Saigelion

di Dark00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Cap 1

Prelude

Sera. In quel palazzo in una delle zone più signorili di Neo Tokyo 3 alcune luci erano già state accese da coloro, in genere funzionari o dirigenti della complessa architettura burocratica della città, che dopo una giornata di lavoro erano finalmente tornati all’agognata magione. Il pesante portone di ingresso era stato sfondato nonostante la blindatura e schegge di lucido legno e plastacciaio ricoprivano il pavimento di raffinato marmo dell’androne, ormai reso irriconoscibile dalle crepe, i graffi e dallo spesso strato di sangue non ancora rappresosi, su cui galleggiava lo zuppo contenuto di alcune cassette delle lettere, che nessuno avrebbe mai più aperto un’altra volta. La scena, la stessa scena che si presentava spalancando una qualsiasi delle porte di accesso ai lussuosi appartamenti avrebbe fatto gelare il sangue anche del più sadico psicopatico della mente purulenta. Corpi mutilati e sventarti, membra sparse su preziosi divani in pelle ed alcantara, schegge dei più nobili cristalli piantate in cadaveri cui neppure la più solenne delle sepolture avrebbe potuto ridare dignità dopo quello scempio, pareti impiastrate del rosso del sangue impunemente versato, ed ovunque demoni, demoni rabbiosi, con le braccia sporche di sangue fino al polso che banchettavano come iene affamate dopo una mattanza. Al quarantacinquesimo piano una donna dalle forme prosperose e lunghi capelli cremisi aveva il volto, un volto nobile ed attraente, sfigurato dalla rabbia e dal dolore. Nonostante il suo temperamento calmo, riflessivo e pacato, l’odio, l’odio su tutto aveva preso il sopravvento, e brillava nei suoi profondi e grandi occhi ramati. Brandendo uno splendido coltello da cucina aveva sgozzato tre demoni che le erano piombati in casa, assaporando il dolce sapore di una vendetta che mai avrebbe potuto ripagarla per ciò che aveva perso. Era sfinita, in fondo lei non era per nulla una guerriera,e, sebbene frequentasse con regolarità le lezioni di aerobica e si dilettasse di ciclismo,rimaneva comunque una semplice biologa, pertanto ciò che aveva fatto andava già molto oltre le sue possibilità. Altri quattro demoni le saltarono addosso, e tutto ciò che ella fu in grado di fare fu piantare nell’addome dell’orribile mostro a lei più vicino l’unica arma a sua disposizione. Mentre quest’ultimo si piegava in due dilaniato dal dolore gli altri atterrirono la donna, non solo spinti dalla bramosia di far scempio di quell’insignificante essere umano che aveva osato opporsi uccidendo ben quattro di loro, ma anche attratti dalla bellezza del suo corpo, dalla voluttuosità delle sue forme, rese ancor più seducenti dall’odore del sangue e sudore che la ricoprivano. A turno venne violentata nel modo più truce, non una ma innumerevoli volte dai tre demoni inferociti, sebbene non una richiesta di pietà, od un grido fossero usciti dalla sua bocca. Mentre, inchiodata mani e piedi al costoso parquet del soggiorno, che lei stessa aveva scelto, con acuminati pezzi di vetro che uno dei tre bestiali esseri aveva provveduto a ricavare da un grande specchio andato in frantumi, veniva brutalmente penetrata, l’unico pensiero che le attraversò la mente fu il rimorso per non poter morire accanto a suo figlio, che giaceva nella stanza a fianco, l’ingresso di casa. Aveva ancor vivido nella mente la scena che si era trovata davanti al suo ritorno: il corpo del quindicenne prono, profondi occhi d’oro sbarrati, anch’esso inchiodato al pavimento, affinché non si muovesse troppo mentre, dopo esser stato denudato, gli veniva scorticata la schiena; avevano abusato di lui, come ora stavano facendo con lei. Se solo non fosse uscita per andare al supermercato, ma si fosse fatta consegnare a domicilio ciò di cui aveva bisogno come era solita fare, magari avrebbe avuto la consolazione di trovare la fine accanto al figlio che tanto aveva amato, e che ora giaceva a pochi metri da lei, spoglio e violato. Ma il servizio a domicilio le era sembrato eccessivo per un misero six-pack di birra, ed era uscita. Del resto, se fosse rimasta a casa non avrebbe mai avuto l’occasione di acquistare quello splendido coltello con manico antiscivolo e lama lunga in plastacciaio che ora spuntava dal ventre di uno dei suoi assalitori. Ancora un altro pensiero sopraggiunse prima della fine: il disprezzo per quegli dei che, dopo la breve illusione di alcuni anni di felicità, l’avevano privata di tutto in quell’orrida maniera. Quasi di tutto, almeno i ricordi felici della sua famiglia sarebbero morti con lei e nessuno avrebbe potuto portarglieli via. Poi tutto fu freddo e buio.

Cap 1

Il mondo come si era stati abituati a conoscerlo non sarebbe mai più stato lo stesso. I demoni che fino a quel momento avevano vissuto in pace con gli uomini, nonostante le innegabili diversità ormai erano come impazziti. I massacri non si contavano più ed intere famiglie nate dall’unione tra uomini e demoni, tabù che ormai era crollato, erano state dilaniate dall’interno. Il caos era totale specie nelle regioni più ad ovest, dove gli attacchi dei demoni a spese degli umani aumentavano di giorno in giorno. Il motivo di tale degenerazione fu imputato al tentativo di riportare in vita il terribile demone Gyuma-Oh da parte dei suoi seguaci, sconfitto e rinchiuso secoli prima dal Dio della guerra Nataku. L’incrocio tra chimica ed arti demoniache aveva partorito questo orribile delirio. I tre Sanbutsu-Shin affidarono il compito di impedire la rinascita del gigantesco demone guerriero al bonzo di rango massimo,Genjo Sanzo Hoshi, al suo fido demone scimmia, Son Goku, al mezzodemone Sha Goyjo, ed all’enigmatico Cho Hakkai. I 4 partirono per questa impresa disperata, che assunse il nome di viaggio verso ovest.

Settimane dopo l’inizio del viaggio.

La taverna era un piccolo edificio in legno e pietra a vista di due piani, situato in una zona collinosa frequentata quasi esclusivamente da escursionisti o viandanti in cerca di ristoro. La parete nord si affacciava su una piccola valle alla fine di un dolce declivio, che il calore dell’estate aveva coperto di odorosi fiori celesti, mentre tutt’intorno gli altri lati della struttura il terreno era stato spianato a ghiaia. La strada, sufficientemente larga, anche se piuttosto tortuosa affiancava la taverna dal lato sud, permettendo così ai potenziali avventori di vedere l’insegna posta proprio sopra la porta di accesso principale. Forse ricordo di un lontano medioevo, l’insegna rappresentava un drago nero intento a sputare dalle sue fauci una copiosa dose di veleno. A dispetto del tetro simbolo già da fuori era possibile percepire l’insieme di aromi e profumi che scaturivano dalla cucina: pane appena fatto e diverse varietà di arrosti erano le note dominanti. Non a caso la locanda del Drago Nero era nota non solo per la qualità del servizio, ma anche per l’eccellente cucina. Un luogo semplice, a conduzione familiare, per persone semplici, e soprattutto di buon appetito. Il pout-pourri di profumi veniva amplificato notevolmente entrando nella struttura, mischiandosi a tenui note di umanità varia, che affollava la sala comune al piano terra. Il secondo piano invece ospitava le non troppo numerose stanze in cui poteva trovar posto al massimo una quarantina di avventori. L’ambiente si presentava fumoso ed allegro: le due cameriere, figlie del padrone, giravano senza sosta tra i tavoli portando piatti colmi di cibo e grandi boccali di birra schiumosa, supplendo con una grande cortesia e simpatia al loro aspetto decisamente non armonioso, soprattutto per quanto riguardava il collo taurino ed i fianchi palesemente larghi. Tutti i tavoli erano occupati da signore e signori di mezz’età intenti a cibarsi, o da arzilli vecchietti impegnati in partite di morra od in indiavolatissimi marafoni. Tra la folla però un uomo aveva attirato le attenzioni delle due corpulente cameriere: un ragazzo magro, dai muscoli armoniosi e ben definiti che svettavano da sotto la stretta giacchetta nera che indossava. Neri erano pure gli stivali, che apparivano da poco lucidati ed i pantaloni, di uno strano tessuto, all’apparenza molto leggero, che erano trattenuti in vita da una complessa cintura, ottenuta da un intreccio di fili metallici, da cui pendevano tre sacchettini di cuoio marrone. Ciò che però risaltava particolarmente di questo personaggio non era il suo eccentrico abbigliamento, ma i capelli, di un lucente grigio azzurrato, lisci fino alla vita, quasi fossero stati una cascata di prezioso argento. Dello stesso colore dei capelli, gli occhi svettavano come due gemme sulla pallida carnagione; la frangia, un po’ più lunga del dovuto incorniciava un viso dai lineamenti delicati, ma al tempo stesso glaciali; un viso che tradiva un’età ed un’esperienza sicuramente superiori a quella cui uno sguardo frettoloso avrebbe fatto pensare. Sedeva solo, ad un grande tavolo tondo, intento a scrivere come un ossesso al suo portatile linee su linee di codice, cui la cameriera più giovane (e meno riservata), aveva buttato un occhio mentre era persa nell’adorazione di quello strano personaggio. Come se nulla fosse il ragazzo staccò gli occhi dal monitor, sorrise alla cameriera ed ordinò l’ennesimo bicchiere di grappa, per accompagnare la porzione di patate alle erbe che aveva ordinato in precedenza e che si era già raffreddata da tempo. La cameriera pensò, allontanandosi, che fosse completamente ubriaco, avendo egli bevuto come un fradicia spugna sfonda. Non a caso sul tavolo svettavano ben quattordici bicchierini, e ciò che era riuscita a leggere dal monitor era tutto meno che comprensibile.

“Sanzo, ehi Sanzo! Daiii, ho fameeeee! Sediamoci subito ed ordiniamo, che sto morendo di fame!”

STONK!

“Taci stupida scimmia!”

Ahiooo!”

“Per favore”, disse un giovane che trasportava su una spalla un piccolo drago bianco, visibilmente in imbarazzo, “Non facciamoci riconoscere anche qui!”

La scena che si presentò agli occhi degli avventori della taverna fu tragicomica: un bonzo, che dal comportamento pareva tutto fuorché un religioso, aveva appena colpito pesantemente con un grosso ventaglio il capo di un ragazzino che continuava a piagnucolare per avere un po’ di cibo come se fosse stata questione di vita o di morte. Il giovane con il drago sulla spalla si stava vergognando come un ladro, cercando di sfoggiare un atteggiamento il più composto possibile, mentre l’ultimo avvenente membro, snello, scolpito e dai lunghi capelli di fuoco, di quello strano gruppo sembrava come rapito, alla ricerca di qualcosa.

“Ehi, Sanzo. Sei sicuro che nei dintorni non ci sia un’altra locanda? In questa, …beh…, le cameriere sono ….”

STONK!

Quest’ultimo non fece in tempo a finire la frase che fu subito colpito dal ventaglio.

Ahioo!, Che diavolo fai bonzo maledetto!”

“Zitto kappa maniaco e cafone!”

L’uomo dai capelli d’argento pregò che non si trattasse del famoso gruppo di persone che stava aspettando, ma dallo scambio di battute e dal sutra, prontamente identificato come sutra del cielo demoniaco, l’amarezza della cruda verità gli fu chiara come il sole.

Alzatosi dal suo tavolo si avvicinò al religioso: “ Buona sera, lei è il venerabile Genjo Sanzo Houshi, non è vero? Il mio nome è Dark Schneider, e sarei molto lieto se sedesse al mio tavolo insieme ad i suoi compagni. Ho bisogno di discutere con lei di cose della massima importanza.

Terminate queste parole l’uomo presentatosi come Dark Schneider posò lo sguardo sui tre accompagnatori del bonzo, realizzando solo in quel momento che trattavasi di tre demoni. Visibilmente turbato riportò lo sguardo su Sanzo, che nel frattempo gli aveva puntato la sua fida Shureju alla fronte.

“Se sei un altro sicario venuto per il sutra dillo subito così non perdo tempo e ti ammazzo immediatamente. Sono stanco, ho finito le sigarette e sono terribilmente stufo di andare in giro con questi tre. Perciò Parla!”, minacciò il bonzo.

“Purtroppo non è così semplice”, replicò il ragazzo in nero, “Seguitemi prego.”, e così dicendo si diresse verso il suo tavolo, lanciando ,nel voltarsi, un’occhiata tra l’astioso ed il preoccupato al resto della compagnia.

Non tanto per la curiosità che poteva esser nata per le sue parole, neanche per l’arroganza con cui aveva osato rivolgersi a lui, arrivando addirittura ad ignorare la Shureju, ma solo perché non vi erano altri tavoli liberi, il bonzo lo seguì. Una volta che tutti si furono accomodati i primi a rompere il silenzio furono Goku e Gojyo, dicendo rispettivamente: “Non è che hai già ordinato qualcosa da mangiare, signore? Questo prete crudele vuole farmi morire di fame. e “Ti piace bere, eh? Sei sicuro di reggere tutta questa roba?”

Il destinatario di tali domande, non degnandoli neanche di uno sguardo, ma continuando a mantenere gli occhi fissi sul bonzo, estrasse una lucida cartellina di colore rosso e la porse al venerabile.

“Ehi, tu. Ti ho fatto una domanda. Visto che ci hai invitati a sedere potresti anche mostrare la buona creanza di rispondere, non ti pare?”, disse uno stizzito Gojyo.

“Onorevole Sanzo, legga immediatamente il contenuto di ciò che le ho appena dato. Secondo le mie informazioni probabilmente si infurierà non poco, ma è di fondamentale importanza che io ottenga la sua piena collaborazione. Mi spiace, ma ciò è necessario.”

I due demoni avevano rivolto lo sguardo al plico, lasciando perdere l’affronto subito, mentre Hakkai, senza darlo a vedere, stava diventando sempre più sospettoso, sorseggiando il sakè che si era appena fatto servire da una delle cameriere.

Che significa ciò?”

Le parole uscirono a Sanzo totalmente inespressive, sebbene una grossa vena pulsante sulla sua fronte tradisse le sue vere emozioni.

“Proprio quello che ha….. che hai letto. In base al presente documento, siglato da tutti e tre i Sanbutsu-shin e dal comandante supremo dell’organizzazione che io rappresento, la Nerv, mi unirò al vostro gruppo per adempiere alla missione di impedire il risveglio del demone Gyuma-oh, od in caso ciò non sia possibile di eliminarlo fisicamente.”

Un silenzio di tomba scese sul tavolo, i tre demoni prima si guardarono increduli,poi rivolsero lo sguardo verso il bonzo, mentre il primo a prendere la parola, se si esclude lo stomaco di Goku che da tempo rumoreggiava, fu un Hakkai, preoccupato, ma come al suo solito molto diplomatico.

“Scusi l’ardire, ma come possiamo avere la certezza che lei non sia un comune truffatore, come già ci è capitato in passato, e che il documento che ci ha or ora presentato non abbia lo stesso valore di questo tovagliolino di carta?”

Gli occhi di Dark Schneider non si staccarono dal religioso: “In primo luogo immagino che tu abbia riconosciuto il sigillo dei tre testoni, e poi sarebbe alquanto sciocco imbarcarsi in una tale pazzia volontariamente, non ti pare? Specie in compagnia di questi tre…” Proprio mentre il kappa si stava alzando, avendo messo mano alla sua alabarda, un cellulare squillò interrompendo le parole di Dark, che si affrettò a rispondere.

Ciaooooo! Come stai? Non starai bevendo come al solito, vero?” una voce femminile, con l’inflessione tipica dell’oca giuliva usci dall’apparecchio, mentre sul display apparve il viso seducente di una bella mora, con due splendidi occhi neri.

“Il contatto è appena avvenuto, Misato, i documenti sono stati presentati, quindi non hanno scelta, devono prendermi con loro. L’uomo dai capelli d’argento si interruppe, riempiendo di astio la voce, più che poté: “Per quale motivo non sono stato informato che i tre quarti di questo gruppo era composto da demoni? Pensate forse di prendermi in giro. Di chi è stata questa stupida idea, tua, o del comandante Ikari? Sapete perfettamente come la penso a riguardo.

La melensa voce della sua interlocutrice si caricò immediatamente di autorità: “Non ha importanza, hai ricevuto i tuoi ordini, perciò eseguili, come stiamo facendo noi tutti. Oppure mi vuoi dire che sarebbe cambiato qualcosa se l’avessi saputo?”

“Per me sicuramente, certamente non per voi o per lo svolgimento della missione, per chi mi avete preso, sono un professionista, io. In ogni caso non tollererò più che da parte tua o del comandante mi siano tenuti nascosti anche i più infimi dettagli riguardanti questa missione. Sono stato chiaro?”

“Pesa bene le tue parole: queste conversazioni sono registrate.

“Non importa, non potete fare a meno di me in questa situazione, quindi almeno cercate di mettermi nelle migliori condizioni per svolgere il mio lavoro.

Dicendo così riattaccò.

