Never say never.

di Eles818
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PRIMO CAPITOLO ***
Capitolo 2: *** SECONDO CAPITOLO. ***
Capitolo 3: *** Ho iniziato a sperare. ***
Capitolo 4: *** Un piccolo Paradiso felice. ***
Capitolo 5: *** Almeno stavolta. ***
Capitolo 6: *** Il passato che c'è ancora. ***
Capitolo 7: *** Ritorno alle origini. ***
Capitolo 8: *** Fra lettere e gelosie. ***
Capitolo 9: *** Nuove strade. ***
Capitolo 10: *** Andare avanti. ***
Capitolo 11: *** REVISIONE ***



Capitolo 1
*** PRIMO CAPITOLO ***


Never Say Never

 

 

 

 

 

Primo capitolo

L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte

 

 

Si guardò intorno. Hogwarts era irriconoscibile, distrutta da capo a piedi dopo la battaglia di quella notte. Distrutta come tutte le persone che l’avevano combattuta.

Un ragazzo dai capelli neri e una cicatrice sulla fronte sospirò amaramente. Quanto avrebbe voluto finalmente essere felice! Aveva subito fin troppe sofferenze, e sapeva che tante ne sarebbero seguite. Remus, Tonks, Fred, e tutti gli altri, erano morti. L’avevano lasciato anche loro da solo, a farsi i conti con la sua vita. C’era una sorta di umorismo macabro in tutto questo. Harry aveva salvato il mondo magico ma nessuno sarebbe riuscito a salvarlo da se stesso. Quasi si pentì di non essere andato avanti, di non aver scelto la via più facile. Avrebbe rivisto i suoi genitori, Sirius, Silente, e avrebbe passato con loro il resto dell’eternità, a conoscersi davvero.

Tutti questi pensieri, insani, dolorosi e inutili, diedero spazio ad altri volti: Ted, il suo figlioccio, Ginny, Hermione, Ron, la famiglia Weasley. Tutti loro erano ancora lì, per lui, e gli volevano bene. Quella guerra aveva cambiato tutti e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere le persone che amava fino alla fine dei suoi giorni.

Enormemente stanco decise di ritirarsi nel campeggio che ospitava combattenti e non, rimasti a ricostruire la scuola. Entrò nella tenda riservata a lui e alla sua famiglia. Vide i Weasley bere del the in silenzio e Ginny appisolata sul divano. Sorrise a tutti e poi si sedette vicino a lei, accarezzandole i capelli.

“Harry caro, è molto stanca, e immagino che lo sia anche tu. Vuoi qualcosa? Del the, un po’ di cibo?” Molly Weasley ostentò un’espressione preoccupata.

“Non si preoccupi signora Weasley. Rimarrò un po’ qui e poi andrò a dormire. È tutto apposto.” Cercò di trasmetterle tutti i suoi pensieri e sentimenti tramite queste poche parole, sperando di riuscirci. Quando vide nei suoi occhi un piccolo luccichio, capì che lei aveva compreso tutte le cose non dette.

Si sentì enormemente in colpa per quello che era successo alla sua famiglia. Era davvero frustrante che potessero succedere cose così orribili a persone così immensamente buone.

Sospirò e andò nella sua stanza. Non riusciva a guardarli ulteriormente e sopportare quel silenzio carico di dolore.

Lì vi trovò Ron che giocava con lo Spegnino.

“Ehi.” Disse con un mezzo sorriso.

“Ehilà. Stancante oggi eh?”

“Puoi dirlo forte. Distruggere Horcrux e poi Voldemort non è decisamente l’hobby che preferisco.” Ron ghignò. Cercava di essere allegro e non mostrare tutta la sofferenza che in realtà gli gravava addosso.

Harry non per niente era il suo migliore amico e con un’occhiata capì che doveva parlare come se si trovasse in un giorno qualunque della vita di un altro.

“Sì in effetti preferisco cavalcare draghi e scappare da fuochi infernali.” Ghignò a sua volta.

“Forse, ma devi ammettere che anche questo è stancante.”

“Già. Facciamo che rimaniamo a poltrire sul letto?”

Ron sorrise. “Direi che è l’occupazione perfetta.”

E senza una parola di più, si addormentarono.

 

 

Durante la notte, Harry ebbe degli incubi, ma ci era così abituato che nemmeno vi fece caso. Sognò Tom Riddle, prima che il suo viso diventasse quello di un serpente. Erano sogni confusi. Vedeva solo la sua immagine che gli sorrideva benevolmente, come se fosse un’altra persona, come se non l’avesse mai voluto uccidere.

La mattina dopo decise di rintanare quel sogno in un angolino e di impegnarsi con tutte le sue forze ad aiutare nel restauro della scuola. Mangiarono tutti in silenzio.

Osservò, senza farsi accorgere, tutti i presenti. George, senza un orecchio e gli occhi vitrei, pieni di un dolore immane, Arthur, con un’espressione accigliata, come se cercasse di resistere a qualcosa, Molly, con gli occhi sempre lucidi, Percy, che aveva perso la sua aria altezzosa, Bill, che teneva la mano a Fleur, sempre bellissima, come se temesse di veder scomparire anche lei, Hermione, con un’espressione indecifrabile, e Ginny… Sembrava una rosa che non veniva innaffiata da tempo. Lei alzò la testa e si accorse di lui. Harry le fece un cenno e uscirono silenziosamente.

“Dormito bene?” Disse lei, priva del suo caratteristico entusiasmo.

Harry non rispose. Vide che stava per piangere e la strinse forte in un abbraccio.

“Ci sono io con te. Non ti lascerò mai sola.”

Sentì che lei sorrideva contro la sua spalla. Inspirò l’odore di fiori che emanava, e una fitta di dolore acuta alla bocca dello stomaco risvegliò la mancanza che aveva avuto di lei in tutti quei mesi.

Finalmente poteva abbracciarla, baciarla, ascoltarla. Stare con lei.

“Harry, Ginny!” Hermione li chiamava da lontano. “Scusate ma dobbiamo andare ad aiutare.”
Svogliatamente si staccarono e si incamminarono verso il castello. Tutti si divisero i compiti sotto gli ordini della McGranitt.

Harry si occupò delle torri. Salì sulla sua scopa e pian piano cominciò a sistemare da fuori alcuni muri, prima di addentrarsi faticosamente nella torre di Grifondoro, ormai crollata.

Gli si strinse il petto a vedere la sua Casa in quelle condizioni. Lì aveva trascorso gli ultimi sei anni. Pensò agli innumerevoli pomeriggi passati con Ron a scherzare invece di fare i compiti e a Hermione che li rimproverava mentre cuciva cappelli per gli elfi. Sorrise mentalmente e si lasciò andare alla scia dei ricordi, mentre pian piano ricostruiva pezzi della Sala Comune, ma anche di se stesso.

 

 

Fu una giornata stancante per tutti e in tenda si scambiarono solo poche parole, prima di dirigersi verso i propri letti.

Harry non se la sentiva di andare a dormire. Aveva bisogno di fare una passeggiata notturna. Andò verso la capanna di Hagrid ormai distrutta e si sedette di fronte l’orto di zucche. Si ricordò del terzo anno, quando liberarono Sirius e Fierobecco. Senza nemmeno rendersene conto, le sue guance si inumidirono.

“Ben fatto – si disse – è quello che ti meriti a lasciarti andare ai ricordi.”

Pian piano il fruscio delle foglie si fece più intenso e le sue palpebre più pesanti. Si addormentò scomodamente e sognò.

 

Una figura si avvicinava a lui. Era un uomo alto e molto bello, della sua età. Appena lo riconobbe cercò la sua bacchetta.

“Tranquillo, non voglio farti del male. E poi, ormai sono morto.” Tom Riddle parlò, non con una voce sibilante, guardandolo attentamente con occhi gentili. Harry si chiese se non stesse impazzendo.

Tom RIddle, notando il suo stupore, gli sorrise con fare incoraggiante e continuò a parlare.

“So che sono molto diverso dalla persona che tu hai combattuto. In effetti, io non sono mai stato parte di Voldemort.”

Harry inarcò le sopracciglia. “Sei identico a lui, però. Anche se sembri gentile.”

“Io sono una parte della sua anima, quella che ha sempre rinnegato e che già da bambino ha allontanato da sè. Perciò non mi trovo a patire le stesse sofferenze che Voldemort sta vivendo ora, come tu hai visto quando lui ti uccise e incontrasti Silente.”

“Come fai a…”

“A sapere queste cose? Perché, anche se non patisco le stesse sofferenze, io sono parte di lui. Volevo chiederti scusa. A causa mia, tu e i tuoi amici avete subito moltissime perdite. Se Voldemort avesse scelto questa parte di se, adesso ci sarebbe felicità e non sofferenza.”

Harry, incredulo, si costrinse a parlare.

“Mi sei apparso in sogno per scusarti?”

“Non solo.” Tom sorrise.

Harry, vedendo che non continuava, continuò a parlare. “Sei nella mia mente, giusto?”

“Sì, e sono reale. Più di quanto pensi. Sai, tu meriti la migliore felicità possibile. Sei una persona straordinaria, perciò sono disposto a scomparire per sempre per farti uscire dal baratro da cui stai tentando di scappare.”
Harry trattenne il respiro. “Cosa intendi?”

“Intendo dire che puoi chiedermi qualsiasi cosa.”

“È una specie di patto con il Diavolo?”

“No. – Tom rise, di una risata calorosa e non malvagia. – è una specie di patto con un Angelo, che mi ha mandato qui. L’Angelo dell’Amore ha visto quanto tu abbia sofferto, e ha visto quanto tu sia rimasto una persona buona e gentile, nonostante tutto. Ha deciso di aiutarti. Non sono cose che si fanno spesso quassù, ma non è la prima volta. Quindi, se ti serve qualche minuto per pensare a cosa vuoi, fa’ pure.”

Harry si ricordò mentalmente di respirare.

“Sarebbe possibile riportare in vita tutte le persone buone che sono morte a causa di questa guerra?”

“Sì, è possibile.” Tom lo guardava con determinazione, con un luccichio negli occhi di cui Harry non si accorse, ma che era preoccupante.

“Non dovrò pagare nessun pegno per questo?” Chiese lui, confuso.

“Il pegno che pagherai sono io. Come ti ho detto, sparirò per sempre.”

“La tua scomparsa cosa comporta?”

Tom alzò le sopracciglia. “Ti preoccupi per il tuo acerrimo nemico?”

Harry sorrise. “Conosco il mio nemico, e decisamente non sei tu.”

Lui sorrise a sua volta, quasi sbeffeggiandolo. Ma, ancora, Harry non se ne accorse. “La mia scomparsa comporta ancora più sofferenza per Voldemort, cosa che io credo meriti. Quindi è questa la tua richiesta? Vuoi riportare in vita tutte le persone che sono morte in questa guerra?”

Harry ripensò a tutte le persone a cui voleva bene e a quelle che avevano perso la vita, a quelle che avevano combattuto per lui e per un mondo migliore.

“Sì, è questa.”

“Bene, allora Harry Potter questo è un addio definitivo. I tuoi genitori saranno fieri di te.”

Dopo queste parole, Tom Riddle scomparve e Harry si risvegliò di botto.

Possibile che fosse vero? Che non fosse stato tutto un sogno?

“No, Harry, è tutto vero.” Una voce pacata parlò dietro di lui.

L’avrebbe riconosciuta tra mille. Si girò di scatto e vide, vicino gli alberi, Albus Silente, con una lacrima che gli scendeva sulla lunga barba.

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** SECONDO CAPITOLO. ***


SECONDO CAPITOLO – Grandi ritorni

 

 

 

 

 

Gli occhi di Harry guardarono quelli del Preside, e provò la familiare sensazione di essere radiografato. Si trattenne dal corrergli incontro, ancora troppo incredulo nel vederlo lì, davanti a lui, come se nulla fosse. La consapevolezza che una persona che non avrebbe dovuto rivedere mai più fosse lì in carne e ossa si fece strada lentamente nella sua testa.

Albus Silente gli sorrise benevolmente e si avvicinò piano a lui, come se temesse di vederlo fuggire da un momento all’altro. Harry, d’altro canto, anche volendo non ci sarebbe riuscito. Dentro di lui, diverse emozioni si sovraffollavano andando l’una sopra l’altra.

Apriva e chiudeva la bocca ripetutamente. L’apparizione di una delle persone più importanti della sua vita lo aveva folgorato. Se quel sogno fosse stato vero, allora ci sarebbe stata una misera speranza di rivedere Fred, Remus, Tonks, Sirius, e i suoi genitori… Lily e James.

Senza che se ne rendesse conto, venne stretto dalle braccia di Silente.

“Professore… lei è davvero qui?”

Silente lo guardò.

“Sì. Grazie a te, ho avuto un’altra possibilità di vita. Harry, so che ti ho deluso moltissimo, ma adesso potremo conoscerci davvero, e io non ti mentirò mai più.”

Harry non credeva di aver mai visto il Preside così rammaricato e sincero in vita sua.

“Professore, lei è qui. È l’unica cosa importante. Però sì, mi piacerebbe tantissimo.”

Una lacrima gli scese sul viso e non fece nemmeno lo sforzo di asciugarla. Si schiarì la voce.

“Professore, non crede che ci sia il rischio che le persone vive possano morire d’infarto a vedere quelle morte resuscitare?”

Silente rise. “Oh sì, è possibile. Credo che sia necessario svegliare tutti e riunirci in Sala Grande. Parlerò io.”

“Signore, è sicuro di essere in forze? Non ha bisogno di cure?”

“No, Harry. O meglio, mi sento un po’ debole, ma le cure possono aspettare fino alla fine del mio discorso.”

“Bene. Allora ci penso io a riunire tutti, le va bene?”

Silente fece un cenno con il capo.

Harry, tremante, prese la bacchetta. “Sonorus!” disse e la sua voce si amplificò.

“Sono Harry Potter. Vi chiedo di riunirvi in Sala Grande per alcune comunicazioni di massima urgenza e importanza. Un miracolo è avvenuto a Hogwarts, oggi avremo motivo di festeggiare.”.

Smise di parlare e s’incamminò verso la scuola, con il suo Maestro.

 

 

 

 

“Sono Harry Potter. Vi chiedo di riunirvi in Sala Grande per alcune comunicazioni di massima urgenza e importanza. Un miracolo è avvenuto a Hogwarts, oggi avremo motivo di festeggiare.”

“Che sia successo qualcosa di grave?” Nella voce di Ron si sentiva la preoccupazione attanagliargli il petto.

“No, non credo. Harry ha detto che si è compiuto un miracolo. Sarà meglio sbrigarci.” Ginny, con una nuova luce negli occhi, assieme agli altri Weasley, camminò a passo deciso verso il castello.

Non sapeva cosa aspettarsi esattamente. Nelle parole di Harry aveva sentito un’emozione incontenibile e una serie di sentimenti così belli e così lontani dalla loro nuova realtà, perciò si aspettava qualcosa di buono.

L’aria estiva li accompagnava in quel grande corteo silenzioso. Hermione, che ormai non riusciva nemmeno più a pensare lucidamente, pian piano sentì qualcosa smuoversi dentro di se. Una piccola speranza si affacciò nel buio che la circondava da ormai troppo tempo.

George e gli altri Weasley, invece, non credevano ci fosse qualcosa che potesse renderli felici. Il vuoto lasciato da Fred era così immenso che era impossibile da colmare, e si dirigevano verso la Sala Grande con una specie di rassegnazione e indifferenza.

Entrati nel castello, videro la McGranitt con un’espressione nervosa.

“Professoressa, lei sa qualcosa?” Molly si fece avanti, in preda all’agitazione. La sua famiglia aveva vissuto fin troppi guai, e ne aveva abbastanza.

“No, Molly, niente di niente. – Era preoccupata e si vedeva. Una ciocca di capelli bianca era sfuggita alla sua crocchia sempre ben curata. – Ero appena andata a letto quando ho sentito la voce di Potter. Dev’essere qualcosa di davvero importante se... ”

Le parole però le morirono in bocca alla vista di Albus Silente che, seguito da Harry Potter, si dirigeva verso l’impalcatura più alta.

La folla si zittì all’istante e fu scossa da un brivido collettivo quando il Preside, che si credeva morto da tempo, cominciò a parlare.

“Salve mie cari. Credo sia una grande sorpresa vedermi qui, vivo e vegeto.” A Harry sembrò che il Preside si stesse divertendo un mondo a vedere le reazioni delle persone alla sua vista. “Ma, ahimè, vi informo che dovrete farvi carico della mia presenza per altro tempo, se mi è concesso. Questa notte è successo qualcosa di straordinario. Un miracolo, se così possiamo definirlo. Un Angelo, vedendo Harry e la sofferenza che ormai è sorella a tutti voi, ha deciso che troppe vite sono state sacrificate per questa guerra e ha dato a quest’uomo meraviglioso di fianco a me la possibilità di esprimere una sua volontà.”

A Silente s’illuminarono gli occhi. “Harry ha chiesto di far rivivere tutte le persone che sono cadute in guerra, che hanno combattuto per un mondo migliore e che sono perite a causa di un unico elemento: Voldemort, un essere immondo, disgustoso e oscuro, che ha rovinato ogni famiglia del mondo magico. Il Cielo ha acconsentito e ha concesso a tutte noi, anime perdute, una seconda possibilità.”

Questo discorso seguì una lunga pausa di silenzio attonito, prima che fosse rotto dal rumore delle porte sbattute. A un certo punto, nella Sala Grande si riversarono altre persone. Tra queste spiccava un uomo con i capelli rossi, che si guardava stranito intorno a lui.

“Forte!” Gridò.

Una piccola risata si diffuse mentre scoppiava il caos. Harry osservò la famiglia Weasley abbracciare con foga uno dei gemelli, vide Hermione gettarsi tra le sue braccia, piena di vita come non la vedeva da settimane.

E poi vide anche due figure lontane che si tenevano per mano.

“Remus! Tonks!” Cominciò a correre a perdifiato verso il lato opposto della Sala e poi si buttò tra le loro braccia spalancate. “Non ci credo, siete qui. Siete davvero qui!”
“Noi ci siamo sempre stati Harry. Solo che adesso possiamo starti vicino, per sempre.” Tonks aveva le lacrime agli occhi.

“È grazie a te, Harry, se abbiamo avuto questa possibilità. – disse Remus in presa all’emozione – Adesso dobbiamo aspettare solo che arrivino altre persone, lo sai?”

Un sorriso ancora più grande si aprì sul viso di Harry. “Spero che facciano presto.” Sussurrò, prima di correre verso Fred.

 

 

Dopo, furono costruite altre tende nell’accampamento per i nuovi arrivati.

“Harry, noi andiamo da mia madre. Vogliamo vedere Teddy. Torneremo con lui domattina, così potremo aiutare nella ristrutturazione.” Tonks diede un bacio a Harry e, afferrato per mano Remus, si smaterializzò.

Tornò nella tenda dei Weasley, dove i gemelli, tornati quelli di una volta, facevano ridere di gusto tutti i presenti con i Fuochi Forsennati.

“Mamma, abbiamo deciso che quest’anno torneremo a scuola!”
“Ben detto Freddie! Ci sono troppe malandrinate che non abbiamo ancora fatto. Bisogna rimediare.”
“Già! Troppe punizioni da prendere e feste da fare. Abbiamo tutto il tempo del mondo per tornare in negozio.”

A quest’affermazione, Molly Weasley invece di arrabbiarsi li corse incontro e li riempì di baci.

“Non vedo l’ora di mandarvi delle Strillettere. – disse singhiozzando e baciando i suoi due figli. – sono troppo felice di avervi qui.”

Era come se con Fred fosse tornato tutto il calore, l’amore e la felicità, che era loro mancata.

“Fred, devi riposarti. Vieni, ti accompagno nella tua stanza.” Hermione parlò, con un tono così dolce e allegro che Harry non potè fare a meno di sorridere.

“No, Hermione cara. Posso prendermi io cura di lui. Sei già tanto affaticata. Sono giorni che passi tutto il tuo tempo in infermeria.”  Molly era una maschera di preoccupazione.

