portami dove non serve sognare

di elena_98g
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovi inizi ***
Capitolo 2: *** il segreto ***
Capitolo 3: *** Il giardino della verità ***



Capitolo 1
*** Nuovi inizi ***


Non so come pensarla: ormai siamo entrati nell'anno nuovo. Vita nuova, nuovi amici e amori.
Finito finalmente il periodo Natalizio posso dedicarmi completamente a ciò che amo, dopo il mio ragazzo, le mie migliori amiche, e la cioccolata: la lettura.
Strano, no?
Conosco veramente poche ragazze che si appassionano alla lettura come me.
Alcune leggono solo libri di scuola, altre neanche quello. Poi ci sono io: la ragazza "quasi modello" che tutti dovrebbero imitare.
Dopo la solita e noiosissima cena a casa della ragazza di mio padre Elisabeth, mi ritrovo sola con i miei amici libri. Se non fosse che lei è incinta. Di nuovo.
Tra 7 mesi e mezzo dovrò sopportare un altro essere marmocchioso che gira per casa. I pianti la notte, il cambio dei pannolini, che, un'altra volta, toccherà a me perchè Elisabeth è sempre fuori.
Considerando che siamo a gennaio, ad Agosto mi ritroverò a cambiare pannolini e guarderò dalla finestra il gruppo con cui esco tuffarsi nella piscina di uno dei componenti, devo dire che ho dei bei propositi per l'estate. Notti in bianco, odore di cacca sotto il naso, stanchezza. E Elisabeth sarà sicuramente fuori tutte le sere con mio padre.
Nonostante tutto, ho i libri e la poltrona blu.
Mentre mi affido alle mie riflessioni quotidiane il sonno mi avvolge.
Giunta al mercoledì sera, dopo cena, con un uscita tra amici che mi aspetta, chiudo faticosamente il libro che stavo leggendo fino a poco tempo prima per alzarmi ed entrare nella cabina armadio di Elisabeth. Quando i miei si sono separati, mia mamma soffriva di overdose, adesso è ricoverata e sono costretta a vivere con mio fratello a casa di mio padre e della sua nuova 'amica'.
Scelgo tra i vestiti un comodissimo paio di jeans chiari, una felpa blu scura, e il mio amatissimo woolrich nero. Raccolti i capelli in una coda alta con la frangetta a vista, sono pronta per uscire.
"Signorina, dove credi di andare?" La voce squillante di mio padre mi blocca sulla porta d'ingresso.
"Esco. Per le 22.30 sono a casa. A dopo." Dico affrettando le cose.
"Che siano le 22.30." Ribattè mio padre.

Erano già tutti giù alla solita panchina ad aspettarmi. Come sempre, ero in ritardo anche stavolta.
La sera passò tranquilla, anche se sentivo che i miei occhi si potevano chiudere da un momento all'altro. Alle 22.00 con la scusa del 'ho litigato con mio padre non posso fare tardi' sono riuscita a tornare a casa e infilarmi finalmente a letto a laggere il mio bellissimo libro: "One day".
Mio fratello di solito non si intende di libri ma questa volta ha fatto veramente centro. Credo di essermene innamorata.
Certe volte lo amo con tutto il cuore. Cioè, solo quando mi fa i regali che mi piacciono, poi per il resto, lo odio.
La casa era riempita dal suono della tv accesa con mio fratello che mangiava un pacchetto di biscotti al cioccolato.
"Ciao Josh-dissi io- Elisabeth e papà non sono a casa? Sono usciti anche stasera?"
"Si Jen, sono fuori. Andavano a pattinare sul ghiaccio come fanno ogni mercoledì sera. Dovresti saperlo."
"Giusto. Adesso fila a letto però, altrimenti domani non hai le forze per alzarti. E' tardi."

Dopo il solito litigio per chi doveva andare per primo a letto, sono riuscita a vincere io. Dopo avergli fatto lavare i denti per bene, messo il pigiama, si è infilato a letto senza dire una parola. Probabilmente era stanco.
Mentre spengevo la luce a Josh mi squillò il telefono.
"JEN! SAM E' TORNANTO A CASA!"
"Dici sul serio Cat? Non è un bello scherzo!"
"Sono serissima. Domani 7,45 davanti a scuola. Notte, ti voglio bene"
"Anche io.."
