Amor vincit omnia... O almeno si spera!

di AyeRivaille
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piacere, Shina Rose ***
Capitolo 2: *** Che cosa vuoi da me? ***
Capitolo 3: *** Il magnifico trio e l'incontro del destino ***
Capitolo 4: *** Un fratello spettacolare ***
Capitolo 5: *** Respira ***
Capitolo 6: *** Baciami ***
Capitolo 7: *** Perchè? ***
Capitolo 8: *** Io ti salverò ***
Capitolo 9: *** Perchè? Perchè ti amo ***
Capitolo 10: *** Il momento della verità ***
Capitolo 11: *** Caro Maximilien... ***



Capitolo 1
*** Piacere, Shina Rose ***


Scivolo via. Voglio solo scivolare via. Andarmene da qui. Non voglio più vedere. Non voglio più sapere. Tutto questo tempo buttato. Tutto questo tempo sprecato. Tutto questo tempo buttato via in un amore che sapevo essere impossibile. Come ho potuto avere speranza? Stupida. Lei è perfetta. Lei è la ragazza perfetta. Carina, simpatica, sempre dolce, sempre perfetta... E poi c'è da più tempo. Era ovvio che si sarebbe fatta amare da lui. Era ovvio che sarebbe andata a finire così. Ovvio. Una certezza...


Ma forse è meglio prima raccontarvi chi sono e qual è la mia storia ma soprattutto di cosa sto parlando.

Allora, sono una ragazza che fa parte della Legione Esplorativa, in particolare della squadra del Caporalmaggiore Levi Rivaille: ho 22 anni, nata il 21 marzo, primo giorno di primavera e il mio nome è Shina Rose, come le mura. Eh già, sono nata in una famiglia benestante e i miei genitori sono i tipici religiosoni bigotti e conservatori, attenti all'etichetta più che alla vita reale, severi, rigidi e piuttosto assenti per i propri figli. I tipici aristocratici insomma. Ecco per quale motivo il mio carattere non poteva che prendere due strade. O sarebbe diventato bigotto e conservatore oppure scapestrato ribelle e controcorrente. E ovviamente la scelta si è diretta verso il secondo. Pestifera, goffa, sempre in movimento ma pigra in maniera abnorme, sono cresciuta facendo danni e confusione a destra e a manca. Invano mia madre provava ad insegnarmi le buone maniere, quelle che si addicono ad una signorina del mio rango, appena potevo mi dileguavo dalle sue lezioni di bon ton per rincorrere una farfalla o giocare a fare il soldato della Legione Esplorativa con uno dei miei due fratelli Axel. Ed effettivamente tra me e Axel e Maximilien, il fratello maggiore, c'era davvero da impazzire. Mamma passava il tempo a rincorrerci gridando "Shina, scendi dall'albero!" "Axel, non saltare nelle pozzanghere!" "Maximilien sta attento ai tuoi fratelli!". Soprattutto io e Axel eravamo tremendi. Lui è più piccolo di me di 4 anni mentre Maximilien più grande di me di 6. Quest'ultimo era la nostra salvezza e il nostro idolo. Ci aiutava sempre quando combinavamo qualcosa, ci portava dappertutto, ci faceva da genitore vero, quello che noi, in realtà, non abbiamo mai avuto. Perché i nostri genitori in realtà tenevano più all'etichetta e all'onore che a noi. Nostra madre sembrava la tipica donna ritratta nei quadri: pudica e religiosa, andava tutti i giorni in chiesa, rigida, severa, attenta all'etichetta. Mio padre lo stesso, severo, rigido, sempre intento nelle sue faccende, non si occupava mai di noi, se non per la nostra educazione, che curava lui stesso (mai sia che dei ragazzi benestanti come noi andassero in una scuola pubblica!). Curava lui stesso sia l'educazione di Axel e Maximilien, sia la mia, costringendoci per ore seduti ai banchi mentre lui ci spiegava la filosofia, la religione, la matematica. Ricordo perfettamente che noi stavamo seduti a questi banchi mentre lui, con una mano dietro la schiena e una davanti a tenere un libro, leggeva ad alta voce e poi ci spiegava ciò che aveva appena letto. Ricordo anche che ogni cinque minuti si interrompeva per gridare a me e ad Axel di smettere di tirarci palline di carta e prestare attenzione, e Maximilien, svegliato dall'urlo, silenziosamente si riscuoteva senza far accorgere che si era addormentato con la testa ripiegata in avanti.
Per questo motivo, per l'assenza dei nostri genitori, Maximilien era la nostra guida, il nostro idolo, l'esempio da seguire. E lui ci voleva davvero un bene spropositato. Eravamo proprio un bel trio, e ci divertivano davvero da pazzi insieme.

Poi, all'età di 23 anni Maximilien decise di arruolarsi nella Legione Esplorativa, andando contro tutti i piani di mio padre che già lo vedeva sposato ad una bella signorina di una famiglia nobile, con una carriera politica impeccabile che tanto avrebbe portato onore alla nostra casata. Dopo lotte e discussioni lui riuscì a farsi valere e lasciò casa per andare incontro al sogno di libertà che da sempre aveva avuto nella testa e nel cuore. Inutile dire le lacrime e gli abbracci di quel giorno. Sia io che Axel ci addormentammo dopo tutta la giornata di pianto abbarbicati a Maximilien sul divano, e così passammo tutta la notte (lo so che avevo già 17 anni, ma il mio fratellone rimane sempre il mio fratellone, ecco!). Un anno dopo anche io presi la sua stessa decisione dopo averci pensato non poco, non perché avessi paura, ma perché l'idea di lasciare da solo Axel in quella casa mi spaventava. Temevo che potesse diventare come loro, ma adesso, a distanza di quattro anni so di aver fatto la cosa giusta, perché Axel non è cambiato di una virgola da allora. Entrai nella Legione per gli stessi ideali di mio fratello ma anche per un altro motivo. Avevo bisogno di dimostrare alla mia famiglia, e anche a me stessa, che io non sono come loro, che io sono forte, indipendente, che io non ho paura. Avevo bisogno di dimostrare a tutti che io, Shina Rose, come il vento che soffia su questa terra oppressa, sono libera.


E insomma eccomi qua, nella Legione Esplorativa, quattro anni dopo, grata di essere ancora viva e con un considerevole numero di titani uccisi sulle spalle, a vedere un misero barlume di speranza di libertà dall'oppressione dei titani, alimentata da quel ragazzino, Eren Jaeger, che sembra avere la chiave (letteralmente) per aprire la porta della verità su tutta la faccenda.
Eccomi qua, sulla soglia della porta, con una risma di fogli in mano, immobile, non vista, a vedere la persona che ho amato per tutto questo tempo che si bacia con un'altra persona, una mia compagna, Petra per la precisione. Eh beh, era ovvio no? Come potevo pensare che ad una persona come... Lui potesse piacere una come me? Una come me che non fa altro che fare danni, che non è mai ordinata, che si comporta come un vero maschiaccio, che è così impacciata e ridicola? Lei invece è perfetta per lui. È carina, simpatica, sempre dolce, femminile, sempre perfetta... E poi c'è da più tempo. Era ovvio che l'avrebbe fatto innamorare. Ovvio. Una certezza.

Scivolo via. I fogli glieli farò vedere un'altra volta, adesso temo proprio che l'Heichou sia occupato, e non abbia proprio voglia di parlare con me.

 

Grazie per aver letto! ^^
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Dunque dunque dunque... 
Dopo tanto tempo eccomi qua con un'altra storia! E, strano ma vero, questa volta non è una one-shot, ma avrà parecchi capitoli (non preoccupatevi, non vi 
lascio a metà storia, odio le cose lasciate a metà c;) Dunque, lasciate perdere questo primo capitolo, teoricamente sarà una storia con un minimo di umorismo 
(Avevo pensato ad un finale comico, ma penso proprio che lo cambierò perché altrimenti mi linciate XD) Quindi, spero che vi piaccia, e che seguirete anche i 
Prossimi capitoli ^^

P.S Maximilien l'ho scritto volontariamente con la e consapevole che si scriva con la a. L'ho fatto solo perché mi piace molto di più graficamente, e perché penso
che a prima lettura, se l'avessi scritto con la a noi che siamo italiani spontaneamente lo avremmo letto Maximilian, e dire Maximilian a me non piace XD 
Lo stesso vale per Shina… Le mura sarebbero "Sina" ma in italiano tenderemmo a leggerlo come è scritto, mentre in realtà il nome che io voglio dare al mio
 personaggio è "Shina" ^^

Grazie ancora e alla prossima puntata! (ho sempre sognato di dirlo c':) 


AyeRivaille

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Capitolo 2
*** Che cosa vuoi da me? ***


"Eccolo là. L'ha baciata. L'hai visto? L'ha baciata. O lei ha baciato lui. O si sono baciati a vicenda. No? L'hai visto. Basta. Adesso prendi e te ne torni in camera. L'hai voluto il caporale? E ora ti arrangi! Ah. Ti sta bene... Ti sta bene, bella! Ci dovevi pensare prima. Ah!"

Penso tutto questo mentre trattenendo le lacrime cammino a diecimila km/h verso la camera dove dormo senza rendermi conto che in realtà sono un'idiota perché la camera è esattamente dalla parte opposta a quella verso cui mi sto dirigendo. Forse è meglio se cambio direzione. Mi volto e continuo a camminare spedita.
"Non è giusto però... Non è giusto... Io... Io... Io non me lo merito... Io non me lo... Io non..."

SBOOM! Perfetto. Sono andata a sbattere contro qualcosa. No... Sono andata a sbattere contro qualcuno. Meglio. E che diamine. Contro chi diavolo ho sbattuto stavolta?
"E cosa sarebbe che non ti meriteresti, Shina?"

Questa. Voce. Questa dannata voce. Con chi altri potevo andare a sbattere se non con l'Heichou in persona? Ma non era impegnato? Non si stava divertendo dentro quella maledetta stanza? Pensavo che, sai, un bacio, un abbraccio e poi si passa a qualcosa di più... Ma che sto dicendo?
"Niente, Heichou, buonanotte"

La mia voce è soffocata. La sua, ovviamente, freddissima, come sempre. Con un movimento veloce lo supero sfiorando involontariamente la sua mano con la mia. E vengo invasa da un'ondata di gelido profumo, che mi colpisce, mi sommerge, penetra nel mio corpo. Mentre mi allontano sento che l'Heichou dopo essere stato fermo qualche secondo inizia a camminare nella direzione opposta alla mia (poi in realtà mi accorgo che indifferente cambia direzione anche lui perché aveva sbagliato ma non voleva farsene accorgere)

"Niente, Heichou, niente... Non c'è niente che non mi meriti, no no! Figuriamoci! Figuriamoci!"

Entro nella mia stanza e chiudendo la porta mi ci appoggio di peso.

"Non c'è niente che non mi meriti... Non c'è niente... Non c'è... Non c'è..."

Inizio a singhiozzare. Scivolo a sedere, rimanendo sempre appoggiata alla porta, e stringendomi le ginocchia con le braccia ci appoggio sopra la testa piangendo. Dannazione. Mi odio. Odio il fatto che lui possa farmi questo. Non è da me. Non è da me cedere ad un amore, non è da me cedere, punto! Non è giusto... Non riesco a chiudere occhio tutta la notte. Ancora non ci posso credere che sia finita così. Sempre seduta per terra guardo la luna che mi si mostra dalla finestra. Riesco ad addormentarmi solo verso le 2.00 ma alle 4.30 sono di nuovo sveglia, mi alzo, decido di uscire. Facendo piano per non svegliare nessuno cammino per il corridoio a piedi nudi, e passando davanti alla camera dell'Heichou non mi fermo neanche, semplicemente passo oltre.
Esco. Appena esco sento l'aria fresca che mi attraversa. Mi siedo sull'erba, nonostante ci siano miriadi di sedie, panchine, sdraio sparse per tutto il prato (e bene si, la Legione, soprattutto in estate, ma anche in inverno, quando finisce di lavorare si rilassa sdraiandosi sul prato davanti al vecchio castello che ci fa da base). L'ho sempre fatto di sedermi per terra. Mamma mi tirava certi urli da far paura quando ero piccola. I miei vestiti potevano sporcarsi, diceva. Non si addiceva ad una signorina del mio rango, poi!
Respiro forte l'aria fresca, per sentire un po' meno dolore. È ancora buio, il sole inizierà a salire fra poco, comunque. Io sono completamente immersa nei pensieri, gli occhi ancora rossi dalle lacrime, un dolore forte che mi attanaglia la testa, e uno ancora più forte che mi attanaglia il petto. Con un intervallo medio di circa 7 secondi e 44 millesimi tiro su col naso, sembro un cagnolino da tartufo, e in più i miei capelli sono un cumulo di nodi, cosa che io personalmente non concepisco possibile, considerando che sono corti.

"Non riesci a dormire, Shina?"

No. No no no. NO. Assolutamente no. Non è possibile. Il destino mi odia.
"HEICHOU?!"

