I hate everything about you. Why do I love you?

di Amelie5397
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Convivenza. ***
Capitolo 2: *** Stranezze. ***
Capitolo 3: *** Cambiamenti. ***
Capitolo 4: *** Incomprensioni ***
Capitolo 5: *** Arrivederci. ***
Capitolo 6: *** Conseguenze ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Convivenza. ***



 

Capitolo uno - Convivenza

< Avevo immaginato la mia vita in bel altro modo: studio, lavoro e soldi a palate.
Ed invece la mia vita ha preso tutt’altra piega, una svolta che non avevo proprio nei miei programmi. >>
 

Margot Frost, diciannovenne inglese, si ritrova attualmente a vivere nell’appartamento di Dean Scotch, il ventenne ricco obbligato dai genitori a vivere solo. “Devi imparare a cavartela da solo e ad organizzare la tua vita”, dicevano quei due, ma non sapevano mica che l’avrebbe organizzata ­­­sulle spalle di Margot. Vivevano insieme da circa un anno e i litigi andavano avanti di giorno in giorni. Nonostante Margot si trovasse un a vivere con un ragazzo di buona famiglia e soprattutto con i soldi che gli uscivano dalle orecchie non si faceva mettere i piedi addosso, atteggiamento per il quale i genitori di Dean la ringraziavano ripetute volte per riuscire a sopportare quel viziato del loro figlio e per non abbandonarlo. Come si sono incontrati?
Un giorno di Settembre, alla facoltà di psicologia. Sì, entrambi frequentano la stessa università.
E’ sempre stato il sogno di Margot intraprendere psicologia, sin da bambina. Mentre non si sa per quale motivo Dean alla fine del liceo abbia scelto questa facoltà, tutti gli dicevano che non faceva per lui e che sarebbe stato meglio fare economia o giurisprudenza, ma lui continuando con la sua strafottenza di fronte alle persone, ha scelto psicologia. “Mi piace, e voglio andare lì”, ripeteva.
Si erano incontrati in corridoio, Margot era piena di libri tra le braccia e nel tentativo di sollevare gli occhiali sul naso ruzzolò rovinosamente sul pavimento, giusto ai piedi di Dean che vedendola lì sul pavimento la aiutò, ridacchiando sotto i baffi. Effettivamente la caduta faceva abbastanza ridere. Dopo averla aiutata, i due si incontrarono altre volte nella mensa o in biblioteca.
Dean aveva quell’aria da “perenne annoiato e ragazzo stronzo”, la gente aveva il cattivo vizio di giudicarlo ancor prima di conoscerlo. Nessuno sapeva che in realtà quel ragazzo dallo sguardo strafottente, amava leggere, stare in biblioteca, sedersi all’aria aperta e ascoltare musica.
Non lo sapeva nessuno, tranne Margot. Lei aveva imparato a conoscerlo vivendoci insieme.
Lui aveva saputo che questa ragazza stava cercando un appartamento da condividere lì nei paraggi, per non fare avanti e indietro dalla sua città; così le propose di vivere con lui. Non si faceva pagare l’affitto, ma in cambio lei doveva dargli una mano nelle faccende di casa e in cucina,considerando che era proprio un caso perso, viziato per com’era.
Margot era una ragazza semplice, una delle migliori studentesse dell’università. Aveva capelli rossi, lunghi e ondulati. Occhi grandi e verdi e un fisico asciutto, non troppo alta. Era davvero bella, ma non è quel tipo di ragazza che si nota e tutta la sua bellezza era oscurata da quegli occhiali tondi che tiene sul naso, e quelle grandi felpe che le piacevano tanto. Mentre Dean era alto, con gli occhi scuri e i capelli scuri, con un bel fisico. A differenza di Margot lui si notava, e molto. Era abbastanza conosciuto all’università nonostante fossi lì dentro da solo due anni. Aveva rifiutato molte ragazze nel corso degli anni, non perché non le piacessero o altro, ma semplicemente sapeva che quelle non erano ragazze che facevano per lui. Aveva uno stereotipo di ragazza abbastanza strano, doveva sopportarlo e lui era difficile, troppo.
In giro già si sapeva che i due vivessero insieme e girava voce anche che fossero fidanzati.
Cosa non vera. Infatti questa voce era una delle cose che più irritava Margot. Non le andava bene che la gente le affibbiasse un fidanzato senza esserci nulla di veritiero. Un giorno, precisamente il 28 Ottobre 2013, dopo le lezioni all’università i due tornarono a casa. Margot, con tutta la buona volontà si mise ai fornelli con l’intenzione di cucinare qualcosa di veloce, da consumare subito così da poter continuare le sue faccende e i suoi impegni giornalieri. Dean invece era buttato sul divano a guardare la tv aspettando che Margot lo chiamasse a tavola.
-Mar, è pronto? Ho fame.- Urlava Dean dal salone, osservando un punto fisso della televisione senza realmente guardarla.
-Dammi tempo, altrimenti vai a mangiare al ristorante. Non sono la tua serva.- Margot era solita rispondergli così al ragazzo, non gli dava mai modo di controbattere.
-Sempre polemiche, eh?- Dean, senza dargli poco conto rimase sul divano con lo sguardo vago.
Era finalmente pronto e i due si sedettero nel tavolino quadrato l’una di fronte all’altro. Mentre mangiavano regnava il silenzio. Margot alzò gli occhi e per un momento pose lo sguardo sul ragazzo che le sedeva di fronte pensando a come si fosse ritrovata a vivere con lui. Poteva anche essere insopportabile, ma alla fine non riusciva ad immaginare una casa senza lui che le lasciasse i vestiti in giro, che bruciasse le uova la mattina e che spargesse tre quarti di caffè sul lavandino. Si era affezionata tanto a quel troglodita ma porca troia quanto era bello. C’era poco da fare. E Margot questo lo sapeva. Ci perdeva nottate intere a pensare a lui, e la cosa procedeva così da un paio di mesi. Era confusa e non sapeva dove sbattere la testa e l’unica persona con cui potesse parlare riguardo questo argomento era Joanne, una sua collega universitaria con la quale aveva instaurato un bel rapporto da subito. Spesso si chiamavano al telefono per parlare di ciò, ovviamente in stile “ninja” per non far sentire nulla a Dean che stava nella stanza accanto. Margot non era innamorata e su questo non ci pioveva. Semplicemente non riusciva a capacitarsi nel pensare ad una vita senza di lui. Ci aveva fatto troppo l’abitudine. Anche quei continui battibecchi per lei erano diventati routine. Era normale alzarsi la mattina alle 7:00 e vedere il caffè sul comodino fatto da lui, e poi entrare nella cucina e vedere lo schifo che aveva lasciato. L’aveva sempre reputato una specie di “fratello” ma da quando Dean aveva detto alcune cose durante una discussione Margot era rimasta di stucco e il battito cardiaco da quel giorno aveva preso un ritmo diverso.

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Capitolo 2
*** Stranezze. ***



 

