Distillato di Hunger Games!

di Sheylen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eccomi. ***
Capitolo 2: *** Quelle cose belle che... ***
Capitolo 3: *** Disposto a camminare ***



Capitolo 1
*** Eccomi. ***


Sheylen/ Sheylen 

Tributo:11

Turno:1
Note (facoltative): Ho scritto questo brano come una sorta di climax, perché è quasi un percorso logico seguito anche dal protagonista. Nonostante forse la banalità ho preferito che si aprisse e si chiudesse con la stessa parola, dato che è in fondo il tema centrale della storia. L’ho suddiviso in quattro sezioni (divise dalle tre parole che si ripetono) che avessero struttura più o meno simile tra di loro, per dare equilibrio al testo. Mi sono permessa di iniziare alcune frasi con congiunzione, ad esempio la sestultima riga, in quanto conclusioni dopo un ragionamento. Spero però che siate più interessati a quello di cui si parla rispetto a come è stato scritto… In ogni caso buona lettura e mi scuso per le insignificanti delucidazioni tecniche!
 

 
 
 

Eccomi.

 
 
 
Ago. Filo. Taglio.
Seguo linee, curve, disegni invisibili a chiunque, ma non a me.
Le mie mani eseguono movimenti complessi per chiunque, ma non per me.
L’Arte si fa rincorrere per anni, scappando come un bambino ribelle per i campi di frumento, girandosi ogni tanto per guardarti mentre cerchi di prenderla. Solo imparando a superare la fatica, il sudore, le lacrime e le delusioni è possibile non smettere di correre, arrivando infine a sfiorare quel bambino dai riccioli d’oro.
Solo allora quello si ferma, si volta, sorride e ti abbraccia.
E finalmente ti spuntano le ali.
Ago. Filo. Taglio.
La posizione degli spilli può parere casuale a chiunque, ma non a me.
Le pieghe hanno un’aria insignificante per chiunque, ma non per me.
Le biografie dei grandi artisti di Capitol City solitamente recitano sempre la stessa storia. Loro nascono nel lusso assoluto, figli di un gran nome, e devono solo soffiarsi il naso e mostrare il fazzoletto per ottenere il placet della critica. Nessun artista potrebbe accettare di vivere nell’ombra, dietro le quinte della grande scena. Eppure solo chi non rimane accecato dai riflettori impara a riconoscere un lieve sospiro di fortuna ed è capace di afferrarlo.
Ago. Filo. Taglio.
Danzo intorno al manichino, i passi di un ballo sconosciuto a chiunque, ma non a me.
I colori dei tessuti sono ancora indefiniti per chiunque, ma non per me.
Sono il cavaliere che corteggia la sua dama, accarezzandola con lo sguardo e modellandola con le dita. La stoffa obbedisce silenziosa ai miei ordini, fedele compagna di tutta la mia vita. Solo io so in quale spettacolare farfalla si tramuterà questo piccolo bruco. L’unica cosa che gli altri sanno è il nome del fiore sui cui dovrà posarsi.
Ago. Filo. Taglio.
L’abito che renderà famosa Katniss Everdeen come “la ragazza di fuoco” prende vita tra le mie mani, pronto a brillare davanti a tutto il mondo. Splende come la mia fantasia, ammalia come il mio sogno, brucia come la mia passione.
E allora sento di aver finalmente abbracciato quel bambino dai capelli dorati, mi accorgo di aver finalmente spalancato le mie ali, di aver afferrato quel soffio di fortuna che proveniva dal distretto 12. Io sono il mio lavoro, sono ricerca della bellezza, sono declinazione dell’Arte.
Ago. Filo. Ultimo taglio.
Faccio un passo indietro e guardo ciò che tutti conosceranno come il mio capolavoro.
 
Eccomi.

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Capitolo 2
*** Quelle cose belle che... ***


Nick: Sheylen

Tributo: 11

Turno: 2

Titolo Storia: Quelle cose belle che...

