Fallen

di xniallereyesx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In principio ***
Capitolo 2: *** L'arrivo ***
Capitolo 3: *** Lui ***
Capitolo 4: *** Gelosia ***
Capitolo 5: *** Festa ***



Capitolo 1
*** In principio ***






 
IN PRINCIPIO
 
HELSTON, INGHILTERRA
SETTEMBRE 1854

 
 
La stanza aveva una luce soffusa, cupa, che celava i suoi misteri, e anche la sua causa. Un ragazzo, probabilmente diciannovenne, ricalcava alla perfezione un ritratto, andando a memoria, sul blocchetto che teneva in mano. I suoi capelli, biondi e scompigliati, sembravano mossi dal vento. Le finestre chiuse determinavano che il vento non era il colpevole. Gli occhi del ragazzo, si spostavano dal soffito al ritratto, e aspettavano con impazienza qualcosa. O meglio, qualcuno. Le sue mani tremavano, e andavano quasi sempre a finire sui capelli. Ogni minuto che passava, ogni suo respiro, la sua paura aumentava, la sua angoscia, e la sua preoccupazione.
 
Forse la sua preoccupazione era dovuta al viaggio che doveva affrontare domani, verso l'America, per scappare da questo posto, dai suoi ricordi. O forse era dovuta ad un fatto che stava per accadere.
 
Il disegno era quasi finito, mancavano solo le sue labbra, quelle labbra che desiderava baciare ogni giorno, ma non poteva. Ogni volta che la disegnava, lui sospirava. La sua mancanza non poteva essere riempita con qualcos'altro o con qualcun'altro. Lui voleva lei, lei solo poteva farlo sentire così. I lineamenti della sua bocca li conosceva moltissimo, ma quello che conosceva di più era l'addio che si dovevano dire oggi, come se ormai ne fosse abituato.
 
La porta si chiuse dietro di lui, uno scricchiolio di passi si avvicinavano sempre di più alla poltrona dove lui era accomodato. 
 
Lei.
 
La sua schiena fu attraversata da brividi solo per il suo tocco alla sua spalla, e poi quel calore che sentiva quando lei era presente, quelle farfalle che sentiva nello stomaco ogni volta che la vedeva, quella voglia di toccarla e di baciarla che doveva fermare ogni volta che pensava a lei, a tutto questo era abituato. 
 
Girò il ritratto verso le sue ginocchia, mentre sentiva il calore andarsene alla sua destra, verso la finestra con le tende rosse che davano sul grande parco della villa. Un sospiro lo fece sussultare, girò lentamente la testa verso destra, e la vide: capelli neri che contrastavano con il vestito bianco, le sue mani appoggiate sulla finestra, e il suo corpo che veniva coperto dalle tende. Quanto avrebbe desiderato essere quelle tende, per poterla toccare, senza farle del male. Ma da lì a poco l'avrebbe fatto, bastava solo aspettare qualche secondo, e poi il cerchio si chiudeva, come sempre. Si girò lentamente verso lui, un arrossamento molto pronunciato sulla guancia gli portava a pensare che era imbarazzata, come sempre. In un attimo gli occhi della ragazza guardavano i suoi occhi, e lui non riusciva a reggere lo sguardo, troppo potente per lui.
 
«Cosa ci fate qui? Dovreste dormire, domani è una giornata faticosa per voi»  La ragazza notò un po' di amarezza e acidità nella sua voce, ma lui non poteva farci niente. Era stanco di tutto questo, voleva averla sua, per sempre, e invece erano condannati.
 
«Sarà un giorno faticoso anche per voi, a quanto ho capito state partendo» la voce della ragazza si fece più tremolante «Sa, ho notato le valigie fuori...» si torturava le mani cercando di avere risposte da lui, ma lui l'unica cosa che sapeva era che ora tutto stava per finire. Quelle mani che stava torturando lei, voleva che fossero tra le sue mani, in modo da sentire il loro calore.
 
«Domani ve l'avrei detto» mentì, perchè sapeva che un domani per lei non c'era, ma per lui si.
 
«Ne sono certa, lei è sempre gentile e...» la ragazza si mise un ciuffo di capelli scappati come per colpa del vento dietro le orecchie, e il ragazzo capì. Era il momento. Si alzò, incurante del suo album che stava poggiato sulle sue gambe, e che ora era sul bel tappeto rosso bordò. 
 
Il ragazzo fece per prenderlo, ma si fermò non appena la sua mano toccò quella della ragazza: e sentì di andare a fuoco, sentì quella voglia di averla e di toccarla che gli aumentava di più dentro il suo corpo. Lei invece ritrasse la sua mano timida, ma con un tocco svelto lui riuscì a riprendere quella mano. Il suo calore lo riscaldò, ma riscaldò anche lei, che prese coraggio.
 
«La prego non partite, non so cosa mi è preso, ma solo l'idea che questa casa rimarrà senza di voi mi sento vuota» la mano del ragazzo libera si strinse a pugno, mentre l'altra lasciò la mano della ragazza «Non so cosa mi sta succedendo, ma... io vi amo, vi giuro che vi amo»
 
Quelle parole lo colpivano sempre, aveva voglia di stringerla al suo petto, di baciarla, ma non poteva, non doveva, per lei, per la sua salvezza.
 
«Non mi può amare, perchè il vero amore non esiste» la ragazza a quelle parole si sorprese, ed anche lui: come poteva dire quelle cose, quando il vero amore esisteva ed erano loro?
 
«Volete dire che quando mi avete toccato non avete provato niente?» le mani della ragazza presero le mani del ragazzo  e le portarono sul suo cuore «L'amore esiste» le mani del ragazzo volevano toccare i capelli, ma già quel tocco gli bastava per riempire tutti i giorni che ha dovuto aspettare quell'amore così vero e pieno, il suo amore, il loro amore «E proprio oggi che vi ho toccato, vi giuro che mi sento andare in fiamme»
 
Bastarono solo quelle parole per far cambiare idea al ragazzo, per lasciare il corpo caldo della ragazza e cercare di trattenere le lacrime che sicuramente dopo sarebbero scese dai suoi occhi. Si allontanò da lei, guardando il soffito: mancava poco, ma quanto? Non voleva farle perdere un secondo in più della sua vita, e soprattutto voleva stare con lei più tempo possibile, voleva sentirla al suo fianco. 
 
