Never say never. di Eles818 (/viewuser.php?uid=375239)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PRIMO CAPITOLO ***
Capitolo 2: *** SECONDO CAPITOLO. ***
Capitolo 3: *** Ho iniziato a sperare. ***
Capitolo 4: *** Un piccolo Paradiso felice. ***
Capitolo 5: *** Almeno stavolta. ***
Capitolo 6: *** Il passato che c'è ancora. ***
Capitolo 7: *** Ritorno alle origini. ***
Capitolo 8: *** Fra lettere e gelosie. ***
Capitolo 9: *** Nuove strade. ***
Capitolo 10: *** Andare avanti. ***
Capitolo 11: *** REVISIONE ***
Capitolo 1 *** PRIMO CAPITOLO ***
Never Say
Never
Primo
capitolo
L’ultimo
nemico che sarà sconfitto è la morte
Si
guardò
intorno. Hogwarts era irriconoscibile, distrutta da capo a piedi dopo
la
battaglia di quella notte. Distrutta come tutte le persone che
l’avevano
combattuta.
Un ragazzo
dai capelli neri e una cicatrice sulla fronte sospirò
amaramente. Quanto
avrebbe voluto finalmente essere felice! Aveva subito fin troppe
sofferenze, e
sapeva che tante ne sarebbero seguite. Remus, Tonks, Fred, e tutti gli
altri,
erano morti. L’avevano lasciato anche loro da solo, a farsi i
conti con la sua
vita. C’era una sorta di umorismo macabro in tutto questo.
Harry aveva salvato
il mondo magico ma nessuno sarebbe riuscito a salvarlo da se stesso.
Quasi si
pentì di non essere andato avanti, di non aver scelto la via
più facile.
Avrebbe rivisto i suoi genitori, Sirius, Silente, e avrebbe passato con
loro il
resto dell’eternità, a conoscersi davvero.
Tutti
questi pensieri, insani, dolorosi e inutili, diedero spazio ad altri
volti:
Ted, il suo figlioccio, Ginny, Hermione, Ron, la famiglia Weasley.
Tutti loro
erano ancora lì, per lui, e gli volevano bene. Quella guerra
aveva cambiato
tutti e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere le persone che
amava
fino alla fine dei suoi giorni.
Enormemente
stanco decise di ritirarsi nel campeggio che ospitava combattenti e
non,
rimasti a ricostruire la scuola. Entrò nella tenda riservata
a lui e alla sua
famiglia. Vide i Weasley bere del the in silenzio e Ginny appisolata
sul
divano. Sorrise a tutti e poi si sedette vicino a lei, accarezzandole i
capelli.
“Harry
caro, è molto stanca, e immagino che lo sia anche tu. Vuoi
qualcosa? Del the,
un po’ di cibo?” Molly Weasley ostentò
un’espressione preoccupata.
“Non si
preoccupi signora Weasley. Rimarrò un po’ qui e
poi andrò a dormire. È tutto
apposto.” Cercò di trasmetterle tutti i suoi
pensieri e sentimenti tramite
queste poche parole, sperando di riuscirci. Quando vide nei suoi occhi
un
piccolo luccichio, capì che lei aveva compreso tutte le cose
non dette.
Si
sentì
enormemente in colpa per quello che era successo alla sua famiglia. Era
davvero
frustrante che potessero succedere cose così orribili a
persone così immensamente
buone.
Sospirò
e
andò nella sua stanza. Non riusciva a guardarli
ulteriormente e sopportare quel
silenzio carico di dolore.
Lì vi
trovò Ron che giocava con lo Spegnino.
“Ehi.”
Disse con un mezzo sorriso.
“Ehilà.
Stancante oggi eh?”
“Puoi
dirlo forte. Distruggere Horcrux e poi Voldemort non è
decisamente l’hobby che
preferisco.” Ron ghignò. Cercava di essere allegro
e non mostrare tutta la
sofferenza che in realtà gli gravava addosso.
Harry non
per niente era il suo migliore amico e con un’occhiata
capì che doveva parlare
come se si trovasse in un giorno qualunque della vita di un altro.
“Sì
in
effetti preferisco cavalcare draghi e scappare da fuochi
infernali.” Ghignò a
sua volta.
“Forse,
ma
devi ammettere che anche questo è stancante.”
“Già.
Facciamo che rimaniamo a poltrire sul letto?”
Ron
sorrise. “Direi che è l’occupazione
perfetta.”
E senza
una parola di più, si addormentarono.
Durante la
notte, Harry ebbe degli incubi, ma ci era così abituato che
nemmeno vi fece
caso. Sognò Tom Riddle, prima che il suo viso diventasse
quello di un serpente.
Erano sogni confusi. Vedeva solo la sua immagine che gli sorrideva
benevolmente, come se fosse un’altra persona, come se non
l’avesse mai voluto
uccidere.
La mattina
dopo decise di rintanare quel sogno in un angolino e di impegnarsi con
tutte le
sue forze ad aiutare nel restauro della scuola. Mangiarono tutti in
silenzio.
Osservò,
senza farsi accorgere, tutti i presenti. George, senza un orecchio e
gli occhi
vitrei, pieni di un dolore immane, Arthur, con un’espressione
accigliata, come
se cercasse di resistere a qualcosa, Molly, con gli occhi sempre
lucidi, Percy,
che aveva perso la sua aria altezzosa, Bill, che teneva la mano a
Fleur, sempre
bellissima, come se temesse di veder scomparire anche lei, Hermione,
con un’espressione
indecifrabile, e Ginny… Sembrava una rosa che non veniva
innaffiata da tempo.
Lei alzò la testa e si accorse di lui. Harry le fece un
cenno e uscirono
silenziosamente.
“Dormito
bene?” Disse lei, priva del suo caratteristico entusiasmo.
Harry non
rispose. Vide che stava per piangere e la strinse forte in un abbraccio.
“Ci
sono
io con te. Non ti lascerò mai sola.”
Sentì
che
lei sorrideva contro la sua spalla. Inspirò
l’odore di fiori che emanava, e una
fitta di dolore acuta alla bocca dello stomaco risvegliò la
mancanza che aveva
avuto di lei in tutti quei mesi.
Finalmente
poteva abbracciarla, baciarla, ascoltarla. Stare con lei.
“Harry,
Ginny!” Hermione li chiamava da lontano. “Scusate
ma dobbiamo andare ad
aiutare.”
Svogliatamente si staccarono e si incamminarono verso il castello.
Tutti si
divisero i compiti sotto gli ordini della McGranitt.
Harry si
occupò delle torri. Salì sulla sua scopa e pian
piano cominciò a sistemare da
fuori alcuni muri, prima di addentrarsi faticosamente nella torre di
Grifondoro, ormai crollata.
Gli si strinse
il petto a vedere la sua Casa in quelle condizioni. Lì aveva
trascorso gli
ultimi sei anni. Pensò agli innumerevoli pomeriggi passati
con Ron a scherzare
invece di fare i compiti e a Hermione che li rimproverava mentre cuciva
cappelli per gli elfi. Sorrise mentalmente e si lasciò
andare alla scia dei
ricordi, mentre pian piano ricostruiva pezzi della Sala Comune, ma
anche di se
stesso.
Fu una
giornata stancante per tutti e in tenda si scambiarono solo poche
parole, prima
di dirigersi verso i propri letti.
Harry non
se la sentiva di andare a dormire. Aveva bisogno di fare una
passeggiata
notturna. Andò verso la capanna di Hagrid ormai distrutta e
si sedette di
fronte l’orto di zucche. Si ricordò del terzo
anno, quando liberarono Sirius e
Fierobecco. Senza nemmeno rendersene conto, le sue guance si
inumidirono.
“Ben
fatto
– si disse – è quello che ti meriti a
lasciarti andare ai ricordi.”
Pian piano
il fruscio delle foglie si fece più intenso e le sue
palpebre più pesanti. Si
addormentò scomodamente e sognò.
Una figura
si avvicinava a lui. Era un uomo alto e molto bello, della sua
età. Appena lo
riconobbe cercò la sua bacchetta.
“Tranquillo,
non voglio farti del male. E poi, ormai sono morto.” Tom
Riddle parlò, non con
una voce sibilante, guardandolo attentamente con occhi gentili. Harry
si chiese
se non stesse impazzendo.
Tom
RIddle, notando il suo stupore, gli sorrise con fare incoraggiante e
continuò a
parlare.
“So che
sono molto diverso dalla persona che tu hai combattuto. In effetti, io
non sono
mai stato parte di Voldemort.”
Harry
inarcò le sopracciglia. “Sei identico a lui,
però. Anche se sembri gentile.”
“Io
sono
una parte della sua anima, quella che ha sempre rinnegato e che
già da bambino
ha allontanato da sè. Perciò non mi trovo a
patire le stesse sofferenze che
Voldemort sta vivendo ora, come tu hai visto quando lui ti uccise e
incontrasti
Silente.”
“Come
fai
a…”
“A
sapere
queste cose? Perché, anche se non patisco le stesse
sofferenze, io sono parte
di lui. Volevo chiederti scusa. A causa mia, tu e i tuoi amici avete
subito
moltissime perdite. Se Voldemort avesse scelto questa parte di se,
adesso ci
sarebbe felicità e non sofferenza.”
Harry,
incredulo, si costrinse a parlare.
“Mi sei
apparso in sogno per scusarti?”
“Non
solo.” Tom sorrise.
Harry,
vedendo che non continuava, continuò a parlare.
“Sei nella mia mente, giusto?”
“Sì,
e
sono reale. Più di quanto pensi. Sai, tu meriti la migliore
felicità possibile.
Sei una persona straordinaria, perciò sono disposto a
scomparire per sempre per
farti uscire dal baratro da cui stai tentando di scappare.”
Harry trattenne il respiro. “Cosa intendi?”
“Intendo
dire che puoi chiedermi qualsiasi cosa.”
“È
una
specie di patto con il Diavolo?”
“No.
– Tom
rise, di una risata calorosa e non malvagia. – è
una specie di patto con un
Angelo, che mi ha mandato qui. L’Angelo dell’Amore
ha visto quanto tu abbia
sofferto, e ha visto quanto tu sia rimasto una persona buona e gentile,
nonostante tutto. Ha deciso di aiutarti. Non sono cose che si fanno
spesso
quassù, ma non è la prima volta. Quindi, se ti
serve qualche minuto per pensare
a cosa vuoi, fa’ pure.”
Harry si
ricordò mentalmente di respirare.
“Sarebbe
possibile riportare in vita tutte le persone buone che sono morte a
causa di
questa guerra?”
“Sì,
è
possibile.” Tom lo guardava con determinazione, con un
luccichio negli occhi di
cui Harry non si accorse, ma che era preoccupante.
“Non
dovrò
pagare nessun pegno per questo?” Chiese lui, confuso.
“Il
pegno
che pagherai sono io. Come ti ho detto, sparirò per
sempre.”
“La tua
scomparsa cosa comporta?”
Tom
alzò
le sopracciglia. “Ti preoccupi per il tuo acerrimo
nemico?”
Harry
sorrise. “Conosco il mio nemico, e decisamente non sei
tu.”
Lui
sorrise a sua volta, quasi sbeffeggiandolo. Ma, ancora, Harry non se ne
accorse. “La mia scomparsa comporta ancora più
sofferenza per Voldemort, cosa
che io credo meriti. Quindi è questa la tua richiesta? Vuoi
riportare in vita
tutte le persone che sono morte in questa guerra?”
Harry
ripensò a tutte le persone a cui voleva bene e a quelle che
avevano perso la
vita, a quelle che avevano combattuto per lui e per un mondo migliore.
“Sì,
è
questa.”
“Bene,
allora Harry Potter questo è un addio definitivo. I tuoi
genitori saranno fieri
di te.”
Dopo
queste parole, Tom Riddle scomparve e Harry si risvegliò di
botto.
Possibile
che fosse vero? Che non fosse stato tutto un sogno?
“No,
Harry, è tutto vero.” Una voce pacata
parlò dietro di lui.
L’avrebbe
riconosciuta tra mille. Si girò di scatto e vide, vicino gli
alberi, Albus
Silente, con una lacrima che gli scendeva sulla lunga barba.
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Capitolo 2 *** SECONDO CAPITOLO. ***
SECONDO
CAPITOLO – Grandi ritorni
Gli
occhi di Harry guardarono quelli del Preside, e provò la
familiare sensazione
di essere radiografato. Si trattenne dal corrergli incontro, ancora
troppo
incredulo nel vederlo lì, davanti a lui, come se nulla
fosse. La consapevolezza
che una persona che non avrebbe dovuto rivedere mai più
fosse lì in carne e
ossa si fece strada lentamente nella sua testa.
Albus
Silente gli sorrise benevolmente e si avvicinò piano a lui,
come se temesse di
vederlo fuggire da un momento all’altro. Harry,
d’altro canto, anche volendo
non ci sarebbe riuscito. Dentro di lui, diverse emozioni si
sovraffollavano
andando l’una sopra l’altra.
Apriva
e chiudeva la bocca ripetutamente. L’apparizione di una delle
persone più
importanti della sua vita lo aveva folgorato. Se quel sogno fosse stato
vero,
allora ci sarebbe stata una misera speranza di rivedere Fred, Remus,
Tonks,
Sirius, e i suoi genitori… Lily e James.
Senza
che se ne rendesse conto, venne stretto dalle braccia di Silente.
“Professore…
lei è davvero qui?”
Silente
lo guardò.
“Sì.
Grazie a te, ho avuto un’altra possibilità di
vita. Harry, so che ti ho deluso
moltissimo, ma adesso potremo conoscerci davvero, e io non ti
mentirò mai più.”
Harry
non credeva di aver mai visto il Preside così rammaricato e
sincero in vita
sua.
“Professore,
lei è qui. È l’unica cosa importante.
Però sì, mi piacerebbe tantissimo.”
Una
lacrima gli scese sul viso e non fece nemmeno lo sforzo di asciugarla.
Si
schiarì la voce.
“Professore,
non crede che ci sia il rischio che le persone vive possano morire
d’infarto a
vedere quelle morte resuscitare?”
Silente
rise. “Oh sì, è possibile. Credo che
sia necessario svegliare tutti e riunirci
in Sala Grande. Parlerò io.”
“Signore,
è sicuro di essere in forze? Non ha bisogno di
cure?”
“No,
Harry. O meglio, mi sento un po’ debole, ma le cure possono
aspettare fino alla
fine del mio discorso.”
“Bene.
Allora ci penso io a riunire tutti, le va bene?”
Silente
fece un cenno con il capo.
Harry,
tremante, prese la bacchetta. “Sonorus!” disse e la
sua voce si amplificò.
“Sono
Harry Potter. Vi chiedo di riunirvi in Sala Grande per alcune
comunicazioni di
massima urgenza e importanza. Un miracolo è avvenuto a
Hogwarts, oggi avremo
motivo di festeggiare.”.
Smise
di parlare e s’incamminò verso la scuola, con il
suo Maestro.
“Sono
Harry Potter.
Vi chiedo di riunirvi in Sala Grande per alcune comunicazioni di
massima
urgenza e importanza. Un miracolo è avvenuto a Hogwarts,
oggi avremo motivo di
festeggiare.”
“Che
sia successo qualcosa di grave?” Nella voce di Ron si sentiva
la preoccupazione
attanagliargli il petto.
“No,
non credo. Harry ha detto che si è compiuto un miracolo.
Sarà meglio
sbrigarci.” Ginny, con una nuova luce negli occhi, assieme
agli altri Weasley,
camminò a passo deciso verso il castello.
Non
sapeva cosa aspettarsi esattamente. Nelle parole di Harry aveva sentito
un’emozione
incontenibile e una serie di sentimenti così belli e
così lontani dalla loro
nuova realtà, perciò si aspettava qualcosa di
buono.
L’aria
estiva li accompagnava in quel grande corteo silenzioso. Hermione, che
ormai
non riusciva nemmeno più a pensare lucidamente, pian piano
sentì qualcosa
smuoversi dentro di se. Una piccola speranza si affacciò nel
buio che la
circondava da ormai troppo tempo.
George
e gli altri Weasley, invece, non credevano ci fosse qualcosa che
potesse
renderli felici. Il vuoto lasciato da Fred era così immenso
che era impossibile
da colmare, e si dirigevano verso la Sala Grande con una specie di
rassegnazione e indifferenza.
Entrati
nel castello, videro la McGranitt con un’espressione nervosa.
“Professoressa,
lei sa qualcosa?” Molly si fece avanti, in preda
all’agitazione. La sua
famiglia aveva vissuto fin troppi guai, e ne aveva abbastanza.
