Imaginary girl

di brendy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Vesuvio's ***
Capitolo 3: *** Friendship ***
Capitolo 4: *** Standing in the rain ***
Capitolo 5: *** Fucking problems ***
Capitolo 6: *** Strange crush ***
Capitolo 7: *** Glad to see you again ***
Capitolo 8: *** Open your eyes ***
Capitolo 9: *** Coming home ***
Capitolo 10: *** Brainstorming ***
Capitolo 11: *** Welcome to the jungle ***
Capitolo 12: *** In rotta per perdere te ***
Capitolo 13: *** The city (of love) ***
Capitolo 14: *** Apologize ***
Capitolo 15: *** Broken wings ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




Imaginary girl
Prologo
 
 
 
 
 

 
 
La cabina numero 12, del tram 154, della linea 7, ferma sempre alla piazza a cinque minuti, a passo tranquillo, da casa sua.
Fa ogni giorno lo stesso tragitto, senza mai cambiarlo e l’autista è un signore, ormai anziano, che non vede l’ora di andare in pensione; con il sorriso sulle labbra e che augura una buona giornata a chiunque entri dalle porte trasparenti.
L’interno è pieno di scritte di ragazzi di strada, il che lo rende ancora più particolare agli occhi, che tutti dicono essere verdi perché non sono in grado di descriverli, di Harry Styles.
Sono le 7.38 di lunedì mattina e il cielo di Parigi è coperto da qualche nuvola grigia, che rischia di mandare a monte tutti gli impegni del diciottenne al Gramsci —la pista di skateboard dove si allena costantemente tutti i giorni dopo scuola.
Harry si può racchiudere in una scrittura ordinata, in jeans troppo stretti, stivaletti in pelle consumati e magliette puntualmente di due taglie in più della sua.
Si guarda attorno con fare nervoso e sospira di sollievo quando la nota, lì, seduta sul solitissimo sedile numero 4; quello vicino alla finestra, dove con la musica nelle orecchie, può guardare il paesaggio che la circonda.
Ha una chioma di capelli biondo acceso, sulle spalle cadono qualche dreadlocks con tanto di anellino d’argento finale e due occhi grigi e tristi.
Le labbra sono rosse, per via del rossetto che mette ogni mattina e che sembra essere l’unico trucco, fatta eccezione per il mascara che scurisce le ciglia lunghe, di cui fa uso.
Harry l’ha notata due mesi fa, il primo giorno in cui ha ripreso ad usare il tram dopo le vacanze estive e da allora, non si lamenta più degli orari assurdi della scuola o del freddo di Ottobre, che sembra entrargli nelle ossa.
Di lei non sa esattamente niente, se non che si veste in modo stravagante e particolare, che indossa per la maggior parte delle volte cappellini di lana e che si porta con se un libro e un altro quaderno, dal quale escono sempre le punte di fogli piegati o cartoline.
Harry la trova un soggetto interessante e forse, in alcuni momenti, gli è capitato di pensare a lei mentre macchiava d’inchiostro il foglio bianco, inserendola tra le righe di qualche sua canzone.
Tin, tin.
Le porte si aprono e la figura esile della ragazza si fa spazio tra la carcassa di corpi, ancora assonnati, che popolano la cabina; le lancia un’ultima occhiata, prima che lei svanisca  e il tram riparta, per raggiungere il capolinea.
Harry è perso nei suoi pensieri quando varca il cancello della scuola, bloccato nella monotonia che vive ogni giorno, come se fosse costantemente in un flashback.
Fa un cenno del capo a Niall, che è piuttosto agitato per l’esame di letteratura francese alla seconda ora e blocca la riproduzione casuale, che l’ha accompagnato da quando si è svegliato.
Ha un groviglio di idee e parole che devono essere scacciate dalla sua testa, melodie che intrappolerà tra le corde della chitarra che ha casa e la ragazza del tram, che spera non rimarrà un semplice soggetto di qualche canzone scritta su fogli sparsi per la stanza.








 
'SEEEERA A TUTTI :)
kljdvlkjglkfjlgkf okay, come avevo promesso questa è il prologo della mia nuova long e sono così emozionata che non so nemmeno da dove iniziare anche se ho decisamente tanto da dire lol
per prima cosa dico che conta 27 o 28 capitoli in tutto (prologo ed epilogo compresi) e che tratterà di un bel po' di cose!!
ci tengo davvero molto a questa storia perchè i personaggi, le situazioni, le emozioni che ho scritto sono tutti presi da situazioni ((anche se un po' ingrandite)) della realtà.
ovvero ci sono cose che rispecchiano me e il mio carette, quello di miei amici e avvenimenti realmente successi; anche se, ripeto, molte cose sono ingrandite e curate per una fanfiction.
è il lavoro di tipo un anno e mezzo?, già, una cosa lunghissima e ci ho pensato almeno quarantamila volte se postarla o meno, poi mi sono detta che valeva -secondo me- la pena farla leggere, ovviamente a chi vuole seguirla, a chi si interesserà a spendere un po' del suo tempo per quello che scrivo e quindi, eccomi qui!
E' solo il prolgo, un po' corto e magari banale, non so, ma sono soddisfatta di com'è venuto quindi spero piaccia anche a voi.
ringrazio Ali per il bellissimo banner e che adesso è impegnatissima con lo studio (thank yooou)!
spero mi facciate sapere qualcosa; quali sono i vostri pensieri, se la storia vi ha incuriosito o qualsiasi altra cosa :)))
vi mando un bacio grande e a presto,
brandy



 

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Capitolo 2
*** Vesuvio's ***




Imaginary girl

Capitolo uno: Vesuvio’s
 
 
 
 
 
 
 
E’ in ritardo, la sveglia non si ricorda nemmeno di averla sentita suonare e Niall gli ha già scritto sei messaggi, con tanto di punto esclamativo alla fine.
Si veste velocemente, impreca qualche volta e dopo essersi assicurato di avere qualcosa nel portafoglio, esce di casa.
“Hazza!”
Il negozio di animali è vuoto, fatta eccezione per una coppia, due bambine di forse sei anni, lui  e Niall, che da qualche mese lavora li per guadagnare qualcosa e aiutare sua madre a pagargli la scuola.
“Ho una notizia grandiosa”
“Immagino”
“Dico sul serio, altrimenti non ti avrei detto di raggiungermi così presto qui, per di più, il sabato mattina”
Harry lo guarda per alcuni istanti, si siede sullo sgabello un po’ troppo scomodo e addenta il croissant al cioccolato che Niall ha comprato in più.
“Ti ricordi il Vesuvio’s? Ecco, praticamente ieri stavo passando in quella zona per caso, volevo farmi un giro e non ci andavo da tanto in quel locale. Sapevi che ha cambiato gestione? È davvero molto carino adesso e-”
“Niall!”
“Scusa, lo sai che non lo faccio apposta a dilungarmi. Comunque, stavo dicendo, che il Vesuvio’s adesso non è solo una panetteria sai? Hanno aggiunto una sala al piano di sotto che alla sera è usata come bar”
“Fantastico” sbuffa spazientito, prima di sentire la porta chiudersi nuovamente e due ragazzi entrare ridacchiando “ma non vedo come possa interessarmi”
“Non ti ho ancora detto la parte migliore”
“Che fortuna”
Niall rotea gli occhi e finge di non aver notato la leggera nota di sarcasmo che ha intonato l’amico.
“La sera ci si può esibire, come solista, in gruppo e anche con tua nonna se vuoi”
Harry ridacchia, perché Niall delle volte sa essere davvero un coglione e prende un altro pezzo di croissant, mentre inizia a farsi raccontare ogni dettaglio del Vesuvio’s, questa volta, decisamente più interessato.
 
 
 
 Il foglio davanti ai suoi occhi è vuoto, gli accordi sulla chitarra gli sembrano uno più sbagliato dell’altro e il rumore della chat di facebook gli sta dando sui nervi.
Sono tre giorni che Niall sta cercando di convincerlo ad esibirsi al Vesuvio’s, ma lui crede non sia ancora il momento giusto.
Certo, gli piacerebbe cantare per qualcuno, sotto gli occhi di tutti e sperare che le sue canzoni possano trasmettere qualcosa anche agli altri, ma ha diciotto anni e dubita di esserne in grado.
Ha ripensato ogni tanto alla ragazza del tram —solo perché gli è capitato di immaginare i suoi occhi grigi e tristi, i vari motivi per cui potrebbe esserlo e perché le ha dedicato la strofa finale di una vecchia canzone, ma solo per quello.
Sbuffa, visualizza il messaggio di Josh, che gli da appuntamento al Gramsci alle nove; devono prepararsi per la gara e lui ha nello zaino alcune bombolette di Michael da ridargli.
 
 
 
Parigi è strana, complicata ma dannatamente affascinante.
Giza scosta con la mano alcune ciocche bionde che le ricadono sul viso e prende il pacchetto mal ridotto di Winston Blue —ne ha fumate già sette ma è nervosa, odia aspettare e Louis è in ritardo di ben venti minuti.
“Stupido punk, tu e i tuoi tatuaggi” pensa ad alta voce.
Il Vesuvio’s è particolarmente vuoto quella mattina, l’odore dei biscotti le sta dando la nausea e tra poco avrà finito il suo turno.
Osserva le sue mani piccole, le odia; le dita esili, tre tatuaggi sulla mano sinistra, qualche anello in quella destra e le unghie mangiucchiate, con tanto di smalto rovinato.
Giza è strana, lo dicono tutti in giro ma a lei importa poco, crede di essere fatta male, ha poca autostima di se stessa e ha un carattere così particolare che nemmeno lei sa come comportarsi alcune volte.
“Mon coeur”
L’accento parigino di Louis la sorprende, così come il bacio sulla guancia che le lascia lui qualche secondo dopo.
“Alla buon’ora!”
“Il tatuatore ci ha messo più del previsto, non è mica colpa mia”
“E quale sarebbe quest’incredibile tatuaggio per cui ti sei fatto aspettare tanto?”
Il ragazzo sorride, alza la caviglia è mostra un piccolo triangolo.
Lo guarda per un po’, il sopracciglio alzato e un sorriso malizioso sulle labbra rosse di rossetto.
“Quanto sei gay!”
“Ha parlato quella che ha tatuato un punto di domanda sul dito”
“Fino al mese scorso ti piaceva”
“Lo so” ribatte, mentre cerca di chiudere quella canna mal riuscita, che da stamattina non è ancora riuscito a fumare “Hai finito qui?”
“Ti ho anche portato la focaccia”
“Ecco perché ti amo”
“Lecchino”
“Una dote naturale”
Si incamminano tra le strade di Parigi, mentre il cielo si fa più nuvoloso e il sole rischia di sparire.
La verità è che quella città è lunatica, un po’ come Giza e se non fosse perché Louis la conosce fin troppo bene, sarebbe uno dei tanti a definirla strana quando lui è il primo ad essere un contesto a parte.
“Hai sentito Zayn?”
“La settimana scorsa, è stata l’ultima lettera che mi ha inviato”
“Andremo a trovarlo?”
Si limitò ad annuire e a sistemarsi quegli occhiali tondi, dalla montatura fine che coprono gli occhi grigi e tristi che non cambiano mai.
“Presto”
Il tram si ferma proprio davanti a loro e nè Giza, nè Louis si accorgono di due occhi verdi che li scrutano attentamente, all’oscuro di essere il motivo per cui nella testa di Harry si iniziano a creare milioni di idee e pensieri che in realtà, dovrebbero starsene rinchiusi da qualche parte perché prima o poi lo faranno impazzire.








 

Sera a tutti :)
come state?
mi scuso per il ritardo ma in questo periodo sono un po' indaffarata e non ho moltissimo tempo per postare; ma eccomi qui!
questo è il primo capitolo della nuova long e che dire? si, è un po' cortino ma prometto che con i prossimi capitoli, diventeranno più lunghi e si scopriranno anche moltissimi nuovi personaggi.
Come in questo caso; Giza (gif in basso), Louis e Niall -si, c'è anche un breve accenno su Zayn, ma lui verrà più avanti :))
Giza è la nostra cara ragazza del tram, che ha colpito particolarmente il caro Harry.

Louis ((che davvero, me lo immagino troppo così in questa storia, ringrazio particolarmente tumblr e le tarde ore della notte dove non so che fare e trovo queste cose)) che avrà anche lui un ruolo importante nella ff e avviso, la sua storia sarà abbastanza problematica.
Niall, che è particolare a modo suo, avrete modo di scoprirlo nei prossimi capitoli e Zayn, di cui però non si sa davvero niente!
Harry non è famoso, scrive canzoni perchè gli piace e NON diventerà famoso nel resto della storia.
btw che ne dite del capitolo?
spero davvero che vi piaccia e non vedo l'ora di leggere i vostri commenti -se ne lascerete, pls- lol
ringrazio tutte le persone che hanno iniziato a seguire la storia, perchè siete sempre gentilissime e mi riempite di gioia.
ora vado, non vorrei annoiarvi troppo!!
un bacio grande e alla prossima


 

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Capitolo 3
*** Friendship ***



 
Imaginary girl
Capitolo due: Friendship
 
 
 
 

La lezione di matematica è piuttosto noiosa, Harry sta scarabocchiando qualcosa sul suo quaderno e non sono sicuramente le soluzioni all’equazione che ha appena scritto alla lavagna il signor Johnson.
Dalla finestra può notare la sezione C allenarsi a pallacanestro, David litigare con la sua nuova ragazza e anche Louis Tomlinson, fumare una sigaretta mentre tiene, aperto sulla panchina, un blocco di disegni dove ci sarà sicuramente il suo prossimo tatuaggio.
Non gli ha mai parlato, né si sono mai salutati tra i corridoi, questo perché Louis è di qualche anno più grande, perché nonostante interagisca con tutti e lo reputino simpatico, sa dimostrarsi anche freddo e distaccato da qualsiasi cosa, come se vivesse costantemente in un mondo tutto suo e a cui è proibito l’accesso.
Louis, d’altra parte, di Harry sa qualcosa.
Sa che il suo migliore amico è Niall Horan, un ragazzo irlandese e che se ne sta per le sue, fin troppo sulle sue diciamo —non è ancora riuscito ad inquadrarlo bene.
Sa che il pomeriggio lo passa al Gramsci, questo perché l’ha visto insieme a Michael, quando si era nascosto tra gli alberi del parco per fumare.
Louis rotea gli occhi, butta il mozzicone per terra e legge il messaggio di lamentele di Giza, che ha poca voglia di stare al Vesuvio’s e che gli ricorda che stasera si vedranno a casa di Liam, dove ci sarà anche Andrew e lui non può proprio mancare.
 
 
 
I Miss You dei Blink182, le è sempre piaciuta.
Il testo è particolare, le voci sono armoniose ma allo stesso tempo tristi, quasi disperate.
Una signora ha appena ordinato il caffè macchiato, una conchiglia al cioccolato e due studentesse sono andate via, mentre parlottavano dell’interrogazione della terza ora.
Giza non sa se le manca la scuola, la tranquillità e spensieratezza che si dovrebbe avere a quasi diciotto anni ma che lei ha perso a metà degli otto.
È cresciuta troppo in fretta, in situazioni complicate e si è dovuta arrangiare, in qualche modo strano ma ce l’ha fatta e per ora, non si lamenta; certo, se magari Zayn fosse li, le cose sarebbero un po’ diverse e se Louis non avesse la macchina dal meccanico, allora tutto sarebbe un po’ più semplice ma per il resto, è normale.
“Ethan, vado a fumare”
Il ragazzo dietro dalla cucina le fa l’occhiolino e torna a farcire le ciambelle appena tolte dal forno.
Dal retro del Vesuvio’s può notare il negozio di tatuaggi e piercing, la casella delle lettere e la strada che porta alla pista di skateboard, di cui non si ricorda mai il nome.
“Mon coeur”
Louis le lascia un bacio sulla guancia e fanculo, l’ha fatta spaventare; lui e la sua voglia di arrivare nei momenti impensabili.
“Dovresti smetterla”
“Cosa?”
“Di comparire così all’improvviso”
Il ragazzo rotea gli occhi, si accende la sigaretta che ha incastrata tra le labbra e le si siede accanto.
“Sono felice anche io di vederti Giza”
“Stupido”
“Quindi c’è Andrew?”
“Già, Liam mi ha detto così”
“Fantastico”
“Come va con lui? Dopo il casino che è successo, intendo”
“Non lo sento da una settimana”
Giza annuisce, fa l’ultimo tiro dalla sigaretta e cambia argomento; è brava nel farlo, così come ad avere una risposta pronta, per tutto e tutti.
Louis inizia a raccontarle la sua mattinata, grato che non abbia fatto altre domande a cui non avrebbe saputo come spiegarsi, che parole dirle per farle capire quanto quella situazione del cazzo l’abbia stancato.
 
 
 
Il tram è affollato di gente, nonostante siano le otto e mezza di sera e l’orario della chiusura degli uffici, è passata da un pezzo.
Giza è seduta sul sedile numero 4, com’è solita fare e ha appena raccolto un foglio ingiallito che è caduto dal quaderno rosso.
Mancano due fermate prima di quella di casa sua ed Harry alza il volume dell’ipod, appoggia la testa contro il finestrino leggermente appannato e sbadiglia, stanco delle prove sullo skateboard di quel pomeriggio.
Ha un braccio che gli fa male, alcuni tagli da disinfettare, in borsa un testo ancora da finire e Niall che lo sta aspettando fuori di casa, con le pizze calde e un film a noleggio da vedere.
Golden Girl è appena partita e lui riesce a lanciare una breve occhiata alle porte che si aprono, a Giza che si stringe nel giubbotto di pelle rovinato, prima che il tram riparta e la sua immagine sparisca.
Chiude gli occhi e prenota la fermata successiva, mentre spera che quella giornata finisca il più presto possibile.







