vuole... >>
<< No >> gridai << È quello che voglio io >>
Quando Katherine mi aveva proposto la sua idea, credevo che mi ci sarebbe voluta un'eternità per decidere; invece era stato più semplice del previsto.
È vero, stato mettendo a rischio la vita di Becky ma la mia migliore amica era morta e meritava di essere vendicata.
<< Tu non sei questa persona >> disse, prendendomi il viso tra le mani << La persona che ha varcato quella soglia tre mesi fa... >>
<< La persona che ha varcato quella soglia tre mesi fa aveva delle certezze, >> dissi prendendo le sue mani e allontanandole delicatamente << aveva una migliore amica pronta a sostenerla, un padre da ritrovare, non era mai stata morsa da un vampiro e non aveva mai guardato la morte negli occhi >>
Matt mi piaceva, mi piaceva tanto, ma non mi aspettavo che riuscisse a capire quello che provavo.
<< So che non è da me, ma... >>
<< Allora lascia che ti aiuti >> disse lui << Lascia che siano i buoni ad aiutarti >>
Ma il vero problema era quello. Non volevo che fossero i “buoni” ad aiutarmi. Non era la cosa giusta che cercavo di fare.
Scossi leggermente la testa << Non hai idea di quello che c'è dentro di me. Ho così tanta rabbia e dolore e paura e non so come gestire tutte queste emozioni >>
Lui si avvicinò di nuovo a me, socchiuse le labbra per dire qualcosa ma non fece in tempo. La voce di Jeremy arrivò per prima << Ehi, c'è nessuno? >>
Entrambi restammo fermi a guardarci negli occhi.
<< Ho interrotto qualcosa? >> chiese scherzoso
Il sorriso sulle sue labbra si smorzò quando mi voltai verso di lui << No >> dissi seria
<< Va tutto bene? >>
Matt mi lanciò un ultimo sguardo e poi andò da Jeremy << Certo. Non potrebbe andare meglio >>

 
ANGOLO AUTORE 
 
Salve gente :) Come sempre  volevo ringraziare chi ha recensito, chi ha inserito la mia storia tra le preferite, le ricordate e nelle seguite e ricordare che mancano solo due capitoli alla fine + un breve epilogo :) 

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Capitolo 27
*** Pronta ***


≈≈ PRONTA ≈≈


 
Per una volta ero contento che Stef mi avesse convinto a partecipare ad una di quelle feste da liceali.
<< Allora Arrow... >> dissi a Stef << Qual'è la prossima mossa? >>
Mio fratello mi lanciò un'occhiata e riportò l'attenzione sulla festa: il Grill era stato addobbato a dovere e perfino i camerieri si confondevano tra la gente. Individuai subito Matt, travestito da poliziotto che con la sua uniforme nera stava servendo un paio di drink a due ragazza molto carine.
Feci vagare lo sguardo, chiedendomi se anche Melissa sarebbe venuta. Da quando l'avevo trovata nei boschi quella notte c'era sempre una parte di me che pensava a lei. Naturalmente, non nel senso romantico del termine ma mi ritrovavo spesso a chiedermi cosa stesse facendo – se si fosse cacciata nei guai ancora – o se mi avesse perdonato. Non che mi interessasse davvero, la mia era solo curiosità.
<< Visto qualcuno di interessante? >> chiesi a Stefan
Lui scosse la testa e inghiottì il liquido marrone che galleggiava nel bicchiere. Era ovvio che cercasse Elena; anche io lo avrei fatto se non avessi avuto il pensiero della Piccola Fiammiferaia che mi ronzava per la testa.
<< Ah eccovi qui! >> esclamò una voce alle nostre spalle
<< Ciao Caroline... >> salutò Stefan << Stai benissimo >>
Barbie si finse sorpresa da quel complimento, ma sapeva bene di essere bellissima. Anche se la trovavo estremamente irritante c'era una cosa di Caroline Forbes che ammiravo: la sua sincerità; il modo schietto e diretto con cui ti colpiva.
<< Damon. Sul serio? >> disse poi voltandosi verso di me
<< Cosa? >>
<< Con tutti i costumi che ci sono al mondo, tu decidi di travestirti da vampiro? >>
Sorrisi sornione e la squadrai da capo a piedi << Tu sei vestita da Cenerentola >> le feci notare << Non cogli il sottile strato di ironia nel mio costume? >>
Lei assottigliò lo sguardo << Si; sei fin troppo realistico >>
Rimanemmo a discutere ancora per qualche minuto, mentre Stefan ci guardava spostando la testa come se stesse seguendo una partita di tennis. Poi qualcuno riuscì ad interrompere la nostra amabile conversazione.
<< Che avete da bisticciare voi due? >>
Tutti e tre ci voltammo verso Elena, meravigliosa nel suo abito medioevale, accompagnata da Bonnie e Jeremy.
<< Niente di importante... >> chiarì subito io
Caroline alzò le spalle e mi fece una boccaccia, poi prese Bonnie per mano e lamentandosi di me la trascinò in mezzo alla pista.
<< Se vuoi avere una possibilità con Bon, ti conviene starle appiccicato prima che Caroline le trovi qualcuno... >> ridacchiò Elena, ma il piccolo Gilbert – vestito da marinaio - non se lo fece ripetere due volte e corse dietro alla sua Cleopatra.
Riportai lo sguardo su Elena, che con gli occhi bassi aspettava che io o Stef dicessimo qualcosa per rompere quel silenzio imbarazzante. Solitamente ero io quello che evitava situazione del genere, ma quella sera proprio non riuscivo. Sentivo che qualsiasi cosa avessi fatto o detto non sarebbe finita come speravo.
<< Sei bellissima >> le disse Stefan; io avevo semplicemente bisogno di bere.

