Adolescenza

di DAlessiana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


L’adolescenza è quella fascia d’età che va dai 13 ai 19 anni, dove si è troppo piccoli per fare i grandi e troppo grandi per fare i piccoli. Un periodo fatto di incertezze e confusione ma, dopotutto, è un periodo indimenticabile. (Irv)

Il giovane Brown si avviava felicemente verso il suo armadietto, pronto per iniziare quella fatidica giornata di scuola, per lui era proprio fatidica perché tutto dipendeva dal voto che avrebbe preso nel test di storia, o meglio non tutto, ma il permesso per andare ad una festa dove suo padre non si sarebbe mai sognato di mandarlo, ma dovette scendere a compromessi: se il figlio avrebbe ottenuto la sufficienza nel test di storia allora sarebbe potuto andare alla festa.
“Ephram!” esclamò una voce maschile dietro di lui, era il giovane Abbott seguito da sua sorella, Amy e dal suo migliore amico Colin, che era occupato a stringere tra le braccia Amy, la sua ragazza “Ehi, Bright!” ricambiò il saluto prettamente maschile che facevano ormai ogni giorno, il solito mano mano, pugno pugno “Colin, Amy” salutò con un cenno del capo ed un sorriso i due fidanzati “Ephram” sorrisero loro, tutti e tre erano in fremito aspettavano l’esito che il dottor Brown aveva dato al figlio e ad Ephram piaceva tenerli sulle spine, infatti non pronunciò parola e continuò a riporre i libri nell’armadietto “Ephram…non ci devi dire niente?” chiese l’unica ragazza di quel gruppo bizzarro “In riferimento a cosa?” domandò lui di rimando “Ah, non tenerci sulle spine! Puoi o non puoi venire alla festa di domani sera?” chiese sbuffando Bright “Be’ dopo una lunga serata a parlarne e una specie di litigata sulla fiducia, sono sceso a compromessi con mio padre” rispose il giovane “Sarebbe?” chiese Colin che fino a quel momento non aveva parlato “Se prendo almeno la sufficienza nel test di storia ho il permesso” spiegò, sistemando gli ultimi libri e chiudendo l’armadietto “Ma se la prof ti odia!” lo stuzzicò Colin, scoppiando a ridere “Non mi odia! Semplicemente non le sto simpatico” si mise sulle difensive “E poi se fa un buon test non può dargli una F” si intromise Amy per non far scoppiare una lite “Be’ su questo hai ragione” disse Colin, stringendole la mano “Mi fate salire la nausea” esclamò disgustato Bright, Ephram si limitò ad arricciare il naso “E voi? Avete il permesso?” chiese Colin, trattenendo una risata per la faccia disgustata del suo amico, come risposta ottenne un silenzio tombale da parte dei due fratelli “Ragazzi ancora lo dovete chiedere?” domandò Ephram incredulo “Be’ il posto è un po’ pericoloso e…” “E secondo voi perché ho dovuto litigare con mio padre per il permesso?!” li interruppe il giovane Brown un po’ irritato, gli avevano messo fretta nel parlare col padre e adesso erano loro che non sapevano se potevano o meno andare  “Aspetta ad aggredirci!” sbottò Amy “Semplicemente ancora dobbiamo parlare con i nostri genitori, ma sicuramente ce lo daranno!” esclamò Bright per tranquillizzare i due amici, ma ne lui e ne Amy erano convinti di ottenere il permesso.
“Allora ragazzi come promesso vi ho riportato i vostri test” annunciò la signora Roland con un sorrisetto maligno “Mi fa paura quando sorride così” sussurrò Colin ad Ephram che si trovava davanti a lui “E’ il tipico sorrisetto maligno che hanno tutti i professori quando riportano i voti, come a dire mi piace mettervi nei guai con i vostri genitori, dandovi dei voto orribili” sussurrò Ephram con la sua espressione impassibile “Che, probabilmente, neanche meritiamo” aggiunse Colin ed entrambi soffocarono una risata. “Quando avete finito di ridere voi due, potete dare un’occhiata ai vostri disastrosi test” disse beffarda l’insegnate consegnando i lavori ai due ragazzi “Disastrosi, ma cosa?” disse tra sé Ephram, rimanendo incredulo davanti al foglio che portava il suo nome con una F rossa in alto che attirava l’attenzione dato che il colore della penna usata del ragazzo era nero “Mio padre mi uccide, letteralmente!” esclamò sconsolato Ephram, facendo testa e foglio “Be’ non ci voleva proprio” disse l’amico dietro di lui “La festa me la posso anche dimenticare” aggiunse.  La campanella segnò la fine dell’ora “Ragazzi ricordatevi di portarli firmati domani” disse l’insegnante, sedendosi dietro la cattedra “Be’ puoi anche non dirglielo” propose Colin “E come faccio se li vuole firmati entro domani?” chiese Ephram, sconsolato “Falsifica la firma” rispose semplicemente il giovane Hart “Sì così se lo scopre mi uccide non una, ma due volte! Sei pazzo!” esclamò il ragazzo, mettendo il test nello zaino e uscendo dall’aula “Allora esci di nascosto” “Impossibile, Delia sta male e mio padre sta sempre nella sua stanza che è proprio affianco alla mia, se esco di nascosto se ne renderà conto” disse, andando verso l’armadietto e sbattendogli la testa contro “Quale dramma affligge la vita di Ephram adesso?” domandò in tono scherzoso Bright, allontanando il suo amico dall’armadietto “Questo dramma!” esclamò buttandogli il foglio in faccia, Bright lo prese tra le mani ignorando il tono acido dell’amico “Oh questo sì che è un bel guaio” disse dopo aver letto il brutto voto sul test “Già” sospirò il ragazzo “Gli ho consigliato di falsificare la firma ma non ne vuole sapere!” esclamò Colin, Ephram riprese il foglio per riporlo nello zaino “Be’ la firma di tuo padre è facile, puoi dirgli che hai preso un bel voto tanto la vostra insegnante è l’unica tanto sadica da rivolere i test firmati” aggiunse Bright, ridendo per l’ultima sua affermazione “D’accordo, firmerò io al posto di mio padre, ma solo se voi ottenete il permesso” disse il ragazzo “Okay, passo da te oggi dopo aver chiesto ai miei e se otterrò il permesso, cosa che accadrà sicuramente, ti aiuterò con la firma” affermò il giovane Abbott porgendo la mano per sigillare il patto, Ephram la strinse.


-Questo è il primo capitolo di una mia personale visione dei fatti, non so se piacerà o meno, ma volevo tentare. 
Sarei felice di sapere cosa ne pensate, grazie anche solo per aver letto! <3 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Un amico vero ha il potere di penetrare la scorza del nostro cuore e permanere con la definitività di una conquista che non ci verrà più tolta. Non occorrono accorgimenti astuti o strategie particolari. Il legame si costruisce poco alla volta, come un puzzle che, tassello dopo tassello, viene completato con la costanza di chi agisce senza la frenesia di ottenere un risultato immediato. (Irv)

“Bright che sorpresa!” esclamò Andy dopo aver aperto la porta al nuovo ospite “Salve dottor Brown, Ephram è in casa?” chiese il ragazzo, rimasto sulla soglia della porta “Certo, te lo chiamo subito, intanto entra che si gela fuori” rispose il medico, facendo spazio per farlo passare. 
“Ephram!” urlò verso le scale e quasi ruppe il timpano al giovane che era appena entrato, il diretto interessato scese di corsa per andare a vedere cosa volesse il padre “Oh, ciao Bright” salutò il ragazzo “Be’, papà noi andiamo in camera, dobbiamo studiare” aggiunse, per sfuggire al più presto dalla visuale paterna.
“Studiare?  Potevi trovarti qualche scusa migliore!” esclamò il giovane Abbott, scoppiando a ridere “Mio padre appena sente la parola studio mi lascia in pace finché non esco dalla stanza, quindi è la migliore” rispose sfacciato il proprietario della camera “Se lo dici tu” disse Bright, mettendo le mani in segno di arresa.
“Allora? Tu ed Amy avete o no il permesso?” domandò incuriosito Ephram, mentre tirava fuori dalla borsa il suo disastroso test, del quale sperava che il padre non venisse a conoscenza “Be’ anche mio padre era contro” rispose l’amico, fingendo una faccia sconsolata, l’altro ragazzo sbuffò nervoso “Ma appena ha sentito che tuo padre ti aveva dato il permesso magicamente ha cambiato idea!” esultò il riccio “Mio padre allora serve a qualcosa, dopotutto!” ridacchiò Ephram, assestando un pugno scherzoso all’amico per lo scherzo che gli aveva rifilato “Mi hai fatto prendere un colpo, idiota!” lo accusò “Be’ non era poi la fine del mondo se non venivamo” rispose lui, scaraventando sul letto il suo avversario “Sì che lo era! Mio padre veniva a sapere del voto ed io finivo in punizione” sbuffò Ephram, tirandosi su “Oh, poverino finiva in punizione” fece il verso Bright “Spiritoso!” esclamò l’altro.
Ad ogni modo i due amici si misero all’opera per fare una firma che, almeno, si avvicinava a quella del dottore e più passava il tempo, più Ephram era convinto che se il padre l’avesse scoperto lo avrebbe rinchiuso in casa a vita!
***
“Che ne dici di questo?” chiese Laynie all’amica, mentre sfilava con indosso l’ennesimo vestito di quella giornata “E’ carino, ma se vuoi far colpo su Ephram non è il massimo” la stuzzicò Amy, ridendo “Li ho provati praticamente tutti!” si lamentò, ci teneva ad essere bella per il suo Ephram aveva molto in comuno e quei pochi giorni che aveva passato con lui erano stati stupendi.
Amy si alzò dal letto e andò a rovistare nell’armadio dell’amica che era in un disordine sovraumano, dopo aver esaminato attentamente tutti i capi d’abbigliamento afferrò un jeans scuro, un top nero senza spalline, un giacchetta nera e, infine, un paio di stivali neri con un po’ di tacco, ma non esagerato “Provali!” le ordinò, spingendola verso il bagno, Laynie si limitò ad eseguire l’ordine della sua amica.
“Perfetta!” esultò Amy con gran sorriso, complimentandosi mentalmente con se stessa “Davvero?” chiese incredula la ragazza che sfilava per l’ennesima volta “Sì, davvero! Sei perfetta!” esclamò, Laynie abbracciò Amy sorridendo allegramente “Grazie, grazie!” urlò piena di felicità “Figurati, ma adesso tocca a te!” disse, facendole capire che adesso toccava a lei aiutarla a scegliere il look giusto “Certo! Il tempo che mi cambio e andiamo da te” disse Laynie prima di sparire di nuovo nel bagno, per uscire dopo 5 minuti con un jeans e una maglione “Andiamo alla ricerca del look giusto!” esclamò, trascinandosi con lei Amy. Stavolta toccava a lei consigliare l’amica e non avrebbe di certo fallito.
***
“Meno male che avevate detto che era facile!” esclamò Colin entrando nella camera di Ephram, alla ricerca disperata dei suoi amici “Be’ ho sottovalutato l’abilità di firma del dottor Brown” disse Bright cancellando per la decima volta lo scempio che aveva fatto “Ah, Ephram verrà anche mia sorella alla festa” informò l’ultimo arrivato al proprietario della camera “Un motivo in più per andarci!” esclamò Ephram, sorridendo, non era un segreto che provava qualcosa per la giovane Hart tutti lo avevano capito “Quindi cercate di fare un buon lavoro” li stuzzicò Colin, ridendo di gusto nel vedere i due impegnati intensamente “Provaci tu! Invece di ridere” sbuffò esasperato Bright “Okay, ora ci provo datemi una penna e un foglio” si arrese il giovane Hart, gli venne dato ciò che aveva richiesto ed anche lui si impegnò nell’opera che aveva tenuto impegnati i suoi amici per quasi tutto il pomeriggio.
Passò ancora un’altra mezz’ora prima che Ephram prese il coraggio necessario di abbandonare i fogli dei tentativi e scrivere sul suo test, ma alla fine ci riuscì e rimase anche un po’ stupito di esserci riuscito. Nella sua vita a New York non si sarebbe mai sognato di ingannare così suo padre, be’ in effetti non avrebbe mai immaginato neanche di far parte di un gruppo e comportarsi come un vero e proprio adolescente. E, di certo, non credeva che avrebbe avuto un rapporto così con il padre, praticamente prima non lo vedeva mai ed ora era una figura essenziale per la sua vita.
“Mi piacerebbe davvero restare per fare qualcosa di più divertente, ma se rientro tardi i miei mi linciano” disse Bright, consapevole di rischiare grosso se non avesse rispettato il coprifuoco imposto dal dottor Abbott “Allora non solo io ho un padre rompi scatole!” scherzò Ephram “No, tutti ne abbiamo uno, fidati!” esclamò Colin, ridacchiando per l’affermazione dell’amico, alzandosi  “Ragazzi” li fermò Ephram, i due si girarono “Grazie” sibilò piegando le labbra in un gran sorriso “Di nulla, per te questo ed altro! Ma non ti illudere che non ti chiederò di restituirmi il favore!” esclamò Bright per non rendere quel momento commuovente, il suo ego non avrebbe retto,
“Be’ quando sarà il mio turno farò del mio meglio” disse Ephram, accompagnando gli amici alla porta “Lo sappiamo!” esclamarono i due, andando via.
Ephram, quella sera, aveva avuto una dimostrazione dell’amicizia che lo univa con i due ragazzi più scombinati della scuola e, forse, anche lui stava diventando come loro. 
 
-Ecco qui il 2° capitolo! Ringrazio tutti quelli che hanno letto il 1° e spero di non avervi deluso con questo nuovo capitolo all'insegna dell'amicizia! 
Al prossimo capitolo! :33



 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Le foto di famiglia ritraggono volti sorridenti, nascite, matrimoni, vacanze, feste di compleanno dei bambini. Si scattano fotografie nei momenti felici della propria vita. Chiunque sfogli un album fotografico ne concluderebbe che abbiamo vissuto un'esistenza felice e serena, senza tragedie. Nessuno scatta una fotografia di qualcosa che vuole dimenticare.(Irv)

Il dottor Brown se ne stava seduto davanti al focolare con un bel librone in mano, all’inizio della pagine c’era incisa una scritta che diceva “Famiglia Brown 2001” , Andy se ne stava seduto a sfogliarlo soffermando il suo sguardo su ogni foto che ritraeva la sua amata Julia scomparsa troppo presto dalla sua vita. “Sono tornato!” esclamò una voce appena varcata la soglia della porta, Ephram non appena vide il padre seduto sulla sua solita poltrona credeva che lo stesse aspettando dato che era rientrato un po’ più tardi da scuola, ma non era di certo colpa sua se il professore di fisica non smetteva di parlare del moto su un piano inclinato, anche se a lui non interessava minimamente.
“Papà?” chiese il ragazzo, avvicinandosi al padre “Scusa, so che ho fatto tardi ma…” iniziò a scusarsi il figlio sempre più convinto che il padre fosse arrabbiato con lui “Ephram” sussurrò Andy, tenendo stretto tra le mani l’album fotografico “Lo so dovevo avvisarti, ma non potevo il professore continuava a spiegare…” continuò “Ephram io non ho detto ancora niente” disse il padre, ridendo sotto i baffi per come il figlio si era preoccupato di qualche possibile rimprovero, Ephram guardò il padre interrogativamente “Se non sei arrabbiato perché ti ho fatto preoccupare, allora perché hai quella faccia?” chiese poi “Dipende da quale faccia ho” rispose il dottore chiudendo il librone per riporlo nella libreria “Non so, hai la tua solita faccia e poi a quest’ora o stai tentando di cucinare facendo incendiare la cucina oppure stai da Mama Joy’s per comprare qualcosa per non farci rimanere digiuni!” esclamò Ephram, seguendo il padre quest’ultimo si voltò incrociando lo sguardo del figlio “Papà ma tu…hai pianto?” chiese sussurrando, neanche lui poteva credere che il grande dottor Brown poteva mostrarsi fragile “Sì, Ephram ho pianto” confessò Andy, tanto di certo non poteva vergognarsi del figlio “Ho preso in mano uno degli album che faceva sempre tua madre, sai come era fissata” aggiunse con un sorriso malinconico “Papà se proprio volevi guardarlo lo vedevamo insieme” disse Ephram, sapeva che la ferita della perdita era ancora aperta per tutti, soprattutto per il padre “Mi manca Ephram, mi manca da morire. Lei era perfetta in tutto, sapeva come parlare con voi, sapeva quando doveva preoccuparsi, sapeva come farmi rilassare quando ero nervoso per il lavoro o perché non sapevo come fare ad avvicinarmi a te, lei sapeva tutto ed io, io non so niente” si sfogò Andy, aveva quelle parole dentro di lui da troppo tempo, doveva per forza confidarsi con qualcuno ed era convinto che la persona più adatta era suo figlio Ephram “Lei poteva anche essere perfetta, ma tu sei speciale papà” disse il ragazzo “Che cosa ho di tanto speciale?” chiese il dottore “Ti ricordi quando mi dicesti che l’unica cosa che volevi era essere speciale per me? Be’ lo sei papà, per me e per Delia sei speciale. Tu hai rinunciato al tuo lavoro, al tuo dono solo per prenderti cura di noi, sì forse mi da fastidio il fatto che vuoi avere il controllo su tutto, ma in realtà mi fa anche piacere. Mi fa capire che tieni a noi e che fai di tutto per prepararci ad affrontare il mondo che ci circonda” disse Ephram e mentre pronunciava quelle parole, si sentiva sempre di più male per aver ingannato il padre, ma non poteva tornare indietro “Grazie figlio mio, grazie!” esclamò Andy abbracciando il figlio “Ti voglio bene, papà” sussurrò Ephram “Anche io, figliolo.”
E in quel momento nessuno parlava, erano le loro anime a farlo.
***
“Ehi Ephram che ti succede?” domandò Laynie, vedendolo in disparte lontano dal caos di quella festa “Nulla solo che non piace molto il caos” rispose il ragazzo sedendosi su una delle auto parcheggiate lontano dal fuoco, queste come le cassette di legno improvvisate, facevano da sedie e circondavano quella che era la festa clandestina. “Non sei un tipo da party, vero?” scherzò la ragazza, dopo aver preso posto accanto a lui “Non direi, ma nemmeno tu a quanto vedo” ironizzò Ephram “Diciamo che i miei hanno imposto a Colin di trascinarmi con lui” disse Laynie “Be’ io ho mentito a mio padre per venire qui…” “E adesso non ti godi la festa perché ti senti in colpa” finì lei la frase al posto suo “Già, come fai a saperlo?” chiese stupito “Be’ so che effetto fa la prima volta che menti ad un genitore, ma poi passa tranquillo” rispose sorridente “Quindi vorresti farmi credere che ci saranno altre volte in cui sarò costretto a mentire a mio padre?” domandò Ephram “Se sei amico di mio fratello, sì” disse lei ed entrambi scoppiarono in una sonora risata.
“Ehi ragazzi volete assaggiare?” chiese un ragazzo mezzo ubriaco, mostrando fiero la sua bottiglia di vodka “No, grazie” rispose Laynie facendo di no con la testa “Io passo, vorrei arrivare a casa con le mie gambe” disse Ephram, il ragazzo se ne andò continuando a bere direttamente dalla bottiglia “Fammi un favore se mai diventerò come lui, prendimi a schiaffi” disse serio Ephram “Con immenso piacere!” esclamò Laynie “Credo proprio che mio fratello stia per diventare come lui se qualcuno non lo ferma” ipotizzò lei, guardando come Colin beveva allegramente in compagnia di Bright “Penso proprio che Amy li ucciderà se non la smetteranno” aggiunse Ephram ed entrambi guardarono divertiti la scena di Amy che toglieva brutalmente le bottiglie ai due.
“Non hai freddo?” chiese Ephram, notando la giacchetta leggere che la ragazza aveva indosso “In verità sì, ma è sopportabile” rispose Laynie “Prendi questo” disse lui, togliendosi il suo cappotto per metterlo attorno alle spalle di lei “Grazie” sussurrò lei, rabbrividendo sentendo il respiro di lui così vicino al suo orecchio “Figurati” sussurrò lui, Laynie si voltò leggermente per incrociare i suoi occhi, ma le labbra di Ephram sulle sue le bloccò ogni singola possibilità di ragionare, accelerando i battiti del suo cuore.
 