Ma qualcosa lo fece cambiare idea, lo fece tremare: un libro cadde per terra, creando un piccolo tonfo, ma per lui un grande allarme. La ragazza era appoggiata alla libreria difianco alla finestra, e stava male: sembrava affaticata, sembrava sudare, sembrava come se stesse per andare in fiamme. Lui corse verso di lei, cingendole le braccia attorno alla sua vita, e sentendo il suo petto andare a fuoco contro il suo. Lei invece mise le mani sulle guance del ragazzo, che poi passò sui capelli.
 
«Ho avuto un giramento, ma ora sto bene, perchè voi siete qui con me, ed è come se tutto questo fosse già successo» il ragazzo aumentava sempre di più la sua stretta, facendo sentire la ragazza al sicuro, e facendo sentire lui sempre più male e con l'amaro in bocca. Un lampo attraversò gli occhi della ragazza, e lui capì: era il momento.
 
«Ti amo anche io» sussurrò lui all'orecchio della giovane, e poi lei si alzò a punta di piedi per cercare quel calore, quell'unione, che faceva così bene ma anche male: le sue labbra.
 
Le due labbra si fusero, come se fossero a contatto con il fuoco, ma quest'ultimo incominciò ad ardere quando le loro lingue si incontravano. Le labbra secche di lui si incontravano con quelle piene e carnose di lei, si sentivano entrambi in paradiso, quando fuori c'era l'inferno.
 
La stanza tremava, nel soffitto si addensò qualcosa color nero, ma intanto le loro bocche non si staccavano, anzi, si univano sempre di più, come se fosse l'ultimo loro bacio.
 
Lei era dedita a quel bacio, non era consapevole di quello che stava succedendo fuori, ma si sentiva bruciare dentro, bruciare d'amore.
 
Lui, invece, si sentiva la gola secca, il sapore di lei sulle sue labbra e il calore che lei emanava, sia per colpa della ragazza, sia per colpa di quello che stava succedendo al suo corpo.
 
Una luce attraversò gli occhi della ragazza, e il ragazzo capì che era tutto finito quando lei si staccò e mimò un 'ti amo' con la bocca. E poi lei brucio d'amore, mentre lui la stringeva sulle braccia, sperando e cercando di alleviarle il dolore in qualche modo, ma dopo pochi secondi quel che rimase di lei era cenere. Lui invece era ancora li, distrutto, con il sapore della ragazza fra le sue labbra, con le lacrime amare che gli scivolavano velocemente sulle guance. Il suo urlo si stanziò nella stanza, riempiendola, e poi dietro la sua schiena si fece spazio una luce fortissima, che coprì l'oscurità della stanza, che gli fece venir voglia di avere ancora di più lei.







  
     
Ciao ragazze! Come avete capito questa Fan Fiction è un cross over tra One Direction e Fallen (il libro), ovviamente la trama è quasi la stessa, ma poi cambierò tante cose, in modo da renderla originale c: potete recensire? Ve ne sarei grata, perchè vorrei sapere cosa ne pensate, grazie mille per l'attenzione!
Abbraccio xxx

