Untold Tale

di the spirit eater
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Il Principe Azzurro ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Specchio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Arka ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Passato e Futuro ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Haruka ***



Capitolo 1
*** Prologo: Il Principe Azzurro ***


Camminavo per il corridoio buoi tenendomi il gomito destro con la mano sinistra, il sangue non smetteva di scendere, dovevo di nuovo andare da Yuba.

Quel corridoio visto fin troppe volte mi dava ormai la nausea ma non potevo farci nulla.

“Riecco il principe azzurro” disse sorridendo una giovane puella magi completamente arancione che teneva in mano una campanella: il suo viso era limpido e i suoi capelli arruffati.

“Siediti e metti la ferita sulla tavola.” e così feci posando il braccio davanti al suo sguardo penetrante, io nel frattempo guardavo la stanza: come sempre l'arredamento era gotico, pieno di candelabri , oggetti dalle forme inquietanti, tovaglie viola con trame nere che suscitavano timore nelle persone, pupazzi dal volto docile ma con occhi vacui e neri. Stranamente la campanella produceva un suono flebile ma gradevole, le onde sonore avvolgevano il mio braccio in modo tenero curando le ferite. Come poteva un suono così meraviglioso propagarsi in un luogo così tetro?

“procedi al pagamento: mezzo potere purificatore di un Grief Seed”.

Come sempre ostentai una smorfia tra il disgusto e l'ammirazione per quella maga che riusciva a mantenere il contratto senza combattere: era una vile ma aveva tutta la mia stima.

Io ero stata catapultata in questo mondo troppo violentemente e il desiderio che avevo espresso non mi aveva fornito grandi poteri, come se non bastasse mi trovo sempre davanti queste bambine...Io ormai avrei 15 anni! Non capisco come Kyubey mi possa aver scelto...ma certo se dice che è importante solo lo scompenso emotivo allora con me eravamo a cavallo.

Tornai a casa. Le coperte avevano un odore gradevole, familiare, non come quello delle streghe: sempre pungente e surreale, simile a quello di una pianta carnivora che attira le mosche. Mi feci avvolgere dal tepore e la mia coscienza venne meno in poco.

Aprii gli occhi, la sveglia stava suonando, dovevo prepararmi. Ci misi poco: una doccia veloce e poi su la divisa, dieci minuti per la colazione: riso in bianco, ero a dieta.

La giornata passò come sempre troppo veloce, le esercitazioni al club di karate erano state estenuanti ma ora toccava ad un compito ben più impegnativo.

Arrivai a casa, mangiai, guardai in rete l'ultimo episodio di “Lyrical Magical Girl!” e poi salii in camera, pretti tra le mani la soul gem e la posai al petto, sentii una luce azzurra che mi avvolgeva, mi scaldava, mi vestiva per poi ritirarsi.

Ero di nuovo dentro quel completo che tutte le maghe deridevano chiamandomi principe azzurro, in effetti ero l'unica ad indossare pantaloni e non leggins o gonne ma a me andava bene così, quei pantaloni da smoking ma azzurri erano belli, mi davano un'idea di protezione. Mi sistemai la giacca e estrassi il fioretto. Che arma inutile...i fendenti erano poco efficaci e gli affondi erano troppo pericolosi, potevo solo fare affidamento sulla mia abilità, quella abilità tipica di chi ha espresso desideri come il mio.

Un Grieff Seed si era schiuso nei pressi della scuola elementare D e come sempre mi posizionai poco distante dal portale, arrivò una ragazza magica con un completo tutto in tinta glicine, piccola e innocente, ma io non potevo fare altro che portarla con me:

“Ehei, ti và se ci entriamo insieme? Io non sono brava a combattere ma sono un'ottima esca! E posso dare il colpo finale e creare strategie! Tu hai una buona arma?” la bambina materializzò un falcetto “con questo posso fare qualcosa ma se siamo in due e mi dai un po' di tempo credo di poter sferrare un fendente abbastanza efficace”, ci ero riuscita di nuovo.

Entrammo nella culla della strega: era un corto corridoio pieno di rovi che portava ad una specie di foresta di grandi rovi.

Enka, la ragazza, mi prese per mano. Percorremmo quel corto corridoio con una paura immensa. Appena posato il piede sul primo rovo dello stanzone tutto iniziò a fiorire. Subito le ci coprimmo il volto, potevano essere pollini velenosi. Davanti ai nostri occhi comparve un essere dal corpo filiforme, nel vero senso della parola. Era una specie di filo che poco prima del terreno si divideva in due, verso la metà vi erano due grossi boccioli e in cima un altro fiore, tutti rigorosamente bianchi, come quelli che le due stavano calpestando. Non c'erano dubbi, quei pollini facevano qualcosa, c'erano troppi fiori per essere semplici decorazioni. La strega ci mostrò il suo volto, da quella specie di disco giallo, racchiuso tra i petali, come quello delle margherite, spuntarono due occhi innocenti e delle fauci terrificanti piene di denti. Non c'erano dubbi intendeva stordirci e poi mangiarci, dovevamo muoverci “Enka!, devi assolutamente tagliarlo all'altezza delle gambe, poi io potrò finirlo”, aveva ancora funzionato, la giovane si slanciò in avanti recidendolo la strega più o meno a metà di quel filo che era il suo corpo.

Era strano tutte le peggiori ipotesi che avevo formulato erano svanite: il filo poteva essere impossibile da tagliare, poteva ingrossarsi, poteva moltiplicarsi, ma nulla. La strega cadde a terra con il fiore-volto che mi guardava e le ali-fiore verso l'alto. Solo in quel momento realizzai, quell'essere era fatto per strisciare!

“Enka! Attaccalo da sopra su viso!” di nuovo la puella si lanciò sulla strega, fu un attimo, un movimento il fiore si era girato verso la mia compagna aprendo le fauci e l'aveva deglutita mentre ella tentava di colpirlo. Rimasi paralizzata, iniziai a correre verso l'uscita, strano ma c'era ancora, di solito sparisce. Correvo senza guardarmi indietro, il mio volto doveva essere terribile, le lacrime mi rigavano il volto e probabilmente perdevo catarro dal naso, ero sgraziata e brutta.

Poco prima dell'uscita incrociai una maga stranissima: portava una gonna in cuoio divisa in tante striscioline, una corazza in cuoio e sotto un vestito di seta rossa. Impugnava una lancia e uno scudo circolare. Questa volta dovevo usare il mio potere a fin di bene “Vattene! È troppo forte! Non puoi farcela! Ne è già morta una e...e...” mi passò affianco diretta verso la strega “Stupida!” le dissi e mi rimisi a correre.

Come era possibile? Io che avevo chiesto che qualcuno si innamorasse di me avevo il potere della persuasione, convincevo le maghe a unirsi a me e a seguire il mio piano ma...su di lei non aveva funzionato...come era possibile?

Ero uscita da quel tripudio di boccioli candidi e correvo verso il cancello della scuola quando sentii un rumore secco, come di quando una bolla scoppia. Mi fermai, mi voltai, quella misteriosa maga era di nuovo lì davanti a me, l'aveva uccisa? Come?!

Mi rivolse uno sguardo pietoso e se ne andò. Mi fermai, le gambe mi cedettero, mi trovai per terra mentre continuavo a piangere come una bambina, era la sedicesima che avevo fatto morire. Come potevo continuare a considerarmi un essere umano? Ma dovevo rialzarmi, dovevo tornare a casa, dovevo dormire, dovevo dimenticare: “per colpa mia una ogni due giorni finisce come Enka” pensai facendo un calcolo involontario.

La sveglia suonava di nuovo, le orecchie mi facevano male. Chissà perchè. Eppure ieri non avevo sentito neanche un grido, nemmeno un sussulto...doveva essere stato quel rumore, quella bolla esplosa,che mi aveva ricordato chi ero e quanto facevo schifo, quel rumore semplice e veloce mi sembrava il grido di disperazione di tutte le ragazze che avevo fatto morire. Avevo bisogno di un Grief Seed., almeno quando riuscivo ad eliminare una strega in gruppo riuscivo a convincere gli altri che avevo fatto più di loro e quindi meritavo un po' più di purificazione...dannazione! Tra poco non sarei stata in grado nemmeno di dare il colpo finale ad una di loro, avevo bisogno di purificarmi e per questo non potevo che chiedere a Yaba, la sorella gemella di Yuba...preparai tutti i miei risparmi e prima di andare a scuola entrai di nuovo in quell'edificio percorrendo sempre quel corridoio schifoso entrando questa volta nella porta di sinistra, sembrava uno studio medico.

