Marktplatz

di larrytheway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm sorry ***
Capitolo 2: *** I'm Zayn ***
Capitolo 3: *** here you Marktplatz, cute huh? ***
Capitolo 4: *** Dana go home, now! ***



Capitolo 1
*** I'm sorry ***


 
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Germania, 1975
 
“Malik la colazione!”.

La guardia del mio corridoio batteva incessante il manganello contro le sbarre, ma a me poco importava.
Malik!” continuava ad urlare, imperterrito, così mi alzai di malavoglia, prendendo la colazione che si trovava ai piedi della porta “Ancora questo schifo?!” dissi esausto, scazzato, guardando la guardia che sghignazzò alla mia esclamazione “Ritieniti fortunato” rispose quello, girando i tacchi per poi battere il manganello contro le sbarre della celle vicina.

La mia vita era così da qualche anno e la fine dello strazio era ormai vicina: solo ventiquattro ore e sarei uscito da quell’inferno chiamato prigione.
Presi quello che veniva nominato colazione e mangiai un po’ disgustato; il mio compagno di cella dormiva, il sonno pesante lo avvolgeva ancora e sapevo che sarebbe andato avanti fino alle undici passate. Passai una mano fra i capelli, erano cresciuti, il ciuffo era alto e appena uscito da quello sputo di cella sicuramente sarei andato da un parrucchiere. Tornò la guardia e con un “Malik è ora di uscire” mi fece alzare di colpo lo sguardo, speranzoso “Uscire in cortile, idiota” aggiunse una seconda persona accanto alla guardia, nella quale riconobbi George.

George era dentro da due anni e mezzo, sapeva ogni cosa di questo posto: fu lui il mio primo compagno di cella.
Quello sguardo di pochi minuti prima si tramutò in delusione, mi alzai e misi la mia giacca di pelle nera lucida, perfetta e, sbattendo la colazione in faccia ai due uscì, sghignazzando un poco.
Quello che c’era al di fuori delle grigie mura era uno schifo di parchetto, ma almeno avevamo qualcosa: un po’ di tavoli stile pic-nic, canestro da basket e un piccolo laghetto, minuscolo. Mi sedetti a un tavolo, solo, fumando una delle mie adorate sigarette e stringendomi nel giubbotto. Faceva abbastanza freddo per essere i primi di Ottobre, ma poco importava.

“Ehi” poco più tardi una voce in lontananza mi fece voltare verso la porta d’ingresso al giardino: una delle guardie mi guardava strano e con un cenno di capo mi chiese di tornare dentro. Buttai la sigaretta lontano lasciando che si spegnesse avvicinandomi all’uomo “Hai visite Malik” aggiunse, una volta chiusa la porta dietro di noi. Con le mani in tasca mi incamminai verso la sala dei ricevimenti, ovvero un altro cazzutissimo buco, ma dettagli. Entrai da solo, sbattendo la porta dietro di me e facendo spaventare una ragazza che parlava con un parente. Mi guardai in torno senza vedere qualcuno di famigliare “Zayn Malik?” .

Una voce fece voltare sia me che l’intera stanza: io annuì, guardando una donna che non riconoscevo. Lei sorrise facendomi segno di andarle vicino. Lo feci, sedendomi davanti a lei al piccolo tavolo di legno “Sei cambiato” disse lei, iniziando la nostra conversazione.
“Potrei dire qualcosa, se ti conoscessi” ribattei io, lasciandola stupita “Zayn…sono tua sorella” .
La guardai perplessa: come potevo non ricordarmi di lei? Come potevo? Lei abbassò la testa, delusa “Qui ti hanno fatto il lavaggio del cervello!” disse, alzando la voce di qualche nota.

Come potevo non darle ragione, perché era vero infondo. Una lacrima solcò il suo viso e io, prontamente l’asciugai lasciando un piccolo sorriso sulle sue labbra.
“Mi dispiace…non so cosa sia successo, scusami” dissi rapido, alzandomi dalla sedia e percorrendo la stanza uscendo da lì. Percorsi il corridoio a passo veloce, arrivando alla mia cella dove trovai ad aspettarmi Luke appena sveglio “Amico che ci fai in giro?” disse vedendomi, sbadigliando e stiracchiandosi.
Non lo degnai di uno sguardo, ero pensieroso.
“Ah comunque domani ci viene a prendere mia sorella Dana…la ragazza bionda dell’ultima volta, ricordi?” aggiunse, chiudendo la porta della cella e sedendosi sul letto di fronte a me.
Annuì, mentendo: non la ricordavo, ogni singolo ricordo dei cinque mesi passati a quell’inferno erano spariti, andati persi per sempre e forse anche qualcosa della mia vita era andato perso.
Luke non parlò più per tutta la sera, mancava solo un giorno e saremmo usciti di lì.

