The Spheres' Melody

di Cinziart_96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap-00: Prologue ***
Capitolo 2: *** Cap-01: A beautiful draw ***
Capitolo 3: *** Cap-02: When he calls your name ***
Capitolo 4: *** Cap-03: Strange dream ***
Capitolo 5: *** Cap-04: Dangerous actions ***
Capitolo 6: *** Cap-05: Doctor Who? ***
Capitolo 7: *** Cap-06: Trust me ***
Capitolo 8: *** Cap-07: They laught at you ***
Capitolo 9: *** Cap-08: The Devourer of Worlds ***
Capitolo 10: *** Cap-09: Experiences ***
Capitolo 11: *** Cap-10: Spheres of Fire ***
Capitolo 12: *** Cap-11: No more ***
Capitolo 13: *** Cap-12: Water drops ***
Capitolo 14: *** Cap-13: Skasis's Paradigm ***
Capitolo 15: *** Cap-13.05: Immaginate ***
Capitolo 16: *** Cap-14: Green Diamonds ***
Capitolo 17: *** Cap-15: Telepathic ***
Capitolo 18: *** Cap-16: Rescues ***
Capitolo 19: *** Cap-17: Glamour ***
Capitolo 20: *** Cap-18: Coke, tea, coffee ***
Capitolo 21: *** Cap-19: Proposal ***
Capitolo 22: *** Cap-20: The Parallel Universe ***
Capitolo 23: *** Cap-21: It's a huge lindor! ***
Capitolo 24: *** Cap-22: Scottex to the head ***
Capitolo 25: *** Cap-23: Renaissance ***
Capitolo 26: *** Cap-24: Night in white ***
Capitolo 27: *** Cap-25: No nothing ***
Capitolo 28: *** Cap-26: Confusion ***
Capitolo 29: *** Cap-27: Like a Scorpion ***
Capitolo 30: *** Cap-28: I want to go home ***
Capitolo 31: *** Cap-29: The Prophecy ***
Capitolo 32: *** Cap-30: Mind's Game ***
Capitolo 33: *** Cap-31: Mists of terror ***
Capitolo 34: *** Cap-32: Death’s prison ***
Capitolo 35: *** Cap-33: Links ***
Capitolo 36: *** Cap-34: Right or Wrong ***



Capitolo 1
*** Cap-00: Prologue ***


Prologue
 
Lara sembrava, sotto ogni punto di vista possibile, una persona perfettamente normale.
Andava al liceo come tutte le ragazze della sua età, ascoltava la musica, disegnava e inventava racconti. Un po' come le sue due più care amiche, Iris e Alexandra.
Forse era proprio a loro che, nel bene e nel male, non avrebbe taciuto nulla su ciò che  le passava per la mente.
O forse qualcosa c'era in realtà.
Le era capitato improvvisamente, come il flash di una macchina fotografica, e lei aveva sbattuto più volte le palpebre, cercando di ritornare al presente. Ancora non lo sapeva con certezza ma le sembrava di aver visto, proprio di fronte a sé, il volto di un uomo.
Le aveva sorriso e poi tutto era scomparso così com'era iniziato, in un battito di ciglia.
Ci stava ripensando anche adesso, seduta tra le sue amiche al banco di scuola. Era un sorriso sincero quello dell'uomo, eppure le sembrava anche molto triste e stanco, malgrado l'età che dimostrava.
-Lara?-
Lei si riscosse.
-Cosa?-
-Cos'hai oggi? Non dici nulla da tutta la mattina!-
Fu quasi tentata di dirglielo. In fondo era la sua amica Iris...non una sconosciuta!
All'ultimo ci ripensò.
-Non lo so. Sto pensando.-
-A cosa?- chiese Alexandra intromettendosi nel discorso. -Una nuova storia?-
-No... non sono in vena di inventare. Non oggi perlomeno.- spiegò Lara. -Stavo solo pensando a...-
-Voi tre signorine là in fondo! Cos'avete di così importante da dirvi?-
La prof. di arte. Se non c'era un perfetto silenzio nell'aula iniziava a dare di matto.
-Stavamo solo discutendo sul Palazzo Te. Non capivamo l'importanza dei pareri di Vasari.- rispose subito Lara, sperando che la scusa reggesse.
-Allora la prossima volta discutine con tutta la classe.-
-Va bene prof.-
Iris sorrise. -Non potevi semplicemente scusarti?- sussurrò appena l'insegnante riprese a parlare.
-Sarebbe stato troppo scontato.-
-Allora... a cosa pensavi?- riprovò Alex, voltandosi verso l'amica.
-Mi è successo questa mattina, appena uscita di casa.- disse tenendo sempre sotto controllo la prof. -Ho avuto come una visione... un uomo che mi sorrideva.-
-Oh. Porca. Miseria.-
Lara si voltò verso Iris, che la guardava mezza sconvolta.
-Cosa?-
-Mi è successa una cosa molto simile...-
-Anche a me.- intervenne Alex, smettendo su due piedi di prendere appunti.
-Come...non puoi, cioè non potete aver visto la stessa cosa che ho visto io...!-
Iris scosse la testa. -Chi era l'uomo?-
-Non lo so. Ci stavo pensando ma non mi sembra di averlo mai visto.-
-Com'era?- chiese Alex sussurrando.
-Beh...era moro e aveva un simpatico ciuffo di capelli rivolto all'insù. Gli ho visto solo il viso...-
-Idem.- disse Alex e Iris annuì poco dopo.
-Io l'ho visto alzare un braccio però non ho capito il perché.-
-Perché voleva salutare.- spiegò Alex con lo sguardo perso nel vuoto.
-E' quello che hai visto tu?- chiese Iris.
Fu Alexandra ad annuire questa volta.
-Tutto questo è...inquietante.- disse Lara, appoggiandosi allo schienale della sedia.
-No, signorine. Tutto questo chiacchiericcio è rumoroso!-
Le tre ragazze sobbalzarono alla voce della prof. Che chissà come, si era spostata proprio di fianco a loro.
-Ci scusi prof....noi non...-
-Non voglio sentire scuse! Voglio il vostro completo e totale SILENZIO!!- sbraitò.
Per precauzione, nessuna delle tre disse un' altra parola prima del suono della campana.
 
*   *   *
 
-Quindi, ricapitolando: Lara ha visto l'inizio, Iris la parte centrale e io il finale dell'azione di quest'uomo che nessuno di noi conosce.- disse Alex contando i passaggi sulle dita.
Le altre due annuirono.
-Avete sentito qualche rumore?- chiese poi, scarabocchiando qualcosa su un foglio.
-Io no.- rispose sicura Lara.
-Nemmeno io.-
-Lo stesso vale per me...però era strano perché c'era un rumore di sottofondo, come di...-
-Di silenzio e musica insieme.- concluse Lara assorta.
-Già. Peccato sia durato così poco...- disse Iris. Poi aggiunse. -Che noia.-
Sicuramente si riferiva a storia. Per quanto la prof. fosse prolissa e noiosa, lasciava almeno chiacchierare gli studenti. Ovviamente le tre ragazze usufruirono della sua ora.
-Secondo voi è il caso di preoccuparsi? Insomma... abbiamo visto tutte la stessa persona. Non credo sia una cosa normale...- chiese Lara, giocherellando con la sua gomma per cercare di mantenere la calma.
-Magari è una coincidenza.- propose Iris abbastanza tranquilla.
-Non saprei...però è molto strano.- disse Alex. -Forse è meglio dimenticarci per il momento della cosa.-
Lara annuì e iris distolse lo sguardo dalle amiche, ripensando a chi poteva essere quella strana persona. Però più ci pensava più si convinceva che non la conosceva, quasi non fosse esattamente ciò che sembrava.
 
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Note Autrici:

Luogo: Teatro
Tempo: Ora e subito (anche perché siamo in ritardo...)
 
*Appare un Dottore selvatico sul palco*
Dottore: *Rivolto a qualcuno dietro le quinte* ... Ma adesso? Siete sicuri? ... Ah, okay. Sì, sì, ho capito che devo presentare la storia! Va bene, va bene!
*Si guarda intorno soppesando le parole che sta per dire*

Dottore: Allora! Siete seduti comodi? Anche lei, signorina là in fondo! Mi sente bene? Beh, con quelle orecchie paraboliche sarebbe paradossale che non mi sentisse. Dunque. Una presentazione, eh? Volete una presentazione alla storia che state per leggere. Che gente che c'è in giro... *Scuote la testa*
Un tipo da dietro le quinte: Ma la smetti di blaterare a caso?! Inizia questa cavolo di introduzione!!
Dottore: Okay, okay. Presentazione. Pre-sen-ta-zio-ne. Presentazione! Presentazioneoneoneone!
*Si sente un trambusto poco rassicurante dal retroscena e una padella selvatica colpisce in pieno il Signore del Tempo prima di cadere a terra*
Dottore: AHIA!! Ma siete pazzi?!
Il tipo di prima da dietro le quinte: Evita. Di. Perdere. Altro. Tempo. Perché la mia pazienza ha un limite!
Dottore: ...Questa storia...Sniff...è stata scritta da Gallifrey_96 con la partecipazione di Yuki Satou e Fluffyjpeg. *Si massaggia la testa, cercando di ritrovare un po' di allegria* Niente. Questo è tutto. *Sbircia dietro le quinte e improvvisamente ricomincia a parlare*
Ma in realtà... ci sono molte, anzi moltissime altre cose da dire...
Il tipo dietro le quinte: *Rinfodera il bazooka*
Dottore: Per esempio una cosa che probabilmente vorrete sapere è che in questa storia ci sono anche io! Sì, è vero, all'inizio non ci sono ma poi arrivo, non preoccupatevi.
*Il tipo dietro le quinte entra sul palco affiancando il Dottore*
Il tipo: Sai vero che hai una scaletta da rispettare? Possibile che tu debba rendere tutto più complicato?
Dottore: Ma che noia che sei! Adesso dico tutto, ma poi non lamentarti se risulto noioso. *Incrocia le braccia*
Il tipo: Basta che ti muovi. *Se ne va*
Dottore: *Da un paio di colpi di tosse, si sistema la cravatta e si ravviva un momento i capelli poi, con tono teatrale, inizia finalmente la presentazione*
Buongiorno e buonasera carissimi lettori di tutte le età e specie! Quella che sto per presentarvi è una storia che saprà coinvolgervi, saprà farvi sorridere e piangere, saprà rendervi partecipi a concetti così lontani dal vostro modo di pensare che alla fine guarderete il mondo da un'altra prospettiva. L'autrice, Gallifrey_96 con la lieta collaborazione di Yuki e Fluffy, vi porterà per un po' di tempo lontani dalla vostra sedia, dal vostro computer, lontani da casa vostra, lontani dalla Terra, lontani anche dal Sistema Solare. Ma state tranquilli, perché non vi perderete. Sarete sempre con Lara, Alex e Iris che, gratuitamente, vi saranno accanto per raccontarvi la loro storia e i loro pensieri nei confronti di Universi in procinto di morire per sempre.
*Pausa d'effetto*
Ricordatevi però di una cosa. Questa storia è il seguito di 'Dottore, abbiamo un problema' quindi se non volete perdervi nessun passaggio vi conviene leggere prima quella fanfiction! Le autrici mi hanno assicurato che si capisce anche senza averla letta, però nel caso in cui, in alcuni capitoli, si facessero riferimenti alla prima storia, mi preoccuperò di segnalarvelo. ^_^
*Si rivolge al tipo dietro le quinte* Va bene? Adesso posso andare? ...Ooh, finalmente!
*Si piega in un inchino rivolto al pubblico*
Mi raccomando, fate sapere all'autrice cosa ne pensate. Ne vale della sua autostima e soprattutto della qualità e completezza dei capitoli a seguire!
Al prossimo capitolo! ALLONS-Y!!
 

*Il sipario si chiude con uno scroscio di applausi registrati*




La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 2
*** Cap-01: A beautiful draw ***


A beautiful draw
 
La seconda occasione per rivedere quel volto simpatico si presentò inaspettatamente a qualche giorno di distanza dalla prima.
Iris, la ragazza dai capelli lunghi e scuri, stava tornando a casa in pullman dopo aver trascorso come ogni mercoledì, cinque esasperanti ore di scuola. Si era accaparrata un posto a sedere e ascoltava la musica, pensando a cosa avrebbe fatto appena tornata. Forse aveva intenzione di leggere o scrivere, sicuramente non studiare dato che non aveva nessuna verifica di lì a qualche giorno. Comunque sia, tutti suoi pensieri si bloccarono improvvisamente quando, guardando fuori dal finestrino, non vide la strada ma l'uomo di qualche giorno prima che si avvicinava a lei e allungava un braccio per poi svanire improvvisamente.
Il respiro della ragazza si fece più accelerato, mentre il cuore le martellava furioso nel petto.
Era ancora la stessa persona, si disse cercando di mantenere la calma, non è successo niente. Era soltanto un'immagine.
Solo quando si fu completamente calmata, Iris riprese quel breve ricordo.
L'uomo questa volta non sorrideva. Sembrava anzi, particolarmente preoccupato. E quel suo gesto... come a cercare un contatto, la spaventava.
Sapeva che non era reale. Non poteva vedere o immaginarsi le persone. A che scopo poi? E forse non era l'uomo che la spaventava, quanto a capire come e perché era successo ancora. Si sentiva estremamente vulnerabile, come se qualcosa cercasse di manipolarle la mente e, cosa peggiore, ci stava riuscendo.
Scese dal pullman e si incamminò lentamente verso casa. Avrebbe chiamato sia Alex che Lara il prima possibile. Doveva assolutamente parlarne con qualcuno. 
 
*   *   *
 
Chiamò Lara verso sera, dopo aver rinunciato definitivamente a fare una qualsiasi altra cosa.
-Pronto? Sono Iris.-
-Ciao! Ho come la sensazione che stai per raccontarmi della visione.- disse la voce dell'amica dall'altra parte dell'apparecchio.
-Già...quindi è successo anche a te?-
-Sì. E anche ad Alex. L'ho chiamata poco fa. Ma per capirci qualcosa abbiamo bisogno anche dell'ultimo tassello.-
Iris prese un respiro profondo e raccontò, cercando di aggiungere più dettagli che riusciva che riusciva a trovare.
-Ho capito...ora ti racconto la nostra visione. Credo che questa volta la parte iniziale l'hai vista tu.-
-Rassicurante...-
Lara tossicchiò prima di raccontare.
-Allora...dopo quello che hai visto tu, Alex ha detto che l'uomo ha aperto la bocca come a voler dire qualcosa, però lei non ha sentito nulla. E io, che ho visto il finale, ho sentito... non so come, ma l'ho sentito appoggiarmi una mano sulla spalla.-
-Ma è...impossibile!-
-Lo so, non farmi sentire un'idiota, Iris.-
-Scusa... però è solo un'immagine...! Come hai fatto a 'sentirlo'?-
-Boh, però ti assicuro che è stato reale. Come se fosse davanti a me.-
Iris non rispose, ragionando un momento.
Che fossero impazzite era fuori questione. I discorsi che stavano facendo erano più che lucidi.
-Pronto?-
-Sì, sono qua. Stavo pensando che forse vuole dirci qualcosa...-
-Già, appunto. Ma cosa, se non riusciamo nemmeno a sentirlo? E poi è per troppo poco tempo...-
-A me è sembrato di più questa volta.- disse Iris sicura.
-Dici? Io non ci ho fatto molto caso. Ero troppo sconvolta da quello che mi ha fatto.-
-Ne sono certa. Era più tempo.-
-Okay, va bene, ti credo.-
-E... tu ne hai parlato con qualcun' altro?-
Iris trattenne il fiato, non molto sicura di voler sapere la risposta.
-No, no. Finché non sono sicura almeno di qualcosa nessuno saprà niente da me.-
-Idem.- disse Iris sospirando.
-E adesso che si fa? Insomma...devo confessarti che questa cosa mi spaventa abbastanza.-
-Non lo so. Ma tecnicamente non possiamo fare nulla. Le visioni non dipendono da noi, no?-
-...Forse no. Ma allora perché a noi?-
La ragazza scosse la testa, sedendosi poi sul letto della sua camera.
-Non saprei.-
-Oh, giusto! Mi sono dimenticata di dirti che Alex sta provando a disegnarlo, così magari ci viene in mente chi è!-
-Ho capito. Domani me lo farà vedere, allora.-
-Già. Senti... devo andare. Buona cena!-
-Anche a te, a domani!-
-Ciao ciao!-
Iris staccò il cellulare dall'orecchio e premette il tasto rosso per concludere la chiamata.
Si sentiva alquanto scombussolata.
Il cuore non la smetteva di correre impazzito e l'immagine di quello strambo uomo le occupò i pensieri per tutta la serata e la mattina seguente quando incontrò Lara sul pullman.
Lei si tolse l'unico auricolare che le pendeva dall'orecchio e spense l' MP3, arrotolandoci attorno il cavo.
-Ciao!-
-Ciao! Come va?-
-Male, dato che stiamo andando a scuola... ma per il resto okay.-
Lara annuì leggermente, cercando al contempo un appoggio per non cadere a terra.
-Oggi è una giornata abbastanza leggera...-
-Sì, ma abbiamo il pomeriggio.- disse Iris, lapidaria.
-E va beh, però! Io cercavo di tirarti su il morale!-
L'amica scosse la testa.
-Non sprecare tempo. Io sarei stata a casa oggi.-
-E cosa ti ha fatto cambiare idea?- chiese Lara sbilanciandosi in avanti per far passare una vecchina stracolma di borse che per poco non le finì addosso.
-Oltre a mia madre che ogni giorno mi sveglia urlandomi nelle orecchie?-
Lara sorrise in risposta.
-Beh oltre a questo direi il fatto che volevo stare con te e Alex. E devo vedere il disegno.-
L'amica alzò un sopracciglio.
-Che disegno?-
Iris corrugò la fronte, scuotendo la testa.
-Il disegno! Quello di cui mi hai parlato ieri sera!-
Lara la guardò perplessa.
-Non ho capito di cosa stai parlan...Ah! Quel disegno!- disse infine, illuminandosi.
-Eh, buongiorno Lara! Dormito bene?-
-Sì, sì...certo.-
Le due amiche chiacchierarono fino a quando, arrivati alla fermata della scuola, sul pullman salirono i soliti due controllori.
-Eh no, però!- disse Lara quando, dopo cinque minuti buoni, uscì dal bus. -Non possono chiederci l'abbonamento sempre e solo quando dobbiamo scendere!-
Iris si limitò a lanciare un'occhiata afflitta mentre si caricava la borsa sulle spalle e prendeva in mano la cartelletta, pronta, si fa per dire, ad affrontare la mattinata.
 
*   *   *
 
-Ecco, guardate qua.- disse Alex prendendo in mano un foglio di carta. -Questo è quello che ne ho ricavato.-
Iris e Lara avevano aspettato impazientemente l'arrivo della loro amica per vedere il disegno che tanto desideravano vedere. E ora finalmente era davanti a loro.
Il foglio era quasi interamente occupato dal viso dell'uomo che aveva riempito la loro mente da lì a qualche giorno. Il disegno era a pura linea ma si capiva perfettamente ogni dettaglio: il naso un po' sporgente, le guance infossate e gli occhi vivaci che osservavano lo spettatore.
-E'... perfetto.- disse Lara. -E' proprio uguale.-
Iris annuì.
-Grazie... non è stato facile ma sono abbastanza contenta del risultato.- disse Alex, tirando fuori l'astuccio e un quaderno. -Mancherebbe il colore... ma non ho voluto combinare pasticci.-
-Lo coloro io.- si propose Lara, sempre guardando il disegno.
-Io ho chiaro il contesto. Se volete disegno lo sfondo.- disse Iris tracciando delle linee invisibili con il dito.
-Per me va bene. Forse i colori ci aiuteranno a capirci qualcosa.-
 
*   *   *
 
Alex tentò in tutti i modi che conosceva di convincere Lara e Iris ad alzare la testa dal suo disegno e seguire almeno per dieci secondi la lezione, ma tutto fu sostanzialmente inutile.
Non che lei stesse realmente seguendo ma almeno ogni tanto scribacchiava qualche appunto.
La sua mente era altrove, persa nei ricordi. Non riusciva a capire perché tre ragazze avevano visto una persona che nemmeno conoscevano. Non aveva un senso logico, e lei di logica ne sapeva qualcosa. Era riuscita a risolvere un sacco di enigmi e la sua era diventata una passione fin da piccola. Ma questo...questo era  un mistero anche per lei.
Rimase un attimo a pensare alla sua ultima visione. Aveva visto l'uomo voltarsi e aprire la bocca. Fu solamente un attimo e lei non era riuscita a cogliere quello che le voleva dire.
Sempre ammettendo che stava parlando con loro.
Alex si bloccò un attimo con la penna in mano, riflettendo su ciò che aveva appena pensato.
E se non stava parlando con loro?
La ragazza riccia si voltò verso le amiche, cercando la loro attenzione.
-Ragazze credo che... Oh!-
Alex si bloccò di colpo, osservando il disegno quasi completamente colorato.
-Ti piace?- chiese Lara senza guardarla, continuando a sfumare il colore del tessuto scuro della giacca gessata dell'uomo.
-E' bellissimo!- esclamò con un tono di voce forse un po' troppo alto.
-Ragazze, là in fondo! Silenzio per favore.-
Dopo essersi scusata con il prof di matematica, Alex aveva ripreso a parlare sussurrando.
-E' meraviglioso! Sembra vero!-
-Caspita... e io che pensavo...-
-Hai visto che va bene?- disse Iris incrociando le braccia. -E' da due ore che te lo ripeto!-
-Lo so ma...- Lara mordicchiò la parte terminale della matita colorata. -Volevo renderlo un po' più vivo. Devo solo capire come.-
-A me sembra perfetto.- controbatté Alex.
-Pure a me. Casomai quando hai finito lo ritocchi.- consigliò Iris.
Lara sorrise sgargiante.
-Hai ragione!- disse riprendendo in mano la matita e continuando a colorare.
-Allora Alex, cosa volevi dirci?- chiese Iris.
-Cosa volevo...Oh sì! Stavo pensando...e se in realtà quest'uomo non sta parlando con noi?-
Iris la guardò in modo strano e Lara fermò un tratto di matita a metà strada.
-Cosa intendi?-
Alex prese un respiro profondo e iniziò a esporre ciò che le era venuto in mente.
-Noi abbiamo dato per scontato che sta cercando di parlare con noi, ma forse non è così.-
-Ma non ha senso!- disse Lara appoggiando la matita sul banco. -Che senso avrebbero altrimenti le nostre visioni?-
-Sto solo facendo un'ipotesi.- riprese Alex controllando che il prof non la sentisse. -Pensa se ci fosse una sorta di collegamento tra quello che sta succedendo a lui e noi. Magari noi stiamo soltanto assistendo ad una scena.- spiegò.
-Tipo un film.- disse Iris appoggiandosi al muro dietro di lei. -A quel punto noi saremmo solo degli spettatori.-
Lara fu costretta a rivalutare le proprie idee mentre completava la giacca con le ultime ombre scure.
Le sembrava davvero molto strano ma non era un'ipotesi da scartare a priori. Del resto tutto poteva essere giusto e in egual modo sbagliato. Sospirando, appoggiò la matita nera e osservò il lavoro finito. Doveva ammettere che le piaceva; eppure, si disse, manca qualcosa.
I suoi occhi vagarono alternativamente dal disegno alla scatola di matite per cercare il colore che voleva. Alla fine lo trovò. Lentamente lo prese in mano e ritoccò gli occhi, alcune parti del viso e i capelli, per rendere tutto più luminoso.
A lavoro terminato ripose la matita bianca al suo posto e si allontanò dal disegno per averne una visuale d'insieme. Iris diede voce ai suoi pensieri.
-Lara... è stupendo!- disse emozionata.
-Non posso che darti ragione...-confermò Lara toccando un braccio di Alexandra per avere la sua attenzione.
La ragazza si girò verso di lei, assente. Non era riuscita a seguire niente della lezione e si stava annoiando a morte. Ma la sua espressione cambiò radicalmente dopo aver visto il disegno finito e colorato. Aprì la bocca un paio di volte e altrettanto la richiuse, senza sapere cosa dire.
-Allora?- chiese Lara, fissando l'amica con insistenza. -Ti piace o no?-
Finalmente Alex riuscì ad articolare una frase.
-Caspita Lara, è bellissimo!-
Sul volto della ragazza si aprì un lungo sorriso.
Le tre amiche rimasero ad osservare il disegno per un bel po', cercando di capire chi fosse quello strano uomo che le osservava dal foglio.
Come si erano aspettate non ne vennero a capo di nulla, ma almeno avevano qualcosa da consultare. Alexandra aveva appuntato tutto quello che avevano visto su una scaletta ordinata, accompagnata da piccole scene come illustrazioni.
 
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Note Autrici:
 
Luogo: Teatro
Tempo: Siamo anche in anticipo!
 
Dottore: *sale sul palco guardandosi intorno* Ah eccovi qua gente! Cavolo, per un momento ho pensato che non si sarebbe fatto vivo nessuno. E, non per dire, ma io avrei anche del lavoro da fare. Sapete, mondi da salvare, la Terra ha sempre attirato molta attenzione su di sé; talvolta anche sgradita. Ma… voi ora siete qua! Salve! *saluta con la mano, sorridendo*
*prende in mano dei fogli da una tasca interna della giacca e li legge super-velocemente*
Dottore:  Ah sì. Non male come capitolo. *W* Avete visto come sono fotogenico anche nei disegni?
Il solito Tipo del retroscena: *entra in scena* Dacci un taglio con questo narcisismo e concludi le note. >:( La gente ha altro di meglio da fare che stare a sentire te. >:(
Dottore: Oh andiamo! Chi vuole che me ne vada alzi una mano… o un tentacolo o qualsiasi altra cosa abbia.
*cri cri… cri cri…*
Dottore: Hai visto? Quindi ora vattene e lasciami finire. *spinge via dalla scena il Tipo* Dicevamo! Avrete sicuramente intuito che la persona del disegno sono io. E sono sempre io che compaio nelle menti delle tre ragazze.
…A proposito! Mi hanno detto di dirvi, cari lettori, che sono felicissime di tutte le visualizzazioni ricevute e in particolar modo dei commenti. *abbassa la voce, assumendo un tono confidenziale* E, detto tra noi, appena hanno letto la prima si sono messe a saltellare in giro per la casa, ridendo e urlano “RECENSIOOONEEE!!”  …Non è stato un bello spettacolo. Anche se per loro è stato un vero piacere riceverla, per me non è stato bello essere stritolato dai loro abbracci estasiati. *rabbrividisce, scrollando le spalle*
Detto ciò… spero che l’autrice non vi abbia annoiato. Questi sono solo i primi capitoli introduttivi, non dicono molto, in realtà. Vi chiedo solo di essere pazienti, date loro un po’ di fiducia e arriverà a brave il momento in cui tutto avrà un senso… anche per me.
Ma, per ora… a prossimo aggiornamento! ALLONS-Y!
 
*scroscio di applausi*
 

 La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 3
*** Cap-02: When he calls your name ***


When he calls your name
 
Alexandra, come tante altre notti prima di quella, non riusciva a dormire. Era sdraiata sul suo letto, gli occhi chiusi, le braccia strette attorno al corpo, ma non dormiva. Non ancora.
Per quanto cercasse di non pensare a nulla, i suoi pensieri andarono allo strano uomo della visione.
Era passato un giorno intero e non era successo niente. Nessuna immagine, nessun rumore, come se non ci fosse mai stato. Un fantasma nelle loro menti.
Un brivido le percorse la schiena e Alex si rigirò tra le coperte, cercando di non rompere il sonno leggero della sorella che dormiva sotto di lei. Per una volta, forse l'unica, avrebbe tanto desiderano averla accanto per dormire insieme.
La ragazza si passò una mano tra i capelli chiari, girandosi poi su un fianco. Chiuse forte gli occhi pensando ironicamente a qualche pecora che saltava, assonnata, uno steccato. Non seppe nemmeno lei come, ma una decina di pecore dopo si addormentò.
La pace non durò molto purtroppo.
Qualche minuto dopo, infatti, Alex era di nuovo sveglia, la fronte sudata e qualche brivido a percorrerle le braccia, che a malapena la sorreggevano sul materasso.
Era successo. Ancora.
L'uomo misterioso le aveva fatto ancora visita. E l'aveva svegliata.
Alex prese un respiro profondo a occhi chiusi per cercare di calmarsi e riafferrare la visione che aveva appena avuto. Ormai, si disse, di dormire nemmeno a parlarne.
Cercando di respirare il più tranquillamente possibile, la ragazza si sedette a gambe incrociate sul letto e ripensò alla scena. L'uomo come al suo solito era di fronte a lei e la fissava. Aveva un'espressione strana sul volto, come di paura. Il che non era possibile perché non si erano mai incontrati. A quel punto la sola spiegazione possibile era che non stava guardando lei, ma qualcos'altro. Qualcosa da terrorizzarlo a tal punto da farlo scivolare a terra e sussurrare qualche parola che lei non riuscì a cogliere.
Poi la visione finì e ad Alex rimase solo una grande paura, paragonabile a quella dell'uomo.
Talvolta odiava essere così empatica.
E ora voleva sapere cosa veniva dopo... o prima. Come faceva a saperlo del resto?
Cercando di non pensarci troppo, si sdraiò sotto le coperte, certa di non riuscire a chiudere occhio. Lasciò vagare la mente verso i pensieri più strani e alla fine si ritrovò a rincorrerla visione che aveva appena avuto. C'era qualcosa di tranquillizzante che ancora non riusciva a cogliere. Rimase a pensarci un momento, gli occhi aperti che scrutavano il soffitto buio sopra di lei. C'era qualcosa... che sormontava tutto il resto. Qualcosa che sembrava far passare in secondo piano la scena dell'uomo.
Concentrandosi proprio su questo, Alex rivalutò la visione. Non aveva sentito niente, è vero, eppure c'era una sorta di melodia di sottofondo che colmava il silenzio.
Fu proprio ripensando alla musica tranquilla che la ragazza chiuse gli occhi e, nel bene o nel male, si addormentò.
 
*   *   *

-Ciao ragazze!- disse Alex cercando di risultare allegra.
La realtà era che se pur aveva dormito bene quella notte aveva dormito troppo poco. La stessa situazione la vide riflessa negli sguardi assonnati delle amiche.
-Ciao...-
-Ciao Alex.- disse Lara alzandosi in piedi e abbracciando l'amica. -Ho sonno... ma tanto, tanto sonno.-
Lei ricambiò l'abbraccio, per metà sorreggendo la ragazza.
-Anch'io ho sonno... Iris? Tu come stai?-
-Io... Io sto per addormentarmi. Avrò dormito sì e no quattro ore...- disse sbadigliando.
Lara si sciolse dall'abbraccio e ricadde sulla sedia, appoggiando la testa sul banco di scuola.
-Idem... però mi piacerebbe sapere cosa avete visto nella visione prima che il cervello mi si spenga del tutto.- 
Alex iniziò a raccontare, sperando di svegliarsi.
Alla fine della storia suonò la campanella e la prof di chimica entrò nell'aula. Dopo l'appello, fu Iris a riprendere il racconto della sua visione.
-Beh... io l'ho visto aprire gli occhi di scatto, il petto che si alzava e si abbassava come se fosse successo qualcosa di inaspettato, poi ha chiuso gli occhi e si è passato una mano sulla fronte, come se non stesse bene. Come se... come se avesse mal di testa.- spiegò Iris tutto ad un fiato.
-Direi che... non sono collegate.- disse Alex. -Io vengo prima e alla fine ci sei tu.-
-Lara?- chiamò Iris toccando una spalla dell'amica. -Lara!-
-Cosa, cosa?!- disse alzando la testa di scatto.
-Sssh!-
Lei abbassò il tono di voce, cercando allo stesso tempo di capire dove, quando e perché era lì.
-Non ti sarai mica addormentata!- disse Alex osservando l'amica fare un sonoro sbadiglio.
-No, no...- 
-Va beh, senti... ci racconti la tua visione?-
Lei sbuffò, appallottolando la giacca in una qualche maniera e appoggiandoci sopra la testa a mo' di cuscino.
-Il tipo era per terra, con le spalle al muro e non mi guardava. Teneva gli occhi bassi e per un momento mi è sembrato estremamente debole e... indifeso. Impotente.- spiegò brevemente con un sospiro. -Oh, e all'ultimo ha sollevato la testa verso l'alto, come se non riuscisse a respirare bene.-
Alex tirò fuori astuccio e quaderno per scrivere qualche appunto su quello che aveva scoperto.
-Allora...- iniziò Iris. -Prima c'è la visione di Alex, poi quella di Lara e infine la mia. Grandioso.-
Lara annuì.
-Voglio un letto in cui dormire.- disse chiudendo gli occhi.
-Le altre due la ignorarono; del resto erano più abituate di lei a stare sveglie la notte.
-Che cosa dovremmo aspettarci adesso?- chiese Iris all'amica.
-Non lo so. Potremmo continuare ad avere visioni per il resto della nostra vita.- disse Alex guardando la prof scrivere un esercizio alla lavagna.
-No! Io non voglio passare tutte le notti insonni!- disse Lara risvegliandosi di colpo.
-Era una possibilità. Non lo voglio nemmeno io, cosa credevi?-
Lei ributtò la testa sul cuscino improvvisato, sospirando.
-Uccidetemi.- disse Iris dopo aver guardato la lavagna stracolma di formule e nomi a dir poco assurdi.
Alex le lanciò un'occhiata di traverso e la vide abbandonare la penna sul banco con indifferenza.
Poi incrociò le braccia sul banco e ci si appoggiò sopra chiudendo gli occhi.
La ragazza bionda guardò alternativamente la lavagna, il suo quaderno con gli appunti e le amiche.
In chimica era abbastanza brava...cosa c'era di male se per saltava una lezione? Così anche la sua penna ritornò nell'astuccio e lentamente appoggiò la testa sul quaderno, chiudendo infine gli occhi.
 
*   *   *
 
-A-ehm.-
Iris si mosse un poco, aprendo gli occhi. Non riuscì subito a vedere lucidamente così fu ancora più traumatico ritrovarsi con gli occhi della prof. addosso.
-Sc... scusi prof...! Noi non...-
-Vedo che siete tutte particolarmente interessate alla lezione, eh?- disse questa, arrabbiata. -E se non fosse stato per il signorino Bianchi, voi avreste continuato a dormire!-
Iris scrollò Lara, subito di fianco a lei.
-Cosa cavolo vuoi Iris...?- mugugnò alzando la testa.
-La prof! Sveglia Alex!- sussurrò lei mentre la prof. di chimica le dava le spalle, continuando a lodare le capacità di Bianchi, il secchione della classe.
Lara si svegliò del tutto e iniziò a muovere un braccio di Alex per renderla cosciente sulla complicata situazione in cui si erano cacciate.
-Sì, presente...!- disse la ragazza alzando piano un braccio che subito venne rimesso a posto da Lara.
-Ma buongiorno ragazze!- disse ironica la prof.
Fu Lara a riuscire, in un qualche modo, ad alleviare la pena che stavano per ricevere.
-Prof... ci deve scusare... noi non siamo riuscite a dormire bene questa notte, stavamo... studiando.-
La professoressa alzò lo sguardo dal registro, penna alla mano per scrivere la nota.
-Studiavate? Di notte?- disse appoggiando la punta della penna al foglio.
-No prof... non di notte. La sera e... ecco... abbiamo finito molto tardi e...-
-Abbiamo dormito pochissimo.- concluse Alex sistemandosi nervosamente gli occhiali sul naso.
Iris annuì, sperando che la scusa reggesse.
Le ragazze videro la prof. temporeggiare, la penna, quella maledetta penna nera, muoversi da una mano all'altra mentre gli occhi saettavano sui loro volti, scrutando l'anima di ognuna.
Nella classe era sceso il più totale silenzio. Tutti i ragazzi fissavano le loro tre compagne, non sapendo bene cosa fare o cosa dire per salvarle la carriera scolastica.
Alex si torturava le mani cercando di mantenere uno sguardo tranquillo, Iris pregava che tutto questo grande pasticcio finisse subito e Lara avrebbe tanto desiderato essere altrove.
-Va bene ragazze.- disse finalmente la prof. -Per questa volta niente nota sul registro.-
Lara spalancò la bocca, stupita.
-Ma avrete un compito di punizione per la prossima volta.- concluse acida, finendo di scrivere la frase che aveva cominciato.
Le tre amiche tirarono un sospiro di sollievo, sorridendo. La prof. più terribile di tutto il liceo le aveva graziate. Mentre Iris e Lara si scambiarono un'occhiata divertita, Alex vide il loro secchione Bianchi lanciargli un'occhiata a dir poco furiosa, per poi voltarsi e scribacchiare le esatte parole che in quel momento la prof di chimica stava dicendo riguardo un qualche composto.
Così finì la prima ora di lezione.
Durante le altre quattro, precedenti al pomeriggio, le tre ragazze cercarono in tutti i modi di distrarsi per non cadere ancora nel sonno. Alex finse di prendere appunti mentre disegnava alcuni personaggi di un suo fumetto, Lara iniziò a disegnare e colorare draghi e Iris riempì una pagina di quaderno con disegni di ogni tipo e dimensione.
 Finalmente, arrivò la pausa pranzo.
-Non. Ne. Posso. Più.- disse Iris lasciando cadere a terra borsa e cartelletta.
-E pensa che ci sono ancora tre ore. Pittorico per due ore e italiano alla fine?- chiese Alex sedendosi a un tavolo della sovraffollatissima mensa scolastica.
-Già.- rispose Lara appoggiando i gomiti al tavolo e prendendosi la testa fra le mani. -Oggi... oggi non ce la posso fare. Ma come fate a essere così sveglie?-
Le amiche alzarono le spalle.
-L'abitudine forse.- disse Iris prima di addentare un panino al formaggio.
Lara scosse la testa, chinandosi a prendere il suo pranzo: insalata e mozzarella.
-Sapete... ho così sonno che non ho nemmeno fame.-
Alex riemerse dalla sua borsa color cioccolato con in mano un panino al prosciutto. -Se non hai appetito non mangiare.- disse saggiamente. -Altrimenti stai male.-
L'amica seguì il suo consiglio e rimise via la sua insalata con mozzarella; magari la fame sarebbe arrivata più tardi. Presse invece la sua bottiglia d'acqua e la mise sul tavolo, guardandola senza nemmeno vederla veramente.
-Interessante?-
-Cosa?-
-La bottiglia. Sei lì a fissarla da cinque minuti buoni.- disse Iris con un sorriso.
-No... in realtà non ha nulla di particolare. Però è bello guardare le cose da dietro l'acqua. Sembra un mondo diverso.-
Alexandra le appoggiò una mano sulla spalla. -Si vede che hai sonno, Lara. Non sforzarti troppo.-
La ragazza corrugò la fronte, scuotendo piano la testa.
-E' vero però!-
-Sì, va bene, Lara. Continua pure.- disse Iris.
L'amica sbuffò, aprendo la bottiglia e bevendo un sorso d'acqua sperando, o di rimanere sveglia o di svegliarsi del tutto. E guarda il caso, accadde di nuovo.
Il tempo parve bloccarsi nell'esatto istante in cui la ragazza beveva il primo sorso. Fu la questione di un attimo e si sentì chiamare, nella mente, da una voce maschile.
Nel momento esatto in cui tutto finì, Lara aveva ancora dell'acqua in bocca che purtroppo non riuscì a bere. Almeno la metà finì sul tavolo e il resto sulle sue due amiche che la guardarono tossire e deglutire per riprendere fiato.
-L... Lara...?-
-Cos... coff... cosa?- chiese lei alzando lo sguardo.
Ciò che vide non le piacque particolarmente. Proprio di fronte a lei c'era Iris, completamente bagnata dall'acqua che, inavvertitamente, sia chiaro, Lara le aveva spruzzato addosso. Alex più o meno si era salvata con qualche schizzo sulla maglia e sugli occhiali.
-Oh caspita! Scusate... scusatemi!- disse porgendo a entrambe un fazzoletto di carta bianco.
-Ma cosa cavolo ti è saltato in mente?!- disse Iris a metà tra l'arrabbiato e il divertito. -Va bene, è stato improvviso, ma non ti hanno insegnato a chiudere la bocca e deglutire?_
-Scusa... mi dispiace... davvero, non l'ho fatto apposta...- mormorò Lara arrossendo. -Scusatemi...-
Alex le sorrise, asciugandosi il viso e poi il tavolino.
-Stai tranquilla...! Era solo acqua!- disse appallottolando il fazzoletto e accantonandolo un momento dopo. -Ti abbiamo già perdonata! Vero Iris?-
Lara alzò lo sguardo, temendo di ricevere un no di risposta. Del resto era più che lecito. Invece i suoi occhi incontrarono il sorriso dell'amica.
-Ma certo! Non preoccuparti.-
La ragazza sospirò, ringraziando un'infinità di volte le sue amiche.
-Beh... voi cosa avete sentito?- chiese Iris pulendosi le mani dalla farina del panino.
-Il mio nome.- disse Alex.
-Sì, qualcuno che mi chiamava.- confermò Lara riponendo la bottiglietta d'acqua al sicuro nella cartella color crema. -Chissà poi chi era e come faceva a sapere il nostro nome.-
-Io credo che sia stata la stessa persona a chiamarci.- ipotizzò Alexandra incrociando le braccia. -Ovvero quello strano uomo.-
La ragazza annuì.- E' più che probabile. In fin dei conti... ci ha chiamato mentalmente, no? E le visioni sono solo nella nostra testa.-
-Già.- disse Lara. -Vuoi dire che...-
-Cosa?- chiese Iris, curiosa.
-Vuoi dire che se ci capitasse un'altra visione potremmo anche sentire quello che dice?- disse estasiata la ragazza.
-Insomma, non corriamo troppo!- la frenò Alex. -Cerchiamo di rimanere con i piedi per terra.-
-Ma... tutto questo non può essere normale!- disse Iris interrompendola.
-E' vero, però non avviciniamoci a conclusioni affrettate.-
Le amiche annuirono anche se l'idea di vedere e sentire qualcuno che nessun'altro vede era a dir poco sconvolgente. Avevano paura di quello che le stava succedendo ma in fondo era anche qualcosa di nuovo, mai provato. Come resistere al richiamo della curiosità, anche se ti potrebbe portare nel buio più profondo?
 
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Note Autrici:
 
Luogo: Teatro, sempre e comunque.
Tempo: Adesso, no?
 
*Si apre il sipario con un fragoroso applauso da parte del pubblico*
Dottore: Ciao a tutti! Spero stiate bene, con questo freddo è abbastanza difficile non ammalarsi. Tra l’altro Gallifrey si è presa il raffreddore e non vorrei che me lo attaccasse, continuando a starnutire in giro per il TARDIS.
*Sopraggiunge dal retroscena il solito Tipo*
Il Tipo: Ti starebbe anche bene, con tutte le volte che cambi discorso e blateri a caso. >:(
Dottore: Cosa?! Ma non è vero! D:
Il Tipo: Ah no, eh? E quella volta che invece di provare la presentazione per questo capitolo ti sei messo a parlare di quanto fanno bene le banane? >:(
Dottore: Beh… ^_^” Ma le banane sono buone!
Il Tipo: NON RICOMINCIARE! >:( Altrimenti potresti accidentalmente perdere il tuo preziosissimo cacciavite sonico. >:(
Dottore: O___O N-non oseresti…
Il Tipo: V^V A te la scelta Signore del Tempo. >:( *esce di scena*
Dottore: *sussurra* Ditemi voi come si fa a lavorare con una persona del genere. *Scuote la testa*
A-ehm. Signore e Signori… che ne pensate?
Iniziamo a vederci un po’ più chiaro, no? Ecco, vedete, in  questo capitoletto qua la visione fa riferimento al capitolo 06? Dell’altra ff (Dottore abbiamo un problema). Nell’altra venivo attaccato da un alieno che tentava di evolversi usando i liquidi del mio corpo e il momento qui riportato fa riferimento a quando per poco non ci riusciva. …Non è stata una bella esperienza, in effetti.
…Ma in questa storia ho almeno una piccola vittoria personale. ^_^ Tengo sveglie Lara, Iris e Alex per quasi tutta la notte!
*Compare il Tipo con una minacciosissima padella in mano*
Il Tipo: Non prenderti meriti inappropriati. >:( E nemmeno vittorie personali. >:(
Dottore: Con quello che mi paghi, è il minimo! >:( *schiva la padella per un soffio* EHI! Ma che ti salta in mente?!
*Si rende improvvisamente conto del il Tipo ha un’enorme arsenale da combattimento composto da padelle e pentole di ogni forma e dimensione a portata di mano*
Dottore: *Rivolto al pubblico* Un consiglio per tutti voi? …CORRETEEE!!! :D
*scappa via mentre una pioggia di padelle assassine cerca di colpirlo su ogni centimetro di pelle possibile*
 
*Il sipario si chiude, attenuando strani rumori di pentole in caduta libera, cacciaviti sonici, urla e passi di corsa in giro per il palcoscenico*



La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 4
*** Cap-03: Strange dream ***


Strange dream
Perché niente è mai lasciato al caso.

-No, non mi piace molto.-
-Eh, ma non ne va bene uno, però!- disse Lara sbuffando. -E' da un'ora che ci pensiamo e ancora non ne siamo venute a capo di nulla.-
-Abbiamo bisogno di... un'idea geniale. Qualcosa che ci dia il nome giusto.-
Le tre ragazze erano appoggiate a un banco e stavano pensando a un nome per intendere l'uomo misterioso delle loro visioni. Avevano bisogno di un nome per renderlo un po' più vicino a loro, però tutti quelli che avevano trovato non soddisfacevano, in un modo o nell'altro, le loro aspettative.
-E se lo chiamassimo 'Nessuno'? Come Ulisse?- propose Iris.
-Una sorta di soprannome... potrebbe funzionare.- disse Alex, appuntandolo.
-No! Ma scherziamo? Poi la gente ci prende veramente per pazze!- esclamò Lara scuotendo la testa e alzandosi in piedi per camminare avanti e indietro di fronte alle amiche.
-Cos'ha che non va un soprannome?-
-Non sono i soprannomi il problema. E' quel soprannome il problema.-
-Non capisco.- affermò sinceramente Iris.
-Ma sì! E' come quando dici che non c'è nulla ma in realtà c'è quello che non vuoi che gli altri scoprano.- spiegò Lara, continuando a passeggiare nervosamente.
-Uhm... hai ragione.- confermò Alexandra tracciando una riga sul nome appena scritto. -Secondo me ci sfugge qualcosa.-
Iris e Lara osservarono l'amica sedersi al suo banco, un momento prima del suono della campana che, purtroppo , segnava la fine dell'intervallo.
-E' come un enigma. Se non si riesce a risolvere è perché stiamo dando per scontato qualcosa che non va sotto intensa.-
-Ma certo.- disse ironica Lara. -Forse stiamo dando per scontato il fatto che siamo le uniche ragazze in tutto l'Universo a immaginarsi un uomo. Neanche fosse il nostro fidanzato.- aggiunse tra sé la ragazza, sedendosi al suo posto.
Alex la osservò un attimo prendere in mano una matita e il quaderno, poi le balenò in testa un'idea. Forse una folle idea. Ma del resto... cos'era normale di tutta quella storia?
-Perché mi guardi così?-
La ragazza scosse la testa, distogliendo lo sguardo. -No, niente, è che... forse ho...-
-Cosa Alex?- chiese Iris voltandosi verso di lei.
-E se il nome fosse così banale da non destare alcun sospetto?-
Le amiche la guardarono, elaborando quello che aveva detto Alexandra. Poteva funzionare. Oh sì che poteva funzionare.
-Va bene. Troviamo il nome più banale che conosciamo.- disse Lara rimboccandosi le maniche e prendendo in mano una matita. -Cosa vi viene in mente?-
Iris propose qualche nome casuale ma, quasi a farlo apposta, erano tutti decisamente troppo scontati. Le ragazze continuarono a scrivere e barrare nomi e cognomi che il più delle volte non stavano bene insieme, per tutta l'ora, ignorando l'interessante lezione sull'Illuminismo della prof. di storia.
-Ma quanto può essere difficile trovare un nome e un cognome per di più banali?- disse Lara dopo l'ennesima linea retta sull'ennesimo nome.
-Non lo so... io con i nomi non sono molto brava.- disse Iris, appoggiandosi allo schienale della sedia.
-Ah... non riesco a pensare. Ho una specie di blocco.- si lamentò Alex, grattandosi la testa.
-Aspettate... ci sono.- esclamò Lara appoggiando una mano sul banco, lo sguardo perso in un punto imprecisato dietro ai volti delle loro amiche.
-Hai trovato il nom...-
-Sssh! Aspetta, aspetta... ci sono quasi...-
Lara si premette le dita sulle tempie, cercando di isolarsi da tutto quello che la circondava: le amiche che la fissavano ansiose di sapere, i compagni che chiacchieravano e soprattutto la voce della prof che, imperterrita, continuava a saturare l'aria con le sue parole.
-Okay, ce l'ho. Ho trovato il nome.- disse infine con un sospiro.
-E... qual è?- chiese trepidante Alex. -Non tenerci sulle spine!-
La ragazza rivolse loro un sorriso raggiante, sicura che le sarebbe piaciuto.
-John Smith.- annunciò solenne.
 
*    *    *
 
Lara, Iris e Alexandra non credevano nelle coincidenze. Tutto succedeva per un motivo, se pur questo poteva presentarsi al principio ostile nell'essere svelato. Anche quando si raccontavano i loro sogni cercavano sempre un riferimento alla realtà che vivevano. Le tranquillizzava in un certo senso.
Ma questa volta fu diverso. Fin dal principio.
Lara era solita andare a letto presto rispetto alle sue sue amiche, in quanto aveva bisogno di qualche ora in più di riposo. Sogni permettendo, ovviamente.
Tutto era iniziato dal nulla. Anzi, ora che era sveglia da una buona mezz'ora, Lara poteva anche azzardare l'ipotesi che il sogno precedente si fosse bloccato per dare la priorità a quello strano sogno da cui si era destata.
L'inizio era abbastanza confuso: colori e forme circolari si sovrapponevano le une sulle altre cambiando gradazioni di blu, azzurri e verdi che lei non poteva nemmeno immaginarne l'esistenza. Tuttavia c'era una sorta di melodia dolce che unificava ogni cosa. Poi tutto si bloccò e dal nulla comparve una televisione.
Lara si vide avvicinarsi allo schermo per guardare meglio cosa stavano mandando in onda a quell'ora della notte: il telegiornale.
Sbuffando sonoramente, Lara si guardò intorno cercando con lo sguardo un telecomando per cambiare canale. Si accorse così di essere in una stanza completamente bianca e spoglia, sola con il presentatore del telegiornale.
Non capì nemmeno lei il perché, ma si sedette a terra, prestando attenzione a quello che diceva l'uomo.
-...E adesso una notizia dell'ultima ora: nei pressi del Liceo Artistico si sono presentati dei problemi con l'elettricità ed è stato necessario un intervento dall'alto.-
Lara sbarrò gli occhi. Il presentatore aveva qualcosa di familiare. Molto familiare.
Non l'aveva riconosciuto subito per via della giacca elegante e la cravatta, ma... era lui. Era l'uomo della visione. John Smith.
-...Tutto si è risolto senza problemi, quindi tutto a posto, peace and love e a domani, sempre qui, su questo canale!- disse allegro il presentatore ammiccando alla telecamera.
La ragazza fissò sconvolta lo schermo: lei non era una appassionata di telegiornali, perché la annoiavano a morte, però era certa che un presentatore non poteva concludere così una scena! Per di più tutto poteva aspettarsi da John Smith, ma non quello che aveva appena visto. Non ci fu tempo per altre riflessioni perché al termine della sigla del telegiornale iniziarono le previsioni meteo.
-Buona sera...- disse pacato il comandante che, Lara non aveva alcun dubbio, era lo stesso uomo di prima. -Osservando il grafico, si può notare l'arrivo dalla Grecia di una forte perturbazione che porterà un innalzamento di corse, la quale causerà un'intensa caduta di cavalli.- disse indicando con una mano le zone interessate dal cambiamento su una cartina dietro di lui. -Consigliamo quindi di rimanere aperti in casa e buon appetito! Arrivederci!- concluse con un mezzo sorriso.
Lara stava seriamente pensando di trovare un modo per spegnere quell'apparecchio infernale che aveva di fronte. Aveva anche deciso che togliere la spina sarebbe stata un'ottima idea se solo quell'affare ne avesse avuta una. Invece si costrinse a ritornare seduta e sbuffando, aspettare la fine di tutto.
Un'altra cosa che odiava forse anche di più del telegiornale era la pubblicità. E guarda caso fu proprio quello che trasmisero dopo le previsioni del tempo.
John, questa volta vestito con abiti più usuali, proponeva una serie di prodotti che gli scorrevano a fianco.
-CHI? LA domanda è sempre quella! Fai merenda con Girella!- iniziò a urlare l'uomo. -Ma con una sola mano. L'altra usala per rispondere alla domanda: CHI? Chi pulisce più di questo sgrassatore che non ha un nome? NESSUNO! Perché questo sgrassatore scioglie lo sporco. E non solo!- disse esultando. -Tenerefuoridallaportatadegliadulti, bruciareattentamenteilfogliettoillustrativo.- concluse d'un fiato prima del completo black out del monitor. Finalmente.
Lara fissò il soffitto della sua cameretta, sconvolta.
Dopo le visioni, dopo le chiamate senza motivo e soprattutto dopo sogni del genere poteva tranquillamente decidere di prendere il primo pullman che la portasse in manicomio e chiudersi lì dentro per tutto il resto dei suoi giorni.
Qualcosa di molto simile capitò a  Iris.
Alla fine del sogno aprì gli occhi di scatto e il suo sguardo si soffermò sul monitor del suo computer, di fianco al letto. Sbatté un attimo le palpebre per togliersi dalla mente l'immagine di John che pubblicizzava uno sgrassatore, ma questa continuava a ripresentarsi, come anche il comandante del meteo. Che senso aveva dire di un innalzamento di corse e cadute di cavalli? La ragazza scosse la testa, adocchiando l'ora della sveglia sul comodino: 5:16. Non sarebbe riuscita a dormire nemmeno per dieci minuti, quindi si rigirò su un fianco e ripensò al presentatore del telegiornale: anche lui aveva detto cose abbastanza assurde.
Alex invece era abbastanza abituata a sogni strani, anche se la sorprendevano ogni volta impreparata. La ragazza si alzò di scatto a sedere, lo sguardo fisso di fronte a sé nel buio della camera, cercando di dare un senso a ciò che aveva sognato. Dopo parecchi tentativi falliti, Alex si decise a ritornare sdraiata sul morbido materasso del suo letto. Ma nemmeno il tenue tepore che da esso proveniva riuscì a tenere legata a sé la ragazza, che un momento dopo era di nuovo seduta, gli occhi sbarrati: ...il presentatore, il comandante, l'uomo della pubblicità... erano tutti John Smith.


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Note autrici:

Luogo: Teatro.
Tempo: Dipende solo da voi. Lo state leggendo ora, no?

*il sipario si apre, lasciando scorgere nella penombra una figura che noi sappiamo essere il Dottore. Poi una luce lo illumina dall'alto e, schiarendosi la voce, inizia a parlare*
Dottore: Coff... coff... *batte un dito sul microfono* Funziona? Mi sentite tutti bene? ...Fantastico. Allora possiamo cominciare.
*si ravviva i capelli, sistema la cravatta e si passa le mani sul completo nero che indossa per l'occasione, togliendo anche i più piccoli granelli di polvere*
Dunque, signore e signori di tutte le età, forme o dimensioni, grazie. grazie davvero di cuore -e io ne ho due, sia chiaro- per aver letto anche questo capitolo. Le autrici sono davvero felicissime di tutte le visualizzazioni ricevute e ancor di più per le recensioni. Perciò è a sarasmith11 e MarriedwithJo che vanno i loro più sentiti ringraziamenti; e anche i miei ovvio. V_V
Che dire di questo capitolo.. tanto per cominciare che è molto corto. Ma state tranquilli perché l'autrice vi porrà rimedio con il possimo, più denso di avvenimenti. *abbassa la voce* Avrete sicuramente notato che ho scritto personalmente 'Perché niente è mai lasciato al caso' all'inizio del capitolo. Beh, l'ho scritto per un motivo. Fate bene attenzione ai sogni delle ragazze perché avranno delle ripercussioni sul prossimo capitolo. Rileggetelo pure questo, se necessario, non ci sono problemi. ^_^
Il Tipo: *compare furtivo di fianco al Dottore, una padella nascosta dietro la schiena* ... >:(
Dottore: *W* Hai visto come sono stato bravo? Ho fatto una presentazione magnifica! :D
Il Tipo: ...mh. Direi discreta. -__-" E per quanto riguarda la frase iniziale scritta personalmente da te? Eh? >:(
Dottore: Oh... beh... come sei attento! :) Ti piace?
Il Tipo: NO! >:( Non hai nemmeno il diritto di scriverla! >:( La storia non è tua!! >:( *punta la padella contro il Signore del Tempo*
Dottore: *sposta l'arma con un dito, sorridendo vittorioso* Ah, no. Non questa volta, caro. Ho chiesto. A tutte le autrici e mi hanno dato il permesso di farlo. E dato che acnhe tu sottostai al loro volere devi accettarlo, che ti piaccia o no. V_V
Il Tipo: *rinfodera l'arma, scagliando uno sguardo omicida al Signore del Tempo che gli risponde con un sorrisone a 3141592 denti* >:( ...stavolta passi. Ma non OSARE anche solo tentarci di nuovo. >:( Ti tengo d'occhio, IO. *scompare dietro il sipario*
Dottore: *si porta le mani al viso* Oooh... che paura! I Dalek al confronto sono una passeggiata...!
*gli arriva una padella assassina dritta in faccia*
Il Tipo al sicuro dal retroscena: ...E NON COSTRINGERMI A USARE I MOAI (?) >:(
Dottore: ç_ç Ahi... ok. Ho afferrato il concetto. T^T Ecco. Avete visto? Uno si impegna tanto per fare una bella presentazione per riempire le con qualcosa di costruttivo lo spazio delle note e questo è ciò che ne ricavo come ringraziamento. Che ingiustizia però. *Mette il broncio, facendo invidia a un bimbo di cinque anni* E nemmeno posso chiedere un aumento.

Un grande abbraccio da tutte noi e grazie ancora per essere passati a leggere!
Gallifrey_96



La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 5
*** Cap-04: Dangerous actions ***


Dangerous actions
 
Solitamente, le giornate passate – o buttate via- sui banchi di scuola sono noiose e per nulla invitanti. Tutti gli studenti hanno mille altre cose da voler fare piuttosto che ascoltare una persona che spiega una lezione. Soprattutto se questa lezione si svolge in un'aula piccola e asfissiante, con banchi piccoli li uni ammassati agli altri.
Talvolta però succede qualcosa di inaspettato. Un imprevisto meraviglioso che catalizza l'attenzione di tutti su di lui, piuttosto che sulla prof che, imperterrita, cerca di fare lezione. Questo evento fantastico può essere o estremamente banale come una mosca che inizia a svolazzare in giro per l'aula o estremamente unico.
Fu proprio ciò che accadde a Iris, Lara e Alex in quella noiosa mattina di lunedì.
 
*    *    *
 
In un modo o nell'altro, chi con più, chi con meno voglia, arrivarono tutte e tre a scuola pronte per i soliti mattino e pomeriggio d'inferno.
-Per favore... vi prego...- iniziò Lara unendo le mani e abbassando il capo. -Vi imploro... andiamo a casa? Per favore...- disse a mezza voce.
Alex e Iris si guardarono, non sapendo bene cosa dire per tirarla su di morale.
-Eh... Lara... manca poco, dai. Siamo alla penultima ora...!- tentò Iris, sorridendole.
Lei alzò la testa e per un momento a entrambe parve essersi ripresa, almeno in parte. Poi notando la sua espressione cambiarono subito idea.
-Ma siamo alla penultima ora della mattina! Manca ancora tutto il pomeriggio!-
Le amiche la guardarono rassegnate e Lara appoggiò di nuovo la testa sul banco, sospirando.
-Vi immagine dove potremmo essere?-
-A me basterebbe essere fuori da... Oh Dio, Alex!- esclamò Iris. -Il... Il tuo banco!-
La ragazza la fissò interrogativa. -Cos'ha il mio banco?-
Lara sollevò lo sguardo sbattendo un paio di volte le palpebre. -Guarda che roba...-
Finalmente Alex abbassò lo sguardo sul banco, lentamente, temendo cosa avrebbe potuto vedere.
-Oh santo cielo!- esclamò.
Il piano d'appoggio in solido legno si stava piegando lentamente verso il basso, infossandosi sempre  più. Ma non solo: le gambe in ferro nero iniziarono a farsi molli e duttili sotto il peso dei quaderni della ragazza, che si ritrasse di colpo. Il banco si stava letteralmente squagliando sotto i loro occhi.
-No... no... no...- iniziò lei lasciando andare la matita e cercando di risollevare il banco. -No... per favore, torna su!-
Alex mise entrambe le mani sotto il legno del banco, ora molle e scivoloso come il burro, e spinse verso l'alto, cercando di risistemarlo.
-Non potete aiutarmi?- chiese a mezza voce, quando notò che tutto ciò che provava si rivelava inutile.
Fu Lara a riprendersi per prima. -Va... Va bene... aspetta... prendilo a destra.-
-Voi, ragazze là giù in fondo!- esclamò la prof di italiano, avvicinandosi a loro.
Le ragazze sbiancarono, guardando alternativamente l'insegnante e il banco che si squagliava, incurante della complessa situazione.
-Mandala via... mandala via, Iris!- disse Lara spingendo il banco verso l'alto.
-Sì, ecco prof... non c'è nessun problema. Ci scusi per il disturbo.- tentò la ragazza, pregando che facesse dietrofront all'istante.
La prof guardò le facce sorridenti delle tre e lasciò perdere, ritornando alla sua spiegazione. Intanto Lara e Alex continuarono a far risalire il banco nel modo più silenzioso possibile, finalmente erano riuscite a riportarlo all'altezza giusta. Purtroppo però le gambe erano ancora molli e non riuscivano a sorreggere nemmeno il piano d'appoggio.
-Alex... devi farlo tornare come prima...- sussurrò Iris, prendendo il posto dell'amica esausta.
-Ma io... non sono stata io!- disse preoccupata. -Non ho fatto niente!-
-Scusa Alex, ma sei stata tu. Il banco era la cosa più vicina a te! Cerca di concentrarti...- disse Lara sussurrando.
-Ma concentrarmi su cosa?- chiese terrorizzata.
-Sul banco!- esclamarono insieme le sue amiche.
Alex sapeva che era colpa sua. Non sapeva come o perché ma era colpa sua. Il problema era che  era stato tutto così improvviso che non sapeva, non aveva idea, di come farlo tornare come prima.
-Alex... noi avremmo un po' di fretta, sai?- disse Iris, tenendo sempre sotto controllo la prof.
La ragazza chiuse gli occhi, regolarizzando il respiro. Allontanando dalla mente ogni cosa.
La prof, la scuola, il banco, i disegni. Rimase sola con Lara e Iris, in una sorta di stasi, cullata dalla stessa dolce musica che notti prima l'aveva aiutata ad addormentarsi. Mise i palmi delle mani sul banco, non pensando a nulla se non la dolce melodia. In realtà doveva concentrarsi sul banco, non sulla musica, ma in quel momento sapeva che era la cosa giusta da fare.
Difatti, appena risollevò le mani, il banco ritornò rigido e solido come prima.
-Bravissima!- esclamò Lara, abbracciando l'amica che ancora non si capacitava di quello che era riuscita a fare.
Anche Iris si complimentò con lei, dopo essersi accertata che il banco reggesse.
-Sai... ci sarebbe un piccolo problema.- aggiunse poi.
Alex la guardò un po' stupita.
-Il banco... ecco, è un po' storto.-
Le ragazze si allontanarono di poco per avere una visuale d'insieme e si accorsero che Iris aveva ragione: le gambe erano rivolte un po' verso l'interno e una in particolare si piegava in due curve prima di toccare terra. La tavola di appoggio poi, aveva impresso le mani di Alex, la quale ora ammirava il suo capolavoro.
-Beh, sarà anche storto, ma almeno è rigido!- disse tranquilla.
-Scommetto che non hai idea di come tu ci sia riuscita.- ipotizzò Lara.
L'amica scosse la testa. -So solo che per rimetterlo a posto ho ripensato a quella musica di sottofondo delle visioni.-
-Caspita... saresti capace di rifarlo?- chiese Iris.
Alex corrugò la fronte. -No! E non voglio rifarlo! Scordatevelo.-
-Forse intendeva avendone il controllo. Lo rifaresti se fosse capace di controllarlo?- riprovò Lara dolcemente.
La ragazza occhialuta meditò un momento sulla domanda. Voleva squagliare altri banchi in futuro?
-No. Non credo si qualcosa di felicemente ripetibile.- concluse prendendo cautamente in mano la sua matita e il suo quaderno, temendo di ritrovarli sciolti da un momento all'altro.
Le amiche si guardarono, un po' deluse.
-Capisco. Allora... beh, che si fa ora?- chiese Iris.
-E se seguissimo la lezione?- propose Alex che già ascoltava e prendeva appunti.
Lara per tutta risposta buttò la testa in avanti con un sonoro 'tunf' quando incontrò il banco.
-Va beh... allora seguiamo.- disse Iris aprendo il suo quaderno e prendendo una penna.
Le due ragazze ascoltarono effettivamente la lezione per i primi dieci, massimo quindici minuti, poi iniziarono a scarabocchiare disegni sul fondo pagina, senza badare a ciò che succedeva loro intorno.
-Lara... hai per caso un righello da prestarmi?- chiese Iris senza guardarla, troppo preoccupata a rifinire il disegno. -Lara?-
La ragazza si voltò, cercando di capire perché non le rispondeva.
-Lara!-
-Zitta, Iris.- la ammonì Alex. -O la prof ci sen... Lara?-
Le due amiche si guardarono intorno, cercando con lo sguardo la ragazza che era misteriosamente scomparsa.
-Okay, niente panico. Forse è andata in bagno.- disse Iris, cercando di nascondere la sua preoccupazione.
Alex, invece, era nel panico più totale.
-No. Nonono. Non è in bagno. E' stata rapita, o uccisa... o peggio! E adesso cosa facciamo? E se la prof se ne accorge?- 
-Ehi, ehi, Alex. Calmati. Era qui di fianco a noi un momento fa... non può essere andata lontano.-
Alexandra iniziò a torturarsi le mani, preoccupata per Lara che, per quel che ne sapevano, poteva essere ovunque.
-Grandioso. Prima il banco, poi questo.-
-Alex...?-
-...Ci manca solo che entri in classe un tacchino e poi siamo a posto.- disse ironica.
-Alex! Ho trovato Lara!-
La ragazza smise istantaneamente di fare supposizioni assurde e guardò dove stava puntando il dito Iris. Ovvero, fuori dalla finestra, subito di fianco a loro.
-Iris... non può essere là fuori.- disse distogliendo lo sguardo dal paesaggio.
-Ma sì! E' lì sul lampione!- esclamò a metà tra il divertito e lo spaventato. -Il primo... quello lì davanti.- disse additandolo.
Alex si strofinò gli occhiali per bene e riprovò a guardare: effettivamente una piccola figura con le trecce la salutava, seduta a cavalcioni del lampione dall'altra parte della strada.
-Co... Come ha fatto ad arrivare lì?- chiese Alex senza perdere di vista Lara, che alternativamente buttava uno sguardo verso il basso e si rannicchiava il più possibile sul suo insolito sostegno.
-E io come faccio a saperlo? Non credo si sia arrampicata... Comunque deve tornare qua. Non possiamo rischiare che la prof noti la sua assenza.- disse risoluta. -Come facciamo a... ehm, chiamarla?- 
Alexandra ci pensò un momento, soppesando gli oggetti che potevano raggiungere l'amica.
-La chiamiamo con il cellulare?- propose.
Iris scosse la testa, frugando nella borsa di Lara per estrarne un momento dopo l'apparecchio.
-Non lo porta in tasca.- disse scoraggiata.- …Apriamo la finestra e agitiamo le braccia! Così ci vede!-
-Sì, ma ci vede anche la prof!-
-Porca miseria, hai ragione.-
Iris guardò l'ora dal cellulare dell'amica e le sue labbra si aprirono in un sorriso.
-Fra poco c'è il cambio dell'ora!- disse nell'esatto momento in cui la campanella iniziò a squillare.
Le ragazze non persero tempo: appena la prof uscì dall'aula aprirono la finestra, sporgendosi all'esterno per agitare le braccia. Lara parve vederle, perché rispose al saluto, alzando entrambe le braccia al cielo, chiedendo poi, sempre a gesti come fare a scendere e tornare lì.
-Tutto ciò è assurdo...-
-Come facciamo adesso?- chiese Alex, mentre Iris continuava a gesticolare su come dirle di scendere da lì. -Potrebbe cadere e farsi male... molto male...- concluse sedendosi.
-Signorina Iris, cosa sta facendo alla finestra?-
La ragazza smise di mulinare le braccia al vento, girandosi alla voce del professore.
-Io... ehm... stavo scacciando una mosca.- improvvisò chiudendo la finestra con un po' di rammarico.
-Bene allora. Adesso ritorni seduta.-
-Certo. Mi scusi prof.-
 
*   *   *  
 
Lara iniziava ad avere decisamente freddo, oltre ad essere terribilmente spaventata. Le sue amiche si erano accorte della sua scomparsa, ma ora il vero problema era scendere da quell'alta e complessa situazione. Aveva già tentato di scivolare giù dal tubo in ferro principale, ma le mani erano gelate e aveva perso sensibilità. Doveva riuscire a tornare nello stesso modo in cui era arrivata lì.
Già. Ma come ci era riuscita però?
Senza farsi prendere dal panico, prese un respiro profondo e ripensò alle sue amiche, al calduccio nella classe. Era praticamente certa che quello che le era successo aveva un qualche legame con la liquefazione del banco. Perciò doveva concentrarsi su dove andare e, stando alla teoria, ci sarebbe arrivata.
Senza indugiare oltre, perché sapeva che c'era un altro miliardo di fattori da considerare, ripensò ad Iris e ad Alex, al suo posto tra di loro, cercando di accantonare quella orribile sensazione di freddo che iniziava a farle venire i brividi. Nemmeno se ne accorse subito ma le parve di sentire la dolcissima melodia delle visioni accompagnare, sorreggere i suoi pensieri.
Finalmente, dopo continui incoraggiamenti musicali, Lara si ritrovò seduta e tremante di freddo tra le sue amiche.
-Lara! Oh Santo cielo, stai bene?- chiese Alex, prendendole una mano gelata.
-N... N... Non t... tanto...- balbettò la ragazza socchiudendo gli occhi.
-Aspetta... mettiti la giacca.- disse Iris aiutandola a infilare le braccia nelle maniche.
-Ragazze...! Zitte per favore!- le richiamò il professore.
-Ma cos'ha tanto da rompere... è una situazione seria!- sussurrò Iris, sfregando le braccia dell'amica per farla scaldare prima.
Lara sorrise.
-N... Non è poi... così male... Ho solo freddo...- balbettò leggermente.
-Vuoi la sciarpa?- chiese Alex e senza aspettare una risposta gliela aveva già arrotolata intorno al collo.
-Ma... veramente...- disse guardandosi le mani tremanti. -Avrei molto più freddo... alle mani...-
Iris le guardò e le prese fra le sue, sempre caldissime. -Meglio?-
-De... Decisamente... grazie.-
Finalmente le tre amiche si concessero un sospiro di sollievo. Anche questa era passata senza troppi o ingestibili problemi; e soprattutto Lara non si era fatta niente.
Il massimo che le poteva capitare era un raffreddore, ma nulla di più serio.
-Lara... ci hai fatto prendere uno spavento enorme.- disse Alex.
-Scusate... è stato improvviso. Ho guardato un momento fuori dalla finestra e mi sono ritrovata sul lampione. E si moriva di freddo.- precisò srotolandosi la sciarpa e appallottolando intorno alle proprie mani. -Vi giuro che mi dispiace di avervi spaventato.-
-Non preoccuparti. Ora è tutto okay. Sei qui, sana e salva. Tanto basta.- disse iris sorridendo.
Per quanto Alex e iris fossero curiose di sapere come Lara fosse riuscita ad arrivare a cavalcioni di un lampione, decisero di non chiederle nulla. Non volevano che l'amica di sforzasse troppo a ripensare a quel momento.
Così, dopo averle chiesto per l'ennesima volta se fosse tutto a posto, le ragazze ritornarono ognuna alle loro occupazioni. Iris scarabocchiava a caso, Alex dava l'impressione di prendere appunti e Lara si sfregava a rotazione ogni parte del corpo per  riscaldarsi, pensando intanto a quello che le era successo e soprattutto alla musica. Sembrava addirittura viva. Palpitante. Come se riuscisse ad abbracciare tutto e contemporaneamente far parte del 'tutto' che riusciva a contenere.
Non sapeva nemmeno lei come definirla perché era diversa da qualsiasi altra cosa avesse ascoltato eppure, paradossalmente, era come se la ascoltasse da tutta la vita.
Anche Alexandra era torturata da simili pensieri, riguardanti però il suo banco. Non capiva come fosse riuscita a scioglierlo, del resto si era soltanto appoggiata... un'idea le balenò alla mente.
E se riuscisse a deformare ogni cosa? Per precauzione, la ragazza controllò la solidità della sua sedia, e fortunatamente era tutto a posto. Con un sospiro di sollievo riprese a scrivere ciò che le era successo a lei e alle sue amiche per avere tutto sotto controllo. Non era ossessionata dalla precisione, ma con un po' d'ordine riusciva a stare un po' più tranquilla.
Ora che ci pensava... Perché a Iris non successo niente di strano?
-AAAH!!!-
-Ma cos... Iris, attenta! -
TUNF
Troppo tardi. La ragazza era caduta dallo sgabello e si teneva la testa con le mani, dolorante.
-I ROMANI!- esclamò senza pensare.
-Iris? Stai bene?- chiese Lara avvicinandosi piano all'amica, che la guardava stralunata.
-C'ERANO I ROMANI! E I CAVALLI!-
-Ehi... calma. Non urlare.- disse Lara cercando di tirarla su in piedi.
-E... E LE BIGHE!- concluse guardando le amiche come se quello che stesse dicendo fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Signorine, cosa succede?- chiese il professore, affiancando le tre amiche.
Fu Alex a parlare, dato che Lara cercava ancora di tranquillizzare Iris.
-Prof... Iris è caduta e... non è che potremmo accompagnarla in infermeria?- chiese cercando di convincerlo. -Così potete continuare la lezione.-
Lui annuì e mentre tornava alla cattedra per segnare ciò che era successo sul registro, Alex vide tutte le facce dei loro compagni voltate verso di loro, probabilmente cercando di capire se avevano una pazza in classe. Lei distolse lo sguardo e ringraziò il professore, aiutando poi Lara ad accompagnare la loro amica Iris in infermeria, ovvero fino al terzo piano.
 
*    *    *
 
-Vi dico che stava per investirmi una biga!- disse iris imbronciata.
-Okay, ma non ci sta una biga con dei cavalli in una classe!- controbatté Alex.
-Infatti non ero in classe. Ero in un'arena.- spiegò la ragazza.
-Va bene. Va bene, stiamo calme. Iris, spiegaci bene cosa ti è successo...- disse Lara sedendosi di fianco a lei sul lettino dell'infermeria.
-Allora... stavo semplicemente disegnando e mi sono ritrovata in un'enorme arena polverosa e puzzolente, con in mano la mia matita.- iniziò mostrando loro l'oggetto che si era portata dietro. -Improvvisamente mi ritrovo due musi di cavallo a mezzo metro di distanza da me, che nitriscono e scalpitano, mentre il tipo che guidava la biga... eh, come si chiama...-
-Auriga.- suggerì Alex.
-Sì, lui. Mentre l'auriga mi urla qualcosa che io non sono riuscita a capire.-
-Probabilmente ti avrà detto di spostarti da lì.- disse Lara scendendo dal lettino e iniziando a camminare, osservando la piccola stanza chiara.
Non era niente di che come infermeria: un letto centrale e due armadietti in croce attaccati alle pareti contenenti lo stretto indispensabile per le piccole ferite. Da uno di questi, una donna simpatica e dolce aveva preso un sacchetto di ghiaccio istantaneo per Iris che si era subito messa dietro la testa.
Quattro leggeri colpi alla porta annunciarono il ritorno di Rita, con tre tazze di the fumante.
-Eccomi, ragazze.- disse richiudendo la porta dietro di sé. -Come va Iris?-
-Meglio, grazie.- rispose prendendo in mano la tazza che la donna bionda le porgeva.
Anche Alex e Lara ringraziarono e iniziarono a sorseggiare l'infuso alla pesca.
-Allora se va tutto bene, io vi lascio. Mi raccomando... Iris, sei sicura di rimanere anche per il pomeriggio?-
Lei annuì. -Mi sono solo spaventata...-
-Va bene allora. Buona giornata!- disse lasciandole da sole.
Lara si voltò verso Iris.
-Allora... dopo ti sei messa a correre, immagino.-
-Esatto. Però dopo qualche metro sono inciampata e ho... ho visto i cavalli arrivare sempre più vicini. Sempre più veloci. Ho chiuso gli occhi e mi sono ritrovata giù dallo sgabello.- concluse appoggiando la tazza di the sul lettino e alzandosi in piedi.
-Tutto ciò è... improbabile.-
-Non mi credi?- chiese Iris ad Alex.
-No, no. Non ho detto questo. Solo che... nel senso... hai fatto un viaggio nel tempo!-
Iris la guardò in modo strano, poi scosse la testa. -Se io ho fatto un viaggio nel tempo, allora Lara si è teletrasportata. E tu... tu hai liquefatto un banco.-
-Magari...- disse Lara per tranquillizzare le sue amiche. -Magari Alex riesce a modificare la consistenza della materia. Tipo da solido a liquido, o cose così.- ipotizzò.
-Sarebbe bello poterli controllare.- disse Iris uscendo dalla stanza. -Così magari guardo le corse dalla tribuna e non dal centro della pista.-
-Pensa anche solo a decidere quando andare.- disse Lara entusiasta. -Potresti scoprire il futuro!-
Iris sorrise. -E tu potresti andare in cima ad una piramide per mangiarti un panino!-
-Lara... Iris... se veramente avessimo questi poteri... non dovremmo né parlarne con nessuno, né usarli per gioco.- disse Alex finendo il suo infuso.
-Eddai... non puoi negare che è meraviglioso!- disse Lara osservando la sua amica.
-Sì, ma può anche diventare pericoloso.- concluse seria.

 
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Note autrici:
 
Luogo: forza, scommetto che non c’è bisogno di dirlo.
Tempo: l’ora di ieri a quest’ora.
 
Dottore: …e poi criticano me per le presentazioni. Mah.
*si schiarisce la voce* Salve ragazze e ragazzi di ogni età! Oggi è un grade giorno. Un fantastico giorno! Volete sapere perché? :3 Il Tipo del retroscena, avete presente? Beh, le autrici gli hanno regalato un viaggio su un’isola dei Caraibi. *abbassa la voce* Ammettiamolo. Aveva bisogno di una vacanza. Perciò per almeno un mese non mi ritroverò in costante pericolo di rigenerazione.
*degli strani rumori provengono dal retroscena, quando un ragazzino ne esce fuori correndo sul palco, per poi bloccarsi alla vista del Dottore*
Tipo: WOOH, è proprio il Dottore!! In carne e ossa!
Dottore: Beh, fino a prova contraria sì, sono il Dottore. Tu saresti…?
Tipo: Ah, sì. Giusto. Io sono il tuo Assistente, ovvero il sostituto del Tipo che hanno mandato in vacanza.*afferra la mano del Dottore, stritolandola in una stretta ferrea* E’ un vero piacere conoscerla! *W*
Dottore: D’accordo… hai intenzione di minacciarmi anche tu con una padella?
Assistente: Chi io? Assolutamente no, non oserei mai! …Però ho questo. *tira fuori da una tasca dei pantaloni un mattarello, iniziando a mulinarlo in giro* Ah! Ah! Forza Dalek, fatti sotto! Io sono pronto!!
Dottore: *scuote la testa* Di male in peggio… tornando al motivo per cui sono qui; avete visto che capitolo movimentato? Immagino che non serva spiegare il legame tra i sogni (nel capitolo precedente) e gli ultimi avvenimenti. Insomma, si spiegano da sol-
Assistente: Sì, che poi non è una cosa fortissima che Alex stava sciogliendo il banco? Anche se da quel che ho saputo Lara si è presa il raffreddore e Iris si è ritrovata in testa un bernoccolo assurdo!
Dottore: Assistente… dovrei essere io a commentare. Tu dovresti tornare là dietro e controllare che la coreografia sia a posto. <_<”
Assistente: Ah davvero? Non lo so… io sono nuovo. Ma se lo dici tu, okay! *trotterella via salutando il pubblico*
Dottore: *lo guarda andarsene* Ormai non posso più sparare di lavorare con gente normale. …No dico. Mi hanno dato un fan come assistente! Beh, evitiamo di soffermarci troppo su questi dettagli. Ormai però ho detto tutto. Se non ci sono domande, riferimenti o passaggi poco chiari… chiedete! :D Non siate timidi!
*le luci si spengono improvvisamente*
Dottore: Oook… niente panico. Ora vado a controllare cosa-
*la luce torna di nuovo*
Dottore: Come non detto. ^_^ Allora gente! Arrivederci e buon-
*Purtroppo l’impianto luci va in black-out nuovamente*
Dottore: MA ALLORA! NON SI RIESCE NEMMENO A SALUTARE IL PUBBLICO COME SI DEVE!! …va bene. Non c’è problema. Saluterò il pubblico al buio.
…Al prossimo capitolo! ALLONS-Y! (*W*)
*la luce torna per qualche secondo e il Dottore si precipita dietro le quinte mentre il sipario si chiude*
(Dottore): Assistente! Cosa diamine combini con le luci?! >:(
(Assistente): Scusa… volevo solo rendere un finale d’effetto! ç_ç
 
Un abbraccio da tutte le autrici e un grazie davvero enorme per aver letto/seguito/recensito la nostra storia!
Gallifrey_96


La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 6
*** Cap-05: Doctor Who? ***


Doctor Who?

In quella noiosa e monotona mattina di novembre tutte le persone erano affaccendate nei loro compiti: i ragazzi erano nelle loro classi, i genitori al lavoro e i vecchietti a guardare i lavori sulle strade. Tuttavia le piazze della città erano caotiche e piene di persone che entravano e uscivano dai negozi e centri commerciali, colme di sacchetti e borse anche molto grandi. Tutto era come doveva essere. Era la fine di novembre e la gente si affaccendava a trovare i regali natalizi migliori per i propri cari.
Non a tutti però interessava sapere quanto costava un profumo, un giocattolo o un bel maglione. Perché ad un occhio attento non sarebbe sfuggito un uomo dall'aspetto bizzarro che saltava da un capo all'altro della piazza rivolgendo continuamente la stessa domanda a persone che, con gli occhi sbarrati e uno sguardo un po' perso, gli rispondevano.
-Dottore chi?-
-Come scusi?-
-Il Dottore! Sa chi è?- chiese nuovamente, abbastanza preoccupato.
-N... No.- rispose la donna carica di pacchetti. -Non ne ho mai...-
-Perfetto! Grazie signora!- disse intercettando una nuova vittima alla sua domanda.
Doveva essere sicuro. Non poteva rischiare in uno sbaglio.
-Mi scusi...- ricominciò affiancando un uomo dall'aria indaffarata. -Sa chi è il Dottore?-
-Beh, certo. Chi non lo conosce?-
L'uomo bizzarro spalancò gli occhi, preoccupatissimo.
-E... sa dirmi chi è?- chiese passandosi una mano tra i capelli, arruffandoli.
La persona osservò attentamente con chi aveva a che fare, prima di rispondere. Era alto, magro e vestiva di un completo gessato marrone, coperto da un cappotto lungo. Lo sguardo... beh, a lui parve leggermente tocco.
-Senta, non so se è uno scherzo o fa sul serio, ma io avrei da fare.- sentenziò infine, allungando il passo.
-No, la prego! Mi dica chi è!- urlò correndogli dietro. -Devo saperlo!-
L'uomo sbuffando si fermò ad un semaforo per attraversare la strada. -E' una persona che ha studiato medicina, che diamine! Poi si specializza ed esercita la sua professione!- concluse esasperato.
Lui si tranquillizzò, arretrando di un passo. -Grazie signore... scusi il disturbo.-
Lentamente ritornò in piazza, imboccando una via laterale. A pochi passi da lui, una cabina della polizia blu lo attendeva. L'uomo le si avvicinò accarezzandola, prima di entrare, lo stipite in legno lucido, poi spinse la porticina e con un sorriso tranquillo varcò la soglia. Una stanza circolare lo accolse, al centro della quale un complesso macchinario brillava d'azzurro. A questa era collegato, poco più in basso, una sorta di macchina dall'aspetto pesante, paragonabile ad un aspirapolvere. Non appena l'uomo si tolse il cappotto marrone, questi emise una serie di tre 'Ding' poco rassicuranti a cui lui non badò. Fece un giro intorno alla consolle e il suo sorriso pian piano si spense.
Si sentiva solo. Non aveva ancora avuto il tempo di ripensare a quello che gli era successo ed era andato tutto bene. Ma ora, di fronte all'assoluto silenzio che riempiva la sala circolare, non poteva accantonare il ricordo delle tre ragazze che fino a poco prima camminavano intorno a lui. L'uomo si premette le dita sulle tempie, cercando di non ripensare ai volti spaventati delle amiche un attimo prima della separazione. Non aveva nemmeno avuto il tempo di dir loro addio.
Lo sguardo dell'uomo si posò sui complicati meccanismi della consolle. Aveva bisogno di un viaggio.
Doveva schiarirsi le idee, andare avanti. Continuare da solo come aveva sempre fatto.
Allungò una mano e abbassò una leva metallica. Con uno scossone la cabina parve partire. L'uomo fece il giro del piantone centrale. Aveva passato solo una settimana con loro, eppure gli sembrava così tanto... non capiva come, ma si sentiva molto legato a quelle simpatiche e strane ragazze che fin dal principio dicevano di conoscerlo.
Con un ultimo sobbalzo, la cabina blu più grande all'interno atterrò, l'uomo riprese il suo cappotto e si fermò di fronte alla porta.
-Io sono il Dottore.- annunciò prima di uscire dal suo TARDIS.
 
*    *    *
 
-No... le ho detto che non voglio nulla!-
-Ma signore, la prego! Venga solo a vedere!-
-Senti, ti ho già detto che non mi interessa niente!- disse esasperato il Dottore all'ennesimo egiziano che si parava davanti.
Aveva fatto il gravissimo errore di prendere una scorciatoia per ritornare alla sua nave spaziale e si era imbattuto in un a serie pressoché infinita di bancarelle di cianfrusaglie inutili.
-Nemmeno questo orologio con incisione egiziane? Posso farle un ottimo prezzo!- riprese il venditore dondolando il piccolo oggetto a due dita di distanza dalla faccia del Signore del Tempo.
-Un buon prezzo per un buon amico!-
Il Dottore sbuffò e allungò il passo, uscendo finalmente da quel baccano. Ma cosa gli era saltato in mente? Doveva immaginarselo che le scorciatoie fossero pieni di... di... quel caos! Allentandosi la cravatta per il caldo del primo pomeriggio, l'uomo non si accorse subito di dove era finito.
-Oh no.- disse poi, guardando la lunga passeggiata che dava sul mare. -Sono uscito dalla parte sbagliata...!-
Lui si voltò indietro constatando che tutti i suoi sforzi per raggiungere la fine della via si erano rivelati inutili. Sospirando, tornò a guardare il mare e si accorse di un dettaglio che, si disse, prima non c'era. Una ragazza, vestita con i pantaloni lunghi e una felpa a righe, era seduta su un panettone al bordo della strada, le gambe strette al petto mentre gli occhi scrutavano il va e vieni del mare.
Il Dottore rimase un attimo a guardarla, non sapendo bene cosa pensare di lei. Cosa ci faceva una ragazza sola, vestita in quel modo, lì in Egitto?
Decise di chiedere, sperando non fosse una sorta di venditore ambulante pure lei, ma all'ultimo si fermò, osservandola sciogliersi i capelli castani dalla coda che li tratteneva. Gli ricordava qualcuno.
-Ciao!- iniziò alzando una mano in segno di saluto.
La ragazza alzò lo sguardo sull'uomo di fianco a lei e il Dottore incontrò un paio di occhi tristi a osservarlo con stupore.
-T... Tu...- balbettò alzandosi dal panettone e allontanandosi di qualche passo.
Il Signore del tempo la riconobbe all'istante.
-Lara?-
-Cosa? Come fai a conoscermi?- chiese la ragazza spaventata.
Il Dottore le si avvicinò di un passo.
-Lara... sono io!-
Lei arretrò ancora. -John... Smith?- ritentò.
-Cosa? No!- esclamò il Signore del Tempo. -Beh... non esattamente. Sono il Dottore!-
Lei scosse la testa. -Cosa?- disse corrucciando la fronte. -Tu non sei il Dottore! Sei l'uomo della visione.- spiegò piano.
Questa volta fu il Signore del Tempo a preoccuparsi.
-Cosa...? Cosa stai dicendo? Che visione?-
La ragazza scosse la testa  e iniziò a correre per la passeggiata sul lungomare, destreggiandosi tra la folla di persone.
-Aspetta! Dove vai?!- urlò il Dottore prima di iniziare a inseguirla.
Vedeva a malapena la figura di lei tra la gente ma era sicuro di non poterla perdere. Anche se la sua felpa a righe compariva a tratti tra le persone, poteva dire con certezza che era proprio a pochi passi da lui. Appena fuori portata. Sentiva il suo respiro, la sua incertezza come se fossero suoi. Le gambe tremanti e il cuore che le batteva furioso nel petto, implorandole una velocità minore. Mancava così poco... ma ancora non riusciva a fermarla. Decise per un'ultima velocissima corsa finale.
Il Dottore allungò il passo e nell'ultima parte del percorso sembrò schivare con maggiore precisione le persone, ridotte a figure deformate dalla velocità. Con un leggero salto, riuscì finalmente ad afferrarle la mano e fermarsi, strattonandola all'indietro.
-Fermati, ti prego!- disse prendendola per entrambe le mani.
La ragazza perse l'equilibrio e si sbilanciò in avanti, finendo addosso all'uomo. Lui la sorresse, tenendola contemporaneamente ferma con le braccia.
-Lasciami! Lasciami andare!- disse lei cercando di divincolarsi.
-Lara, sono io! Sono il Dottore! Stai calma!-
La ragazza scosse più volte la testa, frapponendo tra sé e l'uomo i palmi delle mani, cercando di allontanarlo da sé. -No, no, no! Lasciami!-
Il Dottore al contrario la abbracciò ancora più forte, cercando di sopprimere quella bruttissima sensazione di terrore che non gli apparteneva. Aveva anche la percezione dei muscoli stanchi della ragazza, del suo cuore impazzito e da un senso generale di impotenza che non riusciva a capire.
-Ti prego... per favore...- la sentì implorare, abbassando la testa. -Lasciami andare...-
Il Dottore allentò la presa, ma al contrario di quello che si aspettava, la ragazza non si allontanò. Rimase lì ferma ad ascoltare il battito via via più tranquillo dei suoi cuori. Pian piano anche le emozioni di lei parvero calmarsi e il Signore del tempo non ne percepì più la presenza.
-Hai... Hai due cuori.- disse lentamente, allontanandosi piano da lui. -Chi sei?-
Lui la guardò, pensando che era tutto molto strano.
-Io sono il Dottore.-
-Il Dottore...?- chiese lei alludendo a un seguito.
-Il Dottore.- confermò lui. -E qualche volta mi faccio chiamare John Smith.- spiegò affiancandola.
Lei non si mosse, scrutandogli il volto. Era certa fosse lui. L'uomo delle visioni. Ma come poteva essere reale? Prima di poter fargli altre domande, riprese a parlare.
-Perché non mi riconosci?-
-Dovrei?- chiese la ragazza, diffidente.
Il Dottore ripensò un momento a dov'era. Egitto. E soprattutto in un Universo in cui nessuno lo conosceva.
-No... in effetti no. Però sei uguale a una mia amica. Si chiama Lara.-
-Anch'io mi chiamo Lara.-
-Non lo sapevo, davvero.- disse incamminandosi.
La ragazza per inerzia lo seguì, non sapendo bene cos'altro fare.
-Hai detto che sono l'uomo della visione. Cosa vuol dire?-
-Vuol dire che ti ho sognato.- poi si corresse. -Ti abbiamo sognato.-
Lui non disse nulla, osservando Lara di tanto in tanto. Sembrava triste.
-Perché sei vestita così?- chiese alludendo ai pantaloni lunghi e alla felpa.
-Potrei dire lo stesso di te.- rispose guardandolo. -Comunque non vengo da qui.-
Il Dottore sorrise. -Nemmeno io. Sai come tornare?-
Lara sussultò. Non ci aveva pensato. Non poteva dirgli tutto... nemmeno lo conosceva!
-Più o meno...-
Lui non approfondì. Aveva la sensazione che c'era sotto qualcosa di molto importante che ancora non era pronta a dire.
-Perché sei triste?- riprovò fermandosi a guardarla.
-Ho... ho avuto un... litigio con... un'amica.- disse lei riabbassando lo sguardo.
Una lacrima le rigò il viso.
-Ma perché ti dico queste cose? Sei solo frutto della mia immaginazione!- disse dandogli le spalle.
In realtà sapeva che non era vero. Ma qualcosa ancora la bloccava.
-Se vuoi posso riportarti da dove sei venuta. Così potete fare pace.- si propose il Dottore, sorridendo.
Lara si asciugò il viso e annuì, voltandosi verso l'uomo misterioso.
Sapeva che poteva fidarsi di lui. Era l'unica cosa abbastanza strana da essere paragonata a quello che le era successo, a ciò che stava scoprendo su di sé. Tutte quelle visioni e ora il suo incontro... non rientravano esattamente nei canoni della realtà. Sapeva il suo nome. E probabilmente non solo quello. Un po' questa cosa la spaventava, ma si costrinse nel pensare che doveva essere una reazione plausibile.
Scosse la testa, confusa. Doveva prima parlarne con Iris e, se ci fosse riuscita, anche con Alex.
-Va tutto bene, Lara?-
Lei abbozzò un sorriso. -Certo. E grazie per il passaggio.-
Il Dottore sorrise. -Non c'è di che.-
-Non mi hai detto come fai a viaggiare.- chiese la ragazza schivando un turista in maglietta e pantaloni corti.
-Nemmeno tu.-
Lara annuì ma non disse nulla. Sapeva che poteva fidarsi di lui. Anche se la ragione le diceva che non era reale, anche se la conversazione che avevano fatto non aveva un senso logico, anche se probabilmente non era umano, anche se due cuori gli battevano nel petto... poteva fidarsi. Glielo dicevano i suoi gesti, i suoi rassicuranti sorrisi e soprattutto la sensazione che la sua curiosità era frenata da qualcosa di più forte. Come saggezza, premura, attenzione a non perdere qualcosa di molto prezioso che lei ancora non riusciva a vedere.