“oh, il principe azzurro! Dimmi quanto hai!”

“sono 5000 yen” risposi stringendoli tra le mie mani.

“va bene dammi la Soul Gem” gliela lanciai con disprezzo, lei prese un bauletto e lo aprì, era pieno di Seed, ne prese uno e lo poggiò a quello che sembrava un gioiello di ammirabile fattura, pochi secondi ma bastarono a vederlo purificato di varie gradazioni di nero fino a raggiungere un grigio, ero tornata ad una condizione stabile.

“Principe se vuoi che la luce di questo cosino sia bianca come il latte ne servono altrettanti, lo sai bene!”.

Me ne andai senza salutare e una nuova giornata scolastica passò velocemente. Ma questa volta era diverso mi sentivo diversa, arrivata la notte impugnai la Soul Gem con forza e energia trasformandomi.

Io che avevo espresso il desiderio che una donna si innamorasse di me ero stata punita con il vestito di un principe e se anche fosse stato solo per una notte, questa volta, avrei protetto almeno una maga con tutte le mie forze.

 

Data la scuola sarò parecchio impegnato e quindi non so' quando continuerò ma se mi manderete i vostri pareri farò il prima possibile ! Ringrazio in anticipo!!! 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Specchio ***


Camminavo per le strade della città a testa alta. Ad ogni passo le balze delle maniche della mia maglia si muovevano e le code del frac ondeggiavano sinuosamente, tenevo il petto in fuori, tanto ero praticamente piatta.

Chiunque mi avesse visto avrebbe pensato a me come ad una matta: portavo un frac con maniche a balze fino al gomito e, al posto dei bottoni, varie gemme che sembravano zaffiri. Le mie braccia erano coperte da dei guanti lunghi fino al gomito, molto leggeri, dello stesso tessuto delle calzamaglie e i miei pantaloni erano azzurri come i miei stivali e come tutto ciò che indossavo.

Mi sentivo un principe che stava partendo per andare a salvare la sua principessa, era una bella sensazione: non provavo paura o rimorso, sapevo che quello che stavo facendo era giusto.

Dopo pochi minuti che giravo per la città, nei pressi della via principale, vidi una gracile ragazza, era indecisa, credo sentisse la presenza di una strega e che la paura la paralizzasse. Era immobile e bella come una statua greca.

“Va tutto bene. Ora puoi andare a casa, qui ci penso io.” Lei annuì e se ne andò rompendo la sua statuaria eleganza e lasciando percepire una enorme fragilità.

Non ci volle nulla a trovare il covo di quella lurida creatura, vi entrai.

Stranamente la tana mi pareva avere un aspetto rassicurante: tutto era fatto di specchi, mi vedevo riflessa all'infinito sulle pareti laterale. Non guardai indietro ma proseguii.

Alla fine del corridoio c'era una specie di membrana che mi restituiva una mia immagine opaca, mi trovavo fiera e aggraziata, la attraversai. Mi unii con il mio riflesso: stavo finalmente diventando un tutt'uno tra come apparivo e come ero. Non ero più debole, non ero più insicura, non ero più maga, non ero più donna: ero Il Principe Azzurro.

Venivo abbracciata dal liquido freddo che mi trasportò in una bellissima piazza bianca coperta da una cupola di specchi, per terra vi erano dieci enormi bicchieri ovviamente in materiale riflettente.

Lo sentivo: la strega era nascosta sotto uno di quelle cupolette. Doveva essere nata da poco e per temporeggiare usava questo stupido trucchetto, che vile...Mi ricordava qualcuno.

Si iniziarono a muovere freneticamente. Mi portai la mano al fianco estraendo il fioretto materializzato poco prima, mi fiondai su uno dei bicchieri.

Il mio affondo era ben più efficace di quanto potessi sperare: ogni volta che colpivo la superficie di uno di quegli oggetti lo trapassavo bucandolo.

Con tutta la forza che mettevo nei movimenti mi schizzavano addosso grandi quantità di frammenti vetrosi tagliandomi e lasciando quelle piccole ferite molto fastidiose tipiche dei tagli fatti con la carte, era la mia espiazione.

Ero una furia, nel muoversi i bicchieri mi colpivano violentemente buttandomi per terra, ma tutto ciò che ottenevano da me era un breve sossulto dopo il quale mi rialzavo barcollando. Continuai la mia danza suicida finchè non vedi uno di quei gotti rompersi, fu un tripudio di schegge e pezzi di vetro, mi coprii gli occhi, avevo il corpo dilaniato, da capo a piedi, da minuscoli taglietti, il mio vestito si tingeva di quel viola di cui era anche il costume di Enka.

Mi scatenai per un lungo lasso di tempo, quando feci il punto della situazione cappi che erano rimasti solo due cupole sotto le quali avrebbe potuto nascondersi la strega, Purtroppo il 70% della parte frontale del mio corpo era trafitto da pezzetti di vetro, stavo per cedere. No si trattava più di soli tagli, nella mia carne ormai erano conficcate tutte queste schegge, ogni movimento era pura sofferenza.

Tentai la sorte, era tutto ciò che potevo fare,misi tutte le energie in un ultimo affondo.

Mi parve che la mia spada fosse avvolta da un'aura azzurra, per la prima volta dall'inizio del combattimento gridai, gridai tutto il disprezzo che avevo per questo mondo, per le streghe, per colui che mi aveva fatto sigillare il contratto, per tutto ciò che avevo fatto, ma non scandii alcuna parola, era un urlo semplice, disperato ma infinitamente dolce, mi stavo immolando, soffrivo, ma lo facevo per tutto ciò che amavo, tutto sommato mi sentivo una brava persona.

Il colpo andò a buon fine, vidi il bicchiere infrangersi con quel solo colpo, vidi anche il corpo della strega: una palla in un materiale simile al ferro, senza espressione ne nulla, la mancai. Le gambe mi cedettero, il colpo fu deviato trafissi il pavimento, le lacrime iniziarono a uscire dai miei occhi.

Ero sdraiata per terra e sentivo che quella squallida creatura mi si stava avvicinando, senza dubbio le erano spuntate delle fauci con le quali stava per divorarmi.

Fu un attimo, un sussulto. Sentii un proiettile fortissimo che passò da parte a parte la strega, girai lo sguardo: una lancia era conficcata nel terreno al fianco di un Grief Seed. Stavo per morire ma, almeno questa volta, avevo aiutato qualcuno:

“Grazie, finalmente posso tornare da lei.” parlai perchè sentivo dei passi vicini.

“Grazie, chiunque tu sia.” percepivo il rumore di vestiti sfrusciare.

“Ora posso andarmene in pace.”.

“Principe azzurro, così sarebbe troppo facile!” era, era una voce nota.

“Ora che finalmente hai tirato fuori gli attributi non puoi mica crepare!” era, era...

“Ecco, speriamo che riesca a rimetterti in sesto” sentivo il suono di una campanella, dolce e semplice. Era forse il rumore del paradiso che mi stava accogliendo?

Socchiusi gli occhi, avevo un braccio postato sulla fronte per filtrare i raggi solari. In pochi secondi realizzai, alzandomi di soprassalto. In quello scatto sentii tutti i miei muscoli dolermi: l'acido lattico era stato prodotto da ogni singola parte del mio corpo. Il dolore mi smorzò il respiro. Risedetti sul letto,inerme, con gli occhi spalancati.

Ero viva, questa era stata la mia prima considerazione.

La seconda cosa che mi venne in mente era che non ero in camera mia, quando sarei tornata a casa avrei avuto i miei bei problemi.

Mi alzai lentamente, evitando movimenti bruschi. Una volta in piedi mi guardai attorno: mi trovavo in quella che sembrava una comunissima stanza d'albergo, sentii bussare alla porta.

“Principe su apri!”era la voce di Yuba.

Mi avvicinai alla soglia, posi la mano sulla maniglia, inspirai profondamente e aprii. Mi trovai davanti quella maga che tanto odiavo in abiti civili più che altro era una bambina in abiti scolastici.

Fui schoccata da quella vista, non ero pronta a vederla così, non la avevo mai vista così.

“Buongiorno” dissi muovendo appena le labbra.

“Buongiorno” rispose lei con voce chiara e limpida.

“Sai ieri mi hai proprio stupita, hai risvegliato i tuoi poteri offensivi. Tutti pensavamo, visto il tuo abbigliamento, che fossi portata per combattere ma tu continuavi a usare quel tuo potere...”