"Non è proprio la risposta che mi aspettavo, ma lo prendo come un sì"

Non è possibile. Come ho fatto a non vederlo?! Dov'è?! Eccolo. Proprio davanti a me, su una sedia, in penombra. Mi dà le spalle. Ma perché?! PERCHÈ?!?!

"No, Heichou, non riuscivo a dormire, ma ora sembra che un po' di sonno mi stia venendo, penso che tornerò nella mia stanza..."

"Rimani qui un altro po', Rose"

Che diavolo vuole da me? Che diavolo vuole dalla mia vita?! Come fa ad essere così freddo anche in una richiesta come questa? NON DOVREBBE ESSERE IN CAMERA SUA A DIVERTIRSI ADESSO?! Dunque, io mi chiedo... Sono le 4.45/5.00 di mattina, inizio primavera, fa ancora freddo, siamo sperduti nel niente, ed è ancora buio... Quante cavolo di possibilità ci sono che lui, proprio lui, abbia avuto la mia stessa idea e sia uscitoa prendere aria? Quante?! Rispondo io. NEMMENO UNA. Nemmeno mezza. Nemmeno un millantesimo di miliardo di milione di mezza (millantesimo?). Odio questa cosa. La odio. Il dolore ha lasciato spazio alla rabbia. Ho l'impressione che potrei andargli vicino e spaccargli ogni minimo osso di quel corpicino minuscolo -non che io sia alta eh, ma io sono una donna!- Che gli rispondo? Che gli rispondo?? "Si certo, Heichou, rimango qua a farmi spezzare ancora il cuore da lei" "No, Heichou, preferisco tornare in camera mia a logorarmi dal dolore per il cuore che lei mi ha spezzato". Che gli rispondo? Che gli rispondo? Non gli rispondo. Non gli rispondo. Perfetto, non gli rispondo.

"Cosa pensi delle persone, Rose?"

Che razza di domanda è?!

"Cosa vuole dire, Heichou?"

Lo ammazzo. No, davvero. Lo faccio fuori. Vorrei capire perché poi, a volte mi chiama Shina e a volte Rose. Non lo capisco, non lo capisco, mi spiace, proprio non riesco a capirlo.

"Nel senso che ti ho detto. Cosa pensi delle persone? Quelle che ti circondano, quelle che popolano questo mondo marcio? Cosa pensi, delle persone Shina?"

"Cosa penso delle persone, dice? Cosa penso delle persone... Bene, se lo vuole sapere... Penso che a questo mondo ci siano due tipi di persone: quelle che combattono, e quelle che se ne fregano. Le prime meritano ciò che hanno, ma spesso non hanno niente, le seconde non si meritano ciò che hanno, ma spesso hanno tutto. Questi ultimi sono la feccia dell'umanità, di ciò che ne resta, chiusa tra queste mura. Questi pensano solo a loro stessi, al loro bene, e a nient'altro. Quelle che combattono invece, che non mollano mai fino alla morte, per un ideale, per un fiore, per la libertà, quelle meritano davvero un mondo di pace. Ed è per loro che io sono qua, nella Legione Esplorativa..."

"Quindi tu non ti ritieni far parte di questa categoria? Ti contraddici, mi pare..."

"Si sbaglia, io non mi contraddico affatto Heichou. Io combatto per loro, ma combatto anche per me stessa. Penso che noi che facciamo parte della Legione rischiamo la nostra vita mettendola a servizio di questa categoria di persone, della quale, a sua volta, facciamo parte anche noi. Alla fine, Heichou, dentro ogni uomo si alterna una parte buona e una parte cattiva, e quello stesso uomo si comporta in un determinato modo a seconda se prevalga l'una o l'altra. Questo per dire che dentro anche al più buono degli esseri umani, esiste una più o meno grande parte di egoismo, che lo porta alla fine a desiderare il bene per sé, una specie di istinto primordiale che ci avvicina molto agli animali. E badi bene, non mi sto contraddicendo. Ognuno decide da sé se questo istinto primordiale vorrà farlo prevalere oppure no, decidendo di conseguenza da sé se verrà inserito nel primo o nel secondo tipo di persone elencate prima"

Che discorso importante che ho fatto.

"Penso tu abbia ragione, Shina"

Naaaaah. Non ci credo. Mi ha dato ragione.

"E io, Rose, in che categoria sono?"

"Beh, Heichou, mi sembra ovvio, nella prima"

"Capisco..."

Passano degli attimi di silenzio, in cui sento che Levi è immerso nei suoi pensieri. A che diavolo potrà mai pensare di tanto brutto uno che si è appena baciato con la ragazza della sua vita?

"E delle persone che a te sono vicine cosa pensi Rose? Cosa pensi di me?"

Aiai Heichou, errore da parte sua. È già la seconda volta consecutiva che mi chiama Rose.

"Cosa penso di lei?"

Cosa penso di lui. Questo bastardo mi ha appena chiesto cosa penso di lui. Cosa penso di te, eh? Lo vuoi sapere? Penso che tu sia la persona più menefreghista e impassibile del mondo, freddo come il ghiaccio, puoi congelare un fiore appena sbocciato solo guardandolo. Sei terrificante quando posi lo sguardo, sei pieno di te, in una maniera spropositata. Non riesco a capire come faccia un nanerottolo come te ad essere tanto pieno di sé. Penso che il tuo profumo e la tua voce mi facciano impazzire, penso che tu sia un bastardo e che non ti meriti una persona d'oro come Petra. No, tu ti meriti una scapestrata, una pazza da legare che ti faccia impazzire, proprio come me. Penso che tu nasconda i tuoi sentimenti, che tu rimanga indifferente solo per smettere di soffrire, e non è detto che tu ci riesca. Penso che tu sia la persona migliore che abbia mai incontrato e l'unica, insieme a mio fratello, che sia in grado di scaldarmi, nonostante la tua freddezza.

"Penso che lei sia una persona speciale, Heichou"

Stringo gli occhi e mi mordo le labbra. Che cavolo ho detto? Non era quello che intendevo. Non volevo dirlo! Oh cazzo, cazzo. Ho pensato a voce alta. Vedo che gira leggermente la testa, mi guarda con la coda dell'occhio. Sospira. Si alza. Cammina verso di me, mi appoggia una mano sulla testa, per un secondo. Poi rinizia a camminare, superandomi ed entrando dentro.

"Speciale... Già, ma per chi? Spesso vorrei solo essere una persona normale..."

Non l'avevo mai visto così. Mai. Non c'è spazio per i dubbi, le debolezze, i pensieri nel Levi che conosco io. A quanto pare è umano anche lui. Improvvisamente mi torna in mente tutto ciò che avevo visto prima ma mi appare come un sogno, un ricordo lontano. Il dolore si è calmato, non lo sento quasi più, sento solo una sensazione confusa. Mi sdraio e guardo il cielo che inizia a colorarsi. Poi mi alzo anche io, torno in camera e, finalmente, mi addormento.



Grazie per aver letto! ^_^
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Ciao a tutti!
Eccomi qui con un nuovo capitolo ^^
Niente discorsoni, spero che vi piaccia! ^^
Se potete lasciate un commento, mi farebbe davvero molto piacere ^^
Un saluto a tutti

AyeRivaille

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Capitolo 3
*** Il magnifico trio e l'incontro del destino ***


"Fata suam viam semper invenit
Il destino trova sempre la sua strada

(P. V. Marone)"

 



"Maximilien? Maximileeeen?"
"Dimmi, Shina"
"Ho tanta fame!""Hai fame?"
"Si si tanta!!""Vuoi che ti compri un biscotto?"
"Siiiiii!!!"
"Però deve rimanere un nostro segreto, se lo vengono a sapere mamma e papà mi uccidono..."
"Va bene va bene!!"
"Già se sapessero che ti porto spesso in questo quartiere.."
"Ma è il nostro quartiere preferito... Ci sono un sacco di bambini della mia età qua, però sembrano un po' patiti... Vorrei poter fare qualcosa per loro.. Non è che possiamo comprare un biscotto anche per loro?"
"Anche io vorrei fare qualcosa per loro, tesoro... Ascoltami" 

Maximilien si chinò verso la sorellina guardandola con quegli occhi stanchi, neri come la pece, profondi come l'oceano, eppure così dolci, così rassicuranti verso quella bambina che tanto amava. Lei era l'unica che riusciva a cogliere tutto ciò che passava sotto a quegli occhi così particolari.

"Ascoltami, Shina.. So che sei una bambina intelligente, so che puoi capire ciò che dico, so che posso contare su di te. Vedi tutto ciò che ti è intorno in questo momento? Queste case povere, queste persone stanche, questa oppressione nell'aria? Questa è la realtà, Shina, non quella che mamma e papà vogliono farci credere vera. Queste persone, Shina, non hanno tutto ciò che abbiamo noi, queste persone non hanno niente. Vengono sfruttate da chi sta più in alto, e non possono fare assolutamente niente, niente"

Era così serio. Così serio.

"E-e noi... Noi che cosa possiamo portare loro per renderli felici?"

"La libertà"

 

Libertà. La forza di questa parola la invase. La potenza nascosta dietro queste sette lettere, sette semplici lettere.


"Questo è il mio sogno, Shina, portare a questa infame umanità, lo strumento per risollevarsi, e vivere nella giustizia. Adesso compriamo il biscotto e poi andiamo a casa, che mamma e papà ci aspettano..."


Libertà. Quella parola la aveva tramortita. Portare la libertà era il sogno di Maximilien: da adesso era anche il suo.


Maximilien era solo un ragazzo, eppure era già un uomo. Quella sua maturità che sempre lo aveva caratterizzato, era quieta, silenziosa, ma non spenta, mai. Eppure quella stessa maturità che lo caratterizzava era anche quella che lo condannava. Perché si sa, chi sa pensare con la propria testa viene sempre ostacolato, dalle persone, dalle condizioni, dalla società. Maximilien era ostacolato dai suoi genitori, dal padre, che avrebbe voluto che con la sua intelligenza entrasse in politica, come lui, e vedeva male le sue convinzioni di cambiamento e libertà, e dalla madre, che vedeva in queste stesse idee un pericolo per la sua vita e per l'onore della famiglia.

Un giorno tornando a casa da una delle solite passeggiate trovarono la madre che stava partorendo e parecchie ore dopo, nelle quali Maximilien era stato incaricato di badare alla sorellina, la levatrice uscì dalla stanza con un sorriso smagliante sulla faccia e un fagottino tra le braccia, dicendo tutta felice "È un maschio! È un maschio!" 
Dopo poco questo fagottino venne messo tra le braccia di Maximilien, che lo guardava incantato, con la sorellina che si aggrappava alla sua camicia per partecipare anche lei a quello spettacolo che in realtà ancora non capiva completamente. 
Ebbene si, quel fagottino si chiamava Axel.

-


Shina era affascinata da suo fratello. Maximilien era per lei immerso in una luce meravigliosa, lui riusciva a trasmetterle quel calore che la riscaldava dal freddo della madre e del mondo intorno alla sua famiglia. Avrebbe fatto di tutto per lui, se doveva raccogliere dei fiori uno era per la mamma (che lo accettava molto freddamente), uno per la Sofia, la governante, tre per Axel e quattro per Maximilien. Capiamoci, per una bambina di sei anni sono cose importanti. Maximilien la assecondava sempre, la aiutava in tutto, le comprava ciò che voleva, la portava ovunque desiderasse. Avevano i loro segreti "da non dire a nessuno", le loro filastrocche per non avere paura del buio, le loro parole d'ordine, i loro libri letti in cima agli alberi, senza farsi vedere dalla mamma, che temeva che cadessero o si sporcassero i vestiti. Man mano che Axel cresceva la situazione non cambiava. Divennero così il trio perfetto con Shina e Axel che erano due pesti, e Maximilien la figura di riferimento, da imitare sempre per diventare proprio come lui. 

-


Un giorno, come accadeva spesso, Shina andò a fare un giro nel quartiere povero di Shiganshina. Amava quel quartiere. Il profumo di pane, mischiato a quello del fumo che usciva dalle case le inondava le narici, la riempiva, la colmava di libertà. Quella era vita, quella era libertà, non quella che i suoi genitori avrebbero voluto farle credere, all'interno di quelle quattro mura di quella villa. Era il suo quartiere preferito, in assoluto. Camminava pensando a ciò che suo fratello le aveva detto anni prima, a come realizzare quello che era diventato anche il suo sogno. Era sola, Maximilien stava svolgendo delle commissioni per il padre, Axel era a letto con un bel raffreddore (il furbo era caduto nel laghetto mentre rincorreva le anatre) e Shina era riuscita a sgattaiolare fuori. Tanto il padre lavorava fuori casa e la madre era in chiesa fino all'ora di pranzo. E poi Shina aveva già 13 anni, sapeva cavarsela da sola, o almeno credeva. Mentre camminava assaporando quel carnevale di sensazioni, che purtroppo dopo la distruzione del distretto non avrebbe più potuto sentire, vide un sacco di gente raccolta e un rumore assordante come se... Le porte delle mura fossero tirate su.


