La Scelta.

di JoshPaperson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Porthner. ***
Capitolo 2: *** Martin. Paura. Ansia. ***



Capitolo 1
*** Porthner. ***


Porthner è una città situata in una parte di territorio che, stando ai vecchi libri di geografia, apparteneva un tempo a quella che doveva essere l'America, è suddivisa in 15 zone, chiamate Lappius, Io, Josh Paperson, provengo dal Lappius 11.

Dopo guerre lunghissime si è ritrovata la pace solo creando un sistema politico ed economico estremamente intelligente.

Sin dal momento in cui si nasce, dal momento in cui una donna mette alla luce un bambino, quest'ultimo viene sottoposto ad una iniezione.

Iniezione o, secondo molti abitanti di Porthner, il “pizzico” poiché il dolore produce lo stesso fastidio generato da un comune pizzico, facendo accavallare i nervi e producendo un brivido che ci attraversa la zona interessata.

L'iniezione non ha scopi medici o di benessere personale, bensì è la preparazione alla Cerimonia.

La Cerimonia della Scelta.

Questa cerimonia, curata in ogni minimo dettaglio, onde evitare errori, decide il destino di ogni individuo.

Ma non sarà una semplice persona, un umano che respira, a compiere ciò. Assolutamente no. Sarebbe troppo banale ed antiquato, secondo gli assurdi Governantis che ci comandano.

Il Presidente Viliarum Timideus sarebbe troppo poco originale a lasciare che sia un umano ad occuparsi della Scelta.

Si è sempre usato un macchinario, chiamato Lo Sceglitore per determinare la Scelta.

Dentro o Fuori.

Dentro se Lo Sceglitore rileverà nel DNA dell'individuo una sostanza che l'iniezione ha prodotto nel corso del tempo.

Fuori se Lo Sceglitore non è riuscito ad individuare la sostanza, dunque l'individuo è impuro, un senza-anima, una persona che non è in grado di condurre una vita degna.

Non ci possono essere errori alla Cerimonia.

Io ho già diciassette anni, la celeberrima età in cui deve essere effettuata la Scelta.

Ma non voglio offuscare la mia mente con pensieri tristi, con ipotesi negative della Cerimonia.

Senza accorgermene sono le 19.15 e mia madre annuncia nel Pentaphonus, un dispositivo collegato in tutte le camere per annunciare eventuali notizie o dare semplici informazioni, che la cena è già pronta.

-Tesoro scendi, la cena è a tavola! Urla mia madre.

La sua voce fa vibrare la copertura del Pentaphonus e arriva fino al mio timpano, il quale, a sua volta, produce un fischio interno nella mia testa.

Riesco a sentire i passi di mio padre avvicinarsi alla porta della mia camera.

-Peter Paperson- annunciò mio padre al Verietis un marchingegno in grado di riconoscere le voci e dare l'autorizzazione di entrare nella camera.

Qui a Porthner i genitori sono autorizzati e hanno il diritto, se non il dovere, di entrare in camera dei propri figli.

La porta scorre sul suo asse, fino a scomparire nella fessura del muro bianco che circonda la mia camera.

Mio padre, Peter, entra a passo lento nella camera.

-Quando mio nonno aveva la tua età..- fece per dire mio padre.

Ok, ci siamo. Questo è uno di quei momenti in cui mio padre assume un'aria tutta seria per procedere al rimprovero di un mio comportamento sbagliato.

-Quando mio nonno aveva la tua età non si poteva permettere di usare il Pulitor per riordinare la sua camera- concluse.

Mi sforzo di sorridere.

Ho sbagliato, non vuole punirmi, vuole solo ciarlare su quanto sia complicata la vita molti anni fa.

-Ora, giovanotto, scendiamo nel soggiorno- suggerisce prima che la furia di mia madre possa invaderci.

Per scendere devo scrivere il codice di identificazione, un codice che è necessario per compiere qualsiasi azione.

Z11JP. Zona 11 Josh Paperson.

Il pavimento sottostante ai miei piedi scricchiola, quasi si lamenta della sua longevità.

In breve tempo i miei occhi vedono salire il pavimento verso me, fino a giungere nel soggiorno.

Il soggiorno è molto semplice, il che è una qualità diffusa qui nella Zona 11, non ci piace fare le cose in grande.

La cucina è completamente elettronica, ma ha comunque bisogno di una mano umana che armeggi il complicato sistema di cucina.

Ovviamente l'unica persona in grado è mia madre, Anna Paperson, prima di sposarsi il suo cognome era Finnerk, un cognome orribile che suona quasi come una di quelle armi usate per distruggere tutto durante le Guerre, le armi nucleari.

Mia madre è una donna esile dai capelli lunghi e biondi, ormai spenti e non molto curati dopo che aveva partorito me e mio fratello più piccolo.

-Quando imparerai ad usare le scale, scansafatiche?- chiede.

Non ci è permesso di rispondere male ai nostri genitori e dunque sono vincolato a trattenermi dal rispondergli.

Se fossi autorizzato a rispondere non oso immaginare cosa potrebbe uscire dalla mia bocca.

