Lo scettro di Apollo

di jasongvrace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione (: ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO I ***



Capitolo 1
*** Presentazione (: ***


Ciao! (:
 Girando per il fandom di PJ ho notato molte storie 'interattive', dove l'autore coinvolge i lettori nella creazione dei personaggi... Quest'idea mi ha intrigato sin da subito, così.... Eccomi qua! (:
 La mia storia sarà ambientata durante il libro "Lo Scontro Finale", quindi saranno presenti solo semidei greci, e, ovviamente, i protagonisti saranno i personaggi inventati da voi, oltre ai quali, però, si vedranno anche i personaggi dei libri! (:
 Se volete partecipare basta che lasciate una recensione oppure che inviate un messaggio sul mio account con la scheda del personaggio (sotto farò come esempio quella dal mio), fate come vi è più comodo (:
 Spero che l'idea vi piaccia e che partecipiate numerosi! (:

 Un bacio,
  Marta ❤️


*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*

   SCHEDA DEL PERSONAGGIO:

Nome: Maggie, per gli amici Meg;
Cognome: Elliott;
Sesso: femminile;
Età: 17 anni;
Data di nascita: 21 agosto;
Categoria (semidio, ninfa, satiro, centauro, ...): semidio;
Aspetto fisico:
- altezza: 1.72 m;
- peso: 61 kg;
- occhi: azzurro lucente, come il cielo senza nuvole. Al cambiare dell'umore di Meg cambiano la loro intensità di colore;
- capelli: lunghi fino alle spalle e ricci, dello stesso colore del cioccolato sciolto al sole;
- segni particolari: ha una spruzzata di lentiggini sulla punta del naso e un piccolo neo sul labbro;
Carattere: è una ragazza aperta e solare, che fa facilmente amicizia con tutti. Riesce a portare allegria e speranza dappertutto, anche nelle situazioni più difficili, e a trovare del buono in ogni persona. È una ragazza carismatica, con una tempra da leader, infatti tutti si rivolgono a lei se hanno qualche problema. Ha fiducia in tutti e concede sempre una seconda possibilità per riscattarsi, ma ciò non significa che sia una ragazza ingenua. Cerca sempre di mostrarsi forte e sicura, la sola persona a cui mostra le proprie debolezze è l'unica sorella che ha, Talia, le poche volte che viene al Campo.
Genitore divino: Zeus;
Genitore mortale: Diana Elliott;
Arma e/o poteri: ha un piccolo ciondolo, sempre nella tasca sinistra dei suoi pantaloni, che si trasforma nell'arma che desidera e che, se viene perso, ricompare magicamente dalla sua proprietaria.
Quando è nata, inoltre, essendo figlia del Re degli Dei, ha ricevuto in dono da tutti gli dei dei poteri speciali, il che la rende molto potente;
Passato: sin da piccola sapeva di essere speciale, di essere diversa dagli altri bambini, e ne ebbe la conferma quando un giorno, mentre passeggiava a Central Park con Willie, il suo baby sitter, una dolce vecchietta che le aveva offerto delle caramelle si trasformò in una Furia e tentò di ucciderla. In seguito scoprì che Willie era un satro e lui le spiegò l'esistenza dei semidei e del Campo Mezzosangue, l'unico luogo sicuro per quelli come lei. Da quel giorno passa tutta l'estate e le vacanze natalizie al Campo, per esercitarsi sia con le armi che con i suoi poteri.
Pairing: Meg è quel tipo di persona che preferisce i rapporti di amicizia a quelli amorosi, ma chissà, magari col tempo cambierà idea...


*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*


 PROLOGO:

 Siamo fottuti. Sì. Niente mezzi termini, siamo proprio fottuti.
Le dracene, che ora ci circondano sogghignando, ci hanno colto alla sprovvista e in poche mosse sono riuscite a disarmarci. Cerco con gli occhi i miei amici, per assicurarmi che stiano bene, anche se so che alcuni sono messi peggio di me... È tutta colpa mia, se avessi progettato anche solo un accenno di un piano ora non saremmo in questa situazione... Stringo i pugni per la frustrazione, eravamo a tanto così dal portare a termine l'impresa, ma una fitta lancinante al braccio mi fa gemere di dolore.
Una dracena esce dall'oscurità, seguita da due semidei e passa davanti alle sue compagne fino ad arrivare da me.
"Sono molto dispiaciuta, figlia di Zeus, per aver interrotto la vostra importante missione proprio sul più bello, ma devi sapere che, se foste riusciti a portarla a termine, il mio Signore non ne sarebbe stato così contento." Mi dice, guardandomi sprezzante.
La fisso a mia volta, lo sguardo carico di rabbia, il mento alzato. Non voglio sembrare debole, una facile preda.
"Ah, ma davvero? Mi sarebbe dispiaciuto veramente tanto far arrabbiare Crono! La prossima volta chiederò il suo permesso prima di intraprendere un'impresa!" Le rispondo a tono.
Mi ringhia contro, non mi sembra abbia un gran senso dell'umorismo.
"Non credo tu sia nella posizione adatta a fare battute di spirito." Sibila stizzita. Ecco, come volevasi dimostrare.
"Comunque" prosegue, voltandomi le spalle "il mio Comandante ha deciso di essere magnanimo con voi e, per questa volta, vi lascerà due possibilità: la prima" dice indicando me e i miei compagni "è che morirete tutti. Oppure la seconda opzione è che tu ti consegni e noi lasceremo in vita i tuoi amichetti" i suoi occhi da rettile si fissano, penetranti, nei miei.
So già cosa rispondere e non ci penso neanche un secondo.
"Prendete me, ma lasciate stare i miei amici. Giuralo. Giura che li lascerai stare."
Dietro di me sento le proteste dei miei amici, subito zittiti dalle dracene, le loro lame puntate alla gola.
Un ghigno orripilante deforma il volto già non troppo bello di quella che, oramai, ho capito essere il loro capo.
"Nakamura! Prendi la ragazza!" Ordina ad un semidio. Poi si rivolge all'altro. "E tu, sbarazzati in qualche modo di questi altri eroi"
Mi giro verso i miei amici, lo sguardo pieno di disperazione, ma anche di fiducia, sono sicura che in qualche modo riusciranno a portare a termine l'impresa anche senza di me. Poi vengo strattonata con poca gentilezza da un ragazzo moro che, ad occhio e croce, ha la mia età. Camminiamo a ritroso per tutto il corridoio scavato nella roccia nuda, le dracene che mi guardano, le lancieri sempre a portata di mano. Quando giungiamo all'uscita del cunicolo il sole forte mi acceca. Socchiudo gli occhi, vedo, sfocato, il viso pallido del Mezzosangue fermarsi davanti al mio naso, sento la sua voce roca e bassa sussurrarmi all'orecchio un flebile 'buonanotte', poi una fitta dietro al collo e il buio mi avvolge con le sue braccia.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO I ***


LO SCETTRO DI APOLLO




 CAPITOLO I


 


Schiva, para, affonda. Para, attacca, affonda, para, schiva.

Il clangore delle spade che si scontrano mi riempie la testa, è come musica per me. È da tre ore che ci alleniamo senza soste, il sole cocente che batte incessante sulla sabbia dell'arena. Sento gocce di sudore che scivolano lungo la schiena, le braccia dolenti per il peso delle armi. Tento un affondo, sperando di riuscire a disarmare il mio migliore amico e porre così fine al nostro scontro, ma mi ritrovo per terra, due spade puntate alla gola.

– Aah, è inutile! Non riuscirò mai a batterti, sei troppo forte per me! – sbuffo mentre batto un pugno a terra, irritata.

– Non credo affatto! Scommetto dieci dracme che la prossima volta a terra ci sarò io! – esclama sorridente Nathan, mentre mi porge νίκη*, la mia arma fedele. La prendo e, dopo averla trasformata di nuovo in ciondolo, la infilo nella tasca dei pantaloncini in jeans.

– Scommessa accettata! –

Sorrido, furba, mentre gli porgo la mano e, non appena la stringe, gli do una piccola scarica elettrica. Sussulta, mollando di scatto la presa.

– Dai, frignone, era una scossa piccola piccola! – rido mentre corro lontano.

Adoro prenderlo in giro e fargli scherzi, ma Nate è, diciamo, molto suscettibile. Lo conosco abbastanza bene da poter dire che, molto probabilmente, ora mi inseguirà per tutto il Campo, minacciandomi di una morte lenta e dolorosa, mentre tutti gli altri semidei penseranno sicuramente che ci manchi qualche rotella, cosa che io ritengo molto probabile, ma va be'. E infatti, lo vedo che scatta nella mia direzione, un pugno al cielo, mentre mi grida dietro improperi di tutti i tipi.