Capitolo due - Stranezze

 Dean aveva rifiutato numerose ragazze, non gliene andava bene una e quando rifiutò Loren scoppiò il pandemonio in casa Scotch-Frost. Loren era una ragazza del primo anno, molto carina e pacata. Bionda, occhi celesti e piccolina. Era un’amica di Margot, un anno più piccola che aveva conosciuto quando ancora frequentavano entrambe il liceo. Quando la ragazza si dichiarò a Dean lui la rifiutò con un semplice “Mi dispiace, non mi interessi”. Loren la prese abbastanza bene, non ne fece una tragedia, poiché era risaputo il carattere freddo che aveva Dean ogni qual volta una ragazza le si dichiarasse. Non gli piaceva illudere le ragazze, così rispondeva in maniera diretta e fredda. Non voleva essere scontroso, semplicemente far capire che non era il tipo che si relazionava alla gente senza prima conoscerle ed era una cosa che odiava maledettamente.
Come facevano a dichiararsi se nemmeno lo conoscevano? Con quale criterio di valutazione?
Era più forte di lui. E quel giorno Margot gli fece una di quelle prediche della durata di circa un’ora e mezza. Lui seduto su una sedia e lei di fronte che camminava avanti e indietro urlando e con in mano una pezza della polvere. Sembrava una pazza da manicomio eppure era serissima in quel momento.
-Capisco che non ti piaccia, ma cazzo, cosa ti costava essere più gentile, è una mia amica e non ti permetto di fare lo stronzo con lei, va bene?-
Margot ovviamente non sapeva cosa avesse in mente in quel momento Dean, non aveva fatto lo stronzo, ma Loren non gli piaceva, punto.
-Non stressare, Loren non mi piace e gliel’ho detto, semplice. Non ho fatto lo stronzo con nessuno.-
La ragazza si zittì e si recò nella sua stanza sbattendo la porta, era furiosa.
Sapeva della cotta di Loren per Dean ma non ne aveva fatto parola con lui, lasciò che le cose avessero il loro corso e forse era proprio questo che aveva sbagliato. Forse avrebbe fatto meglio se gli avesse detto tutto dall’inizio così da evitare questa discussione. Lui forse si sarebbe comportato meglio con lei. Dopo una buona mezz’ora sentì bussare ma non rispose. Dean allora entrò comunque e si fermò sulla soglia.
-Hai intenzione di rimanere chiusa qui dentro tutta la giornata?- chiese il ragazzo, sbuffando.
Margot si alzò e si sedette sul letto, e rimase a fissare Dean che intanto faceva qualche passo in avanti, cercando di non alterare la ragazza che lo guardava. Non sapeva se avvicinarsi o rimanere a parlare da lì. Optò per la prima ipotesi e si avvicinò a lei, sedendosi accanto.
-Senti, io non volevo trattarla male, ne tanto meno fare lo stronzo. Le ho semplicemente detto che non m’interessa e sai come la penso. Dai Mar, nemmeno mi conosce. Come faccio ad interessarle? Porca troia, perché le ragazze non son tutte come te?-
Margot abbassò lo sguardo sul pavimento e non disse una parola.  Quell’ultima frase le rimbombò nella testa. Solo dopo un po’ si voltò e rispose: -Lo so, ma è una mia amica e pensavo potessi essere un po’ meno diretto, ecco. Pensa se fossi io al posto suo, se un ragazzo mi liquidasse con un “non mi interessi”, sarebbe bello secondo te? Tornerei a casa con il sorriso?-
Dean ci pensò su per un momento e si rese effettivamente conto che forse aveva un atteggiamento troppo freddo e diretto con le ragazze, pensò davvero a quello che Margot disse. Se ci fosse stata davvero lei al posto di Loren e fosse tornata a casa dopo che un ragazzo l’avesse rifiutata probabilmente sarebbe scattato a prendere a cazzotti il coglione. E adesso il coglione era lui. Promise a Margot di essere più carino con le ragazze che non le interessavano così da evitare spiacevoli avvenimenti e i due si riappacificarono.
Da quel giorno Margot non era più la stessa. Quella frase le aveva completamente cambiato la vita, se così si può definire. Dean la conosceva ed anche fin troppo bene, per questo di lei non si preoccupava. Sapeva che non era la classica ragazza che s’imbambolava davanti al primo belloccio, lei era diversa. Era l’unica ragazza che lo capiva fino in fondo, era come una sorella, più o meno. Il punto era questo. Lei vedeva lui come un fratello, prima. Lui continuava a vedere lei come una sorella. E qui le cose cominciarono a complicarsi.

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Capitolo 3
*** Cambiamenti. ***



 

Capitolo tre - Cambiamenti

Margot non era cosa da innamoramento e rose e fiori, anzi, tutt’altro. Odiava le smancerie e le cose dolci e mielose.
Non ci credeva proprio all’amore, lo considerava una grande presa per il culo. Quei fottutissimi “Ti amo” avevano lo stesso significato di “Ciao, come va?”, non c’era più sentimento nelle parole.
Milioni di coppie che scopano dopo un giorno e che si amano dopo una settimana.
No, l’amore non faceva per lei, per niente. Quindi ne era più che sicura. Non era innamorata di Dean. Trasformò dunque questa cosa che si sentiva nel petto in “stima”. Diceva di avere una profonda stima per lui, per il tipo di ragazzo serio e pacato che era. Anche se in casa faceva schifo, lo stimava. Joanne cercava di farle capire in tutti i modi che quella che lei chiamava “stima” era una cosa completamente diversa.
-Mar, ti piace. Dai forza, ammettilo. Sono quasi due anni che vivete insieme, si nota da come lo guardi, ti brillano gli occhi.- Joanne glielo ripeteva ogni giorno, sempre. Ma niente, Margot tirava dritto nella sua strada e non ne voleva sapere niente di queste cose. Per lei erano distrazioni. E lei con le distrazioni non voleva avere niente a che fare.
Dean intanto era ignaro di tutto ciò, continuava la sua vita da universitario, tranquillo come al solito, sempre affamato e con la testa perennemente tra le nuvole.
Si annoiava anche di respirare, se fosse esistito un lavoro che consisteva nel stare seduto 24h su 24h, beh, lui ne sarebbe stato il direttore.

I giorni passavano e i due ragazzi conducevano la vita di sempre. Margot sempre presa con le faccende di casa, e lo studio. E Dean studio e noia. Faceva la bella vita e ringraziava il cielo ogni giorno per aver incontrato Margot, altrimenti chissà come si sarebbe ridotto a vivere solo in quell’appartamento.
-Margot, ti sposto, giuro.- disse, ridendo e scherzando. Non l’avrebbe trovata in nessun posto un’altra come lei. Oltre che a tenere in piedi quella casa a diciannove anni, era una delle ragazze migliori che avesse mai incontrato. Oltre ad essere studiosissima, era di una serietà inaudita. Ce n’erano poche in giro come lei di quei tempi.
-La sorella che non ho mai avuto!- Dean era figlio unico ed era cresciuto come un qualsiasi bambino viziato. Aveva sempre avuto tutto e facilmente, non aveva mai combattuto per qualcosa seriamente. Non sapeva cosa volesse dire “lavorare duramente” per qualcosa. Nella vita infatti non aveva uno scopo ben preciso, semplicemente voleva fare psicologia perché lo affascinava quel ramo. Ma non perché un domani volesse fare lo psicologo. Era abbastanza complicato capire cosa ci fosse nelle testa di quel giovanotto.
Margot ogni qual volta Dean le dicesse che l’avrebbe sposata cominciava a ridere di gusto, ribadendo più volte che lei non si sarebbe mai sposata. Ma lui tutte le volte non le dava ascolto.
Margot con il passare dei giorni cominciava a rendersi conto che quella situazione dentro di lei stava lentamente degenerando fino a rendersi conto che quel vuoto che aveva nel petto non era stress, non lo studio ma era quel puzzone del suo coinquilino. L’aveva capito adesso, finalmente.
Ogni qual volta incrociava il suo sguardo quel vuoto al petto ritornata, il battito cardiaco accelerava. Ma lei non ci credeva all’amore, cos’era? Corse da Joanne per farsi aiutare prima che la testa le esplodesse in una massa di coriandoli colorati. Joanne ripropose la sua precedente teoria.
-Mar, sei innamorata, mettiti l’anima in pace e accettalo.-
Ma Margot non si capacitava, come aveva fatto ad innamorarsi, e perché di lui? Cosa le piaceva di Dean, che aveva di bello? Così decise di chiudersi nella sua stanza, prendere un foglio e scrivere da una parte i pregi e dall’altra i difetti. Era un giochino che forse le sarebbe tornato utile.
Pregi: bello, simpatico, ha un bel sorriso, serio, intelligente, dolce.
Difetti: puzzone, lascia in giro qualsiasi cosa, riesce a bruciare un uovo fritto, sparge il caffè dappertutto, dorme sempre, mangia troppo, non sa fare nulla, è troppo acido, è freddo.
Conclusione: Vaffanculo.
Bene, di male in peggio. L’aveva capito, gli piaceva e anche tanto. Ed era l’ultima cosa che avrebbe voluto che succedesse nella sua vita per un semplice motivo: NON L’AVREBBE MAI DETTO A DEAN. Era timida, anche se non sembrava. Non era tipo da confessioni. Sarebbe diventata un pomodoro e sarebbe morta lì davanti a lui. No, non era proprio il caso. Quindi l’unica soluzione era cercare di farglielo capire in qualche modo, ma come?
Joanne che conosceva Dean, aveva promesso a Margot di aiutarla in qualche modo a fargli capire ciò che provava senza riferimenti troppo espliciti. A casa anche lei si dava da fare, infatti il suo atteggiamento era notevolmente cambiato. Continuava a fare l’acida ogni qual volta Dean le dicesse che aveva fame ma allo stesso tempo, quando lui guardava la tv e lei aveva un momento libero, si buttava sul divano e si stendeva con la testa sulle sue gambe e guardavano la tv insieme. Di solito lei si sedeva accanto a lui, composta, tenendo le distanze perché si vergognava di un contatto troppo ravvicinato. Adesso la sera prima di andare a letto lei le stampava un bacio sulla guancia cosa che prima si sognava. Preferiva dirgli un semplice “buonanotte Dean” che sfiorarlo solo con il pensiero. Ma Dean non si accorgeva mica di queste prese di coraggio.
Joanne allora una sera, quando era sicura che Margot stesse dormendo, chiamò il ragazzo al telefono.
-Ehilà, buona sera Dean.- disse velocemente e con voce abbastanza bassa Joanne.
-Ciao Jo, tutto bene?-
Dopo essersi salutati e chiesto delle rispettive giornate, Joanne cominciò un discorso dicendo di voler parlare di Margot. Voleva capire cosa ne pensava lui e allo stesso tempo doveva stare attenta a non farsi scappare nulla, altrimenti per lei era la fine. Gli chiese se avesse notato qualche cambiamento quando stavano entrambi a casa ma Dean rispose di non aver notato nulla e che la sua coinquilina fosse sempre la stessa. Joanne da quelle parole capì che Dean era proprio un’idiota in questo genere di cose. Non accorgersi dei cambiamenti era da imbranato totale.
La mattina dopo Margot, dopo aver preparato la colazione, uscì di casa senza avvertire il ragazzo che ancora dormiva nella sua stanza. Avevano la giornata libera e la rossa aveva deciso di fare qualcosa di diverso quel giorno. Uscì a fare spese con Joanne e Loren, voleva comprare qualche vestito nuovo, giusto per cambiare un po’ e per cacciare via lo stress della settimana.
-Allora, con Dean?- chiese Loren che adesso supportava l’amica, dopo esser stata rifiutata.
-Niente, al solito. Fa quello che deve fare ed io faccio quello che devo fare.-
Loren e Joanne si guardarono negli occhi e rimasero sbalordite. Lei non ci sapeva fare tanto quanto lui era idiota. Praticamente si ritrovava davanti ad un caso disperato di due persone che non hanno la più pallida idea di cosa voglia dire “stare insieme in senso romantico”.
Joanne e Loren quella mattina avevano intenzione di rivoluzionare Margot, a partire dal vestiario. Lei era abituata a portare i jeans stretti e le felpone, ma non era proprio il ritratto della femminilità. Così ritornò a casa con alcune buste con all’interno leggins, e magliette aderenti. Ovviamente nulla di troppo scollato o volgare, semplicemente qualcosa di più femminile. L’unica cosa che non riuscirono a levarle sono i suoi amatissimi scarponi Dr. Martens.
Avrebbe staccato un braccio a qualsiasi persona si sarebbe permessa a non farglieli indossare.
Quando varcò la porta di casa, Dean era seduto al tavolo del salone davanti al portatile intento a finire una relazione per l’università. Quando si voltò rimase circa cinque minuti ad osservare Margot. Adesso il cambiamento l’aveva notato, decisamente.