“Finisci la frase di prima, amico. In compagnia di chi? Di tre bei ragazzi come noi, oppure di tre demoni? Non ti piacciamo, o ti facciamo paura? Se è così è meglio che rinunci all’idea di venire con noi, visto che ne vedresti molti, nei prossimi giorni.”, disse Gojyo, che era stato zitto per tutta la telefonata.

Senza nemmeno voltarsi verso di lui Dark Schneider pensò: “Non si può spalare l’acqua con un forcone!”,e disse: “Ho preso l’ultima stanza disponibile, anche se ci sono solo quattro letti. Sarà necessario organizzarsi.” Si allontanò dirigendosi verso il piano superiore che ospitava le stanze.

La mano di Sanzo fu sufficientemente rapida per fermare il kappa che già stava scattando all’attacco: “E’ tutto a posto, va bene così. L’unico problema sarà stringersi a bordo di Hakuryu, ma questi sono fatti tuoi e della scimmia, io sto davanti.”Ed aggiunse: “Non sono ammesse discussioni, lui verrà con noi ed il discorso finisce qui.”, vedendo che i suoi compagni erano pronti a tempestarlo di domande.

Goku fu l’ultimo a salire in camera, essendosi, come al solito, ingozzato come un otre, pertanto trovò Sanzo Gojyo ed Hakkai già intenti a stendersi nei letti che avevano occupato, mentre il nuovo arrivato era impegnato a leggere qualcosa sul monitor del pc. Avvicinandosi al quarto giaciglio Goku fu fermato da un Gojyo che sorrideva, aspettandosi la scontata reazione di Goku: “Cosa pensi di fare? Quello è riservato al nostro nuovo loquace compagno. Se non l’hai ancora capito stanotte dormirai per terra.”

“EEEEH? Stai scherzando, vero? Non ho alcuna intenzione di dormire sul pavimento, mentre voi ve ne state comodamente sdraiati su dei lettoni morbidi, Se questo è occupato perché non posso dormire con uno di voi? Basterebbe stringersi un po’. Non è giusto!! Allora?”

Effettivamente lo stesso Goku non aveva alcuna voglia di chiedere a Dark Schneider di cedergli il suo letto, dopo aver udito quella telefonata.

“Taci stupida scimmia, noi ci siamo già sistemati perché non abbiamo perso tempo a mangiare come maiali, al contrario di qualcun altro. E poi scordati di dormire con me, russi e ti puzzano i piedi, inoltre non faresti altro che scalciarmi tutta la notte. Anzi, già che ci sei lascia fuori le tue scarpe,vorremmo evitare di soffocare nel sonno.”

“Scimmia a chi, come ti permetti! Ehi, Hakkai?”

“Mi spiace, Goku. Ma c‘è già Hakuryu qui con me. In tre non ci staremmo.”

MaSanzoooo?”

Taci animale, voglio dormire!”

Uffaaaaa! Qui il più animale di tutti è Hakuryu, perché lui può dormire in un letto ed io no?”

Visto che ci scarrozza tutto il giorno è quello tra noi che ha più bisogno di riposare.”, disse affabilmente Hakkai.

Però non è giusto che ….”

“ORA FINISCILA!” tuonò Dark Schneider, senza neanche staccare lo sguardo dal monitor, “Ho del lavoro da fare e lo devo finire al più presto possibile. Stai zitto e prendi il mio letto, tanto ne avrò per tutta la notte. E non voglio sentire altri rumori che i tasti del computer ed il nostro respiro. Capito?” Mentre Gojyo ed Hakkai si domandavano cosa stesse trattenendo Sanzo dallo sparargli, in fondo neanche loro avevano mai osato parlare così in presenza del bonzo, Goku gli si avvicinò con occhioni luccicanti.

Grazieeee!!, Hai visto come sono cattivi con …”

Scattando come alla viste di una serpe letale Dark Schneider sibilò al piccolo demone: “Se osi toccarmi ti uccido con le mie mani.”

Per la prima volta Goku aveva guardato negli occhi l’uomo. Rabbrividì, sotto quello sguardo carico di disprezzo, si spogliò e si infilò sotto le coperte senza aggiungere altro.

Nessuno dubitò che Sanzo avrebbe voluto sparargli.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Cap 2

Cap 2

 

Il mattino seguente il cielo era terso ed il calore di quell’estate senza fine si presentava già dalle prime ore del mattino palpabile e persistente. Ed effettivamente era molto presto. La notte di sonno aveva calmato quasi tutti gli animi: Hakkai si era già appropriato del bagno, insieme all’inseparabile draghetto bianco, Gojyo contemplava il paesaggio dalla piccola finestra, con l’espressione tipica del tacchino assonnato, lasciandosi avvolgere dal tepore della mattinata, mentre Goku se ne stava ancora beatamente steso a letto russando rumorosamente. Dalle condizioni in cui era ridotto, il suo giaciglio sembrava esser stato un campo di battaglia dove si fossero scontrati almeno dieci demoni: le coperte erano state scalzate, e la più vicina giaceva almeno a mezzo metro dal letto, il cuscino era stretto tra i suoi piedi, mentre il piccolo demone scimmia borbottava qualcosa di incomprensibile, tutto raggomitolato su se stesso. Persino l’umore del nuovo arrivato era mutato: la maschera di gelo e rabbia aveva ceduto il passo ad un’espressione stanca, resa malinconica dall’incredibile chiarezza dei suoi occhi. Era palese che la sua notte fosse trascorsa tutta al lavoro, anche se se ne stava ancora a scrivere sul pc ed a rovistare tra alcuni incartamenti. Al contrario Sanzo aveva mantenuto la stessa neutra espressione della sera precedente, sebbene apparisse ancora piuttosto assonnato, nonostante lui stesso avesse svegliato tutti quanti molto prima del solito. Effettivamente il bonzo non era riuscito a chiudere occhio durante la notte: numerose domande erano sorte a tormentarlo. Perché proprio quell’uomo, che mai aveva visto ne conosciuto, si era aggregato loro in quella delicatissima missione? Cosa aveva spinto i Sanbutsu-Shin,. che difficilmente avevano rapporti con altre istituzioni del mondo terrestre, ben consapevoli del loro ruolo di intermediari tra quest’ultimo e mondo celeste, a siglare un documento del genere con questa sconosciuta organizzazione? Cos’era la Nerv? Prese la decisione di trovare una risposta ad i suoi quesiti entro la giornata appena iniziata.

Non essendo riuscito a rimanere ulteriormente a letto a non far nulla, se non rimuginare sui suoi dubbi, decise di fumarsi una buona sigaretta, non prima però di aver svegliato gli altri. Se lui era sveglio potevano svegliarsi anche loro; e poi avrebbero percorso più strada. Ne’ Gojyo ne’ Hakkai avevano avuto il coraggio di replicare al bonzo, il cui sguardo tutt’altro che accondiscendente intimava loro di scender dalle brande a quell’insolito orario, mentre Goku, neanche lontanamente sfiorato dalle parole di Sanzo, fu “sfiorato” dal pesante Harisen. Inevitabilmente si svegliò. Il religioso uscì dalla camera senza prestare la minima attenzione alle lamentele del piccolo demone: aveva troppa voglia di fumare e poca di discutere! Non appena la porta fu richiusa Goku si rannicchiò in posizione fetale e si riaddormentò subito, sennonché passati solo pochi minuti un urlo terrificante provenì dal bagno, facendo scattare Gojyo, che trascinò giù dal letto Goku, il quale nel cadere diede una sonora sederata per terra. Un attacco da parte di sicari a quell’ora ed in quel luogo era qualcosa di assurdo, ma che non avevano preventivato; inoltre se Hakkai si trovava tanto in difficoltà il nemico non sarebbe stato così facile da sconfiggere. Era la prima volta che udiva la voce dell’amico risuonare tanto disperata. Il kappa aprì di scatto la porta impugnando l’alabarda, e chi si trovò davanti non fu un orribile mostro, ma un sorridente Hakkai che disse:

“Bene, vedo che alla fine vi siete svegliati. Ehilà Gojyo ti vedo già bello tonico. Su dai Goku, inizia a prepararti. Non vorremo mica far aspettare Sanzo?”

“Hakkai, che cavolo dici? Stai bene? Che è successo?”

“Immaginavo –disse mentre Hakuryu si posava sulla sua spalla- che non vi foste ancora preparati e perciò ho deciso di farvi prendere un po’ di paura. Come sono come attore? Sono stato realistico?”

Quattro occhi furenti lo stavano fissando minacciosi

“Su, non ve la sarete mica presi; è stato solo un piccolo scherz…”

“Sei un cretino”, risposero in coro gli altri due, mentre iniziavano a raccogliere le loro cose.

Goku però subito aggiunse: “Visto che ormai siamo svegli sbrighiamoci ad andare a far colazione. Ho fameeee!”

Con la solita affabilità Hakkai si avvicinò a Dark Schneider: “Ha passato una buona nottata, signor Dark Schneider?”

Un “No” fu tutto ciò che uscì dalla bocca dell’uomo nerovestito, il cui volto, alla vista del demone, si indurì istantaneamente, mentre si alzava per dirigersi al piccolo bagno.

La colazione fu consumata rapidamente nella sala comune, fra le proteste di Goku, che in fondo era riuscito a mangiare solo trentadue paste prima che si alzassero da tavola, e le insistenze dalle cameriera più giovane, che quel giorno avrebbe voluto preparare a Gojyo un sacco di “piatti speciali”.

Come profetizzato da Sanzo, nel retro della jeep si stava decisamente stretti, ed infatti dopo circa un’oretta di quiete relativa scoppiarono le lamentele.

“Fatti in là stupida scimmia! Non vedi che mi stai sporcando i pantaloni con le tue stupide scarpe?!”

“Scimmia a chi, brutto maniaco insidia-cameriere, sei tu che hai le gambe troppo lunghe!Smetti di occupare il mio spazio!”

“Si dia il caso che queste lunghe e splendide gambe siano indispensabili ad un bell’uomo come il sottoscritto, sciocco nano dalle gambe storte!”

Sanzooo, lo hai sentito! Fallo smetter..

BANG! BANG! BANG!

Due colpi sparati dalla temibile Shureju sfiorarono le teste dei due litiganti, mentre un terzo passò a pochi centimetri dal volto del loro nuovo e taciturno compagno, che tuttavia non aveva battuto ciglio. Evidentemente Sanzo aveva deciso di far capire anche a lui chi fosse il capo.

“Fate silenzio imbecilli, non vedete che non riesco neanche a leggere il giornale, col casino che fate?”

Scusaaaaa!”, risposero i due demoni quasi uggiolando.

Una volta ristabilito il silenzio fu Hakkai a prendere la parola: “Signor Dark Schneider, non ho certamente intenzione di nasconderle quanto io trovi odioso ed antipatico il suo atteggiamento, anche se lei ha tutto il diritto di comportarsi come meglio crede. Tuttavia lei ora risponderà immediatamente alle mie domande. Visto che ormai si è unito al nostro gruppo è necessario che anche noi sappiamo qualcosa in più su di lei e sul motivo per cui è stato inviato qui. Ieri sera non è stato troppo esplicativo. Al contrario immagino che la sua organizzazione le abbia fornito dettagliate informazioni su noi quattro, giusto?”

Nemmeno Sanzo si sarebbe aspettato una tale franchezza dal suo compagno, ma in fondo erano le stesse domande che lo avevano tenuto sveglio tutta la notte e che gli avrebbe rivolto lui stesso una volta finito di leggere il giornale.

Tralasciando il fatto che le informazioni in mio possesso non erano esattamente dettagliate – disse staccando lo sguardo dal monitor e squadrando i tre demoni – e che ciò che io possa pensare non ha la minima importanza, trovo giusta questa sua curiosità. Come ho già detto mi chiamo Dark Schneider, e sono stato inviato dalla Nerv per aiutarvi a concludere con successo il vostro viaggio verso Ovest. Sarà necessario distruggere completamente il corpo di Gyuma-Oh, sia che esso sia sveglio o dormiente, ed – accigliandosi – eliminare fisicamente tutto lo staff di scienziati che si sta adoperando per il suo risveglio.

E per quale motivo la sua organizzazione è così interessata alla nostra missione? La situazione è così tragica da spingere i tre Sanbutsu-Shin, da sempre perennemente in contatto con gli déi, a richiedere l’aiuto di questa fantomatica Nerv?”

“I vostri déi sono stati, sono e sempre saranno totalmente indifferenti alle vicende del mondo umano!” pronunciò queste parole con il massimo disprezzo, “La Nerv centra in questa vicenda più di quanto possiate immaginare, ma ciò è coperto da segreto, per cui non ne posso parlare, ed è evidente che…”

DRIIN!

“Salve, Misato.”

“Ciao Dark. Innanzitutto volevo scusarmi per ieri. E’ comprensibile il tuo stato d’animo, specie nella situazione in cui ti trovi, però cerca di capire che anche qui per noi la tensione è molto alta. Piuttosto, tu un po’ ti sei ripreso? Ieri abbiamo subito iniziato a beccarci a vicenda e non sono nemmeno riuscita a chiedertelo.

“Ripreso è una parola grossa. Diciamo che col tempo inizierò a farmene una ragione – disse chiudendo gli occhi e gettando la testa all’indietro – in ogni caso siamo partiti stamattina presto, e considerato che abbiamo praticamente finito di attraversare la zona montuosa, oggi dovremmo esser in grado di coprire una buona distanza. Piuttosto, voi siete proprio sicuri che il dott. Nee…”

“Si, non c’è dubbio. Inoltre proprio questa notte è stata registrata 200 metri sotto il castello di Hotou una notevole reazione energetica, anche se si è trattato di un picco di pochi secondi. Non è stato rilevato nessun segno di attivazione, comunque cercate di fare più presto che potete.”

“Vuoi dire che o ci sbrighiamo, o siamo fottuti?”

“Io l’avrei detto in un’altra maniera, comunque il concetto è quello. L’interfaccia che ci hai inviato questa notte è al momento in fase di testing, ma per ora non ha dato problemi. Mancano solo i codici relativi alle articolazioni minori, cerca di finirli in fretta. Buona Fortuna,……ah.., giusto, mi stavo dimenticando: non esser troppo scontroso con i tuoi compagni di viaggio. Ricorda che stanno semplicemente portando a termine una missione come te, e che soprattutto non hanno mai messo piede a Neo Tokyo 3. Mi raccomando, collaborate. Ciao.”

“Ciao.” Chiuse la comunicazione e borbottò qualcosa di incomprensibile tra se e se, portandosi la destra alle tempie.

Un silenzio opprimente durò per circa due minuti, durante i quali nemmeno lo stomaco di Goku osò fiatare. Il Kappa esordì: “Finisci il discorso, cosa é evidente? Se c’erano dei dubbi sulle nostre possibilità di successo, cosa pensano possa cambiare con l’invio di un umano - quest’ultima parola fu apostrofata con una nota di derisione, mentre sul volto del demone svettava una sorta di sorriso di superiorità – Ritengono forse che tu sia così in gamba da riuscire dove noi quattro invece potremmo fallire? Tu ritieni di poter riuscire dove noi falliremmo?”

Hakkai si rese conto che il tono utilizzato dall’amico non aveva lo steso carattere giocoso dei battibecchi con Goku, ma era apertamente di sfida. Rivolgendo lo sguardo verso Sanzo, come in una muta richiesta di consiglio, si accorse però che il bonzo era profondamente addormentato, ed il giornale giaceva ai suoi piedi.

“Non penso di esser tanto in gamba – fu risposta dell’ uomo dai capelli d’argento – ma lo spero proprio, perché in caso contrario sia uomini che demoni sarebbero condannati a sparire dalla faccia del pianeta nel giro di poche ore”. Nel pronunciare queste parole guardò in faccia Gojyo e Goku, ma ciò che essi videro non fu l’ormai consueta espressione di rabbia o disgusto, ma un amaro sorriso, da cui uscì un sussurro: “Anche se forse l’estinzione non sarebbe poi un così brutto ed immeritato destino per noi tutti.”

Le montagne si trasformarono in colline e poi lasciarono spazio ad una piatta distesa che ,viaggiando verso ovest, diventava sempre più arida. Gli alberi ad alto fusto che fino a qualche ora prima affiancavano la strada avevano lasciato spazio a piccole piante ed aromatici arbusti irti di spine, che meglio si adattavano a quel tipo di ambiente: l’odore di lavanda e mirto era delicato e gradevole. La carreggiata si stava vistosamente allargando man mano che ci si inoltrava in quel paesaggio desertico, uno dei tanti formatisi in seguito al cataclisma che a tutti era noto come Second Impact, ma delle cui cause solo a pochi privilegiati era concesso di sapere. La tortuosa strada che avevano preso quella stessa mattina alla partenza dalla taverna era ormai solo uno dei tanti ricordi di quel viaggio.

Poco tempo era passato dal rapido pasto a base dei panini che la giovane cameriera aveva preparato per loro dietro richiesta di Gojyo, quando Goku piagnucolò: “Hakkai, non è che c’è qualcos’altro da mangiare? Sto morendo di fame! Eh? Ho resistito fino all’ora di pranzo, ma mi avete dato solo quattordici panini, uffa, non c’è proprio altro?” Sanzo stava ancora dormendo della grossa, ma come per uno strano riflesso, mugugnò qualcosa che poteva risuonare come: “Scimmia ingorda e senza cervello.” La replica del demone scimmia sarebbe giunta rapidamente, se Gojyo non gli avesse tappato la bocca con uno dei panini che il bonzo non aveva mangiato: “Lascialo dormire, Se non altro riusciremo a trascorrere qualche ora tranquilli senza che ci spari addosso.”