Pacchetto (se presente): Zaino mimetico blu

Genere: Romantico, Triste

Raiting: Giallo

Avvertimenti: /

Pairing (se presente): Cinna/ Nuovo personaggio

Note (facoltative): Questo testo si sviluppa in due tempi diversi, uno ambientato nel passato di Cinna e uno nel suo presente (differenziati dal tipo di carattere), inoltre i momenti nel passato sono introdotti da una parte in corsivo che esplicita alcuni pensieri di Cinna. Il personaggio di Angélie è di mia invenzione, e le ripetizioni nella "parte del passato" e quelle delle parole "cose" e "belle" sono volute, per riprendere uno dei temi della storia. Buona lettura!
 
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Quelle cose belle che…

 
 
 
 
 
Il vento soffia sottovoce nel Villaggio dei Vincitori.
Qualche poeta potrebbe descrivere come accarezza con dolcezza le foglie degli alberi, salutandole come un vecchio amante, mentre vola verso l’ovest per incontrare l’Oceano; qualche marinaio potrebbe scrutare il cielo insospettito, chiedendosi se un tale silenzio può presagire tempesta.
Io invece immagino che il vento abbia paura di fare troppo rumore, infastidendo la ragazza seduta davanti a me. Le sue dita sono intrecciate ai suoi capelli castani, che ricadono stanchi a coprire il volto rivolto verso il pavimento. È vestita con abiti pesanti, necessari per attraversare il bosco in pieno autunno, ma i piedi sono scalzi e tormentano lentamente la moquette.
 
≈ ≈ ≈ ≈
 
C’erano solo due cose capaci di farmi tranquillizzare: disegnare abiti e il mio salice. Però quando ero tanto depresso la mia fantasia si ammutoliva, e l’unico che poteva risvegliarla era quell’albero così bello. Mi facevo accarezzare dai suoi rami fin quando non riuscivo a inventare un nuovo vestito, e quello era il segnale che mi ero calmato.
Quel pomeriggio ero seduto lì a disegnare, dopo aver avuto un brutto litigio con mia mamma. E fu quel pomeriggio che sentii per la prima volta la voce che mi avrebbe cambiato la vita.
 

‹‹ Come ti chiami? ››.
Mi voltai, sobbalzando. Nessuno era mai venuto in quella zona sperduta nella periferia, men che mai sotto il mio salice.
Due enormi occhi verdi mi fissavano curiosi, a nemmeno una spanna dal mio naso.
‹‹ Sei sordo? ›› domandò ancora la bambina, incurvando le labbra in una smorfia malinconica.
Scossi la testa, continuando ad ammirare quegli occhi così grandi: erano dello stesso colore delle foglie del mio salice…
‹‹ Mi chiamo Cinna ›› dissi, allungando la mano.
‹‹ Hai un bel nome! ›› sorrise lei, mostrandomi una finestrella tra i denti ‹‹ È musicale! ››.

Aggrottai le sopracciglia, confuso.
‹‹ Vuol dire che si può quasi cantare! E tutte le cose che si possono cantare sono cose belle ›› mi rispose di rimando, stringendomi la mano ‹‹ Io invece mi chiamo Angélie, ma tu, in qualità di mio primo fan, puoi chiamarmi Angie ››.
‹‹ Perché dovrei essere tuo fan scusa? ››.
‹‹ Perché io diventerò una grande cantante, finirò in tutte le televisioni di Capitol City! ›› spiegò Angélie, facendo roteare la gonna con una tenera piroetta ‹‹ Anche io sarò la tua prima fan! Chi vuoi diventare? ››.
Raccolsi da terra i miei disegni, porgendoli alla bambina. Vidi il viso di quella - quasi - completa estranea illuminarsi davanti alle bozze dei miei vestiti.
‹‹ Io voglio diventare un grande stilista, e preparare abiti per tutte le bambine belle ››
Come te” pensai, ricambiando finalmente il suo sorriso.

