Seven days of Swan Queen di Firewhisky (/viewuser.php?uid=126121)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Divorced ***
Capitolo 2: *** Hostage ***
Capitolo 3: *** Teacher ***
Capitolo 4: *** Evil!Emma ***
Capitolo 5: *** Out of Storybrooke ***
Capitolo 6: *** Movie Plot ***
Capitolo 7: *** Blind Date ***
Capitolo 1 *** Divorced ***
Swan Queen Week
Odiatemi,
caro OUaT fandom perché mi accorgo delle cose in ritardo e
pubblico cose in ritardo. Yay! Inizio la Swan Queen week il
lunedì e finirò domenica, se tutto va bene. Spero di
riuscire nell'impresa! Il primo capitolo è molto frettoloso,
anche perché ho perso un po' la mano lasciando da parte la
scrittura in questi ultimi mesi. La recupererò pian piano,
forse. Per adesso, vi mando il primo capitolo della Swan Queen Week,
anche se tutti iniziano di domenica e io la inizio il lunedì.
Yep, amatemi.
"Emma, secondo me dovresti andarci." disse Mary-Margaret, sistemando la
spesa in frigorifero. Facendo finta di non aver sentito niente, Emma si
nascose sotto alla coperta che aveva portato in soggiorno per guardare
la solita tv spazzatura. "Col cavolo." pensò la bionda, evitando
qualsiasi movimento brusco per non attirare l'attenzione della sua
coinquilina così devota al vero amore. "Emma non fare la bambina
e ascolta quello che ti devo dire. Regina ti ha fatto una proposta e,
anche se vai solo per rivedere Henry, secondo me dovresti passare a
casa del sindaco".
"Per quale assurdo motivo? Henry è qui tutti i week-end e ci
vediamo ogni pomeriggio, non c'è bisogno di vedere anche quella
stronza di sua madre" disse Emma alzandosi di scatto dal divano.
L'improvviso cambio di tonalità fece aggrottare la fronte a
Mary. "Non serve arrabbiarsi e tanto meno usare un linguaggio
così scurrile, Emma: ti ricordo che andavi a letto con 'quella
stronza' solo quattro mesi fa."
"E allora? In quattro mesi possono cambiare un sacco di cose."
"Emma-"
"Ci penserò, ok? Se ti rende tanto felice, ci penserò. Ma
ti prego non assillarmi, non sei mia madre!" detto questo, Emma
uscì sbattendo la porta. Era grata a Mary-Margaret, ma non
doveva immischiarsi nella sua vita privata. Ciò che successe
quattro mesi prima fu per il bene di entrambe e soprattutto per il bene
di Henry: non passava un giorno senza un litigio suo e di Regina,
perché lasciare il bambino in un clima così avverso?
Tuttavia Regina si pentì presto della sua decisione: non
perché le mancasse Emma, ovviamente no - non l'avrebbe mai
ammesso, ma perché Henry cominciò a trattarla nuovamente
come se fosse una regina cattiva. Chi è causa del suo mal,
pianga se stesso si suol dire, ma in questo caso Emma si sentì
un po' in colpa. Infondo, non è completamente colpa di Regina:
lei ha sempre cercato di dare il meglio come madre e non merita l'odio
di Henry.
"Però merita il mio." pensò Emma, calciando un sasso. Per
quanto Regina abbia tentato di riallacciare i rapporti, ha sempre
ricevuto un sonoro 'no' come risposta. Non dovrebbe stupirla, anzi.
Emma si stava sistemando il reggiseno
quando scoprì per puro caso una lettera indirizzata al Sindaco.
Non aveva né date né nome, ma il contenuto parlava forte
e chiaro: sua moglie aveva un amante. Maschio o femmina che fosse, sua
moglie l'aveva tradita. Le lacrime iniziarono a formarsi negli occhi
della ragazza, ma si rifiutò di farle uscire: piangere è
inutile, non risolve niente. Emma decise di parlare con Regina, di
chiarire la situazione: forse sperava in una patetica scusa, in una
motivazione, sperava di riuscire a creare un'illusione, un qualcosa in
cui credere e avere speranza. Regina non disse niente a sua discolpa,
rimase semplicemente zitta. Alla minima provocazione, avrebbe solamente
rimandato la discussione dicendo flebilmente "Ho molto lavoro da
sbrigare, ne parleremo dopo". Un dopo che mai arrivò,
perché la testardaggine di Emma ebbe il sopravvento. Dopo un
paio di drink, la ragazza sentì il bisogno di sfogarsi:
l'impassibilità di Regina l'aveva irritata come non mai... E
tutti sappiamo come andò a finire: un giudice, una firma e la
loro relazione finì. O forse no?
Regina ottenne la custodia di Henry, ma Emma ottenne il permesso di vederlo nei week-end e fare da baby-sitter.
Passeggiando per Storybrooke, Emma pensò a tutte le
coppie delle favole: perché la sua storia non poteva avere un
lieto fine? Che cos'ha fatto di male?
Persa nei suoi pensieri, non si accorse della sagoma in arrivo: una
sagoma che la stava cercando. La donna mormorò il suo nome:
nessuna emozione in particolare, se non un po' di nostalgia.
"Che vuoi, signor Sindaco? Pensavo fossi più intelligente, non capisci quando una persona ti vuole evitare?"
"Signorina Swan, preferirei essere indirizzata in maniera più
cortese se ne è capace. Lo so che le buone maniere non sono il
suo forte, ma almeno si sforzi." rispose Regina, mantenendo il passo
della ragazza bionda pur indossando tacchi vertiginosi. "Senti... Non
ho niente da dirti, quindi... perché non mi lasci sola, eh?
è una buona idea, no?"
"No, signorina Swan. Ho molte cose da dirle se non le dispiace"
"In realtà sì, mi dispiace molto. Mary-Margaret mi aspetta per cena."
"Oh, ma questa è una bugia. Ho chiesto a Mary-Margaret il
permesso di portarla fuori a cena, miss Swan, e lei non ha obiettato."
"....Quel pezzo di-"
"Linguaggio, signorina."
"Oh, per favore, se proprio mi devi portare a cena fuori, chiamami Emma e finiamola lì."
Granny's era il posto migliore dove discutere, dopo una cena calma,
silenziosa e... sì, imbarazzante. Nessuna delle due
parlò: Emma non sentiva il bisogno di dare spiegazioni, mentre
Regina ne aveva così tante che non sapeva da dove iniziare.
Ordinarono entrambe del sidro di mele. "Lo bevi pur sapendo che il tuo
è migliore? è forse l'unica cosa che mi manca assieme ad
Henry" disse Emma, bevendone un sorso. Regina ignorò l'ultima
parte "Lo faccio proprio perché il mio è migliore: mi
rende soddisfatta e orgogliosa."
"Come se non lo fossi già abbastanza..."
"Hai detto qualcosa?"
"In poche parole che non sei cambiata in una virgola."
Regina assaggiò il sidro, facendo una faccia disgustata "Sono
passati appena quattro mesi dal nostro ultimo incontro, le persone non
cambiano in quattro mesi."
"Già, purtroppo."
Finirono il sidro in silenzio, cercando di organizzare i pensieri: Emma
stava diventando impaziente, Regina non riusciva a trovare il modo
giusto per dirglielo.
"Senti, Emma... La lettera che hai trovato quattro mesi fa-" Regina fu
interrotta da una risata, spavalda e sicura: rimase sorpresa nello
scoprire che quella risata appartenteva proprio ad Emma.
"Cara, se proprio devi parlarmi parla almeno di qualcosa di
interessante." Regina strinse le labbra, cercando di mandare giù
tutto il veleno che stava per sputare: non c'era bisogno di litigare.
"Volevo semplicemente dirti che dopo il nostro divorzio, un mese fa,
lui mi ha proposto di sposarlo."
Emma si pentì subito, ma una persona impulsiva come lei non
poteva reagire in una maniera meno brusca: le labbra di Regina stavano
sanguinando, dopo un pugno ben assestato da parte di Emma. "Per l'amor
del cielo, Emma, se mi lasciassi parlare...!"
Regina prese Emma per il colletto della camicia e la spinse contro al
muro, gli occhi pieni di rabbia. "Non me ne frega un cazzo del tuo
nuovo fidanzato, puttana!" urlò Emma, spingendo Regina indietro
sul bancone.
"L'ho ucciso, razza di idiota, l'ho ucciso!"
Emma si fermò di colpo, colpita dall'affermazione "Tu hai fatto cosa?!"
"Non io. O meglio, sì, è stata colpa mia."
"Regina...!"
"Si è suicidato dopo il mio brusco rifiuto, Emma. Ieri. E avevo bisogno di-"
"Di una bella scopata per dimenticare tutto? So come sei fatta, Regina."
"Emma-" il tono di voce di Regina era quasi supplichevole.
"Regina, non sono in vena ok? Non ti ho ancora perdonato per ciò
che mi hai fatto passare. Più avanti, forse. Solo... non oggi.
Spero capirai."
Detto questo, Emma se ne andò lasciando al bancone una Regina
sanguinante e ferita. Gli occhi iniziarono a pungerle, come le lacrime
iniziarono a scendere copiosamente. è vero: i cattivi non hanno
mai un lieto fine.