 
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Note Autrici:
 
Luogo: Teatro
Tempo: L’ora di eri a quest’ora, più quindici minuti meno un quarto d’ora
 
*Appena le luci sul palco si accendono e i mormorii del pubblico si quietano, il sipario, lentamente, si apre*
Pubblico: …?
*Sulla scena non c’è nessuno a parte una solitaria luce gialla che ne illumina una piccola zona*
Pubblico: …ma allora! Si inizia o no?! >:(
*Pian piano da dietro il sipario arriva, tutto gongolante, il giovane Assistente del Dottore con il suo fez ben calcato sulla testa*
Assistente: Coff… coff… scusate gente, sono un po’ in ritardo…
Qualcuno dal pubblico: Tu non sei il Dottore!
Qualcun altro dal pubblico: Già è vero! Noi vogliamo il Dottore!
Un altro ancora sempre dal pubblico: C’è gente che viene qui solo per leggere di lui! VOGLIAMO IL DOTTORE!! >:(
Assistente: Ok gente! State calmi… è in ritardo, lo so. Sono venuto solo per intrattenere. Tra poco dovrebbe arrivare!
*Mentre le prime persone iniziano a infilarsi giacche e cappotti, si sente un rumore di passi di corsa e versi abbastanza terrificanti che inducono i presenti a ritornare seduti*
*Una porta sbatte, attutendo i rumori*
(Dottore): Presto! Bloccate la porta! Veloci!!
(Qualcuno): … scusa ma non hai il tuo cacciavite sonico? ò__O
(Dottore): Avrei le mani un po’ occupate a tener ferma la porta se non ti dispiace!!
*Con un simpatico suono la serratura viene bloccata e qualche secondo dopo un Dottore ansante e sporco di polvere compare sul palco, affiancando il suo Assistente*
Assistente: *al pubblico* Ecco a voi l’unico e inimitabile Signore del Tempo!! *batte le mani insieme agli spattatori*
Dottore: Grazie ragazzi! Davvero, non è necessario. *lancia uno sguardo un po’ più attento al suo Assistente* …perché hai un fez in testa?
Assistente: …SPOILERS! *si dilegua cantando la sigla di Doctor Who*
Dottore: …Cosa? O___O” Va beh, forse è meglio non sapere. Dunque! Dopo aver chiuso fuori dal teatro due Cani Infernali posso concentrarmi sulla storia. …Che ve ne pare? Avete visto che sono arrivato pure io finalmente? Diciamo che in questo capitolo c’è un piccolo collegamento con il penultimo capitolo della ff ‘Dottore abbiamo un problema’. In breve: nell’altra storia ero finito in un Universo parallelo al mio e ovviamente il TARDIS si è bloccato, impedendomi di tornare indietro. Beh, felice di dirvelo, sono riuscito a tornare nel mio Universo. ^_^
Assistente: *attraversa il palco alla ‘Heidi’ cantando ‘This is Gallifrey’*
Dottore: Ma che fai, posso sapere?!
Assistente: Canticchio. Mi sembrava coerente con il nome dell’autrice. U_U *esce dal palco*
Dottore: Oook… prima di essere interrotto di nuovo, grazie a tutti per aver letto e, nel caso, lasciato una piccola recens-
Assistente: *attraversa nuovamente il palco mormorando ‘Doomsday’*
Dottore: ç_ç N-non ti azzardare! Io l’ho vissuto quel momento! T^T Rose… la mia piccola Rose… *occhioni da cucciolotto* Beh, come dicevo… *afferra una padella e la lancia con precisione millimetrica sulla faccia dell’Assistente, zittendolo all’istante* Grazie a tutti quelli che sono passati qui a leggere! E sapere cosa ne pensate renderà le autrici le persone più felici dell’Universo. Glielo vogliamo concedere vero? *occhioni da cerbiatto*
GRAZIE! *W*
 
Un abbraccio forte forte
Gallifrey_96



La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 7
*** Cap-06: Trust me ***


Trust me
 
Lara ebbe una stranissima sensazione di vuoto quando uscì da quella singolare cabina blu. Era arrivata proprio dove aveva chiesto di essere portata e ancora non riusciva a spiegarsi come il Dottore ci fosse riuscito. Ma a parte questo, il TARDIS, come aveva chiamato la cabina della polizia, la affascinava. Nell'esatto istante in cui ne aveva varcato la soglia, aveva percepito una sorta di tranquillità e caotico movimento che subito le era piaciuto.
La porticina in legno si aprì nuovamente con un cigolio e il Dottore le diede la precedenza per uscire. Subito davanti a lei comparve il grande parco vicino alla scuola in cui aveva deciso, con Iris,  di provare a viaggiare nello Spazio. L'amica era proprio di fronte a lei, seduta a gambe incrociate su una panchina, un libro di storia di fianco.
-Lara!-
La ragazza le corse incontro, non sapendo cosa dirle.
-Va tutto bene? Sei arrivata in Egitto?- chiese abbracciandola forte. -Ehi?-
Lara annuì. -Sì... è tutto okay. Più o meno.-
L'amica alzò lo sguardo sulla cabina blu che le era comparsa davanti all'improvviso notando l'uomo che vi era appoggiato.
-Oddio... ma è John Smith!- le sussurrò all'orecchio.
-Già. L'ho incontrato là.- disse Lara sciogliendosi dall'abbraccio.
-E sa... qualcosa di...-
-No. Non ho detto nulla.-
Iris annuì e si spostò di fianco all'amica, aspettando una qualche reazione da parte dell'uomo, che non tardò ad arrivare.
-Ciao! Sono il Dottore.- Si presentò con un sorriso. -Tu sei...?-
-Iris.- rispose accennando un sorriso. -Dottore e basta?-
L'uomo annuì. -Solo il Dottore.-
La ragazza provò un immediato impulso a raccontare che sapeva viaggiare nel Tempo, ma si trattenne. Doveva cercare di capire chi era e soprattutto che cosa ci faceva con Lara.
-Cos'è che volete dirmi?- chiese prima che la ragazza potesse dire o fare qualcosa.
-Non abbiamo nulla da dire a uno sconosciuto.- ribatté Iris, alzando leggermente il mento.
-Eddai ragazze! Non ci posso credere!- disse con un sorriso. -Lara ha detto che mi avete sognato. Cosa vuol dire?-
Iris guardò l'amica, sedendosi nuovamente sulla panchina in legno. -Mi avevi detto che non sapeva nulla!-
-Scusa... è stato improvviso e non ci ho pensato!- si scusò sedendosi accanto a lei.
-Allora, mi potete spiegare?- ritentò il Dottore mettendosi proprio di fronte a loro.
Lara aprì la bocca per parlare ma venne trattenuta da Iris che le posò una mano sul ginocchio.
-No.-
-No? Perché no?- chiese lui abbastanza stupito.
-Perché tu sembri sapere tutto su di noi, ma noi non sappiamo nulla su di te.-
Il Dottore dovette ammettere che aveva ragione. Anche se si stava riferendo a persone di altri Universi sembrava sapere tutto di loro. Purtroppo le conoscenze non erano biunivoche.
-Avete ragione... racconterò io per primo.- si propose. -Ma non manca qualcuno?-
-Sì. Non c'è Alex, Dottore.- rispose Lara, abbassando lo sguardo.
Lui fu tentato di chiedere spiegazioni, ma decise di riservare le domande per dopo. La situazione con questa amica sembrava qualcosa di recente.
Così, sospirando, incominciò a raccontare. Fece riaffiorare alla mente ciò che gli era successo nell'altro Universo con delle ragazze simili a loro, che sapevano tutto su di lui. Ora invece i ruoli si ribaltavano.
Non che il Dottore sapesse esattamente tutto, ma un'idea generale se l'era fatta, ormai. Raccontò della loro avventura con ELMEM, di come erano riuscite a salvargli la vita e la loro improvvisa separazione, soffermandosi sui concetti che, da un punto di vista esterno, potevano risultare incomprensibili. Concluse, ricollegandosi all'incontro con Lara.
-Fammi capire...- iniziò iris. -Tu viaggi nello Spazio con quella cabina?-
Il Dottore annuì. -E anche nel Tempo.-
-E come ci riesci?-
-Non è importante per divertirsi. Succede e basta.-
-Questa non è una risposta, John... ehm, Dottore.- si corresse la ragazza.
-Però è molto bello dentro!- si intromise Lara. -Dovresti vederlo!-
Iris guardò il Signore del Tempo che sorridendole, la invitava ad entrare.
-E' una cabina telefonica, Lara. Cosa vuoi che sia?- chiese scettica.
-E' molto più di ciò che sembra.- spiegò enigmatico il Dottore. -Dai, prova!-
Lei si alzò dalla panchina e prese in mano il libro di storia, cercando di non perdere il mare di cartoline che c'erano tra le pagine. Con circospezione aprì la porticina ma non entrò. Rimase a guardare la grandissima stanza circolare a bocca aperta.
-Allora?-
Iris per tutta risposta chiuse al porta e la riaprì di nuovo, varcando la soglia.
-E'... più grande di quello che sembra!- disse entusiasta.
Il Dottore fece cenno a Lara di entrare e lui le seguì un attimo dopo. Appena furono all'interno di quello spazio magico le ragazze si presero per mano, osservando ogni più piccolo dettaglio. Si sentiva a casa.
-Bene! Stiamo facendo progressi!- esultò il Signore del Tempo.
Gli sembrava un sogno. Quante possibilità c'erano di incontrare le stesse ragazze anche nel suo Universo? Una su un miliardo, probabilmente.
-Ora mi raccontate qualcosa su di voi? Come mai ti porti dietro un libro di storia?-
Iris lasciò la mano dell'amica e guardò il libro.
-Non so ancora se posso fidarmi di te, Dottore ma... devo dire che averti sognato facilita le cose.- iniziò lei.
-Io... credo che dovremmo fidarci. E' tutto così strano... e il suo arrivo non può essere una coincidenza.- disse Lara soppesando le parole.
Iris prese un respiro profondo, rassicurata dall'amica, e raccontò la loro versione dei fatti. Avevano scoperto di potersi muovere nello Spazio e nel Tempo e Alex potrebbe modificare la Materia.
-Potrebbe?- chiese il Dottore.
Lara annuì. -Non vuole nemmeno provarci. E non riusciamo a convincerla che non è pericoloso.-
-Ma questo è...-
-Impossibile?- concluse Iris. -Noi ormai abbiamo superato quella fase.-
-Oh Santo cielo. Ma... aspettate un momento... come ci riuscite? Chi siete?-
Le amiche si guardarono, sperando fosse lui a dar loro una risposta.
-Per un mese abbiamo avuto solo visioni su di te. Pensavamo fossi la nostra guida. Non sapevamo cosa ci stesse succedendo.-
-E perché succedeva.- aggiunse Lara, torturandosi le mani. -Abbiamo iniziato a provare da sole.-
-Ma Alex comunque non voleva fare nulla per controllarlo.-
-As... Aspettate un momento.- disse il Dottore alzando le mani. -A controllare cosa?-
-Questo.- disse Lara materializzandosi istantaneamente di fianco a lei e tornando immediatamente da dove era venuta.
-Cosa? Come...?-
-E' diventato abbastanza immediato, ormai.- spiegò la ragazza guardandolo negli occhi. -Mi basta pensare a dove voglio andare e ci arrivo.-
Il Dottore guardò Iris.
-A me succede più o meno al stessa cosa, solo che mi muovo nel Tempo.- disse indicando il libro di storia. -Ci sto ancora lavorando, però.-
Lui corrugò al fronte. -Voi... voi non dovreste nemmeno esistere...!-
-Grazie, Dottore.- disse ironica Lara.
-Voglio dire... dovreste essere il Continiuum Spazio-Temporale... non delle persone! Però aspetta.... c'è anche Alex.-
L'uomo iniziò a camminare sulle grate della sala consolle, parlando a voce alta.
-Spazio... Tempo... Materia... i tre elementi fondamentali dell'Universo... ma cosa ci fanno in delle ragazze? Dovrebbero essere nel Vortice... dovrebbero essere...- lui si bloccò. -Dovreste essere tutte insieme.- concluse.
Lara sospirò abbassando lo sguardo sulle proprie scarpe. -Te l'abbiamo detto.-
-Non riusciamo a convincerla.- disse Iris abbracciando l'amica.
Lei la lasciò fare, nascondendo il viso nell'incavo della spalla, cercando di regolarizzare il respiro.
Non voleva escluderla così, ma non capiva cosa bloccava l'amica.
-Va bene... ho capito.- disse il Dottore. -Andiamo a conoscere l'Alex di questo Universo.-
 
*    *    *
 
La ragazza occhialuta era uscita sulla veranda di casa per disegnare qualcosa sotto i deboli raggi di sole che, a metà novembre, erano rari da incontrare. Stava disegnando già da un pezzo quando un rumore metallico ripetuto un po' di volte le fece distogliere lo sguardo dal disegno. Si guardò intorno, ma non vide nulla di particolare, quindi ritornò a disegnare, pensando di essersi immaginata tutto.
-Ciao, Alex!-
La ragazza sobbalzò sulla sedia, lasciando cadere la matita sul tavolino.
-Iris? Lara? Che ci fate a casa mia?-
-Volevamo farti conoscere una persona.- spiegò Lara tranquillamente.
-Sì, ma come avete fatto ad entrare? La porta è chiusa!- chiese spaventata. -Non ditemi che ci sei riuscita in quel modo.-
Lara scosse al testa. -No, no. E' stato molto più facile.-
-Cosa stai dicendo?-
Iris intervenne in suo aiuto. -Alex... so che non vuoi parlarne, ma...-
La ragazza si alzò in piedi. Sapeva già dove sarebbe finita quella conversazione e, sinceramente, non ne aveva proprio voglia.
-Smettetela di parlarne, allora!-
-Lascia che ti spieghi... abbiamo incontrato...-
-No! Vi ho già detto che non voglio sentire nulla che riguarda quello!- disse arrabbiata.
-Ciao, Alex.-
La ragazza riccioluta alzò lo sguardo sulla persona che aveva parlato. Non si era nemmeno accorta della sua presenza. Sempre che fosse stato lì fin dall'inizio. Era alto e magro, le guance un po' scavate e gli occhi simpatici, come nelle sue visioni. Solo che questa volta era reale.
-No... no, no, no... chi? Dove...?- balbettò la ragazza arretrando.
Lui sbuffò. -Aaah, ma non è possibile!- esclamò. -Non c'è ne è stata una di voi che ha risposto al mio saluto con un semplice 'Ciao'!-
-Ti presentiamo John Smith.- dissero contemporaneamente Iris e Lara, affiancando l'amica che fissava l'uomo come se fosse un fantasma.
-Ma non è... reale! Chi è?-
-Sono il Dottore!-
La ragazza chiuse gli occhi, respirando con quanta più regolarità possibile.
-Credo che... credo di non sentirmi molto bene.- 
Iris la accompagnò dentro casa, chiudendo al porta a vetri della veranda, per poi farla sedere su una sedia.
-Vi prego. Spiegatemi cosa mi sta succedendo, perché il fatto che un uomo immaginario sia proprio qui di fronte a me non preannuncia nulla di buono.-
 
*    *    *
 
Dopo le doverose spiegazioni, Alexandra non poteva dire di sentirsi meglio, purtroppo. Tutte le idee le si affollavano e accavallavano nella mente senza senso e gli interventi un po' bizzarri del Signore del Tempo non la aiutavano.
-E l'hai trovato in Egitto?-
Lara annuì. -Lui ha trovato me. Diceva di conoscerci.-
Alex scosse la testa guardando il Dottore, o John Smith come lo chiamavano loro, curiosare sugli scaffali del salotto, completamente a suo agio. Lei si voltò a guardare il TARDIS, proprio al centro del corridoio tra la sala e ingresso. Seguendo il consiglio delle amiche, aveva anche provato a entrarci: ne era rimasta molto colpita. La prima sensazione che provò fu la tranquillità. Come un luogo sicuro in cui rifugiarsi, nascondendosi dal mondo che la circondava. Solo dopo si accorse che era davvero più grande all'interno. Aveva borbottato un paio di 'No' sconnessi, richiudendo la porta e constatando che quella cabina era veramente in legno, per poi rientrare e convincersi del tutto che sì, questo Dottore viaggiava in una cabina telefonica blu, nel Tempo e nello Spazio.
-Bene... parlare sarà anche molto divertente, ma dopo un po' è noioso. Facciamo qualcosa?- chiese il Signore del Tempo sfregandosi le mani, impaziente. -Vorrei capire come fate a... fare quello che fate.-
-No. No, no, no. Io non rifaccio proprio niente.- disse Alex alzandosi dalla sedia.
-Ci risiamo...!- sussurrò Iris, in modo che solo il Dottore la sentisse. -Non sarà facile convincerla...-
Lui osservò attentamente la ragazza riccioluta mentre si guardava intorno, non sapendo bene cosa fare per cambiare discorso.
-Perché hai paura?- chiese infine in tono tranquillo.
-Io non ho...- iniziò Alex senza pensare. -Okay, forse ho un po' di paura.- ammise notando gli sguardi delle amiche.
-Cos'è che ti spaventa?- riprovò il Dottore dolcemente.
-Non voglio far del male a nessuno.- rispose lei sussurrando. -Ho sciolto un banco, una volta.-
-Aaah! Ma allora si spiega tutto!- disse ridendo lui.
Lara gli tirò una manica della giacca, scuotendo la testa. -Non fare così.-
-Sc... Scusami, Alex.- disse piano. -Però il punto rimane lo stesso! Devi provare! Pensa... potresti fare cose fantastiche controllando la Materia!-
Lei scosse la testa. -No. Non voglio rifarlo. Non ci riuscire nemmeno.-
-Non puoi saperlo se non ha mai riprovato.- ribatté il Signore del Tempo avvicinandosi alla ragazza. -Non ci si può arrendere senza combattere.-
Alexandra trattenne lo sguardo basso, non sapendo cosa aggiungere. Era facile a dirsi con le parole, ma aveva ancora troppa paura per provare. Poi nel suo campo visivo entrarono le mani del Dottore che lentamente presero le sue. La ragazza si ritrasse, spaventata dal suo gesto.
-Alex... tranquilla. Non mi stai facendo niente, hai visto? Se tu non vuoi che succeda, non succederà.- spiegò piano. -Allora, ti andrebbe solo di stare con noi?- chiese sorridendo.
-Non farò nulla?-
-Niente. Fin quando non lo deciderai tu.-
Alex distolse lo sguardo dal Signore del Tempo per osservare le amiche. Si tenevano per mano e li guardavano, aspettando una sua risposta.
-Allora... accetto.- sussurrò.
Il Dottore le sorrise raggiante lasciandole le mani, che per un attimo temette di non rivedere più, abbandonando le ragazze al caloroso abbraccio delle amiche.


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Note Autrici:
 
Luogo: …che noia. Ogni volta la stessa storia. Siamo a teatro. -__-“
Tempo: Quello che vedete scritto sull’orologio in basso a destra del monitor.
 
Dottore: Ehilà mondo! :D Oggi ho un sacco di cose da dirvi. Allora… *si sfrega le mani* Tanto per cominciare… GRAZIE. Le autrici sono entusiasta dei commenti, delle visualizzazioni e di tutte quelle persone che vengono a leggere anche se non sono ancora iscritte nel sito e non possono recensire (?). Quindi un grazie che, davvero, viene dal cuore… cioè, dai cuori.
Poi… una piccola notizia interna. *assume un’aria misteriosissima* Il Tipo del retroscena è tornato.
*Dan dan daaan*
Dottore: Già. I’m so sorry. Ho anche provato a convincerlo a tornarsene in quell’isola sperduta in cui aveva passato le vacanze, ma lui voleva a tutti i costi tornare qua. In più che gli regaliamo i viaggi quello vuole tornare al lavoro. *scuote la testa* Umani…
Beh, ora passiamo al capitolo. Dopo aver messo in dubbio la grande originalità delle autrici per la scelta del titolo, che ne dite? Finalmente le ragazze tornano insieme. :)
… *si schiarisce la voce* Bene… non credo che ci sia molto altro da dire, quindi…
*si guarda intorno* …tra l’altro oggi non ho nemmeno un copione da seguire.
*realizza ciò che ha appena detto* No, calma… NON HO UN COPIONE!! Questo vuol dire che posso parlare per almeno 26 minuti di ciò che voglio! E’ fantastico!! :D
*prende un respiro molto profondo* Premettendo che può risultare molto difficile riempire lo spazio delle note autore quando il capitolo lo ha scritto qualcun altro, ho appena realizzato che tra  qualche giorno è Pasqua. Perciò… BUONA PASQUA A TUTTI!
Ah… io ho sempre adorato questo periodo. La notte passa il coniglio e ti nasconde ne giardino una montagna di uova di cioccolato. Una volta gli ho dato anche una mano a nasconderle. E’ stato molto divertente, soprattutto vedere i bamb-
*sale sul palco i mitico Tipo del retroscena, sguardo omicida e passo di marcia*
Dottore: …vedere i bambù (?) Lo sapevi che sono le piante che crescono più velocemente? ^_^”
Il Tipo: -__-“ Stai di nuovo parlando a vanvera. Dacci un taglio, ok?
Dottore: Signorsì!
Il Tipo: *lo squadra da capo a piedi* E il saluto? >:(
Dottore: …non pensavo lo volessi.
Il Tipo: beh, lo voglio. >:(
Dottore: *scocciato, fa il saluto*
Il Tipo: Ora va meglio. E ricordati di ringraz-
Dottore: Sì lo so. Le solite cose che faccio sempre. *lo spinge via* Ciao!
Oooh cavolo. Non se ne poteva già più! Uff, dicevo. Grazie davvero molte per essere passati a leggere, le autrici sperano solo di non avervi annoiato o fatto perdere tempo proprio in prossimità delle feste. In tal caso, si scusano moltissimo. Come di consueto, ogni nuova recensione è ben accetta perciò non siate timidi! Se trovate incongruenze o passaggi poco chiari, lo staff (di cui faccio parte anch’io) è ben lieto di intervenire dove necessario! *si sistema la cravatta* Al prossimo capitolo allora! E ancora buona Pasqua! *W*
*Il sipario si chiude, accompagnato da uno scroscio di applausi*

Un abbraccio fortissimo
Gallifrey_96 e co.



La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 8
*** Cap-07: They laught at you ***


They laught at you
 
-Fantastico!- disse il Dottore guardando Lara. -Assolutamente... brillante.- esclamò sorridendo.
La ragazza si materializzò un'ultima volta esattamente al centro della grande sala, respirando con una punta di affanno.
-Dici davvero?- chiese sedendosi a terra.
-Assolutamente! E... spiegami di nuovo come fai.-
Lara catturò i capelli castani in una morbida coda, prima di spiegare per la millesima volta come riusciva a viaggiare nello Spazio.
-Quante volte dovrò ancora ripetertelo, Dottore?-
-Questa è l'ultima, promesso.-
Lei sbuffò, non realmente scocciata dalla sua richiesta. Parlare l'aiutava a capire, e capendo imparava cose nuove da poter fare.
-Sono... tranquilla. Sento quella musica... non so cosa sia, è come se fosse antichissima. Poi decido un luogo e... non so come, lo raggiungo.- ripeté lei alzandosi in piedi. -Però... mi sono accorta che se vedo dove voglio andare è più facile arrivarci.- spiegò più a sé stessa che al Signore del Tempo.
-Interessante... questo, questo è qualcosa che non ho mai visto.- rifletté il Dottore, guardando la ragazza sedersi vicino alle sue amiche su un divano in rosso velluto. -Come riesci a tenere assieme le tue molecole? Come fai a... comparire e scomparire?-
Le tre amiche lo osservavano passeggiare per la stanza. Era più o meno una sorta di palestra, molto grande e ben illuminata, con un altissimo soffitto, come quello delle maestose e un po' severe cattedrali gotiche. Il pavimento era rivestito da un parquet chiaro, che rifletteva la luce e in alcuni punti era coperto da morbidi tappeti colorati. Il divano, era un'aggiunta del momento.
-Mi verrebbe da pensare che non siete umane...- sussurrò il Dottore, guardando le tre ragazze. -Ma, no, non ha senso.-
-Forse non lo siamo completamente.- ipotizzò Iris.
Lui alzò le sopracciglia . -No, no. Gli umani si riconoscono subito. Siete diversi da qualsiasi altra creatura di tutto l'Universo. Non ci sono altri alieni come voi.-
-Beh, e tu allora?- chiese Alex, dopo ore passate in assoluto silenzio.
Non si era ancora decisa a tentare di usare il suo potere, così si era seduta sul divano e aveva osservato per tutto il tempo i salti dell'amica.
-Io... Io non c'entro.- disse il Dottore, piano.
-E perché no? Sei simile a noi!- esclamò Iris, guardandolo. -A parte il fatto che hai due cuori.-
-La mia razza si è estinta.- sussurrò, evitando il loro sguardo. -Sono rimasto solo io.-
-Oh... mi dispiace.- disse Lara, mortificata.
Lui le rivolse un sorriso forzato. -Non preoccuparti.-
E quelle furono le ultime due parole che le ragazze gli sentirono dire sull'argomento. Poi il Dottore riprese a parlare e sorridere, come se nulla fosse. Come se il peso un popolo non gli gravasse sulle spalle.
 
*    *    *
 
-Forza Iris!- le disse Lara, trascinandola al centro della sala, proprio dove si era materializzata lei l'ultima volta. -Ce l'ho fatta io...!-
-Questo non vuol dire nulla!- esclamò lei, cercando di opporre resistenza. -Tu sei brava!-
Iris scartò di lato, retrocedendo di corsa, ma l'amica fu veloce a materializzarsi proprio davanti a lei.
-Senti...- disse sbuffando. -Non è affatto facile spostarsi così velocemente, quindi ora ci fai il favore di metterti lì in mezzo e provare un salto nel Tempo!- concluse.
Lei scosse la testa. -No, non ne sono capace!-
Il Dottore scostò Lara per mettersi al suo posto. -Iris, lo hai fatto una volta. Puoi rifarlo.-
La ragazza rimase un attimo a fissare gli occhi profondi dell'uomo. Voleva fidarsi. Era sicura fosse la cosa giusta da fare, ma aveva un sentore, un'emozione che non le apparteneva. Pulsava come il sangue scorre nelle vene e bruciava come il fuoco di una guerra. La guerra che lo aveva cambiato.
-Iris?-
La sensazione scomparve all'improvviso e lei distolse lo sguardo, arretrando di qualche passo fino al centro della stanza. Allontanarsi da lui, in quel momento le sembrava la cosa migliore da fare.
-Va bene. Proviamo.-
Il Dottore la guardò un po' perplesso dal suo comportamento, poi però le rivolse un sorriso di incoraggiamento, allontanandosi da lei per darle spazio. Ma mentre Lara andò a sedersi con Alexandra sul divano, lui rimase in piedi, aspettando qualche cambiamento da parte della ragazza.
Iris chiuse gli occhi, non sapendo bene a cosa pensare per muoversi nel Tempo. Era facile per Lara, le bastava decidere un posto... come faceva lei a decidere il Tempo? Doveva immaginarsi un orologio? La ragazza corrucciò la fronte, cercando di pensare a un modo per saltare anche solo per un secondo nel Tempo.
-Iris... va tutto bene?-
Il Dottore le si era avvicinato e le amiche la guardavano preoccupate.
-Non... Non capisco cosa devo fare.- mormorò sedendosi a gambe incrociate. -Come faccio a visualizzare il Tempo? Non è... un luogo, un orologio o altro!- esclamò a metà tra il deluso e l'esasperato.
-Il Tempo è mutevole, Iris. Non si può visualizzare in qualcosa di fisico.- spiegò il Dottore accovacciandosi al suo fianco. -Ce ne sono così tanti di futuri possibili...- disse alzando gli occhi sul soffitto per trovare un modo semplice per farsi capire. -Deve essere una sensazione. Qualcosa che è parte di te. Devi solo trovarla.-
-Come lo sai?- chiese lei ammirata.
Lui abbassò lo sguardo sui suoi occhi curiosi. -Non lo so. Ho tirato ad indovinare.- rispose sincero.
Tutte le convinzioni, l'ammirazione, i buoni propositi della ragazza si frantumarono ai suoi piedi.
-Ma io pensavo...!-
-Beh, è molto probabile sia giusto.- precisò imbarazzato. -Non posso sapere tutto! Tra l'altro non ho mai visto nulla del genere.-
Iris scosse la testa e solo dopo notò che Lara e Alex stavano ridendo, additando alternativamente lei e il Signore del Tempo.
-Posso sapere cosa c'è di così divertente?!- chiese un po' scocciata.
Lara tornò seria per circa due secondi, tentando di riprendere fiato e risponderle, ma le risate a stento trattenute da Alex ebbero  la meglio e si ritrovò di nuovo a ridere, mezza sdraiata con l'amica sul divano.
-Ehm... perché?- chiese il Dottore guardandole.
-Non lo so. Ma troverò il modo, prima o poi, di scoprirlo.- annunciò Iris, chiudendo gli occhi e regolarizzando il respiro.
-Stai attenta, Iris.- aggiunse lui prima di allontanarsi di qualche passo. -Probabilmente tornare indietro ne l Tempo sarà più facile che andare avanti.-
Lei corrucciò la fronte. -Perché?-
-Perché lo hai già vissuto. E... cerca di non incontrare la te stessa del passato.-
-...Perché?- chiese di nuovo lei.
-Causeresti un paradosso. Anche se siamo nel TARDIS, è meglio evitare.-
Iris annuì, preoccupata. Non doveva incontrarsi. Come se le cose non fossero già abbastanza complesse.
-Ah... un'ultima cosa. Ricordati di tornare indietro.-
-Cosa?!- chiese nervosa.
Ma non sentì la risposta perché tutto, intorno a lei, scomparve. La stanza, i tappeti, il divano, il Dottore, il pavimento lasciarono posto al nulla. Solo una cosa riusciva a sentire: le risate delle amiche. I pensieri non si fermavano. Un continuo e caotico turbinio nella mente che quasi pareva esplodere. Non riusciva a seguirli. Coglieva solo alcune parti, del tutto sconnesse tra loro, come i tasselli persi sotto i tappeti o i divani, di migliaia di puzzles non finiti, dimenticati nella polvere delle soffitte. Iris si premette le dita sulle tempie, cercando di concentrarsi.
'Ridono...'
La ragazza gemette appena, riascoltando le risate delle amiche.
'Ridono...'
Risate sempre più storpiate, assurde, mostruose. Non erano le loro, di questo Iris era sicura ma non riusciva a capire... era tutto così caotico...
'Ridono di te...'
No, non era vero. Non potevano e lei ci credeva.
'Ridono di te'.
Le risate diventarono sempre più forti, incontrollate. La spingevano e tiravano da ogni direzione e si aggiunsero a tutto il caos dei suoi pensieri.
'Ridono di te!'
Lei scosse la testa, chiudendo forte gli occhi. -No, non è vero...- sussurrò tappandosi le orecchie con le mani. -NON E' VERO!!-
Di colpo, tutto finì.
Iris si tolse le mani dalle orecchie, tremando per lo sforzo, e una dolce melodia iniziò a suonare. Sapeva che era a quella che avrebbe dovuto pensare fin dal principio ma non ci era riuscita. Se l'era quasi dimenticata. E ora era la melodia a tranquillizzare i suoi pensieri, che la aiutava a quietare il mare dopo la tempesta.
Poi si ricordò che doveva viaggiare nel Tempo. Poteva andare dove voleva, non era un problema.
Il Rinascimento? La rivoluzione Americana?
La melodia si fece un po' più forte, quasi ad ammonirla di una scelta sbagliata.
Un Natale fa? La scorsa Pasqua?
Uno strano presentimento la fece riflettere sulle conseguenze. Doveva anche tornare indietro.
Iris fece un respiro profondo e immaginò il Tempo scorrere al contrario. Un tempo suo, come un orologio interno che poteva fermare quando voleva. Con estrema cura, scelse venti minuti prima di quando si era separata dalle amiche e dal Signore del Tempo.
E in quel tempo si ritrovò.
 
*    *    *
 
-Ce... Ce l'ha fatta!- esclamò Lara alzandosi in piedi. -E'... scomparsa!-
Il Dottore fu rapido a estrarre il suo cacciavite sonico e scandagliò l'area occupata dalla ragazza, ma non ne ricavò nulla.
-Accidenti... è proprio incredibile. Non ha lasciato nessuna traccia che sia una. Come se lei non sia mai stata qui.- disse ammirato. -Siete proprio brave.-
Lara sorrise, avvicinandosi a lui. -Furtive come ombre.- disse ridacchiando.
-E quando torna?- chiese spaventata Alex, rannicchiandosi sul divano. -Non ce l'ha detto...-
Il Dottore si voltò a guardarla, alzando un sopracciglio. -Beh, non sapevamo nemmeno se sarebbe riuscita a partire. Un po' di pazienza!- esclamò entusiasta.
Di fatto, fu il primo a stufarsi di aspettare.
-Come mai ridevate, prima?- chiese per far passare il tempo.
Loro si guardarono, balbettando qualcosa.
-Ecco noi... ridevamo perché...- iniziò Lara non sapendo nemmeno come continuare la frase.
-Perché noi... abbiamo visto una cosa divertente.-
-Potete dirmi cosa?- riprovò il Dottore. -Avanti, sto cercando di non annoiarmi a morte!-
Alex guardò Lara, cercando di trovare una scusa plausibile.
-Non... non possiamo...- iniziò lei, torturandosi le mani.
-IRIS!!- esclamò Lara, e per una volta Alex fu felicissima di essere stata interrotta.
Il Dottore si girò verso la ragazza appena comparsa dietro di lui con un sorriso. -Ciao, Iris! Tutto bene?- disse avvicinandosi a lei di qualche passo.
La ragazza fece due passi avanti ma subito iniziò a barcollare allargando le braccia per cercare di mantenere l'equilibrio. Il Dottore corse verso di lei, sorreggendola per le spalle.
-Iris... va tutto bene?-
-N... non lo so...- rispose appoggiandosi una mano sulla fronte. -Ho... viaggiato?-
Lui sorrise. -Ooh, sì! Sei stata bravissima!-
Iris sospirò sollevata. -Non è stato... esattamente piacevole.-
-Perché no?- chiese Lara, affiancandola. -Hai sentito la musica?-
-Ecco, lo sapevo che non era la cosa giusta da fare.- disse Alex preoccupata sia per l'amica che per quello che riguardava il viaggio. 
-Ehi, ehi, ehi! Calma un momento!- esclamò il Dottore. -Cerchiamo di non sommergerla di domande.- disse aiutando la ragazza a sedersi a terra, dato che ancora non sembrava star bene. -Piano, Iris... Altrimenti ti girerà la testa.-
Lei si accucciò a terra lentamente, cercando di riorganizzare le idee. Ancora non ci credeva di essere riuscita a saltare nel Tempo. Del resto non si era mossa di un millimetro nello Spazio, ma di venti minuti nel Tempo sì. Ne era sicura.
-Va bene Iris. Devo chiederti di raccontare cosa ti è successo.- chiese il Dottore, accucciandosi proprio di fronte a lei.
La ragazza annuì prendendo un respiro profondo quando aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono.
-Iris, cosa succede?- disse il Dottore guardandola preoccupato.
Lei voltò lo sguardo sulle amiche. -Glielo avete detto?-
-Detto cosa?- chiese lui.
Loro scossero la testa. -Non sapevamo se potevamo farlo.-
-Ma fare cosa?!-
Iris chiuse gli occhi respirando piano per concentrarsi. -Quando sono tornata indietro nel Tempo, come mi avevi consigliato, è stato... non lo so, un caos. Non riuscivo a seguire nemmeno il filo dei miei pensieri.- spiegò aprendo gli occhi.
-Okay, questo non me lo aspettavo.- disse il Dottore, alzandosi e passeggiando per la stanza.
-Comunque sia vi sentivo ridere.- precisò alludendo alle sue amiche. -Ma erano risate strane, cattive. E non eravate voi. Ero spaventata perché era come se ridevate di me.-
-Ma... ce lo avevi detto tu!- disse Lara sedendosi accanto a lei e abbracciandola. -Non lo sapevamo...-
Il Dottore si bloccò sul posto. -Cosa? Stavate ridendo perché ve lo aveva detto Iris?-
Alexandra annuì.
-Oh Santo... Perché lo hai fatto?- chiese alla ragazza accucciata ancora a terra.
-Se loro non avessero iniziato a ridere, non sarei riuscita a saltare nel Tempo.-

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Note Autrici:

Luogo. Sulla sedia dove siete seduti in questo istante.
Tempo: ORA!

*Si accendono le luci e uno scroscio di applausi fa entrare sulla scena il Dottore, completo di cravatta e giacca elegante*
Dottore: Salve ragazzi! :3 Bella giornata oggi, eh? Peccato che domani non sarà più così. Sapete... detto tra noi, ho sistemato un paio di problemi in Giappone, causando un leggero sconvolgimento climatico. Nulla di preoccupante. Probabilmente sarà solo pioggia. *sorriso da io-non-ho-fatto-nulla-di-male* Comunque! Spero stiate tutti bene, ho letto sui giornali che tra poco finiscono le scuole per le vacanze d'estate! Finalmente potete concentrarvi solo su ciò che più vi piace... cioè me! *W*
*Entra il Tipo del Retroscena, nascondendo una padella nuova di zecca dietro la schiena, perfettamente visibile a tutti*
Il Tipo: Come scusa? >:(
Dottore: Ah ciao! Mi erano mancate le tue solite faccine così >:( *nota la padella e fa involontariamente un passo indietro* Ma ecco... ehm... durante le vacanze potete fare quel che volete! Non dovete per forza pensare a me per tutto il tempo. Nonono! ^_^"
Il Tipo: Uhm. Così va meglio. >:( Ma sappi che questa volte non me ne andrò. Voglio una presentazione perfetta, chiaro? >:(
Dottore: Chiarissimo! *si schiarisce la voce, lanciando un'occhiata nervosa all'uomo che ha di fianco, ancora pericolosamente munito di padella* A-ehm, dicevo. Tanto per cominciare diamo il benvenuto ai due nuovi recensori, 
wendy_candy e GiulyJ. Mi hanno detto le autrici che questo capitolo è stato scritto pensando a quale avrebbe potuto essere la vostra reazione. Grazie per essere passate! :)
*appalusi*
Il Tipo: ...mi chiedo come possano esserci due nuove persone che seguono la storia se tu alla fine di ogni capitolo non fai altro che dire scemenze e cose inutili. >:(
Dottore: Le cose inutili sono forti! *W*
Il Tipo: NO. Continua le note. >:(
Dottore: Ok! Non ti arrabbiare! *sbuffa* Comunque grazie anche a ogni singola persona che passa a leggere e lasciare un commento, perché sapete... sono quei piccoli gesti che rendono felici le persone.
Il Tipo: ...ora mi metto a piangere per la commozione. -__-"
Dottore: ...Ma la vuoi smettere? >:( E poi ti lamenti che le presentazioni vengono male!
Il Tipo: Io faccio quel che mi pare, va bene? Tra l'altro sono anche in ritardo e davo chiudere questo accidenti di teatro. Perciò muoviti. >:(
Dottore: Mi verrebbe voglia di non farlo apposta. *incorcia le braccia* ...per concludere... Spero tanto che il capitolo sia stato all'altezza delle vostre aspettative! Come di consueto se qualcosa o, nel peggiore dei casi, l'intero copitolo fosse poco chiaro io e le autrici siamo qui apposta per darvi tuuutti i chiarimenti di cui avete bisogno. :3 Non esitate a chiedere!
*appausi da parte del pubblico*
Dottore: Grazie! Siete tutti fantastici! Al prossimo capitolo ragazzi!! *saluta con la mano mentre il sipario si chiude davanti a lui*

Un abbraccio
Gallifrey_96 e co.



La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 9
*** Cap-08: The Devourer of Worlds ***


The Devourer of Worlds
 
Il Dottore si sforzò in tutti i modi di farsi capire. Il Tempo non era una cosa facile, certo, ma non bisognava usarlo così come aveva fatto Iris. I viaggiatori del Tempo dovevano sottostare a tutte le leggi, nessuna esclusa, che il Tempo stesso imponeva, altrimenti il collasso sarebbe stato inevitabile.
Già solo il fatto che si strappava il Continium spazio-temporale tornando indietro lasciava dei segni, una specie di rattoppo nell'Universo, difficili da togliere. Ma incontrare amici, parenti o, peggio ancora, sé stessi in un altro tempo creava dei paradossi, eventi impossibili nel tessuto della realtà.
-Comunque io non ho capito di cosa ti preoccupi. E' andato tutto bene, no?- disse Iris incrociando le braccia.
Lui scosse la testa, facendo un giro su sé stesso per calmarsi. -Non è così semplice! Adesso sei nel TARDIS! Finché sono paradossi di piccola portata non ci sono problemi, ma fuori di qui... Ci sono alieni là fuori che uccidono tutto quello che causa il paradosso per eliminarlo!- spiegò arrabbiato, voltandole le spalle.
Le tre amiche si scambiarono un'occhiata, non sapendo bene cosa fare.
-Va bene... scusate... non volevo parlarvi così.- disse piano, cercando di calmarsi. -E' che... con le voi dell'altro Universo io... Non siete le stesse persone comunque.-
Prima ancora di potersi voltare verso le ragazze, due braccia lo afferrarono  per la vita, cingendola piano in un abbraccio.
-Scusaci tu. Non avevamo capito la situazione.- disse Lara, appoggiando la testa sulla sua schiena.
-Ci aiuterai a capire cosa siamo?- chiese Alex, avvicinandosi al Signore del Tempo.
-Ma certo!- esclamò lui. -Non posso lasciarvi andare in giro a far pasticci.- aggiunse sorridendo.
Lara lo lasciò andare dall'abbraccio. -Grazie Dottore!- esclamò ridendo, accompagnata dalle amiche due secondi dopo.
Finalmente avevano trovato una guida, qualcuno con cui parlare, un appoggio. Forse non era esattamente il saggio che si erano immaginate, ma era sempre meglio di niente.
-Alex! Non è che vorresti...- iniziò il Dottore con un sorriso. -...Provare soltanto a usare il tuo potere?-
Lei però scosse la testa, decisa. -No, no, no. Non... me la sento.- disse arrossendo leggermente.
-Va bene allora!- concluse lui tranquillo. -Cosa...-
Ma venne interrotto da uno sbadiglio di Lara. -Sc... scusatemi.- disse sfregandosi gli occhi assonnati.
-Sei stanca?-
-Solo... solo un po'.- ammise lei, chiudendo un momento gli occhi.
-Io... avrei fame.- aggiunse Iris, leggermente imbarazzata. -Non so perché... di solito a quest'ora non ho mai fame...-
Il Dottore guardò alternativamente Alex e le sue amiche, cercando di capire quel qualcosa che gli sfuggiva.
-Qualcosa non va?- chiese Alexandra, infilandosi le mani nelle tasche.
-No... sì. No, dovrebbe essere normale... Reazioni diverse, Spazio, Tempo... Oooh! Ci sono!!- esclamò arruffandosi i capelli. -Ho capito!-
-Cosa? Cosa c'era da capire?- riprovò guardandolo saltellare in giro.
-Anche se viaggiare nel Tempo e nello Spazio è parte di loro, è uno sforzo! E' normale che il corpo reagisca in una qualche maniera! Motivo per cui tu, Alex, stai bene.- spiegò sorridendo. -Ancora non hai provato a  fare nulla! Oooh... è geniale!
-No... in realtà è molto stancante.- disse Lara con uno sbadiglio. -Che ore sono?-
-Siamo nel TARDIS. Niente Tempo.- spiegò lui entusiasta.
Lei strabuzzò gli occhi. -Cooosa? Vuol dire che là fuori sono ancora le tre di pomeriggio?- chiese appoggiandosi ad Alex. L'amica per consolarla le cinse la vita in un abbraccio.
-No, se non vuoi che lo sia!- esclamò il Dottore cercando di capire il perché di quella improvvisa reazione. Di solito era una cosa positiva.
-Dottore...- sussurrò Iris. -Lascia perdere. Quando è stanca fa sempre così.-
Lui distese le labbra in un sorriso, ripensando alle tre amiche nell'altro Universo. -Ma certo. Allora vi riporto al Tempo "giusto".- disse avviandosi verso l'uscita.
Lentamente iniziarono a riaffiorare i ricordi dell'ultima serata passata insieme a quelle strane ragazze nell'Universo parallelo e il Signore del Tempo si ritrovò a sorridere, ripensando a quando Lara si era addormentata in sala consolle. L'aveva poi portata a letto, seguita dalle sue amiche, per non lasciarle prendere freddo.
-A cosa pensi Dottore?- chiese Alexandra riportandolo alla realtà.
-Stavo ripensando a... a all'altro Universo.- rispose tranquillo. -Ma in realtà volevo sapere cosa hai fatto quando sei tornata indietro nel Tempo, Iris. Come mai io non ti ho vista?- chiese dirigendosi verso la sala consolle.
-In realtà mi hanno vista solo Alex e Lara.-
-Co... Cosa? Ci sono!- rispose quest'ultima cercando di svegliarsi un po' di più.
Ormai aveva iniziato a camminare a occhi chiusi, la mano destra stretta in quella di Alex per non perdersi nell'intricato labirinto del TARDIS.
-Ti prego... non dirmi che ti sei addormentata!- esclamò Iris.
-No... come faccio a dormire mentre cammino?- disse assonnata. -Stavo solo tenendo gli occhi chiusi...- 
Le amiche scossero la testa, rassegnate alle stranezze della ragazza.
-Dunque, dicevi che sei riuscita a non incontrare la te stessa del passato.- riprese il Dottore tenendo sotto controllo Lara, nel caso si fosse davvero addormentata per strada. 
-Già. Ho scelto quell'intervallo di tempo in cui io e te siamo andati a prendere il divano da mettere nella sala.- spiegò Iris. -Così sono rimasta con loro e ho potuto spiegargli la situazione.-
-E come sei riuscita a tornare?- chiese Alex, svoltando a un incrocio.
-E' stato molto più semplice. Sapevo che la prima cosa a cui dovevo pensare era la musica ed è quello che ho fatto. Ancora non ho ben capito come fare a scegliere il Tempo, però...- disse prendendosi il mento con le dita.
-Forse lo capirai con l'esperienza.- ipotizzò il Dottore. -Aah! Eccoci arrivati!- esclamò svoltando all'ennesimo incrocio.
Lara sussultò, lasciando andare la mano di Alex. -Finalmente... appena arriverò a casa mi infilerò al calduccio sotto le coperte per almeno una settimana.-
-Io prima mi mangerò un bel piatto di pastasciutta... al pomodoro!- aggiunse Iris sognante.
-Va bene ragazze!- disse il Signore del Tempo impostando le coordinate per il viaggio. -Tenetevi!-
-A cosa?- chiese Alex guardando tutte quelle leve e meccanismi sulla consolle che si accendevano e si spegnevano a intermittenza, minacciose.
-A qualsiasi cosa!- esclamò il Dottore, un attimo prima di tirare la leva di avviamento e riportarle a casa.
 
*    *    *
 
Con un cenno della mano e una promessa di ritorno, il Signore del Tempo lasciò che le ragazze ritornassero a casa dalle loro famiglie per cenare o, nel caso specifico di Lara, riposarsi. Con un sorriso rientrò nella sua cabina blu e richiuse la porticina, appoggiandovici sopra. Non poteva negarlo nemmeno a sé stesso ormai: aver ritrovato Lara, Alexandra e Iris anche nel suo Universo lo rendeva euforico oltre ogni dire. In più stava scoprendo qualcosa che non aveva mai nemmeno immaginato. Tempo, Spazio e Materia, i tre principi fondamentali dell'Universo incarnati chissà come in tre ragazze. Era... impossibile e forse era proprio questo che lo attirava.
Il Dottore lentamente si avvicinò alla consolle, iniziando a compilare alcuni parametri richiesti dal computer. Tra l'altro doveva trovare un modo per far capire a Iris come funzionava il Tempo, altrimenti avrebbe creato una serie di paradossi pressoché infinita. Ma come?
Sospirando, premette un paio di pulsanti e leve sulla consolle, sollevandosi in volo per osservare l'Universo. Come faceva a non sapere dell'esistenza di queste tre entità? E soprattutto perché non si erano presentate prima? Cosa le aveva innescate?
Il Dottore andò ad aprire le ante del suo TARDIS per guardare le stelle, ma comunque non riuscì a calmare quel subbuglio interiore. Una parte di sé gli diceva di indagare e scoprire cosa stava succedendo, l'altra continuava a urlargli di non illudersi che loro erano diverse. Sarebbe arrivato, presto o tardi, il momento di abbandonarle e gli avrebbero spezzato il cuore.
Lentamente il Signore del tempo lasciò vagare lo sguardo sui punti luminosi di cui il buio era colmo, cercando in tutti i modi di non pensare all'addio che aveva riservato alle tre amiche nell'Universo parallelo. Brusco, improvviso e senza speranze di un ritorno. Talvolta si odiava così tanto per quello che faceva... con un leggero sospiro chiuse gli occhi. Dove trovava la forza per continuare quella vita?
Il Dottore alzò lo sguardo, improvvisamente preoccupato. Scrutò il tessuto scuro dell'Universo alla ricerca di qualcosa che non andava, ma lo trovò proprio come doveva essere.
Forse era solo una stupida sensazione, ma qualcosa stava arrivando. Qualcosa di molto grande che nemmeno l'Universo riusciva a tacere.
Il Dottore corrugò la fronte, turbato da questa considerazione del tutto infondata, e chiuse le porte del TARDIS, rifugiandosi all'interno.
 
*    *    *
 
-Voglio la mia mamma! Dov'è?- chiese un bambino stringendosi al petto un giocattolo rosso. -Voglio ritornare da lei...-
-Tua mamma non è qui.- disse una signora con un sorriso forzato. -Ma verrà a prenderti presto.-
Il bambino sporse il labbro inferiore. -Ma io la voglio adesso!-
La donna sorrise accondiscente, rimboccandogli le coperte fin sotto il mento blu scuro.
-Buona notte, bambini.- sussurrò spegnendo la luce della camera.
Dai diversi letti si levarono alcuni ' Buona notte' poco convinti, poi la porta si chiuse e il bimbo si strinse il giocattolo al petto, senza osare chiudere gli occhi.
-Pss... Ehi, sei nuovo, vero?-
Il bambino sobbalzò, nascondendo la testa sotto le coperte, mentre la voce nel buio ridacchiava.
-Siamo tutti uguali qui. Non devi aver paura.- lo sentì dire tranquillo. -Da dove vieni?-
Lui pensò che era meglio non rispondere a degli sconosciuti, così si raggomitolò sotto le coperte, abbracciandosi la lunga coda blu.
-Ehi, guarda che sto parlando con te.-
Dal nulla, sotto le coperte, si accese una luce e il bambino spalancò gli occhi, terrorizzato. Una coda bianca luminosa si era intrufolata a pochi centimetri dal suo viso, abbagliandolo. Il bambino spinse verso il basso il tessuto che lo copriva e la luce si affievolì, consentendogli comunque di intuire i lineamenti dolci dell'altro bambino. Era alto poco più di lui, un simpatico ciuffo di capelli color latte a coprirgli metà del viso e la coda luminosa in movimento, facendo muovere pericolosamente le ombre.
-Ciao.- disse tendendo verso l'altro il palmo della mano chiaro. -Io sono Damos. Tu come ti chiami?-
L'altro bambino osservò il palmo che aveva di fronte e lo toccò debolmente con un dito, non sapendo cosa fare per ricambiare il saluto. Damos ridacchiò.
-Mi chiamo Nikimoe Vanteekos.-
L'altro strabuzzò gli occhi. -Ni... Niki... Van... ma un nome per gli amici?-
-Chiamami Niki.-
-Va bene allora, Niki. Da dove vieni?-
-Da Poaltos.- rispose il bambino osservando l'altro. -Come fai a far brillare la coda?- chiese arricciando la sua, terminante in un morbido ciuffo di peli scuri.
-Si accende e basta. Tu come mai sei blu?-
-Il mio pianeta ha due Soli.- spiegò Niki con ovvietà. -Cos'è questo posto?-
Damos fece affievolire ancor di più la luce della sua coda e si sedette sul letto con Niki. -Nessuno lo sa con certezza. Abbiamo provato  a chiedere in giro ma nessun adulto ci dice niente.- iniziò il bambino bianco, afferrando la coda tra le dita per giocherellare con la luce. -Ma dopo un po' inizia far male la testa... e non hai nemmeno la forza per camminare.-
-Non voglio stare qui... cosa...?- 
-Non te ne puoi andare.- disse lapidario. -Una volta un bambino ci ha pure provato ma è arrivato Lui e da quel momento nessuno lo ha più rivisto.-
Niki riprese in mano il suo giocattolo, cercando di rimanere calmo. -Chi è Lui?-
-Domani tanto lo incontrerai anche tu. Però è cattivo e fa cose brutte. Quando lo vedi ti viene voglia di scappare ma se lo fai lui poi ti taglia le dita.- spiegò mimando un paio di forbici.
-Ma la signora ha detto...- balbettò Niki terrorizzato.
-Bla, bla, bla. 'La signora ha detto...'. Non dicono mai niente di vero.- disse disgustato. -Li odio. Tutti quanti. Non sperare di incontrare di nuovo i tuoi. Sono morti ormai.-
-No. Non dire così.- ribatté tremante il bimbo blu. -Non è vero!-
Un improvviso ruggito li fece sobbalzare sul letto. Il suono basso e cupo fece tremare le pareti, neanche fossero di gelatina e paralizzò i ragazzi dalla paura.
-Lo... lo hai sentito?- chiese Damos spegnendo la coda.
-Cos'era?-
-Succede tutti i giorni... a ogni ora. Improvviso.- sussurrò l'altro alzandosi dal letto. -Nessuno sa cos'è.-
-Ma... quant'è grande?-
-Immenso. E diventa sempre più grosso. Ha fame di tutto.-
-Dove siamo?-
-Tanti dicono nella sua pancia, ma io non ci credo. Dovremmo essere tutti morti, se fosse così.-
Damos si rimise sotto le coperte del suo letto e chiuse forte gli occhi.
-Io vorrei solo rivedere la mia mamma...-
-Piantala con questa storia. Sono morti, tutti quanti. Non li senti? Gli scricchiolii?- chiese alzando un braccio per indicare lo spazio intorno a lui. -Ci sono sempre, anche adesso. Lo sai cosa sono?-
Niki si mise in ascolto, notando veramente uno scricchiolio che non aveva notato. Come a calpestare i vetri rotti ma molto più grande, basso e persistente.
-E' il rumore che fanno i pianeti che vengono mangiati da enormi denti di metallo. I denti del mostro.-
Il bambino si rannicchiò sotto le coperte. -Basta. Basta, smettila!-
Damos si interruppe, forse aveva esagerato. -Scusami.- disse piano.
Niki non disse nulla per un po', troppo concentrato sullo scricchiolio di sottofondo. Ora che lo aveva notato, non riusciva a toglierselo dalla testa.
-Sogni d'argento, Damos.- disse infine, dandogli le spalle.
-'Notte Niki.- poi aggiunse, quasi fra sé. -Noi lo chiamiamo il Divoratore di Mondi.-

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Note Autrici:

Luogo: Teatro
Tempo: Ora! :D

*Si apre il sipario, accompagnato dagli applausi del pubblico. Un momento dopo compare, con un largo sorriso, il Dottore, guarnito di collana di fiori, cappello di paglia e infradito blu*
Dottore: Hola chicos! :) Allora come state? Finite le scuole, eh? Sì, lo so che questo vuol dire esami e maturità per alcuni di voi. Però non preoccupatevi. ^_^ Sono sicuro che andrà bene a tutti; alla fine non è nulla di particolarmente difficile. Assicuro io!
Quindi... detto questo, passiamo al capitolo. Al solito, le autrici sono contente di tutte le recensioni negative o positive che ricevono, quindi non siate timidi!
*Entra in scena l'Assistente, accompagnato da applausi e fischi*
Assistente: Ciao a tutti!! *si piega in decine di inchini*
Dottore: ...Assistente? Cosa ci fai qui?

Assistente: Sono venuto a farti compagnia, ovvio. U_U
Dottore: Ah, ok. Coff... coff... Dicevo. Come avevamo promesso a Wendy_candy ecco le risposte ai suoi quesiti! Ecco come una risata può aggiustare tutto. ^_^
Asistente: Già. Ho letto qualche minuto fa il capitolo, ma l'ultima parte?
Dottore: Oh, sì. *si toglie il cappello, usandolo un momento come ventaglio* Quello è l'inizio di tutti i problemi.
Assistente: O_O Non dire così che mi spaventi...
Dottore: Se posso evito di mentire, Assistente. V_V
Assistente: ...glom. O__O"
Dottore: Comunque sì. I due bambini torneranno ancora, in modo da farvi capire cosa succede anche da un punto di vista più... ampio.
Assistente: Ampio? Ma quanto è grosso questo problema?!
Dottore: -__-" Ma le hai lette o cosa quelle quattro parole in croce di introduzione alla storia?
Assistente: ...no.
Dottore: *sbuffa. Un po' per il caldo un po' per la situazione* E' un problema così grande da abbracciare ogni Universo. Paralleli e non. Chiara adesso la gravità del problema?
Assistente: *annuisce, spaventatissimo* Ecco, adesso non dormirò più la notte.
Dottore: *sospira* Mi dispiace. Devi prendertela con le autrici.
Assistente: Non temere. Lo farò! *esce di scena, il viso deformato da una maschera di  pura determinazione*
Dottore: Oook... io non ho detto niente...
Ma comunque! *usa nuovamente il cappello come ventaglio* Se in qualche punto le autrici non sono state chiare, fatecelo sapere e provvederemo a spiegare! Grazie ancora moltissimo per chi non si è ancora stufato e aspetta gli aggiornamenti! *W*
Ciao a tutti!
*Esce di scena, borbottando su quanto faccia sudare lavorare in un teatro sotto le luci dei riflettori*

Un abbraccio
Gallifrey_96 e co.



La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.
 

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Capitolo 10
*** Cap-09: Experiences ***


Experiences
 
Era da più di tre ore che quelle quattro pareti squallide e spoglie rinchiudevano la classe, assorbendo tutta la vitalità degli studenti che ormai rasentava lo zero. Dopo tre ore di tema nessuno aveva voglia di ascoltare una noiosissima lezione di storia dell'arte a parte Bianchi, il secchione della classe, ma lui era stato classificato come un caso perso già dall'inizio dell'anno.
Alex, come del resto Iris e Lara, scribacchiava cose a caso su un foglio in cerca di una qualche sorta di ispirazione che però non si decideva ad arrivare. Così ad un certo punto posò la matita sul banco e si massaggiò la radice del naso, sistemandosi gli occhiali.
-Alex…?- mugugnò Lara guardando l'amica. -Cosa stai facendo?-
-Niente. E mi sto annoiando a morte.- sussurrò lei in risposta. -Tu?-
La ragazza aggrottò la fronte. -Ascolto la prof che parla. Ma nell'esatto momento in cui dice qualcosa, il mio cervello la rimuove.- spiegò massaggiandosi le tempie.
-Tranquilla. Succede pure a me.- disse Alex appoggiando una mano sulla spalla dell'amica per consolarla.
Quello che accadde però, fu ben diverso da ciò che entrambe si sarebbero potute aspettare da un semplice gesto come quello.
Fu improvviso, è vero, ma anche molto dolce, quasi cercasse di rassicurarle. Una piccola vibrazione dalla spalla si Lara si incanalò lungo le dita di Alex fino a toccarle piano il cuore. Un tocco gentile, tranquillo, senza alcuna pretesa, e subito quella melodia antica le si irradiò nel petto, collegando le amiche nel profondo della loro anima, come se le loro vere Essenze cercassero di abbracciarsi, toccarsi di nuovo dopo anni e anni di distanza e solitudine.
Lara e Alex si guardarono negli occhi, non trovando ragioni per dividersi da quel contatto che nemmeno capivano. Però era giusto, era bello, rassicurante e reale. Una piccola lacrima scese lentamente sulle loro guance, senza il loro permesso, senza capirne il reale motivo. Poi la musica si spense piano, fino a diventare impercettibile e con una seconda vibrazione le anime delle ragazze si allontanarono, ritornando ognuna nella loro persona.
-A... Alex?-
L'amica chiuse gli occhi, asciugandosi con un gesto veloce le lacrime. -Non chiedere. Non lo so.-
Lara annuì, passandosi una mano sul viso.
-Però caspita... che forza!-
 
*    *    *
 
-Fammi capire, toccandola hai creato un 'collegamento' con lei?- chiese scettico il Dottore guardando Lara, che lo fissava, seduta a gambe incrociate sul divanetto della sala consolle in attesa di ricevere una spiegazione.
-M-mh.- rispose annuendo. -E ho provato a fare la stessa cosa anche con Iris.- aggiunse sorridente.
-E' stato traumatico.- disse lei, appoggiandosi alla consolle, scuotendo la testa.
-Perché?- chiese il Dottore, colpito.
Iris strabuzzò gli occhi. -Perché? Perché c'è una confusione incredibile in quella testa!- esclamò esasperata, alzando le braccia. -Non si capisce un accidente, a malapena riuscivo ad ascoltare quella strana melodia!-
-A me non è successo...- aggiunse Alex raddrizzandosi gli occhiali sul naso. -Era tutto tranquillo.-
Iris scosse la testa. -Perché sempre a me succedono queste cose?-
-Beh, scusatemi, okay?- disse Lara. -Non l'ho fatto apposta!-
-Asp... Aspettate un momento!- intervenne il Signore del Tempo. -Raccontatemi decentemente cosa avete fatto dopo questa scoperta. E no, non tu, Lara.- disse bloccandola con lo sguardo. -Questa volta voglio sentirla da Alex la storia.-
La ragazza si risistemò gli occhiali, arrossendo leggermente sotto lo sguardo attento del Dottore.
Tossì un paio di volte, poi iniziò a raccontare.
-Dopo che Lara mi ha... boh, non lo so cosa mi ha fatto, ha voluto provarci anche con Iris e ci è riuscita di nuovo.-
-Sicuramente con il suo solito entusiasmo.- ipotizzò il Dottore, scorgendo la diretta interessata abbassare lo sguardo sulle proprie mani, mormorando qualcosa sottovoce.
Alex annuì, riportando alla mente quei momenti da poco trascorsi per renderne partecipe anche il Signore del Tempo.
-Infatti.- si unì Iris. -Mi è più o meno saltata addosso!-
-Oh uffa! Adesso non dirmi che...-
-Che cosa Lara?- chiese Iris esasperata. -E' assurdo che per ogni cosa che succeda tu non riesca a rimanere razionale! Anche solo per cinque minuti, provaci!-
Lei si bloccò non sapendo cosa dire. Essere razionale non era nella sua natura, non ci riusciva, semplicemente. E a dir la verità non si era mai posta il problema di esserlo.
-Va bene...- disse il Dottore, alzando i palmi delle mani mentre lo sguardo passava da una ragazza all'altra. -...cerchiamo di stare calmi.-
Lara scosse la testa, lo sguardo puntato sul pavimento mentre si alzava in piedi. Tremando leggermente, si avvicinò a Iris, i passi leggeri che scricchiolavano sulle grate della consolle . Lentamente prese una mano dell'amica con la sua. -Perdonami Iris. Ti prego, perdonami.- le sussurrò tremante.
-L... Lara...- balbettò lei spalancando gli occhi. -Io... Io stavo scherzando!- disse abbracciandola.
-Scusami lo stesso...- riprese la ragazza ricambiando l'abbraccio come se da quella risposta dipendesse tutta la sua vita. -Scusa, scusa, scusa...-
-Lara, non preoccuparti! Ti perdono!- le disse l'amica, che iniziava a preoccuparsi.- Non è successo niente!-
Lei annuì, ma non fece in tempo ad allontanarsi che Alex si era aggiunta all'abbraccio, bloccandola tra le amiche.
-Tutto questo è fantastico!- esclamò felice.
Lara intravide il Dottore sorridere e scuotere lentamente la testa, prima di riaffondare il viso nella spalla dell'amica. Rimasero abbracciate e gongolanti ancora per qualche momento, poi a un piccolo cenno di tosse del Signore del Tempo si lasciarono.
-Dicevamo... non riesco ancora a capire come sia possibile. L'unica cosa a cui potrei pensare è che dentro di voi ci sia qualcos'altro, una sorta di Essenza, che rappresenta Tempo, Spazio e Materia. Ma... non è scientificamente possibile!- spiegò passandosi una mano sui capelli.
Le tre ragazze si guardarono, non sapendo neanche loro dove andare a parare.
-Sai cosa ho provato quando è successo, Lara?- chiese Alex pensierosa. A un suo diniego, la ragazza iniziò a spiegare catalizzando tutta l'attenzione del Dottore su di sé. -Era come se qualcosa mi abbracciasse il cuore. Come se quell'Essenza cercasse in qualche modo di consolare o salutare la mia.-
-Ooh, ma è bellissimo!- disse Lara stringendo l'amica in un ennesimo abbraccio.
Iris sbuffò, leggermente scocciata. -Va beh... ma questo non ci sta aiutando molto.-
Il Dottore guardò le amiche, immerso nei suoi pensieri. C'era qualcosa che non riusciva a spiegarsi. Accantonando il perché del fatto che Spazio, Materia e Tempo risiedessero in delle umane, come avevano fatto a creare un legame? C'erano i corpi a impedire il passaggio...
-Dottore?-
Alex lo stava guardando preoccupata.
-Cosa...? No. Un momento! Aspettate un attimo, per la miseria!- esclamò girovagando per la sala consolle.
-Tranquillo! Non ci muoviamo!- disse lei, affiancandosi a Iris per fargli posto.
-No, no, no... Ssh! Zitte... un attimo...- disse chiudendo gli occhi per concentrarsi. -Tutte queste cose... non possono essere scollegate, no... sono... Sì! No... E invece sì!-
Il Dottore si bloccò sollevando lo sguardo su Alex. -Tu!-
Lei sbarrò gli occhi. -I... Io?-
-Sì, sì! Tu! La Materia, i corpi, l'essenza... è tutto insieme! Tutto perfettamente collegato!- esultò sollevando da terra la ragazza con un abbraccio.
-Dottore! Noi saremmo le dirette interessate all'argomento, non è che magari vorresti renderci partecipi?- chiese Iris guardandolo posare a terra Alex e ricominciare a camminare.
-Ooh no...- disse assorto.
-E invece sì!- ribatté Lara mettendosi proprio di fronte a lui.
Il Dottore non sembrò nemmeno notarla. -Questo vuol dire che... anche lei... non solo Lara... però Alex... no... lei non credo che...-
-DOTTORE!- urlarono insieme le amiche, cogliendolo di sorpresa.
Il Signore del Tempo barcollò e cadde sul divanetto in pelle, agitatissimo.
-Ci sono!- esultò senza quasi riprendere fiato. -Ho capito!-
Iris lo avrebbe ucciso seduta stante se solo non si fosse deciso a spiegare. Alex, notando il suo sguardo omicida le prese una mano.
-Ora ci spiega tutto. Calma...-
-Calma un corno!-
-Iris...!-
Lara intanto era di fianco al Dottore, cercando di capire qualcosa delle frasi sconnesse che lui ancora blaterava.
-Dottore? Sai... vorremmo capirci qualcosa anche noi.- disse lei, cercando di placare il tumulto di emozioni che le faceva girare la testa. -E in fretta, dato che c'è qualcuno sulla via dell'omicidio.- aggiunse notando che Iris fremeva d'impazienza.
-Che cosa?- disse sconvolto il Dottore, riacquistando un po' di lucidità.
-Ci puoi spiegare?- riprovò Lara sorridendo.
Lui alzò lo sguardo su Iris e subito, quasi fosse bastata la sua vista per convincerlo, iniziò a parlare.
-Scientificamente il corpo, in qualsiasi corpo fatto di materia, non ha un'anima. Per questo non capivo come avevi fatto, Lara, a collegarti con Alex. Non è... possibile. Non si può. Anche perché la solidità del corpo impedisce a molte cose di entrare o uscire, quindi un semplice contatto fisico non può essere bastato per 'abbracciare il cuore'.- spiegò d'un fiato.
-Beh, la sensazione è stata quella.- ribadì Alex incrociando le braccia al petto.
Lui annuì. -Non lo metto in dubbio. Ma la cosa strana è che questa Essenza sembra essere vincolata  sia dal vostro cervello che dalle vostre emozioni.-
Lara ebbe un brivido. -Qui... Quindi ho un... qualcosa dentro di me che... che...-
-E' con te fin dalla nascita! Non preoccuparti, è solo un qualcosa di figurato. Non materialmente esistente.-
-...Eh?-
-Vuol dire che non hai niente. E' solo un’ipotesi.- spiegò Iris senza guardarla, aspettando impazientemente il seguito.
-Grazie. Questo vuol dire che la sensazione di confusione che hai causato a Iris era dettata dall'emozione. E questo può essere facilmente risolto.-
-Come?- chiese Lara senza pensare.
-Basta che tu stia tranquilla e gli altri riceveranno solo tranquillità.- spiegò sorridendo. -Ma ora arriva il vero problema. Come sei riuscita a superare la 'barriera' del corpo?-
Lei scosse la testa, non sapendo cosa rispondere. -Ma io... non ho pensato a superare un ostacolo. L'ho... evitato. E poi non l'ho deciso io di fare quella cosa. E' successo e basta.- si giustificò.
Lui mormorò qualcosa, aggrottando la fronte.
-Allora è strano. Io stavo pensando che se la prima volta tu sei riuscita a collegarti è perché Alex ha reso la materia inconsistente e l'essenza è scivolata fino a lei.-
-Cosa? Io non ho fatto niente!- esclamò la ragazza riccioluta scuotendo la testa. -Non ho fatto nulla, sono sicurissima.-
Lui la ignorò concentrandosi su Iris. -Per te invece non me lo spiego.-
Lei lo guardò interrogativa, aspettando un seguito che subito arrivò.
-Se con Alex le cose potrebbero funzionare con te no. Non controlli la Materia, ma il Tempo! Come hai fatto a ricevere l'Essenza di Lara? Come?- chiese più a sé stesso che alla ragazza.
-Non ne ho idea. Ha fatto tutto lei.-
Il Dottore rimase un momento immobile mentre Lara si guardava intorno per scoprire tutti i segreti di quella cabina più grande all'interno, Alex ammirava le leve e i pulsanti della consolle e Iris attendeva delle risposte a gambe incrociate per terra.
Dopo un bel po' di tempo in assoluto silenzio, Lara sbuffò sonoramente, sedendosi accanto al Signore del Tempo sulla poltroncina.
-Secondo me ci stiamo facendo troppi problemi. Succede e basta, fine del discorso.-
Il Dottore si voltò a guardarla e sorrise di fronte alla sua ingenua semplicità. Forse lei era l'unica che si stava davvero divertendo per quello che succedeva.
-Mi stavo chiedendo perché ci riesci solo tu.-
-Ma è ovvio.- rispose lei, prontissima. -Io sono la più brava a saltare nello Spazio, quindi ho anche scoperto questa cosa meravigliosa da poter fare!- esultò.
-Ehi!- fu l'esclamazione di Iris e Alex.
-Beh, è vero! E' l'unica cosa che mi distingue da voi!-
Ma prima che Alex potesse ribattere, il Dottore annuì. -Ha ragione. Non ci sono altre possibilità.-
-Coosa?-
-Dovete imparare a controllare il vostro potere, così tutto verrà da sé.-
-Mi è venuta un'idea.- disse Lara, tranquilla. -Perché non proviamo a farlo di nuovo? Tutte insieme.-
Iris sbatté un paio di volte le palpebre, sconcertata. -Dovrei subire di nuovo una cosa del genere?- 
-No, no, no! Starò calmissima stavolta. Promesso.-
-Io accetto.- disse Alex avvicinandosi all'amica che le sorrise, felice.
-Sei sicura di riuscirci?- chiese il Dottore, prendendole una mano per farla voltare verso di lui. -Ricordati che sono due persone.-
Lara vide la preoccupazione velare quei bellissimi occhi color cioccolato e un'ombra di dubbio le offuscò la mente. La scacciò con un ampio sorriso.
-Devo provarci, altrimenti non lo scoprirò mai, giusto?-
Il Dottore le lasciò la mano e sorrise ammirato per il coraggio della ragazza.
-Ehi, ehi! Un momento, io non ho accettato!- protestò Iris, alzandosi per sembrare un po' più autoritaria.
Il Signore del Tempo si alzò in piedi con un salto. -Ooh, dai! Non posso credere che tu non voglia fare un secondo tentativo!- le disse guardandola negli occhi per trovare quella piccola parte di lei che, sapeva, l'avrebbe fatta accettare.
Un secondo dopo la trovò e Iris annuì.
-Sicuramente mi pentirò per quello che sto facendo.- disse tra sé.
-Grazie Iris, grazie!!- esclamò Lara, ridendo.
Poi si sedette a terra, seguita dalle amiche. Incrociò le gambe e regolarizzò il respiro cercando di essere il più tranquilla possibile, come le aveva consigliato il Dottore. Solo quando si sentì sicura distese i palmi delle mani verso Iris e Alex che subito le afferrarono. Per i primi cinque/ dieci secondi non successe niente poi con una piccola scossa elettrica le tre ragazze si ritrovarono insieme nel profondo di loro stesse, legate da qualcosa di così forte che sembrava non avesse mai inizio né fine. Si sentirono libere da quel corpo che le imbrigliava, libere dal mondo che, in fin dei conti non le apparteneva, libere dal loro stesso Universo.
Erano di nuovo unite. Di nuovo insieme, come una sola cosa. Come erano sempre state e come sarebbero dovute essere per sempre.
A poco a poco però l'essenza di Lara si affievolì, perdendo quel contato che le teneva unite. Era stanchissima, neanche avesse fatto chissà cosa, eppure sapeva che non sarebbe riuscita a mantenersi insieme alle sue amiche a lungo. Poi una forza, una forza nuova e vitale, piena di energia, si unì alla sua, aiutandola a mantenere saldo quel legame ancora per un po'. Non sapeva chi fosse, anche se era più portata a dire fosse Iris ad aiutarla. Ma lentamente anche la sua energia finì e le sue amiche si allontanarono da lei, lasciandola sola nel vuoto. Fluttuava senza una meta, sospinta da qualcosa molto prossima alla curiosità, ma che ancora non poteva definirsi tale. Aveva anche la sensazione che qualcuno la stesse chiamando... ma era lontana, facilmente trascurabile.
C'era qualcosa. C'era qualcosa nell'aria. Qualcosa di pericoloso.
Ma la voce chiamava, sempre più forte e non era più una sola voce. Erano tante, e urlavano.
Doveva sapere cos'era. Era pericoloso. Pericoloso oltre ogni dire.
Perché non la smettevano di chiamare? Doveva capire...
 
Con un brusco strappo, la ragazza ritornò alla realtà. Le girava terribilmente la testa, gli occhi non riuscivano a stare aperti per nemmeno due secondi e il corpo pareva bruciare. Bruciare nel fuoco e nel ghiaccio.
-Lara! Lara guardami!-
Lei cercò di aprire gli occhi e una serie di forme indistinte iniziarono a vorticarle davanti, senza un senso, accompagnate alla paura. Nero e giallo. Arancio e nero. Non capiva... perché si muovevano così tanto?
-Lara! Sono qua. Devi solo guardarmi!-
La ragazza corrugò la fronte e chiuse più forte, terrorizzata. Perché non poteva semplicemente finire?
-Lara... ascoltami.-
Non poté farne a meno. La voce del Dottore le arrivava direttamente nella testa, tranquillizzandola con il suo tono dolce e calmo, in perfetto contrasto con il terrore che la dilaniava.
-Lara... seguimi. Scappiamo via.-
Lei sorrise debolmente e la voce riprese a parlare, sormontando tutto quel baccano.
-Lara... seguimi via di qua. Andrà tutto bene... segui la mia voce...-
Con un brivido e un sussulto la ragazza aprì finalmente gli occhi, notando le dita del Dottore allontanarsi dalle sue tempie e sollevarle il busto verso l'alto. Qualcuno applaudiva e rideva, ma per lei erano solo suoni indistinti che a poco a poco si affievolirono.
L'aria fresca che respirava le bruciava i polmoni, ma si costrinse a continuare, chiudendo un momento gli occhi. Cosa le stava succedendo?
-Lara... adesso guardami però.-
Lei riaprì faticosamente gli occhi incontrando il viso del Signore del Tempo che le sorrideva.
-Bravissima...- sussurrò guardandola.
Lara dischiuse le labbra, ma non ne uscì che un sospiro stentato, così richiuse gli occhi pregando che nessuno le dicesse di aprirli di nuovo solo per complimentarsi con lei.
-Va tutto bene... sei al sicuro, Lara... riposati.-
La ragazza avrebbe voluto urlare che non era assolutamente vero. C'era qualcosa là fuori di molto pericoloso che arrivava, ma era stanca anche solo per pensare a cosa poteva essere, così si addormentò. Forse l'oblio era la cosa migliore che poteva capitarle dopo un'esperienza di quella portata.


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Note Autrici:
 
Luogo: Teat- vabbè. Ormai lo sapete.
Tempo: Il più in fretta possibile-
 
*Gli ultimi spettatori prendono posto e le luci in sala si spengono, ma sul palco ancora non c’è nessuno*
Pubblico: …
*Il sipario, ancora chiuso, si muove in diversi punti, come se qualcuno camminando lo toccasse con la mano*
Pubblico: …ò_O
*Iniziano a sentirsi alcune voci ovattate, tra le quali c’è il Dottore e il solito Tipo del retroscena*
(Il Tipo): Dove cacchio sono finite quelle tre incompetenti?! >:(
Pubblico: …?
(Dottore): Vedrai che arrivano! Magari hanno incontrato un po’ di traffico… ^_^”
(Il Tipo): Traffico? TRAFFICO?! >:( Hanno Tempo, Spazio e Materia dalla loro parte! Il traffico deve essere l’ultimo dei loro problemi!! >:(
*Si sentono dei colpi su una porta e qualche saluto, poi dei fruscii di vestiti tolti e appoggiati in fretta su qualche appendiabito*
(Il Tipo): Per l’amor di Dio, finalmente sono arrivate! >:(
(Dottore): …sì, ma io non so ancora cosa dire! E siamo già in ritardo adesso per la presentazione…!
(Il Tipo): … *si dilegua senza lasciare traccia*
(Dottore): Ah, grandioso. Improvvisiamo! :D
*Il sipario si apre accompagnato dagli applausi del pubblico, rivelando un Signore del Tempo che inizia a salutare con la mano gli spettatori*
Dottore: Grazie per essere venuti a leggere anche questo capitolo! Siete tutti meravigliosi! *W* Scusate per il casino di poco fa, sicuramente avete sentito tutto, vero?
Pubblico: *assenso generale*
Dottore: …come pensavo. Il fatto è che Gallifrey ancora non mi ha dato il copione e io non ho avuto l’occasione di leggere il capit-
*Il Dottore viene raggiunto dal tipo del retroscena che gli piazza tra le mani una ventina di fogli per poi schizzare via da dove era venuto*
Dottore: …capitolo. Bene! Ecco che è arrivato il copione! *gongola* …E c’è anche il capitolo! :) *legge tutto alla velocità della luce* Coff… coff… allora, ecco che scopriamo una cosa nuova! Lara può entrare in contatto con Alex e Iris. O meglio, le Essenze possono entrare in contatto tra di loro. Il problema è che c’è di mezzo anche il corpo quindi si stancano molto facilmente.
…fortuna che ci sono io, altrimenti Lara avrebbe continuato a fluttuare nel nero per chissà quanto tempo!
Al solito, se le autrici non si sono spiegate bene o hanno fatto errori, fateglielo sapere che provvederanno a spiegare, aggiustare e se ce né davvero bisogno, riscrivere d’accapo il capitolo. ^_^ …speriamo di no. Ovviamente si ringraziano tutte quelle persone che penseranno di lasciare una recensione o una critica, non fa differenza. Sapete benissimo anche voi quanto sono utili e costruttive le critiche.
Detto questo vi saluto e spero tanto di vedervi nel prossimo capitolo! Ciao ragazzi! :D *saluta*
 
Un abbraccio e grazie ancora per aver letto.
Gallifrey e co.


La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 11
*** Cap-10: Spheres of Fire ***


Spheres of Fire
 
Buio.
Sempre e solo buio.
Camminava da ore nel buio e nel silenzio, senza riuscire a fermarsi.
E lei voleva fermarsi. Non aveva nessun senso continuare a camminare nel nulla perché solo nulla avrebbe trovato.
Buio, nero, vuoto, opaco, freddo e bollente.
Cos'era?
Era pericoloso. La cosa più pericolosa di tutte. Più pericolosa anche di due come ultimo voto di fine scuola in matematica.
Rabbrividì e le sembrò di cadere. Ma cadere da dove? Si poteva cadere nel vuoto?
No, non era possibile. Eppure stava cadendo. Scivolava verso il basso senza sosta, pur continuando a camminare.
Qualcosa la trascinava giù. La inghiottiva lentamente, irrefrenabile come un mostro mosso dalla fame. Succube del suo desiderio più grande.
Uccidere.
 
 
Lara aprì piano un occhio, non pienamente convinta di voler sapere se era ancora viva e nessuno la stava trascinando verso il basso. Lo richiuse subito quando una luce calda la ferì con il suo colore.
-Lara...?-
La ragazza mosse piano la testa, intuendo la presenza di qualcuno accanto.
-Si è svegliata?-
-Non lo so... non apre gli occhi...-
-Secondo te sta bene?-
La ragazza sentì la mano fredda di Alex posarsi leggermente sulla sua fronte ma lei ancora non si mosse.
-Non scotta.- sussurrò.
La ragazza ebbe la curiosa sensazione di essere passata sotto esame dalle amiche, che probabilmente cercavano di capire perché non si svegliava. Finalmente decise di aprire gli occhi.
-Lara!- fu l'esclamazione che la accolse, prima ancora di poter individuare Iris e Alex che già la stavano abbracciando.
-Finalmente ti sei svegliata!-
-Eravamo così preoccupate! Non rispondevi, tenevi gli occhi chiusi e...-
-...Ragazze... soffoco...- gemette lei in risposta.
Subito le amiche la lasciarono, riadagiandola sul materasso.
-Per fortuna stai bene...- iniziò Iris sorridendo. -Non sapevamo cosa fare. Non rispondevi a niente!-
-Scusate...- mormorò Lara. -Non volevo farvi preoccupare per così poco.-
-Tu non ci hai fatte preoccupare per niente!- ribatté Alex. -Stavi male!-
-No, non è vero. Ero solo un po' stanca...-
-No, no, no. Hai avuto la febbre!- spiegò Iris. -E adesso che ci penso... dobbiamo andare a chiamare il Dottore.- disse alzandosi dalla sua sedia. -Torno subito. E tu, Lara. Non riaddormentarti di nuovo.- concluse uscendo dalla camera.
Lei sorrise, guardandosi intorno. La stanza era spaziosa, tutta arancione e gialla con una scrivania e un simpatico pouf nell'angolo.
-Ma dove sono?- chiese non riconoscendo niente di ciò che la circondava.
-In una delle tante stanze del TARDIS.- rispose Alex. -Questo posto è immenso. Dalla sala consolle a qui ci vogliono circa... cinque minuti di camminata.-
Lara aggrottò la fronte. -Che strano... però mi piace.-
-Anche a me piace un sacco.-
-E… per quanto ho dormito?-
-Tantissimo. Non lo so di preciso ma è quasi notte, stando al nostro riferimento... temporale.- spiegò Alex.
Lara chiuse gli occhi. Avrebbe volentieri continuato a dormire per qualche ora. Si sentiva stanchissima di tutto.
-Ehi! Non ricominciare a dormire! Altrimenti poi Iris incolpa me!-
La ragazza rise e un po' di stanchezza si decise ad abbandonarla, lasciandola con una bella sensazione di tranquillità.
Qualche istante dopo, la porta si aprì di nuovo e Lara scorse la figura di Iris con in mano un vassoio pieno di tazze fumanti dietro al Dottore, che subito si precipitò al suo fianco.
-Ciao Lara! Come stai?-
-Bene… credo.-
Lui annuì, prendendole il viso tra le mani per guardarle attentamente gli occhi castano chiaro. Non c'era nulla di strano eppure una traccia era rimasta. Piccola, impercettibile quasi, ma c'era.
Lei sbatté le palpebre. -Cosa... Cosa c'è?-
Il Dottore le allontanò le mani dal viso, portandone una sulla fronte. -Bene. Almeno la febbre è passata.- disse alzandosi e sollevando la ragazza per metterla seduta.
Lei chiuse un momento gli occhi per abituarsi a quella nuova posizione, respirando piano. -Non... Non posso rimanere sdraiata...?- chiese dolorante.
-No. Devi bere questo prima.- disse lui mettendole tra le mani un infuso appena tiepido.
-Ooh, anch'io ne voglio uno!- esclamò Alex saltando in piedi come una molla. -Ce né uno anche per me?-
-Stai calma e non urlare. Ce ne uno per tutti.- rispose il Dottore dandone uno ad Alex e Iris che poi appoggiò il vassoio al muro mentre lui si sedeva ai piedi del letto, osservando un po' preoccupato Lara che fissava il suo bicchiere, assente.
Le toccò piano una gamba. -Ehi? Devi berlo, Lara. Dico sul serio.-
Lei scosse la testa, portandosi la tazza alle labbra. Il liquido trasparente dal sapore dolce e fresco le riempì la bocca, donandole una bellissima sensazione di sollievo alla gola e allo stomaco.
-Grazie...- sussurrò prima di berne un altro sorso.
-Già! E' fantastico... ma come hai fatto a prepararlo?- chiese Iris leccandosi le labbra.
-Non è nulla di che. Sono solo ingredienti che non trovereste sulla Terra.- spiegò il Signore del Tempo. -Deve avermeli procurati qualcuno per una qualche ragione... Oh beh, non importa.- concluse con un alzata di spalle.
Lara fu la prima a finire, seguita da Iris e Alex che misero le proprie tazze una sull'altra; il Dottore invece tenne la sua tra le dita, imitando la ragazza.
-Allora, Lara! Vorremmo sapere cosa ti è successo. Non sei tornata con le tue amiche. Cosa hai fatto nel frattempo?- chiese sorridendo alla ragazza.
-I... io stavo cercando di capire una cosa.-
Alex aggrottò la fronte. -Cosa?-
-Non lo so. Non l'ho capito. Però... era solo una sensazione di pericolo. Non saprei dirvi altro con certezza.- rispose la ragazza stringendo forte la tazza tra le mani. -Ed era come se... stesse arrivando.-
-Ma... è solo una sensazione. Io non l'ho provata quando stavo con te e Alex.- aggiunse Iris leggermente preoccupata. -Magari te lo sei immaginato.-
-Forse.- rispose lei assorta. -A proposito... cos'hai fatto quando eravamo tutte assieme?- chiese Lara fissandola.
Finalmente la mente iniziava a lavorare e i ricordi, se pur frammentati, le stavano tornando alla memoria con velocità.
-Io credo di avervi aiutato a... tenerci tutte insieme un po' più a lungo. Ma non so come ci sono riuscita.- aggiunse in fretta.
Le amiche le sorrisero e il Dottore annuì. -Sei stata bravissima, allora!-
-Oh... insomma… non ho fatto poi chissà cosa...- disse arrossendo.
-Intanto io non ci sei riuscita!- esclamò Alex incrociando le braccia. -Però era così tranquillo e dolce quando eravamo tutte insieme.-
-Imparerai a farlo anche tu, non preoccuparti.- le disse il Dottore con un sorriso. -Però prima devi provare.- aggiunse di sfuggita.
La ragazza posò lo sguardo su Lara, che improvvisamente si era zittita. Subito notò che la tazza tra le sue mani stava scivolando sulle coperte, in procinto di cadere dal letto.
-Lara, attenta alla tazza!- disse mentre questa ormai aveva intrapreso il suo moto di caduta.
E quel materiale non sembrava nemmeno molto resistente.
No, decisamente non lo era.
Alex allungò una mano per prenderla, ma era troppo lontana dall'amica. Sicuramente troppo lontana per il suo braccio ma non per il suo potere che, nemmeno lei capì come, si attivò. L'oggetto si bloccò a mezz'aria, come se lo spazio intorno a lui si fosse solidificato, arrestandone la caduta e, con tutta probabilità, la rottura.
-A... Alex?- balbettò Iris guardando l'amica che ancora allungava la mano per prendere la tazza.
-Non smettere Alex. Qualsiasi cosa tu stia facendo.- sussurrò il Dottore, emozionato, estraendo lentamente il suo cacciavite sonico per sondare l'aria attorno alla tazza.
-Oddio... Oh santo Cielo... Cosa... Cosa sto facendo?- disse lei tremando.
-Non preoccuparti, stai calma.- ripeté il Dottore cercando di ricevere dall'apparecchio qualche informazione utile per capire come quella banalissima tazza riuscisse a rimanere sospesa nell'aria.
Qualche secondo dopo però la ragazza occhialuta abbassò il braccio, respirando con un punta di affanno mentre si riappoggiava allo schienale della sedia, esausta. La tazza venne afferrata al volo da Iris.
-Dottore?- chiamò Alex leggermente sconvolta, interrompendo i pensieri dell'uomo. -Dimmi come e soprattutto cosa ho fatto.- scandì tremante.
-Beh, tanto per cominciare hai evitato di rompermi una tazza, quindi grazie.- disse lui senza guardarla. -Per quanto riguarda il come devi dircelo tu.-
-Cosa?!- esclamò lei guardandolo. -Io non lo so come...!-
Ma venne interrotta da un mugolio di protesta da parte di Lara, che si era addormentata già da un pezzo nell'esatta posizione in cui l'aveva lasciata il Signore del Tempo qualche momento prima.
-No... no, no!- disse il Dottore alzandosi dal letto per avvicinarsi alla ragazza. -Lara! Lara sveglia! Non dormire!- esclamò scrollandola per le spalle. -LARA!-
Lei aprì piano le palpebre ritrovandosi il viso dell'uomo a due centimetri dal suo. -Cos... Cosa?- soffiò piano cercando di non richiudere gli occhi per la stanchezza.
-Sveglia Lara! Non puoi dormire. Non ancora, okay? Sveglia!- le disse osservandole gli occhi. Non c'era più nulla di quello che aveva visto poco prima ma non poteva rischiare di farla dormire ancora con quella traccia di fuoco.
-Dottore... se è stanca perché non può riposarsi?- chiese Iris stupita.
-Fidatevi... dormirà meglio tra qualche minuto.- disse lui prendendo il viso della ragazza tra le mani e alzandole delicatamente una palpebra per vedere meglio la pupilla. -Quando ti ho chiamato, Lara, cosa stavi guardando?- Le chiese per tenerla sveglia.
Lei prese un respiro profondo, cercando di ricordare degli eventi accaduti ore e ore prima.
-Era tutto nero...-
-Non è possibile. Deve esserci stato qualcos'altro.- disse in fretta il Dottore facendo sdraiare la ragazza sotto le coperte. -Cerca di ricordare...-
Lara strinse forte gli occhi, percependo nuovamente quella sensazione di paura.
-C'era... energia e calore. Rosso, arancio, giallo... e quella cosa.-
Il Signore del Tempo annuì, posandole una mano sulla spalla, coperta dal piumino del letto. -Ho capito... Grazie Lara. Buona notte.-
Lara emise un sospiro di sollievo. La prospettiva di poter dormire senza nessun' altra cosa a cui pensare era così meravigliosa che si addormentò appena le amiche e il Dottore uscirono dalla sua camera, spegnendo la luce.
 
*     *     *
 
Qualche minuto dopo, in sala consolle, Alex stava spiegando per filo e per segno cosa aveva provato quando aveva fermato a mezz'aria la tazza.
-... l'ho guardata e si è fermata, semplicemente!-
-No, Alex. Non è così semplice.- disse il Dottore. -Non ho rilevato assolutamente niente di anomalo quando è successo. Niente! Nessun campo di forza, nessuna inversione di gravità concentrata, niente! Stando ai dati, quella tazza...- la indicò tra le mani di Iris. -... quella tazza era una banalissima tazza appoggiata su un ripiano invisibile.-
-E... questo non va bene, giusto?-
-No... non è questo il punto. Non bisogna fare una differenza tra giusto e sbagliato ma tra possibile e impossibile!-
-Scommetto una pasta al sugo che quello che hai fatto, Alex, entra nella zona dell'impossibile.-
-Già. Però... hai visto? Non l'ho liquefatta! Non l'ho fatta nemmeno esplodere!- esultò abbracciando l'amica che ricambiò la stretta con un sorriso.
-Allora vorresti... che so... provare di nuovo? Quando vuoi, eh! Senza fretta!-
-Ormai... non credo di avere molta altra scelta.- rispose liberando Iris dall'abbraccio.
Lo aveva detto. Aveva accettato. Questo comportava una serie pressoché infinita di problemi e cose 'anormali' ma in fin dei conti... con lei c'erano anche Iris e Lara. Senza scordarsi del Dottore, ovviamente. Sarebbe riuscita ad andare avanti, poco ma sicuro.
La ragazza alzò lo sguardo sul Signore del Tempo che la guardava sorridendo, probabilmente ansioso di capire la meccanica in gioco nel suo potere per controllare la Materia, neanche fosse una cavia da analizzare.
Ridendo, si sedette sulla poltroncina della sala consolle, colta da un improvviso capogiro.
Aveva accettato. Finalmente era riuscita ad accettare la sua stessa natura.
-Tutto okay, Alex?- chiese Iris un po' preoccupata per l'amica.
-Sì, sì... solo un po' di mal di testa...- rispose tranquilla e nemmeno due secondi dopo si ritrovò davanti al naso una luce blu e nelle orecchie un suo stranissimo e persistente.
Spaventata, inarcò il busto all'indietro mettendo quanta più distanza possibile tra sè e quella luce, puntata sulla sua fronte chiara.
-Dottore...! Che cosa fai?-
-Mmh... Controllo.-
Dato che ancora non la smetteva di puntarle quell'affare addosso, Alex lo allontanò con una mano.
-Beh, la puoi smettere di analizzarmi?-
Lui si allontanò, arretrando fino ad appoggiarsi con il bacino alla consolle centrale. -E' abbastanza normale che tu abbia avuto questa reazione... del resto è avvenuta la stessa cosa a Iris e Lara, solo con sintomi diversi...- sussurrò più a sé stesso che alle ragazze.
-Ma cosa stai dicendo?- chiese Iris cercando di capirci qualcosa.
-Ma sì! Sono le reazioni del corpo allo sforzo!- esclamò il Dottore. -Mentre a te viene fame, ad Alex il mal di testa! ...Strano modo di compensazione.-
-Vuol dire che ogni volta che farò... una di quelle cose mi verrà mal di testa?- chiese Alex  massaggiandosi le tempie.
-Migliorerà con il tempo.- spiegò il Dottore riponendo nella tasca interna della giacca marrone il suo cacciavite sonico, ovviamente non prima di essere stato 'presentato' alle ragazze.
Ne seguì un lungo momento di silenzio, ognuno occupato a rincorrere il suo filo di pensieri. La prima a interrompere il silenzio fu Iris. O per meglio dire, il suo stomaco, che si annunciò con un brontolio sommesso.
-Aehm... ho solo fame...- disse lei arrossendo. -Del resto, credo che ormai sia ora di cena, no?-
Il Dottore la guardò in silenzio e iniziò a ridere sommessamente, passandosi una mano sul viso.
-E adesso cosa ci sarebbe di così divertente?- chiese appoggiando le mani sui fianchi. -Ho fame, e allora?-
-No... niente, scusa... E' solo che ci sono così tante cose simili all'altro Universo che mi sembra di essere ancora là.- spiegò con un sorriso. -Allora, se volete vi offro una cena. Vi va?-
Alex rispose con un sì convinto, scendendo dalla poltroncina per affiancarlo, seguita da Iris. Così insieme si recarono verso la cucina.
-Spiegami una cosa, Dottore.- iniziò Iris raccogliendosi i capelli in una coda. -Perché Lara non poteva dormire?-
-Già, infatti.- si aggiunse Alex. -Perché continuavi a guardarla negli occhi? Cos' avevano che non andava?-
Il Signore del Tempo svoltò un incrocio, sospirando. -Possibile che nemmeno a voi sfugga nulla?- disse prima di iniziare a spiegare. -Vedete... quando non riuscivamo a svegliarla oggi pomeriggio, per un momento ha aperto gli occhi. Ma non erano normali. Sembravano sfere di fuoco.-
-Cosa?-
-E' stato una specie di imprinting. I suoi occhi hanno memorizzato gli ultimi istanti della visione.-
-Ma... come...?-
-Non ne ho idea.- rispose lui alzando le spalle. -Ma ora se ne è andato completamente. Non ci sono problemi.-
-Comunque non ho capito perché non poteva dormire.- chiese nuovamente Iris. -Era solo un' immagine sugli occhi! Che male poteva farle?-
Il Dottore scosse la testa. -Diventa molto più potente di un'immagine se viene memorizzata da una visione piuttosto che dalla realtà. Potrebbe anche compromettere il subconscio.- rispose assorto.
-Oh... miseria.- esclamò Alex terrorizzata. -Ma... adesso sta bene? E' andato via il fuoco?-
Lui le rispose con un ampio sorriso. -Non mi faccio chiamare 'il Dottore' per niente.-
Entrambe le ragazze ringraziarono il Signore del Tempo almeno un centinaio di volte, poi finalmente arrivarono alla cucina.
-Aah! Eccoci!- annunciò lui dando loro la precedenza con un inchino.
Ringraziando nuovamente per quella simpatica galanteria, Iris e Alex varcarono la soglia.
Un ambiente spettacolare le accolse. Era ampio e spazioso, pieno di tavoli un po' ovunque; regnavano i colori del giallo e crema che riuscivano a creare un ambiente confortevole grazie anche alle numerose lampade sui colori aranciati.
Mentre le ragazze ammiravano l'immensa sala, il Signore del Tempo si avvicinò a un piccolo pannello rettangolare per attivare l'illusione di stelle e galassie sul soffitto, procurando esclamazioni si sorpresa dalle amiche che poi andarono a sedersi a un tavolo.
Quella serata prometteva bene.
 