"È tornata..."


Iniziò a correre verso la folla, arrampicandosi per riuscire a vedere la Legione che tornava dall'ultima spedizione (1). Commossa vide sfilare quegli uomini più morti che vivi, ma che a lei apparivano come grandi eroi dell'umanità. Intorno a lei non sentiva niente, sentiva solo dei suoni ovattati e vedeva soltanto quei mantelli verdi, quei cavalli, quegli eroi. Era estasiata dalla luminosità della Legione Esplorativa. 


Quando tutto fu finito continuò a passeggiare, ma non sentiva più quel senso di allegria che c'era prima. Intorno vedeva solo gente che brontolava, gente che gridava e piangeva, gente che criticava. Perché? Perché? Non lo capiva. Non riusciva a capirlo e sentiva un senso di rabbia dentro di lei, crescere sempre più. Ad un tratto dei ragazzetti di circa la sua età iniziarono a prenderla di mira. 


"Guardatela, quella è a favore della Legione, una volta l'ho sentita parlare con un ragazzo più grande, di quanto loro siano i suoi eroi!"
"Ah, è solo una signorotta, viene dal distretto più interno, dove stanno i benestanti..."
"Ehy, milady, perché non te la sposi la Legione?"
"Ah-ah! Sembra anche un maschio!"

Nonostante suo fratello le avesse sempre detto di non rispondere alle provocazioni, Shina Rose non era certo tipo da farsi insultare. A grandi passi si avvicinò e tirò un sonoro schiaffo ad ognuno di loro.

"Ma che... Come ti permetti?!?!"


Rose stava ferma li piantata, con le mani sui fianchi attendendo scuse. Certo non aveva paura di fare a botte. Quante volte lo aveva fatto con Axel, e vinceva sempre lei. Ma in realtà non si rendeva conto che la situazione le era scivolata di mano, non perché era femmina contro maschi, ma perché era uno contro tre. I ragazzetti erano pronti a contraccambiare il colpo quando sentirono arrivare qualcuno.

 

"Che state facendo voi tre? Non avete mai sentito parlare di buone maniere? Una signorina non si tocca neanche con un fiore. Sparite... Marmocchi".
"M-ma quello è... Gambe, ragazzi!!"


Shina si voltò. Davanti a lei, il più forte combattente dell'umanità.


"Tutto bene tu? Non metterti mai contro gente così quando sei sola. Non rispondere alle provocazioni, mai, soprattutto da gente che non capisce, soprattutto da gente che non vuole capire. Loro sono solo dei ragazzi, e ciò che pensano lo pensano solo perché lo pensano i loro genitori. Non capiscono in cosa crediamo noi, preferiscono vivere sicuri e accondiscendenti nelle loro mura, piuttosto che cercare di ottenere la libertà"


Quella parola. Quella parola. Ancora, un'altra volta l'aveva investita con la sua forza. E poi quel... Calore... Quel calore che quell'uomo le trasmetteva attraverso la sua freddezza. Solo Maximilien le trasmetteva un calore tanto intenso e... Piacevole.


"Eh lascia stare... Tu sembri una ragazza intelligente. Un giorno potrai fare grandi cose, se continui così. Torna a casa adesso, di corsa"

Le appoggiò una mano sulla testa, guardandola fisso negli occhi. Lei lo guardava sbigottito, senza riuscire ad articolare parola.
Lo guardava alzando il viso verso di lui (beh in realtà non è che dovesse alzarlo molto eh..). Si scosse dallo sbigottimento.

"G-grazie, s-signore..."
"Ah già. Piacere, Levi Rivaille, caporalmaggiore dell'unità ricognitiva"
"Lo so... Cioè, ehm, Shina Rose *sorrisino ad ebete*"
"Piacere... Shina. Va a casa, adesso, vola".

Shina si voltò, dopo un ultimo sguardo, ed eccitatissima corse verso casa.


Chi l'avrebbe mai detto che anni dopo quell'uomo che quel giorno l'aveva salvata, l'avrebbe salvata ancora e ancora e ancora?

 

 

Grazie per aver letto ^_^
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(1) Eren Style xD


Eccoci di nuovo con un altro capitolo. Scusate, lo so vi ho fatto aspettare

moltissimo, ma non vi ho abbandonato, sono solo stata molto impegnata e nel
frattempo ho scritto un capitolo nel mezzo e quello finale. 
Solo una cosa, che dico ora così da non doverla dire in seguito e che riguarda 
capitoli successiv. 
Adoro Maximilien perché mi ricorda Itachi di Naruto, quindi se trovate somiglianze non è plagio
o simili, perché comunque in fondo non hanno troppo in comune. 
Li adoro entrambi, tutto qua ^^
A presto


AyeRivaille

 

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Capitolo 4
*** Un fratello spettacolare ***


La mattina dopo arrivo tardi per la colazione (che novità!) e tutti sono già a tavola.  Sinceramente avrei preferito rimanere nel mio letto caldo a rigirarmi piuttosto che alzarmi per vedere loro due che staranno tutto il tempo appiccicati, ma il mio stomaco non me lo ha permesso.
“Hei, Shina, sono le 9, è l’ora della colazione, non lo senti? Ho fame Shina, muoviti...” borbotta.
“Altri cinque minuti, stomaco...”
“Blblbllglggllgblgblg..”
“Ok, mi alzo mi alzo...” (Parlo col mio stomaco, va bene?)
Arrivo in cucina, prima di aprire la porta (sbattendo contro una recluta –chissene, tanto è una recluta-) chiudo gli occhi e faccio un bel respiro. Poi apro,  faccio un  sorriso che dice “Vi odio tutti”, e entro pronta ad affrontare la freddezza del Caporale rivolta a qualcuno che ama e che non sono io. Ed invece no. L’Heichou è da una parte e Petra dall’altra e io sto perfettamente nel mezzo. Sono entrambi perfettamente tranquilli e si stanno facendo i fatti propri, senza minimamente considerarsi a vicenda. Proprio come sempre. Sto iniziando a pensare di essermi immaginata tutto (effettivamente l’Heichou che mi chiama due volte di seguito Rose è strano), ma non è possibile, no no non è possibile. Vado avanti e mi siedo accanto ai miei compagni che stanno chiacchierando di cose inutili (“Ve lo giuro ragazzi, la mia spada è talmente equilibrata che galleggia!!” “Auruo, è esattamente identica alla nostra... E poi questa cosa non ha senso!”).
“Sei un po’ in ritardo Shina”
“Potrei discolparmi dicendo che i titani ci hanno attaccato ma so che non mi credereste”
“I TITANI CI HANNO ATTACCATO?”
“Auruo stai zitto...”

-

Il pomeriggio non ho tempo di stare male. Fra poco faremo una nuova spedizione e la base è in fermento per i preparativi. Dobbiamo ancora organizzare tutto a livello burocratico. Attualmente il mio compito è di portare il caffè a Erwin, ma più tardi conto di prepararmi per il ritorno in città. Partiremo domani mattina presto, ci sposteremo, in città staremo tre giorni lì e poi partiremo, se non ci sono altre complicazioni, o se qualcuno non annienta tutti i titani prima (ed è più probabile questo piuttosto che io non rovesci il caffè mentre salgo le scale).
Portato il caffè voglio andare un po’ da Maximilien. Voglio andare da Maximilien ma non lo trovo. Non lo trovo da nessuna parte. Che strana sensazione. Perchè non riesco a trovarlo? Deve essere qua. Lo chiamo e lo cerco dappertutto, chiedo a chiunque incontro dove sia finito, e alla fine lo trovo al pozzo a prendere acqua. Che sollievo. Gli corro incontro e lo abbraccio forte. Gli respiro sul collo (e sia chiaro che sono in punta di piedi) e sento forte il suo profumo caldo, inebriante, buono.
“Oi Shina, come va? Tutto bene? No non va tutto bene... Che hai fatto?”
Ah già. Levi. Nel trambusto della ricerca mi era quasi passato di mente, avevo quasi fatto finta di non ricordarmelo.
“Ieri sera è successa una cosa...” Abbasso lo sguardo. Sorrido ma sto fingendo, e lui lo sa, lui sa sempre tutto.
Gli racconto cosa è successo ma non piango, quasi mi vergogno di non piangere, ma sembra passato così tanto tempo che non posso piangere, non mi riesce.  Lui mi ascolta, tace, mi guarda fisso. Finisco di parlare, continua a guardarmi, allunga le braccia, mi prende, mi stringe a sè. Con la sua delicata forza, come quella di una farfalla, o di un sorriso luminoso, mi stringe al suo petto, e io mi lascio affondare nella calda serenità che emana. Non sento dolore quando sono con lui, il dolore rimane fuori. Mi abbraccia forte, poi si stacca mi prende la testa tra le mani e appoggia la sua fronte alla mia. Rimane in silenzio per un po’ con gli occhi chiusi, poi si stacca e mi bacia la fronte. Non dice nulla, mi guarda e poi torna alla sua iniziale occupazione. Non ha detto niente, ma allo stesso tempo quante cose che ha detto! Mi ha detto di essere forte, che ce la posso fare, di non arrendermi, di non crollare. Che io sono Shina Rose, la sorella di cui va tanto fiero, che mi ama e che sarà sempre con me, qualsiasi cosa succeda. Che ce la posso fare, che posso andare avanti, che posso essere felice.
Lo guardo e gli sorrido. È decisamente il fratello migliore del mondo.
Poi mi giro e me ne vado.






Grazie per aver letto ^^
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Eccomi qua con un nuovo capitolo finalmente!!
Sono passati mesi dall'utima volta, perdonatemi :'((
Spero che vi sia piaciuto, lasciate un commento ;)
P.S Ora ho più tempo, quindi aggiornerò molto frequentemente ;)

AyeRivaille

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Capitolo 5
*** Respira ***


Uno. Due. Tre. Quattro.
Controlla il respiro.
Guarda avanti.
Guarda in alto, il cielo.
Respira.
Il cielo, il cavallo.
Il cavallo al trotto, ora al passo, trotto ancora.
Ce la posso fare, ce la posso fare.
Stai calma, Shina Rose. Stai solo andando a casa. Va tutto bene. Non sarai da sola, ci sarà Maximilien. E devi soltanto stare due giorni. Non è la fin del mondo.
Respira.
Il cielo, il cavallo.
Pensa ad altro.
Levi è davanti a te. Proprio davanti a te. Guardalo. Ammiralo, perditi. Perditi in lui, nel suo modo di andare a cavallo, di ergersi davanti a te.
Respira.
Respira...
 
-
 
“Andiamo Shina...”
“Ma io sai, avrei, come dire, da andare prima... Si insomma, sai quel panificio no? *risatina isterica* Dove andavamo sempre, quello che...
“Shina.”
“No sai perche facevano delle buone... schiacciatine...”
“Andiamo.”
“Ok, Maximilien...” *vocina rassegnata*
Non amo andare dai miei. No, non proprio. Diciamo che lo odio. Che sono terrorizzata, completamente. Mi mette ansia. Mamma mi mette ansia. Papà mi mette ansia, anzi, paura. Paura di non sentirmi più a casa mia, paura di sentirmi di nuovo fuori posto, un’estranea. Paura di sentirmi ancora come se non fossi davvero loro figlia, ma una persona, e basta, come mi sentivo quando ero piccola. Quel freddo... Ho paura di questo, ancora, un’altra volta, come tutte le volte in cui torno, come appena prima di andarmene. Quando ho deciso di arruolarmi la situazione è peggiorata ancora di più. Mia madre è caduta in paranoia. Sua figlia, la sua unica figlia femmina, quella che avrebbe dovuto essere il simbolo dell’eleganza e della candida purezza femminile della famiglia si è arruolata in un gruppo militare e oltretutto di opposti orientamenti rispetto a quelli della famiglia stessa. Mio padre non se ne è interessato molto in realtà. Non gliene è mai fregato veramente un granchè di me, lui si è solo e sempre interessato dei maschi di casa, in particolare Maximilien. Io ero per lui un semplice “accidente avvenuto tra i due figli”, tutto qua. Niente di più. Quindi non si è fregato molto di me, piuttosto si era preoccupato di Maximilien, e falsamente di nascosto aveva iniziato a dire che “Ah, dunque è colpa di Shina se Maximilien ha scelto questa strada eh... Lui l’ha fatto per rendere felice la sua sorellina adorata... Stolti! Entrambi!”. Non so cosa l’abbia spinto a pensare una cosa tanto stupida, se la necessità di dare la colpa a qualcuno per i comportamenti del figlio su cui aveva riposto tante speranze, o la mancanza di conoscenza del carattere dello stesso. Fatto sta che la colpa è ricaduta tutta sull’unica e adorata sorella, che si è così ritrovata caricata di un peso e una responsabilità che mai avrebbe potuto sostenere. Ovviamente, Maximilien non sa di tutto questo.
Ed insomma eccoci ancora qua, a tornare a casa per salutare i propri cari per quella che potrebbe essere l’ultima volta. Eppure lo faccio solo per Axel, che non vedo l’ora di riabbracciare, solo per lui. Forza Rose, non può essere così terribile. Non può essere così terribile.
 