Uno soltanto.






 
...PICCOLO SPAZIO...

Eccomi qua! Si lo so, qualcuna di voi che sta leggendo questo
si aspettava in un mio aggiornamento dell'altra ff *le tirano pomodori marci*
Come vi sembra? spero vi piaccia.
Ora vi starete chiedendo che cazzo ha in testa quella pazza ecc. ecc.
Ma che dire, mi piaceva e tutto questo è partito dal banner che sta là, 
in cima a questa pagina.
Spero davvero che vi piaccia, RECENSITE IN TANTE ci tengo moltissimo :)

A prestoo *scappa a gambe levate*
-Alessia

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Capitolo 2
*** I'm Zayn ***


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La luce penetrava flebile attraverso le sbarre di ferro della finestra.
Misi la mano destra sugli occhi, coprendoli e portando l’altro braccio dietro la testa “Avanti Jawaad, alzati” sentivo rumori metallici, di cintura; molto probabilmente Luke si stava vestendo, ma non avevo intenzione di fare ciò che mi aveva ordinato poco prima.
“Oh Malik!” continuò lui, notando poco dopo che il mio corpo giaceva ancora sul letto.
Iniziò a tirarmi  per la caviglia destra, cercando di buttarmi giù, invano.
Sghignazzai un poco “Abbiamo ancora tutta la mattinata, lasciami dormire” dissi io, con la voce ancora impastata dal sonno, girandomi verso il muro per continuare il mio adorato sonno.

“Lo farei, ma sono le undici” rispose lui, allacciandosi la cintura alla vita: mi alzai di botto ad occhi spalancati “Cazzone potevi svegliarmi prima!” gridai io, alzandomi dal letto e dirigendomi nel piccolo bagno della cella, andando pure contro la porta e facendo ridere Luke.
“Müller, se ti sento ancora compio un omicidio” lo minacciai, mettendomi davanti allo specchio e lavandomi i denti di fretta; lui chiuse bocca, continuando a vestirsi.

Finalmente saremmo usciti da quell’inferno, pensai.
Ero abbastanza felice, quei mesi erano passati lentamente tra violenza, chiacchierate e minacce…di tutti i tipi.

Dopo essermi lavato i denti e la faccia, dedicai una ventina di minuti al mio ciuffo, cercando di essere presentabile: erano settimane che non lo curavo in modo decente, avevo un ammasso di capelli in testa che avrebbe fatto invidia a un nido d’uccelli. “Jawaad hai finito?” chiese Luke una volta pronto “Chiamai Jawaad ancora e hai finito di vivere” risposi io a quest’ultimo, ridacchiando un poco e facendogli alzare le mani in segno di resa.

Uscì dal bagno prendendo la mia giacca di pelle e aspettando impaziente la guardia del corridoio “Ragazzi…” iniziò, appena arrivò davanti alla nostra porta “Siete liberi, andate” continuò, infilando la grossa chiave nella toppa e girando, aprendo la porta.
Luke sorrise e uscì per primo, saltando per il corridoio come un bambino: era lì dentro da due mesi per un incidente a causa di una sbornia e neanche per colpa sua era successo tutto.
L’altro se l’era svignata, lasciandolo ai poliziotti.
Io uscì tranquillo, con le mani in tasca e giocando con il pacchetto di sigarette nella tasca sinistra.
Il sole fuori era alto e la temperatura era nella media, normale.
“Luke!” una ragazza gridò, sventolando le braccia in aria per farsi notare.

Una bella ragazza, aggiungo: bionda, occhi grandi e azzurri con piccoli accenni di verde e marrone, un bel sorriso e varie lentiggini lungo le guance e gli zigomi.
La guardai poco, continuando a camminare seguendo Luke “Dana!” gridò lui di rimando, prendendola in braccio al volo una volta giunto davanti a lei.

Dana. Quel nome mi era famigliare, quel viso no.
Ricordo che il giorno prima Luke aveva accennato che sarebbe venuta a prenderci, ma quel nome assillava la mia mente da molto prima.
Era l’unico nome di donna che risuonava nelle pareti della nostra cella.