 
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Note Autrici
 
Luogo: Mare!! :D …no, scherzavo. Non ancora purtroppo. ç_ç
Tempo: Finalmente è uscito il Sole!!
 
*Il solito pubblico, accaldato dalla stagione estiva finalmente arrivata, prende posto e poco dopo inizia ad applaudire a un Signore del Tempo in bermuda blu e occhiali da sole*
Dottore: Ciao a tutti!! :D Come potete notare dall’abbigliamento sono da poco uscito dall’acqua. Purtroppo il lago non è il mare… ma per il momento può andar bene anche l’acqua dolce. ^_^
Prima di fare qualche bracciata, mi sono messo d’impegno e ho letto il capitolo.
Beh… devo dire che le cose iniziano a farsi interessanti. Finalmente Alex si è decisa a usare il suo potere, anche se inconsapevolmente, e Lara si è svegliata.
…per poi riaddormentarsi di nuovo. -__-“
Davvero, quella ragazza riuscirebbe a dormire anche davanti a un Dalek.*sospira* Comunque… Le autrici mi hanno detto di chiedervi se nella spiegazione che hanno dato per il comportamento di Lara c’è qualche dubbio. Insomma… le prossime cose che succederanno sono molto… particolari e hanno bisogno di sapere se le spiegazioni sono esaudienti per il momento. Grazie. *si inchina*
*Si toglie gli occhiali da sole, guardandosi attorno circospetto* Beh… oggi devo proprio essere stato bravo nella presentazione. Cavolo, il Tipo del retroscena non è venuto a lanciarmi nemmeno una padella…!
Allora grazie mille a tutti i cari lettori che ancora non si sono stancati di questa ff! E’ a loro che vanno i nostri più sinceri ringraziamenti. E ovviamente grazie anche ai possibili novellini che hanno cliccato da poco sul titolo di questa storia!! GRAZIE!! :D
*Il sipario si chiude mentre il Signore del Tempo si piega in innumerevoli inchini*
 
Un abbraccio e buone vacanze da
Gallifrey, Yuki e Fluffy


La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 12
*** Cap-11: No more ***


No more
 
-Non ti muovere...- sussurrò Damos a Niki. -Non muoverti...-
Il ragazzino blu annuì impercettibilmente, chiudendo gli occhi, sperando con tutto sé stesso che quella cosa finisse. E subito anche.
-... Niki... apri gli occhi.- sillabò il bambino bianco, la coda forzatamente rilassata a terra.
Lui alzò piano una palpebra guardandosi intorno, sperando di trovare qualcun' altro nelle sue stesse condizioni: una fila pressoché infinita di ragazzini dalle forme più strane e i colori più vivaci si disponeva in una stanza rettangolare grigio chiaro, completamente spoglia. Tutti loro sembravano terrorizzati da qualcuno che, lentamente, procedeva lungo la fila, soffermandosi su ogni bambino con maniacale attenzione.
Tutti in piedi, tra pareti di terrore e disperazione, aspettando che quell'orrore finisse una volta per tutte.
Man mano che quell'essere si avvicinava, alla destra dei due amici, le mani iniziavano a tremare, gli occhi a percorrere la stanza, in cerca di una via per scappare.
E intanto l'essere si avvicinava sempre di più, sempre più lentamente, per farti soffrire e contorcerti lo stomaco dalla paura.
A poca distanza da Damos, Niki poteva intravedere il corpo massiccio della figura incappucciata, completamente nero come il catrame, terribile solo a vederlo avvicinarsi. A mano a mano che superava i bambini, Niki poteva scorgere sempre più particolari. Gli era sempre piaciuto osservare le persone. Lo tranquillizzava e poteva dire di conoscerle un po' di più; ma ora avrebbe fatto volentieri qualsiasi altra cosa pur di non vedere quell'essere avvicinarsi pericolosamente a lui. Mancavano quattro bambini e poteva già vedere il cappuccio del mantello ben calcato sulla testa in modo che nessun raggio di luce gli bagnasse il volto; un passo trascinato e ne mancavano solo tre. Il mantello era trattenuto, all'altezza del petto, da una catena metallica nera lucida, come l'ossidiana, ma agli occhi del bimbo pareva iniettata di sangue. Fece un altro passo e ora solo Damos lo divideva da quella figura nerovestita, carica di morte e dolore. L'unica impressione che emanava era vuoto. La più totale assenza di qualsiasi cosa, come poteva essere un odore o una consistenza. Questa volta si fermò davanti al suo amico e Niki gli vide gli stivali di cuoio nero, i pantaloni appena visibili, coperti dal mantello, e due 'Z' ai lati del cappuccio come fermagli per la catena.
Mancava poco. Pochi secondi e si sarebbe fermato proprio di fronte a lui. Stava impazzendo. Il cuore non la smetteva di pompare e le gambe tremavano, pronte a cedere di lì a pochissimo. Alla fine, si mosse scivolando verso di lui.
Fu allora che vide ciò che fino ad allora non era riuscito a vedere: il volto. Una maschera di orrenda e totale disperazione, rabbia, terrore e furia, pronta a esplodere appena ce ne fosse stata l'occasione.
Niki si sentì morire sotto quello sguardo di fuoco scaturito da un paio di occhi così neri da riuscire ad inghiottire ogni cosa.
Poi con un fruscio appena accennato la figura lasciò posto al grigio chiaro del muro e il bimbo riprese a respirare. Voltò impercettibilmente la testa verso destra per guardare Damos e sentì le vertebre scricchiolare pericolosamente. Voleva muoversi ma sapeva che se lo avesse fatto quell'essere che era appena passato al ragazzo successivo gli avrebbe tagliato via tutte le dita. E a lui servivano le dita.
-Tu...-
Per un momento Niki pensò di esserselo immaginato, tant'è vero che la figura ripeté la parola, sempre sussurrando maligna.
-Tu... verrai con me.-
Il ragazzino alla sua sinistra iniziò a piangere sommessamente, scuotendo la testa.
-No... Vi prego... Vi imploro... Non...-
-Non mi servi più.- annunciò arretrando di un passo l'essere, non prima di aver applicato una capsula grigia sulla mano del bambino che alcuni secondi dopo scomparve, asciugandosi una lacrima.
La selezione riprese imperterrita e Niki vide molti altri fare la stessa fine tra lacrime e pianti disperati, lasciando la fila con alcuni spazi vuoti là dove avrebbero dovuto esserci altre persone.
I bambini non sapevano mai quanto duravano queste procedure. Ore? Minuti? Il tempo sembrava bloccato in quei momenti terribili.
I bambini scomparivano. Lasciavano per sempre la stanza, senza possibilità di tornarci in futuro. Ma del resto... cos'era il futuro se già nel presente si vedeva la morte?
 
*      *      *
 
-Niki, lo dico per il tuo bene, mangia qualcosa.-
-Non ci riesco. Hai visto cosa ha fatto? Lo ha ucciso! Senza pensarci nemmeno per... E'...morto.-
Damos sospirò spingendo verso l'amico una tazza di latte bianco con una spruzzata di cacao sopra.
-Lo so. Ma tu sei vivo, è questo che conta. Non preoccuparti di troppe persone altrimenti diventerai un pazzo e Zeta ti ucciderà ancora prima di diventare grande.-
Niki fissò il latte senza vederlo realmente.
Perché era questo che succedeva. Quando i bambini crescevano, Zeta il mostro se li mangiava. O meglio, questo era ciò che dicevano i bambini nel poco tempo di libertà che avevano. Damos non ci credeva e Niki, che era arrivato da poco, non voleva nemmeno pensarci se quelle voci fossero vere o no. Di fatto, quel ragazzino che aveva avuto di fianco non sarebbe mai più tornato.
Il bimbo blu fece appena in tempo a bere tutto il latte che gli aveva dato l'amico prima del suono assordante di una campana.
Le voci forzatamente allegre e false delle donnine iniziarono a sopraggiungere da più punti della sala da pranzo, richiamando su di sé l'attenzione.
-Forza bambini! Andiamo.-
-”Forza bambini!” Quanto mi fate schifo.- sputò Damos accendendo la coda bianca in una luce abbagliante. -”Andiamo forza! Che tanto non vi succederà niente!”- biascicò sottovoce. -Quando in realtà...- 
-Cosa?- sussurrò Niki spaventato. -Cosa succede adesso?-
-Adesso? Adesso si lavora.-
-Ma... io non so lavorare!-
-Tutti imparano a fare questo lavoro, cosa credi?-
Il bambino blu afferrò la mano di Damos, cercando di non perdersi in quel fiume di ragazzini accompagnati dal personale di servizio, che imperterrito continuava a infondere false speranze.
-Posso stare vicino a te?- chiese Niki.
-Ma certo che puoi!- rispose con un sorriso il bambino bianco. -E poi ti ho scelto come amico per la vita ieri sera, ricordi? E gli amici non si abbandonano mai.-
Il bimbo aumentò leggermente la stretta sulla mano del compagno, un momento prima di varcare la soglia di una stanza immensa, riempita da lunghe tavolate piene di schermi sottilissimi in vetro.
-...L'hanno ingrandita...- sussurrò un bambino verde e rosso con aculei in tutto il corpo, mentre si guardava intorno. -Vuol dire che sono arrivati altri bambini...- scosse la testa, prendendo posto su uno sgabello circolare. -... poverini.-
Damos spinse via Niki, cercando un posto sia per sé che per l'amico, in modo da poter stare vicini.
-Lui... ha detto che...-
-Sì. Lo so, ho sentito.- rispose duro Damos. -E io ti ho detto di preoccuparti solo di due, tre bambini, altrimenti impazzisci quando li vedi morire. Ecco, sediamoci qua.-
Niki si accomodò su uno sgabello, le mani infilate nelle tasche della vestaglia bianca, cercando di non farle tremare troppo dalla paura che aveva.
-Puoi... dirmi cosa ci succederà?- chiese leggermente all'amico, che fissava qualcosa sopra di sé.
-Ssh. Sta per cominciare.-
Solo allora il bimbo blu alzò lo sguardo sulla balconata proprio di fronte a lui, notando la figura nerovestita che li fissava attentamente. Zeta mise le mani sul metallo del corrimano, attivando in quell'istante la connessione con loro. Centinaia di bambini collegati simultaneamente con quell'essere oscuro che sembrava mangiargli l'anima.
Niki gemette a quel contatto troppo forte, troppo cattivo e arrogante, prepotente oltre ogni dire. Gli stava corrodendo tutto ciò che c'era dentro di lui, lo stava bruciando partendo dal cuore. Con un singulto il bimbo blu premette una mano sul petto e una lacrima gli rigò la guancia.
-Niki... va tutto bene...-
Il bambino vide la mano bianca di Damos prendere la sua e stringerla forte, mentre le code si attorcigliavano insieme, sempre più strette. Fu allora che lo schermo trasparente di fronte a loro si accese.
Comparve una schermata nera, opaca, capeggiata al centro da una grande figura verde-gialla, piena di simboli in continuo movimento. Moltiplicazioni, addizioni, simboli di dubbia esistenza vorticavano senza sosta, facendo gli occhi con la loro assurda e insensata velocità. Appena sopra, il titolo dell'equazione da risolvere a caratteri microscopici, quasi a volersi confondere con il resto: Paradigma di Skasis.
 
*     *     *
 
Non fa bene essere cattivi.
La cattiveria è un'emozione incontrollabile che, come un virus, ti infetta e ti droga, chiede, pretende sempre più sacrifici che non sempre sei disposto a compiere.
Ma una volta non era così.
La vita non era l'Inferno che hai deciso di scendere per trovare la morte.
Perché è a quella che ambisci fin da quando l'essere è atterrato sul tuo pianeta.
Non desideri altro che quello, eppure un bisogno che non puoi soddisfare, una sete che non si potrà mai placare, un fuoco che brucerà il tuo cuore in eterno.
 
 
Lentamente, quasi con rammarico, la figura nera alzò lo sguardo sulla distesa nera di fronte a sé. Solo alcuni punti luminosi segnavano la presenza di stelle e galassie che ancora non avevano provato la sia ira. La sua sete e la sua fame implacabile. All'uomo bastò pensare di avanzare nel tessuto dell'Universo che la forza invisibile che lo proteggeva lo sospinse verso quei pianeti che ancora brulicavano, fremevano di vita e di esseri meravigliosi.
Ancora per poco, si ritrovò a pensare lui scuotendo piano la testa coperta dal cappuccio nero. Per mesi quella debole traccia di lucidità, che ancora resisteva nella sua mente, lo spronava a opporsi con tutto sé stesso al male che il suo Padrone gli obbligava a compiere. Ma cos'era lui? Un corpo vuoto. E cosa potrebbe fare una nullità come lui contro un potere che poteva solo aumentare?
Per un momento, avrebbe tolto il campo di forza eretto per proteggerlo, in modo da rimanere ucciso dalla pressione dei ricami dell'Universo. Ma non gli fu concesso nemmeno questo dal suo Padrone.
-Cosa credi di fare, Zeta? Ucciderti per non servirmi più? Morire senza vedere il frutto di tutti i nostri sforzi?-
Era così che il Padrone si imponeva sulla sua marionetta: domande retoriche. Una dopo l'altra, senza pause o interruzioni, con quella sua voce gracchiante e maligna che arrivava direttamente nel cervello.
-No, Padrone. Non potrei mai compiere un oltraggio simile.-
La voce rise, irradiando brividi su tutto il corpo dell'uomo.
-E allora cos'era quello? Rispondi.-
-Solo... un mancamento, Padrone. Imploro la vostra misericordia.-
-Bugiardo...-
Zeta spalancò gli occhi e un dolore lancinante gli bloccò la testa in una morsa. Cercando di soffocare i gemiti di dolore, l'uomo si inginocchiò, piegato in due dalle fitte insopportabili che accusava tutto il suo corpo.
-Non tentare mai più di nascondermi al verità, Zeta! Non potresti mai riuscirci! Non dalla misera situazione in cui ti ritrovi!- urlò la voce sempre più forte, sempre più crudele e spietata.
-S... sì, Pad... Padrone... lo prometto...- balbettò lui, ponendo fine alle sue sofferenze.
L'essere si ritrasse un poco dalla sua mente per lasciargli lo spazio di ritirarsi in piedi e recuperare fiato. Solo per quei pochi e brevi momenti di 'assenza' il suo Padrone si considerava più che magnanimo.
Si era impossessato con la forza della sua mente e del suo corpo, fino a renderlo incapace di fare alcunché se non obbedire. Obbedire sempre e comunque al suo creatore.
-Qual è la prossima galassia? Quanto dista?-
-Non molti pianeti da qui e lungo il percorso incontrerete anche un buco nero. Sarà una comodissima crociera.- rispose l'uomo nerovestito abbassando il capo in segno di ossequioso rispetto.
La voce vibrò emozionata da quella notizia ma si astenne dal complimentarsi in alcun modo con il suo sottoposto. Si preoccupò invece di umiliarlo prima di abbandonarlo del tutto.
-Buon pranzo Padrone.- la frase risuonò nel vuoto della sua mente, prima di disperdersi tra i ricordi dell'uomo che ricominciarono ad affiorare.
Non si ricordava tutto. La gran parte dei suoi preziosi ricordi erano stati bruciati dal suo Padrone per impedirgli di reagire contro di lui. Gli erano rimasti solo quelli di vecchia data ma danneggiati.
Tanto corrosi dal suo odio e dalla sua fame che, per la maggiore, erano solo sensazioni di amicizia o amore, forse anche per una donna, ma questo non poteva dirlo con certezza. Forse ciò che maggiormente gli era rimasto era la diligenza e il rispetto per le promesse, qualunque esse siano.
Ed essendo questa l'unica cosa che lo spingeva a non crollare, su questa basava tutta la sua vita.
Se vita poteva definirsi quell'inferno. 
Sospirando, Zeta si voltò indietro, verso il suo Padrone.
A pensarci da un altro punto di vista, la sua situazione sarebbe parsa alquanto bizzarra. Un' enorme nuvola grigia, a tratti giallo elettrico e viola avanzava lenta su un pianeta, ormai ridotto a un ammasso nero carbonizzato e sterile che scompariva tra le sue fauci.
Letteralmente, veniva controllato da una nuvola assassina.
Ma questo non era nemmeno lontanamente divertente per l'uomo che, impassibile, guardava la scena da una certa distanza. A tratti alcune parti del defunto pianeta esplodevano, liberando dell'energia e del calore subito assorbiti dall'essere mostruoso.
-Glom... deceduto.- disse tremando, mentre scompariva completamente nella nuvola grigia, provocandone un leggero ingrandimento.
Al suo interno si svolgevano complesse reazioni per mantenere insieme tutte quelle molecole di fame e disprezzo, odio e dolore. Ne valeva la pena? No. Ma lui continuava.
Continuava perché non poteva scegliere, continuava con la speranza di far finire tutto al più presto, anche se niente lo avrebbe fermato ormai.
Appena del pianeta non furono rimaste altro che briciole alla deriva dell'Universo, Zeta distolse lo sguardo dal suo Padrone indirizzando l'occhio verso la galassia più prossima a loro: la Via Lattea.
Quanto avrebbero vissuto quei poveri pianeti? Poche settimane con tutta la probabilità.
Zeta sapeva a memoria, grazie all'incredibile intelligenza del Padrone, ogni singolo pianeta dell'Universo del tempo corrente anche se, a uno a uno, il suo database si stava svuotando.
Mancava poco e sarebbe stato vuoto. Comunque in quella galassia conosceva anche dell'esistenza di un pianeta giovane e inesperto che da poco iniziava a farsi strada nell'Universo circostante. Piccolo e chiassoso, lo definivano tutti con un sorriso sulle labbra. Ma lui non avrebbe riso. Non più. Non ora che sapeva che il destino della Terra era ormai segnato.
No. Non avrebbe riso. Come poteva ridere di fronte a un futuro completamente nero ed esanime?
Se avesse potuto avrebbe pianto, ma ridere no. Non più.

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Note Autrici:
 
Luogo: Mare! Montagna! Collina! Lago!
            …no, mi dispiace. Teatro-
 
Tempo: Direi caldo, con tutta la luce di questi riflettori.
 
*Incredibilmente il Dottore è già sul palco, seduto compostamente su uno sgabello dietro a una piccola scrivania in legno*
Dottore: Eh, già. Ancora io, sempre e solo io. *sospira, allentandosi il nodo alla cravatta* In questo capitolo mi hanno dato la possibilità di fare tutto ciò che mi pare. Decidere luogo, tempo, tutto quanto. E voi penserete, a buon ragione, che sia una qualche forma di gentilezza. Cose del tipo: “Dottore, ti propongo un affare per il prossimo capitolo! Potrai scrivere di tuo pugno ogni lettera delle note autrici! Non è fantastico?” :D
…no. >:(
Soprattutto se sai che le autrici in persona se ne sono andate in vacanza- Lasciandoti qui, da solo come un cane, a svolgere un lavoro che dovrebbero fare loro. *sospira di nuovo e scuote la testa* E’ proprio vero che ormai non ci sono più le ragazze di una volta. Prima almeno ti dicevano che avevano una buona ragione per farlo. Poi magari non era vero, ma questo è tutta un’altra faccenda.
*si guarda intorno, contemplando con tristezza il palco vuoto*
Ah, la vita…! Quei poveri bambini non hanno idea di ciò che li aspetta. Non ne hanno prorpio la più pallida idea.
*Si lancia un’occhiata alle spalle* E poi… il Padrone di Zeta… una nuvola. Una nuvola. *scuote la testa* Cercare di cambiare idea a quelle ragazze è come cercare di insegnare a un Dalek ad amare.
Comunque, come al solito, grazie mille per essere passati a leggere! :) So che probabilmente continuare questa storia sta diventando noioso/ monotono o altro, ma in fondo io faccio parte solo dello staff esecutivo. Componente DW10/8s, per essere precisi. Pertanto se ci sono domande o dubbi io sono qui apposta per risolverli! Non esitate! Nemmeno per segnalare errori o correzioni, mi raccomando. Ricordatevi che sono le cose più importanti!
Un grazie in particolare va a sarasmith11, wendy_candy e a MarriedwithJo. Grazie!
 
Un saluto a chi, al contrario di me, è in vacanza a spassarsela.
            Il Dottore


La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 13
*** Cap-12: Water drops ***


Water Drops
 
Il Dottore aveva sempre pensato che la più grande arma del mondo fossero i libri.
Non importava di che genere fossero o in che modo raccontassero le loro storie, erano pur sempre utili ad accrescere le conoscenze, a sapere cose che avrebbero anche potuto salvarti la vita. L'unica pecca era che ci volevano ore per trovare l'esatta informazione di cui avevi bisogno, soprattutto se le dimensioni e la quantità di libri era quella della biblioteca del TARDIS.
-Non ci credo.- disse il Signore del Tempo appoggiandosi le mani sui fianchi. -Dov'è finito quel libro? Era qua... Non lo legge più nessuno un libro così vecchio e sciupato!-
Il Dottore si guardò intorno cercando nella catasta di libri che aveva preso dai diversi scaffali quello che lo aveva occupato per più di tre ore ma ancora non lo aveva tra le mani. Così chiuse un momento gli occhi, tentando si riorganizzare le idee per ripescare quel preziosissimo manuale.
-Dottore!- esclamò una voce allegra. -Ti ho trovato!-
Lui nemmeno fece in tempo a individuare l'improvvisa presenza che questa già gli si era agganciata alla vita, stringendolo in un tenero abbraccio di saluto. Appena vide con chi aveva a che fare, il Signore del Tempo sorrise e ricambiò la stretta.
-Ciao Lara! Cosa fai in giro?-
-Ti stavamo cercando.- rispose lei alludendo alle amiche. -Ma saltare nello Spazio ti dà un bel vantaggio in velocità.- spiegò con un sorriso.
-Sai vero che Iris avrebbe potuto arrivare ancor prima di te?-
Lei spalancò gli occhi. -Ci è riuscita?- 
-No, per quel che ne so. Ma ci sono tanti futuri. Non è detto che...-
-Sì, sì.- lo interruppe lei sventolando una mano. -Ho capito.- poi riprese, senza dare il tempo al Dottore di approfondire la questione. -Cosa stai facendo?-
-Cerco un libro.- rispose lui sedendosi su un divanetto dell'enorme stanza.
-Ah... Che libro?-
-Un libro per voi tre. Ma non riesco a trovarlo.-
-Wow, che forza! Possiamo darti una mano a cercare, magari.- si offrì Lara prendendo un librone da una pila vicina a sé.
A un cenno d'assenso da parte del Dottore, la ragazza pose il manuale da dove lo aveva preso e si sedette sul divanetto. Fare ciò che stava per fare le prosciugava un bel po' di energie ma almeno, si disse, avrebbe dato una buona impressione di sé al Signore del Tempo, che la osservava curioso. Con un brivido di strane sensazioni miscelate, la ragazza chiuse gli occhi e la sua mente si staccò da lei, allargandosi in tutte le direzioni come un sonar, alla ricerca delle sue amiche. Trovò subito Alex, intenta ad aprire e richiudere tutte le porte che le capitavano a tiro chiamando a gran voce il Signore del Tempo. Con un sorriso divertito, Lara le mandò un messaggio telepatico informandola che, tanto per cominciare aveva vinto perché aveva trovato per prima il Dottore e poi la sua posizione, in modo da poterli raggiungere. Appena ebbe finito, trovò anche Iris comunicandole le stesse informazioni. Lei già aveva imparato a rispondere ai messaggi telepatici di quel tipo anche perché era stata lei la prima a scoprirli e utilizzarli.
“Lara... io sono già lì con te.”
“No, non è vero. Ho chiesto al Dottore nemmeno due minuti fa!”
“Il Tempo è relativo.”
La ragazza poteva quasi cogliere il divertimento nella voce dell'amica e questo la fece arrabbiare, lei che del Tempo non gliene importava praticamente nulla.
“Ma non vale! Nel futuro che andrai a creare, io non mi ricorderò di aver vinto!”
“Anche tu hai usato il tuo potere per vincere la 'Caccia-al-Dottore'. Perché io non posso usare il mio?”
Lara sbuffò notando che l'amica si stava iniziando a muovere verso la biblioteca.
“Ma tu...”
“Io cosa?”
“Uffa. Hai già vinto di tutto oggi. Abbiamo giocato a un sacco di giochi e, chissà come mai, sei riuscita a vincere. SEMPRE.”
“... mi stai accusando di barare? No, perché già che ci siamo, anche tu hai barato saltando in tutte le stanze del TARDIS.”
Ne seguì un breve silenzio, che Lara usò per raggruppare gli ultimi residui di energia rimasta in modo da non perdere il contatto con l'amica. Non era facile intrattenere un lunga conversazione in quel modo.
“Okay, senti... scusa.”
“Tranquilla, non salterò nel Tempo. E comunque... brava con questo contatto telepatico. A dopo!”
Fu Iris a chiudere la conversazione, facendo tornare la mente di Lara al proprio posto. Appena riaprì gli occhi vide che tutto era come lo aveva lasciato. Anche il Dottore, con quel suo sguardo curioso.
-Già avvisate?-
-Sì. Perché, quanto ci ho messo?-
Lui si grattò la nuca guardando il soffitto per pensarci.
-Beh... trenta secondi al massimo.-
-Wow! Non sembrava... magari collegarsi in quel modo rende lo scambio di informazioni più veloce!-
-Tutto può essere.- disse alzandosi dal divano. -Ma quel libro... dove cavolo l'ho lasciato... quel libro potrebbe darvi dei solidi punti di riferimento per capire, se non altro, cosa siete.- concluse scomparendo dietro ad uno scaffale alto almeno quattro metri in legno rossiccio. Mogano, probabilmente.
-Quanto è grande?-
-Mah... neanche poi tanto. Saranno sì e no trecento pagine.- disse ricomparendo dall'alto dello scaffale su cui era salito.
-E io che pensavo a un volume alto dieci centimetri!-
Il Dottore fece in tempo a sorriderle prima dell'arrivo di Alex e Iris che aprirono di colpo la porta della biblioteca, irrompendo nella stanza.
-CIAO!- esclamarono contemporaneamente raggiungendo Lara.
-Ciao ragazze! Allora, come state?-
-Tutto okay.- rispose Iris con un'alzata di spalle.
Alex annuì ma si vedeva lontano un miglio che voleva dire qualcosa di importante.
-Ehm... tutto bene Alex?- chiese il Signore del Tempo alzando un sopracciglio. -E' successo qualcosa?-
Lei non desiderava altro che quella domanda.
-Ooh sì! E' fantastico!!- disse entusiasta battendo piano le mani. -Ho imparato a sciogliere e ricreare perfettamente un bicchiere, so rendere solida una parte di aria per far rimanere sospeso qualsiasi oggetto e per finire ho pure imparato a collegarmi con Lara e Iris!- disse come un fiume in piena senza riprendere fiato. -E' FANTASTICO!-
Iris le mise una mano sulla spalla, cercando di arginare l'entusiasmo dell'amica per la seconda volta in una giornata. -Alex! Non fare così!- disse mentre veniva stritolata in un abbraccio.
Intanto il Dottore era sceso dalla scala con la quale era riuscito a salire fin sopra lo scaffale, e si avvicinò alla ragazza puntandole la luce blu del suo cacciavite sonico sulla testa.
-Interessante... come fa a fare tutto questo casino? Dev'esserci qualcosa...-
Finalmente Lara si riscosse, riportando l'attenzione sul problema principale di tutta la faccenda.
-Ma allora! Siamo in biblioteca!- disse a tono, zittendo Alex che smise di abbracciare Iris, la quale tornò a respirare, e attirando su di sé l'attenzione del Signore del Tempo che fece scomparire il suo cacciavite sonico nella tasca interna della giacca.
-Oh finalmente!- concluse sospirando sollevata. -Mica eravamo qua per aiutarti a cercare quel libro?-
 
*      *      *
 
Mezz'ora dopo ancora non ne erano venuti a capo, così il Dottore ci aveva momentaneamente rinunciato, sdraiandosi su un divanetto per chiacchierare con Alex, che sfogliava distrattamente qualche libro dalla copertina logora.
-Spiegami una cosa.- chiese infine lui incrociando le gambe.
Lei alzò lo sguardo e si risistemò gli occhiali sul naso, invitando silenziosamente di porle la domanda, che subito arrivò.
-Ci siamo visti l'altro giorno, come hai fatto a metterti in pari con le tue amiche in così poco tempo?-
Alexandra sorrise. -Mi hanno insegnato Lara e Iris.-
Il Dottore non ne era convinto. -Sì, ma ci hai messo solo qualche giorno.-
-Come ho detto, con me c'erano Lara e Iris.-
-E allor... Ah. Ma certo.- realizzò lui scuotendo la testa. -Devo trovare al più presto un modo efficace per spiegare il Tempo a Iris, altrimenti finirà col creare paradossi uno dietro l'altro.-
Sentendo il suo nome, la ragazza riemerse da una catasta di libri poco distante. -Cosa?-
-Sei saltata nel Tempo con Alex, vero?- chiese il Dottore a bruciapelo, voltandosi giusto in tempo per vedere un tenue rossore sulle gote di Iris, che subito scomparve dietro una pila di libri di ogni forma e misura.
-Beh... sì, non potevo?-
-No! Cioè sì, ma non per motivi del genere!- disse lui passandosi una mano tra i capelli. -Spiegatemi che fretta c'era.-
Le due amiche rimasero silenziose, ognuna con un interessantissimo libro tra le mani. Fu Lara a sbloccare la situazione, comparendo improvvisamente di fianco al Signore del Tempo.
-Ma Dottore! Se Iris non può provare ad usare il suo potere, come puoi pretendere che impari ad usarlo correttamente?-
-Infatti, sto cercando un modo.- rispose lui alzandosi in piedi. -Iris tu... tu sembri non sottostare alle Leggi del Tempo stesse! E questo non può far altro che creare paradossi, capisci?-
La ragazza sbucò dal suo nascondiglio improvvisato. -No, Dottore. Non capisco proprio niente.- disse sinceramente dispiaciuta. -Io sto solo cercando di capire come fare per non trovarmi in situazioni che non riesco a gestire. E' tutto un casino quando cerco di saltare nel Tempo! Tu non capisci, mi sembra di cadere ogni volta in un abisso, senza riuscire a fermarmi e l'unica cosa che posso provare a fare...-
-... è correre.- concluse il Signore del Tempo fissando un punto di fronte a sé.
-... Sì, esatto.- confermò Iris. -Ehi, aspetta... come fai a saperlo?-
Lui non rispose subito, borbottando qualcosa di incomprensibile tra sé e sé.
-Oh no...- mormorò Lara. -Ecco che ricomincia con qualche suo strano ragionamento.- disse smaterializzandosi altrove. -Io continuo a cercare il libro!- annunciò la sua voce da qualche parte non lontano da loro.
Intanto il Dottore stava passeggiando su e giù per la sala principale, mormorando frasi del tutto illogiche.
-Non è che, per caso, vorresti dirmi a cosa stai pensando?- chiese Iris affiancandolo per cercare di capire qualche parola in più del suo monologo.
Questa semplice frase lo fece bloccare a metà di un passo e lentamente si voltò verso di lei, guardandola come se fosse una sorta di divinità da adorare e offrire doni. Poi sorrise come un folle e le prese una mano.
-Vieni con me.-
-O... Okay...? Devo preoccuparmi?-
Dopo un brevissimo momento di incertezza il Dottore le rispose con un ampio sorriso. -Naah! Ma che dici!- poi si rivolse ad Alex che ancora tentava di capirci qualcosa. -Voi continuate a cercare il libro. E' importante!- aggiunse prima di sparire, correndo, fuori dalla stanza, trascinandosi dietro Iris che mormorava, invano, degli 'Aspetta!' tra le risate.
Appena se ne furono andati, la biblioteca tornò nel religioso silenzio in cui avrebbe sempre dovuto essere e la ragazza sospirò. Sarebbe stata una lunga e noiosissima ricerca, lo sapeva.
-Laraa!! Dove sei??- urlò a gran voce appoggiando su una pila il volume che ancora teneva in mano.
 
*      *      *
 
-Iris, ti presento l'Occhio dell'Armonia!- annunciò il Signore del Tempo.
-Il cosa?-
Di fronte a lei un grande anello, in quello che sembrava metallo, si aprì proprio come un occhio. La ragazza rimase a fissare quello squarcio nel Vortice del Tempo sentendosi come paralizzata. Non riusciva a muovere un muscolo anche se, a dirla tutta, avrebbe tanto voluto toccare quel continuo movimento di colori anche solo per un attimo.
-Questo è l'Occhio dell'Armonia. E' quello di cui ha bisogno il TARDIS per muoversi nel Tempo e nello Spazio.- spiegò il Dottore abbassando il braccio della ragazza, le dita pericolosamente vicine all'anello.
Iris distolse un momento lo sguardo dal Vortice, osservando il Signore del Tempo di fianco a lei che si premeva entrambe le mani sugli occhi con forza.
-Non capisco...-
-Se la teoria è giusta, una parte di te dovrebbe essere all'interno dell'Occhio dell'Armonia.-
La ragazza tornò a guardare nell'anello e un'espressione abbastanza stupita comparve su suo viso, mentre il Dottore continuava a parlare.
-Devi... trovare questa parte e lasciarti guidare dal Tempo.-
-Sì, ma...-
-Prova a concentrarti su cosa vedi, so che può essere complicato però provaci, Iris.-
-Dottore...? Credo che ci sia un problema.-
-Un... problema?- chiese lui osando alzare una mano e sbirciare da lì sotto la figura di Iris.
Notò che la ragazza guardava alternativamente lui e il Vortice, scuotendo la testa.
-Iris... stai bene?-
-Io sto benissimo, ma credo che questo tuo 'Occhio dell'Armonia' abbia qualcosa che non va.- spiegò prendendo una mano del Dottore, che intanto cercava in tutti i modi di non guardare quello squarcio nel Continuum Spazio-Temporale. -Dovresti guardare, è seriamente preoccupante!-
Lui si ritrasse, lacerato comunque dalla curiosità. -No... non posso guardarlo... non di nuovo!- disse chiudendo forte gli occhi.
Iris distolse lo sguardo, preoccupata dal tono di voce del Dottore. -Ma cosa stai dicendo? Dev'esserci un errore!-
-No, no, no! Dimmi cosa vedi, Iris! Io non lo posso guardare!-
La ragazza guardò un'ultima volta nell'anello di metallo, grattandosi la nuca per pensare a cosa dirgli, perché quello che vedeva era chiaro che non potesse essere la realtà.
-IRIS! Cosa vedi?!-
-Ah, sì, sì!- esclamò lei dando le spalle, per la prima volta, all'Occhio, che silenzioso si richiuse. -Beh, sai... oltre a tutte le cose che mi hai detto tu...- iniziò abbassando le mani del Dottore dal viso. -... ho anche visto il mio riflesso.-
-Che cosa?- chiese sconvolto strizzando forte gli occhi.
-Il mio riflesso. Come allo specchio.-
-...Non è uno scherzo divertente, Iris.- concluse lui alzando un indice di ammonimento leggermente un po' più a destra del viso della ragazza.
-Ehi Dottore, sono qua.- disse Iris ridacchiando. -E guarda che il tuo prezioso Occhio si è richiuso.-
Finalmente il Signore del Tempo si decise a riaprire gli occhi, abbassando la mano che poco prima tentava di rimproverare la ragazza. Ma riprese a parlare solo quando si fu accertato che era tutto a posto.
-Non è possibile. Non puoi aver visto il tuo riflesso.-
-Ti dico che è così. Croce sul cuore, non ti sto prendendo in giro.- affermò lei segnandosi il petto con una X. -Ma cosa c'è di così tanto sbagliato?-
Il Dottore scosse la testa. Questa volta era sicuro che avrebbe funzionato! Qual era il modo migliore per capire il Tempo se non guardando nel Vortice del Tempo stesso?
-Davvero, Iris... non so più a cosa pensare. E' tutto sbagliato. Il Tempo non è una rigida progressione di causa ed effetto. E' molto più instabile e vacillante. Non ha senso che tu abbia visto il tuo rif... lesso.-
Lui sollevò lo sguardo spalancando gli occhi. Iris non si mosse di mezzo millimetro.
-Oh no. Tu sei il Tempo! Vortice del Tempo! E' il tuo, sei tu! Sei letteralmente tu il Vortice! Ooh è geniale!- esclamò avvicinandosi alla ragazza per abbracciarla.
-Ehi, ehi! Frena un attimo. Io non sono quella cosa tutta colorata che continua a muoversi in quell'anello!-
Il Dottore la lasciò andare camminando per la stanza circolare. -E invece è così. Deve essere così. ...E' vero, non sei esattamente tu, come persona, ma è la tua Essenza! Fai parte del Vortice, dell'Occhio dell'Armonia, del TARDIS, fai parte di tutto!! Il Tempo abbraccia ogni cosa, ogni Universo, ogni possibile dimensione! E in mezzo a tutto, come un collegamento, ci sei tu, Iris!!-
Non sapeva nemmeno lei come fosse possibile, ma era riuscita a capire tutto il ragionamento che il Dottore era riuscito a spiegarle in pochi secondi. Solo per questo si era reputata un genio. Quando poi afferrò il messaggio che lei era il Tempo stesso, e il Tempo controllava ogni cosa in ogni Universo era stato come ricevere una scarica da un fulmine.
-Cos... Io...?- balbettò sbattendo più volte le palpebre.
-Sì, Iris. Proprio tu.- disse dolcemente il Dottore, sorridendole.
-Questo vuol dire che... Oh mio Dio, io...- lei si passò una mano sul viso, chiudendo gli occhi.
-Iris... va tutto bene?- chiese lui avvicinandosi per prenderle una mano.
Bastò quel gesto e la ragazza sembrò perdere tutta la sua energia, barcollando in avanti tra le braccia del Signore del Tempo.
-Iris!-
Lui la afferrò appena in tempo per le spalle, evitando una brutta caduta sul pavimento in pietra.
-Dottore io... non...- balbettò la ragazza chiudendo gli occhi.
-Ssh... non parlare, Iris.- sussurrò lui sdraiandola gentilmente a terra. -Ascoltami.- disse posandole le dita sulle tempie.
Il respiro della ragazza si fece più accelerato, il cuore che pompava forte sembrava volerle uscire dal petto, mentre con una mano cercava di allontanare il Signore del Tempo da sé.
-Iris... non mandarmi via... Sto cercando di aiutarti, calmati!-
-No... No, ti prego...- mormorò lei in risposta, corrugando la fronte.
-Iris...- riprese il Dottore con calma. -Ti sto perdendo... lascia che ti aiuti...-
Sembravano esserci due forze all'interno della mente della ragazza che combattevano, cercando di avere la prevalenza l'una sull'altra. Finalmente una, la più forte, si placò e il Dottore intervenne sull'altra, raccogliendola per portarla via da lì. Pian piano, sempre sussurrando parole tranquille e rassicuranti, il Dottore riuscì a risalire quel vortice azzurro e blu che colmava la mente della ragazza.
-Iris...- la chiamò sollevandole il busto verso l'alto. -Iris!-
Lei ebbe come uno spasimo e tossì più volte, piegandosi per lo sforzo.
-Va tutto bene... Non preoccuparti...- disse lui passandole una mano sulla schiena.
Appena la tosse passò, il Signore del Tempo ebbe un brutto presentimento e cercò con i suoi gli occhi di Iris. Li trovò velati di un azzurro brillante, quasi si fossero trasformati in due gocce d'acqua.
Durò solo un momento poi lei sbatté le palpebre e tutto scomparve, lasciando posto a una sensazione di solitudine che il Dottore intuì derivasse proprio dalla ragazza.
-D... Dottore... scusa...- sussurrò Iris abbassando lo sguardo.
Lui la abbracciò forte. -Non dirlo neanche. Sono io che mi devo scusare... non avrei dovuto farti vedere l'Occhio dell'Armonia... perdonami...- ribatté il Signore del Tempo lasciando che lei appoggiasse la testa sulla sua spalla.
-Sai... ho capito.- sussurrò con un debole sorriso.
-Che cosa, Iris?- chiese lui allontanandola di un poco per guardarla in viso.
Gli occhi le erano tornati azzurri come acqua, ma non sembrava aver nessun problema, così il Dottore non le disse nulla, lasciandola rispondere.
-Ho capito il Tempo.-
Lui sorrise, circondandole la schiena in un secondo dolce abbraccio.
-Bravissima Iris!!-

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Note Autrici:

Luogo: Di nuovo al teatro-
Tempo: Mah. Difficile a dirsi.

*Il pubblico prende posto in sala e le luci si spengono. Il sipario si apre lentamente ma sul palco non c’è un’anima*
(Assistente): …sapete dove caspita è finito il Dottore?
(Gallifrey): No! Dovevamo presentare assieme il capitolo!
(Yuki): Di solito sparisce senza dire nulla… io non mi preoccuperei. U_U
(Fluffy): Già. Magari è solo un po’ in ritardo.
(Assistente): State scherzando, vero?! Il mio capo mi uccide se entro cinque secondi qualcuno non va sul palco a fare una presentazione!! >:(
(Yuki): Calmati, ok? Stai cambiando colore.
(Assistente): …è colpa delle luci rosse. E poi sono abbronzato.
(Fluffy e Gallifrey): Aaah…
(Assistente): …ma che cacchio dico?! *si tira un pugno* Ci serve qualcuno a intrattenere il pubblico. ORA-
(Fluffy): Vai tu! *sorride*
(Assistente): NO! Io devo stare qui dietro per tenere la situazione sotto controllo! Per la miseria!
(Yuki): Qualche tempo fa però lo avevi sostituito, il Dottore… è_é
(Assistente): …è stato solo quella volta! Ora non posso lasciare la mia postazione! >:(
(Gallifrey): Ho capito, dai. *sbuffa* Andiamo noi sul palco a fare questa accidenti di presentazione. *afferra le altre due*
(Assistente): Bravissime! Dieci punti a testa! *fugge per luoghi remoti*
(Yuki e Fluffy): Ma noi non abbiamo acconsentito!! >:(
*Finalmente il pubblico inizia a sentire distintamente quello che si dice e a vedere una Gallifrey che trascina a forza Fluffy e Yuki sotto la luce al centro del palcoscenico*
*Applausi di incoraggiamento*
Gallifrey: Coff coff… Salve! Ehm… come va? :)
Pubblico: …
Gallifrey: Domanda scontata, lo ammetto. Allora, queste sono rispettivamente Alex e Iris…
Fluffy: Ciao a tutti! :D
Yuki: Salve! :)
Gallifrey: E io sono Lara, nella storia. Nulla, dato che oggi il Dottore non si fa vivo ci siamo noi autrici a presentare il capitolo. Vorremmo ringraziare tutte quelle brave persone che hanno letto la storia e dare loro un piccolo portachiavi in omaggio a forma di TARDIS se vorranno anche lasciare una recensione. ^_^
Yuki e Fluffy: O___O”
Gallifrey: …che c’è? ò_O
Yuki e Fluffy: O_O
Gallifrey: …ah, forse preferiscono il TARDIS originale. Spiacente, non è in vendita-
Yuki: *scuote la testa*
Fluffy: Come avete letto, in questo capitolo Iris finalmente riesce a capire come funziona il Tempo. Questo riduce drasticamente le probabilità di creare paradossi…
Yuki: Ma aumenta notevolmente la difficoltà per scrivere i capitoli-
Gallifrey: Cercheremo di essere il più chiaro possibile perché, davvero, le cose non faranno altro che complicarsi e aggrovigliarsi.
Fluffy: Ormai dovreste averlo capito… se ci sono dubbi non esitate a chiedere! ^_^
Yuki: Già, già! Noi siamo qui apposta! :D
Gallifrey: Grazie davvero a tutti quanti, sapere che la ff continua ad interessarvi ci rende la persone più felici dell’Universo! *W*
Fluffy, Yuki e Gallifrey: Al prossimo capitolo! ;)
*Le ragazze si prendono per mano e scompaiono misteriosamente, senza lasciare traccia*
*Il sipario si schiude di nuovo, tra gli applausi e gli sguardi stupiti del pubblico*

Cordialmente
Le autrici



La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 14
*** Cap-13: Skasis's Paradigm ***


Skasis's Paradigm
 
Alexandra aveva la curiosa abitudine di proporre le cose più assurde, e quindi divertenti, nei momenti sbagliati; ovvero quando c'era altro, di molto più importante, da portare a termine. Nel suddetto caso, la ricerca del libro. Da quando il Dottore e Iris l'avevano lasciata in compagnia di Lara, era passata più di un'ora. L'ora più lunga, stancante, noiosa, prosciuga-energie di tutta la sua vita. Anche peggio di una lezione di italiano o storia.
Quel libro non saltava fuori. Avevano cercato in ogni più remoto posto, scaffale, avevano letto ogni singolo titolo, sfogliato tutte le pagine alla, ormai disperata, ricerca di quel piccolo volume. Lara si era materializzata su ogni centimetro quadrato dell'enorme sala e lei aveva solidificato l'aria per arrivare in cima agli scaffali così tante volte che non riusciva a capire come riuscisse ancora a respirare.
Alla fine, entrambe si erano sedute su un divanetto con un sospiro, esauste. Avevano deciso di ignorare il compito e divertirsi con i loro poteri per far passare un po' il tempo. Così, mentre Alex disegnava sul suo blocco da disegno dei buffi personaggi che poi faceva muovere sul foglio, Lara ipotizzava l'esistenza di pianeti ricoperti di cioccolato o quale sarebbe stata la sua visione alla vista di Leonardo da Vinci.
Non c'è da stupirsi se poi Alex compensasse l'uso del suo potere con tratti di matita tranquilli e Lara con un breve riposo.
Qualche tempo dopo, la porta della biblioteca si aprì, lasciando entrare Iris e il Dottore.
-Ciao ragazze! E' successa una cosa fantastica! Ho scoperto come funziona il...- la ragazza si bloccò a metà della frase, guardando l'amica assopita di fianco ad Alex. -...Tempo.-
-Non ci credo.- aggiunse il Signore del Tempo affiancandola. -Si è addormentata. Mi chiedo fin quanto possa essere normale.-
Alexandra si sistemò gli occhiali, chiudendo il bloccò. -No, è che... c'è un motivo. Stavamo cercando quel tuo libro e no, non l'abbiamo trovato, così ci siamo stufate e abbiamo iniziato a giocare... con i nostri poteri. Per quello Lara sta dormendo.-
Il Dottore si passò una mano tra i capelli. -Dove l'ho messo? Dove?- disse scomparendo dietro all'ennesimo scaffale.
-Comunque cosa dicevi a proposito del Tempo?-
Iris si illuminò. -Ooh sì! E' incredibile! Sembra una palla!- spiegò lei entusiasta.
L'amica alzò un sopracciglio. -Una... palla.-
-Sì, esatto!- esclamò sedendosi di fianco ad Alex, stando al contempo attenta a non svegliare Lara. -Una grossa palla che rimbalza in giro!-
-Una... palla che rimbalza.-
-Già. Ed è fantastico perché ci sono un sacco di posti su cui il Tempo può rimbalzare! E si creano un miliardo di futuri possibili a seconda di dove atterra!-
-Una... palla. ...Iris, stai bene?- chiese Alex scettica.
-Certo! Avresti dovuto esserci... Che forza.- concluse la ragazza sognando letteralmente a occhi aperti. 
L'amica scosse la testa. -Va bene. Ascolta... Tra dieci giorni è Natale.- iniziò lei abbassando il tono di voce. -Prima io e Lara ci stavamo chiedendo cosa potremmo regalare al Dottore.-
-Cavolo. Hai ragione, non ci ho nemmeno pensato!- rispose Iris piano. -Qualche idea?-
-...Gelato.- mormorò una voce alle loro spalle.
-Cosa?-
-Gelato. Hai del gelato?- ripeté Lara con un tono più convinto mentre abbracciava la vita di Iris subito davanti a lei.
-No, scusa. Secondo te io mi porto in giro il gelato?-
-Cosa ne so io. Chiedevo.- rispose lei con un'alzata di spalle. -...E poi a me piace il gelato.-
-Lara...!- esclamarono le amiche con un sorriso.
-Che c'è? E' vero!- disse lei stiracchiandosi. -Uff. E questo divano è scomodo.- borbottò sedendocisi sopra.
-Allora, hai finito o no?- la rimproverò Alex. -Possibile che non ti vada bene niente?-
-Beh... questo non è vero. E poi...-
-Sì, sì, okay.- la interruppe Iris scuotendo la testa. -Io ci rinuncio.-
La discussione venne bloccata da un'esclamazione da parte del Signore del Tempo, perso chissà dove tutti quegli scaffali in legno.
-RAGAZZE! L'HO TROVATO!- gridò felice. -Svegliate Lara e venite qua!-
Le amiche si alzarono, chi con più e chi con meno ardore, e raggiunsero il Dottore, in cima a una scala con un librone in mano. Le gambe erano incrociate tra i pioli e mentre con un braccio teneva il volume, l'altra sfogliava le pagine. All'arrivo delle tre alzò lo sguardo rivolgendo loro un ampio sorriso.
-Buongiorno Lara! Dormito bene?-
-In realtà, quel divano è scom... AHIO!- si lamentò la ragazza massaggiandosi un braccio in corrispondenza del pizzicotto di Iris. -Ehi, mi hai fatto male!-
-Tecnicamente...- aggiunse il Dottore scendendo dalla scala. -Quei divani sono fatti per leggere. Non per dormire.- disse serio.
-Scusa...- mormorò lei mortificata.
-Comunque... questo è il libro che vi avevo detto di cercare.- disse mostrandone la copertina sgualcita. -E che nessuno di voi è riuscito a trovare.-
Lara alzò gli occhi sul volume. -Ma tu mi avevi detto che era piccolo!- esclamò. -Questo è grande almeno il triplo di come lo immaginavo io.-
-A me pare...- puntualizzò lui mettendo il libro tra le mani di Alex. -Di averti detto che il libro aveva circa trecento pagine. Non quanto grandi fossero le pagine.-
-Uffa.- rispose lei incrociando le braccia. -Cosa ne sapevo io? Da noi si tende a usare meno carta possibile per salvare gli alberi.-
-Wow.- fu l'esclamazione di Alex quando una nuvola di polvere grigiastra si alzò dal libro, appannando le lenti degli occhiali. -Non si vede niente, ma... che forza!-
Iris le prese il libro dalle mani incamminandosi verso il divano di prima per riuscire a leggere bene quello che c'era scritto. Ovviamente venne seguita da tutto il gruppo come falene attratte dalla luce.
-Allora... ecco qua. “La Teoria Universale”. Promette bene.-
 
*      *      *
 
-”...colui il quale riuscirà a estrarre la soluzione, prenderà il posto di dominatore e risolutore dell'equazione propria del paradigma stesso, ereditando un potere antico ed eterno che permetterà il controllo assoluto sugli elementi fondamentali dell'Universo.” Ecco qua. Avete capito?-
-No.-
Il Dottore alzò gli occhi dalla pagina, incontrando gli sguardi smarriti delle tre amiche, sedute di fronte a lui sul divano.
-Ma come no? ...Cosa non avete capito?- chiese scuotendo la testa.
-Io mi sono persa dopo... dopo che tu hai letto quella parte in cui si parlava dell'immaginazione...- spiegò Alex massaggiandosi la fronte. -Vai troppo veloce! E non riesco a capire cosa dice quel tipo!-
E' solo un po' vecchio!- ribatté lui mostrando la copertina logora.
-Un po' tanto vecchio, mi pare.- disse Iris. -Mette un sacco di aggettivi a caso nella frase e non si capisce.-
-Non è che... ce lo spiegheresti?- chiese Lara implorante. -Però a parole tue, per favore.-
-E soprattutto semplici.- precisò la ragazza dai capelli lisci, appoggiando la schiena sullo schienale del divano.
Il Signore del Tempo perse qualche secondo a rispecchiarsi negli occhi delle tre, meditando, un po' su come fare per spiegare una cosa così complessa con parole semplici, un po' su quanto fossero dolci e simpatiche quelle ragazze, del tutto ignare della loro straordinaria natura. Scosse la testa, sorridendo tra sé.
-Partiamo dall'inizio allora.- iniziò riaprendo il libro alla prima pagina. -Ci sono tre elementi fondamentali su cui si basa tutto quello che sta intorno a noi. Fin qui ci siete?- chiese paziente.
-Sì.- rispose convinta Lara. -E siamo noi tre.-
-Non esattamente. I tre elementi sono Tempo, Spazio e Materia. Questi sono 'bloccati' da un paradigma.-
-Il paradigma di Sk... Skis...- tentò Iris aggrottando la fronte.
-Il Paradigma di Skasis.- la soccorse il Dottore, chiudendo il libro per avere le mani libere. -Questo blocco protegge i tre elementi fondamentali da chiunque tentasse di prenderli.- spiegò mimando una barriera con un palmo della mano.
-E perché mai qualcuno vorrebbe averli?- chiese Alex, sinceramente interessata.
-Beh, pensaci un attimo. Se Tempo, Spazio e Materia sono alla base di tutto e tu ne hai il controllo...-
-Vuol dire che potrei fare... Oh mio Dio. Potrei fare tutto!- disse lei felice. -Foorte!-
Il Dottore alzò le sopracciglia, sospirando. Possibile che riuscissero a vedere solo il lato positivo delle cose?
-Però non ci sono solo brave persone in giro per l'Universo, Alex.-
-Questo significa che c'è gente che risolverebbe il Paradigma solo per fare del male?- chiese Iris un po' preoccupata dopo aver visto il Signore del Tempo annuire mestamente. -Ecco, questo fa paura.-
-Ma, insomma... se il paradigma di questo tipo qua deve proteggere cose così importanti come i tre princìpi su cui si basa tutto quanto, deve essere un'operazione molto difficile.- ipotizzò Lara. -...spero.-
Il Dottore prese un respiro profondo, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni. -Lo è. E' comunque abbastanza complicata che nessuno è mai riuscito a risolverla.- disse, ma la sua espressione rimase preoccupata, quasi ci fosse ancora qualcos'altro che non prometteva nulla di buono.
-Cos'altro c'è?- chiese Alex osservandolo.
Lui sospirò, grattandosi la testa. -Il Paradigma, il Dio Creatore, la Teoria Universale, chiamatela come volete, non è protetta solo da un'equazione, un calcolo matematico, no. I numeri sono relativi. Da voi, due più due fa quattro, magari anche in un altro Universo, potrebbe fare cinque o sette.- disse accompagnando la spiegazione con ampi gesti delle mani per cercare di rendere il concetto più semplice da capire. -Per questo Skasis decise di utilizzare anche l'immaginazione per sigillare i tre elementi. E' qualcosa di ancora più... instabile.-
-Come se già i numeri non fossero un problema...- sussurrò Iris.
Il Dottore non ci badò, continuando la sua spiegazione come se stesse rincorrendo un concetto particolarmente veloce che saettava in giro per la sua mente.
-Il fatto è che l'immaginazione è più... Come posso dire... Sviluppata, nei bambini. Qualsiasi bambino, di qualsiasi razza è avvantaggiato in questo campo. Ma è anche svantaggiato dalla sua inesperienza. Il corpo non riesce a contrastare bene le minacce esterne. Subisce. Obbedisce. Impara, nel bene o nel male, quello che gli viene proposto. E immaginate quando viene a contatto con qualcosa della portata del Paradigma di Skasis.- chiese alzando lo sguardi sulle ragazze, letteralmente paralizzate dal racconto.
-Gli viene bruciata l'anima.- sussurrò Lara abbassando lo sguardo sulle mani unite sulle gambe.
Il Dottore annuì, chiudendo un momento gli occhi per riprendere fiato.
-Lara?- chiamò Iris, piano, nel silenzio della grande biblioteca. -Va tutto bene?-
La ragazza scosse la testa, stringendo forte le palpebre. Quando parlò la voce le uscì strozzata, incrinata dal pianto.
-N... no... Quei bambini... La loro anima... bruciata.- sussurrò mentre una lacrima le correva veloce sulla guancia.
-Ma non è successo niente!- esclamò Alex avvicinandosi all'amica. -E' solo un'ipotesi!-
-Lara... Alex ha ragione. Non è...-
-No! Non è vero...- disse alzandosi in piedi, lo sguardo puntato a terra.
-Lara... Cosa c'è?- chiese piano il Dottore. -Cosa succede?-
Lei tenne lo sguardo basso, i pugni stretti lungo i fianchi.
-Lara?-
Il Signore del Tempo la prese per le braccia e lei fu costretta, quasi, a incrociare gli occhi con quelli di lui.
-Non possono... bruciare l'anima. Non devono farlo.- mormorò come una sorta di preghiera. -Perché se loro perdono l'anima... loro non...-
-Cosa?-
-Loro... ne moriranno.- concluse a fatica la ragazza, mentre altre lacrime si aggiungevano alle prime.
Lacrime che nemmeno lei capiva perché uscissero, perché quelle parole facessero così male, perché qualcosa di bollente sembrava volerle uscire dal petto. Perché quello che le aveva spiegato poco prima il Signore del Tempo era reale. E sapeva con certezza che stava succedendo anche adesso.
Lara venne circondata dalle braccia del Dottore che riuscì, con le sue parole gentili, a tranquillizzarla.
-Non preoccuparti. Andrà bene. Nessuno è mai riuscito a risolvere il Paradigma... e in pochi lo conoscono. Tranquilla...-
Lei affondò il viso nella sua giacca marrone, pensando che non era vero. Non c'era niente di vero. Assolutamente nulla. Ma si limitò a ricambiare l'abbraccio sulla sua vita sottile, per arginare un dolore diffuso che solo a poco a poco se ne andava via. Se solo avesse potuto, si sarebbe volentieri dissolta nel nulla.
Un attimo dopo e altre due paia di braccia la strinsero forte.
-Stai tranquilla, Lara. Non succederà niente di male.- disse Alex appoggiandole la testa sulla spalla.
-Già. Staremo sempre insieme.- aggiunse Iris cercando di assumere un tono abbastanza allegro per risollevare il morale.
Lara annuì piano sul petto del Dottore, tentando, per quanto possibile, di regolarizzare il respiro. Ormai quel dolore diffuso che aveva avvertito era scomparso, ma l'immagine di un nero senza fine non la lasciava.
-Nonostante tutto...- disse il Dottore piano. -Spero che almeno abbiate capito qualcosa sul paradigma.-
Le due amiche si sciolsero dall'abbraccio annuendo convinte; Lara invece rimase con il Signore del Tempo ancora un po', non sicura di riuscire ad allontanarsi anche solo di un centimetro da lui.
-Forse... non è stato così bello sapere certe cose.- mormorò lei così piano che solo il Dottore la udì.
-Non preoccuparti.- ribadì lui passandole le mani sulla schiena. -Tutti quelli che hanno tentato di risolverlo hanno fallito. Siete protette da sempre e per sempre.-
La ragazza annuì di nuovo forse un po' più convinta di prima, ma era come se lo sapesse. Lo sentisse che stava succedendo qualcosa di terribilmente brutto. Qualcuno o qualcosa uccideva i bambini per risolvere la Teoria Universale.
 
*      *      *
 
Fondamentalmente, Lara era una ragazza solare con un sorriso appena accennato sulle labbra sottili, capace di una grande tenerezza in ogni suo gesto. Per lei non vi era motivo di essere tristi per una cosa quando ce n'erano altre tre che andavano bene. Semplicemente, vedeva il lato positivo di tutto.
Tuttavia, dopo quello che aveva scoperto nel pomeriggio, non riusciva a essere felice. Le idee non avevano uno scopo, tutto diventava niente alla luce di quanto fossero importanti i tre elementi che, insieme a Iris e Alex, formavano il paradigma.
Alla fine avevano deciso di passare il pomeriggio con il Dottore nel TARDIS. Avevano accontentato Lara mangiando un gelato tutti insieme, scoprendo un'altra stanza fantastica della cabina blu. Nemmeno a dirlo, il Signore del tempo aveva proposto loro una quantità inimmaginabile di gusti, con forme e colori che addirittura cambiavano da persona a persona. E mentre Alex ne aveva assaggiato solo qualcuno, Iris li aveva provati praticamente tutti, saltellando da una parte all'altra della stanza per colmare la sua ciotola in vetro. Subito dopo, sotto incitamento del Dottore, avevano aperto i loro libri e quaderni concentrandosi, per quanto possibile, per studiare e completare i compiti mentre lui provvedeva alla quotidiana manutenzione della consolle.
-Sapete... dovremmo avvisare i nostri genitori che stiamo fuori la notte.- disse Alex mentre tentava di leggere un capitolo di storia dell'arte.
-Beh, con il TARDIS potremmo evitare il problema saltando nel Tempo, no?- chiese Lara a Iris.
-Suppongo di sì, ma sarebbe abbastanza... ingiusto.-
-Lo dici come se sapessi cosa potrebbe succedere.- le fece notare Alex. -Non è che c'entra qualcosa la tua palla che rimbalza?-
Lei annuì, tentando a parole di far capire loro come si muoveva il Tempo; senza però arrivare ad alcun risultato.
-Senti, Iris. Facciamo che il Tempo lo controlli tu e se succede qualcosa di davvero pericoloso ti preoccuperai di spiegarcelo, va bene?- concluse Lara guardando il suo quaderno di matematica. -Che palle. Cosa vuol dire che su un certo intervallo I, se per ogni coppia distinta di elementi X1, e X2 anche le immagini sono diverse?-
-Cosa?-
-Appunto.-
Iris sbuffò sonoramente. -Cerchiamo di combinare qualcosa di buono.- poi prese il suo cellulare e chiamò i suoi genitori, comunicandogli che avrebbe dormito da Alex.
Subito le sue amiche seguirono il suo esempio e nessuno ebbe particolari problemi nell'ormai abituale interrogatorio: con chi? Per quanto tempo? Dove? Sei sicura? Ringrazia, mi raccomando. Salutameli. Non andate a letto tardi. Etc...
Neanche fossero delle ragazzine di dieci anni.
-Allora ci avete pensato?- chiese Alex terminando la chiamata.
-No.- le rispose Lara chiudendo il quaderno di matematica ormai da troppo tempo sulla stessa pagina. -...Aspetta, ma a cosa?-
-Fammi capire, tu prima rispondi e poi chiedi l'argomento?-
-Perché non si può fare?-
L'amica scosse la testa, continuando da dove si era fermata. -Intendevo... avete pensato a cosa potremmo regalare al Dottore?- chiese nuovamente abbassando la voce, pur consapevole di essere da sola con le sue amiche nella stanza che avevano scelto per studiare.
Iris scosse la testa. -Dovremmo fare un giro per cercare qualcosa. Il problema è che non lo conosciamo abbastanza! Cos'è che potrebbe piacergli?-
-Aah... Perché dev'essere sempre così difficile trovare...- Lara bloccò istantaneamente la frase quando sentì bussare allegramente alla porta.
-Avanti!-
La porta si aprì di un piccolo spiraglio, quel tanto che bastava per far passare la testa del Signore del Tempo.
-Allora ragazze, come va? Avete finito?-
Loro guardarono per un piccolo, brevissimo istante i loro compiti, abbandonati già da tempo sul tavolo.
-Sì!- gridarono in coro.
Cinque minuti dopo il Dottore le aveva portate su di un pianeta per cenare. Così, mentre gli abitanti (esseri alti due metri con il corpo coperto da una soffice pelliccia arancione) gli passavano di fianco, chiacchierando tra loro, Iris aveva chiesto al Signore del Tempo se potevano passare con lui la serata.
-Beh, vi ho invitate fuori a cenare, quindi direi che ormai non posso più tornare indietro.- annunciò con un sorriso mentre un cameriere serviva loro una sorta di pizza alta almeno cinque centimetri.
-E poi... vorrei dirvi qualcos'altro sul Paradigma.-
Con una simpatica esclamazione di felicità Iris addentò la sua cena, cambiando completamente discorso.
-Non mi ero accorta di quanto fossi affamata. Ma cos'è?-
-La specialità di questo ristorante. Non sto a spiegarvi nemmeno gli ingredienti perché non ci sono sapori simili sulla Terra. Vi piace?- chiese lui prima di mangiarne un angolo.
Le espressioni che ricevette in risposta furono più soddisfacenti: quella pizza aliena era fantastica.
 
*      *      *
 
Commentarono un sacco di altre cose e Alex fu particolarmente interessata a come il TARDIS, una cabina telefonica londinese del 1950, riuscisse a passare completamente inosservata proprio di fianco all'ingresso del ristorante.
-Circuito Camaleonte.- rispose il Dottore mentre passeggiava per la strada. -Il TARDIS riesce ad assumere le caratteristiche di qualcosa di molto popolare nel tempo e nel luogo in cui si trova.-
Alex si guardò intorno, dubbiosa. -Ma io non ne vedo altri in giro.-
Lui alzò le sopracciglia, massaggiandosi un lobo dell'orecchio. -Infatti il mio circuito si è rotto.- spiegò imbarazzato. -Ma non ho mai avuto problemi a riguardo.- si affrettò ad aggiungere.
-Posso chiederti una cosa?- disse Lara affiancando il Signore del Tempo.
-Ma certo!-
-Quante lingue sai parlare?-
-...Io, beh... Ho studiato lingue antiche, ma quelle ormai non si parlano più.-
-Perché ne dovresti sapere un sacco! Di tutti i popoli, di ogni specie e di tutti i tempi. Ho la sensazione che siano tante!-
Il Dottore ridacchiò. -Io non le conosco tutte a memoria! Il TARDIS le traduce per me.-
-Allora tu...-
-Io?-
-Tu ne parli solo una!- esclamò colpita lei. -Quindi adesso ci stai parlando in... in... nella tua lingua!-
-Tenendo conto di un paio di variabili, sì.-
Iris spalancò gli occhi. -Caspita! ...Comodo così. Non devi imparare una moltitudine esagerata di roba per farti capire anche in capo al mondo.-
-Ci... Ci potresti dire qualcosa in... Com'è che si chiama il tuo pianeta?- chiese Alex.
-Gallifrey...- rispose il Signore del Tempo piano, un attimo prima di cambiare discorso. -Ma comunque! Volevo dirvi un paio di cose interessanti sul Paradigma.- 
Le amiche ebbero l'accortezza di non ritornare sull'argomento mentre il Dottore infilava la chiave argentata nella serratura del TARDIS e le faceva entrare.
-Ho letto su quel libro, che Skasis aveva bisogno di rendere l'idea dei Tre elementi fondamentali per capirli meglio.- iniziò impostando delle coordinate sulla consolle. -Lui li ha descritti come tre sfere colorate: Tempo blu, Materia verde e Spazio rosso.-
-Praticamente ci ha paragonato a delle biglie?- chiese Lara aggrappandosi al corrimano del TARDIS.
-Già. Questi sono uniti tra loro da delle sorta di braccia che servono a mettere in compartecipazione la loro energia, creandone di nuova in continuazione.- disse lui attivando la leva di avviamento.
Dopo l'ormai usuale serie di scossoni il TARDIS si fermò.
-Wow!- esclamò Iris. -Ma che forza!-
-Finché va tutto bene sì, siete insieme e niente vi può ostacolare. Ma qui entra in gioco il possibile risolutore dell'enigma.- annunciò il Dottore.
-Fammi indovinare.- lo interruppe Alexandra sistemandosi gli occhiali. -Farà qualcosa che rompe l'equilibrio.-
Lui annuì. -Bravissima. Risolvendo il paradigma si ha il controllo su Spazio, Materia e Tempo, ma ne vengono spezzati i legami.- spiegò appoggiandosi ai sedili in pelle. -Perdete la vostra volontà.-
-Moriremmo?- chiese spaventata Lara.
-No, no! Nessuno sa cosa vi capiterà ma non sarà di sicuro la morte.- si affrettò a rispondere il Dottore. -La cosa davvero strana è perché proprio a voi, perché ora e perché qui.- disse meditabondo.
-Forse è collegato al tuo arrivo.- ipotizzò Alex. -Prima non ci era successo nulla.-
-E se... fosse collegato a quello... quella cosa dei bambini?- chiese Lara, tremante. Quelle poche parole sembravano pesanti come macigni da dire.
-Se è vero può voler dire solo una cosa.- disse il Dottore, lo sguardo perso nel vuoto. -Tutto quello che conosciamo è in grave pericolo.-
Le ragazze rimasero immobili, non sapendo né cosa fare né cosa dire di fronte a qualcosa di così minaccioso e potenzialmente reale. Sembrava davvero che non ci fosse tempo da perdere. Qualcosa stava arrivando, consumava la distanza che lo separava dalla Terra a grandi falcate, come un leone insegue la sua preda. Ora nemmeno Alex e Iris potevano dire di non percepirlo. Una sensazione di pericolo sottopelle, insidiosa e costante.
Quando il Dottore parlò le amiche sussultarono.
-Solo fatemi un piacere.- disse soffermandosi su ognuna. -Se c'è qualcosa che non capite, una sensazione, qualcosa che nemmeno avete provato prima, fatemelo sapere. Subito.-
Le tre ragazze annuirono ed ebbero la sensazione che un peso si sollevasse dal loro cuore. Avere la certezza di non essere sole con qualcosa di cui non avevano mai sentito parlare era a dir poco rassicurante.
 
 
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Note Autrici:
 
Tempo: ...E' relativo, no?
Luogo: Esattamente lì! :D
 
*Il pubblico si è appena accomodato sulle varie poltrone. Il palcoscenico è ancora buio e non c'è ancora ombra del Dottore. Poco dopo si sentono delle voci familiari provenire da dietro le quinte.*
 
(Il Tipo): ...No, no. TU devi fare una presentazione PER-FET-TA. Credi che mi sia dimenticato che
la volta scorsa non ti sei presentato? Muoviti ad andare sul palco che sei già in ritardo!
(Dottore): Seh, seh... D'accordo.
*All'improvviso si sentono dei suoni come di padelle lanciate, quando finalmente le luci si accendono e appare il Dottore correndo*
Pubblico: …?!
Dottore: Salve pubblico! Scusate per la confusione... Quel tipo finirà per farmi rigenerare se continua a lanciarmi padelle-
Comunque! Vi sono mancato, eh? L'ultima volta mi sono assentato per alcuni problemi con
dei funghi radioattivi. Ma tranquilli: ho sistemato tutto. (:
Allora, piaciuto il capitolo? Finalmente abbiamo trovato il libro di Skasis e siamo riusciti a spiegarne il contenuto. Speriamo solo che il discorso sia stato chiaro per tutti... ma se alla fine sono
riuscite a capirlo Lara, Alex e Iris sicuramente l'avrete capito anche voi lettori! :D
A proposito delle ragazze... Loro stanno già pensando al Natale. E a quanto pare anche a
cosa regalarmi e questo mi preoccupa.
Chi mi assicura che non mi regalino il solito maglion-
*Il Dottore si volta verso il dietro le quinte sentendo dei passi correre verso la sua direzione*
Dottore: ...E tu cosa ci fai qui?
*Sul palco si aggiunge corricchiando anche Iris*
Iris: Devi aiutarmi! >:c
Dottore: …Cosa?
Iris: La gente non mi capisce. ;^; *abbraccia il Signore del Tempo*
Dottore: Si può sapere di cosa stai parlando? ò_O
Iris: Del Tempo! Loro... Loro non capiscono! ç^ç E' così facile: è come non avere la chiara visione
di quello che è successo, di quello che accade e quello che succederà! E' anche più divertente
quando gli eventi fluttuano in giro e non sai dove atterreranno... *W*
Dottore: Oh, sì! :D Certo: il Tempo è tutto particolare e soprattutto relativo. Per non parlare di quando si sovrappone e crea paradossi. Beh... non è che proprio si sovrappone. Beh... e' tutto molto più complicato. Beh... più o meno.
Pubblico: …
*Momento di pausa, nel quale il pubblico si guarda perplesso e Iris e il Dottore si guardano sorridenti*
Dottore: *coff coff * Okay, forse è meglio che andiamo a parlarne da un'altra parte.
Voi del pubblico, invece, come al solito se volete chiedere spiegazioni per qualsiasi cosa,
lasciate pure una recensione e le autrici saranno liete di rispondervi. :)
Ringrazio chi continua a seguirci! Siete davvero fantastici!
Iris: Al prossimo capitolo allora! v.v
*I due spariscono dietro il palco. Le luci che si spengono*
 
Un abbraccio
Gallifrey e co.




La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 15
*** Cap-13.05: Immaginate ***


Immaginate

Immaginate.
Immaginate di essere a letto. Dormite.
Immaginate che tutto sta andando bene. Siete felici.
Immaginate di sognare qualcosa di fantastico. Sogni d'oro.
Ora immaginate di camminare. Poi di correre.
Immaginate l'erba, il prato, il mare verde proprio di fronte a voi. Sotto di voi e nel vostro cuore.
Immaginate il cielo azzurro e qualche nuvola bianca. Come un bel film.
Immaginate la vostra felicità di correre leggeri su quella distesa verde infinita. Senza nessun freno.
Ma adesso dovete immaginare il nero. Quello più buio. Quello più fitto.
Immaginate quel nero palpitante che toglie il respiro. Prosciuga la vita. Distrugge i cuori.
Immaginatelo giungere veloce alle vostre spalle. Come una bestia. Voi, come l'animale braccato.
Immaginate quel buio, che tanto vi terrorizza, inghiottire il prato, inghiottire la luce e il cielo. Inghiottire il mondo intero.
E alla fine, quando non resterete altro che voi, un piccola stella nel nero, immaginate quel buio fitto, palpitante, pieno di disperazione e terrore inghiottire per sempre anche quella piccola luce.
 
La ragazza si alzò dal letto, urlando. Il cuore non la smetteva di torturarle il petto con il suo continuo e agitato movimento, facendole male, facendola respirare forte per cercare di calmarsi. Continuava a ripetersi che non era successo nulla. Stava bene e doveva tornare a dormire. Ma nulla. Non ci riusciva. Il cuore non la smetteva di pompare terrorizzato, impedendole di concentrarsi. Passeggiò per la camera per un paio di minuti, cercando di calmarsi. Ancora niente. Eppure di solito funzionava.
Lentamente ritornò sotto le coperte cercando di pensare a qualcosa di bello e divertente per distrarsi. Ma quel buio non la lasciava. Le mangiava il cuore e l'anima, un doloroso morso alla volta, fino a renderla vuota. Con un brivido si riscosse. Era solo un incubo. Uno stupido e maledetto incubo.
La ragazza si sdraiò su un fianco, ripensando a qualche canzone per addormentarsi. Rimase a guardare il buio della camera per un po', senza riuscire a anche solo a ricordarne una.
Sbuffando, si strinse le braccia intorno al corpo cercando, invano, di ricordare qualcosa di felice. Ma ogni volta che lo trovava, il buio se lo mangiava e lei rimaneva sola con la sua paura.
Tremando leggermente per il calo di temperatura tra la sua camera e il corridoio, la ragazza varcò la soglia. Il TARDIS era silenzioso. Non c'era nemmeno quel debole suono, come un respiro, che riuscisse a rassicurarla. Lei si passò le mani sulle braccia per riscaldarsi e improvvisando una leggera corsa arrivò, qualche svolta dopo, davanti alla porta della camera del Signore del Tempo. I piedi già le si erano raffreddati dato che, prima di uscire, si era dimenticata di mettersi delle calze per proteggerli. Bussò piano alla porta ma nessuno rispose.
Riprovò nuovamente con un po' più di convinzione, dondolandosi da un piede all'altro per non congelarsi troppo.
-Dottore...?- sussurrò aprendo piano la porta e intrufolandosi silenziosa nella stanza.
Proprio di fronte a lei, su un letto matrimoniale, dormiva tranquillo il Signore del Tempo, coperto solo in parte da un soffice piumino blu.
I piedi nudi della ragazza incontrarono un morbido tappeto durante il tragitto fino al bordo del letto.
-Dottore?- disse piano, chinandosi.
L'uomo spostò il viso verso di lei ma non aprì gli occhi, respirando appena un po' più forte.
-Dottore... per favore... svegliati.- riprovò la ragazza toccando la spalla del Signore del Tempo, il quale, prima di aprire gli occhi assonnati, mugugnò qualcosa di incomprensibile.
-L... Lara?-
Lei annuì piano, dondolandosi da un piede all'altro.
-Cosa... Cosa ci fai qui?- chiese il Dottore con la voce impastata dal sonno. -Non dovresti dormire?-
La ragazza si morse il labbro inferiore, evidentemente imbarazzata per la situazione.
-Non ci riesco...- sussurrò infine.
Lui chiuse gli occhi cercando anche in quella situazione, di ragionare lucidamente.
-Hai provato a pensare ad altro?- chiese il Dottore, riferendosi al presunto incubo della ragazza.
Lei annuì, cercando gli occhi scuri di lui, che poco dopo si aprirono.
-E hai anche canticchiato qualcosa?-
-Non riesco a pensare a niente...- rispose lei mortificata, soffiandosi sulle mani per cercare di riscaldarle.
Il Dottore la osservò un attimo, sospirando. Non sarebbe riuscita a riaddormentarsi da sola e lui non aveva abbastanza coraggio da mandarla via senza fare nulla.
Le sue labbra si arricciarono in un sorriso. -Dai, stai qui con me.- acconsentì infine.
Lei sorrise leggermente, facendo il giro del letto e infilandosi sotto alle coperte con un brivido. Subito si raggomitolò su sé stessa chiudendo forte gli occhi.
-Grazie Dottore...-
Il Signore del Tempo si girò su un fianco per guardarla. Non sarebbe riuscito a dirle di no nemmeno se glielo avessero imposto. Sorridendo per gli sporadici brividi di Lara, le si avvicinò, sciogliendola dalla sua posizione raggomitolata. Le passò un braccio intorno alle spalle, abbracciandola piano per riscaldarla.
-Me lo racconti questo sogno?- sussurrò sulla sua fronte.
Lei si avvicinò a lui abbassando la testa fino all'altezza dei cuori per poi cingergli la vita con un braccio.
-Prima era bello...- iniziò respirando leggermente più forte. -Correvo nell'erba.-
Il Dottore sorrise, abbracciandola forte per invitarla a continuare.
-Poi però arrivò il buio e si mangiò tutto.- disse piano. -Il prato... il cielo e...-
Lui le cercò il viso, nascosto nel suo pigiama. Un leggero sussulto le scosse le spalle, inducendo il Dottore ad accarezzarle piano la schiena.
-Va tutto bene Lara.... Non è successo niente...- le sussurrò dolcemente.
-Il buio... era nero e fitto e... non riuscivo a respirare...- aggiunse tremante. -E... spense anche la mia luce.-
Lara chiuse forte gli occhi, avvicinandosi di più al petto del Signore del Tempo quasi a voler far parte di lui per un istante. Per dimenticare tutto quanto.
-Lara... guardami.-
Lei alzò piano lo sguardo, incontrando gli occhi scintillanti di lui.
-Non è stato reale, lo sai vero? Era solo un sogno.- disse sussurrando. -Non ti potrà mai capitare niente del genere.-
-Come fai a dirlo? Quando mi sono svegliata... era come se il buio fosse anche dentro di me.- disse tremante, mentre una lacrima le rigava il viso. -E... mi portava via l'anima.-
Lui le asciugò la guancia, senza mai staccare gli occhi dai suoi. -Non lo farà.- ripeté sicuro. 
-Non si avvicinerà mai a te. Non potrà mai sfiorarti perché sarai già lontanissimo.-
Lara sorrise, abbracciandolo stretto. -Davvero?-
-Davvero, davvero.- confermò il Dottore ricambiando l'abbraccio. -Non glielo lascerò fare.- aggiunse posandole un leggero bacio tra i capelli castani, sciolti sulle spalle.
-Grazie...- sussurrò la ragazza chiudendo gli occhi.
Entrambi si addormentarono poco dopo, cullati ognuno dai cuori dell'altro.
 
*     *     *

Fissare il buio è noioso, soprattutto se non hai nulla da fare. Non che nel nero più totale si possa fare in ogni caso molto, ma se non hai sonno e le cose da immaginare sono terminate allora il silenzio della notte diventa anche fin troppo insistente.
Era proprio a questo che Iris stava pensando, sdraiata a pancia in su, nella sua camera da letto del TARDIS. Era per lei solo mezzanotte e di dormire neanche a parlarne.
Visto che sotto quel piumone stava morendo di caldo, non aveva sonno e di stare sdraiata lì per chissà quanto ancora non ne aveva assolutamente voglia, decise di andare in avanscoperta delle stanze della cabina blu.
Senza accendere le luci, la ragazza raggiunse facilmente la porta che aprì piano e con altrettanta delicatezza la richiuse dietro di sé, fermandosi a dare un'occhiata intorno. I corridoi erano silenziosi e la luce era più bassa del solito, dando all'ambiente un'aria più spenta, come se il TARDIS stesso dormisse, pensò con un sorriso la mora. Con passo lento, Iris avanzò verso le camere nella quale stavano riposando Alex e Lara. La porta di quest'ultima era semichiusa e quando sbirciò dentro, sussurrando un paio di volte il nome dell'amica, non le rispose nessuno. Probabilmente si era svegliata ed era andata in cucina a bere, concluse Iris socchiudendo nuovamente la porta. Passò di fianco anche alla porta di Alex, ma giustamente era chiusa e, anche se sapeva che molto probabilmente era pure lei sveglia, non osò bussare. Non voleva disturbarla.
La mora evitò di passare per il corridoio che portava alla camera del Signore del Tempo, così avrebbe avuto meno possibilità di incontrarlo se fosse stato ancora sveglio. Sapeva che non l'avrebbe davvero sgridata, semplicemente l'avrebbe rimandata a letto. Tuttavia, di tornare sotto quelle coperte non le andava per nulla, non ora che stava provando divertimento nell'avventurarsi in luoghi che non aveva ancora visto.
Trotterellò per molti altri corridoi, ritrovandosi più di una volta di fronte all'entrata per la libreria, poi nella piscina e una camera da letto vuota.
Iris si grattò la nuca, indecisa su che strada prendere.
Era passata già un'oretta circa da quando si era messa a vagare per la Macchina del Tempo, ma ancora il sonno non era arrivato.
Optò infine per la strada a sinistra, poco più buia rispetto alle altre e si ritrovò così in mezzo ad un'anticamera, occupata da tre porte, una per ogni lato. Erano tutte identiche e l'unica caratteristica che risaltava era il color legno scuro di cui erano fatte. Dopo un momento di incertezza, si decise a provare ad entrare nella porta alla sua destra, ma risultò chiusa a chiave. Stessa cosa per la porta centrale. L'unica che risultò essere aperta fu proprio l'ultima porta rimasta, e una volta entrata si ritrovò nel buio più totale.
Iris sospirò di fronte a quella oscurità opprimente. Non la spaventava, non da quando aveva imparato a sopportarlo, fino a trovarlo affascinante. Le piaceva già a casa propria gironzolare da una parte all'altra dell'appartamento, solo per il gusto di imparare a memoria il numero di passi da fare per non incontrare un ostacolo.
Le dava una certa sicurezza, anche ora dentro quella stanza, aveva la tentazione di fare qualche passo in avanti, incurante del pericolo di poter inciampare.
Fregandosene amabilmente del rischio di cadere, avanzò piano di qualche passo, cercando con le mani un qualche appiglio e una volta trovato lo seguì con le dita, accertandosi che fosse sicuro. Neanche qualche centimetro dopo perse l'equilibrio e si ritrovò mezza appoggiata ad una specie di tavolino rotondo che miracolosamente l'aveva salvata da un'ennesima caduta. Analizzando meglio, Iris sentì con le mani la presenza di una serie di bottoni, tutti più o meno della stessa grandezza.
“Una... consolle?”
Continuò a passare la mano tra i pulsanti, cercando di capire se fosse effettivamente quello che le sembrava e ne trovò poco dopo la conferma quando un 'clic' rimbombò nella stanza e una luce offuscata blu invase le pareti con tutto il suo contenuto.
Probabilmente con le dita aveva premuto un qualche interruttore.
La ragazza poté finalmente osservarsi attorno e, con sua sorpresa, trovò la stanza quasi vuota, se non per la presenza di uno scaffale pieno di accessori per l'osservazione del cielo, fogli mezzi scarabocchiati e libri sparsi per lo più sul pavimento. Uno di questi era proprio vicino ai suoi piedi.
-E poi sarei io quella disordinata...- borbottò mentre lo raccoglieva, finendo col rigirarselo tra le mani, cercando di capire di cosa si trattasse nonostante la flebile luce.
Quando lo aprì, al posto di trovarci delle pagine, al suo interno c'era un buco e un pulsante. Appena lo premette, le pareti accolsero una visione dell'Universo, che inevitabilmente non rimaneva immobile ma proseguiva con la sua eterna esistenza e il suo continuo moto di pianeti e le sempre nuove traiettorie dei meteoriti.
Iris rimase a fissare per qualche attimo quello spettacolo, per poi abbassare lo sguardo sul finto libro, abbozzando un sorriso.
-Questa cosa l'ha presa da 'Casper'! ...o sarà il contrario? Bah.- concluse, scuotendo la testa e chiudendo il libro.
Ritornò ad ammirare quel gioco di luci e biglie rotanti, immaginando il Dottore in quella stanza a fare lo stesso, anche se lui probabilmente avrebbe saputo dire il nome di ogni elemento.
Lei a malapena riusciva a ricordare l'ordine dei pianeti del Sistema Solare.
La ragazza premette nuovamente il pulsante un po' di malavoglia, ma cominciava finalmente a sentirsi stanca. Difatti tre secondi dopo si ritrovò a sbadigliare, mentre spegneva la luce e lasciava il finto volume, chiuso, sull'unico scaffale presente nella camera, sicura che nei giorni seguenti l'avrebbe ritrovato nello stesso identico posto.
Fece quindi per chiudere la porta, quando la maniglia se la ritrovò in mano. Rotta.
-Oh, porca miseria...-
Si guardò attorno preoccupata, quasi avesse paura che qualcuno avesse notato il misfatto, per poi ritentare di attaccare la manopola alla serratura, inutilmente.
Dopo essersi data un paio di pacche sulla fronte, e un paio di insulti, decise che l'idea migliore fosse chiedere aiuto a qualcuno, e non di certo al Dottore. Probabilmente se avesse scoperto che Iris aveva provocato un danno al suo TARDIS, non l'avrebbe fatta più entrare nella cabina blu.
L'unica opzione era chiedere aiuto ad Alex. Ormai era diventata piuttosto brava a modificare la materia. Di certo aggiustare una maniglia non sarebbe stato un problema...
Fece a ritroso tutti i corridoi, ascoltando solo l'attutito suono dei suoi passi sulla superficie fredda del pavimento, giocherellando con la manopola dorata, passandosela da una mano all'altra.
Quando fu davanti alla porta dell'amica ebbe un attimo di tentennamento. Odiava chiedere aiuto agli altri, soprattutto se lo doveva chiedere durante la notte.
Ebbe la sfortuna di trovare Alex addormentata, svegliarla e spiegarle il danno che aveva combinato. Tempo un quarto d'ora per ritornare davanti alle tre porte, aggiustare la serratura e tornare indietro, che le due amiche si salutarono per tornare ognuna nel proprio letto.
Una volta a letto, Iris si addormentò quasi subito, con l'idea però che, l'indomani, si sarebbe dovuta sdebitare con Alex. E una tavoletta di cioccolato di certo non sarebbe bastata.

*     *     *

Come le accadeva fin troppo spesso, una volta essere stata svegliata Alexandra non riuscì più a riaddormentarsi.
Non che ne facesse una colpa a qualcuno - men che meno a Iris per averla chiamata per quella situazione in tutto e per tutto di emergenza - ma quando rimettendosi a letto in piena notte non riusciva più a tornare nel suo folle mondo dei sogni, un po' scocciata lo diventava. Solitamente le toccava rimanere sveglia fino al mattino, in perfetto silenzio per evitare di svegliare la sorella maggiore o qualunque altro componente della casa, e annoiarsi a immaginare piccoli esserini strani che correvano per il soffitto e la prendevano in giro per la sua incapacità di riaddormentarsi.
Ma ora non era a casa sua. Era in un TARDIS.​
Per questo non si fece assolutamente alcun problema ad aggirarsi per i corridoi di essa come un viandante senza meta, stropicciandosi di tanto in tanto gli occhi, sperando di non svegliare nessuno - e soprattutto di non trovarsi davanti all'improvviso Lara con l'intenzione di farle prendere un coccolone, ma considerando le capacità dell'amica di dormire sempre e comunque non pensava sarebbe stato un problema.
Il suo peregrinare senza logica la portò, dopo un quarto d'ora buono, sulla soglia della cucina.
Non sapeva cosa farci, ma vi entrò comunque, ciondolando per la stanza inizialmente senza cercare niente. Camminò in cerchio per qualche secondo, così, giusto per fare qualcosa; quindi, pensò di rendere almeno un minimo produttiva la sua piccola gita, e si versò un bicchiere d'acqua.
Si sedette al tavolo, sorseggiando con pacatezza il liquido trasparente, senza sapere bene cosa avrebbe fatto dopo. Solo dopo qualche secondo le venne un'idea, e terminata l'acqua sorresse il bicchiere con entrambe le mani, e concentrandosi un pelo iniziò a cambiarne forma.
Ridacchiò mentre lo faceva, come una bambina che faceva una birichinata che aveva sempre desiderato fare.
Creò dapprima una foglia, poi una farfalla, poi si dette alla pazza gioia e creò una fontanella, che funzionò davvero appena vi versò sopra un po' d'acqua. Infine, in un regresso infantile prese un altro bicchiere, e tenendone uno per ogni mano li trasformò il primo in una giovane principessa, con tanto di gonna lunga e coroncina sulla testa, e l'altro in un bel principe, tutto fiero nel suo completo regale.
Li avvicinò, sorridendo in maniera abbastanza ebete, e iniziò a giocarci, modificando persino le voci in base al personaggio che muoveva.
- "Oooh, mio Principe!" - diceva. - "Come siete bello, e valoroso, e forte!"
- "Sono qui per voi, mia Principessa!"
- "Oooh, vi amo già, mio Principe! Mi porterete via da qui?"
- "Ma certo, mia Principessa!"
- "E... e come, mio Principe? Non avete un nobile destriero!"
- "L'ho perso a poker venendo qui, mia Principessa." -. Qui rise. - "Ma per voi non è un problema: mi trasformerò io in nobile destriero!"
Un rapido movimento della mano, e il giovane principe divenne improvvisamente un asino.
- "Oooh, mio Principe! Come siete incredibile!"
- "Hi-hooooo! Hi-hoooooo!"
Andò avanti così, con la sua storia senza né capo né coda, per tutta la notte; il giorno dopo, il Dottore, Iris e Lara, arrivando in cucina, trovarono Alexandra addormentata sul tavolo, con tra le mani la principessa e l'asino che si baciavano, pieni d'amore.
 
 
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Note Autore:
 
Luogo: Al teatro
Tempo: Prestissimo, siamo in ritardo e dobbiamo fare in frettissima-
 
*Le ultime persone si accomodano ai propri posti, si tolgono i cappotti e le sciarpe, sistemano gli ombrelli in modo da non bagnare i propri vicini di posto. Sul palco si accende una luce e, quasi per miracolo, il Dottore è già lì sul palco, tutto sorrisi e converse rosse (nonostante la pioggia)*
Dottore: Salve gente! :D allora, come va? Spero tutto bene, anche se con tutta quest’acqua sarà difficile non prendersi un raffreddore.
…fortuna che i Signori del Tempo non si ammalano praticamente mai! Così, eccomi qui a riempire le righe dedicate alle note autore, e a ringraziare da parte mia, di tutto lo staff e ovviamente da parte di tutte e tre le autrici, VOI gentilissimi lettori! …terrestri e non, ovviamente! *alza i pollici*
Uno dal pubblico: *alza in aria i suoi dieci tentacoli a ventosa rosa* :D
Dottore: …basta, vi adoro tutti. :D
*arriva il Tipo del retroscena, tutto felice, come se avesse appena licenziato qualcuno di particolarmente irritante*
Dottore: Qual buon vento!
Il Tipo: Oh, molto buono direi! :3 Ho da comunicarti una cosa… *sussurra due parole all’orecchio del Signore del Tempo*
Dottore: …ok, ho capito.
Il Tipo: *si dondola sui piedi* Bene. Anzi no, fantastico. Ma che dico! OTTIMO! *si dilegua, gongolando*
Dottore: …incredibile. Non lo avevo mai visto così contento. *si gratta la nuca* Comunque! Fintanto che non lancia padelle può fare quel che vuole-
Allora, mi ha appena comunicato che le autrici gli anno detto che c’è un nuovo recensore! *W* Un bell’applauso di benvenuto per Tilena Girl che non solo ha letto tutta la ff precedente (Dottore, abbiamo un problema), non solo ha recensito ogni capitolo dell’appena citata ff, non solo ha iniziato a leggere questa ma si è anche impegnata per scrivere dei commenti davvero meravigliosi. Perciò… GRAZIE! *inizia ad applaudire, accompagnato un momento dopo anche da tutto il pubblico*
Beh, ringrazio ancora tutti per il tempo che avete speso qui, tra noi. So che voi umani non ne avete molto da passare a divertirvi.
…al contrario di me! *W*
*da dietro le quinte arriva una padella assassina selvatica che per un pelo non colpisce il Signore del Tempo in piena faccia*
Il Tipo: NIENTE AUTOCOMPIACIMENTI! >:(
Dottore: …ecco. E’ tornato quello si sempre- *sospira* Mi domando se riuscirò ad arrivare alla fine della storia senza rigenerarmi.
Allora, buona giornata a tutti! :)
*saluta con la mano mentre il sipario lentamente si chiude*
 
Un abbraccio
Gallifrey e co.
 
P.S. dell’autrice
Sono davvero mortificata per la lentezza con cui è arrivato questo capitolo. Se mai capiterà di nuovo, mi preoccuperò personalmente di dargli uno schiaffo e spedirlo in punizione.