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Capitolo 2
*** L'arrivo ***





CAPITOLO 1 - L'ARRIVO

19 MAGGIO 2013
VERONA, ITALIA

 
«E possa la fortuna essere sempre a tuo favore»  queste erano le ultime parole che la migliore amica di Luce, Clary, le aveva dedicato per messaggio dopo la sua partenza. Lucinda doveva andare alla Sword & Cross School, un istituto che raccoglieva tutti i ragazzi e le ragazze 'speciali', come diceva sua madre. Ma lei non aveva niente di speciale: era una semplice ragazza di sedici anni, con gli occhi azzurri cielo e e i capelli neri come la pece. Lei non si definiva speciale, si definiva diversa, era la tipica ragazza che si nasconde dietro un libro, e che porta una passato tremendo. Da piccola vedeva sempre qualcosa di nero girare intorno a lei, le parlavano, ma non riusciva a capacitarsi del fatto che queste 'ombre' fossero invisibili per gli altri. Erano fredde, e nere più dei suoi capelli: la inseguivano sempre, come se volessero chiamarla, ma lei scappava da loro. E' per questo che i suoi genitori decisero prima di portarla dallo psicologo, e poi di farsi aiutare da questa scuola. Aveva perso tutto: la sua migliore amica, la famiglia, e quasi tutti i suoi libri. I suoi pensieri furono interrotti da un sospiro della madre.
«Tesoro, siamo arrivati. Papà porterà la tua valigia fino all'entrata, e poi ti dovremmo salutare...»  un'altro sospiro percorse la voce della madre, e Lucinda sapeva cosa voleva dire. Si poteva tradurre con un 'Tutto quello che possiamo fare noi genitori adesso è portarti la valigia, per il resto, dovrai tu scegliere la tua vita'.  
La ragazza scese dalla macchina, e al suo primo sguardo la scuola parve un carcere: era cupa, il cielo era coperto da nubi grigie, e prometteva pioggia, proprio come le lacrime di sua madre che le rigavano il proprio volto. La macchina si era fermata davanti ad un grande cancello, probabilmente era quella l'entrata della scuola. Sua madre intanto stava parlando con una donna abbastanza robusta, e dopo aver indicato Lucinda varie volte, fece cenno di avvicinarsi.
«E quindi sei tu la famosa Lucinda Price! Vedi ancora le 'ombre'?» Lucinda sospirò, e sua madre fece un cenno di 'si' con la testa. «Molto bene, la tua stanza è la numero 247, ecco le chiavi.» La donna le lanciò una piccola chiave, sorridendo. «Ah mi sono dimenticata: devi lasciare giù tutti i telefonini, cellulari, computer, CD, DVD, insomma, in poche parole tutti gli oggetti elettronici.» Luce guardò in basso, pensando alla sua amica Clary, e al 'Quando arrivo ti chiamerò' che le aveva promesso. Chissà cosa avrebbe pensato di lei, o forse, se ne era già dimenticata. Le persone sono facili da dimenticare. 
«Ma come faremo a sentire nostra figllia senza cellulare?» la voce della madre era preoccupata, ma il padre (che era appena arrivato con la valigia) riuscì a farla calmare con un semplice tocco. Lucinda invidiava il loro amore, era così vero e fondato sulla fiducia. Anche lei non voleva uno così, ma è impossibile trovare un ragazzo disposto al 'per sempre' delle favole.
«Signora, non si preoccupi, abbiamo a disposizione un telefono, un computer e quindi una rete wifi. Ora, cortesemente, potrebbe salutare sua figlia? Come sapete, siete in ritardo e io ho altre cose da sbrigare» affermò la donna, con una certa punta di irritazione.
I genitori si strinsero a Luce, sua madre stava piangendo, mentre suo papà manteneva una calma che nascondeva un dolore intenso. Dopo tanti 'Ti vogliamo bene' e altre raccomandazioni, il padre consegnò la valigia (e anche Lucinda) a quella donna. E la ragazza non ne era affatto contenta.
«Ciao mamma, ciao papà, vi voglio bene» un sorriso le scappò dalle labbra. Era finto quanto la sua felicità, ormai era diventata una campionessa di sorrisi finti. Rimase davanti al cancello fino a che la macchina dei suoi genitori non scomparì nella strada immmersa nel bosco. Ora era sola.
«Ragazzina, la tua stanza è al terzo piano. Prendi la tua valigia e arrangiati. Ah, deposita gli oggetti tecnologici. Se non sai dov'è la tua stanza, puoi chiedere alle tue amiche ombre di mostrati dov'è AHAHAH» un sospiro di tristezza scappò dalla bocca di Luce che, dopo aver lasciato il suo telefono alla donna, si incamminò verso la vera entrata di quella scuola.
Tra il cancello e l'entrata c'era una piccola passerella contornata da fiori, belli e vivaci, e poi c'erano altri ragazzi che aspettavano davanti all'entrata. Luce si affiancò ad una ragazza dai capelli lunghi, mossi e biondi, con gli occhi azzurri: in poche parole, era perfetta. Stava parlando con qualcuno, si sporse per guardare e...
«Oh no, scusa non volevo! Io, io non pensavo di fare questo, scusa» aprì gli occhi: era stesa per terra, e una ragazza le continuava a parlare, ma non era quella 'perfetta'. Si continuava a scusare, e dopo averla aiutata ad alzarsi, per 'farsi perdonare' (come aveva detto quella ragazza) voleva guidarla nella sua stanza. Era una ragazza bassa, con i capelli corti castani e le lentiggini sulle guance. I suoi occhi erano di un nocciola che ricordavano a Luce la sua adorata nutella. Questa ragazza l'aveva spinta per terra (per sbaglio), facendo perdere l'equilibrio a Luce. Chissà cosa aveva pensato la ragazza 'perfetta' dopo aver visto la stupenda figura di Luce. Si spostò per guardare la sua faccia: era sconvolta, e continuava a dare gomitate ad uno difianco a lei, quel qualcuno che luce non era riuscita a vedere e che sentiva il bisogno di vederlo. Cercò ancora di nuovo di riuscire a vederlo, ma la mano dell ragazza prese la sua portandola all'entrata della scuola.
«Adesso ti devono fare una piccola intervista, e poi ti porto direttamente nella tua stanza. Ah, mi chiamo Anne piacere!» Anne porse la mano a Lucinda, che lei strinse con un po' di indifferenza: c'era qualcosa che la spingeva a girarsi e a cercare il vicino della ragazza 'perfetta', ma la donna all'entrata incominciò subito a chiedere i suoi dati. 
Dopo aver dato i suoi dati personali, Luce potè finalmente entrare dentro la scuola: all'interno le pareti erano fatte di legno scuro, era tutto un po' troppo scuro in quell'istituto. C'era una grande scala che si divideva in due (a destra e a sinistra), mentre a destra e a sinistra c'erano dei lunghi corridoi.
«Questa è l'entrata della scuola, e i corridoi ai lati portano alla cucina e alla mensa. Le scale invece portano ai piani alti, ci sono cinque piani in tutto. Nel primo e nel secondo si trovano tutte le classi, nel terzo e quarto le aule e infine nel quinto la biblioteca e altre cose importanti come il bar, la sala video e la sala professori. Come tu ben sai hai lasciato il tuo telefono a quella pazzoide che sta fuori, ecco, anche qui c'è un telefono (in ogni piano), adesso ti faccio vedere il tuo» Lucinda seguì Anne, e dopo aver fatto tre piani di scale, finalmente riesce a intravedere la cabina telefonica con un foglio attaccato difianco «Se vuoi usarlo devi prenotarti: hai dieci minuti di tempo per parlare, e poi devi lasciarlo agli altri. Nel foglietto rimangono solo le ore 5:00 o 20:00, fai una firma su che orario vuoi il telefono» Luce non si sarebbe mai svegliata alle cinque di mattina per usare il telefono, quindi optò per le 20:00 «Molto bene, ed ora andiamo alla tua stanza!»
Stanza n°247.
Luce infilò le chiavi e con un semplice 'click' la porta si aprì: la stanza era piccola, sul muro in fronte all'entrata c'era una finestra, mentre a destra c'era un letto (che non era appoggiato tutto al muro, ma soltanto la parte del cuscino), un comodino e un piccolo guardaroba e a sinistra una scrivania con una piccola luce.
«Se ti serve il computer devi andare su, in biblioteca, ma non ti preoccupare, domani alle 7:00 ti passo a prendere e ti faccio fare un giro della scuola, tanto le lezioni iniziano alle 9:00 qui! Ah, io sono nella stanza n° 152, sempre su questo piano. Ora so che sei stanca, quindi ti lascio, ciao Lucinda!» Anne scappò via, e Luce, ormai stanca, buttò la valigia dentro la sua stanza. 
Le mancavano i suoi genitori, la sua casa, Clary, insomma, la sua routine. Le faceva male pensare che forse avrebbe rivisto i suoi a Natale, tra tre mesi. Un rumore la distolse dai suoi pensieri. Un ragazzo con i capelli castani e gli occhi nocciola si affacciò alla porta.
«Ehi! Scusa per il disturbo, ma ti conviene chiudere la porta, qui ci sono molti impiccioni che potrebbero entrare e... aspetta, sei nuova?» Lucinda notò subito il suo sorriso mozzafiato
«Ehm, si, sono Lucinda, sono appena arrivata e...»
«Piacere, Cam! Scusami ma ora devo scappare, ciao ciao Luce EHM EHM Lucinda!» il ragazzo corse via, ma come faceva a sapere che tutti la chiamavano 'Luce'?
Lucinda chiuse la porta e si sedette sul letto, era tutto così strano qui. Prima la ragazza 'perfetta', poi Cam (o come si chiamava), lei aveva l'impressione di averli già visti...