Non parlavamo mai dei nostri genitori, non ne valeva la pena o almeno non valeva per me: mio padre fu il primo ad accusarmi di quello che successe, mia madre lo seguì con paura, non mi difese.

“E tu chi sei?” chiese Dana, distraendomi dai miei pensieri: alzai la testa, i miei occhi si persero nei suoi. Spostai lo sguardo, rimanendo distante “Sono Zayn” dissi, monocorde: non volevo legarmi a nessuno, un Müller bastava e avanzava.
Presi il pacchetto di sigarette dalla tasca estraendo una di esse e poggiandola tra le labbra, per poi accenderla con l’accendino di Luke.

Lei mi guardava, riuscivo a percepirlo, ma poco mi importava “Andiamo” iniziò lei “Mamma ci aspetta” continuo, rivolta a Luke per poi girarsi “Vuoi venire?” chiese a me, pochi secondi dopo.
Espirai, lasciando che il fumo uscisse calmo dalla mia bocca, creando una nube contro Dana “E’ meglio di casa mia” risposi io, facendo alzare gli occhi al cielo a Luke.
Era vero, d’altro canto. Mi trovato meglio con lui che con la mia famiglia.

Eravamo amici e questo ci teneva uniti.
Salimmo sulla Triumph Spitfair del ’75 di Dana, una bella auto, pensai.
Io stetti dietro, in centro, Dana guidava e Luke era sul posto del passeggiero, di lato alla sorella.

Dalla prigione in Schmidtstraβe a casa dei Müller non ci volle tanto: in meno di mezz’ora mi ritrovai a tavola con la famiglia, guardando la televisione e mangiando una bella bistecca al sangue.
“Zayn” mi richiamò la signora, addentando un pezzo di cibo “Come mai eri in prigione?” chiese poco dopo, mentre Luke la malediceva con il solo sguardo.
“Cara, non credo sia il momento” il padre mi precedette, guardando la donna curiosa.
Io continuai a mangiare, guardando la situazione “Beh ha il diritto di saperlo, dopotutto sono in casa vostra” dissi io, interrompendo quel momento imbarazzante.

Non volevo dirlo: l’unico a saperlo era il biondo, Luke, che pregava con gli occhi di non aprire bocca.
Mi guardai intorno: tutti avevano i propri occhi puntati su di me, in attesa di parola.
Avevo paura di essere giudicato o magari di essere sbattuto fuori di casa.


 

“Ho ucciso una persona”



 


Ecco, l’ho detto.

 

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Capitolo 3
*** here you Marktplatz, cute huh? ***


 
 
 

trailer qui 
 
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“Ho ucciso una persona”


Vidi i volti di Herr e Frau* Müller sbiancarsi, andare sulle tonalità biancastre.
Luke abbassò la testa, continuando a mangiare, cosa che fece anche Dana guardandomi ogni tanto.
“E…chi avresti ucciso?” Chiesi dopo attimi interminabili di silenzio, Herr Müller, con gli occhi puntati su di me.
Tagliai un pezzo di bistecca per poi gustarmela “Un criminale, signore” dissi “Ma per la legge era il bravo uomo di paese” aggiunsi, continuando a mangiare tranquillo.
Sentì la donna di casa tirare un sospiro di sollievo, non capì: alzai lo sguardo, guardandola e lei, preoccupata, si alzò dalla sedia andando in cucina.
Luke si girò verso di me “Che ho fatto?” sussurrai, guardandolo; lui scosse la testa, segno che dovevo lasciar perdere. Dopo una decina di minuti finimmo di mangiare, aiutammo Frau Muller a sistemare.

“Sembri un bravo ragazzo” disse la donna con il suo accento tedesco, lavando i piatti. La guardai, passandole l’argenteria “Me lo dicono in pochi signora” risposi io, voltando lo sguardo verso la finestra dinanzi a noi.
“Beh sbagliano a non dirlo…” ribatté la donna, asciugando gli ultimi piatti; feci per rispondere, ma una Dana entusiasta mi precedette “Mutti!**” urlò lei, non capendo; pensavo fossero i genitori gli unici a parlare tedesco.
La madre si girò, asciugando le mani sul lungo camice da cucina “Dürfen wir  gehen zum Marktplatz***?” chiese e la donna davanti a lei annuì contenta.
Cosa? Come? Quando? Non avevo capito un bel niente e pretendevo spiegazioni.