In effetti, Harry si era appena reso conto che Hermione si era caricata non solo del suo dolore, ma anche di tutto quello dei malati.

“Signora Weasley, sono così felice che potrei mettermi a cantare. Sono davvero contenta di dare una mano. E poi la sua famiglia ha subito fin troppo stress ultimamente, non crede?” Sorrise e le due donne si abbracciarono.

“Grazie mille, Hermione cara.”

E i due sparirono nella stanza di fianco.

Tutti gli altri decisero di ritornare a letto, stanchi e felici come non mai.  

 

 

 

“Hermione non c’è bisogno che mi rimbocchi addirittura le coperte.”
“Fred, sta’ zitto. Decido io qui.”

“Ehi ehi! Io non prendo ordini da un Prefetto Perfetto, anche se è molto carino!”
Hermione arrossì e rise.

“Riferirò a Percy il tuo complimento.”

“Ma io non parlavo di Percy.”

“Ah. Allora lo dirò a Ron.”
“Non potrei mai riferirmi a Ron con l’aggettivo “carino”!”

“Fred, dormi.”

“Hermione, grazie. Sono felice di rivederti.”

“Anche io.”

Gli diede un bacio sulla guancia e uscì.

 

 

“Harry, domani dovrai dirmi assolutamente tutti i particolari.”
“Ok Ron. Ora dormi.”

Ron si stiracchiò e lo guardò. “Non credevo fosse possibile poter essere di nuovo felice. E adesso vedi un po’, Fred è di nuovo qui.” Sospirò e sorrise.

Harry sorrise di rimando. “Nemmeno io riuscivo a crederci. Si guadagna davvero nel fare del bene allora.”

“Dovremmo farlo più spesso.”

“Ron... noi lo facciamo sempre.”

“Hai ragione.”

Risero e poi caddero in un sonno senza sogni, sazi di felicità.

La mattina dopo, la Sala Grande era stata sistemata in breve tempo da un euforico Silente, e gli Elfi erano tornati a lavoro. Perciò si sedettero tutti al tavolo di Grifondoro, mentre mangiavano la prima vera colazione da settimane. Harry era così abituato a mangiare lo stretto necessario che di fronte a tutto quel ben di Dio riuscì a mangiare solo due biscotti.

Mentre Remus lo rimproverava, con un allegro Teddy in braccio, si sentirono dei passi.

Uno di questi era inconfondibile.

Clunk. Clunk. Clunk.

Harry capì cosa stava per succedere, ma questo non lo preparò a ciò che gli si parò di fronte.

Due occhi verdi identici ai suoi lo fissavano da lontano.

Senza fare caso ai borbottii e a Remus che urlava i nomi dei nuovi arrivati, si precipitò verso la donna che gli correva incontro e senza tante cerimonie la sollevò e la abbracciò. Subito dopo altre braccia lo strinsero e capì che i capelli neri spettinati che intravedeva appartenevano a suo padre.

“Mamma, papà.” Sussurrò tremante.

“Piccolo mio. Siamo qui. Siamo di nuovo qui, staremo insieme adesso. Niente ce lo impedirà.” Lily piangeva e accarezzava ogni parte di lui.

“Non ci posso credere.” James ghignava soddisfatto, come se avesse vinto il più grande dei premi. Probabilmente era davvero così.

Harry dimenticò dove si trovava. Aveva desiderato da quel fatidico 31 ottobre che i suoi genitori tornassero da lui. Si aggrappava alle memorie degli altri non avendone delle proprie, mentre adesso poteva creare suoi ricordi personali. Poteva vivere assieme alla sua famiglia, finalmente.

Si allontanò quel tanto che bastava per notare il ghigno soddisfatto di un uomo bellissimo: Sirius.

“Sirius!” Si fiondò tra le sue braccia e cominciarono a stuzzicarsi ridendo come pazzi.

“Potter! Non mi vuoi salutare? Sono resuscitato anche io!” Malocchio lo osservava con l’occhio sano, mentre quello finto roteava all’impazzata.

“Professor Moody! Sono davvero troppo felice di vederla!”
“Puoi dirlo forte, ragazzo. E ti ricordo che non sono mai stato il tuo professore.”

“Adesso basta! Andiamo a tavola, sto morendo di fame!” Sirius sorrise. “Ah no, aspetta. Vorrei presentarti Fabian e Gideon Prewett, che Molly sta strangolando proprio adesso, Edgar Bones, Caradoc Dearborn, Dorcas Meadowes, Benjy Fenwick, Marlene McKinnon e la sua famiglia. E credo tu ti ricorda di Emmeline Vance e Amelia Bones, giusto? E questo è mio fratello Regulus.”

“Mi fa davvero piacere conoscervi tutti.” Harry sorrise cordialmente e gli altri sorrisero di rimando.

“Ti dimentichi di me.” Disse una voce lugubre e strascicata.

“Oh già, credo tu ti ricorda anche di Mocciosus.” Sirius aveva una maschera di disprezzo sul volto.

“Professor Piton, volevo ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me.” Alzò la mano e Piton la strinse, nascondendo lo sguardo di disgusto che di solito gli riservava.

“Bene, mangiamo? Sono anni che non faccio un pasto decente.” James parlò e tutti risero.

Si sedettero tutti al tavolo di Grifondoro, anche se ormai, dopo tutto ciò che avevano passato, non c’era più distinzione tra le Case. Contava solo la famiglia.

Dopo una serie di abbracci, soprattutto da parte di Remus, riuscirono a sedersi.

“Lunastorta sei diventato una donnicciola.” James cominciò a prenderlo in giro.
“Sta zitto James, ti sei quasi messo a piangere.” Rimbeccò Sirius.

“Sta zitto tu, Sir, che hai pianto per davvero!”

“Ma è possibile che siate rimasti così idioti?” Lily sorseggiò un po’ di succo di zucca, mentre i Malandrini la fissavano con aria offesa. “E non guardatemi così. Harry, sei deperito. Ma non stai mangiando?”

“Sì, giusto un po’.” Disse Harry, felice per il primo rimprovero da sua madre.

“Lil, lascialo perdere. Non sta mangiando affatto.”

“Grazie tante Remus.” Harry guardò la faccia di sua madre diventare pericolosamente rossa. “Ma adesso sono felice e mangerò fino a scoppiare!”

Il colorito di Lily tornò a essere quello normale. “Adesso ci sarò io a prendermi cura di te.”

Harry sorrise, estasiato. “Mamma, papà, venite. Vi devo presentare un po’ di persone.”

I suoi genitori lo seguirono verso la famiglia Weasley, completamente concentrata sui nuovi arrivati e sui singhiozzi di Molly. “Allora loro sono Fred e George Weasley, poi Ron, il mio migliore amico, Hermione, la mia migliore amica, Ginny, la mia ragazza, - presentandola Harry divenne di diverse sfumature di rosso. – Bill e Fleur, Charlie, Percy, Arthur e Molly.”

Non appena ebbe finito con le presentazioni, Lily abbracciò forte Molly e le sussurrò una marea di ringraziamenti, mentre la signora Weasley le dava buffetti affettuosi, commossa.

Cominciarono a parlare, a conoscersi.

Lily manteneva lo sguardo fisso su Harry e su quello che mangiava, riempiendo pian piano il suo piatto di qualsiasi cosa le capitasse a tiro. James, Sirius e Remus, invece, discutevano con i gemelli su alcune avventure scolastiche.

“Ehi! – Harry richiamò l’attenzione di tutti. – Perché non andiamo a giocare un po’ a Quidditch? Facciamo una partita!”

“Sì! – James s’illuminò immediatamente. – io gioco come Cercatore.”

“No, papà, non se ne parla. Sono io il Cercatore!”

“Harry, obbedisci a tuo padre, altrimenti non ti faccio uscire più con Ginny.”

“Non ho bisogno del tuo permesso e ho i miei modi per uscire senza fartelo sapere.”

“Ragazzi. – urlò Lily – Giocherete come rivali, va bene? Non credevo di dover tenere a bada due bambini invece che due uomini.” Sospirò, e tutti scoppiarono in una sonora risata.

Si alzarono e andarono verso il campo di Quidditch, parlando e scherzando, uniti in un’unica e grande famiglia.

 

 

 

 CAPITOLO REVISIONATO! 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Ho iniziato a sperare. ***


Ho imparato a sognare
e ho iniziato a sperare
che chi c'ha da avere
avrà.




TERZO CAPITOLO




Una Hermione alquanto divertita osservava la partita dagli spalti. Osservava Harry e suo padre che battibeccavano, entrambi elogiando la maggiore bravura rispetto all’altro. Osservava Ginny e Lily, estremamente simili, che, da brave Cacciatrici, si contendevano la Pluffa. Osservava Ron come portiere, che le parava tutte senza il minimo sforzo, così come Sirius. Osservava Remus e Tonks giocare anche loro come Cacciatori, e Fabian e Gideon Prewett come Battitori. Soprattutto osservava Fred e George, anche loro Battitori, che scherzavano e urlavano, ridendo come pazzi.
Osservava in particolar modo Fred.
Quando l’aveva perso, tempo prima, capì quanto lei tenesse a lui e alla sua amicizia. Non l’aveva mai compreso fino in fondo, troppo presa a litigare con lui e il gemello sui loro scherzi e la loro leggerezza, così presa da non capire quanto profondamente fosse entrato nel suo cuore.
Spostò lo sguardo su Ron, il suo amico, perché questo era e non sarebbe mai stato di più. Le cose con lui erano state troppo complicate e troppe volte aveva sofferto per quella situazione che non aveva né capo né coda. Ne avevano parlato, dopo il ritorno di Fred, quando le acque si erano finalmente calmate. Anche lui la vedeva nel suo stesso modo, perciò nessuno dei due ne soffriva ed erano tornati più amici di prima, più di quanto lo fossero mai stati, grazie alla consapevolezza di aver chiarito finalmente la loro relazione.
Sorridendo, alzò lo sguardo sul cielo limpido, proprio come la sua vita, finalmente.
Si perse a osservare le nuvolette rincorrersi, immaginando tanti piccoli Snasi di zucchero, fino ad addormentarsi dolcemente su quelle panche un po’ scomode, cullata dall’eco delle risate in lontananza.

“Ehi… Ehi, dormigliona. Apri quei begli occhi color cioccolato, è ora di pranzo.” Una voce dolce le sussurrava vicino, molto familiare. Pian piano si stiracchiò, e guardò la fonte del rumore.
Un ragazzo alto, con i capelli rossi e un sorriso meraviglioso, la scrutava divertito.
“Fred, ehi!” Lei ricambiò il sorriso. Si guardò intorno e notò che erano soli.
“Lo sai, è davvero strano.”
Lei lo guardò interrogativa. “Cosa, esattamente?”
Lui sorrise enigmatico. “Parlarti in questo modo, vedere questo lato di te. Di solito eri sempre sulle tue quando ti rivolgevi a me.”
Inaspettatamente, Hermione si alzò e lo abbracciò forte. “Perché non avevo capito quanto tu contassi nella mia vita. Sei ugualmente importante, quanto Harry e Ron, e sono stata stupida a non capirlo prima.”
Fred ricambiò l’abbraccio con calore. “Anche tu sei molto importante per me, più di Ron.”
“Fred!”
“Scherzo, Granger.” Sentì la risata di lui fra i suoi capelli cespugliosi e cominciò a ridere anche lei, contagiata da quel tornado che si chiamava Fred Weasley.
“Andiamo, Weasley. Ho una fame tremenda. Rischi che mangi te e diventi cannibale.”
“Oh, se vuoi puoi mangiarmi. Sono a disposizione.”
Hermione arrossì. “Tu intendi sempre cose che non ci sono, e da innocue le fai diventare…bè…non innocue.”
“E tu intendi cose che non ci dovrebbero essere con troppa facilità, non credi?” Fred le fece l’occhiolino e la prese per mano, trascinandosi dietro una povera Hermione ormai bordeaux.

Entrarono in Sala Grande e raggiunsero la loro famiglia allargata, sempre tenendosi per mano, come se temessero di lasciarsi. Ron, Harry e Ginny li scrutarono curiosi e con un ghigno maligno, che Hermione fortunatamente non notò, al contrario di Fred che fece un occhiolino a tutti i curiosi.
Ginny e George si guardarono e si capirono al volo. Fred aveva sempre ammirato Hermione, e probabilmente aveva avuto una cotta per lei, anche se non l’aveva mai ammesso. Questa era l’occasione giusta per spingere l’una nelle braccia dell’altro. Nella mente di Ginny cominciarono a formarsi i piani più contorti e diabolici, proprio come nella mente di George.
Harry se ne accorse e soffocò una risata mentre mangiava e poi si volse ad ascoltare i suoi genitori e quelli di Ron.
“La McGranitt ha detto che entro settembre Hogwarts sarà ritornata quella di prima, o quasi. Perciò i ragazzi potranno tornare a scuola.” Arthur tra un boccone e l’altro informava gli altri.
“Perfetto, così Harry potrà prendere i M.A.G.O. come tutti gli altri.” Lily era davvero felice.
“Mamma, come? Io volevo fare domanda per gli Auror. Kingsley mi aveva detto che mi avrebbe fatto entrare subito.”.
Harry era basito. Ginny ascoltava un po’ preoccupata. Non le andava giù che cominciasse a combattere di nuovo con i maghi oscuri.
“No, Harry. Devi finire gli studi. Gli Auror sono i migliori in circolazione e tu dovrai impegnarti seriamente.” James usò un tono che non ammetteva repliche. “Comunque, Lils, io e Sirius continueremo l’addestramento a partire da settembre.”
“Ma è fantastico, James!” Lo abbracciò dolcemente.
“Papà, potremmo fare l’addestramento insieme…” Harry non era pronto a demordere così facilmente.
“Harry, arriverà il tuo momento. Adesso pensa a riprenderti la tua adolescenza.” Padre e figlio si guardarono, e quest’ultimo capì.
Si girò verso Ginny, le sorrise e le strinse la mano, notando la sua espressione preoccupata.
“Sentito? L’anno prossimo mi dovrai sopportare tutti i giorni.” Sussurrò, allegramente.
Lei lo guardò sollevata. “Ci puoi giurare Potter.”
Scoppiarono a ridere.
Lily e James, Molly e Arthur, li guardavano teneramente, felici che i loro figli fossero felici e liberi.
Troppo presto avevano dovuto abbandonare la loro innocenza, e adesso era il momento di riprendersela.
Sirius, intanto, parlava con Hermione e Remus. “Hermione, abbiamo ritrovato i tuoi genitori. I Mangiamorte non li hanno proprio avvicinati e abbiamo rimosso l’incantesimo di memoria.”
Lei spalancò gli occhi. “E quando lo avreste fatto?”
Felpato sorrise. “Ieri notte. Abbiamo pensato che non fosse giusto che tu fossi l’unica a non aver riavuto la tua famiglia.”
Hermione si trattene faticosamente dal piangere, ma li abbracciò forte. “Dove sono?”
“Arriveranno qui tra poco.” Intervenne Remus, commosso.

All’improvviso un forte crack si sentì nella Sala, segno di una Smaterializzazione. Al momento tutti si zittirono mentre un elfo domestico con un maglione alla Weasley e dei calzini correva verso Harry Potter, e quest’ultimo gli andava incontro.
“Dobby! Sei qui!”
“Harry Potter, signore! È un grande onore per Dobby vederla, signore, un grandissimo onore. Mi è mancato tanto e Harry Potter mi ha riportato qui. Grazie signore, grazie mille.” Disse tutto questo tra un singhiozzo e un altro, mentre Harry rideva felice e lo consolava.
Altre voci s’intromisero in quel ricongiungimento. “Harry.” Cedric Diggory gli sorrideva lì vicino, assieme a una coppia un po’ spaesata, che si guardava attorno.
“Mamma, papà!” Hermione si buttò tra le loro braccia e si strinsero forte l’uno con l’altra.
“Cedric, è bellissimo vederti qui.” Harry abbracciò anche lui con calore. Nonostante fosse stato geloso di lui in passato, era così felice di vederselo davanti, vivo e vegeto. Dopo anni, riuscì a scrollarsi di dosso la visione di lui che cadeva con gli occhi sbarrati, colpito da un getto di luce verde.
“Cavolo, nemmeno nei miei sogni più lontani avrei mai immaginato che potesse succedere qualcosa del genere. Avere indietro la mia famiglia, i miei amici e le persone che hanno combattuto per allontanare il male dal mondo. Adesso potremo cominciare tutti questa nuova vita e ringraziare per la possibilità che ci è stata data. Voglio bene a tutti voi, vorrei che lo ricordaste sempre.” Guardò ogni volto lì presente, mentre tutti, chi commosso, chi felice come non mai, ricambiavano con uno sguardo orgoglioso il ragazzo dai capelli scompigliati e gli occhi verdi che era riuscito a portare la pace in quel mondo tetro.


Qualche giorno dopo, Harry e Ginny erano sdraiati sotto una quercia, abbracciati. Da lontano qualcuno li sorvegliava.
“Noi Potter abbiamo sempre avuto un debole per le rosse, e mio figlio ha scelto bene.”
“Ramoso, non metterti a piangere, ti prego.” Sirius lo prendeva in giro, osservando anche lui la coppia. “Se l’è scelta uguale a Lily.”
“Bellissima e dolcissima, è vero.” James aveva un’espressione sognante e gli occhi a cuoricino.
“In realtà, intendevo una ragazza che lo comandava a bacchetta.”
Remus scoppiò a ridere, mentre James li guardava storto.
“Ramoso non ti arrabbiare. Tu sei andato sempre dietro a Lily, che ti rifiutava quasi annoiata.”
“Lunastorta, va al diavolo anche tu!”
Una voce arrivò alle loro spalle. “Lo sapete che voi tre mi sembrate tre comari?” Lily ghignava.
“Rossa, come osi!” Sirius era mortalmente offeso. “Era James che li stava fissando.”
Lily in risposta borbottò qualcosa che sembrò un “sì, certo, e io sono un Ungaro Spinato.”
“Gli assomigli, se proprio lo vuoi sapere.” Scattò James.
La moglie lo fulminò. “Attento, mio caro maritino, o il divano ti sembrerà davvero invitante stanotte.”
James divenne piccolo piccolo davanti alle minacce della moglie. Tentò di replicare, ma la sua occhiata gli fece capire che era meglio non farlo, per la sua incolumità.
Intanto le altre due comari sghignazzavano contente, avendo confutato la tesi che l’amico era sottomesso alla moglie.
“E voi due – continuò imperterrita lei – rischiate una bella fattura. Una delle mie.”
Anche loro si fecero piccoli e muti, sapendo bene quanto le sue fatture fossero pericolose. Lily, soddisfatta di averli fatti tacere, rientrò in casa canticchiando e raggiungendo Molly e Tonks che chiacchieravano allegramente.
“Lils, li hai zittiti?” Dora era palesemente divertita.
“Oh sì, quei tre non cambieranno mai. Sembravano tre comari in brodo di giuggiole mentre fissavano Harry e Ginny. Credo che siano capaci di fondare un fan-club su di loro.” Le altre due risero.
“Non lo metto in dubbio. Se anche fosse, sarei un membro attivo. Sono una coppia perfetta.” Molly era davvero contenta che Harry fosse ormai un membro effettivo della loro famiglia. “Sapete chi mi ricordano?”
Tonks annuì, ma Lily le guardò stranita. Entrambe poi dissero “Te e James.”
Lily arrossì “Davvero? Spero sia una cosa buona.”
“Lo è. – affermò convinta Tonks. – davvero, voi due siete una coppia meravigliosa, di quelle che si ameranno anche a novant’anni suonati.” Risero tutte e tre e poi cominciarono a preparare la cena, spettegolando su quello che sarebbe successo di lì a pochi anni e ipotizzando la formazione di nuove coppie tra i loro figli.