 
Ciao belle!
E' da tanto che volevo scrivere il secondo capitolo, e così l'ho fatto! Vorrei ringraziare le due ragazze che hanno recensito il primo capitolo, grazie mille!
Spero che questo capitolo sia degno del secondo, ma prima di fare il terzo vorrei avere almeno tre recensioni.
Non l'ho riletta, quindi perdonate i miei errori,
Ciao <3
Sara

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Capitolo 3
*** Lui ***


CAPITOLO 2 - LUI


 
«Luce, voi vi appartenete, e io non posso interferire» sussurrò Cam all'orecchio di Luce. Ma dov'erano? Dietro di lui si estendevano scaffali pieni di libri, ma sembrava non interessare a lui, piuttosto si divertiva a giocare con i capelli di Lucinda.
«Lasciala stare Cam, lei è mia»




«Sveglia bell'addormentataaa» Luce aprì i suoi occhi blu, e guardò fuori dalla finestra: era ancora scuro, anzi, lì era sempre scuro. Anne era davanti la sua camera, impaziente, mentre lei era ancora in pigiama. Aprì il suo guardaroba e prese dei leggins neri e una maglietta larga con scritto 'Angel' e due ali all'inizio e alla fine della parola.
«A-Arrivo Anne!» urlò dall'altra parte della porta Luce, che intanto si stava vestendo. Dopo prese la matita che Clary le aveva regalato come ricordo, e se ne mise un po' sotto gli occhi. Sistemò con le mani i suoi capelli, tutto questo guardando il suo riflesso nella finestra. Non c'erano specchi, e il bagno si trovava fuori dalla sua stanza, e questo era una cosa negativa per Luce.
«Eccomi!» Lucinda prese uno zaino, ci infilò dentro un astuccio e un quaderno, e poi aprì la porta.
«Lucinda finalmente!» un sussulto si fece spazio nella bocca Luce: appena aperta la porta, Anne la abbracciò, così tanto forte che la stava strozzando. 
«Vieni, ti faccio vedere il mio posto preferito, la biblioteca!» Prese la mano di Luce e, con un sorriso, corse verso le scale.
Lei, Lucinda, era una ragazza chiusa, pessimista, e molto timida. Al contrario, Anne, era socievole, forse troppo per Luce. 'Gli opposti si attraggono', sapeva che poteva fidarsi di lei, e aveva la sensazione che sarebbero diventate grandi amiche.
«Anne, puoi chiamarmi Luce» sussurrò Luce affannata, visto che stavano correndo velocemente verso la biblioteca.
«E tu puoi chiamarmi... Cam!» Anne si fermò troppo velocemente e Luce andò a sbattere contro la sua schiena, provocandosi una botta sul naso.
«Oh, ciao Anne! E ciao Luce...inda. Lucinda» un sorriso mozzafiato si fece spazio tra le labbra di Cam, e Luce ne rimase sconvolta, e si sentì a suo agio «State andando in biblioteca, vero? Come al solito Anne! Ci vediamo in classe» Solo ora Lucinda notò chi c'era difianco a Cam: la ragazza perfetta.
«Oh Luce, stai calma, Cam è single!» Luce squadrò male Anne, e con un 'va avanti' chiese più informazioni su quella ragazza «Si chiama Gabbe, è decisamente troppo bella, fa abbassare l'autostima a tutte! Ma, a lei piace un certo Grigori, che è un figo assurdo. Biondo, abbastanza alto, occhi azzurri, insomma il tipico principe» 'o angelo' pensò fra sè e sè Luce. «Di solito Daniel è in biblioteca, forse siamo così fortunate da trovarlo. E se lo troviamo, LO PRENOTO. LUI E' MIO E NON DEVE PIACERE A TE OKAY? Okay.» Anne sorrise, e con un cenno fece a Luce di proseguire.

La biblioteca era grande, e gli scaffali arrivavano fino al soffito, ovviamente erano tutti pieni di libri. Anne prese la mano di Luce e la strinse forte.
«O no, eccolo lì, Luce eccolo li!» sussurrò Anne, per poi nascondere entrambe dietro uno scaffale «Daniel Niall Grigori, anche chiamato solo Niall. E' irlandese, è nato a Mullingar il 13 settembre 1995 e ha un solo fratello. Non si sa chi sia, ma se è un figo assurdo, anche lui è mio. E' qui da circa cinque anni, ovvero da quando ha tredici anni. Lui ora ne ha diciotto, io ne ho sedici, quindi sono solo due anni di differenza, il che si può fare.» Luce lasciò la mano di Anne, sconvolta da tutto quello che sapeva.
«Ma come...?» disse Luce perplessa, e francamente era leggermente spaventata da Anne.
«Crediti a me, bella. Allora, facciamo così, tu vai da Daniel SonoUnFigo Grigori, e ti presenti, e dai una bella parola su di me. Avanti, ti prego.» implorò Anne, inginocchiandosi davanti a Luce, che roteò gli occhi.
«Okay Anne, ma dopo mi dici più cose su, come si chiama? Gabbe? La bionda perfetta, in poche parole, e anche su Cam» Luce allungò la mano verso Anne «Affare fatto?» 
«Affare fatto» disse Anne, che dopo aver sputato sulla sua mano, cercò di avvicinarsi a quella di Luce, che si ritirò subito indietro, schifata.
«Okay okay, mi basta la parola» affermò Luce, e dopo di che, andò verso questo Daniel.