Andai i soggiorno, seguendo Dana “Mamma ha detto di si” disse ad un tratto lei, facendo sorridere il fratello che stava beatamente sdraiato sul divano.
“Ehm vi rammendo che non parlo assai il tedesco” dissi io, gesticolando con le braccia con fare ironico.
Luke si alzò dal divano “Ha chiesto a mamma se possiamo andare a Marktplatz” rispose, sorridendo.
Sul mio volto comparve una buffa espressione, non avendo capito nuovamente.
“Oh avanti…Martkplatz!” aggiunse la sorella, ridacchiando.
Guardai lei nello stesso modo, facendo ridere entrambi.

“Se magari mi spiegaste cosa sia…” la mia frase voleva una conclusione e Luke, alzando gli occhi al cielo e sbuffando, parlò “Marktplatz è la cosiddetta piazza del mercato: in questo periodo iniziano a vendere cose natalizie giù in paese” rispose, per poi guardare la sorellina, che gli sorrideva “ci andiamo quasi tutti gli anni” aggiunse.

Rimasi a bocca aperta: odiavo quelle bancarelle, odiavo il natale.
I miei genitori mi fecero passare dei brutti momenti e tra questi c’era la festività poco imminente “E tu Malik verrai” continuò Luke, distraendomi dai miei pensieri e facendomi rabbrividire.
Dovevo inventare una scusa plausibile, ma gli occhi verdi di Dana puntati sui miei mi stavano facendo accettare l’invito “Va…va bene ci vengo” dissi dopo interminabili secondi, sbattendo le braccia contro le gambe e sbuffando.
“Ci andremo in settimana, non temere moro” la voce di Luke era ironica, sapeva che odiavo il Natale e tutto quello che ci andava dietro.
 

Lo faceva apposta?
 

 
***
 


6 Novembre, 1975

La giornata a Martkplatz era arrivata ed io non volevo alzarmi dal letto.
Avevo chiesto gentilmente ai signori Müller se potevo dormire da loro e hanno accettato.
Dormivo nella camera degli ospiti, al pian terreno indisturbato; beh, è una parola grande: ogni cinque minuti mi trovavo in camera Luke per sapere come stavo.
Ogni tanto non lo cagavo neanche, ogni tanto mi faceva comodo un po’ di compagnia.
“Dai alzati dormiglione!” sentivo Dana urlare fuori dalla mia stanza, battendo piano il piede contro la porta; sbuffai sonoramente, poi decisi di alzarmi.
Passai una mano lungo il viso, sbadigliando “Non ci voglio andare in quel posto…” sussurrai, tra me e me, con un intonazione che poteva somigliare ad un lamento.
Appena fui pronto e messo a lucido, uscì dalla stanza mangiando uno o due biscotti che la signora Müller aveva preparato per il ritorno di Luke.
“Ci sei Zayn?” chiese Luke, scendendo velocemente le scale “Si amico” dissi io, rivolto a quest’ultimo, mettendomi la mia adorata giacca di pelle nera addosso.


Andammo a piedi, da casa Müller al centro della città impiegammo una quindicina di minuti: passammo il tempo in silenzio, ammirando di tanto in tanto le casette già addobbate.
Forse gli addobbi erano l’unica cosa bella che ricordavo del natale: mia nonna li faceva poi io mettendomi in piedi sulla sedia li appendevo per casa, finché non tornava mio padre, staccandoli con cattiveria.
Abbassai la testa a quei ricordi, cercando di scacciarli via.

“Ecco a te Martkplatz! Carina eh?” disse Luke, mettendo piede in piazza, già colma di gente: l’atmosfera era… Natalizia.
Le persone ridevano, vi erano bancarelle di ogni tipo, anche quelle delle giostre, come le chiamava il biondo.
Dana mi prese la manica della giacca, tirandomi verso una bancarella dei dolci “Sorellina non è il momento” disse Luke, ridendo e facendo imbestialire nel vero senso della parola la bionda.
Risi, girando lo sguardo  verso una piccola bancarella dove vi erano addobbi di ogni tipo.



E li vidi una persona che non avrei voluto vedere mai più.