Risposi con appena un filo di voce.
Non riuscivo a crederci: Catherine, la mia migliore amica era ancora innamorata di Sam. Dopo più di 2 anni dalla fine del loro fidanzamento lei gli andava ancora dietro.

Finiti i problemi, posso finalmente dedicarmi al mio libro. Le pagine mi scorrevano tra le dita e l'odore emanato si stava spargendo per tutta la stanza. Ero arrivata al momento più bello del libro quando crollai.
La mattina dopo mi svegliai con la fronte tutta sudata con un unico pensiero fisso nella mente: Raphael. Stesso nome del mio ragazzo, stesso nome del protagonista del libro.
Occhi ambrati, capelli scuri, alto, un bel fisico, fossette. Insomma, il meglio che una ragazza potesse desiderare. L'amore vero, forse? Certo è che non riesco a non pensare a lui neanche per un secondo, è sempre lì, fisso, nei miei pensieri.
Come un idiota sorrido nel letto con il trucco sbavato e i capelli tutti annodati.
Come al solito la casa è silenziosa e, senza fare alcun rumore, mi infilo in cucina a prepararmi la merenda per la scuola e la colazione. Caffè latte e biscotti al cioccolato prima di partire con lo stress mattutino. Una goduria.
Prima di uscire di casa, una spruzzata di profumo e poi la corsa contro il tempo per arrivare puntuale alla fermata del bus.
Appena sopra, preso il posto a sedere, prendo le cuffie e la mia buona musica, e tutto il resto del mondo scompare. "Addio mondo" penso mentre infilavo la cuffia destra nell'orecchio.
Arrivata a scuola, con 5 minuti di anticipo, cerco con lo sguardo Raphael e lo intravedo con una sigaretta in bocca a parlare con Sam.
A pensarci mi viene quasi da ridere, due anni fa io sognavo di stare con Raphel, e domani, faremo un anno che stiamo insieme.
Mi avvicino a loro e appena Raphael mi vide corse verso di me a braccia aperte dicendo parole che non ho capito. Sam, dopo avermi fatto salutare Raphael come si deve, si è avvicinato a me dicendomi che gli ero mancata tanto.
Io ricambio, pensando al duro giorno di scuola che dovevo trascorrere. 3 ore di italiano, 1 di matematica e 2 di storia dell'arte. Un incubo.
A ricreazione Catherine non ha fatto altro che parlarmi di quanto fosse bello il mondo e quanto è bello Sam. Non la stavo ascoltando. Stavo pensando completamente ad altro.
Tornata a casa, pranzato, mi sono ritrovata a leggere, di nuovo, il libro che Josh mi aveva regalato.
Con un pancake ancora caldo in mano, un the, nella poltrona preferita di mio padre. Blu notte, di velluto, con delle decorazioni color oro che si disegnavano sui bracciali fino a una sfumatura completa sullo schienale. Bella sì, ma anche una delle poltrone più comode che si trovavano nell'antica libreria del padre di Elisabeth. Nonchè qualcosa di simile ad un nonno adottivo.
Ero talmente presa dalla lettura che mi sembrava di guardare la storia e viverla davvero. Era tutto così reale.
Fin troppo.
Raphael, il protagonista, doveva baciare una bellissima ragazza di nome Gwendolyn, e, nel momento più cruciale, dove uno sente il respiro dell'altro sulla propria pelle, gli occhi si abbassano e le bocche si avvicinano, lui tira fuori un coltello e la uccide. Probabilmente alla vista del sangue o del coltello che trapassava la ragazza sono svenuta, in pantofole, in un giardino del 700.
Ripresi i sensi, mi svegliai su un comodo divano verde di velluto ricamato, davanti ad una meravogliosa finestra da cui passava una forte luce. Le pareti bianche, un quadro. Nulla di più.
Mi misi a sedere nonostante la testa mi pulsava dal dolore, e un forte mal di schiena mi impediva di stare con la schiena un pò ricurva.
Sullo stipide della porta, un ragazzo. Alto, rosso e con gli occhi verdi. Di un verde brillante, non facile da dimenticare.
Era li, tranquillo con i suoi pantaloni a sbuffo, le calze e il tipico giacchetto che viene indossato nel 700. Blu. Simile alla poltrona su cui ero seduta a casa mia.
