Nowhere, boy

di Mave
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ultimo giorno d'estate ***
Capitolo 2: *** Corsa al college ***
Capitolo 3: *** Segreti e sorprese ***
Capitolo 4: *** Fratelli e amici ***
Capitolo 5: *** Custode di mia sorella ***
Capitolo 6: *** Verità svelate ***
Capitolo 7: *** Difficoltà ***
Capitolo 8: *** Avvicinarsi ***
Capitolo 9: *** Il mio peggior difetto ***
Capitolo 10: *** Parole ***
Capitolo 11: *** Dancing ***
Capitolo 12: *** Padri e figli ***
Capitolo 13: *** In televisione ***
Capitolo 14: *** Ritorno con sorpresa ***
Capitolo 15: *** In miniera ***
Capitolo 16: *** I diversi tipi d'amore ***
Capitolo 17: *** On the road ***
Capitolo 18: *** Solo amici ***
Capitolo 19: *** La patente ***
Capitolo 20: *** Lezioni di spagnolo ***
Capitolo 21: *** Sincerità ***
Capitolo 22: *** Scomoda verità ***
Capitolo 23: *** Errori ***
Capitolo 24: *** La quiete dopo la tempesta ***
Capitolo 25: *** Sfide ***
Capitolo 26: *** Amici vecchi e nuovi ***
Capitolo 27: *** L'unione fa la forza ***
Capitolo 28: *** Insieme ***



Capitolo 1
*** L'ultimo giorno d'estate ***


È difficile dire dove finisca una storia e dove ne inizi una nuova, soprattutto quando la seconda è una conseguenza della prima; è difficile anche raccontare una storia da diversi punti di vista ma è altrettanto ingiusto distinguere tra buoni e cattivi. Le storie sono scritte dagli uomini che con le loro scelte, il loro coraggio, le vittorie e le sconfitte determinano il proprio destino. Scrivono storie, storie di vita. (Irv)

Era stata un'estate difficile e anche le quisquilie di poco conto per Amy diventavano boccate d'aria fresca, come i racconti di Harold sui gavettoni con i quali i ragazzini indisciplinati ( teppisti li chiamava il dottore) avevano preso d'assalto il suo studio medico per tutta la bella stagione.

Quel pomeriggio di inizio settembre il dottor Abbott se ne era ritornato a casa fradicio dalla testa ai piedi sproloquiando e inveendo contro i malcapitati che avevano avuto la sventurata idea di far finire una di quelle bombe d'acqua addosso a lui.

"Convocherò i loro genitori, uno per uno e poi farò una petizione al sindaco, nonché tua madre, perchè ponga dei divieti che ridiano decoro alla nostra città!"

Si lamentò con Amy frizionando i capelli gocciolanti con un asciugamano. Lei sorrise.

"Suvvia papà, alle piscine del signor Martin pagherebbero per essere conciati come te in questo momento!"

Lo prese in giro ma lo spirito non era più quello di una volta. La voce di Amy era ormai una voce da donna, dalle sfumature riflessive e mature e i tempi in cui anche lei si divertiva a far dispetti ai grandi erano ormai sfumati in ricordi sbiaditi, quasi che appartenessero ad un'altra vita.

"Papà non sapevo ti piacesse nuotare!"

Lo apostrofò scherzosamente Bright rientrato in quel momento.

"Ti specializzerai nello stile libero o rana?"

Fece in tempo a scansarsi dall'asciugamano che Harold gli aveva lanciato contro.

"Scherza pure Bright, intanto ai tempi del liceo..."

"Hai vinto la medaglia d'oro e un bacio della mamma! Lo sappiamo papà che eri un grande atleta!"

Concluse Amy stampandogli un bacio sulla guancia.

"Già, già. Vado a cambiarmi e chissà domani quei teppisti non prendano di mira il lungimirante dottor Brown!"

Continuò Harold sparendo al piano di sopra. Bright accese il televisore e si stravaccò sul divano ed Amy indugiò prima di sedersi difronte a lui.

" Oggi Martin ha chiesto ad Ephram se fosse originario dell'Alaska. L'ha visto così bianco che gli ha assegnato come unico compito quello di starsene a crogiolarsi al sole e ad abbronzarsi un pò!"

Raccontò Bright per il quale il lavoro estivo alle piscine era un toccasana ai pensieri tristi. Amy si sforzò di sorridere ma non servì a celare il suo vero stato d'animo .

"L'anno scorso era tutto diverso!"

Mormorò all'improvviso.

"No. Per favore non voglio parlare dell'anno scorso. Colin è vivo ed anche se non è più quello di prima e non è più come un tempo ,recriminare sarebbe da ingrati!"

Scattò il biondo. Amy lo guardò e ingoiò a vuoto.

"Non credevo sarebbe stato così difficile!"


Il rischioso intervento per salvare la vita di Colin Hart ebbe luogo il primo giorno caldo di primavera. Per Andy Brown fu un successo. Pochi giorni più tardi due genitori disperati lo contattarono per chiedere alle sue mani di operare un nuovo miracolo.


Lo zio Brian era tornato a trovarli. In un primo tempo Ephram e Delia avevano pensato che l'uomo volesse concedersi una piccola vacanza dagli stress di New York ma quando il soggiorno era stato prolungato era parso ad entrambi chiaro lo scopo di quella visita. Briand ed Andy avrebbero lavorato insieme ad un caso impossibile.

Anche quel giorno quando tornarono a casa, Delia tutta eccitata per i nuovi giochi inventati con le amiche ed Ephram tutto scottato per i poco ortodossi consigli del signor Martin, trovarono i due neurochirurghi intenti a discutere attorno al tavolo della cucina, sul quale erano sparse lastre e cartelle mediche.

"Ehi voialtri avete finito di giocare al grande Houdini?"

Ephram distolse i medici dalle loro confabulazioni, mettendo in bella mostra la busta con la cena d'asporto che aveva acquistato prima di rientrare.

"Non abbiamo ancora fatto sparire niente. Ma che hai fatto alla faccia? Sembri un gambero!"

Andy studiò suo figlio.

"Un gambero ben cotto!"

Rise Delia rovistando nel cartoncino per lenire il suo languorino.

"Fila a togliere il costume bagnato tu. E tu...vieni con me, ti applicherò una pomata!"

"Grazie dell'offerta dottor Brown ma sopravviverò a questa ustione di primo grado. Un pò di crema solare basterà!"

Si sottrasse a quelle eccessive premure Ephram facendo ridere di gusto Brian.

"Sei diventato un padre premuroso. Allora vorresti emulare Benjamin Carson e separare queste due gemelline siamesi?"

Si riconcentrarono sul caso ora che i ragazzi si erano dileguati nel resto della casa.

"L'ho già fatto una volta a New York!"

"Si ma le bambine non erano premature."

Andy si alzò e cominciò a camminare per il perimetro della stanza.

"Sto passando le notti sveglio a pianificare questo intervento e giorni interi a studiare l'approccio migliore: ce la posso fare!"

Brian scosse la testa.

"Non sfidare la sorte, Andy. Sai bene quanta fortuna ti abbia assistito l'ultima volta in sala-operatoria..."

Si, non poteva negarlo. Bravura e fortuna erano stati una miscela ben amalgamata e indispensabile perchè parlassero ancora di lui come taumaturgo eppure sentiva quel miracolo come compiuto a metà.

"Tornerò in sala operatoria. E questo è tutto!"

Mise l'ultima parola per quel giorno.
 

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Capitolo 2
*** Corsa al college ***


Chiedete ad un genitore di parlarvi del proprio figlio e ve ne decanterà pregi e lodi. Ogni mamma e ogni papà sogna per il proprio pargolo un futuro pieno di gloria e di virtù e lo pianifica con entusiasmo. Non sempre, però, i figli diventano ciò che desideriamo...(Irv)

Il suono della campanella che decretava l'inizio dell'ora di storia non era mai sembrato tanto bello ad Ephram. Era il segnale che lo sottraeva a quel supplizio di brochure, gadget e stand allestiti nell'auditorium del liceo per tutta la prima settimana di scuola.

Rappresentanti delle varie università, infatti, sarebbero stati a disposizione degli studenti degli ultimi anni per fugare ogni dubbio e promuovere i vantaggi di iscriversi nei loro atenei.

In quella folle corsa al college i genitori sembravano i più impazienti ed esaltati e, di prima mattina, il povero ragazzo si era dovuto sorbire gli sproloqui del dottor Abbott che dapprima con enfasi, poi in tono cantilenante, non aveva fatto altro che ripetere che " la sua Amy sarebbe certamente stata accettata a Princeton dopo il diploma".

Ephram ed Andy, infatti, avevano incontrato Harold ed Amy in uno degli stand e avevano proseguito assieme quel tour di orientamento al futuro dei ragazzi.

"Praticamente papà ha deciso che sarei andata a Princeton quando ancora gattonavo!"

Amy si era rassegnata così ai discorsi pomposi del padre e, con suo grande orrore, Ephram si era accorto che anche il dottor Brown si era lasciato contagiare da quella nevrosi collettiva e se ne era tornato a casa ben munito di guide universitarie e opuscoli illustrati che, certamente, quella sera gli avrebbe chiesto di sfogliare insieme.

Proseguì verso l'aula di storia con un misto di sollievo e di preoccupazione per quella prospettiva certo di essere in anticipo rispetto agli altri compagni.

Qualcuno però si trovava già lì, seduto in uno dei banchi in fondo, arroccato vicino alla parete alla quale erano appoggiate le sue stampelle. Ephram e Colin si lanciarono un'occhiata sorpresa, quasi fossero stati presi alla sprovvista nel ritrovarsi uno difronte all'altro, quindi il giovane Brown raggiunse il suo banco senza dire niente.

Colin aveva deciso che fosse quello il momento più opportuno per il suo ritorno in scena silenzioso, quella prima ora in cui mezza scuola si trovava in auditorium perché era meglio sopportare gli sguardi diffidenti e pietosi solo di una classe piuttosto di tutti quelli che avrebbe incrociato per i corridoi.

Si lasciò guardare dai compagni, accolse i sorrisi timidi e le occhiate incerte che gli venivano riservate finché la signora Roland liquidò il tutto con un frettoloso:

"Ben tornato, Hart!"

Prima di iniziare la sua lezione, però, l'insegnante di storia aveva ancora qualcosa da dire ai suoi alunni.

"Un professore dell'università del Colorado mi ha lasciato dei test attitudinali e dei libretti di divulgazione sul loro ateneo: ora ne distribuirò uno ciascuno!"

Passò di banco in banco lasciando quel dono poco gradito ai ragazzi che borbottavano, li distribuì tutti ed ignorò bellamente Colin.

"Mi dispiace Colin ma erano in numero limitato."

"Non importa!"

Cercò di mantenere un contegno tranquillo lui.

"Beh tanto a te non sarebbe servito in ogni caso. Bene ragazzi aprite il libro a pagina sedici."

La signora Roland tornò alla cattedra ma Ephram non poté non soffermarsi sull'espressione indignata che campeggiava sul viso di Colin.

Al suono della campanella che annunciava la ricreazione indugiò un momento e poi, notando che erano rimasti solo in due, decise di avvicinarlo facendo finire gli opuscoli dell'università del Colorado su foglietti sui quali Colin aveva scarabocchiato pochi appunti.

"Che inutile sperpero di carta! Fossimo un po' meno spreconi riusciremo a salvare mezza foresta amazzonica!"

Colin aveva accolto diffidente e sospettoso quell'avvicinamento improvviso.

"Ephram!"

L'altro prese posto accanto a lui e cercò di studiare la visuale da ogni angolatura.

"Va bene ho sbagliato battuta. Va meglio se ti dico solo ciao?"

"Cosa vuoi?"

Chiese Colin premendo le mani sulla fronte. Ephram decise di essere cauto ma deciso.

"C'è qualcosa di sbagliato se voglio dirti solo ciao?"

"Per favore non fare il carino con me solo perché gli altri continuano a trattarmi come un mostro. E se è per l'incidente di poco fa con la signora Roland non avere pietà di me: ha ragione lei. Hanno ragione tutti: mi reggo in piedi con le stampelle e riesco a malapena a scarabocchiare geroglifici incomprensibili. Non so nemmeno perché mi trovi a scuola..."

Lo sfogo di Colin era uscito fuori spontaneo e accorato ma Ephram non si lasciò intenerire.

"So che c'è un mondo di differenza tra di noi e non voglio che sia solo Amy il motivo che ci unisce e ci divide allo stesso tempo. L'ultima volta non ci siamo lasciati troppo bene e abbiamo rischiato di lasciare un grosso punto interrogativo in sospeso sulla nostra amicizia, una cosa però voglio dirtela, Colin: cinque mesi fa tu mi hai insegnato cos'è il coraggio. Tu sei quello che è tornato due volte dal regno dei morti e non sarà certo un'insegnante ottusa a scoraggiarti!"

Colin prese un profondo respiro e poi sorrise.

"Grazie."

Ephram annuì e continuò a spostarsi sulla sedia.

"Potrei accaparrarmi questo posto per le prossime lezioni di storia. La visuale della lavagna è ottima e si hanno le spalle ben coperte..."

"Piuttosto si hanno gli occhi ben coperti. Potrai farti dei bei sonnellini ristoratori quaggiù durante le ore della Roland!"

Rispose a tono Colin sentendo di avere, finalmente, diciassette anni.

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Capitolo 3
*** Segreti e sorprese ***


Non preoccuparti del futuro. Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'espressione algebrica. I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente. Di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio. (Irv)

Sulla pista d'atletica del Country High School il gruppo delle cheerleader provava diverse coreografie approfittando dell'ora libera che seguiva al pranzo. Amy, Laynie ed Ephram, invece, avevano deciso di approfittare di quel tempo a disposizione per recuperare un po' di compiti.

I tre ragazzi, complice la bella giornata autunnale, avevano occupato un tavolino nel giardino della scuola e cercavano di concentrarsi sui libri.

"Parla del tuo più grande difetto. Ma che razza di temi dà da svolgere il signor Thomson?"

Sbuffò Amy sottolineando distrattamente un paragrafo dal suo testo di storia.

"Potremmo fare una bella ricerca su Google e scopiazzare una frase di qua, una di là. Quel vecchio rincitrullito non se ne accorgerà nemmeno!"

Le due ragazze risero all'idea di Ephram mentre Bright, sbucato chissà da dove, rischiò di rovesciare il suo vassoio con il pranzo addosso alla sorella, troppo preso a contemplare le cheerleader impegnate nella piramide.

"Stacy è lievitata durante l'estate!"

Osservò unendosi al gruppo e ignorando le proteste di Amy che cercava di ripulirsi.

"Non è una torta!"

Sottolineò Ephram ma Bright continuò le sue farneticazioni.

"Oh a tutte le ragazze Madre Natura dovrebbe fare simili regali per i loro compleanni!"

"Cosa? Una taglia in più di reggiseno? Comunque non è un generoso regalo di Madre Natura, Bright, ma del chirurgo plastico!"

Rise Laynie.

"Ah smettetela ragazzi: non ne posso più dei vostri discorsi osceni!"

Li bloccò Amy lanciando quindi un'occhiata indagatoria al fratello.

"Piuttosto dove sei stato fino ad ora? La pausa pranzo è finita circa mezz'ora fa!"

"Il nuovo consulente scolastico ce l'ha con me. Sono stato trattenuto da un piacevole confronto nel suo studio."

Raccontò Bright rimarcando su quel "piacevole".

"Di sicuro era molto più interessante guardare queste belle pollastrelle!"

Si riconcentrò sulle ragazze che sgambettavano nelle loro divise scosciate, avendo un occhio di riguardo per Stacy.

"Sei il solito. Comunque penso che sia così stupido rischiare la vita per un capriccio..."

Rifletté all'improvviso Amy trovando assurda la decisione della compagna di scuola di impiantarsi delle protesi sottoponendosi ad un'operazione inutile.

"Già. Inviterei Stacy o chi la pensa come lei a passare una giornata con mio fratello!"

Alla menzione di Laynie, Ephram si sentì in diritto di chiedere:

"Come sta Colin? Oggi non è venuto a scuola."

"Oggi è una delle sue giornate-no. Tuo padre dice che ce ne saranno ancora parecchie..."

Laynie fece spallucce e iniziò a raccogliere le sue cose nello zaino.

"Vi lascio ragazzi: la mia classe di chimica mi aspetta. Ah Amy: se il tuo computer è ancora rotto puoi usare quello di Colin per la tua ricerca. Passo da te questo pomeriggio così te lo porto. Forza, forza Miners!"

Amy ringraziò l'amica mentre Bright ed Ephram non le lesinarono uno sguardo allibito per quell'incitazione finale che voleva fare il verso alle cheerleader.


*** ***

Tornato a casa, Ephram trovò una modifica nell'arredamento: un bellissimo e costosissimo pianoforte a coda troneggiava in mezzo al soggiorno mentre il dottor Brown si fregava le mani per quel suo ultimo acquisto.

"Non sapevo che da queste parti Natale arrivasse in anticipo di due mesi!"

Lo stuzzicò Ephram.

"Spiritoso. Non è un regalo, è uno strumento: uno strumento con il quale ti eserciterai per il tuo futuro!"

Il ragazzo si avvicinò sospettoso.

"Devo ricordarti che il tuo ultimo tentativo di riavvicinarmi al piano è stato un fallimento?"

"Nessun insegnante privato questa volta. Voglio solo che tu arrivi preparato per le audizioni alla Julliard. Vuoi ancora andarci, no?"

"Certo, ma tra due anni!"

Ephram prese posto e iniziò a strimpellare sui tasti.

"Dov'è lo zio Brian? Ha captato la tua indole pazzoide e se ne è scappato di nuovo a New York?"

Andy rise.

"No il giovanotto ha solo preso una piccola pausa. Tornerà domani: sai dobbiamo arrivare determinati in sala operatoria!"

Il ragazzo smise di suonare e chiese serio.

"L'intervento delle gemelline è tra un paio di giorni , giusto? Sei nervoso?"

Andy si sedette sul divano, arrotolando le maniche della camicia.

"Ho sempre un po' di fifa quando devo affrontare questi interventi impossibili!"

"C'è una cosa che non mi torna: una volta amavi il tuo lavoro e non ti interessavi molto del risultato. Ti bastava tentare ma ora, dopo tutta la storia con Colin, sembri aver perso un po' della tua sprezzante spavalderia, papà!"

"Sono solo più umano, Ephram!"

Lui pigiò un tasto a caso, poi continuò:

"Mi sono sempre chiesto perché Colin sia venuto a cercarti la sera prima del suo intervento!"

"Segreto professionale. Posso solo dirti che quel ragazzo era sicuro di non farcela e, onestamente, lo credevo anche io!"


** **

Laynie era stata di parola e, ora, Amy si trovava a smanettare sul computer di Colin. Non aveva troppa voglia di studiare, però, così prese a curiosare nella cartella in cui il suo fidanzato aveva salvato delle foto. Poi un file attirò la sua attenzione: era indirizzato al Dottor Brown.

Curiosa lo aprì e iniziò a leggere. Lo lesse una volta, due, poi tre e ancora una decina prima di realizzare quanto significassero quelle parole.

Furibonda afferrò il portatile e corse a casa degli Hart.

"Credevi che non lo avrei mai scoperto?"

Colin, che stava riposando sul divano, accolse con sorpresa quella sfuriata.

"Cosa?"

"Il tuo testamento biologico. La tua richiesta di non essere risvegliato se...Oddio non voglio nemmeno pensarci!"

Colin si tirò su e si mise a sedere dritto. Aveva un'espressione dolorosa e ferita dipinta sul viso.

"Non dovevi intrometterti Amy. Era una cosa personale, una decisione soltanto mia!"

"Come fai a chiedermi di non intromettermi quando ci sono dentro fino al collo? Mi avevi promesso che avresti fatto di tutto per tornare e, nelle stesse ore, scrivevi questa lettera al dottor Brown. Perché non me ne hai parlato?"

Era scoppiata a piangere ma Colin era troppo stanco per giustificarsi con lei.

"Cosa avrei dovuto dirti, Amy? Mi dispiace ma non voglio essere attaccato di nuovo alle macchine? Non voglio che mi facciano soffrire giusto per allungare la mia vita di qualche mese? Non avresti capito!"

"Invece barare con me è stato un gesto più nobile. Bravo Colin."

"Mi dispiace, non posso dirti altro. E se aspetti che io mi penta per quella decisione non lo farò: avrei preferito morire piuttosto che finire di nuovo in coma o diventare un invalido a vita."

L'argomento era delicatissimo ma la rabbia impediva ad Amy di pensare con raziocinio.

"Io non posso perdonarti. Non posso."

Colin non cercò di trattenerla e lasciò che andasse via in lacrime. Presto si sarebbe calmata.


** ** **

La frase iniziale è di Mary Schmich.

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Capitolo 4
*** Fratelli e amici ***


Si dice che un fratello o una sorella siano i primi, migliori, amici nella vita di una persona. Sono loro che ridono di noi e con noi; che, tenendoci per mano, vengono con noi alla scoperta di quella meraviglia che è il mondo. Un fratello vorrebbe sempre tenerci stretti nella sua morsa d'affetto per proteggerci, per impedirci di farci del male ma non è un eroe e si accontenta di portarci sempre nel suo cuore. (Irv)

" Ti rendi conto che è il primo evento sociale di una certo livello a cui Wendell abbia deciso di aderire in vita sua!? No, è fuori discussione che mi porti dietro anche Delia!"

Ephram seguiva il padre da una stanza all'altra cercando di avere l'approvazione per partecipare al "mercatino dei manga" che si sarebbe tenuto nella libreria di Everwood l'indomani. Andy continuava tranquillamente l'andirivieni preparando le sue cose: il giorno dopo sarebbe tornato in sala operatoria per cercare di compiere il miracolo sulle gemelline siamesi.

"Nina non può badare alla piccola per tutte quelle ore, ha il turno al Mama Joy's. Comunque non ti chiedo nessun sacrificio, Ephram...ho già provveduto e non lascerò tua sorella da sola!"

Il ragazzo sentiva puzza di bruciato e un sesto senso gli faceva sospettare che ci fossero guai in vista. Seguì ancora il padre ma si fermò sulle scale quando una scenetta insolita che si stava consumando in soggiorno attirò la sua attenzione e tutto il suo scetticismo.

Delia era intenta a fare i compiti mentre una ragazza bionda e civettuola l'aiutava e le correggeva gli errori.

"Cos'è quella?"

Chiese inqueto al padre.

"Una ragazza!"

Rispose serafico il dottor Brown.

"Ah pensavo fosse lo zio Brian tornato con delle mutazioni genetiche. Lo vedo che è una ragazza...che ci fa seduta al nostro tavolo da pranzo?"

"Accudisce Delia: è la sua nuova babysitter!"

"E dove l'hai trovata sulle pagine gialle? No, no, no...è fuori discussione che quella resti qui!"

Senza pensare, Ephram scese i gradini a due a due e piombò nella stanza.

"Ciao io sono Madison!"

La ragazza si era alzata e gli aveva allungato la mano. Ephram gliela prese con poca grazia e la trascinò verso la porta.

"Beh Madison deve esserci un errore. Nessuno ti vuole qui!"

La mise alla porta tra lo sconcerto della giovane e del dottor Brown e l'indignazione della bambina.

"Ephram Brown ma ti ha dato di volta il cervello? Si trattano così i miei amici?"

Strillò Delia anticipando la sgridata che, certamente, Andy non avrebbe risparmiato al fratello.

"Non è tua amica, la conosci appena!"

"Mi piace e adesso è mia amica. Ora la faccio rientrare prima che congeli là fuori e tu le chiederai scusa!"

Ordinò Delia mentre il dottor Brown se la rideva sotto i baffi per come quella bimbetta riuscisse a mettere tutti in riga.

Alla fine si ritrovò faccia a faccia con Madison che non sembrava affatto risentita per l'accoglienza ricevuta.

"Senti mi dispiace per la sfuriata di poco fa!"

"Oh non è niente. Ci tieni alla tua sorellina, si vede. Comunque se hai bisogno di una mano con le equazioni o la geometria chiedi pure..."

Lo stava trattando al pari di Delia. Oh no va bene averla in casa ma che si mettesse a fare anche la babysitter a lui non esisteva!

"Ephram, mi chiamo Ephram e sono un genio in matematica!"

Sentenziò mentre il dottor Brown si lasciò sfuggire una risata a quella bugia.


** **

"Tu lo sapevi?"

Amy si rivolse a Laynie che se ne stava alla scrivania dell'amica a sfogliare una rivista. Sapendo a cosa alludesse, chiuse il giornale e fece spallucce.

"L'ho scoperto solo quando sono tornata a casa. Sono stata tagliata fuori dalla vita di mio fratello praticamente dall'anno scorso e non avrei certamente avuto voce in capitolo pur essendo a casa!"

Amy poteva percepire il sottile velo di recriminazione e di rimpianto che ombreggiava la voce di Laynie.

"Mi dispiace di non averti avvisato. Di non averti fatto sapere che stava peggiorando...Tu avevi diritto più di qualsiasi altro ad essere lì il giorno della sua operazione!"

Laynie sorrise e scosse la testa.

"Non riuscivo a sopportare l'idea che ciascuno di voi avesse avuto un addio da lui, un ricordo speciale di quello che poteva essere il suo ultimo giorno e io non avessi niente. Ma, ancor di più, non avrei sopportato di essere lì nel caso...le cose fossero andate diversamente!"

Amy sbuffò scacciando quelle terribili sensazioni che aveva dovuto gestire in quella lunga attesa e si sdraiò, pancia in giù, sul letto.

"Certo che abbiamo un adolescenza proprio spensierata io e te, eh?"

Cercò di ironizzare. Anche Laynie cercò di riprendersi dalla tristezza.

"Possiamo ancora recuperare e vivere come due sconsiderate ragazzine di quindici anni! Ad esempio domani sera c'è una festa delle matricole dell'università e..."

"Laynie abbiamo solo quindici anni lo hai detto anche tu! Figurati se ci lasciano entrare!"

L'amica si alzò e le si avvicinò sventolando due biglietti da invito.

"Guarda che quei ragazzi fanno queste feste proprio per invitare belle fanciulle come noi!"

Amy sembrò titubante.

"E i tuoi ti lasciano andare?"

"Ai miei non è importato niente di me per tutto il tempo che sono stata alla Saint Margaret, non se ne accorgeranno nemmeno se farò tardi per una sera. L'unico a cui devo stare attenta è Colin!"

"Che centra tuo fratello?"

Indagò Amy sebbene fosse ancora arrabbiata con lui e non avesse tanta voglia di tirarlo in ballo.

"Lui è diventato molto protettivo con me, ultimamente. Sai è come se si sentisse in colpa per tutto quello che ho passato per colpa sua e voglia, in un certo modo, recuperare il tempo che era in coma. È dolce con me, un vero fratello maggiore!"

Suo malgrado Amy si ritrovò a sorridere della delicatezza con cui Colin era in grado di stare accanto a chi volesse bene.

"Ecco degli aggettivi che non userò mai per parlare di Bright!"

Alla fine scoppiarono a ridere e presero a progettare il modo migliore per prepararsi alla festa eludendo il controllo di genitori e fratelli.

"Domani ti faccio conoscere Bobby: è un ragazzo davvero simpatico!"

Disse Laynie ed Amy iniziò a pensare che forse anche lei si sarebbe potuta divertire per una volta.