Come poteva iniziare la conversazione? 'Hei, ciao Daniel, sono una nuova e...' no, troppo informale. Forse con 'Buongiorno signor Daniel, come sta?' no, troppo formale. Mentre pensava, Luce si era addentrata tra gli scaffali, perdendo il senso dell'orientamento. Una strana sensazione si fece spazio fra di se. Guardò a destra e a sinista: c'erano solo libri. Alzò un attimo lo sguardo, e... una nube nera passò sopra di lei. Luce si appoggiò allo scaffale, stava per svenire. L'ombra si abbassava sempre di più, puntava a lei, così Luce incominciò a correre tra i vari corridoi. L'ombra si divise, formando altre ombre, sempre sopra la testa di Luce. Perchè la inseguivano? Cosa volevano? D'un tratto si dimenticò di tutto, voleva soltanto che queste ombre se ne andassero. Correva più che poteva, quando ad un tratto andò a sbattere contro qualcosa. Guardò verso le ombre: se ne stavano andando, stavano scappando da lei. Si fece spazio in lei la felicità, mischiata al dolore che le aveva procurato quello scontro, ma con che cosa? Si girò e tutto quello che provò fu un brivido.

Degli occhi azzurri erano puntati sui suoi, erano terrorizzati, sconvolti, tristi, malinconici. Gli occhi di Luce si spostarono poi un po' più su: i capelli erano biondi, le ricordavano il miele, con delle ciocche di castano chiaro. Erano disordinati nella loro perfezione, e Luce moriva dalla voglia di toccarli. Poi un sussurro, mischiato ad un 'Amore' fece abbassare lo sguardo di Luce. Quelle labbra erano perfette, rosse, e Lucinda voleva riempirle di baci, di amore, di attenzioni. Eppure aveva sentito che da quelle labbra era uscita la parola 'amore', ne era certa, e le suonava così bella. La sua voce era così perfetta. Luce non capiva più niente, ma si sentiva al sicuro, si sentiva al posto giusto nel moment giusto. Sentiva anche un calore bruciante sopra la sua mano, guardò in basso: sopra la sua ce n'era un'altra, più grande, morbida e calda.
«Tutto apposto?» sussurrò il ragazzo, e gli occhi di luce tornarono a guardare quelli del ragazzo. E per un secondo, lei penso che anche a lui fu passato da un piccolo brivido.
«S-Si, forse.» Luce si sentì così stupida a dire quelle parole, niente andava bene. Era li, in quella scuola, per eliminarsi dei suoi problemi, e invece? Era perseguitata dalle ombre e cotta di lui. Si sentiva innamorata, anche se non lo conosceva.
«Daniel! Ecco il tuo libro» dietro il ragazzo apparve una donna, probabilmente addetta alla biblioteca, con in mano un grosso libro vecchio.
«Oh grazie Miss Sophia» il  ragazzo si alzò, e aiutò anche Luce ad alzarsi «Sei nuova vero? Non ti ho mai visto prima d'ora» Luce notò una sorta di amarezza nella sua voce, come se tutto quello che aveva detto era una bugia, come se si conoscevano da sempre «Piacere, Daniel Niall Grigori, ma tutti mi chiamano Daniel» Daniel porse la mano a Luce, e anche lei contraccambiò
«Piacere Lucinda Price, ma tutti mi chiamano...» 
«Luce!» Lucinda si girò, era Anne, ed era decisamente preoccupata «Dove ti eri cacciata? Ti avevo detto di cercare D... Ehi D-Daniel! Come va? Va tutto bene? Io sto bene dai la vita va avanti e...» Anne si fermò, e Luce si sentì male. Si era innamorata (se si poteva dire 'innamorarsi') del ragazzo che ad Anne piaceva.
«Comunque, bella la tua maglietta» sussurrò Daniel a Luce, in modo che solo loro due potessero sentire quelle parole «'Angelo', tu ci credi?» chiese Daniel evidentemente nervoso, portandosi una mano sui capelli. Istintivamente Luce fermò la sua mano, forse perchè amava quando qualcuno (o lui) faceva così, o forse perchp voleva toccarglieli lei.
«S-Scusa, non so che mi è preso, i-io...» qualcuno afferrò il polso di Luce, e con un 'Ora dobbiamo andare, ciao Daniel!' la portò via da lui. Ora si sentiva vuota, sola.
«Ringraziami, ti ho evitato una brutta figura» disse Anne dopo essere uscite dalla biblioteca «Vieni, andiamo in classe, ieri erano usciti i tabelloni e noi siamo nella stessa aula» Luce seguì Anne, pensando ancora a quel ragazzo, Daniel, che le rubò il cuore.



