Il ritorno degli eroi.

di Meme__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


Capitolo 1


Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto, ucciso dal rimbalzo della sua stessa maledizione, e Harry fissava, con due bacchette in mano, il guscio vuoto del suo nemico. Un vibrante secondo di silenzio, lo stupore sospeso, poi il tumulto esplose attorno a Harry, le urla, l'esultanza e i ruggiti dei presenti lacerarono l'a0ria. L'ardente sole nuovo incendiò le finestre mentre tutti avanzavano verso di lui, e i primi a raggiungerlo furono Ron e Hermione, le loro braccia ad avvolgerlo, le loro urla incomprensibili ad assordarlo. Poi Ginny, Neville e Luna, e poi gli altri Weasley e Hagrid, e Kingsley e la McGranitt e Vitious e la Sprite; Harry non riusciva a capire una parola di quello che stavano urlando, né quali mani lo afferravano, lo tiravano, cercavano di abbracciarlo: erano in centinaia a premere contro di lui, tutti decisi a toccare il Ragazzo Che È Sopravvissuto, la ragione per cui era davvero finita... Il sole sorgeva su Hogwarts e la Sala Grande ardeva di vita e di luce. 
Spostarono il corpo di Voldemort in un'aula accanto alla Sala Grande, lontano dai corpi di Fred, Tonks, Lupin, Colin Canon e degli altri cinquanta che erano morti lottando contro di lui.
Harry stava inginocchiato accanto all'ultimo Malandrino, quando questi tossì alzandosi. Gli occhi del ragazzo si sgranarono tanto che una voce familiare disse: «Harry, attento! Perderai gli occhi così!» 
«Fred!» urlò Ginny saltandogli al collo, molto simile ai movimenti di Harry che stava abbracciando Remus. 
«Ma, se voi siete svegli, allora anche...» Lanciò uno sguardo all'uomo che aveva gli occhi sgranati come i suoi e si smaterializzò.
La terra della tomba dei suoi genitori era ammucchiata ai lati e due figure erano sedute sul fondo.
Con la bacchetta Harry aveva tolto la terra dai loro vestiti e rimosso gli incantesimi che erano stati apposti ai loro corpi per evitare che si deteriorassero con gli anni. 
«Mamma... Papà...» James e Lily Potter avevano guardato a lungo quel ragazzo prima che quest'ultima, con un singhiozzo, lo abbracciasse.
«È tutto... finito?» gli chiese tra una lacrima e l'altra.
«Sì, è finita. È tutto finito» mormorò lui, piangendo sulla spalla della donna.
«Harry...» mormorò l'uomo così simile al ragazzo quando le lacrime furono finite. «... figlio mio!» e lo abbracciò stretto per poco, prima di staccarsi con gli occhi lucidi e tirando su con il naso. «Gli uomini non piangono!» borbottò.
«I padri che non vedono i figli da anni, sì, Potter!» lo rimproverò Lily. «Non iniziare di già!»
Harry sorrise, felice come non era mai stato. Felice di aver riavuto la sua famiglia. Non una adottiva, nè una per caso. La sua. Sua madre e suo padre.
«Ci racconterai tutto, Harry?» chiese Lily. Ancora non riusciva a pensare a lei come sua madre.
«Prima non vorreste... non so... Farvi una doccia? Cambiarvi?» fece Harry, con la speranza di recuperare abbastanza tempo per organizzare le idee.
«Sì, Evans, non vorrai essere ricoperta di terra ancora per molto, spero. Potremmo fare una doccia!» propose James con tono suadente.
«Papà!» «James!» Due voce molto simili con un tono inorridito ripresero l'uomo, prima che Lily e Harry si guardassero negli occhi, soltanto per incontrare uno specchio, prima di scoppiare a ridere.
James si grattò la nuca, sorridendo allo spettacolo.
«L'ultima volta che ho visto questo marmocchio dormiva quattordici ore al giorno.... Scusatemi se mi è difficile!» dichiarò un tono lamentoso, aggiungendo una linguaccia.
«Forza, James Potter, a casa a fare una doccia!» ordinò Lily.
«Insieme?»
«Da solo! E fredda!»
Detto ciò, tutti e tre si avviarono a quella piccola casa poco fuori città dove Harry era stato poco tempo prima.
James fischiò. «Siamo famosi!»
Lily rise. «Sì, sì... Casanova, fila dentro!» James corse dentro e iniziò ad accendere tutte le luci. Voleva che la casa si riprendesse come si erano ripresi loro.
Harry si incamminò al fianco di sua madre attraverso quel giardino mentre la casa si illuminava pian piano.
«Vuoi una tazza di the, tesoro?» chiese dolcemente Lily, entrando in casa e avviandosi in una stanza a sinistra.
«Sì, grazie.»
La donna mise l'acqua sul fuoco e preparò gli infusori mentre il ragazzo si sedeva.
La stanza, di un colore chiaro, simile al rosa, aveva un'intera parete occupata da una grande cucina di legno scuro che ben si intonava al tavolo di legno scuro che troneggiava al centro della stanza con sei sedie attorno.
«Come ti senti, Harry?»
Harry ci pensò. «Strano.»
«Strano?»
«Già. Sai, oramai mi ero messo il cuore in pace, per quanto potessi. Mi ero accontentato all'idea di non potervi conoscere. Vi ho sempre immaginato, ho sempre immaginato come sarebbe stata la vita con voi. Ora è strano vedervi muovere e sapere che sta succedendo. Che non mi sveglierò  o che zio Vernon non busserà al sottoscala perché mi sono attardato a letto.»
«Vernon, cosa? Oh, vecchio magofobico me la pagherà!» borbottò con sguardo truce. «Ma in realtà so come ti senti. L'ultima immagine che ho di te è un piccolo bambino che riesce a malapena a mantenersi in piedi in una culla. Mi sveglio e mi trovo un uomo...» La sua voce si spezzò.
«Consolati, il peggio è passato» sdrammatizzò Harry.
Lily fece un mezzo sorriso. Spense il fuoco e mise il tè in infusione mentre James scendeva le scale. 
Si sedette di fronte al figlio e lo spronò a parlare.