La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 16
*** Cap-14: Green Diamonds ***


Green Diamonds
 
Probabilmente è una questione di geni. Un predisposizione ormai radicata nel subconscio di ogni persona, affrettarsi in giro per i negozi gli ultimi attimi prima delle feste. Motivo per cui alla Vigilia di Natale le strade e gli svicoli della città catalizzano così tante persone che c'è da chiedersi dove fossero state per tutto questo tempo. Fiumi di gente che entrano ed escono dai negozi, sfilano tra le bancarelle per trovare la taglia giusta di un maglione da regalare all'amico, al parente, all'animale da compagnia.
Alex li avrebbe volentieri squagliati tutti all'istante. Immaginate una moltitudine esagerata di persone che semplicemente spariscono, lasciando libero il passaggio per il pullman, che tentava di portarla dal Dottore. Qualche giorno prima aveva deciso insieme alle sue amiche, di festeggiare la Vigilia con il Signore del Tempo perché per Natale tutte e tre erano impegnate in inviti in giro per il mondo.
La ragazza sbuffò. Il pullman si era fermato un'altra volta per lasciar passare un gruppetto di persone tutte risa, giacche, cappelli e pacchetti. Cercando di far passare il tempo e rimanere tranquilla, altrimenti avrebbe fuso un'auto, Alex iniziò a pensare a cosa le avrebbe regalato il Dottore per Natale. Insomma, non è esattamente scontato ricevere un regalo da un alieno! Magari qualcosa da un altro pianeta o da un altro tempo. Magari anche dal futuro. Le sue labbra si arricciarono in un sorriso che venne nascosto nella sciarpa marrone.
Era stata abbastanza certa, al contrario, che il regalo di loro tre sarebbe stato apprezzato. Non era esattamente un presente nel senso fisico del termine, ma quando Iris le aveva fatto sapere l'idea, lei e Lara avevano accettato subito. Forse l'unico problema era riuscire a far funzionare tutto.
Qualche fermata dopo e Alexandra scese dal pullman con un salto, affondando gli scarponcini nella neve. Cavolo, quanto le piaceva. Sarebbe rimasta per ore a guardarla cadere e posarsi lievemente sulla sua faccia rivolta al cielo invernale. Ma ora aveva un appuntamento, ed era pure in ritardo, perciò calandosi bene il cappello in lana sulle orecchie si incamminò, barcollando, verso il parco cristallizzato proprio di fronte a lei. Il TARDIS doveva essere lì da qualche parte.
 
*        *       *
 
-Non ci credo.-
-No, nemmeno io.-
-Vi assicuro che è successo veramente. Perché mentirvi?-
-Non lo so, ma è troppo assurdo.- concluse Iris appoggiandosi allo schienale della poltrona. -Dimmi come un albero di Natale ha cercato di ucciderti.-
Il Dottore sorrise leggermente. -Era telecomandato a distanza da robot e... beh, volevano me.- spiegò incrociando le braccia. -Avrete sicuramente sentito la notizia al telegiornale. Di quella navicella che ha preso il controllo di tutte le persone A positivo.-
-Ma certo!- esclamò Lara tirandosi una mano sulla fronte. -Mia mamma e mio fratello ad un certo punto sono saliti, in pigiama, sul tetto di casa nostra.-
-Da me nessuno, ma mio papà mi ha raccontato una cosa simile successa a un suo coinquilino.- aggiunse Alex.
-Già. Ho pure perso una mano in quell'occasione.- disse lui sovrappensiero.
-…Cosa?-
-No, niente. State tranquille. Poi mi è ricresciuta.-
-Ah beh, allora adesso si spiega tutto.- disse sarcastica Iris. -Come ci sei riuscito?-
-Ooh, ma quante domande! E' successo e basta. Non chiedere come funziona, toglie il divertimento.- esclamò il Dottore in risposta, avvicinandosi al grande albero di Natale colmo di addobbi.
Lo aveva montato per l'occasione, chiedendosi per almeno dieci minuti dove lo avesse cacciato. Dopo quell'episodio con i pesci pilota cercava sempre di starci attento, sia agli abeti che alle brutte copie di Babbo Natale. Ma questo lo aveva addobbato proprio bene. Scintillava sotto quelle deboli lucine bianche e colorate che si illuminavano a intermittenza per la gioia dei suoi occhi.
Con un ampio sorriso abbassò lo sguardo.
-Allora, aprite i vostri regali, forza!- disse entusiasta, spostandosi di lato per dare la possibilità alle tre amiche di accovacciarsi sotto l'albero e aprire i regali.
-Wow, grazie!- esclamarono contemporaneamente.
Il Dottore ne aveva impacchettati tre, tutti della stessa dimensione ma di colore diverso. O meglio, se li era fatti impacchettare dal venditore che, un po' scocciato, aveva annuito, le quattro mani che si muovevano rapide sulla carta.
-Quello blu è di Iris.- disse alla ragazza. -No, no, no... Alex, fai cambio con Lara! Il tuo è rosso, quello di Alex è verde!-
Un paio di scambi dopo e ognuna aveva in mano il suo pacchetto, il fiato sospeso.
-Insieme?- chiese Lara prendendo tra le dita un capo del suo nastrino rosso brillante.
Entrambe le amiche annuirono e tirarono contemporaneamente il nastro, rivelando il contenuto del pacchetto. Una scatoletta in vetro proteggeva al suo interno un basamento di velluto nero nel quale era incastrato un bracciale in cuoio ocra. I volti di ognuna si specchiavano nella piccola pietra colorata proprio nel mezzo; rossa per Lara, verde per Alexandra e blu per Iris.
Nel complesso, l'unione di eleganza e completezza.
-Non rimanete lì imbambolate!- esclamò il Signore del Tempo. -Allora, vi piace o no?- chiese guardando le tre amiche fissare la loro rispettiva scatoletta trasparente con particolare attenzione.
Nessuna di loro disse nulla, anche se aprirono la bocca un paio di volte, tentando di mettere insieme almeno due parole per ringraziare, per riempire il silenzio emozionato che si era addensato tra loro.
Alla fine fu Lara ad alzarsi, lasciando la scatoletta a terra per andare ad abbracciare il Dottore con un sorriso sulle labbra. Lo strinse forte mormorando una serie di “grazie” appena intuibili nella sua giacca marrone.
-Ho come la sensazione che vi piacciano.- concluse lui compiaciuto, mentre altre braccia si aggiungevano alle prime per stringerlo e ringraziarlo. -Dai, forza! Ancora non lo avete indossato...!- esclamò sperando che tornassero a concentrarsi sui regali.
Le amiche si allontanarono e ognuna aprì delicatamente lo scrigno. C'era qualcosa di forte che proveniva dai bracciali. In particolar modo dalla pietra. Sembrava magnetica, come se pretendesse un sorta di attenzione da chi la guardava. Ma non un'attenzione completa, assoluta, sembrava che riuscisse ad accontentarsi di quel poco che le consentiva di rimanere un punto fisso nei pensieri. E, in effetti, sì. Sembrava viva.
Qualche secondo e tutte avevano il bracciale ocra al polso.
-Vi stanno benissimo, ragazze!-
-Davvero... sono meravigliosi.- disse Iris stendendo il braccio di fronte a sé.
-Ma sono terrestri?- chiese Alex passando un dito sulla pietra verde. -Sembra uno smeraldo...-
-No, no. Non è uno smeraldo. E' una lega resistente quanto il diamante ma proveniente da un pianeta a tre galassie di distanza da qui.-
-Wow! Abbiamo un regalo alieno!- esclamò Lara alzando le braccia al cielo.
-E ancora non vi ho detto cosa può fare...- aggiunse il Signore del Tempo con un sorriso appena accennato.
-E' un braccialetto. Cosa potrebbe...- iniziò Iris guardando il suo con curiosità. -No, non dirlo. Ci dà dei poteri speciali.- disse guardando il Dottore.
Lui alzò un sopracciglio, cercando di capire se stava parlando seriamente o no. -Hai visto troppi film, Iris. Se pensavi di ricevere i poteri di Superman o Paperinik ti stai sbagliando. Non esiste niente del genere, mi dispiace.-
-Oh.-
Alexandra le mise un mano sulla spalla, cercando di consolare l'amica. Lara, intanto, si stava divertendo un sacco a far ondeggiare in giro la mano, guardando il suo regalo da ogni punto di vista possibile.
-Dai, Dottore! Voglio sapere cosa fa. Bisogna premere la pietra? Girarla? Capovolgerla?-
-Stai tranquilla! Mettiti seduta e ascolta.-
Per far prima, la ragazza si materializzò a gambe incrociate sulla poltrona, per essere affiancata subito dopo da Iris e Alex, come lei trepidanti.
-La pietra ha uno scopo molto semplice.- iniziò lui prendendo in mano una piccola stella dorata dall'albero di Natale. -Crea un collegamento a bassa frequenza con le sinapsi del cervello e le riflette...- il Dottore si bloccò a metà della frase soppesando la stellina. -...forse è meglio con un altro linguaggio.- disse guardando le espressioni delle amiche. -Già... Come immaginavo.-
Alex si sistemò gli occhiali sul naso. -Staremo attentissime, promesso.-
Lui sorrise, annuendo.- Allora... la pietra crea un collegamento con le altre. In questo modo ognuna di voi ha la possibilità di sapere dove o quando è l'amica.-
-...Come un GPS?- tentò Iris.
-Mmh... sì. Ma molto più potente. Ho impostato i bracciali in modo che nessun tipo di radar li possa rintracciare e il segnale che trasmette si propagherebbe in tutto l'Universo pur di trovare una delle altre due pietre.- spiegò.
In risposta, il Signore del Tempo vide i volti delle ragazze illuminarsi dalla felicità e così continuò a spiegare, illustrando loro anche i dettagli.
-Questo segnale ha la stessa ampiezza per tutte e tre, perciò il campo che riuscireste a coprire sarebbe di circa... tre Universi. Più o meno.-
-Tre Universi? E cosa ce ne facciamo di un campo così grosso?- chiese Lara con un tono indecifrabile.
-Beh... tieni conto che Tempo, Spazio e Materia sono alla base di tutto, perciò anche di ogni Universo possibile. Cosa mi assicura che un giorno voi non decidiate di saltellare da un Universo all'altro?-
-Potremmo farlo davvero?- Chiese Iris spalancando gli occhi.
-Ehi! Non mettetevi in testa strane idee. Questa è solo la teoria. Teoria presa dal manuale di Skasis, che voi ancora non avete letto, vero?-
Le ragazze abbassarono lo sguardo mormorando delle scuse. Non ne avevano avuto il tempo, anche se lo avessero voluto. Tra compiti, interrogazioni, tavole da consegnare e i regali di Natale a malapena riuscivano a terminare tutto.
-Lasciamo perdere, ho capito.- concluse il Dottore scuotendo la testa. -Comunque, oltre a questo, i bracciali vi diranno anche qual è lo stato d'animo della persona che cercate.-
-Ma come facciamo ad attivarlo?-
-E' attivo anche adesso. E rimarrà attivo finché lo indosserete.-
-E'... meraviglioso. Così almeno se mi perdo posso chiedere a voi dove sono e come faccio a tornare.- disse Lara tra sé. -Devo provarlo.-
Ma le sue idee vennero interrotte da un colpo di tosse di Alxandra. La ragazza alzò la testa dal suo bracciale, cercando di capire cosa non andava.
-Lara!-
-Cosa? Che ho fatto stavolta?-
Iris sbuffò. -Ma dove hai la testa...? Anzi no. Non dirlo. Non lo voglio sapere.-
-Cosa succede, ragazze?- chiese il Signore del Tempo guardando alternativamente Iris e Alex.
-Succede, Dottore, che Lara non si ricorda nemmeno cosa è venuta a fare qui.- disse Iris incrociando le braccia.
-Cosa...? Oh sì! Sì, me lo ricordo!!- urlò lei alzandosi in piedi. -Scusate. Il regalo... io... mi dispiace...-
-Sei senza speranze.- disse Alex scuotendo la testa e afferrandole la mano.
-Ora posso sapere anch'io cosa succede?- chiese a suo volta il Dottore, abbastanza infastidito dal comportamento fin troppo strano delle tre ragazze.
-In realtà no.- rispose Iris. -E' una sorpresa.-
-Cosa?!-
Lara ignorò tranquillamente le sue proteste prendendo la mano di Iris per chiudere il cerchio, con al centro il Dottore.
-Chiudi gli occhi.- gli suggerì Alex.
-No, se prima non mi dite cosa state facendo.-
-Ma è una sorpresa! Non possiamo dirtelo!- esclamò Lara, facendo voltare il Signore del Tempo verso di sé.
Lui aprì la bocca per protestare, ma Iris lo anticipò.
-Devi fidarti di noi, Dottore.- disse piano, guardandolo negli occhi. -Per favore.-
Il Signore del Tempo rimase immobile. Da quanto tempo qualcuno non gli chiedeva di fidarsi? Troppo, probabilmente, perché la sensazione che ne derivò non fu esattamente piacevole. Voleva fidarsi di loro. Cosa lo bloccava? La paura? No. Erano giovani... solo delle ragazze e già dovevano affrontare una natura nascosta che solo ora aveva deciso di rivelarsi. Perché? Cos'avevano di speciale?
-Ti prego Dottore... chiudi gli occhi.- ripeté Lara leggermente.
Voleva farlo. Ma un presentimento gli diceva di stare attento. Era pericoloso. Loro non erano ancora pronte. Non tutte. Tuttavia la curiosità era riuscita a prevalere, un'altra volta.
Appena prima di chiudere gli occhi vide una mano di Alex afferrare la sua.
 
*     *     *
 
Forse sarebbe stato meglio, molto meglio dire di no. Inventarsi una scusa, una bugia. Una in più non gli avrebbe cambiato la vita. E anzi, avrebbe sciolto quella brutta sensazione che si contorceva e si annidava sempre più all'altezza dello stomaco. Di fatto, non fu così.
Il Dottore rimase in compagnia di quel presentimento per un tempo che pareva essersi dilatato. Una sorta di sospensione, attesa, con qualcosa di molto simile a una roccia a schiacciargli la pancia, appena sotto l'ombelico. Il fiato sospeso, ad aspettare che tutto finisse.
Accadde poco dopo. Una sensazione di acqua che lava via il peso e il Signore del Tempo ritornò come prima. Anzi, più leggero di prima. Percepì nuovamente la piccola mano di Alex nella sua.
Tremava ma la presa era salda. Gli sembrava di volteggiare nel nulla.
-Apri... Apri gli occhi, Dottore...-
Era Iris. E la voce proveniva dalla sua testa. Lui aprì piano un occhio, ma subito lo richiuse.
Non era vero. Non poteva essere assolutamente vero.
Davanti a lui non c'era una distesa di sfere azzurre. Non c'era. Non c'erano nemmeno le tre ragazze. Non dovevano esserci.
Il Signore del Tempo si costrinse a guardare di nuovo e dovette rivalutare le sue idee.
Sì, c'erano delle sfere azzurre davanti a lui. Ed erano tante, piccole, grandi, e si muovevano tutte insieme con armonia. Un grande armonioso movimento circolare, eterno e perfetto. Lui ci volteggiava proprio al centro, guardando gli Universi brillare debolmente, cantare la loro canzone. Una dolcissima melodia che ora risuonava leggera anche nelle sue orecchie. L'aveva già sentita, l'Armonia delle Sfere. Il Suono degli Universi che giocano tra loro.
Si ritrovò a sorridere debolmente di fronte a quello splendore azzurro. Solo dopo, quando i suoi occhi furono pieni di quella perfezione, gli vennero in mente Iris, Lara e Alex. Erano intorno a lui e brillavano. Alex in particolare splendeva di un verde molto più forte del blu di Iris e del rosso di Lara. Tutte avevano un'impressione concentrata. Gli occhi chiusi, come se dormissero. Chiaramente erano state loro a portarlo in quel luogo e sempre loro cercavano di mantenere quella posizione il più a lungo possibile. Era difficile. E poco dopo il respiro di Alex iniziò a farsi più affaticato.
-Fermatevi...- disse piano il Dottore. -Torniamo indietro.-
La ragazza aprì gli occhi e una luce color smeraldo lo abbagliò per qualche secondo prima di affievolirsi. Anche le forze iniziarono a diminuire, lo percepiva chiaramente, senza bisogno di guardare il capo di Alex reclinarsi in avanti.
Il Dottore si spostò rapidamente al suo fianco per passarle le braccia intorno al petto e sorreggerla.
Ma davvero c'era la possibilità di cadere? Teoricamente non era possibile cadere in un Universo-sfera. Ma cosa glielo assicurava? Lui nemmeno avrebbe dovuto trovarsi lì!
-Dottore...-
Questa volta erano le parole di Alex a risuonare nella sua mente, in perfetta armonia con la musica.
-Sono qui... Non ti lascio..-
-Dottore... ti è piaciuto?-
La voce era stanca ma ferma. Sicura della domanda. Aveva bisogno di sapere.
-E' stato il più bel regalo che io abbia mai ricevuto, Alex. Grazie.- rispose lui con un soffio. -Ora però torniamo indietro, ti va?-
Il Signore del tempo la vide annuire e sorridere, mentre altre due paia di braccia si unirono al loro abbraccio.
-Chiudi gli occhi, Dottore...- sussurrò Lara nella sua testa.
Appena lui ubbidì gli tornò quel peso sullo stomaco che minacciava di schiacciarlo. E lì rimase per altro tempo, le braccia intorno alla sua vita che tremavano leggermente. Sembrava che sia Iris che Lara stessero passando parte della loro energia all'amica. Senza accorgersi, il Dottore si ritrovò a pregarle di fare in fretta. Dovevano tornare subito nel TARDIS.
E così fu. Il peso si dissolse e lui tornò a respirare liberamente. Aprì di scatto gli occhi, constatando di essere di nuovo a bordo della sua nave spaziale. Guardandosi intorno vide che Lara e Iris erano sdraiate a pancia in su a pochi passi da lui mentre Alex gli era di fianco.
-Alex?-
Lei non si mosse ma dalle sue labbra si levò un gemito di protesta. Il Dottore abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi, cercando di far forza sulle braccia per raggiungere l'amica. Non fu facile, ma qualche secondo dopo le teneva la testa tra le mani, con più o meno le idee chiare su cosa fare. 
-Alex... Alex, forza. Svegliati!- disse appoggiando le dita sulle tempie.
Un percorso tortuoso e si ritrovò nella sua mente. Regnava una stasi inquietante, come se tutto si fosse spento e fosse stato abbandonato lì, in un prato verde. Ogni pensiero era bloccato. Il Signore del Tempo si guardò intorno, non sapendo esattamente cosa fare per svegliare la ragazza. Quella stasi non prometteva nulla di buono. Per quanto tempo sarebbe stata in quella condizione? Il Dottore cercò con lo sguardo la ragazza riccioluta. Doveva pur essere da qualche parte... Tentando di non incappare in ricordi troppo privati o dolorosi da ricordare, l'uomo la trovò in piedi a guardare qualcosa di fronte a sé.
-Alex? Sono il Dottore. Vieni con me...- le sussurrò all'orecchio appena le fu accanto. -Seguimi.-
Lei non si mosse, bloccata come tutte le cose intorno a loro. Il Dottore si mise proprio davanti a lei. Sapeva che riusciva a vederlo. Solo, aveva bisogno di un aiuto, un impulso, per muoversi. E doveva riuscirci da sola. 
-Alex... ascoltami. Fidati di me. Ho bisogno che tu torni alla realtà. Lara e Iris si staranno preoccupando.-
Ancora niente, anche se una piccola scintilla luminosa pareva essersi accesa negli occhi della ragazza, anche ora schermati dagli occhiali.
-Per favore...- la implorò lui allontanandosi di un passo. -Vieni da me... ti posso riportare indietro.- mormorò senza lasciare i suoi occhi, che ora avevano assunto una tonalità verde come due piccoli smeraldi. -Sai... il vostro regalo...- iniziò distogliendo lo sguardo dal suo. -E' stato davvero qualcosa di meraviglioso e tu... sei stata fantastica. Hai dovuto tenere unite tutte le mie molecole per portarmi lì?-
Finalmente Alex riuscì ad annuire piano e una lacrima le rotolò lentamente sulla guancia. Il Dottore cercava di lottare contro l'impulso di andare da lei e abbracciarla, ripetendosi che ce la faceva da sola. Doveva farcela da sola.
-Va tutto bene Alex... sei stata bravissima. Ti chiedo solo un'altra cosa ancora... solo una, te lo prometto...-
Una seconda lacrima si aggiunse alla prima infrangendosi nel prato sotto i loro piedi.
-Vieni da me...- sussurrò lui porgendole una mano.
Lei continuò a tenere gli occhi fissi sui suoi, color cioccolato, che le infondevano sicurezza. Nemmeno si rese conto di essere riuscita ad alzare un braccio, le dita della mano protese verso il Dottore, ancora troppo lontano da lei.
-Un passo, Alex... un passo e sei arrivata da me... Puoi farcela...- mormorò con un sorriso rassicurante.
E alla fine, lo raggiunse. Le piccole dita sottili della ragazza incontrarono quelle grandi e affusolate del Signore del Tempo che l'afferrarono per avvicinarla a sé.
-Ci sei, Alex. Ci sei.- le disse all'orecchio, le spalle scosse da tremiti. -Sei qui con me, va tutto bene...-
Mentre la abbracciava, il Dottore vide il corpo della ragazza brillare di verde, giusto per un secondo, il tempo necessario per ritornare mentalmente a bordo del TARDIS.
-Alex!- esclamò Iris appena dei colpi di tosse riempirono il silenzio della stanza.
-Ssh...ssh... non così forte...- sussurrò il Dottore, ricevendo un 'scusa' da parte della ragazza, da qualche parte vicino a loro. -Alex...?-
La tosse si era quietata ma dall'espressione sul suo viso si capiva che ancora non stava bene. La fronte era aggrottata, gli occhi chiusi e la bocca serrata in una strana smorfia di dolore.
-Cosa... cos'ha? Perché non si sveglia?- chiese piano Lara gattonando fino a raggiungere l'amica.
Il Dottore non le rispose, sollevando Alex con sorprendente agilità. Lei si lasciò sollevare con tranquillità, gemendo appena per un movimento della testa. La appoggiò poi al petto del Signore del Tempo cercando di non fare movimenti bruschi che altrimenti le avrebbero provocato altro dolore.
-La porto in camera sua.- mormorò lui a Iris e Lara. -Voi non andatevene in giro. Torno subito.- disse incamminandosi.
Le amiche osservarono la figura alta e slanciata del Dottore varcare la soglia della stanza, mentre mormorava qualche parola all'orecchio di Alex, abbandonata tra le sue braccia. Se c'era una cosa di cui non dovevano preoccuparsi era la sorte della loro amica, dato che c'era un Signore del Tempo a vegliare su di lei; tuttavia non è sempre sicuro e senza risvolti negativi fare il passo più lungo della gamba.
 
 
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Note autore:
 
Luogo: Dopo tanto pensare… il teatro! …di nuovo-
Tempo: Vigilia di Natale! *W*
 
*Il pubblico si è da poco sistemato sulle poltroncine, ma tutto il teatro è ancora immerso nel buio. Da dietro il palcoscenico si sentono alcuni passi e qualcuno che bisbiglia, quando improvvisamente si sente “Click”, seguito da uno stereo che si accende facendo partire “Jingle bell rock” e una serie di luci natalizie iniziano ad illuminare a intermittenza tutto il teatro e il palcoscenico. Il sipario finalmente si apre mostrando, sulla destra, un mastodontico albero di Natale la cui punta, decorata con un’abominevole stella lampeggiante, sfiora il soffitto*
Tutto il pubblico a una sola voce: …oooooh… *O*
*Si sente infine un fruscio e da dietro il maestoso abete spunta un Signore del Tempo selvatico, addobbato anch’egli per la festa con un bel cappello rosso, guarnito da un morbido pon-pon bianco come la neve… che sicuramente ha “preso in prestito” da Babbo Natale in persona-*
Dottore: Oh, oh, oh! Buon Natale! :D
*Il sipario velocemente si richiude, travolgendo il Signore del Tempo*
Dottore: …EHI! >:( Riaprite subito queste tende!! Ho appena iniziato le note autore!!
*Il sipario si ri-riapre pian piano, quasi imbarazzato per l’accaduto*
Dottore: Grazie, eh. *Si riaggiusta il cappello in testa* …ho come la sensazione che saranno delle note mooolto complesse.
Comunque! Come ogni Babbo Natale che si rispetti, anche io devo avere almeno una renna. Purtroppo, non sono riuscito a prenderne in prestito una da Babbo Natale così mi sono dovuto accontentare. *pausa a effetto* …un grande applauso di incoraggiamento per Tipo! Vieni Tipo! Forza! :D
*Il pubblico applaude e dal retroscena compere il Tipo, tutto arrabbiato, a braccia conserte, sulla testa un cerchietto di plastica marrone da cui spuntano un paio di corna di renna in tessuto*
Il Tipo: …buon Natale. >:(
Dottore: *lo guarda in faccia* Eddai! Fai un sorriso! :) E’ Natale!
Il Tipo: …le renne non sorridono. >:(
Dottore: Scodinzolano?
Il Tipo: NO! >:(
Dottore: Ok, scusa! Scusa! Il Natale non è la tua festa preferita, ho capito! *incrocia le braccia* Ma c’è almeno qualcosa che ti piace?
Il Tipo: …sì, certo. Mangiare fieno e carote e trascinare per tutto il mondo una slitta, peraltro pesantissima. :)
Dottore: Davvero?
Il Tipo: NO!! >:( Parla del capitolo piuttosto che dire idiozie!! >:( *si tira via le corna da renna dalla testa e sparisce da dove è venuto, incavolato nero*
Dottore: ;^; Però non eri male come renna…
Il Tipo: *gli tira dietro le corna* Non osare, Signore del Tempo! >:( Non osare!
*Il cerchietto finisce a qualche passo dal Dottore, il quale sospira e finalmente inizia a parlare di quello per cui è pagato*
Dottore: Va beh, passiamo al capitolo allora.
Al solito grazie per essere passati a leggere, ovviamente alle autrici e a me in particolare fa molto piacere. ^_^ Benvenuti, nuovi lettori! E grazie mille in anticipo se volete lasciare qualche commento nel riquadro bianco qui in basso. *W*
E ancora buon Natale a tutti!! :D
(Il Tipo dal retroscena): …e questo sarebbe parlare del capitolo… *scuote la tasta* Ho seriamente bisogno di una vacanza.
*Il Sipario si richiude, felice, sotto gli applausi del pubblico. Finalmente ha capito quando arriva il momento di chiudersi*
 
Buon Natale e Felice Anno Nuovo!
Gallifrey, Yuki e Fluffy



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Capitolo 17
*** Cap-15: Telepathic ***


Telepathic
 
Nella testa di Niki tutto rimbombava. Non c'era niente che non trasmettesse un eco, anche debole, ma quando si infrangeva nelle pareti dei suoi pensieri pareva moltiplicarsi di intensità. Quando la mano bianca del suo amico Damos entrò nel suo campo visivo ebbe un sobbalzo e chiuse forte gli occhi. Il piccolo alieno ebbe l'accortezza di non dire nulla quando lo prese per mano, cercando di non perderlo nella massa di bambini che, barcollanti, seguivano le indicazioni delle donnine.
Iniziava a odiarle anche lui. Era da una settimana che quel trambusto continuava, sempre uguale, ogni giorno e loro non facevano altro che ripetere, a oltranza, quelle quattro frasi preparate. Era snervante. Ancora non capiva come Damos riuscisse a controllarsi, evitando di prenderle per quel camice bianco sgualcito e strattonarle, tentando di svegliarle almeno un po'. Un'intera e lunga settimana, stando ai conti dell'amico. Purtroppo solo dopo Niki si accorse che Damos non eccelleva in matematica. Quindi poteva essere passato molto più tempo di quello che sembrava. O molto meno. Ma in ogni caso non importava molto. Da ogni punto di vista, quella vita iniziava a mostrarsi com'era in realtà: un incubo. Ogni singolo giorno, da quando aveva messo piede su quel pianeta, la procedura standard era alzarsi, uscire dal dormitorio, fare colazione, sentirsi bruciare l'anima da Zeta.
Semplice ed efficace. Poi, ogni tanto, senza preavviso, avveniva la così detta 'Selezione' e qualche ragazzino spariva.
Niki ebbe un brivido che si propagò fin alla punta della sua coda blu notte.
Ora la testa faceva meno male, anche se sembrava un ubriaco con quel suo andamento barcollante e instabile. Non che ne avesse visti molti, di ubriachi, ma questa è una di quelle cose che si sanno e basta. Fu un vero sollievo quando riuscì a sdraiarsi sulla sua branda. Appoggiò lentamente la testa sul cuscino e chiuse gli occhi.
-Sei tutto intero?- chiese la voce curiosa di Damos dal lettino di fianco al suo. -Orecchie, cervello e coda?-
Niki mosse impercettibilmente ogni parte del corpo. -Sì. Ci sono tutto.-
-Bene.- rispose l'altro girandosi su un fianco per guardarlo. -Perché io credo di aver dimenticato di tirare un pugno sul naso a quell'odioso mostro nero.-
Le sue parole, dette con così tanta serietà, ebbero l'effetto desiderato e l'amico scoppiò a ridere. Da quanto tempo non riusciva a ridere? Quel mostro continuava a togliere vitalità e sembrava un miracolo riuscire anche solo a sorridere per un momento.
-Ma Damos! Non sai nemmeno se ce l'ha un naso!- esclamò Niki in risposta.
-Tutti hanno un naso.- ribatté lui ridacchiando.
-No, non è vero. I cani di Barcellona no. Respirano dalla bocca.-
-E allora io farò in modo di creargli un naso, grossissimo per di più, e quando gli tirerò un pugno si schiaccerà così tanto che gli rientrerà nella faccia.- spiegò incrociando le braccia, la coda bianca rilassata sul materasso.
-La cosa che mi preoccupa di più...- iniziò Niki con un ampio sorriso. -...E' che tu ne saresti capace.-
Fu la volta di Damos a ridere, accendendo la sua coda in sintonia con la sua risata cristallina. -Certo che lo farei! Io non dico niente che non farei.- concluse con aria superiore.
Tuttavia il divertimento dei due amici venne interrotto da un brontolio cupo, sommesso. La coda di Damos si spense contemporaneamente alla sua risata.
-Co... Cosa succede?- balbettò Niki mettendosi a sedere sul letto, gli occhi sbarrati per la paura.
-Ci muoviamo.- rispose l'altro afferrando le lenzuola tra le dita. -Mi chiedevo tra quanto sarebbe successo, in effetti.-
-Come facciamo a muoverci? Siamo su un pianeta!-
Damos alzò un sopracciglio. -Ma i pianeti si muovono. Girano intorno a una stella.-
Il bambino annuì e basta, non completamente convinto di quella risposta; non aveva molto senso discuterne ora. -Ma comunque non così velocemente!- esclamò terrorizzato.
-Ehi, calma! Stai calmo!- esclamò scendendo dal letto per raggiungere l'amico. Barcollò per qualche passo a causa degli improvvisi scossoni del suolo e finì con la faccia sull'altro letto.
-Cosa lo fa muovere così? Forse ci stanno risucchiando... e poi ci mangeranno!- riprese Niki afferrandosi la coda. -Ma io non voglio essere mangiato!-
Damos lo prese per le spalle, scuotendolo leggermente. -Piantala di dire sciocchezze! Piantala!- gli urlò.
Il bambino si zittì subito e con lui tutti i presenti nel dormitorio, aggruppati o al materasso o alle lenzuola, alcuni anche al cuscino, aspettando che gli scossoni finissero.
Il ragazzino bianco abbassò la voce. Non era convincente far ricadere l'attenzione su di sé. Non in un momento del genere. Altrimenti tutti lo avrebbero adocchiato come guida e non ci sarebbe stato nulla da fare per fargli cambiare idea. Già era successa una cosa simile. Poi, il leader, come lo chiamavano, è stato ucciso da Zeta.
-Ti conviene abituarti al rollio, Niki.- gli disse lasciandolo. -Non la smetterà per almeno tre mesi.-
Il bimbo blu spalancò gli occhi. -T... Tre mesi?-
L'altro annuì, alzando le sopracciglia per dare un'aria da 'uomo' vissuto. Non fece molto effetto.
-Ehi, aspetta un momento.- iniziò Niki. -Come hai fatto il calcolo?-
Damos abbassò il mento, incassando il collo nelle spalle. -Io, beh... sono andato a stima.-
Il bambino sbuffò. -Staremo a vedere se sono tre mesi di rollio e terremoti o molto meno.- disse, ormai completamente sordo ai gemiti e i sospiri tristi degli altri bambini. Ora il movimento ondeggiante del suolo nemmeno lo spaventava più.
-Questo rollio è fantastico.- esclamò alzandosi dal letto.
-Questo rollio è... ma sei matto?!- disse Damos barcollando fino alla sua branda per sdraiarcisi sopra.
-No, affatto! Guarda che roba!-
Niki era in piedi tra i due letti e rideva. Spostava da una gamba all'altra il peso di tutto il corpo, mantenendosi in perfetto equilibrio grazie alla coda, che fendeva l'aria con movimenti fluidi e dolci. Armoniosi.
-Ooh, ti prego Damos! Devi provarlo!-
-No, sono stanco.- ribatté quello dandogli la schiena.
Il bimbo blu abbassò la coda fino a terra, perdendo il ritmo con il pianeta. Sapeva che quando il suo amico rispondeva in quel modo non c'era molto da fare. Stava pensando a qualcosa ed era meglio non disturbarlo, nemmeno per giocare insieme. Così, molleggiando sulle gambe come un acrobata, Niki si avvicinò al gruppo di bambini che, accovacciati a terra, giocavano con dei giocattoli sgualciti e mezzi rotti che qualcuno tentava anche di aggiustare.
Quel pianeta era abbastanza assurdo. Si muoveva molto più velocemente del normale e i rumori che provenivano dall'esterno erano a dir poco inquietanti. Brontolii e schiocchi cupi accompagnavano le giornate, riempendo le menti dei bambini. Talvolta più forti, a intervalli regolari, come se là fuori, dietro ai vetri appannati si nascondesse qualcosa di brutto. Qualcosa di grande e feroce che mangiava tutto quello che gli capitava a tiro. E ora si stava muovendo, portandosi dietro il pianeta su cui loro appoggiavano i piedi.
Da un lato, Niki si sentiva al sicuro. Ancora non li aveva divorati, quindi il mostro aveva bisogno di loro. Ma qualcosa ancora non tornava. Che senso aveva uccidere alcuni bambini se ne aveva bisogno? Con un brivido prese in mano un trenino blu e rosso, facendolo scorrere davanti a sé. Una ruota uscì dai binari e altre tre si incepparono poco dopo.
Questo pianeta è impossibile. Ed è governato da un mostro nero che ci brucia l'anima, pensò Niki rinfilando la ruota al suo posto. Per di più, un mostro ancora più grande, e così freddo da appannare i vetri, è là fuori pronto a mangiarsi via tutto, concluse amaramente aggiustando più o meno bene le ruote incastrate nel trenino. Vorrei solo tornare a casa mia, dai miei fratelli e sorelle, da mia mamma, pensò appoggiando a terra il giocattolo, mi piacerebbe tanto sapere che stanno tutti bene e mi aspettano a casa con il tè e i biscotti triangolari che fa mio papà.
Il bimbo appoggiò una sua manina blu sul tettuccio rosso della locomotiva, dandogli una leggera spinta. Il trenino si mosse per circa venti centimetri poi una ruota uscì dal suo binario e altre tre si bloccarono, arrestando la corsa.

*         *         *

Alex era sdraiata sul suo nuovo letto ed era già da un po' di tempo che uno strano brusio l'aveva svegliata.
-La mia pietra non ha lo stesso colore di un pomodoro acerbo.- disse aprendo gli occhi.
Le espressioni stupite delle sue amiche e del Dottore la fecero sorridere, un attimo prima di venire stretta in un abbraccio.
-Alex!- disse Iris con un ampio sorriso, subito seguita da Lara.
-Meraviglioso, ti sei svegliata finalmente!-
-...parla quella che ha dormito per più di mezza giornata di fila.- disse il Dottore incrociando le braccia.
Ma a dispetto di quella posa, appoggiato al muro con le gambe accavallate, sorrideva tranquillo.
Le ragazze non gli badarono, lasciando la loro amica.
-Cosa intendevi con pomodoro acerbo?- chiese infine Lara.
-Non ne ho idea. Lo hai detto tu, non io.- rispose semplicemente Alex mettendosi seduta sul letto.
La ragazza guardò Iris, cercando di capirci qualcosa, ma quando anche il Dottore le rivolse un'espressione interrogativa, lasciò perdere il loro aiuto.
-Alex... io non ho parlato di pomodori. Sono rimasta qui con Iris e il Dottore per tutto il tempo a provare i bracciali. Non c'entravano molto i vegetali.- spiegò lei un po' preoccupata.
-E' strano allora... ti ho sentito chiaramente dirlo.- ribatté lei massaggiandosi la fronte.
Il Signore del Tempo la guardò. -Probabilmente lo hai sentito dalla tua testa, non dalle orecchie.-
-Dalla… testa?- chiese Iris alzando un sopracciglio.
Lui annuì, staccandosi dal muro per sedersi sul letto di fianco ad Alex. Come un vero dottore terrestre, la osservò attentamente negli occhi e solo quando si fu accertato che era tutto a posto, le permise di rimettersi gli occhiali.
-Sì, dalla testa. Come vi stavo spiegando poco fa, questi bracciali creano un collegamento tra voi, fisico ma soprattutto psichico. Probabilmente, Lara...- disse lui alla ragazza. -...hai pensato che la pietra di Alex ha quel particolare colore. Il bracciale deve aver percepito il pensiero come messaggio e lo ha inviato a lei telepaticamente.- spiegò alzandosi dal letto per osservare i visi delle tre amiche.
Avevano un'aria abbastanza stupita. Ciò poteva significare solo una cosa: domande. Il Dottore sorrise leggermente quando i suoi sospetti si rivelarono fondati e Iris prese la parola.
-Ciò vuol dire che ogni volta che penseremo a una di noi, il pensiero le arriverà automaticamente?- chiese, leggermente dubbiosa sull'utilità di questa funzione inclusa nel braccialetto.
-No, no!- rispose prontamente il Dottore, scuotendo la testa. -Li avete appena indossati, perciò il problema è solo momentaneo. Tra qualche giorno capirete meglio come funzionano e saprete controllare cosa inviare e cosa no.- spiegò con un ampio sorriso a illuminargli il viso. -Tra l'altro ora siete tutte vicine quindi il segnale è piuttosto forte.-
-Dobbiamo, in pratica, applicare la nostra telepatia, che già sappiamo usare, ai bracciali. Giusto?-
-Esattamente Lara!-
-Oh, beh,... allora siamo a posto! Possiamo andare a provarli subito?- chiese la ragazza, implorante, battendo le mani impaziente di provare il suo nuovo regalo di Natale.
Le amiche la guardarono scuotendo la testa, chiedendosi come facesse ad essere sempre così contenta per ogni cosa che succedeva o scopriva.
-Ehi, calma!- esclamò il Dottore. -Il tempo non ci manca. Prima di tutto... Alex, ce la fai a tirarti su?- chiese porgendole una mano.
Lei annuì in risposta, afferrando le sue dita per scendere dal letto, ormai disfatto. Per un breve istante il suolo parve scomparire sotto i suoi piedi, facendole perdere l'equilibrio. Fortunatamente la presa salda del Signore del Tempo non la abbandonò e, tempo qualche secondo, l'equilibrio tornò come prima.
-Sì, tutto a posto. Credo.- disse lei, correggendo la posizione degli occhiali sul naso.
Lara la raggiunse un attimo dopo per regalarle un abbraccio, quando entrambe si bloccarono, voltandosi verso Iris che, fino a quel momento, era stata in silenzio.
-Non posso crederci... possibile che tu in testa abbia solo e soltanto il cibo?-
Le due amiche si sciolsero dall'abbraccio, osservando la mora per vedere la sua consueta espressione stizzita. Al contrario, quest'ultima rispondeva al loro sguardo con aria interrogativa. Lo stesso per quanto riguarda il Dottore, che cercava di capire cos'altro stava succedendo, alternando gli occhi da Iris ad Alex e Lara.
-E... E voi come fate a sapere che io ho fam... Oh, giusto.- Iris abbassò lo sguardo sul suo braccio destro. -Il braccialetto. E va beh, sentite! E' la Viglia di natale, io a quest'ora mi mangio sempre una cioccolata con i biscotti.- sentenziò incrociando le braccia e mettendo il broncio, peggio di una bambina di cinque anni.
Il Signore del Tempo, memore delle vicende nell'altro Universo, già prevedeva il solito battibecco, così si intromise subito per calmare i bollenti spiriti.
-D'accordo... calmi tutti. Iris effettivamente ha ragione: è la Vigilia di Natale e siete state proprio voi a dire che oggi non volevate pensare troppo a quello che... beh, a ciò che sapete fare. Volevate divertirvi, no?-
Le tre ragazze annuirono piano, sapendo bene cosa aspettarsi.
-Fantastico!- esclamò infine il Dottore con un sorriso. -Ora, visto che siamo tutti d'accordo, che ne dite di andarci a bere una cioccolata calda con biscotti e poi andare a provare i vostri regali?-
La risposta non poté che essere affermativa. Iris sorrise vittoriosa e uscì dalla camera correndo verso la cucina del TARDIS. Lara seguì un attimo dopo il suo esempio, ma dopo aver superato di circa un metro l'amica, si smaterializzò con un divertito 'Ci si vede in cucina'.
La mora rallentò un po' l'andatura, sbuffando sonoramente, dopo essersi ricordata che la stanza che stavano cercando era più o meno dalla parte opposta di dove si trovavano loro.
-E poi sono io quella che bara...- mormorò a denti stretti.
Alcuni passi indietro, Alex e il Dottore camminavano tranquillamente, con in faccia un sorriso strano dopo aver assistito alla scena di 'Chi arriva prima, vince!', palesemente vinta da Lara. Entrambi si stavano chiedendo se le due ragazze avessero davvero diciotto anni o appena cinque.

*          *         *

Una mezz'oretta più tardi e tutti erano seduti intorno a un tavolo rettangolare, attrezzato con varie qualità di biscotti più o meno grandi, più o meno alieni; tra le mani una tazza colma della dolce bevanda fumante. Il tempo stesso parve rallentare i secondi, dilatare i minuti, che i quattro amici spesero nella tranquillità più totale. Sembrava che tutte le preoccupazioni, i problemi, le paure vissute fino a qualche giorno prima e soprattutto la fatica appena passata, svanissero nel nulla, come il vapore che usciva dalle cioccolate.
Iris, con la sua tazza bianca a strisce rosse, si era accoccolata sulla sedia, sorseggiando tranquilla la bevanda scura, inizialmente coperta da una soffice panna bianca. Silenziosamente era rimasta a osservare il Dottore che spiegava come un complesso problema di fisica potesse essere risolto, a parer suo, facilmente con semplici equazioni di chissà quali e quanti gradi. Alex lo ascoltava rapita, come se avesse paura di perdersi anche solo una vocale del complicatissimo ragionamento di lui. La sua tazza color panna si era quasi completamente svuotata e ora era sul tavolo a raffreddarsi. La ragazza era troppo impegnata ad ascoltare il Signore del Tempo per anche solo pensare alla sua merenda.
Lara, inizialmente anche lei incuriosita dal discorso del Dottore, aveva iniziato ad ascoltarlo. Tuttavia, dopo nemmeno dieci minuti aveva rinunciato all'ardua impresa constatando che nei suoi discorsi comparivano un po' troppo spesso aggettivi o, peggio ancora, concetti troppo complicati da capire. Si era perciò ritrovata a mangiare qualche biscotto e a giocare con il cucchiaino e la sua tazza bianca e azzurra che aveva già da tempo svuotato. Aveva atteso pazientemente che l'infinito monologo del Dottore finisse, per poi convincere le sue amiche a provare i loro bracciali e, qualche momento dopo, erano tutti e quattro in sala consolle.
Il Signore del Tempo si era appoggiato ai comandi osservando le ragazze accomodarsi: Iris sulla poltroncina in pelle, Lara appoggiata con la schiena alla balaustra in ferro e Alexandra seduta a gambe incrociate sulle grate della sala principale. Un silenzio strano aveva avvolto la stanza, lasciando all'udito del Dottore solo il rassicurante ronzio prodotto usualmente dal TARDIS.
Pochi minuti dopo e le tre studentesse avevano cominciato a utilizzare quello speciale collegamento psichico creato dai bracciali. Essendo già in grado di utilizzare la telepatia, il contatto era molto facile e immediato ma comprendeva comunque un certo sforzo di concentrazione: la parte difficile era capire cosa inviare e cosa no. Era una sorta di ampliamento della mente. I 'margini' diventavano sottili e quasi inesistenti, permettendo al pensiero di uscire e andare a cercare la persona a cui era indirizzato. Paradossalmente era più complicato trattenere i ricordi piuttosto che inviarli.
Così per facilitare lo scambio di dati virtuale, i loro sguardi si incontravano di continuo, a volte seri e concentrati, altre volte accompagnati da sorrisi appena accennati.
Il Dottore si sentiva abbastanza tagliato fuori dal discorso perciò, per far passare il tempo, decise di prendere il suo cacciavite per trovare qualcosa da fare. Fece appena in tempo a girarlo per un paio di volte tra le mani che una risata, inizialmente trattenuta, cominciò a diventare sempre più forte e divertita, riempendo il silenzio che solo qualche minuto prima si era creato. Il Dottore distolse lo sguardo dal suo cacciavite sonico per poi osservare Iris che per poco non cadeva dalla poltroncina, piegata in due dal ridere.
-Cosa?- le chiese con aria interrogativa, ma quando non ricevette nessuna risposta, spostò lo sguardo anche sulle altre due.
Appena si voltò iniziarono a ridere pure loro e l'uomo ebbe la curiosa sensazione che la causa del loro divertimento fosse proprio lui.
-Cosa?! Che succede ora?- chiese di nuovo, passandosi distrattamente una mano tra i capelli.
L'unico effetto ottenuto fu uno scroscio di risate ancora più forte.
-Smettetela. Volete dirmi che c'è?- chiese appoggiando la mani ai fianchi con aria di rimprovero.
-S... Scusaci... ma, vedi...- tentò di iniziare Alex. -E' che tu...-
-Io cosa?-
-No! No, no, no! Non dirglielo!- la interruppe Iris alzando le mani per bloccarla.
Lara ancora rideva, tenendosi la pancia con le mani: sembrava che nemmeno riuscisse a respirare.
-No.- disse risoluto il Signore del Tempo. -Ora me lo dite.-
Le amiche si scambiarono uno sguardo divertito poi Iris, dopo aver lanciato un'occhiata a Lara, si decise a dare una spiegazione.
-Ecco, vedi...- iniziò mordendosi un labbro. -Lara pensa che tu abbia dei capelli anti-gravità.-
La ragazza fece appena in tempo a finire la frase che scoppiò nuovamente a ridere, accompagnata dalle amiche, che si rotolavano a terra dalle risate. Il Dottore le guardò sconvolto, non riuscì nemmeno a dire qualcosa, perché Alex aveva preso faticosamente la parola.
-E sai...- disse mentre le risate interrompevano al frase. -...devi ammettere che ha assolutamente ragione!-
Lara ormai non respirava praticamente più, le gote arrossate dal dolce dolore che stava subendo. Al contrario, il Dottore aveva un'espressione indecifrabile, un sopracciglio alzato per cercare di capire cosa ci fosse di così divertente nei suoi capelli. Più di novecento anni di dignitosa vita da ultimo Signore del Tempo andata in frantumi per colpa di quelle tre ragazzine umane.
-Bene.- concluse serio. -Ora, se non al smettete subito di ridere, finirete fuori da quella porta.-
Iris ponderò per un momento l'idea ma quando gli occhi si posarono sulla sua amica Lara che gemeva leggermente, cercando di recuperare fiato, declinò l'offerta con un 'scusa' da parte di tutte e tre.
-Okay, dai. Scuse accettate.- disse lui con un sorriso mentre allungava una mano verso Alex e Lara per aiutarle ad alzarsi in piedi.
Le due ragazze barcollarono un momento ma poi, abbracciandosi, ritrovarono l'equilibrio con un risata.
-Sapete...- iniziò Iris. -...dovremmo andare, ora.-
Lara sporse il labbro inferiore. -E perché?-
-Beh, non hai pensato che anche lui potrebbe aver qualcosa da fare?-
-Mmh... no.- rispose lei stupita. -Hai qualcosa da fare?-
Subito Alex interruppe il Signore del Tempo che altrimenti avrebbe risposto negativamente alla sua domanda.
-No, no, no.- disse trascinandola verso la porta. -Lui ha sicuramente qualcosa da fare, vero Dottore? Bene. E non verrà certo a dirtelo a te, comunque sia.-
Alla fine della frase si era ritrovata con indosso il suo cappotto e la sua sciarpa dorata ad avvolgerle il collo.
-Ehi!-
Mezzo secondo dopo e si era materializzata tra le braccia del Signore del Tempo per salutarlo con un abbraccio.
-Grazie di tutto, Dottore!- esclamò da sotto la sciarpa.
-Grazie a voi, ragazze!- rispose lui con un sorriso mentre salutava con altri abbracci anche Alex e Iris.
Poi le tre varcarono al porta della cabina blu e il parco ricoperto da una soffice neve bianca sembrò raccogliere i loro sorrisi con garbo. Non nevicava quasi più e qualche raggio di sole usciva pigramente dalle nuvole chiare illuminando l'ambiente.
-Ciao Dottore!-
-A presto!-
-Ciao! ...E Buon Natale!-
Il Signore del Tempo ricambiò l'augurio con un sorriso mentre con la mano salutava dall'interno della sua nave spaziale. Appena la porticina si richiuse senti, ovattate, le risate delle tre amiche che a poco a poco si affievolivano. Prima di sistemare le carte e i fiocchi usati per incartare i regali, il Dottore si passò distrattamente una mano tra i capelli pensando che no. Non aveva dei capelli anti-gravitazionali.
 
 
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Note Autrici:
Luogo: Razzacoricofallapatorius ^_^
Tempo: Ora di pranzo!

*il Sipario si apre e bla bla bla. Il solito. Questa volta però ad accogliere il pubblico non c’è il Dottore ma il Tipo del retroscena*
Il Tipo: Buongiorno a tutti. Questa volta, sono spiacente di comunicarvi che il Dottore non potrà presentare a causa della sua… *si sofferma a pensare, alzando gli occhi al cielo* A causa della sua temporanea assenza.
Le aurici e tutto lo staff è felicissimo di accogliervi qui, nel glorioso teatro di Razzacoricofallapatorius. Spero non abbiate avuto troppi problemi nel trasferimento. In primo luogo grazie mille a tutti per aver letto il capitolo e un grazie ancora più profondo a chi vorrà scrivere un commento. Ricordate che le recensioni aumentano la felicità delle persone e le critiche migliorano la qualità dei capitoli a venire.
Vediamo quindi come funzionano i bracciali che il Dottore regala alle ragazze. Nemmeno a pensarci, ecco che come al solito usano il loro straordinario potere per qualcosa di così stupido come prendere in giro i capelli di qualcuno. Avrebbero potuto benissimo scherzare su quello che lui chiama “Tardis”. Andiamo… chi mai prenderebbe sul serio un’astronave aliena che ha l’aspetto di una cabina telefonica blu? Nemmeno ne esistono più di quel colore! E’ completamente passato di moda…!
*Il Tipo fa un attimo di pausa, aspettandosi una qualche reazione da parte del pubblico che lo guarda indifferente. Solo qualche grillo produce il suo verso di apprezzamento alla “battuta”. Moltissime sono le persone (e gli alieni) che iniziano a rimettersi le giacche con l’intenzione di andarsene*
Il Tipo: M-ma non è di questo che dovrei parlare. ^_^” Questo capitolo è stato intenso, interessante, con una nota finale di dolcezza e ilarità che nel complesso suggerisce una sublime sensazione di pacata armonia. Sono assolutamente sicuro che voi tutti siete impazienti di leggere il seguito e, perché no? Se mai quell’incompetente di un Signore del Tempo dovesse essere nuovamente assente potrei sostituirlo i-
*Dal retroscena si sentono dei passi, qualche bisbiglio affrettato e preoccupato seguito da passi di corsa che bloccano il pubblico in pericolosa prossimità delle uscite di emergenza*
Dottore: Salve pubblico! :D Vedo che avete tutti i cappotti ancora addosso perciò sono addirittura in anticipo! Molto bene!
Il Tipo: Coff… coff…
Dottore: Oh, ma ci sei anche tu! Mi dispiace dirti che questa volta non potrai tirarmi addosso padelle. U_U
Il Tipo: Hai ragione. Ci vogliono le pentole, questa volta.
Dottore: O__O Che cosa? Perché?!
Il Tipo: SEI IN RITARDO, IDIOTA! >:(
Dottore: Cosa?! Non può essere! Ho controllato, è la una esattamente adesso!
Il Tipo: Non siamo sulla Terra, idiota. Siamo su Razzacoricofallapatorius. >:(
Dottore: …ah. Oops. ^_^”
Il Tipo: Ma non ti preoccupare. Ho già pensato io a intrattenere il pubblico!
Dottore: Sì, ho notato. No, dico, lo hai visto quello lì in fondo? Sta dormendo alla grossa e hanno tutti una faccia da funerale. Questi al prossimo capitolo non ci tornano ed elimineranno la storia dalle seguite. >:(
*Il Tipo fa per ribattere ma viene prontamente bloccato*
Dottore: Sei un disastro come presentatore e, lasciatelo dire, non hai nemmeno un minimo di stile. v-v
Il Tipo: Ah, è così, eh? E allora io me ne vado! >:( *se ne torna da dove è venuto*
Dottore: Molto bene. :) Era ciò che volevo. Scusate per le note estremamente noiose che siete stati costretti ad ascoltare. Sono mortificato, non avevo capito che il luogo di ritrovo era cambiato- Spero che il capitolo vi sia piaciuto, mi dispiacerebbe se fosse il contrario. ç_ç
Ci vediamo nel prossimo capitolo!! :D
*Il Sipario si chiude e bla bla bla. Ormai lo avete imparato, dai.*

Un abbraccio
Gallifrey e co.



La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 18
*** Cap-16: Rescues ***


Rescues
 
Un sacco di studenti preferirebbero di gran lunga fare qualsiasi altra cosa, non importa, piuttosto che rimanere seduti per cinque ore o più su una sedia, uno squallido banco pasticciato di fronte e la voce di un adulto a riempirti le orecchie. Tutt'al più, alcuni troverebbero anche occupazioni costruttive. Magari nel settore di beneficenza o di aiuto pubblico.
In pratica, tutti si ritrovano rinchiusi a forza entro le quattro pareti della propria scuola, chini sui libri a imparare nozioni di matematica che nessuno mai gli chiederà nella vita. E in questa difficile situazione si trovavano anche Lara, Alexandra e Iris, impegnate in una lunga discussione telepatica su quanto fosse utile sapere che f (x) era l'immagine di x e x la contro immagine di f (x).
“Giuro che se mi trovate un venditore di frutta e verdura che mi chiede una cosa del genere per dirmi il prezzo di un chilo di mele, mi impegnerò per diventare un fisico.” pensò Iris sbuffando.
“Sai una cosa” Io farò lo stesso.” concordò Lara fissando la lavagna piena di parabole dall'aspetto monto inquietante.
Ricominciare a studiare dopo le vacanze di Natale era abbastanza traumatico ma a quanto pare non per Alex, che trovava tutti quei grafici molto interessanti.
“Ma ragazze!” E' ovvio che nessun fruttivendolo vi chiederà mai una cosa del genere! Però è comunque bello fare esercizi su grafici di parabole.”.
Le sue due amiche la guardarono sconvolte.
-No.- disse Lara. -Non c'è niente di divertente negli esercizi di matematica.-
-E' come paragonare l'attraversata a nuoto di un oceano con mangiarsi una bella fetta di torta. Magari al cioccolato.-
-Ragazze!- esclamò il prof per intimare loro il silenzio. -Non è il momento di pensare a certe cose!-
Alex ridacchiò, appuntandosi l'ennesima funzione di x sul quaderno. E per evitare di ridere ancora, chiuse il collegamento telepatico con Lara e Iris concentrandosi per seguire la lezione.
Lezione che si interruppe per la seconda volta qualche parabola dopo.
-Avanti!- disse il professore, leggermente scocciato per quei tre colpetti alla porta che avevano interrotto il suo complesso discorso.
La soglia venne varcata dal bidello del piano che, con qualche foglio tra le mani, spiegò la causa della sua visita.
-Buongiorno prof. Mi scusi il disturbo, ma è una questione un po' particolare.-
-Certo. Cosa succede? Un nuovo avviso da leggere alla classe?-
-No, no. Si tratta di un'uscita anticipata per tre studentesse.- disse grattandosi la testa.
Il professore non rispose. Il che era piuttosto strano perché quel prof. aveva sempre qualcosa da dire. Il suo mutismo attirò l'attenzione di Lara e Iris che, per far passare il tempo, avevano deciso di giocare a Tris. Alzarono lo sguardo sul bidello e videro una cosa particolarmente strana. Cioè, più strana del solito. Dietro all'uomo, vestito di un lungo camice azzurro, si intravedeva l'alta figura del Dottore fare capolino dalla soglia della porta. Sorrideva nella loro direzione e appena si accorse di essere stato individuato da tutte e tre le ragazze, agitò una mano in segno di saluto.
Loro si guardarono un momento, cercando di capire se non stavano avendo un'allucinazione. Constatando che era decisamente impossibile avere un'allucinazione di quel genere, si decisero a rispondere al saluto sorridendo e agitando piano le mani per non essere viste dal prof., che intanto aveva ripreso a parlare.
-Devono essere ritirate dai loro genitori! Cosa vuol dire che questo è una strappo alla regola?-
-Professore, la questione è già stata discussa in segreteria. Hanno detto che per una visita medica improvvisa possono venir anche ritirate da altri.- spiegò il bidello cercando di convincere il professore su una cosa che nemmeno a lui sembrava regolare.
-E chi sarebbe venuto a ritirarle?- chiese il prof. aprendo il registro per segnare l'uscita di Alexandra, Lara e Iris, che già avevano iniziato a sistemare le loro cose per lasciare, molto dispiaciute s’intende, la lezione di matematica.
-Dice di essere un dottore. E sembrava aver fretta di portarle via.- rispose il bidello lasciando uscire le ragazze dalla porta. -Grazie professore. E scusi ancora per il disturbo.-
Le tre studentesse salutarono i compagni e l'insegnante, che rispose loro con un 'arrivederci' molto particolare, quasi scocciato.
Appena la porta dell'aula si chiuse e il bidello si dileguò tra i milioni di svincoli e corridoi della scuola, Lara si lanciò tra le braccia del Dottore, affondando la sua testa nel suo petto.
-Grazie... grazie, grazie, grazie!-
-Ciao ragazze!- disse lui ricambiando l'abbraccio. -E... grazie per cosa?-
-Ci hai letteralmente salvato da un'ora di matematica che ci stava lentamente uccidendo.- spiegò Iris sorridendo felice del salvataggio.
-A me non sembrava così male... però era pur sempre un'ora di scuola.- disse Alex sistemandosi gli occhiali sul naso mentre Lara lasciava il Signore del Tempo.
-Prego allora! Allons-y!- esclamò incamminandosi.
-Allons-y?- chiese Iris alzando un sopracciglio. -Che cosa vuol dire?--
-Oh, è solo un modo per dire 'Andiamo'.-
-Dove?- disse Lara seguendolo fino all'uscita dell'edificio scolastico.
-Devo dirvi una cosa nel Tardis.- disse lui enigmatico.
Allungò il passo per attraversare il cancello d'ingresso e la via sulla quale si affacciava la scuola, poi svoltò a sinistra e il Tardis comparve proprio di fronte a loro nel piccolo parcheggio.
-Scusa ma... come hai fatto a spacciarti per un vero dottore? E poi non sei nemmeno un nostro parente!- chiese Alexandra varcando la soglia della cabina blu.
-Ehi! Io sono un vero dottore!- sbottò lui togliendosi il cappotto e appoggiandolo distrattamente su uno dei 'coralli' decorativi della sala consolle. -Sono dottore in tutto, io.-
-Se lo dici tu...- commentò Iris scettica. -Però come hai fatto a superare la segreteria? Quella donna è una serpe.-
Il Dottore ridacchiò, osservando le ragazze togliersi le giacche e le cartelle per poi lasciarle in un angolino dell'ampia stanza.
-Per lei ho usato la carta psichica. Mi permette di essere tutto ciò che voglio. E le mie conoscenze, ovvio.-
-...ma tu non sei mai stato nel nostro liceo.- disse Lara guardandolo.
-No, in effetti in questo no.- spiegò brevemente. -Forza allora. Venite tutte qua a guardare.-
Quando furono tutte vicino allo schermo, il Signore del Tempo non poté non pensare alla scena simile successa nel parallelo. Una stretta al cuore lo colse impreparato facendolo rabbrividire mentre inforcava il suo classico paio di occhiali neri.
-Non ci vedi da vicino?- chiese Alex notando il gesto.
-Uh? No, no. E' solo che...- il Dottore valutò l'ipotesi di dirlo. In fondo le ragazze dell'altro Universo lo sapevano...
-Solo cosa?-
-Beh... li metto per sembrare più intelligente.- disse d'un fiato schiarendosi la voce e cominciando a premere dei tasti sullo schermo.
-...ah. Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere, lo sai?- disse Iris che in risposta ricevette una simpatica strizzata d'occhio.
-Allora. Stavamo dicendo. Qualche ora fa stavo facendo una scansione per cercare delle richieste d'aiuto.-
-E non sei venuto a prenderci?!- esclamò Lara, forse un po' troppo forte.
Lui alzò un sopracciglio, sorpreso sia dalla richiesta sia dal tono. Quasi non fosse un rimprovero scherzoso.
-Scusate, ma fuggire da un'ora di matematica non vi sembra già abbastanza? Dunque... ho trovato questa particolare situazione.- disse mostrando una decina di pianeti con alcuni punti rossi sulla loro superficie. -Questi pianeti si trovano tutti abbastanza vicini, lontani da questa galassia.- spiegò mostrando l'immagine della Via Lattea. -Già da un po' avevo notato alcune richieste di intervento, ma le avevo accantonate per dare la priorità a cose più gravi. Oggi avevo in programma di andare a vedere.-
-Ma...?- chiese con ovvietà Alex.
-Ma... quando ho provato ad atterrare, per poco non sono caduto dello spazio.-
-Cosa?!-
Il Dottore guardò le ragazze un po' preoccupato. -Non è successo! ...Siete sicure che vada tutto bene?- chiese soffermandosi su ognuna. -Mi sembrate un po' tese.-
-Sì... è tutto okay.- rispose Alex passandosi una mano sulla fronte. -Stavi dicendo?-
-Dicevo...- riprese lui non molto convinto. -Dicevo che non sono nemmeno riuscito ad atterrare. Ho controllato anche le coordinate, era tutto a posto. L'unica cosa che mancava era proprio il pianeta.-
-Ma i pianeti non possono scomparire.- analizzò Iris. -...vero?-
-Teoricamente no.-
-Teoricamente.- puntualizzò Alex. -Di fatto ne è appena scomparso uno.-
-Già.- disse il Dottore ritornando alla schermata con i pianeti. -Ho controllato. Nessuno di questi pianeti esiste più. Sono semplicemente scomparsi nel nulla. Non hanno lasciato nemmeno una traccia. Nessuna energia residua di una possibile esplosione, nessuna radiazione di sottofondo, niente di niente.-
-Scusa, ma noi cosa c'entriamo in tutto questo?- chiese Lara, un po' preoccupata.
-Ecco la cosa strana.- riprese il Signore del Tempo. -Vi faccio vedere.- disse girando un paio di manopole e premendo alcuni dei pulsanti distanti tra loro; poi abbasso una leva e il TARDIS, con il suo solito dolce suono e metallico, si alzò in volo.
Gli scossoni smisero proprio nel momento in cui le ragazze trovarono qualcosa a cui attaccarsi per non cadere.
-Forza, venite.- le incoraggiò il Dottore mentre si avvicinava alla porticina.
Sbuffando leggermente per tutto il trambusto che le aveva solo spaventate, le tre lo affiancarono sulla soglia.
-Attente a non cadere.- le avvisò prima di aprire con un simpatico cigolio.
Non erano atterrati da nessuna parte. Se si cadeva, si sarebbe caduti nel vuoto. Un'immensità nera e opprimente che le schiacciava all'interno della debole luce proveniente dalla nave spaziale. Non si vedeva niente. Nulla sopra, sotto, davanti e di lato. Un buio angosciante che succhiava via il respiro.
Lara arretrò barcollando. -No... non... non può essere...-
Il Signore del Tempo si affrettò a chiudere e allontanare dalla porta le altre due amiche.
-Lara! Cosa c'è?- chiese avvicinandosi a lei preoccupato.
La ragazza arretrò ancora; sembrava terrorizzata anche da lui, che al contrario cercava di tranquillizzarla.
-Quel.. nero. Io l'ho già visto.- mormorò lei sedendosi a terra, gli occhi fissi sulla porta.
-Quando?-
-Non lo so. Mesi fa.- rispose insicura. -Quando stavamo provando a viaggiare tutte assieme.-
Il Dottore si passò una mano sul viso. -Grandioso.- disse tra sé, avvicinandosi ai comandi. -Questo non va bene. Non va per niente bene.-
Gli ci vollero appena qualche secondo per reimpostare le coordinate e ripartire. Quando si voltò verso le amiche le vide sedute accanto a Lara, mentre la abbracciavano in silenzio.
-Scusa Lara.- disse guardandola.
Lei sobbalzò per lo spavento, poi annuì, prese un respiro profondo e sorrise leggermente.
-Scusami tu. Non volevo parlarti in quel modo, prima. Non so che mi è preso.- disse abbassando lo sguardo.
Lui non disse niente. L'atmosfera era tesa. Qualcosa non stava andando per il verso giusto.
-C'è... un'altra cosa.- iniziò, attirando su di sé lo sguardo delle amiche. -Ho controllato la direzione, la frequenza e la posizione delle richieste. E...-
-Aspetta. Non dirlo.- lo interruppe Alex alzandosi in piedi. -C'è uno schema. Una logica.-
-Appassionata di enigmi?-
-Ho completato tutti i giochi del 'Professor Layton' e adoro i gialli. Sherlock Holmes incluso.- rispose lei prontamente.
-Vedrai l'ultimo... è qualcosa di...-
-Ma la volete piantare?-
Iris interruppe il dialogo bruscamente, ricevendo uno sguardo smarrito da entrambe come se avesse appena portato via un sacchetto di caramelle a due ragazzini. Il Dottore si riprese quasi subito mentre Lara sorrideva divertita.
-Giusto, giusto! Stavo dicendo... c'è uno schema. Ho fatto un paio di calcoli e c'è solo un posto abbastanza vicino dall'ultima segnalazione d'aiuto che potrebbe causare problemi.- disse impostando sulla consolle una nuova rotta.
-Se si accettano scommesse... io direi Londra.- disse Lara, alzandosi a sua volta per attaccarsi a qualcosa.
Il Dottore alzò un sopracciglio. -Londra? Perché Londra?-
-Boh, non lo so. Di solito succede tutto o in Inghilterra o in America.- rispose semplicemente lei con un'alzata di spalle.
-In effetti hai ragione.- concordò lui annuendo. –Ma… non questa volta.- 
Con un gesto deciso abbassò la leva di avviamento, cogliendo ancora una volta di sorpresa le tre amiche che lanciarono un urlo mentre il TARDIS partiva con la sua serie di scossoni e rumori poco rassicuranti.

*         *         *

-Aaah! Eccoci arrivati!- esclamò il Dottore appena un vento freddo gli scompigliò i capelli.-Tsimlyansk!-
-Cosa? Dove siamo?- chiese Lara subito dietro di lui. -Che pianeta sarebbe Tsi... quello che è.-
-Non è un pianeta. E' una città.- rispose lui abbottonandosi il giaccone. -Avete freddo?- chiese rivolto alle amiche ben imbacuccate tra sciarpe e cappelli.
-No!- risposero in coro guardandosi intorno.
Tutto sommato era anche una bella giornata. Non nevicava, nonostante l'aria umida e fresca e il terreno brinato.
-Siamo in Russia!- esclamò il Signore del Tempo. -Poco fuori la città di Tsimlyansk. Quello laggiù è il Don.- spiegò indicando una linea azzurrina alla loro sinistra. -E, se quello è il fiume... dietro di noi dovrebbe esserci il Bacino di Tsimlyansk. -A-Ah! Eccolo lì!-
Il Signore del Tempo aggirò il TARDIS che occupava una parte della visuale prima di affondare le mani nelle tasche, soddisfatto. Era riuscito ad atterrare proprio dove voleva, una volta tanto.
-Sono… in Russia.- disse Alex spalancando gli occhi per lo stupore. -In Russia!-
-Ooh sì!- esclamò lui avvicinandosi al gruppo.
-Quando?- chiese Iris sorridendo al cielo.
-Questo me lo dovresti dire tu, non credi?-
Lei ci pensò un momento poi annuì, dicendo che non si erano spostati nel Tempo. Solo nello Spazio.
-Ma come fai?- chiese Lara ammirata.
-Lo... sento. E' come se lo sapessi.- rispose lei tranquillamente. -Tu non riesci a capire dove sei?-
-No.. lo riconosco se l'ho già visto.-
-Forse dovresti chiedere al Dottore di farti guardare nell'Occhio dell'Armonia. Io ho capito il Tempo in quel modo.-
-Già. Poi magari glielo chiedo.- meditò Lara assorta.
-TROVATO!- urlò Alex all'improvviso, facendo sobbalzare le amiche.
-Ma sei impazzita?! A gridare così?-
-No.- disse lei. -Ho solo trovato quello che stavamo cercando.-
La ragazza alzò un braccio verso il lago, quasi completamente coperto da una foschia grigia. Solo a un occhio attento si poteva scorgere una figura più scura, proprio sulla riva.
-Benissimo. Dobbiamo andare là.- annunciò il Dottore, incamminandosi.
-E cosa sarebbe questo 'là'?- chiese Iris.
-Un orfanotrofio.-
Il gruppo iniziò a incamminarsi nella foschia, gli occhi fissi sulla siluette dell'edificio che a ogni passo si ingrandiva sempre di più. Aveva un'aria spettrale, avvolto dalla nebbia come un castello infestato.
-Dottore?- chiamo Lara spostandosi al suo fianco.
-Mh?-
-Non ci hai detto qual è il problema. A cosa riguardano queste segnalazioni d'aiuto?-
-Ah, non lo so.- rispose lui senza distogliere lo sguardo dalla meta. -Come ho detto, il pianeta è scomparso.-
-N... Non vorrai dire che scomparirà anche la Terra!- esclamò Alex.
-No, se riusciamo a evitarlo. Per questo siamo qua.-
-E se non ci riusciamo?- chiese automaticamente Iris, continuando a camminare.
-Ci riusciremo.- ribatté sicuro lui.
-Sì, ma...-
-Niente 'ma'.- disse il Dottore fermandosi. -State tranquille. Non sappiamo nemmeno a cosa andremo in contro!-
-Appunto.- mormorò Lara.
Il Signore del Tempo osservò le ragazze un momento prima di ricominciare a camminare. Ormai l'orfanotrofio era ben visibile nella foschia.
-Non capisco cosa avete. Sembrate tese come le corde di un violino.-
-A noi non sembra.- disse Iris lanciando uno sguardo alle amiche. -Siamo tranquille.-
-No. Non è vero.- ribatté lui schioccando le dita vicino al suo viso.
La ragazza sobbalzò, facendo alcuni passi indietro. -Ma che fai?!-
-Vi faccio vedere che c'è qualcosa che non va.- rispose lui, fingendo una tranquillità che stava via via scomparendo.
Qualche metro dopo e la staccionata d'ingresso dell'edificio si apriva scricchiolando per lasciar passare il gruppetto di persone. La nebbia riusciva addirittura d assorbire il dolce rumore del via vai delle piccole onde del bacino, isolando l'orfanotrofio in una dimensione abbandonata e sola.
-Questo posto mette i brividi.- sussurrò Alex mentre saliva i pochi gradini che annunciavano l'ingresso vero e proprio. -Chi lascerebbe dei bambini in un posto del genere?-
-Già.- disse il Dottore serio, premendo il campanello. -Probabilmente chi non si aspetta nulla da loro.-
-Tutto ad un tratto voglio solo tornare a casa.- mormorò Lara, un attimo prima che una donna dall'aspetto trasandato rispondesse alla chiamata aprendo di uno spiraglio, quel tanto che bastava per squadrare i nuovi arrivati dall'alto in basso.
-Salve!- salutò il Dottore con un gran sorriso, seguito dalle ragazze. -Siamo della compagnia “Controllo e Prevenzione per la Salute del Bambino”.- si annunciò mostrando la carta psichica. -Vorremmo fare un breve controllo. Possiamo entrare?-
La signora alzò un sopracciglio. -No.- disse sbattendogli la porta in faccia.
Dopo aver visto l'espressione delusa del Signore del Tempo, Iris incollò il proprio dito al campanello, ben decisa a non toglierlo finché la 'simpatica' signora non si fosse ripresentata dallo spiraglio della porta. Purtroppo però, quella tattica non sembrò funzionare, a parte per stordire i presenti con quel suo suono gracchiante e persistente. Dopo quasi un minuto la ragazza si fermò e fu Alex a ritentare l'impresa con un tono molto più deciso e autoritario.
-Mi scusi, eh!- iniziò appoggiandosi le mani sui fianchi. -Ma le devo ricordare che noi siamo della compagnia “Controllo e Prevenzione per la Salute del Bambino”?! Lei ora ha l'OBBLIGO di farci entrare!!-
Lara guardò l'amica, allarmata dal suo comportamento. Fosse stata nei panni della donna avrebbe chiuso la porta a doppia mandata dopo un discorso così. Invece, lei riaprì squadrando con più attenzione il gruppo.
-Siete... siete della polizia?- chiese in un sussurro preoccupato.
-Ma allora non ascolta!- esclamò nuovamente Alex, arrabbiata. -Le ho appena finito di dire che siamo della compagnia “Controllo e Prevenzione per la Salute del Bambino”!! NON siamo della polizia!- urlò alla donna che, terrorizzata, si nascose dietro la porta per proteggersi.
-Va bene, va bene. Calma adesso!- disse il Dottore facendo arretrare la ragazza con un sguardo un tantino preoccupato. -Stiamo calmi.-
Alexandra prese un respiro profondo per calmarsi, aiutata dallo sguardo tranquillo del Signore del Tempo incatenato al suo.
-Tutto okay?-
-Sì... sì, credo di sì.- rispose lei piano, rivolgendo una breve scusa anche alla donna, miracolosamente ancora sulla soglia.
Fu a lei che il Dottore si rivolse con un tono gentile, volto a riparare il diverbio causato dalla ragazza.
-Deve scusarla, signora.- iniziò sorridendo. -Siamo qui per aiutare.-
La donna annuì una paio di volte e aprì completamente la porta . -Benvenuti all'Orfanotrofio St. Lagunov.-
Il gruppo entrò nell'edificio guardandosi intorno. Sembrava uno di quei classici posti diroccati, sperduti nell'angolo più buio del mondo, lasciato lì a invecchiare. Solo uno strato di polvere proteggeva gli angoli e gli oggetti usati di rado mentre l'umidità occupava un ruolo predominante su quasi tutte le pareti. Non si sentiva alcun rumore provenire dalle altre stanze, solo lo scricchiolio delle assi di legno che si piegavano doloranti sotto il peso dei nuovi arrivati.
-Questo posto mi piace sempre meno...- sussurrò Lara affiancandosi a Iris per afferrarle una mano; l'altra venne presa un secondo dopo da Alex.
-State tranquille!- disse invece il Dottore. -Un po' di umidità non ha mai ucciso nessuno.-
La vecchia signora fece strada al gruppo fino a una stanza abbastanza ampia, contrassegnata dalla scritta 'Hall'. Al centro c'era un grosso tavolo in legno massiccio con due sedie di fronte per gli ospiti. Il Dottore, sotto invito della donna, prese posto insieme a Iris mentre Alex e Lara curiosavano sugli scaffali e sulle mensole varie, come gli oggetti inutili e fotografie ingiallite dal tempo.
-Scusi ma... questo è un orfanotrofio abbandonato?- chiese il Dottore passando un dito sul tavolo.
Subito scrollò via la polvere che si era appiccicata, un'espressione di disgusto sul volto. Sembrava che tutto si reggesse per miracolo.
-No. Non è abbandonato. Io altrimenti chi sarei?- disse la signora con un tono torvo.
-Mi scusi. Non intendevo in quel senso.- si scusò lui. -Però dove sono i bambini?-
La donna spostò lo sguardo su una finestra che dava sul lago. Un po' la nebbia si era diradata ma l'atmosfera rimaneva comunque grigia e tetra. Sospirò leggermente e a Iris, che la stava osservando, sembrò più vecchia che mai.
-Da un sacco di tempo ormai, nessun bambino viene più lasciato qui. Anni sono passati. E io ho sempre vissuto qui.- mormorò più a se stessa. -Generazioni intere di capo orfanotrofio.-
Alexandra prese in mano una cornice ricoperta quasi interamente di polvere che pulì con un soffio deciso.
“Generazioni. Non vorrà mica parlarci di quando il primo discendente fondò questo edificio...!”
Fu Lara ad accostarsi a lei con un strano giocattolo tra le mani mentre rispondeva al messaggio telepatico.
“Potrebbe essere divertente. Magari il primo discendente era una scimmia!”
Le due amiche sorrisero, rimettendo a posto gli oggetti che avevano preso in mano.
-... la verità è che non riesco a fare tutto da sola.- continuò la signora fissando il cielo plumbeo. -I bambini sono pochi, è vero, ma l'orfanotrofio è grande. Ieri sera per di più mi è sembrato che una parte della cantina fosse crollata.-
-Non era vero?- chiese il Dottore mentre giocherellava con un oggettino piramidale preso dal tavolo.
-No. No, non era così. Ho controllato. Nessun segno di crolli.-
Il Signore del Tempo alzò un sopracciglio. Non era molto su cui indagare. E per di più c'era anche la possibilità che avessero fatto male i loro conti e che i problemi non fossero qui ma altrove.
-Va bene.- esclamò alzandosi in piedi.
Le ragazze sussultarono per l'improvviso cambio di tono, voltandosi verso di lui.
-Direi che occorre un'indagine. Non vorrei che alcune assi cedessero per davvero durante i giochi dei ragazzi.- spiegò brevemente. -Mi indicherebbe la cantina, signora... ehm... non ho afferrato il nome.-
-Adelaida. Adelaida Lagunov.- rispose lei incamminandosi dondolante verso l'uscita.
Il Dottore infilò le mani nelle tasche, facendo un segno alle ragazze di seguirlo nelle 'misteriose' indagini.
Il gruppo scese tre rampe di scale prima di ritrovarsi di fronte una porta in ferro arrugginita che si aprì cigolando appena una chiave della donna girò nella serratura.
-Ecco a voi.- annunciò piano accendendo la luce. Un lungo corridoio spoglio, su cui si affacciavano alcune porte, conduceva alla cantina dell'orfanotrofio. -Ormai è in disuso. E' tutto marcito là dentro. Le cose di cui ho bisogno per cucinare le tengo direttamente in cucina.-
-Grazie.- disse Iris prima di seguire il Dottore e le sue amiche nel corridoio.
La signora annuì. -Fate attenzione.- concluse chiudendo la porta.
Le luci traballarono, minacciando più volte di spegnersi. Non era esattamente il posto migliore per un'indagine, soprattutto considerando che solo una delle quattro persone era tranquilla.
-Non toccate niente.-
-Non ci penso nemmeno!- esclamò Alex stando attenta a non uscire dal cono di luce delle lampade.
-Scusa, Dottore... ma cosa stiamo cercando?- chiese Lara guardando il Signore del Tempo scandagliare l'aria circostante con il suo cacciavite sonico.
-Stiamo indagando. Ogni cosa potrebbe essere un indizio.-
-Ma un indizio per cosa?- riprovò Iris osservando un ragno camminare veloce sulla sua ragnatela, probabilmente disturbato dal loro arrivo.
-Ssh... lo sentite?- chiese lui senza rispondere alla ragazza.
-Cosa?-
Il Dottore si guardò intorno. -C'è silenzio.-
-Siamo in un orfanotrofio che cade a pezzi!-
-Aspetta... lo sento anche io...- mormorò Lara chiudendo gli occhi. -Non è solo silenzio... è silenzio di morte.-
-Silenzio di paura.- aggiunse Alex tremante.
Iris non notava nulla di particolare ma doveva ammettere che quella sensazione di tristezza e abbandono non era per niente piacevole.
-Va bene... andiamo.- sussurrò il Dottore appoggiando una mano sulla maniglia in ferro.
La abbassò lentamente poi spinse. Solo quando la luce si accese il gruppo ebbe la possibilità di vedere le decine di scaffali che la stanza conteneva. Non erano soli.
-Attente...- mormorò piano il Signore del Tempo, avanzando tra gli scaffali vuoti.
Solo qualche volta si potevano incontrare scatolette di carne in scatola o pesce affumicato. Per il resto regnava una sporcizia generale e umidità ovunque. Alexandra procedeva appena dietro l'uomo; aveva una strana sensazione di unità che sembrava renderla parte del tutto in modo leggermente spiacevole. Quel posto iniziava a terrorizzarla davvero troppo per i suoi gusti.
Qualcosa si mosse. Veloce, nero, improvviso.
Il Dottore guardò le ragazze, cercando di capire se andava tutto bene. Ovviamente no. Cosa avrebbe potuto muoversi in una cantina in disuso da anni? Un topo, magari. Ma quella cosa era sicuramente più grande. Fece dietrofront, camminando tra le amiche e appena ne ebbe l'occasione girò a sinistra. Ancora file di ripiani e mensole in quel metallo grigio tutto ammaccato e sporco.
Un sospiro. Da sinistra.
Lara si sarebbe smaterializzata all'istante se solo avesse potuto. O meglio, se solo poi si sarebbe riuscita a convincere per tornare dov'era prima. C'era qualcosa di strano nell'aria. Come se guardasse lo spazio da tantissime prospettive diverse contemporaneamente. Non le era mai capitata una cosa del genere. E intanto continuava a camminare, seguendo il Dottore, a qualche passo da lei.
Svoltarono ancora e poi dritti di nuovo.
-Cosa...?-
-Che disastro...-
Il gruppo aveva raggiunto uno spiazzo, creato da quattro o cinque file di scaffali buttati a terra. Era successo da poco. La polvere non ricopriva il ferro come negli altri corridoi.
Ancora quel sospiro profondo.
Ora lo potevano vedere. C'era qualcosa nell'angolo di fronte a loro, appoggiato alla parete con la schiena, il capo ricoperto da un ampio cappuccio nero. Nero come il suo mantello sporco di polvere e i suoi stivali in pelle consumati.
-Chi sei?- chiese il Dottore all'essere che, al posto di rispondere, alzò la testa.
-N... non...- sussurrò Lara tirando una manica della giacca del Signore de Tempo. -Non ci parlare... torniamo indietro...-
Lui non si mosse, tentando di analizzare cosa fosse quella figura che lo fissava.
-Per favore...- disse Alex debolmente. -Andiamo...-
-Sentite... devo vedere cos'ha. Potrebbe aver bisogno d'aiuto.- spiegò piano.
Iris scosse la testa, tremante. -Non avvicinarti... torniamo indietro.- 
Appena il Signore del Tempo tornò a guardare quell'essere lo trovò in piedi. Lara si smaterializzò istantaneamente un passo indietro. Fu rapidissima, nemmeno lei capì come . Probabilmente non lo fu abbastanza però perché quell'essere potenzialmente umano spostò il suo sguardo su di lei. Non si vedeva il volto. Niente bocca, niente naso, niente occhi, eppure la fissava. Valutava. Come un predatore che cerca di capire se ciò che ha di fronte è commestibile oppure no.
-Da dove vieni?- chiese nuovamente il Dottore frapponendosi tra i due. -Hai bisogno d'aiuto?-
L'altro inclinò la testa, concentrando la sua attenzione anche sulle altre due ragazze, prima di sollevarsi da terra e superare il soffitto di pietra come se nemmeno ci fosse.
-No!- urlò il Dottore correndo fino al punto in cui era scomparso l'essere.
Le amiche lo seguirono e, tenendosi per mano, svanirono proprio davanti ai suoi occhi.
-Ma cosa...? Tornate qui!!- gridò al nulla.
Ma nemmeno fece in tempo a passarsi una mano tra i capelli che qualcuno urlò, proprio sopra di lui.
Senza pensarci troppo iniziò a correre, facendo tutto il percorso di prima a ritroso. Veloce. Il più velocemente possibile.

*          *         *  

Non erano al piano terra. E sfortunatamente nemmeno al primo. Il Dottore dovette arrivare fino al secondo piano prima di riuscire a trovarle. Fece le scale e il corridoio di corsa, sbattendo la porta da cui provenivano grida e pianti di bambini. Purtroppo, proprio come si aspettava, ciò che si ritrovò a guardare non fu piacevole.
Proprio davanti alla finestra, l'uomo vestito di nero fissava le tre ragazze, immobile. Loro, al contrario sembravano completamente diverse da prima. Seppur con il respiro affannoso, fronteggiavano l'essere con un cipiglio sicuro e non si voltarono, né accennarono a un movimento, quando il Dottore fece irruzione nella stanza.
-Lasciali andare.- disse Lara, alludendo ai sei bambini rannicchiati ai piedi dell'uomo nerovestito.
Piangevano tutti, terrorizzati, ma non si muovevano da lì. Nemmeno ci provavano.
-Cosa siete... voi...?- chiese l'essere scuro, trascinando le parole in un sibilo malvagio.
I bimbi gemettero, premendosi le manine sulle orecchie. Le ragazze avvertirono qualcosa. Come se stesse per succedere un disastro. 
-Beh, sai... è una bella domanda.- disse Iris valutando effettivamente la richiesta.
Il Dottore ebbe quasi la sensazione che quell'uomo fosse indeciso. E forse questa era l'unica cosa che avrebbe potuto fermarlo.
-Ehi!- urlò rivolto all'essere. -Non so per quale strano motivo tu stia prendendo quei bambini, ma non puoi farlo!-
-E tu... saresti capace di impedirmelo?- disse in tono di scherno.
-Beh...-
Il Signore del Tempo vide l'uomo appoggiare una mano guantata sulla testa  di una bambina e questa scomparve, teletrasportata chissà dove.
-NO!-
I cinque bambini rimasti sbarrarono gli occhi, fissando terrorizzati lo spazio occupato, solo qualche secondo prima, dalla loro amica. Automaticamente si allontanarono da quelle lunghe dita guantate, come scottati da quel gesto così improvviso e anormale. I prossimi erano loro. Sarebbero morti tutti quanti. Senza sapere...
Qualcosa brillò dietro di loro. Debole ma minaccioso, uno scudo contenitivo riluceva di un nero-violaceo ogni qualvolta un loro piede o mano lo toccava inavvertitamente, per poi tornare invisibile come prima. Erano bloccati lì. Con quel mostro nero.
-Per la seconda volta.- ricominciò Lara imprimendosi nella memoria la grandezza di quella barriera o campo di forza che fosse. -Lascia andare i bambini.- concluse risoluta.
Le sue amiche, poco dietro di lei, non si perdevano nemmeno un movimento di quell'uomo incappucciato che le osservava sottecchi.
“Alex...!” chiamò Iris telepaticamente mentre il suo bracciale emetteva un debole bagliore azzurro. “Quello scudo... prova a romperlo.”
 Lei annuì, tremante. Doveva riuscirci. Non poteva permettersi di perdere un altro bambino. Non era nemmeno lontanamente ammissibile. Iris si spostò al suo fianco mentre chiudeva gli occhi, concentrandosi su quello strano campo di forza. Istantaneamente percepì tutto ciò che la circondava in modo completamente diverso. I letti non erano semplicemente letti. Era no oggetti composti dal materasso in comune gommapiuma e ferro, del più scadente. I comodini in legno, ognuno con due cassetti, contenevano i piccoli segreti dei sei bambini. Ma quella barriera era diversa. Completamente diversa.
Non era aria solida e nemmeno una qualche sorta di muro invisibile. Era più simile a energia. Un'energia nera e cattiva che bloccava i ragazzini. Con estrema cautela, Alexandra si concentrò su quello scudo cercando di capirne la composizione e distruggerlo. Purtroppo però si accorse in ritardo che pizzicando quella pellicola così resistente aveva attirato l'attenzione del mostro su di sé.
L'alieno si voltò a guardarla e lei bloccò istantaneamente il contatto. Una mano prese la sua e si ritrovò a terra, le mani premute sul pavimento gelato per attutire la caduta improvvisa.
Iris era al suo fianco e guardava lo spazio prima occupato dalla sua amica venir affettato da una mano nera, guarnita di lunghi artigli lucidi.
L'uomo incappucciato rimase colpito dalla velocità di quel gesto, quasi fosse stato previsto appena pochi secondi prima che accadesse. Il colpo mancò il bersaglio, che ora era disteso a terra, indenne.
-Stai bene, Alex?- chiese Iris preoccupata, aiutando l'amica a mettersi seduta. -Non ti sei fatta male, vero?-
Lei annuì piano, aggiustandosi gli occhiali sul naso con un gesto veloce. Quell'essere ancora le teneva sotto tiro, l'artiglio lucente ora disteso lungo il fianco ben in vista. Sembrava tuttavia confuso. -Come... ci sei riuscita?- chiese a suo malgrado, trascinando le lettere.
-TU.- rispose invece Iris puntandogli un dito addosso. -Prova di nuovo anche solo a pensare a quello che stavi per fare e finirai malissimo!- disse con un tono che non ammetteva repliche.
Stava per avvicinarsi ancora ma saggiamente una mano sulla spalla la trattenne.
-Calma...- le disse il Dottore in un bisbiglio dopo essersi assicurato che Alex stesse effettivamente bene.
Si ritrovò a fronteggiare il nemico, cercando le risposte che da solo non riusciva a trovare.
-Chi sei? Perché vuoi questi bambini?-
Ma le sue alienate risposte non arrivarono. Quell'essere ancora fissava le ragazze, ben deciso ad avere le sue di risposte.
-Cosa sono?- chiese impassibile.
-Dove hai portato quella bambina? Lo so che non è morta. Quello era un teletrasporto.- ritentò il Dottore adocchiando una striscia metallica sulla mano guantata. 
Era essenziale mantenere la calma. Ma ragionare con un alieno evidentemente pericoloso stava diventando abbastanza impossibile, considerando anche il fatto che si stava interessando decisamente troppo alle ragazze.
-Non sono umane.- continuò imperterrito. -Non possono esserlo.- disse scrutandole con maniacale attenzione.
Lara lo guardò offesa. -Ehi! Vai a dare del non-umano a qualcun' altro!-
Il Dottore la zittì subito alzando un dito, senza distogliere lo sguardo dall'alieno. Era essenziale non allarmarlo per nessuna ragione: doveva capire chi fosse e cosa ci facesse lì.
-Se non vuoi rispondermi... allora ascolta. Chiunque tu sia, posso aiutarti.- spiegò mostrandogli i palmi delle mani. Non c'è bisogno di prendere dei bambini. Di qualunque cosa tu abbia bisogno, posso provare a procurartela.- ritentò nuovamente, catalizzando su di sé l'attenzione dell'essere che aveva di fronte.
-Non ho bisogno di aiuto!- annunciò con fermezza. -E anche volendo, tu saresti l'ultima persona a cui mi rivolgerei.- concluse sprezzante.
-Il Dottore lo osservò perplesso, spostandosi leggermente su un lato. -Cosa... Cosa dovrebbe significare?-
L'alieno lo seguì con lo sguardo mentre si spostava. -Quello che ho detto. Ho bisogno solo dei bambini.-
Il Signore del Tempo sorrise a quelle parole, spostando il peso del corpo da un piede all'altro, affondando le mani nelle tasche con evidente tranquillità.
-A mio parere, che faresti sinceramente meglio a seguire, ma che puntualmente non fa mai nessuno, forse per la mia faccia, i bambini sono sicuramente utili per passare il tempo a guardarli giocare, a chiacchierare e chissà cos'altro. Ma di certo non aiutano ad avere un terzo occhio. E sicuramente non dietro alla testa.-
L'alieno gli rivolse uno sguardo interrogativo: fece appena in tempo a mormorare un 'Cosa?' confuso, che un dolore lancinante lo colse impreparato sulla nuca. Alcuni frammenti della bottiglia in vetro caddero a terra con un tintinnio acuto, accompagnando al sua caduta in avanti con un gemito.
Lara, alle sue spalle, lasciò cadere a terra l'impugnatura della sua arma improvvisata, liberando le mani per la seconda parte del piano: prendere i bambini. La cupola di energia scura si era infranta e i piccoli si erano velocemente dati alla fuga, nascondendosi sotto i letti.
Il Signore del Tempo scattò immediatamente verso di loro, convincendone un paio a seguirlo, subito imitato da Lara e Iris; Alex, invece, si inginocchiò a toccò terra con entrambe le mani. Si concentrò a fondo sul pavimento sotto l'uomo in nero, che in pochi secondi cambio stato, diventando abbastanza viscoso da farlo scivolare in esso. Quindi invertì il processo, intrappolando mani e gambe del nemico che già era tornato cosciente.
-Spicciatevi!- biascicò in direzione de tre, ansimando mentre lottava con il potere sempre più prepotente e forte dell'uomo per guadagnare tempo.
Iris acchiappò l'ultima bambina da sotto un letto, e lanciato uno sguardo a Lara e il Dottore, si avviò fuori dalla stanza, seguita a ruota dagli altri due e, per ultima, da Alexandra.
Insieme, corsero giù per le scale, raggiungendo il primo piano in tempi record. A quel punto Lara rallentò il passo, ma Alex le appoggiò le mani sulla schiena e la spinse avanti.
-Vai! Vai!- esclamò. -Si sta liberando, non fermarti!-
Continuarono a scendere le scale, diretti l piano terra. La ragazza con gli occhiali sollevò lo sguardo, ansimando, e si fermò a metà della rampa. Stava per arrivare. Lo poteva sentire benissimo lottare con il suo potere. Già aveva mal di testa, ma non poteva assolutamente fermarsi. Non a quel punto!
Prese un profondo respiro, sfregandosi le mani. Per la seconda volta si chinò, posando le dita sullo scalino davanti a lei, e con un sospiro di concentrazione, le sollevò di scatto. La pietra dello scalino si tese e si collegò al soffitto, creando una barriera anomala che, sperava, li avrebbe protetti per un po'. La ragazza appoggiò una mano alla parete e riprese la corsa senza interrompere quel contatto per poter mantenere il meglio possibile quello che aveva creato. Raggiunse il termine della rampa, sbucando nell'atrio dove gli altri la stavano aspettando.
Prima che potessero dire alcunché, boccheggiando tese una mano verso di loro, e con uno stanco gesto delle dita fece allargare il pavimento sotto di loro, creando uno scivolo che li avrebbe condotti al seminterrato senza farsi male. Li sentì gridare, sorpresi dall'improvviso cambio e non appena li sentì atterrare, con tanto di lamentele, corse anche lei nel buco e scivolò giù chiudendo l'apertura subito sopra di lei.

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Note Autrici:
Tempo: Salve, gentilissimi lettori. Come potete vedere guardando fuori da una qualsivoglia finestra di una qualsivoglia comune casa collocata nel nord d'Italia... NEVICA! *W*
Luogo: Terra, Europa, Italia, nord-Italia, Lombardia, Varese.