«...Daniel» sussurrò Miss Sophia al ragazzo
 «No ti prego, non dire niente, sto già soffrendo senza che tu mi dica quanta sofferenza dovrò passare... ancora» Daniel si inginocchiò per terra
«Non piangere Daniel, vedrai che ci sarà una fine a tutto questo» affermò lei, portando una mano sulla spalla sinistra di Daniel
«La mia fine è lei, Miss Sophia, mi sta uccidendo» disse tutto d'un fiato il ragazzo, con le lacrime agli occhi




 
Ciao bellezze!
Come promesso, ecco il secondo capitolo! Grazie per le tre recensioni fatte nello scorso, capitolo c:
Per avere il prossimo capitolo, invece, vorrei arrivare a QUATTRO recensioni (su questo capitolo).
Grazie mille, e recensite c:
Sara x

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Capitolo 4
*** Gelosia ***


CAPITOLO 3 - GELOSIA


Degli occhi azzurri erano puntati sui suoi, erano terrorizzati, sconvolti, tristi, malinconici. Gli occhi di Luce si spostarono poi un po' più su: i capelli erano biondi, le ricordavano il miele, con delle ciocche di castano chiaro. Erano disordinati nella loro perfezione, e Luce moriva dalla voglia di toccarli. Poi un sussurro, mischiato ad un 'Amore' fece abbassare lo sguardo di Luce. Quelle labbra erano perfette, rosse, e Lucinda voleva riempirle di baci, di amore, di attenzioni. Eppure aveva sentito che da quelle labbra era uscita la parola 'amore', ne era certa, e le suonava così bella. La sua voce era così perfetta. Luce non capiva più niente, ma si sentiva al sicuro, si sentiva al posto giusto nel moment giusto. Sentiva anche un calore bruciante sopra la sua mano, guardò in basso: sopra la sua ce n'era un'altra, più grande, morbida e calda.
«Tutto apposto?» sussurrò il ragazzo, e gli occhi di luce tornarono a guardare quelli del ragazzo. E per un secondo, lei penso che anche a lui fu passato da un piccolo brivido.
«S-Si, forse.» Luce si sentì così stupida a dire quelle parole, niente andava bene. Era li, in quella scuola, per eliminarsi dei suoi problemi, e invece? Era perseguitata dalle ombre e cotta di lui. Si sentiva innamorata, anche se non lo conosceva.


«Luce sei pronta?» chiese gentilmente Anne, negli spogliatoi, mentre aspettava che Luce si mettesse il costume da bagno.
«Si Anne, ho finito» rispose Luce, aggiungendo anche un sospiro. 
Erano passati due giorni dopo l'incontro tra lei e Daniel, e lei ormai non faceva altro che rivedere quel momento, quel ricordo, che ormai sapeva tutto a memoria, per filo e per segno, ogni particolare.
«Che succede Luce? Perchè sospiri? C'è qualcosa che non va?» chiese preoccupata la sua amica, ormai diventata migliore amica in quella scuola.
Come poteva dire ad Anne, la sua cara ed unica amica, che era stra cotta di Daniel quando lo era anche lei?
Luce a tutta risposta sospirò, aprì la porta e quello che ebbe davanti era una Anne impacciata, cercava di tenersi caldo mantenendo le braccia strette al petto.
«Grigori, so che ti piace,» affermò Anne «non voglio litigare con te per uno stupido ragazzo, non me ne importa niente di lui, in confronto a te. Per me te sei... importante nella mia vita.» abbassò gli occhi e si passò una mano imbarazzata tra i capelli.
E fu in quel momento in cui capì che Anne sarebbe rimasta, per lei, per sempre. 
«Anche tu.» Luce allungò le braccia verso l'amica, che si buttò letteralmente tra le sue braccia. 
La 'piscina' era un posto cupo e freddo, c'era una grande vasca divisa in varie scie, e difianco ad essa c'era una piccola tribuna.
Luce giurò di sentire un 'Grazie' provenire dalla bocca di Anne, ma non ci diede tanto caso, prese il suo accapatoio e lo indossò.
Oggi ci doveva essere lezione di educazione fisica, ma l'insegnante decise di fare un test ai ragazzi sul nuoto, e Luce ama nuotare. La rilassa, si sente a suo agio nell'acqua, potrebbe stare ore ed ore nella piscina e non stancarsi mai, o forse quasi. Oggi non era proprio a suo agio: Daniel Grigori era in classe sua, e qualsiasi cosa facesse lei, sapeva costantemente che era sotto il suo sguardo, che lui la vedeva e la studiava.
«Oh avanti Luce, non essere così tesa, al massimo affoghi e Daniel ti viene a salvare.» disse convinta Anne dando una pacca alla spalla di Luce.
«Altro che Daniel, io posso salvarti Luce» dichiarò Cam, anche lui nella sua stessa classe. 
Luce sorrise a Cam di ricambio, e lui le cinse i fianchi, facendola allontanare da Anne e portandola vicino all'acqua.
«Allora, sei pronta bella?» Cam sorrise, e Luce andò in panico, in agitazione, insomma non capì più niente.
Si strinse nell'accappatoio proprio quando Cam allungò le mani per toglierlo, che cosa voleva fare? Lei si vergognava del suo corpo, e lui faceva di tutto per vederlo. Come faceva a non notare l'imbarazzo di Luce? O meglio, lui lo notava, ma faceva finta di non vederlo.
«Luce togliti questo accappatoio se no come fai a nuotare?» sorrise ancora Cam.
«Aspetto un po', prima mi devo preparare e...» Luce cercò delle scuse, cercò lo sguardo di Anne, ma lei era stata fermata dall'insegnante e chiedeva visivamente aiuto a Luce.
«Oh avanti Luce, non fare la bambina, toglitelo.»
Cam si mise a pochi centimetri da lei, che si specchiò nei suoi occhi, mentre lui prese l'accappatoio dalle spalle e fece per toglierlo. Luce chiuse gli occhi, non voleva, si vergognava del suo corpo. Sentiva l'accappatoio sfilarsi lentamente, sentì freddo alle spalle, e poi... un tonfo, acqua. Aprì di colpo gli occhi, che subito si persero in altri occhi azzurri, in cui si leggeva rabbia, tanta rabbia. Ma quegli occhi non erano di Cam, erano di... Daniel.
«Cam, com'è l'acqua, fredda?» disse ironicamente Daniel guardando Cam dall'alto.
«E' stato molto carino da parte tua spingermi nell'acqua, mi hai risparmiato un passaggio, Grigori.» Un sorriso di sfida si fece spazio nel viso di Cam «Eri per caso geloso, Daniel?» A quest'affermazione, Daniel si bloccò, e si girò verso Luce, che intanto si era tirata su l'accappatoio, coprendosi le spalle. «Luce, vuoi nuotare con me?» chiese Cam, spostando il suo sguardo da Luce a Daniel, e viceversa.
«I-Io» Luce fece un piccolo passo indietro, quella era una tipica situazione imbrazzante, cercò con lo sguardo Anne, che era ancora con l'insegnante.
«O con me?» Luce si girò, era stato Daniel a dirlo? Lui sorrise, si, era stato lui, Luce non ci pensò due volte, e fece un passo verso Daniel e gli sorrise, tentando di essere il più naturale e calma possibile.
«Ed ora chi è il geloso, Cam?» affermò con un sorriso Daniel, poggiò la sua mano sulla schiena di Luce e cercò una scia libera solo per loro due. Quel tocco creò brividi alla schiena di Luce, aveva un sorriso da ebete stampato in faccia, mentre lui era calmo, e soddisfatto.