“Yuba...Potresti spiegarmi chi mi ha salvato?”

“Salvato?” chiese stupita “Io ti ho salvato! una giovane puella è venuta a dirmi che ti eri addentrata nel nido della strega e quando ti ho trovata eri stesa a terra, la strega era bella che andata, ho usato tutto il Grief su di te.”

Guardai fuori dalla finestra, l'immagine di una donna fiera e semplice mi apparse davanti agli occhi, percossi la testa, non era possibile.

Posai un piede fuori dalla stanza, mi ero velocemente vestita.

Stava per iniziare una nuova giornata.

ed ecco il primo capitolo. Perdonate la lentezza esasperante ma la scuola è un bell'ostacolo da sormontare xD Grazie mille a chi recensirà e a chi leggerà qualche mia altra storia!

Ci si rivede, anche se spero che il prossimo capitolo che pubblicherò sarà il 2 di Toradora :/...Mi impegnerò al massimo!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Arka ***


Le giornate passavano velocemente.

A quanto pare in me si erano risvegliate notevoli capacità offensive: ora, quando portavo un fendente o un affondo, il colpo era circondato da una sottile aura azzurra che lo rendeva più potente.

Lentamente la mia popolarità stava salendo, quasi tutte le puelle della città conoscevano Il Principe Azzurro e avevano sentito parlare dell'eroico scontro fatto con una strega quando era ancora molto debole.

Non avevo più usato la mia capacità di persuadere gli altri, ora vivevo solo grazie a me stessa.

Nulla era in grado di fermarmi. Le streghe cadevano sotto i miei colpi e riuscivo a purificare regolarmente la Soul Gem.

Ma ancora non ero soddisfatta.

Dovevo sapere la verità su cosa era successo quella notte...Perchè dopo quella battaglia ero improvvisamente diventata più forte? Chi mi aveva salvato veramente?

Una teoria l'avevo più o meno elaborata.

La lancia che avevo visto distruggere la strega mi sembrava molto simile a quella della ragazza che avevo incrociato il giorno della morte di Enka, dovevo trovarla.

Orma la mia vita era spaccata in due: il giorno con le amiche e la sera a combattere le streghe.

I primi segni di stanchezza mi segnavano il volto, non sarei riuscita ad andare avanti ancora per molto.

Fu un giorno normale, quando ero ancora nella fase “comune” della giornata che la vidi: stavo correndo per raggiungere l'edificio scolastico (ero in ritardo) quando incrociai una ragazza della mia età. Indossava un abito decisamente insolito: un vestito lungo nero con delle decorazioni semplici e un cappello di quelli che solitamente si portano al mare, quelli di paglia. Era un vestiario anormale per una giornata lavorativa! E poi quei capelli biondi che ne assicuravano l'origine non asiatica erano inconfondibili. Doveva essere per forza lei.

Presi una decisione immediata, mi girai di scatto e le corsi dietro, dovevo raggiungerla.

Distinguerla in mezzo alla folla non era troppo difficile: camminava a passo spedito ma correndo mi avvicinavo senza faticare troppo.

Un ultimo balzo. Riuscii ad afferrarle il braccio, lo strinsi con forza.

Lei si fermò immediatamente.

“Tu, chi sei?” era una domanda semplice che veniva direttamente dal cuore, volevo saperlo, dovevo saperlo.

“...” lei aprì la bocca, come per iniziare a parlare, ma la richiuse subito spostando lo sguardo verso il marciapiede su cui ci trovavamo.

Riprese lentamente a camminare, non stava tentando di fuggire, la seguii con calma.

In poco arrivammo in un piccolo parco, lei si tolse i sandali di cuoio. A piedi scalzi iniziò a camminare sul prato arrivando vicino ad un gelso, doveva essere piuttosto vecchio in quanto il fusto era largo e alto.

Posò le mani sulla corteccia, si tolse il cappello e lo mise sul prato. Sussurrava qualcosa in una lingua completamente incomprensibile alle mie orecchie.

Dopo vari minuti si voltò verso di me, non c'era traccia degli occhi decisi e disgustati che mi avevano trapassato il cuore quella notte. Ora c'erano solo due iridi azzurre come il mare che si posavano delicatamente sul mio volto.

“Io...Arka” disse indicando il proprio petto con l'indice.

“Ehem, ti chiami Arka? Io mi chiamo Rei.” le parlai scandendo bene ogni sillaba, era chiaro che con il giapponese era ben poco pratica.

“E'...piacere...Rei” era leggermente arrossita, della lingua della Terra del Sol Levante spicciava proprio due parole in croce.

“Da dove vieni?” dissi come parlando ad un sordo accompagnando le parole con gesti il più chiaro possibile.

“Viene da Terre di Centro” la guardai piuttosto allibita, ne sapevo meno di prima.

“Sei una Puella Magi vero?” tagliai corto, mandare avanti il discorso in questo modo non avrebbe prodotto alcun risultato.

“Sì, io è Puella Magi. Io cerca la ragazza!” aveva avuto un guizzo, per poco aveva parlato senza interruzioni, come se quella frase l'avesse preparata da tempo.

“La ragazza?” ripetei.

“Kaname Madoka” disse lei sbagliando tutti gli accenti. Ricomponendo i suoni giunsi alla conclusione che si doveva trattare di un nome giapponese e il più probabile era Màdoka Kanàme. Chi ella fosse mi era del tutto sconosciuto.

“Tu conosce?”

“No, mi spiace”

La giovane posò la schiena al fusto del gelso lasciandosi cadere, fino a posarsi sull'erba verde. Sbuffo in modo abbastanza spudorato, evidentemente la cercava da tempo, forse sperava io fossi una messaggera di 'sta tizia.

“Quanti anni hai?” lasciai il selciato per iniziare a camminare sul prato avvicinandomi a lei. Non percepivo minacce e forse parlarle mi avrebbe aiutato.

Mi guardò in modo dolce e rispose “Io è da tanto, tanto tempo”.

Ancora una risposta ben poco comprensibile “Quanti anni?” tentai di ripeterle marcando la parola “anni”.

Iniziò a sollevare le dita, era una tipa molto strana “Tanto tempo, no riesce a contare”.

Quella tipa iniziava a infastidirmi, come poteva sopravvivere senza parlare il giapponese? Non poteva avere fondi infiniti...Decisi di seguirla per l'intera giornata, almeno avrei capito qualcosa in più su di lei.

Passammo la mattinata stese sul prato, ogni tentativo di discussione era inutile, tutte le domande ricevevano risposte vaghe o incomprensibili. Le informazioni più rilevanti che avevo ottenuto erano che lei aveva visto tre “età dell'oro”, che veniva dall'Europa (avevo inteso una parola che assomigliava a mediterraneo) e che cercava Madoka Kaname perchè era la prescelta e doveva proteggerla dal “Corteo”.

Verso le 11 iniziammo una lunga passeggiata per la città, a quanto pare cercavamo Madoka Kaname.

“Ma sei sicura che Madoka Kananame sia a Tokyo?”

“Kaname in Cipangu, no sa città ma questa è città più grande” la risposta fu altamente sotto le mie aspettative. Continuammo a camminare fino alle 14.

Ad un certo punto estrasse da sotto il vestito (aveva una cintura con delle cose attaccate, una specie di marsupio rudimentale nascosta dal vestito largo sui fianchi) un sacchetto contenente un pezzo di pane e delle verdure fresche lavate e tagliate in pezzi: era il pranzo più frugale che avessi mai visto. Le porsi il mio bento ma lei rifiutò garbatamente lasciando intendere che la razione era calcolata, probabilmente per una specie di dieta.

Mangiammo e una volta finito ci rimettemmo in cammino, stavolta verso un luogo preciso( alle curve le svolte erano decise). In poco giungemmo in una palazzina, Arka suonò un campanello e la porta si aprì. Salimmo le scale ritrovandoci in una sala buia arredata in stile gotico e tetro, simile allo “studio” di Yuba.

“Oh, una nuova fanciulla!” la voce veniva da una ragazza della mia età accovacciata su una poltrona vestita con pantaloncini corti e una camicia bianca.

“Salve...ehem...potrei sapere cosa bisogna fare qui?...Scusi la domanda ma è tutto il giorno che seguo Arka senza sapere cosa devo veramente fare...”