 
Allora gente, eccomi qui con il nuovo capitolo (anche se corto) di IG :))
come state?
sinceramente io ho ancora lo scazzo da ieri sera, causa concerto che davvero, è meglio che non ci penso e niente, ho voluto postare dato che domani parto e non ci sarò fino a sabato e mi sembrava sbagliato nei vostri confronti, farvi aspettare ancora!
che ne pensate di questo capitolo?
spero davvero che vi piaccia perchè è ancora uno di passaggio, ma serve per spiegare ed introdurre al meglio (per quanto sia possibile, essendo ancora agli inizi della storia) i personaggi.
Louis ed
Andrew -yeeeah, la slash è su loro due e se devo essere sincera, sono una delle coppie che più mi piacciono della long- hanno un rapporto molto complicato e diversi problemi, che andremo ad affrontrare nei prossimi capitoli. C'è anche un piccolo accenno ad Ethan, che sarà fondamentale per Giza e la aiuterà tantissimo.
Bene, dopo avervi spoilerato un po' di cose, direi che è meglio se me ne vado che devo finire di fare la valigia!
vi mando un bacio grandissimo e ringrazio tutte le persone che seguono/recensiscono/preferiscono/ricordano la storia, perchè siete davvero incredibili

alla prossima,
brandy

 


 

 

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Capitolo 4
*** Standing in the rain ***





Imaginary girl
Capitolo tre: Standing in the rain
 
  
 
 

Sinceramente non sa nemmeno come mai sia finita a camminare per le strade di Parigi con una pioggia del genere.
Il vento le fa attaccare alcune ciocche di capelli, bagnate, sul viso pallido, dandole incredibilmente fastidio.
Ha le dita congelate strette nelle tasche della felpa, i jeans neri a fasciarle le gambe che lei odia, perché troppo magre, e impreca perché se Iris non fosse partita, se lei ieri pomeriggio fosse andata al supermercato al posto di seguire Liam e Andrew al campetto, sicuramente non sarebbe uscita alle tre del pomeriggio —ora che tra l’altro, nemmeno sopporta, dato che è sempre troppo presto ma allo stesso tempo troppo tardi per fare qualcosa.
La gente accanto a lei corre, cercando riparo sotto qualche tettoia o all’interno di qualche bar di cui nemmeno conosceva l’esistenza.
Giza ha la testa da tutt’altra parte, in un altro mondo, perché continua a camminare senza una meta precisa —il supermercato l’ha superato già da un pezzo, ma non apre prima delle quattro e lei deve ammazzare l’ora d’ attesa.
Guarda una donna richiamare i suoi due figli che si sono sporcati con il fango, il cane bianco seduto sotto una panchina e il negozio di dischi che riaprirà tra una settimana.
È così immersa nei suoi pensieri che non si accorge nemmeno del ragazzo, che con il suo ombrello arancione, ha impedito che si prendesse ancora più acqua.
Si ferma di colpo e lo osserva mentre lui è impegnato a guarda, con le guance rosse e le mani tremanti.
Ha gli occhi verdi, due labbra incredibilmente rosa e dannatamente baciabili; una felpa grigia da cui si intravede la maglietta bianca, skinny jeans scuri e delle converse nere, inzuppate d’acqua soprattutto all’interno.
È buffo, con il naso rosso a causa del freddo e il fiatone, per essere riuscito a tenere il suo passo frettoloso.
“Che cosa stai facendo?”
“Condivido il mio ombrello con te”
Giza ridacchia ed estrae una sigaretta dal pacchetto malmesso, aspira e intanto pensa a una risposta da dare allo sconosciuto decisamente gentile.
“Uhm grazie?”
“Nessun problema” risponde con voce bassa “stavo camminando qui in zona e ti ho vista e ho pensato di, come dire, venire ad aiutarti”
“E’ una nuova tattica per provarci?”
“Cosa? No, affatto, io stavo solo.. cioè pensavo che..”
“Hey rilassati, stavo solo scherzando! Sei stato gentile”
Riprendono a camminare, avvicinandosi sempre di più al lungofiume.
“Non mi hai ancora detto come ti chiami”
“Harry”
“Mi sembra appropriato”
“Styles” continua, inumidendosi le labbra secche “E tu saresti?”
Giza guarda la pioggia infrangersi contro la superficie della Senna.
Non le era mai capitato di incontrare qualcuno che la mettesse in difficoltà in una conversazione, come riesce a fare Harry, che ha incontrato meno di quindici minuti fa.
“Un caso perso in partenza”
“Complicata?”
“Non ne hai idea”
Harry allora distoglie lo sguardo, fissa le case illuminate e le strade ormai vuote e può ancora sentire le sue mani tremare, perché cazzo, questa è la ragazza del tram e lui le sta parlando come se fosse la cosa più naturale del mondo, cosa che non è affatto così, non dentro di lui.
“Sono bravo ad ascoltare”
“Io non sono brava a raccontare”
“Impossibile, tutti sanno parlare di qualcosa”
Lei rotea gli occhi, si morde l’interno guancia e osserva attentamente l’espressione ansiosa di Harry, come se fosse spaventato dalla sua risposta.
“Intendevo dire che io non so raccontarmi. Non so parlare di me”
“Non è difficile”
“Per me lo è”
“Inizia col dirmi il tuo nome, allora”
“Giza” dice, per poi portarsi le mani alle labbra e soffiandoci dentro, riscaldandole “Murray”
Ma non fa in tempo a domandarle altro, perché la pioggia è terminata ed entrambi sono fermi sul marciapiede.
Giza guarda velocemente il display dell’ipod bianco, Harry guarda lei invece; rapito da ogni suo movimento e concentrato a non perdersene nemmeno uno.
“Devi andare?”
La vede annuire, per poi sistemarsi meglio la borsa a tracolla.
“Sono già in ritardo”
“Capisco”
“Uhm  sai, l’ombrello..”
Harry arrossisce al tono dolce di quel ‘grazie’ esplicito nell’aria e le sorride, sperando che per una volta, riesca a vedere quegli occhi grigi meno tristi e freddi, come il cielo che c’è sopra di loro.
“L’avrebbe fatto chiunque”
“Non è vero ma grazie lo stesso Harry”
Gli prende la mano e per un attimo, invidia Harry.
Le sue mani sono morbide, calde e belle —starebbero ancora meglio con qualche tatuaggio, pensa e allontana l’immagine dalla sua mente, per poi voltarsi e incamminarsi verso il supermercato.
La guarda sparire subito dopo il primo vialetto che porta verso il centro e stringe tra le mani la caramella che lei gli ha lasciato pochi secondi prima.
Calcia via un sassolino e scrive un messaggio a Niall, dove gli dice di raggiungerlo subito a casa sua; ha bisogno di parlare, di raccontare ad alta voce i suoi pensieri e ciò che è appena successo, giusto per rendersi conto che a diciotto anni non ha le allucinazioni, che la ragazza del tram si chiama Giza Murray e la rivedrà.
Perché a lui piacciono i casi complicati, persi in partenza  e il fatto che lei lo sia, è solo un enorme ed immenso bonus.






 
Buon pomeriggio a tutti :)
mi spiace davvero tanto per il ritardo con cui posto, ma ho un periodo abbastanza strano -scuola, casini su casini, io che sono perennemente stanca, scuola, gita e altre cose- e quindi trovare del tempo per postare che non siano le tre o quattro del mattino, è abbastanza difficile.
in questo capitolo c'è il primo vero e proprio scontro/dialogo tra giza ed harry; cosa ne pensate?
potrebbe essere che alcuni dettagli sembrano 'affrettati' come altri banali, ma in realtà non è così.
in ogni riga c'è un qualcosa che servirà per lo svolgimento della relazione tra i due ragazzi e quindi, niente è messo a caso. 
si è anche nominato un nuovo personaggio, iris, che anche lei avrà un ruolo importante nella storia (ma don't worry, niente triangoli con harry e giza o cose così, affatto)
ah, per i prestavolti, li metterò nel prossimo capitolo, davvero, scusatemi ma proprio non ho tempo :(((((
adesso vado, ringrazio tutti quelli che seguono la storia e l'hanno messa tra le preferite,ricordate e recensite; siete incredibili!
vi mando un bacio enorme,
alla prossima

 

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Capitolo 5
*** Fucking problems ***



Imaginary Girl

Capitolo quattro: Fucking problems
 
 
 
 

 
Terribilmente stanco.
Ecco cosa risponderebbe Louis alla classica domanda “come stai?” che gli chiedono tutti i giorni.
Ha balzato scuola, al Vesuvio’s non ha voglia di andare dato che Giza non c’è e Liam è troppo impegnato in libreria per poter ascoltarlo, soprattutto  se deve parlargli di suo cugino.
L’ultima lettera per Zayn l’ha spedita cinque giorni fa e non ha ancora avuto risposta, così non sapendo bene che fare, si accende la sigaretta che teneva dietro l’orecchio e fischiettando passeggia per il Gramsci.
Gli è sempre piaciuto quel parco; per le rampe, i vari skateboard colorati dei ragazzi, i ragazzi, le canne e i fuochi che fanno i sabati sera quando non hanno niente di meglio da fare.
Non c’è mai andato al pomeriggio, questo perché con tre lavori da portare avanti, lo studio e il grandissimo resto dei problemi che ha addosso, non ne ha il tempo.

“ Dobbiamo parlare ”
No, fanculo! Vorrebbe scrivergli.
Louis è stanco di parlare, di litigare e di starci male ogni volta che quello stronzo non si fa sentire.
Butta fuori il fumo dalla bocca facendo diversi cerchi e osserva il display del telefono, non sapendo ancora bene che risposta dare ad Andrew.

“ Lo  so ”
“ Stasera a casa tua? ”
“ Si, tanto è sempre così ”
“ Mi dispiace Lou ”
“ So anche questo ”

Se deve essere sincero, in realtà, non lo sa.
Non sa come siano riusciti a superare due anni di tira e molla, di sotterfugi e continui segreti.
È stanco di amarlo e che tutto sia così difficile ma a questo, non vuole pensarci.
Si stringe nel giubbotto in jeans e si incammina verso la scuola elementare, per prendere le gemelle e poi portare Lottie a danza.
Cos’ho fatto di male, Dio? Cosa?
Ma sono solo pensieri che non avranno mai una risposta e sorride, quando trova nella casella della posta la lettera di Zayn, già impaziente di leggerla.
 
 
 
“Cosa?”
“Andiamo Haz, non prendertela. L’ho fatto per te!”
“Ti ammazzo”
“Perderesti i sensi alla vista del sangue, non mi sembra una buona cosa”
“Ti odio”
“Come no! Comunque ho già scritto il tuo nome sulla lista”
“E se non volessi farlo?”
“E’ la tua occasione e non puoi tirarti indietro”
“Giuro Niall, questa me la paghi”
“Canterai domani sera”
“Al Vesuvio’s?”
“Si, passiamo io e Josh a prenderti alle nove”
“Grandioso”
“Un giorno mi ringrazierai”
“Se sarai ancora vivo”
Niall ridacchia, termina la chiamata e osserva la piccola stanza in cui si sente al sicuro; lontano dal mondo reale e da tutte le milioni di cose che non gli piacciono.
Chiude il libro di storia, infila i fogli pieni di appunti nel quaderno e si sdraia sul letto, pronto ad iniziare 1984, prima che sua mamma torni dal lavoro.
 
 
 
Harry, invece, è così agitato che la chitarra gli è pure caduta tre volte dalle mani, ha imprecato altrettante volte —motivo per cui sua mamma, Anne, ha bussato sulla porta per chiedergli se stesse bene.
Il testo è sul copriletto blu, la penna da qualche parte e le parole sono tutte nella sua testa, solo che non riesce ancora a metterle nei giusti spazi.
Ha ripensato a Giza nelle ultime 48 ore ed è arrivato alla conclusione che sul tram farà la prima mossa, che le parlerà questa volta, al posto di starsene seduto come un perfetto stalker  a guardarla.

“ mi odi ancora? ”
E’ il messaggio che gli arriva dopo cena da Niall.
Harry sorride, alza gli occhi al cielo e si affretta  a rispondergli, prima che l’amico inizi a farsi i suoi soliti viaggi mentali estremamente tragici e privi di senso.
Deve uscire di casa, schiarirsi le idee e sono già le undici e mezza, lo skateboard è appoggiato al muro e fa troppo freddo per raggiungere il Gramsci, ma stare in quella casa lo sta soffocando e quindi se ne infischia dei meno otto gradi, con tanto di vento; saluta sua mamma, afferra il cappello blu e si chiude la porta alle spalle.
Non ha una meta precisa, semplicemente cammina per Parigi, mentre le poche luci accese delle case si spengono e rimangono quelle dei lampioni di strada.
Ha sorpassato la scuola, fatto una smorfia ad una coppia che pomiciava allegramente sul cofano di una macchina e abbassato lo sguardo quando ha visto l’insegna del Vesuvio’s —domani si esibirà e lui ha già le gambe che gli tremano.
Dal Gramsci provengono alcune grida, diverse risate e la musica ad alto volume di quel ragazzo strano, in classe con Josh, che va sempre in giro con una tracolla dove tiene il suo importantissimo computer.
Si avvicina di poco, giusto per notare il fuoco acceso, un gruppetto di dieci persone che mangia e beve, Louis Tomlinson che è al centro dell’attenzione per ciò che sta dicendo e Giza, che appoggiata alla parete, continua a fumare la sua sigaretta con il sorriso malizioso stampato in faccia e gli occhi tristi, coperti dal trucco pesante della matita.
Harry la guarda fin quando non ha consumato la sigaretta e si siede accanto al ragazzo col computer, che le sorride calorosamente e le bacia la guancia.
Stringe i pugni, perché gli da estremamente fastidio quella confidenza che, forse lui, non avrà mai.
Indietreggia di qualche passo e adesso sa perfettamente come sistemare le parole della seconda strofa, sa come continuerà il ritornello e la battuta finale. Si avvia verso casa con la melodia in testa e Giza alle spalle, che gli da la sensazione di essere così lontana che nessuno, tantomeno lui, è in grado di raggiungere.







 
scusate, scusate, scusate, SCUSATEMI!
sono qui con quasi o forse? due mesi di assenza quindi siete liberissime di mandarmi a fanculo e di volermi strozzare ma.. ho delle validissime ragioni e poi ehy!, ho una vita al di fuori di questo social che in questo periodo è abbastanza movimentata e quindi è un po' un casino postare. Però sono tornata ieri dalla gita e siccome mi sono così divertita e sono stata benissimo, che ho deciso di postare il nuovo capitolo! 
Spero davvero che la storia vi stia piacendo perchè come sempre ve lo ripeto; per me è importantissima ed è il lavoro di tantissimi mesi ecco.
In questo capitolo si parla di Louis che come si può notare è in questa relazione che per quanto lo faccia star bene, allo stesso tempo, gli crea enormi problemi: perchè lui è un ragazzo semplicissimo, non si è mai fatto troppi problemi quando ha scoperto di essere gay e ha accettato i suoi gusti senza preoccuparsi molto di quello che pensava la gente (incluso i suoi parenti), però ha un sacco di responsabilità (le sue sorelle e ben quattro lavori) e quindi, questa relazione non è solo un piacere ma delle volte diventa un vero peso per lui.. un po' complicato?
Niall e Harry sono davvero tranquilli, e Niall per lui nutre una grandissima stima e vuole che realizzi i suoi sogni (partendo ovviamente da piccoli passi) mentre Harry se  ne sta un po' più nel suo, cercando di evadere dai suoi stessi pensieri mentre Giza è li, apparentemente distante ma magari è vicina, no? insomma, un po' tempo al tempo, ecco.
Io mi scuso ancora per il ritardo e cercherò di essere più puntuale però vorrei davvero sapere quali sono i vostri pensieri su quello che scrivo. non voglio obbligarvi a farvi lasciare delle recensioni, sia chiaro, ognuno è libero di fare quello che vuole ma dato che le persone che leggono/seguono/preferiscono/ricordano la storia sono davvero tante, mi farebbe piacere sapere cosa vi passa per la testa e non che siate così distaccate; non mordo, giuro!
adesso pubblico i prestavolti di alcuni personaggi e in settimana dovrei pubblicare una nuova os -esageratamente lunga e strana, vi avviso già da ora hahahhahaha
i capitoli saranno più lunghi tra poco, giuro!
vi mando un bacio grande e vi ringrazio per tutto,
alla prossima

 

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Capitolo 6
*** Strange crush ***




Imaginary girl
Capitolo cinque: Strange crush

 
  
 

Lhanno sempre definita una specie di tsunami di pensieri.
Giza non sa se questo sia vero oppure no, semplicemente sa di essere strana, complicata e fottutamente realista.
Ethan le ha appena dato la busta paga, si è andata a comprare un pacchetto da venti e finalmente può fumarsi la prima sigaretta dopo ben 12 ore che non ne tocca una.
Sta camminando a passo svelto, ha la lettera di Zayn tra le pagine di Marina e non vede l’ora di rileggerla —anche se l’ha imparata praticamente a memoria, così come ogni cosa che si sono scritti in questi due anni.
Se ci pensa adesso, a tutto quello che è successo, crederebbe di vivere in una di quelle fiction dei film, dove tutto è incasinato ma alla fine ogni cosa si sistema e diciamo che sarebbe anche così, se non fosse che ha diciotto anni e che l’ultimo pezzo non corrisponde alla sua vita.
Lancia distrattamente un sassolino prima di scendere le scalette del Gramsci, dove sa già c’è Louis ad aspettarla. Lo nota infatti li, seduto a fissare lo schermo del telefono e con una canna tra l’indice e il medio, lasciando quel profumo particolare nell’aria.
“E’ orgoglioso quanto te”
“Credi che non lo sappia?”
Giza rotea gli occhi, appoggia la borsa e gli va accanto, sfilandogli il cappellino nero dalla testa.
“No, semplicemente dovresti spiegarmi cos’è successo dopo che vi siete visti a casa tua”
“Non lo immagini?”
“Ho una mente abbastanza aperta quindi si, so già che lo avete fatto Lou, ma voglio arrivare alla parte difficile”
“Non c’è stata, non abbiamo parlato”
“Siete punto e a capo?”
“Come tutte le volte”
“Questa sembra durare di più”
“Possiamo non parlarne?”
“Mi accompagni a fare la spesa? Torna Iris stasera”
“Sicura che non vuoi che ti lasci da sola, magari incontri nuovamente il ragazzo dell’ombrello” dice con tono divertito “Come hai detto che si chiamava?”
“Non l’ho detto”
“Stronza”
Giza rotea gli occhi, estrae l’ipod e inizia ad osservare l’enorme lista di prodotti che deve comprare ma in quel momento poco le importa, tra poche ora Iris sarà a casa e lei non vede l’ora di vederla perché, anche se non lo dice, in quella casa si sente la sua mancanza.
 
 


“Maledizione, quanto cazzo pesano ste cose!”
Iris irrompe in casa con quella sua finezza innata mentre Giza, in cucina, sta apparecchiando.
Non si meraviglia quando nota i pacchetti del ristorante cinese sparsi per il tavolo, nonostante il frigo sia pieno di cose e le regala un dolce sorriso, prima di stringerla in un abbraccio.
“Finalmente a casa”
“Era ora! Sei stata via due mesi interi. Spero tu mi abbia portato qualcosa dall’Olanda”
Iris ridacchia, punta i suoi occhi di quel giallo-verde, da gatta, sulla borsa e poi sulla figura esile di Giza, che ha perso qualche chilo durante la sua assenza.
“Mi credi così senza cuore da non farti nemmeno un regalo?”
“Potrebbe succedere”
“Ehi! Va che mi sei mancata”
“Anche tu”
Ridono e poco importa delle valigie da disfare, del telefono che sta squillando da un po’ o del fatto che siano già in ritardo; hanno troppe cose da raccontarsi e una cena da finire prima che diventi fredda.
Iris non è cambiata, fatta eccezione per la matita azzurrina sotto gli occhi e il rossetto più calcato sulle labbra carnose. È impeccabile, sempre con quell’aria positiva e piena di vitalità che l’ha sempre circondata e le vans nere, che le calzano a pennello.
“Com’era l’Olanda?”
“Incredibile. E il cibo, tu non puoi capire che dolci che ci sono in certi ristoranti! Per non parlare degli olandesi che erano assurdi, le case del centro e quelle un po’ sperdute nei vari paesini.. merda Giza, ti ci dovrò portare”
“Sai che non posso muovermi di qui”
“Certo che puoi, appena le cose si saranno calmate e lei sarà stabile,  non avrai più scuse. Ti farò vedere tutto il mondo”
“Va che ti prendo in parola”
“Mi stupirei se non lo facessi”
Iris afferra la scatoletta con i biscotti della fortuna, ne prende uno e lo rompe, impaziente di scoprire quello che c’è dentro.
“Bella merda”
“Che ti è uscito?”
“Dice che incontrerò qualcuno che stravolgerà i miei piani”
“Non è poi così male”
“A te?”
“Lasciati andare”
“Di tante parole Giza, come te”
Giza ride, risponde al messaggio di Leo e torna a concentrarsi sugli spaghetti di soia quasi freddi.
“Chi era?”
“Leo”
“E?”
“Stendiamo un velo pietoso”
La radio di sottofondo sta trasmettendo You Found Me  e Iris è così presa a perdersi nei dettagli del viaggio, da non accorgersi che Louis si è seduto accanto a loro e ha iniziato a mangiare i suoi ravioli al vapore —motivo per cui, sicuramente, lo prenderà ad insulti più tardi, quando raggiungeranno gli altri al parco.
 