– Meg, fermati! Giuro che se ti prendo ti trasformo in una statua di ghiaccio e ti butto in mare! –

– Ma dai, dovresti solo ringraziarmi per avere tentato di attivare i pochi neuroni che hai! –

Rido ancora mentre passo attraverso il campo da pallavolo, in direzione della spiaggia. Faccio lo slalom, schivando i poveri malcapitati che hanno la sfortuna di trovarsi sul mio cammino, fino ad arrivare al bosco dietro le Cabine, quando mi accorgo che Nathan non è più dietro di me.

– Ehi Black! Dove accidenti ti sei cacc-

Una mano mi copre la bocca e mi impedisce di finire la frase. Scalcio e mi dimeno, tentando di allentare la presa del mio aggressore, ma questo mi blocca.

– Se non stai ferma ti congelo seriamente. – mi sussurra all’orecchio una voce nota.

Rilasso immediatamente i muscoli, è solo quel cretino del mio amico. Lui e i suoi stupidi viaggi nell’ombra. Mi libera la bocca, ma non ho neanche il tempo di dirgli quanto sia stato idiota che mi ha già sollevato e caricato in spalla come un sacco di patate.

– Cosa vuoi fare? Lasciami, Nate, lasciami giù! – esclamo mentre gli tiro dei pugni sulla schiena, tentando di liberarmi dalla sua stretta.

– Te l’ho detto! Ti faccio diventare una bellissima statua di ghiaccio e poi ti butto in mare. –mi risponde sereno, come se fosse la cosa più normale del mondo. – o forse non ti congelo, oggi mi sento buono! –

Lo sento ridere sotto i baffi, mentre i suoi passi si fanno sempre più lenti ed il rumore del mare sempre più forte. I suoi passi rimbombano nell’aria, vedo il legno del molo sotto di noi.

“Cazzo, questo mi butta seriamente in acqua!”

Mentre lo maledico mentalmente, il ragazzo, o forse sarebbe più corretto dire il troll di montagna, si ferma, mi prende in braccio e mi guarda, un sorriso beffardo stampato in faccia.

– Pronta per il bagno? –

Mi avvinghio al suo collo, va bene che è estate, ma non ci tengo particolarmente a farmi un tuffo nell’oceano ghiacciato.

– Sei proprio uno stronzo, sai? –

– Sì, lo so –

Sono le ultime parole che sento prima di venire gettata fra le onde gelide. L’impatto è tremendo, il freddo mi entra dentro e per un attimo mi manca il fiato. Grazie agli dei, cioè, grazie a Poseidone, riesco a respirare sott’acqua, ma è comunque una sensazione strana, alla quale fatico ancora ad abituarmi. Un gruppo di pesci si avvicina incuriosito, quando, in barba ad Archimede e a tutti i grandi fisici, mi metto a camminare sul fondale marino, i capelli castani che fluttuano attorno al mio viso facendomi somigliare ad uno strano tipo di alga. Mi dirigo verso riva, pensando a quanto possa essere irritabile Nathan, anche se so che stava solamente scherzando. Esco dall’acqua con i pugni serrati e mi dirigo a passo di carica verso il ragazzo che, steso sulla sabbia tiepida con le mani intrecciate dietro i capelli rossi, aspetta calmo e per nulla preoccupato il mio ritorno. Mi fermo davanti a lui, i vestiti zuppi e i capelli che grondano acqua, guardandolo insistentemente. Un piccolo sorriso prende forma sul suo volto e apre gli occhi quando la mia ombra oscura i raggi del sole che battevano sul suo viso rilassato.

– Sono così divertente? – esclamo leggermente piccata, allargando le braccia.

Fa un cenno affermativo con il capo e, ridendo, mi prende per i fianchi tirandomi a sé. Totalmente presa alla sprovvista mi scappa un’esclamazione sorpresa mentre cado rovinosamente su di lui, in mezzo alla sabbia, che si attacca ai vestiti e alla pelle bagnata.

“Grandioso, ora sembro pure una cotoletta impanata!”

Guardo Nathan negli occhi e gli tiro un pugnetto sul petto.

– Ora posso dire con certezza che sei un cretino. – esclamo ridendo a mia volta.

Mi fa la linguaccia e sta per rispondermi a tono quando un colpo di tosse lo interrompe. Mi giro col sorriso ancora sulle labbra e vedo Jake, uno dei figli di Afrodite, che ci sta osservando divertito. Appena il mio cervello realizza in che posizione sono, mi ribalto giù da Nate come se mi fossi scottata e mi rialzo in fretta e furia spostandomi una ciocca di capelli dietro all’orecchio, imbarazzata come poche volte in vita mia. Una delle regole principali di noi ragazzi qui al campo è ‘mai farsi beccare in atteggiamenti compromettenti con un altro semidio se c’è un figlio della dea dell’Amore nei paraggi’ e, anche se so che Jake non è come i suoi fratelli, sempre pronti a fare pettegolezzi, penso sia meglio non rischiare.