 
*

Mi avvicinai velocemente al bancone sperando che tutti quegli adolescenti con gli ormoni impazziti non facessero niente di stupido. La mia sera era già stata rovinata. Solitamente avere Elena accanto non faceva altro che migliorare il mio umore, adesso era il contrario. Forse, era perché continuavo a ripetermi che in fondo era ancora innamorata di Stef.
<< Posso portarti qualcosa? >> mi chiese una barista; credo. Non riuscivo a vederla in faccia. Indossava un vestito dell'antica Grecia: lunga tonica bianca, e un velo bordeaux che le copriva parzialmente le spalle.
<< Bourbon >> dissi, guardandomi intorno
<< Oh, Damon >> esclamò la barista << Sei tu >>
Mi voltai di nuovo verso la barista e mi accorsi che sotto quella cascata d'ebano c'era Melissa.
<< Deduco che tu sia felice di vedermi? >>
Dal suo tono di voce, era piuttosto chiaro che non era particolarmente di vedermi, o di dovermi servire qualcosa da bere.
<< Sono solo sorpresa >> disse << Stefan ha detto che di solito non vieni mai a feste del genere... >>
Alzai le spalle e appoggiai entrambi i gomiti al bancone << Ogni tanto mi piace fare uno strappo alle regole >>
Lei annuì facendo un sorriso tirato e scomparve sotto il bancone. Quando risalì teneva tra le mani la bottiglia del mio alcolico preferito.
<< Tieni >> disse allungandomi il bicchiere
Lo presi, forse un po' troppo in fretta e le nostre mani si sfiorarono. Io alzai subito lo sguardo e la guardai. Il suo volto era come una maschera di sorpresa: aveva gli occhi fissi sulle nostre mani, una accanto all'altra.
Feci per parlare, ma lei fu più rapida; si ritrasse velocemente come se avesse ricevuto una scarica elettrica.
<< Scusa > disse, mi venne da ridere e socchiusi le labbra per cercare di dirle qualcosa. Ma ancora una volta fui battuto sul tempo. Sul bancone, il suo cellulare vibrava velocemente. Allungai lo sguardo per vedere di chi fosse il nome sul display, ma lei non me lo permise. Afferrò il telefono e sparì, verso il magazzino.
Resta fermo a guardarla sparire per qualche secondo, poi decisi che stava succedendo qualcosa. E io volevo assolutamente sapere cosa.
<< L'hai trovato? Dove? >>
Si era nascosta in un angolo del magazzino e teneva il cellulare incollato all'orecchio.
<< Non ho idea di che posto sia; come faccio ad arrivarci? No, non puoi venire tu >>
Si portò una mano sulla fonte e sbuffò, come se stesse cercando di trovare una soluzione a qualcosa.
<< Ok. Tyler dovrebbe essere già arrivato. Non ti preoccupare per me. Sei sicura di poter entrare? >>
Decisi che quello che stavo ascoltando non era abbastanza, così affinai meglio l'udito e riconobbi l'altra voce.
<< Sono già stata invitata >>
Katherine.
<< Sei sicura che funzionerà? >>
Dall'altra parte Katherine ridacchiò << Certo. Questo è il mio piano >>
Vidi Melissa sorridere e chiudere la chiamata. Restò ferma per qualche istante, appoggiandosi ad una parte.
<< Credevo che avessi ricominciato ad odiarla >> le dissi
Quando si accorse di me, sobbalzò per lo spavento e si guardò in giro. Come se nulla fosse.
<< Di cosa stai parlando? >>
<< Katherine >>
<< Credo che tu abbia sentito male >> disse accennando ad un sorriso
<< No, non credo >> le disse avanzando verso di lei << Il mio udito funziona fin troppo bene >>
Alzò le spalle e cercò di andarsene. La bloccai, prendendola per un braccio.
<< Che sta succedendo? >>
<< Lasciami stare, Damon >>
I nostri sguardi s'incrociarono e quello che vidi non mi piaceva per niente. Melissa Lockwood era quel tipo di persona che non riuscirebbe a sopravvivere senza far del bene. Era come Elena. Probabilmente era questo che mi spingeva verso di lei, ma allo stesso tempo mi rendevo conto che davanti a me c'era una ragazza ferita e piena di risentimento. E se era in combutta con Katherine le cose potevano solo peggiorare.
<< Non mentirmi >> l'avvisai
<< Perché? Altrimenti mi morderai ancora? >>
<< Non mettermi alla prova >> le dissi, avvicinando il mio viso al suo. Lei non si spostò.
<< Non ho più paura di te, Damon >>
<< Dovresti >>
Melissa alzò leggermente la testa, per riuscire a fronteggiarmi meglio. Il suo battito cardiaco diminuì improvvisamente e qualche secondo dopo tornò normale.
<< Quello che faccio non sono affari tuoi >> disse riuscendo a liberarsi dalla mia presa
Camminò pochi passi, mentre io restai a domandarmi cosa fosse successo durante quei minuti.
Mi mosse veloce davanti a lei e la ripresi. Questa volta strinsi la presa sul suo polso.
<< Lasciami stare, Damon >> gridò lei << Non mi hai già fatto abbastanza male? >>
Non la lascia del tutto, però allentai la presa
<< Quindi è di questo che si tratta? >>
Tentò di divincolarsi ancora, ma questa volta fui io ad avere la meglio << Non ne voglio parlare >>
<< Non mi importa di ciò che vuoi >>
<< E a me non importa di quello che vuoi tu. Adesso lasciami andare o... >>
<< O che cosa? >> la presi in giro << Sei solo una ragazzina >>
Non so come accadde, ma mi ritrovai improvvisamente steso a terra con il soffitto che girava vorticosamente e un dolore lancinante che mi correva nelle vene.
<< Katherine aveva detto che mi sarebbe stata utile >> disse lei chinandosi su di me facendo ondeggiare una siringa
<< Verbena? >>
<< Mi dispiace, Damon, ma non posso permettere che tu rovini tutto >> si alzò e nascose la siringa in una taschina nascosta del suo abito << Sono stanca di scappare e perdere le persone che amo >>
La guardai andare via, mentre gli occhi mi si appannavano. Stava per succedere una vero casino.