-Ne terrò conto la prossima volta- dico io leggermente infastidito.

La cena è un momento importante a casa nostra, come in tutto il Lappius 11.

Mi incammino velocemente verso il rettangolare tavolo di vetro posto al centro, leggermente a sinistra verso la cucina.

Il tavolo è dotato di molti strumenti utili durante la cena.

Per esempio, se volessi sapere quante calorie ha il prodotto che sto mangiando, basterà chiederlo al tavolo.

Il design, comunque sia, non è particolarmente futuristico come la generazione di mio padre pensava.

Oltre che piccoli accorgimenti, la nostra società si presta bene a ciò che anticamente era il mondo.

Non abbiamo macchine in grado di volare, non mangiamo con una pillola, non siamo robot e nessuna delle tante idiozie ideate dalla vecchia società.

 

 

La storia si ispira alla trilogia di Veronica Roth composta da Divergent, Insurgent ed Allegiant. 
La storia però non copia personaggi, ambientazioni o simili. 
La storia è completamente originale, soltanto ispirata in alcuni tratti. 
Continuate la lettura e ve ne accorgerete.
Buona lettura e non dimenticare di lasciare una recensione, possibilmente costruttiva! :)

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Capitolo 2
*** Martin. Paura. Ansia. ***


La mattina seguente non faccio in tempo a svegliarmi che mia madre entra in camera e, immettendo il codice, ordina alle tende di scorrere e lasciare entrare la luce.

-Su cucciolo, è ora di alzarsi- Sussurra mia madre.

Per quanto possa sussurrare la sua voce rimarrà sempre stridula, e turberà per sempre il mio timpano.

Avverto un raggio di sole invadere i miei occhi. Socchiudo gli occhi e appoggio il braccio sopra la fronte per contrastare il fascio luminoso.

A quanto sembra è una bellissima giornata abbastanza calda, sarebbe la giornata ideale per girovagare senza una precisa meta in città, se non fosse per la Cerimonia.

Oh, la Cerimonia, quasi dimenticavo. Due giorni, poco meno di quarantotto ore all'inizio di quella sentenza di morte per molti, e grazia divina per altri.

Deciderà se sarò un Dentrepis o un Forantis.

Dentrepris, anche detto “Dentro”, se sarò degno di condurre una vita con tanto di matrimonio e figli, Forantis anche detto “Fuori”, se sarò costretto a lavorare in miniera, a costruire edifici o a pulire strade e case.

La Cerimonia è molto semplice e veloce.

L'individuo, chiamato candidato in questa circostanza, ha il dovere di presentarsi al Grande Palazzo alle ore otto in punto.

Non un minuto di ritardo.

Non un minuto di anticipo.

Tutti i candidati vengono fatti accomodare in una grande sale, dove si ha l'obbligo di mantenere un livello di decibel molto basso.

Vengono chiamati in ordine alfabetico, uno per uno, i candidati. Il candidato deve andare in una stanza più piccola posta alla fine di un interminabile corridoio. Il candidato si sdraia, e il Governantis immette un ago fino alla vena. L'ago trasporterà una minima quantità di sangue e Lo Sceglitore pronuncerà il risultato.

Il risultato non è segreto, tutt'altro, viene liberamente comunicato tramite un altoparlante in tutte le stanze del Grande Palazzo.

Già riesco ad immaginare la voce automatica,che sbaglia quasi ogni accento, pronunciare: Attenzione prego. Il risultato di Josh Paperson, Lappius 11 è Fuori. Esperto in lavori di manutenzione tecnica e sostenimento a servizio del cittadino.

Così chiamano i Forantis, “esperti in lavori di manutenzione tecnica e sostenimento a servizio del cittadino”.

Una frase generica per raggirare la pietosa condizione dei Forantis.

Costretti a lavorare, per una intera vita, a servizio dei Dentrepis e di tutte le persone che si occupano di economia e politica di Porthner.

Patetico. L'aggettivo che descrive meglio di tutti questa situazione.

Date le ottime condizioni meteorologiche, decido di uscire a fare una passeggiata.

Le vie del Lappius 11 sono lunghe e larghe con case su ogni lato e negozio ogni due o tre isolati.

Ovviamente è tutto molto semplice e curato, regolarmente pulito. In tutto il Lappius c'è solamente un parco, chiamato La Zona Verde poiché è l'unico spazio con alberi e prato di tutta la città.

Non dista molto da casa mia, dunque decido di incamminarmi.

Dopo circa cinque minuti di cammino a passo svelto, arrivo nel parco.

La Zona Verde si stende per un intero isolato, occupando la superficie paragonabile a quella di due case. Decido di sedermi su una panchina in ombra. Passa una leggera brezza fresca che fa oscillare i miei capelli biondi e corti.

Nella panchina accanto alla mia siede un uomo abbastanza vecchio. Non riesco a riconoscerlo poiché la luce diretta del sole fa sì che la sua faccia diventi un grande ovale luminoso.

Dopo vari tentavi di riconoscimento distolgo lo sguardo dalla sagoma luminosa.