Harry e Ginny, invece, estranei a tutto ciò che li circondasse, si stuzzicavano allegramente.
A un certo punto, Harry le rivolse uno sguardo ardente “Sei bellissima e mi sei mancata da morire.”
Ginny arrossì, ma ricambiò lo sguardo con altrettanto ardore. “Anche tu. È stato un anno terribile, ma averti di nuovo qui l’ha ripagato decisamente.”
Si sorrisero e Harry la strinse a sé, baciandola prima delicatamente e dolcemente, poi sempre con più passione. Si strinsero, come se cercassero di entrare l’uno nel corpo dell’altra, come se quell’abbraccio non fosse abbastanza per i sentimenti che provavano.
Si staccarono qualche istante dopo, senza fiato.
“Comunque – disse Ginny, con il fiatone – abbiamo un pubblico.”
Harry alzò il viso confuso, e li vide. Remus gli faceva un segno di vittoria e suo padre e Sirius ballavano abbracciati esprimendo la loro felicità. “Oddio, non ci posso credere.” Disse lui sconsolato.
Sentì il risolino della sua ragazza. “Credici. Sono pazzi da legare.”
Harry sorrise. “Meglio così, credo.”
“Decisamente.” Rispose lei.
Si scambiarono un ultimo bacio e poi si alzarono, raggiungendo Ron, Hermione e i gemelli che chiacchieravano lì vicino. Neville e Luna si erano appena uniti a loro.
“E sono tornati normali, così dal nulla. – Neville aveva la stessa espressione sognante di Luna, mentre la teneva per mano. – e mi hanno riconosciuto. Abbiamo parlato tutta la notte, verranno qui tra poco per salutare tutti i loro amici. È un miracolo tutto questo.”
Harry capì subito. “Neville, ma è fantastico.” Si abbracciarono tutti e diedero gentili pacche sulle spalle dell’amico, che aveva sofferto fin troppo in quella breve vita.
Decisero di avviarsi al tendone, ormai allargato di diverse stanze, ed entrarono.
Dentro vi erano due figure, molto simili a Neville, che abbracciavano la folla riunita lì.
“Alice, mio Dio, sono troppo felice di vederti qui.” Harry notò sua madre che piangeva lacrime di felicità per aver ritrovato la sua migliore amica.
“Lily mi sei mancata da morire. Quando venni a sapere che tu, tu e James, eravate…eravate…” Alice Paciock singhiozzava al suo fianco.
“Shh, shh, ormai siamo tutti qui, è questo quello che conta. Il dolore lasciamocelo alle spalle.”
James e Frank erano anche loro abbracciati, mentre osservavano le loro mogli, anche loro commossi.
Sirius intervenne. “Basta così. Di lacrime ne abbiamo versate fin troppe per una vita intera. Adesso mangiamo.”
“Felpato, pensi solo al cibo.” Lo rimbeccò Remus.
“Come dargli torto.” Si aggiunse Ron, facendo scoppiare tutti a ridere.
Si sedettero attorno a quella tavolata enorme, consci che niente e nessuno avrebbe turbato quella felicità.



NdA: Ciao a tutti! Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ho deciso di inserire le ultime persone mancanti all'appello! Dal prossimo ci sarà più movimento (in senso positivo).
Aspetto dei commenti e intanto ringrazio chi segue/recensisce/legge silenziosamente la storia! Se ricado nel banale, vi chiedo umilmente scusa, e vi prometto che migliorerò ;)
A presto
Eles

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Capitolo 4
*** Un piccolo Paradiso felice. ***


QUARTO CAPITOLO





Gli uccellini fischiettavano allegramente, segno di una buona giornata, e il sole pian piano faceva capolino nelle fessure di quella tenda allargata. Un raggio andò a posarsi su un letto poco distante, dove una figura dai capelli rossi si era appena svegliata e stava guardando con i suoi occhi smeraldini l’uomo al suo fianco. Lo guardava spaesata, come se non credesse che fosse proprio lì, vicino a lei, con i suoi soliti capelli scompigliati e quell’aria da malandrino.
Alzò lentamente la mano e con un dito cominciò a tracciare delle linee invisibili sul suo viso, sfiorandolo delicatamente.
Inconsciamente, James Potter sorrise a quel tocco così tanto familiare e da tempo dimenticato. Lily sorrise di rimando, cominciando a ricordare il suo ritorno, il ritrovamento di vecchi amici e la conoscenza di nuovi, e a ricordare soprattutto Harry…
Sospirò, felice come non lo era mai stata. Continuò a guardare suo marito, finalmente consapevole del suo respiro, e delicatamente gli posò un bacio sulle labbra, così leggero che, se James fosse stato sveglio, avrebbe fatto fatica a capire se se lo fosse immaginato o se fosse stato reale.
Si accoccolò vicino a lui e la sua mente cominciò a viaggiare.
Decise che in quei giorni avrebbe passato un po’ di tempo con Severus, Marlene, Mary e Alice. Le erano mancati così tanto.
Certo, James avrebbe fatto il marito geloso, e Sirius gli avrebbe dato manforte, ma aveva bisogno di parlare con il suo migliore amico, sapere come avesse passato gli ultimi diciassette anni.
E soprattutto aveva bisogno di sapere tutto il possibile su tutto il Mondo Magico. Non sapeva esattamente quanto fosse cambiato, anche se ne aveva una vaga idea.
Sperava che dopo la guerra il governo avrebbe capito cosa andava da sistemare o, nella maggior parte dei casi, cambiare.
“Non è il momento di pensarci, Lily.” Si ammonì da sola. C’erano cose più importanti: Harry, la sua famiglia, i suoi amici, Harry.
Suo figlio aveva passato tutta la sua vita a combattere. Prima contro la famiglia di sua sorella, poi contro Voldemort e i suoi seguaci, e poi contro il dolore. Adesso che lei era di nuovo qui, decise che avrebbe fatto di tutto per proteggerlo.
E formulando questo pensiero, ne arrivò un altro subito dopo, come se fosse un suggerimento.
Si alzò di soppiatto e prese un pezzo di pergamena. Ci mise qualche minuto a scrivere ciò che voleva, senza non poche difficoltà, ma alla fine si ritenne soddisfatta. Si avvicinò a Edvige, tornata in vita la scorsa notte, e le legò la lettera alla zampa.
Osservò la civetta bianca volare via, e mentalmente la ringraziò, per essere stata un’amica silenziosa di suo figlio.
In tutti questi suoi movimenti, una persona la osservava estasiato e, quando Lily si girò, i suoi occhi nocciola incrociarono quelli di lei.
Lily quasi corse da lui, e lo abbracciò forte.
“Bè, direi che è un bellissimo buongiorno.” La voce era assonnata, ma esprimeva una dolcezza infinita.
James ispirò il suo profumo, di fiori e allegria, e le baciò piano il collo.
Lei sentì un brivido scenderle sulla schiena, e sospirò. Girò piano la testa e le loro labbra si incontrarono in un gioco di emozioni e sentimenti. Si strinsero più forte che poterono, quasi con la paura di perdersi di nuovo.
Si accarezzarono per minuti che sembrarono ore, persi nel loro piccolo paradiso felice.
“Dovremmo alzarci.” Disse infine lei.
“Mmh.” James, prevedibilmente, cominciò a borbottare infastidito.
“Allora mi alzerò da sola.”
“Mmh.”
“Se non ti alzi tra tre secondi, chiamerò quel cane di Sirius.”
Alzò un pugno, poi il primo dito, il secondo.. e James, sbuffando sonoramente, si alzò.
“Non puoi minacciarmi con Felpato. Sai che è un animale e mi sveglierebbe con la delicatezza di un elefante sposato con un mammut.”
“Posso invece. Mi diverto da morire ogni volta.” Gli fece una linguaccia e corse in cucina, schivando una cuscinata.
Lì trovò Sirius che sbadigliava assonnato, Harry che si trascinava vicino al tavolo, copia esatta di James che stava facendo lo stesso, e Ginny che preparava la colazione canticchiando allegramente.
“Buongiorno gente!”
Diversi grugniti in risposta.
Ginny le sorrise complice e le mostrò di sottecchi del peperoncino extra-piccante che metteva in ogni cibo.
Lily la guardò fieramente e le battè un cinque mentalmente.
Cominciarono ad arrivare Ron e i gemelli, che si disposero accanto a loro, sempre con diversi grugniti e sbuffate. Lily e Ginny evitarono di guardarsi, per non scoppiare a ridere e rovinare quel risveglio memorabile.
“Sirius caro, perché non prendi un cornetto?” Felpato guardò Lily stringendo gli occhi, sospettoso, ma non vi badò più di tanto sentendo il delizioso profumo del cioccolato.
Nello stesso istante tutti cominciarono a mangiare, e dopo pochi secondi le risate vennero sovrastate da urla e da una scena che comica era dire poco.
James e Sirius si contendevano la brocca d’acqua fino a che riuscirono a farla versare per terra.
Harry e Ron cercavano di farsi aria con gli occhi lucidi, come se stessero piangendo.
I gemelli cercavano qualcos’altro da bere, accorgendosi troppo tardi che anche il caffè era pieno di peperoncino.
Nello stesso istante, entrò la famiglia Lupin al completo, che scoppiò a ridere a vedere la scena.
“Che succede?” Remus aveva le lacrime agli occhi.
“Quelle due perfide..”
“Quelle donne senza vergogna..”
James e Sirius si contendevano la parola, non trovando un termine abbastanza dispregiativo.
“è perché hanno i capelli rossi!” Urlarono insieme alla fine.
“Ehi!” I gemelli e Ron si offesero mortalmente.
“Ma voi siete uomini, loro sono donne!” James aveva uno sguardo risoluto, come se questo spiegasse tutto.
Le due, minimamente toccate dai loro commenti, ridevano senza ritegno.
“Dovevate.. guardarvi..” Ginny boccheggiava senza fiato.
Pian piano, ormai persi gli influssi del piccante, tutti cominciarono a ridere, riconoscendo a Ginny una grande bravura.
“Figliolo, siamo fieri di te. Hai scelto davvero bene.” James diede una pacca a Harry.
“Ha ragione, Ramoso. Hai la nostra approvazione.” Lo stesso fece Sirius.
“E vi ricordo, che sono io tua moglie, Potter, non questo cane.” Lily tirò a entrambi uno scappellotto, suscitando ancora una volta l’ilarità dei presenti.
Dopo quelle scenette allegre, tutti si risedettero, mangiando cibi normali. (Dopo averli controllati diverse volte, ovviamente.)
“Qualcuno ha visto Hermione?” Fred si guardava attorno spaesato.
“Sì, è andata ad aiutare a sistemare, con Molly. Perché?” Harry lo guardò attentamente.
“Nah, niente. Non sentivo la sua voce petulante, come ogni mattina.”
Ad Harry sembrò che Fred stesse tramando qualcosa, ma fece finta di niente per non metterlo a disagio.
“Sì, devo andare a Spinner’s End. Lo devo andare a trovare.”
“Ma Lily, è Piton!”
“Ma James, è Severus! L’uomo che ha protetto nostro figlio in questi diciassette anni!”
“Ma Lily, è Piton!”
“Ma Sirius, ho un solo marito a cui dare spiegazioni!”
“Quando hai sposato James sapevi che ero incluso nel pacchetto!”
“Già, e me ne sono pentita.” Lily scosse la testa e sorrise furbescamente a un “Ehi!” di entrambi.
Non sarebbero mai cambiati.
Harry la osservava. “Mamma, posso venire con te? Volevo parlare anche io con lui.”
Lily sorrise e annuì.
“No! Prima la moglie, e poi il figlio. Ma che ho fatto di male? Felpato dimmelo tu.” James piagnucolava insistentemente.
“Ramoso, hai scelto male le tue compagnie. Torna single e diamoci alla pazza gioia!”
“Hai ragione, farò proprio così.”
Harry rideva dell’assurdità di quei due uomini mai cresciuti, seguito da Lily che continuava a scuotere la testa.



Qualche ora dopo, guardati da quei due con l’aria tradita, si smaterializzarono fuori la casa vicino al fiume.
Lo sguardo di Lily si perse a guardare quegli alberi che una volta avevano ospitato le conversazioni dei due bambini, quel parco dove andava a giocare con Petunia, e la casa lontana della sua famiglia ormai distrutta.
Harry capì cosa provava e le strinse la mano. Lily si rilassò a quel tocco e bussò alla porta del suo migliore amico.
Dopo pochi minuti, un uomo dai capelli unticci aprì la porta e sulla sua espressione fredda apparve uno sguardo caldo.
“Lily…” Sorrise rasserenato, e poi si accorse di Harry. “Potter.”
“Professore.” Harry sorrise. I suoi modi erano sempre gli stessi, avrebbe dovuto immaginare che non ci sarebbe stato nessun cambiamento da parte dell’uomo.
Certe convinzioni sono troppo radicate nell’animo umano per perderle così facilmente.
Ad Harry bastava quel che provava lui stesso e nient’altro.
“Entrate e accomodatevi.”
Li guidò in casa, arredata semplicemente e abbastanza luminosa. Harry notò che ogni cosa traboccava di cultura magica. Il suo pensiero andò a Hermione, che non sarebbe mai più uscita da lì, troppo attaccata a quell’infinità di libri.
Si sedettero su un divano un po’ consunto e subito si presentò un vassoio pieno di vivande.
“Favorite, come se foste a casa vostra.”
Lily sorrise. “Grazie, Sev. Come stai? Raccontami un po’ di te.”
Lui esitò e volse un breve sguardo a Harry. “Signore, sono venuto solo per ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me. Nessuno avrebbe avuto il suo stesso coraggio, e a parole non sarò mai capace di esprimere tutta la mia gratitudine. – sorrise calorosamente al professore precedentemente odiato – Sono venuto anche per riferirle le parole di Silente. È atteso come professore per il prossimo anno, di Difesa contro le Arti Oscure o, se preferisce, di Pozioni.” Si alzò e gli strinse la mano. “Spero di vederla presto.”
E uscì, lasciando l’uomo sorpreso e la donna soddisfatta.
“Tuo figlio assomiglia a te.” Disse improvvisamente.
“Come?”
“Assomiglia a te, non a tuo marito.”
“All’apparenza è come James, ma in realtà è identico a me.” Lei gli sorrise.
“Ho sbagliato in questi anni. Sono intelligente, ma non lo sono stato in merito a questo.”
“Tranquillo, Severus. Si sbaglia in continuazione. La cosa importante è rimediare.”
Sorrise, cercando di fargli capire più cose rispetto alle parole dette.
Piton la guardò e quasi si commosse, capendo di essere stato finalmente perdonato.




Hermione stava ricostruendo delle colonne con la magia, quando sentì qualcuno tossire. Si girò e vide Fred.
“Weasley.”
“Granger.”
Lei tornò a fare il suo lavoro e sorrise impercettibilmente.
Altra tosse la distrasse.
“Volevi qualcosa?”
“Vuoi una mano?”
“Weasley, non si risponde a una domanda con un’altra domanda.”
“Io invece lo faccio. Ti aiuto o no?”
“Come vuoi.”
Si sorrisero imbarazzati e lui cominciò a muovere la sua bacchetta, in sintonia con la ragazza di fianco.
“Come stai?” Lei aveva usato un tono indifferente, ma Fred capì la preoccupazione dietro quella finzione.
“Sano come un pesce con due vite.”
Lei rise sollevata.
“Preoccupata per me, eh Granger?”
“Più che altro per me. Non vorrei doverti riportare in vita con la Magia Oscura.”
“Useresti davvero la Magia Oscura per riportarmi qui?” Sussurrò lui. Lei arrossì, perciò Fred decise di cambiare argomento. “Comunque – tossì ancora – hai visto Hagrid?”
“Hai il raffreddore per caso? No comunque. È sulle montagne a sistemare Grop, al sicuro sai. Poi verrà qui e saluterà tutti. Stava per sentirsi male quando ha saputo le ultime notizie.”
Risero, immaginando il mezzo gigante e uomo dal gran cuore.
“Non vedo l’ora di vederlo.” Disse lui, allegramente.
“Anche io. Ero così preoccupata per lui in questi mesi.”
Un’ombra passò sul viso di Hermione, ma riuscì a mascherarla.
Fred, purtroppo, era un ottimo osservatore. La osservò preoccupato.
“E tu?”
“Io cosa?”
“Tu come stai?”
Hermione lo guardò sorpresa. “Bene. Adesso sei tu a preoccuparti per me.”
“No, che dici..”
Arrossì imbarazzato, prima di ridere assieme a lei.
Una scintilla si era accesa.
Ora si deve solo stare a guardare se continuerà a bruciare.




NdA:
Ciao a tutti! Come state?
Scusate l'assenza! mi dispiace aver tardato così tanto la pubblicazione di un nuovo capitolo..sono orribile ç__ç
Comunque.. cosa ne pensate?
C'è qualcosa che stona? Sto cercando di rendere i personaggi simili a quelli della Rowling, dato che io li amo tutti così come sono! :)
Attendo vostre recensioni, e intanto ringrazio tutti i lettori silenziosi, quelli che seguono, preferiscono e ricordano, e soprattutto quelli che fanno sentire la loro voce, anche per dire che la storia fa schifo! (Anche se fin'ora nessuno l'ha fatto e questo mi fa davvero felice!)
Vi ringrazio ancora
Un abbraccio,
Eles

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Capitolo 5
*** Almeno stavolta. ***


QUINTO CAPITOLO

 

 

 

 

Era il tramonto di un giorno perfettamente ordinario, che si proiettava in un luogo del tutto fuori dal comune.

Due figure alte, con i capelli neri e perfettamente identiche, si guardavano attorno, osservando i cespugli da cui facevano capolino le teste degli gnomi e la casa che sembrava mantenersi in piedi quasi a fatica. Si scambiarono uno sguardo raggiante, sospirando.

“Casa.” Dissero semplicemente.

Si avviarono verso la porta d’ingresso ed entrarono.

La Tana mostrò tutto il suo calore e i ricordi ormai lontani.

“Sai cosa manca?” Disse Fabian.

“Molly.” Gideon sorrise. “Andiamo?”

“Andiamo.”

Spalla contro spalla, si smaterializzarono.

 

 

“Arthur, sbrigati a sistemare! Tra poco arriveranno.”

L’uomo dai capelli rossi la guardò, felice per l’euforia della moglie. Finalmente aveva ritrovato i suoi fratelli, e Fred e George avrebbero avuto un altro cattivo esempio in fatto di regole…ma quella è un’altra storia dopotutto. Scosse la testa e continuò a sistemare quella tenda striminzita, sentendo la mancanza della Tana.

“Non vedo l’ora di tornare a casa.”

La moglie gli sorrise dolcemente. “Ancora una settimana e poi potremo andare.”

Un forte crack risuonò nella stanza.

“Molly!”

“Sorellona!”

I due fratelli scalmanati cominciarono a contendersi la sorella, tanto che improvvisarono un balletto, ridendo.

“Basta, basta! Devo presentarvi tutti i miei figli.”

“Ah già. Abbiamo saputo che hai messo su una squadra di Quidditch.” Fabian fece un occhiolino alla sorella, mentre Gideon diede una pacca sulla spalla ad Arthur, dicendo “Ben fatto, amico!”

Molly arrossì leggermente e assunse un cipiglio severo. “Non siete per niente cambiati.”

“Certo che no! – Fabian assunse un’espressione terrorizzata. – e poi Hagrid ci ha detto che due di loro sono identici a noi.” Un’espressione malandrina prese forma sui loro visi. “L’anno prossimo ad Hogwarts ci sarà da divertirsi.”

“Che centra Hogwarts?” Arthur sorrise, notando le somiglianze con i gemelli.

“Vedrete vedrete. Non vogliamo rovinarvi la sorpresa.”

Sembrava che Molly fosse tutta intenzionata ad insistere, ma le sue parole furono interrotte da un boato.

“Georgie, sei incorreggibile. Dovevi mangiare dell’Algabranchia. Ma no! Troppo facile! Facciamo tuffare Fred a salvarci prima di affogare!”

“E io che ne sapevo?! Non l’avevi scritto Fred. Ma poi perché dovevamo cambiare le Pasticche Vomitose? Andavano già bene così.”

“No, ormai i professori non ci cascano più. Se avessimo preso delle alghe dalla parte est del Lago, avremmo dato un effetto diverso. Il vomito sarebbe diventato blu, e non sarebbe rimasto del comunissimo verde.”

