Cronache delle mosche di darkselenian (/viewuser.php?uid=38910)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto 0 - In breve ***
Capitolo 2: *** Atto I - Altro cibo sprecato ***
Capitolo 3: *** Atto II - Relazioni di appetibilità ***
Capitolo 4: *** Atto III - Aneurisma ***
Capitolo 5: *** Atto IV - WWW ***
Capitolo 6: *** Atto V - Una mosca nella zucca ***
Capitolo 7: *** Atto VI - Rapporti diplomatici inopportuni ***
Capitolo 8: *** Atto VII - Gli ostacoli nell'ordine naturale delle cose ***
Capitolo 1 *** Atto 0 - In breve ***
into crona che delle mosche
Atto 0
In breve
Nonostante la comune e ormai radicata convinzione che l'essere umano
sia superiore alle altre specie da lui volgarmente e alcune volte
dispregiativamente definiti animali,
possiamo comunque identificare molte similitudini e se l'animale uomo
ogni tanto avesse la bontà di scendere dal suo piedistallo
tecnologico e impiegasse il suo evoluto cervello per osservare,
potrebbe constatare, sempre con l'aiuto del suo spiccato intelletto,
quanto gli altri animali possono insegnarli.
Badate bene non ci vogliamo qui impelagare su temi come l' istinto di
sopravvivenza, la legge della giungla o perché un animale "meno
evoluto" sia più civile di quanto lo sia l'animale che ha
concepito tale concetto.
Fondamentalmente qui vogliamo parlare di
mosche.
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Capitolo 2 *** Atto I - Altro cibo sprecato ***
altro cibo sprecato
Atto
I
Altro cibo sprecato
La stanza, il cielo e anche il sole, tutto era grigio. Sembrava proprio
che quella giornata, e forse anche le precedenti e le future fossero
all'insegna di quel colore così smorto.
Almeno così la doveva pensare l'uomo seduto su una logora
poltrona in quella stanza.
Fissava un vecchio pendolo, autoproclamatosi suo boia per quel giorno,
che impietoso scandiva i secondi.
Tic. Tac.
Quel suono presto lo avrebbe preso per mano e condotto sul sentiero
della pazzia.
Forse era già pazzo. Sì, sicuramente era pazzo o
molto vicino ad esserlo sul serio, anche se ad essere sinceri non aveva
molta importanza.
Un ronzio, non era un allucinazione, a quanto pare avrebbe avuto
addirittura compagnia. Una mosca curiosava tra le briciole sparse sul
tavolino di fronte a lui. Si muoveva circospetta e rapida saggiando
tutto quello che le capitava a tiro con la fretta tipica di chi sa che
a nessuno piace aspettare. Saltellava un po qua e un po la, ogni tanto
si fermava e assaltava qualche briciola. Gli occhi dell'uomo
continuavano a seguire le peregrinazioni di quella piccola mosca. Forse
non era davvero pazzo, se lo fosse stato, avrebbe chiamato la mosca
Priscilla e avrebbe preteso di insegnarle il poker. No, decisamente non
era impazzito fino a quel punto.
Tic. Tac.
Quella giornata era davvero troppo grigia per essere sopportata. Troppo
grigio fa male al cuore, e il suo aveva già smesso di
battere, era sempre stato un tipo previdente dopotutto. La mosca aveva
trovato una goccia di marmellata sul tavolino, aveva trovato il suo
paradiso.
Sì, non era pazzo e quella giornata era davvero troppo
grigia.
Il colpo esplose nell'aria e la testa si accasciò di lato.
La mosca volò via infastidita, altro cibo sprecato.
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Capitolo 3 *** Atto II - Relazioni di appetibilità ***
Relazioni di appetibilità
Atto II
Relazioni di appetibilità
Il piccolo seminterrato era saturo del ronzare delle lavatrici automatiche, una nenia senza fine, come una camera ardente.