Yuki: ...ebbene sì, cari lettori. Vi abbiamo finalmente rivelato qual è il nostro luogo d'origine. *^* Ma ancora non sapete quali sono i nostri veri nomi! *risata malvagia*
Dottore: Yuki! Non traumatizzare i nostri ospiti! è_é
Yuki: ...ma! Io sono una brava persona...! D:
Dottore: Adesso. Continua così e non lo sarai più. U_U
Yuki: ç_ç
Dottore: Mi dispiace, ma è la verità. Rassegnati.
Yuki: Uffa... però una cosa buona l'ho fatta, dai! Ho salvato Alex da un artiglio di quell'essere orribile! V_V Non è una cosa da poco.
Dottore: ò__O
Yuki: ...che c'è? Che ho detto?
Dottore: Non sei stata tu a salvare Alex. E' stata Iris.
Yuki: Ma Iris è me, in un Universo parallelo!
Dottore: Appunto. In un altro Universo. Non in questo. In questo tu hai pensato a che cosa doveva fare Iris per salvare la sua amica Alex.
Yuki: ...sì, ma detto così sembra che io non abbia fatto nulla... ;^;
Dottore: Eh, già- *la vide con gli occhioni lucidi lucidi* Ma comunque hai pensato a cosa far succedere! Siete state tutte e tre molto brave!! *la abbraccia*
Yuki: Wow grazie! *si prende tutta contenta il suo abbraccio, per poi tornare nel retroscena, perché sì. Anche a Varese c'è un teatro-*
Dottore: *la guarda andarsene, poi finalmente rivolge la sua attenzione verso il pubblico* Salve gente! Allora, visto che capitolo lungo? Non potete certo dire che non si sono impegnante. Se però vedete degli errori, delle incongruenze che ci sono sfuggite, fatecelo notare! Nel frattempo grazie per essere passati a leggere e, se avete tempo e voglia, a recensire. Sapete che alle autrici fa moolto piacere. :D

Un abbraccio forte forte
le Aurici e il Signore del Tempo



La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 19
*** Cap-17: Glamour ***


Glamour
 
Due paia di mani la afferrarono al volo prima di toccare terra, rendendole più comodo l'atterraggio nel seminterrato.
-Tutto bene, Alex?- chiese il Dottore accompagnandola in una posizione seduta.
-S... sì.- mormorò lei aprendo pian piano gli occhi nella penombra. -Solo... un gran mal di testa.-
Iris le mise una mano sulla spalla, guardando i suoi occhi diventare gradualmente marroni, prima pervasi da una brillante colorazione verde.
-Non siamo ancora al sicuro...- sussurrò Lara dietro di loro mentre cercava di tranquillizzare i bambini che le si erano affollati attorno impauriti. -Avete visto cosa fa. Qualche piano di distanza non sarà di sicuro un problema.-
-Vuoi dire che ho fatto tutta questa fatica per niente?!- urlò piano la ragazza mentre si toglieva gli occhiali per dar loro una pulita.
-No, beh... l'hai rallentato di sicur...-
-Ssh.- la interruppe il Dottore mettendosi un dito sulle labbra.
-Ehi! Non permetterti di dire 'Ssh' a me!-
Lui le lanciò un'occhiata di rimprovero che però non venne colta, data la scarsa illuminazione della piccola stanzetta. Nonostante ciò, un minaccioso rumore di passi zittì tutti quando iniziò a rimbombare proprio sopra le loro teste. Iris ebbe un fremito, realizzando che solo lui poteva fare questo rumore quando camminava.
Solo quell'essere nerovestito.
-Dottore...- chiamò sussurrando mentre cercava il suo braccio per attirare la sua attenzione. -Dottore... cosa... cosa... facciamo?-
Lui le prese la mano, stringendola per rassicurarla. -Ora scompariamo.-
-Cosa facciamo, scusa?- chiese la voce di un ragazzino.
Il Dottore non gli badò e afferrò la mano di Alexandra. -Datevi tutti quanti la mano. Forza, veloci! Come un girotondo.-
-Dottore?-
-Fidatevi. Alex... lasciati guidare da me.-
Lei annuì ma l'ultima cosa che voleva era fare un altro sforzo. La testa non smetteva di girare e una morsa sembrava stringerla sempre più. Poi una sensazione strana iniziò a farsi strada nella sua mente e per quanto cercasse di contrastarla, quella continuava ad avanzare fino a raggiungere i suoi pensieri.
“Alex... sono io, stai tranquilla” sentì dire il Dottore dolcemente. “Non devi fare nulla... prendi solo un po' di energia da Lara e Iris... so che puoi farlo. Al resto ci penso io.”
Lo sentì scavalcare i suoi pensieri con calma, senza farle male, fino ad arrivare proprio al centro e scegliere per lei le azioni da compiere. Una qualche sorta di energia iniziò a fluirle nelle mani mentre le sue amiche la sorreggevano nell'impresa donandole la loro forza. Un brivido percorse le sue braccia tremanti, le mani, le dita sottili, per poi fluire anche nel corpo del Signore del Tempo e in quello di tutti i bambini. Percepì la loro paura, le loro emozioni infantili ma anche la loro fiducia incondizionata verso i loro salvatori.
Le orecchie di ognuno erano tese fino allo spasimo, cercando di cogliere ogni più piccolo suono, ogni scricchiolio del legno sopra di loro, qualunque cosa che rivelasse gli spostamenti del mostro nero. Lo sentivano. Quella paura appena percepibile, come una patina sulla pelle che la rende appiccicosa. Che lascia il suo segno nell'aria come una traccia, una pista da seguire per il cacciatore che insegue famelico la sua preda.
-Dai...- mormorò il Dottore a occhi chiusi. -Dai, dai, dai... vai via... vattene via...- continuò corrucciando la fronte e aumentando leggermente la stretta sulle mani delle ragazze. -Forza...! Ti prego... vai via...-
Ci fu un momento di stasi completa, in cui gli unici suoni che riempivano l'ambiente erano le preghiere sillabate dal Signore del Tempo e i respiri ansiosi di tutti gli altri presenti. Poi un sonoro CRAC li fece sobbalzare sul posto e il Dottore fu il primo a liberare le mani dalla stretta di Alex e Iris. La corrente che si era venuta a creare si spezzò di colpo in un vapore chiaro che subito si disperse nell'aria.
-E'... andato via?- osò chiedere Lara, mentre il Dottore si avvicinava cauto alla porta della stanza.
Tutti rimasero a guardarlo appoggiare una mano sulla maniglia lentamente. Molto lentamente. E con altrettanta lentezza avrebbe anche aperto se solo qualcun' altro non avesse avuto la sua stessa idea due secondi prima di lui.
-Dottore!-
Lui sobbalzò per lo spavento e si ritrasse, giusto un momento prima di trovarsi con una porta in solido legno a due millimetri dalla faccia. Proprio di fronte, appostata sulla soglia, stava la vecchia Aldelaida Lagunov, la direttrice dell'Orfanotrofio.
-Dottore, cosa diavolo succede qui?- chiese leggermente alterata. -Cosa state facendo con i bambini, posso sapere?-
Lara, Iris e Alex tirarono un sospiro sollevato mentre, sotto esplicito consiglio della preside, facevano uscire da quei “luridi e ammuffiti sotterranei” tutti e cinque i ragazzini.

*      *      *

Fuori il tempo non era cambiato minimamente: la foschia non si era nemmeno spostata, come se avesse aspettato immobile per tutto il tempo l'arrivo delle quattro persone, che ora ci camminavano in mezzo. I loro passi non producevano alcun suono mentre calcavano il ghiaietto sulla riva del lago.
Iris si strofinò gli occhi, alla ricerca del TARDIS, da qualche parte di fronte a lei, nascosto dalla nebbia. Ripensandoci, avevano combinato non pochi disastri in quell'orfanotrofio diroccato che a poco a poco scompariva alle loro spalle. Alex aveva sollevato i gradini per renderli muri; aveva creato buchi nel pavimento e scivoli in pietra per raggiungere i piani inferiori con velocità. Fattore aggravante era sicuramente la cantina sottosopra e la scomparsa della bambina. Una certa Selena, a detta della direttrice una bimba silenziosa e gentile. Ovviamente non si poteva spiegare tutto per filo e per segno ad Adelaida, altrimenti li avrebbe fatti rinchiudere tutti in un manicomio.
La ragazza si passò i lunghi capelli castani dietro le orecchie per non perdere di vista la figura snella del Signore del Tempo, che camminava in silenzio a pochi passi da lei, trascinandosi dietro Alexandra.
Alla fine era stato lui a tirarle fuori da quel guaio. Si era inventato una qualche scusa scientifica e molto complicata che aveva evitato loro il manicomio, ma non qualche invettiva e una porta sbattuta alle loro spalle per cacciarli via da quel tranquillo orfanotrofio. Così ora, esauste dalla movimentata esperienza, stavano tornando al TARDIS.
-Dottore?-
La voce flebile di Lara cercò un varco in quella nebbia per raggiungere l'uomo, che si voltò a guardarla.
-Mi puoi spiegare una cosa, per favore?- chiese affiancandolo.
-Certo, dimmi.- mormorò lui in modo strano, come se la ragazza avesse interrotto un filo di pensieri particolarmente complesso.
-Quando eravamo tutti in cantina... cioè, nel semi-interrato.- iniziò stringendosi nelle spalle. -Cos'è che hai fatto fare ad Alex?-
Lui respirò un po' più profondamente, emettendo nell'aria una nuvola di vapore acqueo più densa della precedenti prima di parlare. -Si chiama Glamour.-
Alexandra alzò piano lo sguardo su di lui, assente. Probabilmente se avesse iniziato a spiegare e lei non stesse camminando si sarebbe tranquillamente addormentata.
-E' come scomparire, ma non fisicamente. Si tratta di scomparire agli occhi degli altri.-
-Tipo mantello dell'invisibilità?- chiese Lara passandosi le mani sulle braccia per riscaldarsi. -Come in Harry Potter.-
Il Signore del Tempo sorrise. -Sì. La situazione è molto simile; ma in questo caso il Glamour è più forte!-
Dopo questa rapida spiegazione di quello che avevano fatto senza rendersene conto, le ragazze e il Dottore si ritrovarono improvvisamente la cabina telefonica blu a pochi metri da loro, in attesa.
-Dottore... ci siamo dimenticate di ringraziarti.- disse Iris spingendo la porticina del TARDIS. -Perciò... grazie.-
-Già, grazie Dottore.- si aggiunse Lara prima che lui potesse rispondere.
Il Signore del Tempo sorrise, spingendo all'interno anche Alex, che mormorò un 'grazie' stanco e trascinato.
-Non preoccupatevi. Ora vi riporto tutte a casa.-
Tuttavia non varcò la soglia subito. Rimase un momento a fissare il cielo, oltre la nebbia, oltre la coltre di nuvole grigie. Lui era lì, da qualche parte che attendeva. Ancora non sapeva cosa, ma il tempo stava per scadere.
C'era agitazione dell'aria, come una melodia che da tranquilla iniziava a diventare sempre più movimentata, sempre più veloce. Poco sarebbe mancato e sarebbe esplosa in mille pezzi, distruggendo tutto. E sarebbe rimasto solo il vuoto, il buio più fitto, la morte di tutto. La fine dell'Universo stesso.
Un brivido freddo percorse la schiena del Dottore, costringendolo ad abbassare lo sguardo sulla maniglia del TARDIS e spingerla per rifugiarsi al suo interno, come a cercare di proteggersi dall'inevitabile.

*      *      *

Zeta iniziava a preoccuparsi sempre più, man mano che si allontanava dalla Terra, dal Sistema Solare, dalla Via Lattea, per raggiungere lo spazio profondo immerso nel buio. La sua mente continuava a ripetere la stessa frase: quelle ragazze non sono umane. Quelle ragazze non sono umane.
Qualsiasi altra idea si riduceva a una parola di quella frase e il suo cervello iniziava a ripeterla all'infinito, accanendosi su di lui sempre più. Non sono umane. Non lo sono proprio per niente.
Ma allora cos'erano?
Con un gesto di rabbia improvvisa frantumò un meteorite che fluttuava a qualche chilometro di distanza da lui. Un raggio di energia gli scaturì dalle mani guantate, infrangendolo in centinaia di pezzi più piccoli di un pugno.
Cosa diamine erano quelle ragazze? Si chiese per l'ennesima volta viaggiando veloce nello spazio per chiedere al più presto udienza al suo Signore. Era di vitale importanza che sapesse, perché avrebbe fatto una brutta fine se il suo Padrone ne fosse venuto a conoscenza da solo. Di qualunque cosa si trattasse.
Poi un'idea iniziò a premere ai lati della sua mente. Un'idea assurda, improbabile... che fu costretto a seppellire appena giunto davanti alla grande nuvola colma di energia.
Veloce, si inginocchiò nella sua sfera protettiva violacea in segno di rispetto.
-Vi porgo i miei omaggi, Signore.-
“Zeta! Hai raccolto altre anime per la nostra nobile causa?” chiese ironico il mostro grigio, direttamente nella mente del suo sottoposto.
Questi strinse i denti e si risollevò in piedi abbozzando un mezzo sorriso da sotto il cappuccio nero.
-Sì, Signore, ma meno delle altre volte. Ho riscontrato un... imprevisto.-
“Sulla Terra?” rispose l'altro in tono derisorio. “Devo forse dubitare di te, Zeta?”
-No, Signore. Il fatto è che c'è una cosa che deve sapere.- iniziò prendendo il discorso alla lontana. -Quando sono entrato nell'orfanotrofio di St. Lagunov, io...-
“Vieni al dunque. Non mi va di ascoltarti per troppo tempo.” lo interruppe il suo Padrone con astio.
-No, certo. Avete ragione.- si scusò Zeta abbassando il capo. -Ho incontrato tre ragazze mentre cercavo di prendere delle anime. Ma non erano normali. Non erano completamente umane, Signore.-
“Sai che gran cosa.” ribatté quello, come infastidito da quella stupida notizia. “Hanno delle api aliene e nemmeno se ne rendono conto. E lo stesso vale per le ombre vive. Questo non è da meno.”
-No ma Signore... fanno cose che vanno oltre le mie capacità. Prevedono gli attacchi, modificano la consistenza stessa della materia e illudono di trovarsi in più punti contemporaneamente. Nessuna razza può fare cose del genere!- spiegò Zeta cercando di essere il più convincente possibile.
Probabilmente riuscì nel suo intento perché, in risposta, ricevette solo una lunga pausa.
-Signore...?-
“E così sosterresti che tre semplici umane siano dotate di forze superiori alle mie?” chiese con forza l'essere.
-No... solo che non possono essere umane. Non del tutto, almeno.- cercò di giustificarsi l'uomo nerovestito. -Consiglierei prudenza, mio Signore.-
“Tu consigli qualcosa a me?”
-Mi... mi scuso profondamente, Signore... non...-
“Io ho già deciso tutto. Non mi serve un consigliere, Zeta, solo un servo che ubbidisca a me e a me soltanto.” disse con cattiveria.
L'uomo abbassò il capo, aspettandosi qualcosa. Qualsiasi cosa. Probabilmente una punizione fisica per la sua insolenza, che però non arrivò, permettendogli di alzare lo sguardo. Nessun cambiamento particolarmente evidente della nube che aveva di fronte. Forse un leggero incremento di attività energetica che si manifestava con saette arancioni e rosse, talvolta violacee. Zeta rimase in attesa di ordini, di qualunque natura fossero stati, in religioso silenzio, mentre il suo sguardo si soffermava in automatico sui lampi che vedeva nel corpo del Padrone.
C'era lo stesso colore a riempirgli la testa anche molti anni prima. Quando aveva perso se stesso. Quando quella solida coscienza che aveva gli venne strappata e bruciata via.
Rosso.
Un lungo taglio sulla fronte...
“Zeta!” urlò arrabbiato il Padrone nella mente dell'uomo, provocandogli un gemito sofferto.
-Per... perdonatemi, Signore...- balbettò lui passandosi una mano sulla fronte.
“Non tollero tutta questa indisciplina, Zeta! Devo ricordarti che tutto ciò che hai lo devi a me?!” gridò senza pietà. “Posso riprendermelo quando voglio! E di te lo sai che rimarrà?!”
L'uomo ebbe un brivido al pensiero di se stesso che andava alla deriva, in un Universo buio e senza alcuna forma di vita. Morte dentro e fuori di lui. Per sempre.
“Vedo con piacere che hai capito.” mormorò l'essere con cattiveria. “Ora ascoltami.”
Zeta chiuse gli occhi, concentrandosi attentamente su ogni parola che gli veniva detta dal suo Padrone.
“Questo Universo è molto grande. Troveremo sicuramente altro da mangiare in una qualunque direzione io decida di prendere.”
-Vuole lasciare perdere la Terra, Signore?- chiese con stupore l'uomo nerovestito.
“Momentaneamente. Ho visto una costellazione molto interessante a pochi anni luce da qui. Sarà lei la prossima tappa.”
-E... la Terra?-
“La terrai tu sotto controllo per me. Aspetterò di vedere come procedono gli eventi, intanto visiterò altre zone dell'Universo.”
Zeta abbassò il capo, congedandosi.
“In particolare... voglio sapere di queste tre ragazze.”

*      *      *

L'uomo incappucciato uscì dalla stanza non appena tutti i bambini se ne furono andati. In realtà, erano state due ore buttate via. Non riusciva a rimanere concentrato per risolvere il Paradigma e le anime impaurite di tutti quei bambini non aiutavano per niente. Stancamente, si trascinò fino all'uscita dell'edificio per guardare il cielo. Una spessa foschia grigia non permetteva di vedere oltre due passi da sé, ma Zeta ormai aveva imparato a memoria il percorso. Camminò nel nulla per un po' poi i suoi stivali scuri incontrarono una superficie metallica liscia, che nemmeno tre passi dopo lasciò posto al legno. Lentamente, l'uomo appoggiò una mano sulla maniglia e spinse. Le luci della stanza si accesero subito, rivelando un letto addossato alla parete e una moltitudine di mensole stracolme di oggetti.
Con un 'clic' la porta in legno si chiuse alle sue spalle.
Zeta emise un sospiro, sciogliendo le spalle dalla tensione e dalla stanchezza. Con un gesto misurato si slacciò i due fermagli che gli sorreggevano il cappuccio e questo scivolò lungo la sua schiena; non riuscì però a cadere a terra perché un filo di energia nera lo ripose accuratamente su uno sgabello. La stessa fine fecero anche gli stivali e i guanti, rivelando la pelle dell'uomo. Un viola scuro intervallato da strisce disomogenee più chiare gli decoravano i polsi e il collo, accennandosi appena sulla mandibola e sul mento. Zeta chiuse lentamente gli occhi, voltandosi verso lo specchio che aveva evitato fino a quel momento. Solo quando gli fu davanti si guardò.
Le labbra erano contratte, probabilmente non sarebbe mai più riuscito a sorridere sinceramente; le guance scavate e il viso sciupato a risaltare delle profonde occhiaie. Occhi vitrei, che perdevano di giorno in giorno vita e brillantezza, come la sua pelle, segnata da un tempo che in realtà non era passato. E per finire la fronte. Una serie di piccoli punti neri gli decorava, come un sottile diadema, quella parte del viso. Ma anche lì, tempo addietro, il suo Signore aveva imposto la sua firma con un lungo taglio orizzontale.
Una serie di dolorosi ricordi iniziò ad affollargli la mente. C'era rosso, bianco...
Scuotendo la testa, Zeta distolse lo sguardo dal suo riflesso per posarlo sugli oggetti disposti con grande cura sulle mensole. Tanti piccoli souvenir presi dai mondi che aveva contribuito a distruggere. C'erano sfere colorate che si rincorrevano, cubi, piccoli segnalibri o altre sciocchezze del genere.
L'uomo si bloccò di fronte a una riproduzione in miniatura di una tigre. Con cura, prese in mano il giocattolo, saggiandone la morbida consistenza tra le dita. Non riusciva a provare niente. C'era solo un enorme cratere nella sua anima, nella sua mente, che si riempiva ogni giorno di odio e distruzione. Con una sottile scia di rammarico, Zeta ripose l'oggetto al suo posto, ripensando a quelle tre ragazze mentre si sdraiava sul letto. C'era qualcosa in loro che gli sembrava di conoscere. Qualcosa di antico... quasi quanto la Teoria Universale che cercava di risolvere. Come se le due cose non fossero separate.
Ogni cosa ha una ripercussione, da qualche parte nell'Universo. L'arrivo del suo Signore, tutti quei bambini rapiti dalle loro case, la sua memoria bruciata.
Doveva esserci un collegamento. Per forza.
Ogni cosa ha una ripercussione, da qualche parte nell'Universo. E questa ripercussione erano quelle tre ragazze.


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Note Autore: di Zeta, l’aiutante del grande e potente Divoratore di Mondi:

*Si fa largo tra le tende del sipario con evidente difficoltà*
Zeta: A-ehm.
*Prima che possa effettivamente riuscire a parlare al pubblico, un ometto tremante lo affianca, porgendogli un microfono nero*
Zeta: Ora sparisci. O finirai come il tuo amico delle musiche.
*L’ometto scappa via come se non ci fosse un domani*
Zeta: *pokeggia il microfono* …Prova? Funziona questo affare? *poke* Uno, due, tre. Prooova. Provaprovaprova. *poke di nuovo* PROVA! …sì. Mi sembra funzioni.
…MWAHAHAH!! *il suono echeggia per tutto il teatro, facendo tramare dalla paura tutto il pubblico… o no?* Cavolo, era da millenni che volevo farlo. *W*
Dicevo. Io sono Zeta, l’aiutante del grande e potente Divoratore di Mondi. Non cercate di fare i furbi con me. Non ci riuscirete mai. Siete arrivati a leggere questo capitolo? E allora DOVETE RECENSIRE- Non avete altra scelta. E se per caso non lo farete sarò costretto a rapirvi. Di notte. Quando nessuno baderà a voi. Verrete con me su un pianeta fittizio che diventerà la vostra prigione. Per l’eternità. MWAHAHAH!! *W*
Detto questo, direi che posso andare. *fa per andarsene* Ah, giusto. Il mio potentissimo Signore vuole farvi sapere che se non recensirete e se per caso io non riuscissi a trovarvi per rapirvi, verrete tutti distrutti da lui stesso con un grande BOOOM.
…Vi augura anche una buona giornata! *saluta con la mano*

Zeta il Terribile e il suo Padrone



La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 20
*** Cap-18: Coke, tea, coffee ***


Coke, tea, coffee
 
Capita, a volte, di non voler essere in un particolare posto, in un particolare momento, con delle particolari persone. Ma forse, molto più di sovente, capita di non aver voluto dire qualcosa in un determinato momento, a una determinata persona, in un determinato modo. Di fatto ci si ritrova proprio di fronte a quella situazione che si cercava di evitare, con tutto ciò che ti circonda a guardarti con ostilità.
-Ma... Devo per forza...?- mormorò Lara tremante, mentre i suoi occhi vagavano scattanti per la stanza quasi spoglia, come a cercare una via d'uscita.
-Lo hai chiesto tu. Se non ti senti pronta possiamo lasciar perdere.- disse il Dottore mettendosi di fronte a lei.
La ragazza chiuse gli occhi, cercando di capire cosa voleva davvero. Una parte di lei era terrorizzata dalle parole che le aveva detto il Signore del Tempo per spiegarle l'Occhio dell'Armonia, l'altra non desiderava altro che guardarci attraverso come aveva fatto Iris prima di lei.
-Guarda che ti stai preoccupando troppo.- intervenne l'amica. -Non è nulla di che. Solo un paio di colori che vorticano nell'anello di pietra.-
-Iris!- esclamò sconcertato il Dottore. -Non è affatto così! E'...-
-Oh, giusto. Dimenticavo. Ci ho visto la mia faccia in mezzo.-
Lara aprì gli occhi con un sorriso divertito sulle labbra per il tono usato dall'amica. Come se guardare nel Vortice del flusso Spazio-Temporale fosse la sciocchezza del secolo. Forse fu proprio su questo che si basò la sua scelta definitiva.
-Okay.- annunciò solenne. -Ho deciso.-
I due presenti si voltarono a guardarla.
-Hai deciso...?-
-Sì. Lo faccio.- disse decisa, anche se un piccolo tremito nella voce sembrava prendersi gioco della sua scelta.
Mentre Iris le sorrideva per rassicurarla, il Dottore le passò di fianco per attivare alcuni interruttori e manovelle cigolanti. -Va bene allora.- le disse leggermente, premendo un bottone arancio. -Quando vuoi, girati.- concluse appoggiandosi una mano sugli occhi.
Non voleva ripetere l’esperienza che aveva vissuto a otto anni.
Lara rimase immobile a fissare il vuoto di fronte a sé. Tutto ad un tratto non aveva più il coraggio di farlo. Già sapeva cosa si doveva aspettare ma le descrizioni, per quanto dettagliate, non sono l'originale.
-Ehm... Lara?- chiese Iris guardandola.
Il Dottore andò nel panico, con le mani premute sugli occhi, poteva solo immaginare cosa stava succedendo. -Lara? Tutto okay? Vuoi che lo chiuda?-
-Dottore!- Esclamò lei voltandosi inconsapevolmente. -Non mi sono nemmeno...-
I suoi occhi castani incontrarono la forma tondeggiante dell'anello in pietra e un secondo dopo erano fissi sui movimenti che si svolgevano al suo interno. Luci viola e blu in perpetuo movimento sembravano risucchiarla, come se il suo vero posto non fosse lì fuori ma all'interno del Vortice. E da un certo punto di vista, poteva anche essere vero.
-Non toccarlo Lara.- suggerì Iris abbassando il braccio dell'amica proteso verso l'anello.
-...Lara?- disse il Dottore indirizzandosi verso quel luogo in cui avrebbe dovuto esserci la ragazza. -Non dirmi, per favore, che vedi il tuo riflesso pure tu.-
Lei si riscosse, come percorsa da una scarica. Sbatté le palpebre più volte, per distogliere lo sguardo dal Vortice che, inesorabile, la chiamava.
-Mi piacerebbe potertelo dire, Dottore.- iniziò la ragazza avvicinandosi al Signore del Tempo. -Ma anch'io mi sono specchiata.-
Lui sentendola tirargli una manica si voltò verso i comandi e, toccandoli più o meno tutti, trovò il pulsante giusto che chiuse la breccia nel Continuum Spazio-Temporale.
-Aaah... ci avrei scommesso.- disse lui grattandosi la nuca. -Anche tu sei nel Vortice. Per questo si chiama Vortice Spazio-Temporale. Al suo interno, Tempo e Spazio si fondono per permettere al TARDIS di viaggiare.-
-Quindi è tutto a posto!- esclamò Iris battendo le mani. -Come stai, Lara?-
-Io... sto in piedi. A un metro e quindici centimetri da te e a due metri dal Dottore.- rispose lei senza pensare.
La mente troppo occupata a riorganizzare le idee.
-Cosa?-
-...sto bene.- rettificò un momento dopo con un sorriso.
Il Signore del Tempo la affiancò, trattenendola per le spalle come se dovesse cadere a terra da un momento all'altro. Una reazione del genere l'aveva già vista con Iris ed era meglio essere previdenti quando possibile.
-Dottore... sto bene.- ripeté Lara alzando un sopracciglio per lo strano comportamento dell'uomo. -Non ho alcuna intenzione di svenire o altro.-
-Mmh... sì. Direi di sì. Non dovrebbero esserci problemi visibili al momento.- concluse lui lasciandola andare.
Istantaneamente, la ragazza provò una bruttissima sensazione di abbandono, del tutto irrazionale, iniziare a divampare come un fuoco nel suo petto. Un secondo dopo si era materializzata tra le braccia di Iris che, insieme al Dottore, iniziava ad avviarsi verso l'uscita.
-Ti prego, ti prego, ti prego, non lasciarmi qua da sola...-
-Lara!- esclamò la ragazza colta di sorpresa, mentre l'altra premeva il viso contro la spalla e la sbilanciava leggermente all'indietro. -Non ti stiamo lasciando qui!-
-No, ma... vi eravate allontanati così tanto...-
L'amica non fece in tempo a esprimere il suo disappunto che il Dottore le affiancò. -Cosa intendi? Eravamo a pochi passi da te.-
-No.- rispose lei scuotendo la testa e abbracciando iris. -Eravate a quattro metri e mezzo di distanza da me. E vi stavate allontanando.-
-Lara, non eravamo poi così distanti.-
-Ma lo sapete quanto sono quattro metri e mezzo? Sono quattromilacinquecento millimetri!-
Fu Iris a intervenire. -Certo. Però sono comunque quattro metri e mezzo.-
Lei fece per ribattere ma dopo aver visto lo sguardo stupito e un po' preoccupato del Signore del Tempo lasciò perdere, affondando il viso nella spalla dell'amica. Perché non capivano? Si stava parlando di quattromilacinquecento millimetri! Non di un banale mezzo metro!
-Ehm... che ne dici se ora torniamo da Alex?- propose il Dottore scostando la ragazza dall'abbraccio dell'altra.
Lara annuì appena scivolando via da Iris, per poi afferrare la sua mano in una stretta tremolante. Non sarebbe riuscita a starle lontano nemmeno per un secondo in quell'istante. Sembrava che la sua percezione della distanza si fosse in una qualche maniera alterata e tutto le pareva molto più distante di come doveva essere. Sapeva la distanza esatta di ogni cosa ma rispetto ai suoi nuovi standard era tanto. Quasi fosse oggettiva e soggettiva insieme. 
La ragazza scosse la testa mentre saliva le scale a chiocciola, ricevendo uno sguardo preoccupato dal Dottore e una presa un po' più forte da parte di Iris. Non vi badò minimamente, constatando che aveva una voglia incredibile di bere un bicchiere di Coca-Cola.
 
*     *     *
 
Alexandra stava osservando, mezza sconvolta, la sua amica Lara sorseggiare avidamente dal suo bicchiere il liquido scuro, che formava una ragnatela di bolle sulla superficie in vetro.
-Ohi.- la richiamò il Signore del Tempo passandole una mano davanti agli occhi. -Cosa c'è che non va?-
La ragazza si riscosse, senza distogliere lo sguardo dal bicchiere di Coca-cola, ormai quasi vuoto, nelle mani dell'amica.
-No, ma... l'hai vista?-
Lara alzò lo sguardo sui presenti con un'espressione da 'Io non c'entro nulla' stampata sulla faccia.
-Sì, e allora?-
-Allora? E' evidente che non sta bene!- si risaldò Alex tirandosi a sedere sul suo letto. -Iris, non glielo hai detto?-
-Io... l'ho detto a Lara. Ma sembrava convinta di ciò che faceva e non ho insistito!- si difese lei alzando le mani in segno di resa. -Insomma... è grande abbastanza per scegliere da sola, mi pare!-
-Ragazze... cos'è che mi sono perso? Sta solo bevendo della Coca-cola. Ovvero zuccheri, aromi, coloranti, caffeina e acqua... non fanno bene ma non hanno mai ucciso nessuno!- disse il Signore del Tempo alzando un sopracciglio.
-Dottore. Lara odia la Coca-cola.- esplicitò Alex guardando il Dottore alternare lo sguardo da lei a Lara.
-Ma ora...-
-La odia.-
-A me non sembra pro...-
-La odia.- ribadì la ragazza riccioluta. -L'ha sempre odiata e continuerà a farlo per sempre.-
-...Ah.- concluse lui, non sapendo cos'altro dire.
-Perciò il fatto che ora la stia bevendo, e in quel modo...- disse Iris guardando l'amica svuotare il bicchiere con un leggero sorriso dispiaciuto. -...può voler dire solo una cosa: non sta bene.-
-Tenendo conto di quello che mi avete detto... può darsi che avete ragione.-
-No, Dottore. Noi abbiamo ragione.- calcò Alexandra incrociando le braccia. -Ma cosa le avete fatto mentre io dormivo?-
Il Dottore aprì la bocca per rispondere ma Lara lo bloccò sul nascere.
-Dottore? Ne posso avere un altro bicchiere, per favore?- chiese unendo le mani sul contenitore vuoto e implorandolo con lo sguardo.
-Lara... non esagerare con quella roba. Non fa bene.- rispose lui cercando di risultare il più convincente possibile.
Lei sporse il labbro inferiore. -Non posso proprio?- lo supplicò. -Non la bevo mai... ti prego, solo un altro bicchiere...-
-Lara! Lui è anche un dottore. Sa quel che dice.- la rimproverò Iris.
-Ma... ma...- balbettò lei dispiaciuta, passandosi un dito sul bordo del bicchiere. -Uffa.- disse poi smaterializzandosi.
Il Signore del Tempo stava per alzarsi per andare a scoprire cosa non andava nella ragazza ma venne bloccato al suo posto da Alex. Teneva gli occhi chiusi e la pietra del suo bracciale brillava leggermente di verde.
-E' in camera sua. E non stare a preoccuparti: non andrà a bere altra Coca-cola senza il tuo permesso.- spiegò riaprendo gli occhi.
Il Dottore annuì, affiancando la ragazza. -Ancora non ci hai detto come ti senti.-
Lei alzò le spalle, ritornando sdraiata nel letto. -Non sto poi così male. Qualche volta mi gira la testa e mi sembra di cadere, ma per il resto è okay.-
-Magari è un calo di zuccheri.- tirò a indovinare Iris.
-No. Mi è già capitato ma la sensazione è completamente diversa. E poi non ho fame.- disse Alex scuotendo la testa.
-Prova a dormire ancora un po' allora.- tentò nuovamente. -Forse sei semplicemente stanca.-
-Forse.- mormorò lei poco convinta. -E' come se... avessi la testa pesante. Non riesco a concentrarmi bene.-
Il Dottore le appoggiò una mano sulla fronte, scendendo poi a lasciarle una carezza sulla guancia. -E allora non pensare a niente, va bene?-
Istantaneamente i ricordi di un giorno prima comparvero nitidi davanti ai suoi occhi. Quell'uomo incappucciato, la corsa, la paura. I bambini spaventati... Con un brivido si riscosse, chiudendo gli occhi e annuendo piano.
-Okay, allora.- disse Iris andando ad abbracciare l'amica. -Se hai bisogno di qualcosa... chiama.- concluse per via telepatica.
Alexandra annuì e sorrise, avvolgendosi le coperte verde chiaro attorno al corpo. -Posso... chiedervi una cosa adesso?- mormorò arrossendo leggermente.
-Certo.-
-...Mi portereste una tazza di tè caldo?-
Iris si bloccò con la mano sulla maniglia prima di voltarsi verso l'amica e accertarsi di quello che aveva detto. Il Dottore invece le sorrise, ignaro di tutto, dopo averle fatto sapere che sarebbe tornato con un infuso tra una decina di minuti, spense la luce della camera e uscì, seguito dalla ragazza mora.
-Iris, come mai quella faccia?- disse incamminandosi verso la cucina del TARDIS.
-Ah no, niente.- rispose lei con una scrollata di spalle. -Stavo solo pensando a quanto una cosa possa essere strana.-
Il Signore del Tempo la guardò interrogativo, svoltando ad un incrocio. -Cosa stai dicendo?-
-Alex odia il tè caldo. Non riesce proprio a berlo.-
Lui si bloccò di colpo, pietrificato da quelle parole, neanche gli avessero detto la soluzione stessa del Paradigma di Skasis. Una moltitudine indicibile di idee iniziarono a tempestargli la mente. Mentre con Lara la voglia di Coca-cola poteva essere plausibilmente associata alla vista dell'Occhio dell'Armonia, con Alexandra no. Doveva esserci per forza qualcos'altro. Qualche altro collegamento che gli sfuggiva via dalle dita. Ricominciò a camminare giusto un secondo dopo, la testa brulicante di idee e supposizioni.
 
*     *     *
 
-Cacchio... ma è enorme questa cucina!- fu la prima reazione della ragazza appena aprì la porta della stanza.
Ormai il 'più grande all'interno' lo aveva superato ma davvero quella cucina era a dir poco abominevole.
Una grossa, grossissima, sala sulle tonalità del crema e caramello si diramava in una decina di corridoi laterali come una piazza con le sue vie.
-Iris!- la chiamò il Signore del Tempo affacciandosi da uno dei corridoi in cui era sparito. -Seguimi, altrimenti finirai per perderti.-
-Sì, arrivo!-
Prima di seguirlo, la ragazza notò che all'inizio di ogni corridoio vi era una targhetta esplicativa. Quella che stavano seguendo loro diceva “Bevande” in un carattere tutto rotondo e morbido. Il passaggio che avevano imboccato era corto e subito Iris si trovò in una stanza rettangolare, anche questa enorme, tutta colorata.
Da ogni dove sbucavano bicchieri in vetro e plastica colorata, con il manico, senza, con un mezzo manico, con o senza cannuccia incorporata. Di decine per ogni tipo ed erano tutti disposti in ordine impeccabile, in un grosso armadio a vetro che occupava una buona porzione della stanza. Tutte le altre pareti erano colme di mensole e antine piene di bottiglie in vetro dalle forme più o meno semplici e raffinate, contenenti liquidi colorati o più o meno alieni.
Distrattamente la ragazza si accorse dei movimenti del Dottore in giro per la cucina, mentre faceva bollire l'acqua per fare il tè che aveva chiesto Alexandra. Continuando a passeggiare, i suoi occhi si posarono su un angolo della parete diverso dagli altri come disposizione di oggetti. Qui non c'erano bottiglie da appoggiare sulle mensole ma un centinaio di cilindri in vetro, tutti etichettati, contenenti grani scuri di caffè.
-Iris?-
-C... Cosa? Cosa c'è?- balbettò lei colta di sorpresa, distogliendo lo sguardo dai contenitori per guardare il Dottore mostrarle una decina di bustine colorate, in bilico tra le sue dita.
-E' la quarta volta che ti chiamo. Volevo solo sapere a che gusto piace il tè ad Alex, poi potrai continuare a fissare il caffè.-
-Scusa, come facci a saperlo se non le piace?-
-...Domanda stupida. Hai ragione.- rispose lui dandole le spalle. -Vorrà dire che prenderò questo. Va bene per il mal di testa.- concluse prendendo la bustina verde e appoggiandola sul vassoio con uno spicchio di limone e un paio di bustine di zucchero. -Siamo pronti?-
Quando il Signore del Tempo si voltò verso Iris, questa ancora fissava i cilindri in vetro.
-Iris, se vuoi il caffè ne puoi prendere un bicchiere.- aggiunse dolcemente.
Probabilmente lei non capì completamente la frase, persa nel suo mondo di chicchi scuri, ma sentendo il suo nome e 'caffè' intuì il resto della frase.
-Sai Dottore...- iniziò piano passando un dito su un'etichetta. -E' molto strano perché io so che il caffè non mi piace. Eppure, nonostante tutto, vorrei berlo.-
Lui riappoggiò al ripiano il vassoio con l'infuso per Alexandra e le si avvicinò. -Dimmi esattamente cosa provi.-
Iris distolse lo sguardo dall'etichetta che recitava “Chichio-1943.05 - Deciso e brillante”.
-Non è difficile da spiegare, in realtà. Vorrei una tazzina di caffè.-
-Ma a te il caffè non piace.- precisò lui appoggiandosi le mani sui fianchi. -Me lo hai detto adesso.-
-E' vero. Ma il Tempo è relativo.- ribatté lei con un sorriso. -L'adesso che intendi tu, io l'ho appena vissuto due volte per cercare di dirti che quell'uomo... quell'essere incappucciato, ci sta tenendo d'occhio. Vuole sapere cosa siamo.- spiegò lei tutto ad un fiato, per poi passarsi una mano sugli occhi. La pietra del bracciale accesa di un blu intenso.
Il Dottore rimase un momento imbambolato a cercare di capire cosa stava dicendo la ragazza. Lei era già stata qui, in questo tempo. Non capiva bene come, ma gli pareva abbastanza plausibile.
-Adesso posso prendere il caffè?-
Con un debole sorriso rassicurante, il Signore del Tempo le appoggiò una mano sulla spalla, incrociando lo sguardo implorante di Iris, molto simile a quello di Lara di poco prima.
-Certo. Te lo preparo e poi andiamo da Alex, okay?-
Lei annuì. -Va bene, grazie.- disse scegliendo uno dei tanti gusti di caffè con il dito.
Mentre il Signore del Tempo si improvvisava barista, Iris andò a sedersi su uno sgabello molto alto vicino al bancone per appoggiarci sopra le braccia. Qualcosa di strano stava succedendo nell'Universo. Come un cambio di melodia, forse in meglio, forse in peggio.
-A cosa stai pensando?-
La ragazza sussultò appena. -Boh, non lo so.-
-Come puoi non saperlo?- chiese nuovamente lui afferrando un paio di bicchieri. -Lo preferisci con il latte?-
-No, no. Ci metto lo zucchero dopo.- rispose Iris prendendone una bustina. -...e comunque non lo so a cosa sto pensando, perché... perché...-
-Non pensavo che fosse una domanda così complessa.- si scusò lui lasciando scivolare il liquido scuro nei due bicchieri che aveva preparato.
-E' come se... ci fosse questa musica nell'aria.- ritentò la ragazza allargando le dita delle mani. -Che... non so, è bellissima e antica. Però è come se lo sapessi.-
-Cosa?-
-Come se sapessi che sta per finire.- mormorò afferrando con due mani il caffè.
Il Dottore si versò un goccio di latte nel bicchiere per allungare la sua bevanda, poi iniziò a sorseggiarla lentamente. -E' per caso quella melodia che ho sentito mentre guardavamo gli Universi la Vigilia di Natale?-
-Sì, è quella.- rispose lei guardandolo.
Lui mise il bicchiere sul tavolo, sospirando. -Sono andato a controllare su vari libri. Quella è l'Armonia delle Sfere.- spiegò piano. -La musica su cui si appoggiano gli Universi.-
-...Che bello...-
-Ooh, sì.- disse il Dottore con un sorriso. -E stai tranquilla perché quella canzone non avrà mai una fine.-
Iris fu costretta, a suo malgrado, a scuotere la testa in segno di diniego, appena riappoggiò la tazza vuota sul tavolo. -No, Dottore.- disse triste. -C'è una condizione... e se si avvera, la canzone finisce.-
-No. Non può...-
-Se gli Universi fossero le note e qualcosa li facesse scomparire, allora la melodia si interromperebbe.-
Una lacrima scivolò lentamente sulla guancia della ragazza ma lei non si mosse, fissando il Signore del Tempo analizzare quello che aveva appena detto, per poi allungare una mano verso il suo viso. Iris chiuse gli occhi mentre l'uomo le si avvicinava e con gentilezza la circondava con un abbraccio. Avrebbe voluto ricambiare. Avrebbe voluto dirgli che aveva paura, perché non era quell'uomo vestito di nero il vero problema. C'era qualcosa di molto più grande e pericoloso. Qualcosa che stava mangiando le note della canzone. Della loro canzone.
La ragazza si appoggiò completamente al petto dell'uomo per ascoltargli il battito. Forse anche quel suono bellissimo faceva parte della melodia.
-Facciamo una cosa, Iris.- mormorò il Dottore lasciandola andare. -Non pensarci più. Cerca di stare tranquilla.-
-O... Okay.-
Lui la osservò dubbioso, prendendo in mano il vassoio con il tè, ormai non più bollente. -Promettimi che almeno ci proverai.-
Iris annuì, accennando ad un debole sorriso. -Te lo prometto.-
A quelle parole l'espressione preoccupata del Signore del Tempo si distese in un gran sorriso. -Se è così... Allons-y!- esclamò incamminandosi verso l'uscita.
Lei lo seguì ridendo, chiedendosi come quel vassoio di tè non fosse ancora caduto a terra, in precario equilibrio tra le mani dell'uomo.



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Note Autrici:
Tempo: Ventoso. ...Oh mamma, è da un sacco che non dicevo questa parola-
Luogo: Di fronte al vostro apparecchio che, con fare gentile, vi sta permettendo di leggere queste parole. Ringraziatelo qualche volta! >:( Sono certa che nessuno di voi lo fa o ci ha mai minimamete pensato. Che gente che c'è in giro. *scuote la testa*

 
*Il teatro è gremito di gente, un gran numero di persone che vociano impazienti. Il sipario tirato lascia vedere il palco, spoglio e illuminato, ma vuoto.
Ad un tratto, dal fondo entra una figura riccioluta e occhialuta, che appena viene illuminata dai riflettori il pubblico riconosce subito come Alexandra. Si alza un boato (?), che la porta ad alzare lo sguardo dalla cartelletta tra le sue mani su cui sta appuntando qualcosa.
Riconosce il pubblico. Si blocca.
Indietreggia e scompare di nuovo dietro alle quinte.*
Alexandra: Ma cosa ci fa il pubblico di là?... Come 'bisogna dire loro qualcosa'? E dov'è il Dottore? ...Come non sappiamo dov'è?!... Cosa? ...Cosa vorrebbe dire che il microfono è aper... E' APERTO?!
*La sua testa ricompare. Altro boato. Risprofonda dietro alle quinte.*
Alexandra: Che?... Cos- No. No! No, io non ci vad-
*Ricompare improvvisamente sul palco, spinta dentro da qualcuno. Terzo boato - stavolta piuttosto annoiato. Rimane paralizzata per lunghi, lunghi, luuuunghi secondi, poi finalmente accenna ad un sorriso. Molto, molto forzato.*
Alexandra: ... eh. Ah. Aha. S-salve. *saluta rigidamente con la mano.* Siete... tanti. E belli. Bellissimi, oserei dire! Wow, guarda quello com'è vesito!... uh, scusate. *tossicchia con imbarazzo* Uhm, dovete perdonarci, pare che... ci sia un disguido tecnico. O spazio-temporale. O alieno... Qualcosa. Insomma, non troviamo il Dottore, quindi... suppongo di dover dire qualcosa io.
*Guarda dietro le quinte, e fa una faccia strana. Poi ritorna a guardare il pubblico con ancora quel sorriso forzato, seppur un po' più rilassato.*
Alexandra: Beh... vediamo. Come si suol dire in queste situazioniiiii grazie per aver letto, speriamo che il capitolo vi sia piaciuto! Se vi va lasciate alle autrici una recensione, ne saranno estremamente felici e le aiuterete a migliorarsi sempre di più! Eeeee... basta. Ciao!
*Fa un ultimo saluto rigido con la mano, e scappa fuori di scena come se un Dalek la stesse inseguendo.*
Alexandra: Non fatemelo più fare!... Lo so che non mi mangian- eh? COME IL MICROFONO E' ANCORA APERTO?!

Un abbraccio forte forte e buona Pasqua! *W*
Gallifrey, Fluffy e Yuki



La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 21
*** Cap-19: Proposal ***


                                                                         Proposal

Con calma e ordinatamente i bambini uscirono dal salone. C'era un clima diverso dal solito, quel giorno. Molti avevano un'espressione pensierosa sul viso, altri, più superficiali, un largo sorriso in volto. Damos era uno di questi ultimi e seguiva la fila con passo baldanzoso, come se due lunghe ore passate a cercare la soluzione del Paradigma fossero una sciocchezza.
-Potresti smetterla?- gli sibilò Niki, frustando l'aria con la coda. -E' irritante.-
L'amico spense la sua coda luminosa e cercò di non saltellare per ogni passo che faceva.
-Grazie.-
-...Ehi, cos'hai? Non ti sei accorto di com'è stato veloce oggi?- chiese Damos allegramente.
-Sì. Me ne sono accorto. Ed è proprio a questo che sto pensando.- rispose piano Niki, afferrandosi la coda e accarezzandone piano il ciuffo terminale. -Perché dopo solo due ore ci ha lasciato andare?-
-Ma cosa importa! L'importante è che lo abbia fatto, no?-
L'altro scosse la testa, ma non disse nulla, seguendo la folla di bambini verso la sala giochi. Se così si poteva definire una grossa stanza con quattro altalene e giocattoli vari disposti alla rinfusa in giro. Le pareti decorate con un paesaggio marittimo si erano sporcate nella parte bassa a causa di tutti quelli che, sfiniti o tristi, vi si appoggiavano. Non era facile sopportare quel ritmo pressante. I bambini iniziavano a diventare irrequieti, urlavano e scalpitavano sempre più spesso, rendendo vano ogni tentativo di giocarci assieme.
Turbato da questi pensieri, Niki non si accorse di una palla che, a una velocità folle, andò a colpirlo proprio sulla nuca.
-Niki!-
Il ragazzino cadde in avanti, attutendo la caduta con le mani.
-Niki! Niki!-
Le urla di Damos a due centimetri dalle sue orecchie sensibili non erano di grande aiuto, in realtà, ma si impose di non cedere al nero e a tutte quelle figure sfocate che gli passavano davanti.
-N...-
-Niki! Dimmi, cosa c'è? Dove ti sei fatto male?- disse l'amico come un uragano.
-Non... Non...-
-Cosa? Cosa c'è?! Parla, avanti!-
Lui prese un respiro profondo chiudendo gli occhi. -Damos, non urlarmi nelle orecchie!- scandì alzando il tono di voce.
L'altro mormorò uno 'scusa' tutto preoccupato, aiutando l'amico a tirarsi in piedi. Tutta la stanza girava e cadeva agli occhi di Niki, il quale si focalizzò solo sul braccio chiaro di Damos per non cadere di nuovo.
-Allora? Come va?-
Con un sospiro, il bimbo si passò attentamente una mano sulla zona colpita. Pulsava ancora e la testa gli girava terribilmente. Nessuno, tra tutti quelli che lo circondavano si era minimamente preoccupato della sua caduta e tanto meno nessuna delle inservienti si era preoccupata di controllare cos'era successo.
-Sì... sto bene.- articolò faticosamente Niki mentre Damos lo conduceva verso una zona marginale della sala giochi.
Avere almeno un lato protetto da un muro poteva risultare un bel vantaggio per controllare l'arrivo dei palloni. La stessa cosa era stata pensata da altri bambini, tutti rannicchiati alla parete mentre leggevano o sfogliavano distrattamente alcuni libri. A loro si aggiunse anche Damos e Niki mentre, lontano da quella piccola cerchia, infuriava l'ennesima battaglia di palloni.
-Va meglio qui?- chiese Damos leggermente. -Almeno non siamo al centro del massacro.-
L'amico sorrise. -Qua va benissimo.-
-Ti hanno colpito?-
Niki si voltò verso una sorta di animaletto, coperto di pelo arancione, che li guardava con degli occhi straordinariamente grandi e intensi, di un blu violaceo.
-Sì, un attimo fa.- rispose il bambino distendendo a terra le gambe.
-Niki...- mormorò Damos frapponendosi tra i due. -Non farti troppi amici...- gli sibilò tra i denti.
Prima che potesse rispondere, quella sorta di scoiattolo arancione parlò ancora. -Lo so, non bisognerebbe instaurare amicizie in questo posto.-
-Instaurare? Cosa significa?-
Lo scoiattolo sbatté le palpebre. -Vuol dire creare qualcosa. In questo caso legami durevoli.-
Damos alzò un sopracciglio. Ancora non aveva capito nulla.
-Vuol dire quello che hai detto tu, Damos. Solo con parole più difficili.- spiegò Niki incrociando le gambe per stare più comodo e osservare meglio il nuovo arrivato.
Somigliava un sacco a uno scoiattolo, solo molto più grande e senza coda. Un grosso anello di pelo lungo e chiaro gli fasciava il collo, esaltando in qualche modo gli occhi enormi.
-Come ti chiami?-
-Orange.-
-Io sono Nik...-
-Sì, lo so. Niki e Damos. Vi siete chiamati per nome poco fa.-
-...Wow.-
Mentre il mal di testa di Niki era solo un ricordo, a Damos quella palla di pelo colorata iniziava a infastidire non poco. Così, dopo essersi congedato in fretta e furia si staccò dal gruppo, incamminandosi verso le altalene. Forse oggi, in un tempo relativamente breve, sarebbe riuscito a salirci per almeno cinque minuti, pensò osservando una fila di almeno venti bambini per ognuna delle quattro altalene.

 

* * *

 

La pausa gioco finì all'incirca un'ora dopo e, avvantaggiato dal suono della campana, Damos era riuscito a salire sul gioco per molto più tempo di quello che si era aspettato. Una gran fortuna che da un sacco di tempo non gli capitava. Con un salto scese dall'altalena, individuando subito Niki che ancora parlava fitto fitto con quell'alieno peloso arancione. Sperava che si fossero stufati di parlare, ma a quanto pare tra cervelloni ci si intendeva a meraviglia. Distrattamente il ragazzino bianco seguì il fiume di bambini che avanzavano verso la mensa per cenare, troppo occupato a non perdere di vista il suo amico. Insieme allo scoiattolo peloso, si sedettero a una lunga tavola apparecchiata con bicchieri, cucchiai e piatti pieni di una sostanza viscosa.
-E noi dovremmo mangiare questa roba?- chiese Damos affondando il cucchiaio nella sua cena, sollevando il cibo blu-verde dalla dubbia consistenza e sapore.
Il solo scopo di quella domanda era attirare l'attenzione su di sé, dato che Orange non faceva altro che parlare con Niki, escludendolo dalla conversazione.
-Se non è di tuo gradimento, potrei finirla io al posto tuo.- gli rispose il semi-scoiattolo guardandolo.
-Sai cosa ti dico? Prendila pure tutta.- disse acido Damos, lanciando un'occhiata di rimprovero a Niki prima di abbandonare il cucchiaio nel piatto e alzarsi dalla panca, diretto verso l'uscita.
Bastò aspettare il momento opportuno per non essere visto dalle inservienti e uscire dalla mensa correndo per i corridoi dell'edificio. E così Niki aveva preferito Orange rispetto a lui. Lui che gli aveva offerto la sua amicizia per sempre. Una lacrima gli rigò il viso. Non avrebbe mai più rifatto lo stesso errore. Faceva troppo male.
La porta del suo dormitorio venne aperta con rabbia e con un suono secco si richiuse proprio mentre Damos affondava la testa nel cuscino e ci stringeva attorno le braccia. Passò un tempo infinitamente lungo rannicchiato in quella posizione, tanto che quando qualcuno gli toccò la spalla, i muscoli urlarono di protesta.
-...Damos?- mormorò Niki leggermente. -Sei sveglio?-
-Non per te.- gli rispose l'altro chiudendo forte gli occhi. -E nemmeno per quella palla di pelo arancione.-
-...E per chi saresti sveglio?-
Damos ci pensò un momento prima di rispondere. -Per il mio amico Niki.-
-Va bene, allora.- disse l'amico con un sorriso, mentre la coda si avvicinava flessuosa al viso dell'altro, nascosto in parte dal cuscino.
Damos voltò la faccia verso Niki, ritrovandosi il ciuffo scuro della sua coda negli occhi e nel naso, facendolo starnutire. Entrambi scoppiarono a ridere poco dopo, sedendosi sul letto.
-Scusami, Damos. Non dovevo escluderti così, oggi.-
-Okay, scuse accettate. Però...-
L'amico sollevò lo sguardo, attendendo.
-Però per la prossima settimana andrò io in altalena al posto tuo.- concluse altezzoso.
-Ma...! Così tu ci andresti due volte!- esclamò Niki contrariato.
Tuttavia notando l'espressione dell'amico lasciò perdere, accennando del fatto che forse se lo era meritato.
-Di cosa avete parlato per tutto il pomeriggio?- chiese Damos curioso.
-Un po' di tutto.- rispose Niki con un'alzata di spalle mentre la porta del dormitorio si apriva e lasciava entrare una ventina di bambini assonnati. -I soliti pettegolezzi.-
-No...- disse Niki meditabondo, scendendo la letto dell'amico e infilandosi nel suo. -Forse sì. Si parla di una profezia.-
-Sarebbe?-
-Ehm... Una sorta di previsione su ciò che accadrà.-
-Ah.- rispose atono Damos osservando tutti gli altri ragazzini addormentarsi nei loro letti. -E chi la racconta? Orange?- chiese in un sussurro.
Anche Niki iniziò a parlare piano. -No, no. Non solo lui. E' come un'immagine che inizia a circolare in giro.-
-Una foto, un disegno?-
-No! Un'immagine mentale.-
-...Non è possibile che tante persone immaginino la stessa cosa.- concluse Damos accendendo debolmente la sua coda.
-E' questo il fatto.- approvò Niki annuendo. -Alcuni bambini di una certa razza, dicono di essere più sensibili a ciò che arriva da fuori. Durante le ore passate a cercare la soluzione hanno visto la profezia.-
-Ed è una bella cosa?-
L'amico blu alzò le spalle, avvolgendosi la coda attorno alle gambe. -L'unica cosa che si sa è che si sta diffondendo.-
-Come una malattia?-
-O come una cura.-
-Si diffondono le malattie, non le cure, Niki.-
Niki alzò gli occhi al cielo. -Era una metafora, Damos. Questa profezia potrebbe salvarci come una cura, non finirci come una malattia.-
-Ooh... Forte! E tu sai cosa dice la Profezia?- chiese entusiasta.
-Sì, me lo ha raccontato Orange. Non l'ha vista di persona, ma l'ha sentita raccontare in giro.- disse Niki come premessa. -Alcuni bambini hanno visto in sogno tre sfere, alcuni dicono enormi, altri grandi come biglie, di tre colori diversi: una blu, una verde e una rossa. -
I due ragazzini si osservarono attentamente nella penombra della stanza. C'era entusiasmo e parra nell'aria.
-Insomma queste tre biglie sono tutte vicine e brillano. Girano su se stesse e intanto si muovono in giro, producendo questa energia bianca e purissima.-
-Che forza...-
-Già.- assentì Niki annuendo. -Però poi le nostre conoscenze finiscono. Orange ha qualche contatto, ma la traccia è ancora troppo debole per essere seguita. E fare domande specifiche in giro è fuori discussione.-
-Se poi un sacco di bambini sognano questa profezia, non le daranno molto peso, no?- osservò Damos saggiamente.
-Corretto. Comunque nel caso io dovessi sognarla... te lo direi.- disse Niki in un soffio, come se tutto il coraggio di prima lo avesse abbandonato di colpo.
-Anch'io te lo direi.- concordò l'altro bambino con un largo sorriso per rassicurare l'amico. -Buona notte, Niki.-
-'Notte.-
Con un sospiro sollevato i sue si distesero sotto le coperte e chiusero gli occhi, sperando che nessun strano incubo disturbasse il loro sonno.

 

* * *

 

Molto, molto più lontano dai sogni dei bambini, tre studentesse di un liceo Artistico avevano ormai rinunciato a seguire con un minimo di concentrazione la lezione di storia.
“Aaaleeex... Mi annoioo...” mormorò Iris telepaticamente, toccando con un dito il braccio dell'amica.
Lei la guardò di sfuggita, intenta a finire di scrivere una frase sul suo quaderno di appunti.
“Non stavi giocando a 'Indovina la parola' con Lara?”
“Sì, ma poi lei si è stufata.”
“Perché?” chiese con curiosità mentre si sistemava gli occhiali.
“Beh... a dirla tutta, è perché riesco ad anticipare le sue mosse.” ammise la ragazza incrociando le braccia sul banco.
“E non potresti non farlo? Così diventerebbe più...”
“Ma non lo faccio apposta! Da quando abbiamo incontrato quella... quell'essere incappucciato, ho la sensazione di essere qualche secondo in anticipo rispetto a tutto.” Iris sbuffò. “E' noioso sapere le cose prima che succedano. E' come se lo facessi due volte.”
Alexandra appoggiò la penna sul banco, sorridendo lievemente all'espressione annoiata della sua amica. Purtroppo, non c'era niente che potesse fare.
“Ohi!” si intromise Lara. “Di cosa state parlando? Posso aggiungermi?”
“No.” le rispose Iris voltandosi.
“M... Ma...” balbettò mortificata. “I... Io volevo solo...”
“Lara, sto scherzando.” esplicitò l'amica, che si ritrovò un pugno giocoso sul braccio poco dopo.
“E io che ti prendo sul serio.”
“E' proprio per questo che è divertente.” disse con ovvietà la mora.
Lara lasciò volontariamente perdere l'ultima frase, concentrandosi su ciò che voleva dire.
“Volevo proporvi una cosa.”
“Sarebbe?” chiese Alex curiosa. Ormai di seguire la lezione nemmeno a parlarne.
“In realtà non so se questa cosa sia effettivamente possibile.” iniziò mordendosi il labbro inferiore. “Però... pensate a quella volta che abbiamo visto dall'alto gli Universi.”
Le amiche le sorrisero, invitandola a continuare.
“Secondo me non sono tutti uguali.”
“Credo proprio di no. Insomma... che noia altrimenti.” fece notare Alex appoggiandosi sul banco. “E la tua idea sarebbe...?”
“Andare a vederli.”
Lara distolse lo sguardo dalla prof per incontrare gli occhi delle sue amiche. Queste la fissavano sconvolte, come se avessero appena visto un fantasma.
“Ragazze! Era solo un'idea!” esclamò spaventata dalle loro reazioni.
Iris prese un respiro profondo. “Fammi capire bene.” iniziò cercando di mantenere un tono tranquillo. “Non hai abbastanza spazio qui che vuoi addirittura cambiare Universo?!”
Lei sbuffò. “Ma che cavolo stai dicendo? Il caffè ti sta dando alla testa, te lo dico io.”
“Lara, spiegati.” disse Alex tranquillamente.
“Volevo andarci solo per vedere cosa c'è di diverso!”

 

* * *

 

Per maggiore sicurezza, le tre ragazze decisero di saltare in un altro Universo durante l'intervallo, che iniziò circa un quarto d'ora dopo aver convinto Iris a partire per questa “avventura extra-universale”.
Furono molto accurate. Controllarono Tempo e Spazio iniziali per poterci tornare una volta conclusa la gita, in modo che nessuno si accorgesse della loro momentanea assenza.
Tutto andò liscio. Nessuno sospetto di nulla quando le tre amiche si presero la mano e, chiudendo gli occhi, scomparirono per un brevissimo istante, così infinitesimale che nemmeno sembrò esserci stato. E ora, tutte gongolanti, stavano raccontando l'avventura al Dottore che le ascoltava in silenzio.
-...e ti ho detto di quel cane alto almeno due metri?- chiese Alexandra allungandosi verso l'alto per cercare di definire le proporzioni. -Era davvero enorme, te lo assicuro! Non era il padrone a portare a passeggio il cane, ma il contrario!-
Lara ridacchiò, accovacciandosi sulla poltroncina della sala consolle. -Per non parlare del caos che c'era in giro!-
-Non si capiva niente. Sembrava che tutti fossero in ritardo.- aggiunse Iris.
-Ragazze... Tutto questo sarà stato divertente, ma anche molto pericoloso.- commentò il Signore del Tempo serio.
Tutte e tre persero il sorriso sentendo le sue parole.
-Perché, scusa?-
-Ancora non sappiamo qual è il vostro ruolo in relazione a questo Universo, figuriamoci con i paralleli! Cosa ne sapete se andando lì non avete incontrato i vostri doppi, magari in un tempo passato o futuro? Caspita, vi devo dire ed esplicare ogni cosa?-
Lara si sedette scomposta sulla poltrona che produsse una serie di cigolii, mentre osservava il Dottore strofinarsi gli occhi. -Sentite... tutto questo... E' una situazione molto complessa da gestire. Evitate di fare imprudenze, o rischierete di complicare la situazione in maniera incontrollata.-
-Ma noi...- mormorò Alex scegliendo con cura le parole. -Noi volevamo soltanto distrarci dalle preoccupazioni per un po'. Non abbiamo fatto niente nel parallelo. Non abbiamo parlato con nessuno.- provò a giustificarsi.
-Già, infatti. Sono anche stata attenta a ritornare esattamente un momento dopo di quando eravamo partite.- aggiunse Iris.
-...e nel posto giusto. Nessuno si è accorto della nostra scomparsa, Dottore.-
Lui annuì, sperando che con le loro gite quelle ragazze non avessero creato accidentali paradossi sul loro corso. -Va bene allora. Ma evitate di rifarlo. E' troppo pericoloso.-
-Uffa. Si può sapere cosa cambia se si viaggia con il Tardis?- chiese Iris iniziando a raccogliere tutte le foto che avevano scattato per giocare al 'Gioco delle differenze' tra il parallelo e il loro Universo.
-Iris, il Tardis non viaggia attraverso le dimensioni.-
-Ah no? E perché?-
-Perché... le pareti dei due mondi si sono chiuse dopo la caduta di Gallifrey.- spiegò lui tristemente. -Ma a quanto pare né per ELMEM né per voi questo è un problema, dato che saltellate da una parte all'altra come nulla fosse. Davvero, non me lo spiego.- disse grattandosi distrattamente la nuca.
-...Cosa sarebbe un ELMEM?- chiese Alexandra, dando voce anche ai pensieri delle sue amiche.
-Ooh, è una lunga storia.-
-Ma noi abbiamo un sacco di tempo!- ribatté Iris incrociando le braccia.
-Vi avevo già accennato qualcosa appena vi avevo incontrate in quel parco.- disse il Dottore tentando di far cadere il discorso.
-Ma è proprio questo!- esclamò Lara alzandosi dalla poltroncina chiara. -Ci dici sempre le cose a metà! Come se non volessi dirci qualcosa. Perché?-
Lui rimase in silenzio, distogliendo lo sguardo da quegli occhi ardenti di curiosità. Quanto potevano far male delle parole? Immensamente. Le parole sono potenti, sono draghi che ti escono dal cuore con ferocia. O sono balsami per le orecchie e per l'anima. Il Dottore si concesse un sospiro per organizzare le idee e i ricordi che sfuggivano via.
-ELMEM è uno sbaglio.- iniziò appoggiandosi due dita sugli occhi chiusi. -Un essere che riusciva a creare crepe tra i mondi.-
Solo a pensarci sembrava passato così tanto tempo.
-Un cucciolo che non riusciva a controllare la propria forza. Un pericolo per sé e per gli altri.-
Lentamente alzò lo sguardo sulle ragazze. -Soprattutto per gli altri.-
Il Dottore lasciò vagare la mente all'ultimo giorno di quell'avventura.
-Ci sono... C'erano queste tre amiche. Sapevano tutto su di me grazie a una serie TV che raccontava le mie avventure.-
-...Chissà che scocciatura.- mormorò Lara.
Lui sorrise. -E' stato divertente.- poi riprese il racconto. -Eravamo tutti insieme, quel giorno. Ci stavamo salutando. Loro non avrebbero potuto stare con me, anche volendo. Le pareti trai mondi devono rimanere chiuse.-
Alex e Iris annuirono, continuando a guardare il Signore del Tempo mentre parlava.
-Ma ELMEM all'ultimo si liberò, buttandole fuori dal Tardis.- concluse senza riuscire ad aggiungere altro.
Iris allungò un braccio, prendendo una mano nelle sue. Un sorriso rassicurante sulle labbra. Alexandra e Lara la seguirono un momento dopo, sommergendo il Dottore con i suoi abbracci.
-Adesso capisco perché mi sento a casa quando sono sul Tardis.- bisbigliò Alex sulla spalla di lui. -Probabilmente è perché la mia alter-ego del parallelo è stata qui.-
Il Signore del Tempo aveva ben altre teorie al riguardo, ma non gli importava. Non ora che il ricordo di quelle tre stravaganti ragazze era tornato vivo e pulsante. Strinse a sé anche Iris, circondandola con un braccio, prima di lasciarle andare con un sorriso leggero.
-Beh, ma... ascolta un attimo.- iniziò Lara prendendosi il mento tra le dita. -Ora tu hai noi, mi pare.-
Il Dottore alzò un sopracciglio. -E quindi?-
-Ooh, ma è geniale!- esclamò Iris battendosi una mano sulla fronte. -Lara ha ragione, Dottore! Tu hai noi!-
Ma lui ancora non capiva cosa cercassero di dirgli. Anche Alex l'aveva capito, e sorrideva alle amiche.
-Cosa? Me lo potete dire?- chiese un po' arrabbiato.
Era una spiacevolissima sensazione sapere che tre persone erano arrivate a una soluzione che lui non vedeva.
-Hai detto che non sei riuscito a salutarle.- iniziò Alex, paziente.
-E noi possiamo viaggiare tra gli Universi paralleli senza rompere nessuna “barriera” o come le hai chiamate.- continuò Iris accavallando le gambe.
Il viso del Signore del Tempo si aprì in un ampio sorriso mentre Lara concludeva la serie di indizi.
-Se ti fa piacere, potremmo portarti da loro per un saluto.-
-Potrebbe... Sarebbe veramente meglio lasciar perdere, però... è pur vero che non ci sono fratture...- disse lui buttandosi sul monitor della consolle e premendo alcuni pulsanti. La macchina emise uno sbuffo, quasi divertito per poi vibrare leggermente, rassicurando il Signore del Tempo.
-Allora?- chiese Lara. -Basta un semplice 'Sì' o 'No'.-
Il Dottore sollevò lo sguardo dallo schermo azzurro e sorrise a tutte e tre le ragazze prima di parlare.
-Sì, per favore.-
Alexandra sorrise, sfregandosi le mani impaziente. -Non preoccuparti, Dottore.- annunciò convinta. -Non ti farò perdere nessun braccio durante il tragitto!-
Lui per tutta risposta alzò gli occhi al cielo, scuotendo leggermente la testa.
-Ma sì, anche se perde un piede per strada o un orecchio non è un problema. Tanto gli ricresce.- disse invece Iris con semplicità.
-Comunque.- ribadì il Dottore per sicurezza. -Meglio se non succede, okay?-
Entrambe gli sorrisero. -Okay.-
-Rimane forse solo un problema.- si intromise Lara, assorta.
-Quale?-
-Come faccio io a trovarlo quell'Universo? No, dico... avete presente quanti ce ne sono? Non possiamo controllarli tutti!-
-...Ah.- commentò Alexandra lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi. -Già, questo è un bel problema...-
-No, invece.- ribatté il Dottore girandosi verso la consolle e facendo scorrere verso di sé il monitor. -Quando ero nell'altro Universo, ELMEM mi ha dato un po' della sua energia per ripartire. Fortunatamente...-
Lui si bloccò, corrugando la fronte, senza smettere di premere tasti e attivare luci colorate.
-Fortunatamente cosa?-
-Fortunatamente... Io...-
Iris sbuffò. -Quando vuoi, noi siamo qua, eh.-
-Io... dovrei avere ancora un po' di quella energia, da qualche parte!- concluse velocemente, iniziando a girare attorno al piantone centrale con foga, le mani che, a una velocità prossima a quella della luce, premevano bottoni e attivavano leve molto distanti.
Un uragano al confronto era nulla.
-Dottore, ma che fretta c'è?- chiese Alex, togliendosi dal raggio d'azione dell'uomo.
-C'è fretta! Devo sbrigarmi, altrimenti perdo completamente la traccia!- disse lui lanciando uno sguardo allo schermo, mentre le dita si muovevano da sole sui comandi.
Lara si materializzò di fronte ai grafici che comparivano sul monitor. Un grosso disco era diviso in due sezioni distinte da due gradazioni di blu. Prima che potesse anche solo aprire bocca per una domanda, già il Dottore le stava rispondendo.
-Il più scuro indica quanta energia non ha il Tardis.-
-Ma siamo quasi a secco!- esclamò Iris affiancando l'amica di fronte al grafico.
-Almeno un quarto dei viaggi li faccio così, non è mai stato un problema.- disse lui sollevando una grata e tuffandoci dentro le braccia e la testa. -Quello chiaro indica l'energia che abbiamo per viaggiare!- spiegò estraendo un lungo tubo bianco.
-Grandioso. Sarà solo il 10% del totale.- mormorò Lara toccando la zona.
-Dottore, cosa stai cercando?- chiese Alex prendendo il tubo per spostarlo via. -Ti posso aiutare, se vuoi.-
-Sto... cercando...- disse continuando a estrarre cianfrusaglie. -...questo!- esclamò vittorioso con un dischetto giallo tra le mani.
Iris e Lara si sporsero per guardare il motivo di tanta agitazione. Non era nulla di particolarmente eclatante, solo un cerchio, spesso al massimo un centimetro forato nel centro.
-Tante storie per un CD?- chiese Lara alzando un sopracciglio.
-Questo non è un CD! E' un...- lui sbarrò gli occhi. -E' complicato. Lara, leggimi il valore dello spicchio più piccolo tra i tre che vedi!- urlò alzandosi in piedi e afferrando il dischetto tra i denti.
-...Ma non c'è uno spicchio più piccolo.- disse lei perplessa.
-Che cosa?!-
Il Signore del Tempo aveva infilato il disco in una fessura prima di raggiungere ansante il monitor. Lo spicchio blu scuro occupava con imponenza gran parte del grafico, inglobando a poco a poco le altre zone più chiare.
-Eccolo!- disse il Dottore premendo un dito sullo schermo in corrispondenza di un filo bianco. -E' solo l'1% , ma ce la posso ancora fare!-
Saggiamente, le tre amiche si schiacciarono contro il corrimano in ferro, osservando il Signore del Tempo volare da una parte all'altra trasportando cavi e premendo bottoni. Probabilmente anche a caso.
Quando ebbe calpestato ogni centimetro quadrato della sala ed ebbe finito di premere tutti i pulsanti che poteva trovare in giro si fermò, con il fiatone, davanti al monitor. Fermo.
-Dottore...?- tentò Alex guardando la sua figura a braccia conserte fissare qualcosa sulla consolle.
Lui non disse nulla. Nemmeno si mosse, sembrava essersi pietrificato lì.
Iris lanciò un'occhiata a Lara, che si avvicinò cautamente al Signore del Tempo, senza distogliere gli occhi dal suo viso. Cercando di capire cosa non andasse.
-Fatto!- gridò lui balzando verso la plancia del Tardis.
Lara si materializzò tre passi più indietro, spaventata. -Ma ti sembra il modo?!- gli urlò appoggiandosi le mani sui fianchi. -Mi hai spaventata!-
Lui alzò lo sguardo sulla ragazza, completamente spaesato. -Cosa?-
-Mio nonno in carriola, guarda.- gli rispose lei sbuffando.
Alex e Iris intanto cercavano di trattenersi dal ridere, senza molto successo per la verità. Lara lanciò loro un'occhiata di rimprovero prima di rivolgersi nuovamente al Signore del Tempo.
-Dopo tutto questo casino... a cosa serve quel CD?-
Il Dottore scosse la testa, preferendo non sapere i dettagli di ciò che evidentemente si era perso. -Non è un CD. E' un disco in grado di dirci l'origine e la fonte di quasi tutti i tipi di energia che gli vengono caricati sopra.-
-Ah.- disse Alexandra guardando l'oggetto, prima di un opaco giallo, brillare debolmente di arancio su un lato.
-E io con quel coso dovrei riuscire a portarti nell'Universo parallelo, giusto?- chiese Lara scettica.
-Sì, esatto.- assentì lui mostrandole il disco bucato. -ELMEM ha assorbito energia anche da quel parallelo e, togliendo il nostro Universo da cui proviene, l'unica direzione che può segnalare...-
-...Sarà quella del parallelo.- concluse lei. -Sì, ho capito.-
-In pratica una bussola per orientarsi tra quel mare di Universi là fuori.- disse Iris. -Forte!-
-Dai, dai, dai! Proviamolo!- esclamò entusiasta Alex saltellando e battendo le mani.
Il Dottore sorrise, porgendo a Lara il dischetto. -Tienilo sempre in mano. Non lasciarlo cadere per nessun motivo.-
-Perché? Se no che succede?- domandò la ragazza rigirandosi l'oggetto sottile e leggero tra le dita. -Faccio esplodere qualche Universo?-
-No, ma è l'ultima Bussola energetica che mi è rimasta.-
Lara smise di muovere il disco. -Oh. Ci starò attenta, allora.- lo rassicurò con un ampio sorriso.
Il Signore del Tempo appoggiò una mano sul braccio di Alex e una su quello di Iris, aspettando di essere raggiunto anche da Lara. La ragazza teneva ben stretta la Bussola con due mani e le sue amiche per chiudere il cerchio furono costrette ad afferrarle i polsi. Il Dottore le vide respirare tranquille un paio di volte prima di chiudere gli occhi con loro, una sensazione di instabilità a diffondersi velocemente dal basso ventre a tutto il corpo. Era ufficialmente in viaggio per una nuova dimensione.

 

 

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Note Autore:

Tempo: Sinceramente non lo so. Credo in ritardo. *consulta la sua agenda* …tanto siamo sempre in ritardo-
Luogo: Proprio qui:

Perché le balene? Perché sono belle, oh-

*Il pubblico trova comodamente il proprio posto nella grande sala fluttuante nei cieli, circondato da allegre megattere. Non appena tutti si sono sistemati, le luci si attenuano e, in quell’irreale atmosfera silenziosa e azzurra, il Sipario si raccoglie ai lati del palco. Il Dottore, nel suo adorabile completo blu, è già lì, tutto sorridente, per accogliere il pubblico*

Il Dottore: Salve a tutti! :D Avete visto che posto? Oggi ho avuto la possibilità di sceglierlo io. Spero vi piaccia. :)

*Fissa un signore che ancora non è seduto al suo posto, troppo spiaccicato sui vetri a guardare le balene*

Il Dottore: Ehm… le dispiace… scusi! …Sì, sì signore, dico a lei. Le dispiace accomodarsi? …Grazie. Potrà rimanere a guardare le megattere di Juke dopo le note autore. Questo posto rimane aperto fino a tardi. Grazie, grazie ancora.
Coff… coff… DUNQUE. Tanto per cominciare… grazie. Grazie davvero a tutti. A voi che siete qui ad ammirare le balene, a quelli che non sono riusciti a venire e che leggono queste parole da casa, alle anime buone che riterranno il capitolo meritevole di una recensione, a quelli che, pur ritenendo di dover lasciare un commento, alla fine non lo faranno, all’autrice per aver finalmente aggiornato, a Yuki per averla stressata abbastanza da convincerla ad aggiornare e, un grazie davvero immenso va al gestore di questo immenso teatro che, dopo immense lamentele, si è lasciato convincere ad ospitare voi, carissimo e immenso pubblico! 8D
GRAZIE. Davvero, da cuore. E per inciso, io ne ho due. …Quindi sarebbe all’incirca un “Grazie al quadrato”… o qualcosa del genere.
A-ehm. Come al solito, se non vi è chiaro qualcosa, se ci sono errori che alla sola vista vi bloccano il metabolismo, se questa storia non vi piace o vi piace troppo o vi siete stufati di veder comparire il suo aggiornamento sempre più in ritardo, fatecelo sapere. Cercheremo, nei limiti dell’impossibile (?), di correggere quello che non va. Le autrici sono davvero felici di sapere che ne pensate. :) E… beh… Lo sono anch’io. Se mai a qualcuno interessasse.
Grazie ancora per essere passati!! Vi lascio ad ammirare le megattere!
*Saluta con la mano un pubblico che, frettolosamente, gli lascia un applauso per poi andare a spiaccicarsi contro i vetri del teatro fluttuante*
Il Dottore: O__O” Per Rassilon, ma sono davvero fissati.

 

Un abbraccio immenso
Gallifrey, Yuki e Fluffy

 

 

 

La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 22
*** Cap-20: The Parallel Universe ***


The parallel Universe

Il Dottore lasciò la presa sul braccio di Alexandra solo quando quelle spiacevoli sensazioni di instabilità e nausea lo abbandonarono completamente, segno che erano atterrati. Ancora non sapeva se era arrivato tutto intero, ma quantomeno era arrivato.
Lasciando anche l'avambraccio di Iris, il Signore del Tempo aprì lentamente gli occhi sbattendo più volte le palpebre per togliersi quella sorta di intontimento che gli annebbiava la mente. Aprendo per la seconda volta gli occhi in quel parallelo.
Lara si staccò dal gruppo, le dita ben attaccate a quel disco luminoso che, da giallo, ora brillava di un arancione intenso su tutti i bordi.
-Sono... arrivata nel parallelo giusto?- chiese lei fissando il disco forato iniziare a spegnersi lentamente.
Il Dottore azzardò un passo barcollante nella sua direzione, prendendole l'oggetto dalle mani. -Sì, siamo nel posto giusto. Vedi che il colore scuro è su tutta la circonferenza? Vuol dire che l'energia che ha assorbito viene da qui.-
-Ma si sta spegnendo.- fece notare Alex un po' preoccupata.
-E' vero. Ma non è assolutamente un problema. Alla fine ero riuscito a caricare solo l'1% di energia. E' normale che si scarichi subito.- spiegò lui ridando la Bussola energetica a Lara.
-Dottore... io non saprei dove metterlo un CD così grande.-
-...ma quante volte te lo devo ripetere? Non è un CD!- disse esasperato, riprendendo lo strumento.
-Rimane il fatto che non mi ci sta nelle tasche dei jeans!- ribatté lei incrociando le braccia.
-Lo tengo io.- concluse il Dottore facendolo scomparire con un gesto veloce in una delle tasche del suo lungo cappotto.
Fece appena in tempo a guardare il parcheggio quasi pieno in cui erano atterrati che un dito gli toccò il braccio debolmente.
-Che c'è ora?-
Iris lo fissava con curiosità, cercando di sbirciare all'interno delle sue tasche. -Come hai fatto?-
-A fare cosa?-
-A far stare un CD... un disco così in quella tasca.-
Il Dottore affondò le mani nelle tasche e le sue dita sottili vennero a contatto con una serie di oggetti dalle forme più strane, tra i quali anche la Bussola energetica che aveva appena introdotto.
-Tasche più grandi all'interno.- concluse con una semplicità disarmante, godendosi soddisfatto le prevedibili reazioni delle amiche.
-Allora dicevamo.- cominciò incamminandosi verso il grosso edificio. -Universo parallelo!- disse cercando di dissimulare la sua crescente preoccupazione. -Non dovrei nemmeno essere qui.-
Le tre ragazze gli corsero dietro, interrompendo la loro conversazione telepatica su come quelle sue tasche potessero avere una logica del TARDIS del 'più grande all'interno'.
Iris guardò il suo orologio da polso, subito accanto al bracciale in cuoio con la pietra blu. -Tenendo conto che tutti gli universi sono uguali, ma un po' diversi, a quest'ora le... 'altre noi' dove potrebbero essere?-
Il Dottore sbirciò il quadrante dell'orologio della ragazza. Erano quasi le due meno venti. Aveva pranzato con loro per un pomeriggio...
-Con tutta probabilità sono nel bar della scuola.- concluse rimanendo fermo di fronte alle porte d'ingresso.
-Mmh... e allora perché siamo qui fuori?- si lamentò Alexandra. -Forza, entriamo!- esclamò abbassando la maniglia.
-Piano!- disse lui. -Ricordi? Non dobbiamo farci vedere. E voi in particolare non fatevi notare dalle vostre alter ego.-
-Sì, dai.- rispose Lara aprendo la porta.-Ce lo ricordiamo, stai tranquillo.-
-No che non sto tranquillo.- mormorò quello in un bisbiglio che nessuna delle tre udì minimamente, troppo concentrate su quello che gli si presentava loro davanti.
-Guarda!- esclamò la ragazza castana indicando un muro spoglio.
-Sì. E' un muro.- rispose Iris afferrandola per il braccio e trascinandola via. Sarebbe stata capace di perdersi anche in una scuola simile alla sua; poi trovarla quando poteva materializzarsi in giro, poteva risultare a dir poco impossibile come impresa.
-Ma io intendevo.... nel nostro liceo qui c'è un corridoio!-
Dopo un paio di svolte, tutto il gruppo arrivò in prossimità della porta del bar, da cui proveniva un vociare confuso, risate e un caotico via vai di ragazzi e insegnanti.
-Non ti resta che trovarle.- disse Alex incrociando le braccia. -Avanti! Cos'è che hai?- chiese notando il Dottore fermo immobile.
-Non... so che cosa dire.- mormorò. -Come posso presentarmi dopo quello che è successo? Cosa faccio? Vado da loro e poi cosa? Cosa dovrei dire?- disse più che altro a se stesso, arretrando di un passo.
Come poteva essergli venuta in mente un'idea del genere? Era impazzito del tutto.
-Se non vuoi parlare io eviterei di farmi vedere.- disse Iris. -Farebbe meno male come addio.-
-Oh, ci sono!- esclamò Lara. -Lasciale un biglietto con scritto qualcosa.-
Il Dottore annuì. -Questo è già più fattibile.- rispose frugando nelle tasche del cappotto e della giacca gessata. -Ma dove...? La penna è qui.... un foglio...-
Per avere entrambe le mani libere si infilò tra i denti la penna blu, ma del foglio nemmeno l'ombra. Tutto quello che riuscì a trovare fu la carta di una bustina di zucchero strappata.
-Dopo ciò che ho scoperto non voglio sapere cosa ci fa nella tua tasca una busta di zucchero usata.- esplicitò Alexandra prendendogli dalle mani quel misero pezzo di cellulosa. -Dai qua. Provo a renderlo qualcosa di un po' più presentabile.-
Lui la lasciò fare, lanciando un'occhiata in giro per controllare che nessuno accidentalmente passasse di lì. La ragazza premette la carta tra i palmi delle mani dolcemente e chiuse gli occhi. Una luce verde si irradiò per qualche secondo dalle sue dita poi il Dottore non vide più una cartaccia da buttare, ma un bel foglio di carta color crema, leggero e grande almeno il triplo della bustina di zucchero iniziale.
-Grazie, Alex. E' perfetto.- commentò prendendo il foglietto, ammirato.
Rimaneva solo un ultimo problema, pensò con un sospiro.
-Non dirmi che non sai cosa scrivere.- commentò Iris sperando di sbagliarsi.
Ovviamente ci aveva azzeccato in pieno.
-Tu entra, intanto. Va loro vicino e vedrai che ti verrà in mente qualcosa.- suggerì Lara spingendolo nel caos del bar.
Immediatamente il Signore del Tempo si trovò circondato da una moltitudine di persone che si spostavano da un punto all'altro portandosi dietro giacche, cartelle, borse e cartellette piene di disegni. Ma il Dottore aveva occhi solo per tre ragazze, sedute insieme a uno stesso tavolo. Al contrario di tutto ciò che succedeva loro intorno, rimanevano in silenzio, isolandosi dal caotico movimento che vorticava tutt'intorno al loro tavolino rotondo in plastica.
Senza farsi notare, il Dottore si sedette su una sedia vicino a loro che trovò miracolosamente libera. Appoggiò foglio e penna sul tavolino mentre chinava la testa in avanti per non farsi riconoscere.
-Tutto bene, Lara?-
Iris, pensò lui un attimo prima di alzare lo sguardo e accertarsi fosse lei.
Quei suoi modi un po' distaccati, freddi, ma pieni di significati nascosti e contorti, imbrigliati nelle pieghe del Tempo, non riuscivano sempre a domare uno spirito meraviglioso, carico di vita, che ogni tanto saltava fuori con forza.
-N... No.-
Quella parola trascinata, sofferta, fece perdere un battito ai cuori del Signore del Tempo. Era così simile alla 'Lara' del suo Universo che ne rimaneva scombussolato. La stessa semplicità e cura nei gesti, sempre un po' infantili e teneri. Ma gli occhi erano completamente diversi. Velati di dolore questi, ardenti di fuoco vivo negli altri.
-Sapete... dovremmo dimenticare tutta questa storia.-
Il Dottore distolse gli occhi da quelli di Alexandra. Aveva ragione. Dovevano dimenticarsi di lui, sarebbe stato tutto molto più semplice. Più razionale. Fingere che fosse stato tutto un sogno, un'illusione della mente.
Lentamente prese in mano la penna blu e gli tolse il tappo, soppesando le parole da poter scrivere.
Con il tempo lui sarebbe diventato solo un nebuloso ricordo, una pagina consumata e sbiadita della loro esistenza. Purtroppo però Iris non era della stessa idea.
-...Non voglio dimenticare il suo sguardo quando gli hai detto che ha le tasche del cappotto più grandi all'interno, i suoi abbracci. I suoi sorrisi.-
Il Dottore appoggiò la punta della penna sul foglietto e una moltitudine di pensieri nebulosi e inconcreti gli andarono ad affollare la mente, impedendogli di concentrarsi. Quando vide le sue mani piegare il foglio, pregò di aver scritto la cosa giusta. Intravide le ragazze abbracciarsi, cercando di colmare il vuoto che aveva lasciato nei loro cuori. Avrebbe tanto voluto avvicinarsi a loro, dire qualcosa di stupido solo per vederle sorridere un'ultima volta.
Ma non lo fece.
Si limitò ad alzarsi e lasciare con discrezione il suo breve messaggio sul loro tavolo, proprio al centro, prima di mischiarsi tra gli studenti e uscire dalla stanza. Come se non fosse mai stato lì.
-Oh, eccoti!- esclamò Iris. -Allora, com'è andata?-
-Mh. Sì, tutto okay.- rispose lui evasivo, lo sguardo ancora puntato all'interno del bar.
-Allora andiamo!- disse Alex incamminandosi. -Non vieni?-
Il Dottore rimase a fissare le tre ragazze aprire il foglio che aveva lasciato. -Sì... arrivo subito. Voi... voi uscite intanto. Io arrivo.-
Tornò a osservarle: Iris stava ripiegando a metà il foglietto, Alex guardava Lara, che finalmente sorrideva. Il Signore del Tempo piegò leggermente le labbra in un sorriso, guardando le amiche abbracciarsi. Una lacrima minacciò di cadere, ma con un respiro orgoglioso la ricacciò indietro con forza.
-Credo che non avresti potuto fare nulla di meglio.-
Il Dottore si voltò, notando che, al contrario di ciò che si aspettava, Lara non era andata via.
-Dici? A me sembrava una cosa così stupida...-
Lei scosse la testa, decisa. -Le ho guardate, sai. Volevano solamente un saluto. Come... Uhm... Come l'ultima pagina di un libro.-
-Io detesto i finali.- disse lui prendendole gentilmente una mano e incamminandosi nel corridoio.
-Oh, beh, noi umani abbiamo un sacco di esperienza con i finali. Anche se ad alcuni potrebbe non piacere, è giusto così. Non si può lasciare tutto in sospeso.- poi aggiunse, notando l'espressione corrucciata di lui. -Mi sbaglio?-
-No, no. Hai ragione.- rispose subito il Signore del Tempo. -Solo che è molto più semplice dire 'Arrivederci' piuttosto che 'Addio'.- le fece notare aprendo la porta per uscire dal liceo.
Fuori, Alexandra e Iris si guardavano intorno, elencando sulle punta delle dita tutte le minime differenze che riuscivano a individuare tra questo Universo e il loro.
-Ah, eccovi finalmente!- esclamò Iris distogliendo lo sguardo da un edificio giallino che si affacciava annoiato sulla via. -Alex! Non c'è nemmeno quella casa là in fondo! Quindi ora sono a dieci differenze, perciò ho vinto!- concluse ridendo.
L'amica incrociò le braccia, sbuffando spazientita. -E devo forse ricordarti che hai viaggiato nel Tempo per vincere?-
-C... Come fai a saperlo?-
Lei sorrise, alzando un sopracciglio. -Non si noterà mai una persona che va a nascondersi dietro le macchine e che poi salta fuori dicendo di aver trovato sette differenze. Ma figurati!-
Iris arrossì, alzando gli occhi. -Beh, sotto un certo punto di vista, forse...-
-Se avete finito di giocare, noi siamo pronti.- intervenne il Dottore con un sorriso divertito.
-Concordo!- disse Lara allungando le braccia verso le sue amiche. -Prossima fermata: il TARDIS del Dottore!-
Alex le corse incontro, afferrando con una mano quella di Lara e con l'altra quella del Signore del Tempo, che chiuse il cerchio attaccandosi a Iris.
-Mmh... mi è venuta fame a guardare tutte quelle persone mangiare la bar.- mormorò chiudendo gli occhi.
-Ah, ma non è possibile!- fu l'ultimo commento di Alex prima di sollevarsi da quell'Universo.
Il Dottore aveva già chiuso gli occhi e si era preparato alla partenza quando quella familiare sensazione di instabilità iniziò a diffondersi dal basso ventre a tutto il corpo. Ancora non riusciva a togliersi dalla testa le espressioni spaventate delle ragazze. Aleggiavano tra i suoi pensieri come un monito, un rimprovero per ciò che aveva fatto. Per come le aveva abbandonate.
“Ehi, Dottore. Non pensarci più.”
La voce tranquilla di Lara arrivò dai margini della sua mente con tenerezza, portando con sé anche un po' di quella musica su cui vengono cullati gli Universi.
Ebbe un fremito improvviso, sia per la melodia, sia per la connessione telepatica con la ragazza. Si sentiva riscaldato da quella voce, quasi non fosse una mente umana a parlare, ma una lingua di fuoco.
“Avranno un bellissimo ricordo di te, quelle ragazze.” Il Dottore sorrise, rincuorato, mentre l'ennesimo capogiro lo riportava a bordo della sua Nave Spaziale.

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Note Autrici:

Tempo: Fin troppo caldo... Ed estremamente in ritardo
Luogo: Teatro (aria condizionata inclusa)

*Una folla di persone o possibili varianti vanno ad accomodarsi sulle poltroncine, riprendendosi dal sole caldo che lentamente sta facendo bollire ogni essere vivente presente sulla Terra. Sul palco il sipario è ancora chiuso, ma si sente un leggero brusio provenire da dietro le quinte, quando finalmente il sipario si apre e appare con un'andatura piuttosto rigida, una Yuki selvatica*
Yuki: S-Salve a tutti! *fa un sorriso imbarazzato* Allora, ehm... Sì, ecco. Oggi è il 12 luglio, ed è da almeno due mesi e mezzo forse che non aggiorniamo. Come avrete capito, se avete letto quella specie di “avviso” pubblicato qualche tempo fa, saprete che abbiamo dovuto affrontare la temibilissima maturità! *dun dun DUUUN*
 Personalmente è stata un'esperienza alquanto traumatica, ma tranquilli, siamo sopravvissute! :)
Ora. Probabilmente vi starete chiedendo per quale motivo vi stia dicendo tutto questo. Molto semplice: nonostante abbiamo appena finito gli esami e ci stiamo ancora riprendendo, la pubblicazione della storia riprenderà con regolarità a partire da oggi! ...A meno che qualche Dalek o forza maggiore ce lo impedisca. Nel caso vi faremo sapere. u_u
Immagino anche che vi stiate domandando come mai sul palco ci sia solo io. Bene, perché me lo sto chiedendo pure io. Da quel che so, sono andati tutti in vacanza o non hanno voglia di lavorare. E chi deve fare il lavoro sporco? Ovviamente io! *borbotta cose senza senso sottovoce*
Cooomunque! Allora, avete letto il capitolo? :) Vi piace? Ora finalmente sapete come ha fatto il Dottore a lasciare sul tavolo quel bigliettino.
*coff coff* E ora, Signori e Signore, posso finalmente annunciare la sorpresa che avevamo accennato precedentemente nell'avviso.
Su Tumblr abbiamo aperto un blog in cui pubblicheremo principalmente disegni, ovviamente realizzati totalmente da noi tre, inerenti alla storia di Lara, Alex e Iris. E' ancora in fase di lavorazione, speriamo in ogni caso che possa farvi piacere. ^__^
Il blog è questo QUI. :)

Detto questo, concludo queste interminabili Note e auguro a tutti voi lettori, da parte anche del Dottore e da noi autrici, di passare delle fantastiche vacanze! :D *la ragazza se ne va correndo via, mentre il sipario si chiude*

 

La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto. 

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Capitolo 23
*** Cap-21: It's a huge lindor! ***


It's a huge lindor!

La ragazza dai lunghi capelli mori entrò nel TARDIS correndo, puntando diretta verso la poltroncina sgualcita sulla quale si sedette balzandoci sopra, mentre questa emetteva un cigolio di protesta. Iris non ci badò e senza alzare lo sguardo, cominciò a sfogliare il suo blocco di disegno e, presa una matita, cominciò a scarabocchiarci sopra qualcosa.
Il Dottore, concentrato su alcuni fili posti sotto la consolle, alzò la testa sorpreso di quella visita. Sospirando si mise in piedi, incrociando le braccia, ma continuò comunque a non dire nulla. Non era la prima volta che la ragazza si comportava così e ancora non riusciva a capirne il perché.
-Iris, non potresti avvisare quando decidi di entrare? Solo perché il TARDIS ti fa entrare, non significa che possa diventare un'abitudine. Soprattutto se il motivo è la noia.-
La studentessa sbuffò senza togliere gli occhi dal suo foglio, ancora appoggiato sulle ginocchia.