** ** **

Bright si sentiva un fallimento: i suoi voti scolastici facevano schifo, era stato messo fuori squadra dall'allenatore di basket finché non avesse migliorato la sua media scolastica e, dulcis in fundo, suo padre gli aveva detto, senza mezzi termini, che era "troppo stupido" per sperare di essere qualcuno senza un pallone per le mani.

Aveva bisogno di sfogarsi e, senza pensarci, si ritrovò a casa degli Hart.

Sharon lo fece accomodare e gli offrì un pezzetto di dolce nell'attesa di Colin che si stava cambiando. Dopo i soliti convenevoli la mamma di Colin lo lasciò ad aspettare da solo: c'era una riunione della parrocchia quella sera e la donna e il marito ne erano diventati assidui frequentatori.

"Il reverendo Keys è diventato il migliore amico di mio padre e di mia madre dopo che Gesù mi ha risparmiato!"

Scherzò Colin arrancando verso l'amico sostenendosi alle sue stampelle. Si accorse che Bright aveva pianto.

"Stai bene?"

Chiese immediatamente, prendendo posto sul divano difronte al biondo.

"Papà ha ragione: sono uno stupido. Vedi? Sono così stupido da venire a raccontarti i miei guai mentre tu hai i tuoi!"

"Ehi anche con un paio di stampelle in mezzo, sono sempre il tuo migliore amico! Allora che succede?"

Bright gli raccontò tutto. Della borsa di studio che non avrebbe avuto.

Della Notre Dame alla quale non sarebbe andato.

Delle partite che non avrebbe giocato.

"La mia vita sta andando a rotoli!"

Concluse sentendosi, in verità, meglio dopo quel lungo sfogo.

"Benvenuto nel club. Comunque sono certo che niente è irrecuperabile: potresti studiare un po' di più quest'anno e vedrai che i risultati arriveranno."

Bright guardò con attenzione l'amico scoprendo in lui una saggezza che non aveva mai notato. Si accorse che anche Colin aveva un'espressione triste.

"Neanche tu hai una bella cera! Inoltre mia sorella se ne sta chiusa in camera sua con Laynie quando ha passato l'intera estate appiccicata a te!"

Colin decise di accennare soltanto quello che era successo.

"Ho combinato un mezzo casino con Amy e probabilmente mi toglierà la parola finché i dinosauri non rifaranno la loro comparsa sulla terra!"

"Peccato che i dinosauri siano ormai estinti e non credo torneranno!"

Colin fece spallucce.

"Significa che la mia immaginazione funziona ancora!"

"Vuoi dirmi cosa ti ha fatto quella rompiscatole?"

Colin scosse la testa: non poteva sopportare di essere biasimato anche da Bright. Il biondo sospirò.

"Siamo due migliori amici idioti!"

"E senza cervello!"

Aggiunse Colin e poi scoppiarono in una fragorosa risata per l'assurdità della sua battuta.

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Capitolo 5
*** Custode di mia sorella ***


Carpe diem. Quante volte, prima di gettarci in imprese eroiche, folli o avventate ci proponiamo di "cogliere l'attimo". Non è l'attimo in sé a spaventarci ma l'attesa, l'attesa subdola capace di trasformare in eternità anche le ore. (Irv)

Ephram si era svegliato praticamente all'alba quella mattina: voleva fare un in bocca al lupo al padre e allo zio Brian prima che i due andassero all'ospedale di Denver per tentare il miracolo sulle gemelline siamesi, inoltre, aveva un regalo speciale per il Dottor Brown.

Gli aveva masterizzato un cd, proprio come faceva Julia prima che il marito andasse in sala operatoria a New York, proprio come aveva fatto lui prima che il padre facesse la prima operazione a Colin.

Tra uno sbadiglio e l'altro raggiunse il suo armadietto per cambiare i libri: l'idea di appisolarsi nell'ora della Roland, come gli aveva suggerito Colin, gli sembrava improvvisamente allettante.

"Ehi E, come ti butta?"

Non si fidava del tono amichevole con cui Bright lo aveva avvicinato.

"C'è stato un allineamento dei pianeti o stamattina il mondo gira al contrario perché il grande Brighton Abbott rivolga la parola allo sfigato di New York?"

Chiese, infatti, sarcastico.

"Ah piantala Chopin! Ho bisogno di un favore: devi tenere d'occhio mia sorella!"

Buttò tutto fuori l'altro ragazzo, sistemandosi una spallina dello zaino.

"Scordatelo!"

"Che ti costa? Tanto tu le gironzoli attorno comunque e poi non siete amici?"

Cercò di convincerlo Bright incamminandosi con lui nel corridoio della scuola.

"Hai una vaga idea della definizione di amicizia, Bright? Non sono il cane da guardia di tua sorella. Chiedilo a Colin di farti rapporto su Amy!"

Il biondo però non era intenzionato a demordere.

"Senti, Amy dà un po' di matto da quando ha mollato Colin e ho paura che faccia qualcosa di estremamente stupido!"

Il giovane Brown si fermò sorpreso.

"Si sono lasciati? E perché?"

Bright fece spallucce.

"Non me lo vogliono dire. Quei due sono più misteriosi del sacro Graal. Comunque pensa a quello che ti ho detto..."


Ephram ci mise meno di un secondo a vacillare e a farsi convincere, maledicendo la sua coscienza o, piuttosto, la forza persuasiva di Bright. Appena il quasi nuovo amico si allontanò, notò Amy e Laynie a ridacchiare addossate ad una parete.

"Allora ci vediamo dopo scuola a casa mia così facciamo un po' di allenamento!"

Stava dicendo Laynie.

"Non so se sia una buona idea..."

Temporeggiava Amy.

"Rilassati. Colin non ci sarà: va in negozio dai miei. Mamma vuole tenerlo sempre sotto controllo!"

Rise la sbarazzina Hart. Ephram si annunciò con un lieve colpo di tosse.

"Buongiorno belle fanciulle. Mi chiedevo se, dopo la scuola, voleste venire a prendere un gelato con me!"

Le due ragazze lo guardarono sospettose.

"Così facciamo un ménage à trois?"

Lo schernì Laynie che non aveva ancora mandato giù la fine della loro storia.

"Ci dispiace Ephram ma siamo già impegnate. Questa sera andiamo ad una festa e prima saremo a casa di Laynie!"

Spiattellò Amy ricevendo un pestone dall'amica che voleva i loro piani restassero segreti.

"Una festa? Posso imbucarmi anche io?"

Laynie alzò gli occhi al cielo e sospirò: se non potevano sbarazzarsi di Ephram tanto valeva averlo dalla loro parte.

"Guai a te se farai il guastafeste!"


Tenere nascosti i piani delle ragazze a Colin che, improvvisamente era diventato il suo vicino di banco, per tutte le ore di lezione si rivelò davvero arduo per Ephram perciò fu sollevato quando la campanella gli rese grazia.

All'uscita da scuola raggiunse Laynie ed Amy intenzionato a non perderle di vista per un secondo.

"Allora ragazze dove state andando?"

Le due parvero contrariate dalla presenza dell'intruso.

"Ephram la festa è alle nove di questa sera. Noi andiamo a preparaci a casa di Laynie, sai provare vestiti, acconciarci i capelli...Ti annoieresti con noi!"

Cercò di levarselo dai piedi Amy.

"Oh ma io adoro i vestiti. Sono un guru della moda: saprò darvi ottimi consigli!"

Insistette Ephram ritrovandosi così nel soggiorno degli Hart. C'erano solo loro tre in casa.

Laynie si avvicinò allo stipetto degli alcolici e, con sorpresa di Ephram, recuperò dei bicchieri di plastica e una bottiglia di vodka.

"Credevo foste diventati tutti astemi in famiglia dopo quello che è successo a Colin!"

Non poté esimersi dall'osservare. Le due ragazze lo guardarono torve poi Laynie continuò a misurare tranquillamente il liquore nei bicchieri.

"Mio padre tiene questo mobile ben chiuso ma io so dove nasconde la chiave. Se mi becca questa volta mi spedisce in riformatorio altro che in collegio!"

"Non lo saprà nessuno. A meno che qualcuno non faccia la spia!"

Si intromise Amy.

"Sarò una tomba!"

"Potresti essere meno lugubre?"

Mentre Ephram e Laynie si scambiavano quelle battute, Amy guardava perplessa l'intruglio che avrebbe dovuto mandare giù per sentirsi più grande.

"Coraggio Amy bevi tutto d'un sorso!"

La incitò l'amica mentre Ephram scuoteva la testa.

"È disgustoso!"

Protestò Amy tossicchiando e raggrinzendo.

"Posso unirmi anche io?"

I tre sobbalzarono perché nessuno di loro si era accorto di Colin giunto di soppiatto alle loro spalle e che ora rivolgeva un'occhiata di rimprovero alla sorella.

"Che diavolo ci fai tu qui?"

Balzò Amy che era sicura di non incontrarlo.

" Ci abito. Dio Laynie, papà andrà su tutte le furie!"

La ragazza si alzò come se non avesse niente da nascondere, si avvicinò al lavello e vi svuotò la restante bottiglia.

"Stavo facendo solo un po' di pulizia, Colin. Loro due mi stavano dando una mano!"

Ovviamente Colin non si bevve quella giustificazione. Amy, tutt'altro intenzionata a chiarirsi con il fidanzato, afferrò la sua borsa pronta a defilarsi.

"Meglio che vada. Ci vediamo stasera, Laynie!"

Ephram fece per seguirla ma Colin lo bloccò.

"Aspetta un momento: io e te dobbiamo parlare!"

Ephram sospirò e seguì l'altro ragazzo in cucina. Colin si sedette mentre lui restò in piedi, inqueto e timoroso di tradirsi.

"Siediti!"

Gli disse infine Colin ed eseguì impacciato.

"Hai saputo che i Nuggets vogliono vendere Carmelo Anthony?"

Buttò lì la prima fesseria, tra l'altro falsa, che gli passò per la testa. Non riuscì a placare i sospetti di Colin.

"Cosa stanno confabulando quelle due?"

Gli chiese infatti senza mezzi termini.

"Oh niente di che. Non preoccuparti: Bright e io le terremo d'occhio!"

Ma anziché rassicurato Colin parve ancor di più irritato.

"Sono stanco che mi venga nascosta la verità. Ora tu mi dici cosa sta succedendo!"

*** *** Ringrazio tantissimo D'Alessiana, la mia "recensitrice malefica" :) Corro a leggere il tuo aggiornamento, cara!

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Capitolo 6
*** Verità svelate ***


La fiducia è un mistero, nessuno la sa spiegare. Forse è quel misto di sicurezza, ottimismo e affinità che ci fa sentire bene quando siamo insieme ad un amico. Quell'amico che, crediamo, per noi sia un libro aperto ma, a volte, sono proprio le persone di cui più ci si fida a regalarci amare sorprese. (Irv)

Il fatto che suo padre sarebbe rimasto in una sala operatoria di Denver per buona parte della notte fu un motivo di preoccupazione in meno per Ephram: avrebbe evitato scenate e punizioni per quella serata non propriamente nelle sue corde.

Si rese conto, tuttavia, di non poter gestire da solo la notte di follie che Amy e Laynie avevano progettato così si ritrovò a bussare a casa degli Abbott, sperando che non fosse né il brontolone Harold, né la dolce Rose ad aprire.

Fu un Bright, tirato a lucido, a presentarsi alla porta.

"Brown tempismo perfetto!"

Recriminò dandosi una sistemata ai capelli per poi rimirarsi nello specchio a muro dell'andito.

"Ho un appuntamento con Gemma, quindi se devi dirmi qualcosa..."

Lo esortò a sbrigarsi e a levarsi dai piedi.

"Gemma aspetterà. Mi hai sguinzagliato come cane da guardia di tua sorella? Bene! Ti farà piacere sapere che Amy e Laynie stasera vanno ad una festa di matricole!"

Spiattellò Ephram sapendo che Bright aveva molti più assi nella manica di lui per sbrogliare quella situazione.

"Accidenti! L'unico motivo per cui quelli dell'università invitano le ragazzine del liceo a queste feste è per divertirsi un po'! Non permetterò a mia sorella di starsene lì conciata come una donna di strada! Vieni...Andiamo a riprenderle!"

Afferrò la giacca, ringraziando il caso perché quella sera i suoi erano a cena da Edna e incitò Ephram a seguirlo sul suo minivan.

"Devo dirti un'altra cosa..."

Continuò Ephram prima che l'altro mettesse in moto, ormai tanto valeva vuotare il sacco completamente e raccontargli di come Colin lo avesse messo sotto torchio riuscendo a farsi dire più di mezza verità.

Non fece in tempo ad aggiungere altro che un picchiettare impaziente sul vetro del guidatore attirò la loro attenzione: Bright si voltò per trovarsi faccia a faccia con Colin.

"Ti avevo detto di non dirgli niente!"

Rivolse quel rapido rimprovero ad Ephram.

"Senti non è colpa mia se oltre ad essere il tuo migliore amico è anche tuo vicino di casa...E poi sa essere molto persuasivo!"

Rassegnato, Bright tirò giù il finestrino.

"Vengo con voi!"

Annunciò senza mezzi termini Colin.


** ** **

Alla festa della confraternita Laynie non si stava divertendo quanto aveva immaginato: se ne rimaneva a spiluccare dal buffet mantenendosi cauta verso ogni ragazzo che l'avvicinava, gettando un occhio vigile su Amy che, invece, era irriconoscibile e flirtava con chiunque le capitasse a tiro.

Era già mezza sbronza e l'amica aveva giurato a sé stessa di portarla via da lì qualora l'avesse vista bere ancora o qualcuno l'avesse importunata.

Bright però fu più tempestivo dei pensieri di Laynie. Scorta la sorella, infatti, le si avvicinò e le strappò il bicchiere di mano; quindi l'afferrò per il braccio senza troppi complimenti.

"Ti sei divertita abbastanza per stasera. Andiamo a casa prima che papà venga a sapere dove ti ho trovata!"

Ma Amy, caparbiamente, puntò i piedi per nulla disposta a prendere ordini da lui o a dimostrarsi docile e arrendevole.

"Che diavolo ci fai tu qui? Non ti ha invitato nessuno...Sparisci!"

E, per provocarlo, riprese il suo bicchiere di vodka trangugiandone un sorso.

La scena attirò l'attenzione di uno dei ragazzi promotori della festa.

"Ci sono problemi qui, signorina?"

Amy stava per cogliere la palla al balzo e far buttare fuori suo fratello da quell'energumeno quando intervenne Ephram.

"L'unico problema qui è che la signorina non ha nemmeno sedici anni!"

Lo sconosciuto si allontanò per evitare rogne mentre l'ira di Amy cresceva a dismisura.

"Ah ti sei portato dietro i rinforzi a quanto vedo! Non sono Delia...Non ho bisogno della babysitter!"

"Delia sarebbe meno infantile di te!"

Intanto Amy cercava con gli occhi Laynie per avere qualcuno dalla sua parte. Quando la scorse notò Colin che stava facendo una ramanzina alla sorella.

"Perfetto! La polizia di Everwood è al completo!"

Disse imbufalita avvicinando i fratelli Hart. Bright ed Ephram la seguirono.

"Senti lo so che ce l'hai ancora con me per quella storia ma non me ne starò qui a guardarti mentre ti comporti come una stupida!"

Cercò di calmarla Colin.

"Quella storia? Non era una storia qualsiasi, Colin...Era la nostra storia e tu eri pronto a calpestarla e a distruggerla. Sai che ti dico? Mi sono stancata di trepidare per te. Questa sera mi divertirò e berrò quanto mi pare e piace. Almeno dopo non guiderò ubriaca!"

Aveva esagerato, se ne rendeva benissimo conto, ma voleva ferirlo proprio quanto si era sentita tradita lei.

"Cosa vorresti insinuare?"

Intervenne Bright sentendosi chiamato in causa.

"Lo sai benissimo cosa voglio dire. Non ci troveremmo in questa situazione se quelle sera..."

"Tu credi di avere la coscienza pulita invece? Sono stati i tuoi silenzi che hanno quasi ammazzato Colin!"

Le accuse gratuite che i due fratelli si lanciavano facevano rabbia soprattutto a Colin che, ora, aveva le lacrime agli occhi.

"Smettetela! Non è stata colpa di nessuno: è capitato e non voglio mai più sentire delle parole tanto tremende! Io non avevo molta scelta Amy ma tu si: vuoi davvero continuare così, rischiare di ucciderti?"

Quell'appello sembrò scalfire la rabbia di Amy ma il suo pentimento durò soltanto un secondo.

"Per favore! Sei l'ultima persona che può farmi la morale! Solo tu puoi decidere della tua vita? Solo tu puoi decidere quando e come morire? Non hai l'esclusiva."

Non capiva e forse non avrebbe mai capito.

"Sei ingiusta e crudele!"

Colin ormai stentava a credere che questa Amy piena di risentimento fosse la stessa ragazza risoluta che aveva fatto di tutto per salvarlo.

"Di cosa sta parlando?"

Fu inevitabile per Bright chiedere chiarimenti su quel parlare così criptico.

Colin scosse la testa sperando che Amy se ne stesse zitta ma lei era determinata a proseguire l'opera di distruzione e di denigrazione.

"Il tuo amico...Il tuo migliore amico, nonché mio fidanzato, ci ha ingannati! Ci ha riempiti di tante belle parole ed esempi ma...Era disposto a morire. Aveva scritto una lettera di non risveglio!"

In quell'istante Colin non sapeva se sarebbe stato più liberatorio sprofondare sotto terra o tirare una delle sue stampelle ad Amy. Si limitò a farsi piccolo, piccolo, appoggiandosi alla parete ed evitando, finché fu possibile, di incrociare lo sguardo sconvolto di Bright.

"Dice la verità?"

Alla fine per Bright fu inevitabile cercare una conferma.

"Sì!"

Per qualche secondo nessuno dei tre riuscì a muoversi: Amy finalmente sopraffatta dai suoi sensi di colpa, Colin dalla vergogna della sua verità svelata, Bright in preda a sentimenti contrastanti.

"Andiamo Amy. Ti porto a casa!"

Decise, infine, che gli serviva più tempo per realizzare quella rivelazione.

"Bright, Bright aspetta un momento!"

Cercò di spiegarsi Colin.

"Non ora. Ora devo pensare a mia sorella!"

Disse sfuggente, trascinandosi dietro la ragazza mentre Laynie ed Ephram rimasero in mezzo alla stanza a fissare Colin senza dire una parola.

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Capitolo 7
*** Difficoltà ***


Molti ti saranno amici finché sarai felice, ma quando verrà il brutto tempo resterai solo. (Irv)

Il dottor Abbott fece il suo ingresso al "Mama Joy's" con un trionfante sorriso stampato in faccia e si avvicinò al bancone dove, al solito sgabello, il dottor Brown stava consumando il suo caffè fumante.

"La ringrazio di aver lasciato libero il mio parcheggio stamattina...Genio del male!"

Esultò.

"Un piccolo gesto d'affetto per un amico!"

Rispose pacato Andy rispolverando un sorriso tirato che mancava sul suo viso da oltre una settimana. Da quando aveva fallito l'intervento sulle gemelline siamesi.

"Non mi prenda in giro dottor Brown!"

Harold non si fece abbindolare e l'altro cedette.

"Va bene Harold, devi ringraziare Ephram e i suoi primi, catastrofici, tentativi di guida se la mia macchina è dal meccanico!"

"Benvenuto nel mondo dei genitori!"

Rispose complice il dottor Abbott prima di chiamare Nina per ordinare la sua colazione. L'espressione avvilita del dottor Brown e il chiacchiericcio all'interno del locale non passarono inosservati ad Harold.

"Non hai colpe per quelle sventurate bambine, Andy. Lo sai di aver fatto il possibile per loro. Lo sappiamo tutti!"

Cercò di risollevarlo un po' ma Andy era ancora oppresso dai sensi di colpa.

"Grazie Harold, apprezzo il tuo sostegno! Bene ora è meglio che vada: i miei pazienti mi aspettano. La saluto dottor Abbott!"

Si sforzò di sorridere di nuovo e si congedò.

**** ** **

Nella sala d'aspetto dell'ex stazione ferroviaria a tener banco tra i pazienti del dottor Brown era l'imminente matrimonio del reverendo Keys.

"Stiamo organizzando un addio al celibato per John al Mama Joy's"

Disse un amico del reverendo.

"Devi essere dei nostri, Jim!"

Il signor Hart, che si trovava lì assieme al figlio, piuttosto che alle chiacchiere era più interessato a Colin: lo preoccupava l'atteggiamento scontroso e il fatto che il ragazzo fosse di poche parole negli ultimi giorni e temeva si sentisse poco bene.

"Porta anche Colin con te. Passeremo una bella serata senza donne tra i piedi!"

Aggiunse un altro facendo scoppiare a ridere tutti gli uomini presenti mentre Edna li guardava contrariata.

"Ehi sergente darai il permesso ad Irv di essere dei nostri?"

Si rivolsero quindi a lei, un po' divertiti, un po' per provocarli perché era opinione diffusa in tutta Everwood che "a portare i pantaloni in casa Harper fosse proprio la signora".

"Ci penserò su!"

Disse l'infermiera, quindi aggiornò i datari e annunciò la prossima visita.

"Vieni Colin, il dottor Brown ti aspetta!"

Il ragazzo prese il giubbino e si accomodò assieme al padre.

Il dottor Brown aveva programmato un esame del fondo dell'occhio per quella mattina, così dopo aver eseguito la fondoscopia rivolse alcune domande al suo paziente.

"Hai mal di testa?"

"Qualche volta!"

Rispose Colin al quale non piaceva per nulla stare lì.

"Com'è il tuo umore?"

"Sarò certamente più contento quando riuscirò a muovermi di nuovo senza queste!"

Disse frustrato additando le sue stampelle.

"Colin devi avere pazienza. Purtroppo non posso dirti ancora quanto le tue abilità motorie siano compromesse e quanto tempo ci vorrà perché tu le recuperi. Continueremo con la fisioterapia e tra un paio di giorni tornerai a Denver per ripetere i test!"

Annunciò il dottor Brown scrivendo sul ricettario.

"Ricominciano i viaggi di piacere in ospedale!"

Colin accolse sarcastico la notizia.

"Pazienza, ricorda! Vorrei parlare un minuto con tuo padre!"

Il ragazzo si mise in piedi.

"Va bene. Io aspetto in auto!"

*** ** **

Ephram Brown era giunto al limite di sopportazione e non avrebbe resistito un minuto in più nella stessa stanza con Madison.

Quel pomeriggio avevano avuto l'ennesimo diverbio sul quale fosse il metodo di educazione più giusto da adottare con Delia.

"Gliele dai sempre tutte vinte!"

Ephram aveva accusato la ragazza di essere troppo permissiva con sua sorella.

"Povero piccolo. Vuoi anche tu il permesso per andare a giocare con i soldatini?"

Aveva risposto a tono Madison. Non resisteva più a farsi trattare come un bamboccio da quell'antipatica così aveva infilato i suoi libri nello zaino e aveva deciso di andare a studiare altrove.

Si era detto che andare a cercare giustizia da suo padre fosse una buona idea ma aveva trovato la sala piena di pazienti così si era rassegnato ad aspettare fuori. Si era seduto sul marciapiede e aveva tirato fuori i libri.

"Lettura all'aria aperta? Deve essere un'ottima tecnica di studio. O sei qui per fare il conteggio del pazienti di tuo padre e di quelli del dottor Abbott?"

Colin aveva riconosciuto il compagno di scuola e si era avvicinato. Anche ad Ephram faceva piacere avere qualcuno con cui scambiare due parole nell'attesa.

"Preferisco fingere di essere uno studente diligente piuttosto che rischiare di diventare il protagonista di: non dire a papà che la babysitter è morta!"

Colin inarcò un sopracciglio e si sedette di fianco a lui, non aveva capito molto di quella storia e su chi Ephram avesse manie omicide.

"Io e la babysitter di mia sorella non andiamo molto d'accordo!"

Spiegò quindi Ephram.

"E tu come mai da queste parti?"

"Tuo padre mi ha appena sottoposto a uno dei suoi terrificanti esami!"

Colin si sforzò di accompagnare con un sorriso quella battuta.

"Come stai?"

Aggiunse Ephram prendendo a sottolineare a casaccio il suo libro di testo.

"Così!"

"Dopo quella sera...Amy si è comportata come una folle. Non doveva dirti quelle cose, non davanti a tutti!"

Colin si strinse nelle spalle e scosse la testa triste.

"Probabilmente le pensa per davvero. Mi biasima. Lei mi biasima, Bright mi biasima, tutti mi biasimano!"

"Io no. Io ti ammiro. Ci vuole fegato a decidere una cosa di quelle!"

Colin fu colpito da quell'appoggio inaspettato.

"Grazie!"

Ephram gli allungò una penna e un foglio bianco.

"Ti andrebbe di studiare con me? Possiamo iniziare il tema..."

"Quello sui nostri difetti? Posso scrivere che la mia vita fa schifo?"

Scherzò Colin iniziando a fare uno scarabocchio.

"Non rubarmi le idee!"

"Sei sicuro di voler studiare? Magari possiamo parlare della babysitter!"

Ephram lo guardò di storto: di quella non aveva proprio nulla di carino da dire.

"Iniziamo il tema!"

Propose deciso strappando una vera risata al suo nuovo amico.

** **

* Ringrazio quanti leggono e un grazie speciale a D'Alessiana!

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Capitolo 8
*** Avvicinarsi ***


Le persone che incontreremo nella nostra vita sono pilastri di un unico ponte. Un ponte che congiunge il vecchio al nuovo che ci aspetta. (Irv)

"E!"

Ephram, che camminava verso i parcheggi di scuola per recuperare la sua bici, esitò un momento prima di convincersi di aver solo immaginato di essere chiamato.

"Chopin!"

Questa volta rallentò ormai certo di sentirci ancora bene: solo una persona in tutta Everwood, e probabilmente in tutta l'America, lo chiamava a quel modo.

"Bright non potresti chiamarmi con il mio nome come fanno tutti?"

Il biondo, che intanto lo aveva raggiunto, scosse il capo contrariato e poi lo guardò furbescamente. Il giovane Brown, però, non ci teneva a farsi incastrare da lui.

"Gira alla larga! Ti avverto che oggi non sono in vena per giocare all'investigatore privato con te e con tua sorella!"

Bright non si lasciò intimidire da quella premessa.

"Calmati Brown! Volevo solo darti un passaggio!"

Propose, afferrando la bici di Ephram.

"Su, carichiamo il tuo catorcio sul mio rombante furgone!"

"Ehi trattala bene: è una mountain bike che ha scritto la storia!"

Si difese Ephram ormai rassegnato a fare il viaggio di ritorno assieme a Bright, sebbene fosse insospettito da tanta disponibilità verso di lui.

"Si potrai andarci a correre i prossimi tour de France!"

Lo prese in giro il biondo, montando al posto di guida.

"Allora come mai tutte queste accortezze per me? Dov'è oggi il tuo gemello siamese?"

Sondò il terreno Ephram allacciandosi la cintura. Bright storse il naso e si grattò la testa: odiava quel modo criptico di parlare del newyorkese.

"Io non ho gatti!"

Sbagliò infatti completamente risposta.