-
 
La salita di casa.
*Respira*
Il campanello.
*Respira*
I passi aldilà della porta.
Ci siamo.
 
“Buonasera, madre”
“Oh Sante Mura! Siete tornati! Salve Maximilien, ciao Shina Rose! Entrate su, venite!”
Questo freddo.
“Perchè non ci ha aperto la governante?” Dico piano, entrando.
“Su Shina, sii buona”
Perchè non ci ha aperto lei. Lo so perchè. Lo so perfettamente. Perchè per quanto finga di essere sorpresa, mamma sapeva perfettamente che oggi saremmo tornati, e ci stava aspettando, sì, ci stava aspettando, lì, su quella porta, su quel divano, in quell’ingresso. La conosco troppo bene, troppo bene.
“Axel?” Dice con un sorriso Maximilien.
“E’ fuori per delle commissioni di lavoro, doveva già essere qua in effetti, tornerà a momenti... Sedetevi intanto, vi faccio portare una tazza di tè... Su, Shina, fammi un bel sorriso...”
Come faccio ad odiarla? Non ci riesco. Nonostante tutto, non ci riesco, forse perchè è mia madre, forse perchè le voglio troppo bene, forse perchè.. Non so, non so, ma non riesco ad odiarla. Sorrido. E sorride anche lei.
 
Quando torna Axel è festa grande. Baci, abbracci, salti fra le braccia, schiaffetti e pugni amichevoli, eccoci qua, di nuovo insieme. Ridiamo e scherziamo come tre matti, e mamma seduta su un divano che ci guarda e ride. Sempre così. E’ sempre stato così, sempre. Siamo fatti così, noi, e non cambieremo mai. Nostro padre si affaccia solo per un secondo per augurarci ciò che l’etichetta richiede che venga augurato, e poi, spinto da non si sa bene quali impegni lavorativi torna nel suo studio e non si vede più. Noi giochiamo e torniamo di nuovo bambini, quando io e Axel facevamo la lotta e Maximilien che ci teneva a bada. Verso metà pomeriggio corriamo addirittura al nostro albero. Eccoci lì, come 10 anni prima, io a cavalcioni di un ramo, Axel appoggiato all’altro e Maximilien ai piedi dell’albero con la schiena appoggiata al tronco, a leggere a voce alta per tutti. Siamo proprio noi tre, non cambieremo mai.
 
-
 
“... e fu felice, perchè si rese conto di aver riportato al villaggio ciò che gli era stato così brutalmente sottratto: la libertà. Fine”
“Ma.. Ma è morto!”
“Eh sì Axel”
“E la dolce principessa?”
“E’ felice per lui, perchè sa che ha raggiunto il suo scopo”
“Ma non potranno stare insieme!”
“Ma, Shina, lui rimarrà sempre con lei nei suoi ricordi e nel suo cuore”
“Ma non è giusto!”
“Eh, Axel, molte cose sono ingiuste in questa vita... Guarda questo cavaliere... Ha riportato la libertà, il valore più grande ed importante dell’uomo, ma a costo della sua vita... Non è giusto, lo so, che si debba morire spesso per raggiungere ciò in cui si crede, ma è così che funziona realmente la vita.. E noi dobbiamo capirlo, e scegliere così la nostra strada... Ma adesso andiamo, papà vuole farci una delle sue lezioni sulla teologia...”
“Io continuo a pensare che non sia giusto...”
“Ma alla povera principessa non ci pensa nessuno?!”
“Andiamo, nanerottoli!” *risata fraterna*
“NON SIAMO NANI!”
 
-
 
Mi riscuoto d’improvviso. Perchè mi è rivenuto in mente tutto ciò? Quanti anni sono passati da quando leggemmo quel libro? Nove? Forse dieci. Eravamo proprio qui, su quest’albero, come adesso. Che bei ricordi.. Come quando stavamo tingendo casa, ed io caddi nella vernice e divenni completamente verde. Non ho mai visto Maximilien ridere tanto, mentre mamma si metteva le mani tra i capelli e poi scoppiava a ridere anche lei.. Avrò avuto 6 anni, Axel era nato da poco...
Mi rendo conto di essere offuscata dai ricordi, un sacco di cose mi vengono in mente, mentre Axel e Maximilien stanno a discutere su quale sia la torta più buona tra quella di mele e quella di ciliegie (“Io preferisco la crostata all’albicocca, poi fate voi”).
Alla fine, dopo essere stati a ridere e prenderci in giro a vicenda, e ad aver rievocato un sacco di ricordi divertenti torniamo dentro. Sta iniziando ad imbrunire, e fa quasi freddo.
Strano come stare con le persone che ami possa cambiare le situazioni. In fondo stiamo per partire per una missione terrificante, dalla quale al 60% non torneremo mai più, eppure sembriamo tre bambini che scherzano e giocano insieme anche alla propria madre subito dopo essere usciti da scuola; siamo tanto sereni che ceniamo e poi andiamo a dormire tranquillamente, con il sorriso sulle labbra e, come sempre, tutti nel letto di Maximilien.






Grazie per aver letto! ^^
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 Ed ecco qui, a distanza di una notte, anche il quinto capitolo
Un po' più lungo dell'altro ;)
Buona lettura!


AyeRivaille

 

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Capitolo 6
*** Baciami ***


"Amor Vincit Omnia"

“Hai visto? Alla fine non è stato terribile...”
“E ci credo, papà non si è praticamente mai fatto vedere, e mamma... Mamma era stanca, e si vedeva..”
“Su, Shina, su, non ci pensiamo adesso... Adesso prepariamoci per questa nuova uscita e basta, d’accordo?”
“D’accordo”
“Buonanotte, tesoro mio”
“Buonanotte Maximilien”
Mi bacia la fronte e poi torna nella sua divisione a preparare le ultime cose. E’ sempre così affaccendato prima di ogni spedizione fuori dalle mura. Non so se è vero e proprio zelo, oppure un semplice modo di affrontare l’ansia. In ogni caso, devo andare da Levi. Quel nano isterico mi vuole parlare. Non che abbia tutta questa voglia di vederlo eh. Ma in fondo è il mio capitano e quindi... Mi tocca.
 
-
 
“Maximilien, Axel! Shina Rose! Come sei conciata? Ovvia ragazzi, fate i bravi, riassetatevi e sistemati, che fra poco dobbiamo andare al matrimonio della zia Griselle... Tu Shina, vieni con me, che ti cambio il vestito che lo hai tutto sporcato...”
“Ma, mamma!! Io voglio giocare con loro!”
“Su Shina, vai con mamma che fra poco dobbiamo andare... Io e Axel adesso andiamo a sistemarci, vero fratello?”
“Anche io voglio giocare!”
“Axel!”
“Va bene mamma...”
Maximilien baciò la sorella e prese sotto braccio il fratello, accompagnandolo nelle camere per prepararsi.  Axel, Maximilien e Shina odiavano le feste e le cerimonie: Axel e Shina infatti dovevano cercare di fare i bravi, senza correre, giocare o fare la lotta, e spesso per delle ore, Maximilien invece doveva recitare una parte che non era la sua, la parte del bravo figlio, che segue le idee del padre, rispettoso e obbediente, fiero ed orgoglioso del proprio stemma di famiglia, della propria casata, della propria dinastia... E poi doveva incontrare gente veramente orribile, falsa, ipocrita, pronta a tradire in qualsiasi momento... Sì, anche lui odiava le cerimonie, ma era costretto a fare finta di niente, a dare l’esempio ai propri fratelli e a fare buon viso a cattiva sorte, sempre silenzioso e imperturbabile.
Al tempo del matrimonio della zia Griselle aveva 16 anni, Shina 10 e Axel 6. Axel e Shina erano seduti vicini durante il banchetto di nozze, e passavano il tempo dandosi pedate sotto il tavolo senza farsi scoprire dalla mamma (che tuttavia alle volte mandava loro occhiate da far paura) e a ridere sotto i baffi della formosa pancia di qualche lontano zio o dei capelli decisamente troppo finti di qualche amico di famiglia di vecchia data.
Maximilien invece veniva presentato a destra e a manca, al procuratore di chissà dove, al famoso capo delle industrie che producono scarpe, al finanziatore dei lavori delle chiese principali del culto, insomma, a tutte quelle persone di un certo spessore nella società, che Maximilien vedeva solo come dei viscidi vermi che fanno ricchezza togliendo da mangiare alla gente comune. Quei tipici individui sfrontati, pronti a vendere anche le proprie mogli e le proprie figlie per fare soldi, quelli che sono tanto contrari alle spedizioni fuori dalle mura della Legione semplicemente perchè loro all’interno delle mura ci stanno bene, e temono un qualsiasi “incoveniente” che possa intaccare la loro ricca felicità. Eppure stava lì, Maximilien, in piedi, con un sorriso sulle labbra, a salutare con estrema umiltà tutti coloro che gli venivano presentati dal padre.
Ad un tratto cambiò tutto.
“... Oh, ma guarda chi si vede! Signor Grey! Con la dolce figlia, la signorina Elizabeth! Venga qua, le presento mio figlio maggiore, Maximilien!”
“Ma salve signor Black. Piacere di fare la sua conoscenza, signorino Maximilien Black”
“Onorato di conoscerla, signor Grey, ma la prego, mi chiami solo Maximilien...”
“Che ragazzo simpatico! Ecco vi presento mia figlia, Elizabeth, appunto...”
Luce. Un’immensa luce che proveniva da quel volto. Maximilien rimase sconvolto dall’incredibile bellezza di quella ragazza. Una dea, un angelo, un fiore appena sbocciato. Tutto il resto si bloccò, non sentiva più parlare, non sentiva più niente, vedeva solo quella immensa luce che quella meravigliosa creatura scaturiva.
Tre anni dopo divenne sua moglie.
 
-
 
Rassegnata mi avvio verso la  stanza di Levi, o meglio, la stanza in cui dorme quando siamo nella base in città. Per stanotte infatti noi della Legione dobbiamo dormire nelle diverse basi in città, perchè domani è il grande giorno.  Arrivo, guardo la porta, busso. Aspetto, sospiro, incrocio le braccia. Quando apre non sono pronta a vederlo. Apre nel momento esatto in cui la mia testa ripete il duecentoventisettesimo “No, me ne vado”.
“Buonasera Heichou,  mi ha fatto chiamare, desidera?”
“Così sembra”
Fanculo. No senti. Fanculo. Davvero.
Lo guardo con uno sguardo che dice “Hai intenzione di farti prendere a botte?”
“Entra”
Entro.
Chiude.
Io rimango in  piedi sempre con lo stesso sguardo.
Si gira verso di me.
Mi guarda, con il suo solito sguardo gelido. Eppure mi riempie di caldo.
Improvvisamente siamo soli. Lo eravamo anche prima, e non è affatto la prima volta, ma ora mi rendo conto che siamo davvero soli. Io e lui. Nessun’altro. E fa così caldo.
“Quindi, Heichou?”
Sta in piedi.
Mi guarda, si avvicina.
Mi passa le mani intorno al collo, poi dietro la testa
Mi  bacia.
Mi sta baciando.
Mi sta baciando.
Sento le sue labbra, e la sua lingua, il suo caldo, sulla mia pelle, le sue mani che mi stringono, si incrociano dietro la mia schiena, e sembrano dire “Ne ho bisogno”, i suoi capelli che profumano, il suo profumo intenso, che mi accarezza tutto il corpo e finisce lì, nel suo bacio. Le sue labbra morbide, sono così fredde, le sue mani anche, gelide, gelide ma emanano calore. Non ho freddo, non ho freddo, avverto solo caldo, un caldo bellissimo. Come può il ghiaccio emanare calore?
Una reazione portata all’estremo, genera l’opposto.
 
 
Non penso più a niente.
Ora sono felice.