Harry sospirò e raccolse le idee. Sospirò ancora e un fiume di parole fluirono dalla sua bocca. Parlò della loro ultima notte, dell'atto coraggioso di sua mamma, mostrò loro la cicatrice. Parlò dei Dursley, sorvolando sul loro comportamento quando vide i pugni di James stringersi. Parlò di Hagrid e della sua prima torta di compleanno. Parlò della sua prima volta a Diagon Alley e di come fosse stato prendere l'Espresso per Hogwarts con Ron e parlò di Hermione. Parlò della sua prima sera a scuola e del Cappello Parlante. Parlò dei Grifondoro e di come fosse entrato nella squadra di Quidditch, non notando gli occhi orgogliosi del padre. Parlò di come avesse combattuto Voldemort/Raptor. Parlò della prima Coppa delle Case.
Durante il suo racconto Lily aveva posato sul tavolo le tazze del the, insieme allo zucchero, il latte e il limone. Ne afferrò una tazza e ne bevve un sorso, subito imitato dagli altri due.
Poi riprese a parlare. «Il tuo atto» e guardò con orgoglio la donna «uccise il suo corpo ma non la sua anima. La paura della morte, prima ancora, l'aveva portato a dividere questa in diverse parti. Durante il secondo anno, la camera dei segreti venne aperta.» E riprese a raccontare delle loro avventure coraggiose facendo rabbrividire la donna e inorgoglire l'uomo. Raccontò dell'incontro con Tom Riddle. E della seconda coppa delle Case. Raccontò dell'amicizia con Remus Lupin e del suo grande aiuto come insegnante e come amico. Raccontò loro di Sirius Black, con un sorriso amaro e nostalgico tremendamente simile a quello di James. Raccontò del terzo anno e del Torneo Tremaghi. Dell'odiosa Rita Skeeter. Dell'amicizia con Cedric e Malocchio Moody. Continuò a parlare fino a che il the non si raffreddò e anche dopo, fino ad arrivare alla battaglia finale. «Stanotte la magia di Voldemort è scomparsa con lui» concluse alzando gli occhi sulle figure dei suoi genitori. Gli sembrava così strano poter finalmente parlare dei suoi guai con delle figure che non fossero surrogati. Ne aveva parlato sommariamente con Sirius, trovandovi un amico-confidente, con i suoi amici, con Remus e un po' con tutte quelle persone che gli avevano ispirato fiducia... Mai trovando l'appoggio, il sostegno, l'orgoglio e il poco velato rimprovero che, ora capiva, avrebbe trovato sempre e solo negli occhi di chi l'aveva dato alla vita.
«Com è potuto accadere?» chiese James. «Insomma, è strano! Non che mi dispiaccia...»
«Non è proprio strano... Il nucleo magico di un mago rimane vivo anche dopo che il cuore di questi smette di battere. La magia usata aveva un intento così malvagio che il nucleo magico di quelli colpiti dalle anime corrotte, una volta scomparsa la spinta che la teneva pressata su di esso, l'ha espulsa.» L'uomo annuì in segno di comprensione.
«Quindi anche i Mangiamorte sono morti?» chiese Lily con tono basso.
«Non tutti...» mormorò Harry. «E allo stato attuale delle cose non so dirti chi è sopravvissuto con sicurezza.»
«Severus?»
«Quando ho lasciato Hogwarts era morto. Mi ha protetto in tutti queti anni, ci teneva a te» mormorò con una note malinconica.
In fondo, era stato uno degli uomini più coraggiosi che Harry avesse mai conosciuto.
Lily singhiozzò. «Io...» James la fece sedere sulle sue ginocchia. «Anche io ci tengo a lui.»
«Peccato che lui non volesse bene a me!» Lily gli rivolse un'occhiata curiosa tra le lacrime. «"Sei identico a tuo padre, Potter!"» mormorò imitando malamente la voce dell'insegnante.
«Mocciosus!» sibilò James. La stanza si riempì delle risate.
Harry si alzò e abbracciò sua madre.
«Scusa.» mormorò soffocato dal maglioncino sporco della donna.
«Ehy, Evans, non rammollirmi il figlio!» L'attimo di tristezza svanì com'era arrivato e si ritrovarono a ridere di nuovo sul divano del soggiorno.
«E i Malandrini, Harry?»
«Codaliscia è morto, Lunastorta è a Hogwarts...»
«.. E Felpato?»
«Lui... Non lo so... Eravamo al Ministero... è colpa mia... è finito oltre il velo... Pe-per colpa mia» singhiozzò il ragazzo.
«Harry, è il tuo padrino,» mormorò James stringendogli la mano. «è normale che l'abbia fatto! Io l'avrei fatto per lui! E l'avrei ucciso se non ti avesse protetto.» Un sorriso di triste speranza apparì sul suo volto. «Non è possibile che...» Prima che l'uomo terminasse dei colpi secchi risuonarono alla porta.
Harry si alzò e si avviò alla porta con James.
«Chi è?» chiese James.
«ALOHOMORA!» e la porta si spalancò. I volti stravolti di Sirius e Remus guardarono un attimo Harry prima di notare James Potter dietro di lui.
«Ramoso!» esclamarono fiondandosi su di lui. Il ragazzo corvino perse l'equilibrio e si ritrovarono a terra tra le risate.
«Ragazzi, non siete migliorati affatto con gli anni, vedo!» li rimproverò una voce.
«Evans!» Sirius si alzò da James per abbracciarla. Poi la strinse tra le braccia e la fece girare scatenando anche la risata della donna.
«Felpato, molla mia moglie!» Tutti risero mentre gli occhi di Harry iniziarono a intorbidirsi, vittime incolpevole dei suoi sentimenti.
«Ehy!» mormorò Remus alzandosi e abbracciando il suo ex-studente. Harry si accucciò tra le braccia dell'uomo pianse tutta la sua felicità. 
Almeno finché suo padre decise che aveva pianto abbastanza. Lo trascinò di nuovo in soggiorno e mandò via la moglie con un: «Tu devi cambiarti e noi dobbiamo fare dei discorsi da maschi, donna!»
«Bene, figliolo,» continuò «parliamo di cose serie... Come va a scuola?»
Harry gli lanciò un'occhiata insicura. «... bene?» mormorò.
«È il miglior Cercatore che Grifondoro abbia mai avuto!» iniziò Remus con orgoglio. «E il più giovane dell'ultimo secolo!»
«E il più bello!» aggiunse Sirius ridendo.
«Ehy!» brontolò James, facendo ridere tutti e tre.
«Non ha tutti i torti, tesoro.» lo rabbonì Lily dal piano di sopra. «Abbiamo fatto proprio un buon lavoro!»