Durate queste tre battute, Arthur vide il progressivo assottigliarsi dello sguardo della moglie, non presagendo nulla di buono. Poco dopo ne ebbe la conferma, quando i due entrarono bagnati fradici.

I gemelli si resero conto troppo tardi di aver parlato ad alta voce, e che , probabilmente, la loro conversazione era stata ascoltata da cima a fondo dall’ultima persona che approvasse le cose pericolose.

“FREDERICK E GEORGE WEASLEY! NON OSATE ENTRARE IN QUESTA TENDA SPORCHI DI FANGO.” Molly era passata dal bianco pallido al rosso più acceso in meno di dieci secondi. Fabian e Gideon si scambiarono uno sguardo divertito, sussurrando “mi mancavano le sue sfuriate.”

“E TU! FRED WEASLEY – il diretto interessato sembrava aver tutta l’intenzione di scappare a gambe levate – SE VENGO A SAPERE CHE HAI FATTO UNA COSA PERICOLOSA CHE POSSA UCCIDERTI DI NUOVO SAPPI CHE VERRò NELL’ALDILà PER PERSEGUITARTI.” Respirò a fondo. “E adesso andate a pulirvi nella tenda qui a fianco, e muovetevi. Il pranzo è pronto.”

I due non osarono fiatare e corsero via.

“Cosa sono le Pasticche Vomitose?” Chiese Gideon, sentendo che le acque si fossero calmate.

“Un’invenzione di Fred e George per permettere agli studenti di saltare le lezioni. Hanno un sacco di prodotti. Vendono tutto ai Tiri Vispi Weasley, il loro negozio.” Intervenne Arthur.

“Forte!” Dissero all’unisono.

Molly inarcò le sopracciglia, a mo di rimprovero, ma non disse niente. Probabilmente anche lei riteneva che i suoi figli avessero un grande intuito negli affari, dopo aver provato con mano che forse era quella la strada giusta.

“Sì, però fortunatamente torneranno a Hogwarts e si prenderanno quel benedetto diploma.” Non potè però evitare di dire una cosa… alla Molly, ecco.

I fratelli non commentarono, ma si guardarono con uno sguardo come a dire “ci sarà da divertirsi.”

 

 

 

 

Era bello vedere che finalmente la Torre Grifondoro era stata risanata. Assomigliava più alla casa che per sei anni era stata. Forse sarebbe meglio dire cinque, visto che l’ultimo era stata una continua lotta per la sopravvivenza.

Sospirò felice, sapendo che gli ultimi due anni da passare lì per lei sarebbero stati solo anni per vivere da adolescente quale era. O quale ancora sembrava.

Ginny Weasley ormai era una donna, e nessuno escluso poteva controbattere a ciò. Pericolosa e testarda, una fiamma che dirompeva, come spesso Harry le ricordava.

Harry… c’erano tante cose che non capiva, ma tutte le domande, i chiarimenti, le paure, i dubbi, sarebbero arrivati. Con calma e striscianti, quando sarebbe stato giusto increspare di poco la pace dell’anima.

Adesso erano troppo provati, troppo feriti dal mondo, per rovinare quel piccolo angolo di Paradiso che si era creato. Tutto era tornato al suo posto, finalmente, e così si doveva rimanere il più possibile.

Tutti quei mesi a guardare il cielo e sperare, pregare, che Ron, Hermione fossero vivi. Che Harry lo fosse.

Ascoltare quella radio e girare le manopole. Piangere perché altri erano morti, ma non lui. Sentirsi egoisti, ma anche sollevati.

Urlare contro i Mangiamorte che niente e nessuno li avrebbe fermati. Che loro avrebbero resistito. Che l’amore avrebbe vinto.

E così è stato.

E adesso era maledettamente bello guardarsi intorno e dire: Ce l’abbiamo fatta.

“Disturbo?” Una voce dolce interruppe quei pensieri. Si girò cautamente e vide un altro paio di capelli rossi.

“Certo che no, Lily.” Solo il nome la fece arrossire. Solo sapere che era sua suocera che le parlava rendeva tutto più irreale.

La donna sorrise. Tutto in lei faceva trasparire una personalità di quelle rare da incontrare.

“Scusa se ho interrotto i tuoi pensieri. Erano belli?”
Ginny ricambiò il sorriso. “Sento solo di aver finalmente ricominciato a respirare.”
“Bè, anche io se è per questo.” Entrambe le rosse cominciarono a ridere, e un piccolo filo invisibile legò quelle due piccole donne indistruttibili.

“Scusa, certe battute potrei risparmiarmele. È solo che non mi sembra ancora vero. Ho un’altra possibilità per conoscere mio figlio, per stare con mio marito. Se fosse solo un sogno vorrei dormire per sempre.”
E queste parole così giuste non potevano essere rovinate.

Ovviamente se non si fosse trattato di Lily Evans.
“E a quanto pare posso conoscere anche te! Raccontami, come si comporta mio figlio?”
Se non ci fosse stata luce, il colorito di Ginny avrebbe illuminato la stanza.

“Ehrm… bè è un ottimo ragazzo.” Disse sillabando e strascicando le parole.

“Oh andiamo! Dimmi tutto quello che pensi. Io sono la donna che sta con James Potter, quanto pensi che possa scandalizzarmi?” Rise cristallina. Per lei era facile, eh si.

“Lui.. bè ecco lui… è la persona migliore che io conosca. È sempre stato gentile con me, anche quando mi vedeva solo come la sorella del suo migliore amico che aveva una cotta per lui. Ha il cuore grande, suo figlio. Vedeva in ogni cosa marcia qualcosa da salvare, e in ogni cosa bella qualcosa che la rendeva meravigliosa. Per questo fin  dal primo istante mi sono innamorata di lui. E lo sono stata sempre, anche quando frequentavo altre persone. Me ne accorgevo, però, che nessuno riusciva ad essere migliore ai miei occhi. Speciale. Lui lo è sempre stato invece.. nonostante la mania di proteggere le persone che ama. Prima di partire mi aveva lasciata, lo sa? Perché temeva che Voldemort potesse arrivare a me e farmi del male. Chi altro lo farebbe? Solo lui. E solo lui vorrò sempre.”

In tutto il discorso che le era venuto fuori, quel rossore era gradualmente scomparso, lasciando la ragazza con un’espressione determinata e concentrata in volto.

Al contrario, Lily Evans stava combattendo contro l’impulso di abbracciare la ragazza. Si limitò ad avvicinarsi, ad accarezzarla, e a regalarle uno dei suoi sorrisi.. magici, secondo James.

“Andiamo a pranzo. È una gran bella giornata oggi, che ne pensi?”

 

 

 

 

“Harry, che fai?”

Harry si girò verso la sua copia più grande.

“Ehi papà! Niente cercavo di sistemare questa statua, ma non vuole saperne. Dice che si trova meglio così.” Sbuffò. “Vuoi aiutare gli altri e nemmeno lo apprezzano…” Cominciò a borbottare.

James rise. “Ci penserai dopo. Ti va di fare una passeggiata con me, invece? Prima di andare a pranzo.”

Harry lo guardò, felice. “Sì andiamo!”
Camminarono un po’, sulla riva del lago, contemplando i tentacoli della Piovra Gigante che attirava a sé numerosi pesci di varie dimensioni e colori.

“Ti volevo parlare.” Cominciò un imbarazzatissimo James.

“Dimmi.” Gli sorrise indulgente.          

Ramoso rimase un attimo ad osservarlo. “Hai lo stesso sorriso magico di tua madre. Riesci a calmare le persone, a farle star meglio.” Gli lanciò uno sguardo carico di significati a lui sconosciuti. “Volevo parlarti di me, di tua madre, dei Malandrini. So che sai che Lily mi odiava fino al quinto anno.”

Harry annuì tristemente. “Ricordo che rimasi davvero deluso quando vidi che tipo di persona eri. Remus e Sirius sminuirono la cosa, ma non riuscì mai a essere davvero sicuro.”
“Ero uno stupido pallone gonfiato che credeva che tutto gli fosse dovuto, come spesso mi ricordava tua madre. Ma non lo ero davvero. Era una maschera che portavo fin troppo bene, per rimanere quello sorridente a cui non importava mai davvero di niente. Chiunque avrebbe invece potuto smentire, vedendo il rapporto tra i Malandrini. Io vivevo per loro, fino a quando non ho capito di amare Lily. Da quel momento in poi, qualsiasi cosa facessi era in funzione di lei. Sai, quando ami qualcuno così tanto che per renderlo felice lo lasceresti anche andare? Lei ha abbattuto tutte le mie barriere, come sei riuscito a fare tu appena hai aperto i tuoi occhi verdi, uguali ai suoi.”

E se Harry si fosse stancato di sentire ogni persona del mondo magico ricordargli che i suoi occhi fossero uguali a quelli di sua madre, in quel momento l’avrebbe voluto risentire mille, diecimila volte.

 “Mi dispiace di essere stato quel tipo di persona che tu disprezzi. Mi dispiace che forse non potrò mai essere un tuo esempio. Ma sono tuo padre e ti voglio bene come nessuno mai te ne potrebbe volere.”

E si abbracciarono.

E ogni fibra del loro corpo gridava “Siamo vivi”

E ogni fibra del loro cuore gridava “Siamo insieme”

E dopo anni di sofferenze, ferite, assenze e vuoti, tutto era tornato al suo posto

E tutto era giusto

E tutto era suo

E sarebbe stato per sempre così

Almeno stavolta
















NdA:
SONO UNA PERSONA ORRIBILE. Sì, ce l'ho stampato sulla fronte a caratteri cubitali.

Mi dispiace davvero! Lo so, sono mesi che non scrivo. Motivo? Ispirazione zero. Non poteva essere altrimenti.
Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo. Questa storia è solo il motivo della mia pace mentale. Non voglio rovinare le vite dei miei personaggi preferiti, ma solo raccontare le piccole cose che caratterizzano le loro vite in un modo così bello.
Spero che il capitolo vi piaccia, innanzitutto! è corto, lo so. Ma è di passaggio. Sto solo facendo notare i diversi legami che si stanno formando. A partire dal nuovo anno scolastico le cose si faranno più interessanti!
Non ho nient'altro da dirvi. Spero di ricevere qualche commento che mi assicuri il vostro totale amore verso di me, e non l'odio incondizionato che mi meriterei! :(
Grazie a chi segue,. preferisce o recensisce. Siete numerosi e la cosa mi rende davvero felice!
Ci sentiamo al prossimo capitolo, che spero possa arrivare il prima possibile!
Un abbraccio

La vostra Eles

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Capitolo 6
*** Il passato che c'è ancora. ***


SESTO CAPITOLO

 

 

“Manchi un po’ di tempo e gli gnomi si appropriano di casa tua. È inconcepibile, davvero.”

Era tutto il giorno che sentiva quella voce borbottare. Più precisamente dopo quasi mezzo secondo che si erano smateriallizzati tutti insieme fuori dalla Tana.

Tutti si aspettavano di trovarla deperita e incolta, ma Molly aveva trovato il modo di amplificare di dieci volte ogni piccolo o grande danno che la casa aveva riportato negli ultimi mesi, soprattutto a causa degli gnomi.

Ron la osservava in silenzio, senza ascoltare davvero ciò che diceva. Pensava a Hogwarts, finalmente quella di un tempo, e si ripeteva più e più volte senza crederci realmente che era tornato a casa.

Varcò la soglia lentamente, quasi assaporando ogni dettaglio. L’orologio che raffigurava i loro visi, tutti puntati sulla scritta “CASA”. Le pentole lasciate sui fornelli, la paglia sparsa qua e là, il tavolo di legno impolverato, gli scalini traballanti, la sua camera piena di colori e i rumori della stanza di sopra, e …

Un momento.

Il demone. Il demone c’era ancora. No. No. No.

Alzò la testa e, tremante, prese la scala che conduceva in soffitta.

Avrebbe immaginato il fetore, la sporcizia, tutto, ma non quello.

Il demone era rimasto lui, identico a come l’aveva lasciato, ma con i capelli rossi in testa e tanti bubboni che incorniciavano la sua, per così dire, faccia.

S’imbambolò due secondi, ricordando il momento in cui l’aveva mostrato a Harry, per illustrargli il suo alibi perfetto, ed Hermione che piangeva raccontando ciò che aveva fatto ai suoi genitori.

Sarebbe sceso da quelle scale, sì. E avrebbe chiuso ogni contatto con quello che era successo in passato. Non voleva più ricordare, non ce la faceva, non avrebbe retto.

Ma doveva. Doveva farlo per se stesso, per allontanare tutti gli incubi che lo assalivano, per vivere meglio.

Prese la bacchetta, e saldamente la puntò sul demone.

“Non ti voglio più qui.”

E quello scomparì.

 

 

Osservava da circa un’ora il suo scacciapensieri che oscillava lentamente, trasportato dal venticello fresco tipico dell’alba.

Era il 20 agosto, e l’afa era insopportabile. Ricordava che, da bambina, i suoi genitori la portavano al lago così da rendere meno pesante il calore dell’estate.

In quel momento, li sentiva di sotto. Suo padre in silenzio, che leggeva il giornale, e la madre che cucinava i pancake della domenica. Sorrise tra se, pensando che tra meno di qualche minuto sarebbe salita canticchiando, le avrebbe dato un bacio sulla fronte e avrebbe detto: “Buongiorno raggio di sole. Vuoi poltrire tutto il giorno o vuoi finalmente scendere giù e fare colazione insieme a noi?”
E lei avrebbe detto: “Sì, mamma!”

Si sarebbe stiracchiata come un gatto con tutto il pelo rizzato e avrebbe messo un po’ di musica mattutina per svegliarsi un po’.

Solo dopo aver guardato fuori dalla finestra sarebbe scesa e si sarebbe seduta a tavola, e suo padre avrebbe detto: “Era ora! La prossima volta andiamo al lago solo io e tua madre.”

Diceva questo, ma non l’aveva mai fatto per davvero.

Adesso che tutto era diverso, si sarebbe alzata da sola e avrebbe dato lei il via alla giornata.

Hermione si alzò, pettinò i suoi capelli crespi, guardò fuori dalla finestra, e scese le scale.

“Buongiorno” Disse.

Sua madre la guardò attentamente, prima di dire: “Sei cresciuta adesso, quindi? Ti alzi da sola?”

Hermione annuì sorridendo.

“Ne sei proprio convinta?”
Hermione increspò la fronte, senza capire dove volesse andare a parare.

“Una parte di te è ancora piccola, altrimenti ti saresti alzata presto e avresti preparato la colazione. La cosa non mi dispiace. Vuol dire che dentro di te c’è ancora la bambina che non conosce il male del mondo.”

Le fece un occhiolino e cominciò a canticchiare.

Hermione, non conoscendone il motivo, fu grata a sua madre, perché aveva capito che c’era ancora la vecchia se stessa, tutta da scoprire.

 

 

Cara Hermione,

Ho ritrovato quel maledetto demone in camera mia. L’ho fatto scomparire, non potevo guardarlo.

Non rimproverarmi! Non volevo più sentirlo stridere e borbottare durante la notte. Un peso in meno per me, e uno in più per il mondo! Nulla di nuovo quindi.

Ti sei divertita al lago con i tuoi? Sono felice che finalmente tu l’abbia potuto fare. Ricordo che non ci speravi. Ricordo che me lo ripetevi spesso, durante la notte, in tenda.

Nemmeno io ci speravo, ma ti rassicuravo. Almeno la strega più brillante del nostro secolo doveva farcela!
Scusa se ti parlo di queste cose, a volte il passato mi assale.

E non posso fare a meno di pensare a noi due, alle cose che ci siamo detti, a come ci guardavamo che finalmente è tutto a posto.

Tra poco arriveremo al settimo anno! Stabiliamo una data per andare tutti insieme a Diagon Alley.

Con affetto,

Ron

 

Caro Ron,

Mi sto godendo ogni minuto assieme ai miei genitori. Non posso pensare di doverli di nuovo lasciare!

Forse salterò quest’anno... Hahah, scherzo ovviamente! Non ci avrai creduto davvero?! Mi conosci, miseriaccia!
(Se ti sembro felice, è perché lo sono!)

Puoi parlarmi di quello che vuoi. Penso anche io a tutto ciò che abbiamo passato, alle avventure, agli orrori che abbiamo visto. A volte mi sveglio durante la notte, giusto per assicurarmi di essere a casa.

Spero che tutto questo passi prima o poi.

Eppure non cancellerai mai tutto quello che ho vissuto, e tu?

Mi manchi, e anche Harry. Non vedo l’ora di vedervi e riabbracciarvi. Negli ultimi anni non ci siamo mai lasciati per così tanto tempo.

Ti va di vederci il 26 agosto? Potremmo unire le nostre famiglie e stare tutti insieme, se vi fa piacere.

Un abbraccio,

Hermione

 

 

Cara Hermione,

Vi ospito alla Tana! Qui c’è tutta la mia famiglia (e con tutta, intendo davvero tutta!!), e tra poco ci raggiungeranno la famiglia di Harry, Hagrid, Remus, Tonks e il bimbo!

Mancate solo voi. Datevi una mossa!
Vi aspettiamo.

Un abbraccio da orso come quelli di Hagrid,

Ron

 

Osservò un attimo il foglio.

Troppo affetto da parte sua, lo sentiva, però non poteva farne a meno. Non vedeva l’ora di vederla.

E di vedere Harry. Erano le due persone che più lo capivano, e sapeva che per nessun motivo al mondo li avrebbe mai persi.

Gli mancava ridere di gusto insieme al suo migliore amico e prendere in giro la sua migliore amica.

A volte ripensava a quei momenti in cui sentiva di amarla. Ancora non riusciva a definire ciò che provava. Eppure Hermione c’era riuscita benissimo. Aveva detto che la loro era una semplice amicizia, e che l’avevamo forzata affinché diventasse qualcosa di più. Non sapeva se crederci o meno, ma l’avrebbe scoperto pian piano, quando le acque si sarebbero calmate.

 

 

Lesse più e più volte la lettera di Ron. Al mattino, durante il giorno, e anche prima di andare a letto.

Era fin troppo affettuoso, ma la paura di perdere le persone che ami fa cambiare anche il più cinico degli uomini.

Però il loro affetto in precedenza era diventato un bacio appassionato e bellissimo. Cosa sarebbe successo da quel momento in poi? Hermione non poteva dire di non volergli bene, e credeva di non provare nessun sentimento di amore che andasse oltre la vera e profonda amicizia.

Ron era una persona meravigliosa, ma non la sua, forse.

Non l’aveva ancora capito, nonostante ci avesse pensato e le fosse andato in fumo il cervello a furia di rimuginare.

L’avrebbe scoperto prima o poi, quando le acque si sarebbero calmate. Era inevitabile.

Intanto contava i giorni.

Non vedeva l’ora di rivedere i suoi amici, di passare le serate circondati dalla magia, di ridere, di ballare e scherzare. Per la mente le passò per pochi attimi l’immagine di Fred, e la stanza girò improvvisamente.

Si guardò stranita attorno e si sdraiò sul letto. Si sedette e si addormentò subito, dimenticando ciò che l’aveva sconvolta.

 

 

“Mamma dì a papà di muoversi per favore. Dobbiamo andare da Ron!”

“Tesoro, sai com’è fatto. Quando c’è Sirius deve per forza fare il bambino.”

Harry sbuffò, sorridendo tra se e se. Remus, che era arrivato da poco, sorrise insieme a lui.

“Ci penso io, d’accordo?”
I due annuirono.

Come una furia entrò in casa, brandendo la bacchetta. Da fuori, le voci si distinguevano distintamente.

“BRUTTE BESTIACCE CHE NON SIETE ALTRO, VOLETE DARVI UNA MOSSA?!”
“Dai Lunastorta, giochiamo un po’.”

“Tuo figlio vi aspetta. Dobbiamo andare dai Weasley.”

Nessuna risposta.

“Levicorpus!”

In un attimo, Remus raggiunse i due che attendevano impazienti, attorniato dagli altri due che, sospesi in aria, non facevano che ridere.