Nel frattempo Dark Schneider aveva indossato un paio di auricolari, da cui proveniva una ovattata melodia, ed aveva ricominciato ad occuparsi del suo lavoro. Era innegabile che, da quando quel nuovo elemento si era unito a loro, l’umore del gruppo fosse notevolmente peggiorato.

“ Quanto sarebbe meglio se una volta per tutte crepassimo. Prima abbiamo consumato il pianeta come un cancro in rapida diffusione, poi, non contenti, abbiamo cercato di costruirci il nostro buon dio fatto in casa, più per dispetto verso queste fantomatiche divinità che ci guardano sorridendo dal loro mondo dorato, maledetti esseri inutili, che per altro. L’unico risultato che abbiamo ottenuto è l’aver distrutto un quarto del pianeta, devastato il resto, ed attirato le attenzioni di creature di cui non sappiamo praticamente nulla.” A quest’ultimo pensiero avvertì qualcosa pulsare in lui, una sorta di leggero dolore, fastidioso e piacevole al tempo stesso. “ Infine un miserabile bio-metafisico di terzo livello scatena tutto questo casino. Maledetto dottor Nee, aspetta solo che ti trovi e rimpiangerai di non esser stato divorato da quegli stessi demoni cui ti sei venduto……..Almeno questa volta non sono stati coinvolti dei ragazzini di quattordici anni.” Il solo pensare a ciò gli provocò una forte ondata di nausea, finchè non si accorse che due grandi occhi marroni lo stavano fissando curiosi ed interrogativi.

Che stai facendo? ;Me lo dici? Daii, mi sto annoiando!”

Togliendosi un auricolare sinistro: “Non è roba per te. Fai come ti dicono i tuoi amici: TACI!”

“Su, non esser antipatico – disse Goku strisciando verso di lui, incoraggiato dal fatto che per la prima volta aveva ottenuto risposta – cosa stai scrivendo? Lavoro o qualcosa di più interessante, come una buona ricetta, magari di un dolce…..siiii! Ho fame! Un bel dolce adesso sarebbe proprio….”

“Come devo dirti di starmi lontano! Sei scemo o cosa!”

A queste parole Goku si rincantucciò accanto al Kappa, che stava sonoramente russando, non prima però di aver rivolto a Dark Schneider un sorriso, infantile, ma sincero.

Che c’è ancora?”

La risposta la diede Hakkai: “Mi sembra evidente che, seppur lentamente, stia aprendosi, e mostrando parte di quella loquacità che non sembra mancarle al telefono. Evidentemente Goku nella sua spontaneità ed innocenza, o forse semplicità, vede in lei qualcosa che gli piace, anche se a me personalmente sfugge completamente.

Tsk!”, fu tutto ciò che replicò, mentre, accigliandosi, chiudeva insieme il pc e gli occhi, lasciandosi cullare dalla musica proveniente dal solo auricolare destro. Stette così per circa dieci minuti, quando all’improvviso Hakkai frenò bruscamente sulla strada ormai ricoperta da un fine strato di sabbia rossiccia, che fece perdere al demone il controllo del veicolo, rischiando così di far ribaltare la jeep-drago.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Cap 3

 

La calura aveva reso l’aria opprimente, e le basse dune rilucevano tutt’intorno la strada, unico segno di civiltà in quella landa desolata. Le montagne, che avevano attraversato solo il giorno prima, svettavano in lontananza coperte da un pesante strato di foschia, la cui umidità sarebbe stata bramata da chiunque si fosse inoltrato in quel deserto. Se non altro l’assenza totale di vento avrebbe impedito la formazione delle terribili tempeste di sabbia, che spesso flagellavano quelle zone. Certamente i cinque viaggiatori avrebbero preferito affrontare una tempesta di sabbia, piuttosto che ciò che si parava loro davanti. Un’immensa schiera di demoni ghignanti, dai candidi denti bianchi ed affilatissimi artigli, che brandivano spade, daghe ed ogni genere conosciuto di lama, sbarrava loro il passaggio. Possenti muscoli guizzanti spiccavano da sotto i laceri abiti di quelle creature, il cui sguardo invasato lasciava presagire molto più che il semplice desiderio di impossessarsi del sutra del cielo demoniaco. In prima linea, da quella massa di mostruosità, emergeva un’enorme creatura, alta più di due metri e mezzo, dalla pelle viscida e livida, come se una grave infezione si fosse impossessata del suo corpo immane. Da lontano sarebbe apparso come un gigantesco lottatore di sumo; non a caso oltre alla straordinaria altezza era evidente anche la sua grassezza, infatti il rozzo perizoma, unico indumento che indossava, da cui pendeva un’ascia terrificante e senza dubbio affilata oltre misura, era in buona parte coperto dai suoi rotoli di grasso. Nessuno ebbe il minimo dubbio che quelle braccia, grosse come querce secolari e spropositatamente lunghe in proporzione al resto del corpo, non avrebbero incontrato alcuna difficoltà a brandire la gigantesca arma.

Sanzo, svegliatosi bruscamente a causa dell’improvvisa manovra di Hakkai, appariva di umore ancor più nero del solito, probabilmente poiché aveva saltato il pranzo.

Tsk! Un’altra scocciatura. Diamoci una mossa, non abbiamo tempo da perdere.

Hakkai, per nulla impressionato dall’evidente superiorità numerica dell’avversario, ma reso dubbioso dall’espressioni dipinte sui volti di quegli avversari, rispose amabilmente come al solito: “Certamente Sanzo, però permettimi di farti notare che questi sembrano diversi dai sicari con cui ci scontriamo di solito: sembrano molto più malconci e rabbiosi. Penso che non siano interessati solo a ciò che porti al collo.

Cosa pensi vogliano da noi?”, mormorò un sorridente Gojyo, eccitato per l’imminenza dello scontro.

“Devono esser una tribù locale, abitanti del deserto resi aggressivi dagli esperimenti per il risveglio di Gyuma-Oh. Ero stato informato della loro presenza dai Sanbutsu-Shin, tuttavia questa è la strada più breve per giungere alla nostra meta, perciò ci passeremo attraverso. Vengono chiamati Hbadrish, ed anche se è la prima volta che li vedo direi che più che altro sembrano piuttosto affamati. Evidentemente pensano che noi siamo il loro cib…”

Anch’io, Anch’iooooooo! Anch’io sono affamato! Sanzo mi dai un altro dei tuoi panini? Non riesco a resistere un minuto di più!!”

Ineluttabile come il destino, l’Harisen cadde pesantemente sulla testa di Goku.

Ahiooo!”

“Fai silenzio idiota! Ora pensiamo piuttosto a non farci mangiare. Sono dei cannibali e paiono averci scambiato per il loro pasto. Ormai i viaggiatori che si spingono fino qui devono esser davvero pochi, perciò avranno senz’altro la dispensa e la pancia vuota.”

Con un orrido gorgoglio, difficilmente assimilabile ad un grido di battaglia, il demone obeso sollevò la sua ascia con un’immane braccio, e l’orda iniziò a correre verso la jeep che in quel momento si stava ritrasformando in drago.

“Sentimi bene, uomo, stattene qui buono, cerca di non esserci di intralcio e rifletti bene se effettivamente ci sia bisogno di te in questa missione. Guarda come si combatte!”, furono le parole del kappa a Dark Schneider, mentre si lanciava all’attacco. Quest’ultimo era invece rimasto immobile a guardare la scena, quasi obbedendo agli ordini del suo invadente compagno di viaggio. Come previsto da Sanzo e compagni l’ enorme superiorità numerica non poté supplire alla carenza di tecnica di combattimento ed esperienza, di conseguenza sin dai primi minuti l’esito dello scontro sembrò già scontato. Nonostante la possanza fisica quell’orda di demoni poco o nulla poté contro il fuoco incrociato di proiettili anti-demone e bolle di energia scagliati rispettivamente da Sanzo ed Hakkai. Attraverso il reticolo tracciato da questi dardi letali Goku e Gojyo danzarono, eseguendo un’ottima attività di sterminio all’interno delle schiere nemiche. Gli affondi furono evitati, le stoccate parate abilmente con rapidi movimenti dell’alabarda o del bastone, mentre le ultime disperate artigliate graffiarono solamente l’aria che risuonava dei lamenti agonizzanti degli Hbadrish già sconfitti. Il nyoibo spaccava ossa e teste con la stessa facilità con cui un martello avrebbe sfracellato un cartone di latte, mentre la fida asta del kappa dipingeva complesse figure, come se ad ogni istante cremisi affreschi di plasma venissero proiettati in aria, in quella che appariva senza dubbio come una cieca spirale di morte, cui spettatori impassibili erano Dark Schneider e l’enorme capo della tribù cannibale. Nel giro di alcuni minuti già più della metà dei demoni giacque a terra, in quella che poteva esser considerata come una poltiglia di sangue, bava e frattaglie impietosamente strappate dai due impulsivi demoni. In un momento di relativa quiete il gruppo si ricompose e, come a dimostrare la propria superiorità, Gojyo rivolse un sorriso compiaciuto al suo compagno nerovestito, che nel frattempo stava avvicinandosi ad Hakkai.

“Non ti sembra strano tutto ciò?”

“L’ha notato anche lei”

Dammi del tu, mi fai sentire troppo vecchio. Come mai questi cadaveri non si sono decomposti istantaneamente? In genere con voi, demoni, funziona così, no? C’è qualcosa di strano, l’aria sta cambiando e ciò non mi piace per niente.

Che intendi dire?”

“Che per sfortuna del tuo amico con i capelli rossi non sarà tanto facile uscire indenni da qui” riuscì a dire Dark Schneider prima che un demone gli si avvinghiasse addosso. Un demone dal petto squarciato, e tuttavia ancora in piedi e pieno di energia.

“INTERPIROS” bisbigliò Dark, facendo svanire ogni espressione dal suo viso incorniciato d’argento. Istintivamente Hakkai si allontanò, proprio un attimo prima che il corpo martoriato dell’Hbadrish fosse investito da fiamme violacee. Sanzo, Goku e Gojyo, che nel frattempo avevano ripreso a combattere si accorsero unicamente del puzzo di bruciato e della vampata di calore, mentre Hakkai ed altri quattro mostri che si erano rialzati rimasero impietriti.

“Non sono al corrente di quale strano sortilegio abbiano subito, ma riescono a muoversi nonostante gravi ferite – gridò Dark Schneider in modo che anche gli altri tre lo sentissero – e ad incrementare il proprio potenziale offensivo ad ogni colpo che subiscono. Però non sono in grado di rigenerare i tessuti lacerati. Dategli fuoco o fateli a pezzi, prima che diventino troppo forti. Finite queste parole fece per allontanarsi

Dove pensi di andare, dacci una mano?” Gli gridò dietro un imbestialito Sanzo, proprio mentre stava scaricando l’ennesimo tamburo della sua Shureju su un malcapitato mostro.

“Non posso, sono solo un umano. Non vi devo intralciare, oppure – non riuscì a trattenere il sorriso a queste parole – il vostro amico con i capelli rossi me la farà pagare. Comunque devo dire che combattete veramente bene, ora capisco perché i tre Sanbutsu-Shin vi abbiano affidato questa missione.”

Tsk!”

“Siete dei poveri illusi – gorgogliò con voce grave e profonda l’obeso capo dei demoni immortali – non riuscirete mai a batterci! Sua eccellenza Gyoku-Menkoshu ci ha donato questa immortalità, grazie alla quale ad ogni ferita o colpo subito diventiamo sempre più forti. Consegnateci il sutra e rassegnatevi al vostro destino: diventare il nostro cibo!... Cos..”

Goku si era lanciato contro l’immane demone fracassandogli di schianto una spalla. Sangue e frammenti d’osso schizzarono in aria, mentre legamenti e tendini venivano recisi

“AAAAAAAAAARGH!”, l’urlo del mostro era un misto di dolore, rabbia, gioia ed eccitazione, “Poveri sciocchi, se avete deciso di morire nella maniera più dolorosa e straziante vi accontento subito. All’attacco!”

Come un lampo la gigantesca ascia piombò su un fianco di Goku, che aveva fatto appena in tempo a proteggere con il Nyoibo; il contraccolpo lo fece volare via come una foglia secca spinta da un alito di vento, insieme al bastone magico, schiantandolo a pochi metri da Gojyo, che gli si avvicinò subito preoccupato.

“Ehi, scimmia. Stai bene? Rispondimi,.., non fare scherzi!”

Sangue caldo sgorgò dalla bocca del piccolo demone, mentre una decina di demoni intorno a loro stavano già rianimandosi. Sfruttando il Nyoibo come stampella, Goku si rialzò in piedi, dolorante ma con in volto la solita spensierata espressione, che strappo un sorriso al kappa, il quale gli arruffò affettuosamente con una mano i capelli.

“Bene, prima li eliminiamo, poi andiamo a mangiare. Sto morendo di fame.”

Mentre il combattimento stava rapidamente diventando un massacro indiscriminato, Dark Schneider, in compagnia di Hakuryu, si stava godendo lo spettacolo, accumulando preziose informazioni sulla tecnica dei suoi compagni, rimanendone piacevolmente sorpreso: difficilmente avrebbe sperato che con le loro sole forze se la sarebbero cavata così bene contro quei nemici così particolari. Dopo un’altra ventina di minuti la sabbia del deserto era ormai ridotta ad una poltiglia di plasma: gli arti recisi si agitavano convulsamente, come viscidi vermi mollicci, alla ricerca dei propri corpi cui non riuscivano a ricongiungersi. La scena fu davvero grottesca.

Il gruppo riuscì a ricomporsi più o meno dove Hakkai aveva perso il controllo del veicolo, mentre pochi metri più avanti la via era sbarrata da un pietoso, ma furioso e più forte che mai esercito di corpi mutilati e macilenti, guidati dal loro orrendo leader cui un colpo di alabarda aveva staccato un buon terzo del volto. Con l’unico occhio rimastogli squadrò i cinque e brontolò una sorta di “Ora i giochi sono finiti, è tempo di mangiare”, che risultò però incomprensibile, a causa della mascella spaccata, che gli fuoriusciva da brandelli di pelle violacea e carne fetente.

Gojyo rivolse lo sguardo interrogativo verso Sanzo ed Hakkai: “Qualche idea?”

“L’unica cosa che possiamo fare è guadagnare tempo: Hakkai cerca di erigere una barriera, mentre noi pensiamo a qualcosa. Piani non ne ho.”

“Ho fameeee!”

Come pronta risposta dall’orda macellata giunse un “Anche noi!!!!”, che riuscì a metter i brividi a Goku. Accanto a Gojyo, Dark Schneider: “Devo riconoscerlo, vi avevo sottovalutato. Avete combattuto davvero bene, però abbiamo già perso più di mezz’ora per questa buffonata e la strada da percorrere è ancora lunga.

“Che vorresti dire?”, chiese preoccupato Hakkai mentre si apprestava ad erigere la più forte barriera che mai avesse creato in vita sua.

“Di stare dietro la barriera e non muovervi, se volete continuare il viaggio. Mi spiace per te Hakkai, ma penso che sarai l’unico a risentirne. Resisti.”, disse uscendo dallo scudo e posizionandosi tra i suoi quattro compagni e l’orda, mentre Goku domandava intimorito a Sanzo cosa avesse intenzione di fare. Il grido di Hakkai esplose non appena Dark Schneider aprì le braccia: “Al riparo! Buttatevi tutti a terra!!!

 “KAIZAAD ARZADIAN KI SUK HARANGROS SIRKU. NUME CHE PRESIEDI AL REGNO DEGLI INFERI IMPUGNA LE SETTE CHIAVI E SPALANCA LE PORTE DELL’INFERNO – cantilenò sommessamente l’uomo, i cui capelli d’argento iniziarono a muoversi come spinti da un vento che però non soffiava – HELLOWEEN!!!”

Una luce abbagliante invase il campo visivo dei suoi compagni protetti dalla barriera, e li inglobò, mentre piccoli mulinelli si sabbia si formavano tutt’intorno. Nonostante il potente scudo i loro corpi furono lo stesso schiacciati dall’enorme pressione sviluppatasi. La tempesta di sabbia durò per circa tre minuti, durante i quali tutto ciò che si riusciva a sentire erano le voci dei quattro compagni che si chiamavano l’un l’altro, ed il puzzo della carne bruciata che ammorbava l’aria. Una volta che la sabbia si fu posata si rialzarono tutti sporchi ed indolenziti. Ciascuno tossiva buona parte della polvere che aveva ingerito. Dark Schneider era ancora in piedi davanti a loro, come l’avevano visto prima che venisse assorbito dalla luce di quella che pensavano fosse stata un’esplosione, ma al posto della schiera di demoni ora si vedeva solo un’immensa distesa di sabbia vetrificatasi a causa del calore sprigionatosi.

“Che diavolo è successo?” disse Gojyo sconvolto, mentre aiutava Hakkai a rimettersi in piedi

Wahhhhh! Sono scomparsi tutti, come hai fatto?”

Prima di girarsi Dark Schneider fece sparire il ghigno di piacere che gli aveva distorto il volto. Mai aveva ucciso così tanti demoni in una volta sola, e ripensando alle grida strozzate degli Hbadrish, sebbene fossero durate un solo istante, provò grandissima eccitazione.