«Amore, tutte le volte ho fatto un buon lavoro...» fece James con voce suadente.
«Oh, ti prego!» fece Harry disgustato scatenando l'ennesima risata della combriccola.
«Ora torna alle tue cose e non disturbare più!» esclamò James diretto alla moglie.
Sembrava una normale domenica sera a casa con degli amici di famiglia. Harry sperò ardentemente che il suo futuro sarebbe stato costellato da eventi simili.
«E con le ragazze come va?» gli chiese suo padre. Ecco, magari nelle ripetizioni avrebbe preferito evitare quelle domande imbarazzanti.
«Oh, ehm...» Harry arrossì. «sai, quando hai un mago oscuro pazzo dietro l'angolo che vuole ucciderti e hai passato un anno vagabondando in luoghi impervi nella speranza di evitarlo non hai tanto tempo per uscite romantiche, passeggiate mano nella mano o semplici chiacchierate.» Alla smorfia del padre aggiunse: «Ammetto di aver avuto una cerchia sociale abbastanza... scelta
«Quindi non hai mai avuto una ragazza?» fece James incredulo.
«Non ho detto questo...» La curiosità si riversò nella camera e sommerse Harry fin quando non strepitò «Ne ho avute un paio... forse! Va bene?»
Gli uomini si lanciarono delle occhiate. «Be', e allora?»
«Allora cosa?» chiese il ragazzo confuso.
«Vogliamo dettagli!» esclamò Sirius.
Harry fece una faccia scioccata. «Del tipo?»
«Potremmo iniziare con i nomi...» propose James.
«Be'... prima c'è stata Cho... Cho Chang, una tassorosso.»
«E com è stata?» chiese Remus.
«Tragica!» esclamò Harry. «Avevo... Voldemort aveva ucciso il suo ex. Per colpa mia. Non faceva che piangere.»
«Non è stato per colpa tua, Harry.» lo confortò Lunastorta.
Harry finse di crederci, annuendo.
«E poi?» chiese ancora più curioso James.
«Ecco... Ginny Weasley.» Ormai Harry era color pomodoro tendente al prugna.
Remus sussultò sgranando gli occhi. «Davvero? Hai capito Potter junior... mica scemo!»
«La rossa?» chiese Sirius ridacchiando. Harry annuì a testa bassa guadagnandosi un pugno sulla spalla dall'uomo.
«Allora è carina?» chiese il padre.
Harry annuì ancora. «Ma ora non stiamo più insieme...»
«Oh, e perché?» chiese Lily entrando nella stanza e accomodandosi accanto al figlio.
«Perché lei non poteva rischiare... non doveva» rispose scrollando le spalle.
Lily gli rivolse uno sguardo orgoglioso.
Harry sentiva la mancanza di qualcuno e osservando Remus si accorse di chi fosse: «Remus! Dov'è Tonks?»
«È rimasta in infermeria con Teddy.»
«Il mio figlioccio sta bene, vero?» chiese Harry leggermente preoccupato.
«Certo!» Sorrise Lunastorta con un sorriso simile a quello di James quando guardava Harry.
«Figlioccio? Ma che...» Un pop segnalò l'arrivo di qualcuno in giardino.
«Miseriaccia!» Harry rise e si alzò. Fece segnò agli altri di non muoversi mentre si avviava alla porta.
«Harry!» Hermione lo strinse tra le braccia e poi gli lasciò uno schiaffo sulla nuca. «Sei scampato a un mago oscuro, non sfuggirai alla mia ira la prossima volta che oserai fuggire così!»
Harry tornò ad abbracciarla. «Dai, 'Mione, non fare così! Tanto hai già capito perché sono qui, vero?» La ragazza annuì.
Il moro allora si rivolse all'amico con un sorriso così radioso che nessuno ebbe dubbi.
«Amico, correre da te mi ha risparmiato una visita dalla bacchetta di mia madre per avere un taglio alla moda!» Ed era vero! I suoi capelli, lunghi dopo i mesi passati in latitanza, avevano un taglio netto sul lato destro della testa. Harry gli lasciò una pacca sulla spalla prima di stringergli una mano emozionato. Afferrò anche quella di Hermione e li trascinò in casa, portandoli in soggiorno.
Si bloccò al centro di esso, davanti al divano.
«Mamma, papà, loro sono i miei migliori amici: Hermione Jean Granger, prefetto e caposcuola Grifondoro e migliore studentessa del mio anno, e Ronald Bilius Weasley, prefetto e portiere Grifondoro e mio primo amico.» Li presentò indicandoli. «Ron, 'Mione, loro sono James e Lily Potter... i miei genitori.» concluse con una nota di orgoglio ben udibile nella voce.
James si alzò per andare a stringere la mano del rosso. Poi portò la mano di Hermione alle labbra, facendola arrossire. Lily, invece, riuscì a far arrossire Ron, abbracciandolo con quelle dolci strette da mamma così simili ma così diverse da quelle della Signora Weasley. Strinse anche Hermione  mormorando: «Grazie per averlo aiutato.»
«Amico, non posso negare di essere lusingato... ma la cosa è leggermente inquietante.» Tutti risero dell'uscita di Ron.
Harry si sedette sul divano, Trasfigurandolo per farci entrare anche Ron e Hermione, la quale si strinse nel caldo abbraccio del moro. Non era mai stata una di quelle ragazza alla ricerca costante di dimostrazioni d'affetto, ma la guerra aveva provato anche lei. Vedere il suo migliore amico steso ai piedi di una schiera di Mangiamorte, con l'espressione addolorata e il corpo sotto i piedi di quell'uomo l'aveva scioccata. L'aveva perso e in quei minuti aveva pensato a quante occasioni aveva perso in cui avrebbe potuto dimorstrargli il suo affetto, avrebbe potuto coccolarlo e abbracciarlo come solo un'amica saprebbe fare. Aveva deciso, nello stesso momento in cui aveva visto Harry in piedi, che sarebbe migliorata e gli avrebbe dimostrato il suo affetto in tutti i modi possibili. A Harry non dispiacevano quelle coccole, soprattutto in quel momento in cui si sentiva instabile emotivamente e desideroso di un appoggio. Affondo il capo nella criniera di morbidi capelli ricci della ragazza e la strinse ancora un po'.
«Non ha tutti i torti...» borbottò Lunastorta.
Uno stomaco brontolò, scatenando l'ennesima risata e facendo imbarazzare Sirius.
«Posso usare il camino, signora Potter?» chiese Hermione. Harry la guardò interrogativo.
