Love is blindness

di BeatrixGreen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** una visita inaspettata ***
Capitolo 2: *** Il cuore ha sempre ragione? ***
Capitolo 3: *** l'amore può scoppiare ***
Capitolo 4: *** "amare" significa "lasciarsi legare" ***



Capitolo 1
*** una visita inaspettata ***


scendo le scale, apro la porta, attraverso il corridoio in penombra ed entro nella mia stanza, immersa nell'oscurità 
Canticchiavo fra me. Accendo la luce e ... Erano lì
Entrambi
gettai un urlo
stavo per svenire
però speravo che non mi avessero sentita i miei genitori. Cosa dovevo fare? Beh nemmeno io sapevo cosa stesse accadendo, sembrava un sogno, o forse un incubo.
Rimasi incollata all'interruttore, con gli occhi sbarrati
Il primo a parlare fu Philip. Accanto a lui Henrick stava con le mani in tasca.. indossava il solito giubbotto di pelle nero, e si dondolava un po' coi piedi; aveva in volto la sua tipica espressione che definivo seducente... un'angolo della bocca all'insù, occhi socchiusi e pensosi... Mi fissava
Nel frattempo Philip mi si era avvicinato, mi prende tra le braccia e poi mi tiene per le mani. Henrick intanto lo guardava diffidente. Ci ritrovammo tutti e tre al centro della stanza. Philip era come sempre, solo un po' più preoccupato... e probabilmente perplesso; ma mai quanto me, ero paralizzata. Che accidenti ci facevano quei due nella mia stanza alle 22:00?!? Era la cosa più impossibile che riuscissi a immaginare.
"tranquilla" aveva detto Philip poco prima di prendermi le mani.
Adesso Philip mi fissava negli occhi e ogni tanto sbirciava Henrick, che invece squadrava lui.
Henrick prende una sedia lì accanto e mi fa accomodare. Mi siedo e Philip inizia a parlare.
"Allora" dice usando il suo preambolo più tipico. Nel frattempo tirava fuori dalla tasca del giubbotto una specie di libriccino. Avrei giurato, o forse avrei preferito che fosse il quadernetto fatto da me che gli avevo regalato per Natale... Invece no. Con tremendo orrore mi accorsi che si trattava del quadernetto che mi aveva fatto la mia migliore amica, e dove avevo scritto, sotto suo consiglio, tutti i miei pensieri, i miei deliri, le frasi d'amore.. Tutto ciò che riguardava Henrick e negli ultimi mesi anche Philip. 
No, non poteva essere. Invece lessi la copertina decorata «Love is blindness» non avevo più dubbi, era il mio taccuino. 
Che significava? Philip passa, con mio grande ribrezzo, il quadernetto a Henrick, che lo apre in un punto qualunque, tanto per fingere di leggere tra sé e subito dopo mi guarda con la sua espressione da cane bastonato; mentre invece dovrei essere io quella che sta male. 
Non reggo più la situazione. Con un disperato e immenso tentativo riesco a riprendere coraggio e dico, anzi quasi urlo, ma non troppo forte per evitare che i miei mi sentano "ora basta! Ditemi che cavolo sta succedendo!"
A quel punto Philip si riprende il mio libriccino. Mi guarda e mi dice "perché non me lo hai mai detto?" mi sento come bloccata nella sedia da centinaia di grosse funi "di cosa stai parlando?" rispondo accaldata per l'ansia. Henrick sembra infastidito dalla situazione 'lui infastidito? E io che dovrei dire? Fra poco svengo' penso. Nel frattempo Philip risponde, ignorando il mio sguardo di ghiaccio rivolto a Henrick; torno a guardare Philip "parlo di lui" mi dice indicando Henrick.
Non voglio mentire ancora, li guardo entrambi e non so cosa dire. "come potevo dirti altro?" rispondo a Philip con le lacrime agli occhi; lui mi guarda con un'espressione che mi è sconosciuta, poiché non gliel'avevo mai vista prima, era triste, gelosa, ma allo stesso tempo comprensiva e innamorata, come sempre, di me. Non riesco a guardarlo negli occhi, abbasso lo sguardo. Vorrei piangere, amo Philip, ma non posso farmi vedere da Henrick in lacrime, questo mai. Continuo quindi a parlare, cercando disperatamente di controllare la voce e le lacrime. "Ricordi, no? Quando abbiamo parlato di Henrick, quella sera... Ti ho detto molte cose." guardo Philip per controllare che mi stesse ascoltando seriamente e che non si fosse perso nei pensieri, al solito suo. "Ti conoscevo appena! Cosa avrei dovuto dirti?" Philip alza lo sguardo, che anche lui aveva abbassato e mi guarda. Stavolta i suoi occhi sono duri e nonostante tutto innamorati. Che occhi inspiegabili, meravigliosi, semplici diciamo, ma inspiegabili; li conosco così bene ed è come se non li conoscessi affatto. 