 
*


Katherine mi aspettava seduta nella sua jeep ai margini del bosco. Appena aprii la portiera dell'auto mi ritrovai il suo sguardo addosso.
<< Che c'è? Non ho fatto in tempo a cambiarmi >>
Katherine sorrise e diede gas al motore << Sei sicura di volerlo fare così? >> mi chiese dopo qualche minuto
Io la guardai << Chi sei tu? Che ne hai fatto della terribile vampira manipolatrice Katherine Pierce? >>
Lei ridacchiò << A me non importa niente, ma so che per te è importante >>
<< Sono sicura >> dissi; anche se più ci pensavo meno l'idea mi piaceva << Gli ho lasciato una lettera. Tyler capirà >>
<< Non ne sono così sicura, tesoro >>
Alzai le spalle << È la cosa giusta >>
Me lo ripetevo ogni secondo, ogni minuto e ogni ora. Quella doveva essere la cosa giusta.
Arrivammo sul posto quando mancava poco alla mezzanotte. Katherine era stava brava ed era riuscita a trovare il posto in cui Becky si era nascosta. La nostra – la mia – speranza era quella che Simon si facesse vedere al più presto per poter risolvere la questione ed andarcene. Ma prima dovevo spiegarlo a Lex.
Quella era la parte difficile!
<< Dov'è? >> le chiesi
Katherine scese dalla macchina e mi fece cenno di seguirla.
<< Il bagagliaio? Che c'è..... Oh mio Dio, Kat >>
Aprii di colpo di baule della macchina e vi trovai il mio amico legato e imbavagliato.
Il suo sguardo era furente, ma quando mi vide si rilassò.
<< Come ti è venuta in mente quest'idea? >>
<< Tu hai detto che non dovevo perderlo d'occhio... >>
Le lanciai un'occhiataccia e mi sbrigai a svelare Lex.
<< Melissa >> esclamò << Che diamine sta succedendo? >>
<< Stai bene? >> gli chiesi addolcendo il mio sguardo
Lui con un balzò saltò fuori dalla macchina e io mi accorsi che era nudo. Completamente.
Distolsi imbarazzata lo sguardo, mentre Katherine non ne sembrava affatto disturbata.
<< Mi dispiace... >> dissi togliendomi un velo del vestito, praticamente inutile, e glielo passai.
<< Che dovrei farci? >>
<< Non lo so. Legatelo in vita >>
Lui obbedì; aveva passato più di una settimana trasformato in lupo e la parte selvaggia di lui stava già prendendo il sopravvento.
<< Allora qualcuno mi spiega che succede? >>


 
*


<< Questo sarebbe il tuo piano? >> chiese Lex con riluttanza
<< A dire il vero è il mio piano >> intervenne Katherine
Lex alternò il suo sguardo da Kat e me << Ci sto >>
<< Non sei obbligato a farlo. Non voglio che tu ti senta usato e... >>
<< Simon l'ha uccisa >> m'interruppe << Io voglio vederlo morto >>
<< E poi? Che farai? >> chiesi io << Se il Branco lo scopre, non avrai più un posto dove tornare >>
Lex si alzò e mi abbracciò di scatto << Tu sei il mio Branco >>
Mi strinsi in quell'abbraccio carico di tristezza e malinconia. Lex mi era mancato e sapevo che avrebbe rischiato tutto quello che aveva per i suoi amici o la sua famiglia.
<< Tu sei la mia famiglia >> disse ancora
Katherine si schiarì la voce, interrompendo quel nostro momento di “riappacificazione”.
<< Andrò ovunque andrete >> disse, poi guardò Kat e le allungò una mano << Grazie >>
Kat guardò il mio amico e la sua mano tesa << Ti ho imbavagliato, legato e rinchiuso nel bagagliaio della mia macchina. Nudo. E tu mi ringrazi? >>
Lex ridacchiò << Per esserti presa cura di lei >>
Katherine allungò una mano, con fare scocciato. Anche se cercava di dimostrare in tutti i modi che non gliene importava, la conoscevo abbastanza per dire che si sentiva lusingata.
<< Direi che è ora di andare >> intervenni << Abbiamo una caccia di portare a termine >>
Lasciammo la macchina in uno spiazzo vicino al bosco e ci inoltrammo a passo lento e sicuro. Mi sentivo tranquilla con Lex e Katherine al mio fianco; ma allo stesso tempo avevo la tristezza nel cuore: quella notte avrei lasciato Mystic Falls e con essa anche tutti i suoi abitanti.


 
*


Quando mi risvegliai, sentii voci soffuse pronunciare il mio nome e una mano forte che mi scuoteva una spalla.
<< Damon, svegliati >>
Aprii gli occhi e incontrai quelli profondi e preoccupati di mio fratello.
<< Che è successo? >>
Mi aiutò ad alzarmi, mentre Caroline si assicurava che nessuno entrasse dalla porta.
<< Verbena >> dissi io, prendendo la prima bottiglia sullo scaffale e bagnandomi le labbra
<< Chi è stato? >> chiese Stefan
<< Melissa >> dissi mandando giù, quello che doveva essere, Martini.
<< Che cosa? E perché lo avrebbe fatto? >> chiese Caroline
<< Non lo so >> dissi << Quando l'ho trovata stava parlando con Katherine per telefono e ha detto qualcosa sul rovinargli un piano >>
<< Avverto Tyler >> disse Barbie, aprendo di scatto la porta. Prima che io o Stefan avessimo l'opportunità di dire qualcosa era già sparita.
<< Dobbiamo trovare Bonnie >> dissi io << Forse, può rintracciarla >>
Tornammo nella sala del Grill, ancora piena di gente. Rintracciare la streghetta non fu difficile: era appoggiata al bancone e rideva ad una battuta – sicuramente stupida – di Matt.
<< Abbiamo un problema >> dissi, fingendomi indifferente
<< Che succede? >>
<< Melissa mi ha iniettato della verbena e se l'è svignata >>
<< Che le hai fatto questa volta? >> chiese Matt, per niente stupito dalla mia rivelazione
<< Non si tratta di me, Cop >>
<< Katherine c'entra qualcosa e dobbiamo trovarle in fretta >> intervenne Stefan
Bonnie si alzò e appoggiò il bicchiere al bancone << Cosa facciamo? >> chiese
Io alzai le spalle e guardai Stefan << Tanto per cominciare troviamo Tyler >>
<< Posso fare un incantesimo di localizzazione >> propose Bonnie
<< Bene. Perfetto. Che stiamo aspettando? >> dissi, muovendo la mano come per invitarla ad uscire da quella baraonda. Bonnie lanciò uno sguardo a Matt.
<< Andate >> disse lui << Ci penso io a Jeremy >>
Roteai gli occhi verso il soffitto. Non era quello il momento di pensare a fughe romantiche.
<< Avete provato a chiamarla? >> chiese mentre uscivamo dal Grill
<< No >> disse Stefan, prendendo il cellulare << Ma, sinceramente, non credo che ci risponderebbe. Caroline sta arrivando con Tyler >>
<< A quella ragazza servirebbe proprio un bel collare >> mi ritrovai a riflettere
<< Damon >> mi richiamò Bonnie
La scoccai un'occhiata e le sorrisi sornione. Ero sicuro che trovasse le mie battute divertenti, in fondo; molto in fondo.