«Chiedo alla signora Weasley di aggiungere qualche posto a tavola!» spiegò sorridendo.
«Certo, Hermione, ma ti prego, chiamami Lily.» propose la donna offrendole un piccolo vaso blu con delle decorazioni in oro.
Hermione cercò Molly a Casa Weasley, a Grimmauld Place e infine la trovò nell'Infermeria di Hogwarts. Accennò a tre ospiti reduci da quella guerra rimanendo vaga sui nomi. La signora, che aveva visto il figlio Fred abbandonare la Signora Nera, capì di che tipo di reduci si trattasse, anche se non intuì chi fossero. 
«Venite dal camino nell'ufficio del preside, mangeremo tutti in Sala Grande. Oramai Hogwarts è tornata al suo splendore e tutti coloro che hanno combattuto dalla nostra parte saranno qui. Qualche ospite in più non farà che piacere agli elfi. A proposito, avvisa Harry: Dobby è qui a lavorare!» concluse con un sorriso.
Harry, sentita la notizia, urlò: «Dobby!»
«Signor Harry Potter chiamato Dobby, signore!» esclamò l'elfo comparendo nel soggiorno.
«Dobby, vieni qui.» chiese Harry inginocchiandosi sul pavimento. Quando l'elfo si avvicinò Harry lo abbracciò. Dobby, dopo qualche attimo di confusione, scoppiò in un pianto disperato, facendo cadere una delle sciarpe che il ragazzo gli aveva avvolto attorno al corpo quel fatidico giorno. «Grazie, Dobby. Harry Potter ti sarà sempre debitore.»
«S-S-Signore Harry Potter troppo gentile, signore, troppo buono. Troppissimo buonissimo.» Harry gli porse un fazzoletto per asciugarsi gli occhi. «Tutti i signori ospiti a Hogwarts, signor Potter signore?»
«Sì, Dobby, saremo tutti a Hogwarts.» mormorò Harry emozionato.
L'elfo si soffiò il naso rumorosamente. «Dobby prepara grande cena, signore Potter signore. Signore Harry Potter merita tutto, signore!» e con un crack! si smaterializzò, probabilmente diretto alle cucine.
Hermione, nel frattempo, aveva mormorato a Lily e James delle spiegazioni a quello strano gesto di Harry. Lo guardarono con uno strano sguardo fiero e orgoglioso, prima che il ragazzo decidesse che potevano avviarsi: avrebbe destato decisamente tanto scalpore, meglio prima che dopo!
«Su, reduci senza combattere, andiamo a Hogwarts!» esclamò Harry, afferrando la madre e il padre per mano. Entrato nel camino urlò: «Ufficio del Preside di Hogwarts!» e scomparve in una nube verde.
Gli altri lo seguirono a breve distanza.
La guerra, ormai, era un pensiero lontano.



Salve! Iniziamo una nuova avventura!
Non vi faccio promesse, solo un augurio:
Felice anno nuovo!
A presto, Memè!
_Spendi 0,02% del tuo tempo a scrivere una recensione, renderai felice uno scrittore!


 

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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


Capitolo 2
La Signora Weasley saltò al collo di Harry, stritolandolo in uno dei suoi abbracci caldi e soffocanti prima di accorgersi dei suoi accompagnatori, entrati in infermeria dopo di lui.
Nella piccola porzione di stanza occupata dagli amici di Harry tutti erano pietrificati. Gli unici a muoversi erano Sirius e Remus che, paonazzi in volto, cercavano di trattenere le risate.
In effetti, la famiglia Weasley e Nimphadora Tonks senza parole erano uno spettacolo irripetibile.
«Buonasera Signori Weasley. Amici, ho l'onore di presentarvi i miei genitori, James e Lily Potter!» Il sorriso smagliante di Harry era la migliore rappresentazione di felicità mai fatta dal ragazzo. «Mamma, papà, loro sono i genitori di Ron.» 
Lily guardò la donna così diversa da lei e, stupendo quasi tutti, la abbracciò forte: «Grazie per esserci stata.»
Quasi tutti poiché i Malandrini conoscevano Lily e la sua dolcezza infinita.
«Mamma, allora lei è la signora Molly Weasley, il signor Arthur Weasley,» mormorò prendendo ad indicare le statue di sale che ingombravano lo spazio attorno a loro. «Fred, George, Charlie, Billy e Ginny Weasley.» All'ultimo nome James sogghignò dando una pacca sulla spalla al figlio. Questi tornò ad arrossire.
«Teddy, piccolo!» esclamò Harry, togliendo il bambino dalle braccia della nonna.
«Ragazzi, credo sia arrivato il mio turno di presentarvi qualcuno di importante:» iniziò Remus. «lei è mia moglie, Nimphadora Tonks, cugina di Sirius. Lei è mia suocera, Andromeda Black in Tonks. E lui è mio figlio, Ted Remus Lupin.»
Il bambino sorrise, i suoi capelli diventarono verdi mostrando la sua curiosità: allungò la manina verso i capelli di Harry, afferrandoli e tirandoglieli. Il ragazzo fece una serie di smorfie mirate al divertimento del bambino. Riuscì nel suo intento e la risata infantile si sparse per la stanza, facendo sciogliere i ragazzi.
«Amico!» esclamarono Fred e George abbracciandolo e dandogli poderose pacche sulle spalle, attenti a non sbatacchiare il bambino.
James e Sirius erano rimasti leggermente interdetti. Il primo scioccato guardava ora l'amico, ora il bambino, come alla ricerca di un'illuminazione. L'altro, dopo qualche attimo di confusione, divenne sinceramente felice.
Lily nel frattempo si era avvicinata al letto di Tonks. «Dora, posso chiamarti così? Sì, mi piace! Dora, tanto hai sicuramente tanta pazienza per poter sopportare Lunastorta, vuoi essere mia amica, vero? Dobbiamo consigliarci su come trattare quei Malandrini!» Sicuramente batteva Hermione con la sua lingua veloce.
La donna rimase sconvolta. «Io? Amica di Lily Potter?» sussurrò come se stesse sognando, dimenticando persino l'odio per quel nomignolo.
«Evans!» esclamò quella. «Lily Evans in Potter. Ma tu chiamami solo Lily.» continuò sorridendo.
I capelli di Tonks si colorarono di una tinta pallida, un verde pastello.