 




ALOHA

Eccomi qua, con il terzo capitolo di questa storia.
Si ok potete uccidermi, farmi a pezzi per questo capitolo schifoso
*le lanciano le scarpe*. Nello scorso capitolo
non ho messo il mio angolino c.c mi sono dimenticata,
mi perdonate? spero di si *altre scarpe volano*
Allora se non lo avete ancora visto vi prego di passare qua 
è il mio primo trailer che faccio, non siate crudeli.
Ringrazio quelle persone che hanno recensito,
gente siamo a 3 capitoli e per i primi 2
ci sono 50 RECENSIONI!
Ma...ma io vi amo!!

Non ho altro da dire, se non di continuare continuare
a recensire in tanti, mi fa molto piacere.
Ricordo che facico banner per efp su richiesta,
contattatemi su twitter (@Larrytheway) o qui
su efp, se non avete twitter ... (ma va) 
A si altra cosa prima che mi dimentichi gli asterischi(?):
* = frau e herr sono signora e signore in tedesco lol
**= Mutti, non il sugo , ma l'abbreviazione di Mutter, mamma.
***= lo dice poche righe dopo, possiamo andare a Marktplatz (non so se sia giusto, skstm lol)

Dopo questo, dio che spazio lungo che ho fatto haahah posso anche salutarvi.
Vi auguro un BUON ANNO E BUON 2014 (che sbaglieremo a scrivere, almeno io fino ad ottobre)

A prestoo 
-Alessia

 

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Capitolo 4
*** Dana go home, now! ***




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LEGGETE CORTESEMENTE LO SPAZIO AUTORE
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I miei occhi incrociarono i suoi che, velocemente, si abbassarono.
Un sorriso sghembo comparse sul suo viso mentre con lo guardo mirava alle scarpe in un punto fisso.
Posai la mano sul braccio di Dana, stringendo un po’ la presa “E’ meglio se andiamo via.” Sussurrai, tenendo gli occhi puntati sul suo volto, aspettando che parlasse.
Si girò, sorridendo leggermente esclamando a basso tono un “Perché mai?”; Luke capì quale fosse il problema e, annuendo, accompagnò la sorella minore alle piccole giostre poco fuori la piazza.

Tirai un leggero sospiro di sollievo, ma appena voltai lo sguardo lui non c’era più, sparito. Misi le mani nelle tasche del giubbino, iniziando a camminare verso il posto in cui stava pochi minuti prima quel ragazzo e lo vidi: a passo veloce svoltò l’angolo così decisi di seguirlo, correndo dei rischi.
Ero abbastanza preoccupato: conoscevo quel ragazzo da molto, passai il tempo in prigione con lui.
Il respiro si fece più pesante dopo un paio di curve e stradine in mezzo al nulla, finché non lo vidi fermo, di spalle, mentre fumava.
Mi fermai anch'io, respirando a fatica non solo per il passo sostenuto, ma anche per il freddo “Malik.” La sua esclamazione mi fece rabbrividire, mentre il vento accarezzava i miei capelli, scompigliandoli leggermente.
“E’ da un po’ che non ti vedo.” Proseguii io, giocando con il pacchetto di sigarette nella tasca destra; respirò sonoramente, voltandosi.
Capelli lisci castani tirati su, a ciuffo, occhi color nocciola e un viso angelico che nascondeva ogni cosa “Già è vero… noto che sei uscito di prigione.” Aggiunse lui, portando la sigaretta nuovamente alla bocca per poi sorridere sghembo.

Lo guardai un po’ disgustato, mentre il sangue cominciò a ribollirmi dentro: stavo per scoppiare, me lo sentivo.
Dentro di me una miriade di emozioni mi assalivano, senza lasciarmi via d’uscita; annuì alla sua frase precedente, guardandolo negli occhi e vedendo comparire una scintilla scura che colorò le sue iridi di un color ambrato, quasi giallognolo.
Non mi spaventai: deglutii rumorosamente, indietreggiando di un passo “Non farti vedere da queste parti Payne.” Dissi infine, marcando il cognome del ragazzo dinanzi a me, per poi voltarmi indietro tornando sui miei passi.
Non disse niente il moro, lasciandomi andare via tranquillo senza pretese; lungo il tragitto iniziai a sentirmi andare a fuoco, letteralmente.
Sapevo quello che stava succedendo, ma ci diedi poca importanza anche se era un fatto grave.
Iniziai a sudare, accelerando il passo: non mi accorsi di quello che feci, ma iniziai a correre davvero veloce.
Non sentivo niente: nessun peso, nessuno sforzo, niente.
Ero libero da ogni problema; mi fermai poco distante dalla casa di Luke e Dana, di colpo, mentre tutto tornava al proprio posto nel mio corpo sentendo ogni cosa al momento.