"Salve- mi dice lui, mentre continua a sorridermi tranquillamente-vvi ho trovato per caso svenuta con le vostre non proprio adatte scarpette eleganti qui nel giardino sotto. Voglio sperare che lei stia bene. Io sono il padrone di questa casa, anche se non sembra, sa, sono molto impegnato con il lavoro. Comunque piacere, Richard."
Okay, non ci sto capendo niente, io ero a casa mia. Non nel 700 con un padrone di casa che parla chi sa quale lingua sconosciuta.
"Salve.. Sono Jennifer, può chiamarmi Jen, se preferisce."
"perfetto, Jen. Mi piace. Lei può chiamarmi benissimo Ric. Adesso seguimi, codeste pantofole e gli abiti che sta indossando non sono per niente adatti ad una ricchezza che code il mio palazzo. Jasmine! Dove sei?!"
"Si, sono qui."-
rispose una vocina dolce, probabilmente quella di Jasmine.
"Alleluia, finalmente. Porgi a questa umile signorina degli abiti più adeguati. Non merita una fanciulla di tale bellezza indossare questi luridi abiti da maschiaccio povero."
"Certamente mio signore. Venga, la prego di seguirmi."


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Capitolo 2
*** il segreto ***


“Si, la seguo subito.” Dico riferendomi alla cameriera con una voce molto insicura. Vedo Jasmine allontanarsi da me e mi affretto a seguirla. Mentre la raggiugevo, rivolgo un ultimo sguardo al ragazzo che mi aveva salvata ieri notte. Anche lui mi rivolge uno sguardo, sempre con quel sorriso sulla faccia, e con gli occhi che brillavano. Non credo di aver visto uno spettacolo così bello. Il suo sorriso, splendente e luminoso, pieno di sicurezza. Appena io e Jasmine giriamo l’angolo la magia che si era formata tra me e Richard svanì di colpo. Una vocina, tranquilla, mi ronza nelle orecchie. “Si, ha proprio ragione. E’ un bel ragazzo.” Probabilmente la cameriera si era accorta dell’intesa e la ricerca degli occhi da parte sia mia sia del padrone di casa. “Eh, si..” dico con un filo di voce, pensando agli occhi del ragazzo. Probabilmente Jasmine stava parlando, a vuoto perché io avevo la testa da un’altra parte. Sentivo una voce ronzarmi nell’orecchio, ma non mi interessava. Non capita, infondo, di ritrovarsi in un corridoi del 700. Il corridoi, illuminato da delle candele che seguivano il percorso, dei quadri, che probabilmente rappresentavano gli antenati di famiglia. Una luce in fondo al corridoio. Probabilmente una stanza, con un letto enorme al centro, un focolare, che emanava un forte calore e un senso di tranquillità. Un armadio. Enorme. “Ecco, vede, qui vengono raccolti i migliori abiti di questo secolo. Questa è la camera della stilista personale della casa di famiglia.” “wow, sono davvero bellissimi, posso provare questo?” “Certamente! Salve, io sono Alexia.” Un’altra voce, femminile, con un simpatico e dolce accento francese. Mi girai verso la porta, da dove veniva la voce, e una simpaticissima signora con i capelli bianchi, lunghi, con dei boccoli che ricadevano sotto le spalle, si stava dirigendo verso di me. “Salve, io sono Jennifer.” “Si, so già tutto. Mi ha mandata Richard qua, mi ha già spiegato che hai bisogno di un vestito e Jasmine ti ha accompagnato qua-si fermò, posando gli sguardi da me a Jasmine e viceversa-bene, direi che adesso possiamo scegliere un vestito che fa più per te. Grazie jasmine.” “Non si preoccupi. Buon lavoro” “Anche a te.” Rispose la stilista. Quando la cameriera fu abbastanza lontana, si girò verso di me. “Bene, adesso a noi. Uscirai di qui e nessuno di riconoscerà, sicuro!” “Perfetto.” Risposi, un po’ titubante. Mi sorrise e si diresse verso il meraviglioso armadio a cercare qualche vestito che mi potesse stare bene. Per qualche minuto, che sembrava un eternità, poi, tirò fuori la testa urlando qualcosa in francese. “ Bene, abbiamo trovato il vestito di cui avevi bisogno, mon amour.” Era un abito veramente bellissimo, azzurro, con delle rose d’argento sul