Skins: Fire, the real ending

di iloveroseandrosie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La confessione ***
Capitolo 2: *** La giornata in ospedale ***
Capitolo 3: *** La serata messicana, bis ***
Capitolo 4: *** Forse non è troppo tardi ***
Capitolo 5: *** Sperazna ***
Capitolo 6: *** Il lago ***
Capitolo 7: *** L'ospedale ***
Capitolo 8: *** Notizie ***



Capitolo 1
*** La confessione ***


“Glielo dovrai dire prima o poi, Naomi”, disse Effy guardando insieme a lei, Emily che passava il controllo al metal detector a Gatwick. Naomi non rispose subito, anche perché se l’avesse fatto, sarebbe scoppiata in lacrime. Riuscì però a mantenere quel poco di auto controllo che le era rimasto, fece un lungo respiro e, pulendosi con il dorso della mano la lacrima che stava cominciando a scenderle giù sulla guancia, si girò e cominciò a camminare lentamente verso l’uscita.

Aveva scoperto di avere un tumore all’utero due mesi prima, ma il ricordo di quel giorno, quel maledetto giorno, era ancora vivo nella sua mente, come se fosse successo solo poche ore prima. L’unica persona che ne era a conoscenza, era la sua migliore amica nonché coinquilina: Effy. Nessuna delle due avrebbe mai detto che sarebbero diventate amiche, addirittura indispensabili l’una per l’altra. Negli anni del liceo si sopportavano a malapena. L’unica cosa che le univa era il loro odio per la sorella della fidanzata di Naomi, Katie. La odiavano, Naomi perché aveva quasi causato la fine del loro rapporto appena nato, ed Effy perché le aveva ripetutamente reso la vita difficile, prendendoci anche gusto nel farlo.

Quando era arrivato il momento di scegliere in che università andare, Emily e Naomi partirono per Goa, facendo il giro di tutta l’America del Sud in un anno. Tornate poi in patria, Emily andò a lavorare per un famosissimo fotografo a New York che, vedendo le sue foto del viaggio sul suo blog, l’aveva subito voluta per le sue pubblicità. Naomi invece, rimase a Londra con Effy, con la quale aveva mantenuto i rapporti dopo l’ennesimo finto ritrovamento del corpo di Freddie. Effy aveva bisogno di un’amica in quel periodo, e Naomi per lei da quel punto di vista, c’era sempre stata. Fin dalla prima volta che era finita in quella terrificante clinica di igiene mentale.

Per Naomi, Effy era l’unica persona sulla quale poteva contare se aveva bisogno di aiuto a causa della malattia da poco scoperta. Non poteva dirlo ad Emily, non se la sentiva. L’aveva già ferita troppe volte. E adesso, dirle che stava per rimanere sola, le sembrava una cosa così orribile che non ce la faceva.

Quell’ultima settimana, Emily aveva fatto una sorpresa alle due coinquiline, facendosi trovare in casa loro ad aspettarle. Sul momento, sia Effy che Naomi non sapevano se essere felici o infastidite dalla sua presenza. Naomi era ovviamente sollevata e felicissima di poter vedere, toccare e baciare di nuovo la sua bellissima ragazza, che vedeva solo una volta al giorno dentro ad un PC, anche se si sentiva come colta in flagrante. La sua ragazza non sapeva della malattia, e nasconderlo sarebbe stato difficile. Ma ce la doveva fare, la amava e non voleva che soffrisse o che, peggio ancora, lasciasse il suo magnifico lavoro negli States solo per lei. Non l’avrebbe permesso. Effy invece, non sapeva cosa doveva fare. Non sapeva se doveva dirlo lei ad Emily, sapendo che l’amica non gliel’avrebbe mai detto, o se invece doveva sostenere la scelta di Naomi e farsi gli affari suoi.

Durante quei giorni, Naomi sospese tutte le cure e le visite, onde evitare di sentirsi male con Emily. I medici le avevano detto che era troppo rischioso sospendere tutto d’un tratto, e anche Effy glielo sconsigliava, ma Naomi, come sempre, decise di fare di testa sua. Certo, passò dei giorni bellissimi con la sua ragazza, la maggior parte del tempo nel lettone di camera sua ovviamente. Le era mancata terribilmente.

Uno degli ultimi giorni della permanenza di Emily lì con loro, Naomi stava quasi per rivelarle tutto. Voleva solo sfogarsi, raccontare le sue paure e i suoi dubbi alla sua ragazza, la persona che amava di più al mondo, la stessa per la quale potrebbe morire se fosse necessario.

“Ems…? Sei sveglia?” disse una notte, mentre teneva stretta tra le sue braccia la ragazza. Si sentiva completa quando c’era lei.
“mmh…?”
“Ems, ti amo, così tanto che quasi mi spaventa” confessò la bionda.

Emily si alzò leggermente, per riuscire a vedere il viso della sua bellissima ragazza. Si chinò e la baciò così dolcemente che a Naomi venne da piangere. Ma si ritenne, e la strinse ancora di più a lei. Voleva sentire la sua presenza.

“Anche io ti amo. Vorrei poter stare qui tra le tue braccia per sempre” disse la rossa continuando a baciarla.

E dopo quelle parole, scoppiò in un pianto silenzioso, le lacrime che rigavano il duo dolce viso, come se tutto d’un tratto avesse capito che non sarebbe stato possibile rimanere così per sempre. Come se solo ora capisse che quel “per sempre” come lo intendeva Emily era diverso da quello che intendeva Naomi. Il “per sempre” della sua ragazza era duraturo, uno di quelli veri, mentre il suo poteva durare quanto? Sei mesi? Un anno al massimo. Non ce la poteva più fare a tenersi tutto dentro. Voleva solo piangere nelle braccia della sua ragazza e sentirsi amata.

Emily si accorso che qualcosa non andava, e, mettendosi a sedere sul letto, le prese la faccia tra le mani, asciugandole le lacrime.

“Naoms, cosa c’è? Perché stai piangendo? Sono qui, non succede niente, non me ne vado” le sussurrò nel tentativo di calmarla.
“Non ce la faccio più Emily, mi sento impotente, come se dovessi scomparire da un momento all’altro e lasciare tutto…” riuscì a dire tra un singhiozzo e l’altro.

Effy, che stava finendo un lavoro per il giorno dopo, era in salotto e aveva sentito dei rumori provenire dalla loro stanza. E non erano più i gemiti e le urla che sentiva ormai ogni notte – e non solo. Questi erano più come un pianto o un lamento… si avvicinò piano alla porta e sentì Emily dire: “Naomi cosa succede? Non sparirai, staremo per sempre insieme, io ti amo non potrei amare nessun altra come amo te, per me sei unica, senza di te morirei”.

Non va bene, pensò Effy. Se Naomi glielo sta per dire, questa cosa che ha appena detto Emily renderà tutto ancora più difficile!

Decise quindi di entrare nella stanza, e sedersi sul letto vicino alle due ragazze. Prese la mano di Naomi e cominciò ad accarezzarle il braccio dicendole che sarebbe andato tutto bene e che se ci fosse stato bisogno di qualsiasi cosa, lei era lì per aiutarla.

“Effy, cosa succede? Perché fa così?” chiese Emily sempre più stupita dal comportamento delle due.
“Naomi… forse è meglio che le spieghi cosa succede, è arrivato il momento” disse Effy in un tono che non sembrava neanche lontanamente un suggerimento, ma molto di più un ordine.
“Effy cosa succede? Qualcuno mi spiega per favore?” disse Emily questa volta sembrò quasi una supplica.

Dopo una decina di secondi, che ad Emily sembrarono un’eternità, Naomi bevve un sorso d’acqua, prese un grande respiro, e cercò di trovare le parole giuste per spiegare alla sua ragazza quella brutta novità.

“Ems, voglio prima che tu mi prometta di lasciarmi finire, e di non piangere… non potrei reggerlo” chiese Naomi, cercando di tenere a bada le lacrime.
“Naomi mi sto preoccupando cosa succede?”
“Circa due mesi fa, ho fatto una visita di routine all’ospedale. Il medico mi disse che nelle analisi delle urine c’erano dei valori sballati e che avrei fatto meglio a tornare la settimana dopo per un’ecografia. Quando arrivarono i risultati, il mio dottore mi disse che… non ce la faccio Effy…” e scoppiò a piangere nelle braccia dell’amica che cominciò a cullarla e ad accarezzarle i capelli per cercare di calmarla.
“Emily, a Naomi hanno scoperto un cancro all’utero in stadio avanzato. Stiamo facendo tutte le cure possibili, ma niente sembra arrestarlo.” E detto quello, anche Effy sentì rigarsi il viso da una lacrima.