-Ecco qui il 3° capitolo! Scusate il ritardo ma ho avuto dei problemi e non ho avuto la possibilità di scrivere çWç
Vabbè adesso il capitolo è qui tutto per voi! 
Alla prossima! :33

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Cos'è che rende un uomo grande, ammirato dal creato, gradevole agli occhi di Dio? Cos'è che rende un uomo forte, più forte del mondo intero; cos'è che lo rende debole, più debole di un bambino? Cos'è che rende un uomo saldo, più saldo della roccia; cos'è che lo rende molle, più molle della cera? È l'amore! Cos'è che è più vecchio di tutto? È l'amore. Cos'è che sopravvive a tutto? È l'amore. Cos'è che non può essere tolto, ma toglie lui stesso tutto? È l'amore. Cos'è che non può essere dato, ma dà lui stesso tutto? È l'amore. Cos'è che sussiste, quando tutto frana? È l'amore. Cos'è che consola, quando ogni consolazione viene meno? È l'amore. Cos'è che dura, quando tutto subisce una trasformazione? È l'amore. Cos'è che rimane, quando viene abolito l'imperfetto? È l'amore. Cos'è che testimonia, quando tace la profezia? È l'amore. Cos'è che non scompare, quando cessa la visione? È l'amore. Cos'è che chiarisce, quando ha fine il discorso oscuro? È l'amore. Cos'è che dà benedizione all'abbondanza del dono? È l'amore. Cos'è che dà energia al discorso degli angeli? È l'amore. Cos'è che fa abbondante l'offerta della vedova? È l'amore. Cos'è che rende saggio il discorso del semplice? È l'amore. Cos'è che non muta mai, anche se tutto muta? È l'amore, e amore è solo quello che mai si muta in qualcos'altro. (Irv)

I due ragazzi rimasero per minuti interminabili a fissarsi, dopo aver staccato le loro labbra “Scusa” farfugliò Ephram “Per cosa?” chiese Laynie “Per aver, ecco per averti…” si imbrogliò con le sue stesse parole, non sapeva cosa dire e come comportarsi “Ephram” sussurrò la giovane Hart, facendo incrociare di nuovo i loro occhi “Non baci tanto male” aggiunse, Ephram scoppiò a ridere “Be’ neanche tu te la cavi male” rispose di rimando “Ah? E perché quante ragazze hai baciato prima di me?” si finse gelosa Laynie, mettendo le mani sui fianchi “Fammi fare un piccolo calcolo…” disse Ephram per provocare la sua ragazza “Nessuna” aggiunse infine e come risposte ebbe uno schiaffo sulla spalla, entrambi scoppiarono di nuovo a ridere.
“Ehi voi due! Venite o vi lasciamo qui?” chiese la voce impregnata d’alcool di Bright “Arriviamo!” esclamò Ephram, scendendo dall’auto dove si erano accampati, Laynie lo seguii prendendo la sua mano, Ephram a quel contatto sì sentì spaesato, ma cercò di non farlo notare alla ragazza “Finalmente, vi siete persi una festa fantastica!” esclamò un Colin barcollante “Ti credo sulla parola, fratello” disse con uno sguardo di rimprovero Laynie “Non guardarmi così!” si difese il giovane Hart “Spera con tutto il cuore che mamma e papà stanno dormendo quando torniamo” gli rispose freddamente “Credo che anche tu Bright dovresti sperarlo!” esclamò Amy con lo stesso tono “Calmatevi care sorelline! Avrete tutto il tempo di ucciderli a casa” intervenne Ephram, Amy e Laynie soffocarono una risata. “Credo sia arrivato il momento di rientrare non credete?” chiese il giovane Brown “Hai ragione si è fatto tardi” rispose Amy ed i cinque si avviarono verso casa.
***
“Buongiorno!” esclamò Andy appena vide il figlio entrare in cucina “Buongiorno” rispose Ephram tra uno sbadiglio e l’altro “Sei rientrato tardi ieri notte?” chiese il dottore, mentre riempiva due bicchieri con della spremuta “Abbastanza” rispose il figlio afferrando uno dei bicchieri “Ti sei divertito?” domandò continuando a prendere degli oggetti dal frigo per rendere la colazione almeno decente “Sì non è stata tanto male. Ora vado a prepararmi altrimenti faccio tardi a scuola!” esclamò e sparì dalla visuale paterna in men che non si dica.
“Papà ma non gli dovevi dire quella cosa?” chiese Delia dopo essersi scontrata col fratello “Sì ma non è importante” rispose Andy, riponendo nell’apposito contenitore il pranzo per la sua piccolina “Se lo dici tu” disse lei, mettendosi in testa il suo solito cappello, il clacson dell’autobus bloccò Andy che stava per parlare “Vado, ciao!” esclamò Delia, dopo aver dato un bacio sulla guancia al padre e aver preso il pranzo “Buona scuola!” riuscì a dirle il dottore prima che anche lei sparisse dalla sua visuale.
***
“Sto letteralmente morendo di sonno” si lamentò Bright strascinandosi verso il suo armadietto “A me scoppia la testa” esclamò Colin appoggiando una mano sulla tempia “Credo proprio che abbiamo esagerato ieri notte” rise l’altro “Sì ma ne è valsa la pena” scherzò il giovane Hart.
“Ehi Ephram!” esclamò Bright, facendo cenno al giovane Brown di avvicinarsi “Salve ragazzi” salutò il ragazzo soffocando una risata alla vista malconcia dei suoi amici “Ride bene chi ride ultimo” lo stuzzicò Colin, lanciandogli un’occhiata fulminea, Ephram scoppiò a ridere “E’ così tanto divertente la vista di mio fratello dopo una sbronza?” chiese scherzando Laynie alle loro spalle “Sì, troppo!” rispose Ephram, voltandosi per guardare negli occhi quella che oramai era diventata la sua ragazza “Buongiorno” sussurrò poi, cingendole le spalle “Buongiorno” disse lei afferrandogli la mano libera “Mi sono perso qualcosa?” domandò Colin con un sopracciglio alzato “Be’ penso proprio di aver capito il motivo per il quale ieri vi siete appartati!” scherzò Bright accasciandosi al muro “No!” gridarono in coro i due, capendo a cosa alludeva l’amico “Ieri notte ci siamo baciati, solo baciati” si difese Ephram dall’ira fraterna di Colin “Oddio! Voi due!” esclamò Amy, abbracciando l’amica “Complimenti Ephram non ti facevo così casanova” lo punzecchiò Bright, dandogli un pugno sulla spalla “Ehi, Brown stai attento a come tratti la mia sorellina!” lo minacciò Colin con sguardo serio “Tranquillo è in buone mani” disse Ephram sentendosi sottopressione per lo sguardo omicida di Colin “In questo caso, complimenti!” esclamò rilassando i muscoli facciali, piegando le labbra in un sorriso.
***
“Dovrebbero bandire la storia della scuole, insomma sono tutti morti!” esclamò Colin entrando nell’aula di storia seguito da Ephram “In effetti, non hai tutti i torti! E’ solo una materia in più per torturarci” disse l’altro sedendosi al suo solito posto “Ragazzi, la signora Roland è assente!” esclamò un giovane supplente entrando in aula, l’urlo di gioia dei ragazzi si sentì in tutta la scuola “Calmatevi! Lo so che è insopportabile ma è pur sempre la vostra insegnante!” li rimproverò il supplente, ridendo allo sguardo impaurito dei ragazzi “Che cosa ha la professoressa?” chiese quella che era soprannominata lecchina da tutti “Non ho capito molto bene, so solo che è andata farsi una visita dal dottor Brown se ho capito bene” spiegò il professore “Br-bro-brown?” balbettò Ephram “Sì Brown, perché?” domandò il supplente “Nulla” rispose il ragazzo tentando di mantenere un tono abbastanza calmo “Bene ragazzi fate quello che volete, basta che non alzate la voce altrimenti mi metto a spiegare!” esclamò il supplente sedendosi alla cattedra “Sono nei guai, Colin” sussurrò Ephram pietrificato e anche Colin strabuzzò gli occhi.

 
-Ecco il 4° capitolo! Spero vi piaccia! 
Alla prossima :33

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


È consigliabile servirsi della menzogna solo nelle grandi occasioni, considerandola come un rimedio eroico al quale si mette mano solo nei casi di emergenza: la menzogna è uno di quei medicinali che presentano rischio di assuefazione. (Irv)

Il dottor Brown fece accomodare la signora Roland nel suo studio “Allora mi dica signora Roland, che sintomi ha?” chiese il dottore, sedendosi sulla sua solita poltrona “Veramente dottore lo so che è strano, ma ho preso un appuntamento con lei per parlarle di suo figlio, Ephram” ripose l’insegnate, Andy incrociò le mani e posizionò le braccia sulla scrivania “Perché mai avrebbe dovuto prendere un appuntamento per parlarmi di mio figlio quando avrebbe potuto tranquillamente chiedermi di venire a scuola?” domandò con sguardo perplesso “Perché qui è più sicuro” spiegò la signora, cacciando dalla borsa una ricetta che le aveva fatto il dottor Brown qualche settimana addietro “Poche settimane fa lei mi ha fatto una ricetta per degli antibiotici che servivano a mio marito” continuò, riponendo sul tavolo la ricetta rivolta verso il dottore “Sì, mi ricordo” confermò Andy ancora più confuso di prima “Bene, so che probabilmente Ephram non è il tipo da fare queste cose, ma questo dubbio mi ha perseguitata e quindi ho pensato di venirne a capo” disse l’insegnante “Mi scusi, ma non capisco” esclamò il medico, la signora Roland tirò fuori dalla borsa un altro foglio e lo misi di fianco alla ricetta “Questo è il test di storia di Ephram che ha fatto 2 giorni fa” spiegò, Andy rimase spiazzato dal trovarsi di fronte agli occhi il disastroso compito del figlio e una firma che portava il suo nome anche se lui non aveva firmato nulla, anzi il test non l’aveva proprio visto, ma finse di non essere sorpreso “Le volevo chiedere: questa è la sua firma?” domandò la signora mettendo a confronto i due fogli “Sì, è la mia” mentì Andy per proteggere Ephram non voleva che passasse dei guai con la scuola, anche se nei guai già lo era. “D’accordo, allora non c’è nessun problema” esclamò l’insegnata riprendendosi i fogli “Scusi se le ho fatto perdere tempo” aggiunse alzandosi “Aspetti” disse Andy “Le volevo chiedere se potevo farmi una fotocopia del test di mio figlio, sa vuole rendersi conto degli errori” aggiunse, mentendo di nuovo “Ma certo, ecco tenga me lo ripoterà domani suo figlio?” domandò “Ci conti” esclamò il dottore “Arrivederla dottor Brown” salutò la signora Roland “Arrivederla” ricambiò Andy.
Il dottor Brown prese il foglio tra le mani e si mise a sedere, non poteva credere che Ephram l’avesse ingannato così. Gli aveva mentito dicendogli che aveva preso una A e che la professoressa era fiera di lui, ma il castello di bugie che suo figlio aveva costruito era crollato e lui, fermo dietro la scrivania, si sentiva deluso, profondamente deluso. Ora che aveva ritrovato un buon rapporto con Ephram, adesso che tutto andava bene si trovava a fare i conti con una firma falsa ed una spudorata bugia.
***
“Ti conviene non tornare a casa!” esclamò Colin, mentre uscivano dall’aula “Ci sto seriamente pensando” disse Ephram “Se vuoi posso ospitarti da me” propose serio l’amico “Certo così quando ritorno a casa mio padre mi uccide sul serio” sospirò “Che succede?” domandò Bright, vedendo Ephram accasciato al muro mentre si dava un quaderno in testa, Colin gli spiegò tutto “Oh, questo sì che è un bel guaio!” esclamò dopo essere stato messo al corrente di tutto “Be’ amico al massimo di chiuderà in casa per sempre” scherzò, aggiustandosi lo zaino su un’unica spalla “Sei molto confortante Bright” lo fulminò Ephram “Devo avvisare Laynie” aggiunse “Per cosa?” chiese Colin “Be’ stasera avevamo in mente di uscire, ma non credo che mio padre me lo permetterà” rispose Ephram, dannandosi ancora più di prima “Capito, ma forse la prof non è andata per dire tutto a tuo padre, magari veramente si sente male” suppose il giovane Hart “Se è così non credo ci sia bisogno di avvisare Laynie” disse il giovane Abbott “Speriamo!” pregò Ephram, avviandosi verso la mensa.
***
Ephram tornò a casa più tardi che poteva, aveva spiegato a Laynie che forse avrebbero dovuto rimandare la serata e la ragazza aveva capito e si dispiace che il suo ragazzo fosse nei guai.
Appena varcata la soglia di casa, Ephram si aspettava la figura del padre dinanzi alla porta, ma quello che vide lo tranquillizzò “Tranquillo non dirò nulla a tuo padre del ritardo, ma sole se mi aiuti a mettere in ordine quello che hanno combinato quelle due pesti!” esclamò Nina, notando lo sguardo preoccupato di Ephram “Tuo padre è stato trattenuto perché aveva delle cose da sbrigare, ma mi ha promesso di tornare per cena” spiegò Nina, portando dei piatti nel lavandino “Ah” sospirò Ephram sollevato dal fatto che per almeno un paio d’ore avrebbe potuto stare calmo “Non credo ci sia bisogno di te per mettermi nei guai” disse il ragazzo ironicamente, aiutando la vicina a dare una sistemata alla cucina “Perché? Lo sei già?” chiese lei, iniziando a pulire i piatti pieni di cioccolata “Non ne sono sicuro, ma molto probabilmente sì” rispose, riponendo le sedie intorno al tavolo “Che hai combinato?” domandò Nina, ridendo sotto i baffi mentre le venivano in mente i giorni in cui era lei ad essere un’adolescente “Ho falsificato la sua firma per non fargli scoprire del mio disastroso test di storia dicendogli che avevo preso una A” spiegò Ephram e mentre raccontava tutto alla sua vicina si sentiva sempre più colpevole ed era consapevole di aver sbagliato “Ingegnoso, io mi limitavo a falsificare la firma solo per le giustifiche!” scherzò Nina, sedendosi contemporaneamente ad Ephram “Mi piacciono le cose complicate” anche il giovane Brown si ritrovò a scherzarci sopra. “Tranquillo vedrai che tra un paio di settimane vi ritroverete a riderci su, sono cose che si fanno a quest’età, sei adolescente è normale” disse la vicina “Vado a vedere cosa combinano quei due, prima che distruggano tutta la casa!” esclamò prima di lasciare Ephram da solo, in attesa del padre.

 
-Ed eccomi con un altro capitolo! lol 
Vorrei ringraziare tutti quelli che sprecano il loro tempo prezioso con la mia fanfiction. 
Soprattutto un grazie super speciale a Mave che recensisce ogni capitolo! <3

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Red Auerbach disse - "Per un padre, quando muore un figlio muore il futuro; per un figlio, quando muore il padre, muore il passato."- Il fatto è che, non è difficile diventar padre; essere un padre, questo è difficile. E, queste cose, il dottor Brown le sapeva bene. (Irv)

Varcata la soglia di casa Andy ripose il giubbino sull’appendiabiti e notò suo figlio seduto in cucina “Ciao” lo salutò Ephram con uno sguardo impassibile e facendo un semplice gesto con la mano “Ciao” ricambiò il saluto il dottore, andò verso il tavolo e vi ripose la sua valigetta sopra, il ragazzo non alzò gli occhi dal tavolo che stava fissando “Come va?” chiese Andy, tentando di stabilire una comunicazione e anche perché lui non era ancora pronto a rimproverarlo “Tutto bene” rispose Ephram, il dottor Brown sospirò “Come sta la signora Roland?” domandò il ragazzo spontaneamente, voleva finire presto quella straziante agonia, voleva sapere la sua punizione e chiedere scusa al padre per averlo ingannato, ma ciò che non voleva era aspettare ancora, si era portato il peso della bugia addosso per due giorni e proprio adesso che i sensi di colpa stavano sparendo la sua insegnante era andata nello studio del padre per dirgli tutto, sicuramente aveva capito che la firma era falsa e lui si dava dello stupido per averlo fatto. “Be’ non ha niente, aveva preso un appuntamento per parlarmi…di te, Ephram” disse Andy, si sedette di fronte al figlio “Ephram, sai di cosa è venuta a parlarmi, vero?”  chiese il dottore, cercando lo sguardo di Ephram “Sì, lo so papà” confessò il figlio “Scusa” aggiunse, poggiando le mani sul tavolo e incrociando lo sguardo deluso del padre “Per cosa?” chiese Andy, voleva sentire la versione di suo figlio, voleva che tutto quello che l’insegnante gli aveva detto non fosse la realtà, perché non si sarebbe mai immaginato che Ephram gli potesse fare una cosa del genere, l’aveva sempre giudicato superiore agli altri adolescenti idioti, ma forse lo aveva giudicato troppo presto, in fondo, aveva solo 15 anni “E se queste cose non si fanno a quest’età quando si fanno?” si ritrovò a pensare il dottor Brown.
“Per la bugia” disse Ephram, sapeva di aver sbagliato e sapeva che il padre aveva tutte le ragioni del mondo per essere infuriato con lui “Perché mi hai mentito?” domandò Andy “Perché volevo andare a quella festa” rispose Ephram con sincerità “Ci tenevi così tanto, vero?” chiese retoricamente l’uomo “Sì, altrimenti non ti avrei mentito!” esclamò il ragazzo “Sai perché non volevo darti il permesso?” domandò Andy con uno sguardo immerso nel passato, un passato che a suo figlio non aveva mai raccontato “Perché non ho l’età adatta?” suppose Ephram “No, tu sei più responsabile di quanto dovresti essere” rispose il dottore ed Ephram si rallegrò a quella risposta, almeno il padre non aveva perso la fiducia in lui e questo lo rendeva felice “E allora perché?” si ritrovò a chiedere “Perché conosco quelle feste clandestine. So che è facile provare qualcosa e diventarne dipendenti. Avevo paura Ephram, paura che ti potesse succedere qualcosa, paura di perdere un’altra persona che amo e non so se in quel caso sarei sopravvissuto” confessò il padre “Papà, non diventerò un drogato sta tranquillo!” scherzò Ephram “La droga non è l’unico mezzo per farsi del male” disse serio Andy “Lo so papà” esclamò il ragazzo, stava toccando un tasto delicato per suo padre e non voleva andare oltre, non voleva riaprire una ferita di anni fa, sua madre gli aveva accennato qualcosa, ma gli aveva detto che quando fosse arrivato il momento gliene avrebbe parlato il padre, ma non credeva che quello fosse il momento giusto.
“Prometto che non succederà più” esclamò Ephram “Ne sono certo” disse Andy, alzandosi “Anche perché sei in punizione per due settimane: niente telefono, niente tv e, soprattutto, niente uscite” aggiunse “ Ed io che speravo di essermela cavata!” rise Ephram “Speranza vana mio caro!” esclamò il dottore, ridendo.
***
“Quindi lo ha punito?” chiese Nina, afferrando la tazza di thè che Andy le aveva offerto dopo cena “Che altro avrei potuto fare? Mi ha ingannato!” esclamò il dottore, sedendosi di fianco alla vicina “Già, ma non ho sentito urla eppure ero in camera di Delia” scherzò la donna “Non abbiamo litigato…” sorrise Andy “Abbiamo parlato, lui ha capito l’errore e non c’è stato bisogno del mio rimprovero” aggiunse con un sorriso pieno di gioia, aveva parlato con suo figlio senza urlare e senza allarmare mezzo vicinato “Non ti ho mai visto sorridere così!” esclamò Nina con felicità, desiderava che Andy fosse felice “Per la prima volta sto sorridendo perché voglio sorridere” disse compiaciuto di se stesso Andy, bevendo un po’ di quell’intruglio caldo dalla tazza.
“Sai che non è il primo guaio che combinerà Ephram, vero?” domandò la vicina retoricamente “Lo so…è un’adolescente ormai ed io sono lo scoglio da superare” rispose Andy, scherzandoci su “Be’ non sarà di certo facile sfuggire al tuo occhio vigile, povero Ephram” rise Nina “Sono suo padre, ho il dovere di essere insopportabile!” esclamò il dottore ridendo, Nina rise con lui.
“Tranquillo che insopportabile ci sei già 24 ore su 24!” esclamò Ephram scendendo le scale “Non stavi dormendo tu?” chiese Andy, volgendo uno sguardo di rimprovero al figlio “Tranquillo generale, sono qui per un bicchiere d’acqua!” esclamò il ragazzo, mettendo le mani in segno di arresa, Nina rise al gesto di Ephram “Fila subito a letto dopo!” esclamò Andy “Sì signore!” scherzò Ephram, andando via.
***
“Ehi, Ephram come è andata con tuo padre?” chiese Amy, raggiugendo il ragazzo all’ingresso della scuola “Sono in punizione, ma almeno non mi ha ucciso!” esclamò Ephram, posizionandosi meglio la tracolla “Laynie non ne sarà tanto contenta” disse la ragazza “E perché mai?” domandò Ephram “Perché da quel che so voleva andare ad un concerto sabato” rispose Amy “Be’ mi dispiace per lei, ma non combinerò altri guai” disse il ragazzo “Questo devi dirlo a lei non a me. Ora scappo ho lezione!” esclamò Amy, prima di sparire nel caos del corridoio.
“Buongiorno!” esclamò Laynie riportando alla realtà il suo ragazzo “Ciao” la salutò Ephram, dandole un dolce bacio sulla guancia “Ho una sorpresa per te” disse la ragazza con uno sguardo furbo da bambina “Che genere di sorpresa?” domandò Ephram, incalzando la ragazza “Questi!” esclamò Laynie mettendo sotto il naso del ragazzo due biglietti per la loro band preferita “La mia ragazza è un mito! Questi biglietti sono introvabili!” esultò Ephram, baciandola dolcemente “Ci aspetta un sabato fantastico!” urlò di gioia Laynie “Questo sabato?” chiese lui e il suo entusiasmo svanì improvvisamente “Sì perché?” domandò lei con uno sguardo interrogativo “Non posso” rispose Ephram, restituendole i biglietti “E perché, cosa c’è di meglio di passare una serata con me, guardando la nostra band suonare?” chiese Laynie con tono sognante, ma allo stesso tempo, deluso “Niente ma…” disse Ephram, non sapeva come dirle che non poteva andarci perché era un idiota ed era finito in punizione “Ma cosa?” lo incalzò la ragazza, che iniziava ad irritarsi “Sono in punizione!” esclamò infine Ephram “Ah” sussurrò Laynie con uno sguardo deluso, di colpo tutto il suo entusiasmo era svanito “Scusa” provò a dire Ephram “Però tu puoi andarci” tentò di sollevarla “Senza di te non sarà lo stesso. Be’ ora vado che è meglio” disse Laynie, allontanandosi.
Ephram diede un calcio verso un armadietto tentando di scacciare via la rabbia, senza riuscirci.
 