corsetto. Il retro, dei nastri che univano due parti. Bellissimo. “Jennifer, dovresti indossarlo” Mi disse lei, e io, con un sorriso immenso sulla faccia, che partiva da un orecchio e arrivava all’altro, accettai più che volentieri. “Wow, è stupendo.” Con un giravolta mi guardai allo specchio, un’ enorme specchio, che rifletteva la luce che emanava la finestra. Mi venne quasi da piangere. Ho sempre sognato un abito così, quello che potevo vedere solo su Internet. “Perfetto. Adesso toglilo.” “C-Come scusi?” “Toglilo. Non vorrai mica andare in giro senza neanche un velo di trucco e con quei capelli, spero. Dovri essere perfetta. Il tuo principe azzurro potrebbe essere ovunque. Bisogno essere pronte!” “Certo, ha proprio ragione.” Mentre mi sistemava i capelli con quelle mani d’angelo, cominciammo a parlare. Le raccontai tutto ciò che mi era successo, che avevo già il principe azzurro, e che prima di ritrovarmi nel divano verde, ero a casa mia, nella poltrona blu con i ricami d’oro, mentre leggevo un bellissimo libro. “Wow. Che storia entusiasmante.” “ Lo so, è una cosa veramente entusiasmante, ma alquanto triste. Non so, che diranno le mie migliori amiche, il mio ragazzo.. e tutte la gente che mi conosce? Ad un certo punto non ci sarò più!” “Senti Jen, qual è il libro che stavi leggendo?” “One day, una ragazza si innamora di un ragazzo e mentre si stanno per baciare lui la.. uccide. Poi, mi sono ritrovata qua.” “Aspetta, aspetta, stai dicendo che è questo libro?” Si allontanò da me lasciandomi delle strane cose che probabilmente servivano per fare i capelli, avvicinandosi ad un comò in legno intarsiato, di quercia, probabilmente. “ E’ questo?” Disse lei tirando fuori un libro, con la copertina rosso fuoco, un coltello e una ragazza, con una scritta in oro al centro. One day. “Si..” “Penso sia abbastanza vecchio come libro.” “Si, lo penso anche io.” Rimesso il libro a posto, Alexia tornò ad occuparsi dei miei capelli che da lisci si stavano trasformando a boccoli. Bellissimi boccoli. Non sembravano neanche i miei capelli. “Wow, sono bellissimi.” Mi avvicinai allo specchio ammirando la mia immagine riflessa. “Sembro quasi.. un’altra persona..” “Sei bellissima, mon amour.” “Grazie, Alexia.” “Non ti preoccupare, è il mio lavoro! Sono sicura che sarai bellissima per il pranzo. Sarai stupenda.” “Grazie.” Mi infilai il vestito, era stupendo. “Sei più bella di prima.” “Grazie.” “Adesso andiamo. E’ già ora di pranzo, Ric sarà già a tavola ad aspettarti!” “Certo.” Alexia si avvicinò alla porta, poi, si girò verso di me e mi fece cenno di seguirla. La seguii, il corridoio che arrivava fino alla sala era sempre meno illuminato fino a quando una luce, mi invase gli occhi e mi impedì quasi di vedere. Le forme e i colori che decoravano la stanza diventavano sempre più nitidi ogni passo che facevo. Arrivata nella sala, dei bellissimi quadri la ornavano e degli affreschi rossi e oro ornavano il soffitto, dei simpatici candelabri di cristallo scendevano da esso come gocce d’acqua. Un divano rosso e oro era appoggiato sul fondo della sala, insieme a quattro poltrone he andavano in sintonia con il divano. Al centro del piccolo salotto, un tavolo con una teiera e delle tazzine da the di porcellana con delle decorazioni rosa e rossa sopra. Dall’altra parte c’era un tavolo. Un lunghissimo tavolo, apparecchiato dalle due parti opposte. E poi, c’era lui. Con un giornale in mano, era intento a capire ciò che c’era scritto perché si vedeva, il suo pensiero era un altro. “Eccolo li. In tutto il suo splendore. Vi lascio.” Alexia mi rivolse un ultimo sguardo prima di entrare nella cucina e avvicinarsi a Jasmine per parlare. “Ehi.. Ric!” Dissi io, rivolgendo un sorriso a Richard che subito mi sorrise e si alzò dalla sedia. “E’ sempre un piacere vederti!” Mi disse lui, con gli occhi che brillavano. Si avvicinò a me, allargò le braccia, come