A/N: Yep,
riuscirò a pubblicarla in tempo! O forse no, non ricordo mai se
il mio orologio è settato sull'ora italiana o su quella inglese.
Oh beh, spero vi sia piaciuto: accetto critiche, commenti et simila.
Anche perché voglio migliorare! Diffondiamo l'amore per la
coppia piùbbella del mondo (?)
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Capitolo 2 *** Hostage ***
Swan Queen Week
Quindi
eccoci qui con il secondo giorno! Per l'amor del cielo, non ho mai
scritto così tanto in così poco tempo credetemi. Spero
non sia orrenda, spero vi piaccia e spero di creare qualcosa di
più... dolce. Perché mi dispiace trattare male i
personaggi ç_ç
.
Regina non riusciva a vedere nulla, ma la fredda pietra su cui era
seduta e le voci l'avevano convinta che in quel momento di trovava
fuori dal centro cittadino di Storybrooke.
"Hai avvertito Emma?" chiese una voce familiare, pensando che Regina
fosse sotto effetto del sonnifero. Un'altra persona tossì
leggermente e rispose "Non ancora, ma se ne accorgerà da sola.".
Regina cercò di muovere i polsi, ma scoprì di averli
legati a qualcosa. Cosa c'entrava Emma in tutta questa storia?
"Perfetto. Hai lasciato qualche indizio?"
"Sì, sta' calmo. Andrà tutto secondo i piani, non preoccuparti."
Una brezza fredda svegliò all'improvviso Emma, ancora
addormentata dopo la serata passata con Ruby e Mary-Margaret. Per
qualche assurdo motivo, la sua finestra era aperta: forse Mary-Margaret
aveva deciso di svegliarla con un bel trauma, prima di uscire per
andare a scuola. La cosa era alquanto probabile.
La ragazza si alzò, cercando di non inciampare nel mare di
vestiti sparsi sul pavimento: il sole splendeva, gli uccellini
cinguettavano e Emma non voleva assolutamente rovinare questo clima
pacifico iniziando a imprecare perché non era in grado di
trovare la sua giacca rossa. Sarebbe stata una scena comica, vista
dall'esterno, ma non era decisamente giornata. Emma si vestì in
fretta con i vestiti più puliti che riuscì a racimolare
in quel caos colorato e uscì per fare colazione da
Granny's.
Era una giornata tiepida, gli abitanti di Storybrooke popolavano le
strade indaffarati: Emma passeggiava tranquilla, inspirando la fresca
aria mattutina. Granny's era quasi vuoto, fatta eccezione per Ruby e
alcuni clienti, ma c'era un certo fermento: la bionda, incuriosita da
tanta confusione, decise di indagare.
"Quale notizia è riuscita a creare tanto scompiglio?" si chiese
guardando i volti dei clienti: per quanto stessero ostentando una finta
preoccupazione, nei loro occhi c'era sollievo e conforto. La cosa
insospettì la ragazza e chiese subito a Ruby "Cos'è
successo?".
Ruby alzò le spalle "Sembra che il Sindaco non si riesca a
trovare: né a casa sua, né nel suo ufficio. Sparita nel
nulla".
Emma sgranò gli occhi: questo spiegava la falsa preoccupazione.
"Cioè... Fammi capire... non si trova? Da nessuna parte?" chiese
Emma, sperando di aver sentito male. Ruby scosse la testa. "Sappiamo
però che ha accompagnato Henry a scuola prima di sparire."
"Si può sapere perché non mi avete detto niente?! Potevate avvisare almeno Graham!"
Emma si arrabbiò: perché nessuno la avverte mai?
"...In realtà ti abbiamo chiamata più di una volta, ma
non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Sia io che la nonna."
Emma controllò il suo cellulare: la batteria era completamente
scarica, nessun segno di vita. Emma imprecò e rimise il
cellulare in tasca. "Beh, visto che adesso lo so, meglio che mi metta a
indagare."
Ruby mi sorrise e disse "Ti consiglio di cercare appena fuori da
Storybrooke, magari vicino a Toll Bridge. Nessuno ha visto Regina in
città, c'è un'alta probabilità che non sia qui"
"Grazie Ruby, farò un tentativo."
Emma uscì frettolosa dal locale, per iniziare subito le
ricerche. Cercò di ricordarsi tutte le informazioni che aveva
ottenuto "Regina ha accompagnato Henry a scuola, nessuno dei clienti di
Ruby può essere colpevole e, conoscendo Regina, è molto
probabile che qualcuno l'abbia addormentata. Ora, devo solo
cercare qualche altro indizio... Forse seguirò il consiglio di
Ruby e andrò a Toll Bridge."
Nel frattempo, Regina stava cercando di liberarsi in tutti i modi
possibili ma la corda era decisamente troppo forte per essere tagliata
facilmente. La sua vista era ancora coperta e dopo un paio di insulti i
suoi carcerieri avevano deciso di tapparle anche la bocca.
"Quando mi libererò, giuro che ucciderò chiunque mi abbia
messo in questa situazione." pensò Regina, sbuffando.
"Ti prego, non possiamo farla addormentare nuovamente? Mi fa male vederla così"
"Potremmo farlo, ma Emma sarà qui da un momento all'altro. Anzi,
meglio che ce ne andiamo prima che ci trovi." disse l'uomo,
raccogliendo tutto ciò che poteva essere considerata una prova
contro di loro.
"Fantastico, la signorina Swan farà NUOVAMENTE la figura
dell'eroina." pensò sconfortata Regina "Se solo riuscissi a
muovermi e a liberarmi da queste dannate corde..."
Emma camminava lungo il fiume, quando un rumore di rami spezzati
attirò la sua attenzione: proveniva dalla foresta, un po'
più a nord di dove si trovava. "A quanto pare in Regina si
è risvegliata la passione per il trekking..." pensò Emma,
sorridendo "Non pensavo possedesse indumenti adatti".
Cercò di capire meglio da dove provenisse il rumore e si
addentrò nella foresta, facendo attenzione a dove metteva i
piedi. "Tutte queste radici... mi sorpende essere ancora in piedi!"
Arrivò davanti a una struttura rocciosa, una specie di caverna,
illuminata solamente da una torcia e da una candela poco consumata:
entrambe erano appena state accese. L'entrata era stretta, Emma dovette
accucciarsi per riuscire a passare ma non ebbe grandi difficoltà
a entrare. La caverna era umida e fredda, ma Emma prese in mano la
torcia e iniziò ad esplorarla. Mentre cercava qualcosa che le
indicasse la direzione presa da Regina, Emma si ritrovò a
pensare. "Per quale assurdo motivo è venuta qui? è
impazzita?"
Un lamento proveniente dalla parte più profonda della grotta
fece prendere un colpo alla povera ragazza, che per poco non perse la
torcia. Con decisione, Emma seguì quel lamento e si
ritrovò in una specie di stanza con una scena che le gelò
il sangue: Regina era legata a quella che sembrava una prigione
naturale, imbavagliata e sola.
"Regina!" preoccupata, Emma rimosse la benda dagli occhi dell'altra
donna e lo strano fazzoletto a fiori che le chiudeva la bocca.
Regina aprì gli occhi, sollevata che qualcuno l'avesse trovata
(anche se quel qualcuno era Emma Swan), per poi chiuderli nuovamente e
sospirare. "Signorina Swan, si può sapere dove diamine ci
troviamo?"
"Me lo dica lei, è la sua città. Come ci è finita qui?"
"Mi hanno somministrato del sonnifero, a quanto pare. Se ne sono andati poco fa."
"Cosa aspettiamo a inseguirli? Non possono essere andati tanto lontano!"
Regina non disse niente, ma lanciò un'occhiataccia a Emma.
"Cosa c'è adesso?" chiese Emma spazientita "Si alzi e andiam- oh! è ancora legata!"
"Oh, ma non mi dica. In realtà sono seduta su questo comodo
pavimento di pietra perché mi piace! Certo che sono ancora
legata, idiota!" Regina alzò gli occhi al cielo mentre Emma
cercava di slegarla: l'idiozia delle persone è infinita.
Emma aiutò Regina ad alzarsi e ad uscire da quella grotta: non
c'era nessuna traccia dei responsabili, ma dopo aver visto il
fazzoletto Emma aveva dei sospettati.
Camminando, Emma dovette sostenere Regina a causa dei tacchi
vertiginosi indossati dalla donna. "Non per criticare il suo vestiario,
ma qualcosa di più comodo?"
"Stiamo parlando di me, signorina Swan, non di una ragazza -senza fare
nomi- che compra i suoi vestiti al negozio dell'usato. Dove ha lasciato
quella graziosa giacca rossa? Mi dica che qualcuno gliel'ha bruciata."
"Prego, signor Sindaco, salvare la sua vita è il mio lavoro!"
"Come se stessi per morire dissanguata."
"Non è che avessi questi grandi indizi, sarebbe anche potuto
essere visto che era data per dispersa! Ero preoccupata!"
ribatté Emma, non sopportando più quella donna. Il
silenzio calò fra le due, nessuna che avesse voglia di
discutere: Regina era rimasta senza parole.