Si presero tutti per mano e, in un battito di ciglia, il giardino rimase vuoto.

 

 

 

 

NdA:

Innanzitutto, BUON ANNO A TUTTI!

Spero che stiate tutti bene, colori che mi seguono e coloro che stanno cominciando a leggere la mia storia solo adesso. Per chi mi segue, spero vi ricordiate ancora di me!
So che questo capitolo non è abbastanza per farmi perdonare, ma almeno è un inizio, che dite? :p

Come avete notato, ho voluto analizzare meglio i personaggi di Hermione e Ron, e i loro sentimenti. Li avevo tralasciati nell’ultimo capitolo, poiché volevo dare loro maggiore spazio.

Non è ancora chiusa la loro storia, è un punto interrogativo. (Per loro e per voi! Per me……non si sa! :D )

Di sicuro, Fred occuperà un posto speciale nel cuore di Hermione. In che modo, quando, come, dove e perché, è tutto da scoprire!

Ci risentiremo presto. Di sicuro farò il possibile affinchè sia davvero presto!
Vi mando un abbraccio enorme! (proprio come quelli di Hagrid!)

La vostra Eles

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Capitolo 7
*** Ritorno alle origini. ***


SETTIMO CAPITOLO

 

 

 

La Tana era rimasta sempre la stessa. In quel momento si estendeva davanti ai suoi occhi, sbilenca e accogliente, piena di erbacce, quasi invitando ad entrare i nuovi arrivati.

Delle margherite erano state piantate tutte intorno, e il familiare profumo di cannella arrivava fino a cinquanta metri di distanza.

L’unica sostanziale differenza era una casetta sistemata accanto, diroccata anche quella, molto simile alle case sull’albero dei Babbani. Harry si fermò ad osservare, e ad incantarsi, pensando che quel posto era anche un po’ casa sua. Era un anno che non tornava lì e ne aveva sentito terribilmente la mancanza.

Quello era l’unico posto, oltre Hogwarts, dove si sentiva il benvenuto e dove riusciva ad essere felice.

Ovviamente ora tutto era cambiato, e casa sua era anche dove erano i suoi genitori.

Distolse per un attimo lo sguardo, soffermandolo sui volti di James e Lily. Non sapeva se trovarci la stessa felicità che provava lui, o lo stesso affetto.

Quello che vide, però, fu solo una conferma della stranezza dei suoi genitori.

James aveva lo sguardo di un bambino il giorno di Natale… mentre Lily aveva osservato in ogni istante la reazione del figlio, che arrossì di botto. Non voleva che pensasse di tenere più alla Tana che alla loro nuova casa, o che preferisse stare lì. Semplicemente lì aveva trovato la salvezza quando i Dursley lo maltrattavano.

Lily, però, sorrise con accondiscendenza dicendo: “Non potrò mai ringraziare abbastanza i Weasley.”

Harry non rispose, ma i suoi occhi brillavano.

“Entriamo, va bene?” Li richiamò James, nel suo stato di euforia.

Remus e Sirius, dietro di lui, avevano la stessa identica espressione felice.

Harry annuì e si avviò alla porta. Più si avvicinava e più sentiva delle voci ovattate. Alcuni gridavano, altri ridevano, altri urlavano spaventati… insomma, la normalità in casa Weasley.

Se possibile, il suo sorriso si aprì ancora di più, e si decise a bussare.

Dentro non si zittirono, ma i toni si abbassarono almeno un po’.

Passetti piccoli e veloci correvano e si avvicinavano sempre più, fino a quando la sporta si spalancò e un elfo con tanti cappelli sulla testa gli saltò addosso, strozzandolo.

“Do…Dobby.” Riuscì a tossire Harry, pur avendo un sorriso enorme stampato in faccia.

“Harry Potter, signore! Il rosso mi ha invitato, e io ho detto subito sì, perché Harry Potter era qui! Volevo tanto vederla, signore! E per me è un grande onore stare con Harry Potter e i suoi amici.” Gli occhi verdi dell’elfo scintillavano di calde lacrime di felicità, e Harry quasi non se la sentiva di tirarlo giù, nonostante stesse morendo asfissiato.

Qualcuno ebbe la premura di salvarlo, con una voce suadente e allo stesso tempo gentile. Quella voce… quanto le era mancata.

“Dobby perché non scendi così Harry e tutti gli altri entrano in casa?”

L’elfo s’incantò un attimo guardando il sorriso gentile di Ginny, ma poi, ripresosi e balbettando milioni di scuse, si allontanò velocemente facendoli passare.

In quel momento, tutti fecero, se possibile, più baccano di prima, salutando i nuovi arrivati.

“Remus dove sono Dora e Teddy?” Hermione in quelle due settimane aveva preso un po’ di colore sul viso, e aveva l’espressione di chi finalmente si è potuto riposare dopo molto tempo.

“Arriveranno tra poco. La madre di Dora voleva stare un altro po’ con loro. Non la biasimo.” Remus rispose dandole un buffetto sulla testa, a mo’ di saluto.

“Amico, mi sembra di non vederti da una vita!” Ron, alto e magro come sempre, con un sorriso malandrino sul volto, si lanciò su Harry immediatamente, letteralmente.

E questa fu la seconda volta per Harry, in dieci minuti, di rischiare la vita.

La terza arrivò quando, dopo aver salutato tutti, si era girato verso la persona che più aveva desiderato vedere. E lì aveva rischiato l’infarto.

Ginny lo guardava con una luce severa, ma allegra, negli occhi castani.

“Ti sei ricordato di me?”

Harry non rispose.

La guardò.

Bellissima e coraggiosa risplendeva sempre e ovunque. Non per i suoi capelli. Era il suo cuore che brillava e lo chiamava a se, come una calamita.

Negli ultimi giorni Harry non aveva fatto altro che pensare a lei. Aveva pensato a quanto la sentiva fragile, e a quanto invece era forte. Aveva pensato alle sue mani che stringevano le sue. Aveva pensato alla sua determinazione, alla sua furbizia, alla sua risata cristallina, a tutti i piccoli dettagli che in un modo o nell’altro facevano parte di lei.

Harry aprì la bocca, e poi la richiuse subito dopo, senza fiato.

L’unica cosa che in quel momento avrebbe voluto fare era prenderla e stringerla a se. Baciarla e poi rifarlo ancora e ancora. Percepiva distrattamente tutte le persone intorno a loro, come mosche fastidiose da cacciare via.

A Ginny non si sarebbe abituato mai. Ogni sguardo gli avrebbe mozzato il respiro, e la sua vicinanza l’avrebbe mandato fuori di testa.

La vide ridere e scuotere la testa per un attimo, come se stesse provando le stesse identiche cose che agitavano lui, facendogli arrivare addosso il suo profumo di fiori.

Non seppe mai se fu quello a smuoverlo, o il suo sopracciglio inarcato.

Seppe solo che un secondo prima era fermo immobile, e il secondo dopo la stava stringendo come se fosse la cosa più preziosa al mondo. E sicuramente lo era.

Senti Ginny ridere sul suo collo. “Ti sei svegliato finalmente.”

Harry si allontanò di pochi centimetri e le diede un bacio a fior di labbra, così leggero da sembrare irreale.

“Forse sei tu a farmi dormire.” Rispose lui con una luce malandrina negli occhi.

Lei, al contrario, lo fulminò. “Non ci crederò mai.”

Lui sospirò. “Già, nemmeno io.”

Ginny sorrise soddisfatta e lo abbracciò più forte che poteva. Poi sussurrò a voce così bassa che Harry fece fatica a sentirla. “Ci stanno guardando tutti, e mia madre sembra in procinto di organizzare un matrimonio.”

Harry sbuffò, ridendo. “Dobbiamo allontanarci vero?”

“Direi di sì.”

“Ma non voglio!” Risero per il tono da bambino piccolo di lui, e poi si staccarono, ricambiando gli sguardi dei curiosi.

Si voltarono tutti imbarazzati, colti sul fatto. O almeno, quasi tutti.

Fred e George applaudivano silenziosamente, seguiti da Gideon e Fabian.

Sirius e James si guardavano furbescamente, mentre Remus li rimproverava con lo sguardo.

Lily e Molly sembravano in procinto di organizzare un matrimonio, proprio come aveva detto Ginny.

Tutti gli altri, a capo chino, facevano finta di nulla.

Harry e Ginny si guardarono e alzarono all’unisono gli occhi al cielo, sospirando per la stranezza delle loro famiglie.

Un momento dopo arrivarono Dora e Teddy, e l’atmosfera ritornò quella di sempre. Harry, appena vide il suo figlioccio, corse a prenderlo. Il bimbo, felice come non mai di vederlo, si tramutò nella copia esatta di Harry. Capelli neri scompigliati e occhi verdi, molto più limpidi di quelli del padrino.

Mentre tutti si avvicinavano a Teddy per salutarlo, però, ci furono una serie di eventi significativi.

Ron guardò Hermione, che sorrise teneramente e distolse lo sguardo per poi posarlo su Fred, che le fece un occhiolino. A sua volta si voltò verso George, che sorrise malandrinamente e guardò Ginny, che assunse la sua stessa identica espressione.

Fred rimase per un attimo stranito, non presagendo nulla di buono nell’aria.

 

 

Poco tempo dopo, erano seduti tutti attorno al tavolo, chiacchierando felicemente del più e del meno.

Molly riferiva a Dora e a Lily le novità del Mondo Magico.

“Il corso per Auror comincerà in contemporanea con la scuola. Il capo sarà di nuovo Moody. Ha deciso di riprendere il suo posto, e Kingsley ha accettato.” Disse Molly, approvando la scelta.

“Sono felice che il nuovo Ministro sia King. È una persona responsabile e piena di risorse.” Assentì Dora. “E poi con Moody per gli Auror non sarà una passeggiata.”

Lily a queste parole lanciò uno sguardo a James e a Sirius. “È una fortuna che ci sia lui però. Adesso sono molto più tranquilla. Con quei due pazzi scatenati non si sa mai.” Le altre due risero, complici. “Tranquilla, ci sarò anche io a dare qualche dritta. Anche se forse le daranno loro a me. Io sono un po’ goffa.” Dora, imbarazzata, divenne rossa, e così i suoi capelli.

Lily sorrise dolcemente. “L’ultima cosa che importa è la goffaggine. Tutti mi parlano bene di te. Dicono che sei in gamba come strega. E come dargli torto! Non saresti un Auror altrimenti, no?”

Dora la guardò riconoscente, e poi gli argomenti divennero più leggeri.

A qualche posto di distanza, i Malandrini facevano ridere il piccolo Teddy e Dobby, mentre Remus, accanto a Harry, li osservava divertito.

“Harry sei pronto per il tuo ultimo anno?” Chiese Remus, guardandolo di sottecchi. “O sei ancora triste perché vuoi fare l’Auror?”

“No. Ho capito che è meglio per me che sia così. Tu che farai? Mia madre ha detto che ti hanno mandato parecchie proposte di lavoro.”

Remus sorrise compiaciuto sentendogli dire mia madre. Quella nuova realtà, tanto agognata, era divenuta il più bel sogno da vivere per entrambi.

“Sì, è vero. Ho scelto il lavoro più adatto per me. Lo capirai presto.” Gli fece l’occhiolino e poi si avvicinò piano per togliere a quei due scalmanati il figlio, prima che lo facessero impazzire.

Harry lo guardò confuso, prima di capire che non valesse la pena pensarci troppo su, se l’avesse scoperto prima o poi. Girandosi di lato, vide George e Ginny confabulare, ma decise di non avventurarsi troppo e di rimanere al sicuro al suo posto.

Ginny, dal canto suo, non gli lanciava nemmeno qualche occhiata, troppo presa nei suoi piani diabolici assieme al fratello.

Suddetto fratello, invece, nel parlare si guardava attorno per essere sicuro che nessuno li sentisse.

“Senti, so solo che tra Ron e Hermione non è del tutto chiara la situazione. Entrambi sono confusi sui loro sentimenti, e non possiamo fare nulla per cambiare le cose.” Disse Ginny, un po’ in agitazione.

“Gin, non che io voglia mettermi in mezzo, ma qualora agissi lo farei nell’interesse di entrambi i miei fratelli. Ron non è il tipo di Hermione, e viceversa. Fred lo è. Ma finché quei due non capiscono cosa vogliono, non butterò Fred in una gabbia di leoni da cui possa uscirne sconfitto e dolorante.” George aveva un’espressione dura in volta, tipica di chi farebbe qualsiasi cosa per proteggere la persona che più ama al mondo. Ginny lo capiva, perciò annuì e basta, dicendo: “Speriamo si sbrighino, però.”

E sospirarono.

Fred, da lontano, parlava animatamente con Gideon, Fabian e Arthur degli scherzi che avevano ideato durante gli anni e di tutte le loro invenzioni.

Hermione, assieme a Ron, giocava in un angolo a Scacchi Magici, perdendo miseramente, come sempre.

 

 

E così passò la giornata, e quella dopo ancora, e così via.

Tra Quidditch e scherzi vari, tra dolci e risate, fino a quando arrivò il momento di andare a Diagon Alley.

 

 

 

Diagon Alley non risplendeva così da tempo. Ovunque lei si girasse era un tripudio di colori.

La gente si accalcava nei negozi, i ragazzini si spintonavano, gli animali si agitavano nelle gabbie.

A Hermione sembrò che ogni cosa fosse tornata al suo posto, come se quegli ultimi terribili anni fossero scomparsi dalla memoria di tutti.

Qualcuno le bussò sulla spalla. “Harry.” Sorrise.

Il suo migliore amico aveva gli occhi che brillavano, sicuramente come i suoi, e sprizzava felicità da tutti i pori.

“Sai di cosa ho voglia, Herm?”

Lei aggrottò le sopracciglia, con l’ombra di un sorriso ancora sul volto. “Non saprei. Illuminami.” Harry indicò un punto alla sua destra.

Florian Fortebraccio, il gelatiere, richiamava i passanti a voce alta, attirandoli.

Hermione rise. “Andiamo. Ho propria voglia di un bel gelato. Fa troppo caldo.”

S’incamminarono e si sedettero.

Dopo che Florian ebbe mille e mille volte Harry, ricordandosi del suo terzo anno, quando andava quasi ogni giorno lì, e ringraziandolo per aver salvato il Mondo Magico, riuscirono a ordinare. Nonostante le proteste del moro, quello volle assolutamente offrire loro un varietà di gelati, uno più buono dell’altro.

Dopo averlo ringraziato imbarazzati, cominciarono a gustarsi tutto quel ben di Dio.

Hermione, mentre mangiava, notò che l’amico la guardava di sottecchi.

“Harry, sputa il rospo. Cosa c’è?”

Lui scosse la testa. “Ma come fai ad accorgerti di tutto?” Sospirò. “Volevo solo sapere cosa ci fosse tra te e Ron.”

Lei arrossì. “Non c’è niente. Cioè… non lo so ancora. È tutto così strano.” Abbassò la testa, un po’ demoralizzata.

Harry, dal canto suo, rise di cuore. “Per favore, non ricominciate. Non voglio che arrivi un’altra guerra per farvi dichiarare. Siete Grifondoro, accidenti!”

Hermione lo fulminò. “Scusa se non tutti siamo come te, Harry-bacioGinnydavantiatuttiperchènonriescoatenereafrenogliormoni-Potter!”

Lui alzò le sopracciglia. “Prendi fiato, Herm. E comunque, alla fine è servito! Siamo insieme e siamo felici.”

Lei non replicò, sapendo che aveva ragione. Ma come faceva a mettere in chiaro i suoi sentimenti? Harry, come sempre, capì quello a cui stava pensando e cercò di rassicurarla. “Adesso che tutto è finito, dedicati a te stessa. Poi, con il tempo, capirai cosa vuoi. Godiamoci quest’anno, che ne pensi?”
Hermione annuì e, insieme, rimasero lì seduti a godersi la giornata.

Quando videro che la folla si era un po’ diradata, decisero di andare a comprare l’occorrente per la scuola e raggiungere tutti gli altri.

Si erano divisi appena arrivati per fare più in fretta, ma con tutte quelle persone sarebbe stato difficile in ogni caso.

Dopo aver camminato per un po’, decisero di fare un salto al Ghirigoro, stranamente vuoto. Per Harry fu un sospiro di sollievo entrare in un posto dove non ci fossero occhi curiosi a fissarlo.

Nonostante non fosse un appassionato di libri, l’atmosfera del negozio l’aveva sempre attirato. Gli scaffali arrivavano fino al soffitto, e delle candele profumate volavano tutt’intorno. Tutto era di tutti i tipi. Libri tascabili, libri rimpiccioliti, libri enormi e normali, in pelle e in seta, strappati e bianchi, puzzolenti e con vari aromi. Candele di tutte le forme e dimensioni. A forma di elefante, di fiori, di alberi, di edifici. C’era di tutto.

Una musica di sottofondo, probabilmente erano le Sorelle Stravagarie, riempiva il silenzio circostante.

Hermione si prese il compito di prendere i libri per entrambi, mentre lui spulciò qualche scaffale, alla ricerca di libri di Difesa contro le Arti Oscure, o di potenziamento su determinate materie, in modo tale da migliorare e accedere ai corsi per Auror.

Una donna gentile e carina, la stessa che gestiva il negozio da quando aveva undici anni, lo fissava, probabilmente per capire se avesse bisogno di aiuto o no. Quando Hermione lo trovò, aveva preso alcuni libri che facevano a caso suo: Incantesimi Difensivi, Saggio sulle pozioni e sul modo di capirle, Le maledizioni da evitare se si ha cara la pelle. Hermione aggrottò le sopracciglia, confusa. “A che ti servono, di grazia?”

Harry distolse lo sguardo. “Devo essere preparato per diventare Auror, no?”

Lei sorrise. “A scuola ti danno tutte le informazioni che servono. Quei libri non servono a nulla. Fidati di me.”

Lui sbuffò. “D’accordo.” Concesse. In fatto di libri, Hermione non poteva sbagliarsi.

Alla fine pagarono solo i loro libri di testo e uscirono, verso la prossima meta.

Mentre s’incamminavano verso lo Speziale, per acquistare l’occorrente per le pozioni, qualcuno li fermò.

Una ragazza dai lunghi capelli neri e lisci e un viso bianco e dolce come la neve li aveva appena chiamati, con un sorriso timido sul viso.

Cho Chang era sempre stata bellissima, ma in quel momento sembrava al di sopra anche di un aggettivo riduttivo come quello.

“Ehi, Cho!” Salutarono entrambi.

“Ciao! Scusate, non volevo spaventarvi.” Rise in modo cristallino. “Siete soli? Io sto aspettando i miei genitori.”

“Eravamo in tanti e ci siamo divisi per fare prima.” Rispose Harry, gentile come sempre.

Lei gli scoccò uno sguardo strano, a metà tra il rimpianto e la dolcezza. “Oh, capisco. C’è anche Ginny?” Poi guardò Hermione. “E Ron?”

Stavolta fu lei a rispondere. “Sì, e ci sono anche tutti gli altri.”

Lei annuì, più a se stessa che a loro. “Certo certo. Bene, allora vi lascio alle vostre spese. Io devo andare a comprare una scopa nuova. Tra poco ci sono le selezioni per i Tornados.  – sorrise – Allora, spero di vedervi presto. Harry magari ti mando qualche lettera. Tu sei bravo a Quidditch, potresti informarti e giocare in qualche squadra!” Detto questo, si avvicinò e scoccò a entrambi due baci sulle guance, soffermandosi un po’ di più su Harry. “Ciao!” E corse via.

Dopo questa scena a dir poco strana, Hermione si girò lentamente verso Harry, forse per chiedere qualcosa.

Decise di non dire nulla, alla fine, notando il suo pallore e il fatto che si fosse letteralmente pietrificato.

Harry, d’altro canto, sperava non dicesse nulla. Era già abbastanza stordito così. Quella ragazza non l’aveva mai capita, e nemmeno ne sentiva il desiderio.

Il suo pensiero andò un attimo a Cedric, e al Ballo del Ceppo in particolare.