«Sembra che l'ultimo spirito libero sia rimasto io...» mormorò assorto Sirius, sotto lo sguardo orgoglioso di Remus.
Lily pretese Teddy per coccolarlo.
Ad un certo punto, mentre le donne si scambiavano chiacchiere e gli uomini si facevano raccontare aneddoti dai Malandrini, Madama Chips si avvicinò per invitare tutti ad uscire. «Ragazzi, per favore, potete recarvi in Sala Gran...» Sconvolta osservò Lily e James Potter. Guardò Harry con occhi lucidi e gli sorrise. «Andate a cena.» Continuando a sorridere se ne andò nel suo ufficio.
«Sto morendo di fame!» esclamò Ron, facendo scoppiare a ridere la combriccola. Sirius, dando man forte al ragazzo, spinse tutti fuori e insieme si avviarono in Sala Grande. 
La famiglia Weasley con Hermione era all'inizio del gruppo, seguiti dalla famiglia Lupin e dai Potter. Quando gli ultimi tre varcarono la soglia, l'intera Sala si immobilizzò. Con calma il gruppo prese posto al tavolo dei Grifondoro, per la gioia del resto della casata. I tavoli erano occupati da gruppetti di persone, ma c'erano tutti i ragazzi di Hogwarts. Per la gioia di Harry, Cedric Diggory era seduto tra i Tassorosso e gli alzò una mano per salutarlo. Lui ricambiò, dando un'occhiata al tavolo degli insegnanti. Minerva McGranitt, Madama Pince e Madama Chips parlottavano tra loro al centro della tavolata, Vitious, Sprite, Cooman invece osservavano la scena con espressioni felici. Piton era imbambolato ad osservare la famiglia Potter. Lily stringendo un braccio a James si alzò. Questi annuì e lei corse tra le braccia di Severus che l'abbracciò con un sorriso. 
Ron rimase sconvolto: «Piton ride?» Allungò un calcio a Neville che, tra i suoi genitori, gli rivolse un'occhiata confusa. «Guarda lì!»
Neville restò un attimo basito prima di iniziare a ridere di cuore. «È un giorno felice, Ron. Merita anche lui di sorridere!» esclamò.
Lily e Severus non parlarono, semplicemente si guardarono negli occhi e si staccarono. La donna tornò a sedersi accanto al marito, sorridendogli. James le mise possessivamente una mano sul fianco, stringendole la vita mentre faceva una linguaccia a Piton. L'uomo lo guardò ma poi sorrise, ricambiando con un'occhiolino.
Harry e Neville scoppiarono a ridere della faccia sconvolta di Ron.
Mentre tutti chiacchieravano amabilmente, Harry si scusò: «Prima di cena, devo fare una cosa. Scusatemi.» Si alzò e si avviò al tavolo dei Serpeverde. Pochi erano seduti lì, la maggior parte erano i ragazzi che si erano schierati contro le loro famiglie nella battaglia. Alcune famiglie Purosangue che avevano cambiato fazione o erano state neutrali spiccavano tra questi.
Harry puntò dritto verso i Malfoy. «Signora Malfoy,» chiamò, ottenendo oltre l'attenzione della famiglia, quella dell'intera Sala. «vorrei ringraziarla. Grazie a lei ora sono qui a festeggiare con la mia famiglia.»
La donna gli rivolse uno sguardo indecifrabile, seguito da un ampio sorriso. Si alzò dalla panca e gli diede un buffetto sulla guancia. «Se non fosse per te, ragazzo, non avrei trovato più il mio amato Draco. Anche io devo ringraziarti. E anche mio marito, vero Lucius?»
«Sì,» borbottò l'uomo. «grazie, Potter.»
Harry fece un cenno con il capo, riservando la sua attenzione al ragazzo, ora. «Devo ringraziare soprattutto te, Draco. Grazie per avermi salvato in quella stanza.» Questi, che prima cercava di distogliere l'attenzione da lui, si alzò di scattò e lo fronteggiò. Harry si aspettava una rissa e stava per tirarsi indietro, quando il ragazzo lo abbracciò, facendo trattenere il fiato a tutti.
Il moro dopo l'attimo di sorpresa ricambiò con l'affetto sincero e la gratitudine che meritava. In quegli anni aveva soffocato con la collera quei sentimenti positivi che provava per il ragazzo. Era il momento di cambiare.
«Ci siamo salvati a vicenda, Harry. Spero» e affondò il volto tra il collo e la spalla del ragazzo, facendo in modo che solo questi sentisse. «che potremmo diventare amici, finalmente.»
Harry gli diede una pacca sulla spalla e si scostò dall'abbraccio. Draco, allora, gli porse la mano. Un flashback si propose agli occhi di entrambi, ma a differenza della prima volta, Harry sorrise e gliela strinse. 
«Ci vediamo in giro, Mal- Draco!» esclamò tornando al suo posto.
Emozioni contrastanti erano alla sua tavolata, ma gli occhi fieri ed orgogliosi di sua madre lo riempirono di gioia a tal punto da ignorare gli altri.
Minerva McGranitt fece tintinnare una forchetta sul bicchiere per attirare l'attenzione: «Buonasera. Vogliate perdonarmi se rubo ancora qualche attimo ma mi sento in dovere di fare dei ringranziamenti. Diciotto anni fa, il trentuno ottobre brindavamo ad "Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto". Avremmo dovuto brindare anche a tante altre persone, che per miracolo, mi permetto di dire, ci onorano della loro presenza stasera. Oggi, dopo la Seconda battaglia di Hogwarts, brindiamo a tutti quelli che ci hanno salvato: all'Ordine della Fenice e agli Auror, ad Arthur, Molly, Bill, Charlie, Percy, Fred, George e Ginevra Weasley, a Remus e Nimphadora Lupin, a Sirius Black, a Frank ed Alice Paciock, a Lucius e Narcissa Malfoy, a Rubeus Hagrid, a tutti gli studenti che hanno combattuto oggi, Draco Malfoy, Neville Paciock e Luna Lovegood, agli insegnanti, ai fantasmi e alle armature del castello, agli abitanti della Foresta Nera, a Lily e James Potter, bentornati!, a Hermione Granger e Ronald Weasley e a Harry Potter, Salvatore del Mondo Magico.» I calici si alzarono, Harry incrociò un paio di schegge d'argento e fece un cenno col capo nella direzione del nuovo amico. In quell'attimo, i momenti passati venivano cacciati da Hogwarts. «Questa scuola ha visto succedersi secoli di Magia. Ha visto combattersi molte guerre. E, fortunatamente, vedrà, il prossimo anno, tutti coloro che hanno combattuta quest'ultima tornare a studiare per raggiungere gli scopi che la paura avevano cancellato. Ho terminato, tranquillo signor Weasley.» mormorò facendo scoppiare a ridere tutti e imbarazzando Ron. Appena questo terminò, la preside disse: «Buon appetito!» E tutti si fiondarono sui piatti magicamente riempiti da pochi attimi.