“No,
Molly, niente di niente. – Era preoccupata e si vedeva. Una
ciocca di capelli
bianca era sfuggita alla sua crocchia sempre ben curata. –
Ero appena andata a
letto quando ho sentito la voce di Potter. Dev’essere
qualcosa di davvero
importante se... ”
Le
parole però le morirono in bocca alla vista di Albus Silente
che, seguito da
Harry Potter, si dirigeva verso l’impalcatura più
alta.
La
folla si zittì all’istante e fu scossa da un
brivido collettivo quando il
Preside, che si credeva morto da tempo, cominciò a parlare.
“Salve
mie cari. Credo sia una grande sorpresa vedermi qui, vivo e
vegeto.” A Harry
sembrò che il Preside si stesse divertendo un mondo a vedere
le reazioni delle
persone alla sua vista. “Ma, ahimè, vi informo che
dovrete farvi carico della
mia presenza per altro tempo, se mi è concesso. Questa notte
è successo
qualcosa di straordinario. Un miracolo, se così possiamo
definirlo. Un Angelo,
vedendo Harry e la sofferenza che ormai è sorella a tutti
voi, ha deciso che
troppe vite sono state sacrificate per questa guerra e ha dato a
quest’uomo meraviglioso
di fianco a me la possibilità di esprimere una sua
volontà.”
A
Silente s’illuminarono gli occhi. “Harry ha chiesto
di far rivivere tutte le
persone che sono cadute in guerra, che hanno combattuto per un mondo
migliore e
che sono perite a causa di un unico elemento: Voldemort, un essere
immondo,
disgustoso e oscuro, che ha rovinato ogni famiglia del mondo magico. Il
Cielo
ha acconsentito e ha concesso a tutte noi, anime perdute, una seconda
possibilità.”
Questo
discorso seguì una lunga pausa di silenzio attonito, prima
che fosse rotto dal
rumore delle porte sbattute. A un certo punto, nella Sala Grande si
riversarono
altre persone. Tra queste spiccava un uomo con i capelli rossi, che si
guardava
stranito intorno a lui.
“Forte!”
Gridò.
Una
piccola risata si diffuse mentre scoppiava il caos. Harry
osservò la famiglia
Weasley abbracciare con foga uno dei gemelli, vide Hermione gettarsi
tra le sue
braccia, piena di vita come non la vedeva da settimane.
E
poi vide anche due figure lontane che si tenevano per mano.
“Remus!
Tonks!” Cominciò a correre a perdifiato verso il
lato opposto della Sala e poi
si buttò tra le loro braccia spalancate. “Non ci
credo, siete qui. Siete
davvero qui!”
“Noi ci siamo sempre stati Harry. Solo che adesso possiamo
starti vicino, per
sempre.” Tonks aveva le lacrime agli occhi.
“È
grazie a te, Harry, se abbiamo avuto questa possibilità.
– disse Remus in presa
all’emozione – Adesso dobbiamo aspettare solo che
arrivino altre persone, lo
sai?”
Un
sorriso ancora più grande si aprì sul viso di
Harry. “Spero che facciano
presto.” Sussurrò, prima di correre verso Fred.
Dopo,
furono costruite altre tende nell’accampamento per i nuovi
arrivati.
“Harry,
noi andiamo da mia madre. Vogliamo vedere Teddy. Torneremo con lui
domattina,
così potremo aiutare nella ristrutturazione.”
Tonks diede un bacio a Harry e, afferrato
per mano Remus, si smaterializzò.
Tornò
nella tenda dei Weasley, dove i gemelli, tornati quelli di una volta,
facevano
ridere di gusto tutti i presenti con i Fuochi Forsennati.
“Mamma,
abbiamo deciso che quest’anno torneremo a scuola!”
“Ben detto Freddie! Ci sono troppe malandrinate che non
abbiamo ancora fatto.
Bisogna rimediare.”
“Già! Troppe punizioni da prendere e feste da
fare. Abbiamo tutto il tempo del
mondo per tornare in negozio.”
A
quest’affermazione, Molly Weasley invece di arrabbiarsi li
corse incontro e li
riempì di baci.
“Non
vedo l’ora di mandarvi delle Strillettere. – disse
singhiozzando e baciando i
suoi due figli. – sono troppo felice di avervi
qui.”
Era
come se con Fred fosse tornato tutto il calore, l’amore e la
felicità, che era
loro mancata.
“Fred,
devi riposarti. Vieni, ti accompagno nella tua stanza.”
Hermione parlò, con un
tono così dolce e allegro che Harry non potè fare
a meno di sorridere.
“No,
Hermione cara. Posso prendermi io cura di lui. Sei già tanto
affaticata. Sono
giorni che passi tutto il tuo tempo in infermeria.” Molly era una maschera di
preoccupazione.
In
effetti, Harry si era appena reso conto che Hermione si era caricata
non solo
del suo dolore, ma anche di tutto quello dei malati.
“Signora
Weasley, sono così felice che potrei mettermi a cantare.
Sono davvero contenta
di dare una mano. E poi la sua famiglia ha subito fin troppo stress
ultimamente, non crede?” Sorrise e le due donne si
abbracciarono.
“Grazie
mille, Hermione cara.”
E
i due sparirono nella stanza di fianco.
Tutti
gli altri decisero di ritornare a letto, stanchi e felici come non mai.
“Hermione
non c’è bisogno che mi rimbocchi addirittura le
coperte.”
“Fred, sta’ zitto. Decido io qui.”
“Ehi
ehi! Io non prendo ordini da un Prefetto Perfetto, anche se
è molto carino!”
Hermione arrossì e rise.
“Riferirò
a Percy il tuo complimento.”
“Ma
io non parlavo di Percy.”
“Ah.
Allora lo dirò a Ron.”
“Non potrei mai riferirmi a Ron con l’aggettivo
“carino”!”
“Fred,
dormi.”
“Hermione,
grazie. Sono felice di rivederti.”
“Anche
io.”
Gli
diede un bacio sulla guancia e uscì.
“Harry,
domani dovrai dirmi assolutamente tutti i particolari.”
“Ok Ron. Ora dormi.”
Ron
si stiracchiò e lo guardò. “Non credevo
fosse possibile poter essere di nuovo
felice. E adesso vedi un po’, Fred è di nuovo
qui.” Sospirò e sorrise.
Harry
sorrise di rimando. “Nemmeno io riuscivo a crederci. Si
guadagna davvero nel
fare del bene allora.”
“Dovremmo
farlo più spesso.”
“Ron...
noi lo facciamo sempre.”
“Hai
ragione.”
Risero
e poi caddero in un sonno senza sogni, sazi di felicità.
La
mattina dopo, la Sala Grande era stata sistemata in breve tempo da un
euforico
Silente, e gli Elfi erano tornati a lavoro. Perciò si
sedettero tutti al tavolo
di Grifondoro, mentre mangiavano la prima vera colazione da settimane.
Harry
era così abituato a mangiare lo stretto necessario che di
fronte a tutto quel
ben di Dio riuscì a mangiare solo due biscotti.
Mentre
Remus lo rimproverava, con un allegro Teddy in braccio, si sentirono
dei passi.
Uno
di questi era inconfondibile.
Clunk.
Clunk. Clunk.
Harry
capì cosa stava per succedere, ma questo non lo
preparò a ciò che gli si parò
di fronte.
Due
occhi verdi identici ai suoi lo fissavano da lontano.
Senza
fare caso ai borbottii e a Remus che urlava i nomi dei nuovi arrivati,
si
precipitò verso la donna che gli correva incontro e senza
tante cerimonie la
sollevò e la abbracciò. Subito dopo altre braccia
lo strinsero e capì che i
capelli neri spettinati che intravedeva appartenevano a suo padre.
“Mamma,
papà.” Sussurrò tremante.
“Piccolo
mio. Siamo qui. Siamo di nuovo qui, staremo insieme adesso. Niente ce
lo
impedirà.” Lily piangeva e accarezzava ogni parte
di lui.
“Non
ci posso credere.” James ghignava soddisfatto, come se avesse
vinto il più
grande dei premi. Probabilmente era davvero così.
Harry
dimenticò dove si trovava. Aveva desiderato da quel fatidico
31 ottobre che i
suoi genitori tornassero da lui. Si aggrappava alle memorie degli altri
non
avendone delle proprie, mentre adesso poteva creare suoi ricordi
personali.
Poteva vivere assieme alla sua famiglia, finalmente.
Si
allontanò quel tanto che bastava per notare il ghigno
soddisfatto di un uomo
bellissimo: Sirius.
“Sirius!”
Si fiondò tra le sue braccia e cominciarono a stuzzicarsi
ridendo come pazzi.
“Potter!
Non mi vuoi salutare? Sono resuscitato anche io!” Malocchio
lo osservava con
l’occhio sano, mentre quello finto roteava
all’impazzata.
“Professor
Moody! Sono davvero troppo felice di vederla!”
“Puoi dirlo forte, ragazzo. E ti ricordo che non sono mai
stato il tuo
professore.”
“Adesso
basta! Andiamo a tavola, sto morendo di fame!” Sirius
sorrise. “Ah no, aspetta.
Vorrei presentarti Fabian e Gideon Prewett, che Molly sta strangolando
proprio
adesso, Edgar Bones, Caradoc Dearborn, Dorcas Meadowes, Benjy Fenwick,
Marlene
McKinnon e la sua famiglia. E credo tu ti ricorda di Emmeline Vance e
Amelia
Bones, giusto? E questo è mio fratello Regulus.”
“Mi
fa davvero piacere conoscervi tutti.” Harry sorrise
cordialmente e gli altri
sorrisero di rimando.
“Ti
dimentichi di me.” Disse una voce lugubre e strascicata.
“Oh
già, credo tu ti ricorda anche di Mocciosus.”
Sirius aveva una maschera di
disprezzo sul volto.
“Professor
Piton, volevo ringraziarla per tutto quello che ha fatto per
me.” Alzò la mano
e Piton la strinse, nascondendo lo sguardo di disgusto che di solito
gli
riservava.
“Bene,
mangiamo? Sono anni che non faccio un pasto decente.” James
parlò e tutti
risero.
Si
sedettero tutti al tavolo di Grifondoro, anche se ormai, dopo tutto
ciò che
avevano passato, non c’era più distinzione tra le
Case. Contava solo la
famiglia.
Dopo
una serie di abbracci, soprattutto da parte di Remus, riuscirono a
sedersi.
“Lunastorta
sei diventato una donnicciola.” James cominciò a
prenderlo in giro.
“Sta zitto James, ti sei quasi messo a piangere.”
Rimbeccò Sirius.
“Sta
zitto tu, Sir, che hai pianto per davvero!”
“Ma
è possibile che siate rimasti così
idioti?” Lily sorseggiò un po’ di succo
di
zucca, mentre i Malandrini la fissavano con aria offesa. “E
non guardatemi
così. Harry, sei deperito. Ma non stai mangiando?”
“Sì,
giusto un po’.” Disse Harry, felice per il primo
rimprovero da sua madre.
“Lil,
lascialo perdere. Non sta mangiando affatto.”
“Grazie
tante Remus.” Harry guardò la faccia di sua madre
diventare pericolosamente
rossa. “Ma adesso sono felice e mangerò fino a
scoppiare!”
Il
colorito di Lily tornò a essere quello normale.
“Adesso ci sarò io a prendermi
cura di te.”
Harry
sorrise, estasiato. “Mamma, papà, venite. Vi devo
presentare un po’ di
persone.”
I
suoi genitori lo seguirono verso la famiglia Weasley, completamente
concentrata
sui nuovi arrivati e sui singhiozzi di Molly. “Allora loro
sono Fred e George
Weasley, poi Ron, il mio migliore amico, Hermione, la mia migliore
amica,
Ginny, la mia ragazza, - presentandola Harry divenne di diverse
sfumature di
rosso. – Bill e Fleur, Charlie, Percy, Arthur e
Molly.”
Non
appena ebbe finito con le presentazioni, Lily abbracciò
forte Molly e le
sussurrò una marea di ringraziamenti, mentre la signora
Weasley le dava
buffetti affettuosi, commossa.
Cominciarono
a parlare, a conoscersi.
Lily
manteneva lo sguardo fisso su Harry e su quello che mangiava,
riempiendo pian
piano il suo piatto di qualsiasi cosa le capitasse a tiro. James,
Sirius e
Remus, invece, discutevano con i gemelli su alcune avventure
scolastiche.
“Ehi!
– Harry richiamò l’attenzione di tutti.
– Perché non andiamo a giocare un po’ a
Quidditch? Facciamo una partita!”
“Sì!
– James s’illuminò immediatamente.
– io gioco come Cercatore.”
“No,
papà, non se ne parla. Sono io il Cercatore!”
“Harry,
obbedisci a tuo padre, altrimenti non ti faccio uscire più
con Ginny.”
“Non
ho bisogno del tuo permesso e ho i miei modi per uscire senza fartelo
sapere.”
“Ragazzi.
– urlò Lily – Giocherete come rivali, va
bene? Non credevo di dover tenere a
bada due bambini invece che due uomini.” Sospirò,
e tutti scoppiarono in una
sonora risata.
Si
alzarono e andarono verso il campo di Quidditch, parlando e scherzando,
uniti
in un’unica e grande famiglia.
CAPITOLO REVISIONATO!
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Capitolo 3 *** Ho iniziato a sperare. ***
Ho imparato a sognare
e ho iniziato a sperare
che chi c'ha da avere
avrà.
TERZO CAPITOLO
Una Hermione alquanto divertita osservava la partita dagli spalti. Osservava Harry e suo padre che battibeccavano, entrambi elogiando la maggiore bravura rispetto all’altro. Osservava Ginny e Lily, estremamente simili, che, da brave Cacciatrici, si contendevano la Pluffa. Osservava Ron come portiere, che le parava tutte senza il minimo sforzo, così come Sirius. Osservava Remus e Tonks giocare anche loro come Cacciatori, e Fabian e Gideon Prewett come Battitori. Soprattutto osservava Fred e George, anche loro Battitori, che scherzavano e urlavano, ridendo come pazzi.
Osservava in particolar modo Fred.
Quando l’aveva perso, tempo prima, capì quanto lei tenesse a lui e alla sua amicizia. Non l’aveva mai compreso fino in fondo, troppo presa a litigare con lui e il gemello sui loro scherzi e la loro leggerezza, così presa da non capire quanto profondamente fosse entrato nel suo cuore.
Spostò lo sguardo su Ron, il suo amico, perché questo era e non sarebbe mai stato di più. Le cose con lui erano state troppo complicate e troppe volte aveva sofferto per quella situazione che non aveva né capo né coda. Ne avevano parlato, dopo il ritorno di Fred, quando le acque si erano finalmente calmate. Anche lui la vedeva nel suo stesso modo, perciò nessuno dei due ne soffriva ed erano tornati più amici di prima, più di quanto lo fossero mai stati, grazie alla consapevolezza di aver chiarito finalmente la loro relazione.
Sorridendo, alzò lo sguardo sul cielo limpido, proprio come la sua vita, finalmente.
Si perse a osservare le nuvolette rincorrersi, immaginando tanti piccoli Snasi di zucchero, fino ad addormentarsi dolcemente su quelle panche un po’ scomode, cullata dall’eco delle risate in lontananza.
“Ehi… Ehi, dormigliona. Apri quei begli occhi color cioccolato, è ora di pranzo.” Una voce dolce le sussurrava vicino, molto familiare. Pian piano si stiracchiò, e guardò la fonte del rumore.
Un ragazzo alto, con i capelli rossi e un sorriso meraviglioso, la scrutava divertito.
“Fred, ehi!” Lei ricambiò il sorriso. Si guardò intorno e notò che erano soli.
“Lo sai, è davvero strano.”
Lei lo guardò interrogativa. “Cosa, esattamente?”
Lui sorrise enigmatico. “Parlarti in questo modo, vedere questo lato di te. Di solito eri sempre sulle tue quando ti rivolgevi a me.”
Inaspettatamente, Hermione si alzò e lo abbracciò forte. “Perché non avevo capito quanto tu contassi nella mia vita. Sei ugualmente importante, quanto Harry e Ron, e sono stata stupida a non capirlo prima.”
Fred ricambiò l’abbraccio con calore. “Anche tu sei molto importante per me, più di Ron.”
“Fred!”
“Scherzo, Granger.” Sentì la risata di lui fra i suoi capelli cespugliosi e cominciò a ridere anche lei, contagiata da quel tornado che si chiamava Fred Weasley.
“Andiamo, Weasley. Ho una fame tremenda. Rischi che mangi te e diventi cannibale.”
“Oh, se vuoi puoi mangiarmi. Sono a disposizione.”
Hermione arrossì. “Tu intendi sempre cose che non ci sono, e da innocue le fai diventare…bè…non innocue.”
“E tu intendi cose che non ci dovrebbero essere con troppa facilità, non credi?” Fred le fece l’occhiolino e la prese per mano, trascinandosi dietro una povera Hermione ormai bordeaux.