per abbracciarmi e poi, ad un passo da me, fece un inchino. Ci rimasi malissimo. Si avvicinò a me. “ C’è ancora tempo per mangiare, mi concede questo ballo?” “Certo.” Risposi. Non so ballare, in un tratto partì la musica e tutto sembrò più accogliente e sapeva di casa. A metà della parete, si affacciava una terrazza dove era situata l’orchestra. Prima non l’avevo notata. Quando la musica si fermò, entrambi ci guardammo negli occhi, come due innamorati. Tutto era tranquillo. Sembrava una scena di un film. Noi due, in mezzo alla sala, come due innamorati che ballavano insieme, da soli, in un bellissimo palazzo. I nostri sguardi si cercavano, gli angoli della sua bocca erano inarcati in un sorriso. Una piccola fossetta si era formata sulla guancia destra. Le nostre bocche si stavano avvicinando, sentivo il suo respiro sulla mia pelle, il calore che emanava il suo corpo. Era tutto perfetto. “Sei bellissima.” Mi disse lui, prima che le nostre labbra si avvicinavano di nuovo, fino a quando chiusi gli occhi, e tutto il resto venne da se.

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Capitolo 3
*** Il giardino della verità ***


Il suono di un carrellino e due voci ci interruppe. La simpatica cameriera Jasmine stava venendo verso di noi accompagnata da un simpatico cuoco un i baffi arricciolati sulle punte. Appena lo vidi mi scappò una risata, fermata subito da una gomitata nello stomaco di Richard. Cercai con gli occhi Alexia, che, con il fiuto femminile aveva già capito che c’era stato qualcosa tra di noi. Non mentii, accennando un sorriso. Subito sentì la voce di Richard che mi chiamava, seguita dal simpatico cuoco di origini, anche lui, francesi. Accellerai il passo per non sembrare la ‘lenta della situazione’ e subito mi misi a fare amicizia con il cuoco. “Paul. Paul McGuire. Francese, non che cuoco personale per le cucine di questo palazzo da quasi dieci anni. Sono onorato di poterla conoscere. Nelle cucine abbiamo parlato molto di lei.” “Ehm.. Grazie, ne sono onorata.” “Non c’è di che.” A questo punto, si chinò in un inchino, lungo quasi quanto una vita, e, quando tornò in posizione eretta, accennò un sorriso e a quel punto feci un piccolo inchino anche io. Non sono abituata a queste riverenze e tutta quest’eleganza. Però mi piace. Penso che mi troverò bene qui. Con tutta l’eleganza del mondo Ric mi spostò la sedia per pranzare. Io mi sedetti, un po’ meno elegante. I vestiti non sono poi così tanto comodi come sembra. Il pranzo passò tranquillo, appena finito, Ric si alzò tranquillamente dicendomi di seguirlo. Giro della casa. Emozionante. Durante il viaggio di visita, Ric mi ha spiegato, finalmente, come sono andate veramente le cose. Mi ha trovata, svenuta, quasi in fin di vita nel suo giardino e ho dormito per ben tre giorni. Sarà difficile addormentarmi stanotte. Molto difficile. Principalmente, non ho ascoltato niente di quello che mi diceva. Più che altro stavo ammirando le sue labbra muoversi con una sintonia che accompagnava le mani, fino a quando non sentì le parole ‘stanza riservata a te’. Wow. Ho sempre desiderato una stanza del genere. Un letto matrimoniale appoggiato sulla parete opposta alla porta, situata sul lato lungo. Sulla destra della porta un bellissimo armadio in legno di ulivo con delle decorazioni di grottesche in rilievo sopra. Lucido come pochi, rifletteva tutto il calore che le finestre e il focolare, sul lato corto, accanto alla finestra davanti alle poltrone e il divano blu mare di velluto con delle decorazioni in rosso smeraldo. Dall’altra, una bellissima finestra, seguita da una terrazza-giardino, molto ampia e piena di fiori profumati e piante di ogni tipo. Era bellissima, sulla parete sopra il letto, un bellissimo dipinto di un mare o una spiaggia per rimanere in tema. Le lenzuola e la coperta, partivano da un blu scuro al centro fino, sfumandosi, ad arrivare ad