L'ambiente era illuminato da un'asettica luce bianca, no forse una sala
per le autopsie era un paragone molto più appropriato. La donna
sedeva rigida su di una poltroncina dall'aria molto scomoda, teneva una
rivista aperta sulle gambe, forse per arricchire la scena, ma non le aveva nemmeno
dato un'occhiata, fissava invece l'oblò dell'elettrodomestico
che aveva difronte sperando di trovarvi una domanda, per riuscire
finalmente a capire la risposta.
Mi dispiace, non credo che tu sia la donna giusta per me.
Forse non era la giornata adatta. Il ronzio era troppo forte
Era l'unica cosa che si percepiva, quel perpetuo e svilente ronzio.
Un rumore di fondo che sembrava seguirla anche fuori da quel seminterrato.
Incurante delle cupe elucubrazioni della donna e del vibrare degli
elettrodomestici una mosca si aggirava indolente tra le ceste e i
flaconi di detersivo, evidentemente aveva scelto un pessimo posto per
pranzare quel giorno.
Una giornata davvero storta.
Quando ormai aveva aggirato tutti i cesti e le lavatrici la mosca pose
attenzione alla donna e alla rivista, poteva essere la volta buona, sembrava
appetitosa.
La donna accortasi dell'inaspettata compagnia si trovò a
seguire la mosca che saggiava interessata la superficie della
rivista.
Lei avrebbe potuto capire?
Qualcuno avrebbe potuto mai
rispondere?
A cosa poi? Il punto era la domanda non la risposta, già era
tutta una questione di domande. La mosca non era stata per niente
utile, evidentemente quella
non era il tipo di compagnia che cercava. Scosse la rivista la mosca
volò via, la rivista non era appetitosa come sembrava, avrebbe
cercato altrove.
Allora c'è qualcuno che apprezza questa raccolta! Ringrazio _COCCODe_
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Capitolo 4 *** Atto III - Aneurisma ***
Aneurisma
Atto III
Aneurisma
Faceva caldo.
Faceva maledettamente caldo. Sembrava quasi che le pareti della camera
si potessero sciogliere come burro, in effetti anche lui si sarebbe
sciolto. Colpo di calore, che morte idiota.
Le pale del ventilatore giravano a stento, l'aria era così
calda che sembrava solida e pesante, l'uomo era steso supino sul
letto, schiacciato da quell'afa. L'unico rumore era il ronzio di
una mosca intrappolata da qualche parte nella zanzariera. Chissà
se lei soffriva il caldo.
Dalle persiane chiuse si sentivano le cicale frinire, erano pressappoco
le tre del pomeriggio, altre tre ore d'inferno. Letteralmente.
Chissà se poi all'inferno faceva veramente caldo, magari faceva
freddo, un anima poteva sentire caldo? Un morto? No, un morto no,
sicuramente. Che bella cosa la morte, muori e tutti i problemi, le
preoccupazioni spariscono. Non è più un tuo problema. Per
essere davvero bello però deve essere inaspettata e rapida. Un
bell'infarto, magari un aneurisma, ce l'hai dalla nascita e non lo sai
e un giorno così, mentre sei a scuola, a lavoro, a casa: muori.
E non ti devi preoccupare di niente, nemmeno se muori in modo poco
decoroso in mezzo alla strada, già, sei morto punto, i tuoi
problemi muoiono con te. Gli altri restano con i tuoi problemi, che
adesso sono i loro, un tipo scrupoloso si preoccuperebbe di creare
problemi, lui era sempre stato molto egoista.
Il ronzio della mosca si era interrotto, magari era morta per il caldo.
Avrebbe fatto la stessa fine della mosca?
Morto intrappolato. Che fine squallida per un vivo.
Meglio l'idea dell'aneurisma.
Un lieve venticello spirò timido attraverso le persiane, forse non sarebbe morto.
Era meglio uscire da quella stanza e andare a bere qualcosa di fresco.
Il colpo di calore come morte era davvero stupida, sempre per un vivo,
ovviamente.