“Si trattava di un incantesimo di medio livello, Helloween. Ora rimettiamoci in marcia, abbiamo perso anche troppo tempo.

Hakkai, ancora sconvolto, riuscì solo a mormorare: “…..l’energia………i flussi di energia di terra e cielo sono come impazziti. Il mio Ki è impazzito. Sono stato smembrato e poi rigenerato. …è stato..…Ha ragione, mettiamoci in viaggio.”

Né Sanzo né Gojyo ebbero il coraggio di controbattere all’amico, che aveva dipinta sul volto non un’espressione di orrore e dolore, ma piuttosto di estasi ed estremo godimento.

Il kappa se la sentì solo di dire: “Ma cosa diavolo è?”, alludendo al nuovo arrivato

La risposta giunse da Sanzo, che si accingeva a salire in macchina, con voce neutra: “Uno stregone.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Cap 4

Cap 4


Il ticchettio della pioggia contro le grandi finestre si fece via via più insistente, un continuo crescendo in quella cacofonia di suoni che faceva da sottofondo alla cena dei viaggiatori. Quella che un’ora prima era sembrata una normale pioggerellina, per quanto possa esser normale sul limitare di una zona desertica, si trasformò in un violento acquazzone. Nessuno dei pochi avventori, che stavano consumando il pasto nel piccolo ristorante, tuttavia mostrò d’esser più di tanto sorpreso, vuoi perché abituato a queste continue bizzarrie climatiche provocate dal grande cataclisma di diciassette anni prima, vuoi perché troppo impegnato a mangiare. Specialmente uno. Subito dopo aver sterminato quasi la totalità della tribù degli Hbadrish, Sanzo e compagni si erano rimessi immediatamente in viaggio, senza prestare la minima attenzione a quei pochi superstiti che, alla loro vista, cercarono di mettersi al riparo nelle profondità del deserto. Ovviamente se ancora rimanevano loro gambe per correr via. Trascurando il fatto che Hakkai stesse guidando ad un’andatura particolarmente sostenuta, suscitando le ire di Gojyo e Goku che non gradivano affatto le botte e gli scossoni che stavano subendo di continuo nel retro della jeep, nessun evento notevole accadde durante quelle sei ore che ancora li separavano dal punto di ristoro cui erano giunti verso le 21.30. Sanzo, per la prima volta in quella convulsa giornata aveva consumato uno dei panini, l’ultimo, sotto gli occhi affamati di Goku che a stento riuscì a trattenere le lacrime, mentre Gojyo ed Hakkai discutevano se a quella folle velocità sarebbero comunque riusciti a giungere in una locanda prima che calasse la notte. Gojyo non aveva alcuna intenzione di rischiare la vita su una strada ancora coperta di sabbia, per poi passare l’ennesima notte all’addiaccio. In seguito i fatti diedero ragione al pilota. Dark Schneider, da ultimo, sé ne stava placidamente rincantucciato, lavorando instancabilmente, con una palese espressione di soddisfazione sul volto. Quella che i suoi compagni scambiarono per soddisfazione dovuta alla rapida vittoria sui demoni cannibali, era in realtà causata dal suo lavoro, in via di conclusione. Altre cento o duecento righe di codice, che avrebbe ultimato quella sera stessa, e poi finalmente Misato avrebbe avuto quei pochi listati mancanti, e che tutti alla Nerv speravano di non dover mai usare. “Strano – pensò – lavorare tanto ad un progetto, impegnare risorse immense per la sua realizzazione e poi sperare che non ci sia mai bisogno di esso. Curioso.”

Quando giunsero alla taverna, o meglio quello che loro pensavano esser una taverna, il cielo aveva già iniziato a sgocciolare da qualche decina di minuti. Il paesaggio era iniziato a cambiare: le distese di sabbia ai lati della strada avevano iniziato a cedere il passo e formazioni rocciose di medie dimensioni. Collinette sempre più grandi iniziarono ad offrire una dimora a piccole lucertole ed a timidi arbusti, mentre piccole grotte e grandi macigni rendevano il paesaggio simile ad un grande giardino zen. Un altro degli scherzi e delle bizzarrie orogenetiche post second impact. Il cielo aveva iniziato ad oscurarsi, più per le grosse nubi, nere e cariche di pioggia, che per la sera imminente, e come per il più perfetto sincronismo, anche il volto e l’umore di Sanzo, già non dei migliori, si rabbuiarono. I suoi tre amici lo sapevano bene, ed infatti nessuno di essi si azzardò a rivolgergli la parola; fu Gojyo, con un muto messaggio degli occhi a far capire a Dark Schneider, che il bonzo e la pioggia non andavano troppo d’accordo. Lo stregone annuì, mentre riponeva il suo pc, che non aveva maggiore affinità di Sanzo con l’acqua che già iniziava a cadergli sopra.

La taverna in cui trovarono rifugio era un vecchio motel, principalmente usato da autotrasportatori nei primi anni di ripresa post-impact, quando molte grandi vie di comunicazione terrestri furono ripristinate, mentre i collegamenti aerei venivano adibiti quasi esclusivamente ad uso militare. In seguito, ripristinati anche i voli civili e trasporto merci non belliche, non furono più molti ad azzardarsi ad attraversare il deserto, complici anche le incursioni degli Hbadrish, che da qualche anno erano diventati sempre più aggressivi. Ma grazie a pochi coraggiosi, o pazzi, e soprattutto al cambiamento del motel in albergo a ore, l’attività aveva evitato il fallimento, aprendo addirittura in alcune stanze un piccolo ristorante. La struttura era piuttosto rozza: un unico piano realizzato in fibroplastica, che veniva coltivata in zone limitrofe in grandi piantagioni, e lamine di opaco vetro rinforzato, che come una cornice quadrata al suo interno poteva accogliere i veicoli degli avventori in un parcheggio che ormai era diventato troppo grande. Quella sera erano posteggiati solo tre camion e qualche auto, oltre ad Haku-Ryu, che tuttavia ritornò in forma di drago, per godere anch’esso del meritato riposo. Appena arrivati Sanzo si diresse subito verso la stanza che condivideva con Hakkai lasciando gli altri a consumare il pasto. Ovviamente Goku non ebbe bisogno di farselo dire due volte, ed immediatamente ordinò e consumò cibo per più di dieci persone. Hakkai, palesemente imbarazzato, dopo una piccola ciotola di soba, stava sorbendo sakè di scarsa qualità, mentre Gojyo, che neppure finì ciò che aveva chiesto, iniziò a fare il cascamorto con l’avvenente cameriera, l’unica presente nel locale, ormai da tempo avvezza agli apprezzamenti che i rudi ospiti facevano in continuazione sulle sue procaci forme. Visto che erano capitati in un posto del genere, era destino che dovesse approfittarne. Lo stregone consumò un’omelette alle verdure, la peggiore che avesse mai mangiato, e si allontanò dal tavolo, sostenendo di dover terminare al più presto quel poco di lavoro che gli mancava. Quella notte avrebbe diviso la stanza con Goku e Gojyo, e per quanto fosse contrario all’idea di dormire insieme a due demoni, preferì evitare la compagnia del bonzo: passare un’intera notte con un religioso di cattivo umore e che per di più, da quando era iniziato a piovere, fumava come una ciminiera non lo allettava di certo. Per questo non protestò quando furono formati i due gruppi.

Una volta rimasti in due a tavola, Goku, immancabilmente con la bocca piena, esordì, sputacchiando qualche pezzettino di carne: “Almeno non sé ne è andato via senza dire niente.”

“Che intendi dire, Goku?”, rispose Hakkai dopo aver staccato le labbra dal piccolo bicchiere.

“Si sta aprendo…..Beh….quando ci siamo incontrati per la prima volta non ci ha rivolto la parola…..non ci ha neanche degnati di uno sguardo.”

“A me non era sembrato tanto infastidito dalla nostra presenza, quanto disgustato. Ho avuto l’impressione che ci avrebbe volentieri fatto fuori sul posto. Io mi sono irritato parecchio, anche se sono rimasto piuttosto stupito per Gojyo. Pensavo che gli avrebbe rotto la faccia a pugni. Senza dubbio è cresciuto parecchio.”

“Senti Hakkai” mentre il nome Gojyo gli fece venire in mente che il kappa non aveva finito di cenare,e fondandosi sui suoi avanzi, “tu pensi che sia cattivo?”

“…cattivo?”

“Intendo un uomo malvagio, cattivo appunto. A me è parso solo molto depresso. Però…..non lo capisco. L’ho guardato lavorare con quel suo strano aggeggio e mi è sembrato o completamente perso, o sul punto di mettersi a piangere, anche se mi sembra strano, ma mai arrabbiato. Tu che ne dici?”

“Sei sicuro di quello che mi stai dicendo?”

“Si,…. cioè No. Ho avuto come una sensazione, però……”

“A livello di istinto fra noi quattro sei tu quello più dotato, in genere hai ragione. Però non posso neanche negare di aver avuto l’impressione che, dopo aver sterminato tutti quei demoni, stesse provando una sorta di compiacimento morboso, diverso dalla gioia per aver vinto una battaglia…”

“Scusa, cosa vuol dire morboso?”

Hakkai sorrise, provando improvvisamente tenerezza per Goku. Sebbene avesse più di cinquecento anni sembrava proprio un ragazzino. Dopo aver passato mezzo millennio imprigionato dentro una grotta fredda e buia, senza saperne il motivo, l’infanzia passata in un tempio buddista, circondato da monaci che lo guardavano come la peggiore delle pestilenze e lo trattavano come un animale, era normale che volesse conoscere gente nuova. Del resto quello strano personaggio non aveva mai fatto loro del male ed aveva reagito verbalmente solo se provocato. Non capiva però questo ribrezzo quasi ossessivo verso loro demoni. Probabilmente non era la prima volta che ci aveva avuto a che fare.

“Niente, lascia perdere.”

“E poi é molto forte. Secondo te come ha fatto?”

“Non ne ho la più pallida idea. Non sapevo di esseri umani che potessero padroneggiare arti magiche, specie in quella maniera. Del resto abbiamo la certezza che non sia un demone. Non so…., in fondo neanch’io posso usare la magia, però posso garantirti che ha fatto una bella confusione. Avendo espanso il mio Ki al massimo, per sostenere la barriera, ho percepito terrificanti perturbazioni nei vari flussi di energia, e devo dire che è stata un’esperienza straordinaria. Mi sono sentito veramente inebriato. Evidentemente non era la prima volta che lo faceva: anche il minimo errore nel controllo delle energie ci avrebbe vaporizzati tutti all’istante!”

“Hakkai, a parte che non ho capito niente di quello che hai detto, che vuol dire inebriato?”

“….hai presente come ti senti quando hai appena finito di mangiare?”

“Siiiiiii! …Affamato!!!”

“………” T___T

“Che c’è?”

“Lascia perdere. Ti dico solo di fare attenzione. Se ti sbagliassi potresti rimanerne ferito. O piuttosto potresti aver ragione, e magari anche lui, come Sanzo… Ehi, dove vai?”

“A portare qualcosa da mangiare a Sanzo. Oggi ha mangiato solo un panino e non mi piace che fumi tutta quella robaccia senza mangiare un po’.”

“Ok, ma non insistere troppo. Sai bene come diventa con la pioggia.”

Come risposta alle sue parole giunse un sorriso, un sorriso innocente, e tutto ciò che poté fare fu ricominciare a bere sakè, guardando la cameriera che aveva appena mollato a Gojyo un vassoiata in piena faccia. Evidentemente non aveva gradito troppo quell’ultimo commento sul suo seno enorme.



Più tardi, tornato in camera, Goku trovò il kappa che allo specchio si massaggiava il volto dolorante, imprecando parole che era troppo innocente per capire, e lo stregone al telefono.

“……meglio, grazie. Dammi ancora una o due orette e ti invio gli ultimi spezzoni di codice. Ci sentiamo.”

Contemporaneamente le due lunghe chiome si voltarono verso Goku, che aveva dipinta sul volto un’espressione triste, tipica del cucciolo bastonato.

“Che hai fatto?” domandò il kappa

“Sanzo”

“Mh?”

“Gli ho portato qualcosa da mangiare – piagnucolò - era a digiuno da stamattina, non ha fatto altro che fumare, e…”

“Ti ha cacciato via in malo modo, senza neanche degnarti di uno sguardo. Fammi indovinare: sé ne stava appoggiato al letto con tutte le luci spente guardando fuori dalla finestra con aria trasognata, giusto?”

“Si.”

“E tu avrai insistito come tuo solito, non è vero?”

“Beh, ecco, io…. Ero preoccupato per lui. Perché mi tratta così ogni volta. Lo faccio solo per il suo bene, non voglio che….”

“Basta così. Te lo ripeto per l’ennesima volta: non è un bambino, sa badare a se stesso, quindi smetti di preoccuparti. Quando avrà abbastanza fame si alzerà ed andrà a mangiare. Sai com’è fatto. Adesso vatti a letto, che se domani spiove partiamo presto.”

“Va bene.”, rispose, per nulla convinto.

Accingendosi a spogliarsi si avvicinò a Dark Schneider.

“Che fai di bello?”

“Di bello niente. Sto, anzi stavo, finendo questo maledetto sistema. Se tutto va bene fra un’oretta ho concluso.”

Incoraggiato dall’insolita loquacità e dall’immediatezza con cui era giunta la risposta gli si avvicinò ulteriormente. Probabilmente sarebbero potuti diventare amici. Non fece in tempo a finire di pensarlo che lo stregone si voltò verso di lui:

“Ricordi cosa ti ho detto, vero? Non toccarmi o ti strappo le mani.”

Il tono però era cambiato: non era furioso come al solito, ma solo molto molto stanco



Le ore successive videro solamente un intensificarsi della già notevole precipitazione. All’esterno la sabbia che copriva l’asfalto del parcheggio si era trasformata in una sorta di fanghiglia rossiccia, mentre le rocce tutt’intorno all’ albergo erano rese lucide dai rivoletti d’acqua che vi scorrevano sopra e che avrebbero garantito nuova sopravvivenza agli arbusti che, sparuti, vi crescevano. Sicuramente non sarebbero ripartiti quella mattina.


Era notte fonda quando Goku si alzò, intontito ed assonnato, per andarsi a liberare la vescica. Dirigendosi verso l’agognato bagno notò che Dark Schneider si era addormentato seduto alla piccola scrivania, con la testa poggiata sulle braccia conserte. Lo screen-saver del computer emanava una tenue luce azzurrata, che rendeva ancor più chiari e belli i suoi lunghi capelli, ma d’altro canto il ronzio della ventola di raffreddamento riportò alla realtà il demone scimmia, ricordandogli il motivo per cui si era alzato. Espletando le sue fisiologiche funzioni iniziò a provare brividi di freddo (effettivamente nel deserto l’escursione termica tra giorno e notte è notevole ed egli indossava unicamente boxer e maglietta), e si domandò se anche lo stregone non sentisse i morsi del gelo. Tornato in camera da letto disfò quello destinato a Dark Schneider e ne trasse la coperta più pesante, cercando di fare il minor rumore possibile, per poi avvicinarsi a quell’azzurra figura dormiente. Goku lo fisso curioso: nel sonno il suo volto appariva per la prima volta sereno, il suo respiro era regolare e silenzioso, i bianchissimi denti lasciavano trasparire tenui bagliori dalle perfette labbra socchiuse. Il demone ebbe la certezza che le sue sensazioni fossero esatte:un uomo che dormiva con un’espressione del genere non poteva esser cattivo, cattivo come quei monaci che da piccolo l’avevano tormentato in mille modi, fisicamente e psicologicamente. Ciò che però più lo colpì furono le lunghe ciglia, ancor umide di lacrime, e le scie, brillanti in quell’atmosfera surreale, che queste avevano lasciato, seccandosi, sulle sue guance. Non avrebbe mai pensato di poter vedere quell’uomo, che gli era sembrato tanto freddo e determinato, versare anche una sola lacrima. Un sorriso gli si dipinse sul volto. Tutto ad un tratto, accingendosi ad appoggiargli sulle spalle la coperta che stringeva in mano, si accorse che teneva qualcosa, un pezzo di carta, tra il pollice e l’indice della destra; la tenue luce non gli permise di riconoscere in quella che lui pensò esser una fotografia, altra forma che quella di un ragazzino, affiancato a qualcosa di cui non riuscì a determinare l’origine. Terminato di coprirlo cercò di distinguere cosa raffigurasse quella foto, sicuro che rappresentasse qualcosa di importante per lo stregone, magari la foto di alcuni amici o parenti che aveva lasciato per unirsi al loro viaggio. Cercò di sfilarla dolcemente dalle dita del dormiente, dimentico delle varie minacce che quello gli aveva rivolto, quando all’improvviso un tremendo colpo al costato lo spinse via mandandolo a sbattere contro la spalliera del letto. Il dolore fu tanto forte da togliergli il fiato, tanto da impedirgli di urlare, anche se avrebbe voluto farlo con tutto sé stesso; le orecchie gli ronzavano e l’unica cosa che riuscì a sentire fu il sapore del sangue, che caldo gli stava fuoriuscendo dalla bocca. Faceva fatica a respirare per le fitte intercostali e si sentiva dei crampi terribili lungo tutto il lato sinistro della cassa toracica. Lo stregone si era già alzato, coprendo con le schiena l’unica fonte luminosa in quella stanza: l’ultima cosa che voleva era che si accorgessero che aveva appena versato lacrime. Il kappa, svegliato dal baccano prodotto da Goku che si schiantava contro al letto, assonnato vide L’oscura figura che incombeva sul suo piccolo amico.