La ragazza scoppiò in una fragorosa risata “tu devi essere la piccola eroina eh? Ho letto nel cuore di Arka che aveva salvato una fanciulla il cui animo da oscuro era diventato più luminoso e deciso. Per seguire qualcuno alla ceca devi avere nei suoi confronti un debito rilevante!”

Finalmente avevo ottenuto una risposta! Allora era stata lei a salvarmi! Riguardo a questo argomento era stato impossibile ricavare la minima informazione con la Puella muta...

Ancora prima che potessi rispondere la ragazza rincominciò a parlare “Chiamami pure Barry. Io sono una Puella un po' particolare, non ho poteri offensivi ma posso manipolare lo spazio. Ormai è da 20 anni che subisco la punizione per il desiderio che espressi anni e anni fa...”

“Venti anni?!” chiesi sconvolta. Allora le Puella non invecchiavano! A questo non c'ero arrivata!

“ahahahah, tranquilla è colpa del desiderio che ho espresso non c'entra nulla con il patto!”

“Ah! Meno male!” risposi pensando ai miei seni ancora non del tutto sviluppati.

“tagliando corto io servo per dare alle Puellae un luogo dove allenarsi! Posso spostarle nello spazio ed ogni giorno dalle !5 alle 18 mando Arka alle pendici del monte Fuji per allenarsi, vuoi seguirla?”

Iniziavo ad essere interessata, oltre a voler sapere più cose su di lei ero anche interessata a capire quanto fosse forte. Insomma, aveva sconfitto una strega in pochissimo tempo e senza fatica un paio di settimane prima! Ora volevo capire le sue vere capacità e, nonostante tutto, magari con un paio di cazzotti avrei capito qualcosa su di lei.

“Vado!”

“Bene!”

Arka esultò in una lingua che non conoscevo, il suo sorriso era bello e sincero.

Dopo un rituale di qualche minuto mi ritrovai in mezzo ad un bosco.

In pochi secondi Arka si trasformò mostrandomi di nuovo la sua corazza di cuoio. Ora che la guardavo in modo più lucido notavo una somiglianza con quegli abiti da battaglia greci, tipo quelli degli opliti.

Antica sembrava anche la lancia mentre lo scudo ovale era compatto e decorato da linee curve che formavano un disegno astratto.

Mi trasformai.

Dopo cinque minuti ero completamente coperta di sudore, i suoi colpi mi buttavano metri all'indietro, faceva apparire lance su lance dal nulla, le usava nei modi più disparati. In NESSUN luogo ero al sicuro.

Mi ero riparata nella selva per riprendere del fiato ma dopo pochi secondi lei era riuscita a materializzare una serie di lance che aveva usato come gradini per saltare molto in alto. Immediatamente mi aveva notato e si era precipitata su di me.

Il suo sguardo era fiero e spietato, mi sentivo in pericolo di vita.

Combattevo con tutta me stessa, puntavo ad ucciderla.

Se avessi fatto una mossa falsa avrei rischiato di rompermi tutte le ossa del corpo.

Continuavo a colpire incessantemente con la spada ma tutti i fendenti venivano deviati dallo scudo o respinti da una lancia.

Dopo mezz'ora svenni franando al suolo.

Mi risvegliai al tramonto, lei stava ancora facendo esercizio, appena mi vide chiese

“Tutto..ok?”

Mi sentii sollevata, era preoccupata che volesse ammazzarmmi invece dell' aura omicida che prima percepivo non era rimasto nulla.

Quando combatteva quella ragazza era una furia, sostanzialmente cambiava personalità.

“Vuoi...combatti me?”

Con il capo feci cenno di no, erano quasi le 18.

Appena il mio cellulare segnava le !8:00 mi ritrovai di nuovo nell'appartamento di Barry.

Presi le mie cose e salutai le due Puellae. Ora sapevo dove ritrovare Arka e dove sapere più di lei. Ero sfinita, quella notte non sarei potuta uscire ma sapevo che in città c'era qualcuno come lei. Ora ero più sicura.

Arrivata a casa mangiai il mio pasto ripensando alla minuscola razione di Arka. La mia mente era piena delle sue immagine, delle sue espressioni sempre esplicite e della sua sincerità.

Volevo starle vicino.

Il sonno ebbe la meglio su di me poco dopo le ore 20:30.

 

 

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E DOPO TANTO (TROPPO) TEMPO TORNO FINALMENTE A SCRIVERE QUESTA FANFIC! PERDONATEMI TUTTI PER IL RITARDO MA IL TEMPO è POCO E RARRAMENTE HO "L'ISPIRAZIONE" PER SCRIVERE!
SE POTETE LASCIATE UNA RECENSIONE MI FAREBBE MOLTO PIACERE! 
NEL PROSSIMO CAPITOLO: UOVI SEGRETI VERRANNO SVELATI, CHI E' ARKA? CHI E' MADOKA? IN REI STANNO NASCENDO FORTI SENTIMENTI! QUAL E' STATO IL RISULTATO DEL DESIDERIO DI REI E COSA E' SUCCESSO NEL SUO PASSATO? TUTTO QUESTO SUUNTOLD STORY CAPITOLO 3: PASSATO E FUTURO! (SI SPERA DISPONIBILE IN TEMPI RAGIONEVOLI :D)

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Passato e Futuro ***


Ogni volta che c'era un cambiamento mi abituavo alla nuova realtà in poco tempo.

Ora che una volta a settimana saltavo il doposcuola per allenarmi con Arka facevo fatica a ricordare i tempi in cui la scuola era divisa tra la me stessa normale e la me stessa magica e ancor più difficile era ricordare di quel periodo precedente il mio patto con kyubey.

Ricordare i vecchi tempi era troppo doloroso. Ormai li avevo rinchiusi in un cassetto della mente che mai avrei pensato di riaprire.

Quel giorno stavo masticando un quadratino di cioccolato quando il suo viso mi venne improvvisamente alla mente: il suo sguardo penetrante, i suoi lineamenti dolci e molto orientali, i capelli neri, le ciglia sottili...basta!

Non dovevo ricordare ancora. Avevo già le lacrime agli occhi. Presi i miei effetti personali e mi diressi da Barry.

Non era il giorno prefissato ma l'esercizio fisico allontanava i cattivi pensieri.

Arrivai alla palazzina che erano ancora le 14:30. Ero in netto anticipo.

Suonai il campanello, salii le scale. Mi muovevo come un androide, tutte le mie forze erano dirette a ricacciare i pensieri riguardanti lei nella parte più profonda del mio cervello.

Entrai in quella stanza che ormai mi era così familiare.

“Fuori periodo e fuori orario...che succede?” il sorriso compiaciuto di Barry rilassava l'atmosfera.

“E' solo una giornata malinconica, ho bisogno di esercizio”

“Non siamo mai state un po' sole io e te...”

“Già, sarà la grande differenza di età che ci divide a lasciarmi un po' diffidente...” Effettivamente non le parlavo quasi mai, anche se avevo voglia di sapere di più su Arka mi controllavo, era sempre meglio diffidare. Eppure Barry non era una cattiva persona, io lo sapevo.

“Lo sai che se io sono stata stata reclutata da Nanabey Arka è stata reclutata da Ichibey?”

“Eh?” non avevo capito nulla di quello che la Puella mi aveva detto.

“Gli esseri della specie di Kyubey si riconoscono tramite una numerazione precisa. Il primo Bey si chiamava Reibey, il secondo Ichibey e così via fino al decimo Kyubey che un giorno sarà rimpiazzato da Jubey e così via.”

Una nuova informazione di cui ero all'oscuro.

Ultimamente avevo scoperto moltissime cose: la nostra anima è ora imprigionata nella Soul Gem, se la Soul Gem si oscura diventiamo streghe e ora apprendo che Kyubey ha avuto precessori e sarà succeduto da qualcuno.

“Ma quindi Arka...?!”

“Esatto, Arka è davvero molto, molto anziana” improvvisamente ebbi una fitta al cuore. Il suo abbigliamento, quella lingua strana che usava...Ora tutto tornava!

“Chiama addirittura il Gippone Cipangu come se fossimo nel medioevo !” insistette Barry.

Mi sentivo sempre più persa, questa giornata mi stava distruggendo. Almeno stavo prendendo confidenza con una importante fonte di informazione.

“Chi è Madoka Kaname?” la domanda mi uscì senza che io riuscissi a fermarla. Ormai ero gelosa di quella ragazza che prendeva tutte le attenzioni di Arka. Rispetto a questa Puella io non ero che un granello di sabbia.