 
*


<< Sei sicura che sia questo il posto? >> chiesi a Katherine guardando lo squallido motel davanti a noi
Katherine controllò di nuovo il display sul cellulare << Più che sicura >>
avevamo camminato per circa venti minuti prima di trovare la macchina di Simon abbandonata nel bosco. Controllandola avevamo trovato dei dépliant che raffiguravano un motel appena fuori città. Grazie al tecnologico telefono di Kat avevamo trovato il motel.
Alla reception c'era un ometto basso, grasso e pelato. Kat fece la sua “magia” e lo soggiogò affinché ci dicesse quale era la stanza in cui si nascondevano Simon e Becky.
<< Sicura che non vuoi che entri con te? >> chiese
Scossi la testa e presi la pistola che aveva rubato dalla scorta di Alaric.
<< Sicura >> dissi; non avevo mai impugnato un'arma, ne tanto meno una fatta apposta per uccidere vampiri. Non avevo idea se quei piccoli e appunti proiettili di legno avrebbero fatto qualcosa contro la forza di Simon, ma tanto valeva tentare.
<< Ce la caveremo >> disse Lex, ansioso di avere la sua vendetta
Salimmo le scale con passo lento ma sicuro e ben presto ci ritrovammo davanti a una porta piena di graffi e mal dipinta di verde.
Lex era davanti a me. Restò fermo davanti alla porta per qualche secondo; probabilmente chiedendosi se era davvero quella la cosa giusta da fare.
Io gli sfiorai una spalla e lui parve risvegliarsi da un sogno.
<< Pronta? >> chiese
<< Pronta >>



ANGOLO AUTORE 
Chiedo umilmente perdono per il terribile ritardo...ma sapete com'è con lo studio :)
Ok ragazzi siamo alla fine...preparatevi per il finale, che spero vi piacerà. 
 

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Capitolo 28
*** Vienimi a prendere ***


≈ VIENIMI A PRENDERE ≈


 
Le cose, per noi non andarono come avevamo previsto. Non ci furono epiche battaglie, né sanguinosi scontri. Ci stavano aspettando ed erano preparati per accoglierci.
Quando ripresi conoscenza, mi ritrovai legata ad una sedia; la stanza era buia, illuminata solo dalla lampada appoggiata al comodino. Il letto, da parte a me era sfatto e c'erano traccie di sangue.
Sbattei un paio di volte le palpebre, prima di riuscire a distinguere chiaramente le figure con me nella stanza.
Lex, era raggomitolato a terra, pieno di sangue. Con una mano si teneva una spalla, mentre con l'altra cercava disperatamente di alzarsi.
<< Finalmente ti sei svegliata >> disse Simon. Ruotai la testa seguendo il suono di quella voce fredda e severa. Se ne stava tranquillamente appoggiato contro lo stipite della porta.
<< Che è successo? >> chiesi io, guardandomi intorno alla ricerca di Becky.
Simon si raddrizzò e ridacchiò << Il vostro misero piano, qualunque esso fosse, è fallito >>
<< Lex... >>
Il mio amico mi guardò, con occhi stanchi << Mi dispiace >>
<< Oh, non dispiacerti >> lo prese in giro Simon << In fondo mi avete trovato. Non era quello che volevate? >>
<< E adesso che succede? >> chiesi io. Dov'era Katherine? Per quanto tempo ero rimasta svenuta?
<< Adesso? >> mi chiese Simon << Non lo so. La scelta è tua >>
<< Mia? >> chiesi stupita << Che vuol dire? >>
<< Hai due scelte. La prima: poni fine alle sue infinite sofferenze >> disse indicando Lex << E ti trasformi. La seconda: prima uccido Lex e poi uccido te >>
<< Sei davvero un mostro... >>
Simon si avvicinò di scatto e mi tirò i cappelli con forza. Lo sentii ridere al mio orecchio: << Io sarei il mostro? E tu, allora? La tua migliore amica è morta, il tuo migliore amico sta patendo le pene dell'inferno e a quella bella vampira che ti porti appresso non resta molto da vivere >>
<< Che le hai fatto? >> dissi con rabbia, cercando di liberarmi
<< Io non lo ho fatto proprio niente >> disse lasciandomi << Sei stata tu a portarla qui >>
Senti le lacrime che spingevano contro l'iride per uscire, ma non volevo darla vinta a quel bastardo.
<< Se le hai fatto del male, giuro che... >>
<< Che cosa? Non sei in grado neppure di proteggere te stessa... >>
Si chinò, per poter arrivare alla mia altezza e sorrise << Potevi avere tutto con me >>
Non so dove trovai quel coraggio, ma improvvisamente la quantità di saliva nella mia bocca divenne troppa. Gli sputai in faccia.
Lui, in cambio, mi diede uno schiaffo così forte da rompermi il labbro.
Non potevo credere che Katherine fosse morta. Lei era intelligente e furba: ero più che sicura che avrebbe trovato il modo di cavarsela. O almeno era quello che continuavo a ripetermi.
<< Sai, l'altra volta hai davvero ferito i miei sentimenti >> disse
<< Va all'inferno >> risposi << Perché non la fai finita e mi uccidi? >>
<< Facendoti perdere tutto il divertimento? >>
Andò verso la porta, l'aprii e poi si voltò verso di noi << Ah, mi raccomando: non muovetevi finché non torno >>
Appena chiuse la porta dietro di lui, mi concentrai su Lex.
<< Che ti ha fatto? >>
Lui scosse la testa << Sto bene >>
<< Non è vero >> guardai meglio le sue ferite e lui se ne accorse << Fatico a guarire perché sono tante >>
<< E profonde >> specificai; la paura che gli potesse succedere quello che era successo a Gen mi correva lungo tutto il corpo.
<< Dobbiamo trovare un modo per andare via >> disse
<< Come? >>
<< Non lo so >> ammise << Ma qualcosa dobbiamo trovarlo >>
 