«Avevo dimenticato quanto cucinassero bene gli elfi!» esclamò James, una volta finito il suo arrosto. 
«Respira, amore, e mastica bene. Avrai problemi ad arrivare al dolce, altrimenti.»
Nessun piatto restava vuoto per più di qualche secondo, anche se Harry mangiò poco, estremamente eccitato all'idea di essere lì a cena con i suoi genitori. Neville, dall'altro lato del tavolo, doveva avere la stessa cosa, perché continuava a guardare estasiato i suoi genitori parlare e mangiare senza degnare di un'occhiata il suo piatto.
Una volta finita la cena, la preside riprese la parola: «Noi professori ci organizzeremo per poter riprendere le lezioni.» Alcune urla di giubilio si alzarono, accompagnati da molti altri fischi e sbuffi. «Hogwarts è la casa di tutti, restate quanto volete, gli studenti possono tornare a casa o restare ad aiutare per ricostruire la scuola. Vi auguro una buona serata!» concluse, sedendosi di nuovo.
Al tavolo iniziarono le chiacchierate. James, Sirius e Remus parlavano di vecchi aneddoti, supportati da Lily. I ragazzi ridevano a crepapelle. Alla combriccola si unì anche Severus Piton, che ormai riusciva a ridere delle loro vecchie discussioni. 
«Draco! Signori Malfoy!» chiamò Harry. «Unitevi a noi!»
Draco lo fissò basito, come tutti i compagni Grifondoro, prima di fare un sorriso luminoso e chiedere il permesso ai genitori. Narcissa annuì, alzandosi anche lei ma dirigendosi con il marito verso la porta d'entrata dopo aver abbracciato il figlio. 
Draco si sedette accanto a Harry. «I miei ringraziano ma credo abbiano bisogno di riprendersi un po' prima di tornare nella civiltà.»
Il gruppo riprese a chiacchierare e a ridere fino a notte fonda, quando oramai erano rimasti solo loro in Sala Grande e gli occhi dei ragazzi si chiudevano per la stanchezza.
«Professoressa...» sussurrò Lily richiamando l'attenzione della McGranitt. «non c'è un posto dove metterli? Non credo che la smaterializzazione sia adatta, al momento.»
La preside sorrise. «Seguitemi.»
James prese tra le braccia Harry mentre Severus, Sirius, Remus e Arthur facevano galleggiare nell'aria Draco, Hermione, Ron, Ginny, Fred e George. La signora Weasley salutò, ritirandosi con gli altri figli in casa propria.
Arrivarono al settimo piano e dopo aver fatto apparire la porta camminandoci davanti, la McGranitt fece entrare il gruppo. Una stanza circolare con le pareti gialline e il pavimento in legno scuro accoglieva sette letti con le lenzuola color panna. Vi posarono i ragazzi e successivamente uscirono. 
Solo Lily e James si attardarono accanto al proprio figlio. La donna si sedette sul bordo del materasso e gli scostò la frangia lunga dalla fronte, portandogliela dietro l'orecchio. Gli baciò la fronte mormorando delle dolci parole che si persero nel respiro caldo del giovane. James la scosse un po' e lei di alzò annuendo.
«Torniamo a casa, piccola.» Uscirono dalla stanza e con gli altri si avviarono nell'Ufficio della Preside.
«Torniamo domani...» iniziò Lily.
«Ovviamente! Altrimenti chi ferma quelle pesti?» lo interruppe la McGranitt. Il gruppo rise e iniziarono ad entrare nel camino. 
«Felpato, vieni da noi?» chiese James. 
«Posso, Evans?» fece con sguardo da cucciolo sperduto.
Lily rise, annuendo.
«Sev, vuoi venire anche tu?» propose all'amico. James e Sirius sbuffarono.
«In realtà...»
«So che a Spinner's End non è andata tanto bene, ultimamente... Dai, vieni, ignora i bambini!» fece con tono di rimprovero.
«Va... Va bene.» 
E Severus Piton sorrise. Andava tutto bene.


Grazie agli angeli che hanno recensito lo scorso capitolo: spero che questo capitolo vi piaccia.
Mi hanno fatto notare delle cose che vorrei precisare, per evitare fraintendimenti:
  • Dobby è morto con una pugnalata di Bellatrix che, mentre leggevo il libro nella mia immaginazione, è stata scagliata grazie all'uso della magia. Lo stesso pugnale era pregno di incantesimi oscuri.
  • Il piano superiore è distrutto dal lato destro, quando Harry e Hermione arrivano a Godric's Hollow. Non poteva essere riparato a causa della magia oscura. Come per gli uomini questa scompare anche dagli oggetti, quindi James, che aveva preceduto Lily ed Harry, ha potuto facilmente riparare l'esterno.
Detto ciò, Pace e amore.
Buona serata, Memè.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***


Capitolo tre.
 
«In piedi, dormiglioni!» La voce che riempiva la stanza era esaltata, esuberante ed affannata.
Harry scattò a sedere con gli occhi sbarrati, la mano corse immediatamente al cuscino per afferrare la bacchetta e si puntò verso la voce.
Il gemello sussultò. «Calmo, amico.» Sorrise. «La guerra è finita, Harry.»
Il ragazzo ci pensò su, poi si passò la mano libera sulla fronte. «Scusami, Fred.»
«Amico, sei così sconvolto da non riconoscerci, io sono Fred!» esclamò l'altro.
Harry li guardò entrambi e poi scoppiò a ridere. «Bel tentativo, George.» 
Ron ed Hermione dormivano abbracciati su di un letto alla destra dei gemelli. Accanto ad Harry, invece, un leggero ronfare gonfiava le coperte da cui spiccava una testa platinata.
Fece cenno ai gemelli di restare in silenzio vedendo comparire una porta. Entrò ed uscì pochi minuti dopo con un secchio pieno d'acqua gelata. Lanciò un incantesimo Muffliato per evitare di svegliare il nuovo amico.