-E sono riuscita ad aggiornare! Ahahah
Volevo pubblicare prima, ma i compiti mi hanno bloccato ç_ç
Vabbè comunque ho pubblicato! Apro giusto una piccola parentesi...Ephram non è arrabbiato col padre, ma con se stesso, spero che l'avevate capito anche prima. Detto questo, vi saluto e, come sempre, vi ringrazio! <3
Alla prossima! :33 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Non posso fare a meno di pensare che nell'amore ci sia qualcosa di essenzialmente sbagliato. Tra amici si litiga o ci si perde di vista, e anche tra parenti stretti, ma non c'è questo spasimo, questo pathos, questa fatalità che sta attaccata all'amore. L'amicizia non ha mai l'aspetto di una condanna. Perché dunque l'amore è così misteriosamente esclusivo? Si possono avere mille amici, ma si deve amare una sola persona. (Irv)

Laynie Hart tornava da scuola con l’umore ardi poco pessimo, sbatté non con poca delicatezza la porta d’ingresso e salì in camera. Era arrabbiata, delusa, irritata, triste…tutti sentimenti uno sopra l’altro impalati nel suo cuore, senza un perché, senza un’esatta motivazione. Due tocchi alla porta e quest’ultima si aprì, lasciando vedere la figura del fratello “Ti conviene andare via se non vuoi ritrovarti senza testa! O qualcosa di più!” urlò la ragazza, buttando il suo cuscino bianco a terra “Mamma ti uccide se sporchi il cuscino, lo sai” scherzò il fratello, ignorando la minaccia della sorella che era tipica gridargli contro quando era in quello stato “Non mi interessa” rispose freddamente la sorella, non era di certo in vena di scherzare “Okay, di solito quando stai così è per colpa di mamma e papà o, in alcuni casi, mia…ma non credo sia colpa loro e tanto meno mio dato che non li vediamo da stamattina ed io non ti ho fatto niente, quindi chi è il colpevole della tua ira?” chiese Colin, seriamente preoccupato per lo sfortunato che aveva causato la rabbia della sorella “Ephram” sibilò Laynie “State insieme da neanche una settimane e già avete litigato?” soffocò una risata il ragazzo “E perché?” aggiunse, tornando ad avere un’ espressione seria dopo aver ricevuto un’occhiataccia dalla sorella che lo aveva fatto rabbrividire “Sabato non può venire al concerto” rispose la ragazza, mantenendo in volto uno sguardo omicida “Perché è in punizione” aggiunse rispondendo alla domanda che stava per farle Colin “E mica è colpa sua!” difese il suo amico “Certo perché sono stata io a falsificare la firma per andare a quella festa!” rispose la sorella a tono “Ti ricordo che ha fatto tutto per te! E che a quella stupida festa vi siete messi insieme!” esclamò Colin, irritato dal comportamento senza senso della sua cara sorellina “Secondo te davvero lui ha falsificato la firma di suo padre solo per venire alla festa per me e Bright?” domandò retoricamente Colin “No. Appena ha sentito che venivi anche tu si è convinto a fare quello che ha fatto, solo per te!” anticipò la risposta della sorella, andandole incontro “Laynie, Ephram ci tiene a te e sono sicuro che probabilmente adesso si sta dando ancora di più dell’idiota per aver ingannato il padre. Non farlo stare male solo perché non potete andare ad un concerto, ce ne saranno altri milioni di concerti...” disse Colin e Laynie rimase stupita dalle parole del fratello, non si sarebbe mai immaginata che lui potesse dire delle cose di quel genere, che riuscisse a farla ritornare in sé quando la causa della sua rabbia era un ragazzo, forse il fatto che Ephram fosse anche un suo amico aveva fatto addolcire il protettivo Colin Hart.
“Va da lui e digli che veramente non t’importa del concerto” aggiunse, la ragazza annuì “Grazie” sussurrò abbracciando il fratello, Colin sorrise baciando il capelli corti e neri della sua amata sorellina.
***
Ephram Brown rientrò in casa, buttando da qualche parte del soggiorno la sua tracolla e, levatosi il capotto, si abbandonò sul divano. Si era arrabbiato più con se stesso in queste 72 ore che in tutti i suoi 15 anni di vita. Si mise a fissare il fuoco, come le scintille picchiettavano emettendo un suono quasi nullo e come la fiamma si alimentava sempre di più, colorando di rosso quel piccolo spazio; il fuoco era un po’ come si sentiva lui in quel momento, troppo grande per rimanere chiuso in un piccolo spazio con la rabbia che lo alimentava sempre di più ed, entrambi, non riuscivano ad uscire fuori, non riuscivano a trovare una via d’uscita. Se solo non avesse combinato quel casino con la firma, se solo avesse detto a suo padre la verità accentando qualsiasi sfuriata ed il divieto assoluto per la festa, se solo avesse… “Be’, se avessi detto la verità a quest’ora non starei insieme a Laynie” si ritrovò a pensare e, finalmente, trovò un lato positivo in tutta quella storia.
Il campanello che suonava lo riportò alla realtà “Laynie” sibilò rimanendo stupito dalla figura della ragazza che era davanti a lui “Ephram” disse lei “Puoi uscire un attimo o la tua punizione comporta anche il fatto che non puoi varcare la soglia di casa, rimanendo sulla veranda?” chiese, soffocando una risata nessun genitore poteva essere così talmente esagerato, ma sempre meglio chiedere per sicurezza “No, mio padre non è così esagerato” rispose il ragazzo, soffocando anche lui un risata.
“Ephram…mi dispiace” sussurrò Laynie, sedendosi di fianco al ragazzo sulla panchina di legno “Laynie non hai niente di cui dispiacerti, la colpa è solo mia. Se solo non avessi mentito a mio padre…” “Se non lo avessi fatto adesso non staremo insieme” lo interruppe la ragazza, Ephram si ammutolì “Non m’importa di quel concerto e stavolta lo sto dicendo sul serio” aggiunse Laynie, prendendogli la mano “L’unica cosa di cui m’importa…siamo noi” sussurrò, il ragazzo sorrise sentendole pronunciare la parola noi “Per me è lo stesso” disse, sentendosi sciocco nel sorride per una parola come un’altra, così insignificante, ma in quel momento per lui aveva acquistato un significato enorme e la sensazione che stava provando, che gli stata pervadendo il corpo non era più rabbia o frustrazione, era qualcosa di indescrivibile che gli riempiva il cuore; quella sensazione o, meglio, quella sentimento era…amore?
Avvicinò il suo volto a quello della ragazza, così tanto da sentire il respiro irregolare di lei e notò che anche il suo stava per diventare come quello della ragazza “Ephram” pronunciarono le sue labbra, però senza emettere alcun suono non c’era bisogno, anche perché i battiti accelerati dei loro cuori superavano qualsiasi altro rumore che li circondava, rendendoli invisibile agli occhi del mondo esterno “Shh” l’azzittì lui, eliminando la distanza tra le loro labbra, dando inizio ad una dolce guerra tra le loro lingue.
 
-Scusate il ritardo, ma ho avuto da fare çWç Sono piena ti compiti in classe e piena di studio, aiuto! 
Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono...anche dal telefono, come Mini GD! <3
Grazie anche a Mave che non so come fa a non stancarsi della mia storia e Reggina che ogni tanto mi delizia con le sue recensioni! :)
Alla prossima! :33

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo voglia condividere, ma per mancanza di un orecchio che lo sappia ascoltare. Questa è la cosa peggiore. Perché l’essere umano ha solo bisogno di qualcuno che lo sappia comprendere, che condivida con lui le sue paure e le sue gioie…e, per molti, questo qualcuno può rivelarsi chi non avremmo mai preso in considerazione. (Irv)

Andy Brown rientrò in casa, quella sera, dalla porta sul retro, non voleva disturbare i due ragazzi che si stavano coccolando in pace con lori stessi, seduti sulla veranda. Senza che lui lo volesse, ricordò Julia e a tutte le volte che si coccolavano davanti casa di lei, per non essere spiati dal padre che aveva un certo odio per il ragazzo della figlia, senza che nessuno, neanche la propria moglie sapesse il perché. Ricordò i suoi capelli che odoravano di vaniglia e a tutte le volte che gliela aveva accarezzati, chinandosi in seguito per lasciarle un dolce bacio su di essi. Ricordò le sue piccole mani da ragazza, intrecciate nelle sue già grandi, come quelle di un uomo. Gli venne in mente il sapore delle sue labbra e che quando si metteva il suo lucidalabbra preferito voleva che si dessero meno baci possibili, ma questo, per due ragazzi innamorati come loro, fu praticamente impossibile.
La porta di casa si aprì ed Ephram entrò strofinandosi le mani per il freddo, si levò il cappotto e lo ripose su una sedia della cucina. Il rumore della serratura della porta d’ingresso riportò Andy alla realtà e si concentrò sul figlio. “Ciao” lo salutò “Oh, papà ciao” il ragazzo si voltò sorpreso dal vedere il padre seduto in salotto “Non è come credi! Non sono uscito è solo venuta Laynie perché…” passò subito alla difensiva “Lo so Ephram, vi ho visti” lo interruppe il padre “Ma io non ti ho visto, altrimenti rientravo subito!” replicò il giovane “Sono entrato dalla porta sul retro per non disturbarvi” spiegò il dottor Brown “Ah...allora grazie” disse, passandosi le mani sui jeans non sapendo che cosa aggiungere “Be’, aspettavo che rientrassi per avvisarti che vado a prendere la cena e per assicurarmi che Delia avesse fatto tutti i compiti…” disse Andy, alzandosi “Tu hai studiato, vero?” aggiunse, guardando negli occhi il figlio “Sì, certo che ho studiato papà” esclamò Ephram, imprecando per il fatto che gli toccava stare alzato fino a tardi per studiare, dato che non aveva aperto libro e poiché aveva passato tutto il pomeriggio con Laynie “Be’ almeno ne è valsa la pena” pensò, sorridendo innocentemente al padre. Quest’ultimo prese il giubbino e le chiavi “A dopo” esclamò, aprendo la porta, Ephram annuì chiudendola.
***
Al Mama Joy’s, Andy trovò inaspettatamente Harold, seduto al suo solito sgabello che consumava una cena a base di carne ed insalata. “Salsicce e patate, per favore” ordinò al cassiere, pagando la cena, quella sera Nina era libera e c’era il suo collega a fare avanti ed indietro per i tavoli. “Come mai qui?” gli chiese il dottor Abbott, alzando lo sguardo verso l’altro dottore di quella cittadina “Come? Non sai delle mie pessime doti culinarie?” scherzò Andy, sedendosi accanto a lui, come ogni giorno all’ora di pranzo “Sì, ho sentito qualcosa ma non credevo fossero così tanto pessime” replicò Harold “Sfortunatamente sì” confessò il dottore, fingendosi rammaricato “E tu? Come mai qui? So che Rose è una cuoca fantastica” aggiunse “Non mi andava di tornare a casa” rispose Harold, masticando un pezzetto di carne “Hai litigato con lei?” domandò Andy, dispiaciuto per il collega “No, non abbiamo litigato. Solo che…” “C’entra per caso con l’uomo che è andato a curarsi a Denver?” chiese, interrompendolo “Quell’uomo si chiama Josh, anzi, si chiamava” rispose Harold, bruscamente, rifiutando di mangiare altro dopo il pezzetto di carne che, con difficoltà, aveva ingoiato “In che senso chiamava?” si ritrovò a chiedere senza controllo della sua bocca Andy “E’ morto…era un mio caro amico e l’ho lasciato morire” confessò il dottor Abbott, chinando il capo colpevole, per non mostrare i suoi occhi rossi al collega dottore “Tu non hai colpe, Harold” disse Andy “Tutti mi dite la stessa stupida frase!” sbraitò l’altro “Non sapete cosa vuol dire perdere qualcuno che per te è stato importante fin da quando eri bimbo! Non potete capire!” aggiunse, ignorando per quell’istante che il suo collega fosse vedovo e che sapesse in prima persona cosa significasse perdere qualcuno. Il dottor Brown lo fissò ed in un attimo anche i suoi occhi divennero rossi “Andy, ecco… io non volevo…” farfugliò Harold, consapevole di aver detto cose che non pensava e di aver toccato un tasto molto delicato, troppo. “Lascia stare Harold. Forse è vero, gli altri non possono capire cosa si prova a perdere una persona con la quale si è cresciuti, ma io…io sì” lo interruppe, per la seconda volta “Non capisco” sussurrò Harold, confuso dalle parole del dottor Brown “Quando avevo più o meno l’età di Ephram, il mio migliore amico morì tra le mie braccia…” Andy, svelò ad Harold quel segreto che aveva condiviso sono con la moglie Julia, il dottor Abbott rimase in silenzio, aspettando che il collega...o amico, adesso non sapeva bene come definirlo, continuasse “Era un sabato d’inverno e, nella mia scuola, avevano organizzato una festa clandestina, sai quelle tipiche feste in cui si va per ubriacarsi…tipiche di New York” Harold annuì, in ascolto “Be’ io e Robert, quello era il suo nome, avevamo bramato tanto quella serata, supplicando i nostri genitori per ottenere il permesso e guadagnandolo facendo delle piccole commissioni o pulizie in casa e, naturalmente, impegnandoci ad ottenere il massimo dei voti nei test. Dopo tutti questi sforzi, lo ottenemmo e andammo a quella festa. Prima di iniziare a bere, stabilimmo chi doveva guidare al ritorno, lo decidemmo giocando a sasso-carta-forbici…vinse Robert e toccò a me bere solo una birra, perché dovevo guidare. Tutto andò liscio, la festa non durò tanto e quindi ci ritrovammo a girovagare per New York, approfittando del fatto che il coprifuoco fosse ritardato…” Harold notò il tono malinconico nella voce di Andy e quest’ultimo fece un sorriso smorzato “Mentre stavamo passando la strada, Robert non notò un pazzo ubriaco fradicio che stava andando a tutta velocità ed io lo notai troppo tardi per tirarlo indietro e...lo vidi mentre l’auto lo investì…” l’ultima frase l’aveva pronunciata quasi singhiozzando, Harold gli appoggiò una mano sulla spalla “Corsi da lui, urlando il suo nome, gli presi la testa e l’appoggiai sulle mie gambe, chiamai i soccorsi…ma era troppo tardi. Gli urlavo di resistere, ma lui già sapeva che era troppo tardi e prima di morire, col poco fiato che aveva mi disse: ti vorrò per sempre bene, Andy…amico mio, grazie di tutto. In cuor mio sapevo che non c’era nulla da fare, ma continuavo a dirgli che sarebbe andato tutto bene e che non doveva dirmi addio, perché neppure io riuscivo ad accettare l’idea che lui se ne andasse; rimasi immobile, guardando il suo respiro che cessava e i suoi occhi chiudersi, per sempre. Tornai a casa, accompagnato dalla polizia e con i vestiti sporchi di sangue, l’unica cosa che riuscì a dire fu: è morto, Robert, lui non c’è più. I miei genitori corsero da me, dicendomi che non era colpa mia però io, ancora oggi, continuo a darmela e penso ancora che quella era solo una stupida frase di chi non capiva il dolore che provavo e che provo, tutt’ora. E' stata colpa mia, perché non ho fatto in tempo ad avvisarlo, questo penso ancora e lo penserò sempre.” Il dottor Brown finì il suo racconto e, per la prima volta, Harold lo abbracciò perché in lui aveva trovato la persona che poteva capirlo e, dal canto suo, Andy dopo tanti anni…trovò un amico.
 
-Sono tornata! 
Scusate il ritardo, ma è stato un mese pieno di impegni e raramente trovavo il tempo per scrivere, perdono! çWç
E chiedo scusa anche se ci sono errori, ma non ho avuto neanche il tempo di rivederlo ed entro oggi volevo pubblicare...Comunque spero che vi piaccia! 
Grazie, come sempre, a chi segue questa storia e a chi mi delizia con le sue recensioni! <3
Alla prossima! :33

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


A volte le persone si costruiscono dei muri, non tanto per tenere fuori gli altri, ma per vedere a chi importa abbastanza da abbatterli. (Irv)

La piccola Delia era seduta ad un tavolo del Mama Joy’s, in attesa di suo padre o suo fratello che l’andassero a prendere, insieme a lei c’era Irv dato che Edna era impegnata nello studio.
“Irv, posso farti una domanda?” chiese con il suo solito visino innocente “Certo, piccola” acconsentì l’uomo, incuriosito “Perché Edna è così autoritaria? E’ come se non avesse sentimenti” domandò la piccola “Così piccola e già così saggia” pensò Irv, sorridendo alla domanda di Delia “Devi sapere Delia che Edna si comporta così solo perché non vuole illudersi” “Non capisco!” esclamò Delia, stropicciando un tovagliolo “Ti spiego meglio. Fa così solo perché vuole attorno a sé persone che le vogliono bene, veramente, bene” tentò di farle capire Irv, forse era troppo presto per lei cercare di capire come sono strane alcune persone, si costruiscono dei muri attorno, per vedere chi è pronto ad abbatterli per loro. “Come se fosse in una guerra e vuole vedere di chi fidarsi” disse ingenuamente Delia e, per caso, capì subito quale similitudine adattare “Esatto” esclamò l’uomo di colore, facendole una carezza, Delia sorrise fiera di sé.
“Delia, andiamo papà ci sta aspettando in macchina!” esclamò Ephram, mandato dal padre per riprendere la sorella “Arrivederci, Irv” salutò cordialmente la bambina “Ciao” ricambiò il saluto l’uomo.
***
“Queste due settimane sono state un inferno senza vederti!” si lamentò Ephram, contento che la sua punizione fosse finita e che, finalmente, poteva uscire con la sua ragazza e recuperare tutto quello che non aveva avuto la possibilità di compiere, in quelle due settimane. “Scemo!” esclamò Laynie, riponendo gli ultimi libri nell’armadietto “Dico sul serio!” si difese il ragazzo “L’unica cosa che ho fatto in questi giorni è stato ascoltare musica. Non potevo fare nient’altro!” aggiunse con una smorfia “Potevi studiare, anticiparti i compiti” esclamò la ragazza “Per chi mi hai preso? E’ già tanto se faccio i compiti per il giorno dopo!” scherzò lui, prendendole la mano, ormai era diventato un gesto automatico, non serviva più che il cervello ordinasse alla mano di muoversi verso quella di lei. “E poi ti lamenti che tuo padre ti mette in punizione” lo accusò Laynie, dandogli un colpetto sulla spalla “Tranquilla, non ho intenzione di prendere altre insufficienze!” esclamò Ephram, contento che la ragazza si preoccupava per lui “Sarà meglio per te! Altrimenti tuo padre non sarà l’unica persona di cui ti dovrai preoccupare!” lo minacciò “Oh, guarda mi fai proprio paura!” rise Ephram, dandole un bacio prima che lei potesse replicare.
***
“Solito pranzo?” chiese Nina al dottor Brown, che si era appena seduto al suo solito sgabello “Ovvio!” rispose Andy “Non cambi mai, vero?” domandò la vicina, scherzosamente dando l’ordine al cuoco del locale “Io ed i cambiamenti non abbiamo un buon rapporto” ammise il dottore, facendo una specie si smorfia con la bocca “Come te e la cucina!” esclamò Nina, scoppiando a ridere “Non ti ci mettere anche tu! Ho già i miei figli che me lo ricordano ogni giorno” la supplicò Andy, ridendo anche lui.
Il dottor Abbott, varcò la soglia del locale cercando di interpretare il suo miglior sorriso, ma Andy capì che era ancora distrutto da ciò che era accaduto, e come dargli torto? Perdere il proprio migliore amico è orribile, perderlo quando sei anche un medico non è solo terribile è una cosa che ti distrugge, interiormente.
“Salve collega!” tentò di tirarlo su di morale “Salve dottor Brown” erano ritornati a darsi del lei ed Andy non sapeva cosa dirgli, voleva con tutto se stesso aiutarlo, ma sapeva per sua esperienza che qualunque cosa gli avesse detto, sarebbe stato inutile. Forse avrebbe peggiorato la situazione, tanto meglio stare in silenzio, a volte, è d’oro.
***
“Sono tornato!” annunciò Ephram, rientrato dalla sua serata con Laynie. Nel soggiorno trovò suo padre, seduto sulla solita poltrona “Mi aspettavi?” chiese, facendo capolinea di fronte a lui “No. Stavo solo riflettendo, fissare il fuoco mi rilassa” rispose Andy, spostando lo sguardo su suo figlio, per fargli un sorriso “Be’, abbiamo una cosa in comune!” esclamò Ephram, sedendosi sul divano, gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo. Quando, nei primi giorni che si erano trasferiti ad Everwood, aveva avuto il primo discorso senza urla con il padre, quando gli aveva detto quanto teneva a lui e che non doveva mai abbassare la guardia.
“Com’è andata la serata?” chiese Andy, dopo alcuni minuti “E’ andata alla grande” rispose Ephram, con un sorriso allegro. Il dottor Brown fu invaso da una gioia insolita, nel sentire la felicità che provava suo figlio “Sono felice per te” disse, rigirandosi la tazza tra le mani, per l’ennesima volta “Papà, c’è qualcosa che non va?” domandò Ephram, preoccupato per lo stato emotivo del padre “Nulla. Niente di cui ti devi preoccupare, sono solo miei pensieri” rispose Andy, scuotendo la testa “Se ti va di parlarne, sai che ci sono” disse il figlio “Ti ringrazio Ephram, ma non questa sera. Vai a letto è meglio. Ti prometto che un giorno di questi te ne parlerò, d’accordo?” replicò il dottore, provando gioia nel vedere che suo figlio si interessava a lui “Okay, papà, quando vuoi. Buonanotte” lo salutò, avviandosi alle scale “Notte” ricambiò il padre, sorridendo tra sé, continuando a rigirarsi la tazza tra le mani con dentro il thè, ormai freddo.
 ***
Amy Abbott, non avendo sonno aveva accesso il suo pc per far trascorrere un po’ il tempo, in attesa che Morfeo la venisse a prendere. Mentre stava per buttare giù il suo computer, perché aveva eliminato un file che le serviva, sentì dei rumori alla finestra, come se qualcuno bussasse.
Si alzò e aprì la finestra, trovandosi un Colin che era appeso al cornicione, stava per gridare, ma se lo avesse fatto di certo suo padre sarebbe entrato nella camera e, come spiegare che il tuo ragazzo si è appena arrampicato alla tua finestra alle due del mattino? Quindi, abbandonò l’idea.
“Colin! Che ci fai qui?” sussurrò, pretendendo una spiegazione “Non avevo sonno e volevo vederti” rispose, tranquillamente, entrando nella stanza “Tu sei pazzo!” replicò la ragazza dai capelli biondi “Vuoi che me ne vada?” chiese, facendo un finto broncio “No, assolutamente no. Neanche io ho sonno e forse tra le tue braccia, riesco ad addormentarmi” rispose, trascinandolo sul letto “Stile orso?” domandò lui, ridacchiando, Amy annuì.
Colin l’abbracciò da dietro accarezzandole i capelli e, dopo alcuni minuti, la sua ragazza sprofondò in un sonno profondo. Prima di andar via, le lasciò un dolce bacio sulle candide labbra e poi scappò via, da dove era entrato come un ladro.