Emily a quelle parole per poco non svenne. Naomi piangeva ancora, Effy, anche se cercava di essere la forte delle tre, non riuscì e pianse anche lei.
Tutta la notte continuò tra pianti, abbracci e parole confortanti da parte di Effy ed Emily per assicurare a Naomi che loro ci sarebbero state per lei, qualsiasi cosa sarebbe successa.

E quello a cui Naomi non smetteva di pensare era che sì, loro ci sarebbero state, ma lei no. 

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Capitolo 2
*** La giornata in ospedale ***


L’atmosfera, nella casa di Naomi ed Effy era freddissima. Un po’, perché dopo lo shock iniziale, Emily si era arrabbiata sia con Effy che con Naomi per averla fatta tornare a New York il mese prima, pur sapendo della malattia. Era infuriata con loro per questo, ma era anche molto abbattuta dal fatto che Naomi stava morendo. Se
quelle cure non fossero funzionate… non osava neanche immaginare cosa sarebbe successo. Non voleva pensarci.

Effy portò Naomi ed Emily all’ospedale per farle riprendere le cure al più presto, di modo da evitare ulteriori complicazioni della malattia. La ragazza era debole, e solo ora Emily lo vedeva. Forse prima non l’aveva notato perché era accecata dalla voglia di stare con lei. Ciò nonostante, aveva intuito che qualcosa non andava, e aveva dato la colpa a tutte le feste alle quali partecipava la sua ragazza.  Ma la stanchezza non proveniva dalle ore piccole, bensì dalle fastidiose e violente cure alle quali doveva sottoporsi per, se non altro, tenere a bada il cancro.

Appena scesero dalla macchina di Effy, Naomi strinse la mano di Emily, quasi per darle coraggio. Ad Emily venne da dirle che era lei che semmai doveva sostenerla, ma si limitò a guardarla, sorriderle e darle un bacio sulla bocca, uno come quelli che si davano all’inizio del loro rapporto, un misto di desiderio e paura, uno dei più belli, secondo loro.

Avevano sempre cercato di non sbandierare ai quattro venti il fatto che stessero insieme. Sì, è vero che Londra è una città molto aperta mentalmente e che i matrimoni tra persone dello stesso sesso erano appena stati approvati e legalizzati, ma a loro non piaceva attirare l’attenzione, e vedere poi una serie di sguardi di disapprovazione dirigersi verso di loro. Sapevano di amarsi e questo bastava. Si magari qualche bacio se lo davano anche, e giravano quasi sempre per mano, ma non davano troppo spettacolo. Ma quel giorno era diverso, avevano come il bisogno di sentire che l’altra era presente e che ci sarebbe stata se una delle due avesse avuto bisogno. Non gli importava più niente degli sguardi delle persone anziane, sbalorditi, o dei genitori di bambini che le guardavano come se avessero una strana malattia e che coprivano gli occhi dei bambini, dicendo che non eravamo normali. Non gli importava più se a qualcuno dava fastidio, che giudicassero. Loro avevano bisogno di sentirsi vicine, in quel momento più che mai.

“Sono qui, Naoms. Andrà tutto bene finché stiamo insieme” le sussurrò Emily in un orecchio prima di baciarla.

Naomi le strinse la mano, la baciò anche lei con più decisione della sua ragazza, quasi come se fosse stato uno dei loro ultimi baci, quasi come per ricordarselo bene. Cercava la sua lingua, ma Emily, forse per abitudine, si staccò prima che potesse entrare nella sua bocca. Naomi, un po’ delusa ma felice di avere la sua ragazza al suo fianco posò la testa sulla spalla della rossa e cercò di rilassarsi, almeno un poco.

“Ti amo. Grazie Ems, non so come farei senza di te” disse Naomi con un tono un po’ triste.

Prima che Emily potesse rispondere, ma troppo tardi per evitare ad una lacrima di scenderle per la guancia, l’infermiera chiamò un nome.

“NAOMI CAMPBELL?”
“Noi!” disse Effy alzandosi di scatto. “Andiamo Naomi, Emily cosa vuoi fare?”
“Io…” cominciò a dire Emily, ma venne interrotta dalla sua ragazza che la prese per mano decisa.
“Lei viene con noi, per favore” disse guardandola negli occhi. Emily non si sentiva ancora pronta per questo, ma gli occhi di Naomi traducevano un immenso bisogno di lei in quel momento, e non se la sentì di dirle di no.

Effy, Emily e Naomi stavano seguendo l’infermiera, per Effy e Naomi questa ormai era diventata una specie di routine, un’abitudine. Per Emily invece era tutto maledettamente spaventoso. Arrivate davanti alla stanza dove Naomi doveva fare la chemio, l’infermiera disse che solo una persona poteva entrare con Naomi.

“Vai tu, Effy. Io aspetto qui” disse Emily prima che la ragazza potesse chiederle di andare con lei. Si girò e andò a prendere un posto nella sala d’attesa, senza incrociare lo sguardo della sua ragazza. Non poteva farcela, non ancora. Non aveva ancora metabolizzato la cosa. In fondo, loro avevano avuto due mesi per digerire la malattia, lei neanche sei ore. Sentendosi un po’ in colpa, decise di fare una sorpresa a Naomi. Si informò della durata della chemio, sarebbe durata sei ore. Effy mi disse che l’avrebbe lasciata sola per 4 ore e che sarebbe andata in ufficio, perché quella parte del trattamento era sgradevole e Naomi voleva restare da sola. Mi dessi una mossa, andai prima di tutto in un supermercato a comprare cibo messicano, corsi ad addobbare la casa con fiori sparsi di qua e di là, misi decorazioni messicane dappertutto e comincia a preparare il cibo. Voleva che si ricordasse dei bei momenti passati insieme, e quale momento era più bello se non la prima sera di convivenza al liceo?

Prima di tornare all’ospedale, disse ad Effy di restare pure in ufficio che ci avrebbe pensato lei a prendere Naomi e a portarla a casa, e si assicurò che stesse fuori anche per cena. Sulla strada per andare a prendere Naomi, passò e comprò dei gigli, i suoi fiori preferiti.

Arrivata al reparto di oncologia, incontrò l’infermiera che le disse che Naomi aveva appena finito e che in pochi minuti sarebbe uscita.

“Eff…?” disse Naomi all’entrata della sala d’aspetto.

Emily le spuntò davanti, la abbracciò e le diede i fiori.

“Ti amo Naomi” disse questa volta senza quella tristezza con la quale l’aveva abbandonata.
“Ems! Perché i fiori? La malattia ti sta rendendo sempre più romantica, e questa cosa mi piace. Tanto” disse Naomi baciandola.
“Vieni, andiamo a casa. Ho preparato una sorpresa per noi due"
"Qualcosa di piccante?"
"Si... in tutti i sensi" e le fece l'occhiolino.

Si presero per mano sotto gli sguardi incuriositi e pieni di affetto delle infermiere, e si diressero verso l’uscita dell’ospedale, godendosi il loro amore, che nessuno potrà mai far morire.

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Capitolo 3
*** La serata messicana, bis ***


Entrando in casa, a Naomi parve di stare dentro ad un sogno. O più che altro, un ricordo. Era tutto uguale a quel lontano al liceo, quando la sua fidanzata si era trasferita da lei. Una delle più belle sere che avessero mai  passato insieme. Naomi si guardò intorno incredula, quanto amava la sua Emily. Era pieno di colori diversi, dal giallo al rosso, dal verde al blu, a voler vedere il doppio senso, si poteva dire che era una serata gay friendly. Ma Naomi aveva capito che il tema era quello della cena messicana e, infatti, tutte le decorazioni erano esattamente come se le ricordava.

“Allora? Cosa te ne pare, ti ricorda qualcosa?” disse Emily cingendole la vita da dietro.
“Emily, è perfetto. È come quando ti sei trasferita da me, è magnifico, sei magnifica. Sei la migliore ragazza che qualcuno potrebbe desiderare al suo fianco” le rispose Naomi girandosi per baciarla teneramente.