un azzurrino chiaro quasi bianco. Corsi al centro della scala e, per guardarla tutta, feci una giravolta su me stessa. “E’ bellissima” Dissi, con un filo di voce. Richard era appoggiato al muro con le braccia incrociate sul petto e mi guardava con un sorriso malizioso. Era molto più sexy in quella posizione. “Qui passeremo le notti più belle” disse lui, poi si allontanò, lasciandomi sola in quella stanza che, tutto ad un tratto era diventata vuota. La sua presenza la riempiva. Certo è, che quella frase era molto strana. “qui passerai le notti più belle”. Spero solo che si veda un bel cielo dalla terrazza. Sola nella mia camera, decisi di farmi una giratina nel parco da sola. Così, per pensare. Dopo una mezz’ora buona di tentativi per provare a trovare il corridoio giusto per uscire dal palazzo, ce la feci. Soddisfatta di me stessa, passai dalla cucina a prendere un cupcake appena sfornato alla cioccolata e nocciole. Ci vuole il dolcino dopo pranzo. Avvertì Paul che sarei uscita e, in tutta fretta, corsi verso la porta che dava sul giardino. Mai sentita così libera; il profumo dell’aria pulita, i fiori, la natura. Tutto era perfetto. Presi una sorta di sentiero che si formava sul prato. A metà del sentiero mi girai un’ultima volta verso il palazzo per vedere la strada. “Speriamo di ricordarla..” Suggerì io, con un filo di voce. appena superato qualche curva, mi ritrovai davanti un cadavere. Gwendolyn, forse? Gwendolyn, la ragazza del mio libro, era stata lasciata qua, a marcire da Raphael? O forse l’aveva nascosta Richard per non affrontare i giudici? Un senso di nausea mi avvolse. Non avevo mai visto un corpo morto in stato di decomposizione. E la cosa non era affatto gradevole. Alla fine vomitai anche perché, come una perfetta idiota rimasi lì, per non so quanto tempo, a fissare un corpo morto. Dopo aver vomitato, tornai in casa con una faccia abbastanza sconvolta e, ignorando tutti quelli che mi si presentavano davanti, andai dritta nello studio di Ric. Orami era già pomeriggio inoltrato e doveva essere in casa. Nello studio non c’era. Lo cercai ovunque, poi Alexia mi rivelò che si stava facendo un bagno nella vasca termale che teneva in casa. Andai dritta nella stanza, quando, prima di bussare alla porta mi fermai. Poteva fare di tutto da solo in quella stanza. Forse era meglio aspettare finché non sarebbe uscito. L’attesa fu dura, ,a finalmente sentì che la maniglia della porta si stava aprendo. “Finalmente!” Esclamai con tutta la voce che potevo avere. “Ric, dobbiamo parlare. Seriamente. Voglio che tu mi dica tutta la verità su quello che è successo l’altra notte. Sono stata in giardino oggi pomeriggio e mentre pensavo ho trovato un corpo. Un corpo morto, e ho anche vomitato. Penso sia di una certa Gwendolyn, ed è morta perché il ragazzo che amava tanto l’ha uccisa trafiggendola con un coltello! Ricordo tutto, e voglio tornare a casa..” “Dici davvero? Devi giurarmi che non è una cavolata, non voglio finire in prigione per niente!” Ah-ah e quindi avevo indovinato.. Il forte Richard padrone di una villa immensa ha paura per andare in prigione e vuole sapere tutta la verità, come me. “Sono serissima. Sapevi che c’era stato un’assassinio?” “No, probabilmente il corpo è stato in qualche modo nascosto da quello che tu chiami Raphael. Io non te l’ho detto..” “Cosa?” Dissi io, prima che potesse finire il discorso. “Che ho un fratello. Ho un fratello che vive in Francia con il fidanzato di mia madre. Uno ricco, molto ricco. Ha tre ville, due di queste grandi quasi il doppio della mia, una casa in riva al mare e..” “Si, puoi andare avanti con il discorso di tuo fraello? Ora come ora non mi interessano le vostre imprese familiari.” “Si, certo, perdonami. Dicevo.. Ah si, stavo dicendo che un certo Raphael è mio fratello, e che doveva venire qui, a trovarmi. Mio fratello mi ha avvisato della partenza poche