 
 
L’entrata del Vesuvio’s non è tanto affollata; c’è chi è impegnato a fumare una sigaretta prima di tornare a guardare lo spettacolo, chi parla al telefono e un gruppetto di ragazzi, che sorseggiano della birra. Al centro si può benissimo notare la figura di Liam, che è impegnato in una discussione con Leo —un ragazzo meno alto di lui, dai capelli biondo chiaro, occhi scuri e il septum fatto in un momento di ribellione.
Iris si lascia abbracciare da tutti, ridacchia alle battutine e risponde senza troppi giri di parole alle domande di Chad e Marc, che non la mollano nemmeno per un attimo, troppo esaltati dalle sue descrizioni dei posti.
Dalla porta aperta si sente il rumore di chitarra, una voce armoniosa che intona le note di una canzone propria evidentemente, perché non l’ha mai sentita prima.
Giza si gratta via lo smalto nero messo da poco e si sistema meglio il cappello dello stesso colore, mentre Leo le si avvicina.
“Ti va di andare a fare un giro?”
“Siamo qui con tutti gli altri, non mi sembra il caso”
“Non se ne accorgeranno nemmeno”
“Sai anche tu che non è così”
Lo sente sospirare, così come sente il suo sguardo puntato addosso che ormai, ha imparato ad ignorare.
Prende il pacchetto che Louis le lancia e lo ringrazia con un cenno veloce del capo.
Mon coeur, vuoi che ti aspetti?”
“Usa il culo per sparire Lou, hai altro a cui pensare stasera”
 Louis ridacchia, afferra il braccio di Andrew e le manda un bacio volante con la mano —alla fine si tratta di Giza e lui lo sa, lei sta bene anche da sola.
Leo stringe la mano nei jeans e con l’altra, porta lo spinello alla bocca, aspirando lentamente per gustarne meglio il sapore.
“Dicono che si sta esibendo un ragazzo piuttosto carino”
“Questo si che aumenterà la mia voglia di entrare”
Ribatte con ironia Giza, prima di sentire la risata di Leo, davanti a lei.
“Beh, potresti sempre bere una birra con me”
“Non pensare nemmeno di pagare tu”
“E perché no?”
“Perché non è giusto. Siamo amici e non mi piace che tu paghi anche per me”
“Rompi palle”
“Muoviti prima che cambi idea e ti faccia spendere tutti i soldi che hai stasera”
Leo la guarda mentre si avvicina alla porta di legno scuro e si morde il labbro inferiore.
Possibile che l’amore e l’amicizia siano due cose che non possono andare sulla stessa strada?
“Amici” Sussurra tra se e se, prima di raggiungerla.
Il locale è pieno di volti già visti, il barista continua a trafficare con alcol e bibite e li dentro, è vietato fumare.
Sarà dura, pensa Giza, mentre sente il respiro caldo di Leo sul collo e le loro mani sfiorarsi.
Fa un passo avanti, cercando di creare distacco, per poi sedersi sul primo sgabello libero.
“Che ti porto Giza?”
“Una Corona Ethan”
“E per te amico?”
“Lo stesso, grazie”
Ethan annuisce, lancia un’occhiata maliziosa nella loro direzione e poi se ne va, divertito dall’espressione sul volto della ragazza.
Leo non si accorge di nulla, troppo impegnato a cercare di capirla o per lo meno, di farle capire che potrebbero funzionare, loro due, insieme.
Gli piacerebbe poter prenderla per mano e magari, baciarla davanti a tutti, darle amore ma sa com’è fatta Giza e sa che questo non accadrà.
“Mi ha detto Louis che domani non ci siete”
“Andiamo a trovare Zayn”
“Oh” distoglie lo sguardo “quando lo faranno uscire?”
“Non lo so, però Tom mi ha scritto che ha una buona notizia, quindi non vedo l’ora di sapere di che cosa si tratta”
“Speriamo in bene allora”
“Già. L’importante è che sia uscito dal giro”
“Sai anche tu che non è così”
“Non rifilarmi le mie battute”
“E tu accetta di uscire con me”
Giza tossisce la birra che le è andata di traverso e non risponde, perché ha appena incrociato gli occhi verdi di Harry che dal palco, sta cantando Street Of Love e il suo sorriso si è allargato, mostrandole quelle fossette che aveva anche il giorno dell’ombrello.
È particolarmente bello; illuminato dalle luci del piccolo palco, con la chitarra tra le mani e dietro, Michael e Niall che tifano per lui.
Mantengono lo sguardo per tutta la durata della canzone, ignorando le persone che sono attorno a loro e quelli curiosi, che li stanno osservando.
Mon coeur, chi è quello?”
Per Dio!, Louis e la sua abilità nel comparire nei momenti meno opportuni.
E dov’è finito Andrew? E perché lui puzza così tanto di alcol?
Giza scuote la testa, fa passare il braccio di quello che dovrebbe essere il suo migliore amico intorno al collo, e guarda Leo mortificata.
“Devo riaccompagnarlo a casa, ha bevuto troppo. Avvisi tu gli altri e Iris?”
“Non preoccuparti. Scrivimi quando arrivi”
“Buonanotte Leo”
Il ragazzo si china per baciarle dolcemente la guancia e poi la lascia andare con Louis, che a peso morto, si lascia trascinare fino alla fermata della metropolitana.
Petit, non hai ancora risposto alla mia domanda”
“Il ragazzo dell’ombrello”
Un fischio d’approvazione esce dalle labbra del ragazzo, mentre Giza fa scrocchiare la lingua sul palato.
“Hai capito che incontri interessanti sotto la pioggia”
“Sei ubriaco”
“E con il cuore a pezzi ed Andrew che si è messo a piangere davanti a me”
“Mi spiace Lou”
“Per cosa esattamente? Non è colpa tua, forse un po’ mia e un po’ sua, dell’alcol e dei nostri sentimenti ma Giza, l’amore non fa schifo per tutto il tempo e tu, dovresti lasciarti andare
La conversazione finisce così, perché Louis crolla sul divano e si addormenta, ripetendo qualche movimento brusco per voltarsi mentre lei, si accende l’ultima sigaretta del pacchetto e prende carta e penna impaziente di scrivere a Zayn —nonostante lo vedrà tra qualche ora.




 
HEEEEEEEEEEEEEELLO!
sono dannatamente in ritardo, lo so, perdonatemi ma sono piena di cose da fare e anche se la storia (come già detto) è già finita e completa sul mio pc, il tempo di postare è davvero poco, ma cercherò di essere puntuale postando almeno una volta alla settimana prima dell'1 di agosto, dove andrò in grecia e non potrò aggiornare.
detto ciò; come state? e le vostre vacanze come stanno andando?
da questo capitolo in poi si da il via alla vera vera storia, ecco (anche se già dal capitolo 3 l'incontro tra harry e giza, era una specie di inizio).
incontriamo nuovi personaggi:
Leo! sajdjkjdklsjldss io lo adoro come personaggio, davvero.
btw louis ed andrew che come sempre sono immersi nei loro problemi, harry che canta, iris e giza e nel prossimo capitolo entrerà anche zayn e si saprà di più su di lui!
detto questo aggiungo che ho pubblicato una nuova os;
se adesso te ne vai (e che se avete tempo e voglia, e vi va di leggere qualcosa beh, eccola qui), vi saluto e ci sentiamo alla prossima
spero di leggere qualche vostro parere: siete davvero dolcissime!, e vi ringrazio tutte per seguire la storia :))
a presto!

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Capitolo 7
*** Glad to see you again ***




Imaginary girl
Capitolo sei: Glad to see you again
 




Qui è noioso, stancante e alcune volte mi manca il fiato.
Odio andare in cortile con tutti gli altri e anche starmene da solo o con Jim, il mio compagno di cella. È tutto così incasinato Giza, non so nemmeno perché continuo a parlarne, forse perché sto chiuso qui dentro 24 ore su 24 da quasi due anni (non lo sai, ma li sto contando tutti i giorni, li ho incisi sul muro. Come in quel film che abbiamo visto) e oltre a scrivere a te e a Louis, penso e quando penso non è mai una cosa buona, anzi, aggrava solamente la situazione.
Non ho molta fame e qui il cibo è così orribile, che persino un cane randagio si rifiuterebbe di mangiarlo (ma mi devo accontentare, quindi non mi lamento).
Penso che Jim sia pazzo ma non abbiamo mai avuto una vera conversazione e io non sono uno che crede al mormorio che c’è nei corridoi, quindi continuerò a farmi i fatti miei e a inondarmi la testa di stronzate.
Devo pur ammazzare il tempo qui o sbaglio?
Te l’ho detto che adesso mi fanno tenere le sigarette? Beh, ora lo sai e mi hanno dato i pacchetti che Liam mi ha portato l’ultima volta.
Te l’ha detto che è stato qui? Sempre molto gentile, peccato solo sia così complicato, dopotutto avere una famiglia a cui badare è stancante.
Adesso però devo andare, non ho nemmeno più parole per scriverti e io sto blaterando.

Ps. Grazie per i libri che mi hai portati, li ho amati dal primo all’ultimo.
 
 
 

Piega il foglio e lo rimette nel diario rosso, che non si dimentica mai di portare con se.
Guarda Louis che ascolta la musica e ha gli occhi chiusi, probabilmente perché la luce gli da fastidio. Il pullman è deserto, tralasciando una coppia, una mamma, la propria figlia e l’autista, che li osserva dallo specchietto con sguardo indagatore.
Giza sospira e ringrazia mentalmente che siano arrivati, quando sente le porte aprirsi e vede il cancello grigio del carcere davanti ai suoi occhi.
“Per chi siete qui?”
“Zayn Malik, cella 479”
La guardia annuisce, prende il telefono e dopo aver scambiato due battute veloci, fa segno ai due ragazzi di seguirlo.
Louis ha le mani che gli tremano, nonostante conosca quello strano rito da parecchio tempo, mentre lei sta in silenzio, non vedendo l’ora che arrivino nella stanza delle visite.
“Avete un’ora e mezza. Se ci dovesse essere qualche problema basta che lo dite alla guardia fuori dalla porta. Chiaro? Bene ragazzi, buona giornata”
L’uomo se ne va, non prima di averli guardati ancora attentamente.
La stanza è piccola, ci sono quattro tavoli sparsi e diverse sedie rosse, mentre le luci illuminano tutti gli angoli e fanno notare benissimo le due telecamere ai lati del soffitto.
Zayn è seduto in quello più appartato, lontano e si fissa le scarpe.
Ha una tuta arancione che gli sta dannatamente bene, i capelli spettinati e gli occhiali da vista neri, grossi, che indossa spesso —così ha scritto nelle prime lettere. È dimagrito e i suoi tatuaggi sono coperti.
“Mi rinchiudo qui dentro con te”
Zayn alza gli occhi al cielo, sorride e si lascia abbracciare da Louis.
“Non dureresti nemmeno mezz’ora”
“Lo so, ma è sempre meglio che stare là”
“Dubito”
“Lo dice solo perché sta impazzendo, letteralmente, per la storia con Andrew”
Zayn sorride ancora di più alla voce di Giza, allarga le braccia e aspetta giusto qualche secondo, prima di stringere il suo corpo esile.
“Dovresti mangiare di più”
“Anche tu”
“Mi hai portato nuovi libri?”
“E anche ottime notizie”
“Sul tuo nuovo ragazzo?”
Giza gli pizzica il fianco e Louis ride, annuendo e battendo tre volte le mani.
“Che palle! Non è il mio ragazzo, l’ho visto si e no due volte”
“Sono sicurissimo che succederà altro”
“Ti stai appassionando troppo alle trame dei libri Zayn, sarà meglio che smetti di leggerli”
“Ma piantala va! Piuttosto, qual è la notizia buona?”
Giza si siede, prende i caffè e le ciambelle dalla borsa e li mette sul tavolo, sapendo benissimo che nessuno aveva fatto colazione.
“Siamo riusciti a parlare con il tuo avvocato e dato che ti mancano cinque mesi prima di uscire definitivamente da qui, abbiamo marcato la questione della tua buona condotta e tutto il resto e abbiamo ottenuto una specie di accordo”
Zayn continua ad alternare lo sguardo ai due ragazzi seduti davanti a lui, attento ad ogni parola che esce dalle labbra di Louis.
“Verrai a stare due mesi da Giza e gli altri tre da me, in libertà vigilata e poi, quando passeranno i cinque mesi, potrai tranquillamente sistemarti dove meglio preferisci, trovare un lavoro e tutto il resto”
Rimangono diversi minuti in silenzio, non capendo bene la reazione di Zayn —che se ne stava seduto a guardare un punto fisso della stanza, ignorandoli.
“Beh?”
“Non so che dire”
“Di solo che abbiamo fatto bene”
“Cazzo, certo! Questa è la miglior notizia di sempre e..”
“Non serve che ci ringrazi amico, l’abbiamo fatto anche per noi eh? Sai che angoscia fare più di un’ora di pullman per venire qui?”
Giza scoppia a ridere, seguita a sua volta dagli altri due mentre una famiglia, a due tavoli di distanza, li guarda sorridenti.
“Coglione”
“Sarà bello riaverti con noi”
“Già, ancora stento a crederci”
“Lunedì prossimo dirai addio a questo posto”
“Sicuramente non mi mancherà”
“Lo credo bene!”
La guardia entra nella stanza, fa un cenno veloce ai ragazzi, indicando così che il tempo a loro disposizione è finito.
Giza lo abbraccia un po’ di più, gli stampa un bacio sulla guancia e aspetta Louis, che sorridente, sale per primo sull’autobus.






 
Sono la persona più imperdonabile del mondo, mi dispiace, davvero.
avevo promesso di pubblicare ma non l'ho fatto (per mia sfortuna ho avuto i debiti e ho passato tre mesi intensi a studiare per passare finalmente gli esami di settembre e le mie vacanze sono state una settimana in grecia e due in sicilia senza internet e senza wifi quindi davvero, non ho avuto un briciolo di tempo) chiedo ancora perdono.
mi spiace anche che questo capitolo di passaggio faccia abbastanza schifo e sia dannatamente corto ma è importante perchè tratta di zayn!
spero di non avervi perso tutti e che ci sia ancora qualcuno interessato a questa storia!!!
((settimana prossima aggiorno con un capitolo decisamente più lungo, per farmi perdonare. ancora non so bene quando ma sarà tra martedì/giovedì)) 
se avete bisogno di me potete trovarmi su ask (link nella bio), oppure qui per messaggio privato :)
ringrazio tutti di cuore perchè siete incredibili e vi mando un bacio grande,
alla prossima -dove avrò da dirvi qualche bella novità-
brendy

<3

 

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Capitolo 8
*** Open your eyes ***




Imaginary girl
Capitolo sette: Open your eyes
 




“Sentite ragazzi,stiamo organizzando una piccola festa al Gramsci, se volete venire non fatevi problemi. L’invito è aperto a chiunque quindi potete portare chi volete. Non mancate”
 

Maledetto Louis Tomlinson, maledetto invito e maledetto anche Harry e i suoi occhi dolci con tanto di broncio “Potrebbe esserci anche Giza, Niall! Non posso perdere quest’occasione” e va bene che è il suo migliore amico, che lo conosce da praticamente sempre e sa persino quante volte ha pianto quando era piccolo perché non voleva tagliarsi i capelli ma andare ad una festa, oltretutto organizzata da Tomlinson è da pazzi, in un parco come se non bastasse.
Niall sbuffa, si sistema il ciuffo biondo e spettinato che gli copre gli occhi —perché quella mattina non ha avuto tempo di sistemarseli con la cera- e si incammina verso casa, ringraziando il cielo che l’appartamento è vuoto e che sua mamma non c’è.
Le lascia un messaggio in segreteria, dato che ha il turno di notte in ufficio e si precipita in bagno per prepararsi; Harry e Josh passeranno a prenderlo alle dieci in punto e lui deve cercare di sbrigarsi e di ignorare quei pensieri che si insidiano nella sua mente, facendogli mancare l’ossigeno.
Magari questa sera potrò respirare un po’.
Pensa, mentre la sua immagine si riflette allo specchio, indeciso se mettere la maglietta nera o verde scuro.
 
 
 
“Leo ti sta guardando”
“Non ricordarmelo, ti prego”
Iris annuisce distrattamente, la bottiglia di birra stretta nella mano sinistra e le gambe slanciate messe in risalto dai pantaloncini corti.
Bella nella maglietta nera a maniche corte, abbellita solo da una collana che non si toglie mai e dal cappellino nero dell’Obey — regalatole da Klaus, un vecchio amico della California.
Giza aspira lentamente dalla Winston e cerca di non riguardare nella direzione di Leo, perché sarebbe come invitarlo a raggiungerla e a parlare, invitarla a uscire ancora e ancora, ripeterle quanto potrebbero essere giusti e che lei non è sbagliata, che lei va assolutamente bene così.
La gente balla, grazie alla radio che Chad si porta dietro come fanno i bambini piccoli con gli orsetti di pezza e tutti sono già ubriachi o per metà fatti, quando Liam compare al loro fianco con Frida; una graziosa bambina dai capelli biondi e gli occhi nocciola scuri, come quelli  del padre, che sta salutando Iris e chiede di suo cugino Andrew.
“Ciao Frida”
Giza si abbassa lentamente, arrivando così all’altezza della bambina che le sorride, continuando a muovere le sue trecce.
“Sei riuscita a convincere papà Liam a portarti?”
“Si, ma dopo ore. Aveva paura che venissi qui.”
“Apprensivo come sempre” e ridacchia, sentendo poco dopo Liam unirsi a loro.
“Frida, hai voglia di mangiare la torta? Dopo torni a giocare con Giza, promesso”
“Okay papi”
Liam si china per dare un bacio sulla guancia a Giza, prima di tornare a prestare attenzione a quella bambina bellissima, cresciuta in modo fantastico e senza una mamma, perché troppo impegnata a vivere nelle sue stesse bugie per preoccuparsi di lei.
Iris sta ballando accanto al fuoco insieme a Marc e Chuck, che si spintonano a vicenda, impacciati.
“Giza! Vieni con noi, dai!”
“Passo volentieri  Chuck, sarà per la prossima volta”
Il ragazzo le fa un segno con il capo e la richiama, prima che lei possa afferrare il suo pacchetto di sigarette e allontanarsi dalla massa di gente.
“Mi devi due balli, ricordatelo”
“Sicuro”
“Facciamo tre”
“Facciamo che ci tengo ai tuoi piedi e un ballo basta e avanza, no?”
Chuck annuisce e torna nella mischia, seguito a sua volta da nuovi arrivati o qualche imbucato che aveva sentito casino.
Giza si sistema meglio il maglione blu e si incammina sul muro scritto anni prima da Zayn, giusto per sentirlo vicino e fingere che in realtà non è cresciuta in fretta, che lei domani non lavorerà al Vesuvio’s e che la sua unica preoccupazione è quella di scegliere il college e non le bollette, l’affitto e l’orario di visita di un manicomio. E mentre chiude gli occhi, appoggiando la testa alla parete sente qualcuno sedersi accanto e spera che non sia Leo, perché di continuare a ferirlo si è davvero stancata.
“Bella luna stanotte, non trovi?”
 La voce è leggermente più bassa rispetto alla prima volta che l’ha incontrato e decisamente di una nota più alta di quando l’ha sentito cantare quella sera.
“Che ci fai qui Harry?”
“Ricordi? I casi complessi sono il mio forte”    
“E mi sembrava di averti detto che non so parlare di me”
“Ed io che ti avrei aiutato”
“Buona fortuna allora”
“Sono uno che non demorde”
Giza lo guarda mordendosi il labbro, per trattenere quell’accenno di sorriso che Harry però, ha finto di non notare.
“Si, c’è una bella luna”
 
 
 
Vicino al fuoco fa tremendamente caldo e Andrew, che con il bicchiere in mano muove i piedi a ritmo di musica, aspetta Louis che come al solito è in ritardo.
“Scusa, scusa ma Lottie non la finiva di lamentarsi”
Due braccia gli circondano il collo e le sue labbra vengono catturate da quelle morbide e fini del ragazzo, che per l’occasione, si è messo una leggera linea di matita nera sotto gli occhi, in modo che potessero risaltare quell’azzurro limpido.
“Tranquillo, sono anche io qui da poco”
“Bugiardo”
“Fingi di credermi almeno”
Louis alza le mani in alto in segno di arresa e si siede accanto a lui, facendosi ammirare nella bellezza di quei jeans chiari e stretti, nella maglietta grigia che fa vedere i tatuaggi.
Andrew pensa solo a quanto sia bello e al fatto di amarlo da impazzire, così tanto che lo stomaco ormai è a pezzi e le ossa sono in polvere —perché il loro amore è così vissuto che è diventato difficile ma loro sono ancora qui, per fortuna.
“Oggi so che mi hai visto al negozio di dischi”
Louis ha la voce triste ma sa nascondere bene le sue emozioni, così aspetta una risposta che sa già, con un sorriso tirato e la testa leggermente inclinata a sinistra.
“C’era mio padre”
“Immaginavo”
“Prima o poi finirà tutto questo”
“Lo so, credo”
Andrew sospira affranto, intreccia le loro mani e si alza di scatto, facendolo spaventare.
“Almeno per stasera, non pensarci. Ti prego”
Louis annuisce e lo bacia nuovamente, con gli occhi chiusi, per concentrarsi meglio sul sapore di quelle labbra familiari.
“Forza culo d’oro, andiamo a ballare”
E non ci sono altri problemi, non c’è il resto del mondo ad occupare la loro mente; ci sono loro, Giza che gli ha fatto un occhiolino e ha roteato gli occhi quando Louis ha indicato Harry al suo fianco. C’è Iris che sta cercando la felpa e Niall Horan, che intimidito, si siede in un punto abbastanza vicino ai gradoni.
 