 

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Capitolo 4
*** Incomprensioni ***


 

Capitolo quattro - Incomprensioni

Indossava un paio di leggins neri ed una maglietta amaranto che metteva in risalto la sua terza, e gli scarponi neri. I capelli non erano più legati con una coda alta come spesso li aveva. Adesso li aveva sciolti e cadevano sulle spalle. La sua solita matita nera negli occhi e l’eye-liner nero.
Dean questa volta si rese conto del cambiamento. Sapeva che Margot fosse una bellissima ragazza, che nonostante indossasse quella tuta e quelle felpone, fosse davvero bella. Glielo ripeteva sempre tutte le volte che lei si lamentava davanti allo specchio. Ma adesso era diversa.
Ebbe un sussulto quando la vide ma allo stesso tempo ripeteva nella sua testa “E’ la sorella che non ho mai avuto!”. Margot, entrata in casa, poggiò le buste su una sedia e salutò Dean da lontano. Si diresse in bagno per guardarsi un minuto allo specchio e soddisfatta ritornò in salone.
-Che ne dici? Non mi stanno male, vero? Avevo proprio bisogno di comprare cose nuove.-
Dean accennò un sorriso senza risponderle. E intanto lei continuava a fare le sue cose senza dar troppo conto agli occhi del ragazzo che si sentiva addosso.
Almeno era riuscita a stupirlo in qualche modo. Era comunque un progresso.
Il giorno seguente, all’università Margot andò vestita allo stesso modo. E quello stesso giorno succedette qualcosa di insolito. Mentre stava seduta su una panchina nel giardino fuori dall’edificio, un ragazzo le si avvicinò con un sorriso a 32 denti. Era biondo cenere, con gli occhi verde-azzurro. Un fisico asciutto e uno sguardo da stronzetto. Li conosceva bene quei tipi. Ma lui stranamente gli stava simpatico. Chissà perché. Si chiamava Maxime, aveva ventidue anni ed era estremamente carino. Chiese a Margot di uscire e prendersi un caffè insieme e da lì nacque una bella amicizia, a Max piaceva Margot e a Margot non dispiaceva Max.
Stavano approfondendo la conosceva giorno dopo giorno, si vedevano sempre all’università e quando capitava andavano a bere qualcosa insieme.
Dean non conosceva questo ragazzo e più volte li vedeva stare insieme, uscire e parlare.
Mar ne parlava spesso di questo tizio e anche molto bene. Da come lo descriveva sembrava le piacesse molto.
-Oggi esco con Max, ci sentiamo dopo.-
Ormai questa frase la sentiva davvero troppo spesso che cominciò ad irritarlo a tal punto che un giorno le proibì di uscire, nonostante lui non avesse voce in capitolo sugli impegni e le conoscenze di Mar.
-Oggi non esci, mi dispiace.-
A quelle parole Mar diede fuori di testa, lui non era nessuno per impedirle di uscire con Maxime, men che meno si poteva permettere di proferire parola sulle persone che lei conosceva.
Quel giorno lei uscì di casa sbattendo la porta violentemente e mandando Dean a farsi benedire.
Non solo lui non capiva un accidente e lei si doveva far in quattro per fargli capire cosa provava, adesso gli proibiva pure di uscire. Cose da pazzi. Non era però con Max questa volta, adesso era sola per strada, camminava avanti e indietro per i vialetti, tra la gente. Mentre Dean credeva tutto l’opposto, pensava che fosse con quel ragazzo a ridere e scherzare. Più volte cercò di rintracciarla al telefono per chiederle scusa di come si era comportato, ma lei puntualmente le chiudeva la chiamata. Non voleva sentirlo. Quel giorno l’aveva combinata grossa e non ne voleva sapere niente. Quando ritornò a casa dopo circa tre ore che non si faceva sentire, c’era Dean seduto sul divano con cinque tazzine di caffè sporche e quindici sigarette spente nel portacenere.
Dean non fumava quasi mai, fumava solo quando era nervoso o prima di dover dare un esame.
-Che hai? Come mai hai fumato?- chiese gelida Margot.
-Sei una cretina, sei fuori da tre ore con quel tizio, mi hai rifiutato le chiamate. Sono qui da tre fottutissime ore ad osservare la porta aspettando che tornassi e l’unica cosa che sai dire è chiedere che cosa ho? Vaffanculo.- Dean era nervosissimo, rare volte l’aveva visto così, e non era mai successo per colpa sua. Non si era mai innervosito così tanto per una cosa che aveva fatto lei.
Dalla camera del ragazzo si sentiva la musica a tutto volume dello stereo, e a quanto pare non era intenzionato ad abbassare. Margot più volte sbatté contro la porta cercando di farsi aprire ma non c’era verso. Così cominciò anche lei ad urlare per farsi sentire.
-Coglione, esci da li e guardami in faccia. Sei un cazzone.-
Dean chiuse lo stereo ed aprì la porta ritrovandosi di fronte a Mar. Non proferì parola e rimase a guardarla aspettando che la prima a parlare fosse lei.
-Ti sei permesso di dire che oggi non sarei uscita, non dovevi farlo. Non sei nessuno.-
Dean non spiccicò parola e rimase lì ad osservarla. Diceva spesso di essere iperprotettivo con lei, e non gli piaceva vederla spesso fuori casa con gente che non conosceva. Maxime lo conosceva solo di vista, si erano parlati si e no due volte, solo per un saluto veloce. Non conoscendolo non sapeva nemmeno come giudicarlo, ma odiava vederlo sempre insieme a lei. Lei era “sua”, come una sorella, ovviamente. E lei non lo capiva. D’altro canto Margot stava cercando di allontanarsi un po’ da Dean, era troppo appiccicata e dipendente da lui come coinquilina e aveva deciso di svagarsi un po’ per non stargli troppo addosso e cercare allo stesso tempo di cacciarselo dalla testa, in qualche modo. Anche se a quanto pare ottenne il risultato opposto di quello che aveva pianificato.
-Allora…credi davvero di poter decidere della mia vita, così? Non hai capito niente, mi dispiace.-
Dean continuava a non proferire parola, era convinto che se avesse provato a ribattere o sarebbe finita male o lei l’avrebbe girata a suo vantaggio, anche perché sostanzialmente non aveva un vero e proprio motivo per impedirle di uscire. Semplicemente gli dava fastidio e non era una scusa plausibile. Il moro allora fece qualcosa che sorprese Mar, non se l’aspettava proprio.
In silenzio le si avvicinò e la abbracciò, senza dire una parola. Solo un abbraccio. Uno di quegli abbracci che ti fanno star bene, che ti riempiono il cuore. Mar si sciolse a quel contatto, non era più nervosa come poco prima. Non ci aveva capito un tubo. Prima urlava e poi la abbracciava. Non capiva se l’idiota fosse lui o semplicemente lei si era persa qualche passaggio.
-Mi dispiace.- le sussurrò all’orecchio Dean. –Non volevo, sono stato un’idiota.-
Cosa rara e da registrare. Dean Scotch che chiede scusa. Erano cose che accadevano una volta nella vita ed erano eventi da scrivere nel calendario. Dean che chiedeva scusa. Nemmeno tra centinaia di anni sarebbe successo ancora. Margot ricambiò l’abbraccio e rispose con un semplice “dimentichiamo tutto, fa niente”. Non ce la faceva ad essere più carina di così, si vergognava troppo e si poteva facilmente notare dalle schiocche rosse che avevano colorato le sue guance.
Non era abituata a queste dimostrazioni d’affetto e quindi ogni volta che succedevano cose del genere, si bloccava. Niente, c’era poco da fare.
Dean quando la liberò dall’abbraccio stava sorridendo, e le diede un bacio sulla guancia.
-Mar…ho fame.- disse, con quella sua faccia inebetita.
Mar scoppiò a ridere e allo stesso tempo le scendevano le lacrime. Era felice di aver risolto tutto e allo stesso tempo si rese conto che la discussione durò una giornata, non di più. Non ce la facevano mica a stare lontani l’uno dall’altra per troppo tempo.
Dean trascinò la ragazza in cucina e le mise il grembiule alla vita, facendole segno che aveva voglia di una crêpes alla nutella. La ragazza sorrise e si mise all’opera e intanto lui dalla sedia la osservava maneggiare pentole e cucchiai. Unica, lei era unica e lui lo sapeva benissimo.