-Eccomi tornata! Avete sentito la mia mancanza? O, per lo meno, la mancanza di questa storia? Spero una delle due sì! <3
So che in questo capitolo non succede niente di eclatante, ma la mia testa questo ha voluto scrivere! Aspetto le vostre opinioni, con ansia ^-^
Alla prossima! :33

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Bisogna sapere che nei tempi antichi, e precisamente ai tempi del paradiso terrestre, tutti gli animali erano amici fra di loro come tanti fratelli. Non come tanti fratelli che conosco io, capaci soltanto a farsi dispetti dalla mattina alla sera; ma buoni fratelli come son sicuro che presto diventeranno quelli che conosco io. (Irv)

“Torna subito qui nanetta malefica!” urlò Ephram contro sua sorella che, per fargli un dispetto, aveva preso di nascosto il suo lettore cd “Prendimi se ci riesci!” esclamò lei, continuando a correre per tutta la casa, ridendo come una matta. Dopo minuti di corsa, in cui ne Ephram e ne Delia davano cenno di cedimento, la bambina si ritrovò in un vicolo cieco, ossia la fine del corridoio del piano superiore “Ti ho presa!” esclamò Ephram trionfante, prendendo per i fianchi la sorellina e iniziandole a fare il solletico “No, dai, ti prego. Basta!” lo supplicò Delia, quasi senza più respiro, il giovane Brown si fermò, persuaso dalle sue suppliche “Pace?” chiese la sorella, porgendogli il mignolo “Pace” confermò Ephram, stringendolo.
“Ragazzi, ho portato la cena!” esclamò Andy, entrando in casa “Dici che dovrei scendere a dargli una mano?” domandò Ephram, sotto voce alla sorella “No, tranquillo Ephram! Non mi serve di certo una mano con li buste!” disse ironicamente il dottore, precedendo la risposta della piccola Delia, che soffocò una risata.
***
“Tu sei pazzo!” urlò Amy contro suo fratello “Perché?” domandò lui “Okay, capisco che anche i tuoi ultimi neuroni si siano estinti, ma questo supera di gran lunga la tua stupidaggine!” esclamò la giovane Abbott, mettendo le mani sui fianchi “Mi spieghi il perché?” chiese, di nuovo “Bright. Una festa? Qui? Vuoi morire così giovane!” gli chiarì le idee la sorella “Perché dovrei morire, scusa?” domandò Bright “Se papà lo venisse a sapere” “Ma non lo verrà a sapere!” replicò “Come puoi esserne certo? La città è piccola e le notizie volano in fretta” suppose Amy, immaginandosi la faccia del padre “Non credo che qualcuno possa mai dirgli: Ehi c’è stata una festa in casa tua mentre non c’eri” disse Bright “No. Non se ne parla, io non ti coprirò!” esclamò la sorella, andando via “Grazie per la collaborazione!” le gridò il giovane Abbott, sbattendo la porta della sua camera.
***
“Come sta il dottor Abbott?” chiese Ephram al padre, mentre litigava per levare l’osso dal suo pollo “Non bene…ma Rose l’ha convinto a partire, sono andati in Italia” rispose Andy, bevendo un po’ di vino “Dev’essere dura” sussurrò il ragazzo “Lo è” confermò il padre, sospirando.
Ephram guardò il padre, sapeva che gli stava nascondendo qualcosa ma, allo stesso tempo, sapeva che quando sarebbe stato il momento giusto gliene avrebbe parlato, si sarebbe confidato con il figlio. Doveva solo aspettare qualche giorno, solo aspettare.
***
“Una festa? Davvero vuoi dare una festa a casa tua?” domandò incredulo Ephram, stringendosi nel giubbino “Perché tutti continuate a ripetermelo? Sì, una festa!” esclamò Bright esasperato “Be’ se vuoi morire presto, fai pure!” disse sarcastico l’amico “I miei non lo verranno mai a sapere! Non sono sfortunato quanto te!” replicò il giovane Abbott “Credi di essere divertente?” chiese Ephram, retoricamente. Prima che scoppiasse una possibile lite, arrivò Colin “Allora? Questa festa si fa o no?” chiese, facendo spazio al centro tra i due “Certo! Solo che devi darmi una mano con la tua ragazza. Ha detto che non ha intenzione di coprirmi” disse Bright, facendo una smorfia riferita alla sorella “Chissà perché non mi meraviglio che sia stata una tua idea, Colin!” esclamò il giovane Brown “Bright, lascia fare a me. Ephram, vuoi divertiti o no?” disse Colin, indicando prima il riccio e poi l’altro “Certo, ma per una volta non potremmo fare qualcosa senza rischiare di finire nei guai?” replicò “Non c’è gusto senza il brivido del pericolo!” esclamò Colin, ridendo insieme a Bright.
“Ecco il bel trio!” esclamò Amy, affiancata da Laynie “Be’ ad essere un trio è un trio, ma pure bello non esageriamo!” scherzò Laynie “Sei molto divertente, sorella!” la punzecchiò Colin, provocando le risate degli altri.
“Allora è vera la voce che circola? Una festa a casa Abbott!” chiese la giovane Hart “Be’, l’idea è di Colin, ma Bright ha subito accettato, senza pensarci due volte” “Ti pareva!” dissero in coro le due ragazze “E comunque non credo che si farà, se la mia cara sorellina non mi vuole coprire” replicò Bright, accusando la sorella di infrangere il codice di fratellanza “Dai, Amy! Che ti costa coprirlo?” la supplicò Colin, dandole dei dolci baci “Non cercare di abbindolarmi, mio caro!” esclamò Amy, staccandosi a malavoglia “Be’, l’unica cosa che dovresti fare è non fare la spia. In ogni caso, nei guai ci finisce lui, mica tu” disse Ephram, per appoggiare l’amico “Ephram, ha ragione” disse Laynie, dando man forte anche lei “Siete tutti contri di me, non è vero? Okay, ti coprirò!” esclamò Amy, dopo aver tirato un grosso respiro. Rallegrò tutti, soprattutto il fratello che le diede, miracolosamente, un bacio sulla guancia.
***
Intanto in Italia, Rose e Harold, aveva appena fatto capolinea a Firenze “Il dottor Brown mi disse che ti ci dovevo portare, perché è bellissima e, invece, sei stata tu che hai convinto me!” esclamò il dottor Abbott, riferendosi alla chiacchierata fatta col collega una sera in un bar, quando era il suo anniversario “Le cose possono cambiare, Harold” disse Rose, accarezzando il volto del marito “Rose, io ho paura di cambiare” le confidò “Tu non devi cambiare da solo, ci sono io. Cambieremo insieme” replicò la moglie “Ti amo, Rose” le sussurrò “Ti amo anche io, Harold” disse lei, facendo sfiorare i loro nasi, per poi combaciare le labbra.
“Credi che Linda, prima o poi ritornerà?” domandò la donna, riponendo alcuni abitati nell’armadio della camera dell’hotel “Non lo so. E, sinceramente, non mi interessa” rispose l’uomo, scontrosamente “Perché? E’ pur sempre tua sorella!” ribatté Rose “Una sorella che oramai non vedo da 3 anni! Una sorella che non è venuta al funerale di mio padre, quando avevo voglia di abbracciarla, dandoci conforto a vicenda! E, secondo te, questa persona la posso ancora definire tale?” disse, di rimando, Harold “Sì, certo ha sbagliato. Ma sono sicura che se avesse bisogno di te, tu non le volteresti le spalle” disse Rose, sedendosi di fianco al marito “Sì, ma quando io avevo bisogno di lei, lei non c’era. E poi, io sarei tornato a piedi dal deserto pur di esserci al funerale di mio padre” sussurrò Harold. Rose, in quel momento, capì che il rancore che il marito aveva verso la sorella, era perché lei non c’era quando il fratello ne aveva più bisogno. E, soprattutto, era perché non aveva onorato il padre, fino all’ultimo. Non c’era ai funerali, non c’era quando stava male, non c’era mai; mentre Harold avrebbe desiderato la sua presenza, avrebbe voluto condividere con lei quel dolore, dandosi conforto a vicenda. Sì, certo, gli erano stati vicini lei e i figli, ma la sorella no e, probabilmente, era la persona che suo marito avrebbe desiderato più di tutte. Perché, sinceramente, chi meglio di un fratello può capire il dolore quando perdi un genitore, quando tutto il tuo mondo crolla?
Rose, però, in cuor suo, sapeva che Linda sarebbe ritornata prima o poi...e che, i fratelli Abbott si sarebbero riconciliati ritornando forti…più di prima.

 
-Eccomi! Okay, dopo aver pubblicato questo capitolo, vado a nascondermi per evitare i pomodori...dato che fa pena! çWç
Alla prossima! :33 *si nasconde*

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


La vita è un costante cambiamento. Quando qualcosa entra nelle vostre vite, dunque, siatene felici, usatelo bene e – quando è il momento – lasciatelo andare. Possedere qualcosa non significa averlo per sempre. Siete solamente dei custodi temporanei di molte cose ed è destino che esse arrivino, restino e poi se ne vadano. (Irv)

Il dottor Brown, era davanti allo specchi della sua camera, ormai da più di venti minuti. Era tutto come ogni mattina: i capelli, la barba, l’orologio, ma quando si stava per mettere la fede, qualcosa l’aveva bloccato, come se lo spirito di sua moglie non volesse che lui si mettesse la fede.
Be’ è anche vero che la sta indossando più adesso, che quando lei era viva…a volte, la toglieva per operare e si dimenticava di rimetterla, oppure la lasciava direttamente sul comò. Adesso, è come se tenerla al dito fosse un modo per non lasciarla andare, perché lui non voleva che lei andasse via, voleva ancora poterla abbracciare, coccolare e litigare. Non accettava l’idea di lasciarla andare via, perché aveva commesso troppi errori quando lei era viva e, in cuor suo, sperava che lei l’avesse perdonato, prima di morire.
“Papà!” lo chiamò Delia, Andy guardò l’orologio era tardi e l’autobus sarebbe arrivato a momenti, guardò per un’ultima volta l’anello, per poi riporlo di fianco alla foto dove la sua amata Julia sorrideva, gioiosa della famiglia che abbracciava.
“Eccomi!” esclamò scendendo “Lascia stare, le ho preparato io il pranzo” disse Ephram, sbadigliando “Ah, grazie” si stupì il dottore “Ephram, hai per caso la febbre?” scherzò, era strano che il figlio avesse fatto un gesto così gentile “No. Non posso fare dei favori al mio dolce padre?” chiese, retorico “Cosa vuoi, sentiamo!” esclamò Andy, consapevole che il figlio mirasse ad ottenere o qualche permesso o soldi “Papà così mi offendi!” replicò Ephram, fingendosi attonito, il padre lo guardò fisso negli occhi “Corro a scuola, ciao!” lo salutò, afferrando lo zaino, per fuggire via dalla visuale paterna, che lo stava squadrando.
***
“Mio fratello è deciso ad andare fino in fondo con la storia della festa” si lamentò Amy “Mio padre dice che sto facendo il gentile solo per ottenere qualcosa” disse Ephram “Ed è così?” gli domandò la ragazza “No…Be’ con te posso essere sincero: sono rimasto al verde!” rispose il giovane Brown “Aspetta che ti dia la paghetta, no?” domandò retorica “Ehm…diciamo che me la data pochi giorni fa” confessò Ephram “E in cosa hai speso tutti i soldi?!” esclamò Amy, stupita “Era uscito l’ultimo numero di…” “No, non dirmi il nome, tanto non lo conosco” lo interruppe “Dovevo assolutamente comprarlo!” ribatté il ragazzo, sottraendosi dallo sguardo scettico della giovane Abbott, Ephram sospirò “E perché hai bisogno di soldi?” chiese “Perché, Bright ha bisogno di soldi per comprare le cose per la festa. Quindi io e Colin, ci siamo offerti a mettere una somma a testa” rispose, entrando nel caos del corridoio “E perché hai accettato se non ne hai?” domandò Amy, sorpresa che Ephram fosse così idiota, delle volte “Perché credevo di non aver speso tutto!” si difese, prendendo i libri per la lezione che lo attendeva “Allora Bright si fregherà! Di certo, tuo padre non accetterà di darti altro denaro, o sbaglio?” “No, purtroppo non sbagli! Ma mi dispiace tirarmi indietro” rispose Ephram, sconsolato “Parlane con lui. Io vado a lezione e dovresti andarci anche tu, abbiamo già fatto tardi!” esclamò Amy, correndo verso l’aula, lo stesso fece Ephram.
***
“Ehi, Ephram!” esclamò Bright, correndo verso l’amico, appena suonata la campanella “Ehi” ricambiò il saluto il giovane Brown, ma non con lo stesso entusiasmo “Quale problema, affligge la vita di Ephram Brown?” gli chiese subito il giovane Abbott, conosceva Ephram meglio delle sue stesse tasche “Nulla” tentò di liquidarlo l’altro “Davvero? Ed io sono un genio in matematica!” replicò il riccio “Complimenti!” ribatté Ephram “Fai poco lo spiritoso e dimmi che cosa hai. Puoi dirmi qualsiasi cosa, lo sai!” gli disse Bright “D’accordo. Sono rimasto al verde, Bright!” confessò Ephram “E ci voleva tanto!” scherzò il giovane Abbott “Cosa? Non sei arrabbiato?” chiese, confuso il giovane Brown “Perché dovrei esserlo? Tranquillo, per la festa abbiamo già tutto!” ribatté il riccio “Ma non si era detto che…” “Ti ho detto di stare tranquillo. Capita a tutti di essere senza soldi, una volta tanto…be’ a me è successo più di una, in verità!” lo interruppe, per poi iniziare a ridere “Allora, grazie amico. Mi hai salvato” disse Ephram, sorridendo “Da cosa? Da una ramanzina sul valore del denaro da tuo padre?” chiese, retoricamente, Bright “Esatto” confermò l’altro “L’hanno fatta a me, una volta, ma l’unica cosa che ho sentito è stato bla, bla, bla” scherzò il giovane Abbott, mimando con le mani, Ephram scoppiò a ridere.
***
“Che ne dici di fare una pausa mio caro dottore?” chiese Nina, entrando nello studio di Andy “Vorrei. Ma tutti i pazienti del dottor Abbott sono venuti da me” rispose, sospirando, l’uomo col camice bianco “Ecco perché c’è la fila fino a fuori” scherzò la donna “Già…mi spiace deluderli, ma quando arriva l’ora di chiudere, chiudo e basta. Non voglio arrivare a casa a mezzanotte” ribatté Andy, ridendo “Non credo che gli anziani resisteranno molto in piedi” disse Nina “Non è colpa mia, se ho poche sedie” replicò il medico “Scusa, ma ora dovrei tornare a lavoro” aggiunse “D’accordo, ti lascio con le tue ammiratrici degli anni 80’” rise Nina, andando via. Non vedendo lo sguardo omicida che Andy le rivolse.
***
“Stasera si balla!” cantò Bright, seguito da Colin “Voi siete matti” ribatté Amy “Non dirmi che stasera non ti divertirai, perfettina!” replicò il fratello “Certo che mi divertirò. Mi divertirò a vedere la tua rovina” disse, facendogli la linguaccia “Lascia perdere, amico. Ci vediamo stasera” si intromise Colin e, dopo aver dato un bacio alla sua cara Amy, si avviò verso l’auto dei genitori.
“Quanto può essere noioso il prof di fisica” si lamentò Ephram, raggiungendo i suoi fratelli “Ephram, credo che sia la materia che è noiosa in sé” disse Amy, ridendo “Ed io credo che entrambi avete ragione!” esclamò Bright, avviandosi all’auto “Per te è diverso. Per te tutte le materie sono noiose” replicò il giovane Brown “Be’ non proprio tutte. Educazione fisica e l’intervallo, mi piacciono” scherzò il riccio “Vuoi un passaggio, Brown?” aggiunse “No, grazie. Sto con la bici e mio padre vuole che vada a prendere la cena” rispose, alzando gli occhi al cielo alla richiesta del padre “Okay. Allora a stasera?” domandò, ancora una volta, Bright “A stasera” confermò Ephram, guardando l’auto frecciare via. Sorrise, pensando alla serata che lo attendeva, chissà come si sarebbe vestita la sua amata Laynie “Sicuramente sarà bellissima” pensò, lasciandosi andare in un sorriso da pazzo…un pazzo innamorato.


-Eccomi dopo più di una settimana, sono riuscita ad aggiornare! Scusate per l'immenso ritardo, ma la scuola, ultimamente, è più stressante del solito -.-"
Ora vi lascio, spero che il capitolo non vi abbia deluso, spero di poter aggiornare presto! *incrocia le dita*
Alla prossima! :33 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


La musica rispecchia e accompagna le nostre emozioni e i nostri stati d'animo. E' una interpretazione del tutto personale di un insieme di note e pause. (Irv)

La musica si era impossessata di casa Abbott, non appena i primi ragazzi entrarono nella dimora, accolti da un Bright sorridente ed una Amy che litigava con il nastro per capelli.
“Vuoi una mano?” le offrì il suo aiuto Laynie “No, grazie. Ci ho ripensato, meglio sciolti!” esclamò, infilando il nastro nella tasca dei jeans “Già, meglio sciolti” confermò Laynie, anche lei indossava un paio di jeans stretti, coordinati ad una camicetta nera che risaltava le sue forme ed anche la gelosia di Ephram “Dovevi vestirti proprio così” si lamentò, fulminando chiunque posava lo sguardo sulla sua amata “Per chi mi hai preso? Non me la farà col primo che passa!” replicò Laynie, ridendo della sua gelosia “Anche perché sei la mia ragazza, se non vado errato!” esclamò Ephram, stringendole la mano “Esatto, ma così mi spezzi le dita” disse, sottraendosi alla presa e, prima che il ragazzo potesse replicare, lo baciò, fuggendo verso il bagno.
“Tu non ridere” fulminò Amy, prima ancora che lei potesse dire o fare qualcosa “No, non stavo ridendo” disse, soffocando, con tutta se stessa, una risata “Cosa hai detto a tuo padre?” “Niente. Semplicemente che andavo da Bright” “Non gli ha detto della festa, vero?” “Per chi mi hai preso! Non metterei mai nei guai i miei amici!” esclamò, sentendosi offeso, il giovane Brown “Scusa, ma ho paura” confessò Amy “Tranquilla, tanto ci sono abituato. Io vado dagli altri, appena arriva Laynie dille che sono al buffet, prima che tutto finisca” disse, freddamente, prima di perdersi nella folla.
***
“Allora: Cenerentola o Biancaneve e i setti nani?” chiese il dottor Brown, alla sua bambina, tenendo in mano due dvd “Cenerentola” scelse Delia, indicando la scatola che il padre teneva nella mano destra “Come desidera!” esclamò Andy, inserendo il dvd nel lettore “Prendi i popcorn, per favore” disse la piccola, educatamente “Certo” annuì il dottore, avviandosi nella cucina e prima che potesse portare i popcorn alla diretta interessata, il telefono di casa squillò. Diede un’occhiata alla figlia, che era assorta nel cartone e decise di andare a rispondere, curioso di sapere chi fosse “Pronto? Casa Brown” disse, la solita frase, dopo aver premuto il tasto per rispondere alla chiamata “Papà” disse Ephram, dall’altro capo del telefono, con una voce che al dottor Brown non piacque affatto “Ephram, che succede?” domandò, immaginando tutti i guai in cui il figlio si era potuto cacciare “Devi raggiungerci, per favore” rispose, deviando le spiegazioni “Dove?” chiese, prontamente, Andy “In ospedale” rispose il ragazzo, il dottore socchiuse gli occhi.
Che cos’era successo di così grave? Perché suo figlio si trovava in ospedale? E, soprattutto, lui stava bene?
Queste domande affollavano la mente del dottore, mentre a tutta velocità le ruote della sua auto fregavano l’asfalto. Aveva lasciato Delia da Nina e, quest’ultima, sentendo il motivo non ci pensò due volte ad accettare di badare alla piccola Brown.
***
“Mio padre sta arrivando” comunicò Ephram, riponendo il cellulare nella tasca dei jeans.
Lì, in quella triste sala d’attesa bianca, erano seduti Colin ed Amy da un lato: lei aveva la testa tra le mani ed i suoi singhiozzi rimbombavano in tutta la sala, lui le cingeva le spalle, fissando il vuoto, c’era paura e sofferenza nei suoi occhi, ma il suo orgoglio maschile, non gli permetteva di piangere; dall’altro lato c’era Laynie, che si mordeva il labbro ferocemente, anche nei suoi occhi si celava la paura e, per non crollare, si era messa a torturare il labbro inferiore. Fece cenno ad Ephram di sedersi, ma quest’ultimo rifiutò, voleva accogliere suo padre e spiegargli tutto quello che era successo, la ragazza annuì come se avesse capito i pensieri di Ephram e non insiste più.
“Stupida festa!” pensò il giovane Brown; già, stupida festa...ma di chi era davvero la colpa? Bright, il ragazzo più allegro e spaccone, non era con loro, ma era disteso su un lettino, senza sensi. Era svenuto, dopo aver bevuto un po’ troppo e, suo malgrado, nell’ultimo bicchiere non c’era solo vodka; uno stupido ragazzo, aveva avuto la brillante idea di portare della droga e, dopo aver avuto la sfuriata sia da Amy che da Bright, aveva deciso di fare uno scherzo al ragazzo, solo una semplice burla, ma che era finita male.
“Ephram!” esclamò il dottor Brown, appena varcata la soglia d’ingresso dell’ospedale “Papà” disse Ephram, paura e terrore invasero il suo animo, al diavolo la ramanzina che avrebbe avuto per averlo ingannato, al diavolo la possibile punizione, al diavolo tutto e tutti! L’unica cosa che gli importava era che suo padre, il neurochirurgo più abile, visitasse il suo migliore amico.
Dopo avergli spiegato l’accaduto, Ephram tornò a sedersi di fianco a Laynie ed il dottor Brown, dopo aver saputo la stanza dove Bright si trovava, andò a visitarlo.
***
Un’altra mezz’ora volò via, nessuno proferiva parola, tutti erano persi nel proprio dolore: Amy continuava a piangere, Colin continuava a fissare il vuoto, Laynie continuava a mordersi il labbro ed Ephram, lui fissava il soffitto, anch’esso bianco, stringendo la mano della giovane Hart.
Il dottor Andy Brown, uscì dalla stanza con in mano la cartella clinica di Bright Abbott, guardò i ragazzi ed Ephram, incrociato lo sguardo del padre, capì che Bright si sarebbe risvegliato subito e che tutto sarebbe andato bene, anzi, perfettamente. Curvò le labbra in un sorriso ed il padre gli sorrise di rimando, annuendo “Sta bene, ha perso conoscenza perché il suo corpo non è abituato a quelle sostanze. Per fortuna, si sveglierà tra pochi minuti e, tranquillamente, potrà tornare a casa” disse il medico, Amy corse ad abbracciarlo “Grazie” sussurrò tra i singhiozzi del pianto che, pian piano, cessava “Ho fatto solo il mio lavoro e se Ephram non mi avesse chiamato non sarei neanche venuto” replicò Andy, tutti voltarono lo sguardo verso Ephram, Laynie lo baciò, Colin lo abbracciò ed Amy si unì all’abbraccio di gruppo. Bright stava bene, sarebbe tornato presto a fare il pazzo del gruppo, insieme a Colin, sarebbero tornati di nuovo uniti, tutti e cinque, stavolta più forti di prima.
Il dottor Brown quasi si commosse a quella bellissima dimostrazione d’amicizia.