Granny's non era mai stato così affollato: tutti gli abitanti di
Storybrooke si erano riuniti per discutere la scomparsa di Regina
Mills, quando le porte del locale si aprirono di scatto. Appena la
folla vide entrare Emma stanca morta, si ammutolì all'istante.
Henry corse dalla madre, chiedendo notizie della sua madre adottiva.
Tutti gli altri, tornarono a farsi gli affari loro. O meglio, a fingere
di farsi gli affari loro.
"Non preoccuparti Henry, l'ho trovata ed è sana e salva a casa."
disse Emma, accarezzando i capelli del ragazzo "Ma non avresti dovuto
far fare a Graham e a Mary-Margaret una cosa così brutta."
"Come l'hai scoperto? Mamma lo sa?" Chiese Henry, spaventato.
"No, l'ho scoperto solo perché ho riconosciuto il fazzoletto
della tua maestra mentre Graham non ha svolto il suo lavoro di
sceriffo, il che implica la sua complicità." Henry sorrise,
sollevato che sua madre non sapesse ancora nulla.
"L'ho fatto solo perché volevo dimostrarle una cosa, ovvero che voi due vi volete bene, nel profondo."
"Non è una scusa valida, Henry... E tecnicamente sì, ci
odiamo." disse Emma "Ora devo andare a fare rapporto, mi
inventerò qualcosa sui criminali."
Dopo aver salutato tutti, Emma uscì dirigendosi alla stazione di polizia.
Scrisse un mare di idiozie sul rapporto, ma cosa avrebbe dovuto fare?
Incolpare Mary-Margaret e Graham? Stanca morta, si massaggiò la
fronte: non vedeva l'ora di tornare a casa. Solo in quel momento
notò la giacca rossa piegata perfettamente sopra alla scrivania.
Sicuramente non era stata lei a piegarla, quindi chi...? Alzandola, ne
scivolò fuori un piccolo pezzo di cartoncino bianco, un
biglietto da visita. Sul retro, c'era un breve messaggio:
La prossima volta sarò io a salvarle la pelle.
Come vede non le ho bruciato la giacca,
anche se avrei potuto farlo. Per sdebitarmi,
la invito a cena domani sera. Mi chiami.
-R. Mills
Emma
sorrise. Forse lo scherzo di Henry era inappropriato. Forse non ne
avrebbe mai discusso con Regina. Ma una cosa era certa: il ragazzo
è in grado di far spuntare del buono anche in una persona come
Regina.
"Chissà, magari è la volta buona" pensò Emma componendo il numero della donna.
A/N: E un
altro giorno è fuori, sìììì! Mamma
quanto amo questa coppia. Le farò mai baciare? Forse, non
subito. Muahaha dovrete passare le pene dell'inferno prima di vedere un
bacio! (?)
Spero vi sia piaciuto, ci vediamo domani con la prossima one-shot! Take care!
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Capitolo 3 *** Teacher ***
Swan Queen Week
E
siamo a tre, mercoledì! Yay! In questa fan fiction, a differenza
dell'immagine, sarà Emma l'insegnante. Perché
Mamma!Regina è la cosa più dolce dell'universo, quindi mi
servirà. Eccome se mi servirà. Enjoy!
La campanella era suonata da un bel pezzo, ma Emma non riusciva a
mettere un piede in classe: aveva accettato di sostituire Mary-Margaret
per i colloqui genitore/insegnante, considerata la malattia della
donna, ma la vista di una certa madre in attesa l'aveva improvvisamente
scoraggiata. Perché aveva accettato una cosa simile, cosa l'era
venuto in mente? Perché aveva accettato il ruolo di insegnante
per un giorno?
"Giuro che se ne esco viva, mi sentirò come un eroe di guerra."
si disse Emma, cercando di calmare i suoi nervi. Si era preparata bene,
conosceva tutti i nomi degli alunni e i commenti di Mary-Margaret a
memoria, ma ancora non si sentiva pronta a parlare di Henry con Regina.
E come avrebbe potuto? "Henry ha inziato a saltare scuola per causa
mia, non oso immaginare cosa mi dirà sua madre. Che Dio me la
mandi buona, per favore." pensò, mentre si sistemava per
l'ennesima volta i capelli: voleva apparire decentemente almeno in un
contesto professionale.
Con un sospiro, Emma attraversò la porta che conduceva alla
classe e iniziò i colloqui. I primi genitori passarono
velocemente: tutti erano preoccupati per la salute di Mary-Margaret, ma
vedere che la donna aveva trovato un'abile sostituta li aveva
rincuorati. Infondo, i genitori erano principalmente preoccupati per la
condotta dei figli: l'importante è che Emma non desse troppe
brutte notizie, per il resto andava tutto bene. Lo sceriffo/insegnante
controllò l'orologio: segnava le 15 e 43, ancora nessun segno
della madre cattiva. Hey, qualcuno dovrà pur fare il cattivo e
non sarà di certo Emma.
La bionda cercava di interpretare i suoi pensieri: era indecisa. Non
riusciva a capire se volesse vedere Regina e la sua reazione, o se
avrebbe preferito ficcarsi due cactus negli occhi pur di non vederla.
Dovette decidere in fretta, perché la porta si aprì poco
dopo lasciando entrare il sindaco in tutta la sua bellezza e
regalità. Sotto certi aspetti, Regina assomigliava veramente a
una regina: era fiera, orgogliosa e sì, molto bella. La
più bella del reame, o meglio, della cittadina stregata.
Emma fece finta di guardare altrove, mentre Regina rimase sulla soglia
sorpresa: che diavolo ci faceva lo sceriffo a scuola? "Com'è
possibile che quella donna non sia mai al suo posto di lavoro? è
peggio di una stalker, la trovo ovunque!"
Il sindaco si schiarì la voce e disse "Dov'è la signorina
Blanchard?". Emma rivolse il suo sguardo alla donna e rispose,
preparandosi al peggio "è ammalata e ha incaricato me di
sostituirla. Spero non le dispiaccia."
Regina riuscì a sorridere, il solito sorriso tirato e disse
"Ovviamente sì, signorina Swan, ma è inutile lamentarsi
visto che lei è già qui. Procediamo con il colloquio?"
Regina prese posto nella sedia davanti alla cattedra e appese la borsa
al bracciolo.
"Sì, subito." Emma sfogliò mentalmente l'elenco delle
cose che Mary-Margaret le aveva detto di Henry: non si ricordava
atteggiamenti particolarmente positivi, così decise di iniziare
dai rimproveri. Come si dice, tolto il dente tolto il dolore. E una
notizia buona detta al momento giusto può sempre addolcire una
notizia cattiva... Forse.
"Henry è continuamente distratto, con la testa altrove."
"Ma non mi dica."
"...E ha iniziato a saltare lezioni da quando-"
"-da quando lei è giunta in città. Se sta cercando di
convincersi che lei è un cattivo esempio per Henry, continui
pure. La ascolterò con piacere."
Emma sbuffò, ma decise di ignorare le parole della donna: non
c'era bisogno di ricorrere alla violenza. "In compenso, ha ottenuto
ottimi risultati in scrittura creativa e matematica. La sua media
scolastica non si è abbassata."
"Beh, è mio figlio, non mi aspettavo altro."
"Ah, quindi se fa qualcosa di sbagliato è colpa mia mentre se si comporta bene è merito suo?"
"Ma è evidente, signorina. Li vede anche lei i risultati della sua presenza qui."
"Possiamo parlare di Henry, per favore?"
Regina sospirò e con un sorriso chiese "Quindi cosa mi consiglia
per impedirgli di saltare le lezioni?". Emma si stiracchiò,
cercando di guadagnare tempo: oltre ad impedire al ragazzo di vederla,
cos'altro poteva fare?
"Per prima cosa, secondo me dovrebbe... impedirgli di venirmi a cercare al mattino."
"Anche al pomeriggio, se vuole, non c'è nessun problema."
"Regina. Sto cercando di aiutare Henry, per favore, sa benissimo che lui ha bisogno di vedermi."
"E allora che ne dice se il mercoledì facessimo una bella
riunione familiare, tutti assieme? Così lui la vedrà
senza dover saltare le lezioni!"
"...Seriamente?"
"Signorina Swan, lei e il sarcasmo non andate molto d'accordo, vero?"
Emma si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo e disse "Senta, l'idea
è buona. Vogliamo entrambe che Henry si comporti bene, no?
Quindi che ne dice se ci proviamo?"
"E magari dopo sigilliamo il patto con un bacio e ci sposiamo, che ne dice?"
"Regina." disse Emma, lanciandole un'occhiataccia "Non scherziamo."
"è stata lei a iniziare, pensando che quella fosse una buona
idea." ribatté Regina. Emma riuscì a intravedere nel suo
sguardo un briciolo di delusione. Solo per una frazione di secondo, ma
era pronta a giurare di averlo visto.
"Perché lo è!"
"La smetta di dire idiozie e veda di tornare in sé, signorina."
Emma chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi: come convincere la donna?