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Capitolo 5
*** Arrivederci. ***


Capitolo cinque - Arrivederci

La serata la passarono buttati letteralmente sul divano, arrotolati insieme a vedere un film.
Stavano guardando “Amici di letto” con Justin Timberlake e Mila Kunis, attori che Mar definiva .
-Vedi? I ragazzi dovrebbero essere come lui, trovami un ragazzo così e me lo sposo.- disse Mar gesticolando davanti a lui e sorridendo, continuando a fissare la televisione.
Lei amava quei dannatissimi film mielosi, nonostante odiasse i ragazzi troppo appiccicosi. O almeno così faceva credere. Diceva sempre che l’amore non faceva per lei, che le smancerie non le piacevano e che non avrebbe mai detto “Ti amo” in vita sua. Eppure si imbambolava di fronte a quei film prettamente fatti di miele. Quelle frasi del tipo <-Ditemi quanto l’amate? Come il contagio e la sua cura insieme.> da Shakeaspeare in Love. Sì, amava quelle frasi e avrebbe cosparso intere pagine di diario quando andava al liceo di queste frasi così mielose che ti facevano salire la glicemia solo a leggerle. E quei diari da sedicenne li conservava ancora, li teneva come fossero oro e avessero un valore inestimabile.
Dean lo sapeva e infatti nella sua stanza l’unica cosa che gli era proibito toccare, oltre i cassetti dei vestiti, erano quei diari.
-Grazie della considerazione, hai appena affermato che faccio parte dei ragazzi che la dolcezza ce l’hanno sotto i piedi. Grazie mille, pff.-
Margot lo guardò dritto negli occhi e a bassa voce smentì ciò che aveva detto poco prima.
-Nh, che centri tu. Tu sei diverso, tu sei troppo scemo per essere come il 90% dei ragazzi. Sei un pasticcino, chissà che strano alieno sei.-
Per la prima volta Mar aveva parlato e si era comportata come si sentiva. Di solito si tratteneva sempre con le parole, non usava un linguaggio troppo amichevole. Eppure adesso la situazione stava cambiando, riusciva ad essere più sciolta con lui, adesso lo sentiva vicino. Cosa che prima invece non succedeva. Aveva piano piano archiviato la storia della cotta per Dean, la vita aveva ripreso a procedere come al solito. Due coinquilini, che adesso erano come due migliori amici. Avevano cominciato ad instaurare un rapporto nettamente differente. Lei sapeva tutto di lui e viceversa. Da tempo Dean aveva cominciato a frequentarsi con una ragazza della stessa età di Mar. Ma nettamente differente come persona. Aveva capelli ricci e biondo cenere, occhi castano chiaro e non troppo alta. Era davvero una ragazza simpatica, scherzosa e allegra. Decisamente una brava ragazza. Si chiamava Lizabeth Ielbor. La sua famiglia era abbastanza conosciuta nei pressi di Londra poiché la madre era una delle donne più rinominate per essere il miglior magistrato nei paraggi e il marito invece per essere un grande uomo d’affari.
Mar non conosceva la ragazza di persona ma solo per nomina e già per questo non le stava simpatica. Dean conobbe la ragazza nella biblioteca pubblica.
Lei si era avvicinata per chiedergli una mano, vista l’altezza, per poter prendere un libro in uno scaffale troppo in alto. Dopo averlo ringraziato si presentò e da li cominciarono a vedersi più spesso e a sentirsi anche telefonicamente. Dean aveva cominciato ad accettare Max e Mar non si faceva problemi riguardanti Liz. La casa spesso rimaneva vuota, cosa che prima invece non succedeva. Adesso erano entrambi impegnati con i rispettivi “partner”, anche se ancora tra i quattro nulla era ufficiale. Mar a volte inventava scuse a Maxime per poter rimanere a casa a dare una sistemata, approfittando anche del fatto che Dean fosse sempre fuori. Lui non sapeva che la coinquilina rifiutasse Max per poter sistemare l’appartamento e fargli trovare il pranzo e la cena sempre pronti la sera. Ma a Margot andava bene così, l’importante era riuscire a gestire tutto tra casa, università e svago. E Maxime in questo caso rappresentava il suo svago.
Un giorno, Lizabeth si presentò a casa loro per poter stare un po’ con Dean, riducendo dunque Mar a doversi chiudere in stanza per non fare il “Terzo incomodo”. Preparò ai due qualcosa da mangiare durante il pomeriggio e si rinchiuse in camera tutta la giornata a leggere e ad ascoltare musica, cercando di essere il meno rumorosa possibile così da non disturbare i due che stavano beatamente accucciati nel divano a vedere un film. A fine giornata, quando Liz se ne era già andata, Margot uscì dalla stanza. Non era nemmeno uscita per salutarla, aspettò il momento di farsi vedere proprio appena la ragazza aveva varcato la soglia per andar via.
-Come ti pare? E’ molto carina, vero? Sono serio con lei, mi piace, e tanto.-
Mar non proferì parola, non voleva sapere nulla, ne tanto meno sapere quanto fosse serio con la signorina Ielbor. Erano affari che proprio non le interessavano. O quanto meno questa era la scusa con la quale cercava di convincere se stessa. Anzi, Mar per quel che potesse fare cercava anche di aiutarlo in alcuni casi. Tante volte Dean le chiedeva consiglio su regali o cose che poteva fare per renderla felice e la mora lo aiutava, sempre. Faceva la parte della migliore amica, quello che Dean credeva che fosse. Mar si rese conto che quella situazione stava degenerando. Maxime era un ragazzo d’oro ma purtroppo in quel momento aveva tutt’altra persona in testa e niente le avrebbe impedito di cambiare quell’idea ormai fissa nel cervello da un bel po’.
Sentire Dean parlare sempre di Liz e cercarle aiuto era lacerante. Aveva cominciato ad odiarla nonostante non la conoscesse molto bene. Quando si ritrovavano tutti e tre la mora si comportava normalmente, anzi sembravano quasi amiche. Mar sorrideva davanti a lei e si comportava come se il ruolo di “sorella” fosse scritto nella sua fronte. Era la sorella che Dean non aveva mai avuto, ecco cos’era, solo una...sorella, niente di più. Cercava di essere sempre gentile con Liz anche se recentemente notava alcuni sguardi di lei che la lasciavano un po’ dubbiosa, a volte si sentiva osservata nel senso negativo della cosa, quando si dice che una persona ti guarda male, no? In quel modo, ecco. Eppure non aveva mai fatto nulla per la quale la ragazza potesse sentirsi in qualche modo ostacolata o cose così, anzi, quando poteva le dava anche un mano.
La situazione diventava di giorno in giorno insostenibile e Mar dalla disperazione e non sapendo più cosa fare e soprattutto con chi sfogarsi, cominciò a scrivere un piccolo diario, in un agendina rosso fuoco che aveva lei stessa decorato con il pennarello nero. Quei due colori la rappresentavano, “Rosso=forza Nero=spenta”, come lei, forte ma spenta. Nel diario scriveva tutte le sue giornate e gli stati d’animo che prendevano il sopravvento giorno dopo giorno.