-Ecco il nuovo capitolo! Perdonatemi, ma sta volta, ci si è messo pure il computer çWç
Ora vi lascio! Grazie a tutti per la pazienza <3
Alla prossima! :33

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


L'esperienza mi aveva insegnato molto presto che possiamo commettere degli errori indipendentemente dalla nostra volontà, e poco tempo dopo imparai anche che possiamo commettere degli errori senza neanche capire cosa abbiamo fatto e perché siano errori. (Irv)

Il dottor Brown si ritrovò costretto a sciogliere quell’abbraccio…doveva parlare con Amy.
“Dottor Brown le sono infinitamente grata!” esclamò la ragazza, una volta soli “Ho fatto solo il mio lavoro” sorrise il medico “Amy, sai che dovrò parlare con tuo padre, vero?” domandò, un po' imbarazzato, l'uomo “Sì, lo so. E sono consapevole che quello che abbiamo fatto è stata la cosa più irresponsabile di questo mondo” disse la ragazza dai capelli biondi, scuotendo la testa “Be', questo non devi dirlo a me. Io sono tenuto ad avvisare tuo padre, anche perché lui farebbe lo stesso ed in ogni caso vedrà comunque la cartella clinica di Bright” replicò Andy, accarrezzandole il braccio, Amy annuì e ritornò dagli altri.
“Be' che ti ha detto?” chiese Ephram “Promettimi che verrai al mio funerale” disse, scoraggiata, l'amica, pensando a quanto i suoi genitori si sarebbero arrabbiati “Solo se tu verrai al mio” replicò il giovane Brown, la paura governava ancora il suo animo, aveva pur sempre mentito al padre “Affare fatto!” esclamò Amy, facendo una risata, che Ephram ricambiò.
“Forse è meglio che andate a casa. Resto io con Bright” disse Colin, accarrezzando la testa della sua ragazza “Dovrei anche mettere in ordine tutto quel disastro” disse Amy, ancor più scoraggiata di prima “Se vuoi ti do una mano” si offrì Laynie “Te ne sare grata” sorrise la giovane Abbott “Vorrei poterti aiutare, ma credo sia meglio che torni a casa con mio padre” disse Ephram, con un sorriso di scuse “Tranquillo. Magari ci sentiamo dopo o ti senti con Colin, per sapere di Bright” replicò la ragazza bionda “Certo!” esclamò Ephram e prima di andar via, lasciò un dolce bacio sulle labbra della giovane Hart, per la prima volta, davanti a tutti.
***
Nell'auto del dottor Brown regnava il silenzio, nessuno dei due parlava, l'unico rumore che si udiva era quello delle ruote che sfregavano l'asfalto, bagnato dalla pioggia. Il dubbio stava asselendo la mente di Ephram, voleva sapere se era o meno nei guai, ma non aveva il coraggio di chiedere a suo padre se fosse arrabbiato. Però il silenzio era opprimente e, dagli occhi fissi del padre sulla strada, capì che lui non lo avrebbe spezzato.
“Papà” sussurrò, dopo aver preso un grosso respiro “Scusa per la bugia” aggiunse, subito dopo puntò lo sguardo al finestrino, quella notte era forse la più fredda che aveva mai visto, da quando viveva a Everwood, la pioggia scendeva violentemente sulle strade e, dalla reazione dei passanti, il ragazzo capì che il vento era fin troppo forte anche per tenere l'ombrello aperto. Il silenzio del padre lo stava uccidendo, peggio di prima, probabilmente doveva stare semplicemente zitto.
“Hai bevuto?” chiese Andy, tenendo fortemente lo sterzo dell'auto, senza incrociare lo sguardo del figlio, Ephram rimase sbalordito dalla domanda del padre, dovevi dirgli la verità? Cioè che aveva bevuto e rischiare che il rimprovero si tramutasse in un'ennesima punizione? Oppure mentirgli, con il rischio di essere scoperto, dato che suo padre non era di certo stupido? Optò per la prima opzione, tanto vale confessare tutto.
“Sì” confessò il giovane Brown, passandosi le mani sui jeans e chinando il capo “Solo bevuto o altro?” ribattè il padre, Ephram capì che il padre era preoccupato per lui, non furioso...si ritrovò a sorridere “No. Ho solo bevuto, giuro” disse e, in quel momento, cercò lo sguardo del padre, senza trovarlo. Sapeva di aver commeso un errore, ma infondo chi non commette errori nella vita?
Avrebbe prefito mille volte una sua sfuriata, che questa specie di conversazione.
“Sono in punizione?” domandò, voleva farla finita una buona volta “Cosa te lo fa pensare?” replicò Andy “Ti ho mentito. Ti ho detto che andavo da Bright per studiare, ma abbiamo dato un festa. Ho bevuto, fregandomene del tuo divieto e della tua tolleranza zero su l'alcool. Insomma, il mimino che dovresti fare e chiudermi in casa per tutta la vita o cacciarmi via a calci!” scoppiò Ephram e parlò così velocemente, che non si rese conto che erano davanti il vialletto di casa.
Il dottor Brown scosse la testa, sorridendo “Mi spieghi perché ti dovrei punire, quando hai capito perfettamente i tuoi errori? Sarebbe inutile.” disse e scese dall'auto per entrare in casa, il figlio lo seguì.
“Quindi non sei arrabbiato?” chiese Ephram, sempre più confuso “Lo ero e il mio primo pensiero, quando mi hai chiamato è stato quello di ucciderti, dopo essermi assiccurato che stessi bene...ma poi ho visto la paura nei tuoi occhi, la paura di perdere un caro amico. Ed ho scartato l'idea di ucciderti e pensavo di darti una punizione che difficilmente te la saresti dimenticata, ma dopo la tua sfuriata in macchina, ho capito che era inutile. Però, in futuro, non ti crederò facilmente, sappilo.” disse, freddamente, senza tradire alcuna emozione, Ephram ebbe una doccia fredda, il padre non era arrabbiatoo o furioso...ma, il solo pensiero lo distruggeva...deluso. Era deluso da Ephram, era così tanto deluso che non avrebbe avuto più fiducia in lui, non lo avrebbe più creduto facilmente. I sensi di colpa lo stavano divorando, certo il padre non lo aveva punito chiudendolo in casa, ma lo stava punendo adesso emotivamente.
“Ovvio” riuscì a dire “Adesso va a letto, è tardi” disse Andy, inclinando la testa verso le scale “Io vado da Nina. Delia è con lei” aggiunse, andando via prima che Ephram potesse aggiungere altro, ma anche se voleva...non ne aveva la possibilità. Un groppo in gola lo bloccava.
Andò nella sua camera con l'idea di dormire, ma non ci riuscì. Aveva deluso suo padre, aveva quasi perso un suo amico e tutto questo in una sola serata.
“E' un record!” pensò, guardando l'alba sorgere dalla sua finestra.

-Ecco un nuovo capitolo! Perdonate l'enorme ritardo, ma ho dovuto formattare il computer perché si era beccato un virus çWç.
Appena mi è tornato ho pensato subito a scrivere il capitolo ed eccolo qua! u.u
Spero che vi piaccia e spero di poter aggiornare al più presto (salvo imprevisti) 
Grazie a chi mi segue sempre <3
Alla prossima! :33

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


L’insegnante si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri in proposito, mentre è autorevole in quanto, di quel mondo, si assume la responsabilità. Di fronte al fanciullo è una sorta di rappresentante di tutti i cittadini adulti della terra, che indica i particolari dicendo: ecco il nostro mondo. (Irv)

“Stasera tornerà mio padre” annunciò, scoraggiata, Amy “E senza la sua firma, non cacceranno mai Bright dall'ospedale, dato che è minorenne e, di conseguenza lo sono anche io” aggiunse, facendo scivolare i lunghi capelli biondi sullo schienale della sedia “Be' comunque lo veniva a sapere, dato che il dottor Brown glielo avrebbe detto” disse Colin, stringendole la mano “Sì, ma come posso dirgli che, appena attera, deve raggiungerci in ospedale? Gli verrà un infarto!” replicò la ragazza “Puoi aspettare i tuoi a casa e poi, con calma quando si saranno sistemati, raccontargli tutto. Magari tua madre sarà più comprensiva, no?” tentò di sollevare il morale della sua fidanzata “Peccato che mia madre rimarrà ancora un po' a Firenze. Ha incontrato delle sue vecchie amiche del college e mio padre ha insistito che rimanesse per farle rivivere i vecchi tempi” disse la giovane Abbott “Allora sei spacciata, anzi, siete spacciati!” esclamò Colin, e prima che Amy potesse torturarlo con il solletico arrivò Ephram “Ehi!” esclamò Amy, appena lo vide, “Vedo che sei ancora vivo!” scherzò il giovane Hart “Come è andata con tuo padre?” chiese la ragazza dai capelli biondi “E' andata che mi ha fatto capire che ho tradito la sua fiducia...l'ho deluso e adesso mi parla solo per lo stretto necessario, non che prima parlassimo molto, ma...” “Avresti preferito un sfuriata e una punizione, invece che questo congelamento nel vostro rapporto” lo interruppe Amy “Esatto” disse Ephram, amareggiato “Vedrai che gli passerà!” esclamò Colin, dando una pacca sulla spalla all'amico “Lo spero” sospirò il giovane Brown.
***
“Papà posso chiederti una cosa?” domandò Delia al padre “Dimmi, tesoro” rispose dolcemente l'uomo “Potresti parlare tu con il dottor Abbott? Magari lo tranquillizzi anche, perché Amy non sa come dirgli tutto” disse la bambina, il fratello l'aveva supplicata di parlare lei col padre, dato che, secondo Ephram, il dottor Brown non l'avrebbe mai ascoltato “E a te chi te lo ha detto?” domandò Andy “Ephram mi ha detto di chiedertelo...lui, be' ecco, lui...” Delia non completò la frase, oramai era inutile dato che il padre già aveva capito “Di a tuo fratello che lo farò e che, la prossima volta, voglio che me lo chieda lui e non che mandi te” esclamò il dottore e, dopo aver lasciato un bacio sula guancia alla sua piccola, si avviò in cucina per preparare la tavola.
“Perché mandi tua sorella a chiedermi le cose da parte tua?” chiese il padre, una volta, che Delia era andata a letto ed erano rimasti solo gli uomini di casa, come sempre, a sparecchiare e lavare i piatti “Ah, ora ci parliamo?” chiese, in modo troppo brusco, Ephram “Che vorresti dire?” replicò il dottore, poggiando le mani sui fianchi “Che l'unico momento in cui parliamo, ormai, e quando mi dici a che ora devo rientrare e mi chiedi dove vado, raccomandandomi di tenere accesso il cellulare!” esclamò, sfogandosi finalmente, il ragazzo “Papà...so che ho sbagliato e so che non merito la tua fiducia, ma non ti sembra ti avermi già punito abbastanza? Figurati che mi mancano anche le nostre risate quando ti prendevo in giro sulla tua cucina! Ho fatto un errore, è vero, lo ammetto...ma chi non commette errori nell'adolescenza? Avrei preferito mille volte una tua sfuriata e il divieto di uscire, oppure, il sequestro di qualche oggetto, che questa area fredda tra di noi. Mi dispiace di averti deluso, scusa, più di questo cosa devo fare per avere il tuo perdono?” aggiunse, lasciando il padre a bocca aperta “Ti voglio bene, Ephram” disse Andy, prima di stringere tra le braccia il figlio “Anche io, papà” sussurrò quest'ultimo.
***
Il dottor Abbott aveva appena riposto le valigie nella sua camera da letto, come gli era mancata l'aria di casa. Ora si sentiva meglio, la sensazione di avere la colpa di tutto era, finalmente, svanita, lasciando via libera alla serenità della sua cara e vecchia Everwood.
“Papà!” esclamò Amy, correndo tra le sue braccia “Tesoro mio!” disse entusiasta “Mi sei mancata tanto” aggiunse “Anche tu, papà” confermò la ragazza bionda, stringendo ancora più forte il padre
“Be', dove è Bright?” chiese, una volta, staccandosi dall'abbraccio “Ah, Bright. Ecco papà, devo confessarti una cosa...” prima che Amy potesse completare la frase, il campanello suonò “Oh, magari è lui!” esclamò Harold, andando ad aprire “Ah, sei tu dottore” aggiunse, con una smorfia di delusione “Sono felice anche io di rivederti, Harold” esclamò Andy, facendo capolinea nel soggiorno “A cosa devo la tua piacevole visita?” chiese, retoricamente, il padrone di casa “Credo proprio che Amy te lo sappia spiegare meglio” rispose l'uomo, poggiando una mano sulla spalla della ragazza “Sono qui per tranquillizzarlo una volta data la notizia” le sussurrò all'orecchio “Grazie” mimò Amy con le labbra.
“Allora?” la esortò Harold “Papà. Ecco, non ti arrabbiare, io e Bright, quando voi non c'eravate...abbiamo organizzato una piccola festicciola tra amici, niente di esagerato” “Cosa intendi, esattamente, per piccola festicciola tra amici, Amy?” la interruppe il padre, con la rabbia che lo invadeva e la ragione che gli imponeva di stare calmo “Be' non credo che il numero sia tanto importante” intervenne Andy, in difesa della bionda “Esatto. La cosa più importante è che alcuni hanno fatto uno scherzo, molto pesante, a Bright” continuò Amy, cercando le parole più adatte “Lui è svenuto e lo abbiamo dovuto portare in ospedale. Ephram ha chiamato suo padre e, be' il resto te lo deve dire lui, si tratta di concetti medici. La conclusione sta che devi venire in ospedale a firmare per farlo uscire, perché siamo entrambi minorenni” disse, tutto d'un fiato “Ecco, adesso scoppierà la bomba!” pensò, una volta concluso il discorso.
“Andy, perché non vieni con noi in auto, così mi racconti tutti i particolare che, mia figlia, ha tralasciato?” chiese Harold, rivolgendo uno sguardo insanguinato verso la figlia “Certo” accettò il dottor Brown, uscendo insieme a loro “Amy” chiamò Harold, trattenendo la figlia, prima che entrasse in macchina “Questa volta non la passerete liscia” le sussurrò freddamente, Amy abbassò lo sguardo, colpevole “Sali” la incitò, chiudendo brutalmente la portiera.
Amy sapeva che, stavolta, lei e Bright avevano esagerato, l'avevano combinato grossa e non se la sarebbero cavata con un semplice rimprovero e una banale punizione.
“Almeno Bright sta bene” questa era l'unica cosa positiva di tutto il fine settimana appena trascorso, l'unica cosa che la consolava e la tirava, almeno un po', su di morale.


-Ecco qua il nuovo capitolo!
Come sempre, chiedo umilmente perdono per il ritardo, ma la scuola sta quasi per finire, finalmente, e i prof mi stanno addosso per le ultime interrogazioni...auguratemi buona fortuna! ;)
Spero che il capitolo vi piaccia, nel prossimo, posso anticiparvi che...*rullo di tamburi*
Ci sarà un nuovo personaggio che porterà un po' di scompiglio! :D
Be', che altro dirvi? Vi ringrazio di seguirmi, siete i migliori! <3
Alla prossima! :33

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Ci sono delusioni che pesano sul cuore come macigni, andare avanti diventa difficile. Ma tu ricorda sempre che, qualunque cosa accada potranno frantumare un sogno ma non la tua capacità di rialzarti e credere che tu meriti molto di più.
Combatti e affronta la delusione con quella luce che arriva dritta dritta da dentro di te. (Irv)


Per Ephram Brown, era un giorno speciale, perché festeggiava il suo primo anniversario da quando, il suo cuore, apparteneva alla ragazza dai capelli corti e neri, di nome Laynie Hart.
Sapeva che la sua ragazza preferiva le cose semplici, quindi aveva optato per una pizza e delle rose rosse, le sue preferite. E, per ultimo, un ciondolo a mezzo cuore, lui lo aveva messo al porta chiavi, lei lo avrebbe messo al collo.
Era tutto pronto, aveva anche, per miracolo, convinto suo padre a ritardare il suo coprifuoco, era un occasione speciale e voleva viverla al meglio.
Mentre stava attraversando la strada che portava a casa Hart, una scena lo bloccò di colpo, paralizzandolo.
“Amore!” esclamò una voce maschile verso Laynie, che stava uscendo per aspettare Ephram, lei si voltò sbarrando gli occhi “John?” chiese, balbettando, ma non ebbe il tempo di dire altro che quel ragazzo fece incrociare le loro labbra, in un dolce bacio...di bentornato.
Laynie si staccò, per respirare, “John...che ci fai qui?” chiese, ridendo istericamente “Come che ci faccio qui? Ti avevo promesso che sarei tornato per stare per sempre con te, ricordi? Una promessa si mantiene!” disse, entusiasta, il ragazzo, portava i capelli corti, sul castano ed indossava un jeans scuro con una t-shirt nera e aveva gli occhi azzurri.
Il giovane Brown, poté sentire i pezzi del suo cuore andare in frantumi, si sentiva uno stupido, aveva davvero creduto che una ragazza si potesse interessare a lui? Davvero si era illuso sull'esistenza di quello che tutti chiamano vero amore?
“Ephram” sussurrò Laynie, vedendo il ragazzo impassibile, con una pizza in una mano ed un mazzo di rose nell'altra. Senza pensarci due volte, corse da lui.
“Laynie, ti prego. Dimmi che non è vero, dimmi che questo è solo un brutto incubo e che non sono qui come uno stupido, pronto a festeggiare il nostro anniversario, mentre tu baci un altro. Dimmi che lo semplicemente immaginato, ti prego” disse Ephram, facendo cadere il mazzo di rose a terra “Io...posso spiegarti” sussurrò la ragazza “Ed io non voglio sentire spiegazioni!” esclamò il giovane Brown, buttò la pizza nel cestino di fianco casa Hart, prese l'astuccio con dentro il ciondolo che aveva in tasca e gettò anch'esso nel cassonetto “Dimenticami” sussurrò, andandosene.
***
In casa Abbott era tutto tranquillo, troppo calmo. Be', d'altronde, i ragazzi erano finiti in punizione per la festa ed Harold era allo studio.
“Si può?” chiese Amy, bussando alla camera del fratello “Pensavo fossi papà, pronto a venirmi a fare un'altra predica!” esclamò Bright “No. Mi spiace per te, ma papà è allo studio” scherzò la bionda “Almeno per le prossime due ore non dovremmo sopportarlo” scherzò anche il riccio, facendo accomodare la sorella di fianco a lui “Come stai?” domandò la ragazza, con un tono dolce, che raramente usava col fratello “Bene. Ho preso le pillole, papà me le ha date prima di uscire. Altri tre giorni e finirà pure questa cura” rispose il giovane Abbott “Secondo te, per quanto tempo nostro padre ci terrà segregati in casa?” aggiunse “Non lo so. Conoscendolo, probabilmente, fino alla pensione!” rise Amy, scatenando anche la risata del fratello.
Il campanello della porta portò i due ragazzi alla realtà.
“Chi sarà?” chiese Amy “Probabilmente qualche venditore!” esclamò Bright “Vado a vedere” disse la ragazza, avviandosi alle scale, il fratello la seguì.
“Laynie?” esclamò con sorpresa Amy “Amy, ho fatto un disastro!” sussurrò la giovane Hart, tra le lacrime.
***
“Hai litigato con Laynie?” domandò il dottor Brown, appena varcata la soglia della camera del figlio “Non imparerai mai a bussare, vero?” chiese, ironicamente, Ephram “Ho bussato, ma hai il volume delle cuffie talmente alto che non mi hai sentito” si difese Andy “Allora? Mi vuoi dire che ti prende?” aggiunse, sedendosi di fianco al figlio “Perché dovrei avere per forza qualcosa?” chiese, tentando di nascondersi, il giovane Brown “Be' forse perché, prima mi preghi per poter rientrare più tardi e poi torni a casa, sbattendo violentemente ogni cosa?” replicò il dottore, voleva far capire ad Ephram che poteva fidarsi di lui.
“Laynie mi ha tradito” sospirò Ephram, cercando di trattenere le lacrime “Era tutto perfetto, papà. Le volevo regalare quel ciondolo a mezzo cuore...io lo avevo già attaccato al portachiavi, mentre lei lo avrebbe portato come collana. Avevo preso una pizza, perché so che le cose raffinate non le piacciono, le avevo comprato un mazzo di rose rosse, i suoi fiori preferiti. Ero davanti casa sua, quando un ragazzo le si è avvicinato e l'ha chiamata amore, baciandola davanti ai miei occhi. Giuro che ho sentito il rumore assordante del mio cuore, mentre si frantumava. Dove ho sbagliato, papà? Ho commesso qualche irrimediabile errore per meritarmi questo?” il ragazzo, per la prima volta, fece conoscere i suoi sentimenti al padre “No. Tu non hai fatto nessun sbaglio. Figlio mio” sussurrò Andy ed Ephram crollò in lacrime, tra le sue braccia.
In quell'abbraccio ebbe la sensazione di essere, finalmente, a casa.
Ora come ora aveva bisogno di suo padre e lui, questa volta, era lì, pronto a fargli sentire il calore e l'affetto di cui aveva bisogno... un affetto che il suo primo amore gli aveva strappato via con il tradimento.