Grazie di aver letto! ^_^
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Lo so che sto aggiornando freneticamente, ma per questo capitolo non ce la facevo
proprio ad aspettare :3
Ho già scritto quasi tutta la storia, però giuro, stavolta aspetto a pubblicarla eh? XD
Amo questa coppiaaaa :')
Lasciate pure un commento :3

AyeRivaille

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Capitolo 7
*** Perchè? ***


Sono a cavallo. Sto per uscire. Sta per iniziare un’altra spedizione della Legione Esplorativa fuori dalle mura. Sto per uscire, sento l’ansia che mi fa aggrovigliolare lo stomaco , ma effettivamente forse  non è l’ansia il motivo degli pterodatt... ehm, delle farfalle che ho nello stomaco... Quello che è successo ieri sera me lo devo essere immaginato... Sì assolutamente, deve essere così, mi sono sicuramente sognata tutto stanotte.. Il succhiotto che ho sul collo però non dice la stessa cosa. Oddio sono davvero andata a letto con il caporale Levi Rivaille?! No, non è possibile. E’ assurdo ma rido. E’ assurdo ma è successo. Non mi spiego ancora molte cose, ma chissene frega, probabilmente sto per morire, voglio morire credendo di aver, se non fatto innamorare, almeno attratto, il bellissimo e misteriosissimo caporalmaggiore Levi Rivaille. E poi diciamo che non è stata proprio male questa notte eh... Anzi.. Ehm ehm, Shina, concentrati. Adesso devi pensare a quei cancelli che stanno per aprirsi. Al fatto che probabilmente stai per morire, che questa è l’ultima volta che vedrai la tua città... Chissà se mi ama. Non credo... Non credo proprio, probabilmente aveva solo bisogno di divertirsi l’ultima sera prima della missione... I maschi sono fatti così, figurati se mi ama.. Noo se... Però quel “Ecco cosa volevo dirti, da così tanto tempo” è strano eh... Cioè, non che abbia parlato molto.. Era impegnato a fare altro, assai più diverten... SHINA! CONTIENI I TUOI PENSIERI! Immaginati se c’è qualcuno che può leggere nel pensiero che bella figura che ci fai.. Su su. Ok, sto vaneggiando...

-


Uno. Due. Tre. Quattro.
*Respira*
Ci siamo.
Si aprono i cancelli.
Il cavallo a destra, quello a sinistra.
Parto.
Trotto, marcia, galoppo.
Galoppo.
Sto uscendo.
*Respira*
Ci siamo.

 
-

 
“Perchè quel bacio?”
“Perchè mi andava”
“Non il nostro”
“Shh, Shina, non parlare”
Sentirsi respirare sulla pelle. Tutto quel calore.

 
-


Sono sola. Improvvisamente sono sola. Erano tutti qua prima, ma ora sono da sola. Ho paura. Ho paura perchè non sono ancora pronta per morire. Non sono pronta perchè devo ancora dire a Maximilien ciò che è successo, chiarire con mio padre, scoprire il perchè di quel bacio tra Levi e Petra. Ho paura perchè ieri il mio sogno ha iniziato a realizzarsi, e non ha ancora finito di farlo. Perchè devo sapere se mi ama, o se lo ha fatto così, perchè è l’Heichou e ne aveva voglia. Ho paura perchè la vita è così bella, e la voglio ancora vivere,  ancora e ancora e ancora.
 

-

 
“Hey Shina,mi aiuti a tingere lo steccato?”
“Si Maximilien, ma dove sei? Dove sei? Non ti vedo... Maximilien! Maximilien dove sei?
Dove sei?”
 

-

 
Improvvisamente mi viene ansia.  Adesso ricordo perchè quella volta caddi nella vernice verde... Perchè stavo correndo, e stavo correndo perchè non riuscivo a trovare Maximilien, ed avevo paura di averlo perso. Ho una forte ansia, ma non per la mia vita. Anche adesso come allora non riesco a vedere Maximilien. La mia formazione si è divisa, quelli della mia squadra sono andati da una parte, ed io invece insieme ad Erwin dall’altra. Ma ora sono praticamente da sola, persa, e tutto questo perchè un titano anomalo ci è venuto incontro e ci siamo dispersi. Ed io non trovo Maximilien. Dove sei fratellino?
Dove sei?
 
D’improvviso il buio. Una scossa. Mi si appanna la vista, perdo ogni mio senso per un secondo. Una figura, per terra, immersa nel sangue.
 

-
 

Maximilien era proprio un bel ragazzo. I capelli neri, sempre in ordine, ma in un ordine disordinato, gli occhi neri, scuri come la pece ma trasparenti come il ghiaccio, profondi come il mare più scuro, forti, ma dolci come il miele. Quegli occhi che dicevano un sacco di cose, che Shina riusciva sempre a capire, mentre gli altri spessi non riuscivano nemmeno lontanamente a percepire. Quegli occhi che ti leggevano l’anima, un solo sguardo, e ti sentivi attraversare nel profondo, svuotare di ogni tua sensazione per poi essere nuovamente riempito, con l’aggiunta di quel caldo che riscaldava il cuore partendo dall’anima. Il portamento regale, degno di un principe, di un re, la camminata leggera, elegante. La capacità di illuminare ogni singolo luogo, di mitigare il dolore, comprendere le persone fino in fondo. Quell’animo tranquillo, ma ribelle, rivoluzionario, intraprendente. Pronto a sopportare qualsiasi cosa, quella sua pazienza di perla, quel suo modo di vestire sempre così impeccabile, quella sua intelligenza silenziosa, ma fuori dal comune.
Maximilien era una di quelle persone che colpisce, che a prima vista ti entra nell’anima, e difficilmente ne esce mai.
Sì, Maximilien era proprio un bel ragazzo.
 

-
 


Mi avvicino, piano, cercando di non fare stupide supposizioni prima di essere a pochi metri da lì, non può essere lui, no, non è lui. Mi avvicino, sempre di più, sempre di più, sempre di più...
Chiudo gli occhi.
Scendo da cavallo, barcollo, mi appoggio ad un albero. Rinizio a barcollare subito, velocemente verso quel corpo.
 
 
Maximilien...
 
 
 
 
 
 “Maximilien, svegliati, Maximilien, su dai, muoviti, non vorrai rimanere qua spero? Andiamo dai, dobbiamo andare a casa, senti? Hanno appena dato il segnale di ritirata, dobbiamo tornare in città, veloce dai, veloce dai... Su, Maximilien... Maximilien... Maximilien! Maximilien svegliati! Svegliati!! Svegliati!!! Ti prego! Ti prego Maximilien... Ti prego... Non... Non.. Non posso farcela senza di te... Maximilien... Per favore, per favore se esiste un dio, una divinità, qualsiasi cosa vi prego fatelo svegliare... per favore... per favore...”
Mi guardo le mani. Sono sporche. Sporche di sangue. Sporche del suo sangue. Mi guardo le mani ed inizio a tremare, a respirare più forte e grido. Urlo, mi getto su quel corpo che non può essere... Non può non respirare più, mi getto su quel corpo, lo abbraccio, lo bacio, sono piena di sangue, mi passo le mani sulla faccia, sono piena di sangue, piena di sangue. Urlo, piango, accarezzo quel bellissimo viso, quegli occhi scuri, li bacio, li bacio, perchè il mio bacio possa dar loro nuovamente luce, come nelle favole... Ma questa... questa non è una favola, no, questo è un incubo, il più terribile degli incubi e adesso mi risveglierò... Adesso mi risveglierò...
 

Si è messo a piovere. Io sono sdraiata sul corpo morto di mio fratello e mi piove addosso... In pochi minuti sono completamente bagnata, il sangue che avevo sul viso e sulle mani scivola via. Con la testa appoggiata di lato sul suo petto sussurro qualcosa. Non piango più, la voce mi esce appena.
“Sai Maximilien... Ieri è successo tutto ciò che ho sempre sognato sai? Levi mi ha baciata... E poi abbiamo fatto l’amore.. Te l’avrei detto, ma ho esitato troppo e ora non posso dirtelo più... Sai Maximilien, quando torneremo a casa ci sarà Axel che ci aspetta... Chissà come sarà felice di vederci... Non trovi? Non trovi Maximilien? Sai Maximilien.. Mi manchi tanto... E’ strano dato che ti ho così vicino... Buffa la vita eh? Maximilien.. Li ucciderò tutti. Tutti, dal primo all’ultimo. Senza alcuna pietà. Farò sgorgare il sangue di quei maledetti esseri che hanno versato quello della mia famiglia, quello del mio adorato fratello... Tutti. Godrò nel veder rotolare le loro teste, perchè come sto soffrendo io, devono soffrire anche loro... Maximilien, la mia vita adesso non ha più senso. Non ha senso per me vivere o morire. Non ho più lacrime da versare ormai, non ho più niente. Niente. Solo odio. E come mi hai sempre detto, chi vive di odio non merita di vivere... Maximilien... Ti voglio bene”
 

Mi alzo. Non sento niente. Sono impassibile, ferma, morta. Sono morta, sono morta anche io. I morti non possono morire ancora.
Li ucciderò tutti.







Grazie per aver letto! ^_^
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Non posso credere di averlo fatto davvero :'(
Non ho veramente ucciso il mio personaggio preferito :'(
Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento...
Spero che un pochetto vi sia dispiaciuto, almeno so che il mio racconto un minimo è piaciuto :)
Un abbraccio grande

AyeRivaille

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Capitolo 8
*** Io ti salverò ***


Uno a destra.
Giù.
Uno a sinistra.
Ruota. Giù.
Giù. Giù. Giù. Un altro. Un altro. Un altro.
Tutti, li voglio uccidere tutti.
Ne avvisto uno, mi avvicino, lo guardo negli occhi, e poi giù.
Mi volto, ne vedo un altro, giù.
Non mi importa se è pericoloso quello che faccio, non mi importa di morire: io sono già morta, lì, su quel cadavere. Tutto ciò che mi dicevano di non fare davanti ad un titano lo faccio, tutto ciò che mi avevano insegnato nella scuola di addestramento l’ho dimenticato, o meglio, fingo di averlo dimenticato. Non mi importa di niente, non mi importa di niente. La mia vita non vale un soldo, la mia vita è finita, non potrò più provare niente, e adesso non sto provando niente. La mia mente, e la mia vista sono completamente offuscate, il mio cuore è freddo, ricoperto, soffocato da uno strato di ghiaccio, non può più sentire niente. Io stessa non sento niente.
Uno a destra, uno a sinistra.
Giù.
Li ucciderò tutti.

 
Il mio gas sta per finire. Chi se ne importa? Quando finirà li ucciderò a piedi, mi arrampicherò sopra il loro lurido corpo e taglierò il loro lurido collo, bagnandomi del loro sangue infetto, che non è reale, non è reale perchè dopo poco sparisce. Niente è reale in questo mondo, niente, solo il dolore. Tutto il resto non è altro che una semplice mera illusione, perchè poi scompare, nel niente. Dolce morire. Amaro morire continuando a vivere.
Presto morirò anche io.

 
Uno a destra, uno a sinistra.
Giù.
Quanti ne avrò uccisi? Sette? Otto? Chissà.
Non basteranno mai, mai.

 
Improvvisamente, eccomi qua, l’attrezzatura inizia a sobbalzare, il gas sta finendo. Abbasso lo sguardo sul mio fianco. Sì sta finendo, anzi no, è già finito. Cado, crollo, finisco a terra e rotolo. Sono piena di graffi, perdo sangue da una spalla oltretutto, ma non avverto dolore. Mi alzo. Mi volto. Non sento niente. Dietro di me, un titano. Eccolo, mi guarda, sta fermo. Classe 5 metri. Io guardo lui, ferma, con lo sguardo spento. Ad un tratto, grida. Grida, emette un suono, un rumore, spaventoso. Spaventoso sì, ma non per me, io non provo emozioni. Inizia ad avvicinarsi, vedo il niente che ha negli occhi, attualmente io e lui non siamo poi così diversi. Mi sgancio l’attrezzatura, rimango solo con le spade in mano e aspetto che venga, che mi prenda, così che io possa combattere l’ultima battaglia della mia vita, perdere, e morire.
Eccolo, si avvicina, sempre di più, sempre di più. Chiudo gli occhi. Ci siamo. Ci siamo...
 

Ad un tratto mi sento prendere per i fianchi, mi sento portare via. Non è un titano. Apro gli occhi.
 Non è un titano.

 E’ Levi. (1)

 

Rimango in silenzio, mi lascio portare via. Ho il viso stanco, gli occhi spenti, come chi ha pianto per tante notti, e ora non ha più lacrime da versare, e piange con il corpo. Levi mi stringe forte al suo corpo, guarda avanti, non parla. Io lo guardo invece, anche io in silenzio, senza espressione.
Ci fermiamo su un grande ramo di un albero, mi appoggia per terra, io sono seduta, mi abbraccio le ginocchia, vi appoggio il viso, e piango. Lui si avvicina, si abbassa, appoggia un ginocchio a terra, mi prende con una mano il viso e mi guarda negli occhi. Tace ancora. Sa cosa è successo, lo sento che lo sa. Mi guarda ancora, non capisco quale sia la sua espressione, so che mi inonda ancora di qualcosa, e piango piango piango. La sua sola vicinanza mi ha ridato un pò di vita, anche se molto poca. Lui sa tutto quello che sto pensando, tutto ciò che mi sta passando per la testa.
“Adesso stai pensando che non te ne frega più un cazzo di vivere, non è così? Pensi che non abbia più senso rimanere in vita, che non ci sia più un motivo, giusto? Bene...
Adesso il tuo motivo sono io”
 

Mi bacia. Ancora. La sensazione di ieri sera, le sue labbra, la sua lingua, mi viene da piangere, ora.. Ora... Mi ha salvata, mi ha salvata ancora, come fece anni fa, come ha fatto 5 minuti fa, da quel titano, mi ha salvata ancora, perchè ora sono qui, sono viva, provo emozioni, e voglio continuare a vivere, per lui, per Axel, per Maximilien, per la mia vita.. Perchè la vita è un dono pazzesco, e va vissuta, fino in fondo, senza mai smettere di lottare. Bisogna sempre trovare un senso, un motivo, ed andare avanti, ed andare avanti. Sento ancora le sue labbra sulle mie, sento che le mie lacrime stanno bagnando il suo viso, ma ora sento che ce la posso fare, che posso andare avanti. Lo farò per te Maximilien, lo farò per te, perchè so che è quello che vorresti, perchè so che è quello che mi hai sempre insegnato... Mai smettere di lottare, per niente al mondo.
Lo farò per te, Maximilien, e porterò avanti il tuo sogno, perchè tu, tu, non muoia, realmente, mai.
Ti voglio bene, tesoro mio.
 