L'uomo si alzò dal letto fece due passi verso la porta mise la mano sulla maniglia e si accasciò al suolo. Morto.
Nella stanza non si udiva altro se non il ronzio della mosca, era riuscita a liberarsi.
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Capitolo 5 *** Atto IV - WWW ***
web
Atto IV
WWW
La stanza era semibuia, l'unica fonte di luce era lo schermo di
un computer e la poca luce proiettava ombre sulle pareti
e con un po di attenzione si potevano distinguere i
contorni di un letto, una pila di abiti ammonticchiata in un angolo, un
armadio a parete che incombeva cupo sull'ambiente, i resti di una pizza
sulla via della muffa, una lattina di coca cola, una porta e tanti
altri piccoli oggetti e qualche altro rifiuto.
Tutto ciò ovviamente se qualcuno fosse interessato ad osservare
la stanza, ma il proprietario della suddetta stanza era impegnato a
recuperare il corno di cristallo per poter così raggiungere il
livello 143 e comprare la spada di Thulde.
Quindi niente, la pizza rimaneva dov'era e l'armadio non incombeva su
nessuno in particolare, però oltre alla musica delle fantastiche
imprese di un ormai veterano eroe di Battle of Nhym e il ronzio della
ventola del pc vi era un altro ronzio, infatti un altro inquilino della
stanza era preso in più concrete e vitali attività, una
piccola mosca si dava da fare per ricercare un onesto spuntino notturno
e per lei la pizza sulla via della muffa acquisiva tutt'altro
significato, forse non era un corno di cristallo ma dopotutto lei non
voleva la spada di Thulde, non era così ambiziosa lei, le
bastava strappare un po di pizza alla muffa.
Dopo uno sperimentale giro esplorativo e dopo aver assaltato la zona
più tatticamente favorevole la nostra eroina alata si poteva
dire soddisfatta, quasi come l'eroe veterano che proprio in quel
momento aveva abbattuto il boss che difendeva l'agognata reliquia.
La mosca decise che ci voleva un giro di ricognizione, ispirata forse
dallo spirito di avventura del suo coinquilino, chissà cosa ci
poteva essere dietro la scrivania.
Tuttavia come tutte le storie insegnano, le avventure possono essere
fatali se non si è abbastanza cauti e mentre l'eroe veterano si
apprestava ad aprire lo scrigno, l'infausto destino e la troppo abusata
connessione internet stabilirono che era ora di abbandonare i nostri
eroi e a poco valsero il frenetico ronzio della mosca e le colorite
imprecazioni dell'eroe, non vi era modo di liberare le ali da quei
filamenti collosi il paziente tessitore di quella trappola era
ormai in allerta e l'ultimo salvataggio era quello di un ora prima,
ormai tutto era perduto.
note: il gioco ovviamente è inventato
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Capitolo 6 *** Atto V - Una mosca nella zucca ***
Com'è avere una mosca nella zucca
Atto V
Una mosca nella zucca
Lei è lì.
Io lo so, lei sta sempre lì, non può più uscire e forse nemmeno lo vuole la maledetta.
Oh dicono che io sono pazzo ma non è vero, i pazzi sono loro che non le sentono!
Ah ma io ho la mia e mi basta, ci pensa lei a impiegare le mie giornate
con il suo ronzare senza tregua, perché lei non sta mai ferma.
Pensate ho persino imparato a distinguere qual è il suo umore
dai suoi ronzii, ogni tanto si agita e allora il suo ronzio
diventa frenetico oppure quando è stanca e si muove qua e la con
indolenza e lo fa piano piano con calma. Inoltre ho scoperto che non
dorme quasi mai, lo fa solo quando io vorrei un po di compagnia e mi
lascia solo.
E sì lo fa per dispetto!
Perché, dovete sapere che lei non fa niente per il mio bene,
nemmeno per il suo in effetti, pensate a dove si è andata a
cacciare!