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Capitolo 2
*** Il cuore ha sempre ragione? ***


 "Beh adesso direi che ci conosciamo molto bene, se non fosse che tu mi hai tenuto nascosto tutto questo." anche la sua voce era strana, era come se stesse cercando in tutti i modi di contenere una qualche emozione tendente ad esplodere... A quel punto mi faccio coraggio. Sapevo che sarebbe arrivato quel momento; anche se non mi sarei mai immaginata una situazione tanto innaturale, come ritrovarli in camera mia alle 22:00. Prima di parlare e raccontare come stanno o stavano le cose però, decido di chiarire un altro punto "Spiegatemi come siamo arrivati a questo punto. A prescindere da ciò che sto per raccontarvi, voglio dire come siete arrivati qui entrambi? E perché avete preso proprio quel mio quadernetto?". Tutti e due mi guardano straniti. Henrick con le sopracciglia inarcate e Philip con la bocca socchiusa e gli occhi spaesati. "Ero venuto a trovarti" mi dice poi "come?" rispondo io, "vuoi farmi credere che sei davvero venuto a trovarmi alle 22:00 a casa mia? E poi come sei entrato?". "Mi mancavi più del solito, e ho preso l'autobus dicendo ai miei che uscivo con degli amici... Alla fine mi hanno lasciato andare. Credo sia stata tua nonna ad aprirmi, ma probabilmente subito dopo se ne è dimenticata e quindi non vi ha avvisati. Sono arrivato qui e beh non ci voleva molto a capire che questa è la tua stanza... a prescindere dalle centinaia di foglietti attaccati alla porta con su scritto il tuo nome." divento rossa e mi sento un po' stupida, ma almeno adesso so più o meno cosa è accaduto. Stavo per iniziare a raccontare quando mi ricordo di Henrick "e lui che cosa ci fa qui? Spiegami." chiedo, tutt'altro che benevola e gentile; "è arrivato poco dopo, non so cosa vuole. Sinceramente sono rimasto scioccato quasi quanto te quando l'ho visto entrare. Nel frattempo avevo già trovato il libriccino; poi lui lo ha visto e beh.. mi ha raccontato tutto." mi dice Philip "tutto? Tutto cosa? Lui che ne sa? Non glien'è mai importato nulla dei miei sentimenti, gli interessava solo sentirsi popolare, pur essendo un perfetto idiota, camuffato da filosofo" gli rispondo. A quel punto interviene Henrick "come? Non sono venuto fin qui per sentirti, anzi sentirmi, dire che sono un idiota o un filosofo, come dici tu. Ero sicuro che trovarmi a casa tua fosse la cosa che desideravi più di ogni altra, da un anno e mezzo." non posso reggere ancora la situazione "beh non è più così!"sbotto "cos.." balbetta lui scioccato. Philip ci guarda amareggiato; Henrick mi fissa, io sono confusa più che mai, ed Henrick lo sembra altrettanto. "non capisco" mi dice "nemmeno io. So solo che è troppo tardi, a prescindere da quello che ti passa per la testa, e che sinceramente non sono mai riuscita a capire." . A quel punto Philip mi convince a raccontare come stanno le cose. Si allenta un po' la tensione, ma aumenta l'ansia. 