«Ron, tesoro,» fece Fred con tono dolce. «alzati.»
«Altri cinque minuti, mamma!» brontolò il ragazzo, stringendo la ragazza a sè.
«Va bene.» Ron sorrise nel sonno per la sua vittoria. Sorriso che gelò immediatamente, diventando un urlo. 
Harry e i gemelli risero fino ad avere i crampi allo stomaco mentre la coppia sul letto si risvegliava. Si guardarono negli occhi e poi scoppiarono a ridere anche loro. Quando l'ilarità terminò, Hermione asciugò entrambi con un incantesimo e si rivolse all'amico: «Ridi ridi tu, ma ricorda: ride bene chi ride ultimo!» 
Harry le fece l'occhiolino e poi propose di andare alla ricerca dei genitori. Quando stava per uscire si accorse che il biondino stava ancora dormendo. 
«Avviatevi, io cerco di smuovere Malfoy.» Ron strinse le spalle e si avviò alla Sala Grande, con la speranza che ci fosse la colazione.
«Draco.» sussurrò Harry. Si era chinato accanto al letto ed era intento ad accarezzargli le spalle per svegliarlo dolcemente. Non doveva aver passato dei giorni migliori dei loro, quindi voleva dargli un po' di dolcezza, per quanto improbabile fosse. Il viso del ragazzo era tranquillo e pacifico nel sonno mentre gli sbuffi leggeri che raggiungevano il suo viso erano caldi e sapevano di menta. Era incredibile che il biondino anche dopo aver dormito avesse un sapore di menta. Magari poteva... 
«Draco!» alzò di poco la voce, mentre passò a sfiorargli i capelli. 
Il ragazzo gemette mentre le sue mani arrivarono al collo. 
«Harry!» mormorò afferrandogli le mani e intrecciandole con le sue. 
Dopo un attimo di confusione, Potter capì che stava ancora sognando. Interessante, pensò. Il biondino lo sognava? Cosa sognava?
«Draco...» continuò dolcemente passando a sfiorargli con i pollici le guance mentre le mani erano ancora impegnate con le sue.
Malfoy arrossì e aprì piano gli occhi, stiracchiandosi dolcemente. 
Aveva pensato che Malfoy fosse dolce? Scosse la testa, non riuscendo a smettere di pensare che fosse tenero con quello sguardo spaesato.
«Ehy,» sussurrò piano al suo viso. «ti ricordi quello che è successo ieri?»
Il ragazzo annuì, sorridendo e allungandogli una mano. Lo aiutò a tirarsi in piedi e lo sostenne quando gli cadde addosso. Draco fece un sorriso di scuse risposto da un cenno di Harry.
«Lì c'è un bagno, se vuoi qualcosa di particolare basta che lo desideri, io ti aspetto!» 
Malfoy si avviò insonnolito nella stanza indicatagli mentre l'altro si cambiava gli abiti sbrindellati e sporchi del giorno prima. 
Sul letto comparirono una camicia, un paio di pantaloni e un cambio di biancheria che permisero ad Harry di cambiarsi. Aveva appena infilato i pantaloni che Malfoy era uscito dal bagno già vestito e profumato.
«Mi dai un secondo?» chiese mentre chiudeva i polsini della camicia, passando poi ad infilare i bottoni nelle asole. Draco annuì e l'altro andò in bagno.
Uscì poco dopo, infilò gli occhiali e si avviarono alla porta.
Scesero in Sala Grande e si sedettero accanto agli amici. Stava bevendo un succo di zucca quando la grande porta fu varcata dal padre e dalla madre. Un sorriso radioso gli illuminò il volto quando si rese conto che non era stato un sogno. Si alzò, correndogli incontro. Abbracciò la madre e diede un pugno al padre, prima di tornare a sedersi. Li seguirono Piton e Sirius che si guardavano in cagnesco.
«Ragazzi, fate colazione e calmatevi, per Merlino!» esclamò James rivolto ai due mentre si sedeva.
Severus si sedette alla destra di Lily mentre Sirius prese posto alla sinistra di Ramoso e cominciarono a mangiare.
«Draco, ti piace il cioccolato?» chiese Harry adocchiando il piatto dell'altro. C'erano solo biscotti che inzuppava in un bicchiere di latte.
«Non molto.» ammise.
Harry sgranò gli occhi. «Assaggia questo, forza!» e gli ficcò un cucchiaio di cioccolato fuso alle nocciola tra le labbra.
Il biondo assaggiò lentamente, prima di scuotere il capo. «Non mi hai fatto cambiare idea!»
«Allora...»
«E non osare mai più fare una cosa simile, deficiente!» esclamò rifilandogli un'occhiata torva. Harry sorrise scusandosi.
«Ti va di provare questa?» provò con calma.
«Com è?» chiese diffidente l'altro.
«Al peperoncino. È buonissima e credo che rientri nei tuoi gusti.»
Draco aprì la bocca e Harry gli porse il cucchiaio. Gustò lentamente quella qualità di cioccolato ad occhi chiusi e alla fine li aprì con uno sguardo dolce ed estasiato.
«È davvero buonissima. Grazie, Harry.» Sorrise.
Il moro ricambiò e continuò a mangiare la sua colazione notando che l'altro aveva riempito una ciotola di cioccolato e vi stava inzuppando i biscotti dentro.
Lily, guardando di sottecchi i due, aveva sorriso.
Quando finirono di mangiare, i coniugi Malfoy e il resto della famiglia Weasley si unì a loro. Si avviarono dalla McGranitt per rendersi utili.
«Abbiamo bisogno di aiuto soprattutto all'esterno e sulle torri. Siete abbastanza per dividervi. Magari in coppie: organizzatevi voi!» propose la preside, elencando poi i luoghi dove c'era bisogno di aiuto e sparendo una volta finito.
James, Lily, Severus, Sirius, Fred e George andarono all'esterno; Ron, Hermione, Ginny, Narcissa e Lucius si diressero alle Torri; Draco e Harry puntarono ai sotterranei.
Arrivati trovarono uno spettacolo orribile: il muro che portava ai dormitori dei Serpeverde era completamente annientato, la Sala Comune era un ammasso di carbone e ceneri, il camino era stato sfondato, come se una mandria di rinoceronti ci fosse entrata correndo, le scale per i dormitori erano completamente nere. 