-Date un caloroso benvenuto al nuovo personaggio...John! :D
Okay, forse, in questo capitolo non ha avuto molte parti, ma dal prossimo sarà più presente. 
Questa sottospecie di capitolo è più corto degli altri, l'ho scritto tutto d'un fiato oggi, l'unico momento di respiro che ho in queste settimane di fuoco! 
Spero che, nonostante tutto, vi sia piaciuto e che non vi abbia deluso.
Spero di aggiornare entro settimana prossima, se ci riesco. Capitemi è l'ultima settimana di scuola e devo fare le interrogazioni più pesanti, tra cui, latino...aiuto! çWç
Non voglio dilungarmi troppo. Un grazie speciale va, come sempre, a Mave che non si stanca mai di me e non so come fa! <3 
Ovviamente, grazie anche a tutti quelli che mi seguono, anche a quelli silenziosi! :)
Alla prossima! :33

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Una scusa è peggiore e più terribile di una menzogna, perché la scusa è una bugia guardinga. (Irv)

I giorni per Ephram passavano, la vita andava avanti, ma lui rimaneva fermo, immobile. Non voleva parlare con nessuno, tanto meno con Laynie, la causa della sua delusione. Si sentiva uno sbaglio, ripassava mentalmente le cose che aveva fatto con Laynie cercando uno sbaglio, quell'errore irrimediabile che aveva spinto la ragazza verso il tradimento, ma non lo trovò mai.
All'improvviso bussarono alla porta, ma non andò ad aprire lui, perché Delia l'ho precedette, come sempre. “Ephram non vuole parlare con nessuno. E' molto triste” disse, innocentemente, la piccola “E' importante” era la voce di Colin, la sorella aveva mandato lui? Era talmente tanta la vergogna che provava per chiarire con lui, che aveva spedito il fratello?
“Delia. Fallo entrare” la voce di Ephram, anticipò qualsiasi risposta della sorellina “Come vuoi” scrollò le spalle, facendo spazio per far entrare Colin, Ephram abbracciò la sorella “Grazie, piccola” le sussurrò. In quel periodo, le uniche persone che gli stavano realmente vicino erano suo padre e sua sorella, è proprio vero che la famiglia non ti abbandona mai.
“Ciao Ephram” salutò Colin “Ciao Colin” disse, freddamente il giovane Brown “Perché sei venuto qui?” aggiunse “Volevo vedere come stavi. E' giorni che non ci parliamo” rispose, tentando di essere amichevole “Be' mi hai visto come sto. Ora puoi anche andartene” replicò “Ephram, aspetta. So quello che ti ha fatto mia sorella e non voglio giustificarla in alcun modo. Voglio solo stare vicino ad un amico, se me lo permetti” disse Colin “Va bene” acconsentì Ephram, portandolo in camera sua.
“Bright ed Amy sono ancora in punizione?” domandò il giovane Brown, mettendo un po' in ordine “Sì. Probabilmente il dottor Abbott li terrà segregati in casa fino ai quarant'anni” scherzò il giovane Hart, Ephram trattenne una risata “Finalmente ti vedo ridere” sorrise Colin “Colin, tua sorella mi ha spezzato il cuore e non è venuta neanche da me per dirmi che voleva lasciarmi oppure per tentare di salvare la nostra storia. Sono giorni che non esco,non studio, sembro un rifiuto umano. Voglio solo poterla dimenticarla, mi puoi aiutare?” gli chiese aiuto, voleva solo riuscire a dimenticarla per sempre “Sei sicuro di volerti affidare a me? Bene. Allora ti serve un documento falso” “Bright saprà sicuramente come procurarselo” “E allora bisogna chiedere a lui” “Come?” “Dalla finestra” rispose tranquillamente il giovane Hart “Prendi il cappotto. Ti farò conoscere un bel modo per dimenticare le ragazze” aggiunse, avviandosi alla porta “Non posso lasciare Delia da sola” ribatté Ephram “Chiama Nina, no?” “Okay. Aspettami qui” disse, andando dalla vicina.
“Nina, puoi tenere Delia per stasera? Io devo uscire” chiese Ephram, appena la vicina aprì la porta “Sì. Solo se mi dici dove vai, dato che tuo padre me lo chiederà” rispose Nina “A schiarirmi un po' le idee insieme a Colin. Di a papà di non preoccuparsi” disse il ragazzo con un sorriso, andando via.
***
“Salve a tutti!” salutò il dottor Brown, varcata la soglia di casa “Ciao Andy!” esclamò Nina, levando una teglia dal forno “Che ci fai qui?” chiese Andy “Sono qui per salvarti dalle tue stesse mani. La cena è pronta Delia!” rispose la vicina, sarcasticamente “Ah, grazie” rise il dottore “Ephram dove è?” chiese, tentando di rubarsi una patatina fritta “Giù le mani!” l'ammonì la bionda “Ephram è uscito e mi ha chiesto se potevo badare a Delia” aggiunse, servando i piatti “Finalmente è uscito un po'” disse Andy, mettendosi a tavola, dopo essersi lavato le mani “Ho accettato, dato che Sam è col padre” “Sei il nostro angelo!” esclamò il dottore, dandole un dolce bacio sulla guancia.
Dopo l'arrivo di Delia, si dedicarono a gustare le doti culinarie di Nina.
“Delia va di sopra e mettiti il pigiama. Io arrivo tra poco” disse il padre, mentre riponeva i piatti nella lavastoviglie “Va bene. Buonanotte Nina e grazie” salutò cordialmente la piccola “Notte” sorrise Nina.
“E' strano che Ephram non sia ancora tornato. Doveva essere già qui” disse il dottor Brown a Nina “Stai tranquillo. Mi ha detto di dirti che non ti devi preoccupare” a quelle parole ad Andy quasi cadde il piatto da mano “Che ti prende?” domandò la vicina, preoccupata “Mi prende che quando un adolescente, col cuore spezzato, esce e ti dice di non preoccuparti...allora devi preoccuparti!” esclamò l'uomo “Perché?” chiese Nina “Come affrontavi tu le delusioni d'amore, quando eri ragazza?” “Canzoni tristi e gelato a volontà” “Queste sono le ragazze. E tuo fratello?” “Be' lui usciva e...oh, ecco il perché” disse Nina, capendo a cosa alludeva Andy.
***
Ephram era seduto vicino al bancone di un bar, con una bicchiere di birra mischiato a qualcos'altro in mano, era pieno, lo fissava impassibile, mentre Colin si scolava l'ennesimo bicchiere, lui ancora guardava il suo. Era sicuro di quello che stava per fare? Della strada che stava per intraprendere? No, non lo era.
Un ubriaco, una sera, gli aveva portato via sua madre e lui adesso stava per diventare come lui, perché, onestamente, che cosa avrebbe di diverso? Davvero voleva intraprendere la strada dell'alcool per dimenticare una ragazza? Davvero voleva, di nuovo, deludere tanto suo padre?
No, questo non era Ephram Brown, il ragazzo talmente responsabile che non gli davi semplicemente 16 anni. Ephram Brown non era uno stupido adolescente, come li definiva suo padre, che si ubriaca e rientra tardi a casa...lui non era così, e non lo sarebbe mai diventato!
Scacciò il bicchiere, ma lo pagò, anche se non aveva bevuto. Andò da Colin, definirlo ubriaco era un eufemismo “Andiamo. Ti porto a casa!” esclamò, dandogli una pacca sulla spalla e guidandolo verso l'uscita.
Questo sì, questo era Ephram Brown e suo padre sarebbe stato fiero di lui.



-Eccomi tornata dagli abissi! Ahahah
Mi scuso per l'enorme ritardo, ma non è stato un bel periodo quello che ho dovuto affrontare, anzi.
Spero che il capitolo vi piaccia e, come sempre, ringrazio chi mi segue sempre, senza abbandonarmi! <3
Alla prossima! :33

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Indossiamo tutti delle maschere, e arriva un momento in cui non possiamo toglierle senza toglierci la pelle. (Irv)

Andrew Brown guardava il figlio dormire nel proprio letto con orgoglio. Tra non molto sarebbe diventando un uomo e lui non avrebbe più potuto proteggerlo. Più lo guardava e più vedeva la sua Julia, tranne per la testardaggine, quella l'aveva presa da lui, però era determinato e allo stesso tempo così fragile e sensibile come era lei.
Quella notte gli era quasi venuto un colpo, ma vederlo rientrare con un semplice ed innocente “Scusa il ritardo” lo rassicurò all'istante, aveva il cappotto impregnato d'alcol ma non proveniva da lui l'odore, perché lui era lucido e, per la prima volta, sorrideva. Era così fiero di lui.
Chiuse la porta delicatamente e decise di andare a letto anche lui, sereno e pieno d'orgoglio.
***
“Buongiorno!” trillò Laynie spalancando la porta del fratello “Sparisci!” mormorò Colin rigirandosi nel letto, la testa gli scoppiava. “Devi alzarti. Mamma vuole che andiamo a fare noi la spesa, dato che lei è occupata con il lavoro” annunciò la sorella “Che hai fatto ieri sera? Ho sentito un'auto che ti accompagnava a casa” chiese, prendendo un'aspirina e porgendogliela “Grazie. Quell'amico era Ephram” disse Colin, sedendosi sul letto “Ephram?” esclamò Laynie, paralizzandosi “Sì. Tranquilla, mi ha solo aiutato a salire, ho bevuto troppo ieri sera e lui era lucido, non ha proprio toccato la sua birra” raccontò “Dovresti parlargli. E' distrutto” aggiunse “Ho provato a chiamarlo, ma non mi risponde” ribatté la sorella “Intendo parlargli faccia a faccia” “Ho paura. Ho sbagliato di grosso Colin, non ho il coraggio di affrontarlo” confessò Laynie “Devi.” l'ammonì il fratello “E' meglio che mi cambi così andiamo, ma promettimi che gli parlerai!” esclamò “Okay” si arrese la giovane Hart.
***
“Buongiorno!” esclamò Nina, vedendo Andy sulla veranda di casa “Buongiorno a te, vicina!” ricambiò il saluto il dottore “Hai già parlato con Ephram?” chiese, avviandosi verso di lui
“No, sta ancora dormendo. Dopotutto oggi è sabato, ho preferito lasciarlo dormire e poi che dovrei dirgli? Non posso fare molto per aiutarlo, anche se vorrei tanto.” rispose, facendo spazio sul dondolo “Purtroppo non esiste un manuale per fare il genitore!” scherzò la donna.
“Posso offrirti qualcosa?” domandò Andy “No, grazie. Ho fatto già colazione” rispose, sorridendo.
Stettero lì in silenzio e, per entrambi, la sola presenza valeva più di ogni altra cosa al mondo.
***
Laynie faticava a stare al passo del fratello non capendo il perché aveva voluto cambiare strada, invece di accorciare avevano allungato e le buste della spesa erano tutt'altro che leggere.
“Uh, ma quella non è casa Brown?” chiese Colin con falsa incredulità “Colin!” l'ammonì la sorella “Hai cambiato strada di proposito, non è vero?” domandò adirata “Sì. Non gli parleresti mai da sola, lo so, quindi ho preferito portarti direttamente io” disse, fiero di sé anche se lo sguardo pieno di rabbia della sorella, quasi quasi, gli faceva cambiare idea “Vai da lui!” la incitò, volgendo il capo verso l'abitazione “D'accordo!” sbuffò Laynie.
Più si andava verso la casa dei Brown, più udiva la musica del pianoforte. Quella melodia era qualcosa di magnifico ed Ephram era davvero bravo, avrebbe avuto un futuro magnifico come pianista, ma quel futuro, non comprendeva la loro storia. Quel capitolo andava chiuso ed era arrivato il momento di farlo, di affrontare Ephram faccia a faccia e, stavolta, non sarebbe tornata indietro per paura, anche perché era costretta dal fratello. Gliele avrebbe fatta pagare, molto probabilmente.
***
“Ephram quando hai finito vieni ad apparecchiare!” esclamò Andy verso il figlio, ma non era del tutto sicuro che lo avesse sentito. Con grande stupore, Ephram smise di suonare ed andò verso la cucina, per fare come gli aveva detto il padre “Allora non sei del tutto sordo quando suoni!” scherzò il dottore “In verità molte volte faccio finta di non sentirti” rise il ragazzo, guadagnandosi un finto sguardo di rimprovero, poi scoppiarono entrambi a ridere.
Il suono del campanello bloccò le loro risate “Vado io” disse Ephram, dato che il padre era indaffarato a preparare quelli che dovevano essere spaghetti al sugo, una ricetta che gli aveva insegnato Nina, per cominciare dalle cose semplici.
“Ciao Ephram” disse la ragazza sulla soglia della porta “Tu che ci fai qui?” chiese il giovane Brown, dimenticando la cordialità “Non mi saluti neanche?” replicò Laynie “Dovrei?” ribatté Ephram, freddo, era ferito ed aveva tutta le regioni per esserlo.
La giovane Hart sospirò “Non rispondi alle mie chiamate e neanche ai messaggi, quindi ho pensato di...” “Di venire a parlarmi dopo più di una settimana? Bella mossa!” la interruppe bruscamente il giovane Brown “Ti prego Ephram, lasciami spiegare” lo supplicò “D'accordo” si arrese il ragazzo, prendendo il cappotto per uscire sulla veranda. In quei giorno, ad Everwood, faceva molto freddo.
“Ho sbagliato, lo so. Non voglio giustificarmi in nessun modo, ma non voglio che pensi che tutto quello che ti ho detto, che per tutto il tempo che abbiamo trascorso insieme, fingevo. Io non ho mai finto Ephram, non ho mai finto che tu mi piacessi. Tu mi piacevi davvero” disse Laynie, Ephram rise nervosamente “Piacevi. Hai parlato al passato” sussurrò “Io ti ho usato Ephram e mi dispiace, perché tu non te lo meritavi. Ho conosciuto John quando ero nel collegio femminile è il fratello di una mia amica e ci siamo messi insieme. Ci vedevamo sempre di nascosto ed è andata avanti per molto poi, quando sono tornata ad Everwood, non ci siamo più sentiti, ma nessuno dei due ha mai detto che era finita e lui mi aveva promesso di convincere i genitori a trasferirsi qui, così potevamo stare insieme. Ha mantenuto la promessa ed io ti ho usato per dimenticarlo, avevo pensato che si fosse stufato di me, dato che non ci chiamavamo più e nemmeno ci scrivevamo per email. Mi dispiace di averti usato per dimenticarlo Ephram, tu meriti di più, perché sei un ragazzo fantastico.” finita la sua spiegazione, Laynie fece per abbracciarlo ma lui si ritirò indietro “Mi è passata Laynie, o meglio, sto cercando di non pensarti. Per favore, ora che mi hai dato la tua spiegazione vai via” disse con la voce impregnata di dolore “Spero che un giorno potrai perdonarmi” disse, incrociando per l'ultima volta i suoi occhi “Lo spero anche io” sussurrò lui, guardandola andar via.
Gli piaceva, ma non lo amava. Non era mai stata, veramente, innamorata di lui. Era tutta una maschera quella che portava “Quanto è stata brava a recitare e a fingere che mi amasse” pensò Ephram, rientrando in casa per gustarsi il piatto cucinato dal padre, sperando che fosse davvero buono come lui gli aveva detto e che non si trattasse di un'altra finzione.


-Eccomi tornata! Scusate il ritardo e spero che non vi abbia deluso!
Grazie a tutti quelli che leggono e sopportano i miei ritardi ahahah <3
Alla prossima! :33

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


La vita è come un pendolo che oscilla incessatamente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia. (Irv)
 

Ephram era disteso sul letto da ormai ore, lo stereo al massimo volume e fissava il soffitto bianco della suo camera. Il quale era diventato un proiettore di tutta la sua storia con Laynie, o meglio, con la persona che lo aveva usato.
Si chiedeva il perché, perché qualsiasi ragazza della quale si innamorasse, lo faceva sentire così male. Eppure Laynie era diversa, diversa dalla cotta che si era preso per Amy, perché lei le aveva detto ti amo. Due parole, semplicemente due fottute parole che lo avevano convinto che fosse lei quella giusta, quella a cui donare il suo cuore, in tutto e per tutto.
“Forse sono io quello sbagliato.” sussurrò fra sé, lui era il classico bravo ragazzo, quello che non si accontenta di un’avventura, quello che non giocherebbe mai con i sentimenti delle persone, ma loro giocano con i suoi, di sentimenti. Lui non era come Bright, che cambia ragazza ogni settimana e le selezione tra quelle oche che fanno la fila per una serata con lui. O come Colin, che aveva la fortuna di stare con una ragazza che l’amasse davvero e che avevo scelto lui, lui fra tutti quelli che potevano avere. Erano la coppia perfetta, quella che tutta la scuola si girava a guardare quando entravano mano nella mano.
D’improvviso, l’invidia lo assalì, invidia per quelle coppiette che si fanno le coccole in pubblico, come per sbattere in faccia la propria felicità. Quando anche lui era fidanzato, non gli davano fastidio, forse perché non si sarebbe mai immaginato di vederlo dal punto di vista di uno che è stato appena tradito ed usato da una che credeva sincera.
Si ripromise che non si sarebbe mai più innamorato facilmente di una ragazza, che non avrebbe mai più donato tutto se stesso a qualcuno, che non si sarebbe mai più sentito morire, che quella storia doveva andare così e che lui non avrebbe potuto fare niente, perché lui l’amava davvero, con tutto il suo cuore, peccato che quello stesso cuore gli fosse stato restituito in mille pezzi.
***
L'aria a casa Hart non era delle migliori. A cena si sentivano solo le posate e le chiacchiere tra i genitori e John, i quali sembravano gli unici a suo agio.
I due fratelli non facevano altro che scambiarsi occhiate fugaci; piene di rammarico e colpevolezza erano quelle di Laynie, piene di disprezzo e disapprovazione, quelle di Colin.
“Che bravo ragazzo! Ha fatto di tutto per mantenere la parole data!” la signora Hart non faceva altro che elogiare la costanza di John, guardando la figlia, sapeva della sua storia con Ephram ed era curiosa di sentire delle spiegazioni.
“Be', caro John, tu che intenzioni hai per il futuro?” chiese il signor Hart, come qualsiasi padre voleva sapere tutto del fidanzato della propria bambina.
“Ho intenzione di andare al collage e diventare un giornalista. Mi piace cercare la verità, odio le bugie e le prese in giro.” rispose l'altro interlecutore, cercando la mano di Laynie, sotto al tavolo “Ottimo! Vorrei sapere chi non ama le bugie” esclamò il padre, guardando verso i figli, che di bugie ne dicevano eccome.
“Non dirmi che non hai mai detto nemmeno una bugia! Neanche ai tuoi?” chiese Colin, che fino a quel momento non aveva aperto bocca, era curioso di sapere se esistesse davvero qualcuno che non avesse detto nemmeno una misera bugia.
“Be' sì...ma a fin di me” confessò John, imbarazzato “Il tuo di bene” rise Colin ed anche Laynie si ritrovò a ridere insieme agli altri, alleggerendo, almeno un po', quell'aria pesante tra i due.
***
Anche per quella sera, erano rimasti solo Andy e Delia a tavola.
“Sono preoccupato, non mangia da giorni” disse il dottore, sparecchiando quei pochi piatti in tavola “E' sempre triste. Pensavo che dopo l'uscita con Colin, stesse meglio” fu Delia a parlare “Non è così facile, piccola” disse Andy, accarezzandola “Irv dice sempre che le persone, anche le più forti, sono fragili. E' vero?” chiese la piccola, che non capiva bene il significato di quella frase, ma voleva sapere che cosa stesse accadendo al fratello.
“Sì, è vero. Ephram starà meglio, sta tranquilla, d'accordo? Ora va' a metterti il pigiama, io arrivo tra un minuto.” la rassicurò il padre, la piccola annuì, salendo le scale.
Qualcuno bussò alla porta e fece interrompere il lavaggio delle stoviglie al dottore.
“Amy! Che sorpresa!” esclamò il padrone di casa “Salve dottor Brown. Ephram è in casa?” chiese la ragazza, educatamente “Certo. E' in camera sua, come sempre” rispose, facendole spazio per entrare “Grazie” disse la bionda avviandosi verso la camera del ragazzo “Aspetta” la fermò Andy “Fammi un favore. Se ci riesci, fagli mangiare qualcosa” aggiunse, con aria preoccupata, come qualsiasi genitore “Certo!” esclamò la giovane Abbott, riprendendo a camminare.
***
“Non voglio parlare con nessuno!” gridò Ephram, appena sentì bussare alla porta, ma Amy entrò lo stesso.
“Che ci fai tu qui?” chiese Ephram, fissandola “Sono contenta anch'io di vederti!” replicò la ragazza, lui non batté ciglio “Ad ogni modo, sono qui per vedere come stai, ma dalla richiesta di tuo padre di farti mangiare qualcosa, deduco che stai ancora male.” aggiunse Amy “Io non direi male, ma a pezzi credo sia la parola più adatta” ribatté Ephram, passandosi il ciondolo a mezzo cuore tra le mani “Lo rigirato così tante volte pensando a tutto quello che abbiamo passato” disse, porgendolo ad Amy, la ragazza lo preso tra le mani “E' bellissimo” sussurrò “Già. Era uno dei migliori nei negozi, l'altra metà con la mia iniziale l'ho buttata nella pattumiera davanti casa degli Hart” disse il giovane Brown “Perché non butti anche questo? Magari nel fiume?” chiese Amy “Cosa?” domandò incredulo “Sì, così la dimenticherai più facilmente! In ogni film che si rispetti, appena finisce una storia, la persona che è stata tradita o mollata, getta tutto ciò che appartiene all'altro, oppure che gli ricorda l'altro, nel fiume” disse la bionda “Sì. E' un ottima idea!” esclamò Ephram “Lo farò domani, però” aggiunse, lasciandosi andare nel letto “Te lo concedo, ma domani, in questa stanza, non voglio vedere nulla che ti può ricorda Laynie, chiaro?” disse Amy, seriamente “Sì, signore!” esclamò Ephram, ridendo dell'espressione buffa della ragazza, anche lei si ritrovò a ridere.
La risata di Ephram invase la stanza e, finalmente, rideva perché lo desiderava. Desiderava ritornare ad essere felice.