-Avevo solo voglia di starmene tranquilla e qui mi viene facile. E poi...- si bloccò, mordendo la punta della matita.
-E poi...?- il Signore del Tempo la guardò interrogativo, appoggiandosi alla consolle e incrociando le gambe.
Lei sbuffò. -E poi sto ancora cercando di imparare a viaggiare nel Tempo decentemente. Ammetto che aver guardato in quel tuo Occhio dell'Armonia è stato utile, ma è ancora faticoso.- fece una pausa, osservando la bozza di un TARDIS sul proprio foglio fatto pochi secondi prima. -Inoltre stare là fuori non mi aiuta, soprattutto con l'agitazione che ho in questi giorni. Qua dentro è tutto calmo.- concluse alludendo alla cabina telefonica.
-Vuoi cambiare aria?-
Iris a quella domanda guardò finalmente in faccia il Dottore, sorpresa di quella proposta.
-Come?-
-Un viaggio!- disse lui, alzandosi dalla consolle e cominciando invece a girarci intorno. -Dove vuoi andare? O quando vuoi andare?-
La ragazza accennò un sorriso. Non era la prima volta che viaggiava con il Dottore, difatti più di una volta insieme alle sue amiche, avevano raggiunto qualche meta nello spazio. Più spesso era capitato che avesse viaggiato senza di lui ma con le altre due sue amiche, utilizzando i loro poteri.
Per una volta però era sola con il Signore del Tempo e a quanto pare sarebbe stata lei a scegliere il luogo d'arrivo.
Rimise a posto il suo blocco da disegno in una borsa che si era portata dietro e si alzò in piedi, indecisa sul da farsi.
-Eh... ehm... N... Non lo so!- disse grattandosi la testa, che ora sembrava grande come un pallone con tutti quei nomi di città, periodi e guerre che le venivano in mente. La Rivoluzione Francese? Quella Americana? Oppure sarebbe potuta andare in Giappone, luogo che desiderava tanto vedere. Ma anche un altro pianeta sarebbe andato più che bene!
Il Dottore sorrise divertito vedendo la mora non dire una parola, ma continuare a cambiare espressione, passando da un sorriso d'illuminazione a scuotere la testa, indecisa.
Poi di colpo la vide illuminarsi e correre fuori dalla cabina, senza dire nulla.
-Ehi, ma dove stai andand...-
Non fece in tempo a completare la frase che la ragazza rientrò, sorridente.
-So esattamente dove andare!-

 

* * *

 

-Davvero, non vuoi andare da un'altra parte? Ci sono un'infinità di posti da vedere! Sapevi dell'esistenza di pianeti con gli alberi di colore azzurro e i cieli verdi?-
Iris scosse la testa. -No, no! Va bene quello che ho scelto io!- rispose, dondolando le gambe avanti e indietro, dopo essersi di nuovo accomodata sulla poltrona.
-D'accordo! Allons-y!- con un gran sorriso, il Dottore abbassò la leva e la macchina partì, seguita dai soliti scossoni. Pochi secondi e il traballare della cabina smise, segno che erano arrivati. Il Signore del Tempo fece cenno alla mora di aprire la porta, e in risposta, lei balzò giù dalla sedia per poi dirigersi davanti all'uscita e aprirla.
Rimase immobile e senza fiato davanti a quello che le si presentava di fronte, e come le aveva detto il Dottore poco prima, non mise piede fuori dalla cabina blu.
Di fianco alla ragazza si mise il Signore del Tempo, che si appoggiò allo stipite della porta.
-Allora? Che ne pensi?-
-E'... stupenda.-
Davanti a loro, un pianeta di un blu brillante, spezzato in parte dal verde e del marrone della terra. Un bianco spuma ne avvolgeva in molti punti il cielo, illuminato da un lato dall'unico Sole, dall'altro sembrava che la luce provenisse dal globo stesso, con tutte quelle luci gialle a contornare le città che da quella altezza sembravano minuscole.
-Non pensavo che mi avresti chiesto di vedere la Terra. Mi aspettavo una richiesta del tipo, beh, il Rinascimento? Il futuro? Un altro pianeta, magari con tre Soli?-
-Infatti l'idea iniziale era qualcosa del genere, poi ho pensato che forse, prima di vedere qualsiasi altra cosa, avevo l'obbligo di vedere casa mia! Insomma, questo spettacolo è più gratificante di una passeggiata nell'antica Roma.- fece una pausa, ragionando su quello che aveva appena detto. -...Beh, forse.- concluse, sorridendo al Signore del tempo.
Quest'ultimo contraccambiò il sorriso, dondolando sui piedi. -Dove vuoi andare?-
Iris ci pensò su un attimo, valutando bene la scelta, quando un brontolio della sua pancia le fece fare una mezza smorfia.
-Che succede ora?-
Lei distolse lo sguardo imbarazzata. -Ho fame.-
Ci fosse una volta in cui non pensasse al cibo...
-Ooh, aspetta ci sono!- esclamò puntando un dito verso l'alto. -Portami in un posto dove possa mangiare un sacco!- concluse con un enorme sorriso, spostandosi verso il centro della stanza.
Il Dottore chiuse le porte del TARDIS e raggiunto i comandi, incominciò ad impostare le varie coordinate.
-Iris, so esattamente dove portarti! L'ultima volta che ci sono andato, ed è stato davvero molto tempo fa, c'erano enormi fontane di... Oh, beh, vedrai!-
Il Signore del Tempo fece di nuovo partire la Macchina, sorridendo a Iris, altrettanto esaltata.
Un minuto dopo erano già atterrati.

 

* * *

 

Se c'è una cosa che non bisogna mai fare con Iris quando è affamata, è metterle sotto il proprio naso un enorme porzione di cibo. Questo perché la conseguenza sarebbe uno spettacolo poco piacevole per l'accompagnatore della ragazza. Ma il Dottore aveva fatto di più, senza immaginare cosa ne sarebbe seguito.
Appena arrivati, la mora era uscita dalla porta del TARDIS aspettandosi una città probabilmente abitata da soli ristoratori, che magari offrissero varietà di cibi provenienti dall'intero universo. Quando però vide il luogo che effettivamente avevano raggiunto, si voltò verso il Signore del Tempo con uno sguardo incomprensibile. Una via di mezzo tra la felicità e l'incredulità.
-Beh? Non dici nulla?- chiese, cercando di capire perché quello strano sguardo. Poi continuò. -Ci troviamo su 'Gnam', non ho idea di chi abbia avuto l'idea geniale di chiamarlo in questa maniera, ma a parte questo...- si affiancò alla ragazza, infilandosi le mani in tasca, poi proseguì. - E' un intero pianeta fondato sulla produzione di cioccolato! In qualunque città, paese, direzione, troverai solo e soltanto cioccolato. E non solo quello classico, ma anche quello alla nocciola, pistacchio, arancia, bianco, fondente, caffè e un altro migliaio di gusti provenienti da ogni luogo!- concluse con un sorriso, dondolando sui propri piedi e attendendo finalmente una qualche reazione da parte della ragazza. Ma questa rimase in silenzio, con gli occhi che sembravano brillare di un qualche fuoco, più del Sole che scaldava quel pianeta.
-Iris, che hai?- chiese preoccupato.
-Oh. Mio. Dio.-
-C... Cosa?-
-Io... Cioccolato... Cibo...-
-Cosa, Iris? Cosa? Che succede?- il Dottore le prese le spalle, scuotendole. A risposta, lei finalmente trasformo quell'imprecisabile comportamento in un impeto di gioia, con un mega sorriso stampato in faccia e un abbraccio per il Signore del Tempo.
-Ooh, Dottore! Grazie, grazie, grazie!!-
Lui non fece in tempo nemmeno a dire un 'Prego!' che Iris era già partita per la tangente, correndo verso un negozio, dalla quale si poteva intravedere attraverso le vetrine, immensi scaffali pieni di tavolette di cioccolato. Su dei tavoli c'erano grandi sculture, tutte di colori diversi ma fatte con lo stesso medesimo dolce materiale.

Il Dottore entrò nel negozio e un dolce profumo di cacao lo avvolse, invogliandolo a proseguire nel corridoio pieno di dolciumi. Una figura in continuo movimento attirò l'attenzione di lui, distogliendolo da una statua a forma di una specie di tartaruga con braccia. Avvicinandosi alla figura gli venne quasi un colpo capendo il motivo di tutto quel movimento: forse a causa di tutto quel caffè che in quei giorni stava continuando a bere, Iris correva da uno scaffale all'altro, accaparrando tutto quello che le sue braccia potessero contenere.
-I... Iris... non credi di star esagerando?-
La mora si bloccò proprio mentre stava afferrando una tavoletta avvolta da una carta color crema e sulla quale si leggeva ben in grande 'Cioccolato alle pere'.
-...Nno. Quando si tratta di cioccolato non si esagera mai. Non lo sapevi?- rispose tranquilla, per poi mettergli in braccio tutto quello che aveva preso fino a quel momento. -Possiamo comprarle?-
Il Dottore sgranò gli occhi a quella domanda, passando lo sguardo alternativamente dalle tavolette a Iris che lo guardava con aria supplichevole.
-Di che cosa ce ne facciamo di tutta questa roba?-
-Ma che domande fai? E' ovvio che ce lo mangiamo! Nel caso non ti andasse, ci penserò io a finire la tua parte! E devo ammettere che questa idea mi piace parecchio...- rispose gongolando.
Lui scosse la testa senza parole, rinunciando a qualunque tentativo di ribattere ormai certo che quella ragazza fosse un caso perso.
Sbuffando, appoggiò tutte quelle barrette sul bancone del negozio, disse a Iris di aspettarlo lì un attimo così che potesse andare a recuperare qualche soldo.
Uscì dalle porte e raggiunse uno schermo posto in una rientranza del muro, e senza farsi vedere usò il cacciavite per ritirare delle banconote. Velocemente se le infilò in tasca e fece il percorso a ritroso. Ora che ci pensava, in strada e nei negozi non c'era anima viva, cosa strana visto che ricordava bene il pienone di gente che c'era la prima volta che aveva visitato quel pianeta.

Rientrò nel negozio pensieroso e più volte tentò di chiamare il cassiere per poter pagare tutto quel cioccolato, ma non ricevette alcuna risposta.
-Come mai non c'è nessuno?-
-Non ne ho idea...-
-Ma io voglio il mio cioccolato!-
-Iris, possibile che tu sia in grado di pensare solo a quell...- non riuscì a finire la frase, colto di sorpresa dallo sguardo implorante di lei. Sospirò, ricordandosi che era stato proprio lui a portarla in quel luogo. -D'accordo, d'accordo.- concluse sconfitto.
Con un salto superò il banco, prese un sacchetto e ci infilò dentro le tavolette. Fatto questo, riprese le banconote recuperate poco prima e le infilò nella cassa, raggiungendo la cifra richiesta.
-Ecco a lei, signorina.- disse passando il sacchetto a Iris.
-Grazie mille!- rispose felice.
-Ora che hai il tuo adorato cioccolato...- iniziò il Dottore, saltando di nuovo il bancone e affiancando la ragazza. -...Che ne dici di andare a fare un giro in città? Non mi piace il fatto che non ci sia nessuno in giro.-
-Certo che sì! Ma mentre andiamo... mi mangerò una tavoletta!-
Il Signore del Tempo roteò gli occhi, seguendola fuori dalla porta. -Sei senza speranze...-
-No, sono affamata.- disse, rompendo a metà la barretta scelta e offrendone una parte al Dottore. -Ne vuoi? E' alla banana.-
-Grazie! Ora però vieni con me. In realtà penso di aver appena capito dove sono tutti.-
-Ah, davvero?- addentò un po' di cioccolato. -E dove sono?-
Lui indicò con un dito un punto all'orizzonte rossastro, dove si intravedeva un sottile filo di fumo, che salendo stava formando un grosso cumulo di nuvole scure.
La mora strizzò gli occhi, cercando di capire da dove arrivasse quel fumo. -Che cos'è? Una specie di... eruzione?- chiese, mangiandosi anche l'ultimo pezzo di cioccolata.
-Lo è. Vuoi vederla da vicino?-
-C... Cosa? Ma non sarà pericoloso?-
-Naah, sono sicuro che ti piacerà invece! Andiamo?- le porse la mano, sorridendo.
Iris lo guardò incerta, ma sapeva di potersi fidare. In fondo anche Lara aveva viaggiato con lui ed era tornata sana e salva. Perché non anche lei?
Gli afferrò la mano, contraccambiando il sorriso.
-Andiamo!-

 

* * *

 

-Noo, non ci posso credere!-
Migliaia di persone avevano lo sguardo puntato su quello che era un vulcano fumante, con lunghe scie marroni che lentamente scendevano dalla bocca, per poi unirsi e formare veri e propri fiumi di cioccolata incandescente. I lapilli, che saltavano fuori copiosamente, cadevano tra le persone che prontamente si erano portati ombrelli o cappelli protettivi. In molti erano quelli che raccoglievano queste gocce, grandi quanto biglie e se le mettevano in cestini.
Iris, appena accorta di quello spettacolo era rimasta nuovamente a bocca aperta e come colta da un improvviso dubbio, si era strofinata gli occhi per essere sicura che non fosse tutta un'illusione.
Il Dottore le si affiancò con le mani in tasca, gongolando.
-Siamo capitati proprio nel giorno dell'eruzione, ed è una fortuna, perché capita solo una volta ogni due anni... Ah, tieni comunque!- disse, passandole poi un ombrello verde, identico a quelli di tutti gli altri presenti. Lui ne aprì un altro subito dopo. -Aprilo, se no ti beccherai un sacco di quei lapilli in testa.-
La ragazza lo aprì subito, continuando a fissare il vulcano. -Ma Dottore, ora che ci penso, i proprietari dei negozi non hanno paura a lasciarli aperti senza nessuno a controllarli?-
-Questo pianeta non ha mai conosciuto la povertà. Il commercio del cioccolato ha fruttato talmente bene che se anche arrivasse un ladro a portar via qualche tavoletta, il danno sarebbe quasi impercettibile.- spiegò sotto lo sguardo attento di Iris.
-Cavolo. Si deve vivere proprio bene qui.- constatò riportando lo sguardo sul vulcano. C'era qualcosa di fantastico che le sfuggiva...
-Io non credevo che potesse esistere un pianeta fatto letteralmente di cioccolato! Nel senso... significa che il nucleo non è di lava ma di...- si bloccò un momento, voltandosi nuovamente verso il Signore del Tempo. -Aspetta. Questo significa che... Ooh, ma è fantastico!-
Lui la guardò interrogativo. Cos'altro le era venuto in mente...?
-E' UN ENORME LINDOR.- concluse battendo le mani e uno sguardo da ebete.
-C... Cosa?- al Dottore caddero le braccia a quella affermazione, certo al 100% che se ci fosse una possibilità di recuperarla, era andata perduta per sempre.
Cosa peggiore, leggeva nei suoi occhi uno scintillio, un'idea improponibile, che sperava rimanesse nella sua mente e che non uscisse dalla sua bocca.
-No, scordatelo.-
-Solo un salto, ti prego!-
-No, no, no! Non osare chiederlo! Non ti ci porto a vedere un nucleo di un pianeta. Anche se è di cioccolato!-
-M... Ma solo un'occhiata!- Iris unì le mani, pregandolo con uno sguardo a dir poco disperato.
Il Signore del Tempo la guardò esasperato, passandosi una mano sul volto. Mai, in novecento anni gli era stata fatta una proposta del genere. Non che lui non fosse mai andato a vedere qualche nucleo, alcuni erano realmente particolari... ma conoscendo la ragazza, sapeva che sarebbe stata capace anche di chiedere di assaggiarlo!
Come se Iris gli avesse letto nella mente, mise il broncio.
-Ehi, non penserai davvero che sia capace di voler toccare il nucleo. Ho chiesto di buttarci uno sguardo, mica di mangiarlo!-
Il Dottore sospirò. -D'accordo, ma rimarremo nel TARDIS e non andremo oltre, capito?-
-Sissignore!- Iris saltellò felice, poi si abbassò a terra per acchiappare qualche lapillo e infilarlo nel sacchetto. -Allora andiamo!- disse dirigendosi verso la cabina blu.
Lui la guardò allontanarsi. -Non ci posso credere... ho davvero accettato.-
Con calma, la seguì dentro il TARDIS lanciando il suo lungo cappotto su una delle colonne presenti nella sala consolle e raggiunti i comandi, si mise a premere i soliti bottoni e leve, impostando le giuste coordinate.
Iris si era seduta ancora sulla poltrona e osservava il Signore del Tempo che si destreggiava sicuro tra le manopole, chiedendosi come facesse a ricordarsi la funzione di tutti quei pulsanti colorati.
La cabina si alzò in volo nuovamente, facendo qualche scossone di troppo, forse come lamentela per il luogo che volevano raggiungere, ma pochi secondi e smisero del tutto.
Il Dottore controllò che Iris stesse bene, poi le fece cenno di uscire.
-Okay, apri pure la porta... ma non uscire. Ho ampliato il campo di forza del TARDIS ma il caldo potrebbe essere ancora piuttosto forte.-
-Ricevuto!- aprì lo sportello e ridacchiò, felice che la sua teoria fosse esatta. -Ah! E' proprio un Lindor! C'avevo ragione!- si sporse di un poco al di fuori della cabina, ma rientrò subito sbuffando per l'afa. -Effettivamente fa troppo caldo...-
Il Dottore sorrise. -Te l'avevo detto.-
-Ma perché cavolo esiste il caldo! Lo odio. E' più bello il freddo.- disse chiudendo dietro di sé le porte, cercando aria più fresca. -Okay, la smetto di lamentarmi.-
Lui scosse la testa, voltandosi verso i comandi già pronto per impostare una nuova meta.
-Ti va di vedere un'ultima cosa, prima di tornare a casa?-
-E me lo chiedi pure?- rispose, affiancandosi a lui. Per la quarta volta, il Dottore abbassò la leva e si attaccò forte alla consolle. Lo stesso fece Iris, che sorridendo cercava di figurarsi che altro le avrebbe mostrato il Signore del Tempo.
Che cosa poteva offrirle ancora quel pianeta?

 

* * *

 

-Una fiera di cioccolato!- esultò il Dottore attraversando le porte del TARDIS. -Bancarelle, luci colorate, bevande e tanti, anche troppi, souvenir! Non è quello che voi essere umani adorate tanto?- chiese a Iris che velocemente era uscita dalla cabina per osservare quello che il Signore del Tempo voleva mostrarle.
-Sì, può darsi...- rispose scartando una seconda tavoletta di cioccolato, questa volta fondente. -Ma non preoccuparti, non ho intenzione di fare altre compere. Per ora sono perfettamente a posto!- sorrise, mostrando il suo prezioso sacchetto.
Con calma si avviarono per un viale interamente occupato da banchi pieni di merce di ogni genere, illuminati da tantissime luci dorate, alcune ad intermittenza, unica fonte di luce dopo che il Sole era tramontato.
La folla di gente era molta, ma non abbastanza da impedire il passaggio. Sembrava che tutte le persone radunate intorno al vulcano si fossero decise a tornare a ripopolare la città deserta. Iris sorrise, riuscendo finalmente a vedere il gran numero di alieni presenti in quel luogo: alti con la pelliccia, umani con la coda, esseri simili a canguri. Non sapeva nemmeno lei come descriverne molti.
Per più di due ore, la ragazza e il Signore del Tempo attraversarono quel viale che sembrava non avere fine, soffermandosi per lo più ad osservare i tanti cuochi che, da veri professionisti, creavano le loro sculture di cioccolato o a cercare di far capire l'uso dei souvenir presenti nei tanti banchi, ma che Iris non comprò nemmeno, come aveva affermato inizialmente.
-Allora, ti stai divertendo?- chiese il Dottore porgendole una tazza di cioccolata calda , per poi accomodarsi di fronte a lei su un tavolino miracolosamente trovato libero.
-Moltissimo! Questo posto mi ricorda un sacco il periodo natalizio. C'è la stessa frenesia...- rispose mangiando un cucchiaino di panna.
-In effetti è molto simile. Mi spieghi cosa ci trovate di così divertente?-
Iris fece spallucce. -Me lo chiedo pure io. A me non piace andare di fretta, però mi riduco sempre a farlo perché ci penso sempre all'ultimo. Ai regali, intendo.- sorseggiò un po' della sua cioccolata, con il Dottore che la osservava tranquillo con la testa appoggiata su una mano. -Questa cioccolata è qualcosa di fantastico!- concluse felice.
Lui la guardò perplesso. Come cavolo faceva a ingerire tutti quegli zuccheri?
-Che c'è?- Iris lo fissò interrogativa.
-Sei sicura di essere umana?-
-Cos... Certo che sono sicura! Perché mai non dovrei esserlo?-
Il Dottore indicò la tazza già mezza vuota. -Hai idea di quanto cioccolato hai mangiato in queste ore? Un'altra persona sarebbe già stata male alla terza tavoletta mangiata di seguito.-
-Ehi, io sono arrivata a una tavoletta e mezzo! E poi avevo fame. Ma cosa più ovvia... alla cioccolata non si dice mai no!- concluse bevendo l'ultimo goccio della sua adorata bevanda.
Il Signore del Tempo si passò una mano sul volto, incredulo. -Umani... non vi capirò mai davvero.-
Iris appoggiò la tazza vuota sul tavolo e si alzò dalla sedia, seguita dal Dottore che sorridente la prese per mano. Lei contraccambiò con il sorriso più bello che potesse fare e gongolando si avviarono a ritroso per il viale, per poter raggiungere il TARDIS.
La ragazza entrò traballante nella cabina, sia per la pancia piena che per la stanchezza di quella lunga giornata. Si accasciò esausta sulla poltroncina sgualcita, sbadigliando più e più volte con gli occhi che a fatica le restavano aperti.
Il Signore del Tempo, che nel frattempo si era sistemato tra i comandi, la osservava divertito pensando che era raro vedere Iris in uno stato così comatoso, tipico invece della sua amica Lara, sempre sul punto di addormentarsi per un motivo o per l'altro.
-Per che ora vuoi che ti porti a casa?- chiese lui, impostando le coordinate della giusta città.
Lei lo guardò con l'aria di chi è appena caduto dalle nuvole.
-P.. Per che ora? Per le... sei? Così mia madre non farà storie.-
-Perfetto!-
La mora si strinse alla sedia mentre il Dottore fece partire il TARDIS.
Dopo cinque minuti entrambi erano fuori dalla Macchina del Tempo, di fronte al cancello di casa di lei che, faticosamente, stava cercando le chiavi.
-Oh, eccole!- esultò, mostrandole al Signore del Tempo. Rimase comunque immobile a fissare le proprie scarpe, indecisa sul da farsi.
Lui la guardò preoccupato, chiedendosi se forse non stava bene per il troppo cioccolato che aveva mangiato. Invece, non fece nemmeno in tempo a pensare a chissà cosa potesse causargli tutta quella assunzione di zuccheri, che si ritrovò bloccato in un abbraccio.
-Grazie Dottore! Oggi è stata una giornata assolutamente fantastica! Ne avevo proprio bisogno.- disse cingendolo in un abbraccio ancora più forte, alla quale lui contraccambiò subito.
-Non c'è di che, Iris.-
La ragazza si staccò dall'abbraccio e come colta da un'improvvisa energia, saltellò fino all'entrata del cancello. Appena superato, lo richiuse dietro di sé salutando con un sorriso il Signore del Tempo e, con un'ultima corsa raggiunse le scale della propria casa, scomparendo poi appena entrata nella veranda.
Il Dottore la seguì con lo sguardo fin quando non fu più visibile e con un mezzo sorriso rientrò nella cabina. Di tutta quella giornata, c'era una cosa che non avrebbe mai voluto perdersi: che scuse avrebbe usato Iris per giustificare tutto quel cioccolato che aveva comprato, quando sua madre l'avrebbe scoperto?

 

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Note Autrici:

Tempo: In orario, per una volta. Forse.
Luogo: In piscina! 8D

*Un Dottore selvatico, con tanto di bermuda, tappa naso e occhialini, si avvicina ad un microfono posto vicino al bordo piscina, mentre tutti gli ospiti sono spaparanzati su sdrai sparsi qua e là e altri immersi in acqua, intenti a nuotare o a giocare con dei palloni. Solo quando il Signore del Tempo comincia a fare le prove del suono del microfono, battendoci sopra un dito, tutti gli alieni e non smettono di fare quello che stavano facendo per portare l'attenzione su di lui. *

Dottore: Ehilà, gente! :D
Allora, vi state finalmente godendo le dovute vacanze? Io se devo essere sincero, sì. Per una volta non devo preoccuparmi di ritrovarmi con una padella in testa. Sapete, il Capo del teatro è andato in vacanza pure lui almeno ad una galassia di distanza da qui, per cui posso starmene qua a dirvi le Note Autore senza pensieri o troppe scalette. Forte, no? * W *

Dunque, parlando invece del capitolo: le ragazze mi avevano detto di dire qualcosa in tal proposito... * ci pensa su un attimo *
Oh, giusto! Dovete sapere che quello che avete appena letto è stato interamente scritto da Yuki. A breve ci saranno altri due capitoli, uno scritto solo da Gallifrey_96 e un altro da Fluffy. Diciamo che sono come una sorta di pausa prima della tempesta. E, che rimanga tra noi, ma ho paura che sarà una tempesta bella grossa, a giudicare dai discorsi che sono riuscito a cogliere l'altro giorno, mentre quelle tre discutevano sui futuri capitoli.

Ottimo! * si sfrega le mani * Ora che ho detto tutto quello che dovevo, possiamo tornare alle nostre vacanze! Come sempre, se volete lasciarci un commento, una recensione, un abbraccio fate pure, è sempre tutto bene accetto se può far migliorare le autrici! ^__^

Un saluto,
Gallifrey, Yuki e Fluffy


La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

 

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Capitolo 24
*** Cap-22: Scottex to the head ***


Scottex to the head
 
Erano passate poco più di due ore da quando la mattinata scolastica era iniziata per tutti quei poveri studenti che, ogni santissimo giorno, si svegliavano per andare a scuola. Le ore non finivano più, soprattutto adesso che l'argomento era la tanto odiata chimica.
Lara sbuffò dopo l'ennesimo nuovo argomento che la professoressa stava introducendo per una verifica fissata da lì a una settimana. Quella donna sarebbe stata capace di spiegare l'intero libro in un'ora e pretendere dei voti la settimana dopo.
Ma anche volendo, la ragazza dai capelli mossi non sarebbe riuscita nemmeno a seguire decentemente. Le idee e i concetti le entravano in testa, ma nella frazione di tempo in cui pensava a come scriverli, già le erano sfuggiti via, senza lasciare traccia. Le sembrava di avere qualcosa, all'interno della sua mente, che le rubava la concentrazione. Una sensazione di ansia crescente che la stancava e la rendeva incredibilmente suscettibile.
Stufa di tutto questo, stufa di stare lì a non far niente, stufa di ascoltare le parole noiose della prof, Lara appoggiò la sua penna stilografica sul banco, richiudendone il tappo. Iris, alla sua sinistra, stranamente seguiva la lezione e addirittura prendeva appunti, lei che tutto poteva interessare tranne che i carbocationi.
Lara distolse lo sguardo dall'amica con un sospiro, rivolgendosi verso Alexandra. Con un sorriso divertito notò che la vicina di banco stava disegnando dei personaggi delle sue storie su quelli che avrebbero dovuto essere gli appunti di chimica.
“Alex... non riesco a seguire.” iniziò Lara continuando a guardare l'amica. “Ti va di fare qualcosa insieme a me?”
La riccia sollevò la matita dal foglio, iniziando a giocherellarci insieme mentre fissava il suo lavoro quasi ultimato. “E cosa potremmo fare? Il solito gioco delle differenze?”
“Non è che ne ho molta voglia...” rispose Lara appoggiandosi la testa alla mano.
“...Vedo che mi avete bellamente esclusa dalla conversazione.” si intromise Iris continuando a prendere appunti come se seguire la lezione e un discorso su tutt'altro fosse la sciocchezza più grande del mondo.
“Non volevamo distrarti.” si giustificò Lara. “E poi... come hai fatto a scoprirlo?”
La ragazza si voltò verso le sue amiche che la guardavano interrogative.
“Beh, se proprio volete saperlo, le pietre dei bracciali diventano leggermente più luminose quando chiacchieriamo telepaticamente.” spiegò Iris tranquilla. “Tra l'altro seguo chimica solo perché non so che altro fare.”
Lara si guardò la gemma rossa, notando che effettivamente brillava di una propria luce pallida, quasi impercettibile.
“Vi va un viaggio?” chiese Alex porgendo la mano a Lara.
Quest'ultima non se lo fece ripetere due volte e la strinse, porgendo l'altra mano a Iris. Lei buttò la matita nell'astuccio e afferrò la mano dell'amica.
“Dove andiamo?” chiese Alexandra con un sorriso eccitato.
Lara chiuse un momento gli occhi, corrucciando la fronte. “Ci sono!” esclamò entusiasta dopo qualche secondo. “Ve lo ricordate quel pianeta in cui ci ha portato il Dottore qualche tempo fa?”
“Ne abbiamo visti un sacco in questi ultimi tempi.” commentò Iris.
“Quello diviso in due, supertecnologico che aveva la migliore produzione di gelato della galassia!”
“Ooh, sì! Me lo ricordo!” esultò Alexandra ricordando quanto era stato divertente andarci.
“Perfetto, allora andiamo lì.” disse Iris chiudendo gli occhi. “Che anno era? 2116, mi pare...”
Qualche secondo dopo e la classe si dissolse, i compagni e i banchi scomparvero, la fastidiosa voce della prof di chimica venne sostituita da quell'antica melodia che sorreggeva gli Universi. Ora due alti palazzi di un magnetico blu metallico le nascondevano alla vista, permettendo alle tre ragazze di atterrare senza troppi problemi.
-Okaay... arrivate, siamo arrivate.- disse Iris guardando l'ora sul suo orologio.
-Fantastico! Andiamo a cercare quella gelateria!- esclamò Lara percorrendo di buon passo il viale in cui erano atterrate per raggiungere la via principale.
Alex le trotterellò dietro, dicendo a Iris di darsi una mossa. Quest'ultima si stava ripetendo mentalmente l'orario in cui erano partite, per non destare sospetti al loro ritorno.
“10 e 27 e 38 secondi. 10, 27, 38. 10, 27, 38...” concluse iniziando a correre. -Ehi! Aspettatemi!-
Le sue amiche si erano appena lasciate abbracciare dal calore rossastro delle due stelle che riscaldavano il pianeta, quando Iris le raggiunse. La via principale era a dir poco enorme, larga poco meno di un'autostrada a otto corsie e piena zeppa di alieni.
-Ma quanto fa caldo qui?- constatò Iris slacciandosi la felpa. -Cosa mi è venuto in mente di portarvi su un pianeta con due soli nel periodo estivo...-
-Ma i gelati si mangiano in estate!- esclamò Alexandra. -E poi non fa così caldo.-
Iris stava per ribadire, ma venne interrotta da un suono acuto improvviso che la bloccò sul posto. A due millimetri dal naso le sfrecciò davanti un alieno dalle sembianze vagamente umane a bordo di una sorta di monopattino a sei ruote. Le urlò dietro qualcosa, ma la ragazza non gli diede molto peso, riunendosi con le amiche. Lara già stava ridacchiando per la scena.
-Non. Una. Parola. Intesi?- chiarì Iris, risoluta.
L'amica si ricompose, guardandosi attorno. -Sentite, qua c'è troppa gente. Una gelateria non la troveremo mai.-
-Magari ci sono i saldi.- ipotizzò Alex, togliendosi dal ciglio della strada per non essere investita da una carrozza a tre ruote, trainata da una sorta di mucca tatuata. -La gente impazzisce quando gli sconti salgono al sessanta o settanta percento.-
-Non mi importa molto di quello che fa o non fa la gente.- sbuffò Lara incrociando le braccia. -Io faccio un salto in giro, così copro un'area più vasta piuttosto che cercare una gelateria a piedi.-
-Okay, allora noi ti aspettiamo su quella panchina là in fondo.- disse Iris indicando l'oggetto semi-nascosto da alieni e pacchetti vari.
Lara annuì e, dopo un'occhiata per assicurarsi di non essere osservata, scomparve, silenziosa. Come se mai ci fosse stata. Le amiche dovettero spintonare un bel po' di gente per riuscire ad arrivare alla panchina, sotto la fresca ombra di un albero. Appoggiate al suo tronco sottile, Iris e Alex dovettero aspettare un quarto d'ora buono prima di scorgere la figura ansante di Lara farsi largo tra la folla.
-Hallelujah!- esclamò Iris staccandosi dall'albero. -Ma dove cavolo eri finita?-
Lei si appoggiò le mani sulle ginocchia, riprendendo fiato mentre Alex si stiracchiava dolcemente.
-Ci siamo venute solo una volta su questo pianeta, cosa pretendi?- rispose la ragazza con il fiatone. -Comunque... una gelateria l'ho trovata. Non è quella della volta scorsa, però il marchio è lo stesso.- spiegò attraversando la strada insieme alle amiche. -E si dà il caso che si trovi a poco meno di dodici chilometri da qui.- sottolineò.
-Sei stata bravissima, allora!- disse Alex.
Intanto avevano raggiunto uno svicolo praticamente vuoto in cui smaterializzarsi senza problemi.
-Ah, lo so.- ripose Lara gongolando.
Iris brontolò qualcosa sottovoce mentre afferrava le mani delle amiche e scompariva nel nulla insieme a loro.

*   *   *

-Prendiamo due coni e una coppetta.-
La gelataia annuì e, dopo aver digitato qualcosa su una tastiera, fece uno scontrino ad Alexandra che, appena ebbe finito di pagare, si mise in coda con le amiche. La gelateria non era grande come quella in cui si erano fermate con il Dottore, ma era allo stesso modo affollata. Un tabellone con almeno una cinquantina di gusti era appeso all'ingresso, in modo da poter scegliere facilmente anche con una lunga coda ad affollare il bancone.
Circa venti minuti dopo, le ragazze si stavano godendo il tanto agognato gelato insieme a tutti gli altri alieni intorno a loro. Iris aveva scelto i due gusti che più le piacevano: pistacchio e menta, al contrario delle sue amiche che si limitarono a un cono al fior di latte per Alex e una coppetta alla stracciatella per Lara.
-Questo gelato... è assolutamente fantastico! Ne mangerei altri mille!- disse Iris addentando il biscotto di cialda guarnito di cioccolato.
-Non ti sembra di esagerare? Già ne stai mangiando uno a due gusti!- le fece notare Alex alternando lo sguardo dal suo cono a quello dell'amica. -...Però effettivamente è buonissimo.-
Lara strabuzzò gli occhi per la sorpresa, iniziando a camminare per la via. -Stai forse dicendo che ne mangeresti un altro?-
-Beh... se solo il mio stomaco lo permettesse, sì.-
-Caaspita.- disse lei portandosi alla bocca un cucchiaio di gelato. -Prima beviamo cose che mai ci sono piaciute, e adesso saremmo capaci di mangiare come lo stomaco impossibile di Iris...  è seriamente preoccupante.-
-Ehi! L'unica cosa impossibile sono i capelli antigravità del Dottore.- ribatté la ragazza presa in causa, sorridendo. -No, dico... li avete visti? Vanno contro la legge di Gravitazione Universale!- disse mimando con la mano libera la forma dei capelli del Signore del Tempo.
-...Com'è che sarebbero i miei capelli?-
Le ragazze si bloccarono sul posto, voltandosi lentamente verso il luogo da cui proveniva la voce. I loro occhi incrociarono lo sguardo del Dottore, che le osservava con un sopracciglio alzato.
-Beh... ehm, sì, insomma, sono... sono capelli. No?- tentò Iris con un mezzo sorriso, riabbassando la mano che ancora mimava la loro forma.
Lui scosse la testa, infilandosi le mani in tasca. -Si può sapere cosa ci fate voi tre qui?-
-Mangiamo un gelato. Non si vede?-
Il Dottore guardò Lara indicare la propria coppetta, ormai mezza vuota. Lentamente si passò una mano sul viso, esasperato dalla tranquillità con cui quelle tre ragazze stavano usando i loro poteri.
-Quante volte ve l'avrò già detto che non dovete saltare da una parte all'altra, senza avvisarmi?- iniziò lui guardandosi attorno, come se un pericolo li stesse minacciando proprio in quel momento.
Di contro, le tre studentesse ripresero a gustarsi il proprio gelato e, come se nulla fosse, ricominciarono a camminare tranquillamente.
-Sembri mia madre, lo sai?- borbottò Iris, sgranocchiando la parte terminale del suo cono.
Il Dottore non sembrò averla udita. -Sapete perfettamente che non è sicuro andarsene in giro in questo modo! Soprattutto dopo quello che quel tizio vestito di scuro vi ha viste.-
Lara sbuffò, non poco infastidita da quelle parole.
Era già da una settimana che il Signore del Tempo le assillava, continuando cocciutamente a ripetere di 'non fare', 'non dire' e 'rimanere nascoste', come se non cadere alla noia fosse non facile, ma addirittura banale. Rimanere a casa, o anche solo nella loro città, era impossibile tenendo in considerazione quell'ansia crescente, quella sensazione di insicurezza che ti fa vacillare a ogni passo, temendo che quello potrebbe essere l'ultimo. Era un desiderio di fuga, il loro. Fuggire da qualcosa di molto grande e molto cattivo che stava arrivando.
-Io non capisco...- iniziò Alexandra, tenendo lo sguardo basso. -Siamo nel futuro. Non può trovarci.-
Il Dottore scosse la testa. -Il futuro... è vacillante. Non c'è niente di certo. Nemmeno il fatto che lui non possa saltare nel Tempo.- disse frustrato. -Avete pensato che avreste potuto incappare nella sua versione futura?- ma il Dottore non diede loro il tempo di rispondere. -Comunque non è solo questo il problema! Potreste attirare l'attenzione e...-
-E tu, allora?- Lara buttò via la sua coppetta, incrociando le braccia. -Viaggi con una cabina telefonica blu. Attiri ancora più attenzione di noi!- concluse arrabbiata, il che non succedeva spesso.
-Ehi. Basta adesso.- la interruppe Iris appoggiandole una mano sul braccio. -Dottore... sappiamo che è pericoloso e hai ragione a sgridarci, ma...-
-Iris! Noi...!-
Ma Lara venne nuovamente interrotta dall'amica. -Ma... - continuò. -Devi anche capire che non possiamo semplicemente rintanarci in casa a girarci i pollici. E' come... se costringessi il TARDIS a non essere più ciò che è, a non fare più ciò che fa. Capisci?-
Al Dottore passò nella mente l'immagine del suo adorato mezzo di trasposto abbandonato in qualche angolo del mondo. Solo, invisibile a tutti. Un brivido gli percorse la schiena e si costrinse ad annuire alla ragazza anche se, nel profondo, non ci capiva un accidente. Viaggiare con il TARDIS nel Tempo e nello Spazio significava inevitabilmente venire a contatto con i tre elementi fondamentali, ma averne a che fare era molto più complesso. Anche per un Signore del Tempo. Come si poteva conoscere la vera essenza di Tempo, Spazio e Materia? Erano concetti così distanti dal comune pensiero…
 -Dottore...?- lo chiamò Alex distraendolo dai suoi pensieri.
-Sì?-
-Come mai sei venuto su questo pianeta?-
Il Signore del Tempo si guardò in giro, massaggiandosi il lobo dell'orecchio, leggermente imbarazzato.
-Beh... in realtà per il vostro stesso motivo.-
La ragazza lo guardò divertita. -Ah! Dici tanto di noi e poi tu sei il primo ad andartene in giro per un gelato!-
-Mi sembra di essere abbastanza adulto e maturo per decidere di mangiare o no un gelato.-
-Tu adulto e maturo?- disse Iris, ridendo. -Ma se sei peggio di un bambino per tutto il tempo!-
-E non sei affatto maturo se nemmeno ti rendi conto che una cabina della polizia, tra l'altro blu, attiri meno attenzione di noi tre.- aggiunse Lara incrociando le braccia.
Il Signore del tempo stava velocemente perdendo la pazienza. Da quando aveva dato loro il permesso di trattarlo in quel modo?
-Avete finito o volete continuare per tutta la giornata?- disse lui, alzando leggermente la voce.
Ma il rimprovero non sortì l'effetto voluto. Anzi.
-Oh, giusto. Dottore, per che ora veniamo da te oggi pomeriggio?- chiese Lara. -Va bene per le quattro?-
Lui scosse la testa. Prima lo prendevano in giro, poi si auto-invitavano a casa sua.
-Sì, come volete.- rispose non avendo altra scelta. -Ora vedete di tornare a scuola. Senza deviazioni, intesi?- concluse infilandosi le mani in tasca.
Sorrise leggermente quando sentì ricevere una serie di 'Sì, okay' un po' mogi e annoiati da tutte e tre.
-Forza. Vi aspetto oggi pomeriggio al solito posto.- disse il Dottore salutandole con un abbraccio. -Ciao!-
Lara lo salutò con un cenno della mano, seguendo le amiche in un vicolo per scomparire senza essere notate.
Il Dottore sospirò piano, cercando di capire dove si trovasse con una rapida occhiata dei dintorni. Dov'era quella gelateria che vendeva il dolce ghiacciato alla banana?

*   *   *

La casa di Iris non era grande, Lara lo sapeva bene. Più di una volta si era materializzata al suo interno, assicurandosi che ad attenderla ci fosse sempre solo la sua amica. Peccato che, nove volte su dieci, Lara avesse la 'tendenza' di apparire nel posto sbagliato. Ovvero a due millimetri dal naso dell'amica o proprio alle sue spalle, quando meno se lo aspettava.
Ma non questa volta, no signore! Non sarebbe  stata la vittima degli scherzi dell'amica. Altro che 'scherzi innocenti' e 'divertimento'. Lara una volta o l'altra le avrebbe fatto venire un infarto!
Decise che la cosa più saggia da fare era appiccicarsi a un angolo, in modo da avere due lati su quattro, protetti dal muro, così da non essere colta di sorpresa . Stretto tra le mani, un lungo tubo di cartone dall'aspetto minaccioso per ogni evenienza.
La casa era silenziosa. I genitori di Iris erano usciti per fare la spesa e non sarebbero tornati tanto presto. La ragazza aveva avuto tutto il tempo per prepararsi. Sapeva con certezza che per venirla a prendere e portarla dal Dottore, Lara aveva bisogno di Alex, in modo da mantenere unite le sue molecole. Quindi le cose si complicavano. Già si spaventava con una persona, figurarsi con due...!
Mentre i pensieri sfrecciavano veloci, Iris strinse un po' più forte il tubo dello Scottex, facendo leva sul muro. Sarebbero arrivate presto. Molto presto e a quel punto lei avrebbe...
STUNK
-Ahia! Ma ti sembra il caso di tirarmi delle mazzate in testa?!-
Quando riaprì gli occhi, Lara si stava massaggiando la nuca e Alex le chiedeva come stava, preoccupata.
-Fa male... Ohi...- mormorò la ragazza in risposta. -Perché l'hai fatto?!-
-Si chiama 'vendetta'.- chiarì Iris brandendo la sua arma improvvisata come una spada. -Vedi di smetterla con queste apparizioni improvvise, o la furia di questo tubo si abbatterà nuovamente sulla tua testa!- ironizzò inclinando l'arma a pochi centimetri dalla faccia dell'amica.
-Iris! Potevi farle seriamente male!- disse Alex appoggiando le mani sui fianchi. 
-Mi ha fatto seriamente male!-
La mora sbuffò per il tono accusatore di Lara. –Tu trovi sempre un modo per lamentarti.-
-No, non è affatto vero! Sei tu che mi fai male apposta!-
-Già! Si dà il caso che era una vendetta per tutte le volte che TU volutamente mi spaventi!-
Lara aprì la bocca per prendere fiato e questo diede il tempo ad Alex di far cadere la conversazione.
-Basta. Ora ci diamo una calmata e andiamo da Dottore. Intesi?-
-...Okay.- mormorò Iris rivolgendo un'occhiata a Lara.
Lei mugugnò qualcosa e dopo essersi massaggiata un'ultima volta la testa, afferrò le mani delle sue amiche per portarle sul TARDIS.

*   *   *

Il Signore del Tempo ispezionò la consolle della sua macchina con il cacciavite sonico. C'era qualcosa che stava facendo andare nel caos la sua strumentazione. Aveva controllato tutto: dalle antenne ai più microscopici ingranaggi, senza però trovare alcun malfunzionamento. Era cominciato tutto qualche settimana prima. Gli scossoni si erano fatti sentire con più forza e aleggiava una sorta di nebbia durante il volo. Era quasi come saltare senza sapere con precisione il luogo dell'atterraggio.
Il Dottore si rimise in tasca il cacciavite, scompigliandosi i capelli mentre si appoggiava alla poltroncina. Sinceramente, era stufo di non capire cosa stesse succedendo.
Bip... Bip... Bip...
Una lucina iniziò a lampeggiare fastidiosamente di arancione.
-Ooh, che c'è adesso?- esclamò esasperato. -Sicuramente altri problemi che non riesco a risolvere! Oggi è la giornata...-
Sul monitor comparve la piantina della sala consolle e le stanze a essa collegate. Uno dei corridoi era occupato da tre puntini luminosi che, lampeggiando lentamente, richiamavano la sua attenzione.
-Ci mancava solo questa...! Cosa ci fanno lì quelle ragazze?-
Sbuffando, il Dottore tolse la visuale della pianta, preferendo una serie di simboli in gallifreyano a cui diede una rapida occhiata, prima di incamminarsi verso il corridoio in cui si erano materializzate le tre. Già da due corridoi di distanza iniziò a sentire le voci delle clandestine.
-...Ma non sai più atterrare?!-
-Se tu la smettessi di fare casino, io potrei concentrarmi un po' meglio!-
-Io sono stata zitta per tutto il tempo. Sei tu che...-
-Ma certo! E' sempre colpa mia. Anche per il tubo di prima!-
Il Signore del Tempo svoltò l'angolo, ritrovandosi Iris e Lara a discutere, mentre Alexandra le guardava spazientita. Solo lei si accorse del suo arrivo.
-Sappi che ancora mi fa male!-
-E ti aspetti che io ti creda? Scordatelo!-
Lara incrociò le braccia, voltando le spalle all'amica.
-...Ciao ragazze! Che succede?- chiese tranquillo il Dottore.
-Ciao!- gli rispose subito Alex, correndogli incontro. -Nulla. Solo un problema momentaneo.-
-Momentaneo...! Ma tu guarda...- mormorò a mezza voce Iris, sorridendo al saluto del Signore del Tempo.
-Ciao, Dottore.- rispose invece Lara.
-Se posso chiedere... Il TARDIS ha una porta. Perché non l'avete usata?-
Ovviamente il Dottore non sapeva cos'era successo, altrimenti avrebbe evitato la domanda. Cavolo, se l'avesse evitata.
-Perché Lara non sa più come...-
Ma Iris venne interrotta da Alex, che le solidificò l'aria attorno alla bocca e, per buona misura lo fece con Lara, che già aveva tentato di iniziare a parlare.
-A-ehm.- disse la riccia tenendo i palmi delle mani sollevati in aria. -Sinceramente mi sono stufata dei vostri battibecchi.- poi si rivolse al Signore del Tempo che, leggermente preoccupato, assisteva alla scena. -Il fatto è, Dottore, che Lara per colpa di un mal di testa, causato da un colpo alla testa da parte di Iris, ha leggermente sbagliato le coordinate e, prima ci siamo ritrovate in uno scantinato polveroso, poi in mezzo a un parco sperduto nel nulla e alla fine qua.-
Lui alzò un sopracciglio, intuendo le reazioni che tutto questo aveva comportato.
-Va bene... Allora chiedete scusa e smettetela.-
Alex le liberò un secondo dopo, ricevendo una serie di 'grazie' e 'scusa tanto' appena mormorati, ma non meno importanti. La ragazza sorrise, abbracciando le amiche.
-Scuse accettate!- esclamò contenta.
Il Signore del Tempo piegò le labbra in un leggero sorriso, incamminandosi nuovamente verso la sala consolle. -Allora! Sapete già cosa fare oggi?- chiese ripensando al suo problema da risolvere.

*   *   *

Era da circa venti minuti che Lara e il Dottore avevano scelto di far scivolare via il tempo lentamente, senza velocizzarne il corso con qualche conversazione. Lui aveva trovato un microscopico ingranaggio mezzo consumato sotto la plancia e lo stava sistemando con il cacciavite sonico mentre lei lo osservava, la mente completamente scollegata dal corpo. Le capitava spesso ultimamente. Poteva rimanere imbambolata a fissare qualcosa anche per dieci minuti buoni, senza trovare un valido motivo per non farlo.
-Lara, la vuoi smettere di fissarmi?-
La studentessa ebbe un sobbalzo, accompagnato da una serie di scricchiolii provenienti dalla poltroncina logora che la sorreggeva. Sbatté un paio di volte le palpebre e con gran fatica distolse lo sguardo dalle spalle del Signore del Tempo, che nel frattempo si era girato a guardarla.
-Mi sembri un po' persa oggi... e non solo per colpa di Iris. Sicura di star bene?-
-Mmh... Sì, certo. Tutto okay.-
Lui si rimise gli occhiali sul naso con una leggera scrollata di spalle, ritornando ai suoi problemi elettronici. Lara per un po' osservò con maniacale attenzione ogni dettaglio della consolle, compresi i cavi e i tubi che da essa spuntavano fuori a causa della manutenzione che le stava riservando il Signore del Tempo, ma alla fine non era così divertente come si era immaginata. Senza volerlo, la destinazione dei suoi pensieri furono le amiche. Poi si era scusata con Iris, e lei aveva fatto lo stesso, assicurandosi che davvero non le avesse fatto male. Lei e Alex avevano deciso di esplorare il TARDIS da sole e, nel caso si fossero perse, avrebbero contattato il Dottore tramite Lara per aiutarla a recuperarle. 
Gli occhi della ragazza tornarono involontariamente sulla figura indaffarata di lui, che nel frattempo si era spostato leggermente più a destra, permettendole di vedergli quasi tutto il profilo del viso.
Quando si accorse che ancora una volta lo stava guardando, le sue labbra si piegarono in un leggero sorriso, ma lasciò perdere, ritornando con un sospiro ai suoi ingranaggi e spie luminose. Qualcosa gli sfuggiva nel suo ragionamento. Per forza. C'era qualcosa che non stava tenendo in considerazione... Ma cosa?
-Dottore?-
La voce della ragazza era così debole che quasi non lo distolse dai suoi pensieri, perciò le rivolgeva ancora la schiena quando Lara iniziò a parlare.
-Dottore, perché quando salto nello Spazio non mi ritrovo dall'altra parte nuda?-
Il Signore del Tempo si bloccò un attimo prima di voltarsi verso la ragazza. Ma che cavolo di domande gli faceva?
-Nel senso...- ricominciò lei non avendo ricevuto una risposta. -...E' solo il corpo che si teletrasporta. I vestiti non sono parte di me, quindi, tecnicamente, dovrei ritrovarmi nu...-
-Va bene così. Ho capito.- la interruppe lui togliendosi, per la seconda volta, gli occhiali e prendendo un respiro profondo. Molto profondo. Era sicuramente colpa della botta in testa. Doveva essere così. Un riflesso lento.
-Allora?- lo richiamò lei impaziente.
-Senti, Lara, non lo so.- rispose evasivo, senza guardarla.
-...Non ci credo.- ribatté la ragazza. -Tu sai tutto!-
-Non il 'tutto' che intendi tu.-
-Va beh, è uguale. Allora, perché i vestiti mi rimangono addosso?-
Il Dottore scosse la testa. Ma per chi lo aveva preso? Suo padre? Finalmente si decise a racimolare un po' di coraggio e guardarla negli occhi. Probabilmente sarebbe stato molto meglio lasciar perdere. Perché se prima poteva almeno sperare fosse uno scherzo, ora no. Lara non era minimamente intenzionata a prenderlo in giro. Anzi. Era incredibilmente seria.
-Perché mi stai fissando e non rispondi?-
-Perché non so cosa dirti.- disse leggermente lui cercando di temporeggiare, mentre cercava le parole giuste per risponderle.
-Uffa. Non è così, io lo so. Per una qualche ragione non me lo vuoi dire.- sbuffò Lara accomodandosi meglio sulla poltroncina. -E' come nei film per caso? Che se mi rispondi poi sei costretto ad uccidermi?-
-No!- disse il Dottore, sconvolto.
-E allora cosa?-
-...E' complicato.-
-Con te è tutto sempre molto complicato. Non vedo il problema.- ribatté la ragazza semplicemente.
Il Signore del Tempo si stropicciò gli occhi, togliendosi dalla testa l'immagine di lei che scompariva davanti ai suoi occhi, lasciando al suo posto solo un mucchietto di vestiti e biancheria intima.
-Ti prego, Dottore... Prometto che starò attentissima. Così capirò subito.- disse lei, credendo che fosse quello il problema per cui non le dava una risposta.
Lui prese un respiro profondo e iniziò l'ardua impresa che gli veniva richiesta.
-Lara... immagina che la tua Essenza sia a diretto contatto con il corpo, anche perché in effetti è così.- cominciò guardandola. -Beh... stiamo parlando dello Spazio! Non di un'essenza qualunque. E' così potente che lei sola potrebbe creare un intero Universo se le va.-
-Caaspita... Forte!-
-Già, è molto forte. Lo siete tutte e tre.- spiegò il Dottore. -Quindi non è assolutamente un problema ampliare il campo di teletrasporto ai tuoi vestiti, in modo che questi ti rimangano addosso.-
Lara corrucciò la fronte. -Vuol dire che se solo il campo si fermasse al corpo, io rimarrei...-
-Già.-
-...Forte!- concluse la ragazza con una risata.
-No!- disse sconvolto lui.
-Mh. Se lo dici tu... Allora la stessa cosa vale per Iris.-
Il Dottore annuì. -Ma non per Alex.-
-Beh, certo. Lei è la Materia!-
Il Signore del Tempo si voltò verso la consolle. Quel problema era ancora lì ad aspettarlo.
Allora lasciamolo aspettare ancora un po', si disse risistemando i tubi e i cavi nelle loro posizioni iniziali.
-Ma non la smetti mai di giocare con quei pulsanti?-
-Sì, infatti mi sono stufato.- rispose lui chiudendo uno sportello con il cacciavite sonico. -Mi è venuto in mente un bel posto in cui portarvi...-
-Davvero? Dove?- chiese Lara entusiasta.
Lui le sorrise. -Sorpresa!-
-Oh no, dai!-
-No, mi dispiace.- disse il Dottore incamminandosi verso uno dei corridoi del TARDIS per raggiungere Alex e Iris. -Non dirò una sola parola a riguardo.-
La ragazza gli trotterellò dietro, cercando dei modi per convincerlo, solo per sentire come lui declinava ogni volta l'offerta.


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Note Autore:
Tempo: Mah. Fate voi. Io direi che si sta proprio bene.
Luogo: Quello che vedete lì sotto. Che poi è anche quello in cui il Dottore ha deciso di portare le tre tipette. :)


Il Sipario: ...frush... *Salve pubblico! :)*
             Frush... swish, swish... *Come state? Vedo che non c'è molta gente oggi. Tutti al mare, eh?*
             Swish, fruuush. *Il che è un gran peccato perché trovo questo capitolo strapitoso. >:(*
             Frush... *Sono rimasta sconvolta quanto il Signore del Tempo a scoprire che cosa passa per il cervello a delle umane con strani poteri.*
             Swish, frush! *Fortuna che sono un sipario! Qui non c'è molto a distrarti dal tuo compito: apri e chiudi. Apri eee.... chiudi.*
             Frush!! *Però ascoltare storie nuove, e non le solite repliche di tragedie noiose, mi è sempre piaciuto da matti! :D*
Il Tipo: Ehi, tu! ...Sì tu delle luci.
*Si avvicina uno strano soggetto, un po' curvo in avanti, con delle scarpe la cui suola sfugge al controllo della colla. Uno un po' schizzato, che ondeggia pericolosamente a destra e a sinistra quando cammina, sfidando con noncuranza l'equilibrio e la Forza di Gravità.*
Il Tipo delle Luci: UEI! Che bolle sulla brace?
Il Tipo: ...si dice "Che bolle in pentola". *incrocia le braccia* -__-#
Il Tipo delle Luci: ...uei! Non lo sapevo mica, eh!
Il Tipo: O_O Santo cielo, lavoro veramente con gente del genere. ...Sono appena tornato dalle vacanze e cosa vedo?
Il Tipo delle Luci: Cosa vedi?
Il Tipo: Vedo il Sipario muoversi da sola! >:( Non te ne sei accorto?!
Il Tipo delle Luci: *Guarda il Sipario frusciare e intrattenere un pubblico ridotto a uno stato vegetativo* Eh. E alora? ò_O
Il Tipo: MA COME "EH E ALORA"! >:( E' chiaro che ha qualcosa che non va!
Il Tipo delle Luci: *Fissa ancora un attimo il Sipario* Uuehi! Va che non è mica un problema che si muova! Guarda che lo so fare anche io!
*Inizia a farsi ondeggiare i capelli davanti alla faccia muovendosi tutto come uno Zombie paralitico.*
Il Tipo: D: *facepalm* ...vado a licenziarmi. Sono diventato troppo vecchio per questo mestiere. Mia nonna me lo diceva sempre! "Mai lavorare con gli artisti." mi diceva. "Portano solo rogne!"
*Ed esce di scena, borbottando assurdità sull'apicoltura e la vita di campagna.*
Il Tipo delle Luci: ...eh, ma va che tu vivi male, eh! *Da' uno sguardo al pubblico...* UUUEEHI!! *...e se ne va, nel fragore degli applausi della folla*

L'autrice si prende un angolino:
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio di No Profit:
Dona l’8% del tuo tempo alla causa pro recensioni. Farai felice milioni di scrittori.
-Messaggio copiaincollabile in ogni angolo dello Spazio e del Tempo-




La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 25
*** Cap-23: Renaissance ***


Per favore, prestate attenzione lettori:
Per motivi indicibili di ricerca e prevenzione di malattie rare e terribili, le autrici non potranno scrivere le note autore di questo capitolo.
- Il Dottore
 
Renaissance
 
-Allora vai a cambiarti d’abito! - esclamò il Dottore sorridente. -Il Rinascimento ci aspetta!-
Lei si guardò un momento le scarpe rosse i pantaloni comodi, mordendosi il labbro inferiore. -Sì, ma... non so cosa mettermi.- disse imbarazzata. -Non sono mai stata nel Cinquecento...-
Lui fece un mezzo giro intorno al TARDIS, portandosi di fianco alla ragazza. -E allora scopriamolo!- disse prendendole la mano.
Accennando ogni tanto a una breve corsa, il Dottore riuscì a portare Lara, in un tempo relativamente breve, nella stanza dedicata al guardaroba femminile, colmo ogni dire di vestiti per tutte le epoche, terrestri e non.
-Come ti sembra?- chiese lui aprendole galantemente la porta.
-E'... immenso! Ma davvero c'è tutto?- disse Lara varcando la soglia per guardarsi intorno.
-Ogni cosa.- assentì lui con un sorriso, mentre la ragazza faceva scorrere lo sguardo sulle maglie e i pantaloni, i vestiti, le camicie, le sciarpe colorate.
-Io però non saprei nemmeno... non sono esattamente un'esperta di queste cose.-
Il Dottore annuì, accompagnandola nella sezione del '500 e il '600 terrestre. Dalla sala principale circolare i due si spostarono in un corridoio che, al loro passaggio, accese le luci creando un'atmosfera raccolta e dolce.
-Eccoci.- disse lui fermandosi di fronte a un armadio lunghissimo colmo di vestiti coloratissimi. -Scegli quello che ti piace di più.- aggiunse felice.
Lara iniziò a scorrere i capi con le dita, soffermandosi di tanto in tanto per farsi un'idea del tessuto o della forma.
-Ma... sono tutti abiti!- disse dopo averne visti un po'.
-Le mode non le ho scelte io. Anche se... quella vota non ho potuto non fare niente. Pensa che c'erano degli alieni che andavano in giro con delle zampe di rana come parrucche!-
-Ma è disgustoso!-
-E' quello che gli ho detto!- disse annuendo. -E non la smettevano più di sventolarle in giro!- aggiunse ridendo.
Lara sorrise, immaginandosi la scena.
-Comunque questi...- disse indicando i vestiti. -Non sono niente male. Perché mi guardi così?-
-Non vado matta per i vestiti. Non riesco a camminare bene.- si giustificò lei prendendone uno a caso e appoggiandoselo al petto per vedere come le stava. 
Era viola e rosso, molto scollato con degli assurdi fiocchetti attorno alla vita bianco crema.
-Beh, non ti voglio portare nel Rinascimento per farti correre in giro. E' solo una visita turistica.-
-Mmh, va bene.- disse Lara riponendo con cura il vestito da dove lo aveva preso. -Vedrò di trovare qualcosa di meno appariscente possibile.- concluse.
-Okay, allora... io sono qua in giro. Se hai bisogno, chiama.- disse il Dottore rivolgendole un leggero sorriso.
-Grazie, Dottore.-
Lui prima di andarsene aprì un paravento a fisarmonica rosso scuro e la ragazza sentì i suoi passi che a poco a poco si affievolivano, un rumore sordo attutito dai vestiti e dai mobili. Con un sospiro, Lara si tolse le scarpe per rimanere più comoda e iniziò a guardare con attenzione gli abiti. Erano per lo più di colori scuri e pesanti, talvolta anche fin troppo scollati e 'abbelliti' da fiocchi e nastri colorati.
Lei scosse la testa, commentando mentalmente ogni vestito. Semplicemente, non era il suo genere. Troppo lungo, troppo largo. Se solo avesse potuto tagliarli, ne sarebbero venuti dei così bei pantaloni... Era quasi arrivata alla fine della sezione del '500/'600 e ancora non aveva trovato nulla. Per non parlare dei colori. Ne aveva trovati al massimo due sui toni dell'azzurro e blu, ma erano troppo grandi per lei e tutti gli altri andavano dal giallo canarino al rosso scuro senza quasi nessun colore che comprendesse le tonalità arancioni che tanto le piacevano. Di rosa, invece, ce n'erano una quantità esagerata.
Sbuffando spazientita, Lara si sedette a terra scrutando tutti i vestiti alla ricerca di qualcosa di perlomeno soddisfacente.
-Ehi, Lara!- disse il Dottore bussando sul paravento. -Come procede? Hai trovato un abito?-
-No. Sono troppo... signorili! Io sono una ragazza!- esclamò lei incrociando le braccia.
-Non mi pare facesse molta differenza, all'epoca, sai?- spiegò lui tranquillo.
-Beh, io mi rifiuto di andare in giro con certi...-
-…Lara?- chiese lui preoccupato della brusca interruzione della frase. -Cosa succede?-
-...abbinamenti.- concluse prendendo in mano un vestito ripiegato diligentemente su un ripiano dell'armadio. -Ho trovato... Ho trovato cosa mettermi.- disse lei infine, sollevando l'abito chiaro di fronte a sé.
 
*   *   *
 
-Laraa... Quanto manca ancora?- chiese per l'ennesima volta il Signore del Tempo, annoiato. -Sono stufo di aspettare!-
-Ti ho detto che ho quasi finito!-
-Mi avevi detto al stessa cosa anche mezz'ora fa, lo sai?- disse lui accendendo a intermittenza la lucina blu del suo cacciavite sonico.
-Ecco. Ci sono.-
-Ooh! Finalmente!- esclamò lui alzandosi in piedi. -Cosa hai deciso di metterti?- chiese impaziente da dietro il paravento.
La ragazza ne uscì poco dopo vestita di un semplice abito color crema con rifiniture rosse e arancioni alla base del vestito e su tutta la vita, che poi si aprivano a ventaglio sui seni, coperti da una minima scollatura a V. Il vestito non aveva le maniche e le spalline rosse e bianche erano coperte dai capelli castani, finalmente liberi dal solito codino azzurro che li imprigionava per la maggior parte del tempo.
-Non stare lì a fissarmi in quel modo!- esclamò Lara arrossendo. -Come sto?
Il Dottore sbatté più volte le palpebre, cercando di trovare le parole giuste per definirla.
-Sei... Sei stupenda! Ti sta benissimo, Lara!- concluse infine, ammirato. -Con i capelli sciolti oltretutto!-
-Già, non riesco a trovare un modo per non ritrovarmeli in faccia, però.- spiegò avvicinandosi a uno specchio.
Lui la seguì, spostandosi di fianco a lei.
-Una treccia magari? Solo sopra per non mettere mollette o altri aggeggi vari che voi vi infilate tra i capelli.- ipotizzò guardando la ragazza attraverso lo specchio.
-Ehi! Io uso solo un semplice codino!- esclamò sorridendo.
-Il mio era un discorso generale.- disse mettendosi dietro di lei per prenderle alcune ciocche di capelli dai lati della testa.
-Non dirmi che sei anche un parrucchiere.-
-Naah, non esageriamo. Ma le trecce le sanno fare tutti, no?- spiegò ridendo.
Lara chiuse gli occhi, ascoltando le dita del Dottore muoversi sulla sua testa, trattenerle e lasciarle i capelli con delicatezza fino a quando la treccia non fu formata sotto il suo tocco. Quando li riaprì, il Signore del Tempo le stava fermando i capelli con un nastrino bianco.
-Come ti sembra?-
Lei fece un giro in tondo, alzando la parte terminale del vestito.
-Per essere un abito lungo devo dire che è abbastanza comodo e la treccia mi piace un sacco!- disse Lara sorridendo. -Sembro una ragazza rinascimentale?-
-Sì, sì. Puoi andare. Forse però sarai l'unica ad avere una treccia.- aggiunse pensieroso. -Ma non importa! Allons-y!- esclamò incamminandosi verso l'uscita.
-No, Dottore, aspetta!-
Lui si bloccò a metà di un passo, voltandosi indietro. -E ora cosa c'è?-
Lara alzò un po' il vestito, scoprendo i piedi coperti da un paio di calze bianche. -Che scarpe mi potrei mettere?-
Il Dottore alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa. -Perché a me?- sussurrò piano ritornando dalla ragazza. -Che ho fatto per meritarmelo?-
 
* *   *
 
-Va bene... Allora ADESSO possiamo andare?- chiese il Dottore esasperato.
-Sì. Adesso sì.- rispose lei lasciandogli un sorriso prima di incamminarsi tranquillamente verso l'uscita, ai piedi le sue inseparabili scarpe del ventunesimo secolo.
Il Signore del Tempo non era riuscito a trovare delle scarpe che gli andassero bene.
Effettivamente non erano comode e tutte aveva un tacco più o meno alto, ma comunque presente. Lara poi non se le vedeva ai piedi e a nulla servivano le scuse del Dottore per convincerla a indossarle. Così, alla fine, si era messa le scarpe di prima, non curandosi delle possibili conseguenze.
-Lo sai vero che avresti dovuto metterti quelle arancioni?-
-Sì, lo so, ma erano troppo dure sul tallone.- ribatté lei seguendo il Dottore fino alla sala consolle. -E poi non si riusciva nemmeno a camminare.-
-Esagerata. Si saranno indurite un po' perché non le usa nessuno.-
-Ci sarà stato un motivo, no? E poi con un vestito così lungo non le noteranno.-
Lui scosse la testa, lanciandole un'occhiata per osservarla nel complesso. Stava benissimo con i vestiti. Perché era così restia a metterli?
-Cosa c'è? Cos'ho di strano?- chiese Lara raggiungendo la sala consolle e sedendosi sulla poltroncina con un piccolo salto.
-No, niente. Stai bene con quel vestito...- rispose lui attivando alcune leve e pulsanti, appena fuori dalla visuale di lei.
-E' solo un vestito...- disse Lara prendendo tra le mani il morbido tessuto colorato.
-Lo so.- ribatté il Dottore. -Ma sei tu che lo indossi. A te sta bene.-
La ragazza strinse involontariamente le dita attorno al tessuto, alzando lo sguardo sul Signore del Tempo. -Cosa?-
-Dicevamo? Il Rinascimento italiano, 1600! Epoca d'oro per... più o meno tutta l'Europa, mi pare. Ma in Italia... lì sì che facevano le cose in grande! Chi andiamo a conoscere? Michelangelo?-
Lara vedeva la sua testa o il suo sorriso spuntare a tratti da diversi punti della consolle a una velocità che non credeva nemmeno possibile; e lei di scomparse e apparizioni ne sapeva qualcosa.
-Avrei preferito Leonardo...- rispose leggermente. -Mi ha sempre affascinato moltissimo.-
Il Dottore le sorrise, tirando una leva. -E allora, che Leonardo sia!-
Ne seguì la solita serie di scossoni e rumori poco rassicuranti che precedevano un viaggio nello Spazio-tempo fino a quando il TARDIS non si arrestò completamente, atterrato nell'Italia rinascimentale. Lara saltò giù dalla poltroncina, fece il giro della consolle e spalancò la porta, ansiosa di vedere dove il Dottore l'aveva portata.
La luce calda del pomeriggio le ferì gli occhi, fino a quando non riuscirono ad abituarsi al cambio di atmosfera. Solo allora riuscì a scorgere gli edifici classicheggianti della città, la fontana, il via vai di persone e oggetti, tutto accompagnato da un vociare diffuso che rallegrava l'ambiente.
-Firenze, 1600, beh... 1596 a dir la verità.- le disse lui affiancandola. –Com’è?-
-E'... E' come me lo ero sempre immaginato, grazie!- rispose Lara abbracciandolo forte. -Grazie, grazie, grazie!-
-Pre... Prego! Figurati, non c'è problema!- ringraziò il Dottore accarezzandole la schiena.
Non riuscì a trattenerla a lungo che già si era materializzata in mezzo alla piazza, provocando diverse esclamazioni spaventate da parte dei cittadini.
-Lara!- esclamò lui uscendo dalla cabina blu e correndole incontro.
La ragazza stava guardando un edificio con interesse, valutandone lo stile, così che quando il Dottore la affiancò quasi non se ne rese conto.
-Hai visto? Colonna scanalata a capitello corinzio con richiami in ordine ionico, per di più poggiante su un basamento esagonale! E' fantastico!- esclamò lei toccandogli un braccio, entusiasta.
-Ooh sì! E' belliss... Ma cosa sto dicendo? Lara! Cosa ti salta in mente di materializzarti in giro?- la rimproverò prendendola per le spalle. -Devi cercare di non dare nell'occhio!-
-Cosa? Ma io non ho fatto niente!- ribatté lei mettendo il broncio.
-Non scherzare, Lara. Non rifarlo.- disse serio lui, lasciandola andare.
-Ti ripeto che non... Oh, caspita, è vero. Non me ne sono resa conto!- disse lei preoccupata. -Come... Come ho fatto?-
-Stai tranquilla, Lara. Non è successo niente di grave.-
-Ma... Ma...-
Il Dottore la perse un momento di vista, ma ritornò davanti a lui un secondo dopo.
-Non riesco a capire... io...- balbettò terrorizzata.
Lui la prese per le spalle, guardandola negli occhi. -Non preoccuparti. E' solo un effetto secondario delle emozioni. Stai calma. Non sta succedendo niente, tranquilla.-
La ragazza chiuse gli occhi, concentrandosi sul respiro.
-Va bene... calma, Lara... Stai tranquilla.- continuò lui, abbracciandola. -Va tutto bene.-
Lei finalmente riuscì a calmarsi e riaprì gli occhi lentamente, appoggiando la testa sulla sua spalla. -Scusa...-
-Non importa. Come va adesso?-
Lara inspirò profondamente per poi allontanarsi dal Signore del Tempo. -Meglio, grazie.- annunciò con un sorriso.
Lui ricambiò, porgendogli il braccio sinistro che subito venne preso dalla ragazza.
-Allora, mia cara... volevo mostrarle alcune opere del geniale Leonardo da Vinci. Le andrebbe di farmi compagnia?- chiese con tutta la galanteria di cui era capace.
-Ne sarei davvero onorata, messere!- rispose lei con un sorriso.
Insieme si incamminarono verso la mostra, allestita in un piccolo cortile decisamente sovraffollato. Le opere erano disposte sui lati e alcune guardie armate tenevano sotto controllo la situazione. Le persone entravano e uscivano, commentando tra loro i quadri, come fecero anche Lara e il Dottore appena riuscivano a scorgerne uno tra la folla.
-…Signori, voi commentate le mie opere con grande arguzia, quasi conosceste i miei pensieri mentre ne ritraevo la forma!- esclamò un uomo alle loro spalle.
Il Dottore si voltò, seguito da Lara, e le sue labbra si distesero in un sorriso.
-Messer Lionardo, se la memoria non mi inganna.- disse lui porgendogli la mano, che l'artista strinse con un sorriso appena accennato. -Io sono il Dottore.-
-Ci siamo già incontrati?- chiese poi, osservando il volto del Signore del Tempo.
-No, non credo, messere.-
Lui scosse la testa, borbottando qualcosa, per poi rivolgere la sua attenzione a Lara.
-E voi, signorina? Sono certo di non aver mai visto fiore più bello di tutta Firenze. Posso conoscere il vostro nome?-
La ragazza si morse il labbro inferiore, il cuore che iniziava a batterle più forte nel petto, non sapendo bene come rispondere al complimento e alla domanda del biondo, che ancora la osservava con un sorriso da sotto il basco rosso.
-Lara. Sono Lara... messere.- disse finalmente.
Leonardo le prese una mano, posandole un piccolo bacio. -Incantato, madonna.- disse piano. -Ma a quanto pare voi mi conoscete bene!- esclamò alludendo alle opere. -Artista, musicista, poeta, intrattenitore Leonardo da Vinci al vostro servizio.-
-Messere, la vostra bravura è conosciuta nell'Italia intera!- ribatté il Dottore, cercando di far riprendere fiato alla ragazza che intanto non staccava gli occhi dall'artista.
-Queste parole dicono il vero, ma la vostra compagna ne conosce anche i più profondi di segreti!-
Lara arrossì, abbassando lo sguardo. -Ecco, io...- sussurrò leggermente. -Li ho solo... interpretati.-
Leonardo osservò la ragazza torturarsi le mani, non sapendo bene cosa fare. -Sapete, mi affascinate incredibilmente, madonna. Potrei avere l'onore di scambiare con voi qualche parola?-
Il Dottore intervenne subito per fermare la ragazza, che sicuramente avrebbe accettato l'invito.
-Ci dispiace terribilmente, ma dobbiamo andare, Messer Leonardo.- disse velocemente. -Magari un'altra volta?-
L'uomo annuì, un po' dispiaciuto. -Non credo ci sarà un'altra volta, Dottore. Sembrate, con permesso, una persona più portata all'addio che a un 'arrivederci'.-
Lara spostò alternativamente lo sguardo sull'artista e sul Signore del Tempo, non trovando nulla da aggiungere.
-Ma comunque...- riprese Leonardo, porgendo la mano destra al Dottore. -...Sono felice di avervi incontrato.- disse con un sorriso.
Lui ricambiò la stretta di mano. -Anche per noi è stato un vero piacere, maestro.-
-E in quanto a voi, madonna Lara..- iniziò porgendole una mano. -...Un piccolo pensiero per la vostra presenza alla mostra.- disse lasciandole un giglio tra le dita. 
-Grazie mille, messer Leonardo...-
Ma lui era già scomparso tra la folla di persone.
 
*   *   *
 
-Perché non ho potuto stare con lui, Dottore?- chiese Lara dopo un po' che passeggiavano per le vie di Firenze.
-Meno si tocca il passato, meglio rimane il futuro.- rispose lui mettendosi le mani in tasca.
Era quasi sera e le luci iniziavano a colorarsi di giallo e arancio bruciato, come un grande fuoco che bruciava la città. Forse l'imbrunire era l'ora più bella di tutte.
-Ma non gli avrei detto niente!- esclamò lei rigirandosi il fiore bianco tra le dita.
-E' stato meglio così, te lo assicuro.-
-Uffaa...- borbottò lei. -Non si può mai fare ciò che si vuole.-
Il Dottore sospirò, sorridendo alle parole della ragazza. Quanto aveva ragione... nemmeno se lo poteva immaginare. Poi il suo sguardo si posò su un manifesto appeso a una parete e si avvicinò per leggere.
-Ehi, Lara!-
La ragazza si voltò a guardare il Signore del Tempo che le faceva segno di avvicinarsi, così, sbuffando, si avvicinò.
-Che c'è?-
-Guarda. Proprio questa sera si terrà una festa in piazza della Signoria. Dovrebbe essere bella.-
Lei non disse nulla, fissando il manifesto.
-Che ne dici? Ti va?-
-Mi stai invitando a una festa serale del 1500?- chiese un po' scettica la ragazza.
Il Dottore annuì, non capendo cosa ci fosse di così strano, ma subito i suoi dubbi sparirono di fronte all'ampio sorriso di lei.
-Va bene!-
Ridendo, il Dottore le prese la mano, accompagnandola fino alla piazza. Questa era stata decorata per l'occasione con lanterne colorate e nastri, mentre ai lati si snodavano delle lunghe tavolate coperte da un telo bianco. Tutt'intorno alcune persone si adoperavano per riempirle di cibi e piatti molto scenografici, ricchi di frutta. Ma il Dottore e Lara riuscivano a vedere solo qualcosa di tutto quello che succedeva dall'altra parte del muro e delle guardie. Non tutti, infatti, potevano entrare e loro avevano l'obbligo di lascia passare solo chi presentava il visto del Signore.
Un'oretta dopo, grazie alla carta psichica, i due riuscirono a entrare nella piazza che già iniziava a riempirsi.
-Caspita! E' proprio bello!- constatò Lara, facendo un giro su se stessa.
-Già. Chissà qual è la grande occasione...!- si domandò il Dottore avvicinandosi a un tavolo per mangiare qualcosa. -Lara... secondo te cosa sono questi?-
Lei si avvicinò al tavolo, guardando quella cosa informe e scura che il Signore del Tempo teneva tra le dita.
-Non ne ho idea... Non ho mai visto niente del genere.- poi aggiunse, notando che lo stava per rimettere dove lo aveva trovato. -Ma ora lo hai preso e lo devi mangiare.-
Il Dottore rigirò quel pezzetto di quella che sembrava carne tra le dita, saggiandone la consistenza un po' gommosa. -E se poi non mi piace?-
-Dovrai correre il rischio.-
Lui chiuse gli occhi e lo mangiò.
-Allora? Cos'è?- chiese Lara guardandolo masticare e spalancare gli occhi, disgustato.
-Enf anfguilla... chefe sfhifo.- rispose a bocca piena.
Lei ridacchiò, versando un po' d'acqua in un bicchiere. -Qualsiasi cosa fosse, mandala giù e poi bevi.- disse porgendogli il bicchiere.
Il Dottore scosse la testa, respirando un po' più forte dal naso.
-Nof... è troffo disgusf...-
-Dottore, non la puoi sputare!-
Lui le rispose con un'espressione come per dire 'Sì, che posso. E non ho problemi a farlo!', ma Lara scosse la testa, insistendo.
-Mangialo.-
Il Dottore chiuse gli occhi e deglutì con forza quel minuscolo pezzo di carne scura dal sapore orrendo, per poi bere tutto d'un fiato il bicchiere d'acqua che lei gli porgeva.
-Hai visto? Non è poi stato così difficile!- esclamò la ragazza con un sorriso.
Lui riprese fiato, posando il bicchiere vuoto sul tavolo. -E' stato disgustoso!- disse tirando fuori la lingua un paio di volte per cercare di ridurre l'amaro sapore del cibo.
-Puoi sempre provare a mangiare qualcos'altro.- propose lei, osservando un gruppo di musicisti sistemarsi su un piccolo palco.
-E avere la possibilità di assaggiare qualcosa di peggio? No, grazie.- disse scuotendo la testa.
-Guarda Dottore! Suonano anche!- esclamò Lara indicando la banda.
Lui si mise le mani in tasca e osservò i suonatori di liuto, flauto, cetra accordare gli strumenti e suonare qualche nota solitaria, aspettando un segnale per partire.
-Possiamo andare a sentirli da vicino? Per favore...- chiese Lara prendendo il braccio del Signore del Tempo e tirando leggermente.
-Ma ancora non hanno cominciato! Dopo magari.- rispose lui notando alcune guardie armate scortare un uomo ben vestito. -Guarda chi arriva.-
Lei a malincuore spostò lo sguardo dalla banda. -Chi è?-
-Lorenzo de Medici, il Signore di Firenze. Sarà stato lui a organizzare la festa.- rispose guardando gli invitati con più attenzione. -Sembrano persone importanti.-
-No, aspetta... vuoi dire che adesso...- iniziò la ragazza guardando l'uomo spostarsi su un piano rialzato.
-Ooh sì.-
-No...-
-E' la procedura.-
-Ma uffa! Non ho voglia di ascoltare il solito discorso!- disse lei incrociando le braccia. -Come minimo durerà mezz'ora!-
Il Dottore ridacchiò, scuotendo la testa. -Non durerà così tanto.-
-Sì, come no.- rispose lei appena prima che Lorenzo iniziasse a parlare.
Lara non si preoccupò nemmeno di impegnarsi ad ascoltare il discorso, che tanto, nella remota possibilità che dicesse qualcosa di importante, glielo avrebbe ripetuto il Dottore. Così, senza farsi notare dal Signore del Tempo, la ragazza si avvicinò alla banda per vedere gli strumenti dell'epoca. Erano più o meno simili a quelli odierni, forse con forme un po' più aggraziate.
-Vi intendete anche di musica, madonna?- chiese una voce alle sue spalle.
Lei si voltò, incontrando gli occhi azzurri dell'artista.
-Messer Leonardo! Da quanto mi guardavate?-
-Da quando avete varcato la soglia della piazza con il vostro compagno.- spiegò lui con un sorriso.
Lara arrossì. -N... Noi non stiamo assieme. E' solo un amico.-
Leonardo sventolò una mano di fronte al viso. -Perdonate madonna Lara, non dovrei interessarmi dei fatti altrui.- si scusò rivolgendo la sua attenzione ai musicisti. -Vi piace la musica, dunque.-
-Sì, è vero. Fa compagnia quando si è soli.- disse lui guardando un suonatore di liuto accordarsi con i compagni. -Voi sapete suonare, vero?-
-Ho imparato qualcosa da autodidatta, non posso definirmi un vero e proprio musicista. E voi? Suonate? Cantate?-
-No...- rispose piano, alzando lo sguardo su Lorenzo, che ancora parlava al pubblico.
-Avete ascoltato il discorso, madonna?- 
-No. Non credo mi sarebbe interessato, dopotutto.-
-Nemmeno a me interessano!- esclamò Leonardo ridendo. -Preferisco la seconda parte.- disse un attimo prima che un frastuono di applausi riempisse la piazza.
Le luci ai lati della piazza aumentarono, rendendo tutto più luminoso e i musicisti iniziarono finalmente a suonare. Leonardo si schiarì la voce, piegandosi in un bere inchino. -Madonna Lara, volete concedermi l'onore di questo ballo?-
Lei rimase pietrificata dalla richiesta inattesa, cercando un modo per dirgli di no senza essere sgarbata. Alla fine decise semplicemente di dire la verità.
-Leonardo, io... io non so ballare...- sussurrò piano, arrossendo fino alla radice dei capelli.
L'artista alzò lo sguardo sulla ragazza, sorridendo. -Sapete... non so ballare nemmeno io!- esclamò prendendole una mano e trascinandola in mezzo agli altri ballerini, urtandoli provare un po' di posto.
-Messere! Perché mi avete chiesto un ballo se nemmeno voi...- tentò di opporsi lei per non fare brutte figure.
-Non si preoccupi! Impareremo!- esclamò lui, entusiasta, mentre la trascinava su e giù per la piazza, cercando di imitare le altre coppie di ballerini.
Lara non aveva mai provato a ballare in prima persona, ma a grandi linee aveva capito la tecnica osservando gli altri ed era più che certa non si ballasse in quel modo sconnesso e senza logica. Così, sfruttando le loro mani unite, la ragazza creò un piccolo ponte di pensieri per collegarsi all'artista e muoversi in sintonia con lui. Poco dopo, insieme, riuscirono finalmente a ballare a ritmo sulle note della musica.
-Caspita... Ora tutto ha un senso!- disse Leonardo dopo un po'. -Come ci siete riuscita?-
-Non lo so, messere. Ma è meglio che non finisca.- rispose Lara con un debole sorriso mentre, insieme a tutti gli altri, l'uomo le faceva fare una mezza giravolta per poi riprenderla tra le braccia.
-Solo una cosa mi verrebbe da pensare...- disse lui guardandola negli occhi. -... con voi ho sbloccato dei ricordi nascosti che avevo perduto.- concluse facendo volteggiare Lara un'ultima volta prima della fine della musica.
Poi tutti i ballerini iniziarono ad applaudire e le loro dita si allontanarono per unirsi agli altri.
-Per essere il vostro primo ballo siete stata meravigliosa, madonna!- disse Leonardo.
-Anche voi, messere!- esclamò lei battendo le mani.
Ma l'espressione dell'artista si corrucciò un momento, e smise di applaudire per grattarsi il mento coperto da un piccolo accenno di barba. -Ho bisogno di fogli e matita.-
-Leonardo... siamo a una festa!-
-Ho. Bisogno. Di. Fogli. E. Matita.- scandì lui scrutando la folla per cercare qualcosa.  
-Perché?-
Leonardo alzò lo sguardo sulla ragazza, un'ombra di quella che sembrava pazzia a illuminargli il volto e il sorriso, a tratti inquietante.
-Mi... Mi è appena venuta in mente un'idea.- spiegò sbattendo più volte le palpebre per riacquistare lucidità. -Madonna Lara, ho assolutamente bisogno di una matita e dei fogli, perciò mi dovete scusare, ma ritorno alla mia bottega.- annunciò in fretta prendendole una mano per lasciarle un bacio.
-Ve ne andate quindi?- chiese lei un po' dispiaciuta.
Lui annuì mostrandole un leggero sorriso. -Purtroppo credo che questo sia un addio, madonna. Ma non temete, perché non mi dimenticherò di voi, mi cascasse il cielo sulla testa!- concluse euforico.
Lara rise, baciandogli una guancia per salutarlo. -E' stato un vero piacere, Leonardo.-
-Anche per me. E grazie mille ancora per il ballo!- disse prima di abbandonare la piazza, destreggiandosi tra le coppie che, a ritmo di una nuova musica, iniziavano a ballare.
Lara arretrò fino ai margini della piazza, appoggiando le spalle al muro per riprendere fiato, scombussolata dalla miriade di pensieri che le affollavano la mente.
Ci era riuscita. Aveva ballato con qualcuno. E più precisamente con Leonardo da Vinci!
-Lara! Eccoti finalmente!- esclamò il Dottore affiancandola. -Ma dove cavolo ti eri cacciata? Non ti ho visto da... Lara? Stai bene?-
Lei chiuse gli occhi, annuendo.
-Ero in piazza... e stavo... stavo ballando!- disse emozionata. -Ti rendi conto? E io nemmeno so come si fa a ballare! Però... Oh, caspita... è stato meraviglioso...- continuò velocemente, senza quasi prendere fiato.
-Cosa? Lara, Lara! Calma un momento. Respira per almeno due secondi!- disse il Dottore, temendo si potesse teletrasportare di nuovo senza accorgersene.
Lei si costrinse a tranquillizzarsi, ma non ci riusciva. Aveva ballato un ballo rinascimentale con l'artista più famoso di tutti i tempi!
-Lara! Concentrati, altrimenti finirai con ritrovarti altrove!- esclamò lui, abbracciandola. -Calma!-
La ragazza scosse la testa, il cuore che non la smetteva di pompare forte per l'emozione.
-No... non... non posso. E' stato...- balbettò cercando di riorganizzare le idee. -Oh, non lo so!-
Il Dottore sorrise, accarezzandole la schiena per tranquillizzarla. -Ma con chi hai ballato? Lorenzo de Medici in persona?- chiese calmo.
Lui la sentì scuotere la teta sulla sua spalla, il respiro accelerato. -No! Con Leonardo!-
Questa volta fu il Dottore a rimanere sorpreso. -Davvero? Non l'ho visto in giro...-
-Ha ballato... Abbiamo ballato... e all'inizio è stato difficile! Nemmeno lui sapeva ballare! Allora io ho...-
-Lara... continua così e andrai in iperventilazione! Vuoi calmarti un po'?- disse il Signore del Tempo prendendo la ragazza per le spalle. -Chiudi gli occhi un momento e prendi un respiro profondo.-
Lei seguì il suo consiglio, accorgendosi che le gambe tremavano per lo sforzo.
-Va bene... Ora va meglio.- disse riaprendo gli occhi. -Grazie.-
Il Dottore sorrise, accarezzandole una guancia arrossata per la stanchezza. -Che ne dici se torniamo al TARDIS?-
Lara annuì, appoggiandosi al suo braccio per camminare, non pienamente sicura che le gambe reggessero.
-Sicura di farcela?-
-Ma sì, certo. Non ci vuole niente!- disse lei in precario equilibrio.
Insieme riuscirono a uscire dalla festa della piazza, salutando con un cenno le guardie poste all'inizio della via, per poi incamminarsi sulla strada principale, ormai deserta.
-Dottore...-
-Mmh?-
-Avresti dovuto esserci.-
-Ma io ero lì, Lara. Solo non vi ho visto.-
Lei sorrise, trascinando i piedi per la stanchezza lungo il lastricato, gli occhi leggermente socchiusi. Tanto per parlare di qualcosa, la ragazza chiese al Signore del Tempo se Lorenzo de Medici avesse detto qualcosa di importante nel suo preambolo alla festa.
-Qualcosa di importante? E' stato tutto spettacolare! Ha citato i più famosi artisti e letterati del periodo che hanno contribuito a rendere Firenze uno dei luoghi più belli e culturalmente vivaci di tutta l'Europa!- esclamò lui sorridendo felice. -E ovviamente gli auguri al figlio! Alla fine la festa era per lui. Rendiamoci conto... Una festa del genere, neanche fosse diventato maggiorenne!-
-In poche parole, niente di importante.- ricapitolò Lara, smorzando l'entusiasmo del Dottore. -E magari anche il figlio ha fatto il suo bel discorsetto, vero?-
-Beh... in realtà lui ha solamente aperto le danze e poi si è trovato una donna per ballare insieme.- rispose scuotendo la testa. -Ha rovinato tutta l'atmosfera che...-
-Hallelujah! Almeno lui sì che ha capito qualcosa delle feste!- disse Lara ridendo.
Intanto stavano raggiungendo il Tardis che già si intravedeva dall'altro lato della piazza, in attesa del loro arrivo. Così, mentre il Dottore inseriva la chiave nella serratura per aprire la sua macchina del Tempo, Lara si appoggiò allo stipite, chiudendo gli occhi con un sospiro.
-Non ce la faccio più.- disse lentamente sbadigliando.
-Forza. Adesso vai a riposarti.- consigliò lui aprendo con un cigolio la porta in legno.
Lei annuì entrò nella cabina blu, seguita dal Dottore che la sospinse fino all'ambiente circolare della consolle.
-Lara? Cosa fai lì in piedi? Se hai sonno, vai a letto!-
Lei guardò il Signore del Tempo con stanchezza sussurrando qualcosa.
-Che?- chiese avvicinandosi alla ragazza.
-Mi... accompagni?- ripeté Lara chiudendo gli occhi.
Il Dottore sorrise, paziente, prendendole una mano per destreggiarsi tra gli innumerevoli corridoi del Tardis. Lei lo seguiva in silenzio, il capo reclinato in avanti per evitare che la luce la colpisse direttamente gli occhi; poi finalmente arrivarono alla sua camera. Lui aprì la porta e accese la luce della piccola abatjour sul comodino di fianco al letto, facendocisi poi sdraiare la ragazza.
Lei subito si rannicchiò, mormorando un debole 'grazie' appena udibile.
-Non vuoi almeno toglierti il vestito?- chiese il Dottore sussurrando.
-Non... ci riesco... Ho sonno...- rispose piano lei a occhi chiusi.
Lui scosse la testa con un sorriso, facendola scivolare sotto le coperte dolcemente.
-Grazie...- mormorò lei un attimo prima di addormentarsi profondamente.
Il Dottore ridacchiò piano, spegnendo la piccola abatjour per far sprofondare la camera nel buio.
-Buona notte Lara.- disse dolcemente prima di uscire e lasciare la ragazza sola con i suoi sogni.


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La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 26
*** Cap-24: Night in white ***


...EHILA’ GENTE! :D *voce forzatamente allegra e senza pensieri*
Come state? Sappiamo di essere in ritardo… molto in ritardo. Ma non è solo colpa nostra.
Avevamo affidato al Dottore il compito di pubblicare ma lui, tra i moltissimi viaggi che fa in giro per la Terra, l’Universo e tutto quanto, si è dimenticato-
Ma questo non è nemmeno il problema peggiore. Il problema peggiore sta nel fatto che è venuto a dircelo solo qualche giorno fa. -_-
Era impegnato, ha detto.
Saranno passati almeno almeno… due mesi e mezzo. Vi ricordate cosa sta succedendo, vero? O_O
Avete presente le Essenze, tre ragazze da ricovero, un Signore del Tempo che non sa come fare per tenerle a bada… quelle robe lì.
Sono convinta che vi è tornato in mente tuuuutto! E allora, buona lettura! :)
 
 
-Night in white-
 
Tutti hanno bisogno di dormire, chi più, chi meno, ma tutti ne abbiamo bisogno.
Lara era una di quelle ragazze che dormiva parecchio e diventava intrattabile se non le erano concesse almeno le canoniche ore di sonno che il corpo pretendeva. Semplicemente o si rannicchiava in un angolo senza farsi avvicinare da nessuno o si inventava le scuse più assurde per farti arrabbiare. Non lo faceva apposta e quando finalmente si calmava, non faceva altro che scusarsi.
Scusarsi per cose che vagamente si ricordava di aver detto o fatto.
 