*
 
<< Dov'è Katherine? >> chiesi a Becky quando rientrò nella stanza
Lei mi guardo, come confusa << Chi sarebbe questa....ah, la vampira intendi? >>
La guardai sorridere e rigirarsi tra le mani la pistola con i proiettili in legno di Alaric.
<< Non te ne dovrai più preoccupare >>
<< Che vuol dire? >>
Alzò le spalle << Che non sarà più un problema >>
Sentii lunghi brividi corrermi lungo le braccia e temetti davvero per la sua vita. L'unica cosa che speravo era che non l'avessero morsa: vampiri e licantropi, ormai l'avevo capito, erano nemici naturali.
<< È...è...? >>
<< Morta? >> completò lei; poi alzò le spalle << Probabile. Non era messa molto bene quando l'ho chiusa là sotto >>
Chiusi gli occhi per un momento: doveva essere un incubo, solo un brutto incubo. Potevo accettare di morire – anche se non ne ero particolarmente contenta – ma i miei amici, Kat e tutti gli altri non c'entravano. Loro erano innocenti; la loro unica colpa ero io. Ero sempre io.
<< Perché lo fai? >> le chiesi, sull'orlo delle lacrime
<< Fare cosa? >>
<< Tutto questo. Sai che Simon sta sbagliando, perché gli dai retta? >>
<< Perché è la mia famiglia >>
Famiglia. Stavo cominciando a non sopportare il suono di quelle poche lettere poste una in fila all'altra. Ogni cosa sembrava ricondurre alla famiglia: ogni morte, ogni dolore. Forse, ero stata una stupida a lasciare l'unica famiglia che avevo per cercare una vendetta. Che chiaramente non era andata a buon fine.
<< Non ti senti in colpa neanche un po'? >> le domandai ancora. Volevo smuovere qualcosa in lei, qualsiasi cosa che aiutasse me e Lex ad uscire da quella situazione.
<< E per cosa dovrei sentirmi in colpa? >>
<< Eravamo amiche. Gen era una tua amica >>
<< Non provarci >> mi minacciò, puntandomi contro la pistola << Io sono Simon e con me i tuoi trucchetti non funzionano >>
<< Quali trucchetti? >>
<< Non mi importa niente né di te, né di Gen, né tanto meno di questo povero disgraziato. L'unico motivo per cui ti sopportavo era perché Simon era così preso da te. Mi ripeteva che presto saresti diventata come noi, che saremmo stati felici. Che non avresti mai preso il mio posto. E invece ogni passo che faceva verso di te, lo portava lontano da me >>
La guardai stordita. Era gelosa di me e Simon? Allora perché venire qui con lui per cercare di riportarmi indietro?
<< Se non riesci a sopportarmi, perché sei qui? >>
<< Perché era l'unico modo >> rise << Davvero non lo capisci? >>
<< Capire cosa? >>
<< Tu >> disse avvicinandosi << Tu sei la causa di tutto questo e in qualsiasi modo andrà a finire questa storia, sarò io a vincere >>
<< Allora uccidimi e facciamola finita? >>
Ridacchiò e lentamente abbassò la mano che impugnava la pistola. Alzò lo sguardo verso il soffitto e sembrò pensare a qualcosa. Poi si riprese. Puntò la pistola e sparò. Il proiettile di legno andò a finire dritto dritto sulla mia coscia. E io urlai di dolore.
Approfittando di quel momento, Lex si alzò e attaccò Becky alle spalle. Non era guarito del tutto, ma era abbastanza forte da sbatterla contro la parete. Tirò fuori gli artigli e la graffiò, mentre lei cercava di difendersi.
Tra le lacrime e il sangue cercai di liberami le mani, ma il dolore alla gamba era troppo forte. Piansi, senza sapere se ero più preoccupata per il male che sentivo o per la paura di come si sarebbe concluso quello scontro. Mi chiedevo anche dove fosse Simon, e come se mi avesse letto nel pensiero aprì la porta di colpo.
<< Lex, attento >> gridai. Il mio amico, si voltò di scatto e evitò il colpo. La mano di Simon andò a colpire lo stomaco di Becky, che sputò sangue dalla bocca.
Lex si mise in posizione d'attacco, ma non aspettò che Simon si preparasse a colpire ancora. Gli diede un calcio e con tutta la forza che aveva lo spinse contro un'altra parete.
Poi si avvicinò a me e slegò, il più in fretta che riuscì.
Accortosi che Simon si stava riprendendo si preparò ad attaccare ancora, ma lui fu più veloce. Lo spinse contro la parete dietro di me. Non riuscivo a vedere cosa stesse accadendo, sentivo solo lamenti e colpi che tagliavano l'aria. Da sola, finì di scogliere le corde che mi imprigionavano i piedi alla sedia, ma quando cercai di alzarmi, il dolore me lo impedì. Cercai con lo sguardo la pistola e la intravidi accanto al corpo di Becky. Mi feci forza e attraversai la stanza per prenderla. Mi chinai, ma Becky mi diede un calcio e mi spintonò via. Caddi all'indietro, vicino alla porta.
La vidi alzarsi, se pur barcollando e impugnare la pistola. La puntò verso Lex, ma non si arrischiò a sparare. I due si muovevano così velocemente che avrebbe rischiato di sbagliare. Senza aspettare un secondo di più, mi rialzai e mi lanciai – letteralmente – addosso a lei. Cadde, andando a sbattere contro l'armadio in legno. Presi la pistola e, anche se non l'avessi utilizzata, preferivo non rischiare di lasciarla a lei.
Riportai lo sguardo su Lex e Simon: Lex era a terra, Simon lo sovrastava. Quello era il momento per colpire e io lo feci. Mirai alla spalla, ma il proiettile finì nel muro. Riprovai e stavolta il colpo andò a segno. Lui si voltò, tenendosi con una mano il punto ferito e diede l'occasione a Lex di toglierselo di dosso.
Il mio amico si rialzò e corse verso di me, mi prese per mano e corse fuori dalla stanza.
<< Dobbiamo andare via da qui >>
Corremmo giù dalla scala: io zoppicavo e lui non era messo molto meglio di me.
<< No >> dissi, fermandomi << Io devo trovare Kat >>
<< Non c'è tempo >> disse lui << Potrebbero riprendesi in fretta >>
<< Devo trovarla >>
Lui indurì la mascella, ma capì che non mi sarei arresa << Non sai nemmeno dov'è >>
<< Forse si >> dissi io, ricordandomi che Becky aveva detto di averla chiusa là sotto. Insomma, quanti posti potevano essere “là sotto”?
<< Vai >> gli dissi << Vai da Tyler >>
<< Non ti lascio qui >> disse lui, cercando di superarmi.
Io lo fermai prendendolo per un braccio << Trovalo, ti prego >>
 