“Chi sia non lo sappiamo neanche noi...Le profezie ci dicono che porterà grandi cambiamenti ed affronterà la notte di Wullpurgis e la Corte.”

Quelle parole le avevo sentite pronunciare più volte ad Arka, avevo capito che grossomodo questo era il problema.

“Sono così terribile queste streghe?”

“La Notte non è un grande problema, se volesse Arka potrebbe eliminarla comunque rischiandoo di finire i suoi poteri e trasformarsi in strega. I vero problema è la Corte: si tratta di un agglomerato di approssimativamente 200 streghe minori. Avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile per distruggerle.”

Quel numero, quel 200 mi appariva come qualcosa di inconcepibile.

“200 streghe? E come cazzo pensate di eliminarle!?”

“Quante streghe pensi di riuscire ad eliminare al pieno del tuo potere in una volta? Parliamo di streghe senza un nido esposte e senza possibilità di rigenerare il proprio potere.”

“Credo massimo sei o sette”

“Quante credi che possa eliminarne Arka?”

“Cinquanta?”

“Siamo abbastanza d'accordo. Con Yuba e sua sorella stiamo tentando di creare un esercito”

“In quante siamo?”

“Per ora circa dodici, quasi tutte le Puellae di Tokyo”

Caddi in un profondo silenzio

“Saremo fortunate se arriveremo ad eliminarne la metà...”

“E' qui che ti sbagli.”

Alzai lo sguardo prima puntato sul tavolo attorno al quale eravamo sedute per portarlo sul viso di Barry. Se fosse cresciuta sarebbe stata una donna bellissima.

“Come credete di fare?”

“Abbiamo trovato una Puella. Secondo Arka lei è in grado di aumentare il proprio potere eseguendo una specie di power-up.”

La guardai in cagnesco

“Non sarò io!?”

“Lo hai visto anche tu. L'aura azzurra che ti avvolge si sta espandendo sempre più...Tu hai un potere che tieni nascosto dentro di te. C'è qualcosa che incatena la tua vera natura”

“E cosa sarebbe, sentiamo!” Mi ero alzata di scatto dalla sedia e avevo iniziato a gridare.

Allora ero un oggetto, un pupazzo, un capro da offrire in pasto alle streghe per far felice Madoka Kaname!

“Forse quello che ti ha portato qui oggi...”

Sbattei i pugni sul tavolo. I rumore del campanello si fece sentire chiaramente.

Barry premette un pulsante vicino al citofono, la porta del piano terra si aprì e in poco Arka varcò la soglia.

Ero ancora nella stessa posizione di prima che suonasse il campanello.

“Mandaci subito al campo, dobbiamo parlare”

Arka ci guardava in modo smarrito.

Fu Barry a parlarle “Arka...lei capito un poco...lei vuole parla con te...capito?...capisce di Magna”

“Magna?” chiesi

“E' il nome con cui Arka si riferisce a te. Kaname è la Puella Divina, tu sei la Magna Puella o meglio lo sarai. Volente o nolente.”

La rabbia in me continuava a crescere: in dieci minuti mi trovavo alle pendici del monte Fuji con il cuore pieno di risentimento. Per la prima volta mi trasformai prima della Puella “anziana”.

Aveva capito che intendevo farmi capire con i pugni.

Anche lei si trasformò. Stavolta oltre alla lancia e lo scudo si materializzò anche un elmo, stava facendo sul serio.

Mi lanciai su di lei con incredibile foga. L'aura azzurra ricopriva la mia spada, la avvolgeva, la annegava. I miei fendenti sortivano un effetto decisamente più visibile rispetto al solito: quando un colpo veniva parato dallo scudo Arka indietreggiava di diversi centimetri all'indietro e le lance venivano spezzate.

Dopo pochi minuti successe qualcosa che non avevo mai potuto vedere: un aura dorata avvolse la lancia di Arka che, scintillando, divenne di materiale metallico e non più in legno con la punta d'acciaio.

La situazione era nuovamente ribaltata: indietreggiavo e mi aveva quasi colpito ben due volte.

Gli occhi mi si stavano riempiendo di lacrime. Ero impotente: volevo sfogare la mia rabbia ma non potevo. Stavo nuovamente per essere con le spalle al muro...non volevo...no!

Uno slancio suicida, ecco quello che feci: mi lancia in avanti incurante dei colpi di lancia che presi in pieno facendomi infilzare il braccio sinistro e il fianco.

Il mio affondo arrivò al corpetto di cuoio senza riuscire ad attraversarlo. Aavevo perso la ragione. Volevo solo fargliela pagare, argliela pagare perché ancora mi guardava con gli occhi freddi di chi studia una preda, perché mi stava usando solo come un pupazzo, perché per lei contava solo quella stupida Madoka Kaname, perché in fondo lei un po' mi piaceva.

Assestai una testata con tutte le mie forze.

L'elmo volò a metri di distanza e lei cadette a terra. Io la seguii franandole addosso.

Piangevo come una bambina. L'odio dentro di me si stava spegnendo. Rimaneva solo la cenere di tutti quei giorni in cui credevo di star costruendo un amicizia quando invece stavo solo venendo allevata come un cane da guardia per proteggere la Somma Puella Kaname.

Fu in quel momento che Arka mi abbracciò baciandomi la fronte da cui stava sgorgando del sangue. L'impatto tra la mia testa e l'elmo mi aveva procurato una grossa ferita sulla fronte.

Tra fianco, fronte e braccio rischiavo di morire dissanguata, o almeno così credevo.

A quanto pare quelle lance metalliche erano completamente inoffensive, mi accorsi che le ferite erano poco profonde, una semplice fasciatura avrebbe permesso una guarigione in poco più di una settimana. Forse in realtà lei mi voleva bene.

Per la prima volta la vedevo un po' affaticata. Questa volta le avevo dato un po' di filo da

a torcere.

Mi addormentai piangendo, erano le 18:10 e non eravamo ancora tornate indietro.

Mi svegliai verso le 20 e guardando il cellulare trovai due chiamate perse da casa. Dovetti imbastire una scusa. Dissi che una mia amica era svenuta e che nel soccorrerla avevo perso il cellulare .

Una volta accorta di averlo smarrito mi ero precipitata a cercarlo e, a causa dell'ora, avevo perso l'ultimo treno. Mi ero quindi fermata a dormire da un'amica.

Tutto poco credibile ma se la bevettero.

Ormai era buio. Inizia a vagare per il bosco alla ricerca di Arka.

Il caldo di quei giorni faceva percepire l'arrivo della bella stagione. Avevo bisogno di acqua, ero molto assetata.

Seguendo il rumore arrivai ad un fiume. Buttai la testa nel liquido bevendone il più possibile in modo avido e maldestro.

Quando tirai fuori la testa dal corso d'acqua sentii una dolce melodia: qualcuno stava cantando.

Il testo era del tutto incomprensibile e la voce che lo intonava era dolce e acuta. Si trattava senza dubbio di Arka.

Non l'avevo mai sentita parlare in modo scorrevole e per questo non avevo capito che avesse un timbro così dolce e delicato.

Mi avvicinai alla fonte del suono arrivando ad una radura. Lei era in mezzo ad un punto in cui le sponde del fiume si allargavano formando una specie di laghetto. Era nuda.

Mi nascosi dietro una roccia per spiarla. Aveva una carnagione un po' scura, i capelli biondi sembravano quasi luminosi alla luce della luna; gli occhi erano chiusi, le labbra erano piccole e sembravano morbide mentre si aprivano e chiudevano per emettere quei meravigliosi suoni; la dentatura era perfetta e bianca come la neve, le braccia erano toniche e le mani ampie, le dita erano lunghe e affusolate.

Una delle due mani era poggiata sul petto tra i seni di dimensioni non molto generose. Il fisico era asciutto e sodo come i glutei perfetti e ben scolpiti. Non c'era un filo di peluria sul suo corpo, era completamente glabra: partendo dai piedi i primi peli che si trovavano erano le ciglia.

Mi soffermavo su quel corpo come mi era successo solo una volta nella vita, come mi era successo con Haruka.

I ricordi iniziarono a tornarmi alla mente e le lacrime scorsero sul mio viso a migliaia.

Haruka, era il momento di ricordare.

Ogni volta che c'era un cambiamento mi abituavo alla nuova realtà in poco tempo.

Ora che una volta a settimana saltavo il doposcuola per allenarmi con Arka facevo fatica a ricordare i tempi in cui la scuola era divisa tra la me stessa normale e la me stessa magica e ancor più difficile era ricordare di quel periodo precedente il mio patto con kyubey.