"Bright intendevo il tuo migliore amico. Non siete un po' come Cip e Ciop voi? Anche se dopo quella festa mi sa che somigliate di più a Yakumo e a Shiva il distruttore!"

Sogghignò leggermente.

"Caro E non capisco le tue metafore fumettistiche comunque Colin è andato a Denver!"

Tagliò corto Bright. L'altro si accorse che stavano sorpassando la strada nella quale si trovavano gli uffici medici dei loro padri.

"Ho accettato il tuo passaggio ma preferisco tu mi scarichi da mio padre. A casa mia ci sono presenze negative!"

Accennò Ephram mentre il guidatore inchiodava davanti all'ex stazione ferroviaria e guardava l'altro con malizia.

"Ragazze in vista?"

"Tu come...Come fai a sapere che c'è una ragazza di mezzo?"

"Solo tu sai disprezzare il gentil sesso, musicista da strapazzo! Lei come si chiama?"

Intanto Ephram aveva aperto la portiera ed era sceso.

"Madison. Ma non fa per te Bright, te lo assicuro!"

*** *** **

Il dottor Brown stava diventando piuttosto sospettoso circa le soste, sempre più frequenti, che suo figlio faceva nel suo studio medico dopo scuola. Puntualmente, anche quel pomeriggio piuttosto tranquillo, se lo ritrovò lì.

"Quando ho detto di voler costruire con te un rapporto padre-figlio decente non mi aspettavo una tale dedizione da parte tua!"

Lo prese in giro mentre aggiornava le cartelle cliniche dei suoi pazienti. Ephram prese posto difronte a lui iniziando a giochicchiare con un ricettario.

"Questo posto è ideale per applicarsi allo studio. A casa ci sono troppe distrazioni!"

Andy inarcò un sopracciglio e sorrise sornione.

"Forse una di queste distrazioni si chiama Madison?"

"Ma che vai blaterando?"

Si mise sulla difensiva il ragazzo mentre il neurochirurgo iniziò a raccattare i suoi strumenti nello zaino da lavoro.

"Io adesso ho una visita a domicilio dalla signora Brenda. Vuoi accompagnarmi o preferisci tornare a casa da Madison?"

Ephram stava per accettare la prima opzione quando rammentò chi fosse il soggetto in questione.

"Non è quella tipa che ha appena aperto un ristorante dove servono cibi strani? Quella che è convinta che tu abbia operato Liz Taylor?"

"Io ho conosciuto davvero Liz Taylor!"

"Si come no! Comunque non ci vengo con te: saresti capace di far credere a Brenda che io sono stato compagno di suonate di Mozart. E semmai mi chiedesse la ricetta delle Mozartkugeln non vorrei infangare la memoria del povero Wolfgang Amadeus!"

Andy scoppiò a ridere.

"Dove hai imparato il tedesco?"

"Da uno studente che viene da Berlino, pranziamo a scuola insieme. E poi Mozartkugeln è più raffinato di palle di Mozart!"

Risero ancora e poi Ephram si rassegnò a tornare a casa.

*** ***

Madison stava preparando la cena mentre Delia era indaffarata con il suo collage di storia quando lui rientrò.

"Ciao, sto preparando un risotto agli asparagi. Se vuoi altro..."

Fu colpito dalla gentilezza che la ragazza usava con lui dopo che l'ultima volta si erano scontrati.

"No il riso va benissimo!"

Fece per ritirarsi in camera sua ma Delia lo fermò entusiasta.

"Ephram vieni a darmi una mano? Guarda Madison che lavoro fantastico mi ha aiutata a fare con i ritagli di tutti i nostri grandi presidenti americani!"

Mostrò il collage al fratello ma lui aveva un'idea ben differente di quella che la conformista miss Violet, la maestra di Delia, inculcava ai suoi alunni.

"Non giurerei che tutti siano stati grandi presidenti, tre o quattro al massimo. Comunque ognuno di loro ha almeno una guerra o uno scandalo da annoverare nel proprio mandato!"

Rifletté Ephram compiacendosi nel pensare che, se lo avesse sentito, la Roland sarebbe stata orgogliosa di lui e magari gli avrebbe dato una A+

"Farai il professore di storia da grande?"

Lo stuzzicò Madison e, stranamente, quella provocazione non risultò fastidiosa.

"Mai. Farò il musicista!"

Intanto stava osservando le didascalie e le foto dei presidenti. Si soffermò su quella di Theodore Roosevelt.

"Questo assomiglia al mio professore di inglese. Mentre questo Cleveland si chiama come il mio nuovo maestro di piano!"

Iniziò a raccontare Ephram.

"Hai un nuovo insegnante di piano?"

Si intromise Delia che, assieme al padre, era all'oscuro di quella novità.

"Will Cleveland: è uno un po' strano ma suona il jazz da paura!"

"E dove lo hai trovato?"

Indagò ancora sua sorella.

"Sono finito con la mia auto nel suo meraviglioso giardino! Quando sono andato ad offrirmi di pagare i danni lui si è offerto di darmi lezioni di piano!"

"Sarà stato un sollievo per Will scoprire che suoni molto meglio di come guidi!"

Si mise a ridere Delia. Madison invece non fece nessun commento sarcastico ma diede un'occhiata al lavoro di Delia.

"Il Rettore della mia università invece si chiama Garfield!"

"Come il gatto?"

Propose Ephram perché ormai si era creata l'atmosfera per scherzare su ogni cosa.

"No, come il nostro ventesimo presidente! E ancora Delia non ha trovato la sua immagine...Su facciamo a gara a chi la trova per primo!"

Lei, Ephram e Delia si lanciarono alla caccia della foto perduta tra i vari cartoncini e quaderni della bambina.

"Trovata!"

Esultò infine Delia.

"Incolliamola!"

Propose Madison e lei ed Ephram ebbero la stessa idea e allungarono le mani contemporaneamente arrivando a sfiorarsi. Si sorrisero un po' imbarazzati e poi le ritrassero prontamente.

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Capitolo 9
*** Il mio peggior difetto ***


Si lascia che ci rinfaccino i nostri difetti, ci si lascia castigare per essi, si sopportano pazientemente non pochi mali, ma si perde ogni pazienza se dobbiamo rinunciarvi. (Irv)

*** ***

Il supplente del signor Thomson era un giovane ed affabile insegnante, sulla trentina, alle prime armi.

Per la sua prima lezione al liceo di Everwood aveva deciso di proseguire il lavoro del professore di ruolo correggendo i temi che il signor Thomson aveva assegnato alla sua classe.

Quella mattina li aveva riportati corretti e aveva chiesto ai ragazzi di discutere insieme e di leggere pezzi dei temi più riusciti.

"Signorina Owen non possedere il dono dell'ubiquità non mi sembra un gran difetto!"

Commentò riconsegnando il compito a Paige.

"Se potessi essere in due posti allo stesso tempo vorrei tanto essere a cena assieme a lei e a Matt Damon, signor Smith!"

Fu la pronta, irriverente ma sincera risposta della ragazza che, come metà delle sue compagne, si era infatuata del giovane insegnante. Tutti risero mentre il povero professore sprofondava nell'imbarazzo. Cercò di ristabilire la disciplina con un colpo di tosse e procedette alla distribuzione dei compiti.

"Signorina Abbott complimenti, ha fatto un buon lavoro. Vuole leggercene un pezzetto?"

" Figurarsi se Amy non si beccava una A "

Ghignò Kayla sottolineando la bravura dell'amica. Amy si alzò, si schiarì la voce e iniziò a leggere:

" Vivere nel rischio significa saltare da uno strapiombo e costruirsi le ali mentre si precipita. Ho deciso di iniziare il mio tema con questa frase di Ray Bradburry perché rappresenta il tipo di persona che sono diventata nell'ultimo anno e mezzo. Potrei dire che il mio peggior difetto sta nel trasformare i miei pregi in imperfezioni: la fedeltà in lealtà incondizionata, la devozione in ossessione eppure il mio difetto più grande è un altro. Il mio difetto più grande è la speranza. Sono una persona a cui piace mettersi in gioco, rischiare e la speranza è il rischio dei rischi. Mi piace rischiare, certo non eviterò la sofferenza e l'angoscia ma imparerò, crescerò, amerò, vivrò. Certo c'è anche tanta paura in tutta questa speranza ma l'affronto con coraggio: non sarò una schiava ancorata alle mie certezze perché chi non rischia non è nessuno e non ha niente. Sono una sognatrice, forse un po' folle, ma una gran lottatrice. Certo non sono perfetta ma la perfezione è noiosa come una montagna senza crepacci.

"Molto bene Amy. Ora vorrei che tutta la classe ascoltasse un altro tema fatto molto bene!"

Dopo le lodi del signor Smith, Amy si risedette senza risparmiare un'occhiata a Colin perché in quello che aveva scritto era sottinteso anche il loro piccolo mondo, le difficoltà che aveva attraversato per stargli accanto.

"Signor Hart vuole leggerci un pezzo del suo compito?"

Colin fu colto alla sprovvista da quella richiesta: non si aspettava proprio che quello che aveva scritto potesse piacere e, addirittura, essere reputato degno di nota.

"Devo leggere il mio tema?"

Chiese esitante.

"Certo!"

"Io...non so se...ecco..."

Balbettò in imbarazzo non volendo fare magre figure ma l'insegnante non lo trattava come gli altri docenti: non lo trattava diversamente dagli altri alunni.

"Su Colin facci ascoltare il tuo tema! Non occorre che tu stia in piedi mentre leggi"

Gli tese una mano per non farlo affaticare.

"Alla gente di Everwood piace mantenere le cose semplici. La vita è come una monotona gita in barca su un lago placido da queste parti: si nasce, si cresce, ci si sposa e ci si accontenta di un futuro normale. La gente di Everwood è gelosa dei suoi semplici ricordi e gli piace tramandarne la memoria alle generazioni a venire. Io sono colui che ha sconvolto la normalità, la routine della favola. Non so quali siano gli aggettivi più appropriati per descrivermi perché per molto tempo la mia identità è stata costruita dai ricordi degli altri. Chi è davvero Colin Hart? È questa la domanda che mi pongo ancora davanti allo specchio, al mattino, dopo una notte di sonno agitato. Un incantatore o un ingannatore? Un eroe buono o un antieroe? La verità è che mi sento come un naufrago su un'isola nuova e, talvolta, mi sembra di vivere cose che non sono vere. Sembrerà ovvio che io indichi la cattiva memoria come mio peggior difetto. Il vantaggio della cattiva memoria, però, è che si può godere diverse volte della stessa cosa come della prima volta: il primo abbraccio, l'abbraccio di un vecchio amico e il sorriso sincero di uno nuovo..."

Tutta la classe era in silenzio, ammirata per il coraggio con cui Colin si era scoperto e aveva parlato, senza riserve, di come si sentisse veramente. Ephram gli sorrise sincero mentre Amy distolse lo sguardo e finse di guardare fuori dalla finestra per non far vedere le sue lacrime.

"Bravo Colin. E, per finire, uno dei temi più belli che mi sia capitato di leggere in questa classe: signor Brown prego, vuole deliziarci con la sua lettura?"

Anche Ephram era sorpreso e orgoglioso della sua A e delle parole del signor Smith. Si alzò e spiegò il figlio:

"Più le cose cambiano più rimangono identiche. Non ricordo chi è stato il primo a dirlo, probabilmente Shakespeare o forse Sting. Ma, al momento, è la frase che descrive meglio il mio peggior difetto: la mia incapacità di cambiare. Non credo di essere solo in questo. Più conosco gli altri e più mi rendo conto che è un difetto comune. Rimanere gli stessi il più a lungo possibile, immobile, in qualche modo ti fa sentire meglio e se soffri, almeno, il dolore ti è più familiare..."

Fece una pausa e, con la coda dell'occhio, spiò Amy mentre guardava le foto di lei e di Colin di quando erano felici insieme e che lei si ostinava a tenere nascoste nel suo diario. Al banco affianco al suo Colin bazzicava tra i suoi post it alla ricerca di quello con la combinazione dell'armadietto che ancora non riusciva a memorizzare.

Poi pensò a suo padre che ancora non riusciva a sfilarsi la vera nuziale dal dito dopo la morte della mamma.

"Perché se tu spiccassi quel salto e uscissi dal guscio, facessi qualcosa di imprevisto, chissà quale altro dolore potrebbe attenderti là fuori . È probabile che possa essere anche peggio perciò mantieni lo status quo, scegli la strada già battuta che non sembra poi tanto malvagia, non per quanto riguarda i difetti almeno: non ti droghi, non uccidi nessuno...eccetto magari un pochino te stesso"

Ephram concluse appagato ma con una strana malinconia: era felice per la A che il tema gli aveva fruttato ma triste per le gran verità che su quei fogli di carta aveva scritto.

*** **

Eccomi un po' in ritardo! Allora il tema di Ephram è ripreso dal telefilm: dalla quarta puntata della seconda stagione se non erro. Lo considero una pietra miliare di Everwood e mi sembrava d'obbligo mantenerlo inalterato. Negli altri due "temi" invece ci sono richiami a vari autori mentre la frase iniziale è di Goethe.

Un grazie a quanti leggono e...ovviamente a D'Alessiana^^

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Capitolo 10
*** Parole ***


Come è difficile definire le parole! Attraverso di esse esprimiamo mille emozioni eppure non saprei darne una definizione giusta o perfetta. Perché le parole possono essere taglienti come spade o dolci come zucchero filato, sanno ferire, provocare, consolare o rigenerare. E basta una di queste armi a doppio taglio a cambiarci. (Irv)

Erano giorni che Edna Harper non faceva altro che decantare le lodi di sua figlia Linda e il dottor Brown, che aveva ascoltato tutte le mirabolanti storie su quella temeraria che aveva lavorato con i medici senza frontiere, trovava insolito che una simile forza della natura fosse imparentata tanto strettamente a quel brontolone di Harold.

"Ormai sono quasi quattro anni che Linda non fa ritorno ad Everwood. Magari presto ci farà un'improvvisata: mia figlia è fatta così!"

Aveva detto quella mattina Edna in preda ad un sesto senso ed Andy si scoprì curioso e speranzoso che le previsioni della sua infermiera fossero esatte: avrebbe tanto voluto conoscere Linda.

"Bene Edna oggi non ci sono molti pazienti. Sbrigliamoci così ti concederò il pomeriggio libero da poter spendere al cinema con Irv!"

Aveva pianificato sorridente il medico rendendo felice quella scorbutica di Edna.

In sala d'attesa era rimasto soltanto un uomo elegantemente vestito e con una ventiquattro ore in mano, saltava subito all'occhio si trattasse di un forestiero.

"Forse un rappresentante farmaceutico!"

Azzardò Edna facendolo accomodare nello studio del dottor Brown.

Come da prassi il medico si alzò dalla scrivania per accoglierlo ma quello anziché stringergli la mano iniziò a frugare nella sua valigetta.

"Il dottor Brown?"

"In carne ed ossa!"

"Sono dello studio legale Johnson: i signori Stone la citano in giudizio per la morte delle piccole Rebecca e Susan Stone!"

Annunciò laconico e quasi accusatorio come se stesse leggendo una condanna. Andy prese le carte e le fissò incredulo.


*** *** **

Non poteva restare nello studio e non voleva tornare a casa perché i figli a quell'ora erano a scuola e non avrebbe trovato nessun tipo di conforto e poi non voleva far preoccupare anche Delia ed Ephram.

Decise di andare a pranzare da "Mama Joy's"

"Il sapore di questa zuppa di pesce deve essere certamente più delizioso della sua presentazione!"

Dopo un po' fu Nina a rompere la cortina dei pensieri del medico.

"Scusami Nina è che oggi non sono una buona compagnia! Ho un po' di cattivi pensieri pe la testa"

Rivelò Andy moggio, moggio.

"Problemi di cuore?"

Indagò la bella cameriera, nonché premurosa vicina di casa, riempiendo il bicchiere di Andy.

"Problemi di coscienza!"

Andy sapeva che di Nina si poteva fidare e che a lei avrebbe potuto confidare tutto perciò estrasse la citazione e gliela mostrò. La donna lesse e non disse nulla.

"Ci credi? Avevano già dato un nome alle loro creaturine e io...io ho rovinato tutto. Rovino sempre tutto, ha ragione Ephram!"

Si sfogò Andy molto preso dalla storia delle gemelline. Nina, istintivamente, gli prese una mano.

"Tu hai cercato di dare una speranza a quei genitori e un'opportunità a quelle bambine. Vorremmo sempre agire per il meglio, Andy, ma, a volte, è la vita che decide per noi e non sempre le lezioni che ci da sono quelle che vorremmo!"

Nina gli aveva parlato con il cuore e ora Andy si sentiva un po' meno solo in quella battaglia.

"Sono fortunato ad avere una vicina di casa così saggia!"

La bella Nina sorrise.

"E sei anche fortunato che io sia una brava cuoca. Dammi il piatto: ormai quello che c'è dentro è immangiabile! Ti porto una pietanza calda!"

Disse premurosa facendo ricordare al medico le attenzioni che anche Julia aveva per lui.


*** *** *** ***

Alla fine le previsioni di Edna si erano rivelate esatte e stavano per concretizzarsi molto più in fretta di quanto si potesse pensare: Linda Abbott stava tornando ad Everwood.

Casa Abbott era in fibrillazione: Rose si era messa presto ai fornelli per preparare una degna cena di bentornata per la cognata, Edna curava ogni dettaglio mentre Harold non faceva che borbottare infastidito.

A Bright era toccato l'ingrato compito di andare a fare la spesa e ora stava rientrando con buste colme di prodotti del supermercato.

"Se mi vede qualcuno penserà che mi sto preparando per sopravvivere alla fine del mondo! Non capisco perché la mamma non faccia la spesa su e-bay!"

Brontolò girando l'angolo per poi aprire il cancelletto della sua abitazione. Si accorse che qualcuno lo aspettava nello spiazzale davanti casa.

"Amy è andata a studiare da Paige!"

Disse volendo liquidarlo in quattro e quattr'otto.

Colin si appoggiò alle sue stampelle, arrancò fino a raggiungere Bright e lo fisso serio.

"Non sono qui per lei. Voglio parlare con te!"

"Scusa Colin ma vado di fretta. Mia zia si è stancata di vivere con i gorilla e ha deciso di tornare alla civiltà e mamma sta organizzando una super cena per lei e sai com'è fatta mia madre: va fuori di testa se non ha i suoi ingredienti!"

Bright parlò come un fiume in piena e accampò quel pretesto per evitare un confronto con l'altro. Sorpassò Colin e si diresse all'entrata.

"Mi odi anche tu, vero?"

Bright stava per aprire la porta ma la domanda di Colin lo congelò e lo indusse a fermarsi.

"Non sono uno stupido, Bright! Dalla sera della festa fai di tutto per evitarmi. Fa come ti pare ma prima ascoltami: ricordi cosa mi dicesti quando sono tornato dall'ospedale l'anno scorso?"

Bright lo ricordava bene.

"Hai detto che in quei quattro mesi saresti voluto essere in coma al posto mio, ma sai cosa significa davvero Bright?"

Il giovane Abbott era troppo emozionato per dire qualcosa e allora Colin affondò il colpo.

"Te lo dico io che significa davvero stare in quel letto! Significa che mentre tu facevi lo scemo con qualche ragazza io non sentivo nemmeno le carezze di mia madre. Significa che mentre tu ridevi per qualche sciocchezza o avevi una noiosa giornata di scuola io non riuscivo nemmeno a controllare il mio corpo. Mentre tu giocavi a basket o passavi una pigra giornata al lago io...io non avevo niente. Che senso avrebbe avuto una vita così, eh Bright?"

Colin era scoppiato in lacrime e Bright faticava a trattenere le sue.

"Io non ti condanno, Colin!"

Disse alla fine.

"Ho solo avuto una paura matta al pensiero di poterti perdere per sempre!"

Disse con voce tremante e solo il suo ego maschile gli impedì di abbracciare il suo migliore amico.

"Do questi a mia madre e andiamo a farci un giro!"

"Non avevi ospiti?"

"Oh avrò tempo per ascoltare le gesta nella savana di mia zia! Ora ci sei tu e sei più importante!"

Erano parole insolite da pronunciare per Bright ma erano quelle giuste per rinsaldare la più grande amicizia della sua vita.

*** ***

Ripetitiva al massimo: grazie, grazie, grazie a D'Alessiana e bentornata a reggina**

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Capitolo 11
*** Dancing ***


È scritto ne “Il libro delle Odi”, un’antologia di poemi cinesi: le emozioni si fondono e prendono forma nelle parole. Se le parole non bastano parliamo con i sospiri. Se i sospiri non bastano, noi le cantiamo. Se i canti non bastano, istintivamente le nostre mani e i nostri piedi ballano”. (Irv)

La location del matrimonio del reverendo Keys era stato un romantico gazebo in riva al lago e una persona d'eccezione aveva officiato la cerimonia: il reverendo, infatti, aveva voluto che fosse il suo amico Andy a celebrare le sue seconde nozze.

Il dottor Brown, sebbene ancora turbato per l'accusa che pendeva sul suo capo, non si era tirato indietro sentendosi obbligato verso John che soffriva di un grave disturbo alla vista che presto l'avrebbe reso cieco.

Tutta Everwood aveva partecipato alla cerimonia ed era stata testimone della prova di coraggio e di amore del loro parroco. Anche le parole che il dottor Brown aveva speso per i due novelli sposi avevano commosso i più ma non avevano ingannato Ephram.

Prima di recarsi al rinfresco, il ragazzo decise di sondare i veri umori del padre.

"Così ti spacci anche per prete ora, eh? Sapevo che eri un tuttofare ma così non ti sembra troppo?"

Provocò il padre ottenendo, però, in cambio solo un sorriso tirato.

"Ti senti in colpa anche per il reverendo? Non avresti potuto diagnosticare prima il suo problema alla retina, giusto?"

"No, non avrei potuto! Eppure ho la sensazione di aver accecato io quell'uomo!"

Disse mestamente il dottor Brown.

"Everwood ti ha cambiato: in meglio per alcune cose ma in peggio per altre! Hai perso la fiducia in te stesso papà e questo non fa onore a un mostro sacro della medicina quale eri!"

"Ero. Hai detto bene Ephram!"

Il ragazzo si poggiò contro il cofano del Suv: non aveva fretta. Delia era già andata al ricevimento assieme a Nina.

"Vuoi dirmi cosa ti rende così sfiduciato?"

Il medico si sentì risollevato dalle premure che gli dimostrava il figlio. Gli mise una mano sulle spalle e lo guardò negli occhi.

"Te ne parlo questa sera, promesso! Ora andiamo alla festa...magari qualche bella ragazza cerca un cavaliere per ballare!"

Rise, questa volta più disteso notando la faccia disgustata di Ephram a quell'allusione.

*** ***

Era da un po' che gli invitati avevano animato l'improvvisata pista da ballo. Amy, che fino ad allora si era sorbita gli sproloqui di nonna Edna, contrariata perché Linda aveva deciso di far sosta a Denver alcuni giorni prima di tornare a casa, si decise ad alzarsi dal tavolo della sua famiglia e si avvicinò a Colin, seduto in disparte.

"Ti va di ballare?"

Gli chiese a bruciapelo.

"Mi piacerebbe ma in questo momento credo di essere un pessimo ballerino!"

"Puoi appoggiarti a me!"

Propose Amy offrendogli la mano e poi la sua spalla scoperta per sostegno.

C'era una specie di tregua tra di loro e la ragazza pensò bene di approfittarne per chiarirsi con lui.

"Sei molto bella oggi!"

Le fece un complimento lui facendola sorridere.

"Mi dispiace per come ti ho trattato nei giorni scorsi. Hai ragione: non avevo il diritto di dirti quelle cose anche se non riesco ancora a capirle!"

Colin le prese la mano e la scostò leggermente perché i loro sguardi fossero alla pari.

"Ci ho pensato molto in questi giorni, Amy e credo che quello che c'è, o che c'era tra di noi, sia diventato insano per entrambi!"

Amy lo guardò sconvolta, come se avesse appena ricevuto una doccia fredda.

"Mi stai lasciando? Ti ho chiesto scusa, ti ho detto che sono stata sciocca...che altro devo fare?"

La musica copriva il suo tono di voce che si era fatto acceso e quasi nessuno badava a loro due.

"Non è per questo, Amy. Tu hai il diritto di avere i tuoi spazi, di vivere le tue esperienze, magari di conoscere anche altri ragazzi. Ho l'impressione che a te piaccia solo l'idea di amare me e che non mi ami più per quello che sono. Tu ami una fantasia che, probabilmente, ti sei costruita quando eri bambina e, mi dispiace, ma non basta!"

Amy era rimasta impalata al centro della pista mentre Colin si sosteneva ancora a lei.

"Non hai capito niente di me, Colin!"

"Non amare solo il passato, Amy!"

Disse ermetico lui, depositandogli un bacio tra i capelli, prima di lasciarla andare e allontanarsi zoppicando.

*** ** **

Ignaro di quanto stava accadendo tra sua sorella e il suo migliore amico, Bright aveva improvvisato un allegro ballo di gruppo con i bambini presenti e faceva da mattatore in tutto quel trambusto.

"Una volta mia madre diceva che ti vedrebbe bene a lavorare con i bambini! Io invece ti rispedirei all'asilo assieme a loro!"

Laynie lo aveva avvicinato durante una sosta ristoratrice al buffet e non aveva fatto a meno di commentare la performance dell'amico.

"Laynie sei dolce come una pianta di cicuta! Come al solito!"

I due non erano mai andati troppo d'accordo e ora non si risparmiavano frecciatine.

"Sono i matrimoni a tirar fuori il meglio di me!"

Rispose prontamente la ragazza, riempiendosi il piatto di formaggi vari. Per ripicca Bright si avvicinò e iniziò a spiluccare dalle pietanze di Laynie.

"Sono certo che tra vent'anni sarai una zitella acida!"

"Mentre tu che sarai tra vent'anni? Fammi indovinare: un playboy?"

"Ragazzina non è che sei gelosa di tutte le donne a cui basta gravitare attorno alla mia aureola per cadere ai miei piedi come mosche?"

Laynie si mise a ridere sottraendo, con un movimento brusco, i suoi stuzzichini da quelle mani furtive.

"Chi sei Gesù con l'aureola? Comunque non vedo nessuna di queste insignificanti ragazzette e ballare con te ma solo qualche bimbetta con il moccio al naso!"

"Intanto tu sei l'unica che ha sempre resistito al mio fascino. Sentiamo: ti piacerebbe avere un fidanzato come me?"

La provocò Bright. Era sempre stato così tra loro: non avevano peli sulla lingua e non avevano imbarazzi e prendevano tutto come un gioco.

"Tu non mi hai mai chiesto di essere la tua fidanzata!"

Precisò Laynie leccandosi un dito sul quale si era spalmata del formaggio cremoso.

"E se te lo avessi chiesto?"

"Assolutamente no!"

"E se ti chiedessi di ballare con me?"

Laynie rise e posò il piatto, afferrando la mano di Bright.

"Assolutamente si!"

Disse trascinandolo a ballare.

*** ***

Ephram aveva sudato le proverbiali sette camicie per convincere il padre a farsi avanti con Nina e invitarla a ballare e ora spiava le altre coppie sulla pista, incluse Madison e Delia che con movenze carine e aggraziate erano di una dolcezza infinita nel loro speciale girotondo.