*
 
Appena fui sicura che lui fosse uscito da quel posto orribile, io mi guardai intorno. Mi diressi verso il bancone della reception e quando arrivai vi trovai l'uomo che ci aveva accolto disteso a terra in una pozza di sangue. Mi trattenni la bocca con una mano e – attenta a non calpestarlo – lo superai. Frugai dappertutto in cerca di qualcosa che mi indicasse dove potevano aver chiuso Katherine. Anche se, mi rendevo conto, che potevano averla chiusa in qualsiasi stanza o magari averla portata fuori da qui.
Controllai le camere. Ce n'erano 15. noi eravamo stati rinchiusi nella numero 8. Al secondo piano c'erano, oltre quella camera, altre quattro camere. Quindi tre camere al primo piano e una sola camera al piano terra.
Feci per voltarmi e andare verso un piccolo corridoio buoi, ma sentii delle voci e dei passi. Non avevo il tempo di andare a nascondermi da qualche parte, così mi chinai e mi nascosi dietro al bancone. Quando le voce si fecero più vicine, trattenni il fiato e impugnai la pistola, pronta a sparare in caso di difesa.
<< Saranno scappati nel bosco >>
<< Non riesci a sentire i loro odori? >>
<< No >> disse Simon, facendomi tirare un sospiro di sollievo << C'è troppo sangue >>
<< E cosa facciamo con la vampira? >>
<< Lasciamola qui, tanto non andrà da nessuna parte. È piena di verbena >>
Katherine. Quelle parole, per quanto poco confortevoli, mi davano una speranza. La speranza che Katherine fosse vicina e viva.
Aspettai che se ne andarono e mi alzai. Cercai tra le chiavi quella che avrebbe aperto la porta della stanza infondo al corridoio e poi, appoggiandomi alla parete arrivai davanti alla porta numero 1. Infilai la chiave nella serratura e aprii la porta. Accessi la luce, ma la stanza era vuota e perfettamente in ordine. Mi guardai intorno ma non vidi nulla di strano. Uscii, diretta di nuovo verso il bancone.
<< Deve essere qui >> ripetei a me stessa. Fu allora che notai alcune tracce di sangue sul pavimento. Le seguii e arrivai davanti ad una porta in ferro. Cercai di aprirla, ma era chiusa a chiave. Guardai come era fatta la serratura e poi tornai al bancone in cerca delle chiavi. Guardai ovunque e frugai dappertutto, ma di quella chiave non c'era traccia.
<< E adesso, come apro quella porta? >>
Mi appoggiai alla parete dietro di me e mi imposi di stare calma e riflettere. Senza farlo apposta, la pistola mi cadde e quando mi chinai per riprenderla notai una scatola rossa. La presi e la aprii.
<< Eccola >> esclamai eccitata. Sembrava proprio a chiave che mi serviva. Il più velocemente possibile, tornai verso la porta e l'aprii. Faceva un freddo cane ed era tutto buio.
C'era un silenzio innaturale là dentro, fatta eccezione per quelli che sembravano lamenti.
<< Katherine? >> chiamai, con la speranza che mi rispondesse.
I lamenti proseguirono e io li seguii. Sdraiata a terra, legata mani e piedi c'era Katherine.
Tra labbra, una pezza.
<< Katherine? >>
Corsi verso di lei e mi chinai accanto a lei. Le guardai i polsi: erano sporchi di sangue e avevano lividi viola.
<< Verbena >> capii
Con cautela, la liberai. Prima le tolsi quella pezza dalla bocca, poi la slegai.
<< Katherine.... >>
<< Vattene >> disse lei
<< Tranquilla, è tutto apposto >>
Lei scosse la testa. Era debole e io da sola non potevo combattere per tutte e due. Speravo che Lex trovasse Tyler prima del ritorno di Simon e Becky, ma non ne avevo la certezza.
Mi scoprii il polso e glielo offrii.
Lei mi guardò perplessa << Melissa... >>
<< Ne hai bisogno >>
Lei alternò lo sguardo da me al mio polso e poi snudò i canini. Mi prese il polso delicatamente e, dopo un leggero pizzico, sentii il sangue fuori uscire dalle mie vene. Era una sensazione strana: non mi faceva male. Sentii uno strano brivido salire e scendere dal mio braccio. Ogni volta che succhiava, mi indebolivo.
Si staccò dopo poco; aveva le labbra sporche di sangue ma le sue ferite si erano rimarginate del tutto. Era strano: non avevo pensato neanche per un momento che avrebbe potuto farmi del male, che non avrebbe saputo resistere al richiamo del sangue.
<< Ti fidi di me... >> disse
Io le sorrisi e feci per risponderle, ma quando aprii la bocca l'unica cosa che ne uscii fu un verso strozzato.
Un calore intenso si stava diffondendo nel mio corpo a partire dalla spalla e prima che potessi accorgermene ero stesa a terra sanguinante.
<< Ti restituisco il favore >>
Simon.
Katherine si alzò in fretta e con la sua super velocità gli si avvicinò, ma lui fu più furbo e gli conficcò un paletto nello stomaco. Dubito che lo avesse fatto per generosità: non l'aveva uccisa semplicemente perché aveva mancato il cuore. Poi si chinò verso di lei e le ruppe il collo.