Rifletto su come cominciare, ma sopratutto non ho idea di come riuscire a raccontare tutto senza che Henrick si faccia un'opinione assurda di me, e Philip venga ferito; no, non so come fare, o forse sì, ma non riesco a pensare. Decido quindi che forse, per una volta, iniziare a parlare sia la cosa migliore. 
Erano le 22:10. "Quel quadernetto lo ha fatto la mia migliore amica. Dentro, come avrete visto, ma forse non compreso, ci sono tutti i testi disperati che ho scritto l'anno scorso, quando ero letteralmente drogata di Henrick. Lì dentro c'è persino la dichiarazione che gli ho scritto, e che lui ha rifiutato, spezzandomi il cuore senza che se ne rendesse conto. Senza che nemmeno io me ne rendessi conto; per un periodo ero come in trans, forse non volevo accettare il suo rifiuto. Credevo non me ne importasse; credevo che sarei riuscita a continuare, a rimanergli comunque amica. Invece finivo per innamorarmi ancora di più, senza motivo; soffrendo anche di più." Mi ascoltavano come se non volessero perdersi nemmeno una sillaba; non capivo perché, ma continuai a parlare. "Era il 16 settembre. Due giorni dopo avrei conosciuto te, Philip" mi guarda come se stesse riflettendo, ma allo stesso tempo sono sicura che dentro tenga qualcosa, non credo sia facile per lui reggere la mia storia. Ormai però deve sapere. Henrick invece mi guarda perplesso e apparentemente disinteressato, ma forse capisce davvero di cosa sto parlando, forse arriverà a capire anche quanto ho sofferto per colpa sua. Probabilmente non subito, ma spero che lo capisca prima o poi. Cerco di riprendere il discorso "due giorni dopo... Io ero fuori dal mondo, Henrick, tu eri il mio unico pensiero. Non eri certo un pensiero felice, ma il mio cuore impediva inevitabilmente al cervello di pensare a tutto il resto." Henrick mi guarda e forse è in imbarazzo, o semplicemente si sente più tranquillo, e non gli importa di come io ho vissuto la situazione. "Il primo giorno tu non c'eri" dico a Henrick "ma c'era Philip. Rimasi paralizzata, scioccata e incantata al contempo dalla sua voce. Mi sembrava identica alla tua, ma più melodiosa, più ... gentile forse. Ma non credevo che mi sarei mai potuta innamorare di lui. Soprattutto perché temevo di essere influenzata dalla somiglianza con te, e di non innamorarmi quindi del vero Philip.". Improvvisamente Philip si dirige verso la porta "Va bene, adesso basta, io torno a casa" dice; "cosa? Perché? No, ti prego, non farlo." gli dico io. Henrick rimane a fissarmi impassibile, come se potesse tenermi incollata a quella sedia. "perché dovrei restare? Per sentirti dire ancora quanto sei stata falsa con me? Quanto non mi hai detto, e quanto invece mi hai detto di invero?". Mi alzo non so con quale volontà, visto che mi sentivo del tutto paralizzata, e vado verso Philip. Lo prendo delicatamente per le spalle e lo guardo negli occhi. Vorrebbe evitare il mio sguardo, ma cede subito. Rimango impressionata dal fatto che mi ami ancora, i suoi occhi non mentono. Lo abbraccio, sento il suo odore... Per pochi secondi tutto ritorna al suo posto, tutto va di nuovo bene.

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Capitolo 3
*** l'amore può scoppiare ***