– Ciao Jake. Ehm, cosa ci fai qui? – chiedo sfregando le mani sui pantaloncini di jeans, lo sguardo basso e le gote rosse.

“Grande Meg, che domanda intelligente! Ci vive qui al Campo, sarà libero di andare un po’ dove gli pare, no?!”

Mi do della stupida da sola, non capisco perché sono così imbarazzata, non è da me!

– Ti stavo cercando. Dei ragazzi della Casa di Demetra mi hanno detto che gli hai rovesciato alcune casse di fragole pronte per la spedizione, mi sembravano alquanto arrabbiati. – mi guarda come se fossi una bambina trovata mentre mangia di nascosto la marmellata, rivolgendomi uno sguardo di rimprovero, velato però dal divertimento.
– Comunque, mi hanno detto che eri corsa verso la spiaggia, inseguita da lui. – continua, puntando un dito verso Nathan con’aria diffidente.
– Tu lo sai che io non-

Ma non gli do il tempo di finire la frase, so già cosa vorrebbe dire: non mi fido di lui, è strano, potrebbe essere una spia e bla bla bla, ma io so che non è così.
Nathan è arrivato al campo tre anni fa, proprio quando stava cominciando la guerra contro i Titani. Ha avuto un passato molto difficile, o meglio, sembra non aver affatto avuto un passato. Lo trovammo svenuto ai confini del Campo e quando si riprese, dopo cinque giorni passati in infermeria, disse di non ricordare niente … solo il suo nome. Provammo tutti gli incantesimi conosciuti dai figli di Apollo, tutti gli stratagemmi di Chirone e dei satiri per aiutarlo a ricordare, ma niente. Molti cominciarono a pensare fosse una spia mandata da Luke, cominciarono a guardarlo diffidenti e sospettosi, infondo non avevamo nessuna certezza che fosse veramente dalla nostra parte: era piombato magicamente davanti al Campo, in un periodo non troppo tranquillo, diceva di non ricordare niente, neanche chi fosse, i suoi poteri non si mostravano e il suo genitore divino non si degnava neanche di riconoscerlo.

Col tempo la situazione non migliorò.

Per quanti sforzi lui facesse per inserirsi nel gruppo gli altri mezzosangue continuavano ad evitarlo o a lanciargli frecciatine sulla sua situazione. Anche io all’inizio non mi sono comportata molto diversamente: gli stavo il più lontano possibile e se qualche volta provavo a parlargli sentivo come un campanello d’allarme che mi esortava a cambiare direzione e stargli a debita distanza. Ogni volta che vedevo quel ragazzo sentivo dentro di me una marea di sensazioni contrastanti. Una parte di me era attratta da lui, ero curiosa di conoscere qualcosa di più, ma poi una voce insistente mi riempiva la testa, gridando ‘PERICOLO!’ e facendomi venire voglia di incenerirlo sul posto con un fulmine, spinta da un rancore e un odio immotivati. Fino a che un giorno, il giorno in cui tutto cambiò, decisi di prendere il coraggio a due mani e seguirlo nella foresta dietro le Capanne. Lo vidi in una radura mentre prendeva a pugni un albero (ora che ci penso, la Driade si dev’essere arrabbiata un bel po’!) fino a farsi sanguinare le nocche, continuando ad inveire contro qualcuno di inesistente. Pensavo fosse pazzo, pensavo avessero ragione gli altri semidei a stargli lontano, fino a quando una voce cupa rimbombò prepotente fra gli alberi.

– Non ti accetteranno mai, lo sai, tu sei diverso da loro! –

Non riuscivo a capire se questa fosse nella radura o solo nella mia testa. Tutto ciò che sapevo era che la sentiva anche lui. Nathan si accasciò a terra, la testa tra le mani, sussurrando terrorizzato contro quell’inquietante presenza.