Emily si staccò quasi subito, bruscamente, per prendere una cosa dalla sua tasca.

“Chiudi gli occhi” le disse.
“Emily, non vorrai…” disse a metà tra lo spavento e il desiderio.
“Tranquilla, non mi metterò su un solo ginocchio davanti a te… almeno non ancora” disse scherzando Emily, al che, come risposta, ricevette un pugno affettuoso sulla spalla.

Naomi chiuse gli occhi, sempre con il sorriso sulle labbra, e sentì che Emily si stava avvicinando al suo viso. Per un momento non capì cosa stesse succedendo, poi sentì una leggera pressione sul labbro superiore, seguita subito da un leggero prurito, e si ricordò: i baffi da messicano!

“Oh mio dio, ti sei ricordata! Sei fantastica!” urlò Naomi buttandosi al collo di Emily, che per poco non cadde nel tentativo di sostenere la sua ragazza.

Dopo che si furono sistemate per bene per dare inizio alla loro serata, dopo aver controllato che baffi, cappelli e tutto il resto fosse al suo posto, Emily servì un cocktail analcolico a Naomi – che durante la chemio non poteva bere alcolici –, presero posto a tavola e cominciarono a servirsi di nachos caldi con formaggio fuso.

Chiacchierarono come facevano quando erano al liceo, parlavano di stupidaggini, della vita, del più e del meno, di quanto si amavano, di cosa avrebbero voluto fare più tardi o anche solo i loro piani per quella settimana. Si erano quasi dimenticate dell’orribile malattia che stava affrontando Naomi, però quella sera non ci volevano pensare, era la loro serata.

Dopo aver mangiato – in realtà avevano di più bevuto che mangiato – si misero sul terrazzo dove potevano vedere tutta Londra.

“Non vorrei mai andarmene, vorrei che restasse così tutto. Per sempre” disse Emily stringendo dolcemente la sua ragazza e tirandola verso di sé per riscaldarla.
“Possiamo restare così per sempre, dentro?” disse Naomi sorridendo “Ho un po’ freddo qui sopra”
“Si, certo!” disse scattante la rossa portandola dentro.

Una volta entrate, Naomi si girò verso la sua ragazza e cominciò a baciarla teneramente, per poi continuare in un bacio pieno di passione. Quel bacio non era come gli altri, neanche come quello che si erano date all’ospedale. Quel bacio era pieno di passione, di amore che provavano l’una per l’altra, ma anche di paura, paura di poter perdere di nuovo l’altra, paura di non poter fare niente di fronte ad una forza così grande come la natura.

“Naomi, io…” disse Emily con la voce rotta dalla consapevolezza che la sua ragazza avrebbe potuto baciarla così solo per altri pochi mesi, forse settimane.
“No, Emily. No. Questa è la nostra serata, non pensarci. Per favore, fallo per me”
“Ti amo così tanto” disse abbracciandola.
“Anche io, Ems” e la strinse a sé con le sue braccia intorno ai fianchi della Fitch.

Dopo alcuni minuti si erano entrambe riprese, avevano bevuto un bicchier d’acqua – o qualcosa che ci assomigliava, anche se a dire il vero era più probabile fosse tequila – e avevano parlato un altro po’ dei vecchi compagni.

“Naomi?”
“Dimmi Ems” disse prendendole la mano e cominciando a giocherellarci.
“Stavo pensando ad una cosa…”
“Mi fai paura Ems! Sputa il rospo!”
“Oggi mi ha chiamato il mio agente, sai Marcus. Mi ha detto che mi ha trovato un lavoro”

Naomi, visibilmente turbata per l’imminente partenza della ragazza, sorrise e disse che era magnifico.

“Dove sarà?”
“Beh…” si avvicinò alla sua ragazza, fissandole gli occhi. “Londra”

Naomi in un primo momento pensò che la stesse prendendo in giro, poi però vide che aveva un sorriso che partiva dalle due orecchie e capì che la sua ragazza era la migliore che una perosna potesse desiderare.

“Io ti amo!”

Cominciò così una notte di fuoco, durante la quale fecero l’amore tante volte come se fosse stata la loro prima e ultima volta insieme.

All’alba erano ancora sveglie, Naomi teneva la testa della sua ragazza sulla sua pancia e le accarezzava i capelli, mentre l’altra la teneva stretta stretta come per non farla andare via.

“Che ne dici, Ems. Secondo te questo letto è abbastanza grande per entrambe?”

Emily si staccò un secondo dalla sua pancia per guardarla negli occhi.

“Dici sul serio?”

La bionda sorrise.

“Ti amo, ti amerò per sempre, Ems. Vieni a vivere con me. Non che non lo abbiamo già fatto una volta, hehe”

E si baciarono, questa volta però senza nessuna paura. Sapevano entrambe che l’importante era aversi vicine.

“Per sempre”

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Capitolo 4
*** Forse non è troppo tardi ***


I giorni passavano lenti. Ospedale, casa, casa, ospedale. Emily si era ormai rassegnata all’idea che la sua ragazza stava lentamente morendo, ma non le aveva più quella paura che le impediva di dormire la notte o di sorridere durante il giorno. Aveva deciso che non si sarebbe fatta rovinare gli ultimi bei momenti passati con l’amore della sua vita. Per nulla al mondo.

Tra le chemio di Naomi ed il trasloco di Emily, Effy non ce la faceva più. Aveva bisogno di staccare, di non pensare più al fatto che l’amica stava male, di non pensare. Aveva voglia di restare con loro, ma doveva prendersi una pausa, anche dal suo lavoro così stressante. Decise quindi di regalarsi una vacanza di tre giorni con il suo ragazzo, il capo della società dove lavorava, e di andare al mare, in spagna. In quel periodo non faceva bellissimo, era ancora inverno, ma poco gli importava, volevano semplicemente rimanere loro due da soli, senza sentire gli urli di piacere delle due ragazze ogni notte. Effy continuava a pensare che Naomi stesse migliorando, ma le analisi parlavano chiaro, e di li a poche settimane, tutto sarebbe finito. Nel peggiore dei modi. E nessuno pareva pensarci. O magari, nessuno voleva pensarci.

“Naoms, vuoi che ti accompagni all’ospedale? Devo passare li vicino tanto, ho uno shooting da fare” disse Emily, appena sveglia. Era la settima sessione di chemio di Naomi. Alla decima, i medici avrebbero comunicato alle due amanti se c’erano speranze per un eventuale guarigione, o se invece non valeva neanche più la pena di continuare con la chemio.

“Se non ti da fastidio si… così evito di prendere un taxi” disse di rimando, con gli occhi ancora mezzi chiusi.

“Tutto per te, lo sai amore mio”, rispose con un sorriso sulle labbra, avvicinandosi alla sua ragazza e dandole un bacio molto leggero.

“Chi devi fotografare oggi?”

“Oh, niente di emozionante… diciamo che mi hanno offerto quest’ingaggio che non ho potuto rifiutare” disse con un sorisetto malizioso sulle labbra.

“Sentiamo, di cosa si tratta ‘Quest’ingaggio che non hai potuto rifiutare’ eh?” chiese curiosa. Da quando Emily aveva cominciato a vivere con lei, scherzavano sempre sul suo lavoro, visto che la maggior parte del tempo doveva fare foto di donne mezze nude.

“Oh, sai si tratta di fare qualche scatto a un paio di angeli di Victoria’s Secret. Ti ho detto, niente di che” disse Emily, ridendo e abbracciando la bruna, che mise su subito il muso.

“Ha-ha, molto divertente. Sono gelosa di queste cose, lo sai!” disse scherzando, ma Emily sapeva che un velo di verità era presente nelle sue battute. Era sempre stata così, anche da giovane, e Emily dopo quei sei anni nei quali erano rimaste sempre vicine, aveva imparato a conoscerla e a cosa dire in ogni situazione.

“Non ti preoccupare…” disse allungandosi sopra di lei, “Mentre le fotograferò penserò solo ad una ragazza”, continuò baciandola.

“Ah, e chi?” disse facendole passare la lingua sul collo.

“Una ragazza che quando ho conosciuto aveva i capelli biondi, a caschetto, e che poi è diventata sempre più bella con il passare degli anni, e che amo con tutta me stessa” si baciarono, questa volta con più decisione.