Ma un rumore improvviso ci interrompe. Mio padre, stava per andarsene in camera; sperai che non ci avesse sentito. Faccio cenno ai ragazzi di non fiatare; ci saremmo spostati nel terrazzo, senza fare rumore. Mio padre entra in camera, Henrick e Philip grazie al cielo sono già fuori dalla porta, quindi sono l'unica ad essere vista. Mi chiede che cosa stessi facendo e rispondo semplicemente che ero riuscita a cacciar fuori una mosca. Mentre mio padre si allontana socchiudo la porta del terrazzo per fargli credere che stia chiudendo. Finalmente sono di nuovo sola e raggiungo i due, fuori.
Henrick è appoggiato internamente alla ringhiera e guarda il panorama alle sue spalle, non è granché, ma è piacevole osservare da lassù. Philip invece sta a braccia conserte, e guarda verso di me. Mi avvicino. Per fortuna non c'è freddo, a parte un leggero venticello. Prendo le mani di Philip; lui stringe le mie riluttante, dopodiché lo guardo negli occhi e dico "non ho mai voluto ingannarti" come mi sembrano dure queste parole "ti prego, ascoltami.". Philip mi ascoltava, ma volevo esserne sicura "certo che ti ascolto" mi risponde, infatti, con triste tenerezza; "io ti amo, amo te. Come potrei amare Henrick dopo tutto quello che è successo? Beh magari tu non conosci bene il corso degli eventi, ma ti assicuro che ingannare colui che amo di più al mondo è l'ultima cosa che voglio. E visto che stasera siete qui, non so come, vorrei approfittarne per concludere quest'assurda situazione. Però devi promettermi che ti fiderai di me, e che non reagirai più così. Sai come stanno le cose; abbi fede." i suoi occhi hanno, come sempre, qualcosa di indecifrabile, ma mi sembrano tranquilli. Mi guarda negli occhi 'magari vuole solo vedere se dico la verità' penso; "non mi credi?" gli chiedo allora, "va bene, sarò con te. 
E ahimè certo che ti credo. Ti amo anch'io." mi risponde lui.
A quel punto Henrick si schiarisce la voce e io e Philip ci giriamo. Vedendo l'espressione di Henrick faccio un passo indietro, visto che ero finita tra le braccia di Philip. "allora, possiamo continuare?" non so a cosa Henrick si riferisca, ma "ok" rispondo. "da quando ho conosciuto Philip tu sei diventato solamente un'ossessione. Lo eri già, ma prima ti amavo, dopo quel giorno invece eri solo un peso. Non riuscivo a dimenticare, e l'unica cosa che riuscivo a fare era distrarmi, ma poi mi ripiombavi tra i pensieri. Però la cosa peggiore è che io speravo." mi fermo "dimmi quello che mi devi dire, continua" mi incita Henrick. Prima di riprendere a parlare guardo Philip, che intanto fissa Henrick, ma appena coglie il mio sguardo ritorna tranquillo. "voglio dire che pur sapendo ormai che non ci poteva essere futuro, pur ammettendolo, c'era sempre qualcosa. Qualcosa di  completamente irrazionale e indipendente, che mi impediva in tutti i modi di smettere di sperare. Ero al culmine della speranza. E poi arrivò Halloween." fui quasi interrotta da Philip "perché? Scusa l'interruzione, ma perché non glielo hai detto prima? Non credo ti abbia fatto bene tenerti dentro tutto questo." come lo amo, lo guardo e dico "sì lo so, ma era difficile, non ero sicura che avrebbe capito e non volevo peggiorare le cose. Capivo a stento me stessa, non potevo pretendere che anche qualcun altro arrivasse a comprendere." Philip mi guarda e riflette, subito risponde "di' sempre ciò che hai da dire, io comprenderò." "grazie" gli rispondo guardandolo degli occhi dolcemente. Poi mi giro verso Henrick che guarda un po' accigliato e menefreghista al contempo; gli lancio un'occhiata poco amichevole che di sicuro non comprende, come al solito. "ad Halloween come sai, ma come probabilmente non ricordi, ti ho regalato il CD. Di sicuro ricordi il CD, ma il biglietto no." riprendo "smettila. Me lo ricordo il biglietto. Se non sbaglio dicevi di essere ancora innamorata di me, perché volevi che prendessi il CD come un regalo d'amore" controbatte Henrick "sì, ma sapevo che non lo avresti fatto, quindi ti ho chiesto nel biglietto di accettarlo come un regalo da un'amica. Ora, non è questo il punto. Da quel giorno ti sei riavvicinato e io come una stupida continuavo a illudermi, spesso senza nemmeno dare a te la colpa, perché ero dell'opinione che a sbagliare fossi solo io, a pretendere chissà cosa. Volevo provare a cambiare, ma il cuore non me lo ha mai permesso. E questo dovresti saperlo. Per te ho fatto tutto, proprio tutto, e senza che tu lo sapessi o te ne rendessi minimamente conto." "tutto cosa?" chiede Philip "tutto ciò che un essere umano  può fare di più assurdamente folle, a causa di un'altro essere umano, solo perché l'amore lo ha reso schiavo." mi guardano, Philip riflette pensieroso, Henrick non reagisce, continua a fare l'indifferente. "finalmente arrivò dicembre. Ero già da un pezzo innamorata di Philip, ma non ti perdevo d'occhio, anche perché non avrei mai immaginato che poi con Philip sarebbe andata così meravigliosamente; non si era ancora dichiarato. Il 20 dicembre però, Henrick, sei diventato la cosa più insignificante e indegna, presente su tutto il pianeta, per me. Non so cosa ti è passato per la testa, ma da una parte ti ringrazio; perché finalmente sono riuscita a vedere te, per come sei davvero. Senza più la maschera che cupido ha creato su di te per ingannarmi. E non sono nemmeno sicura di ciò che penso di te, però finalmente sono sicura dei miei sentimenti. Io non ti amo più. Sei solo un orrendo ricordo, e sicuramente uno dei più dolorosi. Con questo spero di riuscire a concludere per sempre il paragrafo «Henrick» se sei d'accordo". Henrick mi sembra senza parole. Scioccato, ferito e scosso come lo avevo visto solo una volta prima di allora. Ma quella volta non era stato per me. Vederlo così mi dà sui nervi, ormai non riesco a provare nient'altro che risentimento per lui. "non capisco." dice "lo so, non lo pretendo, lo spero e basta." gli rispondo. 
Philip mi si avvicina e ci abbracciamo. Nel frattempo Henrick ci guarda, ci fa un cenno e senza fare rumore si avvia nuovamente verso la mia camera, con la sua camminata goffa.
Lo inseguo per assicurarmi che nessuno lo veda, ma soprattutto per capire cosa vuole fare. Lo trovo con la giacca addosso. Si ferma e mi guarda con la solita espressione, solo un po' più giù di morale. Non so cosa fare "vattene" gli dico a quel punto. Henrick guarda verso il terrazzo, mi giro e vedo Philip sulla porta. Henrick lo guarda, poi gli volta le spalle, mi guarda un'ultima volta, forse risentito anche lui, per una volta, e se ne va via in silenzio. 