-*Risorge dalle ceneri*
Salve! Avete tutto il diritto di ammazzarmi o buttarmi i pomodori addosso, vedete voi.
Non ho scusanti per aver fatto passare tutto questo tempo e non mi sento in grado di farvi alcuna promesso sull'aggiornare più frequentemente.
Spero solo che questo capitolo vi piaccia (anche se, a mio parere, è schifoso u.u)
Alla prossima! :33

P.S. Mave, metti giù il fucile, perché non ci sarà nessuna storia d'amore tra Amy ed Ephram, lei si è comportata solo da amica, okay?
Ciao! :P

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Io penso che le persone non si dimenticano. Non puoi dimenticare chi un giorno ti faceva sorridere, chi ti faceva battere il cuore, chi ti faceva piangere per ore intere. Le persone non si dimenticano. Cambia il modo in cui noi le vediamo, cambia il posto che occupano nel cuore, il posto che occupano nella nostra vita, ma non si dimenticano…mai. (Irv)

Laynie stava seduta sul letto e fissava la stessa foto da ormai ore.
Era una foto scattata ad una festa con Ephram, Amy e Colin la avevano scattata mentre si baciavano, accanto ce ne era un’altra, mentre ballavano insieme. Ripensava a quel momento, a quanto aveva dovuto pregare Ephram per ballare, lui odia ballare in pubblico, ma lei lo aveva convinto e, ancora oggi, non sa come avesse fatto.
Come puoi dimenticare qualcuno che ti ha fatto sentire la persona più bella del mondo? Qualcuno che ti è stato sempre accanto, ogni momento? Come fai a dimenticare le risate, le serate e le pizze condivise insieme? E, soprattutto, come fai a dimenticare il bene che ti ha fatto? L’amore che ti ha donato?
La ragazza dai capelli corvini non aveva ancora trovato risposte ai suoi quesiti, un pensiero fisso le martellava la mente << Se io sto così, come starà lui? >>
“L’ho ferito, l’ho tradito e l’ho usato per dimenticare un altro. Come posso guardarmi ancora allo specchio dopo quello che gli ho fatto?” urlò al muro, buttando le foto a terra. In quel momento, come se l’avesse chiamata, entrò la madre e corse ad abbracciarla.
“Mamma, io credo di non amare John, non come prima” disse, tra i singhiozzi, il primo passo che doveva fare era quello di essere sincere con se stessa.
“Amore mio…” le sussurrò la madre, accarezzandole i capelli “Se non lo ami, diglielo, anche se gli farai del male, è meglio una dura verità che una bugia illusoria” le disse la madre, sciogliendo l’abbraccio per guardarla negli occhi.
“Come posso farlo? Ho già ferito Ephram, non voglio ferire anche lui” replicò la figlia.
“Non posso dirti che sarà facile, perché la vita in sé non lo è. Non posso prometterti che non ferirai più nessuno e che nessuno ferirà te, ma una cosa posso prometterti: arriverà un giorno e capirai che ne sarà valsa la pena di tutte le delusione che avrai affrontato e quel giorno capirai di aver incontrato la persona giusta, quella con cui condividerai il resto della tua vita. Ed io, finché me lo permetterai, sarò sempre accanto a te.” queste furono le dolci parole che le disse la madre per consolarla, la strinse di nuovo a sé, prima di lasciarla sola, persa nel dilemma del cuore.
***
“Signori e signore, Ephram Brown è ancora vivo!” scherzò Bright, vedendo, dopo settimane, l’amico.
“Sempre spiritoso Bright, eh?” fu la cinica risposta del giovane “E tu sempre sarcastico” ribatté, prontamente, l’altro.
“Ti ricordo che anche tu sei stato chiuso in casa, mio caro playboy” replicò Ephram “Sì, ma non per mia volontà, Chopin!” “Smettila di chiamarmi così!” “E tu smettila di chiamarmi playboy!”
Colin ed Amy, li guardavano da dietro e non smettevano di ridere. Anche Colin era felice che Ephram si fosse ripreso, anche se non del tutto, ma già era una grande cosa vederlo fuori casa.
Laynie era un argomento che non dovevo neanche lontanamente sfiorare in sua presenza, anche perché Amy li aveva minacciati a dovere.
“Laynie come sta?” chiese Ephram, una semplice domanda, ma che aveva avuto il potere di bloccare le risate dei quattro amici. I fratelli Abbott fissarono prima Colin e poi Ephram, in attesa di una risposta da parte del primo ed una reazione dal secondo.
“Onestamente? Non so, Ephram. Non abbiamo parlato un granché in questi giorni” rispose il giovane Hart, guardandosi bene da non dirgli che John si fosse praticamente trasferito in casa loro, era lì ogni santo giorno.
“Okay” disse Ephram, riprendendo a camminare “E tu? Tu come stai?” gli chiese Bright, bloccandolo “Bene” rispose il giovane Brown distrattamente, ma il riccio non se la bevve “Ephram! Io, intendo, come stai, veramente!” replicò, calcando bene la parola veramente, fissandolo negli occhi che, per un attimo, tremarono.
“La amo, la amo ancora, ma allo stesso tempo la odio e non so, non so come sto.” rispose, sinceramente, il ragazzo “Vedrai che passerà” disse Bright e, seppur goffamente, lo abbracciò.
Ephram ebbe la sensazione che, quella frase non l'avesse detta tanto per dire.
***
Harold, appena varcò la soglia di casa, venne invaso da un dolce profumino. L'avrebbe riconosciuto ovunque, Rose stava cucinando il suo piatto preferito, chissà cosa voleva ottenere.
“Rose!” esclamò, entrando in cucina, con l'intento di farla spaventare, ma una sorpresa lo attendeva.
“E tu che ci fai qui?” chiese, freddamente verso l'ospite inaspettato “Così saluti tua sorella, Harold?” scherzò Linda Abbott “Che cosa vuoi?” domandò di nuovo il dottore “Stare con la mia famiglia” rispose, stavolta seriamente, la rossa.
“Un po' troppo tardi per fartelo venire in mente, non trovi?” replicò acidamente, il fratello, non poteva credere a quello che stava vivendo, sua sorella davanti ai suoi occhi e lui provava solo tanta rabbia, rancore chiuso da anni dentro di sé.
“Harold...” lo chiamò, dolcemente, la moglie, ma neanche la voce dolce e delicata della moglie servì a qualcosa.
“Harold, voglio solo stare un po' con voi. Sentirmi, per una volta, a casa. So che sei ferito ed arrabbiato, ha tutte le ragione per esserlo, ma...” si fermò, non riusciva a sostenere lo sguardo pieno di collera del fratello, pentita di non esserci stata per tutti questi anni.
“Se vuoi stabilire un minimo di rapporto con Amy e Bright, fai pure. Ma non contare di venire qui e, magicamente, ristabilire il rapporto con me.” bastarono queste parole, per far sentire Linda la peggior sorella che potesse esistere.
“Rose, non apparecchiare per me, mi è passata la fame” disse Harold e, volgendo un ultima occhiata piena di disprezzo verso la sorella, andò via. Salì le scale e sbatté violentemente la porta della camera.

 

-Eccomi tornata! 
Prima non avevo idee e poi non ho avuto tempo ahahah che sfortuna!
Senza ulteriori indugi vi lascio liberi di lasciarmi un vostro pensiero e vi ringrazio di esserci sempre! <3
Alla prossima! :33

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


 I discorsi distruggono le funzioni dell'amore. La parola è danno. L'amore non è quello che i poeti del cazzo vogliono farvi credere. L'amore ha i denti; i denti mordono; i morsi non guariscono mai. Nessuna parola, nessuna combinazione di parole, può chiudere le ferite d'amore. È tutto il contrario, questo è il bello. Se quelle ferite si asciugano, le parole muoiono con loro. (Irv)

La cena che si stava svolgendo a casa Abbott non si poteva di certo definire una classica cena di famiglia.
La tavola era stata apparecchiata solo per due persone ed il silenzio veniva spezzato solo dal rumore delle posate nel piatto.
“Non me lo sarei di certo immaginata in questo modo la mia prima cena di ritorno a casa” disse Linda, mentre beveva un po’ d’acqua dal bicchiere dinanzi a lei.
“Mi dispiace, ma Amy e Bright hanno approfittato per mangiare una pizza con i loro amici, dato che fino a due giorni fa erano in punizione.” disse Rose, con la sua solita voce dolce, ma che non era stata in grado di calmare l’ira del marito.
“Punizione? Che avevano combinato?” chiese la rossa, grata a Rose per aver lanciato un argomento su cui discutere.
“Io e Harold eravamo partiti per Firenze e loro hanno dato una festa” rispose Rose, ridacchiando sotto i baffi.
“Immagino la faccia di Harold quando lo ha saputo! E’ stato sempre uno attaccato alle regole!” esclamò Linda, ricordando il rapporto conflittuale, ma bellissimo che aveva col fratello e si maledì per averlo distrutto. Niente sarebbe tornato come prima, lo sapeva fin troppo bene. Le parole del fratello le rimbombavano ancora in testa << Non contare di venire qui e, magicamente, ristabilire il rapporto con me. >>, parole che l’avrebbero fatta sentire uno schifo ogni giorno. Parole che difficilmente avrebbe dimenticato.
“Immagini bene! Ma, come sempre, dopo un po’ tutto è ritornato come prima. Sono ragazzi e fanno molti sbagli, ma chi non li ha fatti a quell’età?” chiese, retoricamente, la padrona di casa, avviandosi in cucina per prendere il dolce.
“Già. Chi non li ha fatti? Ma io continuo a fare sbagli su sbagli anche adesso” sussurrò Linda tra sé, voleva un gran bene ad Harold ed il solo pensiero di farlo soffrire la spezzava.
Lei era la causa della sua sofferenza.
***
Il freddo era fermamente deciso a non abbandonare la cittadine di Everwood.
Ephram, fu scortato dal padre fino a scuola, poiché il dottor Brown gli aveva tassativamente proibito di prendere la bici in quei giorni di gelo, per paura che si potesse prendere un malanno.
“Domani ti vengo a prendere io se vuoi” si offrì Bright, sapeva quanto fosse imbarazzante essere portato a scuola dal proprio genitore a quell’età.
“Grazie. Ti farò sapere” l’idea di dividere la stessa auto, seppur per pochi chilometri, con la sua ex non lo esaltava tanto. Sempre meglio che essere scortati da tuo padre come un bambino di cinque anni, comunque!
“E’ arrivata mia zia, ieri.” disse il giovane Abbott, tanto per far conversazione “Che bello!”esclamò, fintamente felice, Ephram “Be’ non proprio. Lei e mio padre non hanno un ottimo rapporto” gli confidò il riccio, sentire le loro liti ogni giorno non era di certo piacevole.
“Mi spiace” sussurrò l’altro, stavolta dispiaciuto davvero, vedendo l’espressione del compagno. Non è molto piacevole sentire urla e sbattimenti di porta in casa, dove dovresti essere al sicuro, per un attimo pensò a ciò che Delia fosse stata costretta a sopportare per i primi tempi.
Il rapporto tra Ephram e suo padre era costellato da urla e da gare a chi si arrendeva prima. Rabbrividì al solo pensiero di ritornare come prima.
***
“Bene ragazzi! Ho una notizia per voi!” esclamò la signora Roland, con molto entusiasmo.
“Se ne va in pensione?” sussurrò Colin al compagno dinanzi a lui, Ephram non fece a meno di trattenere una risata.
“Mi dispiace per voi, signor Hart e signor Brown, ma no. Sono ancora un po’ giovane per andare in pensione!” rispose l’insegnante, lanciandogli uno sguardo di fuoco. Ephram maledì Colin mentalmente per la battuta, ma non fece a meno di pensare che quella donna doveva avere potere mistici per sentire ogni singola cosa!
I due compari si limitarono ad abbassare lo sguardo, imbarazzati dalla figura che avevano appena fatto.
“Ho convinto il preside a concederci l’aula magna per mettere in scena la più grande opera teatrale! Romeo & Giulietta!” esclamò, tutti si guardarono in faccia, poiché nessuno voleva essere condannato a passare più ore con la loro insegnante.
“Tranquilli. Ci sarà di più il professor Schuester che io, dato che lui è il vostro insegnante di letteratura e, fortunatamente per noi, ha anche studiato teatro” disse la professoressa e tutti si rallegrarono, soprattutto le ragazze, poiché quell’insegnante oltre ad essere molto bravo nel suo lavoro, era anche un gran figo! E poi era molto giovane, doveva essere alle prime armi, ma sapeva capire molto bene i ragazzi.
“Vedo che la cosa vi fa molto piacere, ne sono contenta, però sarò io a dare le parti. E già so chi sarà il nostro Romeo e non gli conviene tirarsi indietro visto i suoi scarsi profitti in storia!” annunciò la signora Ronald, buttando lo sguardo verso Ephram e Colin.
“Fa che sia Colin, ti prego!” pregò Ephram mentalmente, l’ultima cosa che voleva era far parte di una stupida recita.
“Ephram Brown!” annunciò l’insegnante e sorrise verso il diretto interessato “Devo proprio? Non me la cavo molto bene a recitare, in realtà faccio abbastanza pena!” cercò, molto disperatamente, di sottrarsi a quel supplizio.
“Mi dispiace, ma è già deciso. Domani vi aspetto tutti nell’auditorium dopo le lezione, dove vi assegnerò le altre parti e scopriremo la nostra Giulietta” dopo questa frase la campanella suonò ed Ephram corse via, onde evitare prese in giro dal resto della classe.
***
“Be’ spera almeno che la prof scelga una Giulietta per lo meno carina!” scherzò Colin, andandogli incontro “Dovrò condividere il palco e baciare una completa sconosciuta ed in più sarò deriso da tutta la scuola! C’è qualcosa di peggio?” quasi urlò Ephram, prendendo le cose dall’armadietto per riporle nello zaino.
“Non so se sia o meno una buona notizia per te, ma la signora Roland ed io professor Schuester mi hanno appena comunicato che sarò io Giulietta.” disse una voce femminile e fin troppo familiare alle spalle di Ephram. Il ragazzo non voleva voltarsi per affrontare quella realtà, probabilmente il destino, quel giorno, si era accanito proprio addosso a lui: prima il padre che gli proibisce di usare la bici per il troppo freddo, poi la signora Roland che gli affibbia la parte di Romeo ed ora questo; lentamente si girò e davanti ai suoi occhi si posò la figura minuta di Laynie Hart.


 -Eccomi tornata!
Buon 2015 a tutti, spero che abbiate passato delle fantastiche vacanze :)
Mi auguro che questo capitolo sia di vostro gradimento, l'ho scritto quando avevo tempo ed appena l'ho finito (un paio di minuti fa) ho approfittato per pubblicarlo. Quindi chiedo venia per eventuali errori di battitura! <3
Alla prossima! :33 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un'opera di teatro, ma non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l'opera finisca priva di applausi. (Irv)

Il professor Schuester, dopo aver assegnato i vari ruoli al resto dei ragazzi, tra le risatine delle ragazze riferite al suo fisico, diede a tutti i giovani attori un copione.
“Ragazzi, vi prego di fare un lavoro almeno discreto. Questa è una delle più grandi tragedie di tutto il teatro!” esclamò “So che ad alcuni di voi molto probabilmente non gli interessa minimamente, ma il preside e noi insegnati ci teniamo a fare bella figura.” aggiunse, con un sorriso sghembo, che fece civettare le varie ochette.
 Il professore ci aveva preso in pieno, Ephram avrebbe di gran lunga preferito stare a casa a strafogarsi sul letto ascoltando musica, anche se l’ordine del dottor Brown era quello di non mangiare sul letto, sia Ephram che Delia non lo avevano mai rispettato. Cosa c’è di meglio di mangiare al calduccio in compagnia di un film?
Ephram sorrise al pensiero dei rari momenti dolci tra lui e Delia quando, soli in casa, si mettevano nel letto di Ephram a mangiare la pizza in compagnia dei soliti film per bambini, ma che, in fondo, divertivano anche lui.
“Ehi dolce Romeo!” lo chiamò Bright, anche se aveva poco da ridire, dato che anche a lui era toccata una delle parti principali, quella di Mercuzio, uno dei più grandi amici di Romeo.
Secondo lui probabilmente la signora Roland lo aveva fatto di proposito!
“Caro Mercuzio!” lo canzonò Ephram a sua volta, beffandosi anche lui della parte che era capitata all’amico, non era un segreto che Bright odiasse qualsiasi cosa non avesse a che fare con il basket e le cheerleader.
Fortunatamente per il giovane Brown, il primo giorno si concentrò solo sull’assegnare i vari ruoli e la distribuzione dei copioni. Avevano già perso qualche ore e l’unica cosa che voleva era andare a casa e stare al caldo davanti al camino.
Bright si era offerto, per l’ennesima volta, di dargli un passaggio e, nonostante Ephram odiasse dividere la stessa auto con il silenzio imbarazzante tra lui e Laynie, stavolta aveva accettato, faceva decisamente troppo freddo per poter tornare a casa a piedi.
“Abbiamo tutti ruoli importanti!” esclamò Amy, lei amava qualsiasi cosa che avesse a che fare con l’arte: danza, musica e, ovviamente, teatro.  Forse sarebbe stata perfetta per la parte di Giulietta, ma la sua media era troppo alta secondo la signora Roland. Le era capitato il ruolo della nutrice e, secondo Ephram, le calzava a pennello. Lei era brava ad ascoltare qualsiasi dramma.
“Già! Peccato che nessuno è entusiasta quanto te!” la derise Colin. A lui era capitata la parte d Benvolio, cugino di Romeo e suo confidente, anche questa l’avevano azzeccata.
Ephram aveva guadagnato il posto davanti, per convincerlo i ragazzi lo avevano preso in giro dicendogli che Romeo doveva avere un posto d’onore, ma il giovane Brown sapeva che, in realtà, volevano mettere distanza tra lui e Laynie.
Buttò uno sguardo allo specchietto retrovisore, sperando di incrociare il suo sguardo, ma lei guardava fuori dal finestrino, come faceva ogni volta che qualche pensiero la tormentava.
***
Appena varcò la soglia di casa fu grato che suo padre non fosse ancora rincasato, non avrebbe retto la sua faccia piena di felicità per la parte che era capitata al figlio.
“I tuoi voti orribili in storia ti hanno portato qualcosa di buono!” aveva detto il dottore, quando il figlio gli aveva comunicato la scelta della sua insegnante.
Ephram aveva intuito che, con quella frase, il padre gli aveva buttato una sorta di frecciatina per il suo scarso impegno nello studio, ma fece finta di niente.
A casa, ovviamente, non c’era neanche Delia, probabilmente il padre l’aveva portata da Nina, dicendole che sarebbe andato a prenderla appena tornato.
Nella completa armonia e solitudine decise di andare a farsi una bella doccia per poi, purtroppo, mettere la testa sui libri. Tra un paio di giorni avrebbe avuto un test di matematica e, stranamente, su quell’argomento aveva capito tutto…sì sentiva un genio! Incompreso, forse, ma pur sempre un genio!
Sì dedicò allo studio per un paio di ore, facendo esercizi su esercizi di più tipi e varie difficoltà. Appena chiuse il libro per riporlo nello zaino, la serratura della porta d’ingresso scattò e il dottor Brown, insieme a Delia, entrarono.
“Ha la capacità di rientrare ogni volta che finisco! Per una volta vorrei fargli vedere che studio!” pensò Ephram, iniziando a credere che suo padre lo facesse di proposito per rinfacciarglielo ogni volta.
“Ciao! Com’è andata?” chiese il padre, sorridendogli. Quella sera era di ottimo umore, probabilmente aveva discusso con il dottor Abbott e, stavolta, era stato quest’ultimo ad arrendersi.
“Normale. Vedo che sei di ottimo umore! Magari così ci risparmierai qualche tua terribile ricetta ed ordinerai una pizza!” esclamò Ephram, non facendosi scappare l’occasione di prendere in giro il padre.
“Non è salutare mangiare pizza ogni sera. Sono pur sempre un medico!” replicò Andy.
“Sempre meglio di avvelenare i tuoi figli!” ribatté , prontamente, il ragazzo.
Scatenando le risate sia del padre che di Delia.
***
“Harold? Possiamo parlare?” domandò Linda, entrando cautamente nella stanza del fratello.
“Non abbiamo niente da dirci” rispose il dottore, senza far incrociare i loro sguardi.
“Credi che io non abbia sofferto? Che non mi sia sentita in colpa per essere stata così lontana da te e dalla mamma?” replicò la rossa, incominciava a stufarsi di quella situazione.
“La mamma? Mamma già ballava al suo secondo matrimonio mentre la tomba di papà era ancora fresca!” esclamò Harold. Possibile che nessuno capisse il suo dolore?
“Secondo te mi sono sentita la persona migliore del mondo a non essere presenta al suo funerale? A non tenerlo per mano nei suoi ultimi giorni, a non dirgli quanto gli ho voluto bene, secondo te come mi sono sentita?” replicò, con voce stanca ed impregnata di dolore, stanca perché era stufa di litigare ogni volta con suo fratello; impregnata di dolore perché quella, nonostante fossero passati anni, era una ferita ancora aperta e bruciava, più di qualsiasi altro dolore.
Harold fece incrociare i loro sguardi e Linda, in quel momento, capì che anche per lui la ferita nel cuore era ancora aperta, troppo aperta.



-Eccomi di ritorno! :)
Come sempre spero che il capitolo vi piaccia. Spero di riuscire a pubblicare più frequentemente, anche se la vedo dura! çWç
Alla prossima! :33
P.S. Mave hai visto? Ho seguito il tuo consiglio! Ahahah

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Si può nascondere tutto dentro una scatola, una gabbia, un armadio, una stanza. Anche l’amore lo si può rinchiudere, ma la memoria ha tutte le chiavi, e la nostalgia, quella passa anche attraverso i muri. (Irv)