La sorpassò lentamente e venne verso di me, sorridendo. Prese la pistola di Alaric e me la puntò contro.
<< A quanto pare hai fatto la tua scelta >> prese la mira, puntandomi al cuore << Mi mancherai >> disse, poi sparò. O almeno era quello che credevo.
Aspettai il colpo, ad occhi chiusi ma l'unica cosa che sentii fu il rumore di un corpo che cadeva.  Aprii gli occhi di colpo e scoppiai a piangere.
<< Tyler >>
Le lacrime scendevano copiose mentre lui mi stringeva a sé. Non ero mai stata felice di vederlo e di poterlo abbracciare come in quel momento.
<< Mi dispiace >> dissi << Mi dispiace così tanto. Credevo di fare la cosa giusta. Non volevo che ti facessero del male >>
Lui mi cullò, accarezzandomi i capelli e dicendomi di stare tranquilla.
<< Va tutto bene >> disse << Va tutto bene >>
Quando mi staccai da lui, tenni lo sguardo basso: un po' per la vergogna, un po' per tutti i lividi che mi ero procurata. Lui mi posò una mano sotto il mento e lo alzò. Mi asciugò le lacrime e mi sorrise.
<< Adesso ci sono qui io. Nessuno ti farà più del male >>
Mi aiutò ad alzarmi e quando si accorse del proiettile conficcato nella mia coscia mi prese in braccio.
<< Aspetta >> gli dissi, prima di uscire. Lanciai uno sguardo a Katherine, ancora stesa a terra.
<< Non ti preoccupare >> disse la voce calda di Stefan << Ci penso io a lei >>
Entrò nella stanza e dal sollevò. Poi uscì, dietro di noi.
Sulla soglia di quell'orribile pensione c'erano anche Damon, Matt, Bonnie e Caroline.
Matt corse verso di me, preoccupata << Oh mio Dio, stai bene? >>
<< Si, adesso sto bene >>
<< Il vestito non può dire la stessa cosa >> commentò Caroline; la guardai e mi misi a ridere.
Uscimmo da lì, quando ormai il sole stava spuntando. L'aria era fresca, al contrario di quei primi raggi di sole che stavano spuntando.
<< Dov'è Lex? >> chiesi
<< Sta bene. Jeremy ed Elena lo hanno portato dai Lockwood >> mi ripose Bonnie
La macchina di Matt era parcheggiata davanti alla pensione. Stefan sistemò Katherine sui sedili posteriori della macchina di Damon, mentre Bonnie saliva sulla macchina di Caroline.
Tyler mi aiutò a sedermi sul pick up di Matt e poi salì sul sedile anteriore.
<< Damon... >> chiamai, prima di partire << Mi dispiace >>
Lui mi guardò e accennò ad un mezzo sorriso, poi accese le luci e partì.
 
*
 
Viaggiammo in silenzio, le strade erano deserte e nessuno aveva voglia di parlare di quello che era successo. Quando guardai l'orologio sul cruscotto di Matt mi accorsi che erano quasi le cinque del mattino.
Stavamo proseguendo tranquilli, ma poi qualcosa sbucò in mezzo alla strada e finimmo fuori strada. Fortunatamente, Matt fu pronto e frenò non appena il furgoncino fu circondato da alberi.
<< Che cos'era? >> chiesi
<< Non lo so >> disse Tyler, prima di scendere
<< Dove stai andando? >> chiese Matt
<< Non muovetevi >> disse lui
Mi avvicinai al finestrino, per cercare di vedere cosa stava succedendo. E poi la vidi. Becky, con i pugni stretti lungo i fianchi e la rabbia che le fuori usciva dagli occhi.
Iniziò a correre sempre più veloce e in batter d'occhi si era lanciata addosso a Tyler. Cercai di scendere, ma Matt mi fermò e corse verso Tyler. Becky si accorse di lui e ne approfittò. Matt indietreggiò, brandendo un bastone come arma di difesa. Ma sapevamo entrambi che non l'avrebbe protetto.
Non poteva succede ancora, mi dissi. Eppure stava accedendo.
Scesi dalla macchina, zoppicando e aggrappandomi ad essa.
<< Becky >> urlai. Lei si fermò e si voltò verso di me << È me che vuoi >>
Lei ringhiò, facendomi venire i brividi.
<< Vienimi a prendere >>
Non se lo fece ripetere due volte. Iniziò a correre verso di me, che restai ferma. Quando fu abbastanza vicina, puntai la pistola di Alaric e sparai. Non sapevo quanti proiettili rimanevo, ma speravo abbastanza da indebolirla.
La colpii ad una gamba, ma lei non si fermò. La colpii ancora, allo stomaco. La colpì di nuovo, all'altezza del braccio.
Continuai a sparare, evitando la testa e il cuore, fino a quando finalmente non si accasciò a terra. Tyler e Matt mi furono accanto subito.
<< È svenuta >> disse Tyler << È incredibile quanto abbia resistito >>
La guardai. La vendetta l'aveva resa più forte: combattere per qualcuno a chi vuoi bene, combattere per la memoria di chi hai amato ti dà la forza.
<< Torniamo a casa >> dissi io
Ci muovemmo appena, che subito il verso agghiacciante di Becky si fece voltare. Non so come era riuscita ad alzarsi e stava puntano verso Tyler. Istintivamente, alzai la pistola e sparai. Non presi la mira questa volta. Sparai e lei cadde a terra.
Matt e Tyler mi guardarono sconvolti, mentre il mio viso si riempiva di lacrime.
Al centro della fronte di Becky c'era un proiettile di legno. L'ultimo. 