I ragazzi sfoderarono le bacchette. Iniziarono a lavorare: Draco sollevava i resti carbonizzati, Harry li inceneriva e li metteva nei sacchi. Il biondo, molto più bravo dell'altro in incantesimi, alzò anche la polvere e la cenere, così che in poche ore avevano ripulito la stanza e riempito ben dieci sacchi. Il pavimento annerito e le pareti bruciacchiate, gli arazzi strappati e i quadri vuoti gridavano aiuto.
Erano le undici. Decisero di portare i sacchi all'esterno, così da poter riportare la Sala Comune agli splendori di un tempo senza impicci.
Appena salirono notarono che altri studenti con i genitori si erano uniti a loro: i corvonero stavano aiutando nelle aule dei piani bassi, grifondoro e tassorosso davano una mano con le mura esterne del castello e con le serre, poche serpi sostavano all'attesa di nuovi ordini davanti alla preside.
Posarono i sacchi nell'atrio e tornarono in basso.
Comparsi nuovi sacchi iniziarono a pulire le scale del dormitorio femminile. 
I primi due scalini erano sfasciati, il terzo era spaccato al centro, il quarto presentava solo una crepa. Arrivati circa alla metà Draco si accorse che il resto era intatto.
«Probabilmente è stato solo il rimbalzo dell'incantesimo usato sul camino.» spiegò il ragazzo. 
Harry annuì. «Potremmo salire a controllare, no?» 
Il biondo lo seguì. Aprirono varie camere. Arrivati al secondo corridoio, Harry sobbalzò. Un lieve singhiozzare proveniva dal fondo.
Per sicurezza, aprì tutte le otto porte del corridoio, trovando solo stanze vuote. Aperta l'ultima il singhiozzare si soffocò.
«Non fatemi niente.» pregò una vocina piccola. 
Harry si avvicinò al letto da dove proveniva. Dalle coperte emergeva solo una massa di capelli castani scompigliati.
«Non abbiamo nessuna intenzione di farti qualcosa di male.» spiegò cauto sedendosi sul bordo del letto, dimentico dell'amico.
«C-Chi sei?» chiese la ragazza, cercando di sotterrarsi sotto le coperte.
«Sono Harry Potter.» si presentò, felice che per una volta il suo nome sarebbe servito a qualcosa.
«Harry Potter?» chiese ancora la vocina, emergendo piano piano dalle coperte.
«Sì, sono Harry Potter, è tutto finito. Puoi uscire.» fece dolcemente.
Una testa uscì piano piano dalle lenzuola: le guance scavate, i capelli in disordine, l'espressione di sorpresa scomparirono appena aprì i suoi enormi occhi blu. Il ragazzo credette di annegare in quel mare. Si riebbe quando la ragazza gli si strinse contro.
«È tutto finito? Colui-che-non-deve-essere-nominato non c'è più?» singhiozzò stretta alla sua spalla.
«No, non c'è più.» La strinse rassicurante ancora per un po', finché non si fu calmata. «Come ti chiami?»
«J-Jessy. Jessy Castle.» 
Harry adocchiò Draco. Gli sorrise, ricambiato subito. Il biondo aveva riconosciuto l'aura di calma e pace che l'altro emanava ed aveva investito anche quella piccola anima.
«Cosa ci fai qui, Jessy?» chiese calmo Harry.
«Ero qui co-con Brian. Abbiamo sentito un boato e delle urla, lui si è affacciato e mi ha detto "Sono entrati, Jay. Non muoverti da qui per nessun motivo al mondo."» Aveva lo sguardo distante di chi è perso nei ricordi. «È uscito e io mi sono rintanata qui. Non è più tornato. Quanto tempo è passato?»
«Tre-quattro giorni, credo.» rispose Draco.
La ragazza sussultò. Non l'aveva notato. «Malfoy? Ma tu... voi...»
«Non pensarci, Jessy. Vuoi venire su con noi? Magari ti va di mangiare qualcosa...» propose Harry.
La piccola annuì. Si passò una mano tra i capelli e poi sorrise imbarazzata. «Potreste... ehm... uscire? Così...» Arrossì lievemente.
I ragazzi uscirono. Dopo essersi guardati un momento sorrisero e ripresero a controllare il dormitorio. Non trovarono più nulla, oltre che un paio di camere in disordine. Tornarono al punto di partenza e la ragazza stava aspettandoli fuori la porta, seduta a terra. Era uno scricciolo, fuori dalle coperte. Probabilmente frequentava il primo anno
Harry le porse la mano e la ragazza si alzò. Dopo pochi passi, però, iniziò ad essere instabile sulle proprie gambe.
Intuendo che non ce l'avrebbe fatta, le propose un gioco: «Ti va di salire a cavallo?» Le fece un'occhiolino.
La piccola annuì e saltò malamente addosso al moro.
«Certo,» sussurrò Malfoy facendosi udire solo dal ragazzo. «Ora ti fai cavalcare dalle ragazzine, Potter?»
Si guardarono e scoppiarono a ridere. 
«Di che ridete?» chiese Jessy curiosa.
«Nulla, nulla.» la liquidò Draco.
Puntarono alla Sala Grande. Harry ogni tanto saltava, facendo ridacchiare la ragazza. Quando arrivarono, il moro chiamò Dobby, chiedendogli di portare qualcosa da mangiare alla sua amica.
Poco dopo, la tavola dove erano seduti si riempì di cibo e i due ragazzi non si fecero mancare l'occasione per mangiucchiare qualcosa.
La ragazza mangiò fino ad essere completamente sazia. Aveva ripreso colore e gli occhi ora brillavano di tristezza.
«Cosa c'è, Jessy?» chiese Harry.
«Voi non conoscete Brian?» Lo sguardo spento e triste si accendeva solo per la piccola scintilla di speranza che risiedeva sul fondo di quel mare.
«No, però possiamo chiedere a Piton. Vieni!» 


Grazie, grazie, grazie! Grazie a chi ha commentato, grazie a chi ha inserito questa storia tra le seguite/preferite/ricordate, grazie a chi ha letto.
Non chiedetemi da dove sia uscita Jessy, non ne ho idea: me la sono trovata scritta e me ne sono accorta quando rileggevo.
Ultimo appunto, prima di andare: la storia non sarà sicuramente una Harry/Ginny, anzi... è specificato nella descrizione, ma vi chiedo di non screditarla solo perché non è canon. In fondo, potrebbe piacervi. 
Se avete letto, lasciate traccia del vostro passaggio: consigli, critiche, note, minaccie, accetto tutto.
A presto, Memè <3

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