Quando la bambina scorse la sua amica Brittany, però, chiese subito il permesso di raggiungerla e la babysitter non poté fare altro che accordarglielo.

Rimasta sola, Madison raggiunse Ephram.

"Ephram! Non hai una bella ragazza con cui danzare?"

"I miei piedi e la danza non sono buoni amici!"

"Ah giusto: dimenticavo che sono le tue mani ad essere assicurate ad un pianoforte!"

Lo prese in giro lei, sistemandosi una ciocca bionda dietro l'orecchio. Un gesto semplice che la fece però sembrare bellissima agli occhi di Ephram.

"Allora tu e Delia avete finito la ricerca sui presidenti?"

Cercò di intavolare una conversazione lui.

"Ephram oggi non voglio parlare di scuola o di università! Sono qui per badare a Delia e per divertirmi."

Sorrise Madison e lui la trovò meno scorbutica di come l'aveva giudicata in precedenza. Decise che era ora di seguire il consiglio che aveva dato al padre.

"Ti va di fare due salti con me in pista? A rischio e pericolo dei tuoi piedi, sia chiaro!"

Propose trovando Madison felice dell'invito.

"Beh allora ci pesteremo i piedi a vicenda. Anche io ballo in maniera pessima!"

Ephram la prese per mano e bastò quel contatto, come pochi giorni addietro, a renderlo felice per il solo fatto che lei gli stesse così vicina.

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Capitolo 12
*** Padri e figli ***


È facile mettere al mondo un figlio, il difficile viene dopo. Finché sono piccoli sono come esili ramoscelli che, con il nostro amore, sappiano proteggere e impediamo che si pieghino e si spezzino ai venti della vita. Vorremo che i nostri figli non crescessero mai, poi un giorno ci accorgiamo che quei fragili ramoscelli sono diventati delle robuste querce che saranno il nostro sostegno. (Irv)

Di ritorno dal matrimonio, il Dottor Brown aveva radunato i figli attorno al tavolo della cucina.

“Per fortuna, grazie al lauto pranzo del reverendo, ci tocca saltare la cena stasera!”

Ephram cercò di stemperare il silenzio ma il viso di suo padre restava teso.

“Papà sei molto triste, perché?”

Osservò Delia. Il dottor Brown tirò indietro una sedia e prese posto: voleva essere sincero con i suoi ragazzi.

“Perché ho fatto un errore dove ero sicuro di non sbagliare, tesoro!”

Confidò mestamente.

“Perché hai ucciso quelle bambine?”

Fu la successiva, ingenua ma diretta domanda della piccola Delia. Difronte al viso affranto del padre, Ephram si sentì in obbligo di intervenire.

“Papà non ha ucciso nessuno, Delia. Ha cercato di salvarle!”

Delia guardò interrogativa verso suo fratello, poi si concentrò di nuovo sul padre.

“Come hai fatto con Colin?”

“Esatto!”

“Perché questa volta non ha funzionato?”

- Bella domanda Delia! Avrebbe voluto rispondere Andy invece mentre cercava le parole adatte per spiegare fu anticipato, ancora una volta, da Ephram che venne in suo aiuto.

“I dottori come papà cercano di aiutare le persone a vivere meglio ma non sempre ci riescono!”

“Papà sei nei guai?” Chiese Delia ora un po’ preoccupata.

“Vedi tesoro quando perdiamo una persona a cui volevamo bene vogliamo cercare un responsabile. Un po’ come abbiamo fatto noi quando è morta la mamma…”

Anche Ephram, a questo punto, non riusciva più a seguire i discorsi del padre.

“Perché non vai a mettere il pigiama, Delia? Prometto che tra poco vengo e ti leggo la favola della buona notte!”

La bambina stava per obbedire quando si ricordò di una cosa: aveva sentito la mamma della sua amica Brittany parlarne con altre mamme alle piscine anche se non capiva quanto grave fosse il guaio in cui si trovava il suo papà.

"Secondo me dovresti parlare a tutte queste persone che pensano tu sia cattivo che tu ci hai provato a fare una cosa buona per quelle bambine! Comunque papà...meglio se per stasera te la leggo io una bella favola. Ti aspetto di sopra!"

Delia abbracciò il padre, gli diede un bacio e si defilò lasciando i due uomini di casa Brown da soli.

"Gli Stone mi hanno citato in giudizio!"

Rivelò il dottor Brown senza girarci più attorno.

"Non possono. Non possono accusarti di un bel niente!"

Commentò Ephram esterrefatto. Suo padre si mise le mani nei capelli e sospirò stancamente mentre il ragazzo cercava una soluzione: i tempi in cui lui ed Andy si gridavano invettive nel vialetto davanti casa sembrava lontanissimo e, invece, erano passati appena nove mesi.

"Delia non ha tutti i torti. Dovresti fare un bel discorso a tutte le persone che ti accusano!"

"Come!? Arringando la folla in piazza?"

"Dico sul serio papà. Tu eri abituato alle copertine delle più grandi riviste scientifiche e sei stato anche in televisione. Usa la televisione, fa un discorso che tutti possano ascoltare...Solo così puoi scagionarti dai tuoi sensi di colpa!"

Anche ad Andy, ora, l'idea dei suoi figli non appariva più tanto malvagia. C'era però un dubbio che doveva fugare.

"E mio figlio mi ha scagionato?"

Ephram sorrise.

"Tuo figlio non ti accusa più di niente se non del fatto di essere un pessimo cuoco!"

Strappò un sorriso al dottor Brown che gli si avvicinò e lo abbracciò.


********* *******

Edna aveva alzato il gomito un bel po' al matrimonio del reverendo Keys e Harold e Bright si erano offerti di scortare lei e Irv a casa. Dopo aver fatto la doccia, Rose trovò Amy a trafugare un grosso barattolo di gelato davanti alla tv.

"Perché la mia dolce bambina sta ingurgitando una tale quantità spropositata di zuccheri?"

"Ti prego non parlare come papà! Comunque non sono dolce, sono solo stupida mamma!"

Affondò il cucchiaino nel gelato.

"Vuoi parlare con me? So di non essere tuo padre ma sono sempre la tua mamma!"

Amy aveva bisogno di tirare fuori tutto ciò che teneva per sé da quel pomeriggio.

"Sto affogando le mie delusioni d'amore nel gelato!"

"Problemi con Colin?"

La ragazza distolse lo sguardo e lo fissò sullo schermo.

"Mi ha lasciata!"

Rose non indagò i motivi della rottura. Vedeva che la sua bambina stava male e voleva capire come aiutarla.

"Ti ha delusa?"

"Probabilmente sono io che ho deluso lui. Sono stata fedele a Colin per tutto questo tempo, non ho dormito, non ho mangiato per giorni perché ero in pensiero per lui e a cosa è servito? Che dovevo fare di più per lui, mamma?"

Si sfogò Amy cercando di non scoppiare in lacrime. Rose, però, intuiva cosa aveva spinto Colin a maturare una simile decisione.

"LA dottoressa Troot consiglia di non innamorarsi mai due volte della stessa persona. La seconda volta rischi di amare solo il suo ricordo. Probabilmente Colin ha paura che tu ami ciò che era e non ciò che è adesso!"

"Al diavolo la psicoanalisi. Cosa devo fare secondo te, mamma?"

"Prenditi tempo Amy! Sei giovane...Forse una pausa farà bene sia a te che a Colin!"

Consigliò Rose, accarezzando i lunghi capelli della figlia per poi rubarle una cucchiaiata di gelato e farla, finalmente, sorridere.

*********


Jim Hart rincasò canticchiando. Si era divertito quel giorno con i vecchi amici come non gli accadeva da tempo, come non accadeva da prima dell'incidente del figlio.

Trovò solo Colin in casa. Era seduto sul divano e fissava il vuoto; suo padre si accorse che aveva gli occhi rossi perché aveva pianto e si preoccupò.

"Colin stai bene?"

Chiese immediatamente, allarmato.

"Sì. Non preoccuparti papà!"

Rispose il ragazzo restando nella stessa posizione di prima. Jim gli si sedette accanto: sebbene conoscessero così poco il Colin dell'ultimo anno intuiva che suo figlio non diceva la verità.

Bugiardo! Lo vedo che non stai bene: non a causa della tua testa ma del tuo cuore. Ho indovinato?"

"Ho lasciato Amy!"

Disse tutto d'un fiato il ragazzo.

"L'ho persa forse per sempre e solo per colpa mia!"

Jim capiva che quello di suo figlio era stato un grande gesto d'amore.

"Amare significa anche lasciare andare. Vieni qui piccolo mio. Sei un coraggioso, piccolo uomo!"

"Papà!"

Colin lo fissò con gli occhi colmi di lacrime. Jim se lo attirò al petto e lasciò che la delusione d'amore del figlio si placasse.

"Piangi. Non è da deboli mostrare il proprio cuore spezzato!"

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Capitolo 13
*** In televisione ***


Quando, oltre cinquant'anni fa, la televisione arrivò nelle case di Everwood, portò ottimismo e allegria. Quella strana scatola di sogni e di magie riusciva a riunire intere famiglie, amici e conoscenti. La televisione era un punto di ritrovo per tutta la comunità: univa e non incitava alla solitudine come accade oggi. Ancora oggi la gente di Everwood sta insieme difronte a quella scatola magica. Accade in occasione di eventi sportivi, di eventi speciali o quando, per puro caso, un nostro concittadino diventa eroe dello schermo per un giorno. (Irv)

Toccava ad Ephram badare a Delia quella sera: Madison aveva un esame imminente all'università e il dottor Brown, sebbene a malincuore, le aveva concesso la giornata libera. Suo figlio aveva accettato di buon grado di restare a casa con la sorella: suo padre doveva essere aiutato e sostenuto e quello era il suo piccolo contributo.

"Stasera mangiamo cinese!"

Annunciò il ragazzo con ancora il telefono in mano. Prendeva tanto in giro il padre sulle sue pessime doti culinarie ma sapeva benissimo che se si fosse cimentato lui stesso ai fornelli i risultati sarebbero stati altrettanto disastrosi.

"Per lo meno papà non troverà la cucina e la casa in fiamme quando ritorna!"

Si fece prontamente beffa di lui Delia che si era già impossessata del telecomando.

"Ephram?"

La vocina di Delia si fece esitante.

"Credi che andare in tv aiuterà papà a liberarsi del senso di colpa?"

Chiese preoccupata per gli occhi tristi con cui Andy l'aveva fissata ultimamente. Ephram andò a sedersi sul divano accanto a lei e l'abbracciò.

"Lo spero sorellina. Lo spero!"

Sintonizzarono sul canale che avrebbe trasmesso l'intervista in un talk show al dottor Brown e sentirono lo scampanellare alla porta.

"Sarà il ragazzo che ci consegna la cena! Si mangia!"

Disse Ephram correndo a racimolare gli spiccioli per pagare la consegna. Quando aprì la porta, però, restò perplesso.

"Ciao. Come mai da queste parti?"

Amy gli stava difronte con un'espressione indecifrabile.

"Tra poco sarai famoso in tutto il Colorado. Tuo padre è in tv questa sera, giusto?"

Divagò lei.

"Amy?"

Ephram la costrinse a gettare la maschera.

"C'è un posto in più sul vostro divano anche per me?"

Chiese con una vocina implorante. Non voleva restarsene sola quella sera.

"Cosa ti è successo?"

"Ho bisogno di un amico, tutto qui!"

Ephram sorrise e si spostò dalla porta per permetterle di entrare.

"Sei sempre la benvenuta!"

Amy ricambiò il sorriso mentre Delia accolse entusiasta quella visita inaspettata.

"Amy! Vieni a sederti vicino a me? Tra poco papà sarà in televisione, lo sai? E resti a cena con noi? Ti piacciono gli involtini primavera?"

La bambina aveva inondato di domande la nuova arrivata ma Amy si sentiva a suo agio.

"Li adoro!"

Rispose prefissandosi solo di distrarsi per le prossime ore.


Il dottor Abbott aveva fatto una piccola riunione a casa sua per assistere in compagnia alla, testuali parole, "débâcle mediatica" del suo peggior rivale ma quasi miglior amico.

Sperava che non ci fossero conseguenze giudiziarie per il dottor Brown ma era ancora irritato dallo smisurato ego di quell'uomo.

Per sottrarsi al supplizio Bright aveva deciso di uscire. Non c'era nulla di divertente in giro anzi sembrava fosse scattato il coprifuoco per tutti e il dottor Brown fosse l'evento televisivo del momento.

Decise di andare da Colin. Fu proprio il suo migliore amico ad aprirgli.

"Non vedevo le strade così deserte dalla finale dei mondiali di calcio!"

Si lamentò Bright mentre l'altro si strinse nelle spalle.

"Non ricordo!"

Dal volume alto della televisione, il giovane Abbott intuì subito che anche in casa Hart la tv era sincronizzata sul canale che stava guardando tutta Everwood.

"Oh no il mostro sacro della tv ha corrotto anche te!"

Si lagnò Bright.

"Contribuiamo anche noi a far impennare lo share della nbc!"

Una voce di ragazza rispose allo sconforto di Bright.

"Mamma e papà sono a cena da amici stasera e siamo solo io e Laynie. Ti va di unirti alla nostra serata tv?"

Propose velocemente Colin.

"Verrai a trovarmi molto spesso prossimamente. Per un po' meglio che io stia lontano da casa tua...e da Amy!"

Mise subito le cose in chiaro prima di procedere verso il divano. Non voleva altre domande, non voleva spiegare perché avesse lasciato Amy.

Bright capì che era meglio farsi gli affari suoi e seguì Colin in soggiorno dove Laynie era seduta comodamente sul cuscino del lato destro. Colin fece per prender posto su quello a sinistra ma Bright non voleva finire al centro, non così vicino alla sorella del suo migliore amico.

"Potresti sederti tu in mezzo, Colin? Preferisco poggiarmi al bracciolo!"

L'altro lo guardò un secondo poi lo accontentò.

"Va bene. Non voglio che tu e mia sorella finiate abbracciati alla fine del programma!"

Lo aveva detto scherzando e non si accorse del rossore che era comparso sulle gote degli altri due.


"Tra pochi secondi saremo in onda!"

Un cameraman diede l'annuncio mentre la truccatrice dava gli ultimi ritocchi al dottor Brown.

"Nervoso?"

Chiese Nina con un sorriso incoraggiante. Era proprio la presenza di Nina a dare ad Andy il coraggio di metterci la faccia, di far sapere a tutti chi era e cosa aveva fatto.

Aveva chiesto alla vicina di casa di accompagnarlo agli studi televisivi senza troppe speranze e, invece, Nina aveva accettato senza esitazioni.

"Non sarà poi tanto peggio che eseguire un intervento di neurochirurgia, giusto?"

Cercò di darsi animo il dottore.

"Non mi sembra un paragone molto azzeccato comunque vai lì e zittiscili. Fagli vedere quanto vali dottor Brown!"

Lo incitò combattiva la bella bionda sistemandogli la cravatta.

"In bocca al lupo Andy!"

Aggiunse, poi gli diede un bacio veloce sulla guancia. Proprio come aveva fatto lui la primavera precedente prima di andare in ospedale per operare Colin.

Mentre tutta Everwood era in religioso silenzio davanti alla tv, mentre Ephram, Delia ed Amy consumavano la cena e ascoltavano e Laynie e Bright si lanciavano occhiate ambigue con l'ignaro Colin a fare da spartiacque tra di loro, Andy Brown prese la parola nel talk- show.

"Fino all'anno scorso ero un uomo e un medico d'acciaio. Indistruttibile. Anche il mio cuore era freddo come il metallo. C'è voluta una tragedia, la morte di mia moglie a capovolgere il mio mondo e a cambiarmi. Nella disperazione ho fatto ciò che farebbe qualsiasi persona disperata. sono fuggito. Sono fuggito in una pittoresca cittadina tra le Montagne Rocciose dove ho ritrovato il senso a molte cose e dove ho ritrovato me stesso. Everwood è una grande famiglia dove ognuno è importante. Quando ho ripreso il bisturi in mano, non ho agito più soltanto con la mente e con le mani ma, soprattutto, con il cuore. I miei pazienti non erano più solo numeri su una cartella clinica, appuntamenti noiosi o casi interessanti: erano persone, come me, come voi.

Fare il dottore è molto difficile: devi avere mani ferme perché dalle tue mani passa la vita. Non sempre va bene.

L'importante è tentare. Non sono pentito per aver cercato di dare una vita di valore alle piccole Susan e Rebecca Stone. Ho provato a creare un opportunità di vita dove c'era morte ma, purtroppo, la morte ha vinto."

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Capitolo 14
*** Ritorno con sorpresa ***


La continuità ci da radici; il cambiamento ci regala i rami, lasciando a noi la volontà di estenderli e di farli crescere fino a raggiungere nuove altezze.

Finalmente Linda Abbott era tornata ad Everwood. Era tornata a casa dopo tre anni spesi con i medici senza frontiere.

Per riassaporare le sensazioni di quando era bambina prima di abbracciare i parenti aveva deciso di far sosta alla stazione ferroviaria, lì dove tantissimi anni prima lei e Harold, due bimbetti appena, si erano stretti forti l'una all'altro per farsi coraggio mentre la loro mamma partiva per il Vietnam.

"Da grande viaggerò tantissimo. Proprio come la mamma!"

Aveva detto allora la bambina dai capelli rossi trovando il pronto disaccordo del fratello.

"Non te lo permetterò!"

Aveva detto Harold che sentiva gravare la responsabilità di prendersi cura della sorellina sulle sue esili spalle.

Alla fine Linda aveva spiccato un volo tanto lungo che adesso che era tornata tante cose erano cambiate ad Everwood. Così, lì dove un tempo c'era la stazione ferroviaria trovò uno studio medico e un'affascinante dottore a chiederle se si fosse persa.

Era stato il tempestivo arrivo di Edna, l'euforia con cui aveva accolto Linda a fugare ogni incomprensione.

Ad incuriosire la vecchia infermiera era il fatto che sua figlia non fosse tornata da sola. Facendo, timidamente, capolinea da dietro le spalle di Linda, infatti, una ragazzina sbirciava quei visi nuovi.

Era una ragazzina dai lineamenti orientali e dalla carnagione pallida, il foulard che aveva avvolto intorno alla testa faceva risaltare i suoi splendidi occhi color cioccolato.

"Ehi piccola non dirmi che, senza dire niente alla tua mamma, in qualche remota giungla hai incontrato un bell'indigeno e questa perla è tua?"

Chiese prontamente Edna, un po' curiosa, un po' spaventata e un po' confusa.

Linda rise e invitò la ragazzina a farsi avanti.

"No, lei si chiama Aisha ma non è mia. L'ho portata con me...poi ti racconterò tutto con calma. Allora andiamo a salutare quel brontolone di Harold? Muoio dalla voglia di vedere quanto sono cresciuti Bright ed Amy!"

Linda prese per mano sua madre e rimandò ogni spiegazione.


Bright ed Amy rimiravano i regali che la zia aveva portato loro e non risparmiavano occhiate indagatorie nemmeno alla ragazzina che sedeva a tavola con loro.

Aisha non aveva ancora spiccicato mezza parola, escluso un biascicato saluto di circostanza, e gli altri commensali adducevano quel mutismo al fatto che la ragazza non conoscesse bene la loro lingua.

Rose cercava di mantenere accogliente l'atmosfera rivolgendo mille domande alla cognata ma a renderle arduo il compito erano le battute al vetriolo di Harold.

Il dottor Abbott non aveva ancora mandato giù la lunga assenza della sorella e non perdeva occasione per farle pesare tutte le occasioni, tutte le ricorrenze che si era persa.

"Saresti potuta tornare per il funerale di papà! Tu eri in qualche sperduta zona del corno d'Africa e la mamma ballava col suo nuovo sposo mentre i fiori sulla tomba di papà erano ancora freschi! Bell'elogio funebre che ha avuto il dottor Abbott Senior!"

Buttò quella frecciatina Harold facendo andare quasi di traverso il boccone di carne ad Irv che fece finta di niente. Ci pensò la sua sposa a riprendere il figlio.

"Junior non è né il posto, né il momento per tirare in ballo le antiche ruggini!"

Harold si strappò il tovagliolo che aveva annodato a 'mo di bavaglino mentre i figli abbassavano lo sguardo imbarazzati.

"Certo io sono sempre in torto. Non sono come la nostra wander woman che si è girata mezzo mondo! Dicci sorellina quanto hai intenzione di fermarti questa volta? Tre giorni e poi ci rivediamo tra tre anni?"

Linda era rimasta calma e pensò fosse il momento giusto per rivelare le sue vere intenzioni.

"Veramente vorrei fermarmi qui per molto tempo! Voglio vedere Bright vincere le prime partite, Amy prendersi le prime cotte e gestire lo studio medico di famiglia assieme a te!"

L'entusiasmo con cui Linda aveva annunciato i suoi propositi avvolse Edna, Rose e anche Bright ed Amy ma non toccò il cuore di Harold.

"Mi dispiace per te ma ti sei già persa tutto! Bright ha già giocato tantissime partite, Amy si interessa ai ragazzi già da un po' di tempo e io ho portato avanti lo studio di papà da solo. Non abbiamo bisogno di te, Linda!"

Disse duramente alzandosi da tavola, lasciando tutti attoniti.

Amy fece per seguire il padre ma sua zia la fermò.

"Lascia stare Amy. Meglio che ci parli io!"

La convinse la donna allontanandosi nella direzione dove era sparito Harold. Trovò l'uomo in giardino.

"Tu e Rose avete una splendida casa e una splendida famiglia!"

"Non cercare di abbindolarmi!"

Si mise sulla difensiva Harold ma Linda non si diede per vinta.

"E come potrei? Lo ricordo bene che niente riesce a corrompere l'integerrimo Harold Abbott. In Africa non ci sono famiglie meravigliose come la tua, Harold. Nei posti dove sono stata si lotta ogni giorno per sopravvivere. Sai bene che non sono venuta al funerale di papà perché ero in una zona di guerra. E dopo non sono voluta tornare forse perché, nonostante tutto, sono un po' codarda..."

Raccontò Linda sedendosi su un gradino. Harold la imitò.

"Perché sei tornata, Linda? Dimmi la verità!"

"Per Aisha!"

"Chi è quella ragazzina?"

"Quella ragazzina è stata profondamente segnata dalla vita. L'ho portata con me perché ha bisogno di cure urgenti e di medici bravi!"

"Che cos'ha?"

Si interessò il dottor Abbott ormai calmatosi.

Linda lo guardò negli occhi.

"Ha un tumore alla colonna vertebrale. Conosci un bravo neurochirurgo, Harold?"

**** *********

La frase iniziale è di Pauline Kezer.

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Capitolo 15
*** In miniera ***


Ogni posto è una miniera. Basta lasciarsi andare, darsi tempo, stare seduti in una casa da tè ad osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità innanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente la dove si è: basta scavare. (Irv)

"Finirò la mia misera vita a scavare carbone nella miniera di Everwood!"

Bright sprofondò la testa sugli appunti che aveva sparso alla rinfusa su un tavolino del parco. Colin, che stava pigramente prendendo il sole, non si fece contagiare dallo scoraggiamento dell'amico.

"Tuo padre ti pagherà le migliori università pur di non farti finire a lavorare sottoterra e poi..."

Colin sghignazzò, distendendo i muscoli per poi riappoggiare la schiena contro il tronco di una quercia.

"Te la immagini la faccia di tua madre quando lascerai le impronte dei tuoi piedoni, piene di carbone, sul pavimento dove ha appena passato la cera?"

Anche Bright si mise a ridere nel pensare a quella remota scena.

"Te lo dico io: lavorare in miniera deve fare schifo! Pensa a quante ore di luce si perdono quei poveri minatori!"

Tornò serio Colin. Conosceva bene quella sensazione: anche lui era stato costretto a rinunciare al sole per troppo tempo.

"Già! Ma fare il minatore, tra poco, sarà l'unica prospettiva del mio futuro soprattutto se il consulente scolastico continua ad affibbiarmi questi temi..."

Continuò imperterrito Bright recuperando un foglietto spiegazzato per leggere la traccia.

"Senti qua: se potessi andare a cena con una persona, viva o morta, chi sceglieresti e perché? Ho proposto Kennedy ma per il signor perfezione non andava bene!"

Confidò esasperato lo studente in crisi mentre l'altro scuoteva la testa.

"Bright, l'unico motivo per cui tu, negli anni sessanta, avresti voluto cenare con JFK sarebbe stato per chiedergli il numero di Marylin Monroe!"

Aveva ragione. E , forse, anche il consulente scolastico aveva capito quanto poco avesse preso sul serio il compito il ragazzo.

Colin fece per rialzarsi ma un capogiro improvviso gli fece perdere l'equilibrio costringendolo ad appoggiarsi, di nuovo, all'albero.

"Stai bene?"

Chiese apprensivo Bright.

"Si, mi dicono tutti che sono troppo impaziente. Starò comunque meglio quando potrò muovermi senza questi trespoli!"

Indicò le stampelle abbandonate sull'erba. Fu allora che lo udirono: un boato spaventoso e poi un inferno di fuoco.

"Everwood brucia!"

"Non è Everwood, è la miniera!"

I due ragazzi si guardarono attoniti poi Bright prese l'iniziativa.

"Andiamo a vedere. Forse potremmo essere d'aiuto!"


*** *** ***

Tra Ephram e l'istruttore di guida era guerra aperta: anche quel giorno il ragazzo aveva fatto gli errori più stupidi ei richiami dell'istruttore avevano fatto precipitare la sua autostima: probabilmente non avrebbe mai preso la patente.

Il suo pessimo umore mutò all'allegria quando notò la "cinquecento" italiana color arancio di Madison parcheggiata nel vialetto davanti casa.

Entrato trovò la ragazza e Delia concentrate sul televisore.

"C'è una partita in differita dei Nuggets o trasmettono qualche concerto perché due belle ragazze se ne stiano affisse così allo schermo?"

Scherzò Ephram facendole sobbalzare: non si erano accorte di lui.

"Forse presto rivedremo papà in televisione!"

Disse Delia senza staccarsi dalle immagini.

"Fantastico: da un padre famoso ci ritroveremo con una star per padre!"

"C'è stata un'esplosione in miniera! Ci sono dei feriti: tuo padre si è precipitato a prestare soccorso insieme ai dottori Abbott!"

Lo informò Madison. Il pensiero di Ephram corse veloce al suo maestro di piano.

"Will lavora in quel posto. Oddio...devo andare a vedere se è tra i feriti!"

Ephram afferrò il cappotto e corse via senza che né Madison, né Delia potessero replicare.


**** ***** ****

All'ingresso della miniera, tra un nutrito gruppo di curiosi che si erano radunati lì, Ephram riconobbe Bright e Colin che stavano facendo delle telefonate: dopo varie insistenze, e dopo che Edna non era riuscita a smuoverli da lì, l''infermiera aveva assegnato ai ragazzi il compito di informare le famiglie dei feriti.

"I più gravi sono tre!"

Informò Colin quando Ephram volle notizie.

"Daniel un mio vicino di casa, la moglie del consulente scolastico e Will Cleveland!"

"Oh no!"

Ephram si lasciò sfuggire quell'esclamazione.

"Ne conosci qualcuno?"

Chiese Colin.

"Will è il mio maestro di pianoforte. Devo andare a vedere come sta!"