“Che cavolo stavi facendo, schifoso essere? Allora? – non si accorse di stare urlando – Non provarti mai più a toccare me o le mie cose con le tue luride mani! Bestia! Bestie!! Cosa volete ancora? Insudiciare anche i ricordi della gente? Parla, rifiuto!!!”

L’unica risposta che da Goku fu un colpo di tosse, accompagnato da uno sbocco di caldo plasma. In preda alla rabbia più cieca Dark Schneider lo prese per il collo, lo tirò su in piedi, pronto a colpirlo di nuovo, senza che Gojyo, troppo sconvolto per reagire, osasse frapporsi fra i due.

“Allora, COSA VOLETE ANCORA DA ME?!!”, gridò con voce malferma a pochi centimetri dal volto del demone: gli era così vicino da poter percepire l’odore del suo respiro, l’odore del suo sangue.

Poi ad un tratto lasciò la presa.

Con la sua vista magica, avvezza a distinguere ogni minimo particolare sia nella luce più abbagliante, come nella tenebra più profonda, non aveva visto traccia di paura negli occhi di Goku, ma dolore, dolore misto rabbia, che rapidamente stava sciogliendosi nelle grosse lacrime che si stavano formando ai bordi dei suoi occhi gonfi. Un senso di nausea, misto a sensazioni non provate più da tempo, lo impietrì, lasciandolo a bocca aperta: un turbine di emozioni si riversò in lui, come una raffica di pallottole roventi gli avesse prima morso, e poi dilaniato la carne. Abbassando lo sguardo distinse la coperta che giaceva ai suoi piedi, ed accanto ad essa il corpo raggomitolato a terra di Goku, mentre si rialzava a fatica. Senza neanche mettersi le scarpe, il piccolo demone scappò via barcollando dalla stanza, sotto la pioggia, sentendosi umiliato, ma soprattutto tradito: come con Sanzo aveva cercato di rendersi utile e servizievole, ed era stato insultato e scacciato, così ora aveva rischiato di venir massacrato.

Tutto in una sola notte era davvero troppo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Cap 5

Cap 5


Hakkai entrò nella stanza a fianco a quella che occupava insieme a Sanzo, svegliato dal baccano che ne proveniva; non riusciva ad immaginare il motivo per cui Goku, Gojyo e soprattutto Dark Schneider stessero facendo tutto quel rumore nel cuore della notte. La scena che si presentò ad i suoi occhi ancora intorpiditi dal sonno lo lasciò sbalordito: Goku non si vedeva, ma in compenso Gojyo aveva appena tirato un pugno tremendo in faccia a Dark Schneider, il quale subì passivamente, senza emettere il minimo rumore o mostrare cenno di una imminente reazione. Tutto ciò che si limitò a fare fu continuare a guardare il vuoto, quasi fosse drogato od ubriaco. In compenso Gojyo, lucidissimo, gli assesto un secondo pesante colpo alla bocca dello stomaco, prima che Hakkai lo bloccasse cercando di calmarlo.

“Sarai contento adesso? Eh?”, gridò in faccia allo stregone, da cui però non giunse risposta.

“Adesso mi hai proprio stancato”, aggiunse, non riuscendo ad avvicinarglisi perché trattenuto dall’amico “Cosa ti ha fatto per aggredirlo a quel modo? Cos’è non me lo vuoi dire?”

“…”

“Calmati Gojyo, che è successo, dov’è Goku?”

“Perché non lo chiedi al nostro amico, dai!”

“Lo sto chiedendo a te, Gojyo. Cerca di calmarti e spiegami” disse Hakkai, con tono calmo ma deciso.

“La scimmia è scappata via. Mi sono svegliato, Goku era a terra che sputava sangue e questo maledetto gli stava sopra per massacrarlo. Gridava come un pazzo. A un certo punto l’ha tirato su per il collo, per un attimo ho temuto che gli strappasse la testa! Spiega un po’: qualunque cosa ti abbia fatto, c’era bisogno di reagire così con un ragazzino?”

“Le cose stanno così, signor Dark Schneider?”, mai le parole di Hakkai erano suonate tanto gelide, pensò Gojyo in un attimo di lucidità.

Lo stregone, che solo alle parole di Hakkai sembrò risvegliarsi dalla sua catatonia, fissò il demone negli occhi, portandosi una mano al labbro inferiore, che sanguinava copiosamente. Probabilmente il primo colpo di Gojyo glielo aveva spaccato.

“A grandi linee, ma si è dimenticato di aggiungere che l’ho ingiuriato pesantemente, dandogli della bestia e del rifiuto.”

“E cos’avrebbe fatto di tanto grave?”, l’irritazione stava aumentando.

“Nulla da meritare una mia reazione tanto aggressiva. So benissimo da solo che ho esagerato, anche senza che me lo diciate voi.”, iniziando a mostrare uno sguardo sempre più sconvolto.

“Piantala di mostrarti tanto accondiscendente, idiota!”, scattò Gojyo, avendo Hakkai mollato la presa sulle sue spalle, lanciando un altro pesante pugno sul volto di Dark Schneider. Questa volta venne però intercettato prontamente dalla sinistra del suo avversario, che senza alcun segno di aggressività o voglia di combattere la lasciò subito dopo.

“Ora non esagerare. Due colpetti sono stati utili per riportarmi alla ragione, ma adesso basta. Non sono un vecchio televisore.”

“Cosa?”

“Ora basta, Gojyo! Quanto a lei ora esigo che mi spieghi la causa, il motivo del suo astio verso di noi. Non si può andare avanti così. Già abbiamo nell’altra camera un soggetto intrattabile. Uno nel gruppo mi sembra più che sufficiente!”

“Hai perfettamente ragione: non si può più andare avanti così.”, disse raccogliendo da terra la coperta che il piccolo demone gli aveva poggiato sulle spalle per proteggerlo dal gelo della notte, ed apprestandosi ad uscire dalla camera.

“Dove pensi di andare?” Gojyo stava già per corrergli dietro, ma venne bloccato da Hakkai, che con un cenno gli intimò di stare fermo.

Non giunse risposta

“Per quale motivo l’hai lasciato andare via?”, sbottò il kappa, massaggiandosi il pugno destro: anche se non era stato opposto alcun tipo di resistenza le nocche gli stavano comunque diventando di un malsano colore violaceo.

“…”, mentre l’amico iniziò a guarirgli la mano. “Dovresti fare più attenzione quando ti metti a fare a pugni: non so come hai fatto ma ti sei rotto la mano”.

“Non cambiare discorso, Hakkai, so bene che non fai mai nulla senza un motivo preciso. Potrei sapere qual’è?”

Spostando lo sguardo pensieroso dalla mano, che stava rapidamente rigenerandosi, alla scrivania dove ancora il computer giaceva acceso: “Goku mi aveva confidato di aver avuto una sensazione riguardo a Dark Schneider. Pensava che in fondo non fosse un uomo cattivo. Non ne sono pienamente convinto,soprattutto alla luce di quanto accaduto, ma penso che non si sbagli….ma non chiedermi perché.”

“Stai scherzando, spero. L’hai fatto andare via solo in base ad una sensazione delle scimmia? Vagli a chiedere adesso cosa ne pensa, se sia cattivo o meno, come dici tu.”

“Non agitarti” mostrando un leggero ed innocente sorriso, “Anche se lo avessi bloccato qui cosa avrei, cosa avremmo dovuto fare. Combatterci contro?” A quell’idea, ora che in parte si era calmato, il kappa fece una smorfia di disappunto. Quando lo aveva colpito le prime due volte, accecato dal furore, non aveva minimamente pensato a ciò che era accaduto il pomeriggio del giorno prima in pieno deserto.

“Cosa ci avremmo guadagnato? Inoltre penso che già qualcun altro sia andato a parlare a Goku.”

“Spero che sia Sanzo”, alzandosi “oppure sei così tranquillo da lasciar soli la scimmia e quell’uomo, consapevole di quello che è successo, eh?”

L’unica risposta fu il sorriso dell’amico, che gli pose una mano sulla spalla, più per tranquillizzarlo ,che per impedirgli di uscire.


La furia del temporale non si era placata, e la pioggia continuò a cadere copiosa su quello strano paesaggio di sabbia e rocce, mentre lampi e fulmini illuminavano ad intervalli irregolari il cielo a giorno. Era notevole l’effetto sul clima che aveva avuto lo spostamento di qualche grado dell’asse di rotazione del pianeta e la dissoluzione del continente polare. I rigagnoli che già alcune ore prima scorrevano in quell’ambiente spettrale si erano gonfiati ed avevano formato piccole cascatelle, rendendo oltremodo scivoloso l’accidentato terreno, e quasi impossibile camminarci sopra. L’ennesimo tuono squarciò il silenzio della notte con il suo boato, mentre un attimo prima il lampo, facendosi strada tra le tenebre, illuminò una figura umana, riparata sotto ad uno sperone di roccia, che se non altro le impediva di esser investita direttamente dalla furia degli elementi. Era fradicio, i capelli colavano grossi goccioloni sui profondi occhi dorati, che in quella notte senza stelle non erano ciechi solo grazie ai lampi ed alla tenue luce della luna, che timida riusciva, a fatica, a filtrare attraverso la fitta coltre di nubi. Che importanza aveva: in fondo i suoi occhi erano già bagnati di lacrime, un po’ d’acqua non avrebbe fatto differenza, anzi ne avrebbe lavato via il sale. Per sconfiggere il gelo della notte si era stretto le ginocchia al petto,sopportando tutto il dolore che quelle tre o quattro costole fratturate gli infliggevano, ma i leggeri indumenti bagnati non erano in grado di opporsi alle leggi della fisica ed impedire lo scambio di calore con il freddo ambiente. Aveva le mani intirizzite, ma sentiva bene il bruciore dei tagli sulle piante e tra le dita dei piedi nudi ed infangati, che si era procurato correndo senza criterio su quell’accidentato pavimento di rocce e sassi, prima di trovare un riparo di fortuna. Nessun taglio od escoriazione avrebbe però potuto bruciare più delle stilettate che la sua anima aveva ricevuto in quella notte maledetta. Prima Sanzo: l’aveva scacciato senza sentire ragioni, scagliandogli dietro il piatto di ravioli al vapore, che aveva appositamente non mangiato e riservato al bonzo, al suo sole e punto di riferimento, senza il quale si sarebbe sentito e sarebbe stato perso. Poi il nuovo arrivato: in quei giorni aveva sempre cercato di esser amichevole, forse troppo ingenuamente, aveva pensato che in un gruppo si dovesse esser quantomeno uniti per riuscire a produrre qualcosa di buono, ma evidentemente si sbagliava. Per un gesto di gentilezza, di amicizia, di affetto, gli avevano letteralmente fatto sputare sangue. Probabilmente aveva ragione Gojyo: in fondo altro non era che una stupida scimmia, una stupida scimmia fastidiosa, e come tale la trattavano. A quel pensiero si strinse ancora più forte a se, cercando di combattere come meglio poté quel gelo che gli stava crescendo dentro, e che avrebbe fatto sembrare tiepida brezza primaverile il freddo vento di quella notte. Non aveva voglia di tornare: cosa se ne sarebbero fatti di una stupida scimmia fastidiosa?

Rapidi e sfuggenti bagliori arancione spiccarono nell’oscurità alla sua destra, ed all’improvviso sentì qualcosa di ruvido che gli calava delicatamente sulle spalle. Non fece in tempo ad invocare il suo fido Nyoibo, che un lampo illuminò la nera figura che gli era seduta a fianco; una figura dai capelli argentati. Goku ebbe un sussulto. Non l’aveva minimamente sentito arrivare, solo quello strano scintillio l’aveva avvertito della presenza di altri: erano soli in mezzo alla tempesta, e se Dark Schneider avesse voluto continuare ciò che prima aveva inspiegabilmente interrotto, nessuno avrebbe potuto sentire nulla, ne’ colpi, ne’ grida. Una piccola sferetta di energia si sollevò a mezz’aria dal palmo di una mano dello stregone, illuminando con un freddo biancore le due figure e parte dell’ambiente circostante. Solo la presenza della luce concentrò l’attenzione di Goku sulla coperta che un attimo prima gli era stata dolcemente posata sulle spalle. Se avesse realmente voluto eliminarlo perché preoccuparsi che non prendesse freddo? La luce del globo rendeva la pelle di Dark Schenider simile ad alabastro,su cui spiccasse una violenta chiazza cremisi, in cui fossero state conficcate due chiarissime gemme azzurre, che in quel momento non lo stavano guardando. Il silenzio durò per pochi minuti tra i due, interrotto da uno starnuto del demone e dalla voce dello stregone che ordinava alla sferetta di avvicinarglisi. Il tepore che emanava era piacevole, ed avrebbe permesso in breve tempo di asciugare la sua fradicia maglietta. Facendo più attenzione al suo silenzioso vicino, si accorse con grande stupore che era perfettamente asciutto, anche se fino a quel momento non vi erano state altre fonti di calore, e non aveva con se un ombrello.

“Dunque…….. penso di doverti delle scuse. Molte scuse, non solo a te, ma a tutti voi”, la voce di quella strana compagnia risuonò incrinata, malferma, alle orecchie di Goku. “Non sono molto bravo in queste cose……. Fino a poche settimana fa…..non ho mai avuto bisogno di scusarmi con nessuno,…..meno che mai con un ragazzino. Tsk!........... il protagonista strafichissimo,…. il meraviglioso, il magnifico, l’incommensurabile, il superultramegagalattico Dark Schneider………..Che schifo!”

Goku non capì nulla di quanto detto fino a quel momento, ma preferì non interrompere quello che gli pareva esser uno sfogo. Non sapeva neanche cosa dire: si sentiva umiliato, era in collera con quell’uomo che tanto l’aveva disprezzato, ma in fondo ne provava anche compassione.

“…di conseguenza non posso dire altro che mi dispiace, scusami, scusatemi” quasi rivolgendosi ad un’invisibile platea. “…..comportarmi così, io……..eppure te l’avevo detto di starmi lontano.”

Il silenzio stava per ripiombare, imbarazzante, tra i due.

“Una stupida scimmia non è rapida a capire. Sanzo me lo dice sempre……non ci posso fare niente. Sembra che dia solamente dei fastidi, che procuri guai, e che rompa in continuazione le scatole, però…..però siete i miei compagni, e….” una fitta al costato interruppe bruscamente le sue parole. Lo stregone gli si avvicinò, sollevandogli la maglietta ed appoggiandogli la destra sul fianco ferito.

“Cosa…. Che stai….”

“…divinità guaritrice, indicate con il vostro sacro palmo…….SILVEN MOUNTIER.”

Non appena il sommesso bisbiglio terminò un’abbagliante luce d’oro ricoprì il fianco del demone. La guarigione fu immediata, il dolore scomparve in un attimo.

“Non pensare male, è solo che con il contatto fisico i risultati sono migliori.”

I dubbi di Goku sparirono nell’istante stesso in cui quel bagliore si spense e tutto fu di nuovo investito dalla bianca luce della sfera galleggiante.

“Straordinario, come hai fatto?”, il tono sommesso di poco prima scomparve, per lasciar spazio ad una nota di entusiasmo, “Non immaginavo che uno che disprezzasse tanto gli dei potesse rivolgersi ad essi per guarire...”

“Ed infatti non potrei!” L’amarezza, profonda come non mai, invase le sue parole,“Uno stregone non potrebbe mai maneggiare un tale incantesimo clericale, meno che mai io……..ma posso almeno in parte emularlo. Non hai idea di quali siano gli effetti del reale Silven Mountier, l’unico limite che ha è il non poter risuscitare i morti, purtroppo; questa è solo la sua pallida ombra, che tuttavia posso padroneggiare,………grazie ad un dono” si interruppe un attimo, e Goku, che stava stringendosi nella coperta, oramai con gli abiti completamente asciutti, poté vedere scorrere sulle sue bianchissime guance sottili stille, come quelle che poco più di un’ora prima aveva visto secche.

“….. uno dei tanti doni d’amore di una grande sacerdotessa.” Bisbigliò.

Piccole ma forti dita inzaccherate gli afferrarono il volto, ravvivando il piacevole dolore al labbro spaccato, e lo girarono fino a guardare negli occhi Goku.

“Non sto capendo niente di quello che stai dicendo!” disse il piccolo demone frustrato, “per favore sii più chiaro, non so cosa fare.”

“Non fissarmi con quegli occhi…….per favore.”

“Cos…. cos’hanno i miei occhi?” Un malessere che ben conosceva invase Goku, quanto tempo era passato da l’ultima volta che era venuto a fargli visita, pensò: stava forse mantenendo le distanze perché anche lui lo considerava un essere eretico? Lo avevano disprezzato per quegli occhi, e spesso gli altri monaci, per quella che consideravano una colpa eterna, lo avevano addirittura picchiato più volte. Il gelo stava ricrescendo in lui, proprio ora che era giunto così vicino, proprio ora che mancava tanto poco ad abbattere quel muro.