"Facciamo un patto, signor sindaco. Proviamoci: se non funziona,
prometto che sarò io stessa a impedire a Henry di vedermi. Ci
sta?"
Regina ci pensò su, guardò Emma negli occhi sperando di
trovare qualcosa che indicasse la natura scherzosa della proposta: non
vide nulla.
"Lei è decisamente pazza... Ma... la sua proposta è allettante."
Dopo alcuni attimi di silenzio e tic nervosi da parte di entrambe,
Regina decise di tagliare l'atmosfera pesante con un semplice "Va bene,
accetto."
Il sorriso di Emma rispecchiava esattamente la felicità del
momento: non solo poteva vedere Henry, ma aveva l'occasione di passare
un po' di tempo con Reg... Aspetta, cosa?
Regina osservò Emma, la quale sembrava avere uno strano
conflitto interiore. Sottolineando ulteriormente la pazzia della donna,
fece per uscire quando Emma la afferrò per un braccio e la
trascinò a sé. "Stavo quasi per dimenticare..."
sussurrò Emma, sfiorando con un dito le labbra della donna
"...Dovevamo sigillare il tutto con un bacio, no?". Emma sorrise e
baciò Regina: un bacio dolce, nulla di più. Un bacio che
rappresentava il loro accordo. Così casto e puro, che Regina
pensò di averlo sognato: infondo, chi mai bacerebbe con dolcezza
la Regina Cattiva?
A/N:
Perfetto e il mercoledì è fatto! Spero di riuscire a
pubblicare qualcosa nei prossimi giorni, anche se la scuola mi affligge
(povera me, aiutatemi, uccidete i miei professori!). Ci vediamo al
prossimo capitolo, come sempre lasciate un commento e ditemi se vi
è piaciuto!
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Capitolo 4 *** Evil!Emma ***
Swan Queen Week
E
il giovedì è arrivato! Il che vuol dire che devo scrive
la one-shot che non avrei mai voluto scrivere, ovvero Evil!Emma! Devo
dire che Evil!Emma non mi piace, voglio la mia Emma
patatosa ç_ç Spero vi piaccia!
-
"Distruggerò la vostra felicità, fosse l'ultima cosa che faccio"
"Come puoi distruggere qualcosa che non esiste?"
"Oh, ma è proprio questo il bello: esiste. Voi però non ricordate nulla, Biancaneve."
-
Regina
si svegliò presto, quella mattina: era il primo giorno di scuola
per Henry e voleva che tutto fosse perfetto per il suo bambino,
soprattutto perché nell'ultimo periodo si sentiva
particolarmente distante da lui. Gli preparò una colazione
sostanziosa e ripose la divisa stirata e lavata sulla sua sedia.
Sorrise e iniziò a canticchiare un motivetto allegro, mentre
finiva di compilare le ultime scartoffie riguardanti i fondi del
comune. Henry scese le scale poco dopo, un sorriso triste dipinto in
volto e il suo strano libro in mano: Regina non l'aveva mai visto in
queste condizioni.
"C'è qualcosa che non va, Henry?" chiese la madre, cercando di
apparire il più rassicurante possibile. Henry la squadrò
e scoppiò a ridere "Sarai felice adesso, vero? La tua
maledizione non verrà spezzata"
Regina osservò Henry stupefatta: ovviamente si trattava della
maledizione, che stupida. "Henry, ne abbiamo già parlato... Non
sono la Regina Cattiva". Il ragazzo scosse la testa "La Regina Cattiva
trionferà e solo perché... è tutto sbagliato,
tutto sbagliato!" Henry si alzò di scatto e uscì di casa,
lasciando la madre sbigottita e confusa "Ovvio che trionferò,
Henry, che sciocchezza".
Stava per andare al lavoro, quando suonò il campanello. Non
aveva mai avuto visite a quell'ora del mattino, anche perchè
tutti i cittadini di Storybrooke erano al lavoro: chi poteva essere?
Andò ad aprire la porta e si trovò davanti una donna che
non aveva mai visto: bionda, occhi chiari brillanti di una strana luce.
"Mi scuso per essere venuta solo adesso, ma Henry mi ha trovato solo
ieri. Che ragazzo stupido, mi chiedo da chi abbia preso... sicuramente
non dalla madre. Ah, sarei io la madre. Piacere, Emma Swan". Regina
cercò di registrare cosa stesse blaterando quella sconosciuta,
quando recepì le ultime parole "Mi scusi?" chiese aggrottando la
fronte "Sono io la madre di Henry."
"Adottiva, io sono quella biologica. Non mi ha ancora detto il suo nome."
"Regina Mills. Che ci fa qui?"
"Oh, non sono qui per riprendermi il moccioso se è questo che la
preoccupa. Sono qui perché mi deve aiutare a identificare delle
persone."
Regina si spostò per far entrare Emma, capendo che le parole
pronunciate dalla donna erano vere: ma perché aveva bisogno del
suo aiuto?
"Deve sapere due cose di me: uno, sono la figlia di Nevelatte o come
diavolo si chiama. Due, non spezzerò la sua maledizione ad una
condizione."
Regina si irrigidì subito "Di cosa sta parlando?" Emma
scoppiò a ridere "Non faccia la finta tonta con me, signora
Mills. So tutto della maledizione. Non vuole sentire il resto? Potrebbe
essere un accordo interessante. E diamoci del tu, per favore, siamo
entrambe sulla stessa barca ormai."
"...Che condizione?"
Emma sorrise "Non è nulla di complicato: devi far tornare la memoria ai miei genitori."
"Non posso. E anche se potessi, per quale motivo dovrei farlo?"
"Voglio ucciderli con le mie stesse mani, strappare loro il cuore."
Regina trasalì alle parole di Emma "...Scusami?"
Molte cose erano cambiate dall'arrivo di quella strana donna in
città, l'unica donna con cui Regina si sentiva finalmente
in sintonia: tuttavia Henry era sempre più scoraggiato e triste.
Emma e Regina passavano molto tempo assieme, cercando un modo per far
tornare la memoria ai genitori della bionda. Ogni tanto si confidavano
e Regina aveva finalmente trovato una persona con cui condividere il
suo dolore, la sua delusione, i suoi sentimenti. Emma ricambiava
raccontando della sua infanzia terribile, della famiglia adottiva e del
suo lavoro. Alcune settimane più tardi, a Regina venne un'idea.
"Il bacio del vero amore, Emma, concentrati"
"Se non l'avessi notato, carissima, io non provo amore per quei due."
"Ma tu sei il frutto del vero amore. è dentro il tuo sangue, potresti anche non conoscerli che avrebbe effetto."
"Ne sei sicura? Mi sembra una cosa molto azzardata."
"Come posso esserne sicura, non l'ho mai provato. Senti, tentare non costa nulla."
Mary-Margaret e David stavano facendo colazione assieme da Granny's.
"Non capita spesso di vedere i due condivedere un tavolo, solitamente
preferiscono urlare da una parte all'altra del locale." disse la nonna
a Emma, indicando i due. Regina aveva preso un tavolo in disparte,
abbastanza vicino da poter assistere alla scena ma abbastanza riparato
da non destare sospetti. Emma strinse i pugni e rivolse un ultimo
sguardo a Regina, che annuì leggermente.
"Siete voi David e Mary-Margaret?" chiese impaziente. I due alzarono lo
sguardo dalla colazione per poi guardarsi confusi: chi era quella donna?
"Sì, siamo noi."
"Ma guardatevi, così innamorati, così schifosamente...
teneri. Non posso nemmeno guardarvi, mi viene il voltastomaco"
Emma non perse altro tempo e sfruttando il fattore sorpresa
baciò entrambi i suoi genitori, sperando che Regina avesse
ragione. Che schifo, essere costretta a baciare delle persone
così repellenti. Poco dopo, sentì un'onda di energia
attraversarle il corpo e vide lo sguardo dei suoi genitori illuminarsi:
chiaro segno che si ricordavano la loro identità. Biancaneve si
girò verso Emma con occhi lucidi e speranzosi. "Tu sei..."
Emma chiuse gli occhi, assaporando il momento: finalmente. "Sì, potreste venire con me?"
Il principe prese la mano della moglie e disse "Con piacere, abbiamo tanto di cui parlare".
Si ritrovarono nel parcheggio di Granny's, lontani da occhi indiscreti
e Biancaneve corse ad abbracciare Emma che al tocco della donna si
irrigidì subito.
"Sì, abbiamo tanto di cui parlare. Madre, padre."
"Emma, siamo così conte-"
"Lasciate parlare me per favore. Voglio raccontarvi un po' la mia vita,
vi va? Tutto è iniziato quando dei poveri imbecilli decisero di
salvare il regno mettendo una bambina in una teca. La povera bambina,
ignara di avere dei genitori così cretini, visse la sua vita con
una famiglia adottiva: degli idioti patentati, che la trattarono peggio
di quanto fosse umanamente possibile. Quando la bambina, ormai adulta,
venne a sapere la verità decise di cercare i suoi genitori. Ma,
Oh!, i suoi genitori sono personaggi delle fiabe. Per 28 anni, la
bambina considerò se stessa come un peso, uno scarto, nulla di
valore. La sua vita risultò essere un inferno, a tal punto che
quando il suo misterioso figlio si presentò alla porta di casa
sua, decise di seguirlo fino a Storybrooke. Ora..." Emma fece una pausa
per estrarre dalla sua borsa un coltello. "...Datemi un solo buon
motivo per cui non dovrei uccidervi. Datemi un motivo per cui non
dovrei macchiare le mie mani con il vostro sangue, datemi un motivo per
cui non dovrei prendere il vostro cuore. E non dite 'Perché noi
ti amiamo' perché non la bevo."
