Cronache delle mosche

di darkselenian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto 0 - In breve ***
Capitolo 2: *** Atto I - Altro cibo sprecato ***
Capitolo 3: *** Atto II - Relazioni di appetibilità ***
Capitolo 4: *** Atto III - Aneurisma ***
Capitolo 5: *** Atto IV - WWW ***
Capitolo 6: *** Atto V - Una mosca nella zucca ***
Capitolo 7: *** Atto VI - Rapporti diplomatici inopportuni ***
Capitolo 8: *** Atto VII - Gli ostacoli nell'ordine naturale delle cose ***



Capitolo 1
*** Atto 0 - In breve ***


into crona che delle mosche Atto 0
In breve




Nonostante la comune e ormai radicata convinzione che l'essere umano sia superiore alle altre specie da lui volgarmente e alcune volte dispregiativamente definiti animali, possiamo comunque identificare molte similitudini e se l'animale uomo ogni tanto avesse la bontà di scendere dal suo piedistallo tecnologico e impiegasse il suo evoluto cervello per osservare, potrebbe constatare, sempre con l'aiuto del suo spiccato intelletto, quanto gli altri animali possono insegnarli.
Badate bene non ci vogliamo qui impelagare su temi come l' istinto di sopravvivenza, la legge della giungla o perché un animale "meno evoluto" sia più civile di quanto lo sia l'animale che ha concepito tale concetto.
Fondamentalmente qui vogliamo parlare di mosche. 

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Capitolo 2
*** Atto I - Altro cibo sprecato ***


altro cibo sprecato
Atto I
Altro cibo sprecato




La stanza, il cielo e anche il sole, tutto era grigio. Sembrava proprio che quella giornata, e forse anche le precedenti e le future fossero all'insegna di quel colore così smorto.
Almeno così la doveva pensare l'uomo seduto su una logora poltrona in quella stanza.
Fissava un vecchio pendolo, autoproclamatosi suo boia per quel giorno, che impietoso scandiva i secondi.
Tic. Tac.
Quel suono presto lo avrebbe preso per mano e condotto sul sentiero della pazzia.
Forse era già pazzo. Sì, sicuramente era pazzo o molto vicino ad esserlo sul serio, anche se ad essere sinceri non aveva molta importanza.
Un ronzio, non era un allucinazione, a quanto pare avrebbe avuto addirittura compagnia. Una mosca curiosava tra le briciole sparse sul tavolino di fronte a lui. Si muoveva circospetta e rapida saggiando tutto quello che le capitava a tiro con la fretta tipica di chi sa che a nessuno piace aspettare. Saltellava un po qua e un po la, ogni tanto si fermava e assaltava qualche briciola. Gli occhi dell'uomo continuavano a seguire le peregrinazioni di quella piccola mosca. Forse non era davvero pazzo, se lo fosse stato, avrebbe chiamato la mosca Priscilla e avrebbe preteso di insegnarle il poker. No, decisamente non era impazzito fino a quel punto.
Tic. Tac.
Quella giornata era davvero troppo grigia per essere sopportata. Troppo grigio fa male al cuore, e il suo aveva già smesso di battere, era sempre stato un tipo previdente dopotutto. La mosca aveva trovato una goccia di marmellata sul tavolino, aveva trovato il suo paradiso.
Sì, non era pazzo e quella giornata era davvero troppo grigia.
Il colpo esplose nell'aria e la testa si accasciò di lato. La mosca volò via infastidita, altro cibo sprecato.

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Capitolo 3
*** Atto II - Relazioni di appetibilità ***


Relazioni di appetibilità
Atto II
Relazioni di appetibilità



Il piccolo seminterrato era saturo del ronzare delle lavatrici automatiche, una nenia senza fine, come una camera ardente.
L'ambiente era illuminato da un'asettica luce bianca, no forse una sala per le autopsie era un paragone molto più appropriato. La donna sedeva rigida su di una poltroncina dall'aria molto scomoda, teneva una rivista aperta sulle gambe, forse per arricchire la scena, ma non le aveva nemmeno dato un'occhiata, fissava invece l'oblò dell'elettrodomestico che aveva difronte sperando di trovarvi una domanda, per riuscire finalmente a capire la risposta.

Mi dispiace, non credo che tu sia la donna giusta per me.
Forse non era la giornata adatta. Il ronzio era troppo forte
Era l'unica cosa che si percepiva, quel perpetuo e svilente ronzio.
Un rumore di fondo che sembrava seguirla anche fuori da quel seminterrato.
Incurante delle cupe elucubrazioni della donna e del vibrare degli elettrodomestici una mosca si aggirava indolente tra le ceste e i flaconi di detersivo, evidentemente aveva scelto un pessimo posto per pranzare quel giorno.
Una giornata davvero storta.
Quando ormai aveva aggirato tutti i cesti e le lavatrici la mosca pose attenzione alla donna e alla rivista, poteva essere la volta buona, sembrava appetitosa.
La donna accortasi dell'inaspettata compagnia si trovò a seguire la mosca che saggiava interessata la superficie della rivista.
Lei avrebbe potuto capire?
Qualcuno avrebbe potuto mai rispondere?
A cosa poi? Il punto era la domanda non la risposta, già era tutta una questione di domande. La mosca non era stata per niente utile, evidentemente quella non era il tipo di compagnia che cercava. Scosse la rivista la mosca volò via, la rivista non era appetitosa come sembrava, avrebbe cercato altrove.