 
-
 
“Adesso andiamocene da qui..”

Levi si alza, mi cinge un’altra volta i fianchi con il braccio, mi stringe forte, e non so perchè, ma nella sua stretta mi sembra di avvertire quasi un tremolio, la sensazione di un corpo che ha avuto paura, paura di perdere qualcosa, e nei momenti dopo averla ritrovata non riesce ancora a calmarsi... Io gli passo le braccia intorno al collo, lievemente, in silenzio appoggio il mio viso sulla sua spalla. Non piango più, ma continuo ad avere il respiro affannoso, singhiozzo. Gli dico qualcosa, ma esce come un sussurro, il lamento di un gattino nato da poco.

“Grazie...”

Non so dire altro.
Lui sospira, mi stringe ancora di più, mi bacia la testa.
Torniamo ai carri, che sono fermi attendendo gli ultimi minuti per fare in modo che tutti coloro che sono sopravvissuti tornino per poi partire. Penso che la missione sia fallita, come sempre, non otteniamo mai niente, ma non m’importa, sinceramente, in questo momento. Levi mi fa sedere in un carro, dà alcune indicazioni alla gente vicino a me, e qualcuno mi porta una coperta, mi disinfetta i tagli, mi aiuta un po’ in generale. Mi rendo conto di aver perso molto sangue dalla spalla, e di starne perdendo tuttora, solo adesso sento il dolore. Mi mettono una benda e stringono forte in modo da fermare l’emorragia. Vedo Levi che sta per scendere dal carro, lo prendo per un braccio, lo tengo stretto.
“Non te ne andare...”
 Lui mi guarda, fermo, poi dolcemente scioglie la presa, mi passa una mano sulla testa e se ne va. Io capisco che comunque è un caporalmaggiore, che ha i suoi compiti e deve svolgerli, e lo lascio andare, anche se sono terrorizzata di poter perdere anche lui. Ma ormai la spedizione è conclusa, e di lì a pochi minuti il carro parte per tornare in città. Io non faccio altro che pensare e ripensare a mio fratello, alla terribile notizia che dovrò dare a mia madre e soprattutto ad Axel. Come farò a dirglielo? Come farò? Perchè è successo proprio a lui? Perchè non è successo a me? Dovevo essere io quella sdraiata, immersa nel mio stesso sangue, non lui. Lui non se lo meritava, non se lo meritava proprio per niente. Come farò a dirlo ad Elizabeth? Mio Dio, come farò a dirgli che suo marito, il suo adorato marito è morto? La persona che amava così tanto? Come farò? Non riesco a togliermi dalla testa le parole di mio padre che mi incolpa di essere la causa dell’arruolamento di Maximilien nella legione. Non riesco a togliermele dalla testa, e dentro di me, dentro di me inizio poco a poco a crederci, perchè ripetendo mille e mille volte una cosa finiamo sempre per crederla vera. Mio Dio... Se mio fratello è morto... Se mio fratello non c’è più, non potrà più avere una famiglia, un figlio, una vita felice è colpa mia, mia e di nessun’altro... E di chi altri potrebbe essere la colpa? No.. Non devo dare spago a ciò che dice mio padre, non devo dargliela vinta. Perchè se lui fosse stato un padre normale e affettuoso, probabilmente adesso non saremmo a questo punto.
Mi tornano in mente i ricordi che ho con mio fratello e scoppio a piangere ancora. Piango silenziosamente, singhiozzo nascondendomi nella coperta, e il mio pianto si unisce ai centinaia delle persone che, come me, hanno perso qualcosa a causa di questa assurda guerra senza fine.

 
 
 
 Grazie di aver letto! ^_^
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(1) Eh no, non lo definirei proprio "titano" XD

Come promesso, ecco presto un capitolo nuovo nuovo :3
Sto ancora piangendo per la morte di Maximilien ç_ç
Continuo ad amare la coppia Shina-Levi QwQ
Spero vi sia piaciuto, lasciate un commento!
 
 AyeRivaille

 
 

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Capitolo 9
*** Perchè? Perchè ti amo ***


Il braccio mi fa parecchio male, ma non penso  sia niente di grave, assolutamente. Rientriamo in città e sento gli sguardi della gente addosso, sento i pianti delle madri e delle mogli, le bestemmie, i sussurrii di disapprovazione, ma anche le grida di approvazione dei bambini come ero io, e dei ragazzi come sono io, e come era Maximilien.  Non penso di potercela fare, sento di sprofondare, ho bisogno di un appiglio, adesso, qui. Mi manca il fiato, mi nascondo sotto la coperta, mi stringo tra le braccia. Ad un tratto sento una mano che si appoggia sul mio ginocchio, metto il naso fuori, è Levi. Ammetto di essere leggermente stupita, ma continuo a non avere tempo per stupirmi, mi si avvicina, si siede accanto a me e mi abbraccia. Mi abbraccia, sempre in silenzio, e io appoggio la testa sul suo petto. Ha sentito che ne avevo bisogno, ho forse semplicemente ne aveva bisogno lui, e sento che tra le sue braccia sono calma, e che anche lui, tenendomi stretta sembra più tranquillo, o almeno soffrire meno.
Arriviamo a destinazione, mi prende in braccio e poi mi accompagna in infermeria.  Io non capisco ancora un granchè, non capisco che cosa sia successo, non capisco che sono ferita, non capisco quali siano le intenzioni di Levi, non capisco che devo andare a parlare con Elizabeth, Axel, mamma, papà... Non capisco ancora niente, solo mi stringo nella mia coperta, e mi rendo conto di aver perso troppo sangue per poter camminare da sola. Levi mi lascia in infermeria, mi guarda, mi accarezza, mi bacia sulla fronte.
“Tu non hai idea di cosa abbia provato io quando non ti ho visto ritornare. Tu non hai idea di cosa abbia sentito quando mi sono reso conto che se fossi arrivato un attimo più tardi, se avessi esitato un attimo di più per venirti a cercare tu ora non saresti qua con me... Tu non ne hai idea, non puoi neanche lontanamente immaginare...”
Lo guardo con uno sguardo ingenuo, e stanco.
Sospira, poi mi bacia la testa e sta per andarsene. Lo prendo per un braccio, ancora una volta.
“Vuole abbandonarmi anche lei, Heichou?”
Non si volta, guarda avanti a sè. Sospira.
“No, Shina, non lo farei mai...”
“E allora rimanga sempre con me... Mi salvi ancora, e ancora, e ancora, come ha sempre fatto, Heichou... Per.. favore...”
La mia mano scivola sul suo braccio, e proprio nel momento in cui si sta per staccare lui me la prende, con la sua, e la stringe.
“No, Shina..”
Sussulto.
“Sarai tu a rimanere sempre con me... Sarai tu a salvare me ancora, e ancora, e ancora... Come hai sempre fatto...”
 Rimango lì, attonita, lui dolcemente mi lascia la mano e poi va via, e io aspetto che qualcuno mi curi il braccio.
 
-
 
Appena mi hanno dato le cure adeguate esco dalla sala. Trovo lì fuori un mucchio di gente che chiede informazioni sui propri cari, e, d’improvviso, mi appare Elizabeth davanti agli occhi, con mia madre accanto. Oh mio Dio, devo affrontare la cosa. Non voglio. Non voglio, voglio scappare, non voglio pensarci ancora, non voglio, non ce la faccio...
“Shina Rose! Grazie a Dio stai bene, ma che hai fatto al braccio? Tutto bene? Oh signore quanto sono felice di vederti, non ne hai idea! Ma Maximilien? Dov’è? Vi siete separati, sai mica dove trovarlo? Elizabeth non vede l’ora di vederlo, e poi gli deve dire una cosa importantissima! Su, Elizabeth, dillo anche a Shina dai!”
“Shina, ho scoperto di essere incinta! Diventerai presto zia! Non vedo l’ora di dirlo a Maximilien! Ho aspettato perchè non volevo si compromettesse la missione, ma ora finalmente glielo dirò!!”
Io mi sento mancare la terra sotto i piedi. Rimango lì, a bocca aperta, inizio a mugulare, piano piano mi inizia ad uscire un suono dalla bocca e inizio a piangere, forte, senza freni, singhiozzo, non riesco a fermarmi. Anche a mia madre inizia a tremare la voce.
“C-cosa è successo Shina? Perchè piangi? Dove... Dove è Maximilien?”
“Dov’è Maximilien,  Shina? Dove?! Dove cazzo eh?? Dov’è?? Perchè non è con te?!”
Elizabeth inizia ad urlare, ad un certo punto mi spintona anche, io non riesco a reagire, tengo la testa tra le mani e piango, piango, piango.
“Non... Non è... vero figlia mia? Non.. no... Ti prego, no... Ti prego Shina dimmi la verità... ti prego”
Io alzo la testa, non riesco a parlare, ma a grandi linee tra i singhiozzi spiego ciò che è successo.
Mia madre rischia di svenire, un signore lì vicino l’aiuta a sedersi, e poi inizia ad infierire contro la legione esplorativa, contro i titani, contro il mondo intero. Poi si mette a pregare, in silenzio, chiudendo gli occhi e le mani. Elizabeth scoppia a piangere, casca a terra, inizia a strapparsi i capelli, a tenersi la pancia, a urlare, a dire cose senza senso, come se fosse impazzita.
Mi metto anche io a terra e l’abbraccio, lei si lascia abbracciare, ma non la sento mia amica, come eravamo prima, tanto unite, la sento lontana, distante, come se il mio abbraccio fosse solo un semplice rito, e niente di più.
Forse anche lei, come me, oggi è morta.
 
 
Il giorno dopo, il funerale. Non riesco  ad affrontarlo, non ci riesco proprio. Gli sguardi di tutti, tutti i miei parenti che mi guardano, come se fosse colpa mia, e sussurrano, piano “Guardala, guarda lì” “E’ distrutta” “Dicono che abbia provato ad aiutarlo ma non ci sia riuscita” “Lei c’era eh, era lì, che incompetenti quelli della Legione!”
Tutti che parlano e sparlano, mia madre che è disperata, ma tace, Elizabeth che invece non ha dormito tutta la notte, che segue la bara urlando e piangendo, toccandosi la pancia, quel bambino che non conoscerà mai suo padre. Axel ha gli occhi gonfi, prova a non piangere, e sostiene me, che non riesco a camminare, che provo il più grande dolore esistente, il dolore di non essere riusciti a salvare chi si ama, e di sentirsi la colpa e il disprezzo delle persone addosso; ma nonostante tutto non ce la fa, ogni tanto si gira verso di me, o Elizabeth e piange, anche lui, lui che è così grande, così alto e forte, e piange, perchè un dolore così forte non si può sopportare.
E poi c’è mio padre.
 
-
 
“Tu, inutile stupida bambina viziata, tu, come... come hai potuto, come! Ah, è tutta colpa tua, tutta colpa tua! Se solo ti avessi vietato di avere rapporti con lui, adesso, adesso lui sarebbe qui con me, e farebbe le cose che un uomo come lui avrebbe dovuto fare! Tu, è solo colpa tua!”
“Alexander... ma, ma che dici! Non dirle queste cose, lei è...”
“Tu, taci! Sai che è cosi! So che la pensi così anche te, come la pensa chiunque abbia un minimo di cervello! Il mio povero figlio! Il mio povero Maximilien, l’onore e la gioia di questa famiglia! E’ morto! Non ci sarà nessun’altro che possa portare avanti il nome di questa famiglia come lo avrebbe fatto lui!” (1)
 
-
 
Quelle parole. Io.. non vorrei crederci... Io.. Non è colpa mia... non è colpa... Non è...
Adesso c’è Axel qui con me. Mi stringe, mi ripete di non credere alle parole di nostro padre, perchè è solo accecato dalla rabbia, e poi... e poi è fatto così...
Ma io sono troppo debole in questo momento per capirlo, e dentro di me sento che in fondo, probabilmente è colpa mia, e se Maximilien è morto è solo colpa mia.
Solo colpa mia.
 