Entrarono in Sala Grande e raggiunsero la loro famiglia allargata, sempre tenendosi per mano, come se temessero di lasciarsi. Ron, Harry e Ginny li scrutarono curiosi e con un ghigno maligno, che Hermione fortunatamente non notò, al contrario di Fred che fece un occhiolino a tutti i curiosi.
Ginny e George si guardarono e si capirono al volo. Fred aveva sempre ammirato Hermione, e probabilmente aveva avuto una cotta per lei, anche se non l’aveva mai ammesso. Questa era l’occasione giusta per spingere l’una nelle braccia dell’altro. Nella mente di Ginny cominciarono a formarsi i piani più contorti e diabolici, proprio come nella mente di George.
Harry se ne accorse e soffocò una risata mentre mangiava e poi si volse ad ascoltare i suoi genitori e quelli di Ron.
“La McGranitt ha detto che entro settembre Hogwarts sarà ritornata quella di prima, o quasi. Perciò i ragazzi potranno tornare a scuola.” Arthur tra un boccone e l’altro informava gli altri.
“Perfetto, così Harry potrà prendere i M.A.G.O. come tutti gli altri.” Lily era davvero felice.
“Mamma, come? Io volevo fare domanda per gli Auror. Kingsley mi aveva detto che mi avrebbe fatto entrare subito.”. Harry era basito. Ginny ascoltava un po’ preoccupata. Non le andava giù che cominciasse a combattere di nuovo con i maghi oscuri.
“No, Harry. Devi finire gli studi. Gli Auror sono i migliori in circolazione e tu dovrai impegnarti seriamente.” James usò un tono che non ammetteva repliche. “Comunque, Lils, io e Sirius continueremo l’addestramento a partire da settembre.”
“Ma è fantastico, James!” Lo abbracciò dolcemente.
“Papà, potremmo fare l’addestramento insieme…” Harry non era pronto a demordere così facilmente.
“Harry, arriverà il tuo momento. Adesso pensa a riprenderti la tua adolescenza.” Padre e figlio si guardarono, e quest’ultimo capì.
Si girò verso Ginny, le sorrise e le strinse la mano, notando la sua espressione preoccupata.
“Sentito? L’anno prossimo mi dovrai sopportare tutti i giorni.” Sussurrò, allegramente.
Lei lo guardò sollevata. “Ci puoi giurare Potter.”
Scoppiarono a ridere.
Lily e James, Molly e Arthur, li guardavano teneramente, felici che i loro figli fossero felici e liberi.
Troppo presto avevano dovuto abbandonare la loro innocenza, e adesso era il momento di riprendersela.
Sirius, intanto, parlava con Hermione e Remus. “Hermione, abbiamo ritrovato i tuoi genitori. I Mangiamorte non li hanno proprio avvicinati e abbiamo rimosso l’incantesimo di memoria.”
Lei spalancò gli occhi. “E quando lo avreste fatto?”
Felpato sorrise. “Ieri notte. Abbiamo pensato che non fosse giusto che tu fossi l’unica a non aver riavuto la tua famiglia.”
Hermione si trattene faticosamente dal piangere, ma li abbracciò forte. “Dove sono?”
“Arriveranno qui tra poco.” Intervenne Remus, commosso.
All’improvviso un forte crack si sentì nella Sala, segno di una Smaterializzazione. Al momento tutti si zittirono mentre un elfo domestico con un maglione alla Weasley e dei calzini correva verso Harry Potter, e quest’ultimo gli andava incontro.
“Dobby! Sei qui!”
“Harry Potter, signore! È un grande onore per Dobby vederla, signore, un grandissimo onore. Mi è mancato tanto e Harry Potter mi ha riportato qui. Grazie signore, grazie mille.” Disse tutto questo tra un singhiozzo e un altro, mentre Harry rideva felice e lo consolava.
Altre voci s’intromisero in quel ricongiungimento. “Harry.” Cedric Diggory gli sorrideva lì vicino, assieme a una coppia un po’ spaesata, che si guardava attorno.
“Mamma, papà!” Hermione si buttò tra le loro braccia e si strinsero forte l’uno con l’altra.
“Cedric, è bellissimo vederti qui.” Harry abbracciò anche lui con calore. Nonostante fosse stato geloso di lui in passato, era così felice di vederselo davanti, vivo e vegeto. Dopo anni, riuscì a scrollarsi di dosso la visione di lui che cadeva con gli occhi sbarrati, colpito da un getto di luce verde.
“Cavolo, nemmeno nei miei sogni più lontani avrei mai immaginato che potesse succedere qualcosa del genere. Avere indietro la mia famiglia, i miei amici e le persone che hanno combattuto per allontanare il male dal mondo. Adesso potremo cominciare tutti questa nuova vita e ringraziare per la possibilità che ci è stata data. Voglio bene a tutti voi, vorrei che lo ricordaste sempre.” Guardò ogni volto lì presente, mentre tutti, chi commosso, chi felice come non mai, ricambiavano con uno sguardo orgoglioso il ragazzo dai capelli scompigliati e gli occhi verdi che era riuscito a portare la pace in quel mondo tetro.
Qualche giorno dopo, Harry e Ginny erano sdraiati sotto una quercia, abbracciati. Da lontano qualcuno li sorvegliava.
“Noi Potter abbiamo sempre avuto un debole per le rosse, e mio figlio ha scelto bene.”
“Ramoso, non metterti a piangere, ti prego.” Sirius lo prendeva in giro, osservando anche lui la coppia. “Se l’è scelta uguale a Lily.”
“Bellissima e dolcissima, è vero.” James aveva un’espressione sognante e gli occhi a cuoricino.
“In realtà, intendevo una ragazza che lo comandava a bacchetta.”
Remus scoppiò a ridere, mentre James li guardava storto.
“Ramoso non ti arrabbiare. Tu sei andato sempre dietro a Lily, che ti rifiutava quasi annoiata.”
“Lunastorta, va al diavolo anche tu!”
Una voce arrivò alle loro spalle. “Lo sapete che voi tre mi sembrate tre comari?” Lily ghignava.
“Rossa, come osi!” Sirius era mortalmente offeso. “Era James che li stava fissando.”
Lily in risposta borbottò qualcosa che sembrò un “sì, certo, e io sono un Ungaro Spinato.”
“Gli assomigli, se proprio lo vuoi sapere.” Scattò James.
La moglie lo fulminò. “Attento, mio caro maritino, o il divano ti sembrerà davvero invitante stanotte.”
James divenne piccolo piccolo davanti alle minacce della moglie. Tentò di replicare, ma la sua occhiata gli fece capire che era meglio non farlo, per la sua incolumità.
Intanto le altre due comari sghignazzavano contente, avendo confutato la tesi che l’amico era sottomesso alla moglie.
“E voi due – continuò imperterrita lei – rischiate una bella fattura. Una delle mie.”
Anche loro si fecero piccoli e muti, sapendo bene quanto le sue fatture fossero pericolose. Lily, soddisfatta di averli fatti tacere, rientrò in casa canticchiando e raggiungendo Molly e Tonks che chiacchieravano allegramente.
“Lils, li hai zittiti?” Dora era palesemente divertita.
“Oh sì, quei tre non cambieranno mai. Sembravano tre comari in brodo di giuggiole mentre fissavano Harry e Ginny. Credo che siano capaci di fondare un fan-club su di loro.” Le altre due risero.
“Non lo metto in dubbio. Se anche fosse, sarei un membro attivo. Sono una coppia perfetta.” Molly era davvero contenta che Harry fosse ormai un membro effettivo della loro famiglia. “Sapete chi mi ricordano?”
Tonks annuì, ma Lily le guardò stranita. Entrambe poi dissero “Te e James.”
Lily arrossì “Davvero? Spero sia una cosa buona.”
“Lo è. – affermò convinta Tonks. – davvero, voi due siete una coppia meravigliosa, di quelle che si ameranno anche a novant’anni suonati.” Risero tutte e tre e poi cominciarono a preparare la cena, spettegolando su quello che sarebbe successo di lì a pochi anni e ipotizzando la formazione di nuove coppie tra i loro figli.
Harry e Ginny, invece, estranei a tutto ciò che li circondasse, si stuzzicavano allegramente.
A un certo punto, Harry le rivolse uno sguardo ardente “Sei bellissima e mi sei mancata da morire.”
Ginny arrossì, ma ricambiò lo sguardo con altrettanto ardore. “Anche tu. È stato un anno terribile, ma averti di nuovo qui l’ha ripagato decisamente.”
Si sorrisero e Harry la strinse a sé, baciandola prima delicatamente e dolcemente, poi sempre con più passione. Si strinsero, come se cercassero di entrare l’uno nel corpo dell’altra, come se quell’abbraccio non fosse abbastanza per i sentimenti che provavano.
Si staccarono qualche istante dopo, senza fiato.
“Comunque – disse Ginny, con il fiatone – abbiamo un pubblico.”
Harry alzò il viso confuso, e li vide. Remus gli faceva un segno di vittoria e suo padre e Sirius ballavano abbracciati esprimendo la loro felicità. “Oddio, non ci posso credere.” Disse lui sconsolato.
Sentì il risolino della sua ragazza. “Credici. Sono pazzi da legare.”
Harry sorrise. “Meglio così, credo.”
“Decisamente.” Rispose lei.
Si scambiarono un ultimo bacio e poi si alzarono, raggiungendo Ron, Hermione e i gemelli che chiacchieravano lì vicino. Neville e Luna si erano appena uniti a loro.
“E sono tornati normali, così dal nulla. – Neville aveva la stessa espressione sognante di Luna, mentre la teneva per mano. – e mi hanno riconosciuto. Abbiamo parlato tutta la notte, verranno qui tra poco per salutare tutti i loro amici. È un miracolo tutto questo.”
Harry capì subito. “Neville, ma è fantastico.” Si abbracciarono tutti e diedero gentili pacche sulle spalle dell’amico, che aveva sofferto fin troppo in quella breve vita.
Decisero di avviarsi al tendone, ormai allargato di diverse stanze, ed entrarono.
Dentro vi erano due figure, molto simili a Neville, che abbracciavano la folla riunita lì.
“Alice, mio Dio, sono troppo felice di vederti qui.” Harry notò sua madre che piangeva lacrime di felicità per aver ritrovato la sua migliore amica.
“Lily mi sei mancata da morire. Quando venni a sapere che tu, tu e James, eravate…eravate…” Alice Paciock singhiozzava al suo fianco.
“Shh, shh, ormai siamo tutti qui, è questo quello che conta. Il dolore lasciamocelo alle spalle.”
James e Frank erano anche loro abbracciati, mentre osservavano le loro mogli, anche loro commossi.
Sirius intervenne. “Basta così. Di lacrime ne abbiamo versate fin troppe per una vita intera. Adesso mangiamo.”
“Felpato, pensi solo al cibo.” Lo rimbeccò Remus.
“Come dargli torto.” Si aggiunse Ron, facendo scoppiare tutti a ridere.
Si sedettero attorno a quella tavolata enorme, consci che niente e nessuno avrebbe turbato quella felicità.
NdA: Ciao a tutti! Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ho deciso di inserire le ultime persone mancanti all'appello! Dal prossimo ci sarà più movimento (in senso positivo).
Aspetto dei commenti e intanto ringrazio chi segue/recensisce/legge silenziosamente la storia! Se ricado nel banale, vi chiedo umilmente scusa, e vi prometto che migliorerò ;)
A presto
Eles |
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Capitolo 4 *** Un piccolo Paradiso felice. ***
QUARTO CAPITOLO
Gli uccellini fischiettavano allegramente, segno di una buona giornata, e il sole pian piano faceva capolino nelle fessure di quella tenda allargata. Un raggio andò a posarsi su un letto poco distante, dove una figura dai capelli rossi si era appena svegliata e stava guardando con i suoi occhi smeraldini l’uomo al suo fianco. Lo guardava spaesata, come se non credesse che fosse proprio lì, vicino a lei, con i suoi soliti capelli scompigliati e quell’aria da malandrino.
Alzò lentamente la mano e con un dito cominciò a tracciare delle linee invisibili sul suo viso, sfiorandolo delicatamente. Inconsciamente, James Potter sorrise a quel tocco così tanto familiare e da tempo dimenticato. Lily sorrise di rimando, cominciando a ricordare il suo ritorno, il ritrovamento di vecchi amici e la conoscenza di nuovi, e a ricordare soprattutto Harry…
Sospirò, felice come non lo era mai stata. Continuò a guardare suo marito, finalmente consapevole del suo respiro, e delicatamente gli posò un bacio sulle labbra, così leggero che, se James fosse stato sveglio, avrebbe fatto fatica a capire se se lo fosse immaginato o se fosse stato reale.
Si accoccolò vicino a lui e la sua mente cominciò a viaggiare.
Decise che in quei giorni avrebbe passato un po’ di tempo con Severus, Marlene, Mary e Alice. Le erano mancati così tanto. Certo, James avrebbe fatto il marito geloso, e Sirius gli avrebbe dato manforte, ma aveva bisogno di parlare con il suo migliore amico, sapere come avesse passato gli ultimi diciassette anni.
E soprattutto aveva bisogno di sapere tutto il possibile su tutto il Mondo Magico. Non sapeva esattamente quanto fosse cambiato, anche se ne aveva una vaga idea.
Sperava che dopo la guerra il governo avrebbe capito cosa andava da sistemare o, nella maggior parte dei casi, cambiare.
“Non è il momento di pensarci, Lily.” Si ammonì da sola. C’erano cose più importanti: Harry, la sua famiglia, i suoi amici, Harry.
Suo figlio aveva passato tutta la sua vita a combattere. Prima contro la famiglia di sua sorella, poi contro Voldemort e i suoi seguaci, e poi contro il dolore. Adesso che lei era di nuovo qui, decise che avrebbe fatto di tutto per proteggerlo.
E formulando questo pensiero, ne arrivò un altro subito dopo, come se fosse un suggerimento.
Si alzò di soppiatto e prese un pezzo di pergamena. Ci mise qualche minuto a scrivere ciò che voleva, senza non poche difficoltà, ma alla fine si ritenne soddisfatta. Si avvicinò a Edvige, tornata in vita la scorsa notte, e le legò la lettera alla zampa.
Osservò la civetta bianca volare via, e mentalmente la ringraziò, per essere stata un’amica silenziosa di suo figlio.
In tutti questi suoi movimenti, una persona la osservava estasiato e, quando Lily si girò, i suoi occhi nocciola incrociarono quelli di lei.
Lily quasi corse da lui, e lo abbracciò forte.
“Bè, direi che è un bellissimo buongiorno.” La voce era assonnata, ma esprimeva una dolcezza infinita.
James ispirò il suo profumo, di fiori e allegria, e le baciò piano il collo.
Lei sentì un brivido scenderle sulla schiena, e sospirò. Girò piano la testa e le loro labbra si incontrarono in un gioco di emozioni e sentimenti. Si strinsero più forte che poterono, quasi con la paura di perdersi di nuovo.
Si accarezzarono per minuti che sembrarono ore, persi nel loro piccolo paradiso felice.
“Dovremmo alzarci.” Disse infine lei.
“Mmh.” James, prevedibilmente, cominciò a borbottare infastidito.
“Allora mi alzerò da sola.”
“Mmh.”
“Se non ti alzi tra tre secondi, chiamerò quel cane di Sirius.”
Alzò un pugno, poi il primo dito, il secondo.. e James, sbuffando sonoramente, si alzò.
“Non puoi minacciarmi con Felpato. Sai che è un animale e mi sveglierebbe con la delicatezza di un elefante sposato con un mammut.”
“Posso invece. Mi diverto da morire ogni volta.” Gli fece una linguaccia e corse in cucina, schivando una cuscinata.
Lì trovò Sirius che sbadigliava assonnato, Harry che si trascinava vicino al tavolo, copia esatta di James che stava facendo lo stesso, e Ginny che preparava la colazione canticchiando allegramente.
“Buongiorno gente!”
Diversi grugniti in risposta.
Ginny le sorrise complice e le mostrò di sottecchi del peperoncino extra-piccante che metteva in ogni cibo.
Lily la guardò fieramente e le battè un cinque mentalmente.
Cominciarono ad arrivare Ron e i gemelli, che si disposero accanto a loro, sempre con diversi grugniti e sbuffate. Lily e Ginny evitarono di guardarsi, per non scoppiare a ridere e rovinare quel risveglio memorabile.
“Sirius caro, perché non prendi un cornetto?” Felpato guardò Lily stringendo gli occhi, sospettoso, ma non vi badò più di tanto sentendo il delizioso profumo del cioccolato.
Nello stesso istante tutti cominciarono a mangiare, e dopo pochi secondi le risate vennero sovrastate da urla e da una scena che comica era dire poco.
James e Sirius si contendevano la brocca d’acqua fino a che riuscirono a farla versare per terra.