 
 
Iris, invece, ha i piedi che le fanno male e le gira anche un po’ la testa per via di quei due bicchieri di troppo che Leo l’ha spinta a bere mentre le parlava di Giza, del ragazzo tutto ricci e fossette che le sta accanto adesso.
Ha una sigaretta dietro l’orecchio che mai accenderà dato che non fuma e ha appena abbandonato Chuck e Marc —un po’ troppo andati- per potersi riposare.
“Che palle!”
Sbotta, calciando un sasso dalla strada e avvicinandosi ai gradoni per restare da sola, perché di stare in mezzo alla folla non ne ha più voglia.
“Ma cazzo!”
La sua solitudine può andare benissimo a quel paese, perché il suo posto è occupato da un ragazzo dai capelli biondi, la carnagione così chiara che potrebbe essere scambiata per porcellana, che canticchia a bassa voce la canzone che sta ascoltando dall’ipod.
Si avvicina, perché quel ragazzo rappresenta il disagio fatto in persona; perché se ne sta per i fatti suoi, non è l’animo della festa e non gli interessa nemmeno fare amicizia o sbavare dietro alle minigonne corte delle ragazze che ballano.
“Ehy, tu!” urla, attirando la sua attenzione “Ti dispiace se mi siedo qui?”
“Uhm, no, non credo ci siano problemi”
“Fantastico”
Ha notato il blu dei suoi occhi, niente di particolare o che non abbia già visto, ma è per il suo non-sorriso, per il modo in cui l’ha guardata che rimane li, ad aspettare un minimo segno che le faccia capire che lui ha voglia di parlare e che in realtà, lei, non gli stia invadendo troppo il suo spazio personale.
“Ti sei imbucato a questa sottospecie di festa? Perché non ti ho mai visto al parco di notte”
“Credo che tu non mi abbia mai visto in generale”
“Parigi è abbastanza grande”
“Lo so, per questo la trovo vivibile”
“Sono Iris” gli sorride, gentilmente, felice di aver finalmente trovato qualcuno con cui scambiare due chiacchiere. “Qual è il tuo nome?”
“N-Niall.. si, no, insomma, si”
Ride, perché le guance rosse e il suo incepparsi nel dire il suo semplice nome, l’hanno colpita.
“Sicuro di chiamarti Niall?”
“Certo, Niall Horan, piacere”
Gli stringe la mano, divertita e fissa per un velocissimo istante i lineamenti del naso, della fronte e del mento un po’ a culo che gli sta fastidiosamente bene.
“Non sei minorenne, vero?”
“C-cosa? Nono, vado per i diciannove”
“Grazie a Dio!”
“Me ne davi di meno?”
“No, lascia stare, momenti imbarazzanti. Comunque con chi sei qui?”
Niall gli indica il muro pieno di scritte dove ci sono Giza ed il ragazzo ricci, fossette e sorriso ingenuo che parlano poco —lui si limita a guardarla mentre fuma, aspettare una sua non-risposta e a osservare la luna, la gente per poi tornare a prestare attenzione a Giza, come se fosse estremamente preziosa.
“Harry, il mio migliore amico”
“Sembra un tipo in gamba”
“Lo è, solo che non ha ancora capito quanto potenziale ha”
Iris si sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio e afferra la cuffia libera, infilandosela prima che Niall possa ribattere.
“Che stavi ascoltando?”
“Pink Floyd”
“Li adoro! Ti da fastidio se li ascoltiamo insieme?”
Niall la guarda per poco, giusto il tempo per memorizzarsi il colore giallo-verde degli occhi e quello rosso ciliegia delle labbra, poi si stringe nelle spalle.
“No, credo-credo che vada bene”
Non ci sono altre battute veloci, sguardi o parole di troppo; stanno l’uno accanto all’altra in silenzio, ascoltando la canzone che è appena iniziata.
E, mentre loro si isolano dal resto, Andrew e Louis sono finiti a baciarsi appassionatamente contro un albero, abbastanza nascosti da persone curiose; Liam ha appena riportato Frida a casa perché era stanca, domani ha scuola e non può fare tardi; Zayn sta infilando i pochi vestiti che gli sono rimasti nel borsone, sbarrando finalmente l’ultimo giorno di prigione sul muro.
“Ti vedo spesso in tram, la mattina”
Harry si è già pentito di essersi lasciato scappare quella frase ed è grato, quando Giza alleggerisce la situazione.
“Povero te, avrai gli incubi”
“Scherzi vero?”
“No”
“Impossibile”
“Giuro! E sentiamo, cos’hai notato la prima volta che mi hai vista?”
Harry non sta nemmeno un secondo a pensarci, si butta direttamente —carpe diem, è il detto, no? Cogli l’attimo ed è quello che sta facendo.
Coglie il suo attimo con Giza, che fortunatamente non classifica più come la ragazza immaginaria del tram.
“I tuoi occhi. Sempre così tristi”
“Sarà per via del colore”
“Cos’ha che non va il grigio?”
“E’ freddo, solo, inespressivo”
“A me non dispiace”
Giza sorride distrattamente, terminando il suo ultimo tiro prima di gettare la sigaretta il più lontano possibile.
“Dipende quello che si nasconde dietro”
“E’ un modo per dirmi che vuoi parlarmi di te?”
“No, è un modo per dirti che dovresti lasciar perdere i casi complicati”
Harry rotea gli occhi e si stringe le mani, impaziente che quei quattro minuti che mancano alle tre di notte, non passino mai.
“Ci conviene tornare dagli altri”
E con quelle parole Giza, è riuscita a spezzare per la seconda volta la strana sintonia che si era creata tra loro; alzandosi in piedi e aspettandolo qualche passo più in la, non dicendo più niente.
Il grigio è bello in realtà, come te. Solo che non lo capisci.
Vuole aggiungere ma non lo fa, perché la musica è troppo alta e Niall Horan è davanti a lui e lo sta implorando di tornare a casa.






 
TAAAADAAAN!, hi people
come promesso (avevo detto che avrei aggiornato o martedì o giovedì) e puntuale, eccomi qui. spero che questo aggiornamento veloce veloce sia stato di vostro gradimento e che questo capitolo, vi abbia interessato perchè è uno dei miei preferiti diciamo.
Parla bene o male di molti personaggi, li vediamo quasi tutti coinvolti in questa strana nottata di "festa" in questo parco chiamato Gramsci (che nella realtà è un bar bellissimo, ottimo per la balzata della prima ora hahah ma va beh).
si possono notare harry e giza, il loro interessarsi, fare le cose di fretta ma allo stesso tempo con tutta la calma del mondo, rendendo le cose molto intense ma già complicate e misteriose. Iris e niall, louis che davvero, credo di amarlo infinitamente come personaggio e se penso alla persona a cui è ispirato, davvero mi piace ancora di più (ed ho notato con piacere dalle recensioni che andate pazze per lui quindi yeeeeeeeeah, vai così) ed il caro andrew -che farà penare un poì tutti- per concludere con leo, che beh, mi piace un sacco perchè credo che a tutti sia capitato almeno una volta di essere nella sua stessa situazione, o sbaglio?
comunque, dato che non voglio annoiarvi, vi dico le sorprese che vi avevo accennato e poi giuro che me ne vado:
  • ho intenzione di pubblicare una nuova storia e anche questa, sarà davvero molto personale; tratterà di una storia un po' particolare di una coppia già formata (ma non come dusk -che se volete leggere, bastsa andare sul mio profilo); non so ancora quando la pubblicherò ma l'idea c'è e la voglia di scriverla si sta facendo sentire.
  • probabilmente, se la scuola e la patente non mi terranno troppo occupate, tornerò a scrivere qualche os (magari non solo sui one direction ma anche nel settore introspettivo.. adesso devo decidere hahah
 bene, detto ciò, vado che vi ho già rotto e rubato fin troppo tempo!, 
as always ringrazio tutte le persone che seguono la storia, chi la recensisce facendomi sempre un enorme piacere e anche chi ha messo la storia tra le preferite!
siete dolcissime :)))
il prossimo aggiornamento non so quando sarà, ma non farò passare un altro mese, promesso!
un bacio grandissimo e alla prossima
<3
<3



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Capitolo 9
*** Coming home ***



Imaginary girl

Capitolo otto: Coming home

 
 


Quindi non ti dispiacerebbe se ospitassi un mio amico qui?”
Iris rotea gli occhi mentre sistema gli ultimi piatti appena lavati sulla mensola.
“No, mi fido dei tuoi amici”
“Fantastico, anche perché vado a prenderlo con Louis tra due ore”
“Non avevo dubbi”
Giza spegne il mozzicone e si alza dal divano bianco, stacca il caricatore del computer e sbuffa, stanca di aver appena finito di chattare con Leo.
“Harry?”
“Cosa?”
“Mi sembra un tipo sveglio”
“Forse”
“E lo rivedrai?”
“Non stiamo uscendo insieme Iris”
“Peccato, mi sembravate abbastanza presi l’altra sera”
“Hai una fervida immaginazione allora”
Iris rimane in silenzio, osservando l’amica cambiarsi l’anellino al naso e frugare nella borsa in cerca del mascara.
“Ho conosciuto il suo amico, Niall”
Giza distoglie lo sguardo dallo specchio e le sorride maliziosa, probabilmente in cerca di qualche notizia in più.
“Si, è carino se te lo stai chiedendo e si, è un po’ sfigato e per la terza volta ancora si, è uno di quegli asociali un po’ perfettini ma che vanno in palla per un nonnulla”
“Il tuo tipo ideale quindi”
“Dubito, non saprei nemmeno come comunicarci”
“Sai il cognome?”
“Certo!”
“Allora aggiungilo su facebook, quel social network servirà pur a qualcosa”
Giza sorride agli occhi che si illuminano di Iris e senza dirle altro si dirige verso la porta d’ingresso, impaziente di andare da Louis.
 
 
 
Il tragitto fino al carcere è sempre troppo lungo e l’autista sempre troppo curioso con quegli sguardi ambigui.
Peter, la guardia d’ingresso li saluta con un cenno della mano e loro rimangono alcuni minuti ad aspettare Zayn  —che esce dalla porta scura, con un borsone in mano e il pacchetto di sigarette che sporge dalla tasca dei jeans.
“Mi raccomando Malik, non voglio più vederti qua dentro”
“Nemmeno io Peter. Ciao ragazzi”
Ed è un abbraccio caloroso quello che si scambiano, così come il tono della sua voce quando parla e Louis è felice di vederlo così.
“Muovetevi voi due, il pullman non aspetta mica noi”
“Sempre più felice Giza”
“Ti lascio uno dei letti più comodi che io abbia mai avuto, come dovrei stare secondo te?”
Zayn ride, le circonda le spalle e le lascia un bacio tra i capelli fin quando il cancello non si chiude dietro le loro spalle e loro, prendono posto nell’ultima fila del pullman.
“Sai una cosa? Mi mancherà non poter più aspettare tue lettere”
“Ma se odi scrivere Lou”
“Ci avevo preso gusto negli ultimi tempi”
Si giustifica il ragazzo, mentre strappa il cartoncino per potersi fare un filtro.
“Liam ti ha trovato un lavoro”
“Davvero?”
“In biblioteca, con lui”
“Quel ragazzo è fantastico”
Giza ridacchia, alza il volume dell’ipod e appoggia la testa sulla spalla di Zayn, che inizia a giocare con le palline colorate dei suoi dreadlocks.
“Stasera comunque andiamo al Vesuvio’s. Dobbiamo far civilizzare il caro Malik”
“Ehy!”
“Senza offesa amico ma le cose sono un po’ cambiate”
“Lo credo bene”
Louis gli sorride con gentilezza e si mette a guardare fuori, prima che il suo telefono suoni, avvisandolo che Andrew gli ha appena inviato un messaggio.
Passano l’ultima mezz’ora in silenzio e Giza, appena arrivano davanti alla porta del suo appartamento, gli mostra la stanza.
“Ti porto degli asciugamani in modo che puoi farti la doccia”
Lui annuisce, osservando la piccola stanza accogliente; un letto sotto la finestra, l’armadio che può contenere più dei vestiti che ha e il comodino, sul quale ci sono tre libri che la ragazza gli ha lasciato quella mattina, prima del suo arrivo.
“Ah, Zayn”
“Mh?”
“Sono felice che tu sia a casa”
Lui si limita a fargli un occhiolino, prima che la porta si chiuda e lui rimanga solo a disfare il borsone.
Si, finalmente a casa.
 
 

Le strade se le ricordava più piccole, con forse meno luci e meno abitate —forse, per il semplice fatto che lui preferiva le vie un po’ buie, quelle prive di occhi indiscreti e indagatori, sempre pronti a giudicarti per ogni minima cosa.
Respira a pieni polmoni l’aria fresca di quella sera e sorride, alzando lo sguardo per ammirare le stelle che riempiono il cielo, mentre si incammina verso il Vesuvio’s; perché ovviamente Louis l’ha minacciato per farlo uscire e perché, giustamente, è inutile perdere tempo a dormire quando lo si può fare benissimo durante la tarda mattinata.
Quindi getta il mozzicone di sigaretta in mezzo alla strada e abbassando il cappuccio della felpa, entra nel locale già affollato di gente che applaude ad un ragazzo dai capelli ricci e la voce bassa, che dovrebbe essere sicuramente Harry Styles, che canta Let Her Go con gli occhi chiusi e battendo il piede a ritmo della chitarra.
“Bravo il ragazzo eh?”
“Zayn! Ce l’hai fatta a venire, finalmente!”
Ethan gli porge un drink, mentre Giza si ritrova a mordersi l’interno guancia e torturarsi l’anello sull’anulare.
“Non sono più abituato a camminare qui Lou, stavo rischiando di perdermi”
“Come sei esagerato”
“Realistico a dire la verità”
“Certo, certo. Comunque gli altri non sono usciti stasera quindi li vedrai tutti domani al Gramsci”
Zayn annuisce e si siede accanto all’amica, che sta parlottando con Ethan, da dietro il bancone, di qualcosa riguardante il suo turno di domani.
“Esiste ancora quel parco?”
“Assolutamente. Quanti bei ricordi”
“Quante ottime canne, vorrai dire”
Louis scoppia a ridere, batte le mani e annuisce, afferrando la sua Desperados per finirla tutta in un sorso.
“Per non parlare delle scritte sui muri, delle nottate passate li con il sacco a pelo”
“Quello lo facevi solo per far arrabbiare Andrew”
“Ovvio, non litigavamo mai e un modo per spronarlo ad essere più sicuro di dire le cose che pensa, dovevo pur trovarlo”
“Adesso non serve più però, vero?”
“No, sfortunatamente. Adesso dice fin troppo”
“E tu?”
“Io? Io ho fatto il contrario; non dico più niente. Mi limito a dire passerà, che tutto andrà meglio, come una strana cantilena che ti metti in testa e ripeti all’infinito, sperando che ti entri in testa e che tu ci creda”
“Funzionerà questa cosa che c’è tra voi Lou”
Louis annuisce, mangia la fetta di limone e urla, alzando le mani al soffitto e cantando a squarciagola le ultime strofe della canzone.
Libertà.
È questo che pensa; è libero finalmente.
Non deve più stare con Jim, leggere libri con una scarsa lampadina o incidere sul muro i giorni che mancano alla fine di tutta quella prigionia.
Può finalmente stare con i suoi amici e non perdersi più niente della sua vita —perché è vero, una volta che sbagli e paghi le conseguenze sulla propria pelle, in qualche modo, cambi.
E Zayn è cambiato, e vuole dimostrarlo a tutti.
“Forza ragazzi, venite in prima fila con me, forza!”
Louis gli stringe un braccio, Giza ride, leggermente brilla e con gli occhi un po’ lucidi e Zayn è felice, in quel posto che non è casa ma con le due persone con cui qualsiasi luogo, è come se lo fosse.
“A cosa brindiamo?”
“Al tuo ritorno a casa, stupido!”
E per questa sera non ci sono problemi, compiti che Louis non ha fatto e che ha per il giorno dopo; non c’è la sveglia puntata troppo presto e un biglietto del treno per Giza che ha una visita fuori Parigi o la chiamata che Zayn dovrà fare a Liam nel tardo pomeriggio.
Ci sono solamente loro tre come ai vecchi tempi e tutto sembra andare davvero bene per la prima volta.




 
perdonaaatemi, sono maledettamente in ritardo like always, ma la scuola mi sta davvero davvero ammazzando e tenendo impegnatissima.
scusatemi davvero :(((
come state?
per mia sfortuna vado di fretta che domani ho due verifiche e devo finire di ripassare, ma ci tenevo a ringraziarvi di cuore per seguire/recensire o semplicemente leggere questa storia.
non vedo l'ora di sapere che cosa ne pensate del capitolo, dei personaggi, di tutto!
un bacio grandissimo e al prossimo capitolo
(vi auguro un buon inizio settimana a tutti)
<3
<3
<3

 

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Capitolo 10
*** Brainstorming ***


Imaginary girl
Capitolo nove: Brainstorming


 
 
I muri che la circondano sono bianchi all’apparenza, ma lei li vede sporchi, con i segni degli anni e le storie marchiate tra le crepe che ci sono nel soffitto di tutti i pazienti che occupano quelle camere da quando ha memoria.
Il corridoio è stretto, i suoi occhi sono coperti dagli occhiali scuri e il rumore dei suoi passi rimbomba in ogni angolo, facendole odiare ancora di più ogni istante che passa.
Giza si stringe in quel giubbotto di pelle sgualcito, spegne il telefono ignorando così i messaggi di Liam e l’ultima chiamata di Chad e aprendo delicatamente la porta, si prende con calma due respiri, prima di entrare.
La stanza non ha niente di particolare, fatta eccezione per la tenda arancione che la fa sembrare un po’ meno morta e che dovrà lavare la prossima volta che torna qui.
“Mamma, sono io”
La donna se ne sta seduta, con lo sguardo fermo sul mazzo di fiori appassiti che l’infermiera si è dimenticata di buttare il giorno prima.
“Com’è andata la mattinata? Sei riuscita a battere il signor Parckler a carte?”
Margaret, il viso stanco di una cinquantenne, che della vita non ne può più, scuote la testa e tossisce, cercando di trovare la forza per parlare, ma non ne ha.
Giza annuisce, posa la borsa sul letto e sposta la sedia dalla scrivania, in modo da potersi sedere vicino a lei.
Mi dispiace così tanto, bimba.
Vorrebbe dire alla figlia, che ha la pelle pallida e un sorriso luminoso, a differenza del grigio freddo e triste che hanno i suoi occhi.
Dovevo essere più forte.
Vorrebbe continuare, mentre caccia indietro le lacrime che non è più capace di piangere, ma non fa niente di tutto ciò, si limita ad allungare la mano pallida e a stringerla con quella calda di Giza, che non protesta.
“Ieri è tornato Zayn, ti ricordi di lui? Ovvio, dicevi sempre che era un ragazzo dal cuore grande, come puoi essertene dimenticata. Louis ti saluta ed Ethan ti porta queste ciambelle, ai lamponi, come piacciono a te e al Vesuvio’s, la sera, c’è un ragazzo molto bravo che canta, si chiama Harry e ha le fossette e dice di volermi conoscere.”
Margaret chiude gli occhi per qualche secondo, sorride leggermente e guarda la figlia che non ha visto crescere e da cui si sta facendo pagare quel posto che per quanto possa farle bene, la fa anche impazzire e sa di non essere una buona madre, sa che è colpa sua se Giza ha così paura dei sentimenti e di lasciarsi andare e sospira quando l’infermiera entra dalla porta, con quel vassoio di cibo che difficilmente finirà tutto.
 