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Capitolo 4
*** "amare" significa "lasciarsi legare" ***


Anche Philip poi se ne andò via, quella sera, ma ci demmo appuntamento l'indomani. Era sabato; ci vedemmo di pomeriggio e poi restammo insieme per tutta la sera, fino a tardi. 
Camminiamo verso la piazza centrale, attaccati l'uno all'altra. A un certo punto iniziamo a parlare della sera prima. "scusami" mi dice Philip "per cosa?" gli rispondo io senza capire, "non dovevo reagire così ieri sera... Adesso ho capito, so che sei sincera davvero. Quindi scusami" mi spiega lui "non devi scusarti, sono io che devo chiederti scusa. Non ti avevo mai detto nulla prima, riguardo Henrick e " vengo interrotta da Philip "il capitolo è chiuso; nemmeno tu devi scusarti." rimaniamo in silenzio per pochi minuti... Poi Philip riprende a parlare "però..." "sì?" lo incito "ho pensato molto a tutto ciò che ho sentito ieri da te e Henrick. Sinceramente una volta superata la gelosia mi sono messo a pensare che forse... Forse Henrick dovrebbe essere aiutato" mi dice "Come? Ma scherzi?" lo interrompo scioccata "no, non fraintendermi. Voglio solo dire che avrebbe bisogno di stare in compagnia, di aprirsi; così magari la smetterebbe di comportarsi come fosse uno stupido." Guardo Philip e rifletto... Ha ragione, ma dal canto mio non voglio più avere a che fare con Henrick "sì, hai ragione, però non voglio. Non voglio aiutarlo, non voglio più averci a che fare... Mi dispiace, non per lui ovviamente; dico mi dispiace dire di no a te." cerco quindi di spiegargli "capisco. Beh d'altronde hai ragione anche tu. Ormai lui è abbastanza grande, che ci pensi lui alla sua vita!" Philip fa una pausa mentre io lo guardo curiosa "pensiamo invece alla nostra di vita." mi dice subito dopo. Poi si gira a guardarmi e gli sorrido, lui ricambia. Ci troviamo di fronte a un bar, mi stringe a se e rimaniamo lì abbracciati per un bel po'.

Con Henrick alla fine mi sono allontanata sempre di più; tuttora non riesco a capire quel ragazzo. L'unica cosa che conta per me adesso è l'amore che ho trovato; il vero amore, e spero che duri in eterno, proprio come io e Philip ci siamo promessi e augurati a vicenda. 

Non smettete mai di credere al vostro cuore. Per quanto possiate soffrire, rimanere delusi, pensare che sia tutto finito, non smettete mai di credere. Non bisogna mai chiudersi nelle proprie convinzioni... Prima o poi arriva ciò che le fa crollare, ma che le sostituisce con cose ben più solide e che ci portano molta più felicità, pienezza e soprattutto amore. Abbiate fiducia nella vostra vita, perché anche quando tutto sembra perduto si può trovare un barlume. 
L'amore non chiede nulla.

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