Harry e Ron cercavano di farsi aria con gli occhi lucidi, come se stessero piangendo.
I gemelli cercavano qualcos’altro da bere, accorgendosi troppo tardi che anche il caffè era pieno di peperoncino.
Nello stesso istante, entrò la famiglia Lupin al completo, che scoppiò a ridere a vedere la scena.
“Che succede?” Remus aveva le lacrime agli occhi.
“Quelle due perfide..”
“Quelle donne senza vergogna..”
James e Sirius si contendevano la parola, non trovando un termine abbastanza dispregiativo.
“è perché hanno i capelli rossi!” Urlarono insieme alla fine.
“Ehi!” I gemelli e Ron si offesero mortalmente.
“Ma voi siete uomini, loro sono donne!” James aveva uno sguardo risoluto, come se questo spiegasse tutto.
Le due, minimamente toccate dai loro commenti, ridevano senza ritegno.
“Dovevate.. guardarvi..” Ginny boccheggiava senza fiato.
Pian piano, ormai persi gli influssi del piccante, tutti cominciarono a ridere, riconoscendo a Ginny una grande bravura.
“Figliolo, siamo fieri di te. Hai scelto davvero bene.” James diede una pacca a Harry.
“Ha ragione, Ramoso. Hai la nostra approvazione.” Lo stesso fece Sirius.
“E vi ricordo, che sono io tua moglie, Potter, non questo cane.” Lily tirò a entrambi uno scappellotto, suscitando ancora una volta l’ilarità dei presenti.
Dopo quelle scenette allegre, tutti si risedettero, mangiando cibi normali. (Dopo averli controllati diverse volte, ovviamente.)
“Qualcuno ha visto Hermione?” Fred si guardava attorno spaesato.
“Sì, è andata ad aiutare a sistemare, con Molly. Perché?” Harry lo guardò attentamente.
“Nah, niente. Non sentivo la sua voce petulante, come ogni mattina.”
Ad Harry sembrò che Fred stesse tramando qualcosa, ma fece finta di niente per non metterlo a disagio.
“Sì, devo andare a Spinner’s End. Lo devo andare a trovare.”
“Ma Lily, è Piton!”
“Ma James, è Severus! L’uomo che ha protetto nostro figlio in questi diciassette anni!”
“Ma Lily, è Piton!”
“Ma Sirius, ho un solo marito a cui dare spiegazioni!”
“Quando hai sposato James sapevi che ero incluso nel pacchetto!”
“Già, e me ne sono pentita.” Lily scosse la testa e sorrise furbescamente a un “Ehi!” di entrambi.
Non sarebbero mai cambiati.
Harry la osservava. “Mamma, posso venire con te? Volevo parlare anche io con lui.”
Lily sorrise e annuì.
“No! Prima la moglie, e poi il figlio. Ma che ho fatto di male? Felpato dimmelo tu.” James piagnucolava insistentemente.
“Ramoso, hai scelto male le tue compagnie. Torna single e diamoci alla pazza gioia!”
“Hai ragione, farò proprio così.”
Harry rideva dell’assurdità di quei due uomini mai cresciuti, seguito da Lily che continuava a scuotere la testa.
Qualche ora dopo, guardati da quei due con l’aria tradita, si smaterializzarono fuori la casa vicino al fiume.
Lo sguardo di Lily si perse a guardare quegli alberi che una volta avevano ospitato le conversazioni dei due bambini, quel parco dove andava a giocare con Petunia, e la casa lontana della sua famiglia ormai distrutta.
Harry capì cosa provava e le strinse la mano. Lily si rilassò a quel tocco e bussò alla porta del suo migliore amico.
Dopo pochi minuti, un uomo dai capelli unticci aprì la porta e sulla sua espressione fredda apparve uno sguardo caldo.
“Lily…” Sorrise rasserenato, e poi si accorse di Harry. “Potter.”
“Professore.” Harry sorrise. I suoi modi erano sempre gli stessi, avrebbe dovuto immaginare che non ci sarebbe stato nessun cambiamento da parte dell’uomo.
Certe convinzioni sono troppo radicate nell’animo umano per perderle così facilmente.
Ad Harry bastava quel che provava lui stesso e nient’altro.
“Entrate e accomodatevi.”
Li guidò in casa, arredata semplicemente e abbastanza luminosa. Harry notò che ogni cosa traboccava di cultura magica. Il suo pensiero andò a Hermione, che non sarebbe mai più uscita da lì, troppo attaccata a quell’infinità di libri.
Si sedettero su un divano un po’ consunto e subito si presentò un vassoio pieno di vivande.
“Favorite, come se foste a casa vostra.”
Lily sorrise. “Grazie, Sev. Come stai? Raccontami un po’ di te.”
Lui esitò e volse un breve sguardo a Harry. “Signore, sono venuto solo per ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me. Nessuno avrebbe avuto il suo stesso coraggio, e a parole non sarò mai capace di esprimere tutta la mia gratitudine. – sorrise calorosamente al professore precedentemente odiato – Sono venuto anche per riferirle le parole di Silente. È atteso come professore per il prossimo anno, di Difesa contro le Arti Oscure o, se preferisce, di Pozioni.” Si alzò e gli strinse la mano. “Spero di vederla presto.”
E uscì, lasciando l’uomo sorpreso e la donna soddisfatta.
“Tuo figlio assomiglia a te.” Disse improvvisamente.
“Come?”
“Assomiglia a te, non a tuo marito.”
“All’apparenza è come James, ma in realtà è identico a me.” Lei gli sorrise.
“Ho sbagliato in questi anni. Sono intelligente, ma non lo sono stato in merito a questo.”
“Tranquillo, Severus. Si sbaglia in continuazione. La cosa importante è rimediare.”
Sorrise, cercando di fargli capire più cose rispetto alle parole dette.
Piton la guardò e quasi si commosse, capendo di essere stato finalmente perdonato.
Hermione stava ricostruendo delle colonne con la magia, quando sentì qualcuno tossire. Si girò e vide Fred.
“Weasley.”
“Granger.”
Lei tornò a fare il suo lavoro e sorrise impercettibilmente. Altra tosse la distrasse.
“Volevi qualcosa?”
“Vuoi una mano?”
“Weasley, non si risponde a una domanda con un’altra domanda.”
“Io invece lo faccio. Ti aiuto o no?”
“Come vuoi.”
Si sorrisero imbarazzati e lui cominciò a muovere la sua bacchetta, in sintonia con la ragazza di fianco.
“Come stai?” Lei aveva usato un tono indifferente, ma Fred capì la preoccupazione dietro quella finzione.
“Sano come un pesce con due vite.”
Lei rise sollevata.
“Preoccupata per me, eh Granger?”
“Più che altro per me. Non vorrei doverti riportare in vita con la Magia Oscura.”
“Useresti davvero la Magia Oscura per riportarmi qui?” Sussurrò lui. Lei arrossì, perciò Fred decise di cambiare argomento. “Comunque – tossì ancora – hai visto Hagrid?”
“Hai il raffreddore per caso? No comunque. È sulle montagne a sistemare Grop, al sicuro sai. Poi verrà qui e saluterà tutti. Stava per sentirsi male quando ha saputo le ultime notizie.”
Risero, immaginando il mezzo gigante e uomo dal gran cuore.
“Non vedo l’ora di vederlo.” Disse lui, allegramente.
“Anche io. Ero così preoccupata per lui in questi mesi.” Un’ombra passò sul viso di Hermione, ma riuscì a mascherarla.
Fred, purtroppo, era un ottimo osservatore. La osservò preoccupato.
“E tu?”
“Io cosa?”
“Tu come stai?”
Hermione lo guardò sorpresa. “Bene. Adesso sei tu a preoccuparti per me.”
“No, che dici..”
Arrossì imbarazzato, prima di ridere assieme a lei.
Una scintilla si era accesa.
Ora si deve solo stare a guardare se continuerà a bruciare.
NdA:
Ciao a tutti! Come state?
Scusate l'assenza! mi dispiace aver tardato così tanto la pubblicazione di un nuovo capitolo..sono orribile ç__ç
Comunque.. cosa ne pensate?
C'è qualcosa che stona? Sto cercando di rendere i personaggi simili a quelli della Rowling, dato che io li amo tutti così come sono! :)
Attendo vostre recensioni, e intanto ringrazio tutti i lettori silenziosi, quelli che seguono, preferiscono e ricordano, e soprattutto quelli che fanno sentire la loro voce, anche per dire che la storia fa schifo! (Anche se fin'ora nessuno l'ha fatto e questo mi fa davvero felice!)
Vi ringrazio ancora
Un abbraccio,
Eles
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Capitolo 5 *** Almeno stavolta. ***
QUINTO CAPITOLO
Era il tramonto di un giorno
perfettamente ordinario, che
si proiettava in un luogo del tutto fuori dal comune.
Due figure alte, con i capelli
neri e perfettamente
identiche, si guardavano attorno, osservando i cespugli da cui facevano
capolino le teste degli gnomi e la casa che sembrava mantenersi in
piedi quasi
a fatica. Si scambiarono uno sguardo raggiante, sospirando.
“Casa.”
Dissero semplicemente.
Si avviarono verso la porta
d’ingresso ed entrarono.
La Tana mostrò tutto il
suo calore e i ricordi ormai
lontani.
“Sai cosa
manca?” Disse Fabian.
“Molly.”
Gideon sorrise. “Andiamo?”
“Andiamo.”
Spalla contro spalla, si
smaterializzarono.
“Arthur, sbrigati a
sistemare! Tra poco arriveranno.”
L’uomo dai capelli rossi
la guardò, felice per l’euforia
della moglie. Finalmente aveva ritrovato i suoi fratelli, e Fred e
George
avrebbero avuto un altro cattivo esempio in fatto di
regole…ma quella è
un’altra storia dopotutto. Scosse la testa e
continuò a sistemare quella tenda
striminzita, sentendo la mancanza della Tana.
“Non vedo
l’ora di tornare a casa.”
La moglie gli sorrise dolcemente.
“Ancora una settimana e
poi potremo andare.”
Un forte crack
risuonò nella stanza.
“Molly!”
“Sorellona!”
I due fratelli scalmanati
cominciarono a contendersi la
sorella, tanto che improvvisarono un balletto, ridendo.
“Basta, basta! Devo
presentarvi tutti i miei figli.”
“Ah già.
Abbiamo saputo che hai messo su una squadra di
Quidditch.” Fabian fece un occhiolino alla sorella, mentre
Gideon diede una
pacca sulla spalla ad Arthur, dicendo “Ben fatto,
amico!”
Molly arrossì
leggermente e assunse un cipiglio severo.
“Non siete per niente cambiati.”
“Certo che no!
– Fabian assunse un’espressione
terrorizzata. – e poi Hagrid ci ha detto che due di loro sono
identici a noi.”
Un’espressione malandrina prese forma sui loro visi.
“L’anno prossimo ad
Hogwarts ci sarà da divertirsi.”
“Che centra
Hogwarts?” Arthur sorrise, notando le
somiglianze con i gemelli.
“Vedrete vedrete. Non
vogliamo rovinarvi la sorpresa.”
Sembrava che Molly fosse tutta
intenzionata ad insistere,
ma le sue parole furono interrotte da un boato.
“Georgie, sei
incorreggibile. Dovevi mangiare
dell’Algabranchia. Ma no! Troppo facile! Facciamo tuffare
Fred a salvarci prima
di affogare!”
“E io che ne sapevo?!
Non l’avevi scritto Fred. Ma poi
perché dovevamo cambiare le Pasticche Vomitose? Andavano
già bene così.”
“No, ormai i professori
non ci cascano più. Se avessimo
preso delle alghe dalla parte est del Lago, avremmo dato un effetto
diverso. Il
vomito sarebbe diventato blu, e non sarebbe rimasto del comunissimo
verde.”
Durate queste tre battute, Arthur
vide il progressivo
assottigliarsi dello sguardo della moglie, non presagendo nulla di
buono. Poco
dopo ne ebbe la conferma, quando i due entrarono bagnati fradici.
I gemelli si resero conto troppo
tardi di aver parlato ad
alta voce, e che , probabilmente, la loro conversazione era stata
ascoltata da
cima a fondo dall’ultima persona che approvasse le cose
pericolose.
“FREDERICK E GEORGE
WEASLEY! NON OSATE ENTRARE IN QUESTA
TENDA SPORCHI DI FANGO.” Molly era passata dal bianco pallido
al rosso più
acceso in meno di dieci secondi. Fabian e Gideon si scambiarono uno
sguardo
divertito, sussurrando “mi mancavano le sue
sfuriate.”
“E TU! FRED WEASLEY
– il diretto interessato sembrava
aver tutta l’intenzione di scappare a gambe levate
– SE VENGO A SAPERE CHE HAI
FATTO UNA COSA PERICOLOSA CHE POSSA UCCIDERTI DI
NUOVO SAPPI CHE VERRò
NELL’ALDILà PER PERSEGUITARTI.”
Respirò a
fondo. “E adesso andate a pulirvi nella tenda qui a fianco, e
muovetevi. Il
pranzo è pronto.”
I due non osarono fiatare e
corsero via.
“Cosa sono le Pasticche
Vomitose?” Chiese Gideon,
sentendo che le acque si fossero calmate.
“Un’invenzione
di Fred e George per permettere agli
studenti di saltare le lezioni. Hanno un sacco di prodotti. Vendono
tutto ai
Tiri Vispi Weasley, il loro negozio.” Intervenne Arthur.
“Forte!”
Dissero all’unisono.
Molly inarcò le
sopracciglia, a mo di rimprovero, ma non
disse niente. Probabilmente anche lei riteneva che i suoi figli
avessero un
grande intuito negli affari, dopo aver provato con mano che forse era
quella la
strada giusta.
“Sì,
però fortunatamente torneranno a Hogwarts e si
prenderanno quel benedetto diploma.” Non potè
però evitare di dire una cosa…
alla Molly, ecco.
I fratelli non commentarono, ma si
guardarono con uno
sguardo come a dire “ci sarà da
divertirsi.”
∞
Era bello vedere che finalmente la
Torre Grifondoro era
stata risanata. Assomigliava più alla casa che per sei anni
era stata. Forse sarebbe
meglio dire cinque, visto che l’ultimo era stata una continua
lotta per la
sopravvivenza.
Sospirò felice, sapendo
che gli ultimi due anni da
passare lì per lei sarebbero stati solo anni per vivere da
adolescente quale
era. O quale ancora sembrava.
Ginny Weasley ormai era una donna,
e nessuno escluso
poteva controbattere a ciò. Pericolosa e testarda, una
fiamma che dirompeva,
come spesso Harry le ricordava.
Harry…
c’erano
tante cose che non capiva, ma tutte le domande, i chiarimenti, le
paure, i
dubbi, sarebbero arrivati. Con calma e striscianti, quando sarebbe
stato giusto
increspare di poco la pace dell’anima.
Adesso erano troppo provati,
troppo feriti dal mondo, per
rovinare quel piccolo angolo di Paradiso che si era creato. Tutto era
tornato
al suo posto, finalmente, e così si doveva rimanere il
più possibile.
Tutti quei mesi a guardare il
cielo e sperare, pregare,
che Ron, Hermione fossero vivi. Che Harry lo fosse.
Ascoltare quella radio e girare le
manopole. Piangere
perché altri erano morti, ma non lui. Sentirsi egoisti, ma
anche sollevati.
Urlare contro i Mangiamorte che
niente e nessuno li
avrebbe fermati. Che loro avrebbero resistito. Che l’amore
avrebbe vinto.
E così è
stato.
E adesso era maledettamente bello
guardarsi intorno e
dire: Ce l’abbiamo fatta.
“Disturbo?”
Una voce dolce interruppe quei pensieri. Si
girò cautamente e vide un altro paio di capelli rossi.
“Certo che no,
Lily.” Solo il nome la fece arrossire.
Solo sapere che era sua suocera che le parlava rendeva tutto
più irreale.
La donna sorrise. Tutto in lei
faceva trasparire una
personalità di quelle rare da incontrare.
“Scusa se ho interrotto
i tuoi pensieri. Erano belli?”
Ginny ricambiò il sorriso. “Sento solo di aver
finalmente ricominciato a
respirare.”
“Bè, anche io se è per
questo.” Entrambe le rosse cominciarono a ridere, e un
piccolo filo invisibile legò quelle due piccole donne
indistruttibili.
“Scusa, certe battute
potrei risparmiarmele. È solo che
non mi sembra ancora vero. Ho un’altra possibilità
per conoscere mio figlio,
per stare con mio marito. Se fosse solo un sogno vorrei dormire per
sempre.”
E queste parole così giuste non potevano essere rovinate.
Ovviamente se non si fosse
trattato di Lily Evans.