Era una vita fa, ma lo ricordava perfettamente. Ricordava ancora la morsa che gli attanagliava lo stomaco al pensiero di loro due insieme. Adesso, non poteva fare altro che augurarglielo.

I sentimenti per Cho, così pacati e miseri, erano scomparsi del tutto, rimpiazzati da quelli per Ginny, forti e decisi. Perciò ogni sentimento di gelosia e rancore era scomparso, lasciando il posto a una pura e semplice serenità.

Impercettibilmente si rilassò quando vide in lontananza la sua famiglia. Cominciò ad andare verso di loro, scappando dalle domande che, lo sapeva, frullavano già nella testa della sua migliore amica.

Più si avvicinava, più notava il sorriso infantile che compariva sul volto dei suoi genitori e di tutti gli altri, capendo che quella giornata era stata per loro un ritorno alle origini.

 

 

 

 

 

 

NdA:

 

Ciao a tutti!

Ho aggiornato presto, visto? :D

Lo so, lo so, lo so! È corto e non è nulla di che.

Questo perché è un capitolo di passaggio. Dal prossimo vedremo la vita ad Hogwarts e mi fermerò di più ad analizzare la mente dei nostri cari personaggi! Ovviamente ci saranno capitoli dedicati alla vita fuori da Hogwarts… ma procediamo per gradi!

Innanzitutto, volevo avvisarvi che io non mi dilungo molto, quindi non posso promettervi di realizzare capitoli lunghissimi… ma posso provarci, assolutamente! :D

 

Allora, parlando del capitolo nello specifico.

Vi faccio notare:

-          Il rapporto tra Harry e Ginny;

-          Le parole di Remus. Che lavoro farà? Indovinate un po’! secondo me si è già capito ahahah;

-          Gli sguardi che si scambiano all’inizio e i piani di Ginny e George;

-          L’incontro con Cho!

 

Allora, non c’è nulla di che qui, ma ho comunque voluto accennare qualcosa di ciò che vedremo nei prossimi capitoli, giusto per andare un po’ avanti e cominciare davvero questa storia!

Non so se vi siete resi conto, ma sto allungando anche le note. Questo perché da lettrice quale sono ho sempre voluto conoscere la Rowling, e quindi immagino che sia giusto che la persona che sta scrivendo questa storia, cioè io ahah, conosca meglio chi la legge, segue, preferisce, recensisce!

Io non so davvero come ringraziarvi! Mi state dando un appoggio così grande che mi fate venire ancora più voglia di scrivere! Grazie infinite! Grazie, grazie, grazie, GRAZIE!!!!

Spero di non deludervi con il tempo. Di sicuro m’impegnerò sempre di più, per migliorare e per regalarvi capitoli sempre più belli!

 

Prima di salutarvi, vi dico un’ultima cosa, piccola piccola!

Questo è il mio quinto anno, perciò scriverò appena ho il tempo! Io mi collego ogni giorno su EFP, in modo tale da rimanere sempre aggiornata e di ricordarmi il mio impegno!

Inoltre, volevo anche dirvi che ho scritto questa storia con il sottofondo Tenerife Sea di Ed Sheeran, che io adoro!!! *-*

Lo so che non v’importa, ma io lo dico lo stesso!

Spero di sentirvi in molti, spero che vi ricordiate ancora di me, e spero di essere entrata nei vostri cuori come sono riuscita a fare in passato!
Grazie ancora di tutto…

Un abbraccio

Eles

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Capitolo 8
*** Fra lettere e gelosie. ***


OTTAVO CAPITOLO

 

 

L'Hogwarts Express era fumante come sempre e aspettava di accogliere la fiumana di maghi che si era riversata nella stazione di Kings Cross quella mattina. C'era chi approfittava degli ultimi cinque minuti a disposizione per salutare i propri parenti, chi arrivava con il fiatone, sospirando sollevato per essere arrivato in tempo, chi cercava il proprio animaletto scomparso e chi si era già posizionato bellamente in uno scompartimento.

Gli sguardi di tutti, però, erano puntati su due famigliole poco lontane. La gente cercava di non farsi notare e di vedere con i propri occhi i maggiori esponenti della Guerra. La famiglia Potter e i Maladrini erano distaccati dalla famiglia Weasley e scherzavano bonariamente, fino all'ultimo rintocco.

Ginny, a qualche passo di distanza, aveva notato le spalle afflosciate di Harry, e capiva perfettamente la sua poca voglia di allontanarsi per mesi da casa. Anche lei, nonostante fosse eccitata per il suo ultimo anno, avrebbe voluto passare più tempo assieme alla sua famiglia. Quelle vacanze estive erano state prive della solita allegria e fin troppo brevi. Nonostante Molly Weasley avesse riempito ogni singolo giorno di festicciole e manicaretti, avrebbe voluto stendersi un attimo e respirare l'aria nuova che li circondava. Per Harry, poi, quella sensazione era accentuata ancora mille volte. Come ci si poteva allontanare dai propri genitori dopo diciotto anni senza di loro? Era un controsenso.

D'altra parte era felice di poter passare quell'anno insieme a lui, una delle poche consolazioni al ritorno a scuola, seconda solo alla presenza di Fred. Il fratello era poco lontano da lei e, come sempre, faceva battutine idiote, seguito prontamente da George. Sospirò sonoramente, attirando gli sguardi dei due.
"Cosa c'è sorellina?" Disse George, quasi premuroso.
"Niente, mi chiedevo da dove abbiate preso la stupidità."
I due ghignarono in modo preoccupante, ma che non intimidì Ginny.
"Dici adesso così. Quest'anno non sai cosa ti aspetta!"
Fred e il suo ottimismo. Oh caro mio, vedrai invece cosa aspetta te! Ghignò lei a sua volta.
"Voi due non farete proprio niente, a meno che non vogliate che venga a scuola a tirarvi ogni capello uno per uno!" Per loro sfortuna, Molly aveva sentito quello scambio di battute e li osservava con un cipiglio severo e spaventoso. Questo bastò a zittire i gemelli e a far ridere tutti i presenti.
Al momento dei saluti, però, l'atmosfera allegra scomparve come fumo, lasciando il posto a una più tesa e malinconica. Dopo che Arthur si fece promettere di ricevere almeno una lettera a settimana ("soprattutto tu, Ron!"), tra lacrime e abbracci si separarono tutti, e i sei salirono sul treno, alla volta di Hogwarts.

Con un cenno del capo si misero tutti alla ricerca di uno scompartimento libero. Sembrò quasi che tutti gli occhi dei presenti fossero incollati al finestrino, mentre aspettavano il loro passaggio. Questo fece innervosire non poco Ginny, che non mancava mai di mandare qualche occhiata omicida qua e là, facendo ritirare quei visi curiosi al loro posto. Trovato uno scompartimento tranquillo per tutti, si sedettero già sfiniti.
"Spero non sia così tutto l'anno." Sospirò malamente Hermione.
"Fidati Hermione, si stancheranno presto." Harry, di malavoglia, cominciò a guardare fuori dal finestrino, ormai indifferente alla gente ficcanaso.
Le sue parole furono seguite dal solo silenzio. Ognuno di loro era perso nei suoi pensieri, pieni della solita trepidazione che contraddistingue un nuovo anno ad Hogwarts.
I gemelli si guardavano ogni tanto, forse confermando l'uno le considerazioni silenziose dell'altro. Entrambi non credevano di poter provare di nuovo quella sensazione.
Hermione si arrotolava distratta una cioccia dei suoi capelli, riflettendo sul posto in cui stavano tornando, teatro di battaglie, bugie, amori e amicizie.
Harry pensava agli ultimi saluti, Ron a quelli che sarebbero venuti.
E Ginny si guardava intorno, carpendo ogni pensiero e facendolo suo.
Quel silenzio, innaturale fra di loro, fu interrotto dalla porta che sbatteva. Tutti trasalirono, e le loro mani andarono alle bacchette. Harry credette per un solo secondo che fosse la solita visita d'inizio anno di Draco Malfoy e dei suoi compari.
Non poteva che essere più in errore. Romilda Vane, felice della sua entrata a effetto, aveva posato il suo sguardo su Harry immediatamente, si era schiarita la voce e aveva cominciato a parlare con un tono estremamente fastidioso.

"Volevo avvisare Hermione Granger e Ginny Weasley che sono attese nello scompartimento dei Prefetti fra mezz'ora. Immagino sappiate di essere diventate Capiscuola."
Le due si guardarono stranite, ma fecero finta di nulla. Annuirono e la ragazza bruna se ne andò.
"Capiscuola? Parlava sul serio?" Fred era quasi inorridito.
"Ginny, ma cosa ti prende? Prima Ron, poi tu. Dovreste seriamente vergognarvi!" Lo incoraggiò George.
"Silente forse è diventato suonato. Si è dimenticato di dirci questo piccolo particolare." Ginny aveva un'espressione contrita, quasi a voler scacciare un brutto pensiero.
Hermione, invece, era il volto della gioia. "Ci speravo così tanto! Pensavo avessero scelto qualcun altro!"
Harry e Ron scoppiarono a ridere, aspettandosi la sua reazione.
"La solita Hermione." Ron scosse la testa.
"Oh, Ron sta' zitto! Non puoi capire." Harry imitò la voce altera di Hermione, e tutti risero, finalmente alleggeriti dalle preoccupazioni e pronti a cominciare un nuovo anno.

 

Si sentì scuotere un attimo, e i suoi sogni su Thestral e fiori parlanti furono interrotti. Aprì piano gli occhi e vide Ron sorriderle gentilmente.
"Dovresti cambiarti, Herm. Siamo quasi arrivati."
Lei sorrise. "Grazie, Ron. Ora lo faccio."
Qualcosa dentro di lei si mosse e si alzò in fretta per prepararsi. Mentre si dirigeva verso il bagno per cambiarsi, la prese una strana agitazione. Gli occhi azzurri e vispi di Ron l'avevano per un momento spiazzata e il cuore le era tremato per lo spazio di un secondo. Abbassò lo sguardo tristemente, apparentemente senza nessuna ragione al mondo.
"Devi cambiarti anche tu?" Una voce sognante la richiamò alla realtà. Luna, con degli strani ferretti in alluminio fra i capelli, la stava sicuramente fissando da un po' e stava facendo qualche congettura sui Gorgosprizzi che le popolavano i riccioli ribelli.
Hermione, abituata a queste sue dolci stranezze, decise di ritornare in se stessa. "Sì, ma il bagno è occupato. Dov'eri? Pensavo saresti venuta a trovarci con Neville."
Lei guardò in aria, trovandoci qualcosa di estremamente interessante, che Hermione non seppe cogliere. "Sono passata, in realtà. Tu dormivi come un ghiro."
"Capisco." Si diede mentalmente della stupida.
La porta si aprì e ne uscì una ragazzina con i capelli scurissimi, neri quasi come la pece, che alla vista delle due sobbalzò. Guardò prima una e poi l'altra con gli occhi sgranati in modo deferenziale. A Hermione quello sguardo non piacque per niente, ma decise di esserselo solo immaginato.
La ragazzina arrossì pian piano e, prima che una delle due potesse dirle qualcosa, borbottò qualcosa e scappò via. Luna osservò il tutto come se fosse solo un piccolo dettaglio di qualcosa di insignificante e fece spazio all'amica per farla passare. Hermione le rispose con un cenno ed entrò.

 

Hagrid agitava la manona, felice come non mai, salutandoli allegramente, curandosi poco di tutti i ragazzini del primo anno che lo aspettavano in gruppo. I ragazzi risero e andarono verso le carrozze. I Thestral, imponenti come sempre, si stagliavano nella scura notte come se fossero ombre oscure. Cavalieri nella notte aspettavano qualcun altro da trainare. Harry sorrise, memore della loro gentilezza e dolcezza, e ripensando per un solo attimo all'esperienza al Ministero, tre anni prima.
Scosse la testa, scacciando via i brutti pensieri, e sorrise tra sé. Si girò verso Ginny e le sfiorò la mano, a ricordarle la sua presenza. Lei dapprima lo fulminò con lo sguardo, poi gli sorrise furbescamente e salì sulla carrozza. Il suo cuore ballò la macarena nel petto, come sempre quando c'era lei, e la seguì in fretta. Si rese conto che era l'ultimo a salire e fece un cenno di scuse.
"Il principino si fa attendere sempre." Lo sfotté George.
"Oh, ma sta' zitto." Rispose seriamente, ma scoppiò a ridere subito dopo.

Entrare di nuovo dal Portone della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts fu un'emozione enorme per tutti coloro che avevano partecipato alla Guerra e per chi aveva dovuto affrontare le angherie dei Carrow l'anno precedente. I quadri risuonavano di vita e non facevano che urlare saluti agli studenti e a gesticolare come matti. Harry rimase incantato quasi come la prima volta e non faceva a meno di sorridere. Ron scoppiava a ridere per qualsiasi cosa, soprattutto alla vista di Sir Cadogan che faceva delle avances a delle ragazzine del terzo anno. S'incamminarono in fretta nella Sala Grande, trepidando per il gustoso banchetto che li aspettava.
La Sala, dal canto suo, sembrava risplendere cento volte di più di quanto avesse mai fatto, e la stessa luce era presente negli occhi del Preside Silente, finalmente tornato al posto che gli spettava, mentre osservava uno per uno ogni alunno che si sedeva al proprio tavolo.
I sei si sedettero subito al loro posto, ammirando il cielo stellato sopra di loro. Quella era una di quelle magie che più era mancata a tutti loro. Stavolta non c'era nessuna battaglia a incrinare quella tranquillità.
Sembrava che ogni Grifondoro non vedesse l'ora che arrivassero i Weasley, Harry e Hermione. Seamus, Dean e Neville smisero di ridere tra di loro alla loro vista e si gettarono subito su Harry e Ron, stritolandoli. Calì e Lavanda, invece, si avvicinarono timidamente e abbracciarono Hermione, che fece una faccia buffa, a metà fra il sorpreso e il compiaciuto.
La Guerra cambiava le persone ed era capace di far nascere amicizie improbabili, come quella.
Ginny si avvicinò alle sue compagne e le abbracciò una per una allegramente, per poi allontanarsi e sedersi vicina a Fred.
Terminati i saluti e raccontate le ultime novità, il Portone si aprì, lasciando passare i primini, impauriti ed estasiati, pronti al proprio Smistamento.
Il Cappello, ancora in vita nonostante le fiamme appiccate da Voldemort, sembrava lo stesso di sempre. Si schiarì la voce e cominciò la sua allegra filastrocca:

Benvenuti a voi, primini,
siete ancora dolci bambini.
Con le vostre guance paffutelle
e gli occhi pieni di stelle,
aspettate trepidanti
che la smetta con i miei canti.
Tranquilli, adesso vi smisterò
e nelle vostre rispettive Case vi manderò.
Grifondoro, con le sue fauci aperte e il suo coraggio
vi aspetta, affinchè diventiate del sole un raggio?
O Serpeverde, astuzia e spavalderia
fan di questa Casa una badia!
O Tassorosso, dove la bontà regna sovrana
e la tristezza è lontana?
Oppure andrete a Corvonero, dove si sa tutto,
i voti innanzitutto!
Adesso, state calmi, mi silenzierò
e qui sopra vi aspetterò!

Un applauso fragoroso partì dai quattro diversi tavoli, e il Cappello rispose inchinandosi verso ognuno di loro.
Dopo circa mezz'ora e la fine dello Smistamento, finalmente, il Preside diede il via al banchetto e le tavolate si riempirono il doppio del solito, e tra un pasticcio di carne e una torta di melassa, si riempirono anche le pance di ognuno di loro.
Quando tutti furono così sazi e assonnati a tal punto da addormentarsi sulle sedie, Silente si alzò e si schiarì la voce, imprimendo immediatamente il silenzio in tutta la Sala.
"Bentornati ai vecchi e benvenuti ai nuovi! Spero davvero che la cenetta che hanno preparato gli elfi sia stata di vostro gradimento. Di sicuro ci hanno messo tutta l'anima per prepararla, dopo l'anno passato. Sono felice di essere di nuovo qui a intorpidirvi ancora di più con i miei discorsi da vecchio sconclusionato, soprattutto sapendo che nessuno di voi deve tener duro contro una perdita o una sconfitta. Le novità le lasceremo a domani mattina, quando sarete abbastanza svegli da carpirle. Per ora, voglio solo dare il benvenuto a due nuovi professori che, insieme, insegneranno Difesa Contro le Arti Oscure, Gideon e Fabian Prewett!" Un applauso fragoroso scoppiò dai quattro tavoli, seppur in minoranza da Serpeverde. Harry notò che le loro facce erano molto meste e spaventate, invece che superbe come le ricordava. La maggior parte dei familiari dei Verdeargento erano ad Azkaban da almeno un mese e forse questo aveva fatto abbassare loro la cresta. La testa biondo platino di Draco Malfoy era rivolta verso il basso, quasi indifferente al mondo circostante.
Intanto, tutti intorno a lui sembravano a un metro da terra e commentavano l'assunzione di quei due scalmanati come professori di Difesa.
"Non ci posso credere. Ho sempre pensato che Silente fosse pazzo, ma dare un incarico a quei due è veramente da matti da legare!" Disse Ginny, con un sorriso accennato.
"Sarà meraviglioso!" Puntualizzò Ron.
"Sarà divertente. Gli ultimi insegnanti non lo erano poi così tanto." Rise Neville.
Al che, Ginny capì perfettamente le ragioni di Silente e la sua espressione divenne forte e sicura. "Hai proprio ragione."
La voce di Silente e il suo sorriso benevolo riscossero poi la Sala. "Bene, siamo tutti contenti di avervi con noi! Vi auguro una buonanotte e vi ricordo che la felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce. E così è successo, alla fine. Fate dei dolci sogni, Op Op!"
Si allontanò dal suo scragno e tutti applaudirono, guardandosi l'uno con l'altro con un nuovo vigore nelle membra.

 

Il mattino dopo sembrò a Ron il giorno di Natale. Svegliarsi nel letto a baldacchino del suo dormitorio fu una carezza dolce sul viso, e ciò lo fece sentire carico e pronto ad un nuovo (e ultimo) anno. Si alzò piano, mormorò un "Sonorus" e si schiarì la voce.

"SVEGLIAAAAA!!! BRUTTI GRIFONDORO USCITE IL VOSTRO CORAGGIO E AFFRONTATEMI!"

All'unisono, gli altri sei (compresi Fred e George ovviamente!) si alzarono spaventati e cruciarono con lo sguardo l'idiota che li aveva svegliati. Si lanciarono un'occhiata fra di loro e si avvicinarono piano a Ron, brandendo i loro cuscini come se fossero armi letali.
Questo bastò a spaventarlo, e subito prese i suoi vestiti e corse in bagno, inciampando nei suoi stessi piedi.
Dopo svariate minacce, poste a turno da tutti i Grifondoro del settimo anno, scesero a fare colazione. Hermione e Ginny erano già lì che confabulavano, osservando i posti vuoti dei loro compagni con disapprovazione.
"Che avete tanto da borbottare?" Disse Harry con l'affanno, lasciando un veloce bacio sulle labbra di Ginny.
"Niente, ci chiedevamo che fine aveste fatto." Rispose Hermione, inarcando le sopracciglia.
"Sono sempre nei tuoi pensieri, eh Hermione?" Non sapeva da dove fosse sbucata la voce di Fred in quell'ammasso di corpi, e questo la disiorentò.
"Certo, come no." Lo sentì ridere e poi si rese conto che era proprio dietro di lei. Arrossì imbarazzata e deviò il suo sguardo.
Ron, alla loro vista, aggrottò sospettoso le sopracciglia, ma non disse nulla. Preferì rimanere imbronciato per i minuti restanti, fino a quando la McGranitt non decise di prendere la parola.