«Molto bene, eccone una» affermò Daniel, indicando una scia libera «Vieni?»
Luce seguì Daniel, che si buttò subito, e ritornò a galla per aiutare la ragazza ad entrare nella piscina.
«Hai bisogno di una mano oppure fai da sola? Vuoi che intanto io nuoti mentre tu ti immergi?» chiese con dolcezza Daniel.
Luce annuì, vide Daniel sorriderle e nuotare lontano da lei, quasi quasi si stava per pentire. Si tolse l'accapatoio e velocemente si buttò nell'acqua fredda.
«Oh hai fatto presto» Luce si girò e si specchio negli occhi azzurri di Daniel, che le sorrise. 
I capelli del ragazzo biondi erano bagnati e scompigliati, guardò a lungo il suo viso, era come un ricordo, un momento già vissuto. Eppure era la prima volta che nuotava con lui.
«Molto bene, ora ti dico cosa devi fare per il test» Daniel le sorrise, e poi iniziò a farle vedere tutti gli stili che doveva saper fare.



«CAMERON BRIEL GIURO CHE SE LA TOCCHI ANCORA TI AMMAZZO.» grugnì Daniel addosso a Cam, che era spiaccicato al muro degli spogliatoi.
«Zitto Grigori, ha voluto nuotare con te.» Cam cercò di allentare la presa che Daniel aveva su di lui, inutilmente.
«Volevi toglierle l'accappatoio? MA STAI SCHERZANDO SPERO?» Daniel strinse Cam sempre di più sul muro,arrabbiato per quello che era successo prima.
«Questa volta sceglierà me, Daniel, se facessimo una gara a chi la bacerà per primo, io vincerei già stasera, quando verrà alla mia festa.» sorrise Cam «A proposito, devo andare a prendere dei fiori da regalarle perchè devo ancora invitarla...»
«Mi dispiace Cam, ma hai già perso in partenza, io l'ho baciata più di 2000 anni fa» sorrise Daniel, mollando la presa su Cam e lasciandolo seduto per terra.






 
Ciao!
Scusate il ritardo, ma ero indecisa se continuare (oppure no) questa storia, e ho deciso di andare avanti.
Il prossimo capitolo lo metterò quando questo riceverò QUATTRO recensioni.
Non l'ho riletta, scusate gli eventuali errori, e lasciate una recensione! 

Sara xx







 

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Capitolo 5
*** Festa ***


CAPITOLO 4 - FESTA


«Allora, cosa fai? Accetti o rifiuti?» chiese Anne a Luce, che rigirava in continuazione quel biglietto d'invito e la rosa che Cam le aveva fatto trovare sotto la porta.
«Non so Anne, dopo quello che è successo oggi, io mi vergogno» 
«Mh, a che ora è la festa?»
«Alle nove, ovvero fra...» Luce si girò per guardare l'ora «un'ora»
Anne sorrise «Allora vieni da me e ti cerchiamo un bel vestitino e...» si fermò, fissando Luce
«Lo sai che io non sono la tipa che pensa ai vestiti, Anne, e poi no voglio andare da sola. Sul biglietto c'è scritto che puoi venire anche con te, e io non ci vado se tu non vieni con me» si impuntò Luce, cercando almeno di convincerla a venire con lei.
«A questo punto, mi toccherà venire con te» ammise Anne con un sorriso, per poi prendere la mano dell'amica e portarla verso la sua stanza.