Ricordare i vecchi tempi era troppo doloroso. Ormai li avevo rinchiusi in un cassetto della mente che mai avrei pensato di riaprire.

Quel giorno stavo masticando un quadratino di cioccolato quando il suo viso mi venne improvvisamente alla mente: il suo sguardo penetrante, i suoi lineamenti dolci e molto orientali, i capelli neri, le ciglia sottili...basta!

Non dovevo ricordare ancora. Avevo già le lacrime agli occhi. Presi i miei effetti personali e mi diressi da Barry.

Non era il giorno prefissato ma l'esercizio fisico allontanava i cattivi pensieri.

Arrivai alla palazzina che erano ancora le 14:30. Ero in netto anticipo.

Suonai il campanello, salii le scale. Mi muovevo come un androide, tutte le mie forze erano dirette a ricacciare i pensieri riguardanti lei nella parte più profonda del mio cervello.

Entrai in quella stanza che ormai mi era così familiare.

“Fuori periodo e fuori orario...che succede?” il sorriso compiaciuto di Barry rilassava l'atmosfera.

“E' solo una giornata malinconica, ho bisogno di esercizio”

“Non siamo mai state un po' sole io e te...”

“Già, sarà la grande differenza di età che ci divide a lasciarmi un po' diffidente...” Effettivamente non le parlavo quasi mai, anche se avevo voglia di sapere di più su Arka mi controllavo, era sempre meglio diffidare. Eppure Barry non era una cattiva persona, io lo sapevo.

“Lo sai che se io sono stata stata reclutata da Nanabey Arka è stata reclutata da Ichibey?”

“Eh?” non avevo capito nulla di quello che la Puella mi aveva detto.

“Gli esseri della specie di Kyubey si riconoscono tramite una numerazione precisa. Il primo Bey si chiamava Reibey, il secondo Ichibey e così via fino al decimo Kyubey che un giorno sarà rimpiazzato da Jubey e così via.”

Una nuova informazione di cui ero all'oscuro.

Ultimamente avevo scoperto moltissime cose: la nostra anima è ora imprigionata nella Soul Gem, se la Soul Gem si oscura diventiamo streghe e ora apprendo che Kyubey ha avuto precessori e sarà succeduto da qualcuno.

“Ma quindi Arka...?!”

“Esatto, Arka è davvero molto, molto anziana” improvvisamente ebbi una fitta al cuore. Il suo abbigliamento, quella lingua strana che usava...Ora tutto tornava!

“Chiama addirittura il Gippone Cipangu come se fossimo nel medioevo !” insistette Barry.

Mi sentivo sempre più persa, questa giornata mi stava distruggendo. Almeno stavo prendendo confidenza con una importante fonte di informazione.

“Chi è Madoka Kaname?” la domanda mi uscì senza che io riuscissi a fermarla. Ormai ero gelosa di quella ragazza che prendeva tutte le attenzioni di Arka. Rispetto a questa Puella io non ero che un granello di sabbia.

“Chi sia non lo sappiamo neanche noi...Le profezie ci dicono che porterà grandi cambiamenti ed affronterà la notte di Wullpurgis e la Corte.”

Quelle parole le avevo sentite pronunciare più volte ad Arka, avevo capito che grossomodo questo era il problema.

“Sono così terribile queste streghe?”

“La Notte non è un grande problema, se volesse Arka potrebbe eliminarla comunque rischiandoo di finire i suoi poteri e trasformarsi in strega. I vero problema è la Corte: si tratta di un agglomerato di approssimativamente 200 streghe minori. Avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile per distruggerle.”

Quel numero, quel 200 mi appariva come qualcosa di inconcepibile.

“200 streghe? E come cazzo pensate di eliminarle!?”

“Quante streghe pensi di riuscire ad eliminare al pieno del tuo potere in una volta? Parliamo di streghe senza un nido esposte e senza possibilità di rigenerare il proprio potere.”

“Credo massimo sei o sette”

“Quante credi che possa eliminarne Arka?”

“Cinquanta?”

“Siamo abbastanza d'accordo. Con Yuba e sua sorella stiamo tentando di creare un esercito”

“In quante siamo?”

“Per ora circa dodici, quasi tutte le Puellae di Tokyo”

Caddi in un profondo silenzio

“Saremo fortunate se arriveremo ad eliminarne la metà...”

“E' qui che ti sbagli.”

Alzai lo sguardo prima puntato sul tavolo attorno al quale eravamo sedute per portarlo sul viso di Barry. Se fosse cresciuta sarebbe stata una donna bellissima.

“Come credete di fare?”

“Abbiamo trovato una Puella. Secondo Arka lei è in grado di aumentare il proprio potere eseguendo una specie di power-up.”

La guardai in cagnesco

“Non sarò io!?”

“Lo hai visto anche tu. L'aura azzurra che ti avvolge si sta espandendo sempre più...Tu hai un potere che tieni nascosto dentro di te. C'è qualcosa che incatena la tua vera natura”

“E cosa sarebbe, sentiamo!” Mi ero alzata di scatto dalla sedia e avevo iniziato a gridare.

Allora ero un oggetto, un pupazzo, un capro da offrire in pasto alle streghe per far felice Madoka Kaname!

“Forse quello che ti ha portato qui oggi...”

Sbattei i pugni sul tavolo. I rumore del campanello si fece sentire chiaramente.

Barry premette un pulsante vicino al citofono, la porta del piano terra si aprì e in poco Arka varcò la soglia.

Ero ancora nella stessa posizione di prima che suonasse il campanello.

“Mandaci subito al campo, dobbiamo parlare”

Arka ci guardava in modo smarrito.

Fu Barry a parlarle “Arka...lei capito un poco...lei vuole parla con te...capito?...capisce di Magna”

“Magna?” chiesi

“E' il nome con cui Arka si riferisce a te. Kaname è la Puella Divina, tu sei la Magna Puella o meglio lo sarai. Volente o nolente.”

La rabbia in me continuava a crescere: in dieci minuti mi trovavo alle pendici del monte Fuji con il cuore pieno di risentimento. Per la prima volta mi trasformai prima della Puella “anziana”.

Aveva capito che intendevo farmi capire con i pugni.

Anche lei si trasformò. Stavolta oltre alla lancia e lo scudo si materializzò anche un elmo, stava facendo sul serio.

Mi lanciai su di lei con incredibile foga. L'aura azzurra ricopriva la mia spada, la avvolgeva, la annegava. I miei fendenti sortivano un effetto decisamente più visibile rispetto al solito: quando un colpo veniva parato dallo scudo Arka indietreggiava di diversi centimetri all'indietro e le lance venivano spezzate.

Dopo pochi minuti successe qualcosa che non avevo mai potuto vedere: un aura dorata avvolse la lancia di Arka che, scintillando, divenne di materiale metallico e non più in legno con la punta d'acciaio.

La situazione era nuovamente ribaltata: indietreggiavo e mi aveva quasi colpito ben due volte.

Gli occhi mi si stavano riempiendo di lacrime. Ero impotente: volevo sfogare la mia rabbia ma non potevo. Stavo nuovamente per essere con le spalle al muro...non volevo...no!

Uno slancio suicida, ecco quello che feci: mi lancia in avanti incurante dei colpi di lancia che presi in pieno facendomi infilzare il braccio sinistro e il fianco.

Il mio affondo arrivò al corpetto di cuoio senza riuscire ad attraversarlo. Aavevo perso la ragione. Volevo solo fargliela pagare, argliela pagare perché ancora mi guardava con gli occhi freddi di chi studia una preda, perché mi stava usando solo come un pupazzo, perché per lei contava solo quella stupida Madoka Kaname, perché in fondo lei un po' mi piaceva.

Assestai una testata con tutte le mie forze.

L'elmo volò a metri di distanza e lei cadette a terra. Io la seguii franandole addosso.

Piangevo come una bambina. L'odio dentro di me si stava spegnendo. Rimaneva solo la cenere di tutti quei giorni in cui credevo di star costruendo un amicizia quando invece stavo solo venendo allevata come un cane da guardia per proteggere la Somma Puella Kaname.

Fu in quel momento che Arka mi abbracciò baciandomi la fronte da cui stava sgorgando del sangue. L'impatto tra la mia testa e l'elmo mi aveva procurato una grossa ferita sulla fronte.

Tra fianco, fronte e braccio rischiavo di morire dissanguata, o almeno così credevo.