 
 
 
Il tram è affollato, il suo posto è occupato e lui è in ritardo per l’allenamento con lo skate, per Niall che lo sta aspettando fuori dal lavoro e Michael e Josh che sono al Gramsci, probabilmente infastiditi.
Si fa spazio tra le persone che non intendono schiodarsi nemmeno di mezzo centimetro, timorosi che qualcun altro possa prendere il loro posto e si avvicina alla parte, dove solitamente, Giza si siede alla mattina e quasi pensa di essere in un sogno, quando la vede seduta con il quaderno in mano, occupata a scrivere qualcosa che lui mai leggerà.
“Harry, ciao!”
Sente le guance andare a fuoco e lui ha caldo, decisamente troppo caldo che si sta maledicendo per aver messo quella sciarpa.
“Vuoi sederti?”
“Si, grazie. Il pomeriggio è sempre una lotta per trovare posto”
Giza ridacchia e gli da ragione, distogliendo gli occhi dai suoi per prendere la borsa nera e infilarci dentro il quadernetto rosso e l’ipod bianco.
Sbrigati, di qualcosa Harry!
“Stasera sarai al Vesuvio’s?”
“Vuoi che ci sia?”
“Sarebbe bello. Sei una delle poche persone di cui mi piace la presenza in quel locale”
Sa che sono parole affrettate, che il loro sembra un continuo flirtare e tirarsi indietro ma non può farci niente, non capisce.
Giza sorride, guarda la scritta che lampeggia in rosso e si sistema il capello che ha in testa, scoprendo così le fasi lunari che ha tatuate sul braccio.
“Penso che farò un salto, è stata una giornata abbastanza pesante”
“Problemi?”
“Infiniti, direi”
Harry si tortura le mani, l’interno guancia mentre osserva la cabina del tram svuotarsi lentamente.
Sistema meglio lo skateboard a lato della gamba mentre nota Giza, battere il piede a ritmo di non sa quale canzone.
Gli piace la sua presenza, nonostante ci sia ancora quel silenzio imbarazzante e nonostante, lui non sappia bene come iniziare una conversazione.
“Posso farti una domanda Harry?” si inumidisce le labbra macchiate dal rossetto rosso, ormai quasi sbiadito “perché ti ostini tanto a parlarmi?”
“Perché per quanto tu possa essere piena di amici, mi sembri sola”
Giza rimane in silenzio a guardarlo, non sapendo bene che peso dare a quelle parole “e anche se tu pensi che non sia vero, sei una persona interessante, nonostante il tuo essere complicata, anche se non capisco ancora in cosa”
“Questo perché non mi conosci”
“Solo perché tu non me lo lasci fare”
“Touchè”
Harry si alza, è la sua fermata e già nota la figura di Niall che lo aspetta alla fermata.
“Ci vediamo stasera?”
“Vedrò di non mancare”
Gli sorride e per via della porta chiusa, non può notare le guance di Giza, leggermente rosate e per la prima volta, non per il freddo.
Stupida!
Si dice da sola, mentre torna a guardare fuori dal vetro in attesa della sua fermata, dove ci sarà Louis ad aspettarla e a quel pensiero sorride, perché al momento le cose vanno bene, nonostante Harry Styles stia iniziando a creare quelle guerre dentro la sua testa che non aveva mai pensato possibili.
 
 
 
 
“Si può sapere che fine hai fatto?”
“Non trovavo le chiavi di casa, mia mamma si era dimenticata delle cose in garage e la vicina mi ha fermato prima che potessi scappare”
Niall annuisce, scarta un’altra caramella e risponde al messaggio di Iris, che da una settimana, sente regolarmente ogni giorno.
“Ho visto Giza oggi”
“Davvero?”
“Si e le ho chiesto se passava al Vesuvio’s stasera”
“Un appuntamento?”
“No. Insomma, non è un vero appuntamento, giusto?”
“Mmh, mmh”
“Anche se mi piacerebbe”
“Dici?”
“Certo che si Niall! Anche se non riesco ancora a capire come comportarmi con lei”
“Davvero?”
“Ma mi stai ascoltando?”
“…”
“Niall!”
“Cosa?”
Harry rotea gli occhi e osserva l’amico, impegnato a guardare il telefono ogni due secondi, decisamente ansioso che si illumini.
“Che ti succede oggi?”
“Che intendi?”
“Hai la testa tra le nuvole”
Niall si stringe nelle spalle e affonda il naso nella sciarpa, sapendo che quando l’amico inizia a fare queste domande, non ci sarà una via di scampo. Affretta il passo, sperando di raggiungere Michael e Josh il più in fretta possibile.
“Horan! Sono il tuo migliore amico, devi dirmelo”
“Dirti cosa?”
“Non fare l’ingenuo”
“Non so di cosa tu stia parlando”
“Nemmeno io so con chi tu stia parlando”
Harry gli circonda le spalle e lo guarda mentre arrossisce, felice di vedere Niall alle prese con la prima cotta.
Il Gramsci è ancora abbastanza distante e poco gli importa dello skateboard, della gara di domenica prossima e dei suoi amici che avranno iniziato ad allenarsi senza di lui.
“Si chiama Iris e l’ho conosciuta al falò, per sbaglio, insomma, non è che l’ho proprio conosciuta, diciamo che ho occupato il suo posto preferito dei gradoni e abbiamo parlato. È davvero bella e io-io non so come comportarmi, nè se la rivedrò e comunque non potrebbe funzionare, siamo abbastanza diversi anche se ci piacciono molte cose e..”
“Niall, respira, calmati”
“Si, hai ragione. Calmati Horan”
Harry scoppia a ridere e le guance di Niall diventano, se possibile, ancora più rosse, mentre il suo telefono si illumina nuovamente con un nuovo messaggio.


 
SSSERA A TUTTI (anche se è più un buon tardo pomeriggio)!
non è un miraggio, sto postando davvero il capitolo nuovo e sono infinitamente dispiaciuta per il tempo di attesa con cui posto ma è da ottobre che non ho giornate libere perchè la scuola mi riempie e i problemi di vita reale sono abbastanza impegnativi e tempo per aggiornare/scrivere/stare sui social in generale, è davvero poco e limitato e dal telefono non riesco ad aggiornare perchè i capitoli li ho tutti sulla chiavetta.
detto ciò, avrei voluto mettere insieme capitolo nove e capitolo dieci, ma non mi è stato possibile perchè ogni capitolo è strutturato in un determinato modo, ha una certa fine ed un certo inizio e non posso scombussolarli in questo modo, scusatemi pt 283783974876 :(((
Voglio dedicare questo capitolo alla cara Lu, che è una persona fantastica, simpaticissima e ci tiene molto sia a me che a questa storia -in generale a tutto ciò che scrivo- e che sta aspettando il continuo da secoli (mi spiace, per zayn e lou dovrai aspettare il prossimo) <3 <3 
ringrazio tutte le persone che ancora seguono questa storia e ne sono affezionati, spero di LEGGERVI in tanti, è sempre bella come cosa, davvero
un bacione enorme
e a prestissimo (conto di postare altri due capitoli prima di Natale, se tutto va bene, così da farvi anche gli auguri)
<3
<3

 

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Capitolo 11
*** Welcome to the jungle ***


Imaginary girl
Capitolo dieci: Welcome to the jungle
 
 


Osserva le raccomandazioni sul pacchetto, quasi vuoto, delle Chesterfield e pensa che tutto fa un po’ schifo.
Andrew è seduto accanto a lui e sta in silenzio, occupato a pensare a chissà cosa che non ha il coraggio di dire e lui è stanco, per via del turno al Vesuvio’s di stamattina, del lavoro al supermercato finito quattro ore fa e il tardo pomeriggio passato a casa dei Riddle, a curare i loro due figli.
Louis proprio non ce la fa, perché oltre a doversi sbattere con tre lavori, lo studio e il mantenimento delle sue sorelle, deve anche preoccuparsi di non farsi vedere troppo in giro con Andrew, quando l’unica cosa di cui avrebbe bisogno è la certezza che può averlo accanto, stringergli la mano, baciarlo e fare tutte le cose smielate che gli sono proibite.
“Dobbiamo stare qui in silenzio ancora per molto?”
Andrew sobbalza, arrossisce e abbassa lo sguardo sui suoi anfibi rovinati, dove c’è scritta una frase di una canzone che gli ha dedicato Louis durante la lezione di matematica, dopo la loro prima volta.
“Non so che dirti, sinceramente”
“Davvero? Sei serio?”
“Si”
“Fantastico”
Louis stringe i pugni, quella nota sarcastica nella voce che da un po’, non riesce mai ad abbandonare.
“Non so se possiamo più andare avanti così, sai?”
Andrew lo guarda adesso, inghiotte rumorosamente e ha le gambe che gli tremano e ha paura, forse più paura delle parole di Louis che di quelle che gli dirà suo padre appena saprà che è gay (quando troverà il coraggio di dirglielo).
“Mi stai lasciando?”
“Vedi altra scelta?”
“Mi dispiace”
Louis si alza, calcia il palo della luce e chiude gli occhi, allontanando la scossa di dolore del piede.
“Ti odio”
“C-Come?”
“Ho detto che ti odio Andrew e che sono stanco” lo guarda negli occhi e odia anche se stesso “Vedi come fai? Non ti ribelli mai, continui a credere che sia tutto rose e fiori, che le cose vadano bene anche quando non è così, che tra noi non ci siano problemi quando in realtà siamo sommersi da tutto e io non ce la faccio più. Ho troppe cose a cui pensare e tu, la nostra storia dovrebbe essere qualcosa che mi distragga da tutto ciò invece no, rende tutto più incasinato e ti odio, mi odio perché ho una fottuta paura e non so che fare”
“Resta con me”
“Sono sempre con te, sempre qui per te ma quando faccio un passo per venirti in contro tu ne fai altri tre indietro e io non sono bravo a rincorrere le persone, così come non sono in grado di tenerle”
Andrew si limita ad abbracciarlo da dietro, sentendo il corpo di Louis irrigidirsi sotto il suo tocco e al momento, stanno tremando entrambi.
“Ho paura anche io ma non della situazione, a quella ormai ci sono abituato. Ho paura che tu te ne vada davvero e che il tuo amore per me finisca così com’è iniziato anni fa”
“Sai anche tu che non è possibile una cosa simile”
“No, non lo so perché se lo sapessi, non saremmo qui a discutere”
“Sembra che non facciamo altro che litigare”
“Pensi davvero che la nostra storia sia un problema?”
Louis sospira e scuote la testa, già pentito di tutto quello che gli ha detto.
“Non so bene a che pensare ora come ora”
“Pensa a me”
“Quello lo faccio di continuo ma non basta, perché bisogna affrontare anche le cose e noi due, non facciamo altro che sviare tutto, senza risolvere mai niente”
“Mi dispiace”
“Sembra che tu sappia dire solo questo”
Ed è così, perché i “ti amo” ad Andrew bloccano il respiro, gli si incastrano nelle costole e li rimangono, vicine al cuore ma troppo distanti per le orecchie di Louis.
“Mi dispiace”
“Adesso devo andare”
“Ci vediamo domani, vero?”
Louis non risponde, stringe le mani nelle tasche della tuta e si incammina verso casa, lasciandosi alle spalle Andrew e le sue lacrime.
 
 
 
“Quindi sei venuta davvero”
“Non ci speravi?”
“In realtà no ma sono contento di vederti”
Giza sorride, leggermente, perché non è brava nemmeno in questo e presto se ne accorgerà anche Harry.
Il locale è pieno di gente, sembra che a molte persone piaccia la voce del ragazzo e i suoi testi, che ogni tanto, si decide a cantare.
“Quando tocca a te?”
“Tra poco, prima ci sono Michael e Josh”
“Non sapevo cantassero”
“Si, sono piuttosto bravi ma non lo ammetterebbero mai, preferiscono l’immagine da ragazzacci che imbrattano i muri”
“Immagino”
Le sorride, mentre si tortura le mani e pensa che su quegli occhi, potrebbe scrivere ancora milioni di strofe e che se Giza non sa parlare di se, allora sarà lui a farlo.
“Harry? È il tuo turno”
Josh lo avvisa, lanciando diverse occhiate interrogativi ai due ragazzi che si guardano silenziosamente.
“Ti conviene andare, non vorrai mica far aspettare tutte queste persone, no?”
Lui si limita ad annuire, non sapendo bene il perché allontanarsi gli riesca così difficile.
“Ci vediamo dopo?”
Se qualche imprevisto non mi impedisce di restare, sicuro.
No, sono stanca è meglio se torno a casa.
Devo andare da Iris.
Sono qui con Louis.
Leo.
Sto sbagliando anche con te Harry.
Perché mi guardi come se non desiderassi altro che una mia risposta?
Va via, ora che sei in tempo.

“Sul retro del Vesuvio’s ci sono delle scale”
“Allora  a dopo”
“Buona fortuna”
Lo osserva mentre si incammina verso il palco, la maglietta bianca che gli mette in evidenza le spalle e la bandana tra i capelli, che non sa bene perché metta ma che gli sta bene.
Giza rimane a guardarlo, mentre la base musicale inizia e le persone intorno a loro si zittiscono per ascoltare.
Pensa e non raggiunge una vera conclusione se non che Harry, le porterà parecchi guai, che quella di rivederlo più tardi, di venire ad ascoltarlo sono tutte promesse, appuntamenti non dichiarati che lei ha sempre cercato di evitare con chiunque.
Ha bisogno d’aria, di una sigaretta ma la canzone inizia e lei è immobile ad ascoltarlo.
 
 
 
Non è che non ha mai bevuto, semplicemente per tutti i suoi quasi diciannove anni, si è sempre tenuto alla larga dall’alcol fatta eccezione per qualche bicchiere di vino, bevuto alle cerimonie importanti.
Per questo motivo, adesso, si trova a combattere una guerra silenziosa contro se stesso mentre gli occhi di Iris lo guardano attenti.
“Sicuro che vuoi un chupito?”
“Certo, insomma, per iniziare”
Cazzo dici Niall? Sei un coglione.
Iris annuisce, Ethan li guarda entrambi e torna a lavorare coi bicchieri, alcol e cocktail colorati che serve ai diversi ragazzi che si siedono al bancone, proprio come loro due.
“Cosa ti piace fare solitamente Niall?”
“Oh, sono un ragazzo abbastanza monotono. Non c’è niente di entusiasmante in me, suppongo”
“Impossibile”
“Lavoro in un negozio di animali, mi piace studiare ma giuro di non essere un secchione” Iris ridacchia e lui ha un attimo il respiro affannato, come se il suo cuore avesse appena percorso chilometri di corsa “E mi piace registrare i miei amici quando si esercitano con lo skate, anche se in realtà mi piace registrare tutto quello che accade intorno a me e mi piace scaricare musica, di qualsiasi genere”
“E anche parlare tanto”
Sente le sue guance colorarsi di rosso e lui odia arrossire, perché un ragazzo non arrossisce, non da questi segni di debolezza.
“Già, tendo a farneticare molto spesso”
“Mi piace!”
“Dubito seriamente che farneticare sia una cosa che piaccia”
“Ti rende più interessante Niall”
E arrossisce ancora, perché nessuno l’ha mai definito interessante;  lui,poi, il ragazzo che a scuola si limita a starsene nell’angolino in prima fila, a prendere appunti fin quando Harry, che arriva in ritardo, si siede accanto e inizia a parlargli. Lui che può benissimo passare inosservato in mezzo a tutti gli altri perché non ha niente di particolare, è appena stato definito interessante.
“Oh, beh, suppongo che debba ringraziarti”
“Figurati”
Iris ride, ordina un altro giro di chupiti e si morde il piercing che ha al centro del labbro, osservando come Niall cerchi di non soffermarsi troppo a guardarla.
“Che giorno non hai i rientri?”
“Il mercoledì, perché?”
“Sorpresa”
“Io odio le sorprese”
“Allora dovrai avere pazienza”
“Pazienza per cosa?”
“Perché arrivi mercoledì”
Butta giù il rum nel bicchierino e subito dopo beve il succo alla pera che c’è nell’altro, iniziando a far parlare Iris di se, perché se c’è qualcuno interessante oltre ad Harry, per Niall, quella è proprio la ragazza conosciuta ad una festa a cui non voleva nemmeno partecipare —e fa caldo nella stanza e il suo corpo sembra andare in fiamme, ride anche se non c’è niente di divertente e i suoi occhi lucidi, si allargano quando Iris intreccia la mano con la sua e lo spinge in mezzo alla folla per ballare.
 
 
 
“Capisci? È solo che sono stanco Zayn. Frida occupa tutto il tempo libero che ho dopo il lavoro e tralasciando quando posso portarla al Gramsci o come stasera, che Leo le fa da baby-sitter, non ho un solo momento per pensare a me stesso”
Liam ha una bottiglia di birra tra le mani e delle patatine che mangia ogni tanto, perché non può permettersi di tornare a casa ubriaco, nemmeno per una sera.
Zayn lo ascolta, perché in due anni si è perso davvero tantissime cose e non importa se Giza e Louis scrivevano le notizie fondamentali nelle lettere; viste di persona le cose sono sempre diverse.
Diverso è lo sguardo di Liam, il suo modo di parlare da quando era insieme a Louis, l’animo delle feste ma allo stesso tempo la persona che si preoccupava per lui quando ancora spacciava. Ancora più diversa è Giza, che rifiuta Leo e chiunque altro le si avvicini e le chieda di più, però lascia che Harry occupi il suo tempo, i suoi pensieri e le sue paure che ancora non conosce e Zayn spera, non conoscerà mai.
Diversi sono Louis ed Andrew, che hanno iniziato a farsi più male di quanto dovrebbero, ad odiarsi e ad amarsi come prima, forse più di prima.
Lui ora non sa se è poi così diverso, non riesce a capirlo nemmeno mentre Liam continua a blaterare che la sua vita non fa poi così schifo, che Frida è il suo regalo ma che è difficile e che gli piacerebbe amare, solo che non ne ha il tempo.
“Domani il turno inizia alle otto, va bene?”
“Ancora non so come ringraziarti”
“E di cosa? Sei un mio amico e gli amici si aiutano”
Zayn sorride, lo guarda mentre finisce la sua birra e lascia una banconota sul  bancone, prima che Ethan lo saluti e gli raccomandi di andare piano in macchina.
“Avvisi tu gli altri che non potevo rimanere?”
“Sempre se li troverò mai gli altri”
Liam ridacchia e lo stringe in un abbraccio, perché ancora gli sembra impossibile che sia li in carne ed ossa e che non sparisca da un momento all’altro.
“Nottata lunga Zayn?”
Ethan lo guarda, mentre taglia alcune fettine di limone che mette dentro qualche bicchiere.
“Secondo te è possibile non aver tempo per l’amore?”
“Non si ha tempo per tante cose ma non per l’amore, dopotutto quello viene senza che tu lo decida, è una cosa che non puoi controllare perché non te ne accorgi” gli posa un quattro bianchi davanti agli occhi “Non puoi non avere tempo per l’amore Zayn, sai quanto sarebbe facile altrimenti?”
E quella non è una domanda a cui serve una risposta ed Ethan nemmeno la vuole la risposta, perché si allontana e porta i chupiti ad una coppia, poco più distante da dov’è seduto lui.
Zayn l’amore l’ha letto nei libri di Giza, negli sguardi di Louis e l’ha sentito nella voce incrinata di Liam —non l’ha mai provato però, questo perché pensa di essere nato nell’epoca sbagliata.
Lui è tipo da romanzi, da parole piene di emozioni e poco dolore, niente lacrime o rimpianti. “Sei da lieto fine”, così gli ha detto Leo una sera, quando ancora era in prigione.
Forse è per questo suo lato fin troppo romantico che al suono di una risata Zayn si volta; è la coppia di amici?, di prima.
Stanno ridendo e lui  ha le guance troppo rosse, gli occhi brillanti e sta guardando quella ragazza particolarmente bella, che si tortura il piercing nel mezzo delle labbra e ne rimane incantato.
Non è incantato da loro, dal loro sembrare incredibilmente affiatati l’una con l’altro; rimane incantato da lei e poco gli importa se non la rivedrà mai più, se è impegnata o di qualcun altro, magari proprio del ragazzo dall’accento per niente parigino accanto a lei, deve scoprire chi è.
“Ethan?”
Il ragazzo si avvicina sorridente, un po’ perché si era dimenticato quante domande facesse Zayn e un po’ perchè la canna che gli ha dato Louis una volta finito il turno, è piuttosto forte.
“Un’altra domanda bizzarra?”
“Chi è quella?”
“Chi?”
“Quella che sta con il non-francese biondo, ubriaco”
Ethan segue il suo sguardo e rotea gli occhi, nello stesso momento in cui Harry Styles posa la chitarra per terra e Michael lo raggiunge sul palco, per cantare l’ultima canzone della serata insieme.
“Quella è Iris Dolley, la coinquilina di Giza. Strano che tu non la conosca”
“Sono stato fuori circolazione per un po’ vorrei ricordarti”
“Sicuro”
“Che c’è?”
“Sembra che tu abbia concorrenza”
Zayn guarda quello che dovrebbe chiamarsi Niall e si stringe nelle spalle, finisce il suo cocktail e afferra la giacca da dietro la sedia, improvvisamente felice di tornare nell’appartamento di Giza.
 