settimane fa, quindi dovrebbe essere già qua. So che aveva una relazione a distanza con una londinese che aveva conosciuto quando venne, qualche anno fa, con tutta la famiglia a trovarmi.. Solo che adesso il nome mi sfugge..” “Stai dicendo che potrebbe essere stato lui.. A uccidere lei?” “Spero proprio di no, però è l’unico che consce alla perfezione il palazzo, scorciatoie e gallerie sotterranee. Devi assolutamente ricordarti, nei minimi dettagli, tutto ciò che ti ricordi, senza dire che vieni dal futuro, non ti crederebbero mai.” Mi si spezzò il cuore quando Richard accusò suo fratello. Io e Richard camminammo fino a camera sua, quando mi resi conto che con i capelli bagnati e con la mano che si passava tra i capelli era veramente bello.. E sexy. Come non amare un tipo del genere? Quando tornai sul pianeta terra, mi resi conto che lui era li, che mi stava facendo l’occhiolino. A quel punto sorrisi e me ne andai. Attraversai tutti i corridoi, da sola con la paura matta che qualche topo mi salisse dentro la gonna, dato che vedevo a mala pena il pavimento. Andai diretta nella mia stanza, dove trovai i miei paio di pantaloni, la maglia e le pantofole che avevo quando sono svenuta. Molto probabilmente c’era anche il mio cellulare. Chissà, se avessi fatto delle foto e seppellito il cellulare potevano essere utili se casomai fosse ritrovato. Mi guardai allo specchio e alla fine decisi di togliermi l’abito che Alexia mi aveva fatto mettere la mattina stessa. Fu un’impresa, ma alla fine ce la feci. Non ho mai avuto una soddisfazione più grande di quella di indossare un paio di pantaloni al posto di una gonna larga un metro. La schiena mi faceva malissimo, mi pulsava di dolore da quasi non riuscire a stare più in piedi. La testa pulsava, troppe informazioni in una volta sola. Mi misi a sedere sul letto e, come un sacco di patate, mi addormentai. Non so quanto dormì. Penso di avere stato anche la cena isto che l’odore di thè, della pasta fresca, la crema e la cioccolata si stava diffondendo in tuta la casa. Un sogno svegliarsi in questo modo. Era ancora molto presto, quindi decisi di restare ancora un po’ a letto. Mi riaddormentai. Passò quasi tutta la mattina, quando mi svegliai sudata con il trucco sbavato, un’altra volta. Avevo sognato, di nuovo, la voce del presunto assasino Raphael che uccideva la sua vittima. Sentì dei passi avvicinarsi al mio letto. Mi alzai di scatto. Richard era venuto a svegliarmi e mi aveva portato la colazione a letto. Che gentiluomo! Ringrazia con un sorriso, volevo quasi girarmi dalla parte opposta, invece mi sono messa seduta e ho salutato Richard come Dio comanda. Se lo meritava. Dopo un sacco di complimenti e coccole ci siamo ritrovati nel suo studio a lavorare su come poter risolvere questa situazione. Doveva chiamare la polizia? O la qualcun altro per indagare sull’accaduto. Alla fine, dopo una lite, si è deciso a chiamare i poliziotti, che sarebbero arrivati nel pomeriggio. Ad un certo punto, mentre io ero comodamente seduta su una poltrona davanti alla scrivania a leggere un libro, noto Richard che si innervosisce sempre di più. Sembrava un bambino sudato che continuava a correre, adesso non era più così tanto sexy e affascinante. “Jen, devo dirti una cosa.” Alzai appena gli occhi dal libro che stavo leggendo, mentre lui continuò. “Jen, da quando sei arrivata te ti sono sempre stato accanto, anche quando dormivi da svenuta.Ti ho visto respirare, e qualche volta inclinavi l’angolo della bocca come in un sorriso. Ti ho raccolto le lacrime, una mattina ti ho trovata mentre piangevi, e la cosa mi ha dispiaciuto molto. Ti amo Jen, e voglio passare il resto della vita con te.” No no, aspetta, lui si è dichiarato o ho sentito male io? “Eh?” Risposi io, con la faccia incredula. “Ti amo, e voglio passare il resto della vita con te.”

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