Allora c'è qualcuno che apprezza questa raccolta! Ringrazio 
 _COCCODe_  

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Capitolo 4
*** Atto III - Aneurisma ***


Aneurisma
Atto III

Aneurisma



Faceva caldo.
Faceva maledettamente caldo. Sembrava quasi che le pareti della camera si potessero sciogliere come burro, in effetti anche lui si sarebbe sciolto. Colpo di calore, che morte idiota.
Le pale del ventilatore giravano  a stento, l'aria era così calda che sembrava solida e pesante, l'uomo era steso supino sul letto,  schiacciato da quell'afa. L'unico rumore era il ronzio di una mosca intrappolata da qualche parte nella zanzariera. Chissà se lei soffriva il caldo.
Dalle persiane chiuse si sentivano le cicale frinire, erano pressappoco le tre del pomeriggio, altre tre ore d'inferno. Letteralmente.
Chissà se poi all'inferno faceva veramente caldo, magari faceva freddo, un anima poteva sentire caldo? Un morto? No, un morto no, sicuramente. Che bella cosa la morte, muori e tutti i problemi, le preoccupazioni spariscono. Non è più un tuo problema. Per essere davvero bello però deve essere inaspettata e rapida. Un bell'infarto, magari un aneurisma, ce l'hai dalla nascita e non lo sai e un giorno così, mentre sei a scuola, a lavoro, a casa: muori. E non ti devi preoccupare di niente, nemmeno se muori in modo poco decoroso in mezzo alla strada, già, sei morto punto, i tuoi problemi muoiono con te. Gli altri restano con i tuoi problemi, che adesso sono i loro, un tipo scrupoloso si preoccuperebbe di creare problemi, lui era sempre stato molto egoista.
Il ronzio della mosca si era interrotto, magari era morta per il caldo.
Avrebbe fatto la stessa fine della mosca?
Morto intrappolato. Che fine squallida per un vivo.
Meglio l'idea dell'aneurisma.
Un lieve venticello spirò timido attraverso le persiane, forse non sarebbe morto.
Era meglio uscire da quella stanza e andare a bere qualcosa di fresco. Il colpo di calore come morte era davvero stupida, sempre per un vivo, ovviamente.
L'uomo si alzò dal letto fece due passi verso la porta mise la mano sulla maniglia e si accasciò al suolo. Morto.
Nella stanza non si udiva altro se non il ronzio della mosca, era riuscita a liberarsi.

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Capitolo 5
*** Atto IV - WWW ***


web Atto IV
WWW


La stanza era semibuia, l'unica fonte di luce era lo schermo di un computer e la poca luce proiettava ombre sulle pareti e con un po di attenzione si potevano distinguere i contorni di un letto, una pila di abiti ammonticchiata in un angolo, un armadio a parete che incombeva cupo sull'ambiente, i resti di una pizza sulla via della muffa, una lattina di coca cola, una porta e tanti altri piccoli oggetti e qualche altro rifiuto.
Tutto ciò ovviamente se qualcuno fosse interessato ad osservare la stanza, ma il proprietario della suddetta stanza era impegnato a recuperare il corno di cristallo per poter così raggiungere il livello 143 e comprare la spada di Thulde.
Quindi niente, la pizza rimaneva dov'era e l'armadio non incombeva su nessuno in particolare, però oltre alla musica delle fantastiche imprese di un ormai veterano eroe di Battle of Nhym e il ronzio della ventola del pc vi era un altro ronzio, infatti un altro inquilino della stanza era preso in più concrete e vitali attività, una piccola mosca si dava da fare per ricercare un onesto spuntino notturno e per lei la pizza sulla via della muffa acquisiva tutt'altro significato, forse non era un corno di cristallo ma dopotutto lei non voleva la spada di Thulde, non era così ambiziosa lei, le bastava strappare un po di pizza alla muffa.
Dopo uno sperimentale giro esplorativo e dopo aver assaltato la zona più tatticamente favorevole la nostra eroina alata si poteva dire soddisfatta, quasi come l'eroe veterano che proprio in quel momento aveva abbattuto il boss che difendeva l'agognata reliquia.
La mosca decise che ci voleva un giro di ricognizione, ispirata forse dallo spirito di avventura del suo coinquilino, chissà cosa ci poteva essere dietro la scrivania.
Tuttavia come tutte le storie insegnano, le avventure possono essere fatali se non si è abbastanza cauti e mentre l'eroe veterano si apprestava ad aprire lo scrigno, l'infausto destino e la troppo abusata connessione internet stabilirono che era ora di abbandonare i nostri eroi e a poco valsero il frenetico ronzio della mosca e le colorite imprecazioni dell'eroe, non vi era modo di liberare le ali da quei filamenti collosi il paziente tessitore di quella trappola era ormai in allerta e l'ultimo salvataggio era quello di un ora prima, ormai tutto era perduto.