“I tuoi occhi d’oro………Sono bellissimi”.

Dicendo così lo stregone si alzò ed uscì da quel piccolo riparo, tornando così ad esser sferzato dalla violenta pioggia, che tuttavia sembrava non sfiorarlo minimamente toccarlo, bloccata da quegli impercettibili scintillii arancione.

“Non è più possibile andare avanti così. Pensaci Goku: vedere coloro che consci, i tuoi amici consumarsi sempre più, mentre tu rimani così, immutato ed immutabile. Ti rendi conto che se mai amerai una persona la vedrai invecchiare, non al tuo fianco, ma da sola. Ma quegli anni che passerai con lei, quei pochi anni che passerai con lei ti ripagheranno di ogni dolore, purché tu possa starle accanto, purché tu possa stare accanto a coloro che ami. Pochi anni per te, ma un’intera vita per loro. E poi invece tutto sparisce. Quelli che tu pensavi, speravi, potessero esser cinquanta sono stati ridotti a poco più di una decina, non da questa maledetta immortalità, ma da sporchi esseri mortali, che senza una ragione ti hanno strappato via tutto. Ed il bello” levando il palmo di una mano verso l’alto e materializzando un’altra sferetta di energia, “ è che non puoi neanche sperare che finisca da sé…….. Ti affido il compito di chieder scusa agli altri da parte mia.”

Goku, che nel frattempo si era avvicinato a lui provò una sgradevole sensazione, provò paura. Il suo raffinato istinto cercò di suggerirgli qualcosa, ma lui non capì.

“Non ti capisco,…..dai su, torniamo…”

“Sono stanco.” ,bisbigliò, “DAMNED – ESPLOSIONE!”, schiacciando contro il suo ampio petto la sfera che teneva in mano.


Schizzi di sangue volarono addosso a Goku, che cercò di ripararsi il volto con le mani, mentre il lezzo della carne bruciata invase l’ambiente. Il cadavere dello stregone, o meglio ciò che ne restava cadde a terra, nel fango: quasi la totalità della cassa toracica era stata vaporizzata, e solo una sottile striscia di costato manteneva attaccate spalle e collo al bacino ed alle gambe. In quello sfacelo rimaneva ben poco: parte del polmone destro era rimasta appiccicata alla pleura ormai fusa, mentre quello che fino a qualche attimo prima era il fegato ora giaceva in una pozzanghera, sparso insieme ad i visceri. Più nessun luccichio arancione proteggeva quel corpo martoriato ed infangato. I lunghi argentati si stavano ormai inzuppando di pioggia e fango. La luce biancastra che aveva fino a quel momento aveva rischiarato la notte d’ebano svanì.


Tra le lacrime Goku gridò come mai aveva fatto prima.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6


Capelli profumati, un aroma un tempo conosciuto, amato, ma ormai dimenticato. Un corpo sinuoso, dalla pelle rosea e soda, le cui forme aggraziate e conturbanti altro non possono produrre che violenta eccitazione e desiderio. L’amore consumato, consumato dopo una attesa infinita, costellata di incomprensioni, screzi e le tante botte che quella donna stupenda elargiva copiosa, e conclusasi invece con l’unione, infinitamente più inebriante di quella spirituale provocata dal sonno di Yomi, molti anni prima. Poi occhi dorati, piccoli occhi dorati che guardavano curiosi un mondo nuovo, ma anche punizione per esser nati da una tale unione. Sacrilega. L’unione tra uno stregone ed una sacerdotessa, imperdonabile per quegli déi, che guardano e giudicano perfetti il mondo degli uomini, ma che troppa paura hanno di affrontare colui che un tempo, molto tempo prima veniva chiamato l’oscuro distruttore. Una donna coraggiosa, che rinuncia al suo rango ed ai privilegi che ne derivano per i due uomini più importanti della sua vita: il suo compagno e suo figlio. Riducendosi ad accettare il ruolo di semplice biologa, a fianco del suo uomo. Una vita felice, che prima o poi sarebbe finita, ma che per il momento era più di quanto ogni uomo potesse sperare: dopo centinaia di anni senza uno scopo ora la realizzazione è giunta. Una donna; un bambino da veder crescere, accompagnare e sostenere lungo la sua vita mortale. Da proteggere. Nulla di facile per uno stregone dai poteri straordinari. Quindici anni di felicità. Poi il nulla. Poi più nulla da proteggere, perché le sole cose che avevano importanza sono state portate via mentre cercavi un modo per salvare questo stupido mondo dalla rovina imminente. Solitudine, con l’unica compagnia del tuo immenso ed inutile potere……………Buio e Freddo.

Timo……….Yoko.

“…Yoko…”, bisbigliò con un rantolo sommesso l’uomo steso su di un letto, le cui lenzuola erano zuppe di sangue ed altri fluidi corporei.

“Yoko”, disse con voce bassa ma più ferma, quando una boccata di ossigeno lo invase completamente, provocandogli un’estasi difficilmente descrivibile. Evidentemente anche il polmone sinistro, dopo essersi completamente riformato, si era espanso fondendosi con la rigenerata pleura viscerale, aprendo in un istante migliaia di alveoli, assetati d’aria. Gli aromi nella stanza erano molteplici: il puzzo di sangue e di morte accompagnava come in un grigio boquet le essenze di lacrime e disperazione. Il tutto aveva però una nuova intensità, un nuovo profumo.

“Un altro punto in meno per l’umanità. Incredibile che tutto cambi così passando da un vecchio paio di polmoni ad uno nuovo.”

La testa gli stava girando vorticosamente. Probabilmente la rigenerazione completa delle parti lesionate non era ancora avvenuta; in ogni caso la lucidità era tornata tutta.

“Che idiota: cercare di suicidarsi nonostante la consapevolezza della propria immortalità. Tsk! Che pena…..Basta. Smetti di fare il bambino: i morti non tornano in vita, e tu non potrai mai unirti a loro. Accettalo, accett…”, il mormorio si interruppe quando Dark Schneider percepì un’altra presenza, un odore estraneo, ma piacevole. Piegando leggermente il collo vide una piccola figura che, probabilmente sfinita dall’aspettare seduta, si era appoggiata al letto a braccia conserte, sfiorando con una mano il braccio destro dello stregone, ed addormentatasi. Indescrivibili sensazioni attraversarono il suo nuovo petto, spingendolo a smetter di mormorare: sollevò il braccio destro, provando una leggera fitta di dolore, appoggiando la mano sui capelli arruffati e sporchi di Goku, che al contatto emise un leggero brontolio.

“Per quanto tempo sarà stato qui?............Perché?.........é caldo……….”, e poi fu tutto buio e silenzio.


“Gokuuuuu!, Dove Sei?, Rispondi!”

Sotto la pioggia battente Hakkai e Gojyo erano usciti per cercare i loro due compagni dispersi, che da più di due ore non tornavano. Il Kappa era seriamente preoccupato, sospettava che lo stregone avesse attaccato nuovamente Goku, questa volta con risultati peggiori. Il grido del demone scimmia attirò la loro attenzione e li guidò ad uno spettacolo che in seguito avrebbero ricordato per il resto della loro vita. Goku corse loro incontro completamente coperto di sangue, tanto che Hakkai era già pronto ad una cura di emergenza, e Gojyo aveva evocato la sua alabarda. Troppo sconvolto per parlare strattonò gli amici verso il luogo ove giaceva il cadavere martoriato del compagno. A quell’orrenda vista il kappa iniziò a vomitare, mentre Hakkai, inchinatosi esaminò quanto poco ci fosse da fare per tentare di salvarlo.

“Mi dispiace tanto Goku, ma questo è troppo per me. Non sono in grado di fare nulla. Certo non pensavo che fosse venuto per attaccarti, in ogni caso come hai fatto a procurargli un danno del genere?”

Goku, che fino a quel momento aveva fissato Hakkai con occhi pieni di speranza, lo schiaffeggiò violentemente. Tra le lacrime ed i singhiozzi riuscì ad articolare qualche parola di spiegazione, per l’amico, completamente confuso e perso.

“Non mi ha fatto nulla…………a me……..é venuto a scusarsi,…..era buono, avevo ragione,………poi si è fatto questo ed io……….tutto inutile!”, gettandosi tra le braccia di Hakkai, che era inorridito all’idea.

Si era suicidato in quella maniera.

L’unica cosa che restava da fare era riportare il cadavere all’albergo, per poi procedere alla cremazione. Certamente non potevano farlo tra le rocce e sotto la pioggia. Chissà come si sarebbe infuriato Sanzo. Sconvolto Goku aveva insistito per portare lui il corpo, ma per evitare danni che sfigurassero ulteriormente quella carcassa, fu Gojyo a trasportarlo, avvolto in una coperta, che chissà come era finita lì per terra, mentre una serie di pensieri gli affollava la mente. Provò grande pietà.

La telefonata giunse poco dopo il loro rientro in albergo (per fortuna nessuno li aveva visti rincasare) quando stavano appoggiando il cadavere sul letto del kappa.

“Pronto, chi parla. Ho bisogno di parlare con Dark, è lì?”

“Vede signorina, il mio nome è Cho Hakkai, e sono…”

“So benissimo chi sei. Come sta andando il viaggio, siete ancora bloccati per la pioggia in albergo. Non sarebbe ora di dotare la jeep di una capotte? Ha già dimenticavo, c’è anche il vostro amico musone. Va bene lo stesso, in questi giorni non è successo niente, quindi avete fatto bene a riposar…”

“Signorina, mi fa parlare?”

“….”

“Non so come dirglielo, ma purtroppo, Dark Schneider si è suicidato poco fa.”

In sottofondo i singhiozzi di Goku si fecero più intensi.

“Non scherzare, è impossibile.”

“Mi deve credere, sono desolato, ma è la pura verità. Io non ero presente, quindi non so dirle come sia successo, fatto sta che è successo.”

“Ti dico che non è possibile, fammi parlare con lui.”

“Mi perdoni, signorina. Non vorrei farlo, ma sembra che non ci sia altro modo per farglielo capire……… Mi dispiace molto.” Detto ciò inquadrò con la telecamera del cellulare il cadavere martoriato.

“Capisce.”

“Perfettamente”, la voce giunse per nulla turbata, “immagino che non abbiate parlato molto, vero? Metti in viva voce, prego, così potrete sentire tutti quanti.”

Allibito per la freddezza della donna di fronte a quello spettacolo Hakkai non rispose ed eseguì.

“Il vostro compagno, immagino che non ve l’abbia detto, è immortale. Si è procurato un bel po’ di danni, ma in uno o due giorni sarà come nuovo. Spero non vi siate spaventati troppo. Immaginavo che una volta o l’altra avrebbe provato a togliersi la vita. Almeno ha scelto un periodo morto del viaggio. Nella stupidità ha avuto una botta di intelligenza.”

Nessuno nella stanza aveva avuto il coraggio di replicare al maggiore: erano troppo scossi ed increduli.

“Bene, visto che non l’ha fatto lui, ora vi racconterò qualcosa io sul suo passato, almeno quello più recente, se no non finiamo più ”

“Che intende dire?”

“Che ha quattrocento anni. Non vi ha detto neanche questo.”

“Cosa!! Sta scherzando vero?”

“Fatemi continuare. Ah, dammi del tu, sono ancora una giovane signorina, non te ne sei accorto?”

“…”

“Circa due settimane fa sua moglie Yoko e suo figlio Timo sono stati massacrati nel loro appartamento da un gruppo di demoni impazziti. Come bestie hanno devastato quasi un quarto di, Neo Tokyo 3, almeno del livello superiore, prima di esser abbattuti tutti dalle forze di autodifesa. Tsk, non abbiamo fatto neanche in tempo a ricostruirla tutta che l’hanno già insozzata. In ogni caso è caduto nella depressione più nera, per non aver impedito quanto successo. Effettivamente se fosse stato a casa, nulla sarebbe accaduto, ma purtroppo, come ormai noi tutti in quest’ultimo periodo, era qui al quartier generale, impegnato ad evitare la distruzione del mondo. Potete ben immaginare come si senta, no?”

La naturalezza con cui quella donna stava parlando di immortalità, massacri e fine del mondo lasciò tutti quanti allibiti.

“………non avevamo idea di cosa gli fosse accaduto. Non ci ha quasi mai rivolto la parola……… Almeno adesso è spiegato il suo astio verso di noi.”

“Totalmente ingiustificato,aggiungerei. Per quanto orrendo sia stato e per quanto abbia sofferto, voi non centrate nulla, quindi avrebbe dovuto, se non raccontarvi tutto, almeno mantenere un comportamento professionalmente più consono alla missione.”

Hakkai non riuscì a ribattere, che Goku gli aveva già strappato di mano il telefono: le frasi sconnesse dello stregone avevano iniziato ad acquistare un senso. Quasi tutte.

“Sei sicura che si rimetterà, non ci stai prendendo in giro, vero?”, gridò.

“Tu dovresti esser il piccolo Goku, Ciao. Ma si, non ti preoccupare, fra qualche giorno starà benissimo, almeno finché non lo sgriderò per benino. Quattrocento anni per poi fare ancora queste cazzate. Mah, non ci siamo proprio. Ah, sei tutto sporco di sangue, sai?”

“Perché ha detto che i miei occhi sono belli, che cavolo centra con tutto?”

“Frugagli nelle tasche dei pantaloni, troverai il suo portafoglio. Aprilo e capirai.”

Sebbene Goku fosse restio a violare ancora quello che per lui era un cadavere, cercò, ma non trovò nulla.

“Strano – disse Misato – di solito lo tiene sempre lì.”

Fu Gojyo a prender il piccolo oggetto di cuoio, su cui era marchiata la foglia, simbolo della Nerv: era stato lasciato accanto al pc.

GOD IN HIS HEAVEN. ALL’S RIGHT WITH THE WORLD

Aprendolo ne trasse una foto, che passò a Goku.

“Direi che tutto si chiarisce, no?”

Era la stessa foto che aveva visto qualche ora prima tra le sue mani: una donna, bellissima, dai capelli rossi, abbracciata ad un ragazzino, poco più piccolo di lui, sorridenti, seduti su quella che pareva una gigantesca mano nera. Il ragazzo spalancava due vispi occhi dorati.

Goku non poté far altro che chiudere i suoi. “Già.”

“Immaginando che il signor Sanzo al momento non sia presente, affido a te, Hakkai, il compito di assistere Dark fino al suo completo risveglio. Basterà che lo lasciate a letto, del resto farà tutto da solo. Anzi, penso che già abbia iniziato, ma non state a guardare, non è un bello spettacolo. Vi chiamerò nei prossimi giorni. Ciao Ciao.”


Il silenzio scese nella stanza. I tre demoni non sapevano cosa dire, e per lunghi minuti si guardarono negli occhi. Goku tirò su col naso, e sedendosi accanto al letto disse: “Io rimarrò qui.”

Nessuno protestò.


Il gocciolio della pioggerellina indicò che ormai la perturbazione stava per finire, il cielo era invaso da grigie nubi, attraverso cui qualche pallido raggio di sole era riuscito a farsi strada. Proprio questa luce accolse Dark Schneider, al momento del risveglio: gli sembrò di aver dormito per due giorni interi. Si sentiva fresco e riposato, forte e rinvigorito, anche se un leggero senso di nausea lo pervadeva. Nulla di grave, probabilmente era il nuovo apparato digerente che richiedeva qualcosa su cui mettersi per la prima volta al lavoro.

“Ecco, si sta svegliando, venite!”

Girando la testa vide la nuca di Goku, che aveva appena chiamato i suoi compagni, per poi rivoltarsi subito verso di lui, con in volto un grande sorriso offuscato però da grosse lacrime che gli rigavano le gote ancora leggermente incrostate di sangue.

“Sei uno stupido, che pensavi di fare, eh? Perché l’hai fatto? I problemi vanno risolti insieme, se no che cavolo di gruppo saremmo!!! Vedi cosa succede a voler fare tutto da soli?!”, singhiozzò il piccolo demone. Come risposta lo stregone alzò una mano, gli accarezzò una guancia e con il pollice gli asciugò una lacrima appena nata. Appena Gojyo ed Hakkai entrarono nella stanza videro la loro scimmia con il volto nascosto tra le braccia, cercando di soffocare pesanti singhiozzi, mentre l’uomo miracolosamente risuscitato gli stava scompigliando affettuosamente i capelli.

“Vedo che vi siete riappacificati, voi due. Bene bene. Sarà meglio aprire un po’ la finestra, qui c’è un tanfo insopportabile.”, disse il kappa, sorridendo. “Già che ci sei ,stupida scimmia, vatti a lavare, che puzzi come una capra.”

“Come ti permetti, Kappa maniaco! Ritira subito quello che hai detto, altrimenti…”

“Stai zitto. E’ vero, non ti lavi da due giorni e puzzi da morire!”

“Maledetto!”, la tristezza sembrava esser scomparsa dai gonfi occhi di Goku

“…si, si è appena svegliato, ora glielo passo. Arrivederci signorina.”, Hakkai accostò all’orecchio del convalescente il videofonino, “Il maggiore Katsuragi.”