"Non puoi. La nonna di Bright non fa passare nessuno a meno che non si tratti dei soccorsi. E poi c'è tuo padre con quello di Bright e sua zia: vedrai che lo riporteranno in superficie sano e salvo!"

Cercò di dissuaderlo Colin, ma Ephram era già corso verso l'interno e, approfittando di un momento di distrazione di Edna, gli altri due gli corsero dietro.

Anche Colin si mise a correre senza nemmeno accorgersene.

La scena che si presentò innanzi agli occhi dei ragazzi era a dir poco drammatica: Linda cercava di lenire i dolori della giovane donna, incinta e ferita al torace, praticandole l'ago terapia, Harold aveva fatto una fasciatura provvisoria alla mano di Will e ora cercava di convincere il dottor Brown ad aiutare Daniel, il suo vicino di casa.

L'uomo aveva riportato un serio trauma alla testa e c'era un solo uomo lì dentro capace di ridurre la pressione intracranica con gli strumenti a disposizione.

Per Andy avrebbe significato ritornare ad operare dopo l'ultimo fallimento.

"Non posso farlo!"

"Si che puoi, dannazione Andy! Lo devi fare per quest'uomo!"

Il dottor Brown però non voleva prendersi una responsabilità così grossa.

"Lui non è Colin! Non è una di quelle gemelline...Accidenti dottor Brown prendi quel maledetto trapano e salva la vita di quest'uomo!"

L'appello di Harold era stato così acceso da far voltare verso di lor Linda e i tre ragazzi appena sopraggiunti.

"Passami il trapano. E...manda via i ragazzi!"

Si decise finalmente Andy. Ephram, Bright e Colin, però, troppo presi da quello che stava succedendo erano resti a risalire in superficie.

Ephram si avvicinò a Will sincerandosi delle sue condizioni.

"Ragazzo, a quanto pare non potrò mai più suonare un pianoforte in vita mia. Aggiungici che questo postaccio si è preso anche il mio udito!"

Raccontò Will ed Ephram si sentì profondamente dispiaciuto per lui: amavano entrambi la musica e sapeva quanto doveva essere doloroso rinunciarvi.

"Ti va di raccontarmi una storia? Una qualsiasi!"

E allora Ephram iniziò a raccontare le prime cose che gli venissero in mente, di New York e dei suoi primi tentativi di guida strappando persino un sorriso al povero Will.

Bright si era avvicinato a sua zia per avere notizie della moglie del suo insegnante e così scoprì che, presto, il signor Roger sarebbe diventato papà. Scoprì, inoltre, che era un uomo con mille preoccupazioni e con un cuore d'oro e si ripromise di non fargli saltare mai più i nervi.

Colin, dal canto suo, era rimasto a seguire l'intervento del dottor Brown con il fiato sospeso e quando il neurochirurgo praticò un foro nella testa di quell'uomo dovette trattenere un conato di vomito e fuggì via.

La mano ferma di Andy fu decisiva per il buon esito dell'intervento. Ora che la tensione si era allentata si rese conto che Colin aveva assistito a tutto ciò che era successo.

"Stanno arrivando le ambulanze!"

Avvertì Edna e, finalmente, i feriti vennero trasportati in ospedale. Harold e Linda decisero di andare con loro.

Il dottor Brown cercò Colin e lo trovò seduto su una panca a pochi metri dalla miniera.

"Stai bene?"

Gli chiese sedendoglisi accanto.

"Anche con me ha fatto la stessa cosa?"

Chiese di rimando il ragazzo. Anche lui aveva avuto due operazioni al cervello ma vedere tutto dal vivo era diverso e impressionante.

"Tu sei stato più fortunato da un verso perché eri sotto anestesia e sfortunato dall'altro perché hai avuto un'operazione molto più difficile!"

"Sono stato fortunato ad avere lei!"

Sorrise Colin facendo riscoprire al dottor Brown l'antica passione per il suo lavoro.

La voce di Bright interruppe quel momento.

"Colin! Accidenti amico: ti sei accorto di aver lasciato le tue stampelle al parco?"

L'espressione di Colin era tra l'incredulo e il raggiante: finalmente poteva camminare di nuovo senza ausili.


*** *** ***

"Dovevi vedere mio padre che sangue freddo! Si è comportato da vero eroe e gli eroi meritano un dolce! Dì un po' hai un ricettario con qualche torta?"

Ephram raccontava, euforico, la mirabolante avventura in miniera a Madison. Delia aveva avuto il permesso per andare a casa di Brittany e la ragazza era rimasta per preparare una cena degna di questo nome.

"Modestamente io sono una brava pasticcera! Posso darti una mano a preparare un dolce squisito...sai come si dice? Uomini ai fornelli non fanno i cibi belli!"

"E questa te la sei inventata su due piedi?"

"In realtà si, mi è venuta al momento! Sai un po' come donne al volante pericolo costante!"

Ephram iniziò a tirar fuori le uova dalla dispensa.

"Quel detto lo posso smentire io: guardami mentre guido e vedi che ci sono anche uomini che sono un pericolo pubblico al volante!"

Madison iniziò a setacciare la farina in una ciotola.

"Posso darti io qualche lezione di guida, se vuoi!"

La reazione di Ephram fu imprevista: dopo un "grazie" entusiasta si avvicinò e diede un bacio vero a Madison. Un bacio che lei ricambiò.


**** ****

A casa Abbott su festeggiavano i due dottori di famiglia, eroi del giorno. Dopo cena Bright decise di tener fede alla sua promessa e di finire il tema.

Finalmente soddisfatto di quanto scritto andò da Colin.

"Con questo andrò al college di sicuro. Vuoi sentire cosa ho scritto?"

"Se ti fa piacere. Spero tu non voglia portare a cena Angelina Jolie o Brittany Spears!"

Bright scosse la testa e iniziò a leggere.

La persona con cui vorrei andare a cena è il mio migliore amico. Vorrei trovare, finalmente, il coraggio di dirgli tutto quello che, un po' per paura e un po' per spacconeria, non gli ho mai detto. Vorrei dire a Colin che mi dispiace di aver mandato in fumo tutti i progetti che avevamo da bambini: andare insieme alla Notre Dame e giocare a basket o a football in una squadra professionistica. Gli direi che, certe volte, mi sento piccolo, piccolo innanzi a lui perché Colin è questo ragazzo straordinario che non ha paura di nulla. Io invece di paure ne ho tante. Gli direi che vorrei abbracciarlo e vorrei saper trovare le parole giuste per aiutarlo, almeno per una volta!"

Colin aveva le lacrime agli occhi. Era la più bella dichiarazione d'amicizia che avesse mai sentito.

"Magari quell'abbraccio me lo puoi anche dare, brutto bruto!"

Disse gettandosi tra le braccia di Bright.

***** ****

La frase iniziale è di Tiziano Terzani.

Chiedo perdono per questo capitolone: mi sono lasciata un po' trasportare^^ Ringrazio quanti leggono e, soprattutto, la mia dolcissima D'Alessiana...

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Capitolo 16
*** I diversi tipi d'amore ***


L'amore può condurci all'inferno o al paradiso, comunque ci porta sempre in qualche luogo. È necessario accettarlo perché esso è ciò che alimenta la nostra esistenza. (Irv)

"Così tuo padre ti ha sorpreso mentre ti sbaciucchiavi con la babysitter sul divano, latin lover?"

Bright canzonò Ephram e gli scompigliò i capelli in un gesto complice. Il giovane Brown non sapeva cosa fosse peggio: il fatto che Madison fosse diventata ormai per lui ciò che l'acqua è per un assetato o l'aver messo i suoi sentimenti in piazza confidandosi con quell'antiromantico di Bright.

Lui era innamorato. Innamorato come non era mai stato in vita sua e i baci di Madison gli sembravano la cosa più bella del mondo.

"Non eravamo sul divano! Ci eravamo nascosti nell'armadio!"

Colin, che stava camminando affianco agli amici verso l'entrata di scuola, trattenne una risata mentre Bright ebbe da dire la sua.

"Mossa astuta ma estremamente stupida!"

Ephram sospirò sconfortato. Sapeva che il biondo aveva ragione e convincere suo padre della purezza del sentimento che legava lui e Madison sarebbe stata un'impresa ardua.

Coach Austin passò innanzi ai ragazzi, tergiversò un secondo e poi tirò dritto verso l'edificio.

"Credo che quest'anno nessuno di noi avrà la sufficienza in educazione fisica!"

Sentenziò Ephram.

"Il signor Austin ce l'ha con me!"

Corresse quel punto di vista Colin. Da quando gli aveva distrutto l'ufficio, la primavera precedente, l'insegnante pareva facesse di tutto per evitare ogni contatto con il suo allievo.

"Ancora?"

Si stupì il figlio del dottor Brown.

"Cerca di capirlo, Colin...Gli hai distrutto il suo tempio sacro come se lì dentro ci fosse stato un terremoto di magnitudo otto!"

Bright aveva mantenuto il suo tono scherzoso ma l'amico lo guardò comunque storto. Non ebbe il tempo di replicare niente perché l'attenzione dei tre fu catturata da una "Clio" blu metallizzato che sfrecciava verso i parcheggi.

"Amy ha avuto la patente...a differenza di qualcuno di nostra conoscenza..."

Spiegò Bright rivolgendo un cenno allusivo ad Ephram che fece finta di niente.

"Così mio padre ha deciso di anticiparle il regalo per il suo compleanno! Pensate che quando ho fatto sedici anni io, i miei mi hanno regalato una cassetta per gli attrezzi!"

Raccontò Bright contrariato.

"Ma Amy è la cocca di papà, lo sanno tutti!"

Si prese la sua piccola rivincita sull'amico, che lo aveva preso in giro per quella prima frazione della mattina, Ephram.

"Ora le sarà più agevole andare alle feste. Mia sorella è cambiata, è molto irrequieta ultimamente e non vorrei si cacciasse in qualche brutto guaio!"

Anche il tono di Bright si era fatto serio adesso e tradiva tutta la preoccupazione del buon fratello maggiore.

"Esce con qualcuno?"

Chiese Colin fingendo indifferenza, ma, in realtà, molto ansioso della risposta.

"Dovresti chiederlo a tua sorella! Praticamente Amy passa più tempo con Laynie di quanto non faccia con qualunque componente della nostra famiglia! Comunque ho origliato una conversazione tra quelle due: l'altra sera sono state ad una festa e pare che Amy sia interessata ad un certo Tommy!"

A Colin quel nome non diceva niente ma si scoprì ferito e geloso di quello sconosciuto.

Possibile che Amy avesse già scordato la loro storia?

Non si erano più parlati dopo il ballo al matrimonio del Reverendo e lei non gli aveva esternato nemmeno un commento carino sul fatto che lui camminasse, di nuovo, senza stampelle.

"Andiamo a rompere un po' le uova nel paniere a quelle due!"

Ebbe un'illuminazione Bright che già pensava a come criticare il parcheggio della sorella.

"Andate voi, io preferisco andare in classe. Alla prima ora ho compito di chimica!"

Si tirò fuori Colin.


*** ****

"Dovresti conoscere questa ragazzina che zia Linda si è portata appresso. Ha uno sguardo dolcissimo ma non spiccica più di mezza parola al giorno. Dovremo portarla ad una delle nostre feste per farla divertire un po'. Si chiama Aisha!"

Amy aggiornava Laynie con le ultime novità a casa Abbott.

"Aisha come la canzone. O come la moglie di Maometto. Magari è solo un po' timida o magari nasconde un segreto!"

Fantasticò Laynie contemplando la tappezzeria all'interno dell'abitacolo (Amy, infatti, le aveva prontamente offerto un passaggio in auto nella sua prima mattina da patentata) e si era innamorata dell'impianto stereo.

Poi dallo specchietto retrovisore scorse Bright ed Ephram che si avvicinavano.

"Oh, oh arrivano i tre moschettieri...Anche se ne hanno perso uno!"

Avvisò Laynie mentre anche l'amica non aveva resistito a guardare i due nello specchietto.

"Hai saputo di Colin? Forse è un miracolo ma quando si è reso conto di riuscire a camminare da solo ha fatto forse le scale di casa nostra per cento volte di seguito!"

Disse Laynie euforica. Voleva un gran bene al fratello e si era emozionata nel vederlo di nuovo sorridere.

"Digli che sono contenta per lui!"

Cercò di troncare la conversazione Amy.

"Colin ha riavuto indietro la sua mobilità ma non è felice. Perché non parli con lui, Amy?"

Amy tamburellò nervosamente sullo sterzo.

"Senti non mi va di parlare di tuo fratello. Ecco che arriva il mio!"

"Questo parcheggio è storto come una falce, sorellina!"

Prontamente Bright riprese la sorella e sembrava un'abile ingegnere mentre misurava gli spazi ad occhio nudo.

"Oh è arrivato Archimede Pitagorico!"

Non gli risparmiò una frecciatina Laynie.

"Che piacere vedere che ci sei anche tu, Laynie. Allora quando avremo il piacere di vederti seduta al posto di guida anziché a quello del passeggero? Magari tu e il nostro Bach prenderete la patente insieme...Quando sarete in pensione!"

Ephram stava per ribattere alla provocazione di Bright ma Laynie fu più celere.

"Ti ricordo che il mio compleanno è a Dicembre. Ancora ho molto tempo per prendere la patente...Almeno l'ingegnere non vomiterà quando farò gli esami io!"

"Colpito e affondato!"

Se la rise sotto i baffi Amy vendendo il fratello ammutolito. Una cosa che in pochi sapevano era che Bright, spavaldo e sicuro di sé, aveva dovuto ripetere l'esame di guida per ben due volte perché la prima aveva adottato una guida spericolata facendo venire la nausea a colui che lo doveva giudicare.

"Bella macchina, Amy!"

Ephram cercò di placare gli animi di Laynie e Bright prima che le loro provocazioni degenerassero in una furibonda litigata.

"Grazie, Ephram. Magari un giorno ti faccio un giro!"

Rispose Amy scendendo e chiudendo con l'antifurto. Anche Laynie si allontanò offrendo uno sguardo sdegnato a Bright.

Ephram però aveva colto qualcosa in più in quel finto odio. Magari presto avrebbe potuto snocciolare a Bright quel famoso proverbio che dice: "Chi si odia, si ama!"

Bright e Laynie erano vicini a diventarne l'esempio vivente.

**** ****

Harold entrò al "Mama Joy" con una copia del quotidiano locale sottobraccio: in prima pagina c'era una foto dei tre dottori di Everwood, i "tre eroi della miniera".

Si avvicinò allo sgabello sul quale, comodamente seduto, il dottor Brown stava sorseggiando il suo caffè e si mise ad annusare il giornale.

"Ah senta caro dottore: il profumo della notorietà!"

"Veramente, caro Harold, questo è solo il profumo della carta riciclata!"

Il dottor Abbott lo guardò cinico.

"Deve rovinarmi anche i momenti di gloria, caro dottor Brown con la sua aria da saputello! Comunque cercavo proprio lei stamattina!"

"Ah mi fanno piacere le sue attenzioni. Stiamo diventando amici?"

Harold ignorò la domanda. Quell'uomo irritante aveva la capacità di fargli perdere la pazienza dopo nemmeno un minuto.

"Ho un caso interessante per le mani!"

"Sono felice per te!"

Il dottor Abbott prese posto affianco al collega.

"Andy tu sei un mago del cervello ma hai esperienza con la colonna vertebrale?"

"Credevo che il caso fosse tuo!"

Temporeggiò il dottor Brown. Dal silenzio dell'altro si accorse però di quanto delicata fosse la faccenda: raramente il dottor Abbott restava a corto di parole.

"Ho eseguito più di un centinaio di operazioni alla colonna vertebrale a New York!"

"Devo chiederti un favore. Non è per me ma per mia sorella Linda. Saresti pronto a rimetterti in discussione per salvare la vita di una ragazzina? Saresti disposto a ritentare, Andy?"

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Capitolo 17
*** On the road ***


Nulla di più vero e genuino potrebbe essere detto a consolidare il connubio che da sempre affianca vita e viaggio: Non c’è strada che porti alla felicità, la felicità è la strada (Irv)

Amy era in ritardo, come succedeva troppo spesso ultimamente.

Svoltato l'angolo, alla guida della sua auto, fu travolta dall'euforia e dalla frenesia degli ultimi compagni ritardatari che si affrettavano a raggiungere l'ingresso della scuola prima del suono della terza campanella.

Lei, invece, era svogliata e non aveva testa per restare concentrata sui libri per l'intera giornata. Decise in un attimo: quel giorno avrebbe marinato la scuola!

Stava per fare inversione di marcia quando qualcuno picchiettò sul finestrino del lato del passeggero, spaventandola a morte.

Suo malgrado, Amy fu costretta a frenare e a prendere tempo.

"Ephram sei impazzito? Vuoi essere il primo pedone che investo?"

Il ragazzo si strinse nelle spalle: anche lui era in ritardo e non aveva nessuna intenzione di affrettarsi.

"Sempre meglio finire sotto le ruote della tua macchina piuttosto che tra le grinfie di mio padre quando scoprirà il quattro che ho rimediato in chimica ieri!"

Confidò, scoraggiato, l'amico.

Niente fumetti e uscite serali.

Dedizione ai libri per almeno tre ore al giorno sotto la supervisione del dottor Brown.

Prediche infinite sulla necessità della conoscenza e discussioni circa il fatto che la storia con Madison fosse fuorviante per un ragazzino come lui.

Avrebbero finito per litigare come ai vecchi tempi, padre e figlio.

Ephram rabbrividì nel pensare a tutte le conseguenze che gli avrebbe portato quel quattro e sospirò sconsolato.

"Che ne dici se oggi ce la saliamo? Nessuno di noi due ha tanta voglia di andare a lezione oggi...Magari potrei farti quel giro che ti avevo promesso!"

Propose Amy, entusiasta di aver trovato un complice e un compagno di viaggio. Ephram cercò di mostrare qualche scrupolo ma la voglia di evasione, alla fine, lo vinse.

"Dai salta su! Oggi niente scuola!"

Lo convinse Amy.


Per i primi dieci minuti la ragazza restò concentrata sulla guida mentre l'inatteso passeggero studiava l'interno dell'abitacolo alla ricerca di qualcosa di interessante per intavolare una conversazione.

"Questo arbre magique ha un ottimo profumo!"

Amy guardò con la coda dell'occhio il suo profumante per auto e scosse la testa.

"Un regalo di Bright!"

Poi si mise a ridere lasciando interdetto Ephram.

"Che c'è?"

"Niente. Stavo solo pensando a quante ne abbiamo passato insieme l'anno scorso e ora ci ritroviamo a non sapere più cosa dirci!"

Quell'osservazione fece sentire, in parte, in colpa Ephram. Era stato così assorbito dai suoi impegni, dai suoi pensieri d'amore ultimamente, da aver accantonato l'amicizia con Amy.

Restò in silenzio per un altro pezzo di tragitto. Poi quando Amy si fermò a fare benzina, disse:

"Forse non sappiamo più cosa dirci perché non siamo più quelli che eravamo qualche anno fa!"

Questo pensiero colpì Amy.

"Allora dove mi stai portando? Non ci staremo allontanando un po' troppo da Everwood?"

Ripreso il viaggio, Ephram iniziò a preoccuparsi della destinazione soprattutto quando sorpassarono il cartellone di confine tra Colorado e Wyoming.

"Oggi ho voglia di guidare, Ephram. Non fare troppe domande: voglio un po' di avventura, voglio assaporare un po' del sogno americano, sai quei viaggi on the road?"

Amy sproloquiava e il ragazzo si sentì, ancora una volta, usato da lei. Amy aveva intrapreso quel viaggio folle per noia, per confusione, per ripicca contro qualcuno o forse più di uno. E lui si era lasciato coinvolgere.

Quando Amy arrestò l'auto nei pressi di un ranch, Ephram slacciò la cintura e iniziò a cercare il cellulare per chiamare suo padre: meglio prepararlo gradualmente alla notizia che avrebbe fatto tardi per cena quella sera prima che la ramanzina che già gli era destinata si tramutasse in una punizione esemplare.

La ragazza, al contrario, era immune all'agitazione dell'amico.

"Guarda Ephram! Guarda che spettacolo meraviglioso!"

Lo scenario innanzi ai loro occhi infatti era mozzafiato: un grande lago e, sullo sfondo, le Montagne Rocciose innevate.

Ad Ephram ricordò la prima panoramica di Everwood che Amy gli aveva mostrato appena si erano incontrati.

"È un po' come il primo giorno che sono arrivato ad Everwood. Ti ricordi? Non mi sembrava vero che la ragazza più bella della scuola mi rivolgesse la parola e se ne venisse in giro con me!"

"Ti ho usato!"

Precisò Amy con un tono duro verso sé stessa.

"E io ti ho perdonato. Quando c'è di mezzo l'amore si possono fare follie e far soffrire gli altri. E tu eri innamorata di Colin..."

Amy volse lo sguardo oltre il lago e infilò le mani nelle tasche del cappotto.

"Sto uscendo con un ragazzo. Si chiama Tommy: l'ho conosciuto ad una festa!"

Rivelò lapidaria. Ephram, che non capiva troppo i comportamenti dell'amica ultimamente, indagò.

"È una cosa seria? O..."

Amy però non voleva che la conversazione scivolasse troppo sul personale.

"E tu esci con qualcuna?"

"No. Non ci sono mai uscito ma..."

Amy lo guardò sorniona.

"Ma c'è qualcuna che ti fa battere il cuore. E non sono di certo io!"

"Si chiama Madison e la nostra storia è un casino!"

Precisò Ephram mentre la risata di Amy risuonava cristallina.

"Madison: un bel nome. Dovrai farmela conoscere!"

"Lo farò volentieri se mio padre non la manderà dall'altra parte dell'America prima che le dia il prossimo stipendio!"

Le spiegò allora che Madison era la babysitter di Delia. Della differenza d'età tra di loro.

Del coccolone che era quasi venuto al dottor Brown quando li aveva trovati ad amoreggiare, poche sere prima, sul divano della loro casa e di come suo padre considerasse immorale e passeggera quell'infatuazione.

"Insomma mio padre crede sia soltanto una cotta adolescenziale ma per me è molto di più. Hai mai avuto la certezza di aver trovato la persona giusta ancor prima di conoscerla veramente? Sai una specie di anime gemelle?"

Amy si strinse nel cappotto e sorrise triste. Ephram era così appassionato, così convinto dell'amore che, per un momento, lei lo invidiò.

"Io non credo più alle anime gemelle!"

"Non sei sicura di amare questo Tommy?"

Amy lo guardò come se lui fosse uscito di senno.

"Non è lui la mia anima gemella se è quello che intendi. Voglio solo divertirmi un po' e con lui sto bene."

"Avanti lo sai di quello che parlo: sei stata innamorata anche tu. Di Colin non eri sicura?"

Alla menzione di quello che aveva perso gli occhi di Amy si fecero ancora più tristi.

"Non ha importanza. Quello che c'era tra di noi è finito!"

Troncò il discorso e diede un'occhiata all'orologio da polso.

"Meglio ripartire se vogliamo essere a casa in orario!"

Fece per mettere in moto ma l'auto non partì e la spia della benzina rimase accesa.

"Non capisco: abbiamo fatto rifornimento durante il tragitto!"

Cercò una spiegazione logica la ragazza. Ephram pensò che avevano percorso anche parecchi chilometri dopo la sosta alla stazione di servizio.

"E adesso che facciamo?"

"Dovremmo scomodare i nostri padri e che Dio ce la mandi buona!"

Si arrese Amy digitando il numero di Harold.

Dopo che anche la chiamata al dottor Brown fu partita, i due se ne restarono all'interno dell'abitacolo a rimuginare su ciò che li avrebbe aspettati quando i loro padri sarebbero arrivati.

"È un po' come l'anno scorso quando abbiamo perso l'autobus di ritorno per Denver e non ce ne erano altri!"

Sorrise all'improvviso Ephram.

Erano andati in ospedale da Colin. Amy aveva chiesto al suo fidanzato in coma se volesse accompagnarla al ballo d'autunno.

Amy ripensò a quella giornata e, suo malgrado, si ritrovò a sorridere.

"Sembra passato un secolo. Comunque riguardo al discorso di prima..."

"Quello sulle anime gemelle?"

"Sì quello. Io ne ero sicura. Voglio dire di Colin ero sicurissima!"

Confidò lasciandosi scivolare lungo lo schienale mentre i lunghi capelli biondi le coprivano il viso deluso.

*** /***

Per la frase introduttiva questa volta ho scomodato un Dio. Il grande Buddha.

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Capitolo 18
*** Solo amici ***


Siamo usciti insieme, abbiamo condiviso lo stesso banco, lo stesso piatto, lo stesso bicchiere. Non ci siamo vergognati di condividere anche i più imbarazzanti segreti e avremmo giurato che saremmo stati amici per sempre.

Ci sbagliavamo. Quello che c'era tra noi era qualcosa di diverso, di superiore, e le nostre labbra, loro si, lo sapevano. Perché la definizione l'abbiamo trovata in un lampo, in un istante, in un bacio. (Irv)

Laynie restò in disparte ad assistere alla scena all'uscita da scuola: Harold era andato a prelevare Amy fin quasi nel corridoio e l'aveva scortata fino alla sua macchina.

Benché Amy l'avesse combinata grossa e meritasse una punizione, Laynie era dispiaciuta per l'amica.

"Mia sorella sembra la figlia del Presidente e mio padre una delle sue guardie del corpo! Credo che d'ora in poi papà accompagnerà Amy fino all'ultimo giorno dell'università! Povera te, dovrai stare senza la tua amica del cuore per un po' di tempo!"

La voce di Bright infastidì Laynie. Il ragazzo non riusciva proprio ad ostentare un minimo di compassione fraterna e si crogiolava nel fatto che, una volta tano, fosse stata Amy a mettersi nei guai e ad essersi attirata le ire dei genitori.

"A quanto vedo anche il popolare Bright Abbott oggi se ne va a zonzo senza i suoi simpaticissimi amici!"

Non poté esimersi dall'osservare Laynie.

"Il dottor Brown terrà segretato Ephram in casa probabilmente finché non sarà in età da pensione e Colin...Beh sei sua sorella, lo sai meglio di me che i tuoi genitori lo hanno fatto uscire prima da scuola perché aveva un controllo con l'Andy furioso!"

Bright ridacchiò.

"Certo che Ephram è stato proprio un imbecille a farsi manipolare così da mia sorella fino a farsi trascinare in Wyoming!"

Laynie si issò lo zaino sulle spalle e si voltò per andarsene. Non aveva voglia di ascoltare le stupide ciarle di Bright.

Si accorse però che il ragazzo gli camminava dietro.

"Che fai, mi segui?"

"Ti ricordo che anche io devo fare questa strada per tornare a casa o te lo sei scordato? Comunque pensavo che potrei darti un passaggio e potremmo fermarci al Mama Joy's a bere qualcosa!"

Laynie restò spiazzata da quella proposta, una proposta non da Bright e gli mise una mano sulla fronte.

"No, febbre non ne hai! Sei sicuro di sentirti bene?"

Lei e Bright non si erano mai piaciuti e da bambini erano stati talmente vendicativi da farsi i dispetti più assurdi.

"Spiritosa! È venerdì pomeriggio e non ho nessuna voglia di tornarmene a casa a gestire le crisi d'identità di Amy, le sfuriate dei miei genitori e il capitolo di geografia di trenta pagine sul quale devo scrivere una relazione entro lunedì. Fammi respirare! Non credo che tu abbia progetti più allettanti che ti aspettano a casa!"