«Luce, che ne pensi di questo? E di quest'altro ancora? E i capelli? E...» 
«Anne smettila, ti prego, e poi un vestito tira l'altro» Luce cercò gli occhi di Anne in mezzo a quel mucchio di vestiti sparso per tutta la stanza «Ah, sono le nove»
Anne fermò la sua ricerca disperata di un vestito perfetto, prese il primo che aveva provato e lo indossò: era un vestito corto, senza spalline, con scollatura a cuore ed era di un azzurro simile al mare, o come pensava Luce, simile agli occhi di Daniel. Al contrario Luce era vestita molto meno 'formale': aveva una camicetta bianca ed una gonna nera, i calzini le arrivavano un po' più in basso del ginocchio. Era uno stile strano (come diceva Anne) ma a lei piaceva, si sentiva 'speciale', diversa.
Dopo aver sistemato i capelli e il trucco, si avviarono verso la stanza di Cam. Luce si vergognava un po' del vestito di Anne, ma le aveva risposto che 'doveva far vedere un po' di gambe a Grigori'. Ah, e anche questa affermazione le aveva dato parecchio fastidio.
«Allora, sei pronta?» chiese Anne a Luce
«Seriamente? No...» rispose lei, e come incoraggiamento Anne l'abbracciò.
«Voglio vederti uscire con Cam, da morosi, ricordatelo»
Neanche il momento di protestare, che Anne bussò alla porta e un (meraviglioso) Cam le aprì: aveva un t-shirt nera e dei jeans, niente di che.
«Oh, ma come siamo eleganti, Luce» affermò lui dopo averla abbracciata, anzi stretta così forte che la ragazza stava quasi per soffocare. E in quel momento si senti strana, come se ci fosse un ombra al posto di Cam, come se volesse ucciderla. «Avanti, entra, oh, ciao anche a te Anne, entra pure»
Le due ragazze entrarono, c'era abbastanza gente per essere una stanza piccola, aveva installato un piccolo bar che servivano alcolici, e c'era uno stereo che trasmetteva musica moderna. 
Anne si ambientò subito, ma Luce no: lei non era quel tipo di ragazza da feste.
«Luce, c'è qualcosa che non va?» urlò Cam per farsi sentire 
«Cosa?» rispose Luce, sempre urlando
Cam le prese la mano e si avvicinò ad una poltrona da una persona. Lui si sedette, e sbattè le sue mani sulle sue gambe per far cenno a Luce di sedersi.
In quel momento lei non sapeva cosa fare: accettare o rifutare? Uscire dagli schemi o essere se stessa? 
Ma Cam non la lasciò decidere: le prese la mano e la spinse a se.
«Ti avevo vista indecisa, e non ti avrei mai lasciato andare via da me» affermò Cam prendendo il viso di Luce, leggermente sorpresa e spaventata.
Lui avvicinò il suo viso a quello della ragazza, che tentò di scappare, ma lui la strinse più forte a sè.
«Cam, no» chiese Luce «Non voglio Cam, no»
Cam arretrò quel poco da guardarla negli occhi «Perchè? E' solo un bacio, mica una proposta di matrimonio, avanti...» e si avvicinò, ma Luce non voleva il suo di bacio, sentiva ancora quell'ombra al posto di Cam, si sentiva intrappolata. Alzò la testa e ne vide un altra, poi un'altra ancora: più Cam si avvicinava, più loro aumentavano di numero. Si girò in cerca di Anne (ed anche per allontanarsi) e notò che la stava fissando. Mimò un 'Aiuto', ed Anne andò subito verso di lei.
«Allora Cam, qualcuno corre troppo veloce» disse Anne a Cam, dopo aver tolto Luce dalla sua stretta «Ora ti do' una bella lezione su 'come conquistare una donna»
Cam sembrò confuso, Anne fece cenno a Luce di andarsene, e così fece.
«A-Aspetta, Lu-» urlò Cam
«No-No signorino, ora stai zitto e mi ascolti» rispose Anne alla supplica del ragazzo.

Luce si allontanò da quella festa, anzi proprio ci uscì, andando nel giardino scolastico. Faceva freddo, troppo per Luce, ma non voleva tornare alla festa, voleva tornare a casa, nel suo letto, dalla sua famiglia. Sospirò: in giro non c'era nessuno, neanche un'ombra. Cercò un bel posto per riposarsi, e subito pensò alla biblioteca, il posto giusto per lei. 

Quando arrivò in biblioteca, si sentì nel posto giusto: cercò un libro veloce da sfogliare, una sedia per sedersi, e poi si concentrò sulla lettura.
«Ti disturbo?» Luce sentì una voce dolce, e subito alzò gli occhi dal libro verso la voce.
Mare.
«Ti ho portato della cioccolata, spero ti faccia piacere» sorrise Daniel, appoggiando il bicchiere sul tavolo difianco a loro. «Anche io vorrei leggere, ma a quanto pare c'è una sedia...»
Luce lo guardò, era così bello, e... ma in questa scuola c'è solo una poltrona ed una sedia? Sorrise, ripensando al fatto di Cam e della poltrona.
«Perchè ridi? Ti faccio ridere?» chiese Daniel, in modo dolce
«N-No, solo che... alla festa... c'era una poltrona, e-e Cam...» cercò di raccontare Luce, ma alla parola 'Cam' Daniel si irrigidì e le fece cenno di continuare «m-mi ha fatto sedere sulle sue gambe e-e mi voleva baciare, ma non c'entra e...» 
«Ti ha baciato?» chiese Daniel, portando la sua mano sulla spalla di Luce. I suoi occhi ora erano di un blu scuro, era visibilmente irritato
«N-No, e non volevo» arrossì Luce, cosa che Daniel trovò dolcissima e non si potè trattenere da stampargli un bacio sulle guance rosse (che diventarono ancora più rosse)
«Allora, ti vuoi sedere sulle mie gambe?»

Dopo quella discussione, Daniel si sedette sulla sedia e invitò Luce a sedersi sulle sue gambe. Con lui vicino lei si sentiva felice, protetta, piena, e si sedette senza problemi. Ormai non le interessava più niente del libro, sperava che anche lui facesse come Cam, ma le dedicava solo sguardi e sorrisi.
«Non ti piace il libro?» chiese Daniel allora
«Ehm, i-io»
Buio.
«Ah, così eri qui?»
Ombre
«Cam, vattene»
Luce.
«No Grigori, no, lei è mia»
Luce vedeva ombre al posto di Cam, e su Daniel vedeva luce, salvezza, e senza neanche pensarci si strinse a lui. Lei era salva tra le sue braccia.
«Basta, vattene, le tue ombre le fanno paura Cam» Daniel la circondò tra le sue braccia, e la prese di peso, a mo' di sposa. «So quello che volevi fare, Cam, ma io e lei siamo destinati»
Detto questo, tutto quello che si ricorda Luce è Daniel che la porta nella sua stanza, coccolandola e confortandola.



Luce incominciò a muoversi sul suo letto, pensando alla conversazione di Daniel e Cam. Di cosa stavano parlando? Come faceva Daniel a sapere che lei vedeva le ombre?
«Ahia Luce» mormorò qualcuno.
Luce spaventata si girò, e si ritrovò difianco a...
«D-Daniel? Che cosa ci fai qui? Nel mio letto?» chiese Luce, sorpresa e imbarazzata.
«Niente piccola, dormi» Daniel le fece appoggiare la schiena sul suo petto e le circondò con un braccio la vita.

Che cosa stava succedendo?




 
ciao c:
è da tanto che non scrivo, ecco a voi il capitolo. Recensite? Grazie x

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