“Che fortunata questa ragazza che deve essere!” risero, rotolando nel letto di modo da capovolgere la situazione, così che Emily stesse sotto Naomi.  Si guardarono a lungo negli occhi, fino a che la rossa non ruppe il silenzio.

“Ti amo, Naomi Campbell. Ti amo come non ho amato mai nessuno nella mia vita. Come non potrò amare nessun altro”, confessò Emily, mentre una lacrima cominciava il suo percorso verso il mento.

“Anche io ti amo, Emily Fitch. È solo grazie a te, grazie al tuo amore che sto andando avanti. Non ti abbandonerei mai. Ti amo, ti amo! Non piangere, ti amo” rispose l’altra, baciandole la lacrima che era già a metà guancia. Si baciarono, e quel bacio era pieno di tristezza, pieno di dolore, ma anche di amore e di gioia per essere insieme.

“Dai, prepariamoci. Tra un’ora dobbiamo essere là”

**

In ospedale, i medici chiesero ad Emily se potessero o parlarle un attimo, dopo che Naomi fosse entrata nella stanza dove l’avrebbero sottoposta all’ennesima seduta di chemioterapia.

Aveva paura di cosa potessero dirmi. Si immaginò i peggio scenari. Signorina, avrebbe detto il medico, ci dispiace molto ma alla sua ragazza rimangono pochi giorni… non pensiamo sia il caso di continuare la cura. Abbiamo fatto le analisi un po’ prima, proprio perché pensiamo non arriverà alla decima seduta. Ci dispiace molto. Oppure avrebbe detto, La sua ragazza non ce la farà, finiamo comunque la chemio, non si mai. Ma non penso che riuscirà a vedere l’arrivo della primavera. In ogni caso, non sarebbe stato piacevole, altrimenti lo avrebbero detto pure a Naomi.

“Signorina”, cominciò il medico che si occupava del caso di Naomi, “la sua ragazza non ha reagito come ci aspettavamo alla chemio”. Emily si sedette su una delle sedie che aveva vicino a lei, si sentì svenire. “Ha reagito meglio di quanto ci aspettassimo” si affrettò ad aggiungere il medico, vedendola sull’orlo della crisi di pianto.

“M-meglio…?” chiese incredula alle sue orecchie Emily.

“Si, esatto. Ma non canti vittoria troppo presto… in effetti, la chemio ha funzionato, ma non ha eliminato le metastasi in giro per il suo corpo. Per quello, non ci sono cure vere e proprie, ma ci sarebbe questa cura sperimentale che si potrebbe prendere in considerazione. L’abbiamo usata solo cinque volte, e quattro ha funzionato. Ovviamente, sta al paziente scegliere se intraprendere questa strada, ma sappia che può solo migliorare la sua situazione. Nel senso che, certo, dovrà comunque sottoporsi a visite, ogni giorno, e a trasfusioni ogni ventiquattro ore, ma ci sono alte probabilità che guarisca del tutto. Certo è, che la qualità di vita durante questa cura non è delle migliori…”

“Perché lo sta dicendo a me?”

“Vede, volevo parlarne prima con lei così avrebbe saputo quali sono le situazioni della sua compagna. Normalmente, la politica dell’ospedale non prevede uno scambio di informazioni con persone che non siano parenti stretti, ma la sua compagna a firmato un foglio che diceva che tutto quello che riguardava la sua malattia, doveva venirlo a sapere anche Lei. Lo abbiamo ideato dal momento che ci sono tante coppie omosessuali e che la legge non lo permette ancora”

“Capito… grazie. Ma quando lo dirà a Naomi?”

“Subito dopo che avrà finito la chemio. Abbiamo un appuntamento tra sei ore, quindi se vuole venire anche lei, sono sicuro che a Naomi farà piacere”

“Grazie, dottor Miles. Ci vediamo dopo, allora”

Emily non sapeva se essere felice, o triste. In fondo, c’era una speranza per Naomi, ma non era al cento epr cento sicura che avrebbe funzionato. Lei amava Naomi, e non avrebbe sopportato vederla soffrire per giorni, per poi sentirsi dire che la terapia non aveva funzionato e che le metastasi erano peggiorate. Non ce l’avrebbe fatta. Doveva solo parlarne con Naomi.

Lo shooting andò benino, Emily non era per niente concentrata, ma si sforzò più che poteva per fare le cose bene. Se quest’ingaggio andava a buon fine, le porte per altri cento servizi si sarebbero aperte. E non voleva certo perdere un’occasione del genere.

Finalmente arrivò l’ora di andare da Naomi, che la accolse con un abbraccio.

“Mi sei mancata tantissimo” disse la bruna, ex-bionda.

“Anche tu! Tutte quelle modelle non potevano neanche competere con te, mi sei mancata!”

“Haha, non ci credo ma mi fa piacere” disse sorridendo. “Andiamo, il dottore ha detto che vuole parlarci di una cosa”

“Si, io so già di cosa si tratta. Sappi che qualsiasi cosa deciderai, io sarò al tuo fianco”

Naomi non capiva e, vedendo che Emily non le diceva niente, entrò nella stanza del dottore. Una volta che ebbe finito di spiegarle come stavano le cose, Emily le strinse più forte la mano, come per farle capire che lei c’era e ci sarebbe sempre stata per lei. Naomi la guardò, le sorrise e prendendo un profondo respiro, rispose al dottore.

“Facciamolo.”



NDA. 

Ragazze/i scusate davvero tanto per l'attesa! Non so come mai non avevo per niente l'ispirazione giusta per continuare :( Poi oggi ho ascoltato la sigla di Skins gen1 e mi è ripartito il pallino di Naomily hahaha e quindi eccomi qui, non sarà lunghissimo ma almeno è un inizio! :) Ci sentiamo al prossimo capitolo! Un bacio :3

 

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Capitolo 5
*** Sperazna ***


 
Speranza. Era questa la parola venuta in mente a Naomi mentre usciva dall’ospedale con Emily. Speranza. Speranza per lei, speranza per la sua vita, speranza per la sua storia con Emily… Speranza per tutto quanto.

“Come ti senti amore?”, chiese Emily preoccupata facendola salire sul taxi che le portava a casa.
“Bene, davvero. A parte un po’ di nausea dovuta alla chemio, sto bene. Finalmente vedo un’altra possibilità, Ems. Abbiamo una seconda opportunità, forse ce la faremo”. Lo disse con un entusiasmo tale da contagiare anche la rossa, sempre stata la più pessimista delle due. Le sorrise, e le lasciò un bacio leggero sulle labbra.

Arrivate a casa, Naomi andò a dormire. Era stanca a causa dell’ultima chemio, stanca anche a causa – o grazie – alla notizia che aveva ricevuto dal medico poco prima.
Emily la fece sdraiare sul letto e, dopo essersi assicurata che si fosse addormentata, andò in salotto dove Effy la stava aspettando per sapere quello che aveva detto il dottore. Aveva un colorito davvero brutto, e continuava ad andare e venire dal bagno ogni mattina. Emily si appuntò mentalmente di chiederle se avesse fatto una visita dal dottore di recente. Magari aveva un disturbo di stomaco o di fegato.