Dark non fece in tempo ad avvicinare un po’ di più l’orecchio all’apparecchio, che subito:

“Allora, buongiorno! Come si sente il signorino, ha fatto una buona dormita, vero? Mi vuoi dire come ti è saltato in mente di fare una cazzata del genere, ti rendi conto che hai rischiato di mandar all’aria tutto il nostro, tutto il tuo lavoro? Senza contare che quei poveretti dei tuoi compagni si sono presi un colpo tremendo. Pensavano che fossi morto, accidenti a te, stavano per cremare il tuo corpo, ti rendi conto? Scusati subito con loro per tutto il fastidio che gli hai procurato, per essersi presi cura di te e …”

“Misato.”

“Che c’è?”

“Mi scappa da vomitare.”, disse chiudendo la comunicazione scappando verso il bagno, dopo essersi alzato di scatto, con una vitalità che lasciò allibiti i presenti.

Solo dopo aver rigettato una copiosa dose di succhi gastrici si rese conto di esser completamente nudo; guardandosi allo specchio esaminò lo stato del suo corpo.

“Perfetto, veramente perfetto. Una rigenerazione del genere è degna veramente di un dio.”, scrutando attentamente il tronco alla ricerca di qualche piccolo segno o cicatrice. Nulla, solo i solchi disegnati dai muscoli, guizzanti sotto la pelle liscia. Abbassato lo sguardo si ritrovò a mormorare: “Vedo che anche tu stai bene, peccato che siamo in compagnia solo di quattro uomini. Vabbé, abbi pazienza.”

Si stava sentendo pervaso da una strana euforia, un senso di benessere che da settimane non provava.

“Aspettatemi un altro po’. – pensò - Non è ancora il momento di ritrovarci tutti insieme.”


Tornato nella stanza con un asciugamano legato in vita, per la prima volta sorrise a quei tre demoni.

“Buongiorno a tutti. Per quanto ho dormito?”

“Due giorni, sei sicuro di sentirti bene”, domandò un incuriosito Hakkai.

“Mai sentito meglio”, appoggiando una mano sulla spalla di Goku, il quale nel frattempo si era calmato completamente, “peccato che abbiamo perso due giorni per la mia stupidità.”

“Non ci saremmo mossi comunque”, giunse dall’altra parte del muro la voce di Sanzo, “Già che mi tocca andare in giro con voi mi rifiuto di farlo sotto l’acqua.”

Tutti ebbero dei seri dubbi sulla solidità dell’albergo in cui avevano trovato rifugio.

“Ora siediti”, intimò il Kappa, porgendogli una sedia, “dobbiamo parlare di molte cose. Hakkai..”

“Bene. La signorina Katsuragi ci ha spiegato molte cose. Siamo davvero spiacenti per quello che le è successo, ed in tutta sincerità non mi sento di condannare fino in fondo il suo comportamento. So bene – accigliandosi – cosa significhi perdere una persona cara, ma quello che ha fatto non è sensato. Le dirò una cosa che un uomo molto saggio mi disse in una situazione molto simile a questa: SEI LIBERO DI MORIRE. UNO PUO’ ANCHE SCAPPARE VIA. NULLA CAMBIA SE MUORI. AL CONTRARIO, SE VIVI, CI SARANNO COSE CHE CAMBIERANNO. Ci pensi ben…”

BANG!

Un colpo di pistola trapassò il muro, sfiorando la testa di Hakkai.

“Sono frasi coperte da copyright, mi devi due pacchetti di sigarette.”, provenì dal foro.

Un sorriso si dipinse sui loro volti.

“In quattrocento e passa anni di cose che cambiano ne ho viste anche troppe, in ogni caso – porgendo la mano a ciascuno di loro - possiamo ricominciare tutto da capo? Dark Schneider, il protagonista strafigo. Piacere di conoscervi.”

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Capitolo 7


Il viaggio poté riprendere passato un altro giorno dalla rinascita di Dark Schneider, rinascita non solo fisica ma soprattutto psicologica. Come se il gelo dell’inverno, che ormai non attanagliava più il pianeta da più di diciassette anni, fosse finalmente passato e il tepore della primavera si diffondesse nei loro animi, l’umore del gruppo era notevolmente migliorato. Il giorno prima era trascorso senza grandi eventi: Goku e Gojyo avevano litigato per buona parte della mattinata, finché il kappa non vide in un’avvenente camionista di mezz’età, un compagno di giochi migliore del piccolo demone. Sanzo fu visto uscire ben tre volte dalla sua stanza, una per andare in bagno e due per andare a comprare le sigarette al vicino distributore automatico. Hakkai, che si era rifiutato di trascorrere la giornata in quella camera satura di fumo, passò la maggior parte del tempo nella sala ristorante a discutere con Dark Schneider di meccanica ondulatoria dei flussi di energia, e di fisica magica; al contrario dei giorni precedenti, ora la discussione procedeva spedita, sebbene da un lato lo stregone fosse restio a parlare più approfonditamente del ruolo della Nerv nell’intera vicenda, mentre dall’altro Hakkai si ostinava a dargli del lei. Come uditore della complicata conversazione si aggiunse Goku, verso l’ora di pranzo, il quale, ogni tanto, sé ne usciva con un “Sono d’accordo!”, “Anch’io la penso così!”, “Son momenti!”, pronunciato a bocca piena, mentre ogni cinque minuti implorava il demone cortese di prendergli qualcos’altro da mangiare. In ogni caso i due demoni convennero sul fatto che il sorriso di Dark Schneider apparisse totalmente sereno.

Non mancava molto alla fine del viaggio, all’agognata meta, al castello di Hotou, ove li attendeva il compito più arduo: impedire il risveglio di Gyuma-Oh. Se il tempo continuava come quella mattina, bello e soleggiato, probabilmente ce l’avrebbero fatta in meno di una settimana, cinque o sei giorni al massimo. La strana pietraia, teatro dei tanti avvenimenti di quei giorni, lentamente degradò in terreni più fertili, dove, finalmente, si videro spuntare, ai lati della strada, erba ed alberi, le cui verdissime foglie estive, rinvigorite dalle piogge dei giorni precedenti, donarono un po’ di riparo dagli impietosi raggi del sole ai cinque viaggiatori. In ogni caso quel bucolico paesaggio non sarebbe durato molto: infatti già in lontananza era possibile distinguere, tra le nubi, le aspre cime delle montagne che circondavano la valle circolare ove era situato il castello maledetto. Tutto sommato il viaggio procedeva spedito ed abbastanza tranquillo. Un piccolo fiume scorreva a pochi metri di distanza dalla strada, seguendone il percorso, e Goku iniziò ad insistere affinché si fermassero un attimo, per pescare qualcosa.

“Sanzo, daiii, ci fermiamo?”

“Taci, stupida scimmia!”

“Ma ho fameeeee!”

Crack!

“Ahioooo!”

“Finitela, sono al telefono! Non sento nulla! Scusa, Misato. Stavi dicend..”

Crack!

“Ahio, ma sei impazzito,Sanzo”

“Non si parla così ad un venerabile religios…”

Screeeek!

Improvvisamente la jeep inchiodò e si trasformò in drago, lasciando tutti quanti col sedere per terra.

“Hakkai, maledetto imbecille, ma che cavolo combini?”, inveì il kappa, che per sua sfortuna era caduto sopra ad alcuni ricci.

“Evidentemente Haku-Ryu ha deciso di fermarsi a mangiare un po’ di pesce.”, sorridendo.

“Evvai!!!”, gioì la scimmia.

“Stupido animale, torna subito un’auto!”, gridò il bonzo, mentre cercava di mollargli una sventagliata, senza però riuscirci. Il piccolo drago sapeva volare, Sanzo no! Dunque un’altra tappa forzata costrinse i cinque a fermarsi. Mentre Goku ed il piccolo drago bianco corsero felici verso il fiume, ed il bonzo si accese una sigaretta, Dark Schneider continuò la sua conversazione telefonica.

“… le perturbazioni energetiche si fanno sempre più forti, probabilmente manca poco all’attivazione di Gyuma-Oh. Inoltre abbiamo bloccato delle azioni di hacking al sistema Magi. Sono state molto violente, Ritsuko è diventata scema ad impedire che il Magi System venisse danneggiato….”

“Qualche buona notizia?”

“Effettivamente. Il sistema che hai sviluppato ha superato la fase di testing, ed è stato installato. Abbiamo inviato i primi segnali di controllo via Dummy wireless, e sono stati accettati. Ancora poche ore e la fase di sperimentazione sarà terminata. Manca solamente la connessione col pilota, anche se ormai non ha più molto senso parlare di piloti. Ti senti pronto?”

“Prontissimo, non appena avete finito con i segnali campione, connettetemi subito.

In base all’art. 8213 del regolamento di emergenza dichiaro che questa registrazione telefonica ha, a tutti gli effetti, valenza di autorizzazione alla mia connessione con l’unità Haldiel. Me stesso. Il Dottor Dark Schneider. Archivio Voce n° 127.”

“Molto bene. In questo caso in bocca al lupo.”

“Crepi.”

Un attimo silenzio passò, durante il quale sul volto dello stregone si dipinse una scura atmosfera di preoccupazione.

“Immagino che non voglia darci chiarimenti a proposito, vero?”

“Immagino che non imparerai mai a darmi del tu, vero? Comunque quando sarà il momento avrete tutte le informazioni in mio possesso. Abbiate pazienza.”

“Su, daiiii basta parlare, è pronto! E’ pronto! Haku-Ryu è bravissimo a pescare, ha preso una ,marea di pesci.”

“Più che altro è stato previdente – lo canzonò il Kappa – sapendo che razza di otre sei ha pensato bene di far mangiare qualcosa anche a noi.”

“Come ti permetti brutto…”

In quel momento Dark Schneider cadde in ginocchio, lasciando che il profumato pesce croccante che Goku gli aveva appena passato finisse per terra. Un sottile rigagnolo di sangue gli fuoriuscì dall’orecchio, mentre fu colto da violenti conati di vomito e convulsioni.

Il kappa e Goku gli si avvicinarono prontamente, preoccupati, ma lui li scacciò.

“Stai bene, che ti succede? Hakkai, vieni, corri!”

Sollevando la testa, con una spaventosa espressione sul volto, sputò una copiosa quantità di sangue, poi si calmò, fissando il vuoto con gli occhi più chiari del solito. Se non fosse stato immortale sicuramente i suoi compagni lo avrebbero dato per spacciato.

Storditi da quella reazione inaspettata lo distesero sull’erba, proprio mentre il telefono iniziò a squillare insistentemente. Goku era diventato cereo in volto, mentre gli stringeva con forza una mano e gli scostava i capelli dalla fronte madida di sudore.

“Che hai, parla, per favore.”

“Goku stai calmo.”

“No!, Spegnete questo rumore. Hakkai, fa…”

Una mano sporca di sangue gli tappo la bocca, ed attraverso un sorriso distorto lo stregone, ancora a terra gorgogliò:

“Abbassa la voce, mi sta scoppiando la testa.”

In quel turbine di sensazioni il trillo del telefono risultò più che mai snervante, ma fortunatamente Dark Schneider riuscì a rispondere, una volta che le involontarie contrazioni si erano fermate.

“Che cazzo mi succede, Misato?”, con voce debole.

“La connessione è avvenuta. Come ti senti?”

“Da cani. Non dovevano mancare delle ore? Avete già elaborato tutti i risultati del Dummy System?”

“Non ce ne è stato il tempo. Haldiel ha fatto tutto da solo!”

“Stai scherzando? Com’è stato possibile?”

“In teoria non sarebbe stato possibile, ma è avvenuto comunque. Probabilmente è dovuto al fatto che avevate già avuto un contatto profondo, ancor prima degli esperimenti, fattostà che ora siete come un unico individuo. I valori sono tutti nella norma; l’indice di connessione è pari al 99,88888967%. Solo Kaworu riuscì a fare di meglio.”

“ Hai idea di quello che rischio,con una connessione fatta tanto frettolosamente? Come ha fatto l’unità S^2 ad attivarsi autonomamente in un campo di contenimento classe 10? Non ha senso – improvvisamente le sue pupille si dilatarono - ……….a meno che....”, mettendo in viva voce.

“L’unità S^2 di Haldiel ha semplicemente reagito all’attivazione di un’altra unità S^2. Mi dispiace. Gyuma-oh è stato risvegliato!”

Con calma spettrale chiuse il telefono e guardò, con occhi vuoti, gli amici allibiti. Soffermandosi su Sanzo cercò di dire nella maniera più comprensibile:

“Non c’è più tempo da perdere. Rimettiamoci in viaggio. Sanzo, non sei solito dire SE INCONTRI UN BUDDA UCCIDILO?. Ora finalmente hai la tua possibilità di eliminare un dio.” Dette queste parole chiuse gli occhi, senza più prestare attenzione alle domande che Sanzo gli aveva iniziato a porre, mentre lentamente la sua faccia si stava trasformando in una maschera di sangue, per la rottura di alcuni capillari del naso.


Quelle poche parole, pronunciate debolmente, risvegliarono nel gruppo ansie e timori che mai, fino a quel momento, avevano conosciuto. Fino ad ora il viaggio era stata una sorta di scampagnata, costellata di scocciature come gli attacchi dei sicari, o le pause di pioggia che tanti brutti ricordi avevano rievocato, ma comunque, in fondo piacevole, anche per il più scorbutico dei viaggiatori. Ma in quel momento tutto cambiò. Gyuma-Oh si era destato! Non erano riusciti ad impedirlo, ed ora lo dovevano abbattere. Dopo un’altra ora di viaggio a tutta velocità tra le montagne in lontananza si iniziarono a vedere grosse nubi, addensatesi probabilmente sulla verticale del castello, ed inquietanti bagliori arancione, che Goku trovò simili a quelli che aveva visto avvolgere il corpo di Dark Schneider sotto la pioggia. Il piccolo demone era seduto dietro, cullando sulle proprie ginocchia la testa dello stregone, che giaceva rannicchiato, con gli occhi chiusi, facendogli cadere sulla fronte piccole lacrime di cristallo; nessuno osò parlare,nemmeno Gojyo, costretto a stare molto più stretto del solito per far spazio al compagno semidisteso. Era chiaro a tutti che la scimmia stesse soffrendo come mai prima d’ora.


“Non vuoi diventare un tutt’uno con me?”

“No.”

“Io dividerò il mio cuore con te, comprenderò il vostro animo. Tu dividerai il tuo cuore con me, comprenderai il nostro animo. Non senti questo dolore?”

“Ormai non più, non sono più in grado di sentirlo chiaramente. Unisciti con me e proverai un dolore infinitamente superiore,a quello che hai appena sentito. A te la scelta. Non ho i mezzi per oppormi.”

“Non voglio più provare questo dolore dell’animo.”

“Che tipo di dolore?”

“Il dolore di essere soli.”

“Solitudine? Ti senti solo?”

“Io sono solo, ed anche tu!”

“No, non è vero. – ripensando alla propria famiglia – io non sono solo.”

“Allora perché il tuo cuore è intriso di amarezza, anche tu provi dolore dell’animo.”

“Non lo fare.”

“E’ troppo tardi.”

“E sia. Oramai sei mio schiavo”


Queste parole risuonarono nella mente dello stregone, insieme ad alcuni ricordi, che sempre lo avevano accompagnato in quei giorni.


Anno 2015, cittadina di Matsushiro, prefettura di Nagano.

Operazioni di recupero del pilota dell’unità Eva-03: Toji Suzuhara.

Il pilota era miracolosamente scampato all’incidente, sebbene in seguito gli sarebbero stati amputati un braccio ed una gamba. L’unità Eva-03 era stata fatta a pezzi dallo 01, controllato dall’appena nato Dummy System, non essendo il pilota ufficiale, Third Children, Shinji Ikari, psicologicamente in grado di eliminare un ragazzo come lui, cui, come a lui era stato riservato quell’amaro destino. Pilota di Evangelion. Dopo il macello la squadra di recupero capitanata dal maggiore Misato Katsuragi, dalla dottoressa Ritsuko Akagi, e dal dottor Dark Schneider, dovette occuparsi di insabbiare il tutto e rimuovere i resti di quello che ormai non era più un Eva, ma un angelo a tutti gli effetti. Il tredicesimo: Haldiel, come indicato dalle pergamene del Mar Morto. Per le sue straordinarie doti magiche, il primo sopralluogo sui resti fu affidato al dottor Dark Schneider che, sebbene non fosse uno dei Children, scelti dall’in realtà inesistente istituto Marduck, aveva comunque in precedenza mostrato di possedere un buon controllo su Eva ed Angeli, nei numerosi test di connessione e durante gli esperimenti su quella creatura che tutti consideravano Adam, e che invece altri non era che Lilith. Poi il contatto, il primo tra uno stregone ed un angelo considerato, dalle alte sfere della Nerv come un modo per sottomettere e non distruggere gli angeli: non c’erano riusciti quindici anni prima, ma ora avevano la magia dalla loro parte. Si sbagliava, l’angelo, se pensava che gli uomini gli avessero aperto il loro animo: semplicemente loro lo avevano violato, come già nel vecchio continente polare. Un cammino arduo, difficilmente realizzabile in meno di qualche anno. I resti dell’angelo, recuperati, insieme alla componente S^2, non quella squallida imitazione creata dall’uomo, ma il vero e proprio cuore del messaggero, furono studiati, mentre lo stregone, costretto ad aprire il suo spirito, fin nelle pieghe più recondite, all’angelo, fu nominato responsabile ed insieme unica cavia del progetto di controllo mentale della nuova unità Eva-03, che sarebbe stata ricostruita partendo dai resti delle vecchia unità distrutta. Un nuovo tipo di controllo, non più l’utilizzo dell’Eva come una marionetta, ma la coesistenza ed il confronto tra le volontà di entrambi. Il pilota sarebbe stato in parte Angelo, l’Angelo sarebbe stato in parte pilota, senza bisogno né di Dummy plug, né di Plug Suit. Il contatto tra i due sarebbe stato molto più profondo. Un sistema rivoluzionario, nato non tanto dalla necessità di combatter gli angeli con un arma ancor più simile a loro di quanto già non fosse un Eva, ma dalla necessità di proteggersi contro la cupidigia e la stupidità umana. La stupidità e l’arroganza di un unico uomo, che probabilmente aveva venduto il destino dell’intera umanità ad un gruppo di demoni senza scrupoli. Quale arma migliore che un vero angelo ed uno stregone immortale dai poteri pressoché illimitati.