“E a quanto pare posso conoscere anche te! Raccontami, come
si comporta mio
figlio?”
Se non ci fosse stata luce, il colorito di Ginny avrebbe illuminato la
stanza.
“Ehrm…
bè è un ottimo ragazzo.” Disse
sillabando e
strascicando le parole.
“Oh andiamo! Dimmi tutto
quello che pensi. Io sono la
donna che sta con James Potter, quanto pensi che possa
scandalizzarmi?” Rise
cristallina. Per lei era facile, eh si.
“Lui.. bè
ecco lui… è la persona migliore che io conosca.
È sempre stato gentile con me, anche quando mi vedeva solo
come la sorella del
suo migliore amico che aveva una cotta per lui. Ha il cuore grande, suo
figlio.
Vedeva in ogni cosa marcia qualcosa da salvare, e in ogni cosa bella
qualcosa
che la rendeva meravigliosa. Per questo fin
dal primo istante mi sono innamorata di lui. E lo sono
stata sempre,
anche quando frequentavo altre persone. Me ne accorgevo,
però, che nessuno
riusciva ad essere migliore ai miei occhi. Speciale. Lui lo
è sempre stato
invece.. nonostante la mania di proteggere le persone che ama. Prima di
partire
mi aveva lasciata, lo sa? Perché temeva che Voldemort
potesse arrivare a me e
farmi del male. Chi altro lo farebbe? Solo lui. E solo lui
vorrò sempre.”
In tutto il discorso che le era
venuto fuori, quel
rossore era gradualmente scomparso, lasciando la ragazza con
un’espressione
determinata e concentrata in volto.
Al contrario, Lily Evans stava
combattendo contro l’impulso
di abbracciare la ragazza. Si limitò ad avvicinarsi, ad
accarezzarla, e a
regalarle uno dei suoi sorrisi.. magici,
secondo James.
“Andiamo a pranzo.
È una gran bella giornata oggi, che ne
pensi?”
∞
“Harry, che
fai?”
Harry si girò verso la
sua copia più grande.
“Ehi papà!
Niente cercavo di sistemare questa statua, ma
non vuole saperne. Dice che si trova meglio così.”
Sbuffò. “Vuoi aiutare gli
altri e nemmeno lo apprezzano…”
Cominciò a borbottare.
James rise. “Ci penserai
dopo. Ti va di fare una
passeggiata con me, invece? Prima di andare a pranzo.”
Harry lo guardò,
felice. “Sì andiamo!”
Camminarono un po’, sulla riva del lago, contemplando i
tentacoli della Piovra
Gigante che attirava a sé numerosi pesci di varie dimensioni
e colori.
“Ti volevo
parlare.” Cominciò un imbarazzatissimo James.
“Dimmi.”
Gli sorrise
indulgente.
Ramoso rimase un attimo ad
osservarlo. “Hai lo stesso
sorriso magico di tua madre. Riesci a calmare le persone, a farle star
meglio.”
Gli lanciò uno sguardo carico di significati a lui
sconosciuti. “Volevo
parlarti di me, di tua madre, dei Malandrini. So che sai che Lily mi
odiava
fino al quinto anno.”
Harry annuì
tristemente. “Ricordo che rimasi davvero
deluso quando vidi che tipo di persona eri. Remus e Sirius sminuirono
la cosa,
ma non riuscì mai a essere davvero sicuro.”
“Ero uno stupido pallone gonfiato che credeva che tutto gli
fosse dovuto, come
spesso mi ricordava tua madre. Ma non lo ero davvero. Era una maschera
che
portavo fin troppo bene, per rimanere quello sorridente a cui non
importava mai
davvero di niente. Chiunque avrebbe invece potuto smentire, vedendo il
rapporto
tra i Malandrini. Io vivevo per loro, fino a quando non ho capito di
amare
Lily. Da quel momento in poi, qualsiasi cosa facessi era in funzione di
lei. Sai,
quando ami qualcuno così tanto che per renderlo felice lo
lasceresti anche
andare? Lei ha abbattuto tutte le mie barriere, come sei riuscito a
fare tu
appena hai aperto i tuoi occhi verdi, uguali ai suoi.”
E se Harry si fosse stancato di
sentire ogni persona del
mondo magico ricordargli che i suoi occhi fossero uguali a quelli di
sua madre,
in quel momento l’avrebbe voluto risentire mille, diecimila
volte.
“Mi
dispiace di
essere stato quel tipo di persona che tu disprezzi. Mi dispiace che
forse non
potrò mai essere un tuo esempio. Ma sono tuo padre e ti
voglio bene come
nessuno mai te ne potrebbe volere.”
E si
abbracciarono.
E ogni
fibra del
loro corpo gridava “Siamo vivi”
E ogni
fibra del
loro cuore gridava “Siamo insieme”
E dopo
anni di
sofferenze, ferite, assenze e vuoti, tutto era tornato al suo posto
E tutto
era giusto
E tutto
era suo
E sarebbe
stato per
sempre così
Almeno
stavolta
NdA:
SONO UNA PERSONA ORRIBILE. Sì, ce l'ho stampato sulla fronte
a caratteri cubitali.
Mi dispiace davvero! Lo so, sono
mesi che non scrivo. Motivo? Ispirazione zero. Non poteva essere
altrimenti.
Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo. Questa storia
è solo il motivo della mia pace mentale. Non voglio rovinare
le vite dei miei personaggi preferiti, ma solo raccontare le piccole
cose che caratterizzano le loro vite in un modo così bello.
Spero che il capitolo vi piaccia, innanzitutto! è corto, lo
so. Ma è di passaggio. Sto solo facendo notare i diversi
legami che si stanno formando. A partire dal nuovo anno scolastico le
cose si faranno più interessanti!
Non ho nient'altro da dirvi. Spero di ricevere qualche commento che mi
assicuri il vostro totale amore verso di me, e non l'odio
incondizionato che mi meriterei! :(
Grazie a chi segue,. preferisce o recensisce. Siete numerosi e la cosa
mi rende davvero felice!
Ci sentiamo al prossimo capitolo, che spero possa arrivare il prima
possibile!
Un abbraccio
La vostra Eles
|
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Capitolo 6 *** Il passato che c'è ancora. ***
SESTO
CAPITOLO
“Manchi un po’ di
tempo e gli gnomi si appropriano di casa
tua. È inconcepibile, davvero.”
Era tutto il giorno che sentiva
quella voce borbottare. Più precisamente
dopo quasi mezzo secondo che si erano smateriallizzati tutti insieme
fuori
dalla Tana.
Tutti si aspettavano di trovarla
deperita e incolta, ma
Molly aveva trovato il modo di amplificare di dieci volte ogni piccolo
o grande
danno che la casa aveva riportato negli ultimi mesi, soprattutto a
causa degli
gnomi.
Ron la osservava in silenzio, senza
ascoltare davvero ciò
che diceva. Pensava a Hogwarts, finalmente quella di un tempo, e si
ripeteva
più e più volte senza crederci realmente che era
tornato a casa.
Varcò la soglia
lentamente, quasi assaporando ogni
dettaglio. L’orologio che raffigurava i loro visi, tutti
puntati sulla scritta “CASA”.
Le pentole lasciate sui fornelli, la paglia sparsa qua e là,
il tavolo di legno
impolverato, gli scalini traballanti, la sua camera piena di colori e i
rumori
della stanza di sopra, e …
Un momento.
Il demone. Il demone c’era
ancora. No. No. No.
Alzò la testa e, tremante,
prese la scala che conduceva in
soffitta.
Avrebbe immaginato il fetore, la
sporcizia, tutto, ma non
quello.
Il demone era rimasto lui, identico a
come l’aveva lasciato,
ma con i capelli rossi in testa e tanti bubboni che incorniciavano la
sua, per
così dire, faccia.
S’imbambolò due
secondi, ricordando il momento in cui l’aveva
mostrato a Harry, per illustrargli il suo alibi perfetto, ed Hermione
che
piangeva raccontando ciò che aveva fatto ai suoi genitori.
Sarebbe sceso da quelle scale,
sì. E avrebbe chiuso ogni
contatto con quello che era successo in passato. Non voleva
più ricordare, non
ce la faceva, non avrebbe retto.
Ma doveva. Doveva farlo per se
stesso, per allontanare tutti
gli incubi che lo assalivano, per vivere meglio.
Prese la bacchetta, e saldamente la
puntò sul demone.
“Non ti voglio
più qui.”
E quello scomparì.
∞
Osservava da circa un’ora
il suo scacciapensieri che
oscillava lentamente, trasportato dal venticello fresco tipico
dell’alba.
Era il 20 agosto, e l’afa
era insopportabile. Ricordava che,
da bambina, i suoi genitori la portavano al lago così da
rendere meno pesante
il calore dell’estate.
In quel momento, li sentiva di sotto.
Suo padre in silenzio,
che leggeva il giornale, e la madre che cucinava i pancake della
domenica. Sorrise
tra se, pensando che tra meno di qualche minuto sarebbe salita
canticchiando,
le avrebbe dato un bacio sulla fronte e avrebbe detto:
“Buongiorno raggio di
sole. Vuoi poltrire tutto il giorno o vuoi finalmente scendere
giù e fare
colazione insieme a noi?”
E lei avrebbe detto: “Sì, mamma!”
Si sarebbe stiracchiata come un gatto
con tutto il pelo
rizzato e avrebbe messo un po’ di musica mattutina per
svegliarsi un po’.
Solo dopo aver guardato fuori dalla
finestra sarebbe scesa e
si sarebbe seduta a tavola, e suo padre avrebbe detto: “Era
ora! La prossima
volta andiamo al lago solo io e tua madre.”
Diceva questo, ma non
l’aveva mai fatto per davvero.
Adesso che tutto era diverso, si
sarebbe alzata da sola e
avrebbe dato lei il via alla giornata.
Hermione si alzò,
pettinò i suoi capelli crespi, guardò fuori
dalla finestra, e scese le scale.
“Buongiorno”
Disse.
Sua madre la guardò
attentamente, prima di dire: “Sei
cresciuta adesso, quindi? Ti alzi da sola?”
Hermione annuì sorridendo.
“Ne sei proprio
convinta?”
Hermione increspò la fronte, senza capire dove volesse
andare a parare.
“Una parte di te
è ancora piccola, altrimenti ti saresti
alzata presto e avresti preparato la colazione. La cosa non mi
dispiace. Vuol dire
che dentro di te c’è ancora la bambina che non
conosce il male del mondo.”
Le fece un occhiolino e
cominciò a canticchiare.
Hermione, non conoscendone il motivo,
fu grata a sua madre, perché
aveva capito che c’era ancora la vecchia se stessa, tutta da
scoprire.
∞
Cara
Hermione,
Ho ritrovato
quel
maledetto demone in camera mia. L’ho fatto scomparire, non
potevo guardarlo.
Non
rimproverarmi! Non
volevo più sentirlo stridere e borbottare durante la notte.
Un peso in meno per
me, e uno in più per il mondo! Nulla di nuovo quindi.
Ti sei
divertita al
lago con i tuoi? Sono felice che finalmente tu l’abbia potuto
fare. Ricordo che
non ci speravi. Ricordo che me lo ripetevi spesso, durante la notte, in
tenda.
Nemmeno io
ci speravo,
ma ti rassicuravo. Almeno la strega più brillante del nostro
secolo doveva
farcela!
Scusa se ti parlo di queste cose, a volte il passato mi assale.
E non posso
fare a
meno di pensare a noi due, alle cose che ci siamo detti, a
come ci
guardavamo che finalmente è tutto a posto.
Tra poco
arriveremo al
settimo anno! Stabiliamo una data per andare tutti insieme a Diagon
Alley.
Con affetto,
Ron
∞
Caro Ron,
Mi sto
godendo ogni
minuto assieme ai miei genitori. Non posso pensare di doverli di nuovo
lasciare!
Forse
salterò quest’anno...
Hahah, scherzo ovviamente! Non ci avrai creduto davvero?! Mi conosci,
miseriaccia!
(Se ti sembro felice, è perché lo sono!)
Puoi
parlarmi di
quello che vuoi. Penso anche io a tutto ciò che abbiamo
passato, alle
avventure, agli orrori che abbiamo visto. A volte mi sveglio durante la
notte,
giusto per assicurarmi di essere a casa.
Spero che
tutto questo
passi prima o poi.
Eppure non
cancellerai
mai tutto quello che ho vissuto, e tu?
Mi manchi, e
anche
Harry. Non vedo l’ora di vedervi e riabbracciarvi. Negli
ultimi anni non ci
siamo mai lasciati per così tanto tempo.
Ti va di
vederci il 26
agosto? Potremmo unire le nostre famiglie e stare tutti insieme, se vi
fa
piacere.
Un abbraccio,
Hermione
∞
Cara
Hermione,
Vi ospito
alla Tana!
Qui c’è tutta la mia famiglia (e con tutta,
intendo davvero tutta!!), e tra
poco ci raggiungeranno la famiglia di Harry, Hagrid, Remus, Tonks e il
bimbo!
Mancate solo
voi. Datevi
una mossa!
Vi aspettiamo.
Un abbraccio
da orso
come quelli di Hagrid,
Ron
Osservò un attimo il
foglio.
Troppo affetto da parte sua, lo
sentiva, però non poteva
farne a meno. Non vedeva l’ora di vederla.
E di vedere Harry. Erano le due
persone che più lo capivano,
e sapeva che per nessun motivo al mondo li avrebbe mai persi.
Gli mancava ridere di gusto insieme
al suo migliore amico e
prendere in giro la sua migliore amica.
A volte ripensava a quei momenti in
cui sentiva di amarla. Ancora
non riusciva a definire ciò che provava. Eppure Hermione
c’era riuscita
benissimo. Aveva detto che la loro era una semplice amicizia, e che
l’avevamo
forzata affinché diventasse qualcosa di più. Non
sapeva se crederci o meno, ma
l’avrebbe scoperto pian piano, quando le acque si sarebbero
calmate.
∞
Lesse più e più
volte la lettera di Ron. Al mattino, durante
il giorno, e anche prima di andare a letto.
Era fin troppo affettuoso, ma la
paura di perdere le persone
che ami fa cambiare anche il più cinico degli uomini.
Però il loro affetto in
precedenza era diventato un bacio
appassionato e bellissimo. Cosa sarebbe successo da quel momento in
poi?
Hermione non poteva dire di non volergli bene, e credeva di non provare
nessun
sentimento di amore che andasse oltre la vera e profonda amicizia.
Ron era una persona meravigliosa, ma
non la sua, forse.
Non l’aveva ancora capito,
nonostante ci avesse pensato e le
fosse andato in fumo il cervello a furia di rimuginare.
L’avrebbe scoperto prima o
poi, quando le acque si sarebbero
calmate. Era inevitabile.
Intanto contava i giorni.
Non vedeva l’ora di
rivedere i suoi amici, di passare le
serate circondati dalla magia, di ridere, di ballare e scherzare. Per
la mente
le passò per pochi attimi l’immagine di Fred, e la
stanza girò improvvisamente.
Si guardò stranita attorno
e si sdraiò sul letto. Si sedette
e si addormentò subito, dimenticando ciò che
l’aveva sconvolta.
∞
“Mamma dì a
papà di muoversi per favore. Dobbiamo andare da
Ron!”
“Tesoro, sai
com’è fatto. Quando c’è
Sirius deve per forza
fare il bambino.”
Harry sbuffò, sorridendo
tra se e se. Remus, che era
arrivato da poco, sorrise insieme a lui.
“Ci penso io,
d’accordo?”
I due annuirono.
Come una furia entrò in
casa, brandendo la bacchetta. Da
fuori, le voci si distinguevano distintamente.
“BRUTTE BESTIACCE CHE NON
SIETE ALTRO, VOLETE DARVI UNA
MOSSA?!”
“Dai Lunastorta, giochiamo un po’.”
“Tuo figlio vi aspetta.
Dobbiamo andare dai Weasley.”
Nessuna risposta.
“Levicorpus!”
In un attimo, Remus raggiunse i due
che attendevano
impazienti, attorniato dagli altri due che, sospesi in aria, non
facevano che
ridere.
Si presero tutti per mano e, in un
battito di ciglia, il
giardino rimase vuoto.
NdA:
Innanzitutto, BUON ANNO A TUTTI!
Spero che stiate tutti bene, colori
che mi seguono e coloro
che stanno cominciando a leggere la mia storia solo adesso. Per chi mi
segue,
spero vi ricordiate ancora di me!
So che questo capitolo non è abbastanza per farmi perdonare,
ma almeno è un
inizio, che dite? :p
Come avete notato, ho voluto
analizzare meglio i personaggi
di Hermione e Ron, e i loro sentimenti. Li avevo tralasciati
nell’ultimo
capitolo, poiché volevo dare loro maggiore spazio.