“Cos’ha detto?”, chiese per l’ennesima Volta Effy. Di solito quando tornava a casa dal lavoro, si metteva sul divano con un bicchiere di vino e una sigaretta in mano. In quegli ultimi tempi però, non lo faceva più. Forse perché non voleva dar fastidio a Naomi con l’odore di sigaretta.
“Il medico è stato molto positivo, davvero. Ha detto che Noami ha reagito molto meglio di quello che pensavano alla chemio e che il cancro sta piano piano regredendo”, disse sedendosi per la prima volta dopo ore e rilasciando tutta la tensione che aveva accumulato in quel pomeriggio pieno di novità e di avvenimenti. Non aveva neanche finito di parlare, che Effy aveva già deformato il suo viso in una smorfia che assomigliava ad un sorriso. Emily non era abituata a vederla sorridere. O almeno, non sorridere con il cuore. Tutti i sorrisi di Effy erano falsi sorrisi, sorrisi che doveva fare perché la situazione la obbligava a sorridere. Quello era un vero sorriso, un sorriso che veniva dal cuore. Emily si appuntò di dover ringraziare l’amica per voler così bene alla sua ragazza. Senza di lei probabilmente Naomi non ce l’avrebbe fatta a sopportare tutto. “Però ha detto che non è fuori pericolo, a causa delle metastasi. Quindi ha proposto a Naomi una terapia sperimentale, che per ora hanno provato solo su cinque pazienti, quattro dei quali sono guariti”
“Ha accettato vero?”
“Ha accettato, si. cominceranno tra due giorni, lunedi”, disse Emily con una punta di paura nel tono della voce.
“Cosa c’è Em? Non sei felice per lei? Ha un’altra chance di guarire! È magnifico!”, esultò Effy facendo però attenzione a non svegliare la ragazza.
“Si ma… Effy, ho paura. Ho una fottuta paura di perderla. Non me lo posso permettere capisci? E lei nella coppia era quella dura, quella che non aveva paura di niente e che sistemava sempre tutto… se perdo lei non posso farcela…”, disse sull’orlo della crisi di pianto.
“Oh, Em… vieni qui, dai”, sussurrò Effy allargando le braccia. Non si era mai aperta così tanto in quanto a dimostrazioni d’affetto con nessuno, ma in quell’ultimo periodo sentiva come se tutti prima o poi dovessero andarsene, e voleva approfittare di tutto il tempo che poteva avere con le persone il più possibile. Emiliy in un primo momento pensò volesse scherzare, ma poi si arrese e si abbandonò tra le sue braccia e si lasciò cullare.
“Effy, io…”, tentò di parlare ma la voce si ruppe a causa del pianto.
“Dai non piangere Emily… non ancora almeno. Quando non ci saranno più speranze ti darò il permesso di piangere. Ma non adesso. Hanno una possibile cura, Emily. Fino a stamattina Naomi era condannata e adesso praticamente le stanno dando una seconda opportunità di guarire. Sono sicura che con te al suo fianco guarirà. Vedrai, bisogno solo crederci e starle vicino. Il resto andrà bene, mi hai capito?”. Lo disse come se se lo stesse dicendo più a se stessa che ad Emily. Era come un auto convincimento.

Si asciugò una lacrima con il dorso della mano e continuò ad accarezzare le braccia di Emily nel tentativo di farla sentire meno sola, più protetta.

“Grazie, Eff”, sussurrò Emily.
“Ma di cosa?”
“Di essere qui. Per tutte e due. Grazie mille, davvero”
“Io vi voglio bene Ems anche se non sembra magari. Siete praticamente tutto quello che ho e voglio che siate felici e che viviate bene, ok?”
Era la prima volta che Emily sentiva Effy dirle che le voleva bene, anche se lo sapeva da tempo. L’unica cosa che riuscì a fare fu quella di abbracciarla e di lasciarsi coccolare ancora per un po’.
“Tu come stai Ef?”, chiese Emily.
“Bene, perché me lo chiedi?”
“Non lo so… ti vedo un po’ giù. Sia mentalmente che fisicamente… la mattina e il pomeriggio continui a fare avanti e indietro tra bagno e camera tua. Sei un po’ scombussolata ecco. Non voglio che questa cosa di Naomi ti rovini anche a te”
“Tranquilla”, si affrettò a dire Effy, “Non mi succede nulla. È solo che in questo periodo forse sono un po’ stressata, ecco tutto”

Dopo una decina di minuti, decisero di ordinare cinese e di andare a dormire.
Quando Emily entrò nella stanza dove dormiva la sua ragazza, pensò a quanto fosse fortunata ad avere Naomi al suo fianco e, ripensando alle parole di Effy di poco prima, anche a quanto fosse fortunata ad aver ottenuto una seconda opportunità.
Si sdraiò di fianco a Naomi e chiuse gli occhi.

“Ti amo”, sussurrò la rossa. “Andrà tutto bene”, e si addormentò in un sonno senza sogni.

NDA.

Ciao a tutteeeee scusate la luuunga assenza ma non avevo ispirazione --' ora però mi faccio perdonare hehe ho scritto un bel po' in questa settimana :3 un bacione a tutte, spero vi piaccia!

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Capitolo 6
*** Il lago ***


Le giornate in casa Stonem-Campbell trascorrevano lenti senza Naomi. Ogni due giorni doveva rendersi all’ospedale per fare la cura sperimentale che sembrava non stare cambiando nulla, stando alle ultime analisi che aveva fatto.

“I risultati si vedranno alla fine del primo mese di terapia”, aveva assicurato il dottor Miles, ma per una qualche ragione, Emily era scettita a riguardo. Cercava di mostrarsi forte e sicura di fronte a Naomi, ma nel profondo non lo era per niente. Le notti, quando Naomi dormiva, quelle poche ore di sonno consecutive senza dover essere accompagnata in bagno di corsa, Emily si abbandonava ad un pianto silenzioso ma disperato. Effy non la poteva vedere così giù di morale, così un giorno, mentre Naomi era per l’ennesima volta in ospedale, la portò fuori da Londra, senza dirle la loro destinazione finale.
“Avanti Effy, non abbiamo più sei anni. Voglio sapere dove andiamo, anche perché non ne ho nessuna voglia”, si lamentò Emily lasciandosi però trascinare da Effy in macchina.
“Dai, Dominic mi ha prestato la macchina e ora noi la usiamo. Ti devi distrarre perché con quel muso lungo finirai per far del male a te stessa e a noi che dovremo sopportarti. E fidati, ci sono passata quindi ascoltami. Quello che ti serve è solo un po’ di aria fresca per schiarirti le idee. E so perfettamente dove andare”
Salite in macchina, Effy era davvero di buon umore e sparò la musica a tutto volume e si accese una sigaretta, senza però aspirare fumo neanche una volta.
“Potresti spegnere quella roba?”, disse Emily cercando di mandare via il fumo che le era arrivato in faccio, ma che ormai aveva già riempito l’abitacolo.
“Si mamma!”, disse Effy prendendola in giro, ma buttando la sigaretta dal finestrino.
“Adesso mi dici dove andiamo?”
“No, è una sorpresa. Sono sicura che ti piacerà però. Fidati di me, cavolo!”

Emily alzò gli occhi al cielo mettendosi più comoda sul sedile del passeggero. Stranamente quel giorno c’era il sole e faceva anche abbastanza caldo per una semplice giornata di maggio.
Emily dopo pochi minuti si addormentò per la prima volta dopo due settimane, scoprendosi davvero stanca. Effy allora abbassò la musica per fare riposare l’amica, sorridendo per la tenerezza che le faceva ma anche per la bella sorpresa che aveva ideato per lei.
Sarà difficile per me, pensò Effy, ma devo farcela per lei. In fondo se non mi avessero aiutata alla fine del liceo, chissà dove sarei adesso.
Dopo circa un’oretta e mezza, Effy prese l’uscita ormai per loro familiare e quando entrò nella città, una fitta le fece stringere il cuore. Svegliò dolcemente l’amica scrollandola un po’ e chiamandola per nome.

“Cosa c’è? Dormivo così bene!”, disse Emily ancora insonnolita.
“Siamo arrivate”
“Dove si…”, cominciò a chiedere ma si fermò alla vista del palazzo che aveva di fronte. “Perché mi hai portato qui?”
“Perché è qui che è cominciato tutto, Em. E voglio che tu riviva certe emozioni che secondo me ti sei scordata e pensi di non rivivere mai più”

Effy aprì la portiera, scese e andò ad aprire quella dell’amica che nel frattempo si era infilata le scarpe.

“Sei sicura di farcela, Ef?”
Effy ci mise qualche secondo a rispondere.
“Devo farcela. Per te e per Naomi”, disse fissando la grande scritta bianca “Roundview High School”. “E per Freddie”, aggiunse asciugandosi la guancia. Tornare nella loro città natale non era stata una decisione che Effy aveva preso a cuor leggero. Sapeva che una miriade di ricordi, di sentimenti, di emozioni che aveva dimenticato in cinque anni sarebbero tornati a galla come se fossero successi pochi giorni prima. Ma non le importava. Si era resa conto di non aver ancora del tutto chiuso con il suo passato. E poi doveva far ricordare ad Emily quanti ostacoli hanno dovuto affrontare lei e Naomi, ma che nonostante tutto ce l’avevano fatta. Ed Effy era sicura che la malattia di Naomi fosse soltanto un altro ostacolo da superare. Magari un po’ più alto, ma ce l’avrebbero fatta.