-Va bene, allora!- esclamò Iris, alzando le braccia al cielo. -Fai come vuoi!-
-Già, infatti. Ci sto provando.- rispose Lara, scocciata. -Se solo voi la smetteste di darmi fastidio.- urlò alla porta chiusa.
Questa si riaprì un secondo dopo, lasciando scorgere il volto della ragazza, più che mai arrabbiata. -Non osare. Sei tu che non fai altro che dar fastidio! Io e Alex cercavamo solo di fare...-
Ma Lara si premette le mani sulle orecchie e volutamente si perse il finale della frase.
-...Oh, arrangiati! Non me ne importa!-
-Bene!-
-Bene!-
La porta si richiuse di nuovo, sbattendo questa volta, e Lara rimase sola, rannicchiata sul letto. Una parte di lei avrebbe desiderato che Iris fosse rimasta con lei o anche Alexandra, che aveva incontrato poco prima. L'altra era un miscuglio di rabbia, frustrazione, paura e stanchezza.
Perché non riusciva a dormire? Era da almeno una settimana che dormiva poco e male, ma la scorsa notte non aveva proprio chiuso occhio. Non ci riusciva. Anche adesso, nella sua camera del Tardis, stava crollando dal sonno, ma qualcosa la teneva sveglia. Sapeva cos'era, ma preferiva non pensarci.
Alto, nero e cattivo.
Le immagini di quell'uomo riaffollarono la sua mente con prepotenza.
Scosse la testa, chiudendo gli occhi con forza. Perché non riusciva a controllarsi? Sembrava che la sua soglia di sopportazione per qualsiasi cosa si fosse abbassata di molto sotto lo zero. 
Due leggeri colpi alla porta la fecero sussultare, spaventandola.
-Lasciami in pace!- urlò mentre si strofinava gli occhi per il bruciore.
-Lara...- disse il Dottore aprendo piano la porta. -Lara... ti va un bicchiere di latte?- chiese dolcemente nonostante il tono della ragazza.
-No! Vai via!- ribatté lei stringendosi le braccia intorno al corpo. -Lasciami sola.-
Lui sospirò, entrando cautamente nella camera. -No, che non ti lascio.- disse appoggiando il bicchiere alto e sottile sul comodino.
-Vai via... Non voglio nessuno!-
-Io invece credo proprio il contrario.- aggiunse lui sedendosi sul letto, senza mai togliere gli occhi dalla figura accucciata della ragazza.
Tremava e il Dottore ne capiva perfettamente il motivo. Se fosse rimasta da sola non avrebbe ferito nessuno con le sue parole stanche e arrabbiate.
-Lara... lascia che ti aiuti.- riprovò ancora con un tono gentile.
-No...-
Lui le appoggiò una mano sul braccio, facendola sussultare per il gesto che non vide, dato che teneva ancora il viso sulle braccia. Tuttavia non rifiutò quel contatto e questo era sicuramente un buon segno. Poteva osare qualcosa di più, nonostante le sue parole ostili. Il Signore del Tempo si sedette un po' più vicino alla ragazza, iniziando ad accarezzarle la schiena per avvicinarla a sé, in una posizione più comoda. A poco a poco le spalle si rilassarono completamente e lei emise un sospiro sollevato.
-Dottore...- mormorò debolmente appoggiandosi a lui con la schiena.
-Lara... sono qua. Non vado via.- rispose prendendola piano per le spalle.
-Dottore... perché non riesco...- iniziò lei con una voce triste, preoccupata. -... non riesco a dormire...-
Il Signore del Tempo non rispose, abbracciandola forte. Non sarebbe stato lui a ricordarle che qualcosa di pericoloso stava minacciando di divorare la Terra.
-Scusa.- disse lei aprendo gli occhi.
-Per cosa?-
-Per prima. Non... volevo parlarti così. E nemmeno ad Alex e Iris. Mi dispiace.- disse d'un fiato la ragazza, appoggiando la testa sul petto dell'uomo, all'altezza dei cuori.
-Non preoccuparti. Basta che ora vada tutto bene.- rispose il Dottore con un leggero sorriso.
-Ma... non va tutto bene.- ribatté lei leggermente arrabbiata. -Sono stanchissima, ma non riesco a dormire. Mi fa male la testa e mi bruciano gli occhi. Non è sufficiente per prendere sonno?-
-Ssh... non parlare.- disse piano il Signore del Tempo, cullando la ragazza dolcemente. -Chiudi gli occhi e non pensare a niente...-
-Dottore...-
-Ssh...-
-Ma non funziona! Ci ho già provato.- mormorò lei. -L'unica cosa che potrebbe funzionare è una botta in testa.-
Il Dottore sorrise leggermente allungando un braccio per prendere il bicchiere di latte e miele, ora tiepido.
-Prova a bere questo e, se non funziona, ricorreremo a mezzi più radicali. Va bene?-
Lara annuì e sorseggiò lentamente il liquido bianco e dolce. Quando ebbe finito fu il Dottore a riappoggiarlo sul comodino mentre la ragazza si abbandonava sfinita tra le sue braccia. Ricominciò a cullarla piano, dondolando da destra a sinistra con regolarità. Lei chiuse gli occhi, respirando tranquilla. Sbadigliò un paio di volte e per altrettante si strofinò gli occhi assonati, facendo inevitabilmente sorridere il Signore del Tempo mentre si appoggiava a lui come una bambina tra le braccia del padre.
-Grazie...- mormorò prima di addormentarsi.
Il Dottore arricciò le labbra in un debole sorriso, abbracciandola un po' più forte.
Lui c'era. E ci sarebbe sempre stato per loro.
Ciò che stava succedendo era qualcosa di così grosso che sfuggiva persino al suo controllo, ma insieme, sarebbero riusciti a fare ogni cosa.
Pian piano il Dottore riadagiò Lara sul suo letto, coprendola con le coperte. L'unica protesta che ricevette fu un debole mugolio, ma appena la ragazza si fu sistemata sul materasso, ritornò a respirare tranquillamente, come se tutti i problemi fossero improvvisamente scomparsi.
-Sogni d'oro, Lara.- mormorò piano il Signore del Tempo mentre appoggiava una mano sul bicchiere in vetro per portarlo via. Per un breve istante ebbe una stretta al cuore pensando alla fiala di tranquillante che aveva versato nel bicchiere della ragazza, per aiutarla a dormire. Forse non era stata una buona idea farlo, forse sì, ma stava male e l'unico modo per curarla era riuscire a farle prendere sonno.
Con un'ultima occhiata a Lara, il Dottore spense la luce della camera, immergendola nel buio.




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La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 27
*** Cap-25: No nothing ***


No nothing
 
Alex odiava arrivare in ritardo, la metteva in agitazione. Anche se la giornata prometteva bene, per il sole caldo e la leggera brezza, tutto sembrava solo peggiorare: prima le scarpe. Lei non era una ragazza molto alta e per comodità preferiva lasciare le sue All Star blu per terra. Ma nonostante compisse questo rituale ogni santo giorno, oggi, per qualche strana ragione, le scarpe non c'erano. Era dovuta intervenire sua mamma per prendergliele dalla cima dell'armadio. Poi era finalmente salita in macchina con la sorella ma, neanche a farlo apposta, si trovarono ingarbugliate in un chilometro di coda, impossibile da evitare.
Così, con un buon quarto d'ora in ritardo, Alex riuscì a raggiungere finalmente le sue amiche. Le vide aspettarla nella piazza, mentre discutevano, probabilmente su quale fosse la pizzeria migliore in cui pranzare. Velocemente salutò la sorella e scese dall'auto, annullando al distanza fra sé e le amiche con un corsa.
-Mi dispiace!- fu la prima cosa che disse recuperando fiato. -Ho trovato un sacco di traffico...-
-Alex, respira! Non è un problema.- rispose Iris sorridendo. -Intanto abbiamo chiacchierato.-
-Esatto! No problem!- esclamò Lara alzandosi dalla panchina per abbracciare l'amica.
-Uuh! Abbracci!- esultò lei stringendo a sé la ragazza. -Oggi sarà una giornata meravigliosa, lo so.- concluse ricomponendosi. -Un pomeriggio senza pensare assolutamente a nulla se non al relax più totale!-
Le altre due annuirono sorridendo tranquille.
Tutte cercavano di annegare quel senso di angoscia, che sembrava essere aumentato in quelle ultime settimane, nel profondo del cuore. Ma non sarebbe stato uno stupido presentimento a rovinare la loro giornata. No Signore.
Con questa chiara convinzione ben impressa in testa, Iris, Alex e Lara si comprarono un bel trancio di pizza e una bibita, che andarono a consumare nei giardini pubblici. Attraversarono l'ampio viale ciottolato decorato con aiuole circolari e raggiunsero la fontana. Poco sopra, accessibile grazie a una scalinata, c'era un piccolo parco con molti tavoli in roccia. Loro scelsero il più appartato, nonché l'unico disponibile, dato che un paio di famiglie e molte coppie occupavano tutti gli altri.
-Era da un po' che non venivamo qui...- commentò Lara sedendosi per guardarsi in giro. -Cosa saranno, un paio di mesi?-
-Due mesi e undici giorni esatti!- precisò Iris addentando il suo trancio di pizza.
-...E' quello che ho detto.-
L'altra scosse la testa, bevendo un sorso di Coca-Cola. -No. Tu hai detto 'due mesi'. E gli undici giorni dove li hai lasciati?-
-Seh, okay. Come ti pare.- concluse in fretta Lara, sventolando una mano davanti al viso. -Volevo dirvi una cosa... Oh, sì! Alex, sai quando dobbiamo incontrare il Dottore? Stamattina non sono riuscita a chiederglielo. Era troppo occupato a correre da una parte all'altra della sala consolle e blaterare a caso su qualche viaggio... di questo pomeriggio, forse.-
La ragazza corrucciò la fronte, pulendosi le mani nel fazzoletto. -Mah, io avevo capito che dovevamo vederci doman... Iris, va tutto bene?-
La mora si stava tenendo la testa tra le mani con forza, come se cercasse di proteggersi dall'arrivo di qualcosa. Appena si sentì chiamare iniziò ad affievolirsi lentamente, permettendole di riaprire gli occhi sulle amiche, che la fissavano preoccupate.
-Che hai?- insistette Lara, dato che Iris non si decideva a parlare.
-Mi fa male la testa...- iniziò lei piano, poi di colpo si alzò in piedi, agitatissima. -E adesso? Adesso cosa facciamo?!-
Alex lanciò un'occhiata a Lara, per sapere se almeno lei aveva capito qualcosa, ma quando ricevette un'alzata di spalle in risposta, optò per un approccio diretto.
-Iris... calmati.- disse facendo risedere l'amica, che nel frattempo si era tranquillizzata all'improvviso. -Hai ancora mal di testa?-
Lei annuì. -Voi...?-
Alexandra aggrottò la fronte, confusa. -Noi stiamo bene. Si può sapere cosa stai dicen... do.- concluse portandosi una mano alla fronte.
Iniziava a pulsare dolorosamente anche a lei. A Lara accadde esattamente la stessa cosa con due secondi di ritardo.
-Cosa sta succedendo adesso?- chiese chiudendo gli occhi. -Iris, perché abbiamo mal di testa contemporaneamente?-
-E che ne so io!-
-Ma se hai appena previsto che sarebbe venuto!- replicò Lara alzando il tono.
-Abbassa la voce...!- la rimproverò Iris, guardandosi attorno. -Sentite, non ho idea di cosa stia succedendo, okay? Quello che ho detto prima è stato del tutto inaspettato, anche per me! Cerchiamo di stare calme e... Oh, porca miseria, Alex! S... Stai brillando. Stai brillando di verde!-
Le due ragazze osservarono l'amica, come se improvvisamente non fosse più lei. Sembrava che il suo corpo producesse energia colorata. La stessa energia che stava spaventando Alex sempre più.
-C...Cosa faccio?- balbettò lei guardandosi le mani luminose. -Giuro che io non sto facendo niente!- -Okay, ehm... N... Non so cosa dirti!- le rispose Iris, cercando di farsi venire un'idea.
-Oddio, ora anche tu brilli!- scattò Alexandra, indicando Lara. -Brilli di rosso!-
D'istinto lei sventolò le mani, come a cercare di scacciare il fuoco che la 'bruciava'. Se solo non fosse stata una cosa anormale, avrebbe tranquillamente potuto affermare che le piaceva brillare di rosso. Sembrava fuoco freddo.
-Oh, grandioso!- borbottò la mora, notando che anche la sua pelle iniziava a farsi luminescente. -Ora sono blu evidenziatore.-
-Ehm... credo sia meglio andarcene da qui.- propose Alex tirando il braccio di Iris mentre lanciava sguardi tutt'attorno, accertandosi che nessuno badasse a loro.
Fortuna che il tavolo era isolato dagli altri.
Lara annuì un paio di volte. -Andiamo verso quelle piante. Dobbiamo scomparire senza farci vedere.-
-Ma per andare dove?- chiese Iris, seguendo l'amica. Alex era appena dietro di lei e le teneva la mano, troppo agitata per pensare di lasciarla.
-Dal Dottore! Dove vorresti andare, scusa?!- rispose Lara, aggirando l'albero.
Con una rapida occhiata si accertò di essere sola e porse le mani alle sue amiche. Le sfuggì un piccolo e innocuo sorriso, notando che i tre colori stavano diventando più luminosi di prima. Chiuse poi gli occhi, concentrandosi sul Tardis. Era facile. Lo aveva fatto così tante volte...
Tardis. Devo portare Alex e Iris nel Tardis. Il Tardis del Dottore. T.A.R.D.I.S.
Scandì mentalmente.
Fece appena in tempo a sentire un paio di note di quella bella melodia che il mal di testa aumentò di colpo, accompagnato da un calo di energie altrettanto rapido.
Riaprì subito gli occhi e tutto sembrava vorticare. Aveva perso la presa di Alex, che stava allargando le braccia nell'aria per riprendere l'equilibrio e Iris, al suo fianco, chiudeva gli occhi con una mano. Gli alberi sembravano incurvarsi sotto il suo sguardo e i cespugli erano solo un groviglio verde e nero che si avvicinava e si allontanava rapido.
Le ci volle un po' per riacquistare completamente lucidità. Lara fece un passo verso le amiche. Voleva sapere se stavano bene, se era tutto a posto e magari chiedere loro perché non erano riuscite a spostarsi. Ma tutti i suoi buoni propositi dovettero attendere.
Un movimento sopra le loro teste le fece alzare lo sguardo contemporaneamente.
Ormai di cose strane ne avevano viste parecchie, tra alieni, tasche più grandi all'interno e capelli anti-gravità, dopo un po’ ci si fa l'abitudine. Ma quello che si presentò loro davanti era veramente troppo strano.
Tre figure, snelle e aggraziate, galleggiavano proprio sulle teste di Iris, Alex e Lara. Brillavano rispettivamente di blu, verde e rosso; non parlavano. Semplicemente, si guardavano negli occhi. Quegli stessi occhi che un momento dopo si concentrarono sulle ragazze.
-Non... Non ditemi che queste sono le nostre Essenze.- mormorò Alex senza distogliere lo sguardo dalla sua 'parte di sé'.
-Credo proprio di sì.- rispose piano Iris, facendo scorrere lo sguardo su tutta la figura azzurra che la sovrastava.
Il viso era decorato con un simpatico disegno, di un colore più scuro rispetto al corpo, simile a una maschera. Lo stessa colorazione si riprendeva sui seni, coprendoli come un doppio ventaglio che poi scendeva sinuoso fino all'inguine. Da qui ripartiva lateralmente per avvolgere le gambe come un nastro colorato.
Lara si concentrò sullo sguardo. Non erano propriamente occhi, quelli che avevano loro. Però lasciavano trasparire tutto ciò che le passava per la mente. Non servivano le parole per capire che qualcosa non andava. Erano preoccupate, tutte e tre. Per quello si erano mostrate agli occhi delle ragazze.
La situazione di stallo in cui si erano cacciate però, durò solo per qualche altro secondo poi, con un debole sorriso, Tempo, Spazio e Materia scomparvero, lasciando Iris, Lara e Alexandra nella confusione più totale.
 
*            *            *
 
-Non funziona!- esclamò Lara arrabbiata. -Non riesco più a teletrasportarmi!-
La ragazza era da dieci minuti che si premeva le dita sulle tempie, focalizzando tutti i suoi pensieri per visualizzare nel modo più dettagliato possibile la sala consolle del TARDIS, ma niente. Non riusciva a raggiungerla.
-Probabilmente, ora che le nostre essenze se ne sono andate, siamo ritornate delle comunissime ragazze terrestri.- ipotizzò Alex mogia.
-E adesso? Cosa facciamo?!- chiese Iris appoggiandosi al tronco di un albero. -No, aspetta... questa domanda l'avevo già fatta prima.- realizzò massaggiandosi la testa. -Accidenti! Il Tempo è relativo!-
-Magari la tua Essenza cercava di avvisarci su quello che ci è appena successo.- disse Alex, per poi ritornare in silenzio ai propri pensieri.
-Beh, non è che ci sia proprio riuscita.- buttò lì Lara, incrociando le braccia. -Se solo avessimo avuto più tempo, sarei riuscita a portarvi dal Dottore prima che la mia Essenza scomparisse.-
Iris era così demoralizzata che quelle parole le scivolarono addosso. Tutte tranne una.
-Lara! Hai ragione!-
-Davvero? E su cosa?-
-Dobbiamo andare dal Dottore!-
Alexandra sollevò lo sguardo sull'amica. Come aveva fatto a non pensarci subito? Era così concentrata sul perché avessero perso i poteri che le era sfuggito l'ovvio. Il Dottore avrebbe potuto dar loro le risposte che cercavano, belle o brutte che fossero.
Senza aspettare un secondo di più, le tre ragazze lasciarono i giardini pubblici e raggiunsero la fermata del pullman più vicina. Durante tutto il tragitto per raggiungere il parco vicino alla loro scuola, Alex iniziò a farsi una propria idea di quello che stava succedendo. Tuttavia, pur essendo per sua natura ottimista, le immagini che le scorrevano davanti agli occhi non erano propriamente positive. La stessa cosa la vide specchiata nei volti delle amiche che, qualche fermata dopo, scesero con lei dal bus. L'ultima volta il Dottore aveva parcheggiato la sua Macchina del Tempo fuori dalla scuola ma, quando svoltò l'angolo, trovò la strada completamente vuota.
-Grandioso! E ora come facciamo a trovarlo?- disse Iris sbuffando.
-Sarà andato da qualche parte per un viaggio, come al solito. L'unica cosa che possiamo fare nella nostra condizione è aspettare.- rispose Alex. -E soprattutto sperare che atterri qui di nuovo.- concluse sedendosi su un panettone giallo poco distante da quello su cui, un attimo prima, si era seduta Iris.
Lara rimase in piedi, cominciando a camminare avanti e indietro per quei pochi metri che separavano Alex da Iris. -Uffa! Non mi ricordavo fosse così maledettamente noioso aspettare!-
-Ben tornata nel noioso mondo degli esseri umani, Lara!- scherzò Iris.
Lentamente abbassò lo sguardo su suo orologio da polso, pensando amaramente che, se prima aveva tutto il tempo che voleva, ora non poteva permettersi di perderlo.
-Secondo voi riusciremo a riavere i nostri poteri?- chiese in un sussurro Alexandra, lo sguardo puntato sull'asfalto vicino ai loro piedi.
-Il Dottore saprò sicuramente come risolvere questo problema.- affermò Lara con sicurezza, cercando di rassicurare l'amica.
-...E se non ci riuscisse?- Iris sussurrò la domanda, ma venne ugualmente colta dalle altre due.
-Perché non dovrebbe? Lui sa sempre tutto!-
-No, non sa sempre tutto.- ribatté Iris guardando l'amica di fronte a lei. -Non sa nemmeno come mai Tempo, Spazio e Materia erano dentro di noi.-
Alex corrugò la fronte. -Non capisco dove vuoi arrivare.-
-Nulla, solo di non... non fare affidamento sempre e solo su di lui.- poi si affrettò ad aggiungere. -Non nel senso che non dobbiamo fidarci di lui. Però mi sembra ingiusto affidare tutto a lui, ecco.- spiegò mentre le tornavano alla mente quelle parole tristi che aveva detto riguardo il suo pianeta e il suo popolo.
-Vorrà dire che se succederà qualcosa di non troppo complicato, cercheremo di risolverlo da sole!- affermò Lara con un largo sorriso.
Un suono molto familiare le interruppe, e quando sia Alex che Iris furono in piedi, le tre amiche si guardarono intorno cercando il TARDIS con lo sguardo. Fu Lara ad avvistarlo per prima quando ancora non era fisicamente atterrato, tra due aiuole della strada di fronte alla loro. Senza farselo ripetere, corsero nella sua direzione più veloci della luce, e con un ultimo scatto entrarono nella cabina blu con il fiatone.
Il Signore del Tempo era vicino alla consolle e, al solito, stava rigirando alcune manopole. Così che quando le ragazze entrarono dalla porta all'improvviso, lui sobbalzò sul posto.
-Ragazze! Non vi hanno insegnato a bussare?- le riproverò tornando a concentrarsi sui comandi.
-D... Dottore...- balbettò Iris cercando di recuperare fiato. -E'... successo un casino...-
-Cioè?-
-Non abbiamo più i nostri poteri! Sono andati!- disse d'un fiato Lara, aspettandosi una qualche reazione da parte del Signore del Tempo.
Insomma, non doveva dare di matto, ma certamente voltarsi verso di lei e sorridere come sollevato dalla notizia, non rientrava nei suoi standard di preoccupazione.
-Molto bene! Un problema in meno a cui pensare!- esclamò felice. -Probabilmente è stata una manifestazione dei tre elementi momentanea, causa di qualche processo elementare cosmico o di una ripercussione lenta su voi tre. Anche se, devo ammettere, è molto difficile che la cosa accada su degli esseri umani e...-
-DOTTORE!- urlarono contemporaneamente le ragazze, sperando di riuscire a farlo stare zitto per almeno due secondi.
La tecnica funzionò, forse per il tono esasperato delle tre.
-I nostri poteri sono andati. Letteralmente. Sono usciti dal nostro corpo e se ne sono andati!-
-Cosa?!- rispose il Dottore avvicinandosi a loro, mentre già le analizzava con il cacciavite sonico. -No, no, no! Vi costava tanto dirmelo subito?-
-Noi te lo abbiamo detto subito!- gli rispose Alex. -E se solo fossi arrivato in anticipo, lo avresti saputo ancor prima!-
Il Signore del Tempo non badò alle sue parole, terminando di scannerizzare la fronte e il petto di Lara. Tuttavia a giudicare dalla fronte corrucciata e dalle parole borbottate che lui diceva, i risultati non dovevano essere positivi. Altre cattive notizie in arrivo.
-Non può essere! Semplicemente, non può! Tutto questo non ha alcun senso!- disse passandosi una mano tra i capelli, agitato. -Ditemi esattamente che cosa è successo.- scandì, osservando severo le ragazze di fronte a lui, quasi avesse paura potessero mentirgli.
-Eravamo ai giardini quando improvvisamente ci è venuto un gran mal di testa e poi... Ehm... abbiamo iniziato a brillare.- spiegò Alex, insicura. Ora che lo raccontava a qualcuno sembrava più che altro un sogno piuttosto che la realtà.
Infatti il Dottore alzò un sopracciglio, perplesso. -...Brillavate?-
-Sì.- riprese Iris. -Eravamo circondate da un'aurea colorata.-
-E indovina di colore era?- disse Lara con un mezzo sorriso, senza dargli il tempo di rispondere. -Alex era verde, Iris azzurra e io rossa.-
-I colori delle tre Essenze...- mormorò il Dottore, assorto. -Forse una cosa simile già vi era successa.-
-E quando, scusa?-
-A Natale. Quando mi avete fatto vedere gli Universi paralleli.-
-Mmh... A me non sembra.- disse Alex grattandosi la testa.
-Avevate gli occhi chiusi, non potevate vedervi.- spiegò rapidamente lui, per poi ritornare all'argomento di partenza. -Che altro? Avete detto che le vostre essenze se ne sono andate.-
Fu Lara a prendere la parola, dopo un bel respiro profondo per cercare di calmarsi.
-Quando abbiamo cominciato a brillare ci siamo preoccupate e la prima cosa che ci è venuta in mente da fare era raggiungerti.- spiegò, abbassando poi lo sguardo sulle grate della consolle. -Ti giuro che ci ho provato. Ho fatto il possibile, ma il mal di testa è diventato sempre più insistente e poi di colpo è scomparso. Come non ci fosse mai stato.- continuò lanciando un'occhiata alle amiche che le sorrisero, invitandola a proseguire. -Un movimento sopra di noi ci ha fatto alzare lo sguardo e abbiamo visto le nostre Essenze.-
-Brillavano, erano tipo noi, ma... più snelle e inconsistenti.- disse Alexandra fissando qualcosa di fronte a sé per riorganizzare le idee. -Quasi ci si vedeva attraverso.-
-...E ci fissavano.- concluse Iris assorta.
Il Dottore annuì, ricostruendosi la scena mentalmente. -Sì, ha senso. Che siano simili a voi...- disse indicando Lara e Iris. -...può andare. Insomma, dicevate di vedere il vostro riflesso nell'Occhio dell'Armonia...-
-Ancora non ci vuoi credere?- chiese scioccata Lara. -Mi sembrava di averti convinto!-
-Infatti è così. Vi hanno detto qualcosa?- riprese lui cominciando a passeggiare avanti e indietro per la sala consolle.
Le ragazze scossero la testa contemporaneamente, costringendo il Signore del Tempo ad alzare lo sguardo su di loro. Lentamente si soffermò su ognuna. C'era dell'altro. Ormai riusciva a capirlo con una semplice occhiata.
-Cosa non mi state dicendo?-
-E' che...- cominciò Iris, soppesando le parole sulla punta della lingua. -Ci hanno osservato, non hanno detto nulla, ma c'era qualcosa che non andava. Poi sono scomparse.-
Il Dottore rimase silenzioso, giocando con il suo cacciavite sonico. In queste ultime due settimane si era accorto che le ragazze non erano tranquille. Si spaventavano per nulla, discutevano e, cosa ancora peggiore, non riuscivano a spiegargli il problema a parole. C'era solo un motivo se Spazio, Tempo e Materia si erano allontanate dal corpo delle tre amiche, e non andava bene. Non andava per niente bene.
-Adesso però sei tu che non ci stai dicendo qualcosa.- intervenne Lara per rompere il silenzio.
Lui alzò lo sguardo, scuotendo la testa. Se era davvero come pensava, e sperava vivamente di essersi sbagliato, tutto era in pericolo. Prima fra tutto quelle tre ragazze, che lo stavano ancora fissando.
-Sentite... andate a casa. Io devo controllare una cosa.- rispose riponendo il cacciavite nella tasca interna della giacca.
-...E' stata risolta, non è vero? La Teoria Universale. Per questo non abbiamo più i nostri poteri.- chiese a bruciapelo Alex.
Il Signore del Tempo tenne lo sguardo fisso sulla consolle, premendo poi tre pulsanti in rapida sequenza. -Probabile, se non certo. Con il cacciate sonico ho avuto la conferma che voi siete ancora i tre elementi, ma le Essenze sono da tutt'altra parte. Nemmeno riesco a dirvi o quando o sotto quale forma. E non si allontanerebbero mai da voi se non per andare dal nuovo Risolutore.-
Le ragazze sbiancarono. Pensarlo era un discorso, ma averne la conferma era tutto un altro paio di maniche.
-Non c'è tempo per agitarsi, ormai il danno è fatto.- si affrettò ad aggiungere il Dottore, notando le loro espressioni. -Vi prometto che cercherò una soluzione. Ora però dovete tornare a casa. E non uscite. Per nessuna ragione.- concluse serio, iniziando a girare qualche manopola.
Le amiche non si mossero. Non fecero un solo passo per avviarsi verso l'uscita, anzi. Ignorando le parole del Signore del Tempo, lo raggiunsero accanto ai comandi.
-Cosa state facendo? Vi ho detto di tornare a casa!-
-Te lo puoi sognare.- gli rispose Iris, tranquilla. -Questo problema coinvolge anche noi, oltre a tutti gli Universi paralleli. Credi davvero di riuscire a fare tutto da solo?-
-Ho affrontato situazioni peggiori.-
-Ma davvero?- disse Lara, ironica.
-Cosa c'è di peggio a un... essere che con Materia, Tempo e Spazio potrebbe riscrivere ogni cosa di ogni Universo?- si unì Alex, incrociando le braccia.
-Voi... Voi non capite a che cosa volete andare incontro!- ribatté esasperato il Dottore, alzando la voce. -Vi state comportando in modo infantile!-
-E tu dal solito eroe della situazione!-
-D'accordo. Io non volevo arrivare a tanto, ma non mi lasciate altra scelta.- disse serio, riprendendo in mano il suo cacciavite e puntandolo contro il bracciale che aveva regalato ad Alex.
Questo subito si illuminò di verde e, come un effetto a catena, anche quelli di Iris e Lara iniziarono a brillare per poi essere attratti l'uno dall'altro, impedendo alle ragazze di muoversi.
-D... Dottore, cosa stai facendo?! Smettila!- urlò Lara cercando di slacciarsi il braccialetto. -Questo è sleale!-
Il Signore del Tempo la ignorò, del resto loro avevano fatto lo stesso con lui, e andò a spalancare la porta del Tardis. Continuando a trascurare le suppliche che riceveva, puntò il cacciavite nuovamente sui bracciali, creando un campo che le trascinasse verso l'uscita. Con un ultimo sforzò afferrò la mano di Lara, spingendola poi fuori insieme alle sue amiche. Infine, chiuse deciso la porta, appoggiandocisi sopra con la schiena.
-…Non mi importa se è giusto o sbagliato! Voi fate come vi dico! Chiuso il discorso!- disse esasperato contro quella barriera di legno.
Per maggior sicurezza girò due volte la serratura prima di ritornare, sbuffando spazientito, verso la consolle.
…E osavano ancora lamentarsi!
Il Dottore fece finta di non sentirle: tra poco sarebbe stato da tutt'altra parte e in tutt'altro tempo, al sicuro dalle loro lamentele. La domanda era dove e quando, esattamente.
Il Tardis emise un piccolo suono, richiamando su di sé l'attenzione dell'uomo.
-Non ti ci mettere anche tu!- gli disse. -Non ho bisogno della ramanzina di una vecchia Macchina del Tempo!-
Doveva raggiungere quell'essere nerovestito, scoprire dove teneva tutti i bambini che rapiva e tentare, almeno, di salvare gli Universi. Una cosa da nulla, insomma.
Due colpi ben assestati alla porta distrassero il Dottore dai propri pensieri.
-Vi ho detto di andare a casa!- urlò verso l'uscita.
Possibile che non riuscisse a farle andare via? Cos'aveva sbagliato? Probabilmente la faccia, perché nessuno mai gli dava retta.
-Dottore, abbiamo un problema!- lo supplicò Iris dall'esterno.
Lui scosse la testa, sapendo che se solo avesse aperto la serratura, loro si sarebbero ricatapultate all'interno, costringendolo a buttarle fuori di nuovo. Credevano davvero che fosse stupido a tal punto?
-Ehi, non è una specie di trappola!- preciso Lara. -Sappiamo benissimo che non ci cascheresti mai. Se vuoi cacciarci via, almeno non lasciarci chissà dove! Lo sai che non posso più viaggiare!-
Il Dottore rimase in silenzio a fissare la porta, ragionando un momento su quello che aveva appena sentito. O era il classico doppio bluff o parlava sul serio. Il problema era decidere quale delle due possibilità.
-Io non mi sono mosso da nessuna parte!- urlò infine, cercando di scovare la breccia nella loro trappola. Perché altro non poteva essere, se non quello.
-Certo. E io sono Biancaneve. Ti muovi a uscire o hai intenzione di lasciarci qui a marcire per sempre?-
A passi veloci, e non poco infastiditi, il Signore del Tempo raggiunse la porta, sbloccò la serratura, sapendo già che se ne sarebbe pentito. -Perché non volete mai darmi... retta.-
Il Dottore mise un piede fuori dal Tardis ma, al contrario del solito asfalto che si aspettava, la sua scarpa affondò di qualche centimetro in un morbido terreno erboso, coperto qua e là da foglie cadute. Gli alberi che li circondavano erano a dir poco enormi e avevano fronde così immense che solo qualche sottile filo di luce riusciva a penetrarle per colpire il suolo.
Proprio di fronte a lui c'erano Alex, Iris e Lara che lo osservavano infuriate. Delle scuse erano d'obbligo. Non solo per essere state cacciate in malo modo fuori dal Tardis, ma anche per non aver creduto alle loro parole. Come se essere sperduti in una giungla, senza poteri, con un essere pronto a riscrivere ogni Universo lasciasse posto al divertimento.
-Beh? Non hai nulla da dire?- lo rimproverò Alex. -Non volevi mica rispedirci a casa?-
Il Dottore però rimase con lo sguardo perso tra gli innumerevoli alberi, che sembravano estendersi per miglia sotto i loro occhi. O forse era solo uno scherzo della prospettiva e del fittissimo sottobosco di felci. Comunque, un altro problema che si sommava a quelli che aveva elencato prima.
-...teletrasporto.- bisbigliò infine, chiudendo la porticina con un cigolio, subito assorbito dall'ambiente.
-Cosa?-
-Il Tardis. Si è teletrasportato qui da solo. Probabilmente l'ha fatto appena voi tre siete entrate.- spiegò tornando a concentrarsi sulle ragazze.
-Ah. Non pensavo potesse muoversi da solo. Che forte!- disse Lara lanciando un sorriso alla cabina blu.
-Ma che posto è? Sembra una normalissima foresta della Terra.- constatò Iris osservando gli alberi coperti di muschio e liane.
-E' una normale foresta, ma non siamo più sul vostro pianeta.-
-D'accordo... e come lo sai?- chiese Alex avvicinandosi al Signore del Tempo.
-L'aria è troppo pulita. Lo sentite?- disse alzando l'indice verso il cielo. -Non si sentono gli uccelli cantare. Nemmeno il più piccolo rumore. Non sono così le vostre foreste.- continuò abbassando di poco il tono della voce.
-Quindi all'incirca sai dove siamo atterrati?- chiese Lara passandosi le mani sulle braccia quasi avesse improvvisamente freddo.
-Oh, so esattamente dove il Tardis ci ha portato.- rispose lui in un sussurro. -Proprio nel posto in cui non volevo portarvi.-
Ma un fruscio proveniente dal sottobosco interruppe i loro discorsi.
-Dottore...- chiamo Alex, gli occhi puntati sul verde di fronte a sé. -Hai detto che non ci sono nemmeno gli uccelli qui...- 
-Sì... l'ho fatto.- rispose sussurrando lui, incapace di muovere un muscolo.
-E allora cosa ha fatto quel rumore?-
Ma la domanda si perse nel nulla.
-Nel Tardis.- ordinò lui scrutando il fitto sottobosco uniforme. -Ora.-
-Ehm...-
-Fatelo e basta.- ripeté, gli occhi che scattavano da una parte all'altra, tra le felci, dietro i massicci tronchi degli alberi.
-Ma Dottore... il Tardis è scomparso...!- mormorò Iris spaventata.
Il Signore del Tempo si voltò di scatto. -Che cosa?-
-Era qui un momento fa!- esclamò Lara. -E ora come facciamo a tornare?-
-Mh... ragazzi?- chiamò Iris. -Credo di aver trovato un problema più grave.-
Le sue amiche e il Dottore tornarono a guardare verso la foresta.
Una grossa e massiccia figura scura si stava avvicinando. Non era nemmeno tanto veloce, così che ognuno potesse iniziare a farsi un'idea di ciò che li attendeva. Era alta, forse superava anche i due metri, e larga come un armadio. Le fattezze erano molto simili a quelle umane: aveva un paio di gambe possenti per muoversi e due braccia sproporzionatamente lunghe con le quali si faceva strada nel sottobosco. La testa, piccola, era incassata nelle spalle, coperte da una sorta di corazza in osso. Tutto di lui dava l'idea di una montagna in movimento.
Quando fu appena più vicino, il Dottore poté scorgere i lineamenti del viso. L'espressione era un ghigno arrabbiato, ma i piccoli occhi acquosi non trasmettevano alcuna emozione. Erano vuoti.
-Dottore?- mormorò Lara accostandosi al suo braccio. -Adesso cosa facciamo?-
Ma lui non ebbe il tempo di risponderle, nemmeno se avesse avuto un buon piano da raccontare, perché dal nulla si sollevarono altre tre figure uguali alla prima.
Non ci volle molto per circondare il quartetto.
-Chi siete?- chiese il Dottore all'essere a lui più vicino.
Quello non rispose, continuando a scrutare gli intrusi con quei suoi occhietti vacui.
-Io sono il Dottore.- riprovò portandosi una mano al petto. -E queste sono Lara, Alexandra e Iris.-
Le amiche accennarono a un breve sorriso di cortesia, troppo spaventate per salutare o anche solo elaborare una frase coerente.
-Ve lo chiedo di nuovo: chi siete?-
Le figure non si mossero di un millimetro. Sembravano essersi pietrificate lì, tanto che Iris si permise un sospiro di sollievo.
Poi scattarono una serie di cose in rapida sequenza. Ci fu un fruscio generale e Alex si ritrovò tra i piedi una piccola sfera argentata. Un secondo ed esplose in una densa nuvola di fumo bianco, che le entrò nella bocca e nel naso. Bruciava.
-E' narcotico!- urlò il Dottore. -Non... coff, non... respiratelo...-
Quasi non si accorse di essere caduto a terra. Dovette imporsi di trattenere il fiato per riuscire a vedere con un po' più di lucidità. Ma tra lo sfocato e la nebbia non faceva molta differenza. Lara era sdraiata al suo fianco, tossiva e per il fumo le lacrimavano gli occhi. Probabilmente Iris e Alex erano lì vicino, molto vicino, ma non riusciva a vederle. Poi anche Lara scomparve nel fumo e il Dottore fu costretto a respirarlo. E faceva male. Ricominciò subito a tossire, annaspando alla ricerca di aria pulita.
Non riuscì a trovare ciò che tanto disperatamente cercava. La vista si offuscò. Niente più alberi. Niente più terra e cielo. Niente di niente.


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Buongiorno a tutti!
Siamo le autrici e vi comunichiamo che da qui in poi potete scordarvi le risate. Potete scordarvi tutto ciò che c’è di tenero nel mondo e per sicurezza dimenticatevi anche tutto il resto. Così state tranquilli.
La realtà intera sta per essere riscritta completamente.
 
…grazie per essere passati e buona giornata! *7*
 
Gallifrey, Yuki e Fluffy




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-Messaggio copiaincollabile in ogni angolo dello Spazio e del Tempo-


La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 28
*** Cap-26: Confusion ***


-Confusion-

Il piccolo David aveva compiuto cinque anni proprio quel giorno.
Era un traguardo importante per un bimbo come lui, sopravvissuto a ben due anni di asilo, e per festeggiare aveva mangiato quanta più torta il suo stomaco potesse reggere.
Il risultato era lui arrotolato tra le coperte, le mani premute sul pancino dolorante, incapace di dormire anche ora che erano le due di notte.
Si lamentava silenziosamente, continuando a cercare una posizione in cui il pancino gli facesse meno male per poter riposare dopo una giornata colma di tutti quei giochi, regali e amici, ma ogni movimento non lo aiutava per niente.
Sospirando, affondò la testa nel cuscino, pensando che probabilmente piangere sarebbe stata la scelta migliore. Magari il suo stomaco avrebbe avuto pietà di lui e l'avrebbe fatto dormire! Non era quello che succedeva con mamma e papà quando voleva qualcosa fino alle lacrime? Alla fine ciò che voleva lo otteneva!...
Di solito.
I suoi occhi già lucidi erano pronti a lasciar andare le lacrime, ma il suo piano venne interrotto prima da una luce verde, che invase dolcemente la stanza. David sollevò la testa dal cuscino, cercando la fonte di essa, e la trovò, con sua sorpresa, fuori dalla finestra.
Un essere dai delicati tratti femminili lo guardava, ondeggiando dolcemente da dietro il vetro, emanando un'aura di luce verde stranamente tranquillizzante.
Il bimbo sbatté le palpebre più volte, sorpreso. Come poteva essere lì quella ragazza? La sua stanza era al primo piano, il terreno era distante almeno tre metri da lì!
Si tirò a sedere sul letto, avvolgendosi tra le coperte per non prendere freddo, e salutò con la mano la ragazza. Lei rispose con lo stesso gesto, e quindi passò attraverso la finestra, come un fantasma - uno amichevole, pensò David.
Lei levitò qualche momento a qualche centimetro dal pavimento, quindi si posò, guardando i giocattoli del bimbo sparsi per terra. Gran parte erano regali ricevuti quel giorno, tra cui una macchinina rossa simile ad una Ferrari. La ragazza si sedette accanto ad essa, e la prese tra le mani, guardandola con una certa curiosità.
Poi, di punto in bianco, se la mise in bocca, e iniziò a ciucciarla.
David inarcò le sopracciglia, sorpreso; poi scoppiò a ridere.
-Non si gioca così!- mormorò, divertito. -La devi muovere per terra con le mani... Sarebbe bello se potesse muoversi da sola, ma è piccola piccola, la devi muovere tu!-
La ragazza lo guardò qualche momento, ancora ciucciando la macchinina; poi sorrise, annuì, e rimise il giocattolo per terra. Appoggiò le dita su di esso, quasi accarezzandolo, ed esso iniziò a brillare di una delicata luce verde.
Quindi, sotto gli occhi sorpresi di David, la macchinina iniziò a crescere di grandezza, fino a diventare grande quanto il letto del bambino.
Il bimbo rimase senza parole. Guardò alternativamente la ragazza e il giocattolo ora immenso, fino a quando lei non lo salutò con la mano, e attraversò di nuovo la finestra, per sparire in lontananza.
David la salutò con la mano, senza capire bene cosa fosse successo; ma sapeva per certo che ora il suo stomaco faceva molto meno male.
 
La 3^C della scuola media di Smithtown, Inghilterra, guardava disperata la verifica a sorpresa di Storia sui loro banchi.
-E' quello che meritate.- insisteva la professoressa, una donna rugosa che li guardava con sguardo giudizioso, dall'alto dei suoi settant'anni - di cui cinquanta passati ad essere un'arpia con gli studenti.
-Ma questo argomento non l'ha nemmeno spiegato!- esclamò Billie, la studentessa considerata da tutti la migliore della classe, tranne che dalla professoressa, ovviamente.
-Non mi interessa, giovanotti.- rispose lei, acida. -Ve lo siete meritati. E ora al lavoro. Avete venti minuti.-
-Venti?!- intervenne Matt. -E gli altri quaranta cos'ha intenzione di fare, scusi?!-
-Spiegare.- disse lei. Si sistemò gli occhiali con altezzosità, sedendo dietro la cattedra. -Ovviamente.-
Batté le mani - il suo gesto tipico per dire di tacere ed iniziare a lavorare - e incrociate le dita secche delle mani, fissò i suoi studenti mentre sospiravano, tiravano fuori la penna, leggevano le domande terrorizzati, o mettevano direttamente da parte il foglio senza nemmeno provarci.
Billy decise di almeno provarci, ma appena lesse le domande, capì di non poter nemmeno provare ad indovinare la risposta. Richiedeva informazioni e lessico talmente specifici che tanto valeva metterle da parte, e passare i successivi venti minuti a fissare di rimando la professoressa in cagnesco, preparandosi mentalmente a non avere crisi esistenziali per un due che avrebbe totalmente mandato a quel paese la sua media tanto faticosamente conquistata.
La odiava, non poteva dire altrimenti. Nei suoi occhi, si poteva chiaramente leggere: "Vorrei che tu sparissi."
Quasi come uno scontro mentale, gli occhi della professoressa parvero rispondere: "Aspetta e spera."
Billy stava per dirle qualcos'altro con lo sguardo, quando al centro della classe, tra Matt e Christopher, apparvero improvvisamente due ragazze. Una emanava un bagliore rosso, l'altra uno blu, e si guardarono attorno per qualche secondo con lo sguardo incuriosito che avrebbe un turista davanti ad un'opera di Michelangelo.
-... ma insomma!!- esclamò di colpo la professoressa, sollevandosi di scatto dalla sedia. -Vi pare il modo di entrare in classe?! Chi siete? Cosa ci fate qui?! Come siete entrate, eh?! Cercavate di saltare la verifica?!-
Lo sguardo di tutti gli studenti si spostò dalle ragazze alla professoressa, colmi di un tale sconvolgimento da pensare tutti, nello stesso momento, che fosse davvero troppo vecchia per stare ancora in una classe.
-Sono comparse dal nulla e lei... pensa che siano ragazze normali e che volessero saltare la verifica...?- domandò Matt.
-Insolente, taci! Avrai un bel due in registro!-
-Ma...!-
-Taci, ho detto!!-
I ragazzi si guardarono, poi tornarono a guardare le nuove arrivate.
Loro, quasi sapessero quali fossero i pensieri di tutti, annuirono, e quella dal bagliore rosso si avvicinò alla professoressa. Le prese con dolcezza immensa la mano che reggeva la penna, già pronta a mettere davvero il due in registro a Matt, e l'attimo dopo, entrambe sparirono.
Tutti sobbalzarono, colti alla sprovvista. Alcuni addirittura saltarono in piedi dallo spavento, guardando dove ora c'era solo il vuoto. Solo Billie, da dietro il suo banco, sussurrò un: -Evvai!-
La ragazza dal bagliore blu si avvicinò all'orologio da parete con estrema calma. Si sollevò in volo per raggiungerlo, e si concentrò sulle lancette. Esse iniziarono a correre in avanti, scattando un'ora dopo l'altra. Alle 14 in punto, si fermarono, e la campanella suonò.
I ragazzi la fissarono a bocca aperta per lunghi secondi.
Poi, chi terrorizzato, chi estasiato, afferrarono tutti la propria roba e corsero fuori di scuola, dopo soli tre minuti effettivi di lezione.
 
Il volto rugoso della settantenne si distese in un sorriso, per una volta, felice. I suoi occhi guardarono sognanti il mare, le onde che si infrangevano sul bagno asciuga, i suoi piedi si bearono della sensazione della sabbia dorata che scivolava tra le dita, fine e calda, di cui non avvertiva la sensazione da ormai cinquantacinque anni.
Le sembrò di essere tornata indietro nel tempo, alla sua ultima vera estate, al suo ultimo vero anno di emozioni, prima che la vita la costringesse a diventare l'arpia che è dovuta essere per sopravvivere ad un mondo che aveva deciso di non considerarla più.
Si sentiva... felice, finalmente.
E nulla più importava.
Abbandonò la mano della ragazza dal bagliore rosso, e si avvicinò al mare. Si dimenticò di ringraziarla, ma non parve un problema.
Arrivò al mare, vi si spinse fino a quando esso non le incatenò le caviglie.
Era caldo e amichevole. Come lo ricordava...
Si sedette lì, e non le importò che il vestito si bagnasse. Si limitò a guardare l'orizzonte, accarezzando e lasciandosi accarezzare dall'acqua che la circondava, godendo di quella sensazione di felicità, che era più bella di come la ricordasse.
Molto più bella.
La ragazza rimase dov'era, e la guardò.
Quindi, con un veloce sorriso, scomparve.
 
Steven afferrò il microfono con le mani che tremavano, mentre la telecamera davanti a lui veniva preparata alla diretta.
Era lo scoop del secolo - anzi, no, del millennio -, e lui non era il primo a parlarne, ma era stato dato a lui il compito di farlo per la televisione inglese. Sarebbe stato in diretta in tutto il Regno Unito, e non era stato più esaltato di così.
Tuttavia, quello scoop lo terrorizzava. Non per la diretta - ne aveva fatte tante, e dopotutto, tutti avrebbero visto lui, ma lui non avrebbe visto nessuno -, ma per la notizia in sé.
Il mondo era sconvolto da eventi totalmente impossibili. Macchine apparse improvvisamente sui balconi, ore passate senza che nessuno se ne fosse accorto, scuole che finivano prima ancora di iniziare, i mattoni degli edifici trasformati in torrone e la malta in panna, le stesse piramidi trasferite in Antartide.
Era tutto assurdo e impossibile, e se Steven non l'avesse visto con i suoi occhi, accadere proprio davanti a lui, non ci avrebbe mai creduto.
Come poteva concepire, altrimenti, dell'esistenza di tre ragazze luminose che volano e trasformano le cose, se non le avesse viste lui stesso posarsi sopra la propria macchina, accanto al furgoncino della rete per cui lavorava, e farla scomparire, farla ricomparire sottosopra, riportare la carrozzeria al suo stato originale come se fosse appena uscita dall'officina, e trasformarne il colore da quel triste grigio comune ad un arcobaleno di tonalità brillanti?
E ora erano ancora lì, sedute sopra (sotto?) la sua macchina, che lo guardavano con una curiosità infinita, e sembravano quasi aspettare che la trasmissione partisse.
Era lo scoop del secolo. No, del millennio.
Avrebbe filmato le ragazze.
In diretta nazionale.
Prese un respiro profondo, cercando di frenare le mani tremanti. Avvicinò il microfono alle labbra, e attese che il cameraman gli desse il via. Vide le sue mani fare il conto alla rovescia.
Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno...
-Buon pomeriggio, amici telespettatori. Siamo in diretta per offrirvi una notizia incredibile. Sicuramente avrete sentito degli sconvolgimenti impossibili che il mondo sta subendo in questi giorni, ed è molto probabile che voi stessi ne abbiate subiti o siate stati testimoni di uno di essi. Ebbene, oggi possiamo mostrarvi coloro che molti considerano pura leggenda, e che GAH!!-
La ragazza dal bagliore rosso comparve, letteralmente, al suo fianco, e fissò l'obbiettivo come se dietro di esso ci fosse un mondo da esplorare. Si portò più vicina ad esso, e batté il vetro; poi, per una qualche ragione, ridacchiò.
-... m-mi scusi, signorina... ehm, la posso chiamare signorina, vero...?- domandò Steven.
Ormai, non mostrarsi spaventato aveva perso importanza.
Lei si girò verso di lui, e annuì piano. Lui, per una qualche ragione, si ritrovò a sorridere.
-Signorina, allora.- disse. -La prego, potrebbe... potrebbe spostarsi dall'inquadratura? I nostri telespettatori... non vedono, altrimenti...-
Lei lo guardò qualche momento, poi si girò verso la telecamera, le sopracciglia inarcate dalla sorpresa. Quindi, sorrise, e salutò felicemente prima di, finalmente, spostarsi un po' di lato.
La ragazza dal bagliore blu si fece avanti, quindi, e si librò sopra la telecamera. Comparve da sopra, esplorando con lo sguardo l'obbiettivo con estremo interesse.
L'ultima ragazza, dal bagliore verde, rimase indietro a guardarle. Si avvicinò quanto bastava per raggiungere Steven, e si posò al suo fianco. Rispetto a lui era bassina, e quando sollevò lo sguardo al giornalista, i suoi occhi vennero attirati dal suo microfono, per qualche ragione.
Lui la guardò qualche momento, senza capire se dovesse aver paura oppure no. Infine, avvicinò il microfono alle proprie labbra, e chiese: -Ha... qualche dichiarazione...?-
Quindi, lo abbassò alla sua altezza, e lei guardò l'oggetto con curiosità e interesse, da varie angolazioni. Poi se lo mise in bocca, e iniziò a ciucciarlo.
Steven rimase immobile, continuando a tenere il microfono come se fosse il gelato della propria figlia, e non seppe cosa dire né fare. Continuò, semplicemente, a guardarla, e lei lo guardò di rimando, con i grandi occhi infantili pieni di un qualche tipo di gioia.
Per un secondo, Steven si chiese se lo trovasse effettivamente buono, quel microfono.


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Note Autore:



 

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Capitolo 29
*** Cap-27: Like a Scorpion ***


-Like a Scorpion-
 
Respirare del narcotico rende la mente particolarmente lenta e pesante, assente agli stimoli esterni. Tutto accade con estrema velocità al di fuori del corpo, senza che questo abbia la minima possibilità di reagire. Di imporsi nello spazio circostante.
Perciò, anche quando una foglia secca iniziò a solleticare il collo e il mento del Dottore, questi non riuscì nemmeno a spostarsi di un centimetro. Le braccia sembravano macigni e, nonostante tutti i suoi sforzi, queste rimanevano immobili, come se fossero braccia di una altro Signore del Tempo.
Il Dottore prese un respiro profondo, aggrottando la fronte. Doveva alzarsi. Ce la doveva fare.
Con attenzione mosse la testa, respirando a pochi millimetri dal terreno morbido. I ricordi iniziarono a riaffiorare, galleggiando pigri tra i molteplici “Forza! Alzati!” ripetuti nella mente tentando di far muovere il corpo.
Era con Lara, Iris e Alex... Era in una foresta, gli alberi immensi, il sottobosco fitto...
Una mano scivolò fino all'altezza delle spalle e l'altra la imitò qualche secondo dopo, impacciata.
C'era un problema... forse anche più d'uno: quelle alte figure che non avevano risposto alle sue domande, la sfera argentata... tutto quel fumo...
Al Dottore servirono parecchi minuti per riuscire a sollevare il busto da terra e sdraiarsi supino per respirare meglio. Aprì gli occhi subito dopo. La densa cortina bianca di narcotico era scomparsa, permettendogli di osservare le chiome degli alberi.
Il Tardis.
Il Signore del Tempo alzò di scatto il busto, guardandosi intorno.
Voleva svegliarsi? Ecco, scoprire di essere completamente solo, in una foresta sconosciuta e, per quel che ne sapeva anche pericolosa, era il modo migliore per rimanere lucidi. Dopo aver appurato che non c'era traccia né di Iris, né di Alex e nemmeno Lara, il Dottore si costrinse ad alzarsi. Stare lì seduto in mezzo al nulla non avrebbe portato a niente di buono.
Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Ce la poteva fare. Ce la doveva fare.
Il Dottore si puntellò sulle mani, riuscendo, dopo alcuni tentativi, a stare in piedi. Si contemplò un momento, soddisfatto del risultato.
-Bene.- mormorò schiarendosi la voce. -Molto bene. Ora devo capire dove sono io, dov'è il Tardis, che fine hanno fatto Iris, Lara e Alex e poi... Ah, sì.- ricordò facendo un passo avanti. -Poi devo salvare l'Universo.-
Con un sospiro annoiato si stropicciò gli occhi, iniziando a camminare verso una direzione qualsiasi. -Lara?- chiamò poco convinto. -Alex? ...Iri...-
STUNK
-...Ahio!-
Il Dottore si massaggiò la fronte, per poi alzare lo sguardo sul paesaggio. Non vide nulla di strano: alberi, alberi, alberi e ancora alberi a perdita d'occhio. Eppure, aveva sbattuto contro qualcosa.
Lui alzò un sopracciglio, confuso. A meno che... però no, non poteva essere...
Scosse la testa, alzando un braccio davanti a sé lentamente. Le dita sottili del Signore del Tempo iniziarono ad accarezzare una superficie liscia, estremamente familiare. Automaticamente infilò l'altra mano in tasta ed estrasse una piccola chiave argentata. Con un sorriso vittorioso la inserì nella serratura, aprendo con un simpatico cigolio la porticina del suo Tardis.

*   *   *

Sullo schermo del piccolo televisore, le Essenze di Tempo e Spazio presero totalmente controllo della scena. Premettero la guancia dell'una contro quella dell'altra, generando una simpatica colorazione violetta. Scrutavano e continuarono ad esplorare con lo sguardo l'obbiettivo, quasi volessero vedere i telespettatori attraverso di esso. Probabilmente pensavano che dovevano essere davvero piccoli per stare lì dentro.
Il Dottore rimase immobile, quasi qualcosa l'avesse congelato in quella posizione, appoggiato alla console con il cacciavite sonico stretto tra le dita della mano destra, la testa rivolta al piccolo dispositivo di trasmissione, le labbra schiuse quasi stesse gridando internamente.
Infine, riuscì a deglutire, e gli sembrò la cosa più difficile che avesse mai fatto.
Si tirò dritto, a scatti. Spense il cacciavite sonico e dette le spalle alla televisione. Una delle mani salì alla testa, e le dita scivolarono tra i capelli castani, a ritmo con un sospiro tremulo che lasciò sfuggire dalle labbra.
Quindi mormorò, la voce bassissima, quasi debole, solo un semplice:
-Oh-oh…-
Si massaggiò la radice del naso, aggrottando le sopracciglia. Non poteva essere.
Non poteva davvero credere che le Essenze di quelle ragazze andassero in giro a combinare pasticci nell’Universo. Perché poi?
…le piramidi al Polo! Se ne sarebbe ricordato chiunque, cavolo.
Cos’era? Un modo infantile per farsi notare? Beh, ci stavano riuscendo alla perfezione.
Avrebbero creato un paradosso spiraliforme perpetuo che avrebbe poco a poco, ma sempre più velocemente, disgregato la realtà.
E lui avrebbe dovuto porre rimedio. Sarebbe stata un’altra voce da aggiungere alla lista delle cose da fare della giornata.
Quanto la doveva far durare quella giornata?
Con una punta di nervosismo, il Signore del Tempo spense lo schermo della consolle e impostò alcuni semplici parametri per la navigazione nel Vortice. Abbassò la leva di avviamento e si aggrappò ad alcuni comandi che avrebbe dovuto usare di lì a qualche nanosecondo.
…se solo gli scossoni fossero iniziati.
Se solo il Tardis non avesse iniziato a gemere e produrre fumo dal cilindro centrale che si alzava e abbassava frenetico.
-Nonononono!- esclamò lui azionando vari pulsanti in giro per la consolle.
I comandi sprizzarono scintille blu elettrico e tutta la struttura traballò, sbattendo il Dottore lontano dalla plancia di comando.
Si rialzò solo quando la Macchina smise di ondeggiare e produrre fumo.
-No, no, no! Perché non funziona?!-
Il Dottore tirò un calcio alla consolle della Macchina del Tempo, che emise un lungo suono triste in risposta.
-...Oh, scusa.- mormorò lui mortificato. -Ti ho fatto male? Giuro che non volevo...- si scusò accarezzando dolcemente il cilindro centrale della consolle. -Non l'ho fatto apposta, scusami.-
Il Tardis tremò piano, rassicurando il suo padrone.
-Cosa ti succede? Possibile che oggi non me ne vada una giusta?- premette un paio di volte un pulsante, ma niente. Non si attivava nulla.
Si abbandonò sulla poltroncina cigolante,
-Non ci capisco più niente.- mormorò -Questo pianeta non dovrebbe trovarsi qua. Siamo nelle coordinate spaziali di un altro pianeta.-
Il Signore del Tempo ricontrollò la posizione sullo schermo miracolosamente ancora attivo.
-Non ha senso. Non ha alcun senso. Chi scambierebbe di posto due pianeti? ...E chi avrebbe abbastanza energia per farlo?-
L'immagine di quello strano essere vestito di scuro si fece largo tra i suoi pensieri. Se stava davvero cercando di risolvere il Paradigma di Skasis poteva essere abbastanza potente da poter fare tutto. Scambiare di posto i pianeti incluso nel pacchetto.
Lentamente scosse la testa. Meglio non giungere a conclusioni affrettate.
Rimaneva comunque il fatto che non sapeva nemmeno dov'erano finite le tre ragazze, anche se, a ragion di logica, quelle quattro figure simili a montagne viventi erano venute apposta per portarle via.
...abbandonandolo lì.
Il Dottore strinse i pugni, arrabbiato. Come osavano non prenderlo in considerazione? Era o non era l'ultimo Signore del Tempo?
Per un momento fu tentato di dare un calcio a qualcos'altro, ma si trattenne, limitandosi ad afferrare il suo trench marrone e uscire dal Tardis, chiudendosi la porta alle spalle.
Fuori era rimasto tutto invariato. Sembrava che il silenzio avesse impedito al tempo di scorrere. Il Dottore scrutò la nebbiolina comparsa tra gli alberi e un brivido lo colse del tutto impreparato. C'era qualcosa di molto pericoloso attorno a quel pianeta. Un segreto oscuro.
Sistemandosi meglio il cappotto sulle spalle, l'uomo lanciò uno sguardo al suo Tardis, ancora in modalità invisibile, prima di incamminarsi nel sottobosco. Doveva trovare le ragazze. Non potevano essersi volatilizzate nel nulla, anche perché avevano perso i loro poteri. Questo significava una protezione in meno per loro, una preoccupazione in più per lui.
Il Dottore tentò comunque di accantonare il problema, confidando nel fatto che a parte loro nessun altro lo sapeva. Iniziò subito a scostare qualche arbusto, alla ricerca di indizi. Insomma, erano quattro, erano grossi e dall'aspetto pesanti, almeno un'impronta dovevano averla lasciata. Il dubbio era solo su dove guardare.
Le scarpe del Signore del Tempo si appoggiarono improvvisamente su una zona di terra scivolosa, mentre questi era troppo occupato a indagare per prestare attenzione a dove metteva i piedi. Con un grido soffocato cadde in avanti, scivolando lungo una collinetta per alcuni metri, la facci solo in parte protetta dalle braccia.
-Urgh...-
Il Dottore ne riemerse con qualche ramoscello tra i capelli, un abito che implorava un lavaggio in lavatrice e un'espressione quasi sorpresa per l'accaduto.
-...Sto bene.- si disse guardandosi intorno. -E poi era tutto perfettamente calcolato.- concluse osservando orgoglioso un'enorme impronta ovale, spessa almeno quattro centimetri.
Poco distante, un'altra orma uguale alla prima seguita da un'altra e un'altra ancora.
L'espressione del Signore del Tempo si aprì in un largo sorriso. -Come sono bravo!- esclamò seguendo la traccia che aveva appena trovato.
Il tempo che percorse con la schiena chinata e gli occhi fissi sul terreno non fu particolarmente lungo, ma molto stancante. Un sacco di rami e felci enormi non facevano altro che finirgli in faccia, costringendolo a indietreggiare barcollando, sempre nell'assoluto silenzio che impregnava la foresta.
Stunf.
Le spalle del Dottore andarono a sbattere contro qualcosa di roccioso, che si mosse sotto di lui, come percorso da vita propria. Lentamente si voltò, incrociando lo sguardo con un paio di occhietti piccoli e vacui, senza espressione, nascosti sotto due sopracciglia di pietra grezza.
-Oh... Salve!- disse indietreggiando lentamente. -Io... ecco... non fate caso a me. Me ne vado subito. Anzi, non sono mai stato qua.-
Il Signore del Tempo lanciò uno sguardo al terreno, scoprendo che al posto delle solite orme ora c'erano due lunghi segni di pneumatici. Un fruscio lo fece voltare nuovamente verso quell'enorme figura constatando che, nascoste nel verde, ce n'erano altre due. E lo fissavano.
-S...Scusate. Non volevo disturbarvi. Me ne stavo proprio andando a dir la verità.- riprese lui indietreggiando fino ai segni sul terreno.
I tre colossi rocciosi distolsero il loro sguardo spento dal Signore del Tempo, probabilmente pensando che quel moscerino tutto pelle e ossa non costituisse una minaccia. Così quest'ultimo poté camminare a ritroso per un paio di passi, prima di ritrovarsi di nuovo fissato: lo stavano studiando. Forse si ricordavano di averlo già incontrato o magari non erano nemmeno quelli che il Dottore aveva visto prima di addormentarsi. Del resto, erano tutti perfettamente identici.
Dopo averlo passato sotto esame per la seconda volta, i colossi distolsero gli occhi dal Signore del Tempo, scrollandosi di dosso alcune foglie secche. Fu un attimo. Mentre questi ancora si stavano sistemando, il Dottore era già schizzato via, correndo su un solco profondo che avevano lasciato le ruote del furgone.
Mettere quanta più distanza possibile tra lui e quelle montagne, questo era l'obbiettivo, continuava a ripetersi il Dottore mentre ascoltava il suono delle sue scarpe che calcavano la terra, già pressata dalle ruote. Un paio di idee su quello che era successo dopo aver persi i sensi si stavano formando nella sua mente, e la presenza di un camion o di qualche mezzo di trasporto a quattro ruote non preannunciava nulla di buono.
Il Dottore si permise di sorridere e rallentare l'andatura solo quando la foschia ebbe nascosto del tutto quelle tre figure imponenti. Se non altro, si disse iniziando a comminare, con quella mole non potevano certo essere veloci.
Un urlo grottesco echeggiò tra gli alberi della foresta, bloccando il Signore del Tempo sul posto. Ne seguì un altro e un altro ancora, sempre più cattivi, sempre più arrabbiati. Il Dottore fece appena in tempo a lanciarsi un'occhiata alle spalle prima di ricominciare a correre: i tre colossi di prima lo stavano inseguendo.
E lo inseguivano a una velocità pazzesca.
Rettifica: più sono grossi, più sono veloci.

*   *   *

-Lara?-
La ragazza corrugò la fronte, mormorando una protesta.
-Lara! Dai, svegliati!-
-No... Ancora due minuti...-
-Non ce li abbiamo due minuti! Ti devi svegliare adesso!-
Forse fu il tono preoccupato che usò Iris a far aprire gli occhi alla ragazza mentre Alex le scrollava una spalla.
-O...Okay... Sono sveglia.- disse Lara sbadigliando. -Forse.-
-Non si può essere svegli forse.- fece notare Alex abbracciando l'amica. -Come stai?-
-Tutto sommato bene. Solo un po' di mal di testa.- rispose Lara ricambiando la stretta.
Uno scossone per poco non la fece sbilanciare, nonostante fosse seduta, le spalle contro una superficie liscia.
-Cos'è questo rumore?-
-Stiamo viaggiando.- le rispose Iris incrociando le gambe. -Secondo noi ci hanno caricato su una specie di furgone, ma non ho idea di dove ci stiano portando.-
-Ma chi?-
-Non me lo ricordo.- disse Alex lasciando andare l'amica. -Tu ti ricordi qualcosa?-
Lara rivangò tra i ricordi, cercando di far riaffiorare qualcosa, qualche indizio magari, ma non ne venne a capo di nulla. Scosse la testa, guardandosi intorno. Effettivamente quello spazio angusto in cui le avevano rinchiuse sembrava un bagagliaio. Le pareti in metallo scuro non permettevano a nessun raggio di luce di filtrare all'interno; l'unica cosa che rischiarava appena l'ambiente era uno spioncino, lasciato appositamente aperto dal conducente per far circolare un po' l'aria.
-Questo posto è deprimente.- commentò Alex accucciandosi in un angolino, le ginocchia strette al petto.
-No, beh... Non è certo una limousine.- ripose Iris.
Lara ridacchiò piano. -Ecco. Una macchina così farebbe proprio como...- si bloccò mezzo secondo, giusto il tempo per darsi un'occhiata in giro. -Aspettate un secondo! Dov'è il Dottore?!-
Alex le premette una mano sulla bocca, schiacciando l'amica a terra, un attimo prima che dallo spioncino comparisse un occhio piccolo e spento. Scomparve qualche tempo dopo, appurato che non ci fossero problemi.
-Chi era quello?- chiese in un sussurro Lara, controllando non comparisse di nuovo.
-Il gelataio.- rispose Iris ironica. -Ma secondo te? L'autista!-
L'altra le fece una linguaccia, incrociando le braccia al petto. -Uffa. Si può sapere dov'è il Dottore?-
-Se tutto va bene...- iniziò Alex tentando di non pensare al peggio. -Dovrebbe essere ancora nella foresta.-
-Grandioso. L'unico che poteva venirci a salvare è disperso in mezzo al nulla.- commentò Lara in risposta.
-E non dimentichiamoci che il Tardis era scomparso.- aggiunse Iris.
Finalmente la memoria iniziava a tornare. Anche se, a voler ben guardare, forse non era proprio una fortuna.
-Miseria, è vero!- esclamò piano Alex. -Ecco, adesso siamo ufficialmente nei casini.-
-Non lo eravamo anche prima?-
-Non così tanto come adesso.-
-Ah, giusto.- disse annuendo Lara. -Beh, io avrei una domanda.-
Le amiche la guardarono, invitandola a continuare.
-Cosa facciamo quando questo catorcio la smetterà di muoversi e fare rumore?-
Iris aprì la bocca per rispondere, ma non ne uscì alcun suono, anche perché il furgone stava iniziando a rallentare.
-Cosa facciamo? Cosa facciamo?!- disse Alex spaventata, tirando una manica della felpa di Iris.
-E... Alex, non lo so! Lara? Idee?-
-...Dormiamo?- tentò lei debolmente, il furgone che rallentava sempre più.
-Ti sembra il momento di scherzare?!-
-Non stavo scherzando!- le rispose, arrabbiata. -Potremmo fingere di dormire!-
Alex annuì, coricandosi vicino alla parete del bagaglio. Era molto dubbiosa sulla riuscita di questo piano, ma che altra scelta aveva? Lara si sdraiò di fianco a lei stringendole una mano, poi chiuse gli occhi.
-Andrà tutto bene... Andrà tutto bene...- mormorò a se stessa. -Arriverà il Dottore... e ci verrà a prendere... Verrà a salvarci anche questa volta. Ti prego... fai presto Dottore...-
Iris si era appena sdraiata e chiuso gli occhi quando il furgone arrestò la sua corsa. Di contro, ora erano i cuori delle ragazze a correre all'impazzata-.
Tutto rimase immobile e silenzioso per qualche secondo, poi il rumore di una portiera sbattuta, qualche passo pesante di chi sta facendo il giro del veicolo. La maniglia che chiudeva il bagaglio scese e le due ante si aprirono. Iris chiuse fortissimo gli occhi, pregando che andasse tutto bene.
Subito l'intenso odore della foresta le riempì le narici, facendole piegare le labbra in un debole sorriso. Poi due grosse mani, con tre dita tozze, la tirarono per i piedi, portandola verso il bordo del bagagliaio. E furono quelle stesse mani a sollevarla, per poi appoggiarla, con sorprendente delicatezza, sulla spalla di qualcuno. Un braccio le circondò la vita, impedendole di cadere, poi si mosse. Solo a quel punto Iris rischiò una sbirciatina. Piccola, veloce, non fece male a nessuno.
Richiuse gli occhi nemmeno due secondi dopo. Accanto a lei c'era Alex, gli occhiali in precario equilibrio sul naso, mentre le braccia dondolavano mollemente al ritmo dei passi di quel gigante che le stava trasportando. Sembrava non fare alcuna fatica. Lara purtroppo non era riuscita a vederla, anche se qualcosa le diceva che era lì vicino a lei.
La marcia si interruppe bruscamente, ci fu un rumore strano, come l'apertura di un'anta o una porta scorrevole, poi il gigante ricominciò a camminare, scortando le ragazze in un luogo chiuso.
Sono in trappola, fu la prima cosa che pensò Alex appena le porte d'ingresso si chiusero di nuovo dietro di lei.
-Lasciatele qui.-
Le ragazze rabbrividirono involontariamente. Non era reale. Non doveva esserlo.
Alex sperò con tutta se stessa di essersi immaginata quella voce. Anche quando venne posata a terra, su un pavimento freddo e liscio, sperò il meglio, nonostante una parte di sé continuasse a ripetere: è lui, è lui. Ma l'idea di ritrovarsi con quella figura alta, nera e cattiva a fissarla non era per niente allettante.
Un secondo suono di scorrimento simile al primo lasciò intuire alle amiche che quelle “cose” colossali fossero uscite, lasciandole sole.
-Eccovi qui, finalmente.-
Sole con quel mostro scuro.
La voce era proprio come se la ricordavano: tagliente come una lama, fredda come il ghiaccio. Eppure si riusciva a scorgere quel tono orgoglioso tipico di chi è finalmente riuscito a raggiungere il suo obbiettivo. Ma qualunque che fosse, non sembrava nulla di buono.
-Dovreste smetterla di fingere.- riprese rivolto alle tre ragazze, ancora sdraiate a terra. -Siete patetiche.-
Lara aprì gli occhi, ma non riuscì a muoversi di un millimetro. Troppa paura. Decisamente troppa. Oltre al fatto che il suo piano geniale faceva acqua da ogni punto, ora aveva messo anche in pericolo Alexandra e Iris. Peggio di così non poteva andare. Probabilmente se, per qualche miracolo, fossero riuscite a sopravvivere, si sarebbe scusata con le sue amiche per il resto della sua vita.
Un suono ovattato e uno spostamento d'aria a pochi centimetri dalla sua spalla la costrinsero a richiudere gli occhi fortissimo.
-Forse non mi sono espresso bene.- disse l'uomo nerovestito, estraendo con un gesto lento e misurato una lunga spada nera. -Vi ho detto di smettere subito questa pagliacciata.-
Le tre ragazze sentirono posarsi sulla schiena qualcosa di appuntito e freddo, come il pungiglione velenoso dello scorpione.


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Note autrici:
 
Dottore: …ehilà, lettori! :D
Come va, tutto bene, sì?
E così siamo giunti al ventottesimo capitolo. Abbiamo praticamente appena sorpassato la metà e le autrici non hanno ancora finito di scrivere questa storia. Ma in compenso ne hanno iniziate altre mille. …E non hanno finito manco quelle.
Stanno peggiorando.
E a chi affidano il compito di scrivere le note d’autore quando non hanno voglia? Ovviamente al sottoscritto, come se io non fossi già impegnato in complicatissimi viaggi per l’Universo in cui devo salvare qualcuno. Come al solito. *sospira, incrociando le braccia*
La verità è che ultimamente mi sto annoiando. E’ tutto fin troppo tranq-
*appare una Lara selvatica*
Lara: Ehi, ciao Dottore!
Senti, se non sei troppo impegnato, mi diresti dov’è il bagno? E’ da mezz’ora che lo cerco, questo posto è un labirinto-
Dottore: …Esci sulla sinistra, in fondo al corridoio, gira a sinistra, poi a destra e troverai il bagno.
Lara: Perfetto, grazie! Ti voglio bene! *scompare in una nuvoletta fucsia salutando di sfuggita il pubblico con la mano*
Dottore: …Capisci che le autrici non sanno più cosa scrivere, quando leggi certe situazioni. Siamo arrivati a un livello di idiozia incredibile. Se ci penso mi viene la pelle d’oca-
E tu, lettore che hai avuto il coraggio di arrivare fino a questa riga, i miei più sentiti complimenti. Meriteresti una stretta di mano per le solide barriere che ti circondano il cervello. Non è facile sopravvivere indenni a tanta assurdità concentrata in un’unica realtà spazio-temporale.
Oramai qui in Redazione l’unico superstite sembra essere io-
*si gratta la nuca* Allora, ragazzi.
Noi siamo qui apposta per ricevere commenti, recensioni, pareri, critiche, possiamo anche rispondere alle vostre domande, perciò avanti! Rimanete ancora un po’ davanti allo schermo e scriveteci qualcosa. :) I compiti hanno aspettato fino ad ora, non sentiranno la vostra mancanza se li lasciate aspettare ancora un po’!

Ancora grazie per aver letto, vi auguro una buona giornata!
Il Dottore-




La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 30
*** Cap-28: I want to go home ***


- I want to go home -

Alex era sempre stata terrorizzata dal buio. Non le piaceva come le forme diventassero invisibili, arretrando nell'ombra. Anche solo dover attraversare un corridoio immerso nell'oscurità poteva rappresentare un problema, pur essendo consapevole che nulla era lì a due passi pronta a farle del male. Non c'era niente da fare: il buio, l'ignoto, la paralizzavano.
Tuttavia la situazione che stava vivendo ora era completamente diversa. A stanza in cui si trovava era chiara e ben illuminata, il pavimento lucido rifletteva la luce in un gioco di scintillii e con lei c'erano le sue amiche.
Ma rimaneva comunque paralizzata dal terrore.
Forse era per quella punta di metallo appoggiata alla schiena, forse era per la consapevolezza che quell'uomo alto e nero stava per farle a fettine, forse era solo l'idea di non avere il Dottore lì vicino a rassicurarla. O forse, molto più probabile, tutte queste cose messe assieme.
-In piedi!- urlò l'uomo nerovestito, facendo leggermente più pressione sulla schiena delle ragazze. -Non è un suggerimento... è un ordine!-
Iris, al centro tra le amiche, fu la prima a muoversi, stringendo la mano di Lara e Alex per darsi un po' di coraggio. Appena si ritrovò in piedi si accorse che le gambe le tremavano leggermente, ma non gli diede peso. Insomma, la considerò una reazione accettabile considerando che aveva di fronte l'essere che stava per riscrivere ogni universo mai esistito.
-Esattamente qual era il vostro piano? Fingervi addormentate e sperare che io non vi scoprissi?- disse lui nascondendo il braccio destro sotto al mantello.
Lara si schiarì la voce, ma quando parlò le rimase comunque un po' arrochita. -In realtà... il piano era mangiare una pizza e passare un pomeriggio insieme. Poi le cose sono precipitate.-
All'uomo la risposta non piacque, perché si materializzò con un ghigno proprio di fronte a lei, spaventandola.
-Non scappi...- mormorò guardando anche Alexandra e Iris.
Quest'ultima prese la parola, ora che Lara aveva rotto il ghiaccio. -Già. E indovina come mai non possiamo andarcene? Avanti. Tanto lo sai, cosa credi?-
Il nero sotto il cappuccio di lui parve intensificarsi.
-Cosa stai insinuando, umana?-
-Ehi, non usare quel tono, capito?-
-Rispondi. Alla. Domanda.- scandì lui. -Perché le Essenze non sono con voi? Dove sono?-
Le ragazze si guardarono, allibite.
-Perché, non sono con te?- chiese Alex stupita.
Alla non-risposta dell'uomo, Lara incrociò le braccia. -Bene. No, anzi, grandioso.- disse sbuffando. -Ora non è disperso solo il Dottore, ma anche le nostre Essenze.-
-Il Dottore.- ripeté lui avvicinandosi impercettibilmente alla ragazza. -Chi è?-
-Sinceramente non lo sappiamo nemmeno noi.- rispose Iris, sovrappensiero.
-E' l'uomo venuto qua con voi?-
-Già.- disse Alex. -Ehi, aspetta. Come fai a saperlo? Dov'è che lo tieni? Lo so che lo hai rinchiuso da qualche parte! Liberalo subito!-
Lui spostò lo sguardo, sempre ammesso ne avesse uno celato sotto al cappuccio, sulla ragazza. Lei fu quasi costretta a indietreggiare, prendendo una mano di Iris fra le sue. Tutto da quella figura faceva trasparire buio, male e cattiveria.
-Non accusare per cose che...-
Improvvisamente quello che avrebbe dovuto essere un formidabile discorso, venne interrotto da una serie di suoni indistinti provenienti da fuori. L'uomo nerovestito aprì le porte scorrevoli alle spalle delle ragazze con un movimento delle dita, permettendo ai suoni di invadere completamente la stanza ellittica.
-...e appena sarò fuori da questo casino, potete starne certi, non mi dimenticherò di quello che mi avete appena fatto passare! Ho corso per almeno due chilometri! E voi adesso vi decidete a portarmi in questo posto sperduto nella giungla!-
Alle amiche bastò uno sguardo.
-DOTTORE!- urlarono correndo verso l'uscita, prima che l'uomo potesse fermarle.
Fuori, il Signore del Tempo era tra due enormi figure che sembravano essere uscite dalla parete di una montagna. Lo sguardo vacuo in questo caso sembrava più che altro annoiato dal continuo blaterare del loro ostaggio, che, per di più, non la smetteva di scalciare dalla posizione rialzata in cui si trovava.
-Ragazze?- disse fermandosi. -State bene!- esclamò appena le vide. -Ehi, montagna, mettimi subito giù!-
Incredibilmente entrambi i colossi che lo trattenevano obbedirono al suo ordine, per poi voltarsi e scomparire, inghiottiti dal fogliame della foresta. Un secondo dopo tre paia di braccia gli stavano stritolando la pancia e il busto.
-Dottore... Sei veramente arrivato...-
-Ma dov'eri finito?-
-Eravamo così preoccupate... Perché ci hai messo così tanto?-
-Ciao ragazze!- rispose lui dolcemente, lasciando una carezza sulla guancia di ognuna.
Poi alzò lo sguardo, intuendo come mai quei colossi lo avevano assecondato. Proprio davanti all'entrata sostava in piedi l'uomo vestito di nero che li scrutava, senza lasciarsi fuggire nemmeno una mossa.
-E così ci incontriamo di nuovo.- disse appena Lara si sciolse dall'abbraccio, spostandosi al suo fianco. -Quanto è passato? Un mese quasi, ma tu continui a cercare la stessa cosa.-
L'uomo nerovestito gli voltò la schiena, rientrando nell'edificio. Il Dottore lo seguì subito dopo mentre le tre amiche si guardavano intorno. Il furgone con il quale erano state portate lì era parcheggiato a qualche metro dall'ingresso, il quale alla sola vista metteva tristezza e angoscia. Un'altra parete in muratura grigia sembrava voler nascondere alla vista l'imponente struttura che si ergeva subito dietro, ma solo in parte ci riusciva. Dalla posizione in cui si trovavano loro tre si scorgevano distintamente delle sorte di guglie o campanili rettangolari, seppur fossero alti, non superavano le cime degli alberi.
Fu Alexandra a far tornare le amiche al presente, prendendole per mano e conducendole di nuovo all'interno. Nella sala ellittica il Dottore e quell'uomo scuro si stavano fronteggiando.
-Cominciamo dall'inizio. Io sono il Dottore.- si presentò cordialmente il Signore del Tempo. -il tuo nome di battesimo?-
La voce dell'altro no nera che un sibilo malvagio. -Non mi hai detto il tuo. Perché io dovrei dirti il mio?-
-Giusto, hai ragione.- convenne lui. -Allora... non so, un soprannome magari?-
L'uomo ci pensò un momento. Non si era mai posto il problema di aver un nome. Il suo, quello vero, non se lo ricordava più. Da quando aveva perso tutto, dipendeva solo da Psigmarho, il suo Signore, e per quanto ne sapesse poteva anche mentirgli quando lo chiamava...
-Zeta.- disse in un sibilo.
-Zeta?- ripeté il Dottore. -Carino. Lo hai scelto tu?-
-Non sono affari tuoi.- ribatté l'altro, scocciato.
-Ehi, cercavo solo di fare conversazione.- disse con un'alzata di spalle.
C'erano delle volte che Iris lo invidiava moltissimo. Si chiedeva come riuscisse a essere così tranquillo e disinvolto anche nelle situazione peggiori.
-Allora, dicevamo.- riprese il Dottore, infilandosi le mani nelle tasche e guardandosi intorno. -Vivi qui?-
-Sì.-
-Hai bisogno di spazi molto ampi.- commentò. -Cavolo, un'intera foresta senza un'anima viva, che non siano quelle... quei...- il Dottore agitò una mano in direzione della porta scorrevole. -Come si chiamano quegli esseri enormi?-
Zeta sospirò leggermente, scocciato da tutto quel parlare. -Non hanno un nome. Sono solo delle figure vuote.-
-Ah. E le hai create tu? Mi sembra che ne sia in grado dopotutto.-
-Già. Li ho creati solo per ubbidirmi.- rispose Zeta. -Ma dimmi di te, Dottore.-
Lui aggrottò la fronte. -Il soggetto del discorso non sono io. Io vado e vengo, non sono importante.-
-Sì che lo sei!- ribatté Lara. -Senza di te saremmo solo delle semplici studentesse.-
-Appunto. Delle ragazze che non starebbero rischiando la vita.- disse amaramente il Signore del Tempo. -Scusatemi.-
-Non ci provare neanche!- rispose Alex, anticipando Iris di qualche millesimo di secondo. -Sei la cosa migliore che potesse capitarci!- concluse arrossendo leggermente.
-Già, esatto. Non scusarti. Non è colpa tua se Tempo, Spazio e Materia erano dentro di noi.-
Il Dottore non fece in tempo a rispondere.
-Allora avevo ragione...- mormorò Zeta stringendo il pugno sinistro lungo il fianco. -Le vostre Essenze non sono con voi...-
-Un momento, un momento.- disse il Dottore alzando gli indici al cielo. -Non dirmi che sei così interessato a loro tre perché stai cercando di risolvere il Paradigma di Skasis...!-
In quel momento a Zeta il Signore del Tempo parve particolarmente ottuso, tanto che Alex espresse a parole i suoi pensieri.
-E adesso te ne accorgi, Dottore?-
-No, beh... insomma, speravo non fosse così.- confessò lui.
-No, certo che no.- disse Iris appoggiandosi le mani sui fianchi. -Il semplice fatto che qualcuno ci rapisca, ci addormenti e poi ci trasporti qui non ti fa venire qualche domanda?-
-Va beh, almeno adesso sappiamo che è stato Zeta a portarvi via le Essenze.- rispose il Dottore, sbuffando. -Quindi ora, nel bene o nel male, sono con lui.- concluse indicando l'uomo.
-Io ho rapito le ragazze per cercare di avere Tempo, Spazio e Materia.-
-Cosa?- esclamò il Dottore, confuso.
-Ma Santo... Dottore, è facile!- rispose Lara, esasperata. -Le Essenze non sono con noi, ma non le ha nemmeno Zeta!-
Dopo un secondo di completa confusione mentale al Signore del Tempo sembrarono riscaldarsi le sinapsi del cervello.
-Ooh!- disse illuminandosi.
-Eh.- rispose Iris. -Hallelujah!-
-Ma questo semplifica le cose!- concluse felice-
-N...No, Dottore.- ribatté Alexandra, preoccupata che non avesse ancora capito il fulcro del problema. -Se le Essenze non sono con noi e nemmeno con lui saranno disperse chissà dove!-
-E allora? Non è meglio? Sono libere! Proprio come dovrebbe essere.- spiegò con ovvietà.
-Ma così...- iniziò Lara seguendo disperatamente il filo dei suoi pensieri. -Così la Teoria Universale non può essere risolta...?-
-Quasi.- rispose il Signore del Tempo dondolandosi sui piedi. -Sarà molto più complicato risolverla.- disse, per poi lanciare uno sguardo a Zeta. -O almeno credo.-
-Dovete darmi le Essenze.- esplicitò l'uomo vestito di buio. -Fatele tornare con voi.-
-Sì, certo. Così poi potrai dominare ogni Universo in pace.- disse Ironica Iris. -Beh, scordatelo.-
-Infatti. E poi non sappiamo come fare.- aggiunse Alex.
Il Dottore riprese la parola, il tono di voce basso, confidenziale. -Perché vuoi a tutti i costi risolvere il 'Dio Creatore'?-
Zeta non rispose. Si limitò a trattenere il fiato.
-Hai perso qualcuno?- tirò a indovinare, avvicinandosi all'altro di un passo. -Vuoi comandare su tutto il creato? O forse vorresti solo assomigliare a un Dio?-
Ormai il Dottore era esattamente di fronte a Zeta, ma nonostante ciò, il cappuccio scuro non lasciava intravedere nemmeno un accenno, nemmeno un particolare del viso.
“E' scuro come un buco nero” si ritrovò a pensare. “E i buchi neri possono inghiottire qualsiasi cosa.”
-Non è a me che servono Spazio, Materia e Tempo.- sibilò Zeta.
-Ah, lavori per qualcuno!- esclamò il Signore del Tempo. -E chi sarebbe? Mi piacerebbe farci quattro chiacchiere.-
Il Dottore continuò a parlare di cose futili, direttamente collegate a Psigmarho, ma Zeta aveva la mente scollegata. Il suo Signore lo stava aiutando. Gli stava dicendo cosa fare.
“Devi riuscire ad avere quelle Essenze vicino a te.” disse malvagio. “Pensi di farcela?”
“Sì, Signore.”
“Usa le tre ragazze. Loro sono la chiave.” suggerì Psigmarho. “Più le Essenze sono vicine, maggiori possibilità ho di risolvere l'equazione.”
“Sì, Signore. E il Dottore?” chiese Zeta mentalmente, guardando il diretto interessato, che ancora parlava, coinvolgendo nel discorso le amiche. Sembravano felici stando insieme, anche  se, in fin dei conti, stavano rischiando molto a non badare a lui.
“Fallo stare zitto. Non mi importa come.”
Con uno strappo Psigmarho uscì dai suoi pensieri. Zeta agì d'impulso.
Fece scivolare fuori dal mantello la mano destra, armata da tre lunghi artigli neri, e la sbatté contro il Signore del Tempo facendolo cadere a terra.
-TACI!- gli urlò puntandogli contro l'artiglio metallico.
Alle ragazze sfuggì un grido mentre si inginocchiavano attorno al Dottore per vedere come stava.
-Sta... State tranquille.- le rassicurò lui passandosi una mano sulla spalla. E' solo una botta...-
-Perché lo hai fatto?!- urlò Iris, alzandosi in piedi. -Potevi fargli male!-
-La cosa non mi interessa.- rispose atono Zeta. -Portateli via.-
La porta scorrevole si aprì con un sibilo e tre colossi entrarono nella stanza. Lara si voltò a guardarli. Sarebbe potuta scappare via con incredibile facilità, data la lentezza con cui quelle tre montagne si muovevano. Però il fatto che il Dottore ancora non si era alzato, e che si stringeva la spalla con una mano la costrinse a restare. Del resto, che senso aveva scappare da sola? Non sarebbe stata una fuga, ma un atto di codardia.
Scuotendo la testa cercò di allontanare quei pensieri dalla mente: quelle specie di montagne viventi erano arrivate.
Alex era appena a sollevare da terra il Dottore ce un colosso se la caricò su una spalla.
-Ehi! Lasciami subito! Ho le gambe fatte apposta per camminare!- disse prendendo a pugni la schiena bitorzoluta dell'essere-
-Lascia perdere, Alex. Non gli stai facendo nemmeno il solletico.- disse Lara, mogia, mentre veniva caricata a sua volta con Iris.
Il Signore del Tempo venne issato dal terzo colosso sulla spalla libera di fianco ad Alexandra. -Secondo voi dov'è andato Zeta?- chiese cercando una posizione più comoda nella stretta dell'essere.
Iris si guardò attorno, proprio mentre il gruppo iniziava a muoversi. -Non lo vedo...-
-Forse si è teletrasportato via.-
-Probabile.- affermò il Dottore. -Non mi piace quel tipo. A parte per il fatto che è solo la pedina di qualcuno.-
-Ma quindi... non è lui che vuole risolvere la Teoria Universale?- chiese Lara.
-No.- rispose il Dottore. -Non è lui. Il che rende tutto più difficile.-
-Già.- disse Iris. -Pensa a quanto potrebbe essere forte il cattivo se Zeta è “solo” una pedina.-
-No, no, no.- mormorò Lara scuotendo la testa. -non farmici pensare.-
-Ragazzi?- si intromise Alex. -Ma quanto è grande questo posto?-
Era da almeno cinque minuti che la marcia proseguiva ininterrottamente senza avere la possibilità di distinguere un corridoio da un altro. Le pareti, prima chiare e pulite, si erano trasformate a poco a poco. Ora i passaggi erano decorati da rocce spigolose e grigie, ricoperte nella parte bassa da uno strato di muschio verde e marrone, dall'aspetto molto scivoloso e puzzolente.
-Questo posto è più labirintico del tuo TARDIS.- constatò Lara amaramente.
-Ci manca solo che sia anche più grande all'interno e poi siamo a cavallo.- disse Alex.
-No, questo non è possibile.- le rassicurò il Dottore. -Il 'più grande all'interno' è la tecnologia dei Signori del Tempo.-
-Magari te l'hanno copiata.- ipotizzò Iris un attimo prima che i tre colossi portassero i passeggeri in un corridoio completamente buio.
A quel punto si fermarono. Ci fu uno sfregamento, qualche scintillio e una torcia si accese nella mano dell'essere che apriva la strada.
Il buio si dissolse in una luce calda e tremolante che fece proseguire la marcia.
-Dottore...- chiamò Alexandra. -Sono... Sono...-
Lui deglutì. Man mano che procedevano il colosso con la torcia accendeva le fiaccole appese alle pareti, lasciando che la luce si riflettesse su una serie di sbarre in ferro.
-Credo di sì.- rispose Iris guardandosi intorno.
Il ferro era arrugginito in più punti, ma nonostante tutto quelle aste sembravano molto resistenti. Perfette per intrappolare qualcuno a vita.
-Non voglio stare qua...- sussurrò Lara. -Voglio andare via... per favore...-
-Troveremo un modo per andarcene, va bene?- disse il Dottore, cercando con gli occhi la figura della ragazza. -Lara, ascoltami. Non riusciranno a tenerci qui per sempre, capito?-
Il Signore del Tempo ricevette un “Okay” mogio in risposta, un momento prima di essere fatte scivolare a terra insieme alle tre ragazze. Uno dopo l'altro vennero spinti in un ambiente rettangolare abbastanza spazioso, circondato da sbarre verticali. La porta si chiuse alle loro spalle con un cigolio sinistro, accompagnata dal suono metallico di una serratura bloccata.
Le fiaccole accese permisero al gruppo di vedere i tre colossi andarsene, lasciandoli soli in quel buco umido e grigio.
-Non ci credo. Ci hanno messo sotto chiave!- esclamò Iris. -E adesso? Cosa facciamo?-
-Possiamo sempre aspettare il momento opportuno e scappare.- disse Alex iniziando ad illustrare la sua strategia. -Con il cacciavite sonico scassiniamo la serratura, poi in silenzio rifacciamo tutto il percorso al contrario e siamo fuori!-
-Oh mio Dio, è geniale!- rispose Lara andando ad abbracciare l'amica. -Sei un genio!-
Tuttavia il suo entusiasmo calò a picco con due colpi di tosse.
-Alex... il piano sarebbe davvero geniale se solo questo metallo non fosse sonico...- disse tristemente il Dottore.
-E allora?- lo apostrofò Iris. -Non sarà mica radioattivo o cose del genere...!-
-No, no, no! Se è sonico non è radioattivo. Solo che il mio cacciavite non apre le chiusure soniche.-
Alle ragazze servì un momento per metabolizzare la spiegazione.
-Questo vuol dire che non possiamo... scappare?- chiese Lara, anche se, in fin dei conti, la risposta già la sapeva.
Lui annuì, appoggiandosi alla parete in roccia per poi scivolare fino a terra. -Ve lo giusto, mi dispiace di avervi messo in questa situazione.-
Loro tre non risposero, soffocando il desiderio di tirargli uno schiaffo sulla guancia.
-Almeno potevano darci una camera più grande. Caspita, siamo in quattro!- commentò Iris facendo scorrere gli occhi sul pavimento.
-E magari un po' più accogliente.- aggiunse Alex, mentre con un piede spostava qualche filo di paglia per ammassarlo assieme a molti altri in un angolo.
-Già. Nemmeno un letto ci hanno dato.-
-O un cuscino.-
-O una coperta. Si gela qua dentro.-
Il Dottore alzò lo sguardo su Alex e Iris. -Probabilmente siamo sotto terra.- ipotizzò. -Questo spiegherebbe l'assenza di finestre, la muffa e l'odore di chiuso.-
Alex fece una smorfia disgustata. -Praticamente stiamo vivendo nel regno dei topi, dei lombrichi e dei ragni.-
Il Signore del Tempo abbozzò un sorriso in direzione della ragazza, che si era avvicinata ad Iris per abbracciarla. Lentamente spostò lo sguardo su Lara. Di colpo sembrava aver perso tutta la gioia che solitamente la caratterizzava, facendole tramutare l'espressione in una maschera di tristezza, solitudine e forse anche paura.
-...Lara?-
Lei sbatté le palpebre un paio di volte, guardandosi intorno come se si fosse improvvisamente materializzata nel posto sbagliato.
-Va tutto bene?- riprovò il Dottore, leggermente preoccupato mentre si rialzava in piedi.
Lara alzò gli occhi su di lui, ma il Signore del Tempo non riuscì a leggervi nulla.
-Voglio andare a casa.- disse debolmente.
Un secondo dopo Alex e Iris la stavano abbracciando, sotto lo sguardo intenerito del Dottore.