Tornò il fiatone e il resto, così come il mio malumore di sempre. La porta d’ingresso di aprì e un “Ciao Zay” mi accolse , facendomi sorridere leggermente.
Dana stava lì, appoggiata alla porta “Vuoi entrare?” Chiese poco dopo, continuando a guardarmi “No.” Risposi io, secco, girandomi tenendo le mani in tasca.
Percepii un sospiro di delusione seguito dai suoi passi che si avvicinavano sempre di più “Ne vuoi parlare?” domandò nuovamente, poggiando dolcemente la mano sulla mia spalla sinistra.
Mi allontanai da lei: non volevo farle del male così corsi veloce, sparendo nella fitta nebbia del bosco vicino casa sua.
Il mio cuore batteva veloce, troppo e ogni respiro si faceva sempre più flebile diventando impercepibile.


Cosa mi stesse succedendo non lo sapevo neanche io, però avevo paura.


Molta paura.


**


Dana’s point of view:


Il suo passo si allontanò sempre di più da me, lasciandosi sparire nella nebbia che catturava anche il terreno.
Abbassai la testa, delusa: cosa avessi fatto non ne avevo idea, forse non era colpa mia.
Tornai in casa inventandomi un scusa per Zayn cenando con Luke e i miei: quella sera mamma invitò zio Pete e zia Jenni a mangiare senza alcun motivo così dovetti trattenermi a tavola dopo le portate.

Mi alzai da tavola alle otto e mezzo seguita da Luke, salendo poi le scale per rintanarmi in camera mia.
Il biondo mi seguì, precedendomi e sdraiandosi sul letto mentre io mi sedetti a bordo finestra, guardando fuori “Secondo te Zay se l’è presa con me?” chiesi ad un tratto, voltando lo sguardo verso Luke.
Scosse la testa in risposta, lui, guardando il soffitto “Devo scoprire dov è andato…” Aggiunsi, facendo scattare mio fratello seduto, mentre lanciava occhiatacce.
“No. Non lo farai.” Disse fermo e deciso, puntandomi leggermente un dito contro; non gli diedi ascolto.
Presi un paio di oggetti utili mettendomi addosso un felpa, per poi uscire fuori casa.
Luke ovviamente mi seguì, tenendomi la mano: mi guardai attorno con la torcia accesa davanti a me, senza notare niente di insolito.
“Dana torniamo a casa.” Disse Luke secco, tirando leggermente il mio braccio; non lo ascoltai, continuando a camminare.
“Dana…” Disse nuovamente, in tono più supplichevole.

Un ululato, mi spaventai; il mio cuore iniziò a battere molto forte e il respiro si fece più pesante “Dana Janette Müller, torniamo a casa. Ora!” Questa volta le parole del biondo sembrarono urlate alle mie orecchie.
Non capivo più niente, tutto sembrava diverso.


Vidi un’ombra nera assalirmi, poi il buio totale.












 
CAGATEMI NOW!


Sono in un imperdonabile ritardo e mi scuso.

Non ho potuto aggiornare per il semplice fatto
che la scuola mi ha impegnato tantissimo in questo mese
e l'ispirazione è venuta a mancare c_c

Ma comunque eccomi qua!
Vi so mancata? Spero di si ^-^
(Scusate le faccine, non sono in me)
A parte questo volevo dirvi grazie per le 24 RECENSIONI al capitolo precedente
posso solo dire di CONTINUARE, C.O.N.T.I.N.U.A.R.E (rido) a recensire questa
ff. Uno mi fa piacere, ovvio, due mi date sempre consigli e mi fanno davvero bene,
anche le critiche sono accettate (ovvio).

Spero vi piaccia questo capitolo, come gli altri.
SE SEGUITE QUESTA STORIA e di solito ricevete miei messaggi di aggiornamento (scusate c_c) 
vi dico che non potrò avvisarvi, quindi recensite voi se vi va (:
HO FATTO UNO NUOVO TRAILER: http://www.youtube.com/watch?v=NP0cYiQf-sI&feature=youtu.be​

Vi prego passateci è davvero importante per me c:

Ora vi lascio, vi ricordo che faccio scambi recensioni, basta chiedere.
Il massimo di capitoli è 4, ovvio.

Vado veramente ora, zao plebeiii u.u

-Alessia xx.

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