Quel diario lo teneva nascosto sotto il cuscino del suo letto, Dean non l’avrebbe mai visto poiché lui stesso sapeva quando Mar odiasse che le venisse rovinato il letto e dunque stando alla larga da quello non se ne sarebbe mai accorto della piccola agendina nascosta li sotto. Era al sicuro.
[Giorno 28 – Sabato.
Caro diario, si sembro una dodicenne alle prese con la sua prima cotta adolescenziale e ne sono consapevole ma ho bisogno di scrivere, non ho con chi parlare. Ho voglia di urlare. Dean e Liz, una cosa sola. Ed io? Un’altra cosa…sempre sola. Son contenta che Dean sia felice con questa ragazza, sembra anche una tipa apposto anche se a volte ho lo strano presentimento che io non le stia molto simpatica, forse perché sono la coinquilina di Dean, sarà gelosia. Non lo so. Ma comunque, stanno bene insieme. Sono la classica coppia che se vedi per strada ti salta in mente di dire “Caspita, che belli che sono!”, sono proprio belli. E mi odio per desiderare ogni giorno che non stiano insieme, che lui si accorga che in un angolino remoto ci sono anche io. Mi odio, perché sono egoista, penso solo a me stessa e non penso che lui è felice con questa ragazza. Non so cosa fare, sono arrivata a quel punto in cui non sai più chi sei e cosa vuoi fare. Avercelo ogni giorno, ogni minuto della tua vita davanti non ti aiuta di certo a risolvere la situazione. Forse se mi allontanassi lo dimenticherei, forse non vedendolo più qualcosa cambierebbe. Proposito del giorno: TRASFERIRSI! ]
Margot aveva preso la sua decisione, si sarebbe trasferita. O meglio, sarebbe tornata a casa con i suoi e avrebbe viaggiato per andare all’università. Questo era l’unico modo di cacciarsi dalla testa Dean, l’unico. Il problema adesso era solo parlarne con lui, gli sarebbe andato bene o avrebbe detto qualcosa in contrario? Il pomeriggio, dopo pranzo, mentre Dean guardava la tv, Mar richiamò la sua attenzione. –Ehi, devo dirti una cosa..-
Dean chiuse la tv e si sedette a tavola con lei, dopo un minuto di silenzio Mar si decise a parlare anche perché stava trasferendo una grande quantità d’ansia al ragazzo di fronte a lei.
-Ahm, volevo dirti che ho preso una decisione, ci ho pensato tanto e dunque, ho deciso di tornare a casa dai miei. Non mi sembra più il caso di stare qui, hai la ragazza adesso, siete una coppia bellissima e non è giusto nei confronti di Lizabeth rimanere a vivere qui. Ci vedremo all’università se capita.-
Dean non rispose, continuò a stare in silenzio e a fissare l’amica. Non aveva nulla da dire, era tra lo sconvolto e il confuso. Era perplesso. Non la capiva mai, qualsiasi cosa lei facesse era sempre inaspettata. Usciva con queste idee che lo lasciavano senza parole. E non ne capiva nemmeno il senso. Perché adesso voleva andar via? Mar intanto non aspettò che il ragazzo le rispondesse, tanto la sua decisione era già stata presa. Si diresse in camera sua e cominciò a riempire le valigie con tutta la sua roba. Era intenzionata a partire la mattina dopo. Si sarebbe levata di torno il più presto possibile. Aveva deciso di voltare pagina e tutto cominciava trasferendosi, tornando alla tranquillità di sempre. Dean la lasciò fare, non si oppose. Forse ancora non aveva nemmeno realizzato bene cosa stesse succedendo. Dal giorno dopo si sarebbe ritrovato nuovamente solo in una casa troppo grande per lui. Poteva andare Liz a vivere con lui, perché no? Stavano insieme e ormai non c’erano più problemi.
La mattina dopo, Mar senza avvisare nessuno andò via di casa lasciando un biglietto sul tavolo della cucina, accompagnato da una tazza di caffé e con accanto i biscotti al cacao che a Dean piacevano tanto. Dean, quando si alzò, notando troppo silenzio si accorse della mancata presenza dell’amica e corse in cucina. Vide il biglietto e fu la prima cosa che prese.
[Buongiorno, alla buon ora, al solito tuo. A quest’ora sarò già sul treno verso casa, quindi beh, ti volevo dire che sei un coinquilino fantastico, e un miglior amico meraviglioso. Siamo stati bene insieme, devo ammetterlo. Anche se non auguro a nessuno di sposarti con tutti i difetti che ti ritrovi. Ti voglio bene Dean, ciao. -Mar]
In quel momento una lacrima rigò il viso caldo di Dean, non aveva compreso la cosa finché non si ritrovò quel fogliettino tra le mani. Dopo tre anni l’unica cosa che aveva lasciato era un misero fogliettino con quattro parole. L’avrebbe rivista all’università probabilmente, anzi sicuramente.
Ma ciò non toglieva che durante la giornata non la poteva più avere per casa, non poteva più fare irruzione nella sua stanza che adesso era vuota, solo il suo letto sistemato con le sua lenzuola, il suo cuscino che ancora era impregnato del profumo dei suoi capelli. Dean quel giorno non andò alla facoltà, stesse a casa a sistemare in giro, cercando più che altro di assimilare meglio la situazione. Durante la mattinata entrò più volte nella stanza di Mar senza toccare nulla, era così abituato a non toccare le sue cose che anche adesso che non c’era più nulla della ragazza, faceva fatica a muoversi lì dentro. Era come un mondo da scoprire quella stanza, nonostante fosse casa sua ci era entrato poche volte lì dentro. Si distese su quel letto, si sentiva il suo profumo, era come se accanto ci fosse lei appisolata. Era bellissimo vederla dormire, sembrava un angelo, tutto l’opposto di quando aveva gli occhi aperti e come una forsennata andava avanti e indietro come una casalinga madre di quattro figli, anche se in questo caso il figlio era Dean che valeva per quattro. Mentre stava disteso, infilò la mano sotto il cuscino trovando il diario che Mar aveva dimenticato lì. Non pensava che l’amica tenesse un diario segreto, erano cose da ragazzine.
Alcune pagine erano strappate, a quanto pare Mar ogni qualvolta scrivesse qualcosa strappava la pagina. Ed effettivamente era così, strappava la pagina e la lanciava dalla finestra della sua stanza vedendo volare il foglio lontano. Lo faceva così che nessuno avrebbe mai letto ciò che scriveva, sarebbero state solo parole nel vento. Dean infatti era perplesso, a cosa serviva scrivere e strappare la pagina? Sfogliando quelle poche rimaste lesse una cosa:
[Giorno 17 – Giovedì:
Caro diario, al solito, non avendo con chi parlare sono di nuovo qui, a scrivere. In casa le cose vanno alla grande, Dean è felice con Liz, amo vederlo sorridere. Se è felice lui son felice anch’io.
Oggi ho dato per l’ennesima volta buca a Max, mi dispiace rifiutare i suoi inviti così tante volte ma approfitto nei momenti in cui Dean è fuori con Lizabeth per restare a casa a cucinare, almeno quando torna ha la cena pronta. E’ da una settimana che lo vedo tornare sorridente, è davvero una gioia. Adesso vado che sta per rientrare e devo ancora sistemare il suo letto e ordinare la sala da pranzo. –Mar ]