– Vai via, esci dalla mia testa, ESCI DALLA MIA TESTA! –

Scappai attraverso gli alberi, i rami che mi graffiavano come artigli affilati, scossa da quello cui avevo appena assistito.
Il giorno dopo provai ad avvicinarmi a lui, ignorando il mio istinto che mi urlava di scappare da quel misterioso ragazzo. All’inizio sembrò stupito che qualcuno fosse andato di sua spontanea volontà a parlargli, ma poi si aprì. Passammo tutto il pomeriggio in spiaggia, parlando e guardando le Naiadi giocare con gli Ippocampi e le altre strane creature che popolano l’Oceano in quel tratto davanti Long Island. Quel giorno riuscii ad infrangere la barriera protettiva che innalzava con gli altri ragazzi del Campo. Scoprii così un altro lato del suo carattere, insicuro ed un po’ intimidito da tutta la cattiveria gratuita che riceveva, simpatico ed altruista, che aveva decisamente bisogno di un amico con cui confidarsi. Decisi che sarei diventata io quella persona, e così fu. Dopo che ebbi instaurato questo legame con lui, però, gli altri Mezzosangue iniziarono a sembrarmi sempre più diffidenti nei suoi confronti, anzi, certe volte pareva temessero per la mia incolumità e questa cosa mi faceva veramente saltare i nervi. Nathan è un ragazzo stupendo, come si permettono di giudicarlo se neanche lo conoscono?!? Serro i pugni e, livida dalla rabbia, rivolgo a Jake uno sguardo tagliente.

– Lui non mi ha fatto niente, Siani. Arriva diritto al punto. –

– Va bene, va bene, scusa. Chirone mi ha mandato a chiamarti. Ha convocato un consiglio straordinario dei capocabina. Vi vuole tutti alla Casa Grande. Subito. –

– Ok, grazie Jake. –

Guardo Nate cercando di scusarmi, ma lui sorridendomi fa un cenno del capo, come per incitarmi a muovermi. Mi giro e mi dirigo verso la Casa Grande, un imponente edificio azzurro a tre piani in stile greco antico che si staglia rassicurante sulle Capanne dei semidei, mentre mille e più pensieri affollano la mia testa: perché Chirone ha convocato il Consiglio così d’urgenza? I Titani hanno attaccato il Campo? Percy e Charlie sono tornati dalla loro missione? Gli dei non riescono più a contenere Tifone e la sua avanzata?

Mi accorgo di essere arrivata a destinazione solo quando sento la voce soave di Clarisse giungere alle mie orecchie. Colgo qualche stralcio di maledizione ed il nome di Michael Yew, capogruppo della Casa di Apollo. Se stanno ancora litigando per quel dannatissimo carro giuro che potrei ucciderli, tutt’e due! Insomma, siamo in guerra, ogni sera mancano sempre più semidei all’appello a causa delle continue incursioni di mostri che tentano di penetrare nel Campo, neanche gli dei riescono più a contrastarli, ultimamente, e loro non hanno niente di meglio da fare che litigare per uno stupido bottino?!?

Varco la soglia e mi dirigo a grandi falcate verso la sala di ricreazione (sì, i temibili consigli di guerra greci si svolgono attorno ad un tavolino da ping-pong), decisa a mettere fine una volta per tutte a questo ridicolo teatrino, ma qualcuno mi precedette.

– BASTA! Che state facendo? –

La voce di Percy risuona per il corridoio, diventato improvvisamente silenzioso. Questo significa che lui e Charlie … La felicità si fa strada in me, sostituendo la rabbia e l’ansia che provavo poco prima, mentre percorro gli ultimi metri che mi separano dagli altri capigruppo. Entro nella stanza col sorriso sulle labbra. Sorriso che muore subito dopo, quando vedo l’espressione vuota di Silena e, di fianco a lei, Jake Mason che un po' impacciato cerca di strapparle un sorriso. … aspetta, Jake Mason?!

– Jake, che ci fai qui? – domando perplessa. – Dov’è Beckendorf? –

La mia domanda non ottiene alcuna risposta. Provo a riformulare la frase, ma mi si forma un nodo in gola. Faccio scorrere lo sguardo sui presenti e vedo le loro espressioni tristi, i sorrisi dei gemelli Stoll che si smorzano all’improvviso. Con gli occhi colmi di terrore mi giro verso Percy, che facendo un lieve cenno della testa conferma i miei peggiori sospetti. Mi lascio cadere su una sedia libera e passo una mano sul viso. Charles Beckendorf è morto. Charlie, il capogruppo della Cabina di Efesto, il gigante buono, non c’è più. Sono così persa nei miei tristi pensieri che non mi accorgo nemmeno di Clarisse e Michael che, imperterriti, hanno ripreso a litigare.

– Dì a Michael di non fare l’idiota egoista! –

– Oh, senti chi parla! –

– L’unica ragione per cui sono qui è sostenere Silena! Altrimenti me ne starei a casa mia. –

– Ma di che state parlando? – domanda Percy guardandoli stranito.