Biancaneve e il principe cercarono di far ragionare Emma, continuarono
a ripeterle che lo hanno solo per il suo bene. Quando videro che il suo
sguardo era ancora offuscato dall'odio, fecero per scappare.
"Oh, ma non mi dire, la famigliola felice riunita. Volete una foto da
appendere sopra al caminetto?" disse Regina, afferrando i due con
l'aiuto di Sidney Glass.
"Sì, così posso ammirarla mentre brucio i loro cadaveri.
Grazie Regina, un'ottima idea" ribatté Emma, avvicinandosi ai
suoi genitori.
"Non c'è di che"
Biancaneve, impaurita e indifesa cercò di invocare per l'ultima
volta il perdono di Emma, quando una lama argentea la colpì
dritta al cuore. Le urla strazianti del principe riempirono Storybrooke
ed Emma, senza pensarci due volte, gli tagliò la gola
"Così impari a urlare come un pazzo, adorato padre."
"Che precisione, Emma, davvero un bel colpo" si complimentò
Regina, lasciando andare il cadavere di Biancaneve "Ora però
Sidney, credo che il nostro sceriffo vorrà sapere cos'è
successo ai due. Credo dovresti confessare il tuo crimine."
Sidney annuì rassegnato e con Regina iniziarono a creare delle
prove fasulle. "Non serve ringraziarmi, Emma. Ricambio il favore, non
vedevo l'ora di possedere finalmente il cuore di questi due."
"Cosa ti fa pensare che non ti ucciderò? Cosa ti fa pensare che
in realtà non fosse una messinscena per ottenere il TUO cuore?"
"Oh, è molto semplice: il mio cuore è già tuo da un paio di settimane, se non te ne fossi accorta."
A/N:
ZANZAN, che brutta fine! Ci vediamo domani con la prossima, come sempre
lasciate un commento se vi è piaciuta! Lasciatelo anche se non
vi è piaciuta con suggerimenti e critiche. Un bacio!
|
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Capitolo 5 *** Out of Storybrooke ***
Swan Queen Week
WARNING: LA FRASE FINALE E' TRATTA DALL'ULTIMO EPISODIO USCITO. FATE ATTENZIONE.
Last Friday Night, I was writing like a fool... *canticchia* Hola,
compagni! Bentornati all'inferno. Spero di aver realizzato bene questo
prompt, anche se non l'ho ambientata proprio 'fuori da Storybrooke'.
Sì, sono un danno, scusatemi. Enjoy!
.
-
"Chi attraversa la linea del confine, ritorna nuovamente sotto l'effetto della maledizione."
-
"Signorina
Swan, ha finito di compilare i documenti che le ho chiesto?" chiese
Regina, sedendosi di fronte allo sceriffo. La maledizione era stata
spezzata, ma gli abitanti di Storybrooke erano ancora intrappolati
nella città: nessuno sapeva il perché.
"Sì, signor Sindaco."
"Perfetto, li consegni domani mattina. Sono molto urgenti." Regina fece per alzarsi, quando Emma la interruppe.
"Ho una domanda però: lei non ha mai subito la maledizione, cosa succederebbe se lei attraversasse il confine?"
"Non lo so, e non mi interessa scoprirlo." detto questo, si alzò
e lascio Emma sola con i suoi pensieri. Effettivamente, poteva essere
una buona idea. L'unica pecca è che il piano avrebbe potuto
fallire. Ma aveva fiducia, per la prima volta in vita sua, così
decise di chiamare Henry con il suo walkie-talkie.
"Hey, ragazzo, mi senti?" chiese Emma, sperando che il ragazzo fosse ancora in pausa pranzo.
"Forte e chiaro, Emma. Cosa c'è? Riguarda l'operazione Cobra?"
Emma sorrise: l'operazione Cobra è sempre stata fondamentale, ma
ora...? Doveva inventarsi in fretta un nome per l'operazione che
avrebbero portato a termine.
"No, è una nuova operazione... Incontriamoci a casa mia, fatti
accompagnare da Mary-Margaret. Si chiama operazione... Regale" lo
sceriffo cercò di trattenere una risata: all'improvviso l'idea
le sembrava stupida e ridicola, ma avrebbe fatto un tentativo. Per
Henry.
"Regale? Che razza di nome è? La prossima volta lascialo
scegliere a me!" disse Henry ridendo "Sì, va bene, ci vediamo
dopo."
Emma cercava di controllare il suo tic nervoso all'occhio: ok, forse
non avrebbe dovuto coinvolgere Henry in questo bizzarro piano, ma
infondo era per il suo bene. Funzionerà. All'improvviso, la
porta dell'appartamento si aprì e Henry entrò correndo
per abbracciare la madre. "Allora, voglio sapere tutto dell'operazione
Regale!" disse Henry curioso. Il suo sorriso era la cosa più
bella del mondo, così solare e innocente. Voleva vederlo
più spesso, e questo l'avrebbe aiutata.
"Senti Henry, cosa pensi succederebbe se tua madre attraversasse il
confine?" chiese Emma, sperando che la risposta del figlio
assomigliasse alla sua. Henry sgranò gli occhi per poi
rispondere "Non lo so, la maledizione non ha mai avuto effetto su di
lei."
"Ma se ce l'avesse? Cosa succederebbe?"
"Niente più Regina Cattiva, immagino. Perché me lo chiedi?"
Emma prese coraggio e fece sedere Henry sul divano, accanto a lei. La
sua reazione era impossibile da immaginare, meglio essere cauti.
"Ho un'idea. Lasciamo Storybrooke: io, te e Regina."
"COSA? NO! Non puoi lasciare Storybrooke, tu sei la salvatrice!" disse
Henry contrariato. Emma sapeva in cuor suo che non avrebbe mai
accettato, ma era fiduciosa che sarebbe riuscita a convincerlo.
"Pensaci, Henry! Regina non è mai stata sotto l'effetto della
maledizione quindi potremmo crearle delle nuove memorie, vivere
assieme, essere felici!"
"...Tu, io e la mamma?"
"Sì, Henry. Tua madre ti ama, e anch'io ti voglio bene. Voglio
avere l'occasione di conscerti meglio, di conoscere la vera Regina e di
dare sia a te che a lei l'opportunità per essere finalmente
felici." disse Emma, sperando di aver dato abbastanza argomentazioni.
Il bambino era buono e intelligente, avrebbe capito.
"E che ne sarà degli abitanti di Storybrooke?"
"Continueranno a vivere qui! Anzi, con la sparizione di Regina potrebbero perfino riuscire a tornare nel loro mondo."
Henry chiuse gli occhi: non riusciva a decidere. Da una parte, una vita
con le sue due mamme lo avrebbe reso felice... Ma dall'altra, era
preoccupato per i cittadini di Storybrooke.
"Emma, sei sicura di volerlo fare?" chiese Henry, cercando di
guadagnare tempo per decidere. Era pur sempre un bambino, un bambino
che aveva bisogno d'affetto. E pensare di poterlo finalmente
ricevere...
"Sì, Henry. Ne sono sicura. Gli abitanti di Storybrooke se la caveranno, Biancaneve sa già della mia scelta."
"E mia madre?"
"...Lei è il vero problema: non riuscirò mai a convincerla. Per questo ho bisogno del tuo aiuto."
"L'unica soluzione è metterla KO, Emma. Non verrebbe mai di spontanea volontà."
"Allora dovresti distrarla mentre io... Beh, la metto KO." disse Emma, alzandosi per prendere la giacca.
"Emma... Non credo di riuscirci." sussurrò Henry, spaventato
dall'idea di ciò che potrebbe fare la Regina Cattiva.
"Fallo per lei, per la sua felicità" lo incoraggio la bionda, prendendo Henry per mano "è la cosa giusta."
Henry annuì e si alzò, per uscire dall'appartamento.
Assieme, si diressero verso la casa del signor Sindaco, Emma aveva solo
un pensiero in mente: "Spero di aver ragione..."
La casa di Regina era silenziosa, fatta eccezione per il rumore di
pentole e padelle: stava preparando la cena per lei e Henry, quando il
ragazzo entrò prontamente in azione.
"Mamma, posso chiederti una cosa? Cosa ti rende felice?"
La madre congelò e guardò Henry stupefatta. "Henry, perché me lo chiedi?"
"Voglio renderti felice."
Regina guardò il bambino con una strana emozione negli occhi:
finalmente non la vedeva più come la Regina Cattiva. "Questa tua
frase mi ha reso molto più felice di quanto tu possa
immaginare."
La donna corse ad abbracciare suo figlio, gli occhi pieni di lacrime.