A quanto pare quelle lance metalliche erano completamente inoffensive, mi accorsi che le ferite erano poco profonde, una semplice fasciatura avrebbe permesso una guarigione in poco più di una settimana. Forse in realtà lei mi voleva bene.

Per la prima volta la vedevo un po' affaticata. Questa volta le avevo dato un po' di filo da

a torcere.

Mi addormentai piangendo, erano le 18:10 e non eravamo ancora tornate indietro.

Mi svegliai verso le 20 e guardando il cellulare trovai due chiamate perse da casa. Dovetti imbastire una scusa. Dissi che una mia amica era svenuta e che nel soccorrerla avevo perso il cellulare .

Una volta accorta di averlo smarrito mi ero precipitata a cercarlo e, a causa dell'ora, avevo perso l'ultimo treno. Mi ero quindi fermata a dormire da un'amica.

Tutto poco credibile ma se la bevettero.

Ormai era buio. Inizia a vagare per il bosco alla ricerca di Arka.

Il caldo di quei giorni faceva percepire l'arrivo della bella stagione. Avevo bisogno di acqua, ero molto assetata.

Seguendo il rumore arrivai ad un fiume. Buttai la testa nel liquido bevendone il più possibile in modo avido e maldestro.

Quando tirai fuori la testa dal corso d'acqua sentii una dolce melodia: qualcuno stava cantando.

Il testo era del tutto incomprensibile e la voce che lo intonava era dolce e acuta. Si trattava senza dubbio di Arka.

Non l'avevo mai sentita parlare in modo scorrevole e per questo non avevo capito che avesse un timbro così dolce e delicato.

Mi avvicinai alla fonte del suono arrivando ad una radura. Lei era in mezzo ad un punto in cui le sponde del fiume si allargavano formando una specie di laghetto. Era nuda.

Mi nascosi dietro una roccia per spiarla. Aveva una carnagione un po' scura, i capelli biondi sembravano quasi luminosi alla luce della luna; gli occhi erano chiusi, le labbra erano piccole e sembravano morbide mentre si aprivano e chiudevano per emettere quei meravigliosi suoni; la dentatura era perfetta e bianca come la neve, le braccia erano toniche e le mani ampie, le dita erano lunghe e affusolate.

Una delle due mani era poggiata sul petto tra i seni di dimensioni non molto generose. Il fisico era asciutto e sodo come i glutei perfetti e ben scolpiti. Non c'era un filo di peluria sul suo corpo, era completamente glabra: partendo dai piedi i primi peli che si trovavano erano le ciglia.

Mi soffermavo su quel corpo come mi era successo solo una volta nella vita, come mi era successo con Haruka.

I ricordi iniziarono a tornarmi alla mente e le lacrime scorsero sul mio viso a migliaia.

Haruka, era il momento di ricordare.

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STRANAMENTE IL FATTO CHE QUESTA FICTION SIA DI POCO SUCCESSO MI HA SPRONATO A CONTINUARLA IN TEMPO BREVISSIMO XD
MIEI CARI (POCHI) LETTORI ECCO A VOI UN NUOVO CAPITOLO. GRADITE COME SEMPRE LE RECENSIONI ì, SPERO DI ISPIRARMI NUOVAMENTE IN BREVE!

NEL PROSSIMO CAPITOLO: IL PASSATO DI REI...E TUTTO FU PIU' SHOJO-AI XD

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Haruka ***


Lei era seduta nel posto vicino alla finestra.

Sorprendevo spesso il suo sguardo perso fuori dalla finestra a contemplare quel mondo che sembrava non tangerla. Neanche la brezza che saltuariamente le muoveva i capelli lisci e neri come la notte (ancora più dello standard asiatico) sembrava toccarla veramente.

Non si truccava rispettando le norme dell'istituto che frequentavamo, aveva risultati sportivi e scolastici ottimi, non eccellenti, ma superiori alla media, le dita magre e affusolate incorniciavano il suo splendido viso quando portava una mano per reggersi la guancia.

Ne ero perdutamente innamorata da circa un mese. In meno di una settimana mossi i primi passi: tentai di parlarle impugnando tutto il mio coraggio.

I primi risultati erano scarsi ma dopo un po' iniziò a rispondermi, pur sempre aggiungendo “che seccatura” ogni tot parole.

In meno di un mese diventammo amiche.

Fu in quel periodo che Kyubey si fece vivo.

Era una tranquilla notte d'inverno quando vidi la bestiolina candida posarsi sulla rientranza del muro, fuori dalla finestra. Non avevo paura di lui.

Gli aprii pensando fosse un gatto smarrito, seguii il solito discorso di circostanza che tutte noi Puella abbiamo sentito almeno una volta.

Rifiutai in modo deciso: la mia vita era bella così com'era. Non volevo combattere streghe e non avevo desideri da esaudire.

Mi hanno detto che se una maga ha potenziale Kyubey insiste e la assilla finché non accetta, con me non fu pedante. Scomparve e lo rividi solo tempo dopo.

Successe qualche settimana dopo:

“Rei...posso parlarti di una cosa?”

“Certo Haruka, con me puoi parlare di tutto!”

“I miei genitori hanno deciso di trasferirsi...” Disse con lo sguardo basso, nascondendo le belle mani in grembo.

Rimasi sconcertata “Dove?”

“A 40 chilometri da qui. E' per permettere a mio padre di assumere un posto di più grande rilievo...”

Ne fui sollevata “Allora ci potremo vedere spesso! Infondo basta prendere un treno a testa e ci troveremo a metà strada!”

“Hai ragione” Rispose guardandomi con uno sguardo strano, quasi impietosito. Lei aveva già intuito come sarebbe andata a finire. In fondo era a conoscenza dei sentimenti che provavo per lei.

Da quel momento iniziò una mia caduta a livello psicologico: per me averla vicino, amarla anche se non dichiaratamente, era come essere un bambino che contempla un videogioco in un negozio sapendo di non poterlo comprare ma continuando a ripetersi che risparmiando un giorno lo farà suo quando è cosciente che sicuramente qualcuno lo prenderà prima di lui.

Ma ora il negozio e il gioco erano distanti ed era come se continuassi a guardare sul catalogo online se il gioco era ancora disponibile in modo ossessivo. Social network, blog, commenti, il forum della sua nuova scuola,tentavo di trovare indizi di una possibile relazione in modo disperato, ossessivo.

Poi si trasferì ancora e i messaggi che mi mandava si fecero sempre più radi mentre la distanza tra noi aumentava.

100,300,400 kilometri era sempre più distante...

Poi arrivò quel giorno: un commento sul bf seguito da una foto: “Al festival Yakkun mi ha portata sulla terrazza! Ero tanto felice e il cuore mi batteva a mille :) poi mi ha detto <> e mi sono sentita felice come mai prima d'ora!” la foto la ritraeva mentre baciava un ragazzo dal volto anonimo. In seguito le nostre comunicazioni rasentarono quasi lo zero.

Ma se fosse finita lì sarebbe stato tutto ok. Tornò a Tokyo tre mesi dopo.

Era completamente cambiata: più solare, più sicura di sé, più bella che mai. Non era rimasta la benché minima traccia di quella giovane insicura e fragile. Ormai era sbocciata.

Tornammo grandi amiche ignorando il fatto che la distanza aveva logorato oltremodo il nostro rapporto.

La vidi mettersi con un banale ragazzo per lasciarlo poco dopo, la vidi uscire con amiche nuove, la vidi truccarsi e la sentii dire cose cattive sugli altri: non in modo simpatico come un tempo ma con fare cattivo ed impietoso.

Mi sentivo smarrita ma felice, andava ancora tutto bene fino a quando non decise di lasciarmi, di dirmi che ormai aveva capito le intenzioni “distorte” che avevo nei suoi confronti, che anche tempo prima mi era amica solo per opportunismo. Mi vomitò addosso tutte le cose nascoste, tutte le cattiverie che si era tenuta dentro.

Me ne andai senza mostrare grandi reazioni. Appena fui sola scoppiai a piangere e l'unica cosa che riuscii a fare fu quella di chiamare Kyubey urlando, con la voce spezzata dal pianto. L'animaletto fu lì in massimo novanta secondi.

“Vuoi tu Rei Hiaru stringere un patto con me diventando una puella magi?”

“Sì, lo voglio” dissi piangendo

“Esprimi il tuo desiderio”

“Voglio che Haruka Kiriho diventi come un tempo pensavo che fosse! E voglio...voglio che lei mi ami!”