Vedo Polluce muoversi un po’ sulla sedia, imbarazzato, per poi schiarirsi la gola e rispondergli – Clarisse si rifiuta di parlare con noi, fino a che la sua, ehm, questione non sarà risolta. Non ci parla da tre giorni. –

– Una cosa magnifica. – la voce sognante di Travis (o forse è Connor? Non riuscirò mai a distinguerli!) Stoll mi arriva alle orecchie in un sussurro che mi fa quasi ridere, se non fosse per la situazione alquanto spinosa di cui stiamo discutendo.

– Quale questione? – chiede Percy sempre più dubbioso.

Sto per rispondergli, ma, ovviamente, Clarisse mi interrompe con un cenno brusco della mano, mentre si gira verso Chirone, brandendo in modo minaccioso il suo coltello.

– È lei il responsabile, giusto? La mia Casa otterrà quello che vuole oppure no? –

Chirone esita, agitando gli zoccoli.

– Mia cara, come ho già spiegato, Michael è nel giusto. La Casa di Apollo ha ragione. Oltretutto, abbiamo faccende più importanti di cui-

– Sicuro! Ci sono sempre questioni più importanti delle esigenze di Ares. Dobbiamo solo farci vivi e combattere quando vi serviamo, senza lamentarci! –

– In effetti non sarebbe male. – borbotta a mezza voce uno dei gemelli.

– Forse dovrei chiederlo al signor D … – continua imperterrita la figlia del dio della guerra.

A questa proposta, però, vedo il centauro arrabbiarsi. – Come ben sai il nostro direttore, Dioniso, è occupato con la guerra. Non possiamo disturbarlo per questo. –

– Capisco. – risponde Clarisse, anche se la sua faccia mi fa intendere tutto il contrario. – E i capigruppo anziani? Qualcuno di voi ha intenzione di schierarsi dalla mia parte? –

Un silenzio quasi irreale cala nella stanza. Vedo gli altri ragazzi evitare il suo sguardo.

– Bene. – la ragazza si rivolge a Silena. – Mi dispiace. Non volevo tirare in ballo questa storia quando tu hai perso … comunque, chiedo scusa. A te. E a nessun altro. –

Scaglia il coltello, che si conficca nel legno del tavolo quasi fino all’impugnatura.

– Tutti voi potete combattere questa guerra senza Ares. Finché non avrò soddisfazione, nessuno della mia Casa alzerà un dito per aiutarvi. Divertitevi a morire. –
La osservo uscire dalla stanza.

Come può comportarsi in modo così cafone ed egoista? Già sarebbe stato abbastanza idiota fare questa sceneggiata in un momento qualsiasi, ma ora che siamo in guerra ha proprio superato ogni limite! Senza poi contare il fatto di Charlie. È stata veramente senza cuore e priva di tatto.

– Forse possiamo impedirlo. “l’ anima dell’eroe, l’orrida lama strapperà”. Forse potremmo trovare quest’orrida lama e distruggerla. Sembrerebbe la falce di Crono, giusto? –

La voce di Jake Mason mi risveglia dai miei pensieri.

– Scusate, mi sono persa un pezzo della conversazione. Di cosa stavate parlando? –

– Percy stava leggendo la profezia. – mi risponde Annabeth mentre fissa insistentemente un punto davanti a sé, immersa nei suoi pensieri. – “Un mezzosangue degli dei maggiori compirà sedici anni, seppur fra guai e dolori e mentre in un lungo sonno il mondo piombar vedrà, l’anima dell’eroe l’orrida lama strapperà. Una sola scelta porrà ai suoi giorni fine e dell’ Olimpo il trionfo decreterà, o la caduta infine.”–

– Beh, sembra molto rassicurante, no? – dico nel vano tentativo di stemperar la tensione. – Mmh, “un mezzosangue degli dei maggiori compirà sedici anni” … Io e mia sorella Lea abbiamo già passato la scadenza, se così si può dire, mentre Talia è diventata una Cacciatrice, eternamente giovane, quindi nessuna di noi figlie di Zeus è l’eroe della profezia. – ragiono ad alta voce. – Sia Nico che Alice sono ancora troppo piccoli, perciò, Percy, sei tu l’eroe della profezia. Buona fortuna con l’orrida lama, cuginetto. –

Chirone mi guarda di traverso. So che non dovrei scherzare su questi argomenti, ma dopo tutto quello che è successo e sapendo quello che ci aspetta credo che un po’ di spirito non faccia altro che bene a tutti.