Non si accorse dello sceriffo, la quale ne approffitò per
colpirla e farla svenire. "Mi spiace, Regina. Mi spiace davvero." disse
Emma, facendosi aiutare da Henry a portarla in macchina. "Henry, ti
spiace andare a prendere un po' del suo guardaroba ed effetti
personali? Io ho già tutto in auto. Prendi anche le tue cose."
Il ragazzo annuì e salì le scale, dirigendosi nella
camera della madre. Nel frattempo, Emma aveva posizionato Regina sul
sedile posteriore, sdraiata. Non sapeva quando di sarebbe risvegliata,
ma sperava di avere abbastanza tempo. Poco dopo, Henry urlò il
nome di Emma: aveva bisogno di aiuto con i vestiti della madre, che
erano decisamente troppi per il povero bambino. Emma aprì il
baule e vi ripose il tutto, cercando di essere il più ordinata
possibile (il che voleva dire un disordine meno caotico del solito).
Emma controllò che fosse tutto al suo posto e chiuse il baule.
Guardò Henry, che la fissava con uno sguardo misto di speranza e
preoccupazione. "Andrà tutto bene?" chiese, sapendo già
che Emma non aveva una riposta: voleva solo essere incoraggiato.
"Sì, Henry, sta' tranquillo. Andrà tutto bene." Salirono
in macchina e dopo aver ingranato la marcia, Emma accellerò
sperando di poter lasciare Storybrooke per sempre.
Erano quasi al confine quando Emma iniziò a preoccuparsi
seriamente "E se non funziona? E se Regina non si sveglia?"
pensò, sperando di non far trasparire la sua preoccupazione.
Emma chiuse gli occhi e scosse la testa, come se volesse liberarsi di
quei pensieri. Henry le strinse la mano e le sorrise: mancava poco e
avrebbero potuto avere una vita assieme. Solo in quel momento, si
ricordo di non aver nemmeno salutato Biancaneve. Non poteva tornare
indietro, ormai Regina si sarebbe svegliata da un momento all'altro.
Il cartello 'Leaving Storybrooke' si faceva sempre più vicino ed
Emma trattenne il fiato nel momento in cui passarono la linea di
confine. Non sentì niente di particolare, se non una strana
scossa nel suo corpo e si girò per controllare Regina. Era
avvolta nella stessa magia che aveva avvolto il povero nano qualche
giorno prima, ma non sembrava riportare danni. Poco dopo, anche questa
traccia di magia svanì, lasciando Regina addormentata.
"Dove andiamo, adesso?" chiese Henry "A Boston?"
Emma non ebbe il tempo di rispondere alla domanda perché uno
sbadiglio la distrasse. "Che è successo...? Dove sono...?"
chiese Regina, ancora mezza stordita.
Era giunto il momento per Emma di sfoderare tutta la sua dote di bugiarda: sperava solo di convincere la donna.
"Amore, hai sbattuto la testa e sei svenuta... Stiamo andando a casa, ora non ti preoccupare..."
"...Emma? Sei tu?"
Henry e Emma si scambiarono uno sguardo preoccupato: possibile che si ricordasse ancora tutto?
"Mi gira la testa... Henry, ci sei anche tu...?"
Emma frenò e si girò verso Regina: sembrava la solita,
nulla di diverso eppure... "Sdraiati un attimo, sei ancora stordita
dalla botta..." suggerì Emma sorridendole.
"Non ricordo di aver preso una botta... Anzi, in realtà non
ricordo niente se non il mio nome e il vostro..." borbottò
Regina, chiudendo gli occhi.
"Non preoccuparti, avrai tutto il tempo per iniziare a ricordare... Per
adesso, ti basta sapere che io sono Emma Swan, la tua compagna, questo
è Henry Swan-Mills, nostro figlio adottivo -in parte- e come
ultima cosa... questo potrebbe essere il nostro lieto fine.
Regina si alzò e guardò la sua compagna e il figlio:
più li guardava e più sentiva di provare veramente
qualcosa per loro, non le stavano mentendo. Sorrise e si
massaggiò la fronte "Un lieto fine, eh?"
"Esattamente. Io, te e il ragazzo pazzo."
Henry colpì la sua madre biologica "Hey, non sono pazzo. E se lo
sono, è colpa vostra, mi avete educato così."
Regina scoppiò a ridere, facendo sorridere anche gli altri due.
"Sì, Regina, il lieto fine che hai sempre sognato." pensò
Emma, facendo partire nuovamente l'automobile.
-
"My gift to you is good memories, a good life for you and Henry"
-
A/N:
Sì, non proprio il migliore capitolo del mondo, ma ho fatto del
mio meglio. Ci vediamo domani con il prossimo, che fra l'altro mi
causerà molti problemi. Oh, beh, auguratemi buona fortuna!
|
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Capitolo 6 *** Movie Plot ***
Swan Queen Week
Ok,
ok, questo capitolo mi ha fatto penare proprio come avevo previsto!
Spero vi piaccia la scelta del film, anche perché è la
prima cosa che mi è venuta in mente (e giuro che ho riso molto
al pensiero, però mi sono detta 'Perché no?').
"Oh,
ma certo ho capito: tu pensi che questo non abbia niente a che vedere
con te. Tu apri il tuo armadio e scegli, non lo so, quella giacca rossa
per esempio, perché vuoi gridare al mondo che ti prendi troppo
sul serio per curarti di cosa ti metti addosso, ma quello che non sai
è che quella giacca non è semplicemente rossa, non
è scarlatta, non è corallo, è effettivamente
cremisi. Tuttavia quel rosso rappresenta milioni di dollari e
innumerevoli posti di lavoro, e siamo al limite del comico quando penso
che tu sia convinta di aver fatto una scelta fuori dalle proposte della
moda quindi in effetti indossi una giacca che è stata
selezionata per te dalle persone qui presenti... in mezzo a una pila di
roba." disse Regina osservando con sguardo freddo e distaccato la sua
nuova segretaria incompetente. Emma rimase senza parole dopo quel
discorso: che diavolo, aveva solo fatto un commento su quanto quelle
gonne fossero effettivamente identiche, non aveva scatenato la terza
guerra mondiale.
Ma per Regina Mills, direttrice di
Runway nonché suo nuovo boss, la terza guerra mondiale l'aveva
scatenata eccome: e i suoi soldati erano vestiti troppo male per essere
presi seriamente.
Emma tornò a casa, ad
aspettarla c'erano un bel film e delle pantofole comode. Si
buttò sgraziatamente sul divano, un mal di testa atroce e in
mente solo una persona: quel suo boss sadico e pazzo. Non che a Emma
dispiacesse un po' di pazzia, ma la direttrice della rivista stava
esagerando. Solo perché lei non indossa Jimmy Choo non vuol dire
che si vesta in maniera oscena. Solo perché non ha la più
pallida idea di chi sia questo Gabbana, e ancora non sa se si scriva
con una o due b, non vuol dire che sia incompetente. Quella donna la fa
sentire come se fosse inutile e stupida, quando in realtà avere
una donna come Emma a lavorare per la rivista potrebbe essere un grosso
vantaggio. "Si vedrà domani. Spero solo di riuscire a capirci
qualcosa in più. Ti prego, fa' che quella donna sia un po' meno
iena e un po' più umana per favore. Non ti chiedo altro"
pregò Emma. Chi stesse pregando poi, era un mistero: forse
qualche dio della moda.
Il giorno dopo, non aveva neanche
messo piede in ufficio che Sidney l'aveva trascinata con sé
nell'immenso magazzino della rivista, dove conservavano tutti i
vestiti. Sidney l'aiutò a scegliere dei vestiti adatti al suo
lavoro e delle scarpe che l'avrebbero uccisa dopo nemmeno dieci passi.
"Cara, se continui a vestirti
così rischi di mettere in cattiva luce la rivista. Per questo
Regina mi ha detto di farti bella, anzi, citando sue parole ha detto:
si goda i miei vestiti."
"Oh... beh, grazie mille allora."
"E' un atto di estrema
generosità signorina Swan: non ti conviene contraddire Regina,
il sarcasmo qui non è tollerato se usato contro la direttrice."
"No, ero sincera, davvero. Ma non dovrebbe essere la bellezza interiore ciò che importa?"
"Si, hai ragione. In fondo questa industria multimiliardaria gira intorno a questo, alla bellezza interiore."
Sidney la squadrò e la
lasciò in balia delle truccatrici, dicendole semplicemente di
andare nell'ufficio di Regina subito dopo la sessione di trucco. La
ragazza obbedì, sperando di ricevere almeno uno sguardo di
approvazione da parte del suo capo. Salendo le scale, Emma
ricapitolò i vestiti che avrebbe sfoggiato nei giorni a venire:
giacche di Armani, camicie di Calvin Klein, persino qualche indumento
di Oscar de la Renta... per non parlare di questo famoso Gabbana con
due B! Le altre ragazze la guardarono come se fosse tutt'altra persona:
ed effettivamente lo era, non si sarebbe nemmeno riconosciuta se si
fosse degnata di guardarsi allo specchio.