"Bene, ragazzi. Il Professor Silente è dovuto andare al Ministero della Magia per una questione urgente, perciò sarò io a darvi le comunicazioni per questo nuovo anno. Come credo abbiate notato, le stanze sono più grandi. Visto che molti di voi non hanno concluso il loro ultimo anno, abbiamo deciso di formare classi più numerose, invece che tante di poche persone. A breve vi distribuirò i vostri orari. Se ci sono cambiamenti in merito alle lezioni che volete seguire, se possibile, verranno modificati. Buon primo giorno a tutti." Sbrigativa scese gli scalini e si avviò verso il tavolo di Grifondoro mentre, Harry notò con la coda dell'occhio, gli altri professori si avvicinarono a quelli delle altre classi. Ci volle un po' ma, quando la McGranitt arrivò al settimo anno, scoccò uno sguardo severo a tutti loro.
"Quest'anno avrete i M.A.G.O., perciò non tollero errori di nessun genere, nè futili distrazioni. - guardò attentamente i gemelli - Ora, appena vi chiamerò prendete i vostri orari e controllateli. Potter volevo avvisarti che sei di nuovo il Capitano di Grifondoro. Mi aspetto di vincere la Coppa del Quidditch quest'anno."
Harry, sorpreso, si aprì in un sorriso di gioia. "Ci può contare professoressa! Fisserò le selezioni in questi giorni."
Lei, dal canto suo, gli sorrise benevola e con una punta di orgoglio nella luce del suo sguardo.
“Bene! Volevo farti notare che, se tu fossi ancora dell’idea di diventare un Auror, puoi frequentare tutti i corsi. Sono stati tenuti in conto i voti dei G.U.F.O. per tutti, visto che al sesto anno, con il funerale…” Si bloccò un attimo, respirò profondamente e riprese il suo discorso. “Bè, se c’è qualche problema fatemelo sapere. Buona giornata a tutti voi. Ci vediamo nel pomeriggio.” Sbrigativa si allontanò e uscì dalla Sala Grande.
Harry la seguì con lo sguardo un po’ tristemente. Le ferite erano ancora aperte anche per lei.
Abbassò lo sguardo e lo fissò sul suo nuovo orario. Quel giorno aveva Incantesimi, Pozioni e Trasfigurazione.
Un po’ pesante come primo giorno, ma poteva andare. Rimase un po’ deluso vedendo di dover aspettare il giorno successivo per frequentare la lezione di Difesa.
“Andiamo?” Ron tossicchiò al suo fianco, e annuì. Tutti insieme si avviarono verso l’Aula del Professor Vitious, che li aspettava con impazienza e batteva le mani dalla sua sedia ingigantita.
“Forza forza! Non voglio ritardi! Quest’anno avete i M.A.G.O. e dovete darvi da fare!” Squittì in modo imponente l’ultima frase, cosa che non si crederebbe possibile osservando la sua stazza.
Si prospettava per tutti loro una giornata piena di raccomandazioni e ansie per i nuovi esami, ma nessuno, stranamente, si scoraggiò.


Subito dopo la cena, tutti si riunirono in Sala Comune, nella loro postazione preferita: vicino al camino. Ron notò i vari studenti fissarli insistentemente, come se si aspettassero un crollo nervoso o qualche magia fuori dal comune.
“Hermione, perché non togli qualche punto a tutti quelli che guardano? Ne ho piene le scatole.” Si rivolse brusco verso di lei, immersa quasi interamente nella lettura di un tomo enorme.
“Non posso togliere punti per queste stupidaggini, Ron.” Rispose lei sbrigativa.
“Allora lo faccio io. – Ginny s’intromise con una luce folle negli occhi e si rivolse a coloro che, nonostante tutto, continuavano a guardarli. – Ehi voi, 10 punti in meno a ognuno di voi, e farete meglio a smetterla di fissarci, altrimenti vi do una punizione che neanche immaginate. Non me ne frega niente di togliere punti alla mia stessa Casa, chiaro?”
Quelli annuirono spaventati e rimpicciolirono sotto il suo sguardo.
Harry e Ron ridacchiarono soddisfatti, mentre Hermione accennò un sorriso, senza alzare lo sguardo né rimproverarla come suo solito.
Fu allora che sentirono un picchiettare insistente sulla finestra lì vicino.
“Edvige!” Harry si alzò in fretta e la fece entrare. Lei, dal canto suo, si posò elegantemente sulla poltrona e allungò due lettere verso di lui.
Harry le prese, ringraziandola con un buffetto, e notò che una era da parte di sua madre. L’altra, invece, era di Cho. Ginny, che si era accorta del suo cambio di espressione, assottigliò lo sguardo.
Harry, però, aprì immediatamente la lettera della madre, evitando il suo sguardo.

Caro Harry,
Come vanno le cose a scuola? Il primo giorno è stato pesante?
Qui tuo padre mi sta facendo impazzire! Come al solito, dirai. Ma ti assicuro che è peggiorato di gran lunga da quando te ne sei andato ieri. Lo credevo impossibile, eppure è così!

L’addestramento sta andando bene, a sentire lui. Anche se con l’ottimismo che si ritrova è difficile che qualcosa possa andare storto. Sembra che viva nel Paese dei Balocchi.

Ciao Harry, come stai? Tua madre esagera sempre! Io e Sirius abbiamo fatto scintille oggi. Siamo i migliori combattenti in circolazione, parola mia! (E la parola di un Potter è sacra, lo sai!)

Ben detto Ramoso! Lils non capisce un accidente di niente! Sono a casa Potter stasera. Credo di aver rovinato una serata romantica, ma poco male. In cambio ho mangiato tutti i manicaretti di tua madre. Remus ti saluta, anche se non è qui! Lo vedrai presto, ti sorprenderà!
Felpato non anticipare nulla! Non fare il guastafeste! Harry, non credere a nulla di ciò che ti dice. Comunque tua madre sta cercando di riprendersi questa lettera ed è alquanto spaventosa, perciò ti saluto! Ci sentiamo presto figliolo! Ti saluta anche quel cagnaccio di Sirius!

Tesoro scusali. Sono iperattivi e io non li sopporto più! Fammi avere presto tue notizie, ci conto!

Voglio sapere tutto sulle tue giornate ad Hogwarts, sia chiaro!
Un abbraccio da tutti noi,

ti vogliamo bene.

 

La tua mamma

 

 

Harry sorrise dolcemente e ripose con cura la lettera nel mantello. Poi si decise a prendere l’altra, decisamente più breve.

 

Ciao Harry,

Come stai? Mi ha fatto tanto piacere vederti a Diagon Alley, qualche giorno fa…

Speravo di rivederti a Hogsmeade, appena avrai tempo e se vorrai.

Mi manca esserti amica. Fammi sapere presto, ok?
Cho

 

 

“Chi è?” Disse allora Ginny, quasi indifferente.

Le passò allora la lettera, un po’ spaventato dal tono di voce che aveva usato.

La lesse senza alcuna espressione sul volto e gliela ridiede con un sorrisetto. “Bene. Vediti con lei se ci tieni. Io vado a letto, buonanotte.”
Si alzò in fretta e se ne andò.

Harry rimase interdetto, non sapendo cosa fare.

“Ma…” Balbettò, cercando risposta negli altri due. Ron sembrava stranito quanto lui, mentre Hermione lo guardava quasi con compassione.

Sospirò. “Vado da lei. Buonanotte!”

Rimasti soli, Harry si voltò verso l’amico. “Ma che succede? Che ho fatto?”

“Non lo so, amico. Credo sia più facile rintracciare gli Horcrux che capire cosa passa nella mente delle ragazze!”
Ed Harry capì che non si riferiva solo a ciò che era appena successo.

 

 

NdA:

 

Salve a tutti!
Vi ricordate di me e della mia storiella?
spero di sì! Se così fosse, sarei la persona più felice sulla faccia della Terra!
Comunque, per quanto riguarda il capitolo, ecco le mie considerazioni:

·         Remus non è diventato professore di Difesa. Ho pensato che fosse decisamente troppo scontato, perciò gli darò un altro compito!

·         Si affacciano le prime gelosie e le prime insicurezze fra Harry e Ginny, ma non solo fra di loro. Ricordate che vi avevo detto che fra Ron e Hermione la situazione non fosse del tutto chiara? Ecco!
Non so ancora chi Hermione sceglierà, ma situazione dopo situazione scioglierò questo grattacapo!

·         Questo terzo punto, invece, è una richiesta da scrittrice a lettore. Credete che la tranquillità di questa nuova vita sia noiosa? Perché potrei rivoluzionare la storia e scriverla differentemente. Non so ancora come, ma accetto ogni suggerimento!

Detto questo, aspetto i vostri commenti/critiche con ansia! So di avervi fatto attendere, ma vi avevo avvertito… purtroppo ho gli esami di Stato quest’anno e studiare è la mia priorità!
Bene, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto…

Vi mando un abbraccio forte e gli auguri per Pasqua in ritardo!
A presto,

Eles

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Capitolo 9
*** Nuove strade. ***


NONO CAPITOLO

 

 

 

 

Il giorno dopo, Ginny ignorò bellamente Harry, se non per rivolgergli qualche parola durante le lezioni.

Dal canto suo, il ragazzo non le andò dietro. Non capiva cosa avesse fatto di tanto grave da farla infuriare così tanto. Decise, allora, di chiedere consiglio ai suoi genitori, visto che nemmeno Hermione sembrava propensa a spiegarsi.

Ron non la degnava di uno sguardo, portando avanti una completa indifferenza che lo sorprese.

Prima, tra lui ed Hermione vi erano battibecchi continui o, in presenza di una lite, vi era un’insopportabile tensione nella stanza.

Stavolta sembrava che la situazione si fosse capovolta e non riusciva a spiegarselo.

Dopo le due ore di Trasfigurazione, in cui avevano dovuto ripetere tutto il programma degli ultimi due anni, gli aveva chiesto cosa fosse successo e lui aveva semplicemente risposto dicendo: “Ha chiuso la nostra storia, se così si può chiamare, dopo tutto quello che abbiamo vissuto. Le sto dando la mia amicizia, senza riserve, ma non intendo andarle dietro solo per farla contenta.”.

Harry non disse nulla, concordando silenziosamente con l’amico. Nemmeno lui si spiegava perché Hermione, di punto in bianco, avesse mollato. Non dopo aver assistito a quel bacio pieno di promesse che si erano scambiati.

Anche Ron gli chiese di sua sorella, ma Harry si limitò ad alzare le spalle con una faccia mortificata.

“Scriverò ai miei genitori, non si sa mai che loro riescano a capire. Vieni con me alla Guferia?”
L’amico annuì e presero due scorciatoie. Arrivati lì, si sedettero ai poli opposti della stanza, Harry a scrivere e Ron a riflettere.

 

Dopo mezz’ora di silenzio, Harry diede la lettera alla sua piccola Edvige e lei si librò in volo, verso la sua famiglia.

“Sai – disse Ron – non avrei voluto fare il settimo anno. Questo posto mi sconvolge più di quanto sembri.”

Il Prescelto si voltò lentamente verso di lui. Da quando Ron era diventato così riflessivo?

Probabilmente la sua domanda dovette leggersi nei suoi occhi smeraldini, perché l’amico gli sorrise.

“Non puoi evitare di crescere, dopo quello che abbiamo passato. Hermione mi considera ancora il ragazzino che trema davanti a una Pluffa o davanti alla ragazza che vuole invitare al ballo. Adesso sono stanco… Andrò avanti con la mia vita, che lei lo voglia o no.”

Si alzò risoluto, con uno sguardo determinato che poche volte gli aveva visto. Per una volta gli ricordò il bambino di undici anni che si era sacrificato per allontanare Voldemort dalla Pietra Filosofale.

“Io sarò con te, fratello. Com’è sempre stato.” Si sorrisero, complici. “Quest’anno dobbiamo divertirci. Voglio recuperare tutto, e papà e Sirius mi hanno suggerito un po’ di cose.”

Ron rise. “Puoi contare su di me. Com’è sempre stato.”

 

Scendendo dalla Guferia rimasero in silenzio, ma con i sorrisi sulle labbra.

Era da tempo che non passavano un momento così, da fratelli, ed era stato un po’ come ritrovarsi.

L’umore di Harry non scemò nemmeno a Pozioni, anzi. Lui, Ron e i gemelli avevano incantato le pozioni dei Serpeverde, in modo tale da fare tutto il contrario di quello che i loro padroni chiedessero.

Alla fine, la lezione fu sospesa dopo un’esplosione spaventosa e tre verdeargento con la faccia piena di pustole.

Piton li aveva guardati con occhi fiammeggianti, ma non aveva realmente le prove che fossero stati loro, perciò si limitò ad affibbiare ai Grifoni il doppio dei compiti.

La conseguenza peggiore fu la rabbia di Hermione, che cercò in Ginny un supporto. La rossa alzò appena lo sguardo e se ne andò via.

“Harry, amico, perché non vai a parlarle?” George lo guardò divertito, con l’aria di chi la sapeva lunga.

“No, non ho fatto nulla di male. Che dovrei fare?” La sua risposta stizzita fece ridere forte Fred.

“Come vuoi. Vi va di combinare un po’ di chiasso? Siamo al secondo giorno e non abbiamo fatto niente di eclatante. Posso scommetterci il secondo orecchio di George che Silente sta aspettando una nostra mossa.”

Gli altri tre sorrisero sornioni, a conferma.

Dopodichè, si riunirono in un’aula vuota e cominciarono a confabulare.

 

 

Tutto il loro parlare gli fece quasi dimenticare che a breve avrebbero avuto la prima lezione di Difesa dell’anno. Dovettero correre per arrivare appena in tempo.

Entrati nell’aula, un sorriso enorme apparve sui loro quattro volti.

“Ecco gli ultimi. Devo ammettere che vedervi insieme mi spaventa parecchio.”

Remus Lupin era davanti a loro, con gli abiti di sempre, seppur meno consunti (opera di Dora, sicuramente), e gli occhi attenti e brillanti.

“Sei davvero tu il nostro professore? Non mi prendi in giro?” Per poco Harry non cominciò a saltellargli intorno, come un cane che fa le feste e un Sirius natalizio.

“Certo, e se non vi sedete subito dovrò togliervi un po’ di punti. Forza, ho una sorpresa per voi.”

Solo a quel punto si permisero di occupare i loro soliti posti, accorgendosi degli occhi curiosi che li guardavano.

Ron sorrise a tutti, e poi si girò verso Harry. “Cosa pensi che sia? Un creatura oscura?” Indicò un’enorme gabbia in fondo all’aula che si agitava impaziente.

Era tranquillo, Ron, come se niente potesse turbarlo più. Era diventato un uomo… Avrebbe voluto che Hermione se ne accorgesse, prima di commettere irrimediabili errori.

Aveva notato uno scambio di sguardi tra lei e Fred che non gli piaciuto affatto. Che il piano diabolico di Ginny e George fosse andato in porto? Doveva parlarle al più presto, assolutamente.

Loro non sapevano cosa avevano passato tutti e tre in quei sette lunghi anni. Non c’erano.

Una stretta al cuore lo prese, quando i suoi occhi si poggiarono sulla chioma rosso fiammante della sua ragazza. Doveva parlare anche con Ginny.

Remus si schiarì la voce. “Bene, ragazzi. Qui sotto ci sono due creature assai curiose. Sono molto simili, eppure molto diversi. Si sanno divertire parecchio, questo è sicuro. E ne combinano a più non posso. Avete qualche idea di cosa possano essere?” Si vedeva che Lunastorta era divertito. Sembrava stesse per scoppiare a ridere in modo indecente.

Questa volta, nessuno alzò la mano, nemmeno Hermione. La cosa non era solo strana… era inquietante.

“Ragazzi ragazzi, mi deludete parecchio. Bene allora, mettetevi in cerchio. Fuori le bacchette.”

Un brivido di eccitazione scosse la classe.

“Al mio tre toglierò il velo. – la voce di Remus si fece quasi minacciosa. Harry rimase teso, per cogliere qualsiasi rumore. Un presentimento gli fece pensare che il suo vero percorso per diventare Auror stesse per cominciare in quel momento. – Uno, due…TRE!”

Tolse il velo, e ciò che i ragazzi videro li fece scoppiare in una risata che durò minuti.

Al centro della gabbia, ridenti e festanti, c’erano Gideon e Fabian, che si trasfiguravano a vicenda in creature oscene e inguardabili.

Remus era in preda alla ridarella, perciò alla fine furono loro a presentarsi.

“Ciao ragazzi. Io sono Fabian, e lui è..”

“Gideon, e siamo qui per farvi da insegnanti.”

“Ci sarà da divertirsi. Il corso è di Difesa, rivolto a chi vuole imparare a lottare e..”

“Siccome siamo due Auror qualificati, belli e divertenti, diventerete bravi duellanti.”
“c’è però una condizione. Verrete ispezionati, perché il Ministero non vuole nuovi Voldemort all’attacco.”

“Le vostre intenzioni verranno esaminate. Se siete in buona fede potete partecipare.”
“Cominceremo adesso! Sotto a chi tocca!”

In poco tempo si formò una lunga fila. Poterono partecipare tutti all’infuori di tre Serpeverde. La vera sorpresa fu che tra questi non vi era Malfoy. Lui fu ammesso all’addestramento… “Evidentemente ha capito i suoi sbagli.” Bisbigliò Ron, poco convinto.

Si era diffuso un mormorio nel frattempo e, proprio mentre l’ultimo veniva esaminato, i due gemelli cominciarono a parlare.

“Allora, ovviamente gli incontri non saranno durante le lezioni di Difesa, ma il sabato pomeriggio. Cominceremo già da questo e le lezioni avverranno in Sala Grande. Sarete voi assieme ai ragazzi di quinto e sesto anno.”

“Noi andiamo. Ci vediamo presto ragazzi. Non fate troppi danni in questi giorni!”
L’occhiolino di Fabian raggiunse Fred e George, ma sembrava più un invito che un avvertimento.

Il fatto è che Fabian non sapeva che, da quella volta in poi, non sarebbero stati solo i gemelli a divertirsi.

 

 

Dopo una stancante lezione di Difesa che li aveva visti ripetere tutti gli incantesimi di quegli anni, Harry si decise a parlare con Ginny.

Fu il primo ad uscire e fece cenno a Ron di andare. L’amico capì e gli fece un sorriso d’incoraggiamento.

Vide Hermione e Ginny intente a parlare fitto fitto, tanto che quest’ultima non si accorse di chi la stava aspettando.

Solo quando si sentì tirare il polso incontrò lo sguardo magnetico di Harry.

Deglutì e sentì l’amica allontanarsi. Si fece trascinare in un’aula vuota senza apparentemente porre resistenza, ma come si sa i Weasley non sono tanto inclini ad abbandonare il proprio orgoglio in balia dei sentimenti.

Guardò Harry scrutarla in un modo che le fece venire i brividi… in senso buono.

Lei, a sua volta, lo osservò. Si era fatto ancora più alto, e l’uniforme metteva in risalto le spalle larghe. Mai come in quel momento le era piaciuto così tanto, con i suoi capelli spettinati e l’aria risoluta.

Lui era diverso da qualsiasi altra persona avesse mai conosciuto, fino a quando non aveva parlato con i suoi genitori. Quella mattina Harry aveva mostrato la sua aria malandrina, e durante la lezione di Difesa quella seria e coraggiosa… ogni sua sfaccettatura la intrigava in un modo incredibile. Gli anni l’avevano portata ad amarlo sempre di più, invece che dimenticarlo, e non poteva fare a meno di chiedersi come avrebbe fatto in futuro se l’avesse perso. Per questo aveva reagito così male alla lettera di Cho, nonostante la sua intelligenza e sicurezza.

Ma non disse nulla. Aspettò soltanto che lui parlasse… ma anche Harry sembrava preso dai suoi pensieri.

Per un attimo la ragazza si chiese se erano rivolti a lei, ma doveva essere ovvio, visto che erano l’uno di fronte all’altra.

Harry respirò piano, e cominciò a parlare.

“Mi sei mancata oggi. Il non poterti parlare mi ha sfiancato tre volte di più di una giornata di lezioni intensa come questa. Sapere di essere legato in questo modo a te mi fa paura, ma mi sento tremendamente fortunato ad averti incontrata. Non so cosa ho fatto di male, ma ti prego di dirmelo, così posso rimediare.”

Come sempre, Harry era stato capace di farla sentire felice solo con poche parole, così si sentì in debito e decise di sputare il rospo.