ANGOLO AUTORE 
Salve a tutti e scusate il ritardo. Come avrete capito siamo arrivati alla fine e manca solo l'epilogo, che verrà pubblicato tra pochi giorni. 
Come sempre ringrazio tutti voi lettori silenziosi, chi ha inserito la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite. E naturalmente un grazie a chi continua a commentare. 
Buonanotte a tutti!


 

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Capitolo 29
*** Epilogo ***


EPILOGO 
 

 
Una settimana era passata. Solo una settimana, da quando Melissa aveva scatenato la maledizione.
Me ne stavo seduto sul divano del salotto, aspettando che lei scendesse. Tutte le sue cose erano già state preparate e sistemate per bene nella macchina parcheggiata nel vialetto.
Sentii un rumore dietro di me, ma non mi voltai e aspettai che fosse lei a venire da me.
<< Ci siamo >> disse
<< Ci siamo >> ripetei
Lei si sedette e mi prese entrambe le mani. Fece per parlare, ma io la precedetti.
<< Avrei dovuto impedirlo. Avrei dovuto salvarti >>
Lei ridacchiò e addolcì lo sguardo << Tu non hai fatto niente di sbagliato. Sei stata la cosa migliore che mi sia capitata nelle vita, Ty >>
<< Allora perché te ne vai? >> le chiesi a brucia pelo
<< Lo sai perché... >>
<< Io posso insegnarti come controllarti >> dissi, alzandomi e allontanandomi da lei
Melissa si alzò e mi posò una mano sulla spalla << Prima di venire qui, ero convinta che la famiglia dovesse avere un passato, un presente e un futuro per essere considerata tale. Ma da quando ho incontrato te, ho capito che la famiglia può essere anche un solo istante >>
Mi voltai verso di lei, che posò le entrambe le mani sulle mie guance.
<< Tu sei la mia famiglia, Tyler Lockwood >> sorrise
Abbassai lo sguardo e lei prontamente mi costrinse di nuovo a guardarla.
<< Qualsiasi cosa accada, io ci sarò sempre per te. Ma devo imparare a superare le mie paure; e tu non puoi vivere la tua vita occupandoti solo di me >>
La strinsi tra le braccia e chiusi gli occhi.


 
*


<< Hai salutato tutti? >> mi chiese Lex quando uscii da villa Lockwood
<< Si >> esclamai soddisfatta. Mentre sistemavo le ultime cose ripensai a quegli ultimi giorni. Caroline, Bonnie ed Elena mi avevano fatto trascorrere una bellissima serata tra ragazze ed erano riuscite a farmi dimenticar tutto per un po'. Lentamente ogni cosa aveva assunto una nuova prospettiva per me. Non solo ero più forte fisicamente, ma sentivo qualcosa di nuove e diverso dentro di me.
Mi sarebbe mancata la dolcezza di Matt, la sicurezza di Stefan e l'ironia di Damon. Era assurdo anche solo pensarci: mi sarebbe mancato anche Damon. Ma d'altronde non potevo avercela con lui per sempre: mi aveva morso, certo. Ma io lo avevo steso con una dose di verbena! E poi c'era Katherine, che non avevo più visto da quel giorno.
<< Ricordami dove stiamo andando... >>
Chiusi il bagagliaio con un colpo secco e passai a Lex la cartina con le indicazioni. Lui la studiò.
<< Monti Appalachi? >>
Io annuii << La mia amica Hayley vive lì. Ci sono diversi branchi di licantropi, lì >>
<< Branchi? >> mi guardò poco convinto << Io non ho più un branco, ricordi >>
Salii in macchina e io lo imitai, sedendomi al fianco del guidatore << Vuol dire che saremmo noi a creare un nuovo branco >>
Lui mi sorrise e accese il motore.
Guardai sorridendo le case di Mystic Falls. Ero triste, ma allo stesso tempo ero felice. Stavo lasciando ancora una volta la mia casa, ma questa volta non stavo scappando. Me ne andavo per cercare me stessa, la vera Melissa Lockwood. Da quando avevo scatenato la maledizione non c'era stata nessuna luna piena, ma mi sentivo più forte e riuscivo a captare nuovi odori e suoni più nitidi. Ero diversa.
Accessi la radio e mi sistemai meglio sul sedile.
Guardai un'ultima volta fuori dal finestrino.
Durò un attimo, ma mi bastò. Vidi Katherine, orgogliosa e fiera come sempre. Le cose non erano andate come mi ero immaginata. E probabilmente, avrei dovuto smettere di immaginare come sarebbe stata la mia vita. Ma non ne potevo fare a meno.
<< Pensi che un giorno tornerai? >> mi chiese Lex
Guardai la scritta Mystic Falls, avvicinarsi sempre di più e quando fu alle nostre spalle sorrisi.
<< Si, un giorno tornerò >>



 

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