La mia mosca è stupida, oh sì, abbastanza stupida da
entrarmi nella testa e non volerne più uscire. Inizialmente la
volevo cacciare, quello non era il suo posto ma poi, sapete, mi sono
abituato al suo ronzare e alla sua stupidità, per quanto
le sia affezionato resta comunque una piccola sciocca, sarà per
questo che fa tanto rumore, o semplicemente asseconda solo la sua
natura di eterna rompiscatole questo ancora non l'ho chiarito.
Chissà se un giorno deciderà di andarsene o almeno riuscirà a capire come si fa, dubito che lo sappia.
Una cosa però l'ho capita: tutti quanti abbiamo una mosca nella zucca, purtroppo a qualcuno capita quella stupida.
note: il detto "avere una mosca nella zucca" l'ho preso dal libro di Fred Vargas "Io sono il tenebroso"
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Capitolo 7 *** Atto VI - Rapporti diplomatici inopportuni ***
Atto VI - Rapporti diplomatici inopportuni
Atto VI
Rapporti diplomatici inopportuni
Se non è una è l'altra, si danno il cambio le maledette,che poi se lo erano per caso detto?
Ci alterniamo?
Forse esisteva un trattato di non belligeranza, un tipo di accordo.
Madre natura deve avere una personalità davvero ossessiva se si
è preoccupata anche dei rapporti diplomatici tra insetti.
-Tanto ce lo spartiamo-
-Ma sì, a ognuno il suo-
Le sterminerei tutte, a cosa servono?
A nulla, se non a ricordarci la loro molesta esistenza. In tutta
onestà ne farei volentieri a meno, già mi devo ricordare
la mia di esistenza, figuriamoci fare i conti pure con le loro.
Che poi sembrano così inutili e insignificanti eppure quando
credi di essere solo, rilassato, depresso o semplicemente annoiato ci
sono loro che riempiono i silenzi con il loro dannato ronzare, forse
Madre Natura le ha create per riempire il silenzio della solitudine.
Se fosse vero le mosche sarebbero creature davvero inopportune.
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Capitolo 8 *** Atto VII - Gli ostacoli nell'ordine naturale delle cose ***
Gli ostacoli nell'ordine naturale delle cose
Atto VII
Gli ostacoli nell'ordine naturale delle cose
La vedo e penso: questo non ha minimamente senso.
Qualcosa nell'ordine naturale delle cose in un dato momento sicuramente
dev'essere andato storto. La geometria ci insegna, infatti, che per
raggiungere un dato punto B da un dato punto A, la strada è una, semplice ed è retta.
Va bene forse in questo caso è leggermente più
complicato: il punto A è sconosciuto e B è fin troppo
vago, non siamo in un piano a due dimensioni e non abbiamo un righello.
E poi il vero problema è l'ostacolo.
Dubitavate che ce ne fosse uno?
Certo che no, non site così sprovveduti voi. Ogni volta comunque
è sempre la stessa storia: c'è questo benedetto punto C
che si frappone tra noi e la meta e rompe le scatole. La maggior parte
delle volte la questione diventa personale, si tratta di stabilire chi
è più cocciuto.
La meta temporaneamente dimenticata, io devo passare e tu me lo
impedisci (tra l'altro senza motivo). Vista da questa prospettiva
è una faccenda seria, si sono fatte questioni per molto meno di
un diritto di passaggio negato.
Il problema con gli ostacoli è che non ci rendono mai le cose
facili, sopratutto quando le risorse (e le forze) sono così poco
equamente distribuite e le alternative così tristemente poco
considerate, anche se su questo punto c'è da essere comprensivi,
lei non ha tutte queste astrazioni di pensiero. Noi purtroppo
sì, e quindi quando guardiamo una mosca sbattere testardamente
contro un vetro non possiamo esimerici dal compatirla con malcelato
fastidio, considerandola una sciocca e una disperata. Sarà che
rivediamo un po' noi stessi nella sua insensata missione?
Lei intanto continua fiduciosa, prima o poi qualcuno aprirà la finestra.
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