“Si tratta di Cho. Non aveva alcun diritto di mandarti una lettera. So che l’avete incontrata a Diagon Alley e che ti ha fatto una corte spietata, perciò il suo casuale invito a vedervi come amici mi ha fatta imbestialire. Come puoi pensare che non mi dia fastidio che il tuo primo amore ti scriva ancora? Se la vedessi ora la ridurrei a pezzetti con le mie stesse mani. Non so nemmeno come ho fatto a passare il controllo per l’addestramento.” Aveva cominciato a parlare gelidamente, ma poi la rabbia si era impossessata di lei e aveva cominciato a urlare senza ritegno.

Harry l’aveva ascoltata senza muovere un muscolo, e poi si era avvicinato a lei, piano, come se temesse di farla scappare. “Non m’importa di Cho. Lei non è mai stata il mio primo amore, ma solo una cotta. Tu lo sei, e voglio anche che tu sia l’ultimo. Non ti basta questo? Non è una dimostrazione sufficiente di quello che provo? È con te che sento di vivere, Ginny. Quando voliamo insieme, quanto di bacio, quando lottiamo, quando ti guardo… sempre. Non è abbastanza?”

Lei cominciò a piangere, un po’ per sfogarsi, un po’ per la felicità.

Fu a questo punto che si abbracciarono stretti, come se temessero di perdersi lontani.

 

 

 

Ron, dopo aver lasciato l’amico al suo destino, si era seduto dietro una colonna che dava sul prato.

Fuori non c’era nessuno e dall’interno nessuno avrebbe mai potuto vederlo.

Si sentiva svuotato e stanco. Mai come in quel momento avrebbe voluto ridere con Hermione, ma non se la sentiva di vivere ancora una nuova delusione.

Il problema era che ogni cosa gli ricordava lei.

Il Platano in fondo gli ricordava il terzo anno e il pugno che aveva tirato a Malfoy.

La casa di Hagrid tutte le volte che andavano a trovarlo e facevano finta di gradire i suoi biscotti.

Il faggio il suo ripasso per gli esami, sfiancante ma efficace.

E tutto, tutto, gli ricordava la guerra, ciò che avevano visto e affrontato, insieme.

E adesso? Lei aveva cancellato tutto, come se niente fosse?

Lui non era l’ultima spiaggia. Era in gamba, era un buon amico e se solo gliel’avesse permesso l’avrebbe amata più di qualsiasi altra cosa al mondo… ma lei non capiva.

Gli sembrò quasi di sentire la sua risata. Addirittura il suo profumo.

Stava veramente messo male o…

“Fred, smettila. Ho una bacchetta e sono in grado di usarla.”
“Che strano, anche io, e so usare incantesimi molto più originali dei tuoi.”

“Ah si? E quali?”

“Vedi, mia bella Hermione, potrei farti cadere ai miei piedi solo con una semplice parola.”

“Sei proprio un ingenuo!”

Ron in quel momento, guardando il suo viso arrossato e il suo sorriso timido, capì che non era Fred l’ingenuo, ma lui, se pensava che ci fosse una minima possibilità che Hermione lo considerasse per quello che era.

Aveva scelto un Weasley, ma non era lui quella persona, e mai lo sarebbe stato.

Lanciò un ‘Silencio’ verso i due e si rintanò nell’ombra.

Per un tempo lunghissimo gli sembrò di non riuscire a respirare. Solo quando sentì una mano sulla spalla e la presenza di Harry vicino a lui, per un brevissimo istante, riuscì a riprendere fiato.

 

 

 

NdA: 

Ciao a tutti! 
è da tanto che non mi faccio viva, lo so. Spero che comunque il capitolo vi piaccia.

Adesso è ufficiale, sappiamo chi è l'insegnante di Difesa (ma a quanto pare la mia scelta è stata davvero scontata!). Vi aspettavate di Gid e Fab, invece?
Spero proprio di no, altrimenti la mia autostima scenderà sotto lo zero!
Non so quando ripubblicherò. Ho delle buone intenzioni, ma non voglio illudere nessuno.

Grazie a chi riprenderà la storia e la leggerà..

Spero di risentirvi in tanti e magari di conoscere qualche nuovo lettore! 

Cosa ne pensate di Ron e Hermione? E di Fred? 
Oggi mi sono voluta concentrare molto su Ron, sulla sua crescita, e sulle paure di Ginny, che non è sempre dura come dà a vedere.

Adesso vado a letto, altrimenti crollo sulla tastiera... e non mi sembra il caso, insomma!
Dolce notte, miei cari lettori.

Nox

Eles  

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Capitolo 10
*** Andare avanti. ***


DECIMO CAPITOLO

 

 

 

Trascorse qualche giorno ed Hermione si sentiva appesantita da qualcosa di inesprimibile.

Non era una sensazione piacevole, ma aveva deciso di ignorarla per non turbare quell’oasi di tranquillità che era diventata la sua vita.

Passava le sue giornate destreggiandosi tra Ginny e le lezioni. Non aveva mai provato l’ebbrezza di una migliore amica. Era sempre stata accanto ad Harry e Ron. Non che adesso non lo facesse… semplicemente aveva trovato qualcuno con cui poter parlare apertamente, senza riserve.

La suddetta amica stava sonnecchiando tranquillamente sul divano. I lunghi capelli rossi le coprivano il viso, ma era sicura avesse un’espressione beata, tipica di tutti i Weasley. Bè, di lei e Ron. Non aveva mai visto gli altri componenti dormire, perciò non poteva esserne del tutto certa.

Lei e Harry avevano raggiunto una fase del tutto nuova del loro rapporto. Lo sentiva quando erano insieme. C’era qualcosa di elettrico che scorreva fra di loro.

Dai gesti, dalle parole, dagli sguardi, si poteva notare come fossero l’una in funzione dell’altro, come uniti da fili invisibili… ogni gesto era consequenziale all’altro, ogni sguardo era un’esplosione.

Hermione, non poteva negarlo, li invidiava enormemente.

Sospirò, e lasciò andare quei pensieri.

Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il suo momento, e fino ad allora avrebbe dovuto concentrarsi su qualcosa di più importante. I compiti.

Era l’anno dei M.A.G.O. e non poteva rischiare la sua carriera solo per qualche pena amorosa.

Dopo aver ridato senso alle sue priorità, riprese il tema di Trasfigurazione che tanto scrupolosamente stava scrivendo.

«Hermione, qual buon vento!»

«Fred.» Rispose lei impassibile, ormai abituata alle sue entrate a effetto.

«è il tema di Trasfigurazione quello?»

Hermione alzò il viso per notare lo sguardo avido di Fred.

«Non te lo farò copiare, te lo puoi scordare!»

Lui, in risposta, sbuffò. «Sei proprio impossibile.» La occhieggiò un attimo, per poi ingaggiare una lotta all’ultimo sangue per avere il tema, dimentichi entrambi di avere una bacchetta a disposizione.

In quel momento, mentre i due ridevano a crepapelle, lei notò Ron passarle davanti e non degnarla di uno sguardo.

Il peso che aveva nel petto si accentuò notevolmente, tanto che per un attimo le mancò il respiro.

«Herm, va tutto bene?»

Non aveva notato che Ginny si fosse svegliata. Forse i loro schiamazzi erano troppo forti, troppo ostentati.

«Ehm, si. – riprese la sua espressione saccente, come se nulla fosse, come se nulla si fosse spezzato dentro di lei. – Ginny – disse con voce solenne – ti affido questo tema. Tu sei l’unica che può controllare Fred Weasley. Io devo andare!»

E corse via, seguita dagli sguardi preoccupati dei due fratelli.

 

 

Dopo quell’episodio, Hermione si buttò sullo studio come se non ci fosse un domani.

Non distoglieva mai lo sguardo da nessun professore mentre spiegava e passava giorni a fare temi su temi, ricerche su ricerche.

Ginny aveva capito che probabilmente prima o poi sarebbe scoppiata e sarebbe andata da lei per dirle tutto ciò che le passava per la testa, perciò evitò di stressarla con domande che, lo sapeva, sarebbero rimaste senza risposta.

L’unica cosa che la fece distrarre fu che, all’inizio di ottobre, ci fu un gran trambusto.

Durante la colazione di un giorno completamente ordinario, una coppia inaspettata entrò in Sala Grande mano nella mano.

Gazza e Madama Pince avevano gli sguardi innamorati di due giovani amanti e tutti, anche i fantasmi, li osservavano storditi.

L’unica a riprendersi fu la McGranitt. «Gazza, per cortesia, ci vuole dire che sta succedendo?»

Lui, con voce emozionata, si girò verso di lei e disse: «Mi sono dichiarato alla mia Madama, e adesso ci sposeremo!»

«Ma questo è fantastico!» Urlò Fred.

«Bisogna festeggiare!» Concordò George.

«Qui ci vuole qualcosa di luminoso.» Aggiunse Harry.

«Ai comandi del Prescelto signori!» Rise Ron, accendendo cinque fuochi d’artificio, di quelli spettacolari dei Tiri Vispi.

La scuola esplose in urla e risate, applausi e balletti improvvisati.

Silente, dall’alto della sua postazione, si godeva la scena e canticchiava un motivetto.

Quando tutto finì e la McGranitt ottenne un po’ di attenzione, si girò verso i quattro che avevano dato il via a quel putiferio. «è tutto molto bello. Peccato che questi due siano sotto l’effetto di una pozione d’amore e io ho il sospetto di chi siano gli autori.»

Lo sguardo di fuoco che gli lanciò non fece intimorire i quattro ragazzi che tirarono fuori l’espressione più innocente del loro repertorio.

«Purtroppo non ho le prove… ma appena le avrò, vi farò vedere io!»

Con l’ombra di un sorriso malcelato, uscì dalla Sala seguita da due confusi innamorati.

«Era questo che mi stavi nascondendo?» Stava dicendo intanto Ginny al suo ragazzo, ridendo a crepapelle.

«Già, ma la McGranitt non sa che abbiamo solo dato una pozione InfondiCoraggio ai due. Questo è tutto frutto del loro amore.» Rispose Harry, accompagnato dalle pacche di Ron, che sorrideva sornione.

Per un attimo il suo sguardo incrociò quello di Hermione e si sorrisero, prima di abbassare la testa ed evitarsi come la peste.

A Ginny questo non sfuggì.

 

 

 

Quando la piccola Weasley si allontanò dallo studio folle di Hermione, inviò un Patronus a George e si sedette in un’aula vuota del quarto piano, mentre aspettava.

«Sorellina, spero per te che sia urgente. Ero nel bel mezzo di un appuntamento galante.»

Lei inarcò un sopracciglio in risposta. «Quando ti deciderai a scrivere ad Angelina? Comunque dobbiamo parlare di Fred e Hermione.»

George, ignorando la prima metà della frase, si sedette sul banco vicino alla sorella. «Sembra stiano facendo le cose da soli, senza l’aiuto di nessuno. Si sono avvicinati molto.»

Ginny, però, non sembrava contenta della cosa. Si mordeva continuamente le labbra e si spostava nervosamente i capelli dietro le orecchie. «è che non credo sia ancora una buona idea. Hai visto Ron?»

George scosse la testa.

«Bè, io sì. È distrutto. È vero, ha partecipato allo scherzo, ma appena si gira verso Hermione sembra incupirsi. Hai notato che non si parlano da giorni? E anche Hermione. Non fa che studiare. E non dire che lo faceva anche prima – George fu bruscamente interrotto ancor prima di parlare – perché non era così esagerata. Si vede che sta male.»

Il gemello rimase in silenzio, forse metabolizzando tutto ciò che Ginny aveva sputato fuori in dieci secondi scarsi. «Cosa pensi dovremmo fare?» Sospirò alla fine.

«Niente, almeno per ora. Mi sembrano abbastanza adulti da sistemare le cose fra loro. Non so se l’hai notato, almeno questo, ma Ron è cambiato.»

«Sì. Non si arrabbia nemmeno più quando lo prendo in giro. Si mette a ridere e mi risponde a tono. Quando mai?» George era sempre più scandalizzato, ma Ginny non era nemmeno lontanamente sorpresa.

«Già… La guerra cambia tutto.»

 

 

 

Come promesso, i due fratelli non s’intromisero negli intricati giri che la relazione tra Hermione e Ron stava subendo, ma mantennero gli occhi aperti in attesa di nuovi sviluppi.

Ad un occhio poco attento poteva sembrare che tutto scorresse liscio, ma in realtà i due in questione non facevano che evitarsi.

Nessuno era abituato a questo. Di solito vi erano forti litigate che sfociavano in giornate cariche di tensione.

Inoltre, sembrava che non solo loro fossero cambiati.

Anche l’amicizia tra Harry e Ron sembrava diversa… più forte e consolidata. Ron, in particolar modo, sembrava aver preso atto di parecchie cose nei mesi passati.

Non era più quel ragazzo impacciato e pieno d’invidia. Le selezioni di Quidditch furono la dimostrazione di ciò.

Harry, come al solito, aveva dovuto mandare via tutte le persone infiltrate e, dopo pochi giri intorno al campo e qualche tiro, aveva riconfermato Ginny, Fred e George, e aveva aggiunto Dean Thomas e un ragazzo del secondo anno, Charlie Vicon come Cacciatori assieme alla ragazza.

La selezione per il portiere si era tenuta per ultima e Ron aveva sbaragliato del tutto i suoi avversari.

Mostrava una sicurezza che difficilmente prima di giugno avrebbe avuto.

Ai complimenti di Harry aveva addirittura risposto dicendo «è una sciocchezza».

In realtà, per Ron non lo era affatto. Questa rappresentava la sua grande rivalsa su tutti coloro che per anni non avevano fatto altro che criticarlo, i suoi fratelli in primis.

Aveva deciso di andare avanti, Ron, e di farlo nel miglior modo possibile.

Non dovette aspettare poi molto.

 

Verso la metà di ottobre, dopo un allenamento particolarmente lungo (dove Harry aveva mostrato la sua vena più sadica, facendoli sgobbare sono una pioggia torrenziale) aveva deciso di fare una capatina nelle cucine nascondendosi sotto il Mantello.

Non era la prima volta negli ultimi tempi, anzi. Appena poteva cercava di ritagliarsi qualche momento per poter stare da solo.

Era così preso dai suoi pensieri che andò a sbattere contro qualcosa e il mantello gli scivolò da dosso.

Per un attimo gli si gelò il sangue nelle vene, pregando intensamente di non essersi scontrato con qualche insegnate.

Solo quando vide la divisa di una ragazza Tassorosso riuscì a tranquillizzarsi.

«Scusami! Non stavo guardando dove andavo!» Si chinò e aiutò la malcapitata a rialzarsi. Osservandola di sottecchi, cercò di ricordare dove l’avesse già vista. Aveva i capelli biondo chiaro e due occhi nocciola molto intensi. Che lo fissavano, un po’ sgomenti.

«Non vorrei sembrarti scortese, ma dove diavolo eri? Ti eri disilluso?»

Il suo tono incredulo fece sorridere Ron, che senza farsi notare aveva già nascosto il Mantello dietro la schiena.

«Ehm, sì. Siamo oltre il coprifuoco, non volevo mi vedessero.» Inventò lui, velocemente.

«Ha funzionato, puoi starne certo.» Sorrise lei.

«Non vorrei sembrarti io scortese, ma dove ti ho già vista? Scusa, ma non ho una buona memoria.» Ron si grattò la testa, un po’ a disagio.

«Ero un’amica di Katie Bell ed ero nell’Esercito di Silente. Sono Leanne Smith. Tu sei Ron, no? Hai fondato l’E.S. assieme ai tuoi amici.»

Per qualche strano motivo, il modo in cui aveva formulato la frase e l’aver omesso volontariamente il nome del suo migliore amico, le sue parole mostrarono quella ragazza sotto una luce diversa.

«Già. Comunque, io…ecco…» Per un attimo perse le parole.

«Oh, scusa, ti ho trattenuto. Ci vediamo in giro ok? Ciao!» Gli sorrise dolcemente ancora una volta e si allontanò velocemente, lasciandolo impalato in mezzo ad un corridoio buio e freddo.

 

 

Harry si stava godendo un momento di riposo sul suo letto a baldacchino, quando venne bruscamente dal Patronus del suo migliore amico.

Vieni alle cucine. Urgente.

Harry, teso come una corda di violino, si alzò di botto e cominciò a correre, ignorando Ginny che lo chiamava preoccupata.

Solo quando arrivò a destinazione, con un fiatone tremendo e le gambe molli, capì che forse aveva frainteso la situazione. Non solo Ron era stravaccato di fronte al camino acceso, circondati da Elfi adoranti, ma si stava abbuffando di tutto ciò che gli capitava a tiro.

«Voglio. Una. Spiegazione.» Disse Harry, con una nota di nervosismo mal celata.

Solo allora l’amico si accorse di lui e scoppiò a ridere. «Scusa fratello. Non volevo farti preoccupare, ma ti devo comunque parlare.» Quando Harry gli si avvicinò dopo aver bevuto parecchi sorsi d’acqua, Ron si rivolse a lui. «Mai sentito parlare di Leanne Smith?»­

Lui aggrottò le sopracciglia in risposta. «Non direi. Perché?»

«Mi ci sono scontrato prima – disse lui, scrollando le spalle – e mi ha incuriosito. Era nell’E.S. e, bè, mi ha parlato in un modo che mi è piaciuto. Senza offesa amico, ma non ti ha nominato neanche una volta e questo mi ha rincuorato un po’.»

Harry, in un primo momento, non seppe cosa rispondere. Aveva notato negli occhi di Ron una luce d’interesse, ma non sapeva come comportarsi.

Sapeva che fra Ron ed Hermione non era tutto chiuso, quindi come poteva spingerlo ad andare avanti?

«Ron ti stai facendo qualche idea su di lei per caso? E Hermione?»

Probabilmente quella fu la cosa sbagliata da dire, perché la sua espressione s’indurì notevolmente. «Hermione niente. Ha scelto quando mi ha lasciato. La guerra è finita e non è tornata da me. Anzi, credo che me la ritroverò come cognata di questo passo, hai notato?»

Harry si era aspettato di tutto, ma sentirlo parlare in un modo così rassegnato e sprezzante lo fece desistere dal suo intento di risolvere i suoi problemi sentimentali. «Se Leanne ti interessa, chiedile di vedervi.»

Non disse quello che realmente pensava… Era più un’invocazione del tipo: Hermione, ti prego, renditi conto di quello che fai.

 

 

 

 

NdA:

 

Ciao a tutti!:)
Lo so cosa state per dire... non ci credo nemmeno io di aver pubblicato un nuovo capitolo così presto!
So bene che è più corto dei precedenti, ma è una scelta voluta.

Nei prossimi capitoli andrò avanti con la storia e non volevo lasciare nulla al caso.
Come avrete notato, mi sto soffermando molto su Ron e Hermione, perchè la loro relazione è complicata (come sempre del resto!).

Hermione è confusa, mentre Ron per la prima volta sa quello che vuole... è diventato un uomo, innamorato e stanco di aspettare!
Prossimamente, rivedremo i Malandrini (in piccola parte) e, soprattutto, Neville.

L'ho trascurato per tutta la storia e penso meriti una considerazione maggiore, voi che dite? E di riflesso ci sarà anche la mia amata Luna!
Bene, dopo le comunicazioni, vi lascio!
Ci rivediamo alla prossima,

Baci

Eles  

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Capitolo 11
*** REVISIONE ***


PRIMO E SECONDO CAPITOLO REVISIONATI!
Ho migliorato la grafica, anche se l'immagine non riesco a farla comparire, purtroppo! Cercherò di risolvere...
Ho deciso di non abbandonare la storia e provare quest'altra via...
Vi avviserò ogni volta che inserirò un capitolo revisionato.
è necessario che li rileggiate per capire al meglio la trama.
Questi capitoli sono rimasti quasi del tutto uguali, ma se noterete ci sono dei riferimenti che faranno capire come andrà la storia.
Spero di essere stata più o meno chiara...
Se avete delle richieste particolari fatemi sapere, cercherò di accontentarvi se fattibili! :)
A presto,
Eles

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