 
 
La giungla è nella sua testa; un groviglio di idee, pensieri ed emozioni che non è in grado di gestire. A questo si aggiungono gli amici, le bollette, i pavimenti consumati, le crepe nell’angolo della cucina e la retta del manicomio da pagare. Il periodo in cui Zayn era assente, la droga che ha dovuto nascondere, le canne nel posacenere insieme ai mozziconi di sigaretta.
Iris e i suoi bagagli, la tv accesa poche volte e solo per qualche film, il Vesuvio’s, Liam, Louis, Andrew, Leo.
Rappresenta tutto ciò con il nero, perché è un colore scuro, perché così come il buio, il nero può coprire tutto e Giza vorrebbe coprire ogni cosa c’è nella sua testa.
“Perché fumi?”
“Che razza di domanda è?”
Harry si stringe nelle spalle e si siede accanto; le scale in ferro sono un po’ fredde e scomode ma non si lamenta per nessuno dei due.
“Tu rispondi”
“Non lo so.. credo perché mi piace il sapore, il fumo che aspiro e poi rilascio. Perché mentre la sigaretta si consuma fino a spegnersi, in qualche modo, mi consumo anche io, poco alla volta”
La guarda mentre ne accende un’altra, le labbra rosse sempre per via di quel rossetto e le mani piccole.
Si domanda come sarebbe stringerle, toccarle, cercarle.
“Sei stato grande sul palco”
“Ti sono piaciuto davvero?”
Giza annuisce e osserva la mezza luna che c’è nel cielo, fingendo di non sentire lo sguardo di Harry su di se.
“L’hai scritta tu l’ultima canzone?”
“Si ma non è niente di che”
“Era bella, si vede che ci tieni molto alla persone di cui parli”
“E’ complicato”
“Cosa non lo è?”
Sono le tre di notte, il Vesuvio’s ha spento tutte le luci e la strada è illuminata dai lampioni.
Parigi in quel quartiere, è abbastanza silenziosa e tralasciando qualche macchina e il tram che passa ogni quaranta minuti, non c’è nessuno in giro.
“Tornerai venerdì sera a vedermi?”
“Suppongo di si”
“E’ confortante sapere  che ci sei tu in mezzo a tutte quelle persone, insomma.. un viso conosciuto, ecco”
Giza piega le labbra in un sorriso, si stringe nel giubbotto di pelle e butta la sigaretta ormai terminata.
“Sarà meglio che vada adesso. Iris mi starà dando per dispersa e Louis è in piena crisi quindi mi ammazza se non passo a prendergli le ciambelle e torno a casa”
“Certo, capisco”
“Harry, hai davvero un grande talento”
“E tu?”
“Cosa?”
“Cosa ti piace fare?”
“Stai ancora cercando di farmi parlare di me?”
Harry sorride e la luna sembra meno bella in quel momento.
“Ci sto riuscendo?”
“Scrivere. Mi è sempre piaciuto farlo, fin da piccola”
“Leggerò mai qualcosa di tuo?”
“Se Louis non mi ammazza stasera”
“E’ un si?”
“Più un forse”
Prende la borsa nera e si sistema meglio il golfino grigio, per poi scendere i due gradini e mettersi di fronte al ragazzo, che con le guance rosse e gli occhi stanchi sembra ancora più innocente, così fuori luogo con una come lei.
Harry è semplice, non ha il caos, problemi, non c’è niente che non vada in lui ed è bello, così come sono belle le sue labbra che quando sorridono fanno comparire le fossette. L’accento francese, la voce bassa, le spalle e le mani.
“Ci vediamo in tram allora”
Harry  la guarda incamminarsi verso il cancello e quando lo sguardo nel posto dove prima era seduta, trova una caramella.
Sorride e osserva il cielo; è arrivato alla conclusione che lei sia come la luna o che vagamente, ci assomigli.
“Giza?”
Non dice niente, rimane in silenzio aspettando che lui continui.
“Sono contento che non ti piacciono gli ombrelli, nemmeno quando piove”
“Va a casa Harry”
E lo dice con una leggera ombra di felicità, mentre la notte fa sparire anche l’ultima traccia di quella sera.
Benvenuto nella giungla.
E Giza, sperava davvero che Harry non ci entrasse nel caos dei suoi pensieri, perché non è così sicura di riuscire a nascondere anche lui e tutto ciò che le porterà.
Perché adesso lo sa, non ha più tempo per allontanarlo.




 
buona sera a tutti!!
come detto nel capitolo scorso non ho fatto passare molto tempo dalla pubblicazione di quello nuovo perchè mi sembrava giusto nei vostri confronti darvi un nuovo capitolo -come già ripetuto più volte, ormai la storia è conclusa da un anno sul mio pc, ma il tempo per stare al pc scarseggia- prima delle vacanze di Natale anche se spero di riuscire a pubblicarne uno anche nella settimana prossima o in quella dopo.
comunque, passando al capitolo: questo è in assoluto uno dei miei preferiti (soprattutto per louis e andrew perchè davvero, stravedo per questi due e scrivere la loro storia mi aveva seriamente coinvolta)
ringrazio infinitamente tutti, perchè siete splendidi e non vedo l'ora di leggervi nelle recensioni che spero lascerete?!, in modo tale da farmi capire che cosa ne pensate :))
che palle, son sempre di fretta.
vi auguro di passare delle bellissime feste, di risposarvi e di divertirvi (un buon Natale e un anno nuovo pieno di sorprese nel caso non potessi postare per diversi contrattempi)
AUGURI A TUTTIIII!
<3
<3

     
      

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Capitolo 12
*** In rotta per perdere te ***


Imaginary girl
Capitolo undici: In rotta per perdere te
 


 
La scuola è abbastanza accogliente e non sembra affatto il posto infernale che Louis le ha descritto per più di quattro anni.
Ha dormito si e no tre ore e mezza, ha sentito Zayn che usciva di casa per iniziare il suo primo giorno da bibliotecario e ha sentito Iris borbottare qualcosa simile ad una bestemmia e al “Ho un fottuto mal di testa. Non ce la faccio” prima di far ricadere la testa sul cuscino e coprirsi con il piumone.
Giza sospira, accende la sigaretta fatta sul tram e si appoggia al cancello, mentre osserva Michael sistemare la bici vicino al muro.
Mon coeur, non ti sembra di essere un po’ fuori luogo?”
Louis le bacia la guancia e le cinge il fianco, sistemandosi con la mano libera il ciuffo che esce fuori dal cappello di lana.
“E tu perché non arrivi mai puntuale?”
“Mi piace farmi attendere”
Giza rotea gli occhi, prende un altro tiro dalla sigaretta e si osserva intorno, ascoltando il silenzio che c’è tra lei e Louis e che non è mai imbarazzante.
“Liam ci aspetta al Gramsci con Frida”
Louis annuisce, sposta il peso da un piede all’altro e osserva l’amica che sembra non avere intenzione di muoversi, troppo impegnata a guardare le persone che entrano dal cancello.
“Allora, andiamo?”
“Non si può nemmeno finire una sigaretta con te”
“Bella stronzata, tu lo stai aspettando”
“Chi?”
“Alto, occhi chiari e un sorriso molto bello. Se non sbaglio, prende anche il tuo stesso tram e ha una voce invidiabile”
“Viene a scuola qui?”
“Come se non lo sapessi”
Non fa in tempo a replicare perché la risata di Niall Horan è così alta che nessuno riuscirebbe a non sentirla.
Si voltano entrambi ad osservare i due ragazzi attraversare la strada con passo lento, impegnati a raccontarsi qualcosa che non è importante ma che serve ad occupare il possibile silenzio.
Harry la nota subito, perché è impossibile non notare quegli occhi, quelle labbra rosse e la pelle candida. Così come il piercing, il cappello arancione e il giubbotto nero.
“Ciao”
Giza fa un cenno con il capo ad entrambi mentre Louis trattiene una risatina, tossendo.
“C-Come mai da queste parti?”
“Sono passata a prendere Louis”
“Oh”
“Voi che avete alla prima?”
“Inglese, interrogazione”
Louis, che fino a tre secondi prima era impegnato a cercare il tabacco nello zaino, punta lo sguardo sui due ragazzi.
“E non ve la balzate?”
Niall sgrana gli occhi e rimane in silenzio, perché no, ovvio che non salta un giorno di scuola se non è influenzato o imprigionato in casa ed Harry, impacciato, non sa proprio cosa dire perché non gli è mai venuta in mente l’idea di saltare un giorno di scuola, non senza che sua madre lo sappia.
“Non credo sia il caso”
“Cos’è Niall, prima volta?”
Le guance gli si colorano di rosa e Louis si merita la gomitata che Giza gli ha tirato, perché quando sta male, Louis non si accorge di mettere in soggezione le persone e non si cura nemmeno di ciò che dice.
“Ci vediamo al Gramsci, credo. Ciao ragazzi, è stato un piacere incontrarvi”
Lo guardano mentre si incammina verso il centro, incurante di essere appena stato visto dalla professoressa di fisica che ha alla terza ora.
“Harry, io vado, sono già in ritardo”
Niall sorride a Giza e velocemente, raggiunge le porte dell’istituto, improvvisamente più sicuro di se stesso.
Non aspetta l’amico, sa già che non verrà, perché la ragazza del tram è davanti a lui, perché stanno iniziando a parlare di più, perché non sono più due estranei.
Stringe i pugni e apre l’armadietto, prima che Josh gli circondi le spalle e lo trascini in classe con lui.
“Che fai, vieni?”
Harry alza lo sguardo dalla punta delle sue converse e si morde il labbro, impacciato e incapace di dargli una vera risposta.
Sono davanti al cancello della scuola, metà degli studenti l’hanno visto e magari anche la sua prof di francese si è accorta della sua presenza però la campanella è già suonata e le lezioni sono iniziate da cinque minuti.
“Non è importante se non vuoi venire. Davvero, non vorrei mai essere il motivo per cui la tua A diventi una scarsissima B” e “Ci vediamo al Vesuvio’s” aggiunge, prima di infilarsi una cuffia nell’orecchio e sorridergli.
Conta i passi che fa per raggiungere il marciapiede, mentre nella sua testa sta già preparando un’infinità di maledizioni che si appunterà di dirsi una volta tornato a casa.
Giza è li, gli sta proponendo di passare la mattinata con lui anche se ciò comporta saltare la scuola, inventarsi una scusa per la giustificazione e una bugia per sua madre —ma che gli importa? Ha diciotto anni, un’adolescenza praticamente da vivere e non ha mai infranto una regola, nemmeno da piccolo; c’è sempre una prima volta, no?
La richiama, perché lo sa che Giza sta camminando troppo lentamente per il suo passo normale, per il semplice fatto che in un modo strano, sa già cosa stava passando nella testa di Harry e lui ne è piuttosto felice.
“Dopotutto, inglese può aspettare”
Lei annuisce e prendendogli la mano, si incammina dalla parte opposta presa da Louis.
“Non ho più tanta voglia di andare al Gramsci, ti spiace?”
Ed Harry ride, ha gli occhi più verdi del solito e Giza ha le guance di una tonalità più scura ma finge che sia per il freddo, mentre sente il calore della mano di Harry a contatto con la sua.

 
 
Il supermercato è quasi vuoto ed Harry soldi non ne ha, Giza il portafoglio l’ha dimenticato a casa, nei jeans che ha lanciato sulla scrivania la sera precedente.
“Harry, devi stare calmo”
E si, va bene che quando intendeva infrangere le regole per una volta, non aveva sottolineato quali ma sicuramente non pensava di finire in un supermercato per rubare due semplici e stupidissime birre.
Ovviamente, lascia fare tutto a Giza ma non perché lei abbia mai provato,  semplicemente perché sa come farlo; “Chad quando è ubriaco parla troppo” ha detto prima di indicargli lo scaffale pieno di bottiglie di vari colori.
“Cosa dovrei fare allora?”
“Fingi che io ti piaccia, solo per cinque minuti e parla, di ciò che vuoi”
Harry arrossisce, perché non deve fare finta di nulla.
Mi piaci.
Pensa ma non dice, perché con le parole se la cava fin quando c’è di mezzo uno spartito e delle note, quando si tratta di parlare ad alta voce, a qualcuno, va nel panico e così non glielo dice, anche perché Giza non sembra una a cui piacciano questo genere di attenzioni e Leo, ne è la prova vivente.
Si, l’ha notato, chi non noterebbe il modo in cui la guarda o come le sorride? Solo uno sciocco e Giza non è sciocca, semplicemente ha imparato a fingere.
La guarda mentre osserva le varie etichette, mentre studia con la coda dell’occhio le persone che le passano accanto e quelle che le lanciano qualche occhiata, non indagatrice, solo curiosa.
La donna alla cassa è impegnata a parlare con una vecchietta che non riesce a contare i soldi e un ragazzino, che ha fatto cadere diversi pacchetti di quei nuovi tipi di ovetti.
Giza si alza, gli prende la mano e gli sorrise, arricciando di poco il naso con il cerchietto argentato.
Sei bella.
Posso baciarti?
Dimmi che ti piaccio, almeno un po’.
Harry non fa in tempo a darsi una risposta, di scacciare quegli assurdi pensieri dalla testa perché Giza gli sta urlando di correre, le porte del supermercato si sono appena chiuse alle loro spalle e l’allarme è dannatamente fastidioso.
“Merda, Harry, corri corri!”
Adesso ridono, mentre svoltano in un vialetto di Parigi che nessuno dei due ha mai visto prima. Le palazzine sono vecchie, i balconi pieni di fiori e tutti e due sono appoggiati sui muri di mattonelle, con il fiato corto, il respiro affannato e le guance rosse.
“Non.. non fa per noi.. rubare, dico”
“Direi che se rimaniamo senza lavoro, questo è da escludere”
Harry ride, Giza apre le Corona e si siedono, senza guardarsi negli occhi, bevendo in silenzio mentre i cuori non rallentano e le loro mani libere si sfiorano senza però trovarsi.
“Grazie per oggi”
“Non sei obbligato ad essere gentile Harry, è stata la peggior bigiata di sempre”
“Non ho altri giorni a cui paragonarla e davvero, mi sono divertito”
“Sei fin troppo gentile lo sai?”
“E questa cosa fa schifo”
Giza lo guarda ed Harry si sente sciocco, vulnerabile e anche stupido; perché Giza non lo sta semplicemente guardando, con quegli occhi grigi cerca di capirlo senza che lui parli e sembra anche riuscirci perché si è messa davanti a lui, così come la notte del Vesuvio’s.
Baciami. Non chiedermi il permesso, baciami.
“Essere gentili è una bella cosa Harry”
“La gente se ne approfitta”
“Tu sei meglio degli altri”
Giza ha gli occhi tristi e le labbra, nonostante il rossetto che mette tutti i giorni, sono leggermente screpolate.
La mano di Harry è calda, scosta una ciocca dal suo viso e si avvicina, ma non con calma, perché ha paura che lei scompaia.
Le cattura le labbra con le sue, le bacia, le accarezza e ne traccia il contorno con la lingua, sentendo il cuore aumentare appena Giza ricambia.
È un bacio su cui Harry ci scriverebbe una o forse più canzoni, direbbe i dettagli della sua bocca, come le mani sono piccole e fredde nelle sue e di come i suoi occhi, si siano scuriti una volta distanti.
“Sarà meglio andare, il tuo amico biondo inizierà a preoccuparsi”
Giza è particolare  e questo Harry l’ha capito la prima volta che l’ha visto in tram, l’ha ripensato quando l’ha vista sotto la pioggia e confermato quando l’ha rivista tra i suoi amici, dietro il bancone del Vesuvio’s e con lui.
Non allontanarmi adesso.
Permettimi di scoprirti Giza.
A cosa stai pensando?
Io a te, al momento, sei tutto ciò a cui penso.
Resta.
Scusa.
Tienimi.

 “Comunque ho una C in inglese, è Niall quello bravo”
E Giza annuisce, accende una sigaretta e gli si avvicina, ma non troppo, perché non è nemmeno da contatto fisico.
“Sono sicura che migliorerai”

 
 
L’unica luce accesa è quella in sala, dove c’è Iris seduta sul divano che guarda un film di cui non conosce il nome.
“Guai in vista?”
Giza sospira, lascia gli anfibi accanto alla porta e si porta la manica della felpa a coprire le mani.
“Cosa?”
“Niall è strano”
“Harry ha delle belle labbra”
“Però tu dovevi avvisarmi che il nostro nuovo coinquilino è così bello, Dio santo Giza!”
“Per non parlare delle mani”
“Quanto grave è stato il dopo bacio?”
“Più del previsto. Lui è tutto bello.”
“C’è Di Caprio in tv”
“Sono fottuta Iris”
La risata della ragazza arriva secondi dopo, mentre Giza ha già acceso la sigaretta e le si è seduta accanto, fregandole qualche caramella.
Che poi i loro discorsi siano stravaganti, che non si capiscano poco importa, entrambe sanno già il punto in cui vogliono arrivare.
Iris ha appena scoperto che il suo prossimo viaggio, che è ancora da decidere, forse andrà a monte e Giza, ha Harry da levare dalla testa, la cenere sul tappeto che domani la farà imprecare e le labbra che sanno di birra e che al momento, sta odiando.
Però c’è Di Caprio, l’aria accogliente di casa ed è al sicuro da tutto, compresa se stessa e al momento, di Harry cerca di dimenticarsi.





 
buonasera!, per chi mi segue su ask saprà che è da almeno una settimana che continuo a dire che posterò questo capitolo e poi continuo a non farlo. mi spiace, ma sono stata davvero impegnatissima!
sempre per i soliti motivi e anche per qualche piccola aggiunta ma per fortuna, oggi mi sono messa di impegno e sono riuscita a pubblicarvelo.. quindi eccoci qui :)))
ancora mi scuso con voi per non riuscire mai a postare in orario ma questo anno di scuola è massacrante e con tutte le altre cose che ho da fare il tempo che ho è davvero poco.
comunque eccolo qui, il tanto attesissimo momento tra harry e giza; ve lo immaginavate così?, meglio? peggio?
sono molto felice di sapere quanto la storia vi stia piacendo e ringrazio tutte le persone che seguono questa storia, siete incredibili!
vi mando un bacione enorme e ci vediamo alla prossima

<3
<3
<3


 

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Capitolo 13
*** The city (of love) ***


Imaginary girl
Capitolo dodici: The city (of love)
 
 



Di preciso, non si ricorda di che film sia la citazione “Se sei stanco di Parigi, sei stanco di tutto” ma Louis, al momento, manderebbe sicuramente a fanculo chi l’ha detto.
È stanco di Parigi, del grigio che vede ogni giorno dalla finestra e dei suoi amici. È stanco dei locali, dello studio di cui non capisce niente e dell’associazione che tutti d’anno a questa città: l’amore.
L’amore è ovunque, in una stanza d’hotel, sulle scritte che si vedono sui muri, sotto casa, su una panchina di qualche parco. Nei cancelli fuori da scuola e anche in un bagno, se proprio bisogna essere pignoli.
Sul foglio bianco ci sono diversi schizzi di qualche futuro tatuaggio, perché in qualche modo deve pur esprimersi.
Deve esprimere che, nonostante il parere della gente, lui è libero di fare quello che gli pare, di dire ciò che gli piace e di vivere l’amore che vuole.
Il telefono è spento e il marciapiede è umido, tanto da fargli gelare un po’ il culo ma non gli interessa, gelato dentro, gelato fuori, per Louis non c’è differenza.
“ Quando torni? ”
“ Chiamami ”
“ Ti giuro, ti giuro che andrà tutto bene ”
“ Lou.. ”

L’amore è ovunque, per lui è in Andrew, nei suoi messaggi dopo le litigate, nei suoi occhi e nei baci. Nel loro primo incontro, avvenuto per sbaglio quando Liam “Porto mio cugino, vi spiace?” ha detto un sabato di fine Giugno, quando gli esami erano appena finiti e Louis, di svegliarsi alla mattina con sconosciuti non ne aveva più voglia.
Andrew è arrivato nel momento giusto ma nel periodo sbagliato, ma questo l’ha capito solamente dopo, quando i problemi hanno bussato alla porta uno dietro l’altro.
“ Ti rincorrerei come in quelle scene melodrammatiche dei film, nelle stazioni o negli aeroporti ”
“ Tu ne vali la pena ”
“ Ti amo ”
“ Vienimi incontro Lou, non lasciarmi qui da solo ad aspettarti ”

C’è l’odore di caffè, delle paste calde e l’atmosfera di Parigi è tetra, triste, probabilmente Matisse impazzirebbe per dipingere questa scena.
La pelle gli brucia, l’inchiostro si fa sentire e c’è solo nero, ovunque si gira e anche gli occhi di Andrew, che sono chiari, sinceri ed impauriti, nella sua mente non hanno più colore, assomigliano al niente in cui è bloccato lui adesso.
Per favore, arriva.
 