Laynie si strinse nelle spalle e poi si convinse.

"Ok, vada per due limonate. Offri tu, s'intende!"

Bright si fermò e parve imbarazzato mentre si grattava la testa.

"Ti dispiace se andiamo tra dieci minuti! Le cheerleader stanno provando la coreografia per la prossima partita sulla pista d'atletica. Ci sono anche i giocatori di football se ti può interessare!"

Laynie si mise a ridere e gli assestò una pacca scherzosa sulle spalle.

"Ecco il Bright Abbott che conosco! Andiamo galletto cedrone!"

Preso posto sugli spalti, Laynie dettò delle condizioni: Bright non avrebbe dovuto urlare complimenti troppo osé verso le ragazze e si sarebbe dovuto comportare da gentiluomo.

"Guarda Macy Green che gambe! Sembra Sharon Stone in Basic Instinct!"

Bright si lasciò sfuggire quel commento mentre la compagna di classe sculettava durante il balletto.

"Sei incorreggibile! Che fine ha fatto quella Gemma alla quale giuravi amore eterno solo due settimane fa?"

"Appartiene a due settimane fa, appunto! Non sai che io ho una ragazza a settimana! Ho una regola: tre appuntamenti e poi le scarico!"

Laynie sembrò indignata da tanta superficialità.

"Peccato che una delle tue pollastrelle non te le suoni di santa ragione! Non si trattano così le ragazze!"

Protestò la ragazza e i suoi occhi brillarono. Bright notò quella luce e dovette ammettere a sé stesso, per la prima volta, che Laynie era davvero bella.

"Nessuna può resistere al fascino di Brighton Harold Abbott!"

Si pavoneggiò Bright.

"L'unica che me le ha date e che le ha prese da me sei tu, cara Alice nel Paese delle Meraviglie!"

Laynie si infuriò quando risentì quel soprannome con il quale Bright e Colin l'avevano canzonata fino allo sfinimento quando erano bambini.

Il motivo di quel soprannome era che Laynie era così appassionata di quel cartone animato da aver mandato avanti e indietro il nastro del VHS fino a consumarlo e a saperne le battute a memoria.

Poi però si ritrovò a sghignazzare nel ricordare tutti gli schiaffi e i pizzicotti che si erano "cortesemente" scambiati lei e Bright.

"Eravamo bambini e, devi ammetterlo, tu eri davvero insopportabile! Rammenti quando hai buttato il mio pesce rosso nella mia piscina gonfiabile o quando hai fatto sparire le scarpe di tutte le mie compagne di classe alla festa per i miei sette anni?"

Lo provocò Laynie.

"Quella è stata un'idea di Colin. Vogliamo parlare allora di quando tu mi hai spalmato mezza torta farcita in faccia?"

Laynie agitò le mani come a voler arrendersi. Non sapeva nemmeno perché avessero rievocato quei ricordi.

"Non è stato facile sopportarti, soprattutto considerando che ti conosco da quando ero ancora in fasce. Penso ancora che sei un idiota però abbiamo condiviso tante cose insieme!"

Rifletté Laynie.

"Già! Tutte le sere d'estate che sono rimasto a dormire a casa tua e con Colin sghignazzavamo fino a notte fonda perché giocavamo a fare gli indiani e tu non riuscivi a dormire, i picnic organizzati dalle nostre famiglie, quella volta che mancava un insegnante e tu venisti in classe mia, la maestra ti fece sedere vicino a me e io ti feci lo sgambetto facendoti quasi rompere un dente..."

Bright si stupì nel trovare meraviglioso ognuno di quei ricordi desiderando quasi di poterli rivivere.

"Beh si devo ammettere che sei sempre stato gentile con me!"

Fece ironica Laynie. Poi, però, il suo sorriso scomparve.

"Non ci sopportavamo eppure tu sei stato un grande amico quando ne avevo più bisogno. Ti ricordi? Era la domenica successiva all'incidente di Colin. Mio fratello giaceva in coma in un ospedale di Denver e i miei genitori avevano preso l'abitudine di trascinarmi in chiesa sperando in un miracolo. Alla fine della funzione quel giorno d'estate mi afferrasti per mano e mi trascinasti a casa tua. Sei stato l'unico che mi chiese come stavo io dopo giorni che tutti si preoccupavano solo di Colin. Sei stato l'unico che mi ha permesso di piangere e non mi ha imposto di essere forte!"

Laynie si asciugò una lacrima.

"Poi mi hai proposto quell'orrenda partita a dama e mi hai promesso che non l'avremmo perso. Che Colin non ci avrebbe lasciati. Ti ho creduto e ho fatto bene!"

Bright non sapeva cosa aggiungere e istintivamente prese la mano di Laynie. Lei non la ritrasse e spostò lo sguardo verso i giocatori di football.

"Un vero peccato che ti abbiano buttato fuori dalla squadra quest'anno! Sarei venuta volentieri a vederti inciampare sul campo da gioco!"

Laynie riprese il controllo di sé stessa con quella battuta.

"Beh puoi sempre uscire con me e darmi una lezione a nome di tutto l'universo femminile che ho offeso!"

Per la prima volta si guardarono negli occhi e vi lessero qualcosa di nuovo. Qualcosa di profondo e sconosciuto, di assurdo e di attraente.

"Sì potrei essere la tua ragazza di questa settimana! Se non ne hai già una!"

Detto questo Laynie si avvicinò e lo baciò sulle labbra.

***** ******

La frase iniziale è di Anton Vanligt.

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Capitolo 19
*** La patente ***


Alcuni riti segnano la vita dell'uomo fin dalla preistoria. In alcune tribù queste importanti riti di iniziazione segnano il passaggio dallo status di fanciullo a quello di uomo. Nella società americana di oggi basta poco per sentirsi grandi: un bacio furtivo, un volante da stringere spavaldi...(Irv)

Ephram spaginò svogliatamente la tavola periodica degli elementi che, in quel momento, per lui era un rompicapo al pari del cubo di Rubik e cercò di focalizzare l'attenzione su qualsiasi cosa lo distraesse dal pensiero dell'infausto 4 che doveva recuperare in chimica.

D'altronde suo padre era stato chiaro: avrebbe reso la sua punizione più lieve quando avrebbe visto almeno una sufficienza in quella detestabile materia.

Madison, ignara degli espedienti di un povero liceale in crisi, continuava a sminuzzare gli ingredienti per preparare la cena. La lama del coltello che affondava sul tagliere produceva un rumore monotono e irritante: Ephram non perse tempo ad usare quel suono caduco come pretesto per mettere fine alla sua mezz'ora di studio.

"Non potresti fare più piano? Mi deconcentri!"

Sbottò infatti. Madison per la sorpresa si fermò all'istante.

"Mi dispiace per te ma non hanno ancora inventato coltelli con il silenziatore incorporato. E poi se avresti davvero voglia di studiare ti andresti a chiudere in camera tua dove nessuno ti potrebbe disturbare!"

Disse la ragazza mettendo a bollire le verdure.

" Quella è una vita da secchioni. Io sono già asociale di mio, non voglio diventare anche come il mio amico Wendell!"

Rispose Ephram riaprendo il suo libro su una pagina a casaccio.

"Si ma se fossi in te io non vorrei nemmeno diventare ripetente come la mia amica Jasmine!"

Sorrise furba Madison. La scintilla per l'ennesima litigata tra i due era stata innescata e benché ultimamente fossero andati d'amore e d'accordo, Ephram pronunciò l'infelice frase che avrebbe potuto scatenare la guerra.

"Guarda che mio padre ti ha assunto come babysitter di mia sorella. Non c'è bisogno che tu faccia da balia anche a me!"

Madison stava per ribattere che era lui a comportarsi come un bambino viziato quel giorno ma, tra i suoi disordinati appunti, Ephram aveva trovato un'annotazione che lo gettò ancor di più nello sconforto.

Madison notò subito il suo sguardo sconvolto.

"Che ti succede adesso? Qualche altro insufficiente che non hai comunicato a tuo padre?"

Ephram scosse la testa.

"Molto, molto peggio. Domani ho gli esami di guida e lo avevo completamente dimenticato!"

Madison fece un sospiro di sollievo e poi rise.

"E io che chissà che credevo! Hai la faccia terrorizzata di un apocalittico a cui hanno detto che domani si avvererà la profezia dei Maya!"

"Beh domani non ci sarà la fine del mondo ma la mia fine di sicuro sì. L'ingegnere con cui dovrò fare gli esami è una strega! L'altra volta mi ha bocciato perché ho sbagliato il parcheggio...E se stavolta non supero l'esame papà, quando si deciderà a togliermi da questa ridicola punizione di tenermi segregato in casa, mi farà andare in giro in bici per tutta la vita!"

Madison vedendolo in preda ad una crisi di nervi gli si era seduta affianco e, alla fine, gli batté una pacca sulla spalla. Ephram sussultò a quel contatto.

"Ma hai avuto un mese per esercitarti con il parcheggio!"

"Forse non mi sono spiegato: io sono negato nei parcheggi almeno quanto lo sono negli sport!"

Ephram sprofondò la testa tra i libri di chimica ormai rassegnato al "vada come vada". Madison, dopo essere rimasta per un po' in silenzio a sentire i suoi sospiri, ebbe un'idea. Si avvicinò alla mensola in cucina dove aveva lasciato le sue cose e iniziò a cercare nella tasca interna della borsa.

"Basta piangersi addosso. Su ti offro una lezione di guida gratuita: guarda che sono un'ottima istruttrice di guida!"

Madison lanciò le chiavi della sua auto ad Ephram che le afferrò al volo stupito.

"Te ne sarei debitore per sempre ma hai scordato che mio padre mi ha impedito di varcare il vialetto di casa nostra? Se mi vede in giro con te per la città penserà che varcherò i confini dello Stato, stavolta!"

"Guarda che per fare un parcheggio ci bastano pochi metri. Lo spiazzale qui fuori andrà benissimo. Allora vuoi accaparrare altre scuse o ti vuoi decidere a far pratica?"

** ** **


Delia sbadigliò mentre sistemava uno scatolone che avrebbe rappresentato un'ipotetica auto in sosta nel percorso ad ostacoli del fratello.

L'avevano costretta a rinunciare al suo cartone animato preferito perché avevano bisogno di una mano ma quando Ephram, alla guida della Cinquecento italiana di Madison, calpestò il povero cartone spiaccicandolo al suolo, la bimba iniziò a pensare che si sarebbe divertita.

"Ephram se avresti la patente saresti la gioia della rottamazione!"

"Chiudi il becco mocciosa. Dove le impari queste parole difficili?"

Chiese di rimando il fratello sporgendosi dal finestrino.

"Le leggo sul vocabolario assieme a Brittany! Pensavo che tu avessi fatto progressi dall'ultima volta che papà ti ha lasciato guidare a New York, quando siamo andati a trovare lo zio Donald!"

"Tu e Brittany dovreste giocare con le Winx e non a fare le maestrine. E poi quella è stata la prima e l'ultima volta che papà m'ha fatto guidare!"

Delia aveva iniziato a fare versi di scherno per far innervosire il fratello e invece fu Madison a perdere la pazienza.

"Silenzio tutti e due! Delia sistema un'altra scatola di cartone lì vicino all'albero...!"

"Sissignora!"

Obbedì la bambina correndo ad eseguire gli ordini.

"Tu impiastro rimettiti al posto di guida e fammi vedere cosa sai fare!"

Aggiunse rivolta ad Ephram salendo dal lato del passeggero.

"Ma finirò per scorticare l'albero e per distruggerti l'auto..."

"La smetti di sottovalutarti? Allora fammi vedere questo maledetto parcheggio!"

Nonostante la sfuriata, Madison era bravissima nel dare indicazioni e questo diede ad Ephram il sangue freddo necessario per riuscire in quello che gli era stato chiesto.

"Ci sei riuscito, ci sei riuscito! Sei riuscito a fare un parcheggio decente!"

Cantilenava Delia saltellando intorno all'auto.

"Beh tua sorella ha ragione: parcheggio perfetto. Vedrai che domani stenderai la strega!"

Preso dalla foga Ephram si gettò al collo di Madison.

"Oh sei incredibile! Grazie, grazie!"

*** ****

Il giorno dopo Madison aspettava Ephram fuori dalla scuola guida. Fino ad allora aveva visto diversi candidati tornare raggianti con la patente in mano e altri andarsene con i volti delusi.

Finalmente vide Ephram farglisi incontro. Sventolava una piccola tessere plastificata tra le mani.

"Madison, Madison ho fatto un parcheggio esemplare! Sei stata un'istruttrice fantastica!"

Disse senza prender fiato, abbracciandola come aveva fatto il giorno prima all'interno dell'auto.

"E sei anche una ragazza fantastica!"

Detto questo gli prese il viso tra le mani e la baciò con impeto. E lei non si oppose.

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Capitolo 20
*** Lezioni di spagnolo ***


In una lingua straniera si usano le parole oscene ma non le si sente come tali. La parola oscena pronunciata con un accento straniero, diventa comica. (Irv)

"Non capirò mai le donne!"

Affermò Ephram aggiustando il grande vocabolario sotto il braccio.

"Prendi Madison: un giorno ci prova spudoratamente con me rischiando che mio padre mi mandi ad Alcatraz e non ha nessun ripensamento, un giorno mi da un bacino innocente e si fa venire mille complessi come se avessimo commesso il più grave dei reati!"

"Non tocchiamo il testo dell'universo femminile per favore. Non basterebbe un anno di sedute con lo psicologo che mi ha seguito in riabilitazione per capire le ragazze!"

Lo appoggiò Colin che gli camminava affianco. I due stavano andando a casa di Edna per studiare assieme ad Amy: entrambi avrebbero evitato volentieri di incontrare la ragazza ma non avevano potuto opporsi alle maledette genialate del proff. di lingue che aveva la fissa di comporre gruppi di studio. E se ci metteva lo zampino anche il destino ecco che loro tre si ritrovavano costretti a studiare insieme per un progetto di spagnolo.

"Come va con Amy?"

"Sarò fortunato se non mi tirerà addosso qualche fucile d'assalto che magari sua nonna tiene come souvenir della sua avventura in Vietnam!"

"Non capisco perché è così complicato parlare con le ragazze. Sono sempre isteriche e poco importa se gli chiedi scusa centomila volte. Per centomila volte ti terranno il muso!"

"Già. So che Amy ha coinvolto anche te nei suoi casini!"

Sogghignò Colin mettendo in imbarazzo l'amico.

"Se ti riferisci al viaggio in Wyoming sappi che sto ancora espiando la mia punizione! Non mettertici anche tu!"

"Tranquillo non ce l'ho con te! Nessuno sa cosa passi nella testa di Amy di questi tempi. Nemmeno Bright sa perché sua sorella abbia chiesto ai suoi di farla andare ad abitare con Edna e Irv per qualche tempo ma pare che il dottor Abbott sia furioso con lei!"

"Ecco uno da cui mio padre prende lezioni di genitorialità!"

Disse sconsolato Ephram.

"Comunque dobbiamo andare anche a fare la spesa. Ma che razza di compiti ci danno al nostro liceo? Cucinare una cena in spagnolo! Che idee!"

Cambiò discorso Colin spulciando dalla lista dove avevano appuntato gli ingredienti da comprare.

"Faremo una paella all'americana! E guai se il signor Rodríguez si azzarda a dire che non è buona!"

"Tu sai cucinare?"

"Meglio di mio padre sicuramente!"

I due ragazzi stavano per entrare nel supermercato quando Ephram notò un gruppetto poco distante, quasi seminascosto. Dapprima non ci fece caso poi gli sembrò di notare una faccia riconosciuta: tra loro c'era anche Tommy, il ragazzo con cui, ultimamente, usciva Amy.

"Colin perché non inizi a prendere la verdura e i frutti di mare? Io ti raggiungo subito...Devo fare una telefonata!"

Accampò quella scusa. Voleva vederci chiaro sui loschi impegni di quel Tommy ma non voleva coinvolgere Colin.

"Ho capito devi telefonare alla tua Madison. Ma vedi di sbrigarti: non voglio andare a comprare anche il pollo da solo!"

Per fortuna Colin aveva abboccato! Pensò.

Sicuro che l'amico si fosse allontanato, Ephram iniziò a spiare quella comitiva: si stavano scambiando qualcosa, dei sacchetti e non gli fu difficile indovinare cosa contenessero. Tutti ad Everwood conoscevano i trascorsi di Tommy Callagher.

*** **

Per tutto il tragitto fino a casa di Edna se ne rimase in silenzio.

"Se basta una telefonata di Madison a ridurti in questo stato sono quasi felice di aver litigato con Amy!"

Disse Colin che si era accorto come l'umore del giovane Brown fosse cambiato da quando erano usciti dal supermercato.

" Se la metti così anche io sono ben felice di aver litigato con te. Non sai quanto mi diverto da quando non ci frequentiamo più!"

Per sfortuna di Colin, Amy era uscita sulla porta di casa proprio in tempo per sentire quella infelice battuta.

"Anche io sono felice di vederti, Amy!"

La salutò ironico il suo ex ragazzo.

"Oggi sei sola? Dov'è il tuo Tommy?"

Chiese a bruciapelo Ephram mettendola in imbarazzo. Non voleva parlare di un altro davanti a Colin.

"Tranquilla lo so. Lo sa tutta la scuola di te e di Callagher!"

Si tirò fuori il povero Hart.

"Tommy è a lavoro. Comunque vogliamo stare sulla porta a sbranarci o entrare e cercare di fare un compito decente?"

Cercò di trarsi d'impiccio la ragazza precedendo gli altri nella cucina di Edna.

"Salve soldati! Io e Irv stiamo andando al cinema: se vi serve qualche ingrediente usate pure tutto il sale che volete ma tenete giù le zampe dalle mie spezie!"

Li salutò Edna con la sua solita, tagliente, ironia.

Quando i padroni di casa furono usciti e Colin fu concentrato sul riso per preparare il piatto, Ephram decise che era il momento adatto per parlare con Amy.

"Puoi venire un attimo con me? Devo controllare alcune parole sul dizionario e in due faremo prima. Colin ti dispiace?"

"No andate pure! Io starò attento a non scuocere il riso!"

Rispose lui che sembrava non sospettare nulla.

Amy aveva capito subito che si trattava di un pretesto.

"Sputa il rospo senza inutili giri di parole!"

Andò subito al sodo quando furono nell'altra stanza.

"Tommy è un bugiardo. Ha ancora problemi con la droga. L'ho visto con i miei occhi!"

Spiattellò Ephram sperando di essere creduto.

"Che idiozia! E magari lo hai visto con il suo pusher?"

"Non so con chi fosse ma ti assicuro che non stavano certo scambiandosi caramelle. Fortuna che non l'ha notato anche Colin!"

"Colin era con te?"

"Già questa simpatica scenetta del tuo amico Tommy l'abbiamo vista mentre venivamo da te. O almeno io l'ho vista!"

"Colin non deve saperlo. E nemmeno mio padre. Promettimi che non dirai niente Ephram. Parlerò io con Tommy e sono sicura si tratta di un equivoco. Forse sei tu che vuoi vedere cose che non esistono!"

Ephram scosse il capo arrabbiato.

"Lo stai facendo di nuovo Amy, stai negando la realtà. Ricordati che l'ultima volta che lo hai fatto, Colin è quasi morto!"

Lei si sentì punta sul vivo: aver taciuto per tanto tempo il peggioramento della salute di Colin, la primavera precedente, era una cosa che la faceva ancora sentire in colpa.

"Ehi voialtri, ma siete andati a cercare sul vocabolario o al confessionale dal reverendo Keys?"

Li richiamò Colin che iniziava ad insospettirsi per la loro prolungata assenza.

"Arriviamo!"

Rispose di rimando Amy, voltando la schiena e chiudendo la conversazione con Ephram.


*** **

Per metà del compito i ragazzi lavorarono in silenzio e con indifferenza. Fu un banale diverbio sul fatto di aggiungere anche lo zafferano o meno alla paella a scatenare una litigata tra Amy e Colin. I due non persero occasione per far degenerare quella sciocchezza in qualcosa di più grande iniziando a rinfacciarsi, sottilmente, i loro errori.

"Estoy muy decepcionado de ti!"

Le gridò contro all'improvviso Colin dimostrando che, bene o male, qualcosa di spagnolo l'avesse imparata.

"Estoy muy enfadada contigo!"

Rispose esasperata lei. Ephram preso tra due fuochi capì di doverli fare smettere.

"Estoy muy embarazada!"

Disse volendo esprimere il suo imbarazzo per la sua situazione. Amy e Colin si fermarono sorpresi e poi scoppiarono a ridere.

"Che cosa ho detto?"

Chiese Ephram sicuro di aver fatto la colossale figura del secolo. Accidenti a lui che non voleva ficcarsi in testa quel benedetto spagnolo!

"Hai detto che sei molto incinto!"

Chiarì Amy.

"Congratulazioni amico. Dovrai dare molte spiegazioni alla proff. di scienze!"

Colin gli batté una pacca sulla spalla, asciugandosi le lacrime dal troppo ridere. Amy lo guardò e rise anche lei.

Beh perlomeno la sua gaffe era servita a riavvicinare, in qualche modo, quei due. Si disse Ephram e scordò l'imbarazzo.

*** ***

La frase iniziale è di Milan Kundera.

Le frasi in spagnolo significano: "Sono molto deluso da te" (Colin)

"Io sono molto arrabbiata con te!" (Amy)

"Io sono molto incinto" (Ephram. Che la dice anche in un episodio del telefilm nel quale studia con Amy e poi le dice: ora lascio a te come risolvere il problema^^)

Ringrazio quanti leggono questa storia e un grazie speciale a D'Alessiana (sei un tesoro^^). Auguro a tutti una Buona Pasqua :)

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Capitolo 21
*** Sincerità ***


Avere dei segreti presenta questo inconveniente: perdiamo il senso della proporzione e non ci rendiamo più conto se il nostro segreto è importante o no. (Irv)

Per Bright era sempre una seccatura passare nello studio del padre anche se l'incipit di quelle visite era una banalità come farsi dare da Harold le chiavi di casa poiché lui, sbadato come sempre, aveva dimenticato la sua copia finiva sempre che il Dottor Abbott lo fregasse, accollandogli altri compiti.

Quel giorno non solo doveva essere abile a sottrarsi agli incarichi che, certamente, il padre non gli avrebbe lesinato ma doveva anche schivare la curiosità di Colin.

Tra il tenere nascosto quello che era successo tra lui e Laynie e le ultime news che riguardavano Amy, a Bright sembrò di aver fin troppi segreti con il suo migliore amico.

"Laynie è così strana da qualche settimana. Sono sicuro che c'è un ragazzo di mezzo ma non riesco a venirne a capo. Tu ne sai qualcosa?"

"E che vuoi che ne sappia di tua sorella?"

Bright, preso alla sprovvista, quasi aggredì Colin. Un atteggiamento che sicuramente lo avrebbe insospettito: doveva mettere una pezza.

"Scusa. Solo che è un periodo così stressante: tra le materie in cui devo recuperare, l'ansia per iscriversi al college e quello che sta succedendo a casa. Scusa Colin, non ce l'ho con te, davvero!"

L'altro abbozzò un sorriso comprensivo: il fatto che l'amico fosse così comprensivo lo faceva sentire un verme.

Ma come avrebbe reagito Colin se fosse venuto a conoscenza del bel sentimento che stava maturando nei confronti di Laynie?

Ci avrebbe riso su, prendendolo in giro, o lo avrebbe preso per il collo come aveva fatto lui quando aveva scoperto che il suo migliore amico era innamorato della sua sorellina?

A Bright venne da sorridere nel ripensare alla reazione esagerata che aveva avuto quando Colin aveva deciso di essere sincero con lui. Non erano venuti alle mani, ma quelle di Bright si erano allargate per un fraterno abbraccio.

"Non farla soffrire mai!"

Era stato il suo unico monito. Come gli apparivano lontani e spensierati quei tempi!

Per fortuna essere giunti a destinazione, sottraeva Bright ad evitare altre scomode verità.

Louise salutò con un cenno i due ragazzi mentre Bright osservava perplesso i cambiamenti che sua zia Linda aveva apportato all'arredamento di quel posto.

"Io ti aspetto qui!"

Disse Colin prendendo posto in sala d'aspetto.

Cinque minuti dopo Bright se ne tornò con le chiavi di casa e con una lista infinita da spuntare: portare la spesa a nonna Edna, l'auto di suo padre all'autolavaggio, passare dalla lavanderia e in comune da sua madre per farsi dare non-ricordava-più-che...

"Giuro che la prossima volta scavalcherò dalla finestra e mi intrufolerò in casa mia come un ladruncolo piuttosto che sorbirmi i sermoni di mio padre!"

Sbraitò il giovane Abbott.

"Beh il caro, buon, vecchio Harold ha ereditato questa mania di comando da nostra madre!"

Disse una voce femminile divertita, rispondendo allo sfogo di Bright.

"Ciao zia Linda! Vedo che l'unica che riesce a spuntarla con quel brontolone sei tu. Hai portato una bella ventata di novità per l'antiquato dottor Abbott!"

"Già: è stato un bel braccio di ferro ma alla fine l'ho spuntata. Ma lo sai che ora tuo padre trama per trovarmi un fidanzato? Roba da non crederci!"

"Spero non ti voglia presentare qualche suo amichetto del club del non-mi-ricordo-che...Fossi in te mi farei monaca, piuttosto! Comunque sei un bell'osso duro per papà...A quasi dimenticavo: come sta Aisha?"

Linda si strinse nelle spalle, attorcigliando tra le dita una ciocca rossiccia.

"Così!"

"Sono sicuro che guarirà! C'è qualcosa che possiamo fare per lei?"

Zia Linda gli diede un buffetto affettuoso.

"Sei un grand'ottimista nipotino! Sì c'è una cosa che tu ed Amy potreste fare per lei: Aisha non ha amici qui e si sente molto sola..."

"Posso prometterti che sarò una sorta di Cicerone un po' pazzerello per lei. Ma non posso garantire per mia sorella!"

Linda non ebbe il tempo di indagare. Arrivati in sala d'attesa trovarono Colin assorto, con due dita a premere sulle tempie.

"Ehi amico, stai bene?"

Bright lo raggiunse preoccupato, distraendolo.

"Sì, sì. È solo uno dei soliti mal di testa da aggiungere alla mia collezione!"

Cercò di minimizzare ma l'altro Dottor Abbott non era convinta.

"Sicuro di star bene? Posso fare qualcosa?"

"Oh no, grazie! Un analgesico in più non risolve niente!"

"Non conosci mia zia. Lei pratica la medicina alternativa: sai quelle cose di stregoni, sciamani..."

Sussurrò Bright all'orecchio di Colin. Linda si mise a ridere.

"Non sono una strega, Bright. Sai l'agopuntura ha degli effetti sorprendenti sulle emicranie!"

I due ragazzi scattarono in piedi all'unisono, allontanandosi all'indietro.

"Zietta apprezziamo la tua offerta ma siamo costretti a declinarla gentilmente! La testa di questo poveretto ha già avuto abbastanza torture!"

Rifiutò Bright, allontanandosi con Colin a passo di gambero: una scenetta comica, un po' da cartone animato che fece ridere di cuore Linda.