Non è ancora chiusa la
loro storia, è un punto
interrogativo. (Per loro e per voi! Per me……non
si sa! :D )
Di sicuro, Fred occuperà
un posto speciale nel cuore di
Hermione. In che modo, quando, come, dove e perché,
è tutto da scoprire!
Ci risentiremo presto. Di sicuro
farò il possibile affinchè
sia davvero presto!
Vi mando un abbraccio enorme! (proprio come quelli di Hagrid!)
La vostra Eles
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Capitolo 7 *** Ritorno alle origini. ***
SETTIMO CAPITOLO
La Tana era rimasta sempre la
stessa. In quel momento si
estendeva davanti ai suoi occhi, sbilenca e accogliente, piena di
erbacce,
quasi invitando ad entrare i nuovi arrivati.
Delle margherite erano state
piantate tutte intorno, e il
familiare profumo di cannella arrivava fino a cinquanta metri di
distanza.
L’unica sostanziale
differenza era una casetta sistemata
accanto, diroccata anche quella, molto simile alle case
sull’albero dei
Babbani. Harry si fermò ad osservare, e ad incantarsi,
pensando che quel posto
era anche un po’ casa sua. Era un anno che non tornava
lì e ne aveva sentito
terribilmente la mancanza.
Quello era l’unico
posto, oltre Hogwarts, dove si sentiva
il benvenuto e dove riusciva ad essere felice.
Ovviamente ora tutto era cambiato,
e casa sua era anche
dove erano i suoi genitori.
Distolse per un attimo lo sguardo,
soffermandolo sui
volti di James e Lily. Non sapeva se trovarci la stessa
felicità che provava
lui, o lo stesso affetto.
Quello che vide, però,
fu solo una conferma della
stranezza dei suoi genitori.
James aveva lo sguardo di un
bambino il giorno di Natale…
mentre Lily aveva osservato in ogni istante la reazione del figlio, che
arrossì
di botto. Non voleva che pensasse di tenere più alla Tana
che alla loro nuova
casa, o che preferisse stare lì. Semplicemente lì
aveva trovato la salvezza
quando i Dursley lo maltrattavano.
Lily, però, sorrise con
accondiscendenza dicendo: “Non
potrò mai ringraziare abbastanza i Weasley.”
Harry non rispose, ma i suoi occhi
brillavano.
“Entriamo, va
bene?” Li richiamò James, nel suo stato di
euforia.
Remus e Sirius, dietro di lui,
avevano la stessa identica
espressione felice.
Harry annuì e si
avviò alla porta. Più si avvicinava e
più sentiva delle voci ovattate. Alcuni gridavano, altri
ridevano, altri
urlavano spaventati… insomma, la normalità in
casa Weasley.
Se possibile, il suo sorriso si
aprì ancora di più, e si
decise a bussare.
Dentro non si zittirono, ma i toni
si abbassarono almeno
un po’.
Passetti piccoli e veloci
correvano e si avvicinavano
sempre più, fino a quando la sporta si spalancò e
un elfo con tanti cappelli
sulla testa gli saltò addosso, strozzandolo.
“Do…Dobby.”
Riuscì a tossire Harry, pur avendo un sorriso
enorme stampato in faccia.
“Harry Potter, signore!
Il rosso mi ha invitato, e io ho
detto subito sì, perché Harry Potter era qui!
Volevo tanto vederla, signore! E
per me è un grande onore stare con Harry Potter e i suoi
amici.” Gli occhi
verdi dell’elfo scintillavano di calde lacrime di
felicità, e Harry quasi non
se la sentiva di tirarlo giù, nonostante stesse morendo
asfissiato.
Qualcuno ebbe la premura di
salvarlo, con una voce
suadente e allo stesso tempo gentile. Quella
voce… quanto le era mancata.
“Dobby perché
non scendi così Harry e tutti gli altri
entrano in casa?”
L’elfo
s’incantò un attimo guardando il sorriso gentile
di Ginny, ma poi, ripresosi e balbettando milioni di scuse, si
allontanò
velocemente facendoli passare.
In quel momento, tutti fecero, se
possibile, più baccano
di prima, salutando i nuovi arrivati.
“Remus dove sono Dora e
Teddy?” Hermione in quelle due
settimane aveva preso un po’ di colore sul viso, e aveva
l’espressione di chi
finalmente si è potuto riposare dopo molto tempo.
“Arriveranno tra poco.
La madre di Dora voleva stare un
altro po’ con loro. Non la biasimo.” Remus rispose
dandole un buffetto sulla
testa, a mo’ di saluto.
“Amico, mi sembra di non
vederti da una vita!” Ron, alto
e magro come sempre, con un sorriso malandrino sul volto, si
lanciò su Harry
immediatamente, letteralmente.
E questa fu la seconda volta per
Harry, in dieci minuti,
di rischiare la vita.
La terza arrivò quando,
dopo aver salutato tutti, si era
girato verso la persona che più aveva desiderato vedere. E
lì aveva rischiato
l’infarto.
Ginny lo guardava con una luce
severa, ma allegra, negli
occhi castani.
“Ti sei ricordato di
me?”
Harry non rispose.
La guardò.
Bellissima e coraggiosa
risplendeva sempre e ovunque. Non
per i suoi capelli. Era il suo cuore che brillava e lo chiamava a se,
come una
calamita.
Negli ultimi giorni Harry non
aveva fatto altro che
pensare a lei. Aveva pensato a quanto la sentiva fragile, e a quanto
invece era
forte. Aveva pensato alle sue mani che stringevano le sue. Aveva
pensato alla
sua determinazione, alla sua furbizia, alla sua risata cristallina, a
tutti i
piccoli dettagli che in un modo o nell’altro facevano parte
di lei.
Harry aprì la bocca, e
poi la richiuse subito dopo, senza
fiato.
L’unica cosa che in quel
momento avrebbe voluto fare era
prenderla e stringerla a se. Baciarla e poi rifarlo ancora e ancora.
Percepiva
distrattamente tutte le persone intorno a loro, come mosche fastidiose
da cacciare
via.
A Ginny non si sarebbe abituato
mai. Ogni sguardo gli
avrebbe mozzato il respiro, e la sua vicinanza l’avrebbe
mandato fuori di
testa.
La vide ridere e scuotere la testa
per un attimo, come se
stesse provando le stesse identiche cose che agitavano lui, facendogli
arrivare
addosso il suo profumo di fiori.
Non seppe mai se fu quello a
smuoverlo, o il suo
sopracciglio inarcato.
Seppe solo che un secondo prima
era fermo immobile, e il
secondo dopo la stava stringendo come se fosse la cosa più
preziosa al mondo. E
sicuramente lo era.
Senti Ginny ridere sul suo collo.
“Ti sei svegliato
finalmente.”
Harry si allontanò di
pochi centimetri e le diede un
bacio a fior di labbra, così leggero da sembrare irreale.
“Forse sei tu a farmi
dormire.” Rispose lui con una luce
malandrina negli occhi.
Lei, al contrario, lo
fulminò. “Non ci crederò
mai.”
Lui sospirò.
“Già, nemmeno io.”
Ginny sorrise soddisfatta e lo
abbracciò più forte che
poteva. Poi sussurrò a voce così bassa che Harry
fece fatica a sentirla. “Ci stanno
guardando tutti, e mia madre sembra in procinto di organizzare un
matrimonio.”
Harry sbuffò, ridendo.
“Dobbiamo allontanarci vero?”
“Direi di
sì.”
“Ma non
voglio!” Risero per il tono da bambino piccolo di
lui, e poi si staccarono, ricambiando gli sguardi dei curiosi.
Si voltarono tutti imbarazzati,
colti sul fatto. O
almeno, quasi tutti.
Fred e George applaudivano
silenziosamente, seguiti da
Gideon e Fabian.
Sirius e James si guardavano
furbescamente, mentre Remus
li rimproverava con lo sguardo.
Lily e Molly sembravano in
procinto di organizzare un
matrimonio, proprio come aveva detto Ginny.
Tutti gli altri, a capo chino,
facevano finta di nulla.
Harry e Ginny si guardarono e
alzarono all’unisono gli
occhi al cielo, sospirando per la stranezza delle loro famiglie.
Un momento dopo arrivarono Dora e
Teddy, e l’atmosfera
ritornò quella di sempre. Harry, appena vide il suo
figlioccio, corse a
prenderlo. Il bimbo, felice come non mai di vederlo, si
tramutò nella copia
esatta di Harry. Capelli neri scompigliati e occhi verdi, molto
più limpidi di
quelli del padrino.
Mentre tutti si avvicinavano a
Teddy per salutarlo, però,
ci furono una serie di eventi significativi.
Ron guardò Hermione,
che sorrise teneramente e distolse
lo sguardo per poi posarlo su Fred, che le fece un occhiolino. A sua
volta si
voltò verso George, che sorrise malandrinamente e
guardò Ginny, che assunse la
sua stessa identica espressione.
Fred rimase per un attimo
stranito, non presagendo nulla
di buono nell’aria.
Poco tempo dopo, erano seduti
tutti attorno al tavolo,
chiacchierando felicemente del più e del meno.
Molly riferiva a Dora e a Lily le
novità del Mondo
Magico.
“Il corso per Auror
comincerà in contemporanea con la
scuola. Il capo sarà di nuovo Moody. Ha deciso di riprendere
il suo posto, e
Kingsley ha accettato.” Disse Molly, approvando la scelta.
“Sono felice che il
nuovo Ministro sia King. È una
persona responsabile e piena di risorse.” Assentì
Dora. “E poi con Moody per
gli Auror non sarà una passeggiata.”
Lily a queste parole
lanciò uno sguardo a James e a
Sirius. “È una fortuna che ci sia lui
però. Adesso sono molto più tranquilla.
Con quei due pazzi scatenati non si sa mai.” Le altre due
risero, complici.
“Tranquilla, ci sarò anche io a dare qualche
dritta. Anche se forse le daranno
loro a me. Io sono un po’ goffa.” Dora,
imbarazzata, divenne rossa, e così i
suoi capelli.
Lily sorrise dolcemente.
“L’ultima cosa che importa è la
goffaggine. Tutti mi parlano bene di te. Dicono che sei in gamba come
strega. E
come dargli torto! Non saresti un Auror altrimenti, no?”
Dora la guardò
riconoscente, e poi gli argomenti
divennero più leggeri.
A qualche posto di distanza, i
Malandrini facevano ridere
il piccolo Teddy e Dobby, mentre Remus, accanto a Harry, li osservava
divertito.
“Harry sei pronto per il
tuo ultimo anno?” Chiese Remus,
guardandolo di sottecchi. “O sei ancora triste
perché vuoi fare l’Auror?”
“No. Ho capito che
è meglio per me che sia così. Tu che
farai? Mia madre ha detto che ti hanno mandato parecchie proposte di
lavoro.”
Remus sorrise compiaciuto
sentendogli dire mia madre. Quella
nuova realtà, tanto
agognata, era divenuta il più bel sogno da vivere per
entrambi.
“Sì,
è vero. Ho scelto il lavoro più adatto per me. Lo
capirai presto.” Gli fece l’occhiolino e poi si
avvicinò piano per togliere a
quei due scalmanati il figlio, prima che lo facessero impazzire.
Harry lo guardò
confuso, prima di capire che non valesse
la pena pensarci troppo su, se l’avesse scoperto prima o poi.
Girandosi di
lato, vide George e Ginny confabulare, ma decise di non avventurarsi
troppo e
di rimanere al sicuro al suo posto.
Ginny, dal canto suo, non gli
lanciava nemmeno qualche
occhiata, troppo presa nei suoi piani diabolici assieme al fratello.
Suddetto fratello, invece, nel
parlare si guardava
attorno per essere sicuro che nessuno li sentisse.
“Senti, so solo che tra
Ron e Hermione non è del tutto
chiara la situazione. Entrambi sono confusi sui loro sentimenti, e non
possiamo
fare nulla per cambiare le cose.” Disse Ginny, un
po’ in agitazione.
“Gin, non che io voglia
mettermi in mezzo, ma qualora
agissi lo farei nell’interesse di entrambi i miei fratelli.
Ron non è il tipo
di Hermione, e viceversa. Fred lo è. Ma finché
quei due non capiscono cosa
vogliono, non butterò Fred in una gabbia di leoni da cui
possa uscirne
sconfitto e dolorante.” George aveva un’espressione
dura in volta, tipica di
chi farebbe qualsiasi cosa per proteggere la persona che più
ama al mondo.
Ginny lo capiva, perciò annuì e basta, dicendo:
“Speriamo si sbrighino, però.”
E sospirarono.
Fred, da lontano, parlava
animatamente con Gideon, Fabian
e Arthur degli scherzi che avevano ideato durante gli anni e di tutte
le loro
invenzioni.
Hermione, assieme a Ron, giocava
in un angolo a Scacchi
Magici, perdendo miseramente, come sempre.
E così passò
la giornata, e quella dopo ancora, e così
via.
Tra Quidditch e scherzi vari, tra
dolci e risate, fino a
quando arrivò il momento di andare a Diagon Alley.
Diagon Alley non risplendeva
così da tempo. Ovunque lei
si girasse era un tripudio di colori.
La gente si accalcava nei negozi,
i ragazzini si
spintonavano, gli animali si agitavano nelle gabbie.
A Hermione sembrò che
ogni cosa fosse tornata al suo
posto, come se quegli ultimi terribili anni fossero scomparsi dalla
memoria di
tutti.
Qualcuno le bussò sulla
spalla. “Harry.” Sorrise.
Il suo migliore amico aveva gli
occhi che brillavano,
sicuramente come i suoi, e sprizzava felicità da tutti i
pori.
“Sai di cosa ho voglia,
Herm?”
Lei aggrottò le
sopracciglia, con l’ombra di un sorriso
ancora sul volto. “Non saprei. Illuminami.” Harry
indicò un punto alla sua
destra.
Florian Fortebraccio, il
gelatiere, richiamava i passanti
a voce alta, attirandoli.
Hermione rise. “Andiamo.
Ho propria voglia di un bel
gelato. Fa troppo caldo.”
S’incamminarono e si
sedettero.
Dopo che Florian ebbe mille e
mille volte Harry,
ricordandosi del suo terzo anno, quando andava quasi ogni giorno
lì, e
ringraziandolo per aver salvato il Mondo Magico, riuscirono a ordinare.
Nonostante le proteste del moro, quello volle assolutamente offrire
loro un
varietà di gelati, uno più buono
dell’altro.
Dopo averlo ringraziato
imbarazzati, cominciarono a
gustarsi tutto quel ben di Dio.
Hermione, mentre mangiava,
notò che l’amico la guardava
di sottecchi.
“Harry, sputa il rospo.
Cosa c’è?”
Lui scosse la testa. “Ma
come fai ad accorgerti di
tutto?” Sospirò. “Volevo solo sapere
cosa ci fosse tra te e Ron.”
Lei arrossì.
“Non c’è niente.
Cioè… non lo so ancora. È
tutto così strano.” Abbassò la testa,
un po’ demoralizzata.
Harry, dal canto suo, rise di
cuore. “Per favore, non
ricominciate. Non voglio che arrivi un’altra guerra per farvi
dichiarare. Siete
Grifondoro, accidenti!”
Hermione lo fulminò.
“Scusa se non tutti siamo come te,
Harry-bacioGinnydavantiatuttiperchènonriescoatenereafrenogliormoni-Potter!”
Lui alzò le
sopracciglia. “Prendi fiato, Herm. E
comunque, alla fine è servito! Siamo insieme e siamo
felici.”
Lei non replicò,
sapendo che aveva ragione. Ma come
faceva a mettere in chiaro i suoi sentimenti? Harry, come sempre,
capì quello a
cui stava pensando e cercò di rassicurarla.
“Adesso che tutto è finito,
dedicati a te stessa. Poi, con il tempo, capirai cosa vuoi. Godiamoci
quest’anno, che ne pensi?”
Hermione annuì e, insieme, rimasero lì seduti a
godersi la giornata.
Quando videro che la folla si era
un po’ diradata,
decisero di andare a comprare l’occorrente per la scuola e
raggiungere tutti
gli altri.
Si erano divisi appena arrivati
per fare più in fretta,
ma con tutte quelle persone sarebbe stato difficile in ogni caso.
Dopo aver camminato per un
po’, decisero di fare un salto
al Ghirigoro, stranamente vuoto. Per Harry fu un sospiro di sollievo
entrare in
un posto dove non ci fossero occhi curiosi a fissarlo.
Nonostante non fosse un
appassionato di libri, l’atmosfera
del negozio l’aveva sempre attirato. Gli scaffali arrivavano
fino al soffitto,
e delle candele profumate volavano tutt’intorno. Tutto era di
tutti i tipi. Libri
tascabili, libri rimpiccioliti, libri enormi e normali, in pelle e in
seta,
strappati e bianchi, puzzolenti e con vari aromi. Candele di tutte le
forme e
dimensioni. A forma di elefante, di fiori, di alberi, di edifici.