 
 
Dire che Zayn ami Parigi è troppo poco, non rende l’idea.
Parigi ha quell’atmosfera che tutte le città vorrebbero avere, che i libri cercano di creare e i film non rendono giustizia.
Ovviamente, da classico romantico che è, l’unica cosa che gli manca è qualcuno a cui dedicare attimi in quella città, marchiare luoghi con dei momenti vissuti, indimenticabili.
La libreria è quasi vuota, Liam non è ancora arrivato e Giza è passata solamente per dargli le chiavi di casa, poi con una scusa e degli impegni immaginari è sparita, perché ha bisogno di spazio, di libertà e soprattutto, di non essere trovata.
Ha il computer acceso, una poesia che deve finire di leggere e il timbro di voce di Iris nella testa perché “Buongiorno Zayn, ti chiami così vero?” gli ha detto quando si sono incontrati in cucina e “Oggi vado a fare la spesa, ti serve qualcosa?” ha aggiunto, mentre scriveva ‘tinta blu’ sulla lista della spesa.
Iris, la ritrova nelle canzoni e nel primo appuntamento che ha sempre sognato la notte, quando la cella della prigione era troppo fredda e la finestra piccola gli impediva di vedere le stelle.
Parigi è la città dell’amore, con la Torre Eiffel illuminata di notte e bella comunque la mattina, quando una leggera nebbia impedisce la vista della punta e non gli dispiacerebbe scoprire nuove vie, passeggiare vicino al fiume mentre Iris gli parla, ride e si tortura il piercing.
Zayn, però è anche realista e si conosce, forse fin troppo bene e sa che per quanto ci provi, la vita non è un film, non è tantomeno un libro o una poesia quindi, non è semplice.
Sa di essere fragile, di vivere troppo in fondo i suoi sentimenti e di rimanerne sempre scottato quindi vuole andare con calma, innamorarsi passo dopo passo e non per una semplice idea che si è fatto nella sua testa.
La campanella suona, Liam ha il naso rosso e la sciarpa che gli copre le labbra; ha le occhiaia marcate e il viso stanco, però sorride e si mette subito a riordinare i nuovi libri che sono arrivati stamattina, perché ama il suo lavoro e non si lamenta, nemmeno ora che le cose gli stanno sfuggendo dalle mani e dal suo programma di vita perfetto.
Non parlano, primo perché sono le 10 di mattina e nessuno dei due ha argomenti e secondo, perché lui ha una poesia da finire e Iris, che è ancora troppo distante.
 
 
 
La filosofia non gli è mai andata a genio, così come la matematica, la storia e le sue infinite date o chimica, piena di formule che non gli serviranno mai.
Niall, che di francese ha poco e niente, nemmeno l’accento, è chiuso in camera da almeno tre ore e di studiare ha poca voglia.
La finestra è aperta, il rumore della pioggia gli fa pesare le palpebre perché un’altra notte insonne è passata, sua madre è rientrata circa mezz’ora fa e tremendamente stanca, si è addormentata sul divano.
Niall però, nonostante odi la scuola, si impegna sempre in ciò che fa perché glielo deve, perché non può permettersi di ripetere un anno, di prendere brutti voti o spendere soldi in sigarette, in serate o nella sala dei videogiochi.
Non può perché i soldi che guadagna al negozio di animali, li deve tenere da parte per le spese extra e le medicine, che negli ultimi anni sono diventate piuttosto care.
Chiude il quaderno pieno di appunti e di cerchi rossi, afferra la macchina fotografica e raggiunge il divano, dove sua mamma riposa ancora; la coperta a tenerle caldo e la pelle pallida, che mette in evidenza la magrezza di quel viso.
Ha gli occhi che gli bruciano, le labbra con qualche crosta per via del sangue che gli è uscito e le guance secche dalle lacrime. Afferra il giubbotto verde sulla sedia e la sciarpa rossa —perché lui con l’abbinamento dei vestiti non è un gran che, anzi, Harry glielo dice sempre che dovrebbe prendere spunto da qualche attore o modello per il senso di moda, ed esce, tra le vie di Parigi che non gli è mai stata così stretta come lo è adesso.
Cinque mesi.
Restano solo cinque mesi e poi lui sarà nella merda più totale, non che adesso non lo sia, ovvio, ma cinque mesi sono troppo pochi nella sua testa e il tempo vola, le situazioni si aggravano e la gente cambia però Parigi rimane la stessa e Niall, la odia un po’ di più.
Forse, le cose sarebbero andate diversamente, forse se suo padre non fosse un completo sconosciuto e sua madre avesse fatto scelte migliori adesso non si troverebbe in quella situazioni.
E forse, cinque mesi sono troppo pochi ma anche sufficienti per imparare a perdonare e mentre si incammina verso l’ospedale, Niall pensa che non sa se è in grado di farcela e per quanto Parigi possa essere la città dell’amore, lui di questo sentimento, non ne sa niente, non lo percepisce nemmeno.
 
 
 
L’accento che più preferisce, è quello australiano.
L’ha scoperto a diciotto anni, quando ha comprato casa con Giza e aveva già visitato 19 città.
Iris odia stare ferma in un posto, avere la stessa routine ogni giorno e soprattutto, vedere le stesse persone e non avere mai niente da dire.
Le piace scoprire cose nuove, cose che a scuola non si studiano e in tv non vengono trasmesse —eccetto nei documentari, ma quelli, chi li guarda?
Nella sua vita, non ha mai avuto tempo. È sempre stata occupata a sedersi composta, a partecipare a lezioni di violino tutti i giorni per almeno quattro ore dopo gli studi, a guardare gli altri bambini dalla finestra, non rivolgere parola agli sconosciuti e a dire “No grazie” o “Ho preso il voto più alto della classe, papà, lo sai?” e “Perché non posso andare a giocare con Leo, papà?” per godersi pienamente l’infanzia di una bambina di dieci anni.
Iris aveva tutto, nel vero senso della parola.
Una famiglia perfetta, una balia che le dava il gelato dopo i pasti, un conto bancario appena nata, un futuro promettente e un cognome conosciuto.
Perfetto, tutto liscio e da sogno, ma solo all’apparenza perché in ogni minima cosa c’è una crepa e la sua, era anche piuttosto grande.
La crepa ha ceduto a quindici anni, quando entrata nel periodo della ribellione, ha distrutto il suo mondo perfetto; le attenzioni che suo padre non le ha mai dato perché troppo impegnato con il lavoro, le parole mai dette a sua madre perché aveva imparato che certe cose è meglio pensarle che dirle ad alta voce, potrebbero ferire qualcuno e i divieti che le hanno sempre imposto e che lei ha sempre ritenuto giusti, fino a tre mesi dal suo sedicesimo compleanno, quando ha conosciuto Louis, al parchetto di calcio mentre giocava insieme a Liam, quando ha rivolto per la prima volta la parola a Giza, che teneva già tra le labbra una sigaretta e di cui Leo le aveva parlato tanto.
Iris, che ha sempre creduto giuste le cose che aveva imparato, si è sentita esclusa, incompresa da quel mondo che le era sembrato tanto amico quanto bello.
A sedici anni compiuti, diverse amicizie appena create, feste in casa di sconosciuti e serate nei parchi violando il coprifuoco, ha capito che doveva fare qualcosa per mettersi alla pari con gli altri, per non rimanere più indietro, rinchiusa in quella bolla di cristallo che non la lasciava più respirare.
Iris, che ormai ventenne, non si pente di niente.
Non si pente di essere scappata, aver preso tutti i soldi del suo conto corrente che negli anni, aveva raggiunto una cifra con troppi zeri nè di condurre la vita che ha adesso.
“A che pensi?”
Giza è accanto a lei, in quel campo da calcio ormai abbandonato e privo di ringhiera.
“Come sarebbe stata la mia vita, se fossi rimasta in quella casa?”
“Probabilmente saresti sposata con un ricco imprenditore e saresti un famoso avvocato”
“Mi immagini? Con la borsa, i capelli raccolti e puntualmente elegante”
“Non dimenticarti il linguaggio professionale”
“Niente bestemmie dici?”
“Nemmeno parolacce”
“Merda?”
“Esclusa”
“Che schifo”
“Abbastanza”
Iris ride, Giza guarda il cielo e appoggia la testa sulla sua spalla, perché mai nella vita ha pensato che potessero parlare di futuro, di scelte sbagliate o strade diverse.
“Iris?”
“Mmh?”
“Rimpiangi mai la scelta che hai fatto? Intendo, mollare tutto per questo?”
Ci pensa, poco, non troppo, perché sa bene che a Giza i silenzi non piacciono poi così tanto.
“No”
“Mai?”
“Mai”
Ha vent’anni anni, una famiglia con cui non parla più e degli amici che le stanno accanto. Ha Giza, che per quanto strana, non la lascia andare e ha visto 19 città, ne ha ancora mille da vedere se non di più, l’accento australiano è il suo preferito e il cibo cinese non si stancherebbe mai di mangiarlo.
Ha conosciuto Niall Horan che le interessa, ma non troppo, perché nella vita che le piace fare non ha tempo per una storia e da due giorni, pensa a Zayn Malik, perché non è ancora riuscita a capirlo.
“Al supermercato avevano finito i cereali al cioccolato”
“Quelli allo yogurt?”
“Nemmeno l’ombra”
Giza le bacia la guancia e la fa cadere su quel campetto da calcio trascurato dagli anni, mentre un tiepido sole inizia ad illuminare il cielo di mezzogiorno.
Ad Iris, avere la stessa routine e stare nello stesso posto non piace affatto ma adora la monotonia che si porta dietro ogni volta che torna, il suo appartamento che vede poco e Parigi, che è l’unico posto che definirebbe casa.




 
ssssera a tutti!
vi chiedo scusa per il ritardo e spero che tutti abbiate passato un weekend rilassante, quelli che fanno da "stacca-spina" un po' da tutto.
questo capitolo è concentrato sui vari personaggi non proprio secondari e spero riusciate a capirli e ad apprezzarli di più, soprattutto il caro Louis che ogni giorno è sempre una nuova tortura (e sfortunatamente, le cose se le trascinerà ancora per molto).
come sempre sono di fretta e non riesco ma a perdermi in chiacchiere come mi piacerebbe --ma da una parte è meglio per voi, così non vi subite i miei discorsi nosense.
voglio ringraziare tutte le persone che mi supportano ancora, quelli che leggono e ci tengono sempre di più a questa storia e ai suoi personagig.
davvero, siete incredibili!
alla prossima (che spero sarà settimana prossima)
un bacio grandissimo
<3
<3
<3


 

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Capitolo 14
*** Apologize ***


Imaginary girl
Capitolo tredici: Apologize
 


 
Harry ha la musica nelle orecchie, il pullman è troppo affollato e il fatto che si sia seduto due sedie dietro, rispetto al suo posto fisso, gli fa capire quanto quella giornata sia iniziata male.
Giza però riesce a vederla benissimo.
Il maglione nero che si intravede da sotto la sciarpa e dal solito giubbotto in pelle scura.
È impegnata a scrivere sul quaderno rosso; a cosa pensi adesso, che a dividerci sono cinque sedili e delle strade che si intrecciano?
Perché la verità è che Harry ci pensa —-a lei, al bacio, alle sue labbra e ai suoi occhi; ha tentato di scrivere quello che ha provato ma non ce l’ha fatta, perché per Giza non ci sono parole giuste, non c’è una melodia che riesce a descriverla o un libro che possa parlare di lei.
Giza, che adesso osserva davanti a se quel posto vuoto dove prima lo vedeva, è completamente sola, chiusa nella sua tristezza che non permette a nessuno di condividere, di portare via.
Tin, tin.
Le porte si aprono, si spinge tra quei corpi che non conosce, fin quando il tram riparte e la sua immagine non sparisce, rimane immobile sul marciapiede grigio di questa mattina fredda di Parigi.
I loro occhi si incontrano per un breve istante e Harry ha il cuore in gola, le labbra che bruciano e la sensazione di non essere poi così lontano dal raggiungerla come credeva qualche ora fa.
“Pianeta Terra chiama Styles, riesci a sentirmi?”
Da quanto è in classe? Perché il tempo è passato così maledettamente in fretta?
La voce di Niall è fastidiosa come quella del prof Johnson, che non la smette un secondo di parlare di formule, incognite e problemi.
“Cosa?”
“Dio amico, ma si può sapere dove hai la testa oggi?”
“Horan, Styles i bidelli sono sempre felici di avere un aiuto extra!”
“Stiamo benissimo così prof, la ringrazio”
Harry non nota la battuta di Niall, che ha lasciato di stucco metà della classe, non nota nemmeno le sue guance colorarsi di rosso e coprirsi il volto con il quaderno macchiato da una calligrafia inleggibile.
“Che gioia la matematica”
“La odio”
“Alla fine dobbiamo solamente capirla Haz, non dev’essere poi così male”
“E’ piena di numeri e calcoli, regole.. troppe regole”
Niall annuisce, controlla che l’attenzione non sia più rivolta a lui e torna ad ignorare l’amico, che al momento, sembra davvero essere in un’altra galassia.
Harry ha il quaderno aperto e diverse parole scritte a caso, prive di un vero senso. Ripensa alla sera del Vesuvio’s, agli incontri sul tram e alla notte della festa, al bacio –ancora- e al suo continuo cambiamento d’umore, al suo modo di nascondersi agli occhi degli altri. Lei, è un po’ come la matematica; complicata e misteriosa, ma riesce anche a risultati affascinante —e ti piace, una volta capito il suo meccanismo.
Altro che scomposizioni e frazioni, Giza è il vero caso complicato che la gente dovrebbe studiare; un’equazione di cui l’incognita è così lontana dalla soluzione che non fa altro che aumentare il tuo desiderio di impegnarti a risolverla.
Giza è una fottuta ‘x’ sconosciuta ed Harry, giura, di poter spendere tutti i suoi giorni pur di scoprirla, perché vuole essere l’unico a farlo, perché non può permettersi che qualcun altro gli freghi il posto, non quando è bloccato in quel punto di non-ritorno da cui non sa se è in grado di salvarsi.
 
 
 
Iris, che dei mesi freddi proprio non se ne fa nulla, soprattutto quando c’è l’umidità e i capelli le si gonfiano troppo -specialmente sulle punte-, controlla gli impegni segnati sul promemoria dell’Iphone e sente il cuore fare qualche battito in più, quando nota il nome di Niall sulla data di domani.
La casa odora di cannella e arancia, ha il retrogusto di cenere, fumo e quel dopobarba di Zayn un po’ troppo forte ma che non le dispiace affatto.
“Buongiorno”
Giza ha meno trucco in viso, il quaderno rosso tra le mani e con la bocca tiene la sciarpa mentre cerca di infilarsi quegli stivali consumati.
“Sei in ritardo?”
“Già, devo passare da Leo a prendere degli appunti per Louis, andare al Vesuvio’s e poi aspettare Andrew che mi chiami per dirmi qual è il programma di stasera”
“Usciamo?”
“C’è la gara di skateboard, non ricordi?”
Iris annuisce, le manda un bacio volante e aspetta di sentire il rumore della porta chiudersi prima di incamminarsi verso il bagno, desiderosa doccia calda e buona musica.
E mentre il vapore caldo riempie la stanza e i vestiti cadono sulle mattonelle fredde, il cielo è stato coperto dalle nuvole e una leggera pioggia si confonde con il getto dell’acqua.
Iris, che dei mesi freddi e tristi non se ne fa proprio niente, sta pensando a domani, a un sorriso fatto da denti leggermente storti e una tendenza al farneticare che trovi solo in poche persone.
Sta pensando agli occhi color ghiaccio, alla pelle candida proprio come la neve o le nuvole scure che premettono tempesta.
Ci pensa, anche se sa bene che non dovrebbe farlo, perché fondamentalmente il problema è proprio questo; più Niall Horan entra nella sua mente, più sa già, non ne uscirà molto facilmente —sempre se ne uscirà.
 
 

“Quindi spiegami”
“Cosa?”
“La tua non-voglia di andare alla gara di skate”
“Sono stanca”
“Mia nonna è stanca Giza e con ottanta e rotti anni addosso, posso capirlo ma tu sei stanca di cosa?”
Giza alza gli occhi al cielo e stringe le mani nel giubbotto in pelle, perché quando Louis si fissa su una cosa è veramente impossibile fargli cambiare argomento e da quando ha rotto —che poi rotto, non è la parola esatta- con Andrew, è impossibile gestirlo.
“Dobbiamo per forza parlarne?”
“Certo! Dato che Harry mi sta particolarmente simpatico e mi piacerebbe se uscisse con noi qualche volta”
“Che felicità”
“Non capisco quale sia il problema”
“Non capisci perché non sai”
“Se tu non parli”
Dal Gramsci proviene un brano abbastanza commerciale di Macklemore, segno che la gara sta per cominciare e che Chad si è offerto, anche questa volta, di fare da DJ.
“Non mi sembra il momento adatto a farlo”
“Con te non è mai il momento”
“Lo so”
“E fidati, un bacio non è poi la fine del mondo”
Giza stringe la sigaretta tra le dita, mentre Zayn e Iris, che è seduta proprio al suo fianco, urlano i loro nomi a gran voce per farsi notare.
“Ragazzi”
“Siamo in ritardo?”
“Come al solito Lou”
Iris ridacchia, Giza aspira un’altra boccata di fumo e Zayn punta gli occhi sulla pista illuminata da diverse luci, dove i capelli blu di Michael spiccano tra la confusione che c’è.
“Ci siamo persi qualcosa di importante?”
“No, solamente Frida che pregava Liam di spostarsi avanti perché non ci vedeva e Leo, che è andato a prendere da mangiare al chiosco”
Louis annuisce, mentre con lo sguardo cerca Andrew, che non sente da poco e gli manca un po’ troppo.
Non lo trova e riesce a togliere quella strana malinconia che ha nel petto, solo quando la voce di Chad annuncia che il prossimo concorrente è Harry Styles.
“Non.Dire.Una.Parola.”
Il bisbiglio di Giza lo fa sorridere, mentre osserva il modo in cui le guance si colorano leggermente di rosso alla vista del ragazzo.
Harry è più bello del solito e il fatto che abbia così tanti occhi addosso è uno dei motivi che fa rimanere Giza, sempre un po’ alla larga.
“Lasciati andare”
“L’ho ignorato”
“Gli ho dato il tuo numero, a scuola, martedì mattina”
“Ti odio”
“Mi stai ringraziando dentro”
“Bugiardo”
“Non è affatto male il ragazzo”
“Sfortunatamente hai ragione”
Giza come sempre, ha l’ultima parola, anche perché Harry ha appena fatto un salto impossibile, due ragazze sedute sopra loro hanno commentato la sua bellezza e bravura e lei si è appena accesa la quarta sigaretta da quando è arrivata.
“Gli parlerai?”
“Non ho tempo per l’amore Louis”
“E’ qui che ti sbagli, sei tu che non lo vuoi”
“…”
“Sei spaventata”
“No”
“Si invece, ed è una cosa normalissima”
“Cosa dovrei dirgli?”
“Inizia con delle scuse, al resto ci penserai”
“Non ti assicuro niente”
Louis non risponde, si limita a sorridere sornione e a guardare Andrew, che è appena entrato nel suo campo visivo bello come solo lui sa essere e lo sta osservando, mentre si tortura il labbro inferiore più rosso del solito.
 