Emily le prese la mano ed insieme entrarono nel loro vecchio liceo.
Tante cose erano cambiate, dal preside ai professori ai consulenti scolastici e agli alunni. Quelli del primo anno quando loro erano al senior year se n’erano già andati l’anno prima. Arrivarono davanti ai loro armadietti, sorrisero e dopo un breve saluto ai pochi professori che le riconoscevano, se ne andarono.

“Adesso cos’abbiamo in programma, signorina Stonem?”, chiese divertita Emily all’amica per tirarla un po’ su di morale a causa della chiacchierata con il professore di matematica che chiese notizie di Freddie.
“Adesso vieni con me, andiamo in un posto molto carino”, disse guardandola negli occhi. “Però devi metterti una benda sugli occhi”
“Ma… perché? Ora arriva la parte in cui mi rapisci e fai di me ciò che vuoi, no grazie”, disse incrociando le braccia la rossa.
“Si certo e non potevo farlo quando te ne dormivi bella tranquilla nella mia macchina secondo te?”
“Mmh… si ok, hai ragione”, disse arrendendosi.
“Bene, ora chiudi gli occhi che non voglio farti male, per quanto tu non ci creda”

Chiuse gli occhi, si lasciò bendare e si fece portare in macchina. Una volta in macchina cominciarono a parlare come non avevano mai fatto. Non potevano considerarsi amiche del cuore , Emily ed Effy. Erano forse ancora di più che amiche del cuore. Effy era sempre schietta con Emily ed Emily le era molto grata per star di fianco a Naomi quando lei non poteva. Erano una specie di confidenti. Effy conosceva bene Naomi ormai, e tutti i dubbi che la rossa poteva avere sulla loro storia, glieli esprimeva ed Effy era sempre felice di poter aiutarla in qualche modo.

“Lo avresti mai detto che saremmo finite così, cinque anni fa?”, chiese ad un certo punto Emily.
“No”, si limitò a rispondere Effy.
“Mi chiedo cosa sarebbe successo se non avessi perdonato Naomi, se non avessimo ritrovato Cook prima che commettesse un omicidio, se non ci fossimo trasferite a Londra insieme… a volte ho paura che forse tutto questo non sarebbe accaduto. Ma poi mi sveglio e mi prendo a schiaffi, perché questa vita è la miglior vita possibile. Ho una ragazza dal cuore d’oro che si preoccupa ancora per me anche se è lei quella malata. Ho un’amica che nonostante tutte le cazzate che le ho fatto da giovane, mi vuole bene… tu mi vuoi bene vero Effy?”, disse sorridendo alla fine, come per far intendere che scherzava.
“Certo che ti voglio bene, Em. Cavolo! Io senza voi due sarei al ciglio di una strada o forse, peggio ancora, morta a quest’ora”, disse con una vena di nostalgia. “Io voglio un bene assurdo e mi fa strano dirlo perché non sono il tipo che dice queste cose. Ma con la malattia di Naomi mi sembra di dover dire a voce alta tutto quello che penso e provo alle persone perché poi magari non c’è più tempo…”, disse con la voce icrinata.

Emily non poteva vederla a causa della benda, ma era certa che una lacrima le avesse già rigato il viso.

“Potrai sempre contare su noi due Effy. Davvero, sempre”, disse stringendole la mano libera che serviva a cambiare marcia.
Seguirono qualche minuto di silenzio, finché Emily non riprese a parlare.
“Effy… andrà tutto bene secondo te?”
“Em io… io non lo so. Lo spero. Possiamo solo aspettare e vedere come va la cura. Per adesso bisogna solo godersi ogni momento possibile ed immaginabile insieme a lei. Per questo siamo qui”, disse spegnendo la macchina.
“Posso levarmi la bandana?”
“Non ancora bellezza. Adesso apri la portiera e tieniti a me che ti porto io. Tu lasciati guidare”

Emily non capiva dove fosse: c’erano dei rumori di acqua e camminava su un per terra non perfettamente regolare, come potrebbe essere l’asfalto. L’odore che respirava era simile a quello degli alberi ma in qualsiasi parco ci sono gli alberi. Giunse alla conclusione di non avere la minima idea di dove si trovava.

“Ok, adesso te la puoi togliere. Ma non fare un altro passo in avanti o rovinerai tutto”, disse Effy, eccitata.
Emily se la tolse e rimase senza fiato. Strizzò gli occhi più e più volte per controllare di non aver nessun problema alla vista o meno. Guardò poi per terra e c’era una tovaglia, un po’ di legna, dei marshmallow e degli stecchini per infilarceli dentro e farli arrostire. Tutto come quella sera, quando tutto era cominciato. Tutto come la prima volta di Naomi ed Emily. Non ci credeva, Effy non poteva aver fatto tutto quello solo per lei. Era stato un gesto carinissimo da parte sua, ma mancava la parte più importante della scena per ricreare quella magica serata. Mancava Lei.
“Effy  io non so cosa dire”
“Non dire niente allora”, disse Effy sorridendo e accarezzandole un braccio.
“Tutto questo è bellissimo, davvero”, disse quasi sussurrando e facendosi prendere dai ricordi. Ricordava come si era sentita quel pomeriggio e quella notte al lago con Naomi: spaventata. Era così spaventata all’idea di fare qualcosa di sbagliato e di fare andare via la bionda! Ma poi era stata così bene tra le sue braccia che se n’era praticamente dimenticata. Certo, Naomi aveva dovuto fare la scema il mattino seguente e andarsene lasciandola lì da sola, ma se ora ci ripensava non poteva far altro che sorridere.
“Aspetta un attimo”, disse Emily girandosi verso l’amica. “Tu come fai a sapere esattamente come erano disposte le cose e che cosa avevamo portato?”
“Beh, ho le mie fonti”, disse girandosi verso un albero dietro di noi, dal quale spuntò una gamba.
“Eccomi qui!”, disse Naomi reggendosi all’albero per non cadere.

Effy andò a reggerla e urlò un ‘Grazie Dominic! Arrivo subito!’ dove era parcheggiata la macchina.

“Cosa…?”
“Ems io vedo come sei preoccupata per questa faccenda. Non dormi la notte, sei sempre in ansia per cosa potrebbe succedermi, non vivi i momenti che abbiamo a dispozione a casa nostra… così ne ho creato, o meglio ricreato, uno per noi fuori casa! Eri così intraprendente Ems quando eravamo al liceo! Sei stata tu ad invitarmi ad uscire per la prima volta, sei stata tu a baciarmi alla festa di Pandora, sei stata tu ad organizzare il pic-nic… mi mancano quei tempi, Ems”, disse Naomi abbassando lo sguardo sulle loro mani intrecciate.
“Io… è solo che mi sembra di essere inutile. Vorrei davvero che le cose tornassero normali Naoms… solo che ho paura, ecco”, ammise per la prima volta alla ragazza.
“Anche io ne ho ma non possiamo vivere nel terrore che succeda qualcosa, non vivendo questi momenti che per quanto ne sappiamo, potrebbero essere gli ultimi che ci rimangono. Giusto?”
“Giusto”, disse sorridendo tristemente.
“Vieni qui”, sussurrò lasciando la presa di Effy e mettendo le braccia intorno al collo della ragazza. “Sei bellissima, lo sai?”
“Ti posso baciare?”
“Bene, allora io me ne vado. È stato bello, tante care cose, arrivederci”, disse Effy ridendo, voltandosi subito dopo che le due ragazze ebbero cominciato a baciarsi in modo poco casto.
“Ef”, la chiamò Emily.
“No, non ti aiuterò a svestirla”, disse ridendo.
“Grazie mille”, disse sinceramente la bruna, facendo voltare l’amica. “Davvero Ef, grazie. Per tutto”
“Ricorda quelle tre paroline che ti ho detto e capirai perché l’ho fatto”, disse e voltandosi cominciò ad incamminarsi verso Dominic, complice del piano. “Ah, e un’ultima cosa”, disse girandosi di nuovo verso le ragazze che si erano sedute sulla coperta pronte ad aprire il sacchetto di caramelle, “Non pensare che le ridirò spesso, quelle parole. Sono pur sempre Effy Stonem, io”, e se ne andò lasciando le due ridere.