Emma fece un sospiro e aprì
con sicurezza le porte di vetro che portavano all'ufficio di Regina: la
direttrice stava discutendo con una dipendente sul servizio di
primavera.
"Beh, si stanno buttando molto sul
floreale..." disse insicura la caporedattrice. "Floreale? Per la
primavera? Avanguardia pura..." disse Regina sarcastica, sfoderando il
suo classico sorriso. Appena vide entrare Emma si fermò un
attimo per osservare l'incredibile cambiamento della ragazza.
"Sidney ti ha aiutato vero?" disse
improvvisamente, interrompendo le scuse dalla caporedattrice. Emma la
guardò curiosa "Sì, perché me lo chiede?"
"Non hai il minimo senso dello stile e dell'eleganza..."
"Beh...dipende da che punto di vista..."
"No, mi hai frainteso...non era una domanda..."
Emma la guardò con rabbia,
ma cercò di controllare i suoi sentimenti: ma chi si credeva di
essere questa? La caporedattrice lasciò l'ufficio per correggere
le bozze e Regina ed Emma rimasero sole.
"Ora dobbiamo solo fare qualcosa
per quella ciccia di troppo. E ti prego, passa dal parrucchiere prima
di venire al lavoro domani."
Emma non voleva contrariare la
direttrice, davvero, ma aveva sopportato anche troppo per i suoi primi
giorni di lavoro. "Perché devo cambiare per un lavoro che non
sarà nemmeno fisso?"
"Sei per caso caduta per terra e hai battuto la testa?"
"cosa...? No-"
"Tutte desiderano questo lavoro,
Emma. Ti credi superiore? Dimostramelo, dimostrami che sei superiore.
Conquista la mia fiducia."
"E se non volessi farlo? Come ho già detto faccio questo lavoro solo per aprirmi la strada non credo che-"
"è tutto, Emma, ci vediamo domani."
Regina tornò a casa, suo marito Graham la stava aspettando per la cena: aveva nuovamente fatto tardi.
"Scusami Graham, avevo delle
faccende da sbrigare... La nuova assistente è un caso disperato,
non capisco nemmeno perché l'abbia assunta." disse Regina
appendendo il cappotto all'appendiabiti "Oggi Sidney l'ha aiutata con i
vestiti, dovevi vederla: sembrava un pesce fuor d'acqua ma era
incredibilmente raggiante e bella. Ci vorrà un po' perché
si abitui"
"Regina, sei nuovamente in ritardo."
Regina guardò il marito "Lo so, ti ho pure chiesto scusa."
"E la prima cosa che mi dici è quanto fosse incredibilmente bella la tua nuova assistente?"
"Graham..."
"No, Regina, basta. Merito
più rispetto, sono stufo dei tuoi ritardi, del tuo lavoro e di
te. è finita." Graham lanciò un ultimo sguardo alla
moglie e se ne andò, lasciando Regina sola in casa. Visto che
è stato proprio il suo commento sull'assistente a far traboccare
il vaso, Regina decise di chiamare Emma per delle ore di lavoro extra.
"Regina, sono le dieci di sera-"
"Ho un orologio anch'io, signorina
Swan. Ma ho bisogno del suo aiuto, venga immediatamente al mio
appartamento. L'indirizzo lo sa."
Emma fece per protestare, ma Regina
aveva già agganciato. Emma imprecò e si vestì con
le prime cose che le capitarono in mano, ovvero il nuovo completo di
Gucci che Sidney le aveva portato dalla lavanderia e le scarpe di
Chanel. Sarebbe stata una lunga nottata, ma sorprendentemente Emma era
curiosa di conoscere il suo capo fuori dal contesto lavorativo,
soprattutto visto che aveva notato una strana emozione nella voce che
aveva sentito al telefono. Emma prese le chiavi della sua auto e si
diresse al parcheggio: nessuno ci avrebbe mai creduto se avesse
raccontato che Regina Mills aveva bisogno di lei alle dieci di sera,
per di più a casa sua.
Il viaggio fu abbastanza
tranquillo, poco traffico e nessun ubriaco in giro stranamente. Appena
arrivò a casa di Regina, sentì una forte stretta allo
stomaco: ora che era qui, aveva paura di mettere piede in quella casa.
Con indecisione, salì i gradini che portavano alla porta di
ingresso e suonò il campanello. Regina le aprì la porta,
era già vestita per la notte con un pigiama di seta nera e
ricami in pizzo. "Entri pure, signorina Swan" disse Regina, spostandosi
dalla soglia. L'appartamento era normale, si sarebbe aspettata qualcosa
di molto più sofisticato, ma poi si rese conto che per i suoi
standard... quello era molto più che sofisticato. "Le va un
bicchiere di sidro di mele, signorina Swan?"
"Non dovremmo lavorare?"
"Si lavora meglio dopo un drink, stimola le idee e la fantasia... allora?"
"...Accetto volentieri."
Dopo un paio di bicchieri, si
ritrovarono sul divano a chiacchierare amabilmente, entrambe
leggermente alterate: parlarono di tutto, vita passata, futura...
"Devi sapere che mio marito mi ha lasciata."
"Oh, mi... mi dispiace."
Regina sorrise come prese un sorso
dal suo bicchiere quasi vuoto. "Devi sapere che questo lavoro è
molto impegnativo. E richiede molto tempo. Mi sorprende come in
realtà mi abbia lasciata dopo un commento fatto proprio su di
lei."
Emma appoggiò il bicchiere
sul tavolo in vetro e chiese "Su di me?" anche Regina appoggiò
il bicchiere e si avvicinò alla sua nuova assistente, cercando
qualche indizio che le suggerisse di allontanarsi: non ne trovò
alcuno.
"Sì, signorina Swan. Un commento sulla sua... bellezza dopo la trasformazione."
"Oh, beh, mi sento onorata io..."
"Lei è molto bella,
signorina Swan" detto questo, Regina baciò Emma dolcemente, il
sapore del sidro di mele misto al suo profumo era delizioso. Emma era
sconcertata, ma dopo alcuni secondi di esitazione iniziò a
ricambiare il bacio, accarezzando i capelli incredibilmente lisci e
morbidi di Regina.
Forse il suo capo non sarebbe stato più così diabolico e intransigente.
"Signorina Swan, questo non significa che potrà annullare ed evitare l'appuntamento dal parrucchiere."
Emma sospirò: ok, forse non sarebbe cambiato niente, ma avrebbe sopportato tutto con molta più facilità.
A/N: Spero
che questa versione di Emma e Regina vi piaccia! Come sempre, lasciate
un commentino miei adorati lettori, ci vediamo domani!
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Capitolo 7 *** Blind Date ***
Swan Queen Week
Ultimo capitolo per l'ultimo giorno! Blind Date, aye aye! Enjoy!
.
"Per
l'amor del cielo, che cos'hai combinato?!" chiese Emma, osservando
l'invito color crema che aveva ricevuto da un misterioso e anonimo
ammiratore.
"Io non ho fatto assolutamente nulla, Emma, è tutta colpa di
Sidney! Ha organizzato questa... cosa da solo, probabilmente sotto
ordine di Regina!"
"E per quale motivo l'avrebbe fatto?"
"Chiedilo a lui, non a me!" rispose Mary-Margaret soffocando le sue
risate. A quanto pare, ogni cittadino single di Storybrooke aveva
ricevuto un invito: a seconda del colore, cambiano luogo di incontro,
ora e data. Tutto secondo qualche piano assurdo di Regina, si
presumeva, ma in realtà nessuno sospettava che dietro a tutto
questo ci fosse solo Sidney: aveva consegnato al postino gli inviti
completamente a caso e sperava di trovare una donna che lo amasse
più di quanto Regina non abbia mai fatto.
"Io non ci vado, è da escludere."
"Ma Emma... potrebbe rivelarsi divertente, almeno vai a vedere
com'è. Se non ti piace, puoi sempre lasciarlo perdere no?"
Emma rifletté: sicuramente una serata di divertimento se la
meritava, ma... non così, non con uno sconosciuto. Tuttavia non
poteva nascondere che la cosa fosse per lei molto intrigante:
chissà che cittadino di Storybrooke avrebbe dovuto sopportare...
"Sai che ti dico? Farò un tentativo."
Mary-Margaret sorrise e trascinò Emma fuori dall'appartamento
"Qui urge un vestito adatto allora, andiamo a fare shopping!"
A casa del sindaco, invece, c'era Henry che non riusciva a convincere
sua madre a partecipare. "Perché non vuoi andarci? Dai, puoi
sempre lasciarmi dal nonno, può farmi lui da baby-sitter per una
sera."
Regina stringeva il suo invito, insicura per la prima volta in vita
sua: dalla morte di Graham, Regina non aveva toccato nessun'altro e si
sentiva incredibilmente sola.
"Provaci, no? Non può essere così male, voglio dire, puoi sempre andartene se ti sta antipatico."
Regina pensò che le probabilità che il suo partito se ne
andasse subito dopo aver scoperto la sua identità fossero
incredibilmente alte, ma sorrise al figlio "Hai ragione, Henry. Ci
proverò."
Henry sorrise felice, sia perché avrebbe potuto passare una
notte con il nonno e la nonna, sia perché non vedeva l'ora che
sua madre trovasse la felicità di cui aveva tanto bisogno.