C’era di
tutto.
Una musica di sottofondo,
probabilmente erano le Sorelle
Stravagarie, riempiva il silenzio circostante.
Hermione si prese il compito di
prendere i libri per
entrambi, mentre lui spulciò qualche scaffale, alla ricerca
di libri di Difesa
contro le Arti Oscure, o di potenziamento su determinate materie, in
modo tale
da migliorare e accedere ai corsi per Auror.
Una donna gentile e carina, la
stessa che gestiva il
negozio da quando aveva undici anni, lo fissava, probabilmente per
capire se
avesse bisogno di aiuto o no. Quando Hermione lo trovò,
aveva preso alcuni
libri che facevano a caso suo: Incantesimi
Difensivi, Saggio sulle pozioni e
sul
modo di capirle, Le maledizioni da
evitare se si ha cara la pelle. Hermione aggrottò le
sopracciglia, confusa. “A che ti servono, di
grazia?”
Harry distolse lo sguardo.
“Devo essere preparato per
diventare Auror, no?”
Lei sorrise. “A scuola
ti danno tutte le informazioni che
servono. Quei libri non servono a nulla. Fidati di me.”
Lui sbuffò.
“D’accordo.” Concesse. In fatto di libri,
Hermione non poteva sbagliarsi.
Alla fine pagarono solo i loro
libri di testo e uscirono,
verso la prossima meta.
Mentre s’incamminavano
verso lo Speziale, per acquistare
l’occorrente per le pozioni, qualcuno li fermò.
Una ragazza dai lunghi capelli
neri e lisci e un viso
bianco e dolce come la neve li aveva appena chiamati, con un sorriso
timido sul
viso.
Cho Chang era sempre stata
bellissima, ma in quel momento
sembrava al di sopra anche di un aggettivo riduttivo come quello.
“Ehi, Cho!”
Salutarono entrambi.
“Ciao! Scusate, non
volevo spaventarvi.” Rise in modo
cristallino. “Siete soli? Io sto aspettando i miei
genitori.”
“Eravamo in tanti e ci
siamo divisi per fare prima.”
Rispose Harry, gentile come sempre.
Lei gli scoccò uno
sguardo strano, a metà tra il
rimpianto e la dolcezza. “Oh, capisco.
C’è anche Ginny?” Poi guardò
Hermione. “E
Ron?”
Stavolta fu lei a rispondere.
“Sì, e ci sono anche tutti
gli altri.”
Lei annuì,
più a se stessa che a loro. “Certo certo. Bene,
allora vi lascio alle vostre spese. Io devo andare a comprare una scopa
nuova. Tra
poco ci sono le selezioni per i Tornados. –
sorrise – Allora, spero di vedervi presto. Harry
magari ti mando qualche lettera. Tu sei bravo a Quidditch, potresti
informarti
e giocare in qualche squadra!” Detto questo, si
avvicinò e scoccò a entrambi
due baci sulle guance, soffermandosi un po’ di più
su Harry. “Ciao!” E corse
via.
Dopo questa scena a dir poco
strana, Hermione si girò
lentamente verso Harry, forse per chiedere qualcosa.
Decise di non dire nulla, alla
fine, notando il suo
pallore e il fatto che si fosse letteralmente pietrificato.
Harry, d’altro canto,
sperava non dicesse nulla. Era già
abbastanza stordito così. Quella ragazza non
l’aveva mai capita, e nemmeno ne
sentiva il desiderio.
Il suo pensiero andò un
attimo a Cedric, e al Ballo del
Ceppo in particolare.
Era una vita fa, ma lo ricordava
perfettamente. Ricordava
ancora la morsa che gli attanagliava lo stomaco al pensiero di loro due
insieme.
Adesso, non poteva fare altro che augurarglielo.
I sentimenti per Cho,
così pacati e miseri, erano
scomparsi del tutto, rimpiazzati da quelli per Ginny, forti e decisi.
Perciò ogni
sentimento di gelosia e rancore era scomparso, lasciando il posto a una
pura e
semplice serenità.
Impercettibilmente si
rilassò quando vide in lontananza
la sua famiglia. Cominciò ad andare verso di loro, scappando
dalle domande che,
lo sapeva, frullavano già nella testa della sua migliore
amica.
Più si avvicinava,
più notava il sorriso infantile che
compariva sul volto dei suoi genitori e di tutti gli altri, capendo che
quella
giornata era stata per loro un ritorno alle origini.
NdA:
Ciao a tutti!
Ho aggiornato presto, visto? :D
Lo so, lo so, lo so! È
corto e non è nulla di che.
Questo perché
è un capitolo di passaggio. Dal prossimo
vedremo la vita ad Hogwarts e mi fermerò di più
ad analizzare la mente dei
nostri cari personaggi! Ovviamente ci saranno capitoli dedicati alla
vita fuori
da Hogwarts… ma procediamo per gradi!
Innanzitutto, volevo avvisarvi che
io non mi dilungo
molto, quindi non posso promettervi di realizzare capitoli
lunghissimi… ma
posso provarci, assolutamente! :D
Allora, parlando del capitolo
nello specifico.
Vi faccio notare:
-
Il
rapporto tra Harry e Ginny;
-
Le
parole di Remus. Che lavoro farà? Indovinate un
po’! secondo me si è già capito ahahah;
-
Gli
sguardi che si scambiano all’inizio e i
piani di Ginny e George;
-
L’incontro
con Cho!
Allora, non
c’è nulla di che qui, ma ho comunque voluto
accennare qualcosa di ciò che vedremo nei prossimi capitoli,
giusto per andare
un po’ avanti e cominciare davvero questa storia!
Non so se vi siete resi conto, ma
sto allungando anche le
note. Questo perché da lettrice quale sono ho sempre voluto
conoscere la
Rowling, e quindi immagino che sia giusto che la persona che sta
scrivendo
questa storia, cioè io ahah, conosca
meglio chi la legge, segue,
preferisce, recensisce!
Io non so davvero come
ringraziarvi! Mi state dando un
appoggio così grande che mi fate venire ancora
più voglia di scrivere! Grazie
infinite! Grazie,
grazie, grazie, GRAZIE!!!!
Spero di non deludervi con il
tempo. Di sicuro m’impegnerò
sempre di più, per migliorare e per regalarvi capitoli
sempre più belli!
Prima di salutarvi, vi dico
un’ultima cosa, piccola
piccola!
Questo è il mio quinto
anno, perciò scriverò appena ho il
tempo! Io mi collego ogni giorno su EFP, in modo tale da rimanere
sempre aggiornata
e di ricordarmi il mio impegno!
Inoltre, volevo anche dirvi che ho
scritto questa storia
con il sottofondo Tenerife Sea
di Ed Sheeran, che io adoro!!!
*-*
Lo so che non v’importa,
ma io lo dico lo stesso!
Spero di sentirvi in molti, spero
che vi ricordiate
ancora di me, e spero di essere entrata nei vostri cuori come sono
riuscita a
fare in passato!
Grazie ancora di tutto…
Un abbraccio
Eles
|
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Capitolo 8 *** Fra lettere e gelosie. ***
OTTAVO CAPITOLO
L'Hogwarts Express era fumante come sempre e
aspettava di accogliere la
fiumana di maghi che si era riversata nella stazione di Kings Cross
quella
mattina. C'era chi approfittava degli ultimi cinque minuti a
disposizione per
salutare i propri parenti, chi arrivava con il fiatone, sospirando
sollevato
per essere arrivato in tempo, chi cercava il proprio animaletto
scomparso e chi
si era già posizionato bellamente in uno scompartimento.
Gli sguardi di tutti, però, erano
puntati su due famigliole poco
lontane. La gente cercava di non farsi notare e di vedere con i propri
occhi i
maggiori esponenti della Guerra. La famiglia Potter e i Maladrini erano
distaccati dalla famiglia Weasley e scherzavano bonariamente, fino
all'ultimo
rintocco.
Ginny, a qualche passo di distanza, aveva notato
le spalle afflosciate
di Harry, e capiva perfettamente la sua poca voglia di allontanarsi per
mesi da
casa. Anche lei, nonostante fosse eccitata per il suo ultimo anno,
avrebbe
voluto passare più tempo assieme alla sua famiglia. Quelle
vacanze estive erano
state prive della solita allegria e fin troppo brevi. Nonostante Molly
Weasley
avesse riempito ogni singolo giorno di festicciole e manicaretti,
avrebbe
voluto stendersi un attimo e respirare l'aria nuova che li circondava.
Per
Harry, poi, quella sensazione era accentuata ancora mille volte. Come
ci si
poteva allontanare dai propri genitori dopo diciotto anni senza di
loro? Era un
controsenso.
D'altra parte era felice di poter passare
quell'anno insieme a lui, una
delle poche consolazioni al ritorno a scuola, seconda solo alla
presenza di
Fred. Il fratello era poco lontano da lei e, come sempre, faceva
battutine
idiote, seguito prontamente da George. Sospirò sonoramente,
attirando gli
sguardi dei due.
"Cosa c'è sorellina?" Disse George, quasi premuroso.
"Niente, mi chiedevo da dove abbiate preso la stupidità."
I due ghignarono in modo preoccupante, ma che non intimidì
Ginny.
"Dici adesso così. Quest'anno non sai cosa ti aspetta!"
Fred e il suo ottimismo. Oh caro mio, vedrai invece cosa
aspetta te! Ghignò
lei a sua volta.
"Voi due non farete proprio niente, a meno che non vogliate che venga a
scuola a tirarvi ogni capello uno per uno!" Per loro sfortuna, Molly
aveva
sentito quello scambio di battute e li osservava con un cipiglio severo
e spaventoso.
Questo bastò a zittire i gemelli e a far ridere tutti i
presenti.
Al momento dei saluti, però, l'atmosfera allegra scomparve
come fumo, lasciando
il posto a una più tesa e malinconica. Dopo che Arthur si
fece promettere di
ricevere almeno una lettera a settimana ("soprattutto tu, Ron!"),
tra lacrime e abbracci si separarono tutti, e i sei salirono sul treno,
alla
volta di Hogwarts.
Con un cenno del capo si misero tutti alla ricerca
di uno scompartimento
libero. Sembrò quasi che tutti gli occhi dei presenti
fossero incollati al
finestrino, mentre aspettavano il loro passaggio. Questo fece
innervosire non
poco Ginny, che non mancava mai di mandare qualche occhiata omicida qua
e là,
facendo ritirare quei visi curiosi al loro posto. Trovato uno
scompartimento
tranquillo per tutti, si sedettero già sfiniti.
"Spero non sia così tutto l'anno." Sospirò
malamente Hermione.
"Fidati Hermione, si stancheranno presto." Harry, di malavoglia,
cominciò a guardare fuori dal finestrino, ormai indifferente
alla gente
ficcanaso.
Le sue parole furono seguite dal solo silenzio. Ognuno di loro era
perso nei
suoi pensieri, pieni della solita trepidazione che contraddistingue un
nuovo
anno ad Hogwarts.
I gemelli si guardavano ogni tanto, forse confermando l'uno le
considerazioni
silenziose dell'altro. Entrambi non credevano di poter provare di nuovo
quella
sensazione.
Hermione si arrotolava distratta una cioccia dei suoi capelli,
riflettendo sul
posto in cui stavano tornando, teatro di battaglie, bugie, amori e
amicizie.
Harry pensava agli ultimi saluti, Ron a quelli che sarebbero venuti.
E Ginny si guardava intorno, carpendo ogni pensiero e facendolo suo.
Quel silenzio, innaturale fra di loro, fu interrotto dalla porta che
sbatteva.
Tutti trasalirono, e le loro mani andarono alle bacchette. Harry
credette per
un solo secondo che fosse la solita visita d'inizio anno di Draco
Malfoy e dei
suoi compari.
Non poteva che essere più in errore. Romilda Vane, felice
della sua entrata a
effetto, aveva posato il suo sguardo su Harry immediatamente, si era
schiarita
la voce e aveva cominciato a parlare con un tono estremamente fastidioso.
"Volevo avvisare Hermione Granger e Ginny Weasley
che sono attese
nello scompartimento dei Prefetti fra mezz'ora. Immagino sappiate di
essere
diventate Capiscuola."
Le due si guardarono stranite, ma fecero finta di nulla. Annuirono e la
ragazza
bruna se ne andò.
"Capiscuola? Parlava sul serio?" Fred era quasi inorridito.
"Ginny, ma cosa ti prende? Prima Ron, poi tu. Dovreste seriamente
vergognarvi!" Lo incoraggiò George.
"Silente forse è diventato suonato. Si è
dimenticato di dirci questo
piccolo particolare." Ginny aveva un'espressione contrita, quasi a
voler
scacciare un brutto pensiero.
Hermione, invece, era il volto della gioia. "Ci speravo così
tanto!
Pensavo avessero scelto qualcun altro!"
Harry e Ron scoppiarono a ridere, aspettandosi la sua reazione.
"La solita Hermione." Ron scosse la testa.
"Oh, Ron sta' zitto! Non puoi capire." Harry imitò la voce
altera di
Hermione, e tutti risero, finalmente alleggeriti dalle preoccupazioni e
pronti
a cominciare un nuovo anno.
Si sentì scuotere un attimo, e i suoi
sogni su Thestral e fiori parlanti
furono interrotti. Aprì piano gli occhi e vide Ron
sorriderle gentilmente.
"Dovresti cambiarti, Herm. Siamo quasi arrivati."
Lei sorrise. "Grazie, Ron. Ora lo faccio."
Qualcosa dentro di lei si mosse e si alzò in fretta per
prepararsi. Mentre si
dirigeva verso il bagno per cambiarsi, la prese una strana agitazione.
Gli
occhi azzurri e vispi di Ron l'avevano per un momento spiazzata e il
cuore le
era tremato per lo spazio di un secondo. Abbassò lo sguardo
tristemente,
apparentemente senza nessuna ragione al mondo.
"Devi cambiarti anche tu?" Una voce sognante la richiamò
alla realtà.
Luna, con degli strani ferretti in alluminio fra i capelli, la stava
sicuramente fissando da un po' e stava facendo qualche congettura sui
Gorgosprizzi che le popolavano i riccioli ribelli.
Hermione, abituata a queste sue dolci stranezze, decise di ritornare in
se
stessa. "Sì, ma il bagno è occupato. Dov'eri?
Pensavo saresti venuta a trovarci
con Neville."
Lei guardò in aria, trovandoci qualcosa di estremamente
interessante, che
Hermione non seppe cogliere. "Sono passata, in realtà. Tu
dormivi come un
ghiro."
"Capisco." Si diede mentalmente della stupida.
La porta si aprì e ne uscì una ragazzina con i
capelli scurissimi, neri quasi
come la pece, che alla vista delle due sobbalzò.
Guardò prima una e poi l'altra
con gli occhi sgranati in modo deferenziale. A Hermione quello sguardo
non
piacque per niente, ma decise di esserselo solo immaginato.
La ragazzina arrossì pian piano e, prima che una delle due
potesse dirle
qualcosa, borbottò qualcosa e scappò via. Luna
osservò il tutto come se fosse
solo un piccolo dettaglio di qualcosa di insignificante e fece spazio
all'amica
per farla passare. Hermione le rispose con un cenno ed
entrò.
Hagrid agitava la manona, felice come non mai,
salutandoli allegramente,
curandosi poco di tutti i ragazzini del primo anno che lo aspettavano
in
gruppo. I ragazzi risero e andarono verso le carrozze. I Thestral,
imponenti
come sempre, si stagliavano nella scura notte come se fossero ombre
oscure.
Cavalieri nella notte aspettavano qualcun altro da trainare. Harry
sorrise,
memore della loro gentilezza e dolcezza, e ripensando per un solo
attimo
all'esperienza al Ministero, tre anni prima.
Scosse la testa, scacciando via i brutti pensieri, e sorrise tra
sé. Si girò
verso Ginny e le sfiorò la mano, a ricordarle la sua
presenza. Lei dapprima lo
fulminò con lo sguardo, poi gli sorrise furbescamente e
salì sulla carrozza. Il
suo cuore ballò la macarena nel petto, come sempre quando
c'era lei, e la seguì
in fretta. Si rese conto che era l'ultimo a salire e fece un cenno di
scuse.
"Il principino si fa attendere sempre." Lo sfotté George.
"Oh, ma sta' zitto." Rispose seriamente, ma scoppiò a ridere
subito
dopo.