Nostalgia.
Ephram fissava la foto di sua madre e provava quel sentimento al quale non puoi dare significati…la nostalgia.
Nostalgia di tutti i momenti passati insieme, nostalgia della sua voce che, giorno dopo giorno, aveva il timore di dimenticare. Nostalgia del suo sorriso e dei suoi capelli che le cadevano in modo scomposto sul viso.
Nostalgia di lei. Dei suoi abbracci, delle sue carezze, dei suoi baci…nostalgia di quel calore che solo una mamma può dare.
“Ephram” lo chiamò Delia a bassa voce, aveva paura di disturbare i suoi pensieri.
“Piccola?” il fratello si voltò, abbassandosi all’altezza della sorella. Sapeva che, quel giorno, sarebbe stato difficile per tutti.
“Oggi sarebbe stato il suo compleanno” disse Delia, indicando con la coda dell’occhio la foto sorridente della madre. Ad Ephram si strinse il cuore, quel giorno sarebbe stato uno dei più lunghi.
“Lo so, Delia.” esclamò, accarezzandole una guancia. La piccola lo guardò negli occhi ed il fratello poté capire che il suo sguardo anticipava un pianto.
“Mi manca.” disse Delia, prima di dar sfogo al pianto, appoggiò la testa sulla spalla del fratello e pianse, pianse fino a finire le lacrime.
“Manca anche a me.” le sussurrò Ephram, baciandole i capelli.
***
Quel giorno, come mai prima, la voglia di fare qualsiasi attività era scesa sotto i piedi ad Ephram. Avrebbe solo voluto fare un’unica cosa, ma gli era impossibile. A meno che non avesse il teletrasporto, del quale era sprovvisto.
“Buongiorno! Siamo di buon umore oggi, eh?” Bright non si fece scappare la possibilità di prenderlo in giro, mentre l’amico saliva in auto.
“Bright, oggi non sono in vena di scherzi” disse Ephram, dritto al punto. Non aveva neanche la forza per rispondere alle battute con il suo solito sarcasmo tagliante.
“Wow. Qui le cose sono serie. Allora, che succede? Hai litigato con tuo padre?” domandò subito il riccio, cercando di indovinare quale cataclisma si fosse abbattuto sull’amico pianista.
“Sei fuori strada. Oggi sarebbe stato il compleanno di mia madre” rispose Ephram, senza girarci troppo intorno. Distolse lo sguardo la strada e fissò l’asfalto.
Forse per la prima volta in vita sua, Bright Abbott era rimasto senza parole. D’altronde, che cosa avrebbe mai potuto dire?
“Immagino che questo è l’ultimo posto in cui vorresti stare” sussurrò, tentando di trovare qualcosa di più sensato da dire, ma rimase a bocca asciutta.
“Esattamente” disse Ephram accennando qualcosa che sembrava un sorriso, dopotutto far star zitto Bright non era cosa da poco.
“Vorrei poter fare qualcosa! Poterti portare a New York, ma dista più di 6270 km e non penso che la mia auto, con quel poco di benzina che ha, ce la farebbe!” esclamò il giovane Abbott, avrebbe davvero voluto fare qualsiasi cosa pur di rallegrare l’amico.
“Vuoi davvero fare qualcosa Bright? Allora portami via, non importa dove. Inizia a guidare e non fermarti!” disse Ephram. L’amico lo fissò, forse avrebbe dovuto ricordargli che dovevano andare a scuola e poi alle prove per lo spettacolo. Forse avrebbe dovuto dirgli che scappare non avrebbe risolto niente. Ma le indecisioni non facevano parte del carattere di Bright, quindi mise in moto e partì.
Partì senza una meta, tranne quella di far placare il dolore del suo giovane Chopin.
***
Amy e Colin raccontavano scuse di tutti i tipi, ad i vari insegnanti, per giustificare l’assenza di Ephram e Bright. Un assenza della quale neanche loro erano a conoscenza. Amy aveva provato a chiamare Ephram, durante gli intervalli delle lezioni, ma lui non aveva mai risposto.
Quando non si presentarono neanche alle prove, iniziarono davvero a preoccuparsi, Laynie compresa.
“Hai rintracciato Ephram?” domandò un Colin preoccupato, riferendosi alla sua ragazza.
“No. Lo ha chiuso, perché non squilla neanche” rispose Amy, chiedendosi che cosa diamine fosse saltato in testa a quei due!
“Oggi sarebbe stato il compleanno della madre di Ephram” fu Laynie a parlare, senza una ragione, forse perché sapeva che cosa avesse spinto Ephram a saltare la scuola e le prove, dopotutto conosceva ancora bene il suo ex.
“Anche se è una cosa molto triste, non è una buona ragione per non rispondere al telefono!” esclamò Amy, ora ancor più irritata di prima. Perché Ephram non glielo aveva mai detto?
“So dove possono essere. Non è molto lontano da qui” disse la giovane Hart, avviandosi alla porta. Si voltò verso gli altri due “Venite o no?” domandò impaziente. Colin ed Amy la seguirono.
***
“Fammi indovinare: questo posto te lo ha fatto scoprire mia sorella, vero?” esclamò Bright, quel luogo aveva la firma di Amy Abbott, era dove si vedeva tutta la cittadina dall’alto, poco distante dalla scuola.
“Veramente, no. E’ stata Laynie a farmelo vedere, credo che a lei l’abbia fatto scoprire Amy, però.” disse Ephram, ridendo sotto i baffi per la faccia sorpresa di Bright: anche i migliori sbagliano!
“Sarebbe piaciuto molto a mia madre, sai? Lei amava questi posti tranquilli e rilassanti, dove puoi scattare per un po’ la spina.” Ephram parlò fissando un punto indistinto davanti a sé, forse guardava l’orizzonte o forse era perso nei ricordi.
“Ephram…” sussurrò il riccio, accarezzando la spalla dell’amico. Avrebbe voluto fare qualcosa, non poteva condividere il suo dolore, perché lui una perdita così grande non l’aveva ancora subita, ma poteva immaginare quanto male potesse fare.
“Posso solo immaginare cosa tu hai passato e quanto ancora faccia male. Mi dispiace Ephram, non saprei cosa dirti più” anche se con sforzo, pronunciò quelle poche parole, sperando di essere stato d’aiuto.
“Sai quante volte ho sentito quella frase? << Mi dispiace >>, quante persone ce lo hanno detto a me e Delia? La cosa più brutta è vedere mia sorella soffrire, piangere ad ogni festa e non poter fare un bel niente! E’ solo una bambina e la vita è stato già così dura contro di lei!” esclamò il giovane Brown, si sentiva così impotente nei confronti della sua piccola sorellina che sembrava quasi impazzito.
“La vita è stata dura anche per te e tuo padre, Ephram” sentì una voce femminile alle sue spalle, sapeva che solo lei avrebbe potuto trovarli, ma aveva perso le speranze di vederla.
Senza dire niente si alzò voltandosi. I loro sguardi si incrociarono e, senza perdere altro tempo, Laynie lo abbracciò. Si abbracciarono per tutte le volte che avevano voluto farlo, ma il loro stupido orgoglio glielo aveva impedito.  
“Mi sei mancato tanto Ephram” sussurrò Laynie, con la testa sulla sua spalla, in modo che potesse sentirla solo lui. L’unica persona che le interessava, davvero, in quel momento.
“Anche tu, Laynie. Non sai quanto mi sei mancata” disse, sussurrando a sua volta, Ephram, stringendola di più a sé.
Avevano troppi abbracci, sguardi, parole da recuperare ed avevano aspettato fin troppo tempo.



-Eccomi! :)
Non potete neanche immaginare cosa ho passato per scrivere questo capitolo! Non voleva proprio uscire! u.u
Comunque, come vedete, ce l'ho fatta e spero che il risultato vi piaccia...A voi i commenti! 
Alla prossima! :33



 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


La vita non si misura attraverso il numero di respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro. (Irv)

Dopo quello che era successo tra Laynie ed Ephram, entrambi erano tornati a parlarsi e sentirsi. Nessuno sapeva che cosa fossero. Amici? Fidanzati? Né uno né l'altro lo aveva ancora capito e nessuno aveva affrontato l'argomento. Una cosa era certa, quello che erano, qualsiasi cosa fossero, era bellissimo e valeva la pena viverlo.
Quando il dottor Brown aveva visto il cambio repentino nel figlio non aveva fatto domande e sorrideva in silenzio, mentre lo vedeva ritornare a vivere la sua vita.
Al contrario, la madre di Laynie, aveva subito chiesto alla figlia che cosa fosse accaduto, dicendole di parlare al più presto con John, perché lui era un bravo ragazzo e non meritava di essere preso in giro. Laynie le aveva risposto dicendole che avrebbe parlato con lui appena avrebbe avuto tempo e che in quel momento voleva godersi solo la pace con Ephram, l'unico che aveva amato sul serio.
Ovviamente il momento giusto, se non lo cerchi, non si presenta mai e tutto cambiò il giorno che John decise di fare una sorpresa alla sua ragazza, presentandosi alle prove.
“Che ci fai qui?” chiese la giovane Hart, bloccandolo sull'uscio della porta dove provavano per lo spettacolo.
“Non posso fare una sorpresa alla mia ragazza?” replicò John in modo ironico. Fece per baciarla, ma lei lo respinse in modo brusco.
“Che ti sta succedendo Laynie?” domandò John in tono serio. Era da un po' che la vedeva cambiata, più fredda e credeva che il problema fosse lui, ma evidentemente c'era qualcosa di più sotto.
“Niente. E' solo che qualche prof può vederci e...” rispose in modo vago Laynie. Ma che cosa stava facendo? Lei non era così codarda. Lei affrontava ogni situazione di petto ed ora si tirava indietro per paura. Di cosa poi? In un modo o nell'altro comunque l'avrebbe fatto soffrire. Non esisteva un modo per addolcire la pillola. Prese un grosso respiro.
“John, devo parlarti” disse seria, senza imbarazzo né scherzo. L'espressione sorridente che governava il volto del ragazzo mutò, assumendone una cupa e preoccupata.
La reazione che ebbe John, dopo aver ascoltato Laynie, fu molto meno drammatica di quanto la ragazza avrebbe immaginato. Le aveva fatto i suoi più sinceri complimenti per aver recitato così bene e, dopo aver concluso con un applauso, era andato via. Laynie aveva incassato in silenzio, dopotutto se lo meritava e lui aveva tutte le regioni per essere arrabbiato e deluso da lei. Nonostante gli avesse appena spezzato il cuore, la giovane Hart si sentiva più leggera e sollevata. Una cosa l'aveva capita, dopo tutta la sofferenza che aveva causato: lei amava Ephram ed avrebbe fatto di tutto per riprenderselo.
***
Avevano provato tutti in modo perfetto, così tanto che anche il professore aveva fatto i suoi più sinceri complimenti ai suoi studenti. Era tornata di nuovo l'armonia di un tempo tra i ragazzi e questo aveva rincuorato tutti.
Il momento tanto atteso era arrivato: la sera dello spettacolo. Tutto sembrava così surreale e, ovviamente, niente andava per il verso giusto. C'era chi ripeteva le battute costantemente, perché aveva l'ansia di dimenticarle. Chi si era provata il vestito il giorno prima ed andava perfetto, mentre ora non si chiudeva. Chi diceva di aver perso la voce oppure di essersi paralizzata per il nervosismo. Il professore, a modo suo, cercare di rincuorare tutti e sperava che sarebbe andato tutto bene. Alle prove generali erano stati fantastici, quindi, dopotutto, non c'era motivo per preoccuparsi, no?
“Mi sono perso Giulietta!” l'esclamazione di Ephram fece voltare tutti ed il professore subito corse da lui. Ci mancava solo che una dei protagonisti principali sparisse nel nulla.
“Che è successo Ephram?” domandò l'insegnante, pregando di aver sentito male o di avere un problema all'udito.
“Laynie si è chiusa in bagno da un'ora e dice che non vuole andare in scena” rispose Ephram e quasi si impaurì dallo sguardo che il professore gli lanciò.
“Ci penso io” si intromise Amy, andando in aiuto dei suoi amici “E' la mia migliore amica. E credo di essere la persona più indicata” aggiunse, sorridendo in modo innocente.
“D'accordo. Ma se non uscite tra quindici minuti, entro io” disse l'uomo, scostandosi per far spazio alla studentessa.
Mentre Amy stava per aprire la porta, quest'ultima si aprì piano mostrando la figura di Laynie con il bellissimo abito e i capelli perfetti, solo il trucco era un po' colato ma niente di irreparabile.
“Scusate. Non so che cosa mi sia preso” disse la giovane Hart, chinando il capo. Sia Ephram che Amy si aspettava che il prof avrebbe fatto una scenata, ma questo non accadde. Anzi, la prese delicatamente per la mano e la portò verso Scarlett, la ragazza che si era offerta come truccatrice.
I due ragazzi rimasti soli si scambiarono uno sguardo interrogativo e poi entrambi andarono via per finire di prepararsi.
***
Tutto procedeva in modo perfetto e, almeno per ora, nessuno si era dimenticato le battute o era svenuto mentre era in scena.
Era il momento di una delle scene più importanti: il bacio tra Ephram e Laynie, o meglio, tra Romeo e Giulietta. Dopo le mille raccomandazione da parte del professore e gli imbocca al lupo da parte degli amici, salirono sul palco pronti per recitare.
Fu un attimo ed Ephram ebbe un vuoto di memoria. Non si ricordava più che cosa doveva dire o fare e tentò di comunicarlo a Laynie tramite uno sguardo smarrito.
La ragazza lo capì e prese in mano la situazione, cambiando la posizioni e dando una piccola modifica al copione, senza pensare a quale reazione avrebbe avuto il loro insegnante. Lo spettacolo doveva continuare. Sempre tramite uno sguardo, comunicò al suo Romeo di fidarsi di lei. Lo prese per mano e gli sussurrò di farla volteggiare, lui eseguì. Così facendo, Giulietta fece finta di inciampare e finì addosso a Romeo, trovandosi faccia a faccia con lui.
I loro occhi si incrociarono ed i loro respiri diventarono più pesanti, accelerando i battiti dei cuori. Fu un attimo e le loro labbra si unirono iniziando una danza perfetta.


-Eccomi tornata! :)
Lo so che mi volete uccidere, ma vi prego di perdonarmi...ho avuto degli impegni e per un'eternità non ho avuto la connessione çWç
Spero che il capitolo vi piaccia e che non vi abbia deluso.
Alla prossima! :33

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Due sono le grandi gioie nella vita di un uomo: la prima quando per la prima volta può dire “Amo”, l'altra, ancora maggiore, quando può dire sono “Amato”. (Irv)

Calò il sipario e lo spettacolo finì. Mesi interi di preparazione, di prove su prove, ogni giorno, per cosa? Per una sola serata in cui si gioca il tutto per tutto.
Ephram avrebbe voluto ringraziare Laynie, ma dopo quel bacio fuori programma, qualcosa in lui chiedeva di essere chiarito. Urlava e lottava per uscire fuori: che fosse ancora innamorato della giovane Laynie? Dopo una delusione così grande come si fa ad amare di nuovo la stessa persona? Forse, la risposta che cercava, era più semplice di ciò che pensasse: lui non aveva mai smesso di amarla e quel bacio, così vero, realistico dal punto di vista teatrale perché non era studiato, non aveva fatto altro che dargli la certezza di ciò che provasse per Laynie. Lui l'amava e non avrebbe mai potuto smettere.
Con loro grande sollievo il professor Schuester non aveva accennato a quello che era caduto, nonostante fosse fuori copione e lui fosse fissata col programma, peggio di Bright con le ragazze.
Tutti i ragazzi furono riempiti di complimenti e, ovviamente, messi in imbarazzo dalle proprie famiglie. Ad esempio il dottor Abbott se ne andava in giro dicendo che i suoi figli erano stati gli attori più bravi e talentuosi e che avevano ereditato tutto dal padre.
“Spero che tuo padre non faccia così!” esclamò Amy verso Ephram, cercando un nascondiglio il più lontano possibile da Harold.
“Se si comporta così giuro che lo disconosco come padre!” replicò Ephram, ringraziando il cielo che il dottor Brown non si comportasse in quel modo alquanto…ridicolo.
“Si può fare? No, perché ci farei un pensiero!” si intromise nella conversazione Bright, facendosi spazio tra i due, per sbucare tra le loro spalle. I tre scoppiarono a ridere e le loro risate furono una specie di richiamo per i fratelli Hart.
“Vi divertite così tanto senza di noi?” domandò Colin, fingendosi offeso ed incrociando le braccia, Laynie lo imitò.
“Smettila di fare lo scemo una volta tanto” sorrise Amy, andando dal suo fidanzato per poi unire le loro labbra in un delicato bacio.
“Okay. Troppo zucchero per i miei gusti!” esclamò Bright facendo una smorfia per poi andare via e raggiungere i suoi genitori e per dare una mano alla madre che, disperatamente, cercava di calmare Harold.
“E ne rimasero due...” disse Laynie, ancora con le mani incrociate al petto, alludendo alla coppietta che ormai si poteva decretare persa nelle loro effusioni.
“Ti volevo ringraziare per prima. Ero letteralmente in preda al panico” disse Ephram, Laynie sorrise ed il silenzio piombò tra i due. Entrambi furono attratti dal colore delle loro scarpe.
“Come siamo arrivati a questo, Ephram?” chiese d'improvviso Laynie, stanca di fingere che niente fosse accaduto, che quella specie di riavvicinamento non avesse fatto scattare niente.
“Che intendi?” domandò di rimando Ephram, forse il non affrontare il problema lo avrebbe fatto risolvere da solo.
“Che cosa siamo? Ammesso che qualcosa ci leghi” disse la ragazza, facendo ricadere le braccia ai lati del corpo. Ephram le prese la mano e la strinse, in modo inconsapevole, perché c'era qualcosa che li legava in modo irrazionale, c'era una forza che li attraeva uno all'altro, come gli atomi di cariche apposte.
“La verità è che non ho mai smesso di amarti, Laynie. Ci ho provato con tutte le mie forze, ma ho fallito. Poi mi sono dovuto arrendere al fatto che ti amo, Laynie Hart, e continuerò ad amarti sempre, nonostante tutto.” iniziò a parlare come un fiume in piena, non riusciva a fermasi perché non era la sua mente che comanda le sue labbra, ma il suo cuore. Il suo cuore stanco di essere messo in secondo pieno e stufo di far vincere sempre la ragione. Perché non esiste logica nelle questioni amorose, è il nostro istinto a fare da padrone. E' lui che ci guida e noi non possiamo far altro che seguirlo.
“Anch'io ti amo, Ephram. Ma quello che proviamo non ha senso se non riesci a fidarti di me...” disse Laynie, cercando di mettere insieme le informazioni, che avevano mandato in tilt il suo cervello.
Per tutta risposta, il giovane Brown, le sfiorò la guancia e la baciò con tutto l'amore che aveva rinchiuso dentro di sé per troppo tempo. Quando si staccarono entrambi rimasero senza respiro e senza parole per descrivere ciò che avevano vissuto.
“Questo ti basta come risposta?” chiese Ephram sorridendo e con gli occhi impregnati d'amore, un amore che aveva finalmente ritrovato, perché il legame che li univa era così forte che andava contro la forza di volontà e la razionalità. Laynie annuì cercando di riprende fiato, ma non le importava di respirare perché Ephram era il suo vero ossigeno, aveva bisogno dei suoi baci per vivere.
“Ti amo, Ephram Brown” sentenziò guardandolo negli occhi e col cuore che batteva così forte che pensò seriamente che sarebbe sbalzato fuori dal petto.
“Ti amo, Laynie Hart” disse lui, accarezzandole i capelli e stringendole le mani, gli era mancato troppo il suo tocco ed averla di nuovo tra le sue braccia era una sensazione unica.
***
La festa organizzata dalla parte di studenti, non impegnata nell'ambito teatrale, iniziava a scaldarsi, invadendo tutta la palestra.
Ephram si divertiva di gusto nel vedere Bright che cercava di rimorchiare una ragazza di qualche anno più piccola di lui, diceva sempre che le nuove avevano qualcosa di particolare che ti dava un brivido unico, ma quella studentessa non era come le altre, perché lei non era caduta ai suoi piedi al primo sguardo, anzi gli dava un bel filo da torcere.
“Forse è la volta buona che intraprendere una relazione seria!” esclamò Laynie portando due bicchieri di cui uno lo porse ad Ephram.
“Bright ha mai fatto qualcosa di serio?” replicò in modo ironico il giovane Brown, prese il bicchiere e bevve un po' della miscela che conteneva.
“Non si può mai sapere” disse la giovane Hart e fece incrociare i loro bicchieri per un brindisi.
“A cosa brindiamo?” chiese Ephram confuso dal gesto della sua ragazza, Laynie gli sorrise e lo baciò.
“A noi” rispose ed Ephram ripose i bicchieri sul tavolo per poi stringerle la vita e baciarla sotto le luci soffuse della sala.



-Ciao a tutti! :)
Ci stiamo avvicinando sempre di più alla fine di questa storia e finalmente Ephram e Laynie sono tornati insieme, contenti? ^^
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e, come sempre, ringrazio tutti quelli che mi seguono. 
Alla prossima! :33

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l’amore, i matrimoni, i funerali. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l’anima respira e grazie alla quale vive. (Irv)

Era passato un anno dalla recita scolastica ed in un anno possono cambiare molte cose e chi meglio di Ephram poteva saperlo?
Pensò con un velo di nostalgia a tutto quello che aveva fatto insieme ai suoi amici nell'arco di quell'anno, mentre guardava una foto di gruppo scattata nel ritrovo di ragazzi di quella cittadina.
Bright e Colin, grazie alla borse di studio per lo sport, erano andati al collage, mentre le ragazze ed Ephram iniziava l'ultimo anno scolastico.
L'estate passata, senza esagerare, Ephram l'aveva definita la più bella trascorsa nella sua vita e ripensò ad essa mentre scostò lo sguardo dalla foto di gruppo ad una che ritraeva lui e Laynie al concerto del loro gruppo preferito.
Prima della partenza di Colin e Bright, avevano deciso, di come accordo, di scegliere un ciondolo che rappresentasse la loro amicizia e ad Amy venne in mente di usare il pezzo di un puzzle, perché loro erano come dei pezzi completamente opposti, ma che si incastravano alla perfezione. Tutti furono d'accordo con lei e così, messi insieme i soldi, andarono a comprare cinque pezzi di puzzle.
Bright, Colin ed Ephram, lo avevano messo come portachiavi, mentre Amy come collana e Laynie lo aveva fatto attaccare al bracciale che le aveva regalato Ephram. Grazie a questo ciondolo, anche se si fossero allontanati, sarebbero stati sempre insieme come supporto morale a tutti.
Con questi pensieri, Ephram, prese lo zaino e si avviò a scuola, pronto ad iniziare l'ultimo anno della sua carriera scolastica ad Everwood.
***
Anche per il dottor Brown l'anno trascorso fu un anno piuttosto tranquillo e, dopo essersi messo d'accordo con il dottor Abbott di come gestire le ferie, poiché un po' di relax se lo meritavano anche gli unici due medici della cittadina, si era potuto godere anche lui un po' d'estate. Nonostante i buoni rapporti, senza ironia da parte di Harold, mantenuti per i mesi estivi, Andy sapeva che sarebbe tornato tutto come prima e che il dottor Abbott non avrebbe smesso di arrivare di prima mattina solo per prendere il posto migliore per l'auto oppure di accusarlo di avergli rubato i pazienti. Ormai il dottor Brown si era abituato e sapeva che, anche se non lo dimostrava, gli voleva bene dopotutto.
Sorrise, prendendo tra le mani la sua ventiquattrore, regalo di Delia ed Ephram “Così sembrerai un vero dottore. E' stato un idea di Delia.”, gli aveva detto suo figlio porgendogli la valigetta ed Andy aveva sorriso per l'ultima affermazione. Si passò una mano sulla folta barba ed uscì di casa, pronto a ricominciare.
***
Quando Ephram arrivò davanti scuola, fu accolto da Laynie ed Amy con un sorriso, avrebbe voluto passare a prendere la sua ragazza, ma Amy glielo aveva proibito perché per loro era una sorta di rito arrivare insieme a scuola.
“Pronto per l'ultimo anno?” chiese Amy, dopo averlo salutato con la mano. Ephram, prima di rispondere all'amica, andò da Laynie per darle il buongiorno con bacio e l'altra, al contrario dei ragazzi che avrebbe scherzato facendo finta di vomitare, sorrise alla tenera scena che aveva davanti.
“Alzarmi presto è stato un trauma! Comunque sì, sono pronto. E tu?” rispose il giovane Brown, anche se il pensiero di rivedere la signora Ronald non lo rincuorava per niente.
“Tranquillo, la professoressa Ronald è stata trasferita in un'altra città” disse Laynie, come se avesse letto nel pensiero il suo fidanzato.
“Questa sì che è una bella notizia!” esclamò il ragazzo, contento per essersi liberato di quella professoressa acida quanto un limone.
La campanella suonò ed i ragazzi corsero dentro, di certo non volevano arrivare in ritardo il primo giorno.




-Eccoci arrivati all'ultimo capitolo di questa storia...Non credevo di dirlo, ma mi mancherà un po' scrivere su questi ragazzi e, soprattutto, su Ephram <3
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita capitolo dopo capitolo, siete stati la mia forza! <3
Ringrazio di cuore chi ha inserito la storia nelle preferite: londongirl12_, Mave e MiniGD
Ringrazio di cuore chi ha spesso un po' del suo tempo prezioso per recensioni: reggina, piumetta8, Mave e MiniGD
Un grazie speciale lo riservo per due persone, che mi hanno seguita e sostenuto sempre, anche attraverso messaggi: Mave e MiniGD, siete fantastiche <3
Un bacio a tutti e, semmai tornerò a scrivere in questo fandom, spero di ritrovarvi! 

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