Quella fu la loro serata più bella, una specie di magia le avvolse e il tempo sembrò essere tornato indietro di cinque anni. Nessun problema, nessuna malattia, niente. Solo loro due.

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Capitolo 7
*** L'ospedale ***


 
Dopo quel pomeriggio con Naomi, Emily sembrava aver riacquistato la speranza e l’ottimismo che aveva sempre avuto. Rideva, scherzava e sorrideva sempre quando c’era Naomi non perché dovesse mostrarsi diversa da com’era, ma perché era realmente felice di stare con lei.

La cura sembrava funzionare, anche se ogni mercoledì dovevano rendersi dal dottor Miles per una visita di controllo. Ogni due settimane, Naomi doveva fare le analisi del sangue e tutte le varie analisi per vedere come e se il cancro stesse regredendo.

Però ad Emily qualcosa non tornava. Più i giorni passavano, e più la ragazza sembrava essere fragile, debole. Sembrava stesse piano piano scomparendo. E questo secondo lei non era buon segno.

Una sera, quando Naomi già dormiva, era entrata nella camera di Effy per chiederle cosa ne pensasse.

“Secondo me ci facciamo troppi problemi per niente, Em. La cura sembra funzionare anche meglio di come avesse pensato Miles. È ovvio che Naomi sia stanca o debole, hai visto che cure aggressive che sta facendo?”
“Si, hai ragione. Forse mi preoccupo per nulla… ma e se fosse qualcosa di più grave? Che non avesse a che vedere con il cancro?”, chiese preoccupata Emily. “Il dottore ieri mi ha detto che non è normale che si senta svenire quando si lza o quando fa un movimento un po’ più rapido del solito. Ha detto che sarebbe stato normale se avesse avuto nausea o cose così… ma non male da svenire”
“Senti Em… non lo so, davvero. Secondo me è solo che è un po’ debole anche perché non mangia molto… facciamo così: se la settimana prossima sta ancora così, cheidiamo a Miles di farle delle analisi in più per capire se va tutto bene ok?”
“Va bene, grazie Ef. Ora torno di là… buona notte!”, disse Emily lasciandole un bacio sulla guancia e chiudendo la porta dietro di sé. Non era per niente tranquilla. Aveva un brutto presentimento.
Il weekend arrivò, e Effy invitò il suo capo – nonché attuale ragazzo da ben cinque mesi – a cena a casa loro. Aveva pensato che un po’ di svago avrebbe fatto piacere a Naomi.

Quando il ragazzo suonò alla porta, Naomi, seduta sul divano, chiamò Effy perché andasse ad aprire.

“Dio, possibile che devo fare sempre tutto io qui?”, urlò correndo dal bagno alla porta di casa. Salutò il ragazzo con un rapido bacio e lo presentò alle ragazze.
“Oh mio dio! Ma è la copia di Freddie! E poi Effy ha detto di aver chiuso con quella storia…”, sussurrò in un orecchio Emily alla sua ragazza, abbastanza piano da non farsi sentire dall’amica.

Dopo una mezzoretta e qualche bicchiere di vino, si sedettero a tavola. Naomi non volle essere aiutata, ma quando ebbe un capogiro da farla quasi cadere, dovette accettare l’aiuto della sua ragazza. Effy cercò non incontrare lo sguardo preoccupato di Emily, ma non poté evitare di cominciare a preoccuparsi per le condizioni della ragazza anche lei.

Se la cura funzione  le metastasi stanno scomparendo, perché continua a stare così male?, pensava Effy mettendo in tavolo il pollo arrosto con le patate.

“Stai bene Naoms?”, chiese accarezzandole la spalla Emily.
“Si, credo di sì… Mi sembra di sven…”

Non fece in tempo a finire la frase che se non ci fosse stata la mano pronta di Effy a reggerle la testa, se la sarebbe sbattuta contro il tavolo.

“Chiama l’ambulanza”, disse Effy lasciando il piatto sul tavolo e tirandola su dalla sedia con l’aiuto di Emily.
“Cosa succede? Naomi, svegliati! Cazzo, svegliati!”, disse Emily piangendo cercando di rianimare la ragazza. Aveva temuto questo momento. E ora stava accadendo.
“Emily non mi aiuti così! Prendila che la sdraiamo sul divano finché non arriva l’ambulanza!”, urlò Effy tentando di sollevare la giovane.

Emily era in preda al panico, non sapeva cosa fare.

Non può finire così, pensava guardando Naomi stesa sul divano ancora incosciente. Non puoi lasciarmi, non adesso. Ti prego, svegliati Naomi. Non mi lasciare

Le lacrime uscivano copiosamente dai suoi occhi. Effy la prese e la fece andare in cucina, dopo vari tentativi.

“Sentimi bene. Non sono senza cuore e lo sai, ma adesso devi calmarti, non aiuti nessuno così”, disse dura cercando di contenere le lacrime che, prepotenti, volevano uscire dai suoi occhi.
“TU NON CAPISCI! IO LA AMO! NON PUO’ FINIRE COSI’!”, urlò in preda alla disperazione.
“Si che capisco Emily! Per me è come mia sorella cazzo! C’è stata quando nessuno poteva esserci! Le voglio più bene di quanto non ne voglia a me stessa, chiaro?”, urlò lasciando il via al fiume di lacrime che ormai le aveva già inondato le guancie. “Adesso possiamo solo stare calme e sperare che sia soltanto svenuta… se facciamo le pazze non ci faranno salire in ambulanza, capisci?”

Emily capiva e, cercando di ricacciare indietro le lacrime, annuì.
Il ragazzo aiutò Effy a prendere tutte le cose delle quali avrebbero avuto bisogno in ospedale – cellulari, carica batterie… - e aspettò con loro l’arrivo dell’ambulanza. Una volta arrivate in ospedale, Emily ed Effy non capivano niente di quello che i paramedici stessero dicendo.

“Cos’ha? Ce lo volete dire per favore?!”, chiese quasi supplicando Emily, stringendo la mano della sua ragazza, ancora incosciente.
“I reni hanno ceduto”, disse sbrigativo senza l’ombra di una qualche emozione sul volto uno dei ragazzoni che la stavano portando da qualche parte in ospedale.
“E cosa fate ora?”

Non ricevette risposta, ma le disse di stare indietro che non poteva passare dietro quella porta e che qualcuno presto sarebbe venuto da loro per dirgli tutto quanto.
Emily si dovette sedere ed Effy andò ad abbracciarla, come per farle vedere che lei ci sarebbe stata e c’era anche in quel brutto momento.

“Vedrai che andrà bene, Em”, sussurrò tra le lacrime Effy.
“No… non lo so Effy, non so più niente. Quando arriva quella cazzo di infermiera?!”

Dopo qualche minuto, videro arrivare nella loro direzione il dottor Miles. Subito, entrambe si alzarono di scatto e camminarono velocemente verso di lui. Volevano sapere cosa sarebbe successo a Naomi.

“Cosa succede dottor Miles?”, chiese Emily cercando la mano di Effy per trovare un po’ di sostegno. Quella gliela strinse e le passò avanti e indietro il pollice sul dorso della mano della rossa, cosa che le fece stringere il cuore di tenerezza.
“La signorina Campbell ha avuto un cedimento da parte di entrambi i reni”, sentenziò il dottor con sguardo triste. “Adesso i nostri chirurghi la stanno operando per vedere se riescono a salvarne almeno uno. Se dovesse sopravvivere all’intervento perdendo però tutti e due i reni, dovrà sottoporsi alla dialisi ogni ventiquattro ore. In alternativa, si possono cercare eventuali donatori”
“Se dovesse sopravvivere…?”, chiese Effy dando voce anche ai pensieri dell’amica.
“Questa è un’operazione molto delicata. La vostra amica ha perso già tanti liquidi ed è rimasta incosciente per molto tempo… non sappiamo che danni questo abbia comportato. Molto probabilmente si riprenderà e già domani pomeriggio potrete vederla, però dovete sapere che c’è anche un’altra alternativa meno bella. È il mio dovere informarvi di tutto”
“Effy… Naomi non morirà vero?”, chiese Emily come se fosse tornata ad avere cinque anni. Sembrava così spaventata che Effy ebbe l’impulso di abbracciarla e di dirle che sarebbe andato tutto bene. Ringraziò il dottor Miles, comprò una bottiglietta d’acqua per Emily e si sedette di fianco al suo ragazzo.
“Mi dispiace per com’è andata a finire la serata… ma mi fa piacere che tu sia qui. Mi dai il sostegno che devo dare ad Emily”, disse Effy stringendogli la mano.
“Non ti preoccupare, sono felice di poterti stare vicino quando ne hai bisogno”, disse lui dandole un bacio sulla fronte. “E poi non sei più solo tu ora”, gli disse sorridendo dolcemente accarezzandole la pancia.