 
≈ ≈ ≈ ≈
 
A qualche metro da lei c’è quello che rimane di una lettera. È strano come quelle parole in inchiostro, strappate quasi una ad una, sembrino permeare l’aria.
Le congratulazioni per il fidanzamento ufficiale tra Katniss Everdeen e Peeta Mellark rimbombano nelle mie orecchie. Capitol City attende impaziente le nozze, tutte le donne di mezz’età passeranno le serate a seguire la televisione per avere aggiornamenti.

 
≈ ≈ ≈ ≈
 
I rami del nostro salice dondolavano sereni, stuzzicando l’acqua del lago. Danzavano sul ritmo di una canzone, ammaliati dalla voce spettacolare di Angélie. Era diventata la più potente dei miei calmanti, superando persino il salice.
La mia Angie non stava ferma nemmeno quando cantava. Diceva di non riuscire a vivere a pieno la sua musica se non ballava almeno un po’. Proprio come facevano i rami del salice.

 
Applaudii sorridendo non appena terminò la canzone, e tirai fuori dal mio zaino un pacchetto infiocchettato.
‹‹ Ho due sorprese per te. ›› le sussurrai all’orecchio, porgendole il regalo ‹‹ Preparate apposta per l’audizione di domani ››.
La ragazza scartò il pacchetto quasi con frenesia, gli occhi che brillavano come smeraldi.
‹‹ Oh Cinna, è stupendo! ›› esclamò, indossandolo subito al posto di quello che aveva.
Angie non smetteva un attimo di guardare il suo nuovo vestito. Saltellava entusiasta, esattamente come faceva quando era ancora bambina. Ma il suo corpo ora era elegante e seducente, ricco delle curve di una giovane donna. Il corpetto di seta metteva in risalto la delicata scollatura a cuore, mentre la gonna di pizzo guidava lo sguardo verso le lunghe gambe della ragazza.
‹‹ L’ho preparato su un manichino con le tue misure, in modo che ti calzasse alla perfezione ›› le spiegai, prendendola per mano ‹‹ Ora è il momento della seconda sorpresa ››.
Angie mi guardò estasiata, e subito le alzai il braccio facendola girare su se stessa. Decine di minuscoli usignoli volarono fuori dalla sua gonna, cantando come se fosse appena arrivata la primavera, per poi dissolversi in polvere luminosa.
Fermai la piroetta posandole l’altra mano sul fianco e stringendola a me.
‹‹ Come fai? ›› mi chiese entusiasta, prendendomi il volto tra le mani.
‹‹ A cosa ti riferisci, tesoro? ››.
‹‹ Come fai a inventare delle cose belle? È meraviglioso poter dire “Questo l’ho preparato con le mie mani, ed è bello“ ››.
‹‹ Mi faccio ispirare da ciò che è già bello per natura ›› spiegai ‹‹ Ad esempio da te. La seconda sorpresa mi è venuta in mente quando ti ho vista girare per la prima volta, ricordi? ››.
La ragazza sorrise, baciandomi gioiosa le labbra.

‹‹ Grazie, Cinna ››.
‹‹ Di niente, tesoro ››.

 
≈ ≈ ≈ ≈
 
‹‹ Come fai? ››
La voce di Katniss è roca, stanca di urlare contro il mondo e la sua ingiustizia. Nei suoi occhi si può ancora leggere una firma vergata in inchiostro rosso: Presidente Snow.
‹‹ A cosa ti riferisci, tesoro? ››
‹‹ Come fai ad essere sempre, assolutamente, calmo? Come si fa ad ignorare tutto questo inferno? ›› mi chiede la ragazza, alzandosi ed iniziando a camminare freneticamente per la stanza ‹‹ La pressione, lo stress, le telecamere, i giornalisti, le voci, la gente, Capitol City, Snow! Come fai a rimanere impassibile davanti a tutto? Se hai un segreto, ti prego Cinna, dimmelo… ››
 
≈ ≈ ≈ ≈
 
Probabilmente il destino delle persone si diverte a prendersi gioco di loro. Prima offre tutto ciò di cui hanno bisogno, poi all’improvviso decide di riprenderselo.
 