"Ti ringrazio per avermi sottratto dalle grinfie di tua zia!"

Disse Colin, sistemandosi il berretto, quando furono in strada.

"Dovere di amico!"

"Bright tu dici di essere mio amico e voglio che tu sia sincero con me! Cosa mi stai nascondendo?"

Il povero Abbott sudò freddo. Come poteva glissare l'argomento?

"C'è qualcosa che riguarda Amy che non vuoi dirmi, vero?"

Beh tra due verità meglio la meno scomoda! Pensò Bright.

"Si, è vero! Da quando Amy frequenta Tommy, l'ex incendiario delle scuola, colleziona solo un insuccesso dietro l'altro. L'altro giorno il liceo ha mandato la sua pagella per via posta: ha accumulato solo insufficienze. Fino all'anno scorso era una studentessa modello!"

"Vorrei tanto che tornasse quella che era. Vorrei tanto che tornasse la nostra Amy!"

Si lasciò sfuggire, sconsolato e senza soluzioni, Colin.

*** **

La frase iniziale è di Edward Morgan Forster.

Ringrazio quanti hanno letto fin qui e...Un mega grazie alla cara D'Alessiana <3

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Capitolo 22
*** Scomoda verità ***


Meglio una verità che ferisce che una bugia che illude. (Irv)

Quando rincasò Colin trovò sua sorella seduta sui gradini esterni a smanettare sul cellulare, come da copione.

Erano giorni che Laynie si estraniava, era distratta e sembrava vivere in un mondo tutto suo e il suo cercare di minimizzare alle ovvie domande che questo comportamento aveva sollevato in famiglia non faceva che aumentare i sospetti.

Colin si avvicinò di soppiatto e, furbescamente, cercò di strappare il cellulare dalle mani della ragazza. Lei, colta di sorpresa, poco ci mancò che non facesse cascare quell'aggeggio in terra.

"Colin! Non si rispetta più la privacy in questa famiglia?"

Chiese adirata, portandosi il telefono contro il petto per custodire il testo dell' sms rimasto a metà.

"Sei così misteriosa, sorellina! Sei innamorata?"

Chiese a bruciapelo il fratello con quell'atteggiamento canzonatorio che tanto ricordava il vecchio Colin, sedendosi affianco a lei.

"Io non sono innamorata di nessuno!"

Si difese Laynie con troppa foga per non capire che stava mentendo. Colin sorrise sornione: l'aveva fatta cadere nella sua trappola.

"Ricorda che sei stata tu a dirlo!"

Replicò, facendo spallucce. Per quel giorno non avrebbe insistito oltre a carpire il romantico segreto di Laynie: l'avrebbe fatta scoprire lentamente e, alla fine, sarebbe venuto a capo della verità.

Questa eventualità, in verità, allarmava e non poco Laynie: come diavolo avrebbe potuto giustificare il fatto che Bright l'avesse invitata ad andare al cinema insieme l'indomani sera?

Come avrebbe fatto abboccare Colin a una qualsiasi insulsa scusa e non farlo insospettire quando avrebbe capito che sua sorella si stava invaghendo del suo migliore amico?

"La storia si sta ripetendo. All'incontrario!"

Pensò ad alta voce. Mossa imprudente: dapprincipio erano stati Colin ed Amy. Ora erano lei e Bright.

"Cosa dici?"

Quella frase sconnessa non sfuggì a Colin.

"Niente. Niente."

Bofonchiò e provvidenziale il bip del telefonino che annunciava l'arrivo di un messaggio distolse l'attenzione dei fratelli Hart da quella conversazione scabrosa.

Era un sms di Amy. Un'altra spina nel fianco pensò Laynie cercando di restare sul vago con Colin.

"Chi è il tuo misterioso amichetto?"

"Ti ho detto che non sono affari tuoi!"

Colin sbirciò con la coda dell'occhio tanto da leggere il nome del mittente sul display.

"Ah è la tua amichetta fin troppo nota!"

Laynie non voleva rendere partecipe Colin del contenuto di quell'sms, soprattutto perché era a conoscenza del fatto che Amy si stava cacciando in dei guai, dei guai davvero grossi.

"Non leggi? Non sei curiosa di sapere cosa vuole?"

La incalzò Colin vedendola esitare e senza la minima intenzione di farsi da parte. Poteva sembrare invadente ma era l'unica opportunità che aveva per scoprire, una buona volta, che cosa stava combinando Amy.

"Vuole solo i compiti per domani. Che scocciatore che sei, Colin!"

Rispose frettolosamente Laynie. Anche questa volta Colin si accorse che era una bugia e non la prese bene.

"Sono stufo che mi prendiate tutti in giro. Credete che raccontandomi frottole mi fate stare meglio? Tu mi menti, Bright mi mente..."

All'allusione allo spavaldo Abbott Laynie si sentì mancare la terra sotto i piedi e si mosse a disagio, rossa in viso: possibile che Colin sospettasse qualcosa sulla loro tresca?

"Noi vogliamo solo proteggerti..."

Mormorò la ragazza.

"Ma io non ne ho bisogno, Laynie. Ho imparato sulla mia pelle quanto le bugie fanno male. Ci ho quasi rimesso la vita per due volte, rammenti? Se mi volete davvero bene allora dovete essere sinceri con me, dirmi la verità anche se non è bella..."

Laynie abbassò lo sguardò pentita: Colin aveva ragione, aveva tutto il diritto di sapere.

"Domani sera si organizza una festa in un motel abbandonato, poco fuori da Everwood. Una festa clandestina. Tommy Callagher vuole portarci Amy e lei vuole che ci vada anche io. Io ho provato a farla ragionare, ho tentato di metterla in guardi da questo Tommy, da dissuaderla dal proposito di continuare a frequentarlo. Abbiamo litigato e lei mi urlato contro dicendomi che non sono un'amica affidabile. "

"Questo quando è successo?"

Chiese con calma Colin.

"L'altro ieri: dovevamo studiare insieme. Questo è un sms nel quale cerca di chiedermi scusa e mi ripropone l'invito ad andare a quella festa!"

"Qual è l'indirizzo preciso in cui si terra questa porcheria di party?"

Lesse una strana determinazione negli occhi di Colin, una luce che non le piacque affatto appena intuì le intenzioni del fratello.

"No Colin, non pensarci nemmeno. Non sai che tipi sono gli amici di Tommy e tutti quelli che si imbucheranno a quella festa. Dirò tutto a mamma, la costringerò addirittura a legarti ad una sedia se sarà necessario pur di non farti fare cose stupide!"

Cercò di persuaderlo, ma Colin non sentiva ragioni.

"Starò attento, Laynie ma io andrò a quella festa, fosse l'ultima cosa che faccio. Forse è l'ultima occasione che abbiamo per aiutare Amy e io non starò qui fermo, con le mani in mano, guardandola mentre sprofonda nel baratro. Allora: sei con me o contro di me?"

Laynie sospirò, ci pensò un millesimo di secondo per poi cedere:

"Sono con te!"

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Capitolo 23
*** Errori ***


A volte bisogna commettere un grande errore per capire qual è la cosa giusta da fare. (Irv)

Fino all'ultimo minuto Amy aveva esitato, era stata sul punto di dar buca a Tommy, di chiedergli di riportarla indietro durante il tragitto verso quella squallida festa.

Ma non poteva e non voleva tirarsi indietro. Soprattutto non voleva che Tommy ridesse di lei e la considerasse una bambina viziata. Sarebbe andata fino in fondo anche se la cosa la spaventava e il rumore assordante della musica a palla e la location isolata di quella festa clandestina non facevano altro che aumentare le sue incertezze.

Si sforzò per essere a proprio agio ma si sentiva tremendamente fuori luogo e, dopo nemmeno mezz'ora, tra ragazzi più grandi e perfetti estranei desiderò solo lasciare quella stupida festa. Non era come quella sera in cui lei e Laynie si erano imbucate alla festa dell'università.

Certo stava giocando ancora con il fuco, sfidando, per l'ennesima volta in pochi mesi il proibito, eppure la cosa non l'appagava e si sentiva tremendamente sola.

Innanzitutto aveva litigato con Laynie e l'amica non ci sarebbe stata a trarla d'impiccio. Non c'erano neppure Ephram a cercare di farla ragionare con la sua saggezza, Bright a proteggerla con i suoi modi affettuosamente burberi e Colin a sbatterle in faccia il suo comportamento da idiota con modi capaci di scuoterla. Era rimasta sola, nessuno sarebbe venuto a salvarla e la colpa era esclusivamente sua.

"Io mi allontano un attimo con Robert!"

Le disse Tommy, incurante della sua insofferenza, accennando ad un ragazzotto che, dal fondo della stanza, gli faceva cenno di sbrigarsi, impaziente.

-Perfetto!

Pensò Amy.

Non solo Tommy non le aveva dato retta fino ad allora, esibendola all'occorrenza come un bel trofeo, ma adesso la piantava anche in asso!

Tuttavia era troppo amareggiata anche solo per discutere con lui così si limitò a sorridere di storto e a rassegnarsi remissiva. Si avvicinò al tavolo del buffet constatando che la scelta era solo tra bevande alcoliche. Senza pensare si versò in un bicchiere del liquore a caso.

Non si era accorta dell'ombra che si ea allungata vicino a lei. Probabilmente qualcuno già talmente ubriaco che avrebbe finito la serata vomitando in qualche angolo seminascosto del trascurato giardino all'esterno del motel.

Era meglio fingere indifferenza, impedire a quello sconosciuto di attaccare bottone e allontanarsi il più in fretta possibile.

Tuttavia quando, spinta dalla curiosità, alzò gli occhi per individuare lo sconosciuto il respiro le morì in gola. Colin la fissava con un'aria accigliata, disgustata, di rimprovero: non riusciva davvero a decifrare quell'espressione che la fece sentire tremendamente in colpa.

Non si azzardò neppure a chiedergli cosa facesse lì, ad accusarlo di pedinarla, perché Colin fu più svelto a parlare.

"Ti rendi conto di quanto sia stupido quello che stai facendo? A quanto pare l'ultimo anno e mezzo non ti ha insegnato niente se vai ancora ad ubriacarti alle feste!"

Amy si spostò infastidita.

"Sei venuto qui per farmi la paternale? Sì tue Bright eravate ubriachi, quante volte devo sentirmelo ripetere ancora?"

"Tante quante saranno sufficienti a farti aprire gli occhi. Non ti basta tutto quello che abbiamo passato in questi mesi per colpa di un bicchierino di troppo? Per colpa della mia assurda sfrontataggine?"

Era la prima volta che Colin si prendeva le colpe del suo incidente difronte ad Amy.

"Non mi va di parlare con te. Non ora!"

Amy fece per andarsene e per tornare nel vivo della fesa ma Colin l'afferrò per un braccio costringendola a fermarsi: non se la sarebbe fatta sfuggire tanto facilmente.

"Invece noi due dobbiamo parlare! E lo faremo proprio ora!"

Disse il ragazzo con un tono che non ammetteva repliche. Amy si rese conto che non avrebbero concluso nessun chiarimento lì con tutto quel fracasso e fece cenno a Colin di spostarsi in un corridoio più tranquillo. Quando raggiunsero quello spazio meno chiassoso, Colin l'attaccò.

"Devi smetterla, devi smetterla di comportarti in questo modo! Se volevi punirmi ci sei riuscita abbastanza bene ma non punire anche te. Non farti del male!"

Capire quanto il ragazzo tenesse ancora a lei le fece male: forse era troppo tardi per tornare indietro.

"Non posso!"

"Si che puoi. Se hai fatto degli errori fino ad ora sei ancora in tempo per correggerli ma non continuare così! Lo sai errare è umano ma perseverare..."

"Io non posso più essere la Amy di un tempo!"

Lo frenò lei, passandosi una mano sulla gota umida.

"Puoi provare a riprendere in mano la tua vita! Puoi ricominciare daccapo!"

"Ma non capisci che sono un fallimento totale? Ho fallito a scuola. Ho fallito con la mia famiglia, con mio fratello. Ho fallito con te. Da dove dovrei ricominciare, Colin?"

Finalmente tutta la rabbia repressa da quanto aveva scoperto di quella lettera veniva a galla.

"Tu non hai fallito un bel niente, non con me! Amy di chi credi che sia il merito se io oggi sono ancora qui?"

-Del Dottor Brown! Avrebbe voluto replicare la ragazza ma si limitò a tirare con il naso e ad ascoltare.

"Di quella ragazzina che ha fatto di tutto per convincere il più famoso neurochirurgo di New York ad operarmi; che mi ha aiutato a riprendere a vivere dopo quattro mesi di coma, che mi ha proposto, coraggiosamente, di ricominciare da zero insieme quando non ricordavo niente; che ha aperto le sue braccia per confortarmi quanto ero terrorizzato e mi ha convinto a farmi operare un'altra volta!"

"Eppure eri pronto a rinunciare a tutto. Eri pronto a rinunciare a me, a noi!"

"Non capisci, Amy? Come avrei potuto legarti per sempre a me se le cose non fossero andate bene? Tu con me non hai fallito un bel niente! Ricominciamo insieme, ricominciamo da qui, da questa sera, se tu lo vuoi ancora!"

Amy lo guardò sul punto di cedere, di rinsavire e di gettarsi alle spalle gli eccessi delle ultime settimane.

"Ho avuto così tanta paura di perderti!"

Confidò all'improvviso, rannicchiandosi contro il petto di Colin che la cinse in un abbraccio.

"Non devi più avere paura. Io non ti lascerò mai più!"

Ormai sicura e in pace con sé stessa tra le braccia del ragazzo che non aveva mai smesso di amare, Amy si sentì sollevata: come il naufrago che torna a casa dopo aver superato una tempesta.

"Ehi bellezza spiacente di interrompere le vostre pomiciate ma c'è quel tizio, quel Tommy con cui sei arrivata che non si vede in giro da un pezzo!"

Un altro ragazzo, dal look nerd, interruppe la riappacificazione tra Amy e Colin: per un momento lei aveva scordato tutto il resto.

Presa dal panico strinse la mano di Colin mentre gli avvertimenti di Laynie ed Ephram le rimbombavano nelle orecchie e un sinistro presentimento prendeva sempre più piede: possibile che Tommy si fosse allontanato con quel Robert non soltanto per bere una birretta da soli?

"Va a controllare ai piani superiori! L'ultima volta l'anno visto entrare in una di quelle stanze...Era bello fatto!"

Rise sguaiatamente una ragazza che più che mal vestita era quasi del tutto svestita.

"Vengo con te!"

Le fece forza Colin stringendole forte la mano.

Dopo aver cercato invano in un paio di camere matrimoniali e interrotto scene senza pudore, finalmente Amy imboccò la porta giusta: Tommy era sdraiato supino sul letto e non accennava a muoversi.

"Tommy! Io me ne torno a casa!"

Annunciò volendo tagliare presto la corda sicura che lui fosse mezzo sbronzo. Eppure il ragazzo restava immobile: Amy, insospettita, gli si avvicinò prendendo a scuoterlo.

"Mi hai sentita? Tommy? Tommy?"

Non scorgendo reazioni, Amy iniziava ad agitarsi.

Fu allora che Colin notò una bottiglietta con uno strano liquido abbandonata lungo i fianchi del ragazzo incosciente.

"Amy credo che il tuo amico sia in dei guai grossi!"

Disse invitando anche lei a prendere atto di quel particolare. Amy collegò tutto: non era l'alcol la causa del malessere di Tommy ma la droga.

"Oh cosa facciamo! Accidenti cosa facciamo!"

Cominciò ad inveire agitata, continuando a scuotere Tommy, passandosi una mano sul viso, sconvolta, piangendo.

"Amy chiama tuo padre!"

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Capitolo 24
*** La quiete dopo la tempesta ***


Si dice che dopo la tempesta torni sempre il sereno ed è proprio in quel momento di quiete che si riesce a far pace con il mondo intero. (Irv)

Ephram aveva il fiatone a correre dietro a suo padre che, svelto, si infilava in uno dei corridoio dell'ospedale di Denver. A casa Brown era arrivata una criptica quanto sintetica telefonata del dottor Abbott: Harold aveva detto di essere lì assieme a sua figlia e a Colin e pregava il collega di raggiungerlo.

La menzione di Colin era stata sufficiente per mettere una pulce nell'orecchio di Andy: che il ragazzo si fosse sentito male e, perciò, era necessaria la sua presenza?

Ephram, dal canto suo, preoccupato e scosso al pari del genitore aveva insistito perché il padre lo portasse con lui.

Entrambi i Brown tirarono un profondo sospiro di sollievo quando videro sia Amy che Colin sprofondati in due poltroncine in sala d'attesa: si tenevano per mano ma avevano una cera terribile. Harold, in piedi affianco ai ragazzi, era un fascio di nervi: era deluso, arrabbiato, ansioso...e chi più ne ha più ne metta!

"Stai bene?"

Si premurò di chiedere il dottor Brown avvicinandosi a Colin. Non riusciva davvero a capire a cosa diavolo servisse la sua presenza lì visto che il suo paziente sembrava godere di ottima salute.

"Si dottor Brown! Non siamo qui per me!"

Aggiunse quasi sottovoce mentre Ephram si sedeva accanto a lui. Harold lo udì.

"Hai ragione Colin! Siamo qui per l'ennesimo colpo di testa di mia figlia!"

Tuonò, dimentico della regola non scritta del silenzio che è sempre buona norma osservare in ospedale. Amy tirò su con il naso e non provò neppure ad incrociare gli occhi del padre: la vergogna era troppa.

La stretta della mano di Colin si fece più forte e la rincuorò un poco.

"Un drogato! Amy ma cosa ti è saltato in mente? Ti rendi conto che lì dentro potresti esserci tu al posto del tuo amico?"

Inveì ancora Harold contro di lei con il tono di padre preoccupato più che adirato.

"Io...io non avrei mai preso quella roba..."

Cercò di giustificarti.

"Per l'amor di Dio abbi almeno la compiacenza di star zitta!"

La fulminò suo padre per poi lasciarsi avvicinare dal dottor Brown che gli suggeriva di allontanarsi da lì per calmarsi.


Rimasti da soli in sala d'attesa, Ephram fu il primo a parlare.

"Questa volta tuo padre non te la farà passare liscia!"

Si rivolse ad Amy con un sorriso sardonico degno del miglior Bright.

"Non importa! Qualsiasi punizione vorrà darmi non sarà mai troppo severa!"

Disse con l'intenzione di autopunirsi. Colin non la mollava e questo particolare non sfuggì all'amico che non tardò a commentare:

"Beh almeno le tue cazzate sono servite a qualcosa!"

Nella confusione del momento Amy trovò la forza di sorridere.

"Sì, sono servite a qualcosa!"

Rispose per lei Colin.


Nei parcheggi retrostanti il dottor Abbott si accese una sigaretta con mani tremanti.

"Sono quasi vent'anni che non fumo! Venti! Da quanto Rose partì per Firenze per una vacanza studio!"

Rivelò mentre il dottor Brown ascoltava, con le mani nelle tasche.

"Capisco quello che stai provando in questo momento! Ti senti un fallimento come genitore: io sono un esperto in materia! Basti pensare a quante ne ho passate con Ephram da quando ci siamo trasferiti ad Everwood!"

Prese a dire Andy con quel suo tono da consolatore. Harold lo guardò indignato.

"Io non sono come te, dottor Brown!"

Chiarì, punto nell'orgoglio. Alla fine, però, ammise:

"Sì è vero: ho pensato di non essere un buon padre per Amy! Quella ragazza ne ha passate così tante e sembrava in grado di gestire tutto! Mi sbagliavo e avrei dovuto capirlo! Non avrei dovuto essere così duro con lei. Se penso che potrebbe esserci lei al posto di quel Callagher!"

"Abbiamo sempre paura che possa capitare qualcosa di brutto alle persone che amiamo! Preoccuparci per loro significa volergli bene!"

Assentì Andy mentre i suoi pensieri venivano popolati dai sorrisi di Julia, dalla ruvida tenerezza di Ephram, dalla ribelle ingenuità di Delia...

"Su rientriamo! Andiamo a vedere se ci danno notizie di Tommy!"

Aggiunse il dottor Brown con un sorriso che venne ricambiato da Harold, il quale si sentiva molto più calmo dopo quello sfogo.


Con gran sollievo di tutti Tommy fu dichiarato fuori pericolo. Amy però non se l'era sentita di vederlo, di confrontarsi con lui.

I ragazzi e i due dottori stavano raggiungendo le auto per tornare ad Everwood quando da un furgoncino fin troppo familiare, videro scendere rapidi e avvicinarsi a loro a lunghe falcate due visi altrettanto conosciuti.

Laynie e Bright avevano anch'essi il fiato corto come Ephram quando era arrivato in quel posto poche ore prima.

"Papà, appena ho sentito il tuo messaggio sulla segreteria telefonica mi sono messo alla guida!"

Spiegò Bright. Harold si mosse imbarazzato: nella foga del momento aveva lasciato messaggi ambigui sia alla segreteria di casa propria che ad Andy Brown.

Subito dopo, infatti, il figlio si concentrò sul suo migliore amico.

"Stai bene?"

Chiese con il tono di quasi non credeva di averlo davanti bello pimpante.

"Perché non dovrei?"

Rispose Colin con un sorriso schietto. Laynie un po' piangeva e un po' rideva.

"Bright mi ha chiamata immediatamente e ci siamo messi in viaggio senza perdere tempo. Non ho detto niente a mamma e a papà per non farli preoccupare finché non fossimo stati sicuri di ciò che ti era successo! Sapevo di non doverti mandare da solo a quella festa...Sapevo che dovevo venire con te...Speravo che si trattasse solo di un falso allarme..."

Disse a raffica Laynie per scaricare la tensione di quelle due ore di viaggio senza sapere cosa fosse accaduto al fratello.

"E invece tu stai bene! Lui sta bene!"

Concluse rifugiandosi nelle braccia di Bright che non la respinse. Un abbraccio che lasciò basiti ed increduli Colin, Amy ed Ephram.

"La prossima volta sia più chiaro quando dà notizie per telefono dottore! Comunque pare che suo figlio abbia fatto conquiste!"

Bisbigliò Andy ad Harold sulla falsariga dei battibecchi di un tempo, allontanandosi con lui a braccetto verso la sua auto.

Laynie e Bright, ripresosi da quel momento di cedimento, capirono di aver puntati addosso sei occhi curiosi:

"C'è qualcosa che ci siamo persi?"

Chiese Colin alla sorella e al suo migliore amico, parlando a nome di tutti.


**** ***

Ringrazio chi continua a leggere questa storia e ovviamente la mia "unica" D'Alessiana!

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Capitolo 25
*** Sfide ***


Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una lenta agonia. (Irv)

Amy aveva accettato la punizione dei suoi genitori senza battere ciglio. Un tot di ore di studio al giorno, una sola uscita a settimana con coprifuoco alle otto di sera, telefonate ridotte al lumicino.

Con tutto quel controllo le sembrava di essere tornata bambina eppure sapeva di non potersela prendere con nessuno se non con sé stessa. Era per colpa delle sue stupidaggini che Harold e Rose avevano perso fiducia in lei.

Fiducia che aveva tutta l'intenzione di riconquistarsi.

Per prima cosa aveva deciso di tornare a vivere a casa sua, a fare un passo indietro e a lasciare che fosse la sua famiglia il primo puntello sul quale ricostruire il suo futuro. Il secondo sarebbe stato ovviamente Colin.

Tommy era andato a cercarla, appena uscito dall'ospedale, a casa della nonna. Era arrivato proprio nel momento nel quale lei stava caricando gli ultimi borsoni nell'auto del padre.

"Fai in fretta Amy!"

Aveva detto soltanto il dottor Abbott per poi allontanarsi da lì e lasciare che i due ragazzi si chiarissero.

"Così te ne torni da mamma e da papà!"

Aveva osservato Tommy con tono di scherno. Amy però non ci trovava niente di divertente ed era quasi infastidita di essere lì con lui. Si chiese come avesse solo potuto pretendere di innamorarsi di uno come Tommy, di come avesse potuto immaginare di sostituirlo a Colin.

Non aveva risposto.

"Brava. Giochi a fare la figlia perfetta, la studentessa modello, la ragazza della porta accanto...Peccato che non potrai più essere quella di prima!"

Le aveva urlato dietro Tommy quando lei gli aveva intimato di sparire dalla sua vita. Sapeva, tuttavia, che il ragazzo aveva ragione: non sarebbe più tornata la Amy di un tempo.

Ma questo non le avrebbe impedito di cercare di essere una persona migliore.

Uno dei rapporti più difficili da ricucire era, sicuramente, quello tra lei e Bright. Da quando era tornata suo fratello faceva di tutto per evitarla.

"Sembriamo papà e zia Linda!"

Osservò Amy un pomeriggio, mentre si concedeva una pausa dallo studio sulla veranda.

"Oggi non vai a divertirti con i tuoi amici drogati?"

Chiese pungente Bright. Dallo sguardo ferito della sorella si accorse di aver esagerato.

"Lo so che ti ci vorrà del tempo per capirmi, per perdonarmi. Ma se mi ha perdonato Colin, magari..."

Bright le si era seduto di fianco.

"Io non sono Colin, per fortuna. Non perderei mai la testa per una tipetta insignificante come te!"

La tempesta tra di loro era passata. Le battute illogiche di suo fratello ne erano la prova lampante.

"Già! Tu preferisci le brune!"

Disse sorniona Amy, sottendendo Laynie in quell'insinuazione.

Bright si passò una mano tra i riccioli biondi che gli saltellavano, elastici, sulle tempie.

"In che pasticcio mi sono messo! E se dovessi combinare l'ennesimo casino con Laynie? Accidenti! Io sono il re della confusione. E se dovessi sgarrare con lei? Che dirò a Colin?"

Gettò fuori tutte quelle preoccupazioni che gli avevano impedito di ammettere molto prima i suoi sentimenti verso l'amica. Amy sorrise.

"Magari anche Colin si sarà fatto le tue stesse domande prima di mettersi con me. Tu sii soltanto te stesso, sii sincero con Laynie e vedrai che, se sei innamorato veramente, riuscirai ad arginare tutti gli ostacoli!"

Bright la guardò compunto.

"Non ti facevo così arguta sorellina!"

La stuzzicò beccandosi una gomitata. Poi tornò serio.

"Senti Amy in queste ultime settimane ti sei autoesclusa dalla vita di tutti noi e anche io non ho fatto un grande sforzo per starti vicina. C'è una cosa, però, nella quale vorrei il tuo aiuto!"

Amy si mise a sedere dritta ascoltando.

"Aisha. Zia Linda mi ha chiesto se potremmo fargli un po' da amici finché stara qui, finché il dottor Brown non prenderà una decisione per lei...Questa sera avevo pensato che potremmo andare a mangiare una pizza al Mama Joy e poi, magari, a giocare a bowling...Vorresti venire con noi?"

La ragazza si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Mi piacerebbe tanto ma dovrò chiedere il permesso a papà. Certo che Laynie sarà gelosa nel sapere che porti a cena un'altra ragazza!"

"Pensavo che potrebbero venire anche lei, Colin e, magari, Ephram con noi!"


*** ** ***

Per tutto il pomeriggio Ephram non aveva fatto altro che spiare, con discrezione, nella scollatura della maglietta di Madison. Quando la ragazza se ne accorgeva cercava di tirar su lo scollo imbarazzata.