note: il gioco ovviamente è inventato

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Capitolo 6
*** Atto V - Una mosca nella zucca ***


Com'è avere una mosca nella zucca Atto V
Una mosca nella zucca




Lei è lì.
Io lo so, lei sta sempre lì, non può più uscire e forse nemmeno lo vuole la maledetta.
Oh dicono che io sono pazzo ma non è vero, i pazzi sono loro che non le sentono!
Ah ma io ho la mia e mi basta, ci pensa lei a impiegare le mie giornate con il suo ronzare senza tregua, perché lei non sta mai ferma.
Pensate ho persino imparato a distinguere qual è il suo umore dai suoi ronzii, ogni tanto si agita e allora il suo ronzio diventa frenetico oppure quando è stanca e si muove qua e la con indolenza e lo fa piano piano con calma. Inoltre ho scoperto che non dorme quasi mai, lo fa solo quando io vorrei un po di compagnia e mi lascia solo.
E sì lo fa per dispetto!
Perché, dovete sapere che lei non fa niente per il mio bene, nemmeno per il suo in effetti, pensate a dove si è andata a cacciare!
La mia mosca è stupida, oh sì, abbastanza stupida da entrarmi nella testa e non volerne più uscire. Inizialmente la volevo cacciare, quello non era il suo posto ma poi, sapete, mi sono abituato al suo ronzare e alla sua stupidità,  per quanto le sia affezionato resta comunque una piccola sciocca, sarà per questo che fa tanto rumore, o semplicemente asseconda solo la sua natura di eterna rompiscatole questo ancora non l'ho chiarito.
Chissà se un giorno deciderà di andarsene o almeno riuscirà a capire come si fa, dubito che lo sappia.
Una cosa però l'ho capita: tutti quanti abbiamo una mosca nella zucca, purtroppo a qualcuno capita quella stupida.










note:  il detto "avere una mosca nella zucca" l'ho preso dal libro di Fred Vargas "Io sono il tenebroso"

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Capitolo 7
*** Atto VI - Rapporti diplomatici inopportuni ***


Atto VI - Rapporti diplomatici inopportuni Atto VI
Rapporti diplomatici inopportuni


Se non è una è l'altra, si danno il cambio le maledette,che poi se lo erano per caso detto?
Ci alterniamo?
Forse esisteva un trattato di non belligeranza, un tipo di accordo.
Madre natura deve avere una personalità davvero ossessiva se si è preoccupata anche dei rapporti diplomatici tra insetti.

-Tanto ce lo spartiamo-
-Ma sì, a ognuno il suo-

Le sterminerei tutte, a cosa servono?
A nulla, se non a ricordarci la loro molesta esistenza. In tutta onestà ne farei volentieri a meno, già mi devo ricordare la mia di esistenza, figuriamoci fare i conti pure con le loro.
Che poi sembrano così inutili e insignificanti eppure quando credi di essere solo, rilassato, depresso o semplicemente annoiato ci sono loro che riempiono i silenzi con il loro dannato ronzare, forse Madre Natura le ha create per riempire il silenzio della solitudine.
Se fosse vero le mosche sarebbero creature davvero inopportune.




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Capitolo 8
*** Atto VII - Gli ostacoli nell'ordine naturale delle cose ***


Gli ostacoli nell'ordine naturale delle cose Atto VII
Gli ostacoli nell'ordine naturale delle cose



La vedo e penso: questo non ha minimamente senso.
Qualcosa nell'ordine naturale delle cose in un dato momento sicuramente dev'essere andato storto. La geometria ci insegna, infatti, che per raggiungere un dato punto B da un dato punto A, la strada è una, semplice ed è retta.
Va bene forse in questo caso è leggermente più complicato: il punto A è sconosciuto e B è fin troppo vago, non siamo in un piano a due dimensioni e non abbiamo un righello.
E poi il vero problema è l'ostacolo.
Dubitavate che ce ne fosse uno?
Certo che no, non site così sprovveduti voi. Ogni volta comunque è sempre la stessa storia: c'è questo benedetto punto C che si frappone tra noi e la meta e rompe le scatole. La maggior parte delle volte la questione diventa personale, si tratta di stabilire chi è più cocciuto.
La meta temporaneamente dimenticata, io devo passare e tu me lo impedisci (tra l'altro senza motivo). Vista da questa prospettiva è una faccenda seria, si sono fatte questioni per molto meno di un diritto di passaggio negato.
Il problema con gli ostacoli è che non ci rendono mai le cose facili, sopratutto quando le risorse (e le forze) sono così poco equamente distribuite e le alternative così tristemente poco considerate, anche se su questo punto c'è da essere comprensivi, lei non ha tutte queste astrazioni di pensiero. Noi purtroppo sì, e quindi quando guardiamo una mosca sbattere testardamente contro un vetro non possiamo esimerici dal compatirla con malcelato fastidio, considerandola una sciocca e una disperata. Sarà che rivediamo un po' noi stessi nella sua insensata missione?
Lei intanto continua fiduciosa, prima o poi qualcuno aprirà la finestra.

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