‹‹ Non puoi farmi questo, Angie… ››.
Mi presi la testa tra le mani, cercando di trattenere le lacrime.
‹‹ L’esperta è stata chiara: se non mi faccio operare non potrò mai nemmeno sognare di salire su un vero palco. Devono rinforzarmi le corde vocali, dice che le ho sfruttate troppo durante la fase dello sviluppo e andando avanti così dovrei smettere di cantare per sempre ›› sussurrò la ragazza, accarezzandomi il volto.
‹‹ Ma ci sono il 60% di possibilità che l’intervento fallisca! E sai cosa vuol dire il fallimento per i chirurghi di Capitol City… ››.
Angélie sospirò, accovacciandosi davanti a me.

‹‹ Cinna, amore mio, sai bene che il canto è tutta la mia vita, come lo sono per te i tuoi vestiti. Sai bene che morirei anche se non potessi più cantare, e sarebbe una morte cento volte peggiore. In fondo, morire non è nulla. Non vivere è spaventoso ››.
‹‹ Però… non voglio perderti, Angie. Non posso perderti ››.
‹‹ Non ti abbandonerei mai, Cinna. Continuerò a cantare per te ogni volta che ne avrai bisogno; e se non potrai sentirmi con le orecchie, mi sentirai qui ›› mi rispose, posandomi una mano sul petto.
Lasciai scendere le lacrime sul mio viso, stringendo tra le braccia la donna che amavo.
Quella fu l’ultima volta che ci abbracciammo sotto il nostro salice.

 
≈ ≈ ≈ ≈
 
Mi avvicino a Katniss, posandole una mano su una spalla.
‹‹ Tu conosci delle cose belle, così meravigliose da non poterne fare a meno? ››
La ragazza annuisce. Non mi dice a cosa sta pensando, ma è importante che lei le conosca.
‹‹ Quando tutto sembra andare contro di te, concentrati esclusivamente su quelle cose. Sono necessarie, giusto? Allora non devi far altro che pensare che, in un modo o nell’altro, la cosa importante è che quelle cose continuino ad esistere. Il dolore e la paura non sono nulla, se sai che dentro di te porterai sempre una parte di quelle cose belle. ››
Penso a quante volte mi è sembrato di sentire la mia Angie cantare ancora, pur sapendo che lei era ormai lontana da me, sepolta sotto il nostro salice.
Una lacrima nel frattempo bagna il viso di Katniss, che mi abbraccia.
‹‹ Grazie, Cinna ››.
‹‹ Di niente, tesoro ››.






1 su 24 ce la FA!

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Capitolo 3
*** Disposto a camminare ***


Disposto a camminare

 
 