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Capitolo 6
*** Conseguenze ***


Capitolo sei - Conseguenze

Dean ricominciò nuovamente a piangere, sembrava un bambino. Non credeva che l’amica lo considerasse più del ragazzo con cui usciva, non credeva che arrivasse a tanto. Non sapeva nulla, quelle erano tutte novità. E malediva quelle pagine strappate, preso dalla curiosità di sapere se di lui c’era scritto qualcos’altro. Passarono i giorni e i due ragazzi non si sentirono ne tanto meno si videro all’università. Erano diventati quasi due completi estranei. Liz dal canto suo era contenta di questi cambiamenti, non le andava giù che il suo ragazzo vivesse con un’altra ragazza che non fosse lei. Adesso si sentiva più libera e Dean era solo suo.
Erano passate due settimane dal trasferimento di Mar e Liz si era presentata a casa di Dean, vestita di tutto punto per uscire insieme al suo ragazzo. Dean quella sera la portò a mangiare fuori, una cenetta a lume di candela. Era sempre stato un ragazzo estremamente romantico e dolce e questo alle ragazze piaceva, e parecchio. Dean era sorridente, non aveva accennato al minimo segno di tristezza di fronte a Liz, ignara dei pianti che il ragazzo aveva fatto casa solo qualche settimana prima.
-Amore, immagina che bello se un giorno venissi a vivere da te. Nella stanza vuota potremmo fare un altro bagno e metterci una vasca idromassaggio, la tua camera diventerebbe la nostra. Il nostro nido d’amore.-
Liz aveva già le idee chiare, forse anche troppo. Immaginava così la sua vita tra qualche anno, ancora insieme a Dean. Il ragazzo a quelle parole non rispose, si limitò ad accennare un piccolo sorriso sghembo, non sembrava soddisfatto del piano di vita che aveva in mente Liz.
La serata comunque ebbe miglior seguito, fecero un giro in auto e andarono a vedere le stelle.
Mentre erano in auto Liz propose a Dean di andare a casa da lui e dormire insieme ma, stranamente, Dean rifiutò dicendo di dover fare alcune cose il giorno dopo e che preferiva andare a dormire, senza darle ulteriori spiegazioni. Liz cominciò ad insospettirsi, il ragazzo era particolarmente strano da un paio di giorni e non capiva il perché. Con il passare dei giorni la ragazza si accorse sempre di più che le cose stavano cambiando, prima uscivano ogni sera mentre adesso il ragazzo le dava buca ripetute volte. Era distante e non sembrava più lui. Continuava ad essere il ragazzo dolce ed affettuoso di sempre, ma in alcuni atteggiamenti era più freddo e distaccato. Liz aveva capito che il motivo di questo cambiamento da parte di Dean era dovuto all’assenza di Margot. Lo sapeva che c’era qualcosa sotto, Dean parlava troppo spesso di lei, come se fosse parte integrante della sua vita e nonostante lui non se ne rendesse conto, Margot non era come una sorella. Liz era davvero stufa di questa situazione, non voleva che Dean la trascurasse perché Margot se n’era spontaneamente andata di casa. Liz e Dean litigarono parecchio per questa situazione. Lui continuava a negare l’evidenza dicendo di non essere strano e che Margot non aveva nulla a che vedere con il suo stato d’animo e cose così, mentre Liz affermava il contrario facendo notare sempre di più la sua ossessiva gelosia.
L’unica soluzione che Liz credeva potesse sistemare tutta questa situazione era ufficializzare il loro fidanzamento e presentarlo ai suoi genitori, così sarebbe stata sicura che lui non l’avrebbe mai lasciata. Per il semplice motivo che Dean era un ragazzo estremamente serio e una volta entrato in famiglia non si sarebbe tirato indietro per nessuna ragione al mondo.
La cena di famiglia era organizzata un mese dopo poiché i genitori di Liz erano molto impegnati e non trovavano il tempo di stare seduti a tavola ad affrontare l’argomento. Intanto Dean ebbe una notizia che lo sconvolse radicalmente. Margot sarebbe presto diventata la signora Prescot.
Il padre di Margot doveva concludere un affare con un uomo abbastanza pretenzioso ed era stato organizzato un matrimonio tra Mar e il figlio di quest’uomo. Il ragazzo si chiamava Jonatan Prescot, un ragazzo di 26 anni laureato in scienze politiche. Mar l’aveva conosciuto precedentemente, quindi non era proprio uno sconosciuto, si erano frequentati per un periodo di tempo ma poi si allontanarono e il fato a quanto pare era in procinto di unirli in matrimonio.

Dean non sapeva cosa fare, adesso non era nella posizione di poter dire o fare qualcosa. Era da un passo all’ufficializzazione del suo fidanzamento con Liz e non vedeva Margot da mesi.
Non erano più nulla, erano solo vecchi amici. Nulla di più. Eppure quel nodo in gola che gli si era formato non accennava ad andar via. Quella notizia lo colse alla sprovvista, gli cadde il mondo addosso. Ogni mattina si svegliava con un lancinante dolore al petto, gli veniva da morire. Una delle cose più belle della sua vita stava svanendo lentamente davanti ai suoi occhi.
Voleva bene a Liz e stava benissimo con lei, ma allo stesso tempo non riusciva a sostituire la presenza di Margot. Ma perché? Eppure non l’aveva mai presa in considerazione come qualcosa di più che di un’amica. Era come una sorella, e se lo ripeteva incessantemente.
Una mattina però, dopo varie riflessioni con se stesso, gli balenò alla testa un vecchia lezione avuta all’università.
Secondo la maggior parte degli psicologi e degli scienziati, tre fasi principali nell'amore fra esseri umani: infatuazione,attrazione e attaccamento, composte da vari elementi e stadi.
Generalmente, l'amore comincia nella fase dell'"infatuazione", forte nella passione ma debole negli altri elementi. Quello che inizia con l'infatuazione può svilupparsi in uno dei tipi d'amore più pieni.
Con il passare del tempo gli altri elementi (affetto, attaccamento) possono crescere e la passione fisica può diminuire d'importanza, mantenendo però quell'equilibrio alla base della relazione. In questa fase, detta "attrazione", si giudica il partner al di là di come appare, si valutano diversi fattori come la sua cultura, i suoi valori. In questa fase, quindi, si apprezza il/la compagno/a nella sua pura interiorità. Nella fase dell'attaccamento, la persona si concentra sul singolo compagno e la fedeltà assume importanza. Ormai si apprezza il/la compagno/a in sé e per sé, in modo pieno e totale, forti delle due fasi precedenti ma ora consapevoli di tutto il proprio percorso interiore.”
Infatuazione, affetto e attaccamento. Apprezzamento dei valori. Percorso interiore.
Durante quella lezione Dean ricordò perfettamente che tutto quello che il professore diceva lo riportava a Margot e non a Lizabeth. Non si spiegò mai il perché, e lasciò correre e forse, ora, dopo tanto e tanto tempo se ne rese conto. Margot era sempre stata il primo pensiero della giornata, amava alzarsi e vederla sorridere con la tazza di caffé tra le mani pronta ad urlargli di alzarsi dal letto. Amava quel profumo che emanava ed adorava vedere la casa sempre sistemata, con tutti quei fiori che spargeva per casa. Le rose erano le sue preferite, quelle gialle o rosse.
La sua vita, da quando Margot se n’era andata di casa, era completamente cambiata, non era più la stessa. Alzarsi e ritrovarsi da solo, fare tutte le cose da solo, non avere più lei che lo svegliava la mattina, non avere più la sua Margot che lo abbracciava o che urlava. Non avere più lei che al ritorno lo accoglieva sempre con un sorriso radiante. Ed ora stava per sposarsi, con qualcuno che non era lui. Non che volesse sposarla, nel senso, era ancora troppo giovane e il matrimonio era qualcosa a cui non pensava minimamente. In un futuro sì, ma non ora. E lei invece, a vent’anni era già pronta, con l’abito bianco a sposare un uomo che probabilmente nemmeno amava.
Un matrimonio combinato, nonostante nel ventunesimo secolo di queste cose non se ne sentivano più. Eppure stava andando così. E lui, a ventidue anni, non sapeva cosa fare per primo. Stava con Liz, ed lei si aspettava un’ufficializzazione proprio nel momento in cui lui era sul punto di ripensarci. Ma dall’altra parte c’era Margot, l’unico suo vero punto d’incontro, la sua ancora di salvezza. Cosa doveva fare? D’altro canto Margot subiva in silenzio tutto il programmare che era stato fatto nella sua vita. Si sarebbe sposata con un uomo che non amava, avrebbe vissuto in balia delle scelte altrui e con una vita che non riteneva sua. Almeno così avrebbe reso felice gli altri, soprattutto suo padre. Dean, gironzolando per la casa, cercava nella camera di Margot qualcosa che poteva dargli una qualche idea sul da farsi. Cercando tra i cassetti scovò un foglio strappato, probabilmente uno di quelli che facevano parte del diario e che Margot aveva nascosto lì dentro.