-
 
La sera torno nella base. Avrei potuto rimanere a casa ma non ce la facevo a stare lì, troppi ricordi, troppi per me. E poi, l’aria, così pesante, in quella casa aleggia il dolore, il lutto e, per me, il rimorso. No, non potevo rimanere, avevo bisogno di stare da sola. Torno nella base, entro nella mia stanza, mi siedo sul letto. Non piango, non mi escono lacrime, non sento niente, solo dolore, una volta ancora. Un’altra volta ho paura di essere morta ancora, ma improvvisamente mi tornano in mente le parole di Levi. Improvvisamente mi torna in mente che ho un sacco di conti in sospeso, che ho lasciato aperte un miliardo di questioni, che devo chiudere, al più presto. Mi viene in mente che dal giorno prima, dalla nostra ultima conversazione così strana in infermeria, non mi ha più rivolto parola, non mi ha detto niente, come se avesse dimenticato tutto. Forse era solo il momento, tutto ciò che ha detto non lo ha mai pensato, ed io ho solo immaginato e sognato tutto.  Mi alzo, esco dalla stanza. Cammino nel corridoio, Levi sarà sicuramente fuori a quest’ora, lui dorme pochissimo. Ed infatti lo trovo giù, nel campo che c’è vicino alla base cittadina della Legione, che cammina, silenzioso, freddo, impassibile.
Uscendo mi blocco un secondo. L’aria fresca mi attraversa l’anima, chiudo gli occhi, respiro forte. Quando li riapro mi rendo conto che Levi, lontano da me una decina di metri si è fermato e mi sta guardando. Io faccio un grande respiro, e mi inizio ad avvicinare. Cammino verso di lui, e quando arrivo a pochi metri sento di voler scappare. Me ne voglio andare, non tornare mai più, stare lontano da tutto e tutti, ma, dove posso andare in realtà? Dove? Da nessuna parte, questo mondo è rilegato in pochi ettari di terra, dove posso andare?
Anche lui sta camminando verso di me, sembra... ansioso.. Levi. Ansioso. Quando mai. E’ notte, probabilmente ho visto male. E’ il dolore che mi offusca i sensi, si deve essere così. Arriviamo vicini e stiamo in silenzio.
“Heichou, io...”
“Non parlare, Shina..”
“No, Heichou. Devo parlare. Ho bisogno di sapere”
Tipica frase da coppietta in crisi. Sei scontata, Shina.
“Dimmi cosa vuoi sapere”
Freddo. Il gelo, il gelo più totale.
“Voglio sapere... Voglio sapere...”
Mi appare in un secondo in testa la sera prima della missione, in cui tutto andava bene, e tutto era perfetto.
“Voglio sapere che cosa ha nella testa, che cosa vuole fare con me, perchè prima mi bacia, mi porta a letto, mi salva e mi dice di non lasciarla mai, e poi mi lascia lì, come una stupida, come una bambina piccola. Perchè prima mi abbraccia e poi mi abbandona, prima mi salva e poi mi uccide. Voglio sapere perchè ha baciato Petra, e poi ha detto che era tanto che voleva baciare me. Voglio sapere perchè mio fratello è morto, perchè io sono qua adesso, perchè non sono a casa mia, perchè ogni volta torno qua da lei e mi metto in ridicolo.Voglio sapere perchè, nonostante tutto, lei è sempre così freddo, perchè non mostra emozioni. Voglio sapere per quale motivo la amo, Heichou, e voglio sapere se lei ama me, o se sta solo scherzando, o se ho solo immaginato tutto...”
Mi sto per rimettere di nuovo a piangere, ma mi trattengo perchè ultimamente sono diventata una fontana, e per fare questo aumento la velocità del mio discorso. Lui mi guarda, fermo, con le mani incrociate. Quando taccio, però, lascia scivolare le mani, guarda verso il basso e inizia a ridere. Lui. Inizia a ridere. Ho fatto ridere il caporale Rivaille. Non so se mettermi a ridere anche io o mandarlo veramente a fanculo. Mi giro, me ne sto andando. Mi prende per un braccio, mi gira e, non so come, mi ritrovo abbracciata a due centimetri dal suo viso.
“Tutto ciò che vuoi sapere, penso, si risolve con un ‘ti amo’.”
Taccio. Apro la bocca e prendo fiato come se stessi per dire qualcosa, ma poi taccio. Faccio così due o tre volte, e lui inspiegabilmente continua a guardarmi e a ridere. Ha una risata così bella...
Alla fine mi bacia, un bacio dolce, ridendo, un bacio che mai mi sarei aspettata da lui, mai, perchè lui non è così. Eppure eccoci qua, in una sera di primavera, che in un bacio lungo e senza pensieri, sciogliamo tutti i dolori e le matasse di questa vita che con noi è stata così dura.
Vorrei ancora sapere di Petra...
Ma glielo chiederò domani.





Grazie di aver letto! ^_^
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(1) e dall'altra stanza, Axel "Grazie pà!" XD

Avevo detto che avrei aggiornato domani, ma dato che ho promesso
ad una mia lettrice di aggiornare stasera, eccolo qua, solo per te :3
Non mi uccidete se la tiro tanto per le lunghe, ma ho da dire talmente tante cose che rischio
di appesantire un sacco ogni capitolo D:
Domani ci sarà il momento della verità, giuro e gli ultimi due o tre capitoli ;)
Con affetto,

AyeRivaille

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Capitolo 10
*** Il momento della verità ***


E quindi eccomi qui, in una situazione assurda, con una spalla mezza distrutta, un padre che mi odia, senza poter tornare a casa, la mia squadra rimasta uccisa, tutta, nell’ultima missione e un capitano che è anche il mio fidanzato, o il mio fidanzato che è anche il mio capitano, o il mio capitano che non è il mio fidanzato ma che vorrebbe esserlo, oppure non lo vorrebbe neanche.. Insomma, la situazione è complessa.
Probabilmente dovrei chiedere delucidazioni su come dovrei comportarmi, ma considerando che il mio capitano/fidanzato fidanzato/capitano/nessuna delle due opzioni (Cioè... è comunque il mio capitano però.. O dannazione non ci capisco più nulla!)  si comporta come sempre fatta eccezione per qualche occhiata languida che mi manda, mi sembra assurdo andare da lui “Hei Heichou ma come dovrei comportarmi io? No perchè sa, ho giusto due problemini familiari, e non è che abbia tanta voglia di stare a crearmene anche qua eh...”

Nei giorni successivi sento sempre un forte dolore al petto per la morte di mio fratello, è un dolore continuo, costante, che non se ne va mai, solo cerco di abituarmici, di non pensarci. La mattina cerco di svegliarmi il più tardi possibile, non faccio colazione, mi occupo subito di qualcosa, fino al pomeriggio. Pranzo (quello non posso evitarlo, il mio stomaco capisce la mia situazione, ma se ne frega), e poi mi rioccupo subito di qualcosa, svolgo commissioni, ragiono sul comportamento di quel nanerottolo isterico che nel frattempo è partito per non so bene quali questioni burocratiche diretto verso la corte reale, insomma, faccio sempre qualcosa. Ogni tanto mi viene a trovare Axel, sente come sto, chiacchieriamo e mi fa sentire tranquilla. Lui non mi ha mai dato la colpa, mai, neanche per un secondo. Lui continua a volermi bene, come ha sempre fatto,  continua a scherzare con me e a prendermi in giro. Continua ad accarezzarmi il viso dal suo metro e ottantasei di altezza (rispetto al mio metro e cinquantotto) e a darmi i baci sulla fronte, come ha sempre fatto, e come faceva anche Maximilien. Il magnifico trio ha perso un membro, è vero, ma non è cambiato. Siamo sempre qua, noi, e Maximilien ci è vicino, e lo sentiamo.
In fondo si sa. I grandi uomini muoiono sempre troppo presto.
 

-

 
 
Dopo circa una settimana (quindi sono passati 10 giorni da quella sera) Levi torna, insieme a tutti i “capi” della Legione Esplorativa. Bene. E adesso? Torna di mattina presto, e io (ehm ehm) la notte non sono riuscita a dormire, quindi alle 5 del mattino ero già lì fuori al freschino dell’alba (ormai è diventato il nostro luogo di incontri). Quando sento che stanno rientrando mi rialzo il più velocemente possibile, ovviamente inciampando sui miei stessi piedi, e cerco di sgattaiolare senza farmi vedere fino a camera mia, ma senza risultato. Mi becca subito.
 
“Shina Rose!”
“Porca vacca, addirittura entrambi i nomi?” sussurro.
“Che ci fai sveglia a quest’ora?!”

Non so se mi sta prendendo in giro o è davvero irritato.

“Ehm... Sono stata svegliata da un tuono..”
“Ma se è una bellissima mattina!”
“Si... Cioè, non un tuono eh eh *risatina isterica* è che quella... in stanza con me eh eh, russa... *Risatina isterica*”
“Sei da sola in camera..”
“Cioè quella accanto a me, oh santi numi, che cosa desidera, Heichou?”
“Un bacio”
Vabbè, ciao.

 
-

 
Rimaniamo lì, in silenzio, abbracciati. Cioè, lui guarda avanti e mi abbraccia, strettissimo, seduto vicino a me.

“Heichou credo che lei...”
“Puoi anche smetterla di chiamarmi Heichou quando siamo solo noi due”
“Oh...”
“Puoi chiamarmi Rivaille (1)... Scherzo scherzo”

E si rimette a ridere. Credo di avere poteri magici. Mi guarda e mi bacia. E mi bacia. Ancora. Un’altra volta. Quelle labbra così fredde. Quelle mani, gelide. Come fa a darmi così tanto calore?

“Heich... Ehm... Levi? *caspita quanto torna strano* C’è un’altra cosa che ho bisogno di sapere..”
“Solo una? Io ne ho mille, ma non le chiedo mai”

E’ un rimprovero o una lode? Dici che se ti uccido me la danno “legittima difesa”?

“... Insomma. Ho bisogno di sapere perchè quella sera, quattro o cinque giorni prima della missione... Insomma, non che la stessi spiando... “
“Dammi del tu”
“Non che ti stessi spiando.. Mi avevi detto di portarti dei fogli. Io li andai a prendere, giuro, ma non te li ho mai conegnati, per il semplice fatto che quando stavo per entrare nella stanza vidi tu e Petra che sì, insomma, eravate in atteggiamenti intimi. Dunque ciò che mi sono chiesta, e che mi chiedo ancora, è perchè? Ne ho pensate davvero tante, in alcuni momenti mi sono odiata, ma non ho ancora trovato la risposta... Quindi, ecco, insomma tutto qua...”

L’ho detto. Mamma mia. MAMMA MIA. L’ho detto. Dopo giorni e giorni finalmente sto per sapere la verità. Finalmente.

“Ah, però a letto con me ci sei venuta comunque eh!”

Ride e mi fa il solletico. Vabbè ciao. Forse la verità è che ha un gemello buono, che è quello con cui ho a che fare adesso, non ci sono altre spiegazioni.

“No, non ho un gemello buono, Shina, se è quello che stai pensando".

... Fanculo.

“Vuoi sapere cosa successe quella notte?”
“Già, mi farebbe piacere sì”

Mi guarda con la coda dell’occhio. Sospira sorridendo.

“Bene te lo dirò... Però dopo vai a letto eh! Nel mio intendo!”
“Ma smettila!” gli rido in faccia, dandogli una piccola botta affettuosa.
“Dunque, andò più o meno così...”
 
-
 
 
“Heichou, avrei bisogno dei fogli che le ho richiesto prima... So che è tardi, ma sono molto importanti...”
“Sì Petra, Shina! Shina Rose vieni qua!!”
“Arrivo arrivo, non fare il nano isterico *sussurrando*”
“Puoi andare a prendere i fogli che sono sulla mia scrivania?”
“[tu non ci puoi andare, cagnaccio?] Va bene, Heichou, vado...”
“Vuole un po’ di caffè?”
“Certo, Petra, con parecchio zucchero, mi raccomando”
“Ecco qua...”
-
“Stemmo a parlare parecchio tempo, tu sei terribilmente lenta quando si tratta di andare a prendere dei fogli, e d’improvviso successe una cosa terribile... Menomale c’ero io”.
-
“Quindi Heichou domani dovrem... Dovrem...”
“Petra? Tutto bene?”
-
“Mi svenne tra le braccia. La presi subito al volo, altrimenti rischiava di battere la testa, poteva anche morirci sai? La presi subito tra le braccia, e mi resi conto che non respirava. Senza alcuna esitazione iniziai a farle la respirazione bocca a bocca e probabilmente tu sei entrata proprio in quel momento... Appena si riprese la portai subito in infermeria, e.. niente, poi uscii a prendere un po’ d’aria e ci incontrammo... Tutto qua, fine della storia”

“...”
“...”
“Questa cosa non ha senso. Tu bevi il caffè amaro. Ti sei inventato tutto, vero?”
“Già. Cioè, quasi tutto. Però sono un bravo raccontastorie”

Mi guarda sorridendo. Scoppiamo a ridere entrambi.

“Va bene, signor Rivaille, qual era la fase successiva alla storiella, che non ricordo bene?”
“Oh, non si preoccupi signorina Black... Me la ricordo perfettamente io...”

Mi prende in braccio, mi bacia, e poi mi porta nella sua stanza.
 