Quando i Giochi iniziano, Capitol City sembra paralizzarsi. Come in contrapposizione con il febbrile fermento del periodo dopo il Giorno della Mietitura, le strade della città erano silenziose e deserte, mentre tutto il popolo osservava rapito la diretta TV degli Hunger Games.
Cammino nei pressi dell’Edificio Centrale, sede delle sale di controllo e dei laboratori dedicati ai Giochi. Non ce la faccio a restare attaccato allo schermo del televisore, guardando morire un ragazzo dopo l’altro, osservando le loro agonie e gli sguardi selvaggi nei loro occhi mentre si uccidono a vicenda.
Meglio camminare.
Potrei realizzare nuovi abiti, andare sotto il mio salice, ma al momento ho solo voglia di muovere un passo dopo l’altro. Come un bambino, seguo le righe della pavimentazione, giocando a fare il funambolo. Se mi concentro solo sulla linea retta, per qualche istante posso anche dimenticare dove sono e cosa sta succedendo nell’Arena.
Non voglio sapere se Katniss sta soffrendo, o se sta uccidendo qualcuno. Non saprei scegliere cosa è meglio per lei, patire un dolore fisico o uno psicologico. So che questi giorni sono i più difficili della sua vita, e forse non indosserà mai più un mio abito.
Torno a concentrarmi sui miei passi, contandoli uno ad uno. Non mi curo della direzione, mi interessa solo camminare.
È il rumore di una porta che sbatte a riportarmi alla realtà. Sono nel cortile dell’Edificio Centrale, quello che collega gli uffici e i centri di controllo alle palestre e alle suites dei Tributi. Davanti a me cammina un gruppo di soldati, disposti in formazione. È raro vederne circolare a Capitol City, soprattutto durante i Giochi. Di solito sono inviati nei Distretti per tenere sotto controllo possibili ribellioni, causate sovente dalla morte del Tributo corrispondente e sedate con spaventosa freddezza.
 

“Si sa dove si nasce, ma non come si muore, e non se un'ideale ti porterà dolore”

 
Poi mi accorgo che in mezzo al gruppo c’è una ragazza. Ha i capelli rossi sciolti sulle spalle, spettinati e ribelli. Tiene la testa china mentre viene trascinata a forza dai soldati, che le stringono le braccia così forte da renderle violacee. Il suo corpo si contorce, cercando di sottrarsi alla presa degli uomini, ma dalle sue labbra non esce nemmeno un suono. Solo chi non è abituato a parlare riesce a stare in silenzio in una situazione simile. Deve essere una senza- voce.
Mi sposto sul lato del viale per fare spazio alla marcia dei soldati, seguendo con lo sguardo la ragazza. Quando sono quasi arrivati alla mia altezza, lei alza la testa e gonfia impettita il petto, guardandomi dritto negli occhi. Attraverso i capelli rossi, mi lancia un’occhiata carica di rabbia, orgoglio, ribellione. Una frustata al cuore.
All’improvviso ricordo cosa c’è oltre alle palestre dall’altra parte dell’Edificio: le sale sotterranee della tortura.
E capisco che l’odio nello sguardo di quella ragazza non era solo diretto ai soldati, ma anche a me. Sono all’interno del cortile dell’Edificio Centrale, devo per forza partecipare all’organizzazione degli Hunger Games. Io sono responsabile degli Hunger Games, non meno di Snow, non meno di Crane.
 

“Ma la tua vita adesso puoi cambiare solo se sei disposto a camminare, gridando forte senza aver paura,  contando cento passi lungo la tua strada”

 
La strada sotto i miei piedi sembra sprofondare. Non posso fare finta di dimenticare. Non posso continuare a camminare. Torno a guardare il gruppo di soldati, che ormai lasciano intravedere solo i piedi della ragazza. Ha smesso di dimenarsi, ora sta camminando decisa verso il dolore. Perché non è un dolore qualunque, è un dolore fisico generato dal rifiuto di un dolore morale. Ha scelto di seguire convinta la sua strada, piuttosto che lasciarsi trascinare in un’altra che non le appartiene.
Mi prendo la testa tra le mani e capisco che ciò che patirà sotto tortura non sarà mai come quello che sto patendo io in questo momento.
Ho camminato troppo a lungo su una strada che non era la mia. Adesso è il momento di alzare la testa e muovere un passo dopo l’altro, di correre per recuperare il tempo sprecato a seguire una via diversa da quella che mi apparteneva.
Lei era una senza-voce, eppure non ho mai visto gridare qualcuno più forte di lei.
Ora è il mio turno. Lotterò per fermare gli Hunger Games.
 
 
 
 
 
(Citazioni de “I cento passi”, Modena City Ramblers)
 

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