[Oggi scrivo una lettera, giusto per mettere in chiaro i miei sentimenti. Per chiudere una volta per tutte questa questione, questa lotta con me stessa.
Amo Dean e me ne sono resa conto troppo tardi, mi sono resa conto che è lui il ragazzo con cui voglio passare la vita. A vent’anni le idee ce le ho abbastanza chiare, non sono più la ragazzina di una volta. Della cottarella per il belloccio di turno, non sono più una bambina. E lui è speciale. E’ quel tipo di ragazzo che ti fa star bene, con la testa sulle spalle di quelli che in giro non se ne trovano più e ringrazio ogni giorno il cielo di averlo incontrato. Anche solo con una parola è in grado di migliorarti la giornata. Sentirlo parlare è una gioia, ha quei valori, quel carattere che ti folgorano. Pensa e ragiona come poche persone fanno. Con lui c’è quella specie di attrazione mentale difficile da riscontrare. Per non parlare poi dell’attrazione fisica. Ormai non mi affascinano più i ragazzini di una volta, adesso vedo gli uomini e lui è un po’ entrambe le cose. Un po’ uomo e un po’ bambino. A volte mi perdo a guardarlo da lontano, seduto, con quel fisico non troppo impostato, ma abbastanza per perdermi dentro un suo abbraccio, quelle braccia abbastanza grandi da coprirmi. E me ne sono innamorata come una stupida. E come una stupida ho lasciato che tutto ciò mi lacerasse. Sentirlo parlare di Lizabeth non è bello. Saperlo felice accanto ad un’altra ragazza mi distrugge, ma allo stesso tempo son contenta. Mi piace vederlo felice, mi piace vederlo sorridere e se è del caso, sono disposta a mettermi da parte pur di vedere quel suo volto pieno di gioia. Mi basta quello. E per questo ho preso questa decisione, per questo vado via. Per lasciarlo libero, per fargli fare la sua vita. La sua felicità che è la mia. ]


A Dean crollò il mondo addosso, se n’era andata per colpa sua e lui come l’idiota non l’aveva mai capito. Non sapeva di quell’amore nascosto. Non sapeva nulla di tutto ciò. Quelle parole in quella lettera lo mandarono completamente in crisi. Perché? Perché non gliel’aveva mai detto.
Lei era sempre stata la sua casa e quel tassello mancante lo fece cadere. Come quando ad un palazzo manca un mattone. Basta solo uno di questi a mancare e la casa crolla. E questo era successo a lui. Il suo mattone se n’era andato e da solo non riusciva a reggere il peso della casa.
Passò la nottata in bianco a leggere e rileggere quelle stesse parole. Non riusciva a capire se stesse sognando o fosse la realtà. 