In fondo, a me non interessa che cosa successe quella sera.
Mi ama. Questo è ciò che conta.
 





Grazie di aver letto! ^_^
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(1) ho evitato di fare spoiler ;)

A grande richiesta ecco un nuovo capitolo, il penultimo per esattezza, anche se,
in realtà, la storia vera e propria finisce qua, perchè l'ultimo capitolo sono solo
conclusioni...
Oddio un po' mi dispiace abbandonare la storia di Shina Rose, perchè mi ci ero affezionata
un sacco D:
Vabbè, buona lettura!! ^_^

AyeRivaille

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Capitolo 11
*** Caro Maximilien... ***


And in the end, the love you take
is equal to the love you make
(The Beatles)

 


Caro Maximilien...


Sono passati molti anni da quando sei morto, sono passati molti anni e molte cose sono cambiate. Moltissime. Ho raggiunto praticamente tutti i miei sogni, lo sai? L’unico sogno che mi rimane è quello di avere un dinosauro da passeggio, però vabbè, non si può avere tutto dalla vita. Sai Maximilien, mi sono sposata. Mi sono sposata con l’uomo che amo, con l’uomo che ho sempre amato, fin da quando, da piccola, mi raccontavi le sue imprese, fin da quando, da piccola, lo incontrai per strada e mi salvò la vita, una delle tante volte in cui mi ha salvato. L’uomo che è l’unico che riesce a darmi calore, nonostante sia così freddo, come facevi te, ricordi? Ricordi quando ti abbracciavo perchè avevo freddo, e poi mi addormentavo addosso a te, e tu dovevi portarmi a letto? Quando nacque Axel iniziò a diventare difficile portare entrambi...

 



Entro in base. Non c’è un cavolo nessuno, perchè è il giorno libero di praticamente tutta la legione e sono tornati quasi tutti in città. Loro hanno una famiglia da cui tornare. Io ho Axel, ma il signorino ha deciso di farsi una bella vacanza proprio adesso, e io rimango qua. Uffa, non mi porta mai in vacanza con sè. Quelli che non sono in città sono in missione, e insomma, mi ritrovo da sola in una base vuota. Ecco, signori miei, io mi chiedo: perchè quel nano isterico del mio fidanzato vuole incontrarmi proprio qua? Di tutti i posti che ci sono... Entro nella base e davvero è completamente vuota. “Secondo me è pazzo” penso. Lo chiamo. E non mi risponde. Santissimi numi, mi hai detto di venire in tutta fretta e non ci sei. Davvero sono completamente da sola, io non ho parole. Vabbè, è stupido, che ci vuoi fare. Decido di vedere se è rimasto un po’ di caffè, ne ho bisogno, io ne ho sempre bisogno, e sono ben... quattro ore che non ne bevo uno. Direi che me lo merito. Entro in cucina, mi avvicino alla dispensa, vedo le poche cose che sono rimaste. Il caffè c’è. Lo vedo. Lui è lì. Mi avvicino al magnifico barattolo che emana una brillante luce aurea ed è accerchiato da angioletti che cantano inni alla gioia (ecco come mi immagino io il caffè), e noto qualcosa di strano, un... biglietto, sì, un biglietto. “Che cavolo hai in mente, nanerottolo?”.
“Sapevo che saresti venuta qua”
Ah, che simpatico.
“Vai alla sala da pranzo, muoviti”
Signorsì signore, ma prima il caffè.
Autoritario, come sempre. Ci fosse una volta in cui gli dò ascolto ehm ehm.
Vabbè, in fondo sono venuta fin qua... Mi avvio con la mia tazzona di caffè (non ho trovato lo zucchero...) verso la sala da pranzo. Arrivo e sul tavolo a cui mi sedevo sempre con la mia squadra trovo 4 cubetti di zucchero (oh, eccolo qua) e un altro biglietto.
“Non mi dai mai ascolto tu eh?”
Senti bello. Io ti amo, ma il mio caffè è il mio caffè... Grazie per lo zucchero comunque.
“Comunque... Perchè ti ho portato qua? Perchè tu non lo sai, ma qua è dove mi sono innamorato di te. Quanti sguardi che ti ho rivolto, quante volte ti ho fissata per minuti minuti e minuti, perdendomi nei tuoi movimenti, nei tuoi gesti più piccoli, nelle tue risate. Quante volte poi, siamo rimasti solo io e te in questa stanza a discutere di lavoro? Quanto pensi che mi interessasse parlare di lavoro con te? Trovavo la scusa più stupida solo per poter stare solo con te e guardarti da vicino. E adesso, mocciosa, esci in giardino”
Perchè mi dici tutto questo? Stupido essere, per poco non mi metto a piangere...
Esco fuori. Un altro biglietto.
“Ti ricordi la sera del fatidico bacio con Petra (di cui ancora non sai la storia, oltretutto)? Ti ricordi che entrambi siamo usciti? Bene, io sono uscito molto prima di te, e mi sono seduta. Ti ho sentita arrivare, ho sentito che ti sedevi, ti ho ascoltata piangere in silenzio, respirare più forte, tirare su col naso come un cagnolino da tartufo. Non ti ho detto che ero lì, per un bel po’, semplicemente perchè volevo sentirti vicina, un altro po’, da persona normale, non da caporale, o da combattente. Volevo sentire il tuo profumo un altro po’, un altro po’... Adesso. Vai più avanti, mocciosa, e troverai un cavallo. Torna in città, alla base, ed in particolare vai davanti alla mia stanza, ma non entrare. Bussa”
Mi sono commossa. Sto piangendo e ridendo contemporaneamente ok? Sì, ma vaffanculo. Devo anche tornare in città. Eh vabbè, dopo una cosa come questa accetto tutto...
Un’oretta e mezza dopo sono in città, davanti alla base. Entro, non c’è nessuno neanche qua. Mi avvio al piano di sopra, arrivo davanti a camera di Levi, Dio, quanti bei ricordi. Un po’ l’ansia che avevo quel giorno, busso.
Perchè sono così nervosa?
Mi apre Levi, ed è bellissimo (come sempre eh).
“Buonasera Heichou, mi ha fatto chiamare, desidera?”
Lo guardo negli occhi e rido. Ride anche lui.
“Così sembra”
Entro, rimango in piedi davanti a lui.
“Qui è dove è cominciato tutto, che buffa la vita eh, Shina? Dopo tutto quel tempo in cui ho avuto paura, di perderti, di soffrire, di non riuscire a farcela, di guardarti sfumare, sfuggirmi dalle mani come sabbia, ti faccio chiamare, un bacio, e via, improvvisamente diventi mia. Perchè per tutto quel tempo ho avuto paura Shina, sai? Anche il terribile più forte combattente dell’intera umanità, il freddissimo Heichou ha paura sai? Anche lui prova emozioni, amore, felicità, rabbia.. Paura.. E tu, tu me le hai fatte provare tutte... Quel giorno decisi che non potevo più aspettare, che sarei potuto morire da lì a qualche ora, e che non sarebbe stato giusto non dirtelo. E quindi, presi forza, chiusi gli occhi, riacquistai padronanza di tutte quelle emozioni che per smettere di soffrire avevo azzerato,e ti feci chiamare. Quando arrivasti, eri così bella, ti presi, ti baciai e ti feci mia. E lo sei ancora, solo mia, e ora che il nostro obiettivo è stato raggiunto, che i titani sono stati sconfitti, che la libertà e la giustizia sono state riconquistate, voglio che tu lo sia per sempre, e voglio che tu lo sia ufficialmente. Insomma, signorina Shina Rose Black, vuole rendermi l’uomo più felice del mondo e...


Diventare mia moglie?”




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E insomma, Maximilien, i titani sono stati sconfitti, sai? Siamo riusciti a riportare la giustizia, la pace, la libertà a questo povero mondo, come abbiamo sempre sognato, il nostro sogno, realizzato. Ce l’abbiamo fatta, Maximilien, e ora viviamo una vita libera e felice, anche grazie a te. Noi della vecchia legione esplorativa adesso abbiamo il compito di educare le nuove reclute, ma i compiti che abbiamo ora sono ben diversi. Adesso dobbiamo esplorare il mondo che per tutto questo tempo è rimasto fuori dalle mura, ed è così bello, fratello mio, così bello! Cavalcare per quelle praterie, respirare quell’aria, che bello, che bello! Ho visto l’immensa distesa di acqua salata, e mi hanno detto quelli che sono andati più in là che esistono davvero quelle enormi distese di sabbia di cui parlavamo!! E’ così bello, finalmente, essere liberi!(1)





Busso. Ho paura. Axel è accanto a me, qui, mi aiuterà. Mi apre la governante, è stupita. Mi guarda, mi sorride, mi abbraccia. Quanti ricordi che ho con lei, quante volte mi ha raccontato favole della buonanotte, o mi ha curato i graffi che mi facevo, senza dire niente a mamma.
Entro. Sono passati 5 anni dall’ultima volta che sono entrata in questa casa, in casa mia, esattamente dal giorno del funerale di Maximilien. Aspetto, la governante mi va ad annunciare. Mi siedo, Axel vicino a me, mi stringe la mano.
Ho paura. Ho paura di sentire ancora il disprezzo di mio padre, di sentirmi ancora colpevole della morte del mio stesso adorato fratello. Non è colpa mia. Non è colpa mia...
Ad un certo punto, dei passi. Qualcuno sta scendendo le scale. Axel mi stringe ancora di più la mano, mi dà un bacio sulla fronte, si alza. Ho paura.
“Shina... Shina Rose...”
“Mamma...”
Sto per dire qualcosa, il discorso che mi sono preparata, ma mi blocco. Dietro a mia madre, mio padre.
Rimango pietrificata, vado nel panico, ho paura, ho paura, risento ricadere addosso a me tutto il mondo, tutto sulle mie spalle, la mia anima sta urlando “non è colpa mia!” ma nessuno lo sente, nemmeno io...
Riprendo coscienza di me, e sto per aprire bocca di nuovo. Mi sono preparata il discorso, l’ho ripetuto mille e mille volte, a Levi, ad Axel, al mio gatto, andrà bene.
“Padre, io...”
Non faccio in tempo.
Mio padre mi corre incontro, e mi abbraccia. Mio padre... Mio padre mi sta abbracciando, e sta piangendo...
“Figlia mia, avrei così tante cose da dirti, così tante, ma l’unica cosa che voglio dirti è ‘Perdono’... Ho sempre sbagliato, sempre, tutto ciò in cui credevo, come mi sono sempre comportato, cosa ho sempre detto e fatto... Ho sempre sbagliato, sempre, sempre sbagliato, vi ho reso la vita un inferno, e tutto per cosa? Cosa? Perdonami, se puoi, e se non puoi sappi almeno che...
Ti voglio bene...”

Ora è tutto perfetto.




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E quindi eccoci qua, Maximilien, la mia vita è perfetta, Axel non si è ancora trovato la ragazza giusta, ma vabbè, è sempre stato un gran marpione, tu lo sai... La tua bambina, è così bella, cresce così bene, fratello mio, ha i tuoi occhi, i tuoi movimenti, il tuo modo di pensare ma, ahimè, l’essere scapestrata proprio come me ed Axel. A volte mi sembra di rivedere te in lei, proprio come se attraverso i suoi occhi fossi te a guardare, e attraverso le sue labbra tu a ridere... E’ così bella, così bella... Ti amo, fratello mio, mi manchi sempre, e ogni volta che credo di non farcela immagino che tu sia ancora qua con me, mi chiedo “cosa mi direbbe di fare Maximilien?”. Grazie, grazie di tutto, grazie per avermi, e per averci cresciuto, per averci insegnato quali sono davvero i valori, per averci aiutato sempre, difeso, per aver creduto in noi, per essere stato il fratello migliore che potessi mai avere.. Grazie per essere stata una persona fantastica, e, spero, che ovunque tu adesso sia possa continuare a guardarci vivere la nostra vita come tu stesso ci hai insegnato “liberi e giusti, sempre”. Tua nipote, che nascerà fra qualche mese, ascolterà sempre le storie di quell’uomo giusto, grande, buono, morto per i suoi sogni di libertà, e sarà fiera che quello stesso uomo sia stato suo zio.

Con tutto l’affetto del mondo

Shina Rose

 

FINE





Grazie di aver seguito la storia! ^_^
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(1) Non è spoiler, semplicemente ho immaginato che possa andare così ;)

E insomma eccoci qua, dopo tutto questo tempo metto la parola "fine" alla storia
di Shina Rose, e, giuro, non senza un po' di dispiacere. Mi ero affezionata molto
a questa storia, e mi sono divertita molto a scriverla, quindi terminarla mi dispiace un po'
ma in fondo prima o poi doveva succedere...
Nulla, io spero che questa lunga storia vi sia piaciuta, che vi abbia fatto emozionare, ridere,
sorridere, che, insomma, vi siano piaciute le avventure della cara Shina Rose...
Quindi, che dire, alla prossima storia! ^_^
Con tanto affetto,

AyeRivaille







 

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