"Non è colpa mia se metti queste magliette attillate!"

Si era difeso Ephram quando lei gli aveva lanciato l'ennesima occhiata risentita mentre Delia era sparita a prendere i libri di sopra.

Ora che non aveva più quella piacevole distrazione a girargli per casa era sia avvilito che sollevato.

Non voleva assolutamente che suo padre si accorgesse di quelle attenzioni da uomo.

Il dottor Brown, tuttavia, quel pomeriggio aveva tutt'altri pensieri. Aveva avuto un ennesimo confronto con Harold e il ricordo di quanto successo a quelle due gemelline, l'ultima volta che era entrato in sala- operatoria, aveva ripreso a tormentarlo.

"Stasera non mangio a casa. Esco con Bright e Colin!"

Annunciò Ephram con una certa soddisfazione seppur sempre pizza avrebbe mangiato!

"Non tornare tardi!"

Disse distrattamente Andy che, di solito, faceva il quarto grado ad Ephram prima di una sua uscita.

Vederlo così mogio insospettì Ephram. Prese una sedia e gli si sedette accanto.

"Oggi hai avuto la signora Violet tra i tuoi pazienti?"

Cercò di buttarla sull'ironico.

"Ephram tu credi che un medico in crisi possa sempre essere un buon medico?"

Chiese di rimando il Dottor Brown facendo intendere che all'opinione di Ephram ci teneva moltissimo.

"Senza crisi non ci sarebbero sfide. E noi di crisi, come famiglia, come padre e figlio ne abbiamo superate parecchie. Anche tu ne hai superate parecchie, di sfide, come neurochirurgo!"

Gli occhi del dottor Brown lampeggiarono, poi si carezzò la barba.

"Ho deciso di accettare l'ennesima sfida, Ephram. Opererò Aisha, la ragazzina che è venuta con Linda Abbott!"

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Capitolo 26
*** Amici vecchi e nuovi ***


L'amicizia è sempre una scelta. Non dovresti dover lavorare sull'amicizia. Se devi lavorarci, allora, non è davvero amicizia.: è solo qualcuno che frequenti ogni tanto. Gli amici, semplicemente, ti accettano. (Irv)

Aisha si guardava attorno spaesata: il tavolo ovale nel soggiorno di casa Abbott sembrava essersi trasformato nella scrivania di un ragioniere con foglietti, nomi appuntati e indirizzi sparsi qua e là.

Bright ne sorteggiava uno a caso per poi leggere un nome sconosciuto e bocciarlo prontamente.

Amy, Colin, Laynie ed Ephram seguivano perplessi quelle sue scelte poco ortodosse.

"Cameron Walker. Un bel fusto, un campione del football ma un inguaribile dongiovanni: ha corteggiato almeno mezza scuola. Non fa per te!"

Decurtò ancora la lista lanciando un'occhiata alla povera Aisha che aveva capito metà delle intenzioni del nuovo amico.

La sera del ballo scolastico era ormai prossima e l'intraprendente Abbott le stava tentando tutte per trovare un cavaliere alla ragazza.

"Questo Cameron sembra la tua controfigura!"

Lo punzecchiò Laynie. Rammentava il debole che il suo fresco fidanzato aveva avuto per il gentil sesso.

"Quello ero io prima di innamorarmi di te, tesoro!"

La apostrofò lui calcando su quell'aggettivo e finendo per attirarsi un'occhiata disgustata da Ephram.

"Vi prego, già ci pensano questi due ad essere melensi. E io non sono bravo a reggere il moccolo ad una coppietta, figurarsi a due."

Amy e Colin lo reguardirono con un'occhiata significativa mentre Bright sbuffò:

"Allora Chopin vuoi proporci tu una delle tue lungimiranti idee?"

"Sempre meglio delle tue. L'ultima volta che hai cercato di fare da Cupido per Ephram lui se n'è restato a reggere la borsa alla cugina di Gemma mentre quell'oca si riconciliava con il suo ragazzo!"

Gli rammentò Amy. Colin si mosse a disagio: quella sera lui ed Amy avevano litigato di brutto proprio perché la ragazza aveva preteso di consolare Ephram.

Sembrava un tempo lontanissimo e, invece, era passato poco più di un anno.

"Beh quest'anno Ephram non corre il rischio di essere piantato in asso."

Asserì Bright ammiccando verso di lui.

"Madison non viene. Ripete sempre che lei ha chiuso con il liceo e non vi metterà piede nemmeno se la trascino con la forza!"

"Allora puoi fare tu da cavaliere ad Aisha!"

Colin espose la sua brillante idea. Seguì un momento di silenzio.

"Io ho un'idea migliore!"

Disse infine Ephram.


Come suo solito Bright aveva voluto strafare e aveva noleggiato per sé e per gli amici un camper per andare al ballo della scuola.

"Fortuna che non hai dato appuntamento a quattro fanciulle contemporaneamente!"

Gli fece notare Amy, sollevando gli orli della sua gonna nera per montare sul mezzo.

"Non gli sarebbe convenuto tanto. Io lo avrei mollato seduta stante, dopo avergli fatto una scenata e messo in ridicolo innanzi all'intera scuola, si intende!"

Asserì Laynie lisciando il suo vestito color crema per poi prendere posto di fianco all'amica.

"Sei uno schianto, tesoro!"

La rabbonì Bright voltandosi a darle un bacio a fior di labbra per poi appuntargli una rosa di stoffa tra i capelli.

"Bright piantala di provarci così spudoratamente con mia sorella!"

Lo riprese, con divertente fastidio, Colin per poi porgere un bouquet improvvisato di fiori freschi ad Amy.

"Da che pulpito: perché non la pianti tu di fare il cascamorto con la mia di sorella?"

"Che idioti!"

Dissero in coro le ragazze ridendosela di gusto e approfittando di tutte quelle attenzioni.

Anche Aisha salì, incerta, nel suo tubino color cremisi al quale aveva abbinato una stola nera. Era stata Amy ad aiutarla a prepararsi e a concederle di rovistare nel suo armadio per prendere in prestito ciò che più le piaceva: quell'abitino le stava d'incanto.

Fuori da casa Brown, Ephram stava rischiando di congelare mentre Wendell, al suo fianco, era così nervoso da non percepire nient'altro.

"E se mi trovasse noioso?"

Espose la sua ennesima perplessità.

"Finiscila di farti paranoie inutili. Vedrai che la saprai conquistare con i tuoi avvincenti racconti..."

"Senza offesa amico ma, visti i tuoi precedenti amorosi, non mi sembri la persona più indicata a dare consigli di cuore."

Ephram non fece in tempo a replicare che lo strombazzare insistente di Bright gli fece capire che ormai gli amici erano in prossimità di casa sua e, qualche secondo dopo, il camper apparve.


Kayla e Paige rapirono Amy ancor prima che lei potesse mettere piede nello stanzone della palestra strappandola, letteralmente, dal braccio di Colin.

"Quelle due arpie muoiono dalla voglia di aggiornarla sugli ultimi pettegolezzi di Everwood."

Chiarì il ragazzo avvicinandosi assieme ad Ephram al banchetto del rinfresco.

Bright, invece, non aveva perso tempo scatenandosi con Laynie sulla pista da ballo.

"Sangria?"

Chiese Ephram versandosi da bere e facendo per servire anche Colin.

"Sei matto? Ti ricordo che mi sono votato all'astemia da un anno a questa parte!"

Ephram scosse le spalle e poi si allontanò assieme all'amico che aveva optato per un cocktail alla frutta.

Sorpassarono Wendell che se ne stava seduto, impettito e appartato, con la timida Aisha.

"Datti una mossa!"

Lo esortò a denti stretti il giovane Brown dandogli uno scappellotto per poi proseguire insieme a Colin e guadagnare l'uscita.

"Ci voleva una boccata d'aria fresca!"

Commentò il giovane Hart. Ephram si ficcò le mani in tasca maledicendo, per la milionesima volta, le rigide temperature del Colorado.

"Secondo te Wendell riuscirà a combinare qualcosa?"

Chiese Colin all'improvviso.

"Quello è un caso perso ma i miracoli possono sempre accadere. Povera Aisha: mi fa un po' pena..."

"Ehi Wendell non sarà Brad Pitt ma non è da buttare!"

Rise Colin.

"Non è per questo. Domani andrà in ospedale: papà ha fissato il suo intervento tra un paio di giorni."

Il sorriso scomparve dal viso di Colin e si fece estremamente teso. Rinunciò perfino a parlare.

"Cattivi pensieri?"

Indagò dopo un po' Ephram.

"Brutti ricordi. Sai quando, beh quando c'ero io nella stessa posizione di Aisha, credevo di impazzire. Prima non volevo assolutamente che i medici mi rimettessero le mani addosso, tanto ero convinto di essere spacciato in ogni caso. E, quando tuo padre mi ha convinto a tentare, non sapevo più se volevo che il tempo accelerasse o rallentasse. E quel giorno, il giorno prima che mi operasse, cavoli: una giornata perfetta. Mi ero ripromesso che se non avessi potuto avere, non dico giornate come quella, ma che almeno meritassero la pena di essere vissute...Non valeva la pena essere riportato indietro."

Colin aveva raccontato con apparente tranquillità eppure la sua voce aveva vibrato di emozione.

"Per quello avevi scritto quella lettera."

L'osservazione di Ephram cadde nel vuoto. I due amici intravidero l'insegna di un discount ancora aperto e decisero di entrare.

"Andiamo a comprare delle chewing-gum!"

Fu mentre optava per quelle alla menta o quelle alla fragola che Ephram la vide: Madison era a pochi passi da lui.

"Ciao!"

"Ehi. Credevo che a quest'ora stavi a far girar la testa a qualche tua amichetta. Sei davvero elegante."

Dapprima Ephram aveva creduto che lo prendesse in giro ma a quel complimento si ravvide.

"E io credevo che tu fossi a fare la polvere al chiuso della biblioteca del campus!"

"Non avevo voglia di studiare stasera. E non avevo voglia di cucinare visto che sono da sola in casa. Una mia amica da una festa ma non avevo molta voglia di andare nemmeno lì. Sai, sono senza accompagnatore!"

"Se è per quello anche io sono l'unico stupido ad essere da solo al ballo scolastico."

"Ephram prendiamo anche le patatine?"

Colin si era fermato con la busta a mezz'aria vedendo che l'amico non era da solo.

"Oh sei in dolce compagnia."

"Lei è Madison!"

Ovviò alle presentazioni.

"Lui è Colin. Il fidanzato di Amy."

"Allora io vado. Magari cambio idea sulla festa..."

Madison fece per girare i tacchi ma Ephram la trattenne.

"Aspetta. Se hai bisogno di un cavaliere io sono disponibile. Sempre che non ti vergogni di me!"


*** ***

Amy si era ritrovata a guardare acidamente le coppiette sulla pista da ballo da sola. Appena si era presentata l'occasione propizia, infatti, Kayla e Paige l'avevano piantata lì accettando l'invito di due ragazze.

Colin l'avvicinò tendendole il braccio.

"Mi concede l'onore di questo ballo, signorina Abbott?"

"Colin! Ma dov'eri sparito?"

Si alzò e il suo viso si illuminò.

"A far da spalla ad Ephram. Tu eri succube delle arpie."

"E dov'è adesso Ephram?"

"Con la sua dolce metà. Abbiamo incontrato per caso Madison e lui non è più tornato indietro!"

"Mica scemo!"

Commentò Bright, avvicinandosi a passo di danza, a portata d'orecchi di quella spiegazione. Laynie lo afferrò per la mano spingendolo più in la in pista.

"Quei due si stanno divertendo da matti!"

Commentò Amy. Gli occhi di Colin andarono al divanetto dove Wendell, fattosi più sciolto, stava facendo ridere Aisha come non l'avevano mai vista ridere in quei mesi.

-Chissà quanti drink gli ci erano voluti per farsi tanto spavaldo e intraprendente.

Pensò. Ma poi si disse che non importava se riusciva a distrarre Aisha da quello che l'avrebbe aspettata da li a poco.

"Balliamo?"

Chiese Amy, prendendolo per mano e facendogli dimenticare tutto il resto.

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Capitolo 27
*** L'unione fa la forza ***


Dice un proverbio africano: "Se vuoi arrivare primo cammina da solo. Se vuoi arrivare lontano cammina assieme!" (Irv)

********* ***********

Appena entrato in sala-operatoria il Dottor Brown consegnò ad una delle infermiere un cd contenente diverse tracce. Era ormai diventato un rituale quelli di ascoltare musica, melodie da pianoforte per lo più, mentre operava.

Una tradizione iniziata fin dalle sue prime operazioni importanti, fin da quando Julia era ancora in vita e che Ephram aveva pensato bene di tenere in vita.

Quella mattina, mentre Nina aveva preparato loro una lauta colazione e si era proposta di accompagnare Delia a scuola, Ephram aveva allungato il nuovo cd verso il padre.

Esattamente come le ore che avevano preceduto l'intervento chirurgico di Colin. E la stessa ansia di quella mattina di un anno prima era stata percepibile in casa Brown.

"Ho fatto questo cd per te. Beh è un po' diverso dagli altri!"

Aveva detto Ephram con un sorriso un po' imbarazzato. Al ragazzo non era sfuggita la tensione che contraeva i muscoli facciali dell'impassibile Dottor Brown.

Inaspettatamente aveva messo una mano su quella del padre e lo aveva rassicurato:

"Niente andrò storto oggi, papà! Tu sei l'arrogante, mitico Dottor Brown...Praticamente un mezzo Dio!"

E, alla fine, gli aveva strappato un sorriso.

Un sorriso Andy lo aveva ricevuto anche da Linda Abbott che aveva insistito per assistere all'operazione della sua protetta e che aveva rasserenato Aisha finché l'anestesista non aveva iniziato a fare il suo lavoro.

"Bene! Iniziamo!"

Aveva ordinato il Dottor Brown prendendo in mano il bisturi per incidere. Allora l'armoniosa sonata per pianoforte si era diffusa per la stanza. Non gli era stato difficile capire: quello che pigiava sui tasti era il suo piccolo artista. Il suo Ephram era il pianista all'opera...Non era solo in quella prova del nove.

"Questo è il mio ragazzo!"

Disse con orgoglio al resto dell'équipe.


********* ************

Ephram tirò fuori dallo zaino i suoi giochi da tavolo e li sparse sul tavolino della sala d'aspetto.

Tutti i ragazzi avevano deciso di essere lì per Aisha quel giorno.

"Una partita a scarabeo?"

Propose e per un attimo gli occhi suoi e quelli di Amy si incrociarono in un turbine di emozioni e di ricordi. Era quello il gioco con cui l'aveva distratta mentre suo padre operava Colin la prima volta.

Era dinnanzi a quella scacchiera che Amy si era svuotata di tutte le angosce che si era tenuta dentro per mesi: gli aveva raccontato della litigata con Colin, del volergli chiedere scusa al suo risveglio...E avevano scoperto che, in qualche modo, entrambi si sentivano colpevoli: Ephram per la morte di sua madre, Amy per l'incidente del suo fidanzato.

"Io e Laynie andiamo a fare una passeggiata nel cortile! Siamo allergici a questi postacci!"

Si tirò indietro Bright, afferrando la mano della ragazza, affrettandosi con lei lungo l'uscita.

"Beh sarei scappato anche io volentieri negli otto mesi in cui sono stato prigioniero qui dentro!"

Commentò Colin. Voleva essere una battuta ma, sia per lui che per Amy, si trasformò in una triste verità.

"Io credo che ascolterò un po' di musica. Mi aiuterà a non contare i minuti e a non stare troppo in pena per Aisha!"

Amy espose il suo proposito, tirando fuori il walkman. Conosceva fin troppo bene le logoranti preoccupazioni di quell'attesa e voleva essere in grado di gestirle.

Alla fine Ephram e Colin si ritrovarono davanti alle caselle della tabella di gioco con otto lettere a testa. Il figlio del Dottor Brown si rivelò, ben presto, il più abile nel comporre parole di senso compiuto nel minor tempo possibile.

Alla fine Colin si rassegnò e giocò la sua ultima carta.

"Ehi dovresti tener conto del mio piccolo handicap di concentrazione!"

"Sì, quando ti fa comodo! Caro Hart dimentichi che io non sono la signorina Ford che stravede per te!"

Lo ammonì scherzosamente Ephram prendendo ad esempio l'insegnante di letteratura che la faceva sempre passare liscia a Colin e si beveva tutte le sue giustificazioni.

"Chapeau!"

Disse alla fine Colin, segnando la resa.

Per un buon quarto d'ora restarono entrambi seduti accanto ad Amy in silenzio. Quel silenzio, però, diventava sempre più ingestibile e rendeva Colin sempre più irrequieto.

Quando non ce la fece più si alzò di scatto portando sia Ephram che Amy a volgersi, interrogativi, verso di lui.

"Vado in bagno!"

Disse per allontanarsi da lì. Capirono benissimo che si trattava di un pretesto ed Amy si liberò prontamente del walkman per corrergli dietro.

Ephram la fermò.

"Aspetta. Lascia che gli parli io..."

"Ma..."

"Amy anche se vorresti andare tu devo rammentarti che il tuo fidanzato si trova nel bagno degli uomini!"

La ragazza arrossì per quel piccolo particolare a cui non aveva badato. Certo non era quello il limite che l'avrebbe tenuta lontana da Colin ma, forse, la solidarietà maschile di Ephram sarebbe stata più utile della sua solida presenza ad aiutarlo a gestire quel momento.

"Va bene. Ma se tra dieci minuti non siete di ritorno io vengo a cercarvi. Maschi o non maschi non mi interessa!"

Desistette, alla fine, la caparbia Abbott.

********* ***********

Ephram non era preparato alla scena che gli si presentò innanzi quando entrò nei bagni: Colin era riverso sul lavandino e ansimava. Era di umore totalmente opposto a poco prima ,quando avevano giocato insieme.

Un attacco di panico. Ephram stette in silenzio mentre l'amico si sciacquava la faccia con l'acqua fredda e ritrovava un po' di autocontrollo.

"Va meglio?"

Disse alla fine. Colin si lasciò scivolare in terra con la schiena addossata alla parete.

"Si. Non volevo che Amy si preoccupasse per me e non riuscivo più a stare lì. Sai è stato come un flashback...Come se stessi rivivendo la mattina del mio intervento...Il viaggio in auto con i miei genitori, la telefonata di Laynie, la Bibbia sulla quale pregava mio padre, Amy che abbracciava Grover, il suo peluche, Bright con la divisa di scuola...Tu defilato dagli altri. Ti ho odiato quella mattina, sai Ephram? Non ti volevo lì...Mi sono detto: cavoli sto per morire e lui sarà qui per consolare Amy!"

"Beh grazie della schiettezza!"

Cercò di sdrammatizzare Ephram accorgendosi che Colin era sul punto di crollare. L'altro si asciugò una lacrima con la manica della camicia.

"Ma le immagini più vivide sono due: mia madre che mi taglia i capelli e tuo padre....Il dottor Brown che mi ordina di contare alla rovescia da dieci mentre sono disteso sul tavolo operatorio. Sai Ephram erano cose che non ricordavo fino a stamattina e avrei preferito non farlo..."

Ephram era scivolato accanto a Colin e gli aveva messo una mano sulla spalla.

"Ascolta: lo so quanto sia stato tremendo. Per te, per Amy, per Bright, per Laynie...e per me!"

Colin lo guardò sorpreso.

"Sì anche per me! Che credi che non ci tenga a te? Sei stato il primo amico che ho trovato ad Everwood ed, Amy o non Amy, non volevo assolutamente perderti. Avevo perso mia madre da poco...Non volevo veder morire nessun altro!"

Colin rifletté qualche secondo e poi sorrise.

"Beh forse è stata una buona cosa averti qui quel giorno. Come sarà una buona cosa per Aisha, quando si sveglierà, sapere che non è sola!"

Un bussare insistente alla porta evitò la replica di Ephram.

"Tempo scaduto. O uscite fuori o entro io!"

La voce imperscrutabile di Amy.

"Certo che Bright ha ragione: le donne sono delle gran rompiscatole!"

Commentò Ephram strappando una risata a Colin.

"A proposito di Bright: andiamo! Dobbiamo tenerlo d'occhio o chissà cosa combinerà con la mia sorellina!"


******** **********

I cinque ragazzi erano tediati, spossati, ma ancora vigili quando, dopo ore, il dottor Brown e la dottoressa Abbott li raggiunsero nella sala d'attesa.

Tutti si fecero incontro ai due medici.

Linda aveva un espressione fiduciosa e rinfrancata, Andy una esausta ma soddisfatta.

Ephram capì prima che il padre parlasse.

"Aisha si sveglierà tra poco. Potrete stare con lei ma per pochi minuti! Starà bene!"

"Camminerà di nuovo grazie al dottor Brown!"

Aggiunse Linda.

"Grazie al tocco di un talentuoso pianista che mi ha ispirato e mi ha spronato a dare il meglio oggi!"

Ammise Andy regalando un raggiante sorriso ad Ephram. Gli altri ragazzi non capirono ma quella era una cosa tra padre e figlio.

******* *********

Grazie, grazie alla mia dolcissima AnnaClaudia...Spero di ritrovarti sul fandom di Everwood presto :)

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Capitolo 28
*** Insieme ***


Non è la destinazione ma il viaggio che conta. (Irv)

**** ******** *******

Ephram caricò l'ultimo scatolone nell'auto del padre. Il ritorno a New York era ormai imminente e, se fino all'anno prima, avrebbe fatto carte false per tornarsene nella Grande Mela ora si sentiva piuttosto abbattuto.

Uno stage estivo alla Julliard era un'opportunità che non poteva assolutamente snobbare e rifiutare ma stare sei settimane lontano da Madison sarebbe stato davvero duro.

"Ehi non ci vedremo solo per due settimane, non è mica la fine del mondo!"

Aveva osservato la ragazza vedendolo avvilito.

"Due settimane?"

Aveva ripetuto Ephram perplesso: che Madison avesse sbagliato a farsi i calcoli?"

"Ebbene sì: mio fratello abita a Long Island e mi ha proposto di andare a passare le vacanze estive con lui e con la sua famiglia!"

Che colpo di fortuna! Sarebbero potuti stare insieme anche a New York, senza l'asfissiante controllo del Dottor Brown, e lui già non vedeva l'ora di mostrare a Madison le meraviglie della città nella quale era cresciuto.

Finì di imballare le sue cose, canticchiando.

"Ephram Brown so che te ne vai a New York per l'estate ma pensavo avessi intenzione di tornartene ad Everwood in autunno!"

La voce divertita di Amy, sbucata fuori dal nulla, lo fece sussultare e interruppe improvvisamente il suo fischiettio.

"Infatti è così!"

"Non si direbbe visto che ti stai portando appresso tutta la casa!"

"Non darle ascolto, amico. Dovresti vedere l'auto del dottor Abbott: trabocca roba da tutte le parti!"

Si intromise Colin, che era in compagnia della ragazza. Passata la maretta, i due andavano di nuovo d'amore e d'accordo.

Amy fece una smorfia: non era molto entusiasta all'idea di passare la sua estate in una specie di campeggio-scuola ma era l'unica possibilità per recuperare i brutti voti dell'anno scolastico appena terminato ed evitare una bocciatura.

Solo una cosa gli dava la forza di affrontare quella nuova sfida...

"Allora ragazzi, quando partite?"

Chiese Ephram richiudendo il bagagliaio del Suv dei Brown.

"Per il riformatorio?"

"Colin non andiamo in riformatorio. Si chiama campo-scuola e sono sicura che troveremo anche il modo di divertirci!"

Lo contraddisse Amy.

"Così quando tornerete sarete i più secchioni della classe!"

Li prese in giro Ephram, attirandosi due linguacce per risposta.

"E tu quando parti?"

"Probabilmente prima dovrà esibirsi in un addio degno di Rossella O'Hara alla sua Madison!"

Questa volta fu la voce irriverente di Bright ad intromettersi. Laynie era con lui.

"Cos'è? Oggi vi siete dati tutti appuntamento davanti a casa mia?"

Osservò sarcastico Ephram.

"Sentiremo molto la tua mancanza, Chopin!"

Bright finse di asciugarsi una lacrima. Tra qualche settimana avrebbe iniziato il tour per i vari college per cercare quello più adatto a lui.

"In realtà eravamo venuti a proporti un viaggio insieme a Denver!"

Lo rassicurò Amy.

"Cosa andiamo a fare a Denver?"

"Vorremo passare a salutare Aisha. Sai, tra qualche giorno la dimettono e zia Linda la riaccompagnerà a casa sua, dai suoi genitori in Africa."

Ephram non poté far a meno di pensare a Wendell. Colin sembrò leggergli nel pensiero.

"Brutto colpo per il nostro amico Wendell. L'ho incontrato l'altra mattina e mi ha assicurato che scriverà e telefonerà ad Aisha ogni giorno!"

"Povero pollo: è cotto a puntino. Che tremenda delusione sarà per lui quando scoprirà che le relazioni a distanza non funzionano!"

Commentò Bright, senza nessuno spirito di romanticismo. Laynie lo tirò per un orecchio.

"Tu taci."

Lo ammonì.

"Ci sto! Vengo volentieri con voi!"

"Bene. Anche perché sarà la nostra ultima gita insieme prima che ognuno prenda la sua strada per quest'estate."

"Gli unici fortunati sono Romeo e Giulietta qui presenti che andranno a farsi le vacanze insieme al campo-scuola."

Aggiunse Bright guardando dall'alto in basso la sorella e il suo migliore amico.

"Invidioso!"

Lo schernì Amy avvinghiandosi, per ripicca, a Colin.

"Anche Madison viene a New York!"

Rivelò Ephram.

"Cosa!? Povero mondo...E povero Dottor Brown quando lo saprà!"

"Che ne dite se andiamo a prenderci un gelato al Mama Joy per digerire gli sproloqui di mio fratello?"

Propose Amy.

"Io ci sto!"

Ephram fu concorde.

"Anche io vengo!"

Si propose Colin, avviandosi con Ephram ed Amy. Bright e Laynie camminavano un po' più indietro.

"E tu dove te ne vai per l'estate? Non dirmi che te ne torni alla Saint Margaret!"

All'improvviso Bright si rivolse a quella che, ormai, era ufficialmente la sua fidanzata dal momento che aveva brillantemente superato la prova dei tre appuntamenti.

"Non ho nessuna nostalgia del collegio. Io non vado in nessun posto, ragazzo!"

Bright tirò un sospiro di sollievo, poi sentì la mano di Laynie scivolare nella sua.

"Non senza di te, sia chiaro!"

"Bene. Allora che ne dici se quando questi quattro rompiscatole se ne andranno, ce ne andiamo al mare."

"Allora vi sbrigate lumache!"

Il trio che camminava davanti si fermò e Colin li esortò ad affrettarsi.

"Non vedo l'ora che questi guastafeste se ne vadano a sbaciucchiarsi nel campo-scuola e nelle aule di musica!"

Commentò ancora Bright che già assaporava giornate di dolce intimità con Laynie.

"Allora ci vieni al mare con me?"

Sussurrò affabile nell'orecchio di Laynie.

"Bright non abbiamo il mare ad Everwood!"


********** ***********

Fine. Dedico questo capitolo conclusivo a D'Alessiana e spero di avere ancora ispirazione per scrivere presto una nuova storia su questo fandom!

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