 
 
Zayn invece non pensa.
Non gli piace pensare a troppe cose, gliene basta semplicemente una e al momento è proprio li accanto.
Iris sta mangiando dei popcorn, commentando le esibizioni e ride, ride con quella voce che di triste non ha nemmeno l’ombra, come se in quel momento, non avesse problemi.
“Mi hanno detto che ti piace molto viaggiare”
“Assolutamente, voglio vedere tutto il mondo”
“E’ un bel progetto il tuo”
“Anche difficile”
“Difficile?”
Iris annuisce, prende un sorso dalla coca zero –perché dice che non ci sono zuccheri- e aspetta qualche secondo prima di continuare, come se volesse creare quella suspance da libro.
“Devo lasciare le amicizie, anche se rimango sempre in contatto con loro, ma è diverso. Mi perdo quello che succede, i litigi, le stranezze di Giza che non migliorano e le parole, i momenti che vivono ogni giorno. Mi perdo serate come queste, le maratone di Harry Potter a Gennaio” osserva Josh ringraziare tutti e andarsene, raggiungendo Harry accanto al muro “Insomma, per quanto io ami stare lontana da casa, delle volte sento il bisogno disperato di non trovarmi a chilometri di distanza. Quindi è difficile ma ho scelto io questo stile di vita e non me ne pento”
Zayn annuisce e ancora non pensa, perché con Iris che si tocca i capelli blu e si tortura il piercing, è quasi impossibile pensare.
“Quando parti?”
“Ancora non lo so, al momento è un argomento tabù”
“Mi piacerebbe visitare l’Italia”
“Venezia è molto bella”
“Romantica”
“Non sono una da smancerie e frasi poetiche”
“A me non dispiacciono”
Lei si sofferma a guardarlo, non dice niente, perché ha già capito due cose di Zayn; la prima è che non deve assolutamente chiedere niente del suo passato, la seconda, invece, è che è più fragile di quanto gli altri possano immaginare.
E mentre Chad cambia canzone, Leo va in mezzo alle rampe con il megafono per elencare i tre vincitori, loro due si soffermano in chiacchiere.
Si soffermano sui libri che hanno letto, i posti che lei ha visto e che lui ha voglia di sentire; dei film, delle vie più belle di Parigi e di quegli strani amici che si ritrovano, che però, non cambierebbero affatto perché con loro ne hanno passate tante e stanno ancora vivendo la loro giovinezza e di parlare del futuro non ne hanno voglia, perché paurosi.
 
 
 
Se ne sono andati tutti e quel silenzio stranamente le sta stretto.
Harry è li, nel silenzio e la sta guardando, mentre Louis le ha appena scritto che la aspetterà alla fermata del tram.
“Sei stato grande prima”
“Me la cavo”
“Anche se non hai vinto, per me eri da primo posto”
Lui sorride, Giza lo nota grazie alla foca luce della luna che ha illuminato il suo volto che mostra le solite fossette da bambino.
“Pensavo mi odiassi”
“Cosa?”
“Sai dopo quel giorno..”
“Non ti odio Harry”
“Allora perché mi hai ignorato?”
Perché se ciò continua, finirai col starci male.
Perché oltre a non essere brava con le parole, sono incapace anche di gestire quelli come te, o forse te in generale.
Perché forse mi piaci.
Perché forse ti penso un po’ troppo spesso.
Perché mi confondi.
Perché mi manchi e sono spaventata, terrorizzata da ciò.

“Mi dispiace”
Nel silenzio del Gramsci, sente i suoi passi, la distanza che si accorcia e i suoi occhi che la guardano attenti, mentre le mani aperte aspettano le sue.
“A me non mi dispiace se mi ignori Giza, non se questo serve a farmi capire come sei e i limiti che non posso superare. Non mi dispiace se questo mi farà avvicinare a te, ma ho bisogno che tu mi spieghi; perché adesso non sono più capace di fingere che tu non esisti”
“Non è facile”
“Niente lo è” sorride.
“Finiresti con il farti male”
“Starò attento”
“Stai giocando con il fuoco”
Lui si limita a sorridere, ancora e Giza sente le gambe farsi leggermente più deboli, la gola è secca e ha caldo, mentre la sua mano stringe quella di Harry.
Ed è strano, perché la sua mano è così piccola e quel contatto è così sconosciuto che si sente fuori luogo.
“Stai bene?”
“Non è poi così male”
Si morde l’interno guancia e abbassa lo sguardo quando raggiungono Louis, che rimane in silenzio davanti alla scena.
Si permette di osservarsi attorno solo quando il tram arriva ed Harry le bacia la guancia, augurandole la buonanotte.
“Ha accettato le scuse?”
“Tu dici?”
E il tram vuoto si riempie della risata di Louis, dell’imbarazzo di Giza e al momento va tutto bene, nonostante senta ancora la sensazione di doversi allontanare da quei sentimenti.




 
ecccomi quiii -dopo una lunghissima assenza di mesi, perdonatemi, ma tra la scuola, la patente e altre cose varie il tempo è volato e il computer non l'ho proprio calcolato per mesi, mi dispiace molto- comunque, com'è andata la scuola?, le vostre vacanze come stanno procedendo?
prometto che da oggi in poi sarò molto più presente per il semplicissimo fatto che ci tengo a concludere questa storia e spero molto che qualcuno di voi abbia ancora voglia di leggerla e sapere la sua fine (cosa che mancano ancor un po' di capitoli ma va beh)
ancora mi scuso per l'enorme ritardo, sono assolutamente imperdonabile lo so hahahah
ad ogni modo, siete sempre dei cuoricini dolcissimi e le vostre parole mi danno sempre una carica positva, davvero, grazie mille.
spero che il capitolo vi piaccia, alla prossima
un bacione immenso 
<3
<3
<3

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Capitolo 15
*** Broken wings ***


Imaginary girl
Capitolo quattordici: Broken wings
 
 
Leo ha i capelli davanti agli occhi, la camera è piccola e c’è troppo fumo, fumo grigio, come gli occhi di Giza.
Mentre la musica invade la stanza, i suoi pensieri corrono ovunque; alle sue mani poco curate, ai suoi zigomi un po’ troppo marcati, agli occhi piccoli e alle labbra che non hanno baciato molte labbra e quelle poche da cui sono state sfiorate, non erano mai quelle giuste.
Leo che di tatuaggi ne ha pochi, che gli occhi sono scuri e non verdi, azzurri e infiniti; che non ha una voce bassa, roca, non sa scrivere canzoni e di farsi una tinta scura non ne ha la minima intenzione, non sa in che punto sbattere la testa.
Amici.
Non sono fatta per stare con qualcuno al momento, Leo.
Non sono adatta a te.
Solo amici, mi dispiace.

Certo, se deve essere sincero con Giza ci passerebbe volentieri gran parte della sua vita, la bacerebbe e l’amerebbe —a modo suo, che magari non è dei migliori, ma è pur sempre un amore che consuma tanto è forte.
La sigaretta si sta bruciando lentamente, ha due nuovi messaggi e la bottiglia di birra aperta sul comodino accanto al libro di filosofia che non ha voglia di aprire.
Lui odia la scuola, così come filosofia, greco e latino; a Giza invece, piacciono le materie, le manca la scuola anche se non lo ammette e se potesse, non ci penserebbe due volte ad iscriversi ad un sociale.
Lui le sa queste cose?
Sa che inizi una camminata sempre con il piede destro, non hai colori preferiti ma hai sempre la tendenza a scegliere l’arancione o il nero; che ascolti la musica solo al massimo del volume, sei stata a pochi concerti, la folla ti da fastidio e non sopporti il cacao sopra la panna.
Sa, almeno, che fai gli scalini due a due, che hai il passo troppo svelto, che non ti lasci scoprire e mantieni delle mura, con tutti, anche con Louis.
Lo sa, Giza? Ti conosce così?
Si porta un’altra sigaretta alle labbra, dove ha un piccolo taglio per via del freddo e chiude gli occhi, lasciando che le ciglia chiare gli sfiorino quasi, gli zigomi.
Leo non è Harry e sfortunatamente, non riesce a trovare una cosa sbagliata in lui.
Lo trova persino giusto per Giza.
Ed è questo che è peggio; peggio del vederli insieme, peggio del sapere che forse lui può davvero farcela, potrebbe davvero lasciarla inerme ed indifesa. È peggio, perché se Harry è quello giusto per Giza, allora, per lui non c’è possibilità.
Leo, che in quella camera quasi priva di aria pulita si sente soffocare, immagina gli occhi di Giza color fumo che gli sorridono, che si allontanano, che non tornano. E la birra è quasi finita, il libro di filosofia non ha voglia di aprirlo perché risposte non ne vuole, non le cerca nemmeno.
Ha bisogno, Leo, che qualcuno lo trovi perché di amore ne ha fin troppo e si, ha immaginato di morire, ma mai soffocato per colpa di un’ emozione che non ha ancora avuto la possibilità di conoscere sotto tutti gli aspetti.
“Leo?!”
Vattene.
“Ci sei?”
Va via.
“Muovi il culo amico, Chad ci sta aspettando!”
Marc è appena entrato nella camera e oltre all’aprire la finestra e sedersi sulla sedia, non fa nient’altro —cosa si dice in questi casi, poi?
“Passerà”
“Cosa?”
“Tutto, passerà”
Leo annuisce, sospira e si chiude la porta del bagno alle spalle.
Marc ha ragione; passerà.
Ma voglio davvero che tu passi?
Perché non resti?
Con me?

 
 
 
Niall, che non è mai stato così scomodo su quella sedia scolastica, sta pensando ad altro e non alla biologia.
Sul telefono ci sono gli ultimi messaggi che Iris gli ha inviato due ore e mezza fa —dato che hanno messaggiato fino alle quattro del mattino e adesso ne risente, giusto un po’, ma non gli dispiace.
“ Ci vediamo presto ”
“ A che ora finisci oggi? ”

Quelli sono gli ultimi messaggi, le ha risposto e lei non ha più scritto; starà dormendo.
Di biologia Niall sa poco e niente, tra una settimana ha una verifica importante, il libro non l’ha ancora aperto, con sua madre non parla perché al momento non ne vuole proprio sapere di lei e poi c’è Iris, che gli sorride quando lo vede, che ascolta la sua musica cantando a squarciagola e parla, gesticolando forse un po’ troppo e si tortura il piercing e il labbro, solo perché ha troppi pensieri per la testa e non sa se sia giusto condividerli con gli altri —facendosi così scoprire, oppure tenerli per se, in quell’oasi in cui ha accesso solamente lei.
La campanella suona e oltre all’astuccio, non mette altro nello zaino; le cuffie nelle orecchie, la musica alta e la gente che lo sorpassa, lanciandogli qualche occhiata che lui non ricambia mai o quasi.
I cancelli sono vuoti, un gruppetto accanto alle moto si sta passando una canna mentre ridacchiano di qualcosa e a lato, vicino all’albero, c’è una ragazza girata di spalle.
I capelli blu sono per metà coperti dal cappuccio, le gambe esili sono fasciate da dei jeans chiari ma non troppo e la felpa, è grande, così come gli anfibi slacciati vintage —perché quelli bianchi erano finiti, così ha scritto la sera precedente.
“Ehy, Horan!”
Le mani di Iris si intrecciano con le sue prima ancora che le sue labbra raggiungano la sua guancia.
Niall arrossisce, si guarda attorno e si sente leggermente fuori luogo, mentre si incamminano verso il negozio di animali, sotto gli sguardi un po’ meravigliati dei suoi compagni di scuola.
“Come mai sei venuta a prendermi?”
“Non ti ha fatto piacere?”
“Cosa?! No, ovvio, nel senso, certo che mi ha fatto piacere.. è solo stata una cosa piuttosto inaspettata e quindi ero sorpreso e non sapevo nemmeno come comportarmi.. come ci si comporta in queste occasioni?”
Ma quali occasioni Niall? Che cazzo dici?
Non fa in tempo a rispondersi che Iris, il suono dolce della sua risata, lo riporta alla realtà.
“Parli sempre troppo”
“Sei tu che mi distrai e perdo il filo del discorso”
“Cazzate”
“Che poi ancora non capisco”
“Cosa?”
“Perché sprechi il tuo tempo con me?”
“Non sei una perdita di tempo se è questo che vuoi sapere”
No, non era quello che ho chiesto.
Avrei preferito un’altra risposta, ma va bene, va bene perché sei tu.

“Non ti scoccia venire al negozio? Sarà noioso”
“Con te? Dubito”
E le sorride, e il cervello perde anche quel minimo di ragione che gli era rimasta e gli va bene tutto al momento; il lavoro al negozio che gli occupa metà pomeriggio, la paga non troppo alta, l’orario scolastico che è rimasto una merda e Iris; con i suoi messaggi, la sua continua voglia di cambiare colore dei capelli e gli occhi da gatta.
Gli va bene, per il semplice fatto che è lei e che forse —e dico solo forse, gli piace.
Iris.
Mi piaci.

“Ti va un caffè prima di entrare?”
“Assolutamente”
 
 
 
“ Chiamami, è urgente ”
“ Mi manchi ”
“ Torna qui, sarà diverso ”

Quel letto disfatto, le lenzuola gialle e le tapparelle leggermente alzate, gli fanno capire quanto stia sbagliando e quanta poca forza di volontà e coerenza abbia —ma dopotutto, si sa no?
Louis ha una mano sotto il cuscino, il petto nudo e sulla schiena si intravedono ancora qualche segno arrossato della notte precedente.
Perché sei mio.
Perché così non te ne puoi andare.
Mi porti con te, ovunque.

Andrew con le parole non è bravo, lui meno che meno, ma con i gesti si capiscono alla grande; sanno cosa vuol dire un determinato sguardo, una determinata stretta di mano o un abbraccio. Sanno, perché si conoscono, perché si sono già scoperti tempo fa ma continuano ad essere due oasi in continua evoluzione.
Per questo motivo Louis, con i graffi, i lividi e i morsi, si gira nel letto in cerca di qualcuno e che poi lui non sia li, non lo rattristisce nemmeno più, ci ha fatto l’abitudine.
Perché conosce Andrew, sa che ha paura.
Paura, forse, è restrittivo ma a lui piace pensarla così, forse, perché è tutto un po’ più semplice.
“ Sei bellissimo ”
“ Sei nella mia testa anche mentre dormo cazzo ”
“ Questa situazione ci ucciderà ”
“ Continua a lottare, per me ”

Quindi si, Louis che “non voglio più saperne niente di te” e “Sarebbe meglio se non ci vedessimo per un po’ ”,  è riuscito ad incasinare qualcosa di già abbastanza difficile —perché sa di avere un talento naturale per questo, chi non lo ha?
Le lenzuola gialle sanno del bagnoschiuma di Andrew, la sua pelle urla il suo nome e il sole, ora alto nel cielo, potrebbe giurare di aver visto il ragazzo guardarlo tutto il tempo mentre dormiva, per poi vestirsi frettolosamente e uscire di casa, tornando a indossare quella maschera che inizia a dargli fastidio.
Ce la faremo.
Stringimi.
Tu tienimi perché tanto non ti dimentico.

 
 
 
“Sei sempre così silenzioso?”
“Non mi piacciono molto le conversazioni”
“Ho notato”
“Ma sto cercando di migliorare”
“Non ne dubito”
Niall ridacchia, Iris è appoggiata al bancone e osserva una gabbia di criceti —perché li ama, mentre nel negozio entra una ragazza piuttosto carina; altezza media, né grasse né magra e con un paio di occhiali grandi che le coprono gli occhi marroni.
Tra le mani stringe un libro e balbetta quando inizia a parlargli, arrossendo di tanto in tanto e puntando lo sguardo altrove, in soggezione.
Si chiama Alaska e ha una cotta per lui, anche se Iris è più che sicura, che Niall non l’abbia capito.
Il loro non è un vero discorso, ha parole scoordinate e pause di silenzio piuttosto insensate che mettono a disagio entrambi, ma non sembra essere un vero problema quindi lei non si intromette.
Iris, che al momento pensa al suo telefono e alle innumerevoli foto che ha là dentro, lancia qualche occhiata ai due e sta in silenzio, senza sentirsi né di troppo né a disagio.
“Ci vediamo a scuola, allora”
“Suppongo di si”
Alaska esce dalla porta così come è entrata, senza lasciare niente che faccia capire che sia stata davvero li.
“Le piaci”
“Tu dici?”
“E a te?”
“Come mai ti interessa saperlo?”
Iris rotea gli occhi —che domande sono?
“Preferivo quando non parlavi”
“Tu menti”
“Chi te lo assicura?”
“Me stesso”
“Non è una fonte sicura”
“Dubito”
“Io ci scommetterei oro”
“Perderesti”
“Solitamente ciò non accade mai”
“C’è sempre una prima volta”
“Copione”
“Cosa?”
“Non si rifilano le battute già dette, non lo sai?”
Il campanello suona, la porta si apre e un altro cliente entra; il fiatone e le labbra screpolate per via del freddo.
Sono le 19.50 e Niall ha appena spento le ultime luci e finito il suo turno di lavoro per oggi. Iris gli è accanto, che si dondola sui piedi guardando come il buio, in inverno, arrivi così presto.
La strada verso casa sua è da tutt’altra parte, ma non ha voglia che Iris si faccia la strada da sola e quindi l’accompagna, seguendo il suo passo svelto e sente le loro braccia sfiorarsi e le mani, vorrebbe che stringessero le sue piuttosto che tenerle nelle tasche del giubbotto.
“Posso farti una domanda?”
“Spara”
“Come fai ad andare a scuola, lavorare, studiare e trovare il tempo per farti i fatti tuoi?”
Niall guarda il lampione davanti a se e ridacchia.
“Non lo so, lo faccio e basta”
“Sei strano Niall Horan”
“In senso buono?”
“Si”
La voce di Giza dal citofono è bassa e Iris ha gli occhi da gatta che lo guardano sorridenti, come se sapessero già troppe cose che per lui sono ancora un mistero.
Quindi si limita a scostarle una ciocca di capelli dal viso e a baciarle una guancia, per poi augurarle una buona serata.
Sono le 20.30 quando Niall entra in camera sua e passano altri quaranta minuti, ma Iris, dalla sua testa non vuole più uscire e lui non ha tempo per capire se è una cosa sbagliata e giusta —non ne ha tempo perché sua mamma lo sta guardando, due lettere sono sul tavolo e lui è già nel panico.
Niall non ha molto tempo, ma per Iris, sarebbe in grado di trovarlo.



 
eccomi di nuovo qui (mai puntuale, sfortunatamente)!
come stanno procedendo le vostre vacanze? io sono sommersa di compiti, ma tra poco parto per le vacanze e non vedo l'ora di visitare la spagna
coooomunque, questo nuovo capitolo è un pochino più lungo degli altri e spero di essermi fatta perdonare almeno un pochino, soprattutto per lo spazio lasciato al caro e povero leo che ha il cuore spezzato (io lo adoro, davvero, scrivere di leo è stato straziante quanto scrivere di lou e andrew) tbh --spero piaccia anche a voi quanto è piaciuto a me! :))
adesso vi lascio, se tutto va bene, venerdì potrei pubblicare qualcosina di nuovo altrimenti se ne parlerà a metà agosto che andando in sicilia, avrò due settimane di noia mortale e le passerò incollata al pc a scrivere (sicuro)
vi mando un bacione enorme e vi ringrazio tutti, siete degli amori
spero di leggere i vostri pensieri su questo capitolo, alla prossima!
<3
<3

 

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