Dopo poco più di tre quarti d’ora di quello strano sonno, Dark Schneider si risvegliò, vedendo come prima cosa gli occhi lucidi, ma sorridenti di Goku, e sopra di lui tre grossi draghi che volavano in circolo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Capitolo 8


I tre draghi volanti atterrarono proprio davanti alla jeep, che fu costretta ad inchiodare bruscamente. Solo due dei mitologici animali portavano un cavaliere, il terzo si era limitato a seguire gli altri. Un malconcio Dokugakuji scivolò giù dal dorso di una delle bestie, lasciando non poche tracce di sangue sulle bianche scaglie della creatura, che aveva iniziato ad annusarlo ed a leccargli affettuosamente la faccia. Gojyo saltò subito giù dalla vettura, per correre in soccorso del fratello, accanto al quale si era già accovacciata Yaone. Gli stava facendo bere qualcosa da una borraccia di pelle: un liquido verde, come si vedeva chiaramente dalle gocce che scorrevano sulle guance dell’abile spadaccino, incapace di trangugiarlo tutto.

“Cerca di berne più che puoi, ti farà stare subito meglio. Fatti forza, li abbiamo trovati.”

“Che diavolo ti è successo Doku? Su, dai, apri gli occhi!”

Quando Dokugakuji reagì alle parole del fratello un piccolo crocchio gli si era formato intorno. Cercò di mettersi a sedere, sostenuto dal Kappa ,visibilmente preoccupato: sebbene si fossero più volte scontrati, il legame di sangue non poteva certo esser trascurato in una situazione simile. Fu Yaone a prender la parola, lasciando così al compagno la possibilità di riprendersi.

“E’ successa una cosa terribile. Gyuma-Oh è stato risvegliato. Gyoku-Menkoshu lo tiene sotto il proprio controllo, ed ha già distrutto buona parte dei sotterranei del castello, nel cercare di risalire in superficie. Non sembra più lei, è come impazzita.”

“Cosa intendi per impazzita?”, chiese, sempre più preoccupato e furente Dark Schneider.

“Se ne sta su una spalla di quella mostruosità ripetendo come una nenia: IL MIO DOLCE MARITO, FINALMENTE. FINALMENTE SI E’ RISVEGLIATO, ORA LA MALEDETTA MORIRA’.”

“Non hai capito niente, stupida. Lei non centra nulla. Non lo sta controllando. Il suo dolce maritino è morto, non ha più una volontà propria.”

“Tu chi sei, come ti permetti di parlarle così?”, interruppe Dokugakuji, ancora debole, ma notevolmente rinvigorito dalla pozione fattagli bere.

“Lascia perdere Doku, è un amico.”, cercò di tranquillizzarlo il fratello.

“Dipende.- schernì lo stregone- Non siete voi quelli che tanto si sono adoperati al risveglio di Gyuma-Oh? Perché non ne siete contenti? In fondo avete ottenuto quello che volevate, peccato che ora la vostra arma vi si rivolterà contro.”

“Non permetterti più di parlarci così! Chi sei per giudicarci? Tutto quello che abbiamo fatto è stato unicamente per Kou, non certo per svegliare quella cosa.”

“Bel modo di sbarazzarsi delle proprie responsabilità, complim…”

BANG!

L’assordante rumore dello sparo della Shureju riportò il silenzio, interrotto subito dopo dalla voce rabbiosa di Sanzo, che insistentemente stava toccandosi il sutra che portava sulle spalle.

“State zitti. Siamo nei guai fino al collo e pensate solo a litigare. Stupidi!! …. Come avete fatto a riportarlo in vita senza il mio sutra? Non è possibile fare una cosa del genere senza aver radunato tutti e cinque i sutra dell’origine celeste.”, rivolto a Yaone.

“In realtà pensavamo ne sarebbero bastati due, ma sbagliavamo. Come ha appena detto servivano tutti e cinque. Siamo stati in grado di radunare solo tre dei cinque sutra, ma , purtroppo,……. il dottor Nee, con la partecipazione della sola Gyoku-Menkoshu e pochi altri scienziati, stava portando avanti da alcuni anni un piano parallelo per il risveglio, senza bisogno dei sutra.”.

A quelle parole Dark Schneider si accigliò, e Sanzo, che non si fece sfuggire quel cambiamento di espressione, gli sparò un proiettile in piena faccia. Un’abbagliante luce arancione esplose, determinando una parete costituita di luminosi esagoni concentrici proprio tra la fronte dello stregone e il proiettile, che per alcuni secondi restò sospeso a mezz’aria.

“Pare che sia migliorato dopo la connessione…”, mormorò tra lo stupore generale.

“Sembra che tu sappia molto più di quanto non ci abbia già detto. Non è più il tempo dei segreti, dicci tutto quello che sai, altrimenti ti ammazzo!”, gridò Sanzo, sebbene si rendesse conto di quanto fosse ridicola la sua minaccia.

“Ma chi è questo, Gojyo?”. Il tono di Dokugakuji si stava facendo sempre più fermo.

“Dice di esser un stregone, ed effettivamente non ci ha mai dato motivo di dubitarne.”

Si inserì anche Goku, che era stato zitto troppo a lungo: “E’ la stessa magia che usava per proteggersi dalla pioggia, non è vero Dark?”

“Questa non è una magia, è qualcosa di molto diverso – tornando a guardare la signorina Yaone – Mi scusi, ma ho bisogno di conoscere altri particolari, prima di esporre quello che già so. Per caso sapete…”

“Non sappiamo nulla, hanno fatto tutto da soli. Sappiamo solo che gli scienziati coinvolti sono stati tutti uccisi prima del risveglio,tutti eccetto il dottor Nee…”

“Non sapete nulla del suo passato, vero?”

“No, nulla.”

“Sarà meglio partire, vi spiegherò tutto mentre saremo in volo. Sbrighiamoci.”

Yaone guardò dubbiosa il suo compagno, che disse, ormai ripresosi del tutto:

“Purtroppo non abbiamo abbastanza draghi. Ciascuno può portare solo due persone, lei non era nei nostri programmi, signor..”

“Dark Schneider. Voi montate su quegli animali, io vi seguirò. Andate alla massima velocità, non tempo da perdere. In quanto saremo al castello?”

“Circa un’ora, un’ora e mezzo.”, rispose dubbioso ed incredulo.

“Perfetto.”

Gojyo ed il fratello montarono sul bianco drago in precedenza controllato da Dokugakuji, Yaone ed Hakkai su una bestia verde, leggermente più piccola, mentre a Goku ed a Sanzo fu riservato un irrequieto drago nero, dalle cui labbra colavano gocce di veleno violaceo.

Goku stava per aprire la bocca, quando, ancor prima che emettesse un suono, il bonzo lo colpì con l’harisen.

“Questo è per qualunque cosa volessi dire, non abbiamo tempo da perdere, ora!”.



“WA KUO, IL VOLO IN CIELO. LEY VUN!” cantilenò lo stregone, staccandosi da terra e precedendo gli altri, che dovettero lanciare a briglia sciolta le proprie cavalcature alate per raggiungerlo.


A qualche centinaio di metri da terra, mentre fendevano l’aria a folle velocità. Afferrò il cellulare e rapidamente inviò un messaggio a Misato: “INVIATE L’EVA -03, EQUIPAGGIAMENTO TIPO F+. CERCATE DI FARE IL PIÙ PRESTO POSSIBILE.”

Solo il rumore del vento era comprensibile, ma una voce rimbombò nella testa dei presenti.

“Vi spiegherò tutto quello che so in questo modo. Non ho voglia di mettermi ad urlare, col rischio che poi non capiate nulla. E non vi permetterò di fare domande finché non avrò finito. Sappiate fin da ora che la Nerv è impelagata nelle più torbide vicende del pianeta da quindici anni e più. Compreso anche il grande cataclisma. Questa non è la prima minaccia di distruzione che il pianeta deve affrontare. Già poco più di due anni fa creature, presumibilmente aliene, chiamate Angeli o Messaggeri, attaccarono il pianeta, anche se stare a spiegare tutto sarebbe troppo complicato. Per contrastare gli attacchi degli angeli furono sviluppati dei giganteschi umanoidi, gli Evangelion, creati ad immagine e somiglianza del primo angelo trovato al polo sud diciassette anni fa, il giorno del cataclisma. La minaccia degli angeli fu bene o male sventata, e tutto fu messo a tacere con metodi più o meno ortodossi. Fatto sta che nessuno di voi ha mai sentito parlare di ciò, immagino, e questo è stato solo un bene. Diverse unità Eva furono progettate e realizzate, come potete immaginare con spese enormi. Unico limite degli Eva è l’autonomia. Tutti sono dotati di una batteria interna che in modalità risparmio energetico dura al massimo cinque minuti. In combattimento meno di uno. Per ovviare alla scomodità dell’enorme cavo di alimentazione, un gruppo di biometafisici cercò un modo per garantire autonomia illimitata agli Eva, tornando ancora una volta a studiare e tormentare il primo angelo. Quello che ne uscì fu denominato Unità o motore S^2, una mera imitazione del cuore vitale dei Messaggeri. La prima unità su cui fu sperimentato era la 04, al cui staff di ricerca e sviluppo apparteneva anche il vostro caro dottor Nee. Lui ed il suo dannato pupazzetto. Quello che anche all’interno della stessa Nerv è stato presentato come un fallito esperimento di attivazione, che ha provocato la deflagrazione dell’intera base, è stato in realtà un modo per nascondere a tutti, se non alle più alte sfere il furto più pericoloso nella storia dell’umanità. Quel maledetto si era venduto alla vostra signora – a queste parole Dokugakuji cercò di ribattere, ma lui stesso non fu in grado di sentire la propria voce, che venne subito dispersa nell’aria – che non aveva mai avuto la certezza di riuscire ad impossessarsi di tutti e cinque i sutra. Ha trafugato, con l’aiuto di qualche centinaio di demoni l’unità S^2 e la tecnologia per applicarla al vostro fottuto Gyuma-Oh, facendo poi detonare l’intera base della Nerv. Sull’incidente è stata messa l’etichetta “FALLITO ESPERIMENTO DI ATTIVAZIONE. PROBLEMI NELL’UTILIZZO DELL’UNITA’ S^2”. Se davvero ci fossero stati problemi di questo tipo avremmo avuto un cataclisma almeno pari al Second Impact. Per questo la Nerv ha inviato me, per distruggere questa mostruosità che lei stessa ha contribuito a creare. ………..Ora fatemi pure delle domande, se ne avete……… cercherò di rispondervi.”

Fu Sanzo il primo ad interrompere quel rumoroso silenzio.

“Perché non ne ho saputo mai nulla? Cosa diavolo è passato nella testa dei Sanbutsu-Shin? Che senso ha avuto questo viaggio?”

Mai pensieri furono più amari e rabbiosi. La sola idea di esser stato preso in giro aveva mandato Sanzo su tutte le furie.

“In principio l’idea dei Sanbutsu-Shin, in accordo con la Nerv è stata quella di inviare voi, per impedire il risveglio di Gyuma-Oh, ma non ce l’avete fatta col tempo. Siete stati troppo lenti! Mi sono davvero sorpreso della vostra forza, probabilmente se non aveste perso tempo a scontrarvi con tutti questi sicari, - lanciando un’occhiataccia a Dokugakugi - od a fermarvi ogni volta che pioveva ce l’avreste fatta. Ma quando sono state registrate importanti reazioni energetiche, imputabili a tentativi di attivazione, l’autorità della Nerv ha superato quella dei vostri tre testoni, ed hanno deciso di inviare me.”, rivolgendosi a Dokugakuji, “siete stati solamente dei burattini, utilizzati per far perdere tempo a questi quattro, e coprire inconsapevolmente ciò che potrebbe esser il principio di un nuovo apocalisse. Sentitevene felici ed orgogliosi.”

“Vuoi dire che avete combattuto degli alieni con dei robottoni giganti?”, esclamò mentalmente Gojyo.

“Un Eva non è esattamente un robot. Non siamo in un cartone animato. ……..Ecco, è più come una bambola, creata ad immagine e somiglianza del primo angelo. In se, altro non sarebbe che un fantoccio se poi non venisse riempita con un’anima umana.”

“Cosa!!? Che cosa avete fatto? Voi siete dei pazzi, fino a dove vi siete spinti?”

“Fino a dove questo stupido istinto chiamato sopravvivenza ha permesso ad i mortali esseri umani di andare.”

Si sarebbe aspettato a questo punto una particolare domanda, ma non giunse. Od erano troppo sconvolti, o non lo stavano ascoltando bene.

“Ma se il tempo era così limitato, perché farci viaggiare via terra? – pensò incredulo Hakkai, che ormai non sapeva più dove sbattere la testa. Tutto ciò fu troppo anche per lui. Questa gente si era sostituita a dio, senza che i veri déi si preoccupassero di impedirlo. – Non potevano dotarci di draghi volanti, o qualsiasi altra cosa?”

Un sorriso divertito si dipinse improvvisamente sul volto dello stregone, in continuazione sferzato dai suoi capelli, che al vento di quella quota si muovevano come i tentacoli di una argentea piovra.

“Questa è la parte più divertente. Il viaggio via terra è stata l’unica condizione posta dai Sanbutsu-Shin. Per ordine diretto di non so quale stramaledetta divinità, probabilmente un Bosatsu che si diverte a guardarvi, e che adesso si divertirà ancora di più. Sorridete amici, ai grandi déi. Siete in onda!”, pensò, provando una profonda sensazione di schifo.

Il silenzio scese funereo, tutti erano rimasti increduli a quella notizia: i loro sforzi, sacrifici e sofferenze erano stati solo il semplice divertimento di un telespettatore divino. Indescrivibili sentimenti si impadronirono dei cuori dei quattro viaggiatori. Mai fino a quel momento tutto ciò che avevano fatto finora gli era sembrato più inutile ed avvilente. Per la prima volta dall’inizio del viaggio, dagli occhi rossi di Gojyo, che reggeva le redini, iniziarono a scorrere grosse lacrime amare, disperse nell’aria dalla grande velocità cui stavano viaggiando.

Un attimo prima che la disperazione si impadronisse completamente dei viaggiatori, Goku, che mai prima d’ora aveva trovato tanto confortante il calore del corpo di Sanzo, alla cui schiena si stava stringendo con forza, senza però suscitare le ire del bonzo, pensò, attirando l’attenzione degli altri: “Non ha senso tutto ciò. Un nuovo nemico ci si pone davanti. Faremo come tutte le altre volte:lo affronteremo, e lo sconfiggeremo. Non lasciamoci abbattere così, altrimenti è già come dare la vittoria al nemico. Uniamo le nostre forze e combattiamo. Alla fine saremmo in nove a batterci. Ce la faremo anche questa volta. Abbiamo sempre combattuto al massimo, ci siamo impegnati, siamo diventati forti. Ora è giunto il momento di dimostrarlo.”

Queste fiduciose parole di Goku, rese ancor più strane dal fatto che non vi compariva alcun riferimento al cibo, riuscirono a riscaldare il gelo che era caduto su di loro. Hakkai e Yaone sorrisero insieme annuendo, Gojyo tirò su col naso e pensò: “Hai proprio ragione, e brava la stupida scimmia!”

“Scimmia a chi!!?”, replicò, questa volta con un grande sorriso, il piccolo demone.

Tutto ciò che uscì da Sanzo fu: “Tsk!”


Per brevi e piacevoli istanti Dark Schneider si sentì orgoglioso di appartenere a quel gruppo, così fiero e determinato, e gli sembrò inverosimile che egli stesso avesse disprezzato così tanto quei ragazzi.

Era stato proprio uno stupido, quattrocento anni di vita non gli avevano insegnato proprio nulla. Rivolse un sorriso a Goku, il demone che tanto gli aveva ricordato suo figlio, e che tanto aveva fatto soffrire, il quale, abbracciato a Sanzo, ricambiò felice.

In lontananza iniziò a formarsi l’oscura figura del castello, ed un pensiero nacque nella mente dello stregone, pensiero che evitò accuratamente di trasmettere agli altri .Due uomini e sette demoni. Anche se lo stregone più potente dell’universo si fosse scatenato non ci sarebbe stato nulla da fare. Sarebbe stato impossibile in quelle condizioni sconfiggere un dio.


Sperò con tutto il cuore che Misato si sbrigasse.



Una volta arrivati in prossimità del castello le parole gli morirono in gola.

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