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La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 31
*** Cap-29: The Prophecy ***


- The Prophecy -
 
Il sole colpì in pieno viso il bambino, che per proteggersi da quel biancore accecante, fu costretto a mettersi una mano davanti agli occhi. Non capiva bene dove si trovasse.
C'era un prato enorme, non riusciva a scorgerne la fine, la luce calda e un bel venticello fresco. Che lui sapesse non aveva mai visto un posto così magnifico. Peccato non ci fosse nessun altro a parte lui...
-Damos.-
Il bambino si voltò di scatto, scorgendo in controluce una figura alta, che un passo alla volta lo stava raggiungendo. Non era magro, ma nemmeno grasso. Le spalle erano larghe e i muscoli erano ben formati. Tonici.
Il bimbo sorrise, tolse la mano dagli occhi e corse verso il nuovo arrivato.
-Fratellone!- urlò saltandogli al collo, la coda luminosa che lampeggiava di felicità.
-Sei stato veloce, Damos.- rispose l'altro arruffando il ciuffo chiaro del fratellino. -Ormai nella corsa non ti batte più nessuno, eh?-
Il bambino sorrise al fratello maggiore e con una saetta di luce si ritrovarono seduti su una collina d'erba. Damos si guardò intorno, spaesato.
-Come abbiamo fatto a spostarci così velocemente?-
La domanda non venne ascoltata da fratello maggiore, che intraprese invece un altro discorso.
-Lo sai dove siamo?-
Il bimbo bianco scosse la testa. -Dove siamo?-
-Siamo alla fine di un viaggio e all'inizio di un altro.-
Damos guardò il fratello. Osservò il lungo orecchio destro bucato nell'arcata da una pallottola. Osservò la fronte aggrottata e la piccola cicatrice a forma di croce che gli decorava la mascella. Che cosa avrebbe fatto senza quelle bellissime imperfezioni che rendevano unico suo fratello?
-Devo andare, Damos.-
-Okay...-
Il fratello maggiore si voltò verso il minore, guardandolo negli occhi. -Lo sai che potrei non tornare mai più?-
Damos annuì. -Ma non sarà così, vero? Tornerai a casa per me?-
Tornerò sempre a casa per te.-
Il bimbo sorrise, abbracciando fortissimo il suo unico fratello. L'unico che gli aveva insegnato cosa volesse dire vivere.
Ne seguirono una serie di strani discorso e Damos riuscì anche a distendere la fronte aggrottata dell'altro, ricevendo come ricompensa una buona dose di sorrisi e risate. D'un tratto, il maggiore tornò serio.
-Cosa c'è?-
-Puoi promettermi una cosa, Damos? Nel caso non potessi tornare.-
-Ma non succederà.-
-Certo.- rispose il fratello, accondiscendente. -Però me lo puoi promettere lo stesso?-
-Va... Va bene. Cosa devo prometterti?-
L'altro distolse lo sguardo dal fratellino, perdendo gli occhi in una nuvola grigia di passaggio. -Promettimi che se non torno non verrai a cercarmi. Non ti vendicherai con chi mi ha fatto del male.-
Damos si passò una mano sugli occhi, bagnati di lacrime. -V...va... bene...- balbettò.
-Promettimi che ti prenderai cura della mamma. E andrai a trovare papà ogni tanto.-
Damos annuì, ricacciando indietro le lacrime. Non poteva piangere!
-Me lo prometti?-
Il maggiore cercò gli occhi del fratello. Doveva sentire quelle parole.
-Te... te lo prometti, fratellone.-
Quest'ultimo sorrise, arruffò i capelli del suo consanguineo e si alzò in piedi. -Grazie di tutto, Damos.-
Il minore si alzò in piedi a sua volta, ma nel momento in cui risollevò lo sguardo il fratello era scomparso. Appena si diede un'occhiata intorno il bambino chiaro vide che tutto stava ingrigendo velocemente. L'erba diventava polvere scura, a tratti bianca, proprio dove il Sole grigio la colpiva con i suoi raggi di fumo.
Non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi come mai stesse succedendo una cosa così brutta che l'aria si riempì di risate.
E Damos iniziò a correre. Correva velocissimo, come se tutto dipendesse da quello.
“Ormai nella corsa non ti batte più nessuno, eh?”
Il bimbo scese e risalì una vallata, ritrovandosi con il fiatone in cima a un collina di erba grigia.
All'inizio corrucciò la fronte quando le vide.
Poi notò che l'erba attorno ai loro piedi era rimasta verde, quindi distese le labbra in un sorriso.
Infine si ritrovò a giocare nel loro girotondo colorato.
Dalle tre figure, una azzurra, una rossa e una verde, si disperdeva nell'aria una bellissima melodia che Damos mai aveva sentito, ma che mai si sarebbe dimenticato. Non avrebbe saputo dire cos'era o da dove veniva, perché nel momento in cui aveva afferrato le mani di quelle tre ragazze scintillanti, era come se quel melodioso suono fosse stato da sempre intorno a lui.
Le tre figure gli sorrisero, estraniandolo da quei dubbi inutili. Quella melodia c'era e basta, fine del discorso.
Damos rise, accendendo la luce bianca della sua coda. Ora che ci faceva caso, i colori, vivaci dell'erba, del cielo e delle nuvole si stavano lentamente allargando. Erano loro quattro che stavano facendo scomparire il grigio. Erano i loro sorrisi, le loro risate, la loro musica, il oro girotondo colorato.
Ma qualcosa era destinato a cambiare.
Il cielo si fece si fece improvvisamente nero, denso di nuvole scure e cattive.
Le tre ragazze si lasciarono la mano, alzando lo sguardo. I loro occhi luminosi vennero assorbiti da quel cielo malvagio che li sovrastava. Riabbassarono lo sguardo su Damos un momento dopo, ma era troppo tardi: ora la luce che ne fuoriusciva non era chiara, ma nera.
Il bambino le vide cercare di riprendersi per mano di nuovo, senza successo. Dalle punte delle dita si stava allargando una sottile ragnatela nera che impediva loro di toccarsi.
Damos era impietrito dalla paura.
Le tre figure continuavano a tentare di abbracciarsi, si guardavano le mani e cercavano ripetutamente di scacciare quel nero che ora copriva loro tutte le braccia. Iniziava a diffondersi anche dai piedi, risalendo fin troppo rapidamente le gambe.
Ma ancora il bambino non riusciva a muoversi. Doveva salvarle. Doveva scacciare via tutto quel buio.
Ma come?
Intanto la ragnatela saliva, saliva sempre più velocemente. Superò le ginocchia e le gambe.
Il bambino incrociò lo sguardo con quello buio delle tre ragazze. Piangevano. E per un momento a Damos parve che piangessero inchiostro. Lo imploravano con gli occhi, con le braccia tese.
Adesso aveva capito perché aveva paura di aiutarle. Di toccarle.
Mentre per loro il nero significava dolore e solitudine, per lui voleva dire soltanto morte.
Tempo di finire quel pensiero e la ragnatela si avvolse attorno al petto delle tre ragazze, impedendo loro di brillare, di muoversi, di portare avanti quella bella melodia. Il bambino le vide guardarlo un'ultima volta prima di sgretolarsi in tanti piccoli frammenti neri.
-NO!- 
Ma l'urlo del bimbo si perse, inghiottito da quelle nuvole scure che erano calate per prenderlo, per portarlo via.
 
*   *   *
 
Damos si svegliò urlando.
Le coperte gli si erano attorcigliate attorno alle gambe alla coda, le mani stringevano il cuscino così forte da fargli male i tendini. Mollò subito la presa.
-Damos!-
La voce dell'amico lo riportò bruscamente alla realtà. Attorno a lui, nei vari letti della stanza, tutti i bambini piangevano o si guardavano l'un l'altro spaventati.
-Niki... Cosa è successo?-
Le spalle blu dell'amico si alzarono in risposta. -Non ne ho idea. Però ho fatto un sogno stranissimo.-
-Anch'io. Per caso alla fine era tutto buio e deprimente?-
Niki annuì, abbracciandosi la pancia. -Credo di sapere cos'è. E soprattutto perché ha coinvolto anche loro.- disse accennando agli altri loro coetanei della stanza.
Damos scese dalla sua branda, affiancando l'amico blu che iniziò a parlare piano. -Ti ricordi di Orange?-
-Come dimenticarsi di quella palla di pelo arancione?- ribatté l'altro. -E' da un po' che non ci parli.-
-E' da tanto che nemmeno lo vedo.- mormorò Niki piano. -Comunque. Mi aveva raccontato di quella Profezia... Ti ricordi?-
-Sì, certo. Com'è che l'avevi chiamata... ehm... Immagine mentale?-
-Proprio quella.-
Damos realizzò in ritardo quello che l'amico gli aveva detto. Tutti i bambini della loro stanza avevano sognato la stessa cosa. Ma questo era praticamente impossibile. Quindi l'unica soluzione era...
-Oh, caspita.- mormorò il ragazzino.- Vuol dire che questo sogno è l'Immagine! E' quello che hanno sognato tutti! E'... E' la profezia!-
-Ssh!- Niki gli premette le mani sulla bocca con tanta forza da farlo ricadere sul letto.
Ma ormai il danno era fatto.
-Cos'è... una profezia?- domandò un bambino completamente coperto di peli.
-Già. Cos'è?-
Ormai nessuno piangeva più. Tutti gli occhi erano puntati su Damos e Niki che avevano iniziato a borbottare qualcosa.
-Perché non ce lo dite?-
-Abbiamo sognato tutti la stessa cosa!-
-E' vero! E' un nostro diritto!-
Niki era sempre più spaventato. Nell'esatto istante in cui tutti i bambini si fossero ritrovati insieme per colazione, la notizia avrebbe raggiunto chiunque nell'arco di dieci mila miglia. E questo era un problema. Un colossale problema. Perché nel raggio di dieci mila miglia c'era anche Zeta
Il bambino si sfregò involontariamente le dita delle mani. Non voleva che quel mostro nero gliele tagliasse via solo perché Damos non era stato cauto per una volta.
Il malcontento nella stanza crebbe sempre più, mentre lui pensava a un modo per tirarli via da quella brutta situazione. Che frottola avrebbe potuto inventarsi per calmare quei bambini scalpitanti?
Alla fine, fu Damos il più veloce.
-STATE TUTTI ZITTI!- urlò stringendo i pugni. -La Profezia è il sogno che abbiamo fatto tutti noi!- spiegò duro. -E adesso che lo sapete, andate in giro a dirlo a tutti, mi raccomando. Così quando Zeta verrà a sapere che siamo stati noi a dirvelo e ci ucciderà, vi perseguiteremo nei sogni e negli incubi! E dato che non basta, perseguiteremo anche i vostri bambini! E i bambini dei vostri bambini!- concluse alzando la voce.
Nella stanza calò un silenzio di tomba. Nessuno osava respirare appena più forte di un insetto.
Fu quasi una benedizione quando dei ticchetti riempirono il vuoto che si era addensato in quella stanza.
Tick tick tick
Niki guardò Damos. -Viene dalla porta.-
L'altro annuì, scendendo dal letto con un balzo. Il ragazzino bianco raggiunse la porta, aprendola appena di uno spiraglio.
-Damos!- mormorò una voce acuta e sottile.
-Orange! Stavamo parlando di te giusto un attimo fa.- disse il bambino, lasciando che il quasi-scoiattolo entrasse nella stanza. -Niki, guarda chi c'è.-
Ma i due già si stavano abbracciando.
-Dove sei stato per tutto questo tempo? Pensavo ti avessero... Pensavo...-
-Ho fatto delle ricerche, Niki... Tutto qui.-
-Potevi avvisarmi!-
-Lo sto facendo adesso, non vedi?- disse Orange strappando un sorriso al ragazzino blu.
Damos lanciò un'occhiata alla stanza. Tutti guardavano curiosi il nuovo arrivato che era riuscito ad uscire dal suo dormitorio senza essere preso. Sicuramente ne sarebbero uscite almeno un centinaio di storie su come ci fosse riuscito.
Intanto Orange e Niki avevano iniziato a parlare, di sicuro della Profezia e tutti quei bambini stavano ancora ascoltando. Damos si sfregò le mani, sorridendo.
-Chi ha qualche idea su come abbia fatto a scappare?- chiese, incamminandosi nel punto più lontano dai suoi amici. -Io lo so, ovviamente. E sono disposto a cedere tre dei miei turni in altalena a chi indovina.-
Nemmeno a dirlo, Damos aveva catalizzato tutta l'attenzione di quei bimbi su di sé, permettendo a Niki e Orange di discutere liberamente.
-Ha un'ottima capacità di distogliere l'attenzione.- commentò lo scoiattolo arancione, lisciandosi il pelo chiaro del collare con le zampe.
-Chi, Damos? Il suo è un dono naturale.- rispose Niki sorridendo. -Allora... mi hai detto che hai fatto delle ricerche?-
Orange distolse i grandi occhi blu dal bimbo bianco che discuteva animatamente con gli altri. -Sì. Tanto per cominciare: questo posto è grandissimo.-
-Sì, lo so.-
-No, non lo sai.- ribatté. -Vicino al mio dormitorio ho scoperto esserci una sorta di aula-archivio.- spiegò velocemente. -Qualche notte fa sono riuscito a calcolare il raggio d'azione delle telecamere e con un diversivo sono entrato.-
-...Wow.-
-Grazie. Beh, la nostra è solo una delle dodici ale che ha questo edificio.-
-Ale? Cos'è un' “Ala”?- chiese Niki. Gli dispiaceva interromperlo, ma delle volte usava termini che proprio non capiva.
-E' una sezione. Quando Zeta ci raduna per selezionarci... hai presente?-
L'altro annuì velocemente.
-Quella stanza è la più grande di questa sezione. E ce ne sono altre undici, grandi almeno il doppio di questa che abbiamo noi.-
A Niki iniziava a girare la testa. Ma quanti bambini c'erano su questo pianeta?
-Ma questo è niente.- mormorò Orange.
-Come 'Questo è niente'? Stai scherzando spero!-
L'altro scosse la testa. -Ti avevo accennato a una serie di contatti che avevo con dei bambini... ma la traccia rimaneva molto vaga.-
Niki annuì. Caspita se la ricordava. Tre sfere colorate e luminose che volteggiavano nello Spazio. Gli sarebbe piaciuto averle sognate anche lui.
-Beh, ho incontrato un ragazzino... sembra umano, pallido e calvo, niente coda e occhi di un azzurro ghiaccio, che all'inizio mi ha fatto paura.-
Il bimbo blu aggrottò la fronte.
-Sembrava precedere ogni mia mossa. Spiegò Orange scrollandosi il pelo. -Poi ho scoperto che usava una rete di sub-frequenza molto, ma molto bassa.-
-Telepatia?-
-Meglio.- Orange sorrise. -Ha detto di essersi collegato a me e a un'altra decina di bambini per scoprire qualcosa di più su questa Profezia.-
-E... E ci è riuscito?- balbettò Niki agitato.
-Ma certo.-
-Cosa aspetti! Racconta!-
-Grazie al sogno di qualche ora fa è riuscito a ricollegare i vari tasselli. Quel ragazzo è un vero xylihan!- esclamò.
-Un... cosa?-
Orange sbatté le palpebre, agitando una zampa. -Scusa. Un cervellone, un genio, fai tu.-
-Okay, capito.- rispose Niki annuendo. -Ma questo vuol dire che anche tu e lui avete fatto quel sogno strano stanotte.-
-Certo, lo hanno sognato tutti i bambini di questo posto!-
-Cavolo...-
-Comunque, la Profezia si sta avverando. Non si sa il tempo preciso, ma tra poco tutto il mondo, tutto l'Universo diventerò nero e scuro. Questo ragazzo ha detto anche che probabilmente ci sarà qualcuno a regnare su tutto il nero grazie al potere delle tre sfere.-
-Ecco. Questo sì che fa paura.-
-Non dirlo a me. Sai cosa vuol dire esattamente regnare in quel modo?-
Niki scosse la testa, troppo spaventato per parlare.
-E' come avere un'enorme lavagna nera su cui puoi decidere a tua discrezione chi far vivere e far morire.-
-Basta, Orange! E' orribile!- disse Niki chiudendo gli occhi, al coda rigida per la gravità della situazione. Lo scoiattolo si arrampicò sul letto più vicino, chiamando il bambino a sedersi accanto a lui.
-Mi dispiace, Niki.- mormorò zampettando sulle sue gambe. -Devo dirti un'ultima cosa prima di tornare al mio dormitorio.-
-Vai. Tanto ormai... Cosa ci può essere peggio di questo?-
L'altro non rispose, si limitò a una domanda. -Ti sei mai chiesto perché Zeta ha bisogno di noi?-
-Per risolvere il Paradigma, no? Quella cosa che facciamo ogni giorno.-
-Giusto. Questo amico mi ha detto che appena lo rompiamo Zeta dominerà non solo questo Universo, ma ogni Universo pensabile.-
Niki pensò che se solo quell'uomo nerovestito osava governare l'universo, gli avrebbe tirato un pugno dritto in faccia.

*   *   *

-Dottore... cos'è quella cosa?- chiese Lara indicando una sorta di brodaglia verdina.
-Eeeh... non lo so.- rispose lui afferrando il cucchiaio di legno con cui presumibilmente andasse mangiata. -Dalla consistenza direi sia una qualche sorta di zuppa...-
-Sapete una cosa?- disse Iris guardando il Signore del Tempo sollevare e lasciar ricadere il cibo nella ciotola come se fosse radioattivo o corrosivo. -Mi è passata la fame.-
-Non so come mai, ma ci avrei scommesso.- aggiunse Alexandra guardando dentro a una brocca abbastanza grande. -Mmmh... Questa sembra acqua.-
Il Dottore alzò lo sguardo sulla ragazza, lasciando cadere il cucchiaio. -Stai attenta. Non la toccare.- disse prendendole la brocca dalle mani.
Lara aggrottò la fronte, confusa. -E' acqua! Cosa potrebbe farci? Ucciderci?-
Il Dottore le lanciò un'occhiata oltre ogni dire significativa.
-Oh mio Dio. Stai dicendo che qualcuno è morto per un po' d'acqua?- chiese Alex, spaventata, mentre il Signore del Tempo analizzava con il suo cacciavite sonico, e per sicurezza anche la brocca.
-Dottore...!-
Lui non diede una spiegazione, né raccontò la vicenda. -Semplice unione di due atomi di idrogeno a una di ossigeno. Salinità nella media, leggermente dura.- poi notando le espressioni delle ragazze tradusse il messaggio. -Si può bere senza problemi.-
Tutte e tre sospirarono, sollevate.
-Ma un minimo di scienze…o chimica non la fate al liceo?-
-Sai... in questo momento chimica è l'ultimo dei miei problemi.- ribatté Iris, accennando con il mento a un piccolo turbine nero che nel frattempo si era addensato dall'altra parte delle sbarre della prigione.
Il Dottore si sollevò da terra, escludendo dalla mente quella strana zuppa e ogni possibile riferimento al mondo parallelo. C'era un problema molto più importante al momento.
-Sei venuto ad augurarci la buonanotte, Zeta?-
L'uomo incappucciato che si era formato dal turbine nero non rispose.
-Ho bisogno delle Essenze.- annunciò con un tono di voce forzatamente calmo. -Fatele tornare da voi.-
Il Signore del Tempo sbuffò, infilandosi le mani in tasca. -Cosa credi, che dietro le sbarre di una prigione loro abbiano cambiato idea?-
-Ti abbiamo già detto che non sappiamo come fare per farle tornare.- mormorò Alex.
-Piacerebbe anche a noi riaverli i nostri poteri.- continuò Iris, affiancando l'amica.
-Ma comunque non le faremmo tornare per te.- disse Lara. -Potresti trovarti un hobby al posto di cercare di dominare l'Universo.-
-Non decido io cosa fare della mia vita.- sibilò Zeta.
-A questo proposito... Quando avrò l'onore di incontrare il tuo superiore?- chiese il Dottore con leggerezza.
La richiesta però non venne ascoltata. Sembrava che quell'essere nerovestito avesse orecchie solo per quelle tre ragazze.
-Pensate a un modo per farle tornare.- consiglio tra i denti. -Altrimenti sarò costretto a occuparmene io. Personalmente.-
Le ragazze sostennero il suo sguardo avvolto nel buio senza una parola, lasciando che l'uomo si volatilizzasse nello stesso turbine con il quale era comparso.
-Quell'ultima frase...- iniziò Alex chiudendo gli occhi. -Non so voi, ma a me sembrava una minaccia.-
-Era una minaccia.- confermò il Dottore. -Non abbiamo idea di cosa quell'uomo sia capace di fare pur di raggiungere il suo obiettivo.- disse stropicciandosi gli occhi con una mano. -E forse è anche meglio non sapere.-
-Allora cerchiamo di far tornare le nostre Essenze senza che lui se ne accorga.- propose Lara. -Così poi ce ne andiamo.-
-Lara... se ne accorgerebbe subito.- disse Iris. -Potrebbe anche aver messo dei sensori per ascoltare quello che stiamo dicendo.-
La ragazza fu malgrado costretta ad annuire, sedendosi su un mucchietto di paglia addossato alla parete.
-Anche se fosse...- ipotizzò Alex. -Dove potremmo andare? Prima o poi la Teoria Universale verrà risolta e non rimarrà nulla di quello che conosciamo.-
-Alex ha ragione.- disse il Dottore. -L'unica cosa che ci resta da fare è provare a seguire il suo suggerimento. Facciamo tornare Tempo, Spazio e Materia così perlomeno Zeta non farà... qualsiasi cosa lui abbia in mente di farvi.-
Iris scosse la testa. -Ci abbiamo già provato. Non funziona.-
-Posso dirvi una cosa?- sussurrò Lara abbracciandosi le gambe.
I presenti si voltarono a guardarla, invitandola silenziosamente a parlare.
-Ammetto di avere un pochino di paura.-
-Non dirlo a me!.- intervenne Alex, sedendosi al suo fianco.
-Idem.- disse Iris, imitando l'amica.
L'unico ancora in piedi era il Dottore, che le guardava, mogio.
-Dottore... stai bene?-
Lui inspiro profondamente. -Io sto sempre bene.-
Iris lo guardò dubbiosa. -Ceeerto... Allora signor “Io-sto-sempre-bene”, prova a mangiare un po' di quella poltiglia verde che ci hanno servito sul piatto. Se poi davvero starai bene ne prenderemo un po' anche noi.-
Il Signore del Tempo la guardò sconvolto. -Non sono una cavia!-
-Magari è anche buona.- tentò di incoraggiarlo Lara con un sorriso divertito. -Come l'anguilla che hai mangiato a quella festa nel Rinascimento!-
Il Dottore spalancò gli occhi. -No, no, no! Scordatevelo! Io-non-la-assaggio!- scandì, ricevendo come risposta delle risate divertite.

*   *   *

Quando l'uomo ammantato chiese umilmente udienza al suo Padrone, lo trovò in qualche modo soddisfatto. La velocità con cui volteggiava nello spazio profondo era molto lenta e regolare. Le reazioni chimiche che si svolgevano nel suo stomaco si notavano appena: solo qualche sporadico lampo giallo o viola.
“Vedo che tutto sta andando per il verso giusto.” disse telepaticamente a Zeta. “Ho quelle tre strane ragazze umane sul pianeta. Le posso osservare quando voglio e per tutto il tempo che mi serve.” commentò soddisfatto. “Riguardo l'altro umano...”
-Non ne so molto, Signore.- disse Zeta reclinando il capo. -So per certo che si fa chiamare 'il Dottore' ed è molto legato alle ragazze.-
Psigmarho parve riflettere un momento sulle parole dell'uomo.
“Se anche le ragazze sono legate a lui... possiamo eventualmente usarlo come ostaggio.”
-Credo sia un'ottima idea, Signore.-
“Lo so. Non ho bisogno che tu me lo ricordi.”
-...Scusate, Signore.-
“Perché eri venuto a disturbarmi, Zeta? Non ti ho affidato un compito da svolgere?”
-Certo, Signore.- mormorò l'uomo, volteggiando nella sua sfera protettiva fino al fianco nebuloso del suo padrone. -Ma... ecco, dovete capire che io...-
“Non hai la più pallida idea di cosa fare.! Lo aiutò Psigmarho.
-...Già.-
“E' un compito così difficile cercare Tempo, Spazio e Materia? Hai le ragazze, Zeta! Usa loro!”
-Dicono di non sapere come fare a chiamare le Essenze, Signore.-
“Possono mentire, Zeta! Trova un modo per convincerle a portarle da me.” disse Psigmarho. “Non mi importa come, ma ci devi riuscire!” urlò, incrementando di potenza le scintille che si formavano al suo interno. “ Siamo a un passo dal dominare ogni Universo, lo capisci, Zeta? Lo capisci?!”
-S... Sì... Signore...- balbettò l'uomo con il cuore in gola, portandosi una mano alla fronte per cercare di diminuire il dolore. -Ho capito... Non vi deluderò, Signore.-
“Sparisci.” gli intimò Psigmarho in un sibilo cattivo.
E Zeta si dissolse in uno sbuffo di fumo nero.


C'è un detto che dice: “La notte porta consiglio”, ma Zeta non riusciva a capirlo.
Era da un po' che ci pensava, ma non capiva. Aveva vagato nel buio, nell'oscurità della notte per ore, ma il consiglio che cercava non era arrivato.
L'uomo scrutò l'oscurità che il suo Signore si lasciava dietro. Ogni tanto riusciva a scorgere qualche asteroide vagante, ma per il resto era buio, una notte senza fine. Come faceva a trovare le Essenze? Gli Universi che aveva a disposizione erano infiniti!
Con uno scatto, Zeta diede le spalle al nero, concentrandosi su qualcosa di opposto: la luce.
Si ritrovò a volteggiare attorno a una stella gialla di un piccolo sistema planetario composto da quattro pianeti. Rimase in quella situazione a lungo, pensando. Doveva esserci per forza un collegamento... qualcosa che gli sfuggiva. Se Spazio, Materia e Tempo avevano deciso di stare con quelle tre ragazze, c'era un motivo. Forse avevano qualcosa di particolarmente speciale rispetto a tutti gli altri esseri dell'Universo.
Zeta scosse la testa. Impossibile. Il fatto che le Essenze fossero proprio in quelle tre amiche doveva essere un caso. Un banalissimo caso.
L'uomo mosse le dita della mano destra in uno strano gesto articolato, trasformando le dite in tre lunghi artigli nero-argentati.
Forse un modo esisteva per attirare l'attenzione delle tre Essenze.
Con un altro movimento Zeta unì gli artigli in un'unica lama, lunga e affilata, come una spada, percorsa da sottili vene nere.
Ogni Essenza è inevitabilmente collegata alla rispettiva persona. Non possono abbandonarla definitivamente.
La spada diventò un globo di luce che iniziò a fluttuare a pochi centimetri dal palmo della mano di Zeta.
Se le Essenze si accorgono che la loro 'parte umana' sta male, o ha effettivamente bisogno di aiuto, non serve chiamarle. Sarà l'Essenza stessa a raggiungere la ragazza e proteggerla. Salvarla. 
L'uomo nerovestito guardò assente la sfera d'ombra che aveva creato, poi alzò lo sguardo sulla stella che brillava davanti a lui.
Doveva usare le ragazze per chiamare le Essenze. Doveva far loro qualcosa. Qualcosa di abbastanza forte da attirare l'attenzione anche a milioni di Universi di distanza.
Zeta afferrò il globo nero e lo scagliò con rabbia verso la stella gialla, facendola esplodere in un mare di colori velocemente assorbiti dal nero che generava quella oscura creazione dell'uomo. Tempo qualche minuto e non rimase altri che una stella morta, capace di generare soltanto oscurità.
La figura incappucciata diede le spalle alla sua nuova creazione e scopo due passi nel buio si dissolse in un turbine scuro, mentre già qualche idea iniziava a farsi largo nella sua mente.


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La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 32
*** Cap-30: Mind's Game ***


- Mind’s game -
 
Attesa.
Sono in piedi, le spalle poggiate alla pietra fredda della prigione, gli occhi chiusi mentre gli occhiali mi scivolano a poco a poco sul naso. Con un gesto ormai entrato nell'abitudine li risollevo. E aspetto.
Attesa e ignoto.
Sto aspettando qualcosa. Il mio corpo lo percepisce. E' la mente che ancora non ci vuole credere. Sta arrivando qualcuno; le pietre vibrano sotto le mie spalle. Mi confidano, silenziose, i loro segreti.
Attesa, ignoto e tensione.
E' così che funziona quando sono tranquilla. I sensi si dilatano, percepisco le vibrazione del suolo, i suoni sono amplificati nella mia mente, vedo le figure prendere forma, avvicinarsi a me.
Attesa, ignoto, tensione e sussurri.
Non sono sola. Il mondo avverte la mia presenza e parla con me. Mi parla da sempre e io solo da poco riesco ad ascoltarne il suono. La vibrazione sommessa, il sussurro, il bisbiglio coperto da una mano davanti alla bocca.
Si avvicinano. Sono due, grandi e grossi, pieni di rabbia e di cattiveria. Non un briciolo di umanità a cui fare appello. Scivolo sulla pietra accucciandomi a terra. Ora sì che la sento arrivare... la paura.
Attesa, ignoto, tensione, sussurri, paura e solitudine.
Nessun altro li percepisce oltre a me. Apro gli occhi e scorgo nella penombra il viso tranquillo di Iris che fissa un punto imprecisato della stanza. Lara è poco distante da lei, appoggiata al Dottore. Ma io sono sola con la mia paura.
Attesa, ignoto, tensione, sussurri, paura, solitudine e passi.
Eccoli che arrivano, silenziosi, per quanto possa permetterglielo la loro mole, i passi lenti, cadenzati dal lugubre ritmo di una canzone canticchiata piano.
Ora si sono resi udibili. Purtroppo, per me lo erano già da un pezzo.
 
Con fatica alzo gli occhi sui miei compagni di prigione. Ora i loro sguardi sono accesi e vigili, le orecchie tese allo stremo per cercare di cogliere ogni più piccolo rumore. A un tratto il Dottore si alza in piedi, stando attento a non far cadere Lara, mi guarda per un breve istante, poi afferra una sbarra della porta, quasi completamente arrugginita, e vedo il suo sguardo serio scrutare il buio di fronte a sé.
Stanno arrivando, Dottore. Me lo hanno bisbigliato i muri. Verranno a farci male.
La sua mano si abbassa lungo il fianco. Non dice nulla. Da quanto non parli più? Sembrano settimane... anche se so che è solo qualche ora. Torna a parlare, Dottore. Fallo per me. Dai un senso ai minuti trascorsi al freddo e al buio.
Ti osservo passarti una mano tra i capelli e torni a scrutare il nero.
Lo so perché non parli. Perché nessun suono colma il silenzio. Stai pensando che è solo colpa tua. Ho visto il dolore che hanno visto i tuoi occhi stanchi, ma non puoi incolparti di tutto. Non devi.
Ora i passi si sono intensificati e la luce si una piccola lanterna inizia a dondolare lungo il corridoio spoglio. Arrivano.
Iris si alza da terra, stiracchiandosi un momento, prima di far alzare anche Lara con un sospiro di protesta. I passi sono vicini. Sono sempre più vicini. Decido di alzarmi di nuovo anch'io e affianco il Signore del Tempo.
La luce ormai lascia scorgere le figure di due uomini, proprio come  me li ero immaginati io. I visi lasciano posto a espressioni quasi animalesche, volte a deformare i lineamenti, sconvolgerne le proporzioni. Sono a pochi passi da noi e riescono a fronteggiare tranquillamente i nostri sguardi.
-Tu. Vieni.-
Il dito puntato contro il mio viso e il tono che non ammette repliche non preannunciano mai nulla di buono. Talvolta bisogna semplicemente ubbidire. Lasciare che gli eventi si susseguano senza interruzioni.
Faccio un leggero passo avanti, ma il Dottore allarga un braccio, impedendomi di procedere. Alzo gli occhi su di lui e ciò che vedo è solo determinazione. Quando parla la sua voce è tesa, risoluta, leggermente arrochita dal disuso.
-No.- scandisce lentamente, abbassando piano il braccio. -lei non va da nessun parte se non mi dite dove e perché.-
Fosse stato per me li avrei seguiti senza dire nulla. E dalle espressioni che il Signore del Tempo ricevette posso intuire che lo stesso valeva per loro. Gli occhi dei sue sembrano scintillare di un nero profondo, quasi un presagio di morte.
-Ordini del Padrone. Non si discute.- dice l'uomo con la lampada mentre posa lo strumento a terra per girare una chiave arrugginita nella serratura.
La porta si apre con un cigolio e un attimo dopo delle grosse mani sporche mi stringono con forza, togliendomi il respiro in gola. La paura si fa sentire di nuovo quando l'uomo mi stringe a sé impedendomi di respirare. La vista si annebbia...
-Alex!!-
Sono nel corridoio, fuori dalle sbarre, intrappolata tra le braccia e il petto massiccio del carceriere. Un gemito mi scivola via dalle labbra mentre tento di voltare la testa verso le mie amiche. L'uomo mi rimette a terra, a contatto con al pietra fredda, resa scivolosa dall'usura e dall'umidità.
L'aria gelata torna a riempirmi i polmoni con prepotenza e la vista torna improvvisamente nitida e chiara. Iris è aggrappata alle sbarre e un braccio di Lara si protende verso l'esterno, cercando di diminuire la distanza che ci separa. Muovo un passo verso di lei, tentando di raggiungerla, tentando di ritornare dietro quelle solide sbarre in metallo, ma una spinta mi colpisce sulla nuca, imponendomi di voltarmi e iniziare a camminare nel buio, rischiarato appena dalla lanterna. Sono completamente inutili i miei continui tentativi di tornare indietro, fintanto che il debole chiarore arancione si riflette tra le sbarre della prigione.
I contatti visivi sono brevi, ma probabilmente sarebbe stato meglio che nemmeno ci fossero stati. Sarebbe stato sicuramente meglio.
L'espressione del Dottore è seria, preoccupata. Non lo avevo mai visto così.
Quando andavo da lui c'era sempre un sorriso ad accogliermi , a consolarmi. Ora le sue labbra sono serrate. Un muto consiglio per dirmi di prestare attenzione. Annuisco impercettibilmente e una lacrima scivola lenta lungo la mia guancia. Non voglio lasciarli là. Dietro quelle sbarre che non riesco a piegare. Che non riesco a spezzare.
Con forza inaudita, una seconda spinta per poco non mi fa inciampare sui miei stessi passi. Mi spingono avanti. Sempre avanti, fino alla fine del corridoio in pietra. Fino al consumarsi della torcia in una luce più forte. Fino a che i due uomini mi fanno varcare la soglia di una porta massiccia.
Allora mi volto indietro. E la porta, con un tonfo sordo, si chiude.
 
Freddo.
Il respiro si condensa in piccole nuvole di fumo che istantaneamente si disperdono nell'aria. Fa più freddo della prigione e forse è anche più umido. Le pietre, disposte circolarmente, sono lucide d'acqua e solo vicino alle dieci torce sembrano brillare come diamanti.
Freddo e spoglio.
Non c'è niente se non una sedia. Proprio al centro del cerchio di pietra. E' in legno, semplice, e dall'aspetto traballante. Bagnata come il resto dell'umidità. E' quasi impossibile, ma ho la sensazione che tonnellate d'acqua scura  mi sommergano. Sono protetta solo da una  parete di roccia.
 
Mi accorgo di essere triste. Non per qualcosa in particolare, solo triste. E' un brutto posto questo. Le pareti non parlano, sono tute morte. Mi sembra di essere sola nella distruzione. Sola al mondo. Non so più cosa fare; vado alla deriva, trasportata dai flutti, attendendo.
Freddo,spoglio, lugubre e improvviso.
Un'ombra nera mi apre uno squarcio profondo tra i pensieri, ringhiando. Mi sfugge un urlo, che inizia a rimbombare nella stanza vuota. Non voglio stare qua. Voglio solo andarmene via. Con la testa pulsante di dolore mi volto verso la massiccia porta in legno e tiro la maniglia. Chiusa.
Freddo,spoglio, lugubre e forte.
Non ho nemmeno il tempo di tirare per una seconda volta che un'altra fitta alla testa mi costringe ad arretrare gemendo. Tutto comincia a vorticare, sempre più forte. Qualcosa sta violando la mia mente, i miei pensieri. E' forte... molto forte.
Freddo,spoglio, lugubre, forte e doloroso.
E' come se un artiglio nero mi stesse graffiando dall'interno, logorandomi con il suo gelo. Quasi non sento più le gambe, che ormai non si muovono per mia volontà. Perdo completamente le forse e cado su quella che solo dopo mi accorgo essere la sedia in legno.
Freddo,spoglio, lugubre, forte, doloroso e immobile.
Poi il nulla. Non provo più niente. Sento solo il battito impazzito del mio cuore mentre le dita delle mani si chiudono sulla seduta rigida della sedia. Le nocche si schiariscono fino a diventare quasi bianche. Ho paura di quello che sta per succedere. Ora il dolore non è altro che una sensazione ovattata, diffusa un po' ovunque, ma so che presto tornerà. Più vivo di prima.
 
Il respiro è affannato e stanco. Mi risulta difficile anche solo pensare di calmarlo. Non ci riesco. Il cuore batte. Fortissimo. Riempe i miei pensieri di rosso. Un rosso cupo... Ed ecco che torna. Preceduto solo da un sibilo malvagio.
Grido. Urlo e mi piego in avanti, afferrando la testa con le mani. Una fitta lancinante che mi blocca il respiro. Stringo forte gli occhi, implorando di smettere. Basta... Basta!
Un gemito mi sfugge dalle labbra quando un'altra lama nera mi taglia la mente. Altro dolore si somma al primo, facendomi urlare. Non riesco a fermarlo. Come si combatte un nemico che ti logora dall'interno? E non smette. Non riesco a respirare e un blocco sempre più pesante mi schiaccia il petto.
-Vattene! Vattene via da me!- grido, usando tutta l'aria che ho in corpo.
Non so nemmeno come, ma quella cosa se ne va. Le spalle ricadono all'indietro e un sospiro denso di paura e dolore si condensa in una scia di vapore bianco. Tutto a un tratto ho caldo. Un rivolo di sudore mi scivola lento sulla tempia, procurandomi un brivido... Ecco che torna. Perché non mi lascia in pace?
Questa volta però è diverso. Qualcosa mi aiuta a combatterlo. Come una grande luce che si irradia da me. Riesco a reagire. Riesco a bloccare quegli artigli neri, lucidi e assassini. Li vedo chiaramente, pur avendo gli occhi chiusi, coperti in parte dalle mani. Sono proprio di fronte a me e tentano di graffiare quella luce verde che mi protegge. I colpi si fanno più forti, producono scintille di odio e cattiveria. Il mio respiro inizia a regolarizzarsi. Devo andarmene. Lasciare questa sedia, questa stanza.
Ma è proprio questo pensiero che induce il cattivo ad attaccarmi con più vigore. I colpi si fanno fulminei e ritorna la paura. Colpo, colpo scricchiolio. La barriera sta per cedere. Ancora qualche affondo e altre urla rimbomberanno nella stanza.
Ti prego... non lasciarmi ora. Non ce la faccio a contrastarlo da sola.. Ho bisogno di te!
Qualche colpo dopo e la protezione cede. Vengo investita da un dolore così forte da farmi urlare e piegare la testa all'indietro, in precario equilibrio sulla sedia. Grido. Grido finché la gola non comincia a bruciare così tanto da impedirmi di continuare. Grido per ché fa troppo male anche solo concentrarsi su un pensiero. 
E l'urlo rimbomba. Rimbalza tra le pareti in una sequenza infinita che mi stordisce, azzera le mie difese. Rende tutto ciò che mi circonda irreale e distorto. I muri si muovono verso di me, mi stringono forte la testa.
Fatelo smettere. Mandatelo lontano... via da me!
Le mie labbra trattengono a stento un gemito di sollievo, quando quei lunghi artigli neri lasciano la mia mente. Ringhiano vittoriosi mentre si preparano.
Ora ho capito. Vuole solo giocare al suo stupido gioco.
Si preparano ad attaccare di nuovo.
Stringo i pugni, il respiro è più che altro una disperata ricerca d'aria, ma sono pronta. Prima ancora del suo ennesimo attacco.
E quando avverto quell'odioso sibilo alzo le mie difese. Il nero si scontra in modo così violento che viene sbalzato via. Lontano da me finalmente. Lo sento rifugiarsi in un angolo mentre tutto il mio corpo brilla di un verde intenso e luminoso.
Ho vinto.
Apro gli occhi e finalmente tutto è chiaro. L'uomo nerovestito è sempre stato nella stanza. In disparte, a guardarmi soffrire sotto i suoi colpi. Ora mi guarda. Lo so che lo fa, anche se non gli vedo gli occhi. Occhi di morte e paura. Dolore. Solo alla fine lo vedo scomparire nel muro con un ghigno.
Non è finita. Quell'essere mostruoso ha molto altro per la testa. Qualcosa di così terribile che a fatica si potrebbe immaginare. Ma lui lo farà. E giocherà i suoi stupidi giochi su di noi.
Basta...
Non riesco a fermare il tremito delle braccia e delle gambe. Vorrei solo non pensare più a niente, dormire per dimenticare tutto quanto. Mi si chiudono gli occhi mentre sulle mie gambe malferme mi sollevo dalla sedia e dopo qualche passo raggiungo il muro gelido.
Non vedo praticamente nulla, tutto è fuori fuoco... è così faticoso anche solo pensare...
Delle braccia mi sorreggono, una voce sussurra il mio nome piano, come una preghiera.
Ho freddo... Mi porti via per favore?



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La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

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Capitolo 33
*** Cap-31: Mists of terror ***


- Mists of terror-

Fuga.
Solo un obiettivo a muovermi le gambe. Solo e soltanto arrivare alla fine.
Alla fine del percorso, alla fine del dolore, alla fine di tutte le sensazioni. Tutto deve finire. Perché le cose peggiori non terminano mai?
Fuga e silenzio.
Non sento i miei piedi battere il suolo. Qualcosa mi impedisce di sentirne il rumore, lo scricchiolio, l'andatura sconnessa. Ma continuo. Continuo, so solo questo.
Una cosa però la sento. Il battito del mio cuore.
Fuga, silenzio e rumore.
Solo questo basta per dettare il mio passo, la mia corsa verso l'ignoto. Cosa mi dice che non sto girando in tondo? Non si vede niente. Non sento se non il mio respiro conciato.
Fuga, silenzio, rumore e bianco.
Tutto è chiaro intorno a me. Ma è un chiaro sporco, lattiginoso, cattivo, che ti stringe i muscoli e mangia l'energia. La vita. Lo respiro, entra anche nei miei polmoni, nei miei pensieri.
Fuga, silenzio, rumore, bianco e dolore.
Qualcosa mi afferra un piede. Mi tira verso il basso con forza. Cado.
Un gemito mi sfugge dalla bocca quando i palmi delle mani si schiacciano su qualcosa di duro e appuntito che mi entra nella pelle. Non c'è tempo.
Fuga, silenzio, rumore, bianco, dolore e risa.
Non posso rimanere a terra. Sta arrivando. Sta arrivando a prendermi. E ride. E' da quando sono finita qua che non smette. Ma ora il suo orribile ghigno mi echeggia nella testa con così tanta forza che vorrei solo morire.
Fuga, silenzio, rumore, bianco, dolore, risa e terrore.
Mi alzo e ricomincio a correre. Non ho più fiato, le gambe cedono ma non posso fermarmi. Non devo. E le idee si mischiano, si confondono in un caos paradossale che annuncia solo e soltanto il suo arrivo.
Appena dietro di me.
 

Sento il suo respiro, il suo alito sul collo mentre già la mia mente crea l'immagine. Non lo voglio vedere. Non voglio. Eppure i miei pensieri vagano impazziti e due occhi rossi mi trafiggono. Proprio di fronte a me. Freno bruscamente. Chiudo forte le palpebre. No... No!
Scarto e ricomincio a correre.
Passi sempre più pesanti, sempre più scoordinati, non so nemmeno come faccio a essere ancora in piedi dopo tutto questo tempo. Quanto? Una manciata di minuti? Un'ora? Settimane? Cosa posso dare per vero quando tutto è falso e turbinoso?
Lacrime. Gocce trasparenti che cadono dai miei occhi. Non so dove vado, non so nemmeno perché non riesco a fermarmi. Qualcuno urla. Forte. Ma è lontano, indistinto.
...Per un attimo ho la sensazione che mi sto immaginando tutto.
Rosso. Due tizzoni ardenti proprio dietro di me e il dubbio scompare.
Quella cosa sta per uccidermi. Non riuscirò a correre per sempre.
Posso addirittura sentire un suo artiglio metallico sollevarsi su di me. Sempre più alto, senza fermarsi. Assassino.
E cala sulla mia spalla.
Urlo. Urlo perché non ne posso più di questo dolore. Il grido mi scivola via dalle labbra come una liberazione. No. Non mi libera da nulla, in realtà.
La faccia a terra, le mani sotto il petto per alleviare la caduta. Muovo piano le gambe, ma solo una risponde al mio comando. L'altra rimane inerte. Un peso in più da trasportare.
Con attenzione mi sposto su un fianco e la paura... anzi, il terrore, mi blocca a terra. Il respiro accelera mentre il cuore comincia a battere così forte che non sento nient'altro che lui. Mi sta per esplodere nel petto.
Non lo vedo, ma è lì. Proprio a qualche metro da me. Ondeggia nei suoi vestiti neri. Si avvicina. Prepara il suo attacco. Forse questi sono i miei ultimi momenti, non lo so, ma ho paura. Per tutto questo tempo non ho desiderato altro che morte e ora, che mi si presenta davanti, sono terrorizzata.
Qualcosa mi suggerisce di arretrare ed eseguo, tremando. Le fornaci si aprono e due punti rossi iniziano ad avvicinarsi sempre di più a me. Sto per morire. Vorrei pensare a qualcosa, ma ho la mente troppo concentrata su quell'essere orrendo. Vorrei scappare via, ma qualcosa mi trattiene a terra con forza. Mani, artigli invisibili che mi si conficcano nella pelle, trascinandomi verso il basso. Procurandomi altre sofferenze.
Basta. Per favore. Basta.
Ma non mi sente. E' sordo alle mie suppliche e continua con la sua marcia.
Più si avvicina meno lo vedo, avvolto in quella nebbia malsana che sembra sempre più veleno per la mia mente. Non riesco a muovermi.
Qualcosa di affilato mi colpisce il braccio, aprendo un lungo taglio rosso scarlatto. Veloce. Improvviso. Così preciso che solo dopo mi accorgo di quanto faccia male.
Ma non sono sola. Qualcosa... Quella cosa che si annida nel mio cuore è pronta a uscire. Non voglio, ma lei mi protegge. Lo fa da sempre. E ora mi dà qualcosa che mai mi sarei aspettata: lucidità.
Tutto si dissolve. Vedo il mondo com'è in realtà. Una camera bianca, vuota. Solo io e l'uomo nerovestito. Pronto a sferrare un altro colpo.
Mi butto all'indietro ma la gamba sinistra non si muove. Non riesco a controllarla, fa troppo male. Il massimo che riesco a fare è schivare in parte il fendente.
Un liquido caldo e appiccicoso inizia a colarmi sul collo e dietro l'orecchio.
Non voglio credere che sia davvero sangue.
La vista si sfoca di nuovo e perdo completamente le forze. Non riesco nemmeno a tenere su il busto. Con un sobbalzo, cado all'indietro e il sangue inizia a sporcare anche il pavimento.
Non vedo gli occhi rossi sotto il cappuccio. Me li sono immaginati. Per tutto questo tempo. Lo vedo voltarsi, darmi le spalle e la nebbia ritorna. Il respiro è ormai una ricerca d'aria. Chiudo gli occhi.

 

Urla.
Tutto è ovattato e non riesco a definire bene la provenienza dei suoni. Però quella voce è arrabbiata, disperata, furiosa. Continua a dire cose, suoni che non riesco a capire. Che a stento riesco a sentire. E un'altra risponde con calma. La calma di chi ha già vinto in partenza.
Urla e sospiri.
Un soffio leggero e qualcosa viene spazzato via. Non è il dolore. Non è la mia paura o il mio terrore. Non è il male che ho in corpo. Solo, soffia. Cerco di aprire gli occhi ma è troppo faticoso. Troppo anche solo pensarci. Qualcuno si avvicina velocemente a me. Stringo le palpebre.
Urla, sospiri e lacrime.
Non voglio sapere chi è, o quanto male potrebbe farmi. Non mi interessa. Non mi interessa più niente, ormai. Il tempo rallenta. Quella persona non arriva. Mi lascia aspettare un sacco di tempo. Tempo che io ho il terrore di perdere. E il sangue continua a cadere per terra, inesorabile come la sabbia di una clessidra. Accompagnato dal mio pianto.
Urla, sospiri, lacrime e freddo.
Un brivido. Sobbalzo anche per quello. Ogni cosa potrebbe terrorizzarmi ora. Qualcosa sembra artigliarmi le braccia, le gambe, la testa. Fa così freddo che inizio a perdere la sensibilità. Purtroppo continuo a rimanere lucida. Perché il gelo non può portare via anche me? Il mio pensiero?
Urla, sospiri, lacrime, freddo e dolcezza.
Ora è qui, di fianco a me. Ci ha messo troppo tempo. Ora nulla ha più uno scopo. Non capisco ciò che dice. Troppe parole, troppo veloci. Non correre via.... Ormai il Tempo non conta più nulla. Fermati... sento il cuore accelerare. Delle braccia mi stringono con tenerezza. Un respiro tiepido sul viso.
 

Cerco di aprire gli occhi. Di nuovo. Uno sforzo inutile che non fa altro che stancarmi di più, procurandomi un gran mal di testa. Quell'uomo che prima gridava deve averlo capito e le sue braccia mi stringono più forte. Mi sollevano dolcemente verso il suo petto. Non gli importa del sangue che probabilmente gli sta sporcando i vestiti. Solo mi abbraccia, affondando la testa nella mia spalla.
Vorrei fare qualcosa. Vorrei dire qualcosa. Fargli sapere che non deve preoccuparsi, che niente ha più importanza, ormai. Vorrei fare tutto, ma ciò che riesco a fare è solo pronunciare un sospiro stentato.
L'uomo trema leggermente, alza la testa e nel farlo mi sfiora una guancia.
Piange.
-Iris... mi dispiace...-
La voce incrinata, rotta e altre lacrime si aggiungono alle prime. Altro dolore.
Ti prego... ti prego, Dottore, non piangere. Perché sei venuto? Chi ti ha fatto venire nelle Nebbie del Terrore? Vattene via. Non ti voltare. Scappa. Corri e non voltarti indietro.
Quanto vorrei aprire gli occhi. Ma ripensandoci è meglio di no. Che senso ha dare una conferma al tuo viso rigato dal pianto? Ai tuoi occhi color cioccolato velati di dolore?
Lo sento prendere un respiro profondo e una sua lacrima mi cade sulla fronte sporca. Sta per succedere qualcosa. Sta arrivando qualcun altro nella stanza. Passi lenti, misurati.
-Smettila. Smettila subito!- lo dice in un modo così teso e arrabbiato che non riesco a riconoscerlo, quasi. Si aggrappa a me con forza quando l'essere si avvicina a noi. Non mi fa male. Solo, è diventato un abbraccio sofferto, preoccupato.
-No.-
-Le ucciderai. Tutte! E' questo che vuoi?-
-Loro non possono morire.-
Scuote la testa, avvicinandomi a sé. -No... NO, la devi smettere!-
Devo vedere. Devo sapere cosa succede. Finalmente riesco a sollevare le palpebre.
E' lì. Di fronte a noi, vestito di notte scura. Senza stelle.
-Non mi interessa del corpo. E' l'Essenza la sola cosa che conta di loro.-
-No!-
Troppo brusco, troppo forte. Un braccio mi solleva verso l'alto e mi tiene sospesa. Non ho la forza di oppormi.
-Questo è solo un involucro.-
-Lasciala.-
-Non conta niente.-
-Lasciala andare!-
Ride. Di tutto ciò che può fare, ride. Lo so perché lo fa. Le parole dell'uomo risuonano ridicole e patetiche nella sua mente. Allarga le dita della mano. Perde la presa su di me, ma il Dottore è già pronto a prendermi. Non dice niente mentre mi passa un braccio sotto le ginocchia e con l'altro mi afferra per le spalle.
E fa male. Fa tanto male quando una delle due gambe ha un taglio profondo all'altezza del ginocchio. Un gemito mi sfugge dalle labbra. Lasciatemi qui... Per favore, lasciami. Non ha senso continuare questa pazzia. Ci tento lo stesso. Ci devo almeno provare a convincerlo anche se so che è inutile.
E' tutto inutile.
Lui inizia a camminare, portandomi via da quell'inferno bianco. I passi sono leggermente incerti, ma continua. Sento i suoi cuori battere forte nel petto. Mi piacerebbe essere proprio lì. Annullare tutto il mio dolore in quel ritmico movimento. Infonde sicurezza, protezione.
Apro debolmente gli occhi e l'unica cosa che noto è che ci siamo spostati. Ora le pareti sono sporche e umide. Le segrete.
Solo dopo mi rendo conto di averlo mormorato. Nemmeno so come.
-Iris? Come stai?-
Sollevo lo sguardo, incontrando i suoi occhi marroni. Lucidi. Annuisco piano, ma non dico niente. Parlare è fin troppo complicato in queste condizioni.
-Io... non avrei mai... Mai più avrei pensato a una cosa del genere. Gas allucinogeno...- mormora leggermente. -Sarei dovuto intervenire molto prima...-
Non potevi saperlo. Non ho detto niente apposta, Dottore. Non volevo arrivare a questo. Sapevo che era solo una questione di tempo... Speravo non arrivasse così presto. Chiudo gli occhi e una lacrima, l'ultima, mi riga una guancia.
Lasciami a terra. Non pensare più a me. Abbandonami qua, ti supplico. Fa troppo male la gamba, il taglio la braccio... e la testa continua a vorticare...
-...Perdonami.-
Riapro gli occhi. Perdono? Cosa c'entri tu? E' colpa mia se mi sono ritrovata in quella situazione. E' colpa mia se non riesco a distinguere il falso dal vero. E' solo colpa mia, Dottore, se il Tempo scorre rapido tra i miei pensieri.
Scuoto la testa, appoggiandomi un po' di più al suo petto. Sento le sue braccia stringermi forte e cullarmi dolcemente, senza smettere di camminare. Senza lasciami indietro. Lo so dove mi sta portando. Lo so dove stiamo andando, la nostra meta.
Potremmo fuggire via, da soli. Niente ci impedisce di farlo. Ma è proprio questo il punto. Soli. E da soli non si riesce a fare nulla.
Non ci ho pensato per tutto questo tempo. Non ho voluto pensare alle mie amiche. Il mio vincolo morale che mi trattiene qui. Che ci trattiene qui. In questa orribile prigione di dolore e paura.
Rabbrividisco e il mondo sembra farsi più buio. I contorni si sfocano. Ho perso troppo sangue... Non ho nemmeno la forza di tenere gli occhi aperti. Tutto perde consistenza. Non esisto più. Non sento le braccia del Dottore stringermi. Sta dicendo qualcosa. Probabilmente mi sta chiamando, non lo so. Ma qualcos'altro mi sta chiamando. Da molto più tempo di lui. Una cosa che ho cercato di mandar via, ma ora...
Nero. Scuro. Invitante. Non ho più la forza di sottrarmi. Le sue braccia ancora mi stringono... poi, il niente. Entra nella testa, nel cuore. Prosciuga tutto ciò che sono, lasciandomi vuota di ogni emozione.


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Capitolo 34
*** Cap-32: Death’s prison ***


-Death’s prison-
 

Urla.
Sento mani che mi spingono, piedi che si muovono. Di fianco a me, sotto di me, sopra, fuori, dentro. La testa gira. Fa paura tutto quel fracasso là fuori. Proprio qui vicino. Appena fuori di me.
Urla e ringhi.
Non sto vivendo questo momento. Non è mio. Il mio corpo è stato sottratto. Qualche settimana fa, suppongo. Ma il Tempo è relativo, giusto? I miei piedi toccano solo talvolta la pietra dura e sporca. La maggior parte del tempo vengo trasportata.
Urla, ringhi e battiti di mani.
Trasportata. Trasportata di peso on un luogo piccolo, orribile. Ferro ovunque. Tutt'intorno a me e nella mia mano. Le mani sporche degli altri che tengono le sbarre della prigione. La prigione della morte.
Urla, ringhi, battiti di mani e sangue.
Quanto ne ho perso? Quanto ancora queste pietre sporche riusciranno a contenerne?
Ma non lo avranno tutto. Da quando gliene ho concesso solo qualche goccia? Le ferite però... quelle sono tante.
Urla, ringhi, battiti di mani, sangue e dolore.
La testa continua a girare. Le persone continuano a urlare. Urla di sangue. Pretendono solo e soltanto quello. Non importa di chi. Non importa perché. Importa solo che qualcuno muoia alla fine. Ma io non morirò. Non posso morire.
Urla, ringhi, battiti di mani, sangue, dolore e caldo.
Troppe persone. Troppa gente ad assistere a un massacro. Apro gli occhi. Caldo, giallo, rosso, argento. Scintillii metallici di pugnali, ossa dorate e spade. Quelle non mancano mai. Torce che illuminano musi e ghigni malvagi.
Urla, ringhi, battiti di mani, sangue, dolore, caldo e paura.
Cosa mi assicura la vittoria? Il mio coraggio? Il mio sangue freddo? Tutto si confonde, tutto si miscela, niente ha più senso quando l'uomo che ti viene sbattuto davanti è forte il triplo di te. Ma una cosa la provi, la senti: paura.
 

Con una spinta cado a terra. Inciampo sui miei stessi piedi. Ma sono davvero i miei? Loro non mi avrebbero mai portato in questo posto, lo so.
Un ringhio che pare un ruggito ed eccola lì. La paura.
Mi rannicchio, retrocedendo il più possibile. Le sbarre sono l'unica cosa che potrebbero darmi sicurezza, ma sono vietate. Ancora le mani che spingono, graffiano, urlano la loro sete rossa.
Mi buttano di nuovo all'interno. Le porte si chiudono. I catenacci passano tra le sbarre e si chiudono. Tutto si chiude. Anche il Tempo. Non passa, non inizia, non finisce.
E sento il ruggito della folla. E sento che sto per morire ancora un po' quando la mia mano afferra la spada. Solo quello conta ora. Quel pezzo di ferro senza un minimo di equilibrio che mi ritrovo in mano. L'estensione del mio braccio.
...Che stupidata.
Un sibilo vicino al mio braccio e scatto. Scintille di acciaio su acciaio mentre quell'uomo enorme che ho davanti si abbatte su di me. Con forza. Tanta forza. Troppa.
I miei vestiti si strappano all'altezza della spalla e... Sì. Sangue.
Mi alzo. La folla che appena vede rosso non capisce più niente. Urla e urla le une sulle altre a dettare il caotico tempo della morte.
Barcollo leggermente, la spada al mio fianco è completamente rotta. Non taglia, non ferisce. Ci sono momenti in cui...
Ecco. Il secondo attacco. Ed ecco il le scintille. Paro, paro, arretro. Non me la sento più di combattere con il mio destino. La vista si offusca quando anche l'ennesima stoccata va a segno da qualche parte sul torace.
Cado a terra. Non dovrei, ma le mie gambe non ce la fanno più. Perché non posso semplicemente morire?
Alzo lo sguardo sul mio assalitore. Implorandolo. Pregandolo.
E lui ride. Ride della mia stupida condizione. A terra dopo così poco. Sicuramente quando la sua bella spada sporca di sangue, del mio sangue, mi trapasserà riceverà un bel compenso in soldi.
E chi se ne frega. Che li prenda pure, i suoi soldi.
Chiudo gli occhi, ma quella cosa mi impone di reagire. La stessa cosa che lotta per uscire, per proteggermi. Quella cosa che ho incastonata nel cuore. Brucia di fuoco vivo, guarisce le mie ferite, mi regala una forza non mia. Non del tutto.
La sento correre come un cavallo fuori dal mio corpo per poi abbandonarlo con un balzo.
E riapro gli occhi. La lama luccicante puntata al mio petto.
So come sono adesso, quando succede. Occhi di fiamma, corpo di fuoco.
Brucio anche io di forza e agilità.
Ne segue una successione fulminea di colpi argentati, parati a stento da quell'uomo che poco prima rideva di me. Non tutti vanno a segno. Non è la razionalità a guidare il corpo.
Sono stanca. Sono debole. E' da troppo che prosegue questa messa inscena. Voglio solo che tutto finisca.
E quella cosa mi lascia.
Torno a sentire le urla, i ringhi, i battiti di mani, il sangue, il dolore, il caldo e la paura.
Apro gli occhi, i miei veri occhi e guardo l'uomo terrorizzato, in ginocchio, di fronte a me. Ha paura di ciò che sono. Di ciò che so fare.
Come lo capisco.
La punta della mia spada trema leggermente sul suo petto nudo e scuoto la testa.
-No... No, per favore...- mormoro a qualcosa. A qualcuno.
-Finiscilo. -
-No...-
-FALLO! -
-Ti prego...- ripeto con le lacrime agli occhi. -Ti prego...-
-UCCIDILO, ORA! -
E l'essere che ho nel cuore si risveglia. Prende il controllo delle mie braccia, delle mie mani. La spada affonda. Lo so che sta succedendo. So che tra qualche istante quello che ho davanti sarà solo un cadavere. L'ennesimo. Coperto di tagli più o meno profondi che gli deformano la pelle. Che la sporcano di rosso.
Non mi serve vedere. Non mi serve una conferma.
Le urla rimbombano ancora più forte nella mia testa. Sento il cuore spingere il mio sangue in giro per il corpo a un ritmo furioso. Ancora e ancora. Fermati. Fermati, ti prego.
Alzo lo sguardo e la sola cosa che riesco a distinguere in quella massa di persone urlanti e scalpitanti è il capo. Alto, nero, fiero e assassino. Assassino della mia anima. Nascosto nell'ombra del suo cappuccio non gli vedo il viso. Nessuno lo ha mai guardato in faccia. Ma io so che arriverà il giorno in cui riuscirò a strappargli di dosso quel cappuccio nero. E quando succederà gli farò rimpiangere tutto. Tutto quello che mi ha fatto che mi ha costretto a fare.
Per la seconda volta cado a terra. Le ginocchia solo le prime a toccare il suolo.
Rumori di catene sciolte, porte che si aprono. Qualcuno è entrato nella prigione della morte.
Non ho nemmeno la forza di aprire gli occhi.
Ma qualcosa lo sento. Qualcuno urla, urla di dolore. Urla per me, lo so. E non dovrebbe.
Non c'è più niente da fare.
Tutto diventa sfocato, passa in secondo piano quando qualcosa mi bagna la fronte, mi appoggia le labbra sul viso.
-Ti prego... Lara...- lo sento mormorare.
Cosa devo fare? Cosa? Non ce la faccio più. Non riesco, non faccio in tempo nemmeno a riprendermi che già devo ricominciare da capo. Portami via... Non voglio più stare qua.
E lentamente, mentre delle braccia mi stringono, mentre altre lacrime cadono, mentre le urla diventano poco più che un brusio diffuso, mi allontano.
Lascio quelle braccia. Lascio tutto il mondo.
 

Abbandono.
Quelle braccia che prima mi stringevano forte non le sento più attorno a me. Durante le lotte sono stata più volte schiacciata, bloccata da mani così grandi e rozze che sentivo il respiro sfuggirmi. Anche le braccia di lui stringevano, ma con dolcezza.
Abbandono e dolore.
E ora non ho nemmeno quelle a cui aggrapparmi. Mi manca il fiato e la vista è sfocata. Nessuno aveva mai assistito a quello che succedeva nella prigione della morte. Nessuno. E nessuno mai avrebbe dovuto vedere.
Abbandono, dolore e paura.
Sento delle mani sollevarmi di peso per le spalle e scagliarmi via. Non importa dove, ma comunque lontano da lui. Ferro. Appena dietro la nuca. Quelle sbarre che prima tanto bramavo si rivoltano contro di me. Mi fanno male, e altro sangue si aggiunge al primo.
Abbandono, dolore, paura e grida.
Tento ancora di riaprire gli occhi, ma non vedo nulla. Solo forme indistinte tutte nere e scure. Una alza un braccio verso di me e mi sfiora una scarpa. Urla il mio nome, mi promette qualcosa. Cosa desidero? Andarmene. Il più in fretta possibile, per non tornare mai più.
Abbandono, dolore, paura, grida e parole.
Chiudo gli occhi mentre una figura enorme si abbassa su di me e mi solleva.
Le ossa scricchiolano. Probabilmente ne avrò qualcuna rotta. I passi dell'uomo sono pesanti e strascicati mentre mi porta via. Non sono sola. A poca distanza da me si dibatte tra un mare di parole qualcun altro.
Abbandono, dolore, paura, grida, parole e freddo.
La temperatura cambia. Più umida l'aria che a grandi sorsi respiro. Più gelide le pietre che accompagnano il mio cammino. Ogni due passi l'aria fredda si fa strada tra gli strappi del mio abito logoro e rabbrividisco. Dove sono quelle braccia? Perché non mi stringono più?
Abbandono, dolore, paura, grida, parole, freddo e lacrime.
Cigolii e chiavi girate nella serratura prima di ritrovarmi di nuovo a terra.
Altri scricchiolii poco rassicuranti proveniente dal mio corpo e un gemito strozzato mi scivola via dalle labbra. Qual è lo scopo? C'è uno scopo al dolore che sto soffrendo?
E mi ritrovo a piangere in silenzio, perché no. Non c'è speranza di risalire da nero in cui affondo.
 

Non riesco a muovermi. Il corpo non risponde a ciò che gli dico. Dipendo da... nessuno. Come posso sperare che ci sia qualcuno?
Un pugno si scaglia sulla porta in metallo, seguito da un sospiro e qualche movimento che non riesco a capire.
-Cosa è successo? -
Flebile e impercettibile ma la sento. La voce della mia amica.
-Datemi una mano. -
Qualcuno si muove e mi trascina piano sul pavimento, eseguendo l'ordine dell'uomo. Ho ancora gli occhi chiusi ma non riesco a rendermi conto che ora una luce calda mi colpisce il viso. Non riesco nemmeno a spostare la faccia per coprirla da quel fastidio.
-Come ci si riduce così, Dottore? - dice un'altra voce femminile, ma lui non risponde.
Il Dottore. Ma certo. Come ho fatto a non riconoscerlo?
Lo sento accucciarsi di fianco a me e mi solleva delicatamente una palpebra.
Purtroppo non riesco a vederlo. Solo la mia immaginazione mi descrive il suo volto preoccupato. In silenzio mi sposta la testa su un lato e rabbrividisco a contatto con la pietra gelata.
-Portami l'acqua, Iris. -
Altri movimenti dopo e sento il liquido trasparente bagnarmi un taglio poco profondo, ma doloroso. Non riesco a controllami e il respiro accelera. Il cuore batte più forte quando le sue dita mi sfiorano la testa.
-Grazie. Siete riuscite a lavare le bende di prima? -
-Non verranno mai pulite. - risponde Alex. Sono sicura sia lei. -Non sono abbastanza forte per eliminare tutto il... sangue. -
Lui le guarda. Lo so che lo fa. E sorride. Sorride sempre. Anche se va tutto storto, anche se quelle bende sporche. Apprezza l'impegno e il massimo che può fare, in questa situazione, è donare un sorriso.
Un sorriso che purtroppo io non riesco a vedere.
Mi fascia la testa, impedendo al sangue scuro di continuare a uscire e macchiare la pietra. Poi scende.
Mi solleva la maglia e ancora il gelo graffia la mia pancia. Brividi di freddo e dolore quando le sue dita mi accarezzano, soffermandosi su ogni costola. La diagnosi la faccio da me, ormai ho imparato come si fa.
Due costole incrinate. Una in procinto di rottura.
Nel momento in cui il Dottore solleva le mani dal mio torace rilascio il respiro che avevo trattenuto con un gemito. Perché fa così male? Altre bende mi fasciano il petto e la pancia dove il mio corpo ha accusato un taglio abbastanza profondo, ma non slabbrato. Niente punti stavolta.
A lavoro ultimato sento la maglietta coprirmi di nuovo e sto meglio. Avere qualcosa che ti stringe è rassicurante. Anche per le ferite.
-Lara? -
No... non ancora, no... Basta con tutte quelle urla. Basta. Basta armi e sangue.
-Lara... non sono venuti a prenderti. -
No, ma lo faranno presto, cosa credi?
-Guardami, per favore...-
Come cavolo faccio a guardarti? Come faccio a guardarti sapendo che mi hai visto uccidere una persona? Dimmi come. Perché tutto dipende da questo.
-Lara... fai uno sforzo. Non ti giudicheremo. Non è colpa tua. -
Bugie. Bugie grandi come elefanti. E' solo colpa mia.
Ma apro gli occhi. Non che veda meglio che a occhi chiusi, ma rimango così. A fissare il soffitto ammuffito di quella prigione. Neanche un secondo e un paio di visi familiari entrano nel mio campo visivo. Sorridenti, nonostante la paura che leggo nei loro occhi.
-Ciao...! -
La voce. Dov'è finita la mia? Tutto quello che riesco a dire è un respiro stentato, senza l'ombra di una vocale. I volti si preoccupano, è inevitabile. E io che volevo proprio il contrario. Almeno per loro...
Iris sposta gli occhi da me a qualcun altro, mentre Alex prende una mia mano tra le sue. Sono sporche entrambe. Forse le mie anche sbucciate e doloranti, ma sorrido. Sorridono i miei pensieri. Sorride la mia mente, ma non il mio corpo.
-Ho capito, Lara. - dice il Dottore prima di sedersi di fianco a me. -Non potevi fare altrimenti. - mi passa una mano sulla testa fasciata, guardandomi. -Troveremo un modo per andarcene. Tutti insieme. -
Gli occhi iniziano a pizzicare e sbatto le palpebre. Una due, tre lacrime quante le morti causate. Quattro, cinque le speranze bruciate. Sei, sette il dolore subito. Otto, nove, dieci il terrore provato.
Il Dottore mi asciuga le lacrime, ma lo vedo chiaramente che anche i suoi occhi sono lucidi. Non sarebbe dovuto venire. E' meglio non sapere cosa succede nella prigione della morte.
Ed ecco che ricominciano a formarsi le immagini di chi ho trafitto. Di chi ho ucciso per salvarmi la vita.
Terrore? No. E' molto peggio. Una lama invisibile, che ti trapassa da parte a parte ogni secondo. A ogni tuo respiro.
-Lara...-
Le forme si dissolvono.
-...Lara, non preoccuparti adesso. Io ti perdono. -
Mi sorride. E io finalmente lo vedo. Quel sorriso che avrei rincorso per tutti gli universi. Ma non occorre. E' qui ora. Vicino a me. A proteggermi.
Ti prego, Dottore. Portami via.

 

 

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La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

 

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Capitolo 35
*** Cap-33: Links ***


Links

 

Ancora una volta, il Dottore si ritrovò a constatare quanto quel detto umano era tanto triste quanto reale: non capisci l'importanza di ciò che hai, finché non lo perdi.
Quanto tempo aveva passato a mendicare un po' di silenzio da Alex, Iris e Lara? Un po' di calmo, placido, stupendo silenzio da passare meditando sulla situazione.
Eppure, ora che era rimasto solo nella cella, ora che era finalmente immerso in quel silenzio tanto anelato... aveva nostalgia di quelle voci, così vitali, così rumorose. Così belle.
Ora poteva meditare quanto voleva, ma non gli andava più. Era troppo preoccupato per pensare lucidamente a qualcosa. L'unica cosa che riusciva a fare era spingersi in quell'angolo buio e solitario, girando e rigirando tra le dita un gessetto bianco trovato casualmente nelle sue tasche, lo sguardo fisso su quel moto tanto febbrile quanto inutile.
Così non risolveva niente.
Ma cosa poteva fare nella sua condizione? Fare il tifo con dei pon-pon, magari?
Finalmente la mancina fermò l'oggetto, permettendo alle dita della destra di passare tra i capelli, accompagnate da un lungo sospiro.
Era una situazione assurda. Come ci era arrivato lì gli era ancora poco chiaro. Tutta quella storia era poco chiara: una serie esagerata di eventi apparentemente senza schema. Finisce in un universo parallelo, incontra tre ragazze, torna nel suo universo e incontra di nuovo le stesse tre ragazze. Se tutto accade per una ragione, si chiese, che senso ha tutto questo casino?
Tre ragazze...
Quasi senza rendersene conto, il Dottore si ritrovò a disegnare per terra tre piccoli cerchi. Li unì con una linea retta, ma l'attimo dopo cancellò tutto, poco convinto. Ridisegnò i vari punti, unendoli stavolta con una linea curva. Rimase a guardare il suo lavoro, assorto, prima di aggiungere qualche nuova linea e trasformare il tutto in una parola in gallifreyano.
"Home".
Sospirò di nuovo, passandosi una mano sugli occhi.
Non sapeva dove sbattere la testa.
Riprese a disegnare punti e linee, trasformando i vari ragionamenti in pessimi scarabocchi di TARDIS, persone, montagne semoventi. Proseguì del tutto a caso, sperando di arrivare a qualcosa di realmente utile.
Poi, ad un tratto, ci arrivò. Un pensiero bussò insistentemente alla sua testa mentre osservava tre strani omini che dovevano rappresentare le tre ragazze tenersi per mano.
Batté il gessetto sul ginocchio, seguendo il filo logico sussurratogli da quello scarabocchio; poi, di colpo, un'illuminazione lo portò ad alzarsi in piedi con uno scatto. Si portò al centro della cella e iniziò a mormorare qualcosa, indicando attorno a sé come un progettista in preda all'ispirazione. Pochi brevi secondi, ed era di nuovo a terra, inginocchiato, a disegnare in scala ben maggiore rispetto a prima.
Disegnò i tre cerchi, all'interno dei quali scrisse i tre elementi attorno ai quali ruotava l'intera storia.
Alex: Materia'.
'Iris: Tempo'.
'Lara: Spazio'.
-Le tre Essenze.- mormorò, mentre univa i tre cerchi con altrettante linee rette. -Unite dall'amicizia di tre ragazze...-
Si alzò in piedi. Ora, attorno a sé c'era un triangolo bianco, seppur non propriamente considerabile perfetto. Lo osservò a lungo, sperando di ricevere da quelle linee imprecise un aiuto, un chiarimento, un po' di ispirazione per capirci qualcosa di più in tutta quella faccenda; ma solo il silenzio rispondeva al suo tormento.
Quante cose non quadravano in quella storia... fin troppe, per un mondo dove tutto accadeva per una ragione.
Passò il gessetto tra le mani per lunghi secondi; poi la destra ne fermò il moto, con l'improvviso bisogno di mettere per iscritto tutte le immagini che affollavano la mente del Dottore, prima che si soffocassero a vicenda.
Tornò ad inginocchiarsi per terra, e iniziò ad appuntare tutto quello che lui e le tre ragazze avevano incontrato nel corso di quella folle avventura.
Dimensioni, Essenze, viaggi, paradigma, divoratore di mondi, Zeta, bambini.
Casa.
Proseguiva con gesti quasi febbrili, agitati, come terrorizzato di perdere anche uno solo dei pensieri che correvano frettolosi nella sua mente. Inseriva le scritte del tutto casualmente, sparse nel triangolo nell'ordine in cui le ricordava, segnando punti di domanda accanto a ciò che non capiva.
Poi, il moto delle sue mani si fermò, improvviso come quando era partito. Gli occhi del Dottore si fissarono sull'ultima parola che aveva formato, come ipnotizzati dal significato che gli teneva nascosto dietro le lettere che la componevano.
Unione.
Lentamente, il Dottore si lasciò scivolare all'indietro, sedendosi sui propri talloni, abbandonando a terra il gessetto come se improvvisamente avesse perso le forze.
Già... l'unione. Tutto seguiva uno schema logico, ma quell'elemento continuava a sfuggirgli, come un bambino capriccioso.
Che cosa univa le Essenze a quelle tre ragazze? Che cosa dava un senso a tutta quella storia? Cos'era la chiave di volta...?
Stancamente, si portò una mano al volto, accorgendosi solo in quel momento di star ansimando. Si era agitato così tanto?
Le dita scivolarono sugli occhi prima di abbandonarsi pesantemente lungo il corpo. Si sentiva esausto, quasi... distrutto, e non riusciva a capire perché.
Non aveva voglia di capirlo.
Fu tentato di spingersi di nuovo in un angolo della cella, stringersi nella giacca e dormire, come avrebbe fatto Lara. Ne sentiva improvvisamente bisogno.
Invece, qualcosa lo convinse a riaprire gli occhi. Qualcosa che non seppe definire.
Le iridi castane ritrovarono il pavimento, il suo schema.
E una luce.
Era una luce chiara, molto diversa da quella calda e traballante delle torce alle pareti. Sembrava un bagliore freddo, quasi lunare, ma allo stesso tempo morbido e soffuso come quello di una fiammella neonata.
Il Signore del Tempo la osservò qualche lungo, infinito istante, come ipnotizzato da quella semplice proiezione. Quando sollevò la testa, fu uno degli sforzi pià complessi che avesse mai fatto.
Davanti a lui, sollevate di un paio di centimentri dal suolo, tre figure etere lo stavano osservando.
I loro corpi femminili brillavano appena nella semi-oscurità, ognuno di un proprio colore, gli occhi scivolovano lungo la sua figura inginocchiata con quella curiosità di un infante che vuole scoprire il mondo.
Il Dottore deglutì, superando a stento il groppo che aveva in gola.
-Così...- iniziò, piano, senza sapere esattamente cosa dire. -Voi... Voi siete....-
Spazio gli sorrise, amabile, arcuando le macchie luminose che aveva per occhi.
-Siete...-
Le guance di Materia sembrarono colorarsi lievemente di verde in corrispondenza del piccolo cerchio colorato che concludeva il decoro del suo viso.
Il Signore del Tempo emise un sospiro, tremulo e insicuro; e d'improvviso si ritrovò a sorridere; improvvisamente lieto, leggero. Felice.
-...bellissime.- sospirò, trasognante.
E gli sembrò di essersi tolto un gran peso dal petto.
Si ritirò in piedi, lento e traballante, l'equilibrio talmente precario che, per un istante, rischiò di ritrovarsi di nuovo a terra. Tempo gli evitò la caduta portandosi al suo fianco con una piccola risata cristallina, simile al suono limpido e delicato dell'acqua di un ruscello. Forte come una cascata, elegante come il tuffo di una goccia nell'oceano.
Fu la risata più bella che il Dottore avesse mai udito.
Le tre Essenze attesero che il suo quilibrio fosse stabile, quindi si allontanarono da lui. Volteggiarono sullo schema, osservandone la composizione con curiosirà, sorridendo alle linee storte e a tutti quei punti di domanda. Poi, ognuna si fermò su uno dei cerchi che facevano da vertici al triangolo, ognuna sul posto che il Dottore aveva assegnato loro. Si voltarono verso il Signore del Tempo, fermo al centro della figura, sorridendo alla sua espressione confusa.
-Cosa...?- mormorò; ma non riuscì a completare la frase.
Spazio, Tempo e Materia si posarono al suolo, tutte grazia e bellezza. Non appena i loro piedi sfiorarono il terreno, i tre cerchi si accesero di rosso, blu, verde, illuminando la cella come fosse giorno. Le loro essenze corsero attraverso le linee dello schema, evidenziandone ogni dettaglio sulla pietra scura, racchiudendo il Dottore all'interno di un triangolo talmente luminoso da rendergli difficile guardare senza schermarsi gli occhi.
Poi, dalla metà esatta di ogni lato si diramarono tre mediane, che puntarono verso l'interno, verso il centro della figura.
Verso di lui.
Appena se ne accorse, il Signore del Tempo provò l'improvviso impulso di scappare, di allontanarsi dall'ultima verità che avrebbe voluto scoprire, ma qualcosa lo trattenne, talmente forte da fargli male, ignorando il suo respiro ansante mentre le mediane si congiungevano e formavano un quarto cerchio, proprio attorno a lui. Di fronte a sè, si illuminò l'ultima parola che aveva scritto, quell'elemento che gli mancava, e che ora era dannatamente chiaro.
Unione.
-No!- gridò, la voce rotta da una nota improvvisa di panico. La forza che lo teneva fermo lo lasciò libero, e lui uscì correndo dallo schema, tornando nell'angolo da dove tutto quel ragionamento era partito. Afferrò le sbarre, dando le spalle alle tre Essenze che nel frattempo si erano sollevate dal suolo, interrompendo la loro magia.
Attesero qualche secondo, durante i quali si limitarono ad osservare la sua figura ansante che scuoteva febbrilmente la testa e cercava di regolarizzare il respiro tra I mormorii di sorpresa, confusione, e soprattutto... paura.
Poi, Materia gli si avvicinò lenta e aggraziata, e gli posò delicatamente una mano sulla spalla. Il Dottore la avvertì appena; ma bastò perchè una sensazione di calma si impossessasse di lui, rallentando sensibilmente il battito nervoso dei cuori.
Piano, si convinse a voltarsi verso di lei, incontrando i suoi occhi luminosi, quasi... felici di vederlo. Lui lasciò le sbarre, girando l'intero corpo verso di lei, con l'intenzione di dire qualcosa, ma senza sapere esattamente cosa.
-I... Io non...- gemette infine, angosciato; ma Materia posò un dito sulle proprie labbra, spegnendo la sua vaga protesta.
Non parlare con il corpo, ultimo Signore del Tempo” Gli sussurrò alla mente, con una voce chiara, nitida, nonostante fosse accompagnata da quelle delle gemelle. Le Essenze parlavano all'unisono, melodiose e aggraziate: la voce di una era la voce di tutte, e la voce di tutte era la voce dell'Universo.
Il corpo è soggetto a Spazio, Tempo e Materia”
“Quindi sono soggetto a voi.” Constatò il Dottore, riuscendo senza sapere come ad accennare ad un sorriso. “Mi piace l'idea.”
Nella sua mente, le Essenze risero di nuovo, riempiendogli I cuori di felicità.
Sei divertente, Signore del Tempo. Purtroppo...” Una nota di tristezza velò quelle voci melodiose. “...non ci sarà più posto per tutto questo”
“Ci sarà sempre posto per un sorriso”
Non in questo Tempo. Non in questo Universo... Non con queste persone” Un sospiro malinconico risuonò nella mente del Dottore: un soffio di vento colmo di mille significati, talmente triste da fargli chiudere gli occhi.
Tutto verrà spazzato via” Mormorarono le Essenze.
Il respiro di lui sfuggì dalle sue labbra in un tremulo.
“Zeta...”
No”
Il Dottore aggrottò la fronte.
“...No?”
No. C'è qualcosa di ben più grande e pericoloso, e non riusciamo a fermarla”
“Sta per esere risolto il Paradigma di Skasis. Lo so”
La Teoria Universale è stata costruita per proteggerci e ora si sta rivoltando contro di noi” Il tono delle Essenze era piatto, eppure ricolmo di preoccupazione. Il Signore del Tempo avvertì chiaramente una lieve nota buia incrinare, seppur melodiosamente, le loro voci. “Non sappiamo cosa fare. Il mondo non deve essere riscritto”
Il Dottore schiuse le palpebre un istante prima di richiuderle con convinzione, con un peso sui cuori. I volti delicati di Tempo, Spaio e Materia erano rigati da piccole scintille chiare, piante in silenzio.
Abbiamo bisogno del tuo aiuto” Continuarono, in un soffio appena udibile.
“Ma... io non so come fare” Gemette egli. Di nuovo il respiro gli sfuggì in un ansito inspiegabilmente tremulo. “Non fraintendetemi, non è che non voglio, è solo che... non so cosa potrei fare. Di utile, intendo. Siete I tre principi fondamentali dell'Universo! Cosa sono io in confronto...?”
L'ultimoS Signore del Tempo”
“Esatto! Non sono nessuno”
Per l'Universo sei qualcuno. Tantissime persone credono in te”
“Inutilmente! Sono... Sono solo un pazzo che cerca di ingannare sé stesso. Nulla di più...”
Allora crederanno in questo”
Il Dottore riaprì gli occhi, le iride castane velate da un'ombra di forte insicurezza.
Guardò le tre Essenze, ferme di fronte a lui, e si accorse che il loro sguardo su di sé iniziava a infastidirlo, come se in qualche modo lo opprimessero solo osservandolo.
Schiuse le labbra per dire qualcosa, ma tutto ciò che riuscì a dire all'inizio fu un gemito, più simile a quello di un cucciolo messo all'angolo che di un Signore del Tempo che avrebbe dovuto salvare l'Universo. Di nuovo.
“Perché proprio... io?" Mormorò infine, la voce rotta dall'insicurezza, dalla paura.
Forse, anche da un lieve accento di... rabbia, che le Essenze parvero intuire e fece inclinare loro lievemente la testa.
Non siamo state noi a sceglierti” Risposero.
Ma il Dottore non credette alle loro parole. Scosse la testa, avanzando di un passo verso di loro, e quell'accento di rabbia divenne chiaramente visibile negli occhi castani, e udibile nella voce tremante e stentata mentre ribatteva.
-Non ci provate!- esclamò più aggressivo di quanto avesse programmato. -Sì che siete state voi! Io non ho fatto niente questa volta! Niente! Avete la possibilità di scegliere chiunque! Andate da qualcun'altro, qualsiasi qualcun'altro, non da me!-
Non gridare, ultimo Signore del Tempo”
-Io grido quanto voglio invece!-
Per la prima volta, nello sguardo delle Essenze corse un'ombra di paura. Come se le sue parole avessero creato un'onda d'urto, indietreggiarono di qualche passo, senza però distogliere lo sgaurdo dalla sua figura ansante, quasi provato dallo sfogo che si era concesso.
Dopo un istante, lui stesso si ritrovò a indietreggiare di mezzo passo.
-Basta...- mormorò. O meglio, prego. -Smettetela di fissarmi.-
Ti supplichiamo, ultimo Signore del Tempo”
-No! Ho detto no! Basta!-
Sei l'unico che può aiutarci...”
-Non è vero!-
E' così invece”
-No, non... smettetela di guardarmi! Vi prego...!-
Ma le Essenze non lo ascoltavano. I loro occhi rimasero fissi su di lui, opprimenti, carichi di giudizi nei suoi confronti, impossibili da reggere. Pochi istanti, e il Dottore dette loro le spalle, passando le mani tremanti sul volto, il respiro malfermo che spezzava il silenzio che si era venuto a creare.
Ultimo Signore del Tempo...”
Fu un sussurro appena accennato quello che udì, come fosse timoroso di farsi sentire. Un basso richiamo che portò il Dottore, per qualche ragione, ad un passo dal piangere.
-Vi prego...- mormorò. -Smettetela di ricordarmi che sono l'ultimo.-
Le tre Essenze si scambiarono uno sguardo, poi, Materia si avvicinò di nuovo all'uomo, e posò una mano sulla sua spalla, come fatto prima. Sperò che lui si voltasse, ma tutto quello che fece fu di nascondere il volto tra le dita.
Dottore...” Lo chiamò con un'infinita dolcezza. “Ogni cosa accade in qualche luogo e in qualche tempo nell'Universo. Non sono coincidenze. Sono le nostre idee che echeggiano tra le stelle”
Il Signore del Tempo schiuse le palpebre, e spiò la luce dele tre Essenze che si rifletteva sulle sbarre della cella tra le mani.
E qualcosa sembrò cambiare.
Le sue labbra composero tre parole, appena mormorate, quasi intimidite.
-Alex... Lara... Iris...-
E Materia, Spazio e Tempo sorrisero, annuendo.
Loro hanno scelto te, Dottore. E tu hai scelto loro”
Lui si fece sfuggire un sospiro malinconico. Le mani scivolarono lungo il volto, abbandonarono I suoi occhi lucidi, e si posarono lungo I fianchi del corpo.
-Nel parallelo...- mormorò, a testa chian.
In ogni Universo. Voi quattro siete un evento fisso, costretto a ripetersi. Ad accadere. Sempre”
-Ma io non...- di nuovo, il Dottore sospirò. Il suo respiro tremulo vibrò nella cella, e per un attimo se ne vergognò profondamente, come se fosse una qualche colpa.
-Io non ho fatto niente.-
Tu sei l'uomo che distrusse la sua casa. Tu sei l'uomo che viaggia sempre. Tu sei la persona di cui hanno bisogno quelle tre ragazze”
Le tre Essenze fecero una pausa. I loro occhi continuarono ad essere fissi sulla figura del Signore del Tempo, tanto opprimenti, quanto innocenti.
Sei colui di cui abbiamo bisogno noi, Dottore” Mormorarono, come in preghiera.
Qualcosa di incredibilmente pesante comprimette il Signore del Tempo all'altezza dei cuori. I suoi occhi stanchi avevano visto così tante cose... Avevano visto I pianeti nascere, le stelle morire... le comete scomparire.
Avevano visto anche cosa faceva Zeta.
E non poteva essere perdonato.
Quale essere poteva volere veramente una cosa del genere? Torturare delle ragazze per dominare ogni Universo.
Il Dottore rabbrividì al pensiero.
Lentamente, si voltò verso le Essenze. Le osservò nelle loro iridi dilatate ed imploranti, percependo il loro bisogno, il loro timore che dicesse di no.
E quello schema che aveva scarabocchiato per terra prese improvvisamente molto più senso.
-Sapete che vi dico?- domandò. Si schiarì la voce e si sforzò di sorridere, sperando che apparisse come un gesto sincero. -Allons-y.- disse piano.
Camminò fin dentro il triangolo, più titubante di quanto avesse voluto.
L'ultima cosa che vide, prima di un bianco accecante furono I sorrisi di Tempo, Spazio e Materia, mentre appoggiavano le loro mani luminose sul suo petto e la sua schiena.
 

/ / /

 

Note d'Autore

Ebbene sì. Dopo più di due anni di assenza, ci siamo convinte a riprendere a pubblicare questa storia.
Sia ben chiaro, nell'arco di questo tempo abbiamo continuato a scrivere, perciò preparatevi a una vagonata di capitoli.
Il finale è ancora abbastanza lontano. >:)
Un grande abbraccio a coloro che nonostante la nostra scomparsa da EFP, hanno anche solo letto e lasciato una recensione. Vi vogliamo bene. <3
Detto ciò, vi auguriamo un Buon Natale e un felice Anno Nuovo a tutti voi!


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Capitolo 36
*** Cap-34: Right or Wrong ***


Right or Wrong

Francamente il Dottore non avrebbe mai potuto immaginare di fare davvero una cosa del genere. Stava passeggiando tranquillamente per i corridoi di quell'edificio immenso con i tre principi fondamentali dell'Universo. Doveva ammettere che non erano esattamente come se le era immaginate. Non che si potesse davvero immaginare una cosa del genere, però...
Materia fece scorrere il dito indice lungo il muro, producendo un suono molto particolare, simile a uno squillo che fece ridere le altre due.
...però se le era immaginate meno infantili. Probabilmente la convivenza con Lara, Iris e Alex le aveva un po'... modificate.
Il Dottore svoltò a un incrocio, cercando di concentrarsi. Doveva trovare le ragazze e ridar loro le Essenze. Poi avrebbero potuto sconfiggere Zeta. E quel suo Padrone che terrorizzava tanto le sue amiche.
-Potresti smetterla?- chiese con un tono forzatamente calmo a Spazio, che compariva e scompariva, ininterrottamente davanti a lui. -Non è divertente.-
Lei ridacchiò, smaterializzandosi.
Va a controllare dove andare” Spiegò Tempo, prendendo per mano Materia.
-Ssh.- intimò il Dottore appiattendosi contro una parete.
Solo tu puoi sentirci”
-E allora non parlate.- chiarì lui.
C'era un rumore di passi che rimbombava tra le pareti. Sembravano stivali a giudicare dal suono, ma non riusciva a capire da che parte arrivassero o quanto fossero vicini. E la semioscurità non aiutava per niente. Il Dottore si sporse lentamente sul corridoio al termine del quale c'era una scalinata che conduceva a una porta dall'aspetto pesante.
Doveva raggiungerla.
I passi sembrarono farsi più udibili adesso. Il Signore del Tempo appoggiò le spalle la muro e prese un respiro profondo. Molto profondo. Sapere il momento in cui sarebbe arrivata quella persona avrebbe aiutato parecchio, ma Tempo sembrava particolarmente impegnata a... giocare con un sassolino.
Il Dottore si coprì gli occhi con una mano, cercando di rimanere il più calmo possibile. Doveva non imbattersi in nessuno durante il tragitto.
E i passi intanto erano diventati sempre più nitidi e forte.
Tre...
Il Dottore chiuse gli occhi.
Due...
Sperò con tutto il cuore che la direzione fosse giusta.
Uno...
Inspirò e svoltò l'angolo.
Zeta era proprio di fronte a lui, fermo immobile.
Al Dottore si gelò il sangue nelle vene e rimase impietrito per una manciata di secondi.
-Ma guarda!- esclamò poi, come se nulla fosse. -Zeta! Con tanto di cappuccio e mantello!- disse sorridendo, ma non ricevette alcuna risposta dalla figura scusa che aveva davanti. -Zeta? Tutto bene? Non vedi che sono fuori di prigione? Forse è il caso che tu...-
Dottore, cosa accidenti stai facendo?” gli chiese Materia alzando un sopracciglio.
Lui alternò lo sguardo dalle due Essenze all'uomo, non capendo come mai Zeta non vedesse né sentisse né lui né, soprattutto, Tempo e Materia, che continuavano a luccicare nella penombra.
-Ma cosa... Cosa sta succedendo?-
Sei invisibile” spiegò Materia con un sorriso. “Grazie a Spazio”
E nessuno ti può sentire” aggiunse Tempo. “Ma questo grazie a me”
-Quindi io...- balbettò il Signore del Tempo. -...potevate dirmelo subito! E poi non vi ho nemmeno dato il permesso!- disse arrabbiato.
Materia spalancò gli occhi. “Spostati!” gli urlò spingendolo contro una parete.
Zeta aveva appena ripreso a camminare e se solo il Dottore non si fosse spostato dalla sua traiettoria, l'uomo nerovestito sarebbe andato a sbattere contro un Signore del Tempo invisibile. Non sarebbe stata esattamente una bella esperienza.
-C... Cosa...
Sei invisibile e inudibile, ma non impalpabile!” lo rimproverò Tempo. “E fidati, non è bello continuare a cadere come se i pavimenti non ci fossero”
-P... Potevate dirlo!- rispose lui, osservando Zeta scomparire in un corridoio laterale. -E soprattutto chiedermi se una cosa del genere potesse andarmi bene!-
Tempo e Materia si guardarono. “Ma noi non abbiamo mai chiesto niente a nessuno”
-Beh, potreste iniziare.- ribatté il Dottore punto sul vivo.
...E a chi dovremmo chiedere quando, come e dove far nascere e tramontare il Sole? Come creare una galassia o un buco nero?” chiese Materia.
Non dimenticare chi siamo e cosa possiamo fare” aggiunse Tempo.
Spazio comparve al loro fianco prima che il Dottore potesse rispondere “Siamo sempre state sole. Nessuno ci diceva cosa era giusto o cosa era sbagliato fare. Far nascere il Sole a oriente è una cosa giusta, Signore del Tempo?” chiese infine guardandolo negli occhi.
Lui sostenne il suo sguardo per poco, poi fu costretto ad abbandonare l'impresa. -Da che parte bisogna andare?- disse piano per cambiare discorso.
Spazio lanciò un'occhiata alle gemelle, poi iniziò a parlare. “Non possiamo andare subito dalle ragazze”
-Che cosa? Perché no? Staranno soffrendo! Dobbiamo aiutarle!- disse il Dottore contrariato.
Ragionare con i principi fondamentali dell'Universo stava diventando qualcosa di insostenibile.
Le stiamo già aiutando adesso” spiegò Materia. “Di solito non siamo così pallide”
Ora che ci faceva caso, qualche volta la brillantezza della loro pelle un po' si perdeva. Sembrava diventassero opache e il colore del decoro sul loro corpo ingrigiva.
Devono riuscire a resistere ancora per un po'” mormorò Tempo portandosi una mano alla fronte e sistemandosi una ciocca di capelli lisci dietro all'orecchio.
-Va... bene. Allora dove andiamo?- chiese debolmente il Dottore, tentando di non far riaffiorare alla mente quelle immagini di Alex che cadeva tra le sue braccia, di Lara costretta ad uccidere un uomo e Iris sollevata come niente da una mano di Zeta.
Dottore, devi concentrarti” lo chiamò Spazio. “Sai che per rompere la Teoria Universale non c'è bisogno solo di intelligenza. Serve anche l'immaginazione. L'immaginazione più pura dell'Universo”
Lui annuì, scrollandosi di dosso quelle orribili sensazioni. -L'immaginazione dei bambini.-
Le Essenze si posizionarono attorno al Signore del Tempo e Spazio annuì tristemente.
Ti portiamo da loro”
-Dove sono?-
Molto più vicini di quello che immagini. Questa costruzione è grandissima anche a confronto con la tecnologia gallifreyana”
Il Dottore lasciò che le Essenze gli appoggiassero i palmi delle mani sul petto e sulla schiena, mentre le immagini degli occhi impauriti e persi di quei bambini russi che aveva tentato di salvare gli riempivano la testa. Forse non doveva seguire quelle tre figure luminose. Forse era questa la situazione giusta per dire 'No, non vengo', con quel tono autoritario che tanto gli piaceva, ma che non riusciva ancora a usare bene. 'Non sono l'uomo che cercate. L'Universo è pieno di gente, trovatene un altro.'
Lasciare che le cose andassero così come dovevano andare, senza interferire.
Dovresti saperlo che il Tempo non funziona così” mormorarono le Essenze, mentre quella bella melodia riempiva loro la mente.
Lo so, infatti. Ma qualche volta è bello pensarla diversamente” ribatté il Dottore.
Ecco che saltava fuori la sua “parte umana”: per loro il mondo girava in un modo davvero curioso.
Come si fa a pensare qualcosa in modo diverso da come è stato pensato?”
Il Signore del Tempo ridacchiò, poi i suoi piedi toccarono il suolo dolcemente e la musica degli Universi lasciò posto al silenzio dell'edificio. -Non lo so. Per questo mi piacciono gli umani.- disse aprendo gli occhi.
 

///
 

Note D'Autore:

E dopo quasi un anno, si torna a pubblicare. Yeee!
E dopo tanto tempo, si può dire che ci stiamo avvicinando ai capitoli importanti.
Nonostante la nostra mancanza qui su EFP, io, Yuki e Jpegfluffy abbiamo continuato a scrivere e a portare avanti questa storia. Oltre che a trascriverla in digitale, perché sì. L'originale è in buona parte scritta a mano.
Ci vogliamo male. :)
Un grazie speciale a chi ha continuato a leggere anche durante la nostra assenza e che ha lasciato una recensione. <3
Vediamo se riusciamo a proseguire con una pubblicazione regolare dei capitoli senza sparire di nuovo-

 

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La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto

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