"Ti aiuto a scegliere il vestito, sarai stupenda."
Emma passò in rassegna tutti i vestiti presenti nel negozio, ma
solo uno attirò la sua attenzione: era molto simile a quello che
aveva indossato la sera dell'appuntamento offline, pochi mesi prima
tuttavia questo aveva la schiena scoperta e un piccolo spacco sulla
parte inferiore. Era perfetto per un primo appuntamento, anche se non
sapeva chi si sarebbe trovata davanti. Mary-Margaret concordò
che quel vestito fosse di gran lunga il più bello fra tutti e lo
comprarono assieme. Emma tornò a casa giusto in tempo per
riuscire a prepararsi: una doccia veloce, una seduta di make-up con
l'aiuto di Mary-Margaret e la prova vestito.
"Sei stupenda e non lo dico solo perché sono tua madre."
Emma sorrise e si passò una mano fra i capelli, che avevano un
estremo bisogno di una sistemata. "Siamo ancora in tempo, vero?"
"Non preoccuparti, il luogo d'incontro è anche qui vicino."
Regina era uscita di casa in anticipo, così aveva il tempo di
passare da Mary-Margaret e lasciare lì Henry. Camminava a passo
svelto, un po' per alleggerire la tensione che sentiva in tutto il
corpo. Henry, per fare conversazione, nominò l'invito di Emma
"Anche lei ne ha ricevuto uno sai? Però di un colore diverso, il
tuo è verde chiaro mentre il suo è color crema.
Chissà chi incontrerete!"
Regina sembrò soddisfatta: almeno Emma non sarebbe stata con suo
figlio. "Non lo so, e intendo scoprirlo solamente quando
arriverò al luogo dell'appuntamento."
Arrivarono all'appartamento e Regina bussò alla porta,
aspettando che qualcuno l'aprisse. Uscì Mary-Margaret, un
grembiule addosso e il mestolo in mano "Regina, buona sera! Ci sono
problemi?"
"No, volevo solamente lasciare qui Henry per questa sera se non vi dispiace."
"Oh, assolutamente no! Cosa si festeggia, signor Sindaco?"
"...Mh?"
"Con quei vestiti eleganti, dev'essere per for- un momento. Anche lei è single giusto?"
"Sì, è per quello stupido invito che sono vestita così, esatto."
"Che bello! Le va di aspettare Emma? Avrete molto di cui discutere mentre andate all'appuntamento."
Mary-Margaret sorrise e lasciò entrare Regina, che si guardò attorno cercando Emma.
"Di che colore ha l'invito, Regina?"
"Verde chiaro."
"Chissà a chi appartiene l'altro invito... non è curiosa?"
Regina stava per rispondere quando Emma uscì dal bagno, pronta
per una serata galante. Regina dovette ammettere a se stessa che Emma
era divina in quell'abito e chiunque fosse il suo partner... beh, aveva
pescato un buon pesce. Regina non sapeva però che Emma stava
pensando esattamente le stesse cose non appena i suoi occhi si
appoggiarono sul corpo del sindaco e che dire... Un vestito che
sottolinea tutte le curve giuste non poteva che rendere Regina ancora
più attraente.
"Regina, che ci fai qui?"
"Ho accompagnato Henry, anch'io sono nel programma Rendiamo tutta Storybrooke felicemente innamorata."
Emma accennò un sorriso e salutò Mary-Margaret. "Se
è un pervertito, portalo a tuo padre: sarà più che
contento di sistemarlo." disse la donna, mentre baciava le guance della
figlia.
Emma e Regina uscirono assieme, il freddo della sera sulla pelle e due
diverse mete anche se per passare da una sarebbero prima dovute passare
dall'altra.
"Lei dov'è che deve andare?" chiese Emma, osservando il suo invito.
"Rabbit's Hole. Lei?"
"Granny's."
"Ottimo, l'accompagno e poi la saluto."
Camminarono in silenzio, entrambe nervose e agitate; ma appena
arrivarono al Rabbit's Hole, Regina si girò di scatto. "Ho
cambiato idea."
"Dai, Regina, ormai sei qui perché...?"
Regina indicò l'uomo che stava aspettando fuori dal locale, con il biglietto verde in mano. "Ecco il perché."
Seduto sulla panchina c'era un uomo, un amico, un confidente: il dr.
Hopper, con tanto di ombrello e cappello. Emma cercò di
trattenere una risata, con difficoltà.
"Trovi la situazione molto buffa. Voglio vedere il tuo, adesso."
Regina prese per un braccio Emma e la trascinò da Granny's: non
le importava se il dr. Hopper sarebbe stato male, voleva ridere anche
lei della sua rivale. "Scusami Regina, ma devi ammettere che era una
situazione divertente... Prova a immaginarti la scena."
Regina strinse la presa e accelerò il passo per raggiungere in
fretta il locale gestito da Ruby e sua nonna. Fuori dal locale, come
previsto, c'era un uomo con il biglietto color crema. Regina non si
sforzò nemmeno di trattenere la risata vedendo che il compagno
di Emma era... Leroy, conosciuto anche come Brontolo.
Emma colpì Regina con il gomito, ma il sindaco continuò a
ridere. "Come si dice, il karma punisce sempre. Senta, che ne dice se
piantiamo in asso la bestia e la bestia?" propose Regina.
"Ci sto. Le va un drink? Offro io, credo di averne bisogno per dimenticare le due scene che mi sono immaginata oggi."
"Signorina, non la facevo così..." Regina schioccò le labbra "perversa. Ma accetto volentieri un drink."
Emma e Regina entrarono da Granny's, evitando Leroy che continuava a
guardarsi attorno per cercare la sua pretendente. Che ovviamente non si
sarebbe presentata.
Presero il tavolo più riservato possibile e ordinarono una
bottiglia di scotch. "Allora, come mai ha deciso di partecipare a
questa assurdità?"
"Nessun motivo in particolare, volevo vedere se in giro per Storybrooke
ci fossero ancora single belli come mio padre." Emma sorrise, versando
sia a lei che a Regina un goccio di scotch. "A cosa brindiamo?"
"Alle due Belle che uniscono le forze per evitare le Bestie, le va?" disse Regina alzando il suo bicchiere.
"Diamoci del tu, almeno per oggi. Ci sto, anche se mi sento in colpa"
Entrambe mandarono giù il primo bicchiere tutto d'un fiato. Regina se ne versò subito un altro.
"Cos'è, vuoi sfidarmi a una gare di bevute?"
"Non lo farei mai. Piuttosto, mi complimento con te per esserti vestita
abbastanza decentemente da non sembrare un sacco di patate."
"E io mi complimento con te per essere riuscita a fare un complimento, anche se mascherato dalla tua solita vena sarcastica."
La sera passò in fretta: Regina decise di riaccompagnare
Emma all'appartamento di Mary-Margaret, soprattutto perché si
era davvero divertita stranamente. Ma Emma non aveva voglia di tornare
subito a casa, così decisero di passeggiare per Storybrooke:
trovarono Leroy sdraiato in mezzo alla strada, ubriaco. Pronunciava
parole a caso, soprattutto insulti.
"Emma, questi sono per te, credo." sogghignò Regina mentre Emma
lo aiutò ad alzarsi. Emma la fulminò con lo sguardo e le
fece segno di aiutarla con Leroy. Assieme riuscirono a portarlo dagli
altri nani, che guardarono stupefatti le due: erano assieme senza
litigare?
Le due se ne andarono ridendo, un po' perché lo scotch misto al
sidro di mele si faceva sentire, ma un po' anche per le facce dei nani.
"Non ho mai visto delle espressioni tanto carine quanto assurde" disse Emma, prendendo Regina sottobraccio.
"Chissà cos'avranno pensato..."
"Hey, non stavamo litigando: probabilmente penseranno che mi hai rubato
il cuore e adesso sono completamente sotto il tuo controllo" Emma si
trovò ad immaginare quella stessa donna che la premeva contro un
muro, per poi morderle il collo e baciarla febbrilmente. Scosse la
testa: aveva decisamente bevuto troppo.
"Non suggerirmi queste cose, o potrei farci seriamente un pensierino."
rispose Regina, leccandosi le labbra. Emma prese Regina per mano e la
trascinò a sé: non sapeva esattamente cosa stava per
fare, ma sapeva che se ne sarebbe pentita. "Se mi vuoi sotto il tuo
controllo... dovrai sforzarti molto"
Regina sentiva il respiro caldo della bionda sul suo collo, il suo
profumo inebriante e la sua bocca si fece improvvisamente asciutta. Per
la prima volta in vita sua obbedì al suo istinto e chiuse la
distanza fra le due. Emma aprì gli occhi sorpresa, per poi
richiuderli e approfondire il bacio.
Beh, il principe azzurro poteva aspettare: adesso aveva una Regina Cattiva da cui poter ricevere un po' di attenzioni.
A/N: E con questo finisce qui! Spero di tornare presto a scrivere
ancora per questo fandom. Un grosso grasso bacio, lasciate un commento
e ci vediamo alla prossima!
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