– Forse dovremmo lasciare a Percy il tempo di riflettere sui versi. – interviene il centauro. – Ha bisogno di tempo per-

– No. – mi giro verso il figlio di Poseidone. Vedo la paura nei suoi occhi, la paura di tutto ciò che dovrà affrontare, ma il suo atteggiamento è sicuro e la sua voce decisa.
– Non ho bisogno di tempo. Se morirò, morirò. Non posso preoccuparmene ora, giusto? – fa una pausa, guardandoci tutti. Io gli faccio un cenno del capo per rassicurarlo. – Proseguiamo. Abbiamo altri problemi. Abbiamo una spia. –

Un brusio si diffonde nella stanza. Anche Chirone sembra sorpreso, e dispiaciuto.
Percy ci spiega quello che è avvenuto sulla ‘Principessa Andromeda’, di come Crono fosse già al corrente del loro tentativo di sabotaggio e del ciondolo a forma di falce che usa per comunicare con la spia.

Uno dei gemelli, credo Connor, prende la parola. – Be’, da tempo sospettavamo che ci fosse una spia, no? Qualcuno che continuava a passare informazioni a Luke … come il luogo in cui si trovava il Vello d’Oro, un paio d’anni fa. Deve essere qualcuno che lo conosceva bene. –

– Qualcuno di cui si fidava. – aggiungo, guardando Annabeth.

Non so perché, ma non ho mai avuto una grande simpatia per quella ragazza. Non fraintendetemi, non è cattiva, antipatica o nient’altro. Esistono ragazze peggiori, ad esempio Drew, della Casa di Afrodite. È solo che siamo due persone troppo diverse. E adesso, dopo tutta la storia di Luke, riesco a fidarmi ancora di meno di lei. Quei due avevano instaurato un legame fortissimo, quasi come fossero fratelli, non ci sarebbe di che stupirsi se la spia fosse veramente lei. Inoltre sta appiccicata a mio cugino peggio della carta moschicida ed è sempre pronta a scattare a ogni richiesta di Chirone. Insomma, sa sempre tutto delle missioni più importanti ed ogni volta che Luke interferisce con una nostra impresa, lei è sempre in mezzo. Non la sto accusando con certezza, dico solo che ha tutte le carte per essere la spia di Crono.

– Sì. –  aggiunge Katie Gardner, guardando storto gli  Stoll. – Come uno dei suoi fratelli. –

I tre si mettono a litigare, fino a che la voce di Silena non sovrasta la marea di insulti che si lanciano poco amichevolmente.

– BASTA! C- Charlie è morto e- e voi non fate altro che litigare c- come bambini dell’asilo! –

– Ha ragione Silena. – sussurra a mezza voce Polluce. – Accusarci a vicenda non serve. Dobbiamo tenere gli occhi aperti e notare se in giro vediamo una collana con un ciondolo a forma di falce. Se Crono ne aveva uno, probabilmente anche la spia ce l’ha. –

Michael Yew prende la parola. – Dobbiamo trovare la spia prima di progettare la prossima operazione. L’esplosione della ‘Principessa Andromeda’ non li fermerà per sempre. –

– No, è vero. – confermo ad alta voce, chiedendo con lo sguardo a Chirone il permesso di andare avanti. – Infatti il suo prossimo attacco è già in corso. –

Percy mi guarda, poi si rivolge a Chirone. – Di che attacco sta parlando? Ditemi cos’è successo. –

Il centauro allunga una mano verso il tavolo degli spuntini, prende un calice e versa l’acqua sul vassoio bollente con il quale, di solito, fondiamo il formaggio per i nachos. Si alza una nuvola di vapore e Chirone vi getta dentro la dracma che gli è stata passata da Annabeth.

– Oh, Iride, dea dell’Arcobaleno, mostraci la minaccia. –

La nebbia tremola fino a formare l’immagine di Monte Sant’Elena. Vedo il fianco della montagna esplodere ed una figura enorme e dai contorni indistinti uscire dal passaggio che si è creato, incurante del fuoco e della lava che gli lambiscono i piedi, o perlomeno, quelli che dovrebbero esserlo.

– È lui. Tifone. – dice Percy con voce piatta.

Capisco il terrore di Percy. Chirone mi aveva già fatto vedere queste immagini, qualche settimana fa, mettendomi al corrente di tutto quello che sta succedendo, ma ogni volta che le vedo è terrificante come la prima. Tifone è il minore dei titani, ma non per questo il meno spaventoso, nonché marito di Echidna e padre di tutti i mostri.
Basta quel poco che la Foschia non riesce a coprire per far pietrificare una persona. No, Tifone non ha gli stessi poteri di Medusa, sto parlando di una pietrificazione molto più del tipo "oh-miei-dei ora questo coso mi spappola", non so se comprendete … è un essere alto più dell'Empire State Building e del Chrysler Building uno sopra l'altro, dalle sembianze vagamente umane, per quel che si riesce a scorgere.