“Il tuo desiderio è stato esaudito”

Seguì tutta la procedura che ora potrei definire di inscatolamento dell'anima.

 

Già dal giorno dopo tutti se ne erano accorti: Haruka era tornata com'era fino a poco tempo prima: riservata, schietta, pura e semplice.

Le sue nuove amiche si allontanarono subito da quella ragazza: non era né abbastanza frivola, né abbastanza trasgressiva.

Ero al settimo cielo, ma solo nelle ora quotidiane.

Le poche volte che uscivo la notte per combattere le streghe commettevo orribili atrocità: ero incapace a combattere ma mi ero resa immediatamente conto della mia abilità nel persuadere le altre ragazze. Non potevano resistere alle mie parole, obbedivano ciecamente ai miei ordini finendo spesso e volentieri uccise dalle streghe.

La mia psiche stava subendo duri colpi: tutto quel sangue, tutte quelle grida, era davvero valsa la pena dovervi assistere creando un fantoccio che non era che l'immagine che io avevo di Haruka?

Dopo poco tempo ci mettemmo insieme, ero felice ma non abbastanza. Sentivo che tutto questo era falso, che non c'era nulla di reale, che quello schifoso animale di nome Kyubey mi aveva ingannata approfittando di un mio momento di profonda debolezza.

Poi arrivò il giorno in cui tutti i castelli di carta caddero, anzi bruciarono fino a che non rimase che cenere al vento.

Eravamo a casa mia, non c'era nessuno. Furono pochi momenti ci trovammo distese sul letto.

Le nostre labbra si incontrarono, non era una cosa strana succedeva abbastanza spesso, ma questa volta c'era qualcosa di diverso. C'era più passione, c'era più foga.

Mi schiacciò sotto di lei, con le mani iniziò a percorrere tutta la superficie del mio corpo. Si soffermò sui miei glutei: mise la mano nell'interno della coscia, mi toccò dove nessuno mi aveva mai toccata.

La sua lingua si muoveva sul mio collo, le sue mani risalirono.

Rimase seduta a cavalcioni sul mio basso ventre mentre si sfilava la maglietta e si tolse il reggiseno. I suoi seni di misura non troppo generosa ma nemmeno scarsa erano di uno splendido candore.

Non potei evitare di toccarli, accarezzarli, pizzicarli. La mia bocca scese sul suo petto, la mia lingua voleva sentire il sapore del suo seno.

Ci trovammo nude in poco. I nostri corpi, le nostre mani, le nostre lingue si univano. Il piacere era grande, non ero mai stata così appagata.

l dolore iniziale non era stato particolarmente intenso.

Sentivo il culmine che stava per arrivare, mi bloccai, la lanciai lontana. Mi rendevo conto in quel momento che ormai lei era solo un pupazzo il cui scopo era soddisfare i miei sentimenti, le mie pulsioni. Lo sentivo da come mi toccava, come manovrata con dei fili, costretta ma convinta di farlo perchè lo voleva.

Di Haruka non era rimasto nulla.

“Vattene” Le dissi guardandola con odio.

“Perché?” Era spaesata, triste ma non sembrava particolarmente colpita.

“Tu non sei Haruka, Haruka è morta! Vattene, muori anche tu! Non voglio più rivederti!” Le lacrime scendevano. Mi facevo schifo, ero un essere orribile, schifoso.

“Va bene” Rispose con un filo di voce.

La guardai con sguardo spaventato “Cosa?”

“Se non mi vuoi più vedere, non mi vedrai mai più, io voglio solo la tua felicità...” Erano parole vuote, pronunciate da un guscio vuoto sotto l'effetto della magia.

“E allora sparisci!” Se ne andò dopo essersi rivestita in fretta.

Solo il giorno dopo capii quanto era forte il sortilegio di Kyubey. Haruka si era uccisa, si era buttata giù da un cavalcavia poche ore dopo che era uscita da casa mia.

I giorni dopo quegli eventi non mi sono chiari: ricordo pezzi del funerale, lacrime, falsità e dolore. Poco tempo dopo avrei incontrato Yuba e circa un anno più avanti Arka.

 

E ora stavo lì a guardare il bellissimo corpo nudo di quella dea della guerra europea e non riuscivo a pensare che non fosse bello e finalmente capivo perché celavo a me stessa quei ricordi.

Arka e Barry mi avevano detto che io ero fondamentale. Avevano ammesso senza saperlo che la morte di Haruka era stata un qualcosa di necessario. Mi sembrava un insulto ma allo stesso tempo mi ero ricordata di quanto in realtà io la odiassi per come era diventata, ero felice della sua dipartita.

Ora era chiaro perché Kyubey mi aveva scelto e perché avevo tutto questo potenziale: la mia psiche era completamente contorta, i miei sentimenti aggrovigliati la mia mente mi mentiva e anche il mio cuore.

Stavo ancora piangendo quando Arka mi si avvicinò e mi abbracciò, completamente nuda.

Mi spogliò e mi portò in mezzo all'acqua. Mi cosparse con quel liquido fresco,. Mi sentivo rinascere, rinvigorire. Prendeva l'acqua con le mani posizionate in modo da formare una coppa. Mi cosparse prima il capo, poi le spalle, il petto. Tutto mentre mi girava attorno camminando in modo leggero nel liquido scuro che rifletteva la luce della luna.

Fui al centro di quello che sembrava un antico rito di purificazione per almeno venti minuti. Il mio cuore era ancora devastato ma ora ne ero cosciente, potevo tentare di aggiustarlo.

Arka ormai era entrata nella mia vita, ormai io l'amavo. Non amavo l'immagine che io avevo di lei, amavo lei e basta. E per lei avrei salvato questo mondo, avrei combattuto per salvare Madoka Kaname, avrei brillato tanto da diventare il centro delle attenzioni di Arka. Perché era questa l'unica cosa che veramente volevo.

Avrei fatto di tutto anche a costo della mia stessa vita.

“Arka” lei mi guardò, interruppe quella specie di danza rituale puntandomi i suoi grandi occhi innocenti addosso, mi stava ascoltando.

“Io combatterò La Corte” il suo viso si riempì di gioia e iniziò a saltellare, ultimamente capiva sempre di più quello che dicevo.

“Ma non lo farò per Madoka Kaname, lo farò per te Arka!” strinsi i pugni, diventai vagamente rossa in volto. Lei mi guardò e mi abbracciò. Da lontano avremmo potuto sembrare due statue, restammo immobili mentre i nostri seni si incontravano, le nostre braccia si intrecciavano e il mio mento era appoggiato sulle sue spalle.

“Arka...bene vuole te” poche parole un semplice concetto: lei mi voleva bene, probabilmente come se ne vuole ad una sorella. Avevo una passione per gli amori impossibili a quanto pare...

Sorrisi, mi staccai da Arka ed uscii dal laghetto.

Non avevo bisogno dei miei vecchi vestiti, ora non avevo più un identità divisa in due, io ero solo Il Principe Azzurro. Mi trasformai, coperta con i miei vestiti da Puella. Mi sentii a mio agio.

Invitai Arka a combattere, avrei dovuto affrontare un duro allenamento.

Poche parole uscirono dalla mia bocca “Addio, Rei Hiaru”

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ED ECCO IL QUARTO CAPITOLO! 
VI CHIEDO GENTILMENTE DI SEGNALARMI SE DEVO AGGIUNGERE AVVERTENZE O CAMBIARE RAITING PERCHE' NON SONO UN ESPERTO DI QUESTE COSE !
LA SERIE STA' PEER GIUNGERE AL FINALE PENSO CHE IN MASSIMO DUE-TRE CAPITOLI SAREMO ALLA CONCLUSIONE!
GRAZIE MILLE AI (POCHI) CORAGGIOSI LETTORI CHE SONO ARRIVATI FINO A QUESTO PUNTO, MI SCUSO PER IL CAPITOLO PRIVO DI AZIONE, NON SONO RIUSCITO A TAGLIARE SUL PASSATO DI REI XD

NEL PROSSIMO CAPITOLO: REI NON SI SENTE PIU' UMANA ED E' PRONTA A DIVENTARE UNA PUELLA NEL 100% DEL SUO TEMPO! UNA STREGA MOLTO POTENTE ARRIVA IN CITTA'! ARKA IN PERICOLO DI VITA! TUTTO QUESTO SUL PROSSIMO CAPITOLO: ADDIO REI HIARU! (DISPONIBILE TRA UNA SETTIMANA, SI SPERA)

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