Entrare di nuovo dal Portone della Scuola di Magia
e Stregoneria di
Hogwarts fu un'emozione enorme per tutti coloro che avevano partecipato
alla
Guerra e per chi aveva dovuto affrontare le angherie dei Carrow l'anno
precedente. I quadri risuonavano di vita e non facevano che urlare
saluti agli
studenti e a gesticolare come matti. Harry rimase incantato quasi come
la prima
volta e non faceva a meno di sorridere. Ron scoppiava a ridere per
qualsiasi
cosa, soprattutto alla vista di Sir Cadogan che faceva delle avances a
delle
ragazzine del terzo anno. S'incamminarono in fretta nella Sala Grande,
trepidando per il gustoso banchetto che li aspettava.
La Sala, dal canto suo, sembrava risplendere cento volte di
più di quanto
avesse mai fatto, e la stessa luce era presente negli occhi del Preside
Silente, finalmente tornato al posto che gli spettava, mentre osservava
uno per
uno ogni alunno che si sedeva al proprio tavolo.
I sei si sedettero subito al loro posto, ammirando il cielo stellato
sopra di
loro. Quella era una di quelle magie che più era mancata a
tutti loro. Stavolta
non c'era nessuna battaglia a incrinare quella tranquillità.
Sembrava che ogni Grifondoro non vedesse l'ora che arrivassero i
Weasley, Harry
e Hermione. Seamus, Dean e Neville smisero di ridere tra di loro alla
loro
vista e si gettarono subito su Harry e Ron, stritolandoli.
Calì e Lavanda,
invece, si avvicinarono timidamente e abbracciarono Hermione, che fece
una
faccia buffa, a metà fra il sorpreso e il compiaciuto.
La Guerra cambiava le persone ed era capace di far nascere amicizie
improbabili, come quella.
Ginny si avvicinò alle sue compagne e le
abbracciò una per una allegramente,
per poi allontanarsi e sedersi vicina a Fred.
Terminati i saluti e raccontate le ultime novità, il Portone
si aprì, lasciando
passare i primini, impauriti ed estasiati, pronti al proprio
Smistamento.
Il Cappello, ancora in vita nonostante le fiamme appiccate da
Voldemort,
sembrava lo stesso di sempre. Si schiarì la voce e
cominciò la sua allegra
filastrocca:
Benvenuti a voi, primini,
siete ancora dolci bambini.
Con le vostre guance paffutelle
e gli occhi pieni di stelle,
aspettate trepidanti
che la smetta con i miei canti.
Tranquilli, adesso vi smisterò
e nelle vostre rispettive Case vi manderò.
Grifondoro, con le sue fauci aperte e il suo coraggio
vi aspetta, affinchè diventiate del sole un raggio?
O Serpeverde, astuzia e spavalderia
fan di questa Casa una badia!
O Tassorosso, dove la bontà regna sovrana
e la tristezza è lontana?
Oppure andrete a Corvonero, dove si sa tutto,
i voti innanzitutto!
Adesso, state calmi, mi silenzierò
e qui sopra vi aspetterò!
Un applauso fragoroso partì dai quattro diversi tavoli, e il
Cappello rispose
inchinandosi verso ognuno di loro.
Dopo circa mezz'ora e la fine dello Smistamento, finalmente, il Preside
diede
il via al banchetto e le tavolate si riempirono il doppio del solito, e
tra un
pasticcio di carne e una torta di melassa, si riempirono anche le pance
di
ognuno di loro.
Quando tutti furono così sazi e assonnati a tal punto da
addormentarsi sulle
sedie, Silente si alzò e si schiarì la voce,
imprimendo immediatamente il
silenzio in tutta la Sala.
"Bentornati ai vecchi e benvenuti ai nuovi! Spero davvero che la
cenetta
che hanno preparato gli elfi sia stata di vostro gradimento. Di sicuro
ci hanno
messo tutta l'anima per prepararla, dopo l'anno passato. Sono felice di
essere
di nuovo qui a intorpidirvi ancora di più con i miei
discorsi da vecchio
sconclusionato, soprattutto sapendo che nessuno di voi deve tener duro
contro
una perdita o una sconfitta. Le novità le lasceremo a domani
mattina, quando
sarete abbastanza svegli da carpirle. Per ora, voglio solo dare il
benvenuto a
due nuovi professori che, insieme, insegneranno Difesa Contro le Arti
Oscure,
Gideon e Fabian Prewett!" Un applauso fragoroso scoppiò dai
quattro
tavoli, seppur in minoranza da Serpeverde. Harry notò che le
loro facce erano
molto meste e spaventate, invece che superbe come le ricordava. La
maggior
parte dei familiari dei Verdeargento erano ad Azkaban da almeno un mese
e forse
questo aveva fatto abbassare loro la cresta. La testa biondo platino di
Draco
Malfoy era rivolta verso il basso, quasi indifferente al mondo
circostante.
Intanto, tutti intorno a lui sembravano a un metro da terra e
commentavano
l'assunzione di quei due scalmanati come professori di Difesa.
"Non ci posso credere. Ho sempre pensato che Silente fosse pazzo, ma
dare
un incarico a quei due è veramente da matti da legare!"
Disse Ginny, con
un sorriso accennato.
"Sarà meraviglioso!" Puntualizzò Ron.
"Sarà divertente. Gli ultimi insegnanti non lo erano poi
così tanto."
Rise Neville.
Al che, Ginny capì perfettamente le ragioni di Silente e la
sua espressione
divenne forte e sicura. "Hai proprio ragione."
La voce di Silente e il suo sorriso benevolo riscossero poi la Sala.
"Bene, siamo tutti contenti di avervi con noi! Vi auguro una buonanotte
e
vi ricordo che la felicità la si può
trovare anche negli attimi più
tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce. E
così è successo,
alla fine. Fate dei dolci sogni, Op Op!"
Si allontanò dal suo scragno e tutti applaudirono,
guardandosi l'uno con
l'altro con un nuovo vigore nelle membra.
Il mattino dopo sembrò a Ron il giorno
di Natale. Svegliarsi nel letto a
baldacchino del suo dormitorio fu una carezza dolce sul viso, e
ciò lo fece
sentire carico e pronto ad un nuovo (e ultimo) anno. Si alzò
piano, mormorò un
"Sonorus" e si schiarì la voce.
"SVEGLIAAAAA!!! BRUTTI GRIFONDORO USCITE IL VOSTRO
CORAGGIO E
AFFRONTATEMI!"
All'unisono, gli altri sei (compresi Fred e George
ovviamente!) si
alzarono spaventati e cruciarono con lo sguardo l'idiota che li aveva
svegliati. Si lanciarono un'occhiata fra di loro e si avvicinarono
piano a Ron,
brandendo i loro cuscini come se fossero armi letali.
Questo bastò a spaventarlo, e subito prese i suoi vestiti e
corse in bagno,
inciampando nei suoi stessi piedi.
Dopo svariate minacce, poste a turno da tutti i Grifondoro del settimo
anno,
scesero a fare colazione. Hermione e Ginny erano già
lì che confabulavano,
osservando i posti vuoti dei loro compagni con disapprovazione.
"Che avete tanto da borbottare?" Disse Harry con l'affanno, lasciando
un veloce bacio sulle labbra di Ginny.
"Niente, ci chiedevamo che fine aveste fatto." Rispose Hermione,
inarcando le sopracciglia.
"Sono sempre nei tuoi pensieri, eh Hermione?" Non sapeva da dove
fosse sbucata la voce di Fred in quell'ammasso di corpi, e questo la
disiorentò.
"Certo, come no." Lo sentì ridere e poi si rese conto che
era proprio
dietro di lei. Arrossì imbarazzata e deviò il suo
sguardo.
Ron, alla loro vista, aggrottò sospettoso le sopracciglia,
ma non disse nulla.
Preferì rimanere imbronciato per i minuti restanti, fino a
quando la McGranitt
non decise di prendere la parola.
"Bene,
ragazzi. Il Professor Silente è dovuto andare al Ministero
della Magia per una
questione urgente, perciò sarò io a darvi le
comunicazioni per questo nuovo
anno. Come credo abbiate notato, le stanze sono più grandi.
Visto che molti di
voi non hanno concluso il loro ultimo anno, abbiamo deciso di formare
classi
più numerose, invece che tante di poche persone. A breve vi
distribuirò i
vostri orari. Se ci sono cambiamenti in merito alle lezioni che volete
seguire,
se possibile, verranno modificati. Buon primo giorno a tutti."
Sbrigativa
scese gli scalini e si avviò verso il tavolo di Grifondoro
mentre, Harry notò
con la coda dell'occhio, gli altri professori si avvicinarono a quelli
delle
altre classi. Ci volle un po' ma, quando la McGranitt arrivò
al settimo anno,
scoccò uno sguardo severo a tutti loro.
"Quest'anno avrete i M.A.G.O., perciò non tollero errori di
nessun genere,
nè futili distrazioni. - guardò attentamente i
gemelli - Ora, appena vi
chiamerò prendete i vostri orari e controllateli. Potter
volevo avvisarti che
sei di nuovo il Capitano di Grifondoro. Mi aspetto di vincere la Coppa
del
Quidditch quest'anno."
Harry, sorpreso, si aprì in un sorriso di gioia. "Ci
può contare
professoressa! Fisserò le selezioni in questi giorni."
Lei, dal canto suo, gli sorrise benevola e con una punta di orgoglio
nella luce
del suo sguardo.
“Bene! Volevo farti notare che,
se tu
fossi ancora dell’idea di diventare un Auror, puoi
frequentare tutti i corsi.
Sono stati tenuti in conto i voti dei G.U.F.O. per tutti, visto che al
sesto
anno, con il funerale…” Si bloccò un
attimo, respirò profondamente e riprese il
suo discorso. “Bè, se c’è
qualche problema fatemelo sapere. Buona giornata a
tutti voi. Ci vediamo nel pomeriggio.” Sbrigativa si
allontanò e uscì dalla
Sala Grande.
Harry la seguì con lo sguardo un po’ tristemente.
Le ferite erano ancora aperte
anche per lei.
Abbassò lo sguardo e lo fissò sul suo nuovo
orario. Quel giorno aveva
Incantesimi, Pozioni e Trasfigurazione.
Un po’ pesante come primo giorno, ma poteva andare. Rimase un
po’ deluso
vedendo di dover aspettare il giorno successivo per frequentare la
lezione di
Difesa.
“Andiamo?” Ron tossicchiò al suo fianco,
e annuì. Tutti insieme si avviarono
verso l’Aula del Professor Vitious, che li aspettava con
impazienza e batteva
le mani dalla sua sedia ingigantita.
“Forza forza! Non voglio ritardi! Quest’anno avete
i M.A.G.O. e dovete darvi da
fare!” Squittì in modo imponente
l’ultima frase, cosa che non si crederebbe
possibile osservando la sua stazza.
Si prospettava per tutti loro una giornata piena di raccomandazioni e
ansie per
i nuovi esami, ma nessuno, stranamente, si scoraggiò.
Subito dopo la cena, tutti si riunirono in Sala Comune, nella loro
postazione
preferita: vicino al camino. Ron notò i vari studenti
fissarli insistentemente,
come se si aspettassero un crollo nervoso o qualche magia fuori dal
comune.
“Hermione, perché non togli qualche punto a tutti
quelli che guardano? Ne ho
piene le scatole.” Si rivolse brusco verso di lei, immersa
quasi interamente
nella lettura di un tomo enorme.
“Non posso togliere punti per queste stupidaggini,
Ron.” Rispose lei
sbrigativa.
“Allora lo faccio io. – Ginny s’intromise
con una luce folle negli occhi e si
rivolse a coloro che, nonostante tutto, continuavano a guardarli.
– Ehi voi, 10
punti in meno a ognuno di voi, e farete meglio a smetterla di fissarci,
altrimenti vi do una punizione che neanche immaginate. Non me ne frega
niente
di togliere punti alla mia stessa Casa, chiaro?”
Quelli annuirono spaventati e rimpicciolirono sotto il suo sguardo.
Harry e Ron ridacchiarono soddisfatti, mentre Hermione
accennò un sorriso,
senza alzare lo sguardo né rimproverarla come suo solito.
Fu allora che sentirono un picchiettare insistente sulla finestra
lì vicino.
“Edvige!” Harry si alzò in fretta e la
fece entrare. Lei, dal canto suo, si
posò elegantemente sulla poltrona e allungò due
lettere verso di lui.
Harry le prese, ringraziandola con un buffetto, e notò che
una era da parte di
sua madre. L’altra, invece, era di Cho. Ginny, che si era
accorta del suo
cambio di espressione, assottigliò lo sguardo.
Harry, però, aprì immediatamente la lettera della
madre, evitando il suo
sguardo.
Caro Harry,
Come vanno le cose a scuola? Il primo giorno è stato pesante?
Qui tuo padre mi sta facendo impazzire! Come al solito, dirai. Ma ti
assicuro
che è peggiorato di gran lunga da quando te ne sei andato
ieri. Lo credevo
impossibile, eppure è così!
L’addestramento
sta andando bene, a sentire lui. Anche se con l’ottimismo che
si ritrova è
difficile che qualcosa possa andare storto. Sembra che viva nel Paese
dei
Balocchi.
Ciao Harry, come stai? Tua madre esagera sempre!
Io e
Sirius abbiamo fatto scintille oggi. Siamo i migliori combattenti in
circolazione, parola mia! (E la parola di un Potter è sacra,
lo sai!)
Ben
detto Ramoso! Lils non capisce un accidente di
niente! Sono a casa Potter stasera. Credo di aver rovinato una serata
romantica, ma poco male. In cambio ho mangiato tutti i manicaretti di
tua
madre. Remus ti saluta, anche se non è qui! Lo vedrai
presto, ti sorprenderà!
Felpato non anticipare nulla! Non fare il
guastafeste!
Harry, non credere a nulla di ciò che ti dice. Comunque tua
madre sta cercando
di riprendersi questa lettera ed è alquanto spaventosa,
perciò ti saluto! Ci
sentiamo presto figliolo! Ti saluta anche quel cagnaccio di Sirius!
Tesoro
scusali. Sono iperattivi e io non li sopporto più! Fammi
avere presto tue
notizie, ci conto!
Voglio
sapere tutto sulle tue giornate ad Hogwarts, sia chiaro!
Un abbraccio da tutti noi,
ti
vogliamo bene.
La tua
mamma
Harry
sorrise dolcemente e ripose con cura la lettera nel mantello. Poi
si decise a prendere l’altra, decisamente più
breve.
Ciao
Harry,
Come
stai? Mi ha fatto
tanto piacere vederti a Diagon Alley, qualche giorno fa…
Speravo
di rivederti a
Hogsmeade, appena avrai tempo e se vorrai.
Mi
manca esserti amica.
Fammi sapere presto, ok?
Cho
“Chi
è?” Disse allora Ginny, quasi indifferente.
Le
passò allora la lettera, un po’ spaventato dal
tono di voce che
aveva usato.
La
lesse senza alcuna espressione sul volto e gliela ridiede con un
sorrisetto. “Bene. Vediti con lei se ci tieni. Io vado a
letto, buonanotte.”
Si alzò in fretta e se ne andò.
Harry
rimase interdetto, non sapendo cosa fare.
“Ma…”
Balbettò, cercando risposta negli altri due. Ron sembrava
stranito quanto lui, mentre Hermione lo guardava quasi con compassione.
Sospirò.
“Vado da lei. Buonanotte!”
Rimasti
soli, Harry si voltò verso l’amico. “Ma
che succede? Che ho
fatto?”
“Non
lo so, amico. Credo sia più facile rintracciare gli Horcrux
che
capire cosa passa nella mente delle ragazze!”
Ed Harry capì che non si riferiva solo a ciò che
era appena successo.
NdA:
Salve
a tutti!
Vi ricordate di me e della mia storiella?
spero di sì! Se così fosse, sarei la persona
più felice sulla faccia della
Terra!
Comunque, per quanto riguarda il capitolo, ecco le mie considerazioni:
·
Remus non è diventato
professore di Difesa. Ho pensato
che fosse decisamente troppo scontato, perciò gli
darò un altro compito!
·
Si affacciano le prime gelosie e
le prime
insicurezze fra Harry e Ginny, ma non solo fra di loro. Ricordate che
vi avevo
detto che fra Ron e Hermione la situazione non fosse del tutto chiara?
Ecco!
Non so ancora chi Hermione sceglierà, ma situazione dopo
situazione scioglierò
questo grattacapo!
·
Questo terzo punto, invece,
è una richiesta da
scrittrice a lettore. Credete che la tranquillità di questa
nuova vita sia
noiosa? Perché potrei rivoluzionare la storia e scriverla
differentemente. Non
so ancora come, ma accetto ogni suggerimento!
Detto
questo, aspetto i vostri commenti/critiche con ansia! So di
avervi fatto attendere, ma vi avevo avvertito… purtroppo ho
gli esami di Stato
quest’anno e studiare è la mia
priorità!
Bene, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto…
Vi
mando un abbraccio forte e gli auguri per Pasqua in ritardo!
A presto,
Eles
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