Chirone annuisce scuotendo la coda, nervoso.

– Il mostro più orribile, la più grande minaccia in assoluto mai affrontata dagli dei. Alla fine si è liberato dalla sua prigione sotto la montagna. Ma questa scena è di due giorni fa. Ecco quello che sta succedendo oggi. –

Ad un suo gesto l'immagine si contrae e muta.
Vedo le pianure del Midwest sormontate da un immenso banco di nubi temporalesche. I lampi rischiarano a tratti il cielo nero, mentre file di tornado avanzano inesorabili abbattendo indistintamente tutto ciò che trovano sul loro cammino. Sento la voce di una giornalista che elenca tutti i danni provocati da questa calamità naturale mentre l'inquadratura cambia e si sposta su un ciclone più grande degli altri che si sta abbattendo con furia contro una cittadina. Aguzzando la vista scorgo delle braccia fumose uscire dall'interno del vortice per artigliare delle case da terra e strapparle con facilità, come se fossero delle erbacce da estirpare. Altre forme più piccole, delle lucine indistinte, si muovono fra le nuvole, attorno al mostro.

– Quelli … quelli sono gli dei? – chiede sorpreso Percy.

– Sì Percy. – asserisco. – Lo combattono da giorni, oramai, cercando di rallentarlo. Ma Tifone continua ad avanzare … verso New York. Verso l'Olimpo. –

– Quanto manca? –

– Se non riescono a fermarlo? Forse cinque giorni. – interviene Chirone. – La maggior parte degli dei sono lì … a parte tuo padre, che ha la sua guerra da combattere. –

– Ma allora chi c'è a guardia dell'Olimpo? –

– Se Tifone arriva a New York non avrà importanza. – risponde uno dei gemelli.

– È un trucco. – dice Percy. Lo guardo, cercando di capire cosa intende dire. – Dobbiamo avvertire gli dei, sta per succedere anche qualcos'altro. Dobbiamo difendere l'Olimpo. Crono ha progettato un altro attacco. –

– È vero. – dice Jake allungandosi sul tavolo nella sua direzione. – Ma voi avete affondato la sua nave. –

Un pensiero si fa strada nella mia testa: e se il vero pericolo fosse un altro? Se la ‘Principessa Andromeda’ fosse stata solo un diversivo?
Non dico nulla, non in presenza di Silena. Fare queste insinuazioni sarebbe come dirle “ehi, ma lo sai che il tuo ragazzo è morto per nulla?”

– Forse hai ragione. – concorda Percy, anche se non mi sembra molto convinto.

– Bene. – esclama Chirone, come folgorato. – Credo che per una sera sola sia abbastanza. –

Con un gesto della mano infrange la nuvola di vapore. Le immagini di Tifone scompaiono.

I ragazzi si alzano ed escono dalla stanza, alcuni visibilmente shoccati, altri con un po' più di contegno.

Il consiglio di guerra è aggiornato, ma io ho ancora una miriade di cose a cui pensare.

“Sarà una lunga serata.”
 




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* "vittoria", in greco.

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 HI GUYS!
 
Allora, mi scuso veramente veramente veramente tanto per il ritardo madornale con cui ho postato il capitolo, so che nessuna scusa è grande abbastanza per farmi perdonare, però questo è stato veramente un periodo schifoso … Tra la scuola, la malattia e la morte di una mia amica questo è stato veramente un periodo no, con la N maiuscola … Spero però di riuscire a farmi perdonare con questo capitolo! È il primo, quindi non sono entrata subito nel mezzo dell'azione e non ho neanche raccontato molto … Spero che sia lo stesso di vostro gradimento … E, per favore, so che noi scrittori siamo ripetitivi in questo, però mi farebbe veramente piacere se mi lasciaste una recensione, anche piccola piccola, anche solo per dirmi se vi è piaciuto questo capitolo! (:



Un bacio,
 Marta❤



P.S. ci tengo a precisare che, sia in questo che nei prossimi capitoli, ci sono delle scene/ dialoghi che ho ripreso direttamente dal libro, non in modo testuale, ma modificando lo stile, in modo da seguire meglio la trama originale del libro, “Lo Scontro Finale”.

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