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Capitolo 7
*** Epilogo ***


 Capitolo 7 - Epilogo


Passò una settimana ed ancora era in bilico. In seguito capì che solo una era la soluzione possibile a tutto questo. Chiamò Liz per poter risolvere la questione prima con lei. Non la riteneva una cosa corretta continuare a stare con lei quando in testa aveva tutt’altra persona. Il pensiero di Margot lo stata assillando, doveva muoversi e velocemente. Non l’avrebbe mai lasciata in mano ad un uomo che non fosse stato lui. Si maledì per aver capito tutto troppo tardi, ma allo stesso tempo era deciso e furioso. Liz non si aspettava nulla di tutto ciò e quando ricevette la chiamata di Dean pensava fosse qualcosa di bello. Dean la fece salire a casa e la fece sedere in salone.
-Liz, dobbiamo parlare di una cosa importante.-
A quel punto la situazione si fece più seria, la bionda aveva capito che la cosa era bel diversa da quello che si aspettava. Aveva capito che c’era qualcosa che non va e se i suoi sensi non la ingannavano sapeva anche l’argomento di cui avrebbero trattato. Quella ragazza non l’aveva mai potuta vedere. Insopportabile, sempre vicina al suo Dean. E adesso glielo stava portando via.
Liz era convinta che Margot fosse andata via di casa solo per fare scena, e che in realtà voleva solo farli litigare. Liz era solita fare questi ragionamenti pensando sempre alla cattiveria delle persone, anche se, in realtà, la vera cattiva della situazione era lei che nonostante non amasse Dean a tal punto da volerlo come suo compagno di vita, ma solo perché era un bel ragazzo e di una ricca famiglia, era disposta ad ufficializzare il fidanzamento pur di tenerlo stretto a lei.
Dean intanto cercava le parole più adatte per far capire a Liz che la loro relazione non poteva continuare perché si era accorto che Margot era la sua metà.
-Liz, come già sai, Margot è andata via da questa casa tempo fa ed adesso, un paio di giorni fa per la precisione, ho saputo che si dovrà sposare con un ragazzo. Adesso, io voglio farti leggere una cosa e non m’importa se ci crederai o meno. L’ho trovata nella sua stanza. Già ancor prima di leggere questa cosa avevo capito di provare qualcosa di più che della semplice amicizia per lei. Ho provato in tutti i modi di convincermi che mi stavo sbagliando e che questa sensazione fosse solo frutto della mia immaginazione. Ma non è così. Sono innamorato di lei e credo di esserlo da prima di conoscere te, solo che l’avevo ben mascherato con la storia della “sorella che non ho mai avuto”, sono un’idiota, lo so. Ti ho illuso. Dovevamo ufficializzare il nostro fidanzamento e per questo ho deciso di dirtelo adesso, prima che la cosa diventi troppo grande da gestire. Mi dispiace. Ti ho voluto e ti voglio bene, ma non quel tipo di bene che il mio corpo, il mio cuore e la mia mente ha riservato per Margot. Mi dispiace.-
Liz dopo aver sentito quel lungo monologo fece un sorriso sbieco. Sapeva tutto e se lo aspettava prima o poi, se non fosse successo in quel preciso giorno sarebbe successo in seguito. Era troppo preso dalla sua ex-coinquilina. Si alzò dal divano in cui era seduta e sorridendo si avvicinò a Dean.
-L’avevo capito, credi davvero che io sia stupida? Non ti preoccupare, infondo non credo di averti realmente amato come si dovrebbe. Sei un ragazzo d’oro, ma non sei il mio tipo. Avere fama e soldi piace a tutti, ma comunque son stata bene con te. Meglio ora che dopo. Spero che almeno mi degnerai del tuo saluto, almeno quello spero non mi si venga tolto.-
Dean rimase perplesso, non capiva se quelle parole stavano a significare che c’era rimasta male o che semplicemente la ragazza con cui stava lo usava per il denaro. Ma poco importava in quel momento. L’importante era chiarire le cose con Liz e cominciare a darsi una mossa per quanto riguardava Margot. Adesso era single, per quanto potesse la sua testa reggere la situazione di aver appena lasciato una ragazza e del problema di andare a riprendersene un’altra in balia di un quasi matrimonio. Dean non aveva come rintracciare Mar e all’università non si faceva più vedere se non per gli esami, di fretta e furia e poca gente riusciva a vederla se non di sfuggita. L’unica soluzione era quella di prendere la macchina e andare nella sua città. Dove precisamente non lo sapeva. Hanno vissuto tanto insieme ma non era mai andato a casa sua, ne tanto meno sapeva la via o i pressi di casa sua, niente, zero. La mattina dopo decise di intraprendere questo piccolo viaggetto di fondamentale importanza. Arrivato in quella città non sapeva da dove cominciare. Chiese in giro prima ad un fornaio, poi ad un vigile, poi ad un barista…ma niente. Nessuno sapeva dirgli dove stesse la famiglia Frost. Entrò in seguito in una biblioteca cupa, nascosta in un vicoletto con ancora una di quelle insegne vecchie infisse al muro con su scritto “Leggere fa comprendere”.
Dietro il bancone c’era un anziano signore che con gli occhiali sul naso, assorto nella lettura di un libro dalle pagine ingiallite, di quelli che si trovano nella libreria della nonna, vecchi e impolverati.
-Ahm, mi scusi…vorrei chiederle un’informazione.-
L’anziano alzò gli occhi verso l’alto incrociando lo sguardo di Dean, e gli fece cenno di continuare a parlare.
-Vorrei sapere…se per caso conosce la famiglia Frost e sa dirmi dove abitano.-
Quello sorrise, poggiò il libro e si cacciò gli occhiali. Aveva capito di chi, il giovane, stesse parlando.
-Margot Frost, stai cercando lei, vero? Beh, viene spesso qui, viene a prendere in prestito molti libri, le piace moltissimo leggere. I suoi autori preferiti sono: Bisotti, Carcasi, Bukowski..ed altri che adesso non ricordo.-
Dean prese appunti nella sua testa…Bukoki..no, forse era Bukori…vabbè, cercava di ricordare quello che l’uomo gli aveva detto e allo stesso tempo di memorizzare il luogo dove Margot abitava.
Ringraziò l’uomo e con un sorriso a 32 denti si recò sull’auto contento di aver finalmente trovato il posto giusto. La casa era quella, doveva essere quella, per forza. Era la via e il numero che l’uomo gli aveva indicato. Scese dalla macchina e lentamente, un po’ (tanto) preoccupato si diresse verso la porta. Pregò nella sua mente che da quella porta uscisse lei, con le braccia aperte ad accoglierlo, lo sperava davvero. […] Ma non fu così. Ad “accoglierlo” c’era il padre, il signor Frost, che riconoscendo il ragazzo, si fece sospettoso.
-Dean, che ci fai qui?- disse, sorpreso di quella improvvisa visita.
-Stavo cercando Margot, vi prego, ditemi che è qui adesso!-
Dean era disperato, non sapeva nemmeno lui cosa fare, si era completamente affidato all’istinto, se così si può definire.
-Ahm, sì, è qui…ma cosa devi dirle?-
-Ho bisogno di parlare, urgentemente…-
Il padre gli fece cenno di salire al piano di sopra e andare nella sua stanza, dove Margot si trovava.
Dean in silenzio salì le scale e aprì la porta della stanza senza bussare, seduta sul letto c’era Mar con un libro tra le mani.
-Ciao.- disse Dean, gli occhi cominciavano ad essere lucidi.
Mar riconobbe la voce e alzò di scatto lo sguardo. DEAN. Era lui, lì di fronte. Mar per un attimo pensò di avere le allucinazioni, che ci faceva lì, a casa sua?
Si alzò dal letto e di mise davanti a lui senza parlare, aspettò che il primo a proferire parole fosse lui.
-Tanto che non ci vediamo, eh. Sono venuto qui per parlarti, non so se ho fatto bene a dir la verità ma sentivo di doverlo fare. Sai, io e Liz, beh, l’ho lasciata. So che forse non t’interesserà ma comunque c’entra con quello che ho da dire. Vediamo, ahm, quando hai lasciato casa nostra ho avuto come una sensazione di vuoto nel petto, non so spiegarti bene, sono stato una giornata intera nella tua camera a fissare le pareti, non ho toccato nulla, giuro, so che ti da fastidio. Ho trovato una cosa però, forse ho frugato un po’ in giro, non lo farò mai più. Ho trovato una specie di diario tutto strappato, c’erano due cose importantissime nonostante fosse ridotto a pezzi. Quella lettera, quella che hai scritto prima di andartene. L’ho letta, e tante volte anche. Non sapevo nemmeno io se quello che leggevo era reale o se stavo sognando. Ho capito tante cose che prima come lo stupido occultavo, forse per paura. Non sono mai riuscito a dare una spiegazione a quelle palpitazioni che mi prendevano ogni qual volta ti stavo accanto, quelle rare volte che mi abbracciavi e tutte le volte che sorridevi. Non hai idea del meraviglioso sorriso che hai. Non sono nemmeno mai riuscito a capire perché qualsiasi cosa tu facessi mi importasse più di ogni altra cosa, e come l’idiota ho scambiato il tutto con un “è come una sorella”. Ma ad una sorella non fissi le labbra, non hai voglia di abbracciarla, stringerla e non lasciarla mai più, non hai voglia di addormentarti accanto a lei. E con te invece accadevano tutte queste cose e me ne sono reso conto solo quando ho visto quel dannatissimo foglietto accanto alla colazione, con quelle due parole che avevi scritto e poi…e poi ho saputo del matrimonio, volevo, anzi voglio, morire. Sono un’idiota e sto parlando da tipo mezz’ora. Ho sbagliato a venire qui ma dovevi sapere. Dovevi sapere che…sono innamorato di te.-
Battito. Perso. Respiro. Perso anche quello. Mar stava per avere un infarto. Lì, adesso.
Si era appena sentita dire tutto ciò che aspettava da tipo una vita dall’unico ragazzo che lei abbia mai amato e che in quel momento la stava fissando con gli occhi lucidi. La sua testa le diceva di stare calma, il suo cuore l’aveva già mandata a quel paese da tanto. Innamorato di lei. Così aveva detto. Scoppiò in lacrime e si accasciò per terra. Non aveva le giuste parole per parlare, ne la forza necessaria. Voleva abbracciarlo, baciarlo, urlare al mondo intero che era innamorata di Dean ma non poteva. Il matrimonio. C’era di mezzo il lavoro di suo padre. Cosa doveva fare? Cuore o testa? L’interrogatorio di una vita.
Dean si sedette per terra accanto a lei, non parlò, aveva già detto tutto. Le stette semplicemente accanto. Mar si asciugò le lacrime e sorrise a Dean.
-…Ti confido una cosa, anche se forse sto sbagliando. Ti amavo prima e ti amo tutt’ora ma non si può. In questo matrimonio c’è il futuro dell’impresa di mio padre non posso mandare tutto all’aria. Quindi credo sia giusto salutarci una volta per tutte, mettiamoci una pietra sopra. Ti prego.-
Ad insaputa dei due ragazzi c’era il padre dietro la porta che aveva ascoltato quanto bastava per poter prendere una decisione all’istante. Bussò alla porta.
-Mar ho bisogno di parlarti, per favore scendi sotto e fai accomodare Dean nella tua stanza-
Mar si diete una sistemata e scese sotto dal padre cercando di essere il più naturale possibile.
Sorrise e chiese se ci fosse qualche problema.
-Tesoro mio, non prendiamoci in giro, Jonatan non ti piace e non ho intenzione di far sposare mia figlia con un uomo solo per interesse prettamente economico. Non ho poi così bisogno di essere finanziato da quella famiglia. Ho sentito da quella conversazione con Dean quel che basta per fermare questa pazzia. Torna a vivere con lui, è quello che vuoi.-
Mar abbracciò il padre, aveva capito tutto e la stava salvando da un grandissimo errore.
Salì nuovamente sopra, entrò in camera e si scagliò per terra. Prese tra le mani il viso di Dean e lo baciò. In quel bacio c’era tutto: amore, disperazione, lacrime, gioia, dolcezza.
Ritornarono nella loro casa, vivevano nuovamente insieme, come coppia.
Vivevano di quell’amore che li portò, 5 anni dopo, a mettere al mondo: Jamelia Scotch.
Il padre era stato finanziato dallo stesso Dean, la famiglia investì nell’impresa ed adesso erano un’enorme e ricca famiglia piena d’amore e con una peste in più in giro. 

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