Poggio il gomito sul braccio della panchina e accosto la testa sopra la mano.

Improvvisamente le mie orecchie sentono un suono. La voce dell'uomo accanto a me.

-Ragazzo..- comincia balbettando. Tossisce come per schiarire la cupa e possente voce.

-Quanti anni hai... ora?- conclude.

Ora? Probabilmente deve conoscermi per usare quel termine. Prima che la mia testa formuli altri pensieri, l'uomo si alza e viene accanto alla mia panchina.

Ha un viso leggermente gonfio, deve avere su per giù quarantacinque anni. I suoi pochi capelli sono quasi tutti grigi, e partono dal centro della sua testa fino a stendersi verso il basso.

Ha dei baffi folti, ma non ha la barba. I suoi occhi sono neri, di un nero molto intenso. Un nero che sembrerebbe modificato, perché non riesco a capacitarmi della maestosità di quel nero.

L'uomo è alto, un fisico normale, un tempo atletico.

Non riesco a riconoscere chi sia.

Perché allora mi ha chiesto quanti anni avessi ora? Chi è?

-Diciassette- dico con una tonalità di voce secca.

Il suo viso sembra diventare scuro. Sembra come che la risposta data non gli sia piaciuta. Che problema ha con la mia età?

-Ah. Diciassette- sussurra.

Voglio trattenermi dal chiedere chi sia e perché mi conosce, secondo le regole non sarebbe buona educazione. Ma stringere i denti per evitare di dar fiato alla mia bocca si rivela totalmente inutile.

-Chi sei?-

-Martin Reversbee- dice l'uomo.

Il nome mi dice qualcosa, e dopo qualche pensiero collegato con altri mi rendo conto che l'uomo che mi sta parlando è un uomo che conosco. Non direttamente, ma lo conosco. Lo conosco di fama.

Martin è il padre del ragazzo che hanno ucciso lo scorso anno dopo la Cerimonia.

Apparentemente il risultato di Thomas, il figlio di Martin, era negativo. Ma non negativo perchè era un Forantis. Negativo perché Lo Sceglitore considerava Thomas un MEZZIS.

Un mezzis è un ibrido, una persona incompleta, potenzialmente pericolosa.

Chi infatti è un mezzis non è in grado di aiutare la società in alcun modo, anzi, cerca di distruggerla.

Thomas venne condannato a morte.

Pochi mesi dopo si è scoperto che Thomas non era un Mezzis, ma che Lo Sceglitore aveva avuto un problema di riconoscimento del sangue, probabilmente perché l'ago non era ben pulito.

-Mi dispiace per suo figlio- Dico, con una voce soffocata.

No, non è vero. Non mi dispiace. Non ci ho mai pensato. Ma credo sia una cosa carina da dire.

-Non preoccuparti figliolo- Risponde l'uomo.

Non so cosa lo induca a darmi tanta confidenza, ma ignoro le sue forme colloquiali.

Mi diede una pacca sulla spalla pronunciando qualcosa di terribile, qualcosa che non riesco a capire, qualcosa di cui la mia mente si rifiuta di pensarci.

-Tu, meglio di chiunque altro, capirai l'agonia di Thomas. Tu aiuterai tutti in una lotta ormai spenta. Tu, mio caro, farai qualcosa che nessuno è in grado di fare-.

Prima che io possa replicare quanto detto, l'uomo si allontana a passo svelto alla fine della Zona Verde.

Sono perplesso, disturbato, non riesco a capire.

Cosa?

Farò qualcosa che nessun altro è in grado di fare?

Un attacco di isteria invade il mio corpo. Menzogne. La rabbia detta insulti gratuiti verso l'uomo.

Inizio ad avvertire dei capogiri. Quell'uomo ha acceso qualcosa dentro me. Sento che ciò che l'uomo ha appena detto sia qualcosa di pericoloso, qualcosa da ignorare per la mia incolumità. Non voglio guai. Non voglio problemi con il Presidente Viliarum.

Però quell'uomo aveva un'aria estremamente familiare, un qualcosa che riconoscevo nella sua voce, nel suo modo di parlare.

Avevo già parlato con Martin. Ma dove? Quando? In quali circostanze? A quale scopo?

Non ho risposte. Solo ipotesi probabilmente lontane dalla verità.

Sono confuso, preoccupato, nel mio corpo l'ansia sale a un livello altissimo.

Inizio a tremare dalla preoccupazione, dalla paura. Una paura irrazionale. Molto probabilmente ciò che ha detto è finzione.

Costringo a me stesso di credere che tutto ciò che Martin mi ha riferito sia falso, anche se so che non è così. 










 

 

La storia si ispira alla trilogia di Veronica Roth composta da Divergent, Insurgent ed Allegiant. 
La storia però non copia personaggi, ambientazioni o simili. 
La storia è completamente originale, soltanto ispirata in alcuni tratti. 
Continuate la lettura e ve ne accorgerete.
Buona lettura e non dimenticare di lasciare una recensione, possibilmente costruttiva! :)

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