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Capitolo 8
*** Notizie ***


Passarono le ore, e di Naomi ancora nessuna notizia. Emily intanto si era calmata, aveva bevuto un po’ d’acqua e ogni dieci minuti andava a chiedere all’infermiera se ci fossero novità sulla sua ragazza. Verso le due del mattino, videro il dottor Miles arrivare in sala d’aspetto.

“Ci sono novità?”, chiese Effy.
“Si. Naomi ce l’ha fatta e ora è in sala di rianimazione. L’effetto dell’anestesia svanirà tra qualche ora, quindi direi che domani verso le otto potrete vederla”, disse quasi sorridendo.
“Oh mio dio…”, sussurrò Emily portandosi le mani alla bocca e cominciando a piangere dalla felicità. Fu Effy questa volta a stringerle la mano e a sorriderle.
“Però i reni sono entrambi andati. Dovremo trovare un donatore compatibile con le sue caratteristiche, cosa non facilissima visto che il suo gruppo sanguigno è quello più raro”
“Va bene. Cosa pensa sia meglio fare, dottore?”, chiese Effy.
“Sarebbe opportuno sentire qualche parente. Di solito la madre o il padre sono possibili donatori”, sentenziò Miles.

Parenti.

A quelle parole, sia Effy che Emily si sentirono morire. Chiamare la madre di Naomi – perché il padre ancora non si era capito chi fosse – voleva dire riaprire ferite mai state veramente chiuse. Voleva dire rivivere momenti del passato che Naomi ed Emily avevano pensato ormai appartenenti al passato.

“Va bene, ci penseremo. Grazie mille dottor Miles, a domani!”, disse Effy cercando infondere ad Emily un po’ di tranquillità accarezzandole il braccio.
“Cosa vuol dire ‘sentire qualche parente’, Effy? Non vorrà che chiamiamo la madre di Naomi, vero?”, chiese Emily una volta seduta sulle sedie di ferro della sala d’aspetto.
“Si, Em. Lo so che per voi sarà difficile. Ma guardala in una prospettiva diversa: adesso siete insieme, ci sono io, siete adulte e avete i vostri lavori e la vostra casa. Non può più farvi niente”
“Magari non può sbatterci fuori casa Effy, certo, ma cosa ne dici delle parole che potrebbe dire? Ti ricordi come ha mandato via Naomi? Le ha detto che era malata Effy. Naomi non se lo aspettava da lei, era sempre stata molto aperta con le diversità. Sempre che non si trattasse di sua figlia, certo”, disse Emily quasi arrabbiandosi.
“Lo so Em, lo so. Però è l’unica alternativa che abbiamo. E poi non sappiamo neanche se la madre di Naomi vorrà sottoporsi all’intervento. O anche solo donare un rene a sua figlia”, ammise Effy a bassa voce.

Calò un silenzio di tomba tra le due sedute nella sala d’aspetto. L’unico rumore che potevano sentire erano i telefoni che squillavano e le ambulanze che ogni tanto arrivavano trasportando persone messe in condizioni pessime.

Emily guardò l’orologio: le due e un quarto. Non le era sembrato essere passato così tanto tempo da quando erano arrivate. Non voleva pensare, così appoggiò la testa sulle ginocchia dell’amica e si allungò sulla sedia di fianco alla sua, portandosi le ginocchia al petto. Non era proprio comoda, però con Effy che le accarezzava la testa trovò la sicurezza che stava cercando.

“Vedrai che si sistemerà tutto”, sussurrò Effy spostandole una ciocca di capelli che le era caduta sul viso.
“Speriamo”, disse e si addormentò così, cullata dalla persona che soltanto cinque anni fa non conosceva quasi neanche.

Quando si risvegliò, si accorse che Effy non era più lì con lei, ma che al posto c’era la sua giacca messa a mo’ di cuscino. Si domandò dove potesse essere andata, ma non fece in tempo a prendere il cellulare per chiamarla quando la vide tornare con due tazze di caffè e un pacchetto di biscotti.

“C’era solo questo alla macchinetta”, disse Effy sedendosi vicino a lei e dandole il suo caffè. “L’infermiera ha detto che tra poco Naomi si sveglierà e che potremo vederla”, aggiunse con un sorriso confortante.
“Dio grazie”
“Non c’è bisogno, in fondo ti ho solo portato un po’ di caffè e dei biscotti”, disse facendo un sorrisetto da sbruffona, proprio uno di quelli della vecchia Effy Stonem che conoscevano tutti.
“Ah-ah, che ridere”, disse Emily ridacchiando. Non poté però non ammettere a sé stessa che Effy era una della poche, forse l’unica delle sue amiche che la facesse distrarre anche nei momenti più tristi e bui.

Finirono il caffè, mangiarono qualche biscotto ed Emily si rese conto della mancanza del ragazzo di Effy.

“Doveva andare al lavoro, oggi abbiamo una riunione abbastanza importante”
“E tu non vai?”
“Ma ti sembra che possa andarci? Devo portare il caffè ad una ragazza che si addormenta sulle sedie dell’ospedale! Mi sembra molto più importante di una stupida riunione!”, scherzò Effy ricevendo come risposta un leggero pugno sulla spalla.
“Si è svegliata, se volete potete venire”, disse l’infermiera sbucando fuori dal corridoio che portava alle camere dei pazienti operati da poco.

Emily ed Effy si alzarono all’unisono, presero tutte le loro cose e seguirono la signora verso la camera di Naomi.

“Come sta?”, chiese Emily preoccupata.
“Bene. La terremo in osservazione ancora fino a domattina, in caso abbia qualche problema durante la notte. Però, fino a che non si trova un donatore dovrete venire qui ogni giorno per la dialisi”, disse l’infermiera senza girarsi continuando a camminare nel lungo corridoio. “Ho saputo che sta facendo la cura del dottor Miles contro il cancro, vero?”

Emily ed Effy annuirono.

“Si ma stava finendo. Le mancavano solo più tre sedute. Il dottore ha detto che stava migliorando velocemente e che le metastasi erano quasi del tutto sparite”, disse Emily.
“Allora forse la possiamo tenere finché non finisce le sedute. In caso l’organismo dovesse cedere. Così siamo subito pronti ad intervenire”
Arrivate nella stanza della ragazza, Emily corse subito da lei.
“Amore, come stai? Sono io”, disse vedendo che Naomi aveva gli occhi chiusi. Li riaprì subito appena sentì la voce di Emily e le strinse la mano. “Pensavo di non rivederti più”, aggiunse cercando di controllare le lacrime che spingevano contro il muro che aveva cercato di innalzare.
“Sto bene ora”, disse con la voce rotta, probabilmente a causa della secchezza della gola.
“Cazzo Naomi mi hai fatto prendere un colpo!”, si intromise Effy passando dall’altro lato del letto.
“Volevo soltanto farvi distrarre dalla routine”, scherzò l’ex-bionda.
“Ti amo così tanto, non farlo mai più”, disse Emily baciandola piano sulle labbra. “Forse ora dovresti riposare”, disse accarezzandole la guancia.
“Mmh ok…”, sussurrò Naomi con gli occhi già quasi chiusi.

Le due si alzarono e fecero per uscire dalla stanza quando furono fermate dalla voce della ragazza.

“Effy, grazie per prenderti cura di Emily”
“Ormai è il mio lavoro. O sei tu o è lei, non sarò mai più libera!”, scherzò Effy facendo gesti teatrali.
“Ci vediamo dopo, piccola. Ti amo”, disse Emily a Naomi.
“Ti amo, a dopo”

Nessuna delle due accennò al fatto che avrebbe probabilmente dovuto chiamare la madre in quei giorni e avrebbe anche probabilmente dovuto risentire tutte le cattiverie che le aveva detto più e più volte quando viveva con lei.
Ma non era importante, non ancora. Adesso l’importante